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strategie e tecniche della comunicazione stampata n
36/11 LA NOTTE
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5 ce la faremo perché portiamo il fuoco... La confusione della politica, i pericoli del crollo dell’euro… uffa, non si ha quasi voglia di parlare in questo fine anno, come se tutto fosse stato già detto e il mondo fosse avvolto nell’atmosfera opaca di un dipinto di Hopper e in cielo l’elegia nostalgica della tromba di Armstrong… Il pessimismo è una tentazione, non bisogna cedervi. Eccoci dunque con qualche pensiero costruttivo. Primo: sarebbe una bella idea se riuscissimo a dedicare l’anno prossimo alle innovazioni. Innovare è creare, immaginare, vedere il nuovo. L’innovazione è una sfida generatrice, un’energia che muove il mondo verso il cambiamento, la bellezza. Pensiamo alle tante aziende italiane – Luxottica, Costa Crociere, Illy, Prada – che hanno margini positivi persino di questi tempi perché hanno fatto dell’innovazione la loro bandiera. Possiamo innovare i nostri prodotti, ma possiamo anche solo innovare i nostri servizi, le vendite, i processi. Tutto naturalmente nella cornice della sostenibilità e del controllo dei costi. «Se la stampa vorrà essere competitiva rispetto ai media digitali, dovrà mantenersi low cost», lo ha detto in questi giorni Bernhard Schreier, ad di Heidelberg. A proposito di stampa. Il settore ha davanti a sé alcune strade ancora ricche di possibilità. La prima è il web to print, che sfrutterà sempre più le potenzialità della rete per rispondere alle esigenze di standardizzazione degli stampati. Il secondo tracciato possibile è il variegato universo delle nobilitazioni che non potrà non ampliarsi in prospettiva visto che la crisi – come sta accadendo – fatalmente polarizzerà sempre più le ricchezze e i dolci frutti del giardino del lusso (ahinoi) aumenteranno… Altra roadmap interessante è il grande formato con tutte le frontiere interattive che rispondono a quell’instancabile, eccitante fervore delle nostre città, sempre più abitate, disordinate, traboccanti di seduzioni pubblicitarie. E poi? Poi ce la faremo. «Noi ce la faremo perché portiamo il fuoco» dice il padre al figlio in quel meraviglioso romanzo, La strada, di Cormac McCarthy. Il fuoco è quello del loro reciproco amore, la speranza. “Il respiro di Dio” scrive MacCarthy “è sempre il respiro di Dio, anche se passa da un uomo all’altro in eterno”.
pensieri fuoricorso
Noi
Anna Aprea giornalista aprea.a@ilpoligrafico.it
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: a n i t r e p o c a l PB36 Tema del
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Pusterla1880, un packaging o un’opera d’arte? Lamine oro alternate a intarsi madreperlati danno corpo al rettile incastonato di pietre preziose che serpeggia sul profumo Jasmin Noir di Bulgari. Da leggere e da guardare.
Intervista a Martina Testa, di Minimum Fax. Carte certificate, libri prodotti con grande cura artigianale. L’attenzione al book design è al primo posto nelle strategie editoriali di questa piccola, grande casa editrice.
> > > > > > > > 5 faremo perchè portiamo il fuoco > > pensieri fuoricorso Noi ce la > > > > > > > > > 8 iche > > > > > > > > > > > > > > > la copertina: Informazioni tecn
COMUNICARE
> > > > > > > 16 qualità e gusto della bellezza > > > Editori Minimum Fax: editoria di arketing > > 24 pre più, questo il futuro del microm direct marketing Fidelizzare sem
IDEE
> > > > > > > > 48 > > > > > > > > > > > > > > > > > Carta PER... Dolci & dolcezze > > > > > > > 53 erage, nel food, nella cosmesi > > > color marketing Il verde nel bev 1880 > > > > 56 packaging da favola firmato Pusterla Prodotto in primo piano Un
la notte
Dal PostScript al PDF alla rivoluzione dell’iPad. Ecco un tragitto commentato nell’universo dei metodi e delle soluzioni che ci consentono di gestire progetti multimediali con i più disparati dispositivi.
inchiesta
Dici verde e dici natura, vita, innovazione, freschezza... Legambiente, Greenpeace, la catena di caffetterie Starbucks, Danone: il messaggio per tutti è legato alla vita e alla salute.
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Cameron, la regina della stampa monocolore. Gli 83 milioni di volumi stampati ogni anno in Italia vengono prodotti su queste macchine, più vicine alla flexo che alla offset.
a cambierà nella confezione Legatoria Cosa è cambiato, cos
dei libri > > > > > > > 36
tecnologia
> > > > > > > 32 un solo passaggio > > > > > > > > CAMERON Stampa e confezione in
PRESTAMPA
> > > > > > > 40 e: un viaggio possibile > > > > > > > WORKFLOW Progetto multimedial
RUBRICHE
> > > > > > > atore Mercurio (Grafiche Mercurio) echi di stampa Intervista a Salv > > > > > > > tutto un po’ > > > > > > > > > > > > Cartiere Iniziative, progetti e di > > > > > > > > ’universo carta > > > > > > > > > > Supporti Collezioni e novità nell >>>>>>> ign nel 2012 > > > > > > > > > > > agenda Helsinki capitale del des
sommario
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Come sempre, segnaliamo gli articoli più interessanti. Per cominciare, un’inchiesta approfondita sul libro – confezioni, tirature, tecnologie – con interviste a tecnici ed editori. A pagina 24 le osservazioni di Moreno Martelloni sul convegno dedicato al futuro del micro marketing. Di grande interesse, a pagina 16, l’intervista al direttore editoriale di Minimum Fax. Infine l’articolo di Luca Fiammenghi, a pagina 40, sulle attenzioni che richiedono i progetti grafici multimediali.
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informazioni tecniche
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numero La copertina di questo ccato flo su è stata stampata della gr. Nature Design da 330 Nature olandese Krekelberg. da una Design è caratterizzata plicaap a tur particolare goffra flocdi à bile a qualsiasi qualit in colori cato ed è disponibile e posstandard o speciali ch partire a sti sono essere richie diversi su da 500 mq e forniti toncino e PS. supporti quali carta, car ietà da vari decenni, la soc Presente sul mercato o gon ven che i suoi floccat è nota per la qualità dei codi i gg g di lusso, imballa utilizzati per packagin flocle edizioni di pregio. I smetici e alcolici e per lusiva sono distribuiti in esc cati della Krekelberg Grafica. per l’Italia da Fontana
Questa è una notte di sottile nebbia, stagione indefinita, notte di torpore, morbidezze e visioni... la luna è un testo indecifrabile nel cielo. L’oscurità è lattiginosa, i colori indecisi: il supporto vellutato fa toccare con mano questa atmosfera rarefatta. (Cristina Mascherpa, Un omaggio alle notti di Tsukiyoka Yoshitoshi, artista giapponese, 1839-1892)
Fontana grafica Leader nella fornitura di materiali di rivestimento di alta qualità, Fontana Grafica è costantemente alla ricerca di prodotti per ampliare la già vasta offerta di supporti che comprende carte tinte in pasta, carte speciali, tessuti hightouch, materiali di consumo, pelli, PVC su carta, rigenerati di pelle e tele adatti a molteplici settori di applicazione: legatoria, cartotecnica, packaging e packaging di lusso, display e piccola pelletteria. La divisione R&D è impegnata sul fronte dello sviluppo di superfici sempre più originali e materiali unici con un occhio di riguardo alle tematiche ambientali, come dimostra la certificazione FSC conseguita dall’azienda nel 2008. Competenza tecnica di primo piano, servizio puntuale e ampia disponibilità di magazzino sono i punti di forza di Fontana Grafica, unitamente ai prodotti che, grazie ad un’eccellente tattilità e lavorabilità, consentono di rendere
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esclusivi anche i progetti dei designer più audaci. www.fontanagrafica.net
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EV EN TI & N O VI TÀ
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echi di stampa
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pixartprinting
annuncia due novità: una pagina facebook e un nuovo campionario carte L’inaugurazione della pagina Facebook di Pixartprinting è avvenuta solo tre mesi fa. Eppure ha già collezionato 6.000 “mi piace”, con un trend di crescita di circa 100 conferme al giorno. Le ragioni del successo? Di certo l’impostazione editoriale che incentiva l’interattività e offre promozioni esclusive. A cominciare dal “Prova gratis” che permette ai nuovi clienti di ricevere un prodotto omaggio (biglietti da visita, inviti, piccoli manifesti) solo cliccando “mi piace”. In questi giorni che precedono il Natale si può ordinare a 9,85 euro Pinus, un albero di Natale in cartone con forature circolari per agganciare le palline. Ultima promozione in ordine di tempo, 200 cartelline porta CD a 19,90 euro. Il grande successo delle iniziative promozionali ha spinto l’azienda a pensare di realizzare in futuro una ‘Galleria delle Promoflash’ dove sarà possibile rivedere le promozioni fatte in passato ed esprimere suggerimenti per il futuro. «Se devo considerare qualità e quantità delle risposte» dice Matteo Rigamonti, CEO di Pixartprinting, «mi sento di essere ottimista. Siamo preparati a ricevere sia complimenti che critiche. Ma questo è lo spirito che anima il mezzo: la libertà di espressione. Nel bene o nel male, Facebook è uno strumento trasparente, esattamente come la nostra azienda». Pixartprinting su Facebook non vuole essere solo una vetrina commerciale ma un luogo in cui dare informazioni e contenuti. «Ci impegniamo ad ascoltare e a rispondere a tutti in tempo reale» conclude Rigamonti «raccogliendo consigli, suggerimenti e critiche, proprio per avvicinarci alle esigenze dei nostri clienti». Pixartprinting: un campionario-carte in 6 lingue Si chiama “Stampare facile. Vivere meglio” il nuovo campionario dedicato alle carte per stampati di piccolo formato disponibile in 6 lingue che l’azienda di Quarto d’Altino spedisce gratis a tutti coloro che hanno fatto un ordine nell’ultimo anno. «Questo progetto nasce dalla volontà di creare uno strumento di lavoro utile per i nostri clienti», spiega Rigamonti. «Il campionario presenta agli utenti, attraverso sample stampati, la vasta gamma di carte a loro disposizione: supporti anche pregiati, disponibili in grammature differenti, ideali per la realizzazione di lavori grafici anche ricercati. Un tool su cui abbiamo lavorato molto e su cui puntiamo in un’ottica di customer service, veicolandolo gratuitamente attraverso un’operazione di direct mailing europeo».
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aziende grafiche grafiche mercurio
Nel 2012 entreremo anche nella stampa digitale Quest’anno davvero difficile per tutti si sta chiudendo, quali sono gli elementi strategici sui quali avete puntato la vostra attenzione, quali le priorità sulle quali vi siete concentrati? L’annus orribilis, finalmente, si sta spegnendo e la nostra azienda, sebbene toccata come quasi tutte, non ha interrotto la sua crescita, specialmente per quanto riguarda l’implementazione di nuove tecnologie. È dalla metà di ottobre di quest’anno che nel nostro stabilimento ha iniziato la produzione una offset a foglio formato 70x100 cm Heidelberg Speedmaster 8 colori, che ci consente di dimezzare i tempi di produzione per stampati in quadricromia bianca e volta, generando notevoli vantaggi qualitativi ed economici che in tempi di “vacche magre” hanno la loro importanza. È utile ribadire che tutto il nostro gruppo, al solito, è concentrato, con tutte le sue componenti, nel miglioramento dei processi produttivi e alla standardizzazione della qualità. Salvatore Mercurio è il direttore commerciale di Grafiche Mercurio.
Come affrontate le instabilità del settore? Sicuramente questi fenomeni d’instabilità toccano soprattutto le piccolissime imprese che, purtroppo, negli anni scorsi si sono limitate a operare senza porsi, nel tempo, obiettivi di crescita e di specializzazione, rimanendo così abbastanza indifese nei confronti delle incertezze che hanno investito anche il settore della stampa. Molti dicono che l’incertezza stimola l’innovazione… Cosa ne pensa? Anche voi avete pensato qualcosa di nuovo per il vostro mercato? Certamente, siamo sempre alla ricerca di novità da offrire alla nostra clientela. Innanzitutto quest’anno abbiamo potenziato e affinato la nostra proposta in ordine alla “nobilitazione dello stampato” e a tale riguardo abbiamo in programma una open-house da tenere verso la primavera del 2012 per sensibilizzare e coinvolgere i più importanti studi grafici italiani e stranieri nell’utilizzo di questa tecnica che, proprio in momenti negativi, potrebbe rivelarsi una carta vincente.
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Quali sono i programmi di Grafiche Mercurio per l’anno che verrà? I nostri programmi del 2012, che sono già in itinere, comprendono un allargamento del nostro business al settore della stampa digitale di qualità con l’acquisizione di una compartecipazione a una nota azienda del Centro Italia e, contemporaneamente, con il conseguimento della certificazione Fogra sul processo e qualità degli stampati, risultando al 6° posto sul territorio nazionale per la stampa a foglio (le altre 5 aziende certificate sono tutte situate al Nord Italia) e al 1° posto, in assoluto, per la stampa a bobina a banda larga.
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luxoro
valorizza la comunicazione enologica Chi apprezza il buon vino sa quanto sia importante conoscere ogni dettaglio sulla provenienza geografica, sui vigneti, sul produttore… informazioni che trovano spazio solo in modo sintetico sulle preziose etichette che solitamente “vestono” le bottiglie di qualità più elevata. Luxoro, che da oltre 40 anni è il punto di riferimento in Italia per il mercato della stampa a caldo e a freddo, grazie alle partnership esclusive con Hinderer+Muhlich e con il gruppo Kurz, ha fatto realizzare alla Tipografia Valdostana di Aosta un imballaggio innovativo che, oltre a fungere da contenitore, si trasforma in una maxi-etichetta che con parole e immagini diventa un vero e proprio racconto. Ideato dal reparto creativo dell’azienda grafica aostana che ha stampato e nobilitato il rivestimento del tubo (confezionato da La Cartomeccanica Imballaggi di Locate Triulzi), l’imballo è stato inviato da Luxoro alle più importanti aziende vinicole italiane. La carta utilizzata è una Symbol Freelife Gloss da 200 g di Cartiere Fedrigoni stampata in 4-cromia in b/volta con cold foil Kurz Alufin KPS OF argento fornito da Luxoro. Il tubo è stato realizzato in cartone riciclato sul quale si è stampato un colore Pantone. Per finire, plastificazione opaca antigraffio. tipografiavaldostana.com lacartomeccanica.it
altavia
Il packaging per bottiglie di vino realizzato da Tipografia Valdostana con laminazione a freddo (foil Luxoro). In apparenza è un semplice tubo ma srotolando si scoprono immagini e racconti che aggiungono valore alla bottiglia già arricchita da un’etichetta sofisticata.
continua la collaborazione con artgallery Proseguono gli appuntamenti di “ArtGallery in Altavia” con la mostra “L’arte di trasformarsi” di Daniele Tamagni, giovane ed eclettico fotografo vincitore del World Press Photo 2011. La mostra di Tamagni, inaugurata il 15 dicembre e aperta al pubblico fino al prossimo 30 marzo, presenta due generi, maschile e femminile, due continenti, l’Africa e il Sudamerica, due modi di trasformarsi, i Sapeurs e le Cholitas. Un elemento accomuna i dandy congolesi alle donne indigene boliviane star di una forma particolare di wrestling: il cappello. Un ornamento che suggella lo stile, le epoche, le latitudini. E proprio il cappello è stato il protagonista del party di inaugurazione della mostra nella sede di Altavia: gli invitati hanno potuto così giocare a trasformarsi con copricapi originali facendosi ritrarre su un vero set fotografico. Continua così la collaborazione tra Altavia, realtà internazionale e consolidata nel mondo del publishing e della comunicazione, e l’associazione no profit ArtGallery che aiuta le nuove generazioni di artisti a emergere nel mondo dell’arte. altavia.it
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COMUNICAZIONE D’IMPRESA
3d
senza occhialini, si può! Il mondo è in piena rivoluzione 3D, dall’intrattenimento alla tecnologia, basti pensare al cinema o ai nuovi modelli di televisori e videogame, la trasformazione da 2 a 3D è in rapida evoluzione e l’H3D® System lenticolare permette di portare l’illusione della tridimensionalità in stampa, senza l’ausilio di occhiali specifici. Come funziona l’H3D® System L’effetto lenticolare 3D realizzato grazie all’H3D® System ha profondità e nitidezza mai viste prima, la lastra infatti fa vedere all’occhio sinistro un’immagine diversa da quella vista dall’occhio destro, ricreando la parallasse e quindi l’illusione della tridimensionalità. Si ottiene così l’interazione tra l’osservatore, che ha la sensazione di poter toccare gli oggetti presenti nella scena, e la stampa facendola diventare un potentissimo strumento di comunicazione. Sullo stesso principio si basano gli effetti di movimento come il Flip, che consiste nel cambio netto di due o più immagini; il Moving, minispot stampato dato dalla sequenza di più frame; il Morphing, graduale trasformazione di un oggetto in un altro, e lo Zoom, ingrandimento di un particolare della scena. H3D® System lenticolare è il più alto livello qualitativo che la stampa lenticolare permette di ottenere ed è un complesso sistema costituito sinteticamente dalla combinazione di processi, software e materiali. Infatti, a seconda che si tratti di piccolo o grande formato, i processi produttivi cambiano notevolmente. TreD sinonimo di stampa lenticolare Tratto dalle applicazioni di eccellenza, oggi l’H3D® System lenticolare viene applicato su tutta la produzione di TreD, unica azienda europea specializzata esclusivamente in stampa lenticolare. I confini applicativi della tecnica lenticolare sono in continua evoluzione e spaziano dal piccolo al grande formato: calendari o righelli possono essere trasformati in un oggetto da collezione, il packaging può diventare innovativo, le etichette riusciranno a connotare meglio un prodotto... le applicazioni possibili sono praticamente infinite. www.lenticolare.it
anes
al via i corsi di formazione per editori tecnici professionali Prenderà il via a gennaio 2012 il primo ciclo dei corsi di formazione organizzati da ANES – Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata. Si tratta di incontri formativi che si propongono di sostenere e orientare gli editori nel rinnovamento dei metodi e dei processi del mestiere. E, soprattutto, di aiutarli in questo delicato momento di transizione verso l’editoria digitale. «Il programma di formazione, annunciato nel corso del nostro recente Forum», ha detto Alessandro Cederle, presidente ANES, presentando l’iniziativa, «è uno degli strumenti che l’Associazione sta lanciando per supportare i Soci nella complessa transizione dalla carta al digitale». Il primo corso in programma, “Vendere pubblicità online: cosa cambia dalla pagina al web”, si terrà giovedì 26 gennaio a Milano nella sede di Assolombarda, via Pantano 9. È rivolto principalmente ai direttori commerciali e ai venditori di spazi pubblicitari e approfondirà il tema di come affrontare il ridimensionamento degli investimenti pubblicitari delle aziende sui mezzi cartacei a favore del web. Sarà una giornata dal taglio pratico-didattico, che consentirà ai partecipanti di confrontarsi sulle strategie della pubblicità 2.0 e di acquisirne le tecniche, anche attraverso esercitazioni, testimonianze eccellenti e la discussione di “case-history” di successo.
Calendario degli appuntamenti • 26 gennaio - Vendere pubblicità online: cosa cambia dalla pagina al web • 8 febbraio - Come fare editoria sulla rete • 29 febbraio - Scrivere per il web: i trucchi da conoscere, gli errori da evitare • 14 marzo - Internet a servizio del marketing: SEM, SEO, Web analytics • 29 marzo - Il canale edicola tradizionale: come funziona e come entrarci • 18 aprile - L’organizzazione della casa editrice ai tempi del web Per iscrizioni e info: www.anes.it anes@anes.it
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M INI M U M FA X
e que llo
R itag liar si uno spa zio in un mer cat o affo llat o comè rius cita M inim um F ax del l ’ edit oria non è cer to fac ile . dell ’ auto re inna nzit utto , nell ’ inte nto pun tand o sull a qua lità : utto
ri ital iani ma sop ratt dell a trad uzio ne affi data a giov ani auto , stam pa e fini tura son o dell ’ impa tto visi vo del libr o . G raf ica libr o dev e dist ingu ers i . cur ate nei min imi dett agl i . P erc hé il la cas a P aro la di M art ina T est a , dire ttor e edit oria le del edit rice rom ana .
Martina Testa
Un’officina editoriale con il gusto della qualità tipografica
A
chille Perego giornalista economico achille.perego@libero.it
Fare libri e soprattutto farli bene. Perché per ritagliarsi uno spazio in un mercato dominato dai colossi dell’editoria, una piccola casa editrice deve saper scegliere non solo percorsi “Sotterranei” (dal titolo della collana di maggiore successo) portando in libreria autori meno conosciuti, riscoperti o rilanciati, ma anche puntare sul book design, il packaging del libro che dà alla forma grafica la stessa importanza del contenuto per conquistare il lettore. Cominciando dall’impatto visivo della copertina. Un libro, insomma, come qualsiasi altro prodotto, deve farsi notare. E comprare. È questa la filosofia che ha permesso a Minimum Fax (www.minimumfax.com ), piccola casa editrice romana, di trovare uno spazio sul difficile mercato editoriale. «I nostri libri», spiega Martina Testa, 37 anni, direttore edito-
riale di Minimum Fax dove è entrata nel 2000 dopo la laurea in Filologia classica, «non escono da soli, vengono scelti, realizzati, curati, promossi da un insieme di persone con la loro professionalità e i loro gusti: il logo non vuole essere una semplice griffe commerciale, quanto il segno della presenza viva, dietro e dentro il libro, di un gruppo di lavoro». Un gruppo di lavoro che opera da 17 anni in un mercato di nicchia. La parola nicchia non mi piace molto: ha un sapore un po’ snob. Diciamo che siamo una casa editrice che non ha, ovviamente, le dimensioni dei grandi editori né il loro pubblico. La maggior parte dei libri che pubblichiamo non sono best seller, non hanno un forte appeal popolare ma rientrano in una letteratura più ricercata,
sofisticata. Non abbiamo in catalogo né gialli, né romanzi rosa, né autobiografie di vip: ci concentriamo sulla literary fiction. In catalogo abbiamo circa 400 titoli, di cui 30-35 nuovi all’anno con tirature medie, salvo eccezioni, di 3-4mila copie. Siete innovativi anche sul fronte dei libri digitali? I nostri titoli prevedono anche il formato e-book scaricabile online a pagamento. Devo dire che il formato digitale sta prendendo piede ancora in maniera embrionale. Sono convinta però che entro due o tre anni crescerà moltissimo. Ma prendendo l’esempio dei vecchi dischi di vinile rispetto alla musica digitale, credo anche che il libro stampato continuerà a esistere perché rimarrà il piacere anche fisico del possesso di un libro, un prodotto non solo da leggere ma anche da
Dal fax agli e- book vent ’ anni di editoria di qualità Minimum Fax è nata a metà anni Novanta a Roma. I due fondatori, Marco Cassini e Daniele di Gennaro, organizzavano corsi di scrittura presso l’associazione culturale Essere o non essere di Trastevere e da lì decisero di fondare una loro rivista e diffonderla via fax agli abbonati. La rivista regalò a Minimum Fax la notorietà necessaria per fare il grande salto: diventare una casa editrice. Con il primo libro di Lawrence Ferlinghetti nacque nel 1995 Sotterranei, una collana innovativa sulla letteratura contemporanea americana con autori come Wallace, Lethem, Homes, Moody, Eggers. Con il tempo la collana si è ampliata con incursioni nella narrativa europea e con Sur è nata recentemente anche una nuova collana dedicata alla letteratura sudamericana. Nel 2000 viene inaugurata Nichel, dedicata alla narrativa italiana, a cui segue Minimum Classics, la collana comico-satirica Struffoli e Indi dedicata ai saggi sociali. A Minimum Fax fanno capo anche Emme effe, laboratorio permanente di formazione culturale, Minimum fax media, casa di produzione cine-tv, la libreria aperta nel dicembre 2005 in Piazza di Santa Maria in Trastevere a Roma e l’associazione culturale Minimum fax live.
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I acobelli , uno stampatore con la passione dei libri Un’azienda con settant’anni di vita alle spalle. L’attività della Tipografia Iacobelli di Pavona, in provincia di Roma, è cominciata infatti nel Dopoguerra. Giovanni, legatore e tipografo, avvia un’impresa che fa della qualità il suo carattere distintivo. E che ancora oggi contraddistingue il lavoro della Iacobelli, sia sul fronte della stampa commerciale sia su quello dei libri. Una grande passione che ne ha fatto un punto di riferimento delle piccole e intraprendenti case editrici romane (compresa Minimum Fax) e l’ha portata anche a essere, sempre con il marchio Iacobelli, un editore in proprio, con la casa editrice rilanciata qualche anno fa (e diretta da Enrica D’Augè). Tra gli anni Sessanta e Settanta, la Iacobelli, racconta Roberto Iacobelli, che con i fratelli Luigi e Gilberto e i figli prose-
gue l’attività sviluppata dal padre Giovanni, scomparso recentemente, lanciò la collana La cronistoria, i primi instant book scritti da un pool di giornalisti e stampati in due-tre giorni. Oggi la tipografia e casa editrice Iacobelli ha in catalogo un centinaio di titoli e rappresenta un punto di riferimento per l’editoria romana.
Cura artigianale, carte certificate, libri stampati a foglio e (quasi tutti) cuciti. Per celebrare l’amore per il book design la casa editrice ha pubblicato il volume Fare i libri, nell’immagine qui sopra, nel quale sono spiegati tutti gli espedienti tecnici dei libri targati Minimum Fax. conservare con cura, collezionare, portarsi appresso. Minimum Fax si è sempre distinta anche per la grande cura grafica, raccontata dal vostro art director Riccardo Falcinelli in Fare i libri. Con Fare i libri abbiamo voluto festeggiare dieci anni di lavoro insieme e spiegare come nasce un libro e come, con un lungo lavoro, viene scelta la grafica, si realizza la copertina, si individua il formato, si selezionano la carta e i colori. Le vostre scelte grafiche più innovative? Avendo scelto fin dall’inizio di pubblicare scrittori dalla voce originale e interessante, da seguire di opera in opera nell’arco della loro carriera, piuttosto che lanciare singoli titoli di potenziale successo, abbiamo sempre puntato molto sulla riconoscibilità della collana e dell’autore. Così, nella collana Sotterranei il cognome dello scrittore è scritto in copertina a caratteri cubitali. Diversa è stata anche la scelta di realizzare copertine post-moderne, iperrealiste, surreali. Al contrario delle classiche copertine con
foto realistiche, volti, paesaggi o dipinti, abbiamo messo in copertina oggetti di uso quotidiano, con colori pop brillanti, spiazzanti per creare non una copertina didascalica ma estraniante, immediatamente collegabile a un’emozione, uno stato d’animo. Al di là della copertina, quali altre scelte avete adottato per il “vestito” del libro? Da un paio d’anni usiamo in quasi tutti i libri carte certificate CFC. In generale, poi, tendiamo a distinguere e caratterizzare le collane. Per esempio è appena nata Sur dedicata alla letteratura sudamericana. Per lanciarla abbiamo pensato a una veste grafica vintage, retrò: copertine cartonate senza sovraccoperta e plastificazioni. Volevamo creare un libro particolarmente riconoscibile. E credo che, dopo un grande lavoro di ricerca e decine di preventivi, ci siamo riusciti. Del resto per noi l’oggetto-libro deve sempre essere curato. Per questo tutti i nostri libri sono cuciti e non incollati. E cercano di distinguersi. L’abbiamo fatto anche per la ripubblicazione delle opere di grandi scrittori
come Francis Scott Fitzgerald di cui erano scaduti i diritti. Il Grande Gatsby è stato ripubblicato anche da Newton Compton, Feltrinelli, Mondadori, Marsilio. I nostri volumi però avevano una grafica particolare che richiamava l’art decò degli anni Venti e Trenta con fotografie acquistate dall’archivio Condè Nast. È ovvio che mettendo questa cura nel libro, alla fine in libreria costerà di più. A chi vi affidate per realizzare i vostri libri? La parte grafica è realizzata da noi insieme con il nostro art director esterno, Falcinelli. Per la stampa storicamente ci rivolgiamo a una sola tipografia, Iacobelli di Pavona, in provincia di Roma. Tutti i libri sono stampati a foglio perché credo che la qualità sia ancora superiore rispetto alla stampa digitale che abbiamo utilizzato solo per qualche copia promozionale di pre-lancio di un romanzo. Nei pochi casi in cui un libro ha bisogno di tirature molto più alte ci siamo rivolti ad aziende grafiche più grandi come Grafica Veneta a cui abbiamo anche affidato la stampa della nuova collana Sur.
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poligrafici printing Ecco a voi il primo stampato multi-modale Strumenti decisivi nell’orientare le scelte d’acquisto, letti con attenzione da oltre il 60% degli italiani, i volantoni della Grande Distribuzione cambiano pelle, si rivitalizzano, si trasformano, accolgono e trasmettono contenuti digitali. L’idea di realizzare un volantone multi-modale, capace di dialogare con il web, parte dalla Poligrafici Printing...
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Largo alle contaminazioni tra stampa e web
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Dallo stabilimento di stampa al distributore, dal distributore alla cassetta postale e infine al consumatore: se tutto va bene questo è, in sintesi, il tragitto di un volantone della Grande Distribuzione. Ma non sempre, in ciascuno di questi snodi, le cose funzionano alla perfezione. Talvolta il percorso non è lineare. Talvolta la promozione non spinge il cliente sul punto vendita. Ecco perché Poligrafici Printing, polo industriale del Gruppo Poligrafici–Monrif, una lunga esperienza nel settore di quotidiani (l’azienda stampa QN, Il Resto del Carlino, Il Giorno, La Nazione e altri periodici) ha progettato un nuovo tipo di volantone interattivo che consente ai buyer della GDO di razionalizzare le tirature, migliorare il tragitto distributivo e fidelizzare il consumatore, aumentando così la forza comunicativa del mezzo. Vediamo come: l’innovazione proposta da Poligrafici Printing consiste nella personalizzazione di una o più pagine dello stampato - ma anche riviste o cataloghi - operazione possibile grazie alla stampa in rotativa di dati variabili. Che avviene, sia chiaro, senza rallentamenti nel time to market. Concorsi a premi con cartoline numerate, codici a barre per identificare gli stampati attraverso la geolocalizzazione, utilizzo di QrCode per attivare promozioni (con relativo invio di sms al cliente), buoni sconto diversificati per zone e via elencando…
Stampa di flyer In un unico passaggio si stampano la quadricromia e i dati variabili (in copertina e nelle pagine interne).
I sette vantaggi di un flyer multi-modale 1 2 3 4 5 6 7
Razionalizzazione delle tirature Trasparenza sulle copie stampate Verifica e miglioramento della distribuzione Possibilità di analizzare la redemption delle offerte Stabilire un contatto col cliente via mobile Alimentare la profilazione del cliente fidelity Risparmiare sui costi di stampa
le possibilità di rendere interattivo un volantone sono tante, limitate solo dalla fantasia. Tutto grazie alla stampa in linea di dati variabili.
La nuova frontiera del volantone della GDO Il volantone della GDO è in corso di mutazione: dialoga col web, diventa una piattaforma che accoglie e trasmette contenuti digitali, incorpora tutte le leve del marketing e della communicazione, dall’advertising alle promozioni segmentate, dagli eventi in store ai più fantasiosi programmi di loyalty.
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È il polo industriale del gruppo Poligrafici-Monrif (www.monrifgroup.net) che opera nel settore editoria quotidiani, editoria on-line. È presente sul mercato nazionale ed europeo attraverso una rete commerciale capillare e una capacità produttiva articolata su numerosi impianti roto-offset. Dalla progettazione grafica alle attività di ritocco sulle immagini digitali, Poligrafici Printing offre la possibilità di gestire il prodotto stampato anche a partire dalla sua realizzazione creativa. Il parco macchine comprende rotative con e senza forno, per la stampa di carta da giornale standard e migliorato, carte pigmentate, patinatini e carte patinate. Post-stampa e distribuzione sul territorio nazionale e internazionale rappresentano un ulteriore punto di forza. Poligrafici Printing Spa www.poligraficiprinting.it - sales@poligraficiprinting.it
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IL Distributore Dotato di GPS riceve e invia dati di consegna.
IL CONSUMATORE Sfoglia il volantone, cerca i codici vincenti, si reca nel punto vendita.
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BACK-OFFICE Gestione dei dati ricevuti; distribuzione e promozione.
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In questo numero di Print un esempio di stampato multi-modale della Poligrafici Printing per toccare con mano tutte le possibilità di personalizzazione di flyer, riviste, cataloghi.
SUL PUNTO VENDITA Lettura del codice e registrazione delle promozioni.
Nell’ottica dell’integrazione tra stampa e web, il volantone multi-modale proposto da Poligrafici Printing si presenta come un’applicazione esclusiva e di grande interesse per i buyer della GDO, capace di offrire una gamma completa di strumenti di fidelizzazione, resi possibili dalla personalizzazione dello stampato che l’azienda propone in esclusiva ai propri clienti. Grazie alla grande capacità produttiva della Poligrafici Printing, articolata su
numerosi impianti roto-offset (con e senza forno), operativi 24 ore al giorno per 6 giorni alla settimana, il volantone multimodale diventa la soluzione ideale per rispondere con efficienza a tutte le necessità di comunicazione della GDO: non solo accorcia le distanze tra la produzione e il consumo ma consente di razionalizzare le tirature, quantificare e misurare le promozioni... insomma di interagire a pieno titolo con il cliente in mobilità.
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L’importanza della fedeltà in un mondo di eccesso di scelta Parma, ottobre 2011: osservazioni e idee dal convegno “Il futuro del micromarketing”
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è svolto di recente un interessante convegno dal titolo “I l futuro del micromarketing ”, appuntamento dedicato agli esperti del mondo della distribuzione e dei servizi . O biettivo : discutere delle attività di fidelizzazione dei consumatori in un mondo in cui si registra una prolificazione infinita di marche e prodotti . R icerche , testimonianze di aziende eccellenti sulle tematiche della fidelizzazione , del database marketing , del CRM... A ll ’ incontro ha partecipato M oreno M artelloni che qui di seguito esplora e commenta alcuni dei temi trattati : dai programmi fedeltà alla condivisione del patrimonio informativo con l ’ industria di marca , dall ’ importanza della personalizzazione dei messaggi alle novità del direct marketing , fino alle esperienze multicanale dei nuovi programmi di fidelizzazione .
di Moreno Martelloni Consigliere delegato AIDIM
In ottobre si è tenuta l’undicesima edizione del convegno sul “Futuro del Micromarketing”, l’appuntamento più importante per discutere del marketing delle aziende di distribuzione, in particolare delle attività di fidelizzazione dei clienti. L’atteso appuntamento è organizzato dall’Università degli Studi di Parma con la collaborazione di importanti aziende che si occupano di soluzioni per la customer loyalty e di fronte a una nutrita platea di operatori della distribuzione italiana. Il tema di quest’anno è stato “Il nuovo valore della fedeltà nell’era dell’eccesso di scelta” e ha rilanciato con forza il valore strategico della fidelizzazione, proprio in questo momento in cui la proliferazione
dei canali e dei mezzi ha posto i consumatori di fronte a una varietà di scelte enormemente superiore a quella del passato anche recente. La fedeltà del cliente cessa di essere un paradigma di marketing per diventare una mera necessità; il rischio è quello di ritrovarsi rapidamente ai margini del flusso di informazioni che colpiscono in continuazione il pubblico dei consumatori.
Eccesso di scelta Nell’intervento di apertura del convegno, il professor Gianpiero Lugli ha espresso l’opinione che una maggiore scelta non rappresenta necessariamente un vantaggio per i consumatori e per i produttori. Per i primi l’eccesso di scelta è fonte di insoddisfazione, per i secondi lo sforzo verso la differenziazione continua di offerta e prodotto genera diseconomie importanti. Per tutti, la differenziazione esaspe-
rata dell’offerta finisce per consolidare posizioni monopolistiche e quindi disequilibrio economico. In sostanza, la proliferazione dei prodotti genera sicuramente una forte innovazione, ma anche uno spreco significativo. Nel largo consumo, ad esempio, meno del 3% dei prodotti nuovi lanciati hanno avuto successo, con un evidente dispendio di risorse in Ricerca e Sviluppo e in lanci commerciali. C’è una sola soluzione possibile: puntare sulla relazione con il cliente e quindi sulla fedeltà, da sempre un tema molto caro alla distribuzione, sia per le grandi catene tradizionali che per i nuovi Brand Network specializzati.
Come evolve la fedeltà I primi programmi fedeltà della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) avevano tutti una logica di “massa”, attraverso il meccanismo dell’accumulo
punti e degli sconti basati sulla fedeltà. Il programma di loyalty tradizionale però non differenzia più, perché sono ormai moltissimi i consumatori che si servono di più insegne e partecipano in ognuna al programma proposto. Il 75% dei consumatori degli ipermercati frequenta almeno 3 punti vendita e il 20% addirittura 5! Nel tempo si sono affermati (in Italia ancora parzialmente, per la verità) i programmi di loyalty “micro”, cioè differenziati per target di riferimento e con una personalizzazione significativa anche della comunicazione. Nel contesto attuale, l’aspetto premiante ha ancora grande importanza, ma si sta affiancando in modo significativo la loyalty “di servizio”, l’erogazione di servizi personalizzati che hanno il compito di facilitare la scelta e l’orientamento dei consuma-
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Lunga vita al direct marketing L’eccesso di scelta, l’esaspe rata diffe renz iazi one dell’offerta crea non pochi disequilibri. In questo contesto occorre puntare sulla relazione diretta con il cliente allo scopo di intensificare la sua fedeltà. Ecco dunque i servizi personalizzati che hanno l’obiettivo di orientare il consumatore nelle scelte d’acquisto. Ancora una volta il direct marketing si rivela un efficace strumento indispensabile per spingere i consumatori sul punto vendita. È insomma il fattore chiave dei programmi di fidelizzazione. Altrettanto importanti sono le attività in store con materiali tangibili come campioni, omaggi, buoni sconto.
La comunicazione su carta svolge ancora un ruolo di primo piano nelle strategie di fidelizzazione dei clienti della grande distribuzione.
tori di fronte al crescere della complessità delle situazioni di acquisto. L’eccesso di scelta viene così utilizzato intelligentemente come occasione per guidare il consumatore in un percorso comune e condiviso con l’insegna, che genera una fedeltà di grande valore e durata. Ancora una volta la soluzione è il passaggio a una comunicazione oneto-one, a un approccio di marketing guidato dalle informazioni sulle preferenze dei consumatori. Tutti i relatori del convegno hanno sottolineato l’importanza della personalizzazione del messaggio e dell’offerta. È quindi il mondo del
Direct Marketing che viene chiamato in causa, come fattore chiave del successo dei programmi di fidelizzazione della distribuzione. Come ci si poteva aspettare, è emersa chiaramente la tendenza a coinvolgere sempre di più i mezzi digitali nella pianificazione di contatti. In questo contesto, cosa dobbiamo aspettarci per il mondo della comunicazione su carta?
Il Mailing
per il marketing della distribuzione
Secondo l’indagine annuale dell’Osservatorio sulla fedeltà, tutti i distributori stanno organizzandosi per incrementare in modo significativo la comunicazione digitale, in direzione email e social marketeting. Il 60% dei retailers, però, per comunicare usa ancora il Direct Mail, che viene considerato uno strumento fondamentale e irrinunciabile. In questo settore, ci so-
no molti strumenti che devono necessariamente passare da una fase “tangibile”: la carta fedeltà, i buoni sconto, gli omaggi, i campioni di prodotto. Si tratta di attività che possono essere fatte “in store” – con materiale fisico – e che sono molto efficaci anche come strumento di comunicazione diretta per spingere sul punto vendita (direct mailing o door-to-door di prossimità). La comunicazione che viaggia su carta è ancora un elemento fondante della strategia di relazione delle aziende della distribuzione. Anche nella recente ricerca AIDiM sull’utilizzo del Dierct Marketing da parte delle imprese italiane è emerso che la distribuzione fa ancora un utilizzo significativo del canale diretto fisico e non ne prevede la sostituzione radicale con altri sistemi di comunicazione. Il mondo del retailing appare quindi un
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settore ancora vitale e importante per il direct mailing. Proprio qui troviamo campagne di comunicazione fortemente orientate all’innovazione di formato, anche se sempre naturalmente con una forte attenzione ai costi contatto. D’altra parte le campagne collegate alle carte fedeltà sono sempre piuttosto estese e gli investimenti coinvolti elevati. E cosa ci dobbiamo aspettare per il volantino? Il volantino per la Grande Distribuzione non è neppure da considerare una spesa promozionale o di comunicazione, ma un vero e proprio costo di funzionamento. Un business a parte tra distributori e produttori che hanno interesse diretto ad apparire in primo piano nei volantini per orientare l’acquisto sul punto vendita. Eppure non è difficile ascoltare previsioni di “fuga” dal volantino, spesso percepito come
inefficiente, anche per criticità lamentate nella distribuzione. Ebbene, dal convegno di Parma il volantino viene ancora promosso dalle aziende. Una ricerca commissionata e presentata dalla catena IPER, tra le più importanti del Nord Italia, riporta che se è vero che solo il 60% dei destinatari in prossimità dei punti vendita conferma di avere ricevuto il volantino, di questi il 67% legge e il 28% almeno sfoglia il volantino. Solo il 5% non legge per nulla. Anche riproporzionata, si tratta di una percentuale di audience enorme e attenta ed è difficile immaginare un altro mezzo capace di far conoscere a una quota così ampia di utenti potenziali l’offerta di un punto vendita. Il volantino distribuito in prossimità del punto vendita, così sembra proprio, avrà ancora una vita lunghissima, anche se è inevitabile una sua evoluzione, ad esempio
Marche, prodotti, informazioni e canali di comunicazione si moltiplicano. Da qui nasce la necessità di filtri che semplifichino l’esperienza d’acquisto. Ecco dunque che i programmi-fedeltà indirizzati alla marca, all’insegna, al portale informativo diventano sempre più preziosi.
verso la personalizzazione in digitale dei contenuti specifici, per accorciare i tempi di realizzazione e differenziare la proposta secondo l’assortimento specifico del singolo punto vendita. C’è ancora molta “carta” nelle “carte”. Per il successo dei programmi di fidelizzazione i nuovi canali di comunicazione si stanno sovrapponendo senza sostituirsi, in una esperienza compiutamente multicanale.
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cartoindustria un’azienda sempre più internazionale Nasce in Campania Cartoindustria, ma i confini regionali vanno subito stretti a quest’azienda cartotecnica che dopo pochi anni dall’avvio dell’attività si è reinventata nuovi target e prodotti per poter continuare a far sentire la propria voce in un mercato sempre più competitivo ed esigente. Una sfida difficile intrapresa in concomitanza con una congiuntura complessa ma perseguita con determinazione ed entusiasmo. Giuseppe Brancaccio, responsabile marketing, ci racconta la Cartoindustria di oggi. Com’è cambiata la vostra offerta rispetto agli inizi? Cartoindustria nasce con l’obiettivo di produrre imballaggi secondari finalizzati al mercato nazionale per conto di multinazionali di alto profilo. Pochi clienti con contratti di fornitura importanti. Ma il vero salto di qualità dell’azienda avviene quando, a causa di una congiuntura negativa che investe alcuni clienti strategici, Cartoindustria è obbligata a reinventare una nuova azienda ristrutturando l’offerta di prodotti per penetrare nuovi mercati. Ed è così che a partire dal 2007 comincia a produrre espositori da terra e da banco e tutta la comunicazione in cartotecnica per il POP. Un’intuizione che si è dimostrata vincente tanto che oggi il packaging rappresenta soltanto il 15% del nostro fatturato.
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Non lo considerate così remunerativo? Non si tratta solo di una questione
economica. Avevamo – e abbiamo – un parco macchine di primo piano e una competenza più che qualificata che ci consentiva di realizzare un prodotto più complesso entrando in un mercato meno affollato di quello precedente. È stato difficile comunicare all’esterno questa inversione di rotta? Abbiamo scelto due strade: la prima è stata quella di creare una vetrina virtuale sul web che, oltre a darci visibilità, permette anche di acquistare piccoli quantitativi attraverso la sezione “shop”. Abbiamo poi individuato alcune manifestazioni fieristiche a carattere internazionale che ci hanno permesso di entrare in contatto con buyer nazionali e stranieri con i quali sarebbe stato altrimenti difficile interagire. Qual è il vostro punto di forza? Idee, progettazione e servizio. Forse sono tre componenti scontate ma nel nostro
caso è davvero così. Al di là dei progetti standardizzati, esprimiamo la nostra competenza nell’interpretare le idee del cliente, progettando soluzioni in linea con le sue esigenze. Questo per noi significa affiancare il cliente rivestendo il ruolo di consulente e partner. Pensate di stringere alleanze all’estero? Le fiere sono state cruciali anche per entrare in contatto con potenziali distributori esteri. Fermo restando che la produzione rimane saldamente in Campania, siamo costantemente alla ricerca di partner commerciali che ci consentano di avere una base nei paesi che ritieniamo interessanti per la nostra produzione. Abbiamo già un partner a Malta e a breve sarà costituita Cartoindustria Albania. E non ci fermiamo qui. Tecnologia, organizzazione, consulenza: qual è l’aspetto più importante per
Bellaoggi Espositore da terra girevole h 174 cm. Stampa in quadricromia su cartoncino board accoppiato. Plastificazione opaca. Base girevole. Ideazione del progetto: Cartoindustria SpA.
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Villa Massa Scatola scrigno Villa Massa. Stampa in quadricromia su cartoncino accoppiato con plastificazione opaca. Ideazione del progetto: Cartoindustria SpA.
Creative Espositore da banco girevole h 50 cm. Stampa in quadricromia su cartoncino board accoppiato. Plastificazione lucida. Base girevole. Ideazione del progetto: Cartoindustria SpA.
sopravvivere in un mercato sempre più agguerrito? Non si può prescindere dalla tecnologia, ma ritengo che l’aspetto più interessante sia la proposta della soluzione. È questo che fa la differenza. Così come fa la differenza essere strutturati per gestire la logistica sollevando i clienti dall’attività di consegna ai punti vendita. L’espositore più richiesto? Sempre più spesso i nostri clienti ci chiedono di utilizzare materiali riciclati o certificati Fsc. L’attenzione all’ambiente è sicuramente maggiore rispetto a pochi anni fa e la nostra azienda è da sempre in linea con questo obiettivo. Cerchiamo di limitare al massimo l’inserimento di elementi non biodegradabili o inquinanti, come ad esempio la plastica o la colla. C’è poi un ritorno alla sobrietà e una maggiore attenzione alle dimensioni. L’eccesso non è più di moda...
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circa un terzo dei libri prodotti in italia sono stampati su cinque macchine, tutte cameron. non macchine ultimo modello, superaccessoriate e tecnologicamente avanzate, ma al contrario un po’ vecchiotte, monocolori ma velocissime, precise e soprattutto in grado di confezionare un libro finito in un unico passaggio. la prima cameron arrivò in italia nel 1974: giorgio mondadori la fece arrivare a cles e da allora non ha mai smesso di fare il suo lavoro...
lunga vita alla cameron
Lorenzo Capitani esperto di stampa e giornalista lorenzo.capitani@alice.it
213 milioni di copie. Questa la produzione annuale di libri in Italia secondo l’ultimo rapporto dell’AIE, l’Associazione Italiana Editori. Oltre un terzo di questi (83 milioni di volumi) è prodotto su cinque macchine, le Cameron. Vera regina della stampa monocolore, questa tecnologia, assimilabile più alla flessografia che alla offset, è davvero unica nel suo genere e, nonostante l’enorme importanza che ha nella produzione editoriale, poco conosciuta. I manuali di grafica ne danno brevi cenni, quando non la ignorano del tutto, e persino una ricerca in internet, il “mare magnum” dello scibile del XXI secolo, dà scarsi risultati. In effetti in tutto il mondo ne sono state installate meno di cinquanta, il che significa che il nostro paese possiede oltre il 10% delle Cameron esistenti, a ulteriore conferma del ruolo le-
ader dell’Italia nel settore della stampa. Ci troviamo di fronte a un paradosso: una tecnologia poco diffusa, poco conosciuta, se non da chi vi lavora a stretto contatto (e ne è sempre entusiasta), ma molto utilizzata. E a ragione, visti gli enormi vantaggi che offre. Certo, l’investimento iniziale richiesto è notevole, in quanto si tratta di un impianto costoso, ma che ripaga in termini di produttività, velocità, qualità, costi di esercizio inferiori a quelli di qualunque altra tecnologia. E soprattutto durata. Comprese le Timsons, le più famose rotative offset per editoria libraria perlopiù monocolore, con un sistema di piega in linea.
Le cinque Cameron italiane Dove sono dunque le Cameron? Chi ha creduto in questo brevetto? La prima è stata installata
alla Mondadori Printing (oggi Gruppo Pozzoni) di Cles (TN) nel 1974 (vedi riquadro a pag. 34) e gira ancora dopo 37 anni; usa inchiostri a solvente, per cui necessita di un forno per l’asciugatura mentre le sue due “sorelle”, aggiunte nel 1978 e nel 1983, utilizzano inchiostri ad acqua, più ecologici e sicuri anche per i lavoratori. Tanto che nello stabilimento si respira più profumo di carta che odore d’inchiostro. Non è necessario asciugare in forno né umidificare la carta il che, oltre a un deciso risparmio energetico, evita l’effetto di ondulazione della carta dei libri per shock termico. Altre due Cameron, leggermente più grandi, sono installate presso il Nuovo Istituto Italiano di Arti Grafiche di Bergamo (gruppo Bertelsmann/Arvato): le Cameron trentine hanno una larghezza del cilindro di 100 e 112 cm, le
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Il belt inchiostrato di una Cameron nel punto in cui le matrici in polimero stampano la banda di carta. Si noti che ogni pagina è incollata al belt vero e proprio mediante biadesivo e secondo uno schema di imposizione che consentirà, dopo i tagli, le sovrapposizioni e le pieghe, di ottenere il blocco libro di un intero volume. Per ogni giro di belt si otterrà un volume.
due lombarde di 111 e 137 cm, il che consente di raggiungere, a seconda del formato, foliazioni fino a oltre 1.700 pagine contro le 1.200 di Cles. Se le tre macchine di Mondadori Printing producono circa 52 milioni di libri l’anno, dalle due del NIIAG ne escono circa 31 milioni, tra brossure e blocchi libro destinati all’incassatura dei cartonati.
Dentro la tecnologia Ma come funziona la Cameron? Cosa la distingue dalle altre tecnologie di stampa? Print Buyer ne ha parlato con Domenico Fasoli, direttore di stabilimento alla Mondadori Printing, e con Marcello Vavassori e Giuseppe Maggioni, rispettivamente direttore di stabilimento e funzionario commerciale di NIIAG. Diciamo subito che le Cameron consentono di stampare e confezionare in un unico passaggio
un intero libro in nero. Ovvero entra carta bianca ed esce un volume finito. La prima fase di lavorazione è la preparazione del belt polimerico di stampa. Dal PDF delle pagine viene preparato un film negativo (CTF) dal quale si ottiene per fotosensibilizzazione un polimero morbido che riporta, in positivo, il testo da stampare: immaginate una specie di “timbro”. Le singole pagine, in base alla segnatura e alla piega, vengono quindi tagliate e montate manualmente, con semplice biadesivo, su un nastro plastico trasparente, flessibile e resistente detto “belt”. L’impostazione è sempre testa/piede, quindi sempre in fibra, con grandi vantaggi sulla qualità del volume. «I formati possibili sono i più vari» spiega Fasoli «anche se i nostri clienti, Mondadori in primis, li hanno ormai ottimizzati
sulle caratteristiche delle macchine, che rimangono comunque molto flessibili: sono possibili segnature con chiusure in 10mi, 12mi, 14mi, 16mi, 20mi con carta dai 50 ai 120 grammi, sempre uso mano, mentre il punto di forza è l’ampio ventaglio di foliazioni, sulle nostre macchine si va da un minimo di 80 a un massimo di 1.200 pagine circa». Questo perché, a differenza di altri tipi di macchina da stampa nei quali la matrice è fissa (la lastra 70x100, ad esempio, o il giro cilindro), in questo caso l’area stampabile è variabile. Il belt, infatti, viene chiuso ad anello e ancorato su due cilindri: uno è fisso, l’altro spostabile a intervalli di pochi centimetri, a seconda delle esigenze di ogni singolo lavoro. Sotto una certa distanza non si può scendere perché i due cilindri si toccherebbero, così come non si può
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Un po ’ di storia ... La prima Cameron arrivò in Italia nel 1974, e fu Giorgio Mondadori a volerla. Le aveva viste girare negli Stati Uniti e aveva capito che era la tecnologia che serviva alla sua casa editrice per rispondere alle richieste di un mercato sempre più ampio e diversificato. Erano gli anni del grande boom delle edizioni paperback, gli anni in cui gli “Oscar”, lanciati nel 1965, si erano ormai affermati come i “libri-transistor”, i libri per tutti: si leggeva sempre di più e ognuno sceglieva cosa leggere. Ecco allora l’imperativo per gli editori: aumentare la produttività, e farlo con macchine flessibili, che facilitassero sia il cambio di lavoro sia la ristampa di volumi in fase di esaurimento, rendendoli disponibili in pochissimo tempo. La Cameron consentiva tutto ciò, producendo, in più, non segnature ma libri finiti, pronti per essere spediti mentre la macchina sta ancora girando, senza sprechi di tempo o di materiale. Per ospitare la prima Cameron, tuttora in attività, fu costruito nel 1974 lo stabilimento di Cles, in provincia di Trento, che produce ogni anno 70 milioni di volumi suddivisi, tra novità e ristampe, in 9.000 titoli. Un vero tempio della stampa libraria nel quale, ogni giorno, entrano 8 camion carichi di bobine di carta e ne escono almeno 9 o 10 pieni di quegli affascinanti oggetti del desiderio chiamati libri.
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Il primo volume stampato in Cameron da Mondadori Printing nel 1974. A destra, il ragno di raccolta delle segnature che compongono il blocco libro di un volume. andare oltre i 10 metri circa (il che corrisponde a una lunghezza del belt di ben 20 metri!) per limiti strutturali della macchina e dell’impianto. Questo per quanto riguarda la lunghezza; la larghezza del belt è invece fissa, ma se non tutto lo spazio è utilizzato, si può scegliere una bobina di carta più stretta, limitando al massimo gli scarti. «Il fattore vincente della Cameron», sottolineano Vavassori e Maggioni, «è la sua capacità di adattarsi a tutti i formati senza spreco di carta. Si possono stampare volumi con base di formato da 10 a 21 cm e altezza da 17 a 25 cm: praticamente tutti i formati dell’editoria mondiale. Inoltre, altra prerogativa importante delle Cameron è quella di poter stampare dalle tirature limitate, per esempio 1.000 copie, alle tirature importanti di centinaia di migliaia di volumi, e arrivare
a paginazioni, a seconda del formato, fino a 1.728 pagine in un unico giro». Il fatto di avere un’unica matrice per l’intero libro permette di eliminare gli errori dovuti alla confezione, come le segnature girate o doppie, mentre la mancanza del gap del cilindro riduce ulteriormente il consumo di carta: «3 mm tra una pagina e l’altra sono sufficienti» specifica Fasoli «mentre gli scarti non superano le 100-200 copie all’avviamento». Niente se pensiamo che il sistema stampa e confeziona tutto in linea. Una volta utilizzato, il belt viene avvolto a formare un grosso rotolo, resistente e inalterabile dai fattori ambientali. Accuratamente conservato in un ordinato archivio, consente in brevissimo tempo di essere recuperato, montato e di procedere così a veloci ed economiche ristampe,
cosa che nessun’altra tecnologia è in grado di fare senza rifare impianti o matrici.
Entra un foglio bianco, esce un libro finito
Come accennato all’inizio, la Cameron è integrata con una brossuratrice in linea o con un sistema di confezionamento del blocco libro destinato alla copertina rigida: nel primo caso l’insieme delle segnature, raccolte automaticamente con un sistema di controllo ottico e meccanico, passa nella linea di legatoria dove gli viene applicato, per gli autori italiani, il bollino della SIAE, quindi la colla e la copertina (anche con alette). Nel secondo caso, dopo l’applicazione del bollino SIAE il blocco libro viene garzato, risguardato, passato nel battidorso e infine, fuori linea, avviato all’incassatrice. «La velocità
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Alcune fasi della stampa di un libro in Cameron. Da notare (qui sopra) i coni di piega che piegano le bande di carta nei 4ni che compongono i volumi; in questo caso il libro è a 14mi.
delle linee di produzione, tra stampa e rilegatura, si sfrutta in modo ideale con volumi di 360 pagine», specifica Fasoli, ma anche per tutte le altre foliazioni è notevole: le macchine girano a circa 300 metri al minuto, il che significa decine di migliaia di volumi prodotti ogni giorno. Non solo, si tratta di volumi di qualità. È vero che la Cameron viene associata all’idea di libri con una produzione di tipo industriale, di poco pregio, soprattutto perché non è in grado di stampare le mezzetinte (per le quali si ricorre alla Timsons) ma solo tratti. Si tratta comunque di libri stampati “bene”, con neri non calcati ma ben definiti, estremamente leggibili, se si usa una carta di qualità. Anche il tipo di piega porta a una confezione di qualità: dalla piega escono infatti solo quartini o schede singole, quindi non
ci sono lati chiusi che potrebbero impedire lo sfiato dell’aria e portare alla formazione di antiestetiche grinze. Se la Cameron è, nelle parole di NIIAG, “la tecnologia vincente per l’editoria”, essa ha, come tutti gli Achille, il suo tallone, che, secondo Fasoli, è «decisamente il montaggio del belt, che avviene tuttora manualmente, con tempi lunghi, e ovviamente con un certo rischio di errori: non ci sono programmi di imposition come nel CtP dell’offset, qui tutto è affidato alla competenza dell’operatore».
Pochi investimenti in ricerca «Purtroppo, essendo così poche le Cameron esistenti le aziende hanno poco interesse a spingere in ricerca su questo settore; anche i polimeri usati per i belt potrebbero essere migliorati: sono di fatto gli stessi di
quarant’anni fa e non consentono la riproduzione di grafismi troppo fini o caratteri piccoli, di retini e di lineature superiori alle 30». Detto ciò, la Cameron rimane una “signora macchina”, la regina incontrastata della produzione libraria, in grado di produrre con tempi rapidi e grande flessibilità libri stampati davvero bene. Funziona ed è più che attuale ancora nella sua installazione originale, tanta meccanica e pochissima elettronica, è impressionante se si pensa a cosa è successo nel frattempo nel settore della stampa. E che questo tipo di tecnologia non abbia ancora finito di scrivere la storia dell’editoria lo conferma il fatto che, per tirature dell’ordine delle centinaia di copie, si sta sperimentando l’applicazione di testine per stampa digitale al posto del belt polimerico…
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abbiamo chiesto agli editori quali sono, in linea di massima, le caratteristiche dei libri che si producono oggi. primo comandamento: costi bassi. le confezioni? il cartonato, hanno detto, è ancora sinonimo di qualità. poca attenzione invece all’interno, a cominciare dalle carte. si punta tutto sulla copertina, che deve essere appariscente e nobilitata. perché è l’abito, si sa, a fare il monaco.
i libri al tempo dell’e-book Belli fuori, low cost dentro Sono tutti d’accordo: il libro di carta non morirà. Ma deve vedersela con la concorrenza dell’e-book e con la crisi. Ogni editore mette in campo una strategia propria, ma tutti devono rispondere a un’esigenza ineludibile: fare libri belli, che vendano e che costino poco.
Brossura, cartonato & Co.
Lorenzo Capitani esperto di stampa e giornalista lorenzo.capitani@alice.it
Partiamo dalla confezione: c’è davvero di tutto. Nel gruppo Rcs «sono 50 e 50 tra cartonati e brossure» specifica Roberto Serino, direttore tecnico di Rcs Libri. Anche il GEMS ha una produzione equamente distribuita: «Un 60% di brossura e un 40% di cartonati» spiega Valerio Morelli, responsabile dell’ufficio tecnico. Punta più sulla soft cover Mondadori: «Il 78% della produzione è in brossura contro il 22% dei cartonati» sono i dati forniti da Daniele Fiasca, diretto-
re tecnico del Gruppo. Confermano la varietà del panorama anche le legatorie. Luciano Rossi, responsabile commerciale del Gruppo Padovana, ci dice: «Trattiamo ogni tipo di legatura: fresato, cucito, brossure con alette, olandese… In maggioranza brossure o cartonati cuciti». Simile è la produzione di Lego Group; il presidente Giulio Olivotto conferma: «Tra le molte legature che trattiamo, dall’olandese alle copertine in plastica, la parte del leone la fanno cartonati e brossure. Con una differenza: nello stabilimento di Trento, dove abbiamo le rotative, produciamo più libri in brossura (il 71%), mentre a Vicenza, dove lavorano le piane, la percentuale maggiore, 61%, è di cartonati». Cartonato dunque come sinonimo di prodotto di alta qualità, che merita una stampa in
piana? Solo in parte: Feltrinelli, ad esempio, stampa in piana almeno il 50% dei suoi libri, eppure raramente li rilega con una copertina rigida: «Solo il 10% della produzione del nostro gruppo è in cartonato, questa però non è una scelta tecnica per l’ottimizzazione dei costi, ma una scelta editoriale che perseguiamo da molti anni», ci dice Massimo Pellegrino, direttore tecnico. All’opposto invece la scelta di Newton Compton, che ha da sempre puntato sul prezzo basso più che sulla preziosità della confezione. Il caporedattore Roberto Galofaro, infatti, racconta: «I nostri libri sono per la maggior parte (65%) cartonati con plancia e sovraccoperta. Il restante 35% si divide tra brossure con e senza alette e molti cartonati con spugna. Per la collana “Mammut” (volumi anche di 2.000 pagine) siamo
Daniele Fiasca, direttore tecnico Gruppo Mondadori
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Al primo posto metto la legatura, che sia esteticamente e funzionalmente perfetta. Al secondo l’uniformità con le linee di collana e la buona resa del nero; al terzo una carta e una stampa di qualità.
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Dimmi che libro sogni... Ognuno ha un proprio libro ideale. Qual è quello dei tecnici che tutti i giorni progettano e seguono la produzione del libro? Ecco cosa ci hanno risposto.
Valerio Morelli, responsabile ufficio tecnico GEMS
Se dovessi fare un libro secondo i miei gusti lo farei seguendo l’antica “arte grafica” che ho appreso da ragazzo: in tipografia, in piombo con i cliché in zinco, su carta patinata classica, in esacromia… Quasi archeologia, o fantascienza…
2 1 - Esempio di legatura Singer (L.E.G.O.). 2 - Esempio di legatura Flexicover (Gruppo Padovana). 3 - Alcuni titoli degli Oscar Mondadori: pur essendo una collana “paperback”, questi volumi sono rilegati con copertine cartonate in tela e serigrafate.
passati dall’olandese al cartonato con spugna, più resistente, ma dall’aspetto ugualmente “pop”».
Quante copie? Un fattore di cui si deve tenere conto nelle scelte di produzione è la tiratura. Ma questa «non dipende certo dalla confezione» (Morelli), semmai «è l’autore, il titolo, a fare la differenza» (Pellegrino). In genere le tirature sono maggiori per i cartonati (circa 20.000 e 10.000 copie, in media, per Mondadori e Rizzoli), perché si tratta perlopiù delle novità appena lanciate. Il paperback invece vive soprattutto di continue ristampe di poche migliaia di copie e, come testimonia Galofaro, «i numeri sono nel complesso importanti ma spalmati su tutto il catalogo, anche se poi singoli titoli possono, con le varie ristampe, raggiungere le
centinaia di migliaia di copie». L’impressione è che si stia cercando di fare libri “belli”, con un certo appeal estetico che ne giustifichi il prezzo di copertina, ma che costino poco. «Ridurre il costo industriale» concorda Rossi «è un obbligo dato dalla riduzione delle tirature perché il guadagno è spalmato su un numero inferiore di copie. Io noto una tendenza per una grafica più accattivante delle copertine ma a discapito della qualità dell’interno: ad esempio è sempre più diffuso l’uso di carte grosse ma leggere, o vernice di macchina al posto della plastificazione». Drastico il giudizio del suo collega Olivotto: «Assistiamo a una decisa riduzione delle tirature e a un peggioramento qualitativo dei libri, a partire dalla scelta delle carte o dall’uso di legature fresate e non cucite. La forte ricerca estetica si ferma alla
grafica della copertina, sempre più appariscente. Ci sono poi dei progetti editoriali che partono con forti ambizioni e vengono realizzati in maniera più povera. Qualunque modo di ridurre i costi viene esplorato».
Fattore decisivo: il formato Innanzitutto si cerca di ottimizzare i formati finiti. E se Rossi nota come non ci sia «uno standard, anzi si cerca sempre di fare il libro diverso, che spicchi», con grande pragmatismo Olivotto avverte che «non esiste il formato ideale, esistono i formati ideali secondo il tipo di macchina. Per le piane i formati oggi più diffusi sono il 70x100 e il 120x160. Ne consegue che i formati finiti più usati sono i sottomultipli per 16mi del 70x100, o i sottomultipli per 24mi del 120x160. Per le rotative dipende invece dal giro cilindro,
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Luciano Rossi, responsabile commerciale Gruppo Padovana
Non bisognerebbe mai rinunciare alla carta di qualità. In fondo, oggi chi acquista un libro cartaceo invece che un e-book predilige la sensazione tattile. La percezione di un libro di pregio è sicuramente data da una bella carta e meno dalla legatura o dalle nobilitazioni in copertina.
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Massimo Pellegrino, direttore tecnico Feltrinelli
Il packaging ottimale è quello che si sposa in modo coerente con il contenuto e lo valorizza. Amo le brossure con ampie alette e i cartonati imbottiti (padded). La carta degli interni deve essere piacevole al tatto e facilitare la lettura. E preferisco usare carta certificata.
4 - Esempio di brossura (Gruppo Padovana). 5 - Esempio di legatura fresata (Gruppo L.E.G.O.). 6 - Esempio di legatura cucita (Gruppo L.E.G.O.).
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6 generalmente un 63 cm». Tutti gli editori hanno operato negli ultimi anni una razionalizzazione e uniformazione dei formati, e tutti concordano nel sostenere l’importanza di ottimizzare le scelte con le tecnologie a disposizione dei fornitori abituali, standardizzando sempre più ogni fase di lavorazione. «È un lavoro che non finisce mai, per quanto ci sembra di aver raggiunto un livello massimo di industrializzazione del processo... si può sempre migliorare. L’obiettivo è chiaro: i libri devono differenziarsi per il contenuto e per la copertina, ma non per come sono prodotti» sostiene Serino. Il formato ideale? «Per l’editoriale è “leggibile”, per il marketing “diverso”, per noi tecnici “sottomultiplo del giro macchina”…» scherza (ma non troppo) Morelli. Nella pratica si va dallo “storico” 10,9x17,8
della Bur, ottimizzato sulla vecchia 95 su cui erano stampati un tempo i tascabili di Rizzoli, fino ai cartonati con base in maggioranza 14-15 cm e altezza 21-23 circa: «non è trascurabile il fatto» osserva Galofaro «che libri in questo formato trovano posto su tutti gli scaffali, anche della GDO, guadagnando in visibilità, e quindi in competitività».
Le copertine I legatori stigmatizzano le scelte “di facciata” degli editori, cosa dicono questi ultimi? Sembra essere riuscita a quadrare il cerchio Newton Compton: «La nostra politica» spiega sempre Galofaro «è di mantenere i prezzi bassi senza rinunciare a realizzare bei prodotti, con carte certificate, legature a prova di usura e finiture raffinate. I nostri cartonati, per esempio, hanno tutti allestimenti curati, risguar-
di stampati, plance in 4 colori, sovraccoperte con plastificazione lucida e sbalzo. E costano quasi tutti 9,90 euro». Anche Daniele Fiasca di Mondadori ha le idee chiare: «La tendenza è quella di fare libri belli lavorando soprattutto sulle copertine e sulle sovraccoperte, utilizzando almeno una forma di nobilitazione (plastificazione, caldo, vernice, serigrafia…). Compatibilmente con le indicazioni del marketing e con le linee delle collane, si cerca di razionalizzare sottraendo le lavorazioni. Soprattutto sul paperback si dovrebbe puntare di più sulla grafica in alternativa alle lavorazioni speciali». Cauto Roberto Serino che avverte «non si può generalizzare. Ogni libro ha parametri di qualità propri in base al target. Un buon libro di saggistica non ha bisogno di nobilitazioni in copertina perché l’acquirente è più interessato al
Giulio Olivotto, presidente Lego Group
Roberto Galofaro, caporedattore Newton Compton
Cos’è che fa bello il libro? Per me sono il modo di legarlo, un dorso con costoli, delle belle tele, trance ben fatte, bordi smussati, canaletti proporzionati… La qualità deve essere nel progetto prima e nell’esecuzione poi.
legatoria
Amo le edizioni cartonate, hanno un fascino particolare, ma non le copertine telate, così antiquate. Sono un romantico e, anche se può sembrare un’ovvietà, penso che il buon libro sia fatto dal buon contenuto. Se c’è quello, basta la più essenziale delle brossure.
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8 Roberto Serino, direttore tecnico Rcs Libri
7 7 - Esempio di legatura Svizzera. 8 - Esempio di brossura. 9 - Esempio di legatura Bodoniana (tutto Gruppo Padovana).
Direi che molto dipende dall’utilizzo: se devo leggerlo in spiaggia, la versione in brossura su carta economica è di gran lunga preferibile a quella cartonata stampata su carta pregiata e con una ricca sovraccoperta.
contenuto che al packaging con cui è confezionato. Alcuni titoli di varia, invece, devono attirare l’attenzione del lettore non abituale. La recente biografia di Ibrahimovic, ad esempio, forse non avrebbe il successo che ha senza la copertina con tutto quell’oro». Assai diverso lo “stile” Feltrinelli, che punta piuttosto alla fidelizzazione del lettore attraverso la creazione di una forte identità e riconoscibilità editoriale, mantenendo nel tempo un packaging elegante e sobrio senza tralasciare lo studio di copertine di forte impatto emotivo.
Carta di qualità (certificata)
Già, la carta, l’amore confessato di tanti che lavorano nella produzione libraria. È ancora Fiasca a chiarire i punti nodali: «D’ora in poi i libri andranno fatti tenendo conto di due fattori ineludibili,
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l’avvento degli e-book e le certificazioni ecologiche. Bisogna andare sempre più alla ricerca di una carta bella, di alta qualità. Ed ecologica. Certo, è un costo, ma posso permettermelo se ho liberato risorse riducendo le nobilitazioni in copertina. Deve essere una carta bella, piacevole al tatto per il lettore e facile da stampare, che quindi faccia risultare anche la stampa di più elevata qualità». Il tema delle certificazioni è molto sentito da tutti gli editori. Feltrinelli, ad esempio, usa per il 95% («l’intera produzione stampata in Italia» puntualizza Pellegrino) carta FSC, che consente di avere un maggiore controllo per tutta la filiera. Carta certificata che non significa però riciclata, «non soddisfacente dal punto di vista estetico e delle prestazioni (Pellegrino)».
Cosa ci aspetta?
Difficile dirlo. Allargare lo sguardo oltre i confini può suggerire qualche risposta: all’estero i libri si curano molto dal punto di vista estetico, hanno carta bella, stampa curata, grafiche ricercate ma senza nobilitazioni, si punta su un’alta personalizzazione sulle fascette. «D’ora in poi» conclude Fiasca «la dinamica del mercato editoriale tenderà a caratterizzare ancora di più alcuni aspetti tecnici del libro cartaceo. Gli e-book offrono oggi un’esperienza di alta qualità di lettura e di estrema facilità d’uso. Il libro di carta dovrà migliorare dal punto di vista qualitativo come confezione, carta e stampa, garantendo così al lettore affezionato un plus importante: la fisicità del supporto e la piacevolezza del contatto tattile e visivo». E quindi dovrà per forza essere “ben fatto”.
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C’era una volta il postscript e, malgrado tutto, c’è ancora. poi è arrivato il PDF che (si spera) ci accompagnerà per molti anni. Nel frattempo, Volenti o nolenti, dovremo adottare non poche novità per gestire i nostri progetti. E la rivoluzione sarà paragonabile a quella del DTP. Una cosa però è certa: non ci troveremo più seduti dietro a una scrivania, saremo come nomadi digitali in costante collegamento con i più disparati dispositivi. Il tutto... sotto un cielo di nuvole.
progetto multimediale: un viaggio possibile Ieri. 1998: la fine del DTP?
Luca Fiammenghi visual designer e docente visdesign@fastwebnet.it
È una evidente provocazione, ma è a partire da questa data che Adobe ha cessato lo sviluppo del PostScript, il linguaggio sul quale si è innestata la vera grande rivoluzione che ha coinvolto e sconvolto la progettazione grafica ed editoriale nell’era dell’elettronica. Lo sanno bene gli ultimi “sfortunati” che solo una decina d’anni prima avevano investito in tecnologie tipo i sistemi di fotocomposizione, divenuti obsoleti “all’improvviso” con l’avvento del computer da tavolo, meno costoso, più agile e che ha permesso a molti di muoversi in settori complessi anche senza essere tecnici o programmatori superesperti. Chi si accorse delle notevoli potenzialità con cui nel PostScript si potevano descrivere con qualità testo e immagini “indipendenti” dal dispositivo
di riproduzione, come “monitor e stampante”, fu Steve Jobs che si accordò con Warnock e Geschke, sviluppatori del PostScript prima e fondatori di Adobe poi, per implementare tale tecnologia nella Apple Laser Writer (1985). La seconda metà degli anni 80 e nel corso degli anni 90 è quindi stato un fiorire di software a loro modo molto efficaci nel trattamento di tale linguaggio che dal glorioso PageMaker di Aldus per l’Apple Macintosh, ha visto via via il nascere di programmi come FreeHand (Aldus), Illustrator (Adobe) e soprattutto l’indispensabile XPress (Quark). Se adattarsi a questa rivoluzione non è stato semplice, in quanto formare personale affidabile ha richiesto un giusto tempo, così come ottimizzare e profilare le macchine, il flusso di lavoro “tratto le immagini in Photoshop, gestisco
la grafica con FreeHand, impagino in XPress e invio tutto a Distiller” è comunque diventato il consolidato modus operandi di molti, al punto da voler negare, o peggio non accorgersi, che nel frattempo qualcosa è cambiato. Perché Adobe fece allora una svolta così radicale, assecondata e supportata di fatto solo in seguito dai produttori di periferiche di fascia professionale? Tralasciando leciti motivi di business, ha ritenuto ben superiori i vantaggi espressi da un’altra tecnologia solo in apparenza analoga, quella del PDF (Portable Document Format), ritenendola ormai matura dopo gli esordi del 1993. Al contrario di quello che appare, un normale “formato di salvataggio” da scegliere tra gli altri, anche PDF è un linguaggio di descrizione della pagina indipendente dai dispositivi hardware/software
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Allineare le impostazioni colore. Prima di utilizzare i programmi della Suite Adobe è opportuno allineare le impostazioni colore. Possiamo farlo dal “Menu Modifica” (Windows) o “Nome Applicazione” (Mac) di ogni singolo programma. In alternativa da Bridge e in un sol colpo, per Photoshop, Illustrator e InDesign.
e piattaforma utilizzata, ma più snello e duttile. Se il PostScript, infatti, è più assimilabile a un linguaggio di programmazione in quanto deve “istruire” il comportamento della periferica di riproduzione che a sua volta deve sapere “interpretare” i dati del processo, il PDF non deve essere interpretato: incorpora e descrive indipendentemente gli elementi di ogni pagina così come sono. È inoltre un formato aperto (dal 2008) per i cui brevetti non si devono pagare royalties ed è associabile a uno “standard” avendo già per alcuni dei sui aspetti l’approvazione ISO; supporta immagini, testo, grafica 2D, 3D e anche elementi multimediali come video, audio e animazioni. Ma il vero “cavallo di Troia” che ne ha insinuato la “necessità” dal basso, ovvero dai grafici “smanettoni” che cominciavano a distribuire file difficili da riprodurre, è iniziato da un apparente piccolo pregio: il supporto delle trasparenze, possibile dalla versione 1.4 (Acrobat 5) e stampabile dai pochi che avevano aggiornato le periferiche a partire da PostScript Level 3, revisione 3015. Era il 2001.
Oggi… (ma dal 2001): la promessa
Foto originale e versione lavorata: questa immagine, in alta risoluzione, a livelli e in metodo RGB, sarà salvata in formato .psd, con profilo colore incorporato. Successivamente verrà importata in InDesign.
Nel momento della svolta non c’era solo il PDF ma ben altro: Adobe stava preparando una specie di campo di battaglia con schierati da un lato gli utenti finali, agevolati da politiche commerciali favorevoli, e dall’altro tutti quelli costretti in un modo o nell’altro a dover sostenere nuovi costi a supporto delle nuove tecnologie. Con un esperimento che nacque proprio in Italia, inserì in una Suite “pre CS” i principali software del grafico a un costo del pacchetto sostenibile ai più: vi erano in particolare Photoshop 7, Illustrator 10, InDesign 2 e Acrobat Professional 5. Nel frattempo la
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concorrenza guardava al mondo web in fermento, spendendo per acquisire o sviluppare soluzioni interessanti come fece Macromedia per Flash, Dreamweaver e Fireworks, mentre poi c’era chi, come Quark, continuava a vendersi a caro prezzo: ma ad ogni modo giocavano “da soli”. Grazie alla Suite, invece, Adobe faceva una promessa: integrazione totale. Vi implementò un efficace “motore” di gestione del colore univoco funzionale ai profili ICC per ri-conoscere, convertire e mantenere l’aspetto del progetto; poi inserì un modulo per la gestione delle trasparenze negli oggetti vettoriali, il supporto allo standard Unicode per le font Opentype con annessi glifi alternativi e non ultimo PDF Print Engine, il “motore” di esportazione per generare documenti adatti non soltanto alla carta stampata. Se tali funzionalità venivano utilizzate spesso in maniera maldestra, da grafici più entusiasti per gli effetti che per la tecnologia, molti stampatori non erano da meno, inconsapevoli di quanto fosse innovativo il potenziale della promessa. Nacque da qui la pseudo leggenda che asseriva “Illustrator va bene, basta che si salvi nella versione 8”, oppure “InDesign bel giochino... che non serve”; ma bastava mettere a punto qualcosa per ricredersi, a cominciare dallo “Allineare le impostazioni colore”, modificando quelle predefinite per un “Uso generico/web” adattato al mercato americano in Photoshop, “Emula Illustrator 6” per Illustrator e “Gestione colore disattivato” per InDesign, presenti appena dopo l’installazione dei programmi. Questo vale anche oggi: cosa accade di quella promessa se allineiamo con coerenza le impostazioni colore della Suite attuale? Per chi fa produzione vi è innanzitutto un notevole risparmio di tempo nella lavorazione del progetto grafico, avendo sotto controllo l’aspetto
Documento di Illustrator CMYK contenente oggetti trasparenti. Verrà salvato in formato nativo .Ai e inserito in InDesign.
Documento di InDesign con inserita l’immagine a livelli, in RGB, di Photoshop, oggetti trasparenti da un documento CMYK di Illustrator e una scritta (colour) dai valori specificati e registrati nel Pannello Campioni.
Esportazione da InDesign adatta al “monitor”. Nelle opzioni di “Output” tutti i colori del documento saranno convertiti in RGB, in particolare nel profilo sRGB, adatto per la maggior coerenza possibile nelle riproduzioni a monitor, stampanti e sistemi operativi diversi.
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del colore sempre coerente durante il passaggio tra i diversi programmi. Si lavora poi con un documento “fluido”, contenente immagini sia RGB che CMYK indifferentemente, da declinare solo al momento dell’esportazione finale in PDF (grazie a Pdf Print Engine) per l’esatto “media” di riproduzione, che sia carta, monitor o documento interattivo. Sì, interattivo!
Oggi: un nuovo inizio
Esportazione da InDesign “allround” per carta. A partire dal Predefinito “Qualità Tipografica” possiamo attivare una retrocompatibilità del PDF alla sua versione 1.3, per poter generare lastre anche dai sistemi non aggiornati. Specificati crocini e informazioni (figure in alto), troviamo per “Output” (a sinistra) le opzioni di conversione del colore: i file RGB saranno convertiti in destinazione, ad esempio quelle specificate in Impostazioni Colore su ISO Coated Fogra 39, ma potremo sceglierne altre, mentre di quanto è CMYK saranno mantenuti i valori numerici. Potremo decidere (consigliabile) se incorporare il profilo o meno. Alla voce “Avanzate” (a destra) possiamo trasformare in “Alta risoluzione” gli oggetti trasparenti, ottenendo così un PDF compatibile all’indietro.
Steve Jobs, dopo l’era del PostScript ci ha lasciato un ricordo: l’iPad. Può sembrare un bel passatempo, come dopotutto i primi personal computer, ma chi li sottovalutò sappiamo si è dovuto ricredere. Intanto Adobe pare giochi nel settore un ruolo da “monopolista” di fatto, mostrandosi, al momento, l’interlocutore più attrezzato a offrire soluzioni integrate a tutto campo, dalla carta al web, video e ambienti di sviluppo. C’è comunque molto in gioco e molte delle regole sono ancora da inventare: chi però vuole andare avanti deve conoscere e guardare oltre, con un’ipotesi di scadenza: il 2014. È da questa data infatti che HTML5, al momento in versione “draft”, dovrebbe ricevere la certificazione definitiva (REC) per lo standard W3C, il consorzio a governo del web. Per quanto sembri interessi solo il mondo di internet, è vero solo in parte: HTML5 è un linguaggio aperto, flessibile, capace di contenere elementi interattivi e multimediali, con implementate funzioni di animazione, video e audio; ha poi a supporto il rodato XML che, combinato a codice ulteriore come CSS3 e Javascript, permette di progettare a favore di tutti i dispositivi, attuale limite delle animazioni realizzate in Flash. E guarda caso, a tal proposito Adobe stessa ha già annunciato che terminerà lo sviluppo dei Player Flash per dispositivi, a favore di
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Confronti. Con le impostazioni colore allineate e le corrette procedure di soft/prof + conversione relative ai profili colore dei documenti, vedremo già nel monitor una “coerenza” nell’aspetto cromatico tra le applicazioni, sia durante il lavoro sia a documento esportato, indipendentemente da RGB o CMYK (sopra). Dove avremo chiesto il mantenimento dei valori numerici troveremo altrettanta soddisfazione (a destra). Allo stesso modo potremo quindi comportarci per il salvataggio di un documento interattivo (sotto) come anche per l’ottimizzazione su dispositivi.
nuovi strumenti per la gestione di tecnologie “aperte” o di suo know-how (vedi AIR). Ecco che in questo scenario si innesta una considerazione: se Illustrator dalla versione 10 non “pensa” più in PostScript, ma in PDF, InDesign chi è e cosa fa? Non bisogna farsi ingannare dalle apparenze: non è “un programma” di grafica editoriale in alternativa ad altri, ma una “corazzata” composta di un nucleo basato su XML, quindi facilmente compilabile, attorniato da “plug-in satellite” che si occupano di varie funzionalità, come governare testo, tracciati, stili, colori… Questa duttilità, integrata con le tecnologie “monomarca” messe in campo da Adobe in questi anni, sposta il pallino dall’idea di un progetto statico a favore di un’integrazione per l’interattività. Ecco che allora guardare ai dispositivi mobili, iPad, Android, smartphone e quelli che verranno, segna la soglia della comunicazione dipendente dal “media” alla molteplicità delle diverse nature delle informazioni riproducibili. Se fossi un’azienda e mi proponessero di promuovere i prodotti in un sistema articolato, sfogliabile “come la carta”, che ad un clic possa avviare un filmato e con un altro clic possa farmi accedere alla rete, trovando poi disponibili servizi di analisi e statistica, ecco che ci farei un pensierino, in alternativa all’investimento sui classici supporti. E attenzione pure ai numeri: chi ci dice che in un futuro prossimo il personal computer non avrà la forma di una tavoletta? Se cosa semplice da realizzare oggi è partire da un buon PDF per essere visibili all’interno di un lettore tipo iPad, o adattare per la forma fluida dell’eBook il proprio libro digitale (vedi Adobe Digital Edition), più articolato è invece sviluppare applicazioni “.issue” prima, “.folio” ora, perché è necessario disegnare
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un doppio layout, orizzontale e verticale, concependo un timone ibrido tra una pubblicazione sfogliabile e uno “storyboard” di navigazione. Ancora Adobe permette l’accesso alla Digital Publishing Suite, un insieme di strumenti per costruire interattività; chi dispone di InDesign 5 o 5.5 può scaricare Folio Producer con cui lavorare anche senza essere addentro linguaggi e strutture complesse di programmazione. Potrà poi assemblare il progetto in Folio Builder, verificarlo con Calibre o con Adobe Content Viewer ed eventualmente interfacciarsi con i vari marketplace per la conversione del progetto in pubblicazione di Apps vere e proprie, per i diversi dispositivi in commercio. Ecco che a maggior ragione è fondamentale una duttilità dei propri documenti, gestibili in un ambiente dove colore, caratteri, layout di progetto possano “parlarsi”, per adattarsi solo alla fine ai diversi media della distribuzione. Questo non è lo scenario futuro: c’è già ed è già una strada. Chi la percorre difficilmente resterà indietro. Piuttosto sarà opportuno alzare la testa e guardare in alto, perché là altro ancora possiamo trovare: la nuvola.
Già troviamo sul web vere e proprie “edicole virtuali”, come Zinio o Issuu, e il catalogo delle offerte è in continua crescita. La rivista, che diventa multimediale, si apre alle connessioni di una rete sempre accessibile con dispositivi tablet o smartphone.
L’area di lavoro “Interattivo” offre gli strumenti necessari a InDesign per sviluppare contenuti multimediali: sarà possibile esportare un .PDF “tradizionale” o interattivo come anche creare “articoli” per ottimizzare il progetto in modo da convertirlo in .folio tramite le funzionalità di Adobe Digital Publishing Suite.
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performa white si rinnova per un maggior effetto visivo
Polyedra propone per il packaging dei dolciumi il cartoncino Performa White prodotto dalla Cartiera di Fors in Svezia, parte del gruppo cartario Stora Enso. Sottoposto a interventi di miglioramento a partire dallo scorso gennaio che hanno comportato una serie di interventi sulla macchina continua e su diverse fasi della produzione, il nuovo cartoncino risulterà alla conclusione di quest’operazione (attesa per fine anno) con un liscio microscopico e macroscopico, una migliore formazione del foglio, una patinatura più uniforme che eleveranno l’aspetto visivo e la qualità percepita di Performa White. Stora Enso, protagonista globale del packaging, carta e prodotti dell’industria del legno, presenterà ufficialmente il prodotto migliorato a Colonia dal 29 gennaio all’1 febbraio 2012 nel corso del ProSweets, l’appuntamento fieristico dedicato al confectionary. Forte della partnership con Stora Enso, Polyedra offre alla sua clientela la possibilità di provare la nuova qualità di Performa White: è sufficiente richiedere la campionatura nella grammatura desiderata. polyedra.com
confezioni dolcissime con le carte speciali di burgo mosaico Elemento d’uso e di comunicazione, al packaging oggi è richiesto di rispondere in maniera efficiente alle esigenze dell’utente finale, ma anche alle dinamiche di produzione, di distribuzione e ai criteri della sostenibilità ambientale. Mosaico, la Business Unit carte speciali di Burgo Group, ha progettato una gamma di supporti per il packaging alimentare in grado di soddisfare queste richieste con due proposte. Temptation Pop & Rock, cartoncini di pura cellulosa che coniugano alla perfezione le caratteristiche di purezza e neutralità all’odore e alla macchia dei cartoncini SBS (Solid Bleached Sulphate) con ottime prestazioni in fase di stampa, di lavorazione cartotecnica e di nobilitazione sono ideali per la realizzazione di scatole, astucci e confezioni in genere. Sigmakraft RTC è invece una carta kraft bianca monopatinata idonea al contatto alimentare. Entrambi i prodotti sono certificati FSC Mixed Sources. mosaicopapers.com
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Il dallmayr fourrés sceglie fedrigoni
La carta è molto utilizzata come imballaggio alimentare, sotto forma di sacchetti e per la realizzazione di astucci e scatole. Può avere funzione di imballo primario o secondario, a seconda che sia o meno a diretto contatto con il prodotto. Per il progetto “Dallmayr Fourrés” (ideazione grafica b2 Agentur - Germania) è stata utilizzata Constellation Snow Vergata, una carta goffrata naturale. Tre sono le gamme di questa sorprendente carta, rigorosamente certificata FSC e multistrato: Snow, naturale e dall’elevato grado di bianco; Jade, brillante, perlescente e con un effetto chiaro-scuro assolutamente caratterizzante; e Ivory, goffrata su entrambi i lati e dal tono più caldo e ricercato. Una costellazione di texture in grado di evocare ambienti, prodotti ed elementi della natura, adatti per ogni occasione. Dall’iper-tecnologico al naturale, la goffratura di queste carte assicura effetti sensazionali e si presta per infinite possibilità di impiego, dalla grafica al packaging. fedrigoni.com Le confezioni realizzate dall’agenzia tedesca b2 Agentur con la carta goffrata Constellation Snow Vergata per i gustosi cioccolatini della Dallmayr.
“la cucina dei colori” a impatto zero su shiro alga carta di favini
È stampato su Shiro Alga Carta di Favini La Cucina dei Colori di Daliah Giacoma Sottile, il libro appena pubblicato da Tecniche Nuove, che illustra 80 ricette dello chef salutista Nicola Michieletto. Le ricette, tutte caratterizzate da ingredienti genuini e rispetto per l’ambiente, si basano sui principi della cromoterapia e sono divise per colori. Shiro Alga Carta di Favini è stata scelta per rendere il libro a impatto zero. Nata per risolvere il problema delle alghe infestanti della laguna di Venezia, utilizza ora alghe in eccesso provenienti da ambienti lagunari a rischio. Shiro Alga Carta è certificata FSC ed è prodotta con Energia Pura, che contribuisce a ridurre le emissioni di CO2. Le foto presenti nel libro sono state realizzate in una cucina casalinga, con luce solare, nel pieno rispetto dell’ambiente. Tutti gli autori conducono una vita all’insegna dell’ecosostenibilità e dell’amore per la natura. favini.com
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Ilil cesto di natale ha un sapore diverso con stardream di cordenons
T’a Sentimento Italiano è un’azienda cioccolatiera lombarda nata nel 2007 dallo spirito imprenditoriale dei fratelli Tancredi e Alberto Alemagna che produce e distribuisce cioccolatini artigianali di altissima qualità. Per la realizzazione del cesto natalizio di quest’anno, la società si è affidata a Stardream del Gruppo Cordenons, una linea di carte e cartoncini realizzati con fibre di pura cellulosa vergine ECF monogetto, colorati nell’impasto e finemente patinati con pigmenti perlescenti. La caratteristica saliente di questa collezione è rappresentata dalla superficie multicolore con insoliti effetti madreperlacei, metallizzati, iridescenti o cangianti che variano dominante cromatica a seconda dell’angolo di osservazione. La scatola è stata stampata in serigrafia dallo Scatolificio Montagna Pistoiese. gruppocordenons.com
a scatola utilizzata come cesto natalizio dall’azienda cioccolatiera T’a Sentimento Italiano realizzata con Stardream da 120 g prodotta dal gruppo Cordenons.
gmund for food. carte da leccarsi i baffi
La cartiera tedesca Gmund propone per l’imballaggio di alimenti secchi, umidi e grassi la nuova linea Gmund for Food che comprende carte naturali caratterizzate da colori invitanti come Zucchero, Caramello, Cioccolato Fondente che richiamano alla mente caffè aromatici, tè fragranti o praline succulente. Certificata per essere utilizzata anche a diretto contatto con gli alimenti, Gmund for Food è caratterizzata da colori caldi e delicati e da texture invitanti in grado di intonarsi perfettamente con le caratteristiche di un delizioso cioccolato, caffè aromatici o spezie fragranti. Tutti i colori possono essere combinati con diverse goffrature superficiali o effetti speciali nelle grammature da 100 a 300 g. In seguito a numerosi test condotti in laboratorio, questa collezione può ora fregiarsi del sigillo “foodstuff safe” che garantisce la sicurezza dei supporti utilizzati per l’imballaggio alimentare. gmund.com
colori
&sensi
color marketing
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Verde que te quiero verde Verde viento Verdes ramas... Federico garcĂ?a lorca
onia Spagnol S
giornalista koalasonia@gmail.com
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dossier laboratorio
54 Verde è il via libera, è tutto ciò che è permesso, che è attivo, che è vivo. Se sei verde sei on-line, sei pronto e disponibile. Verde è via libera alla circolazione, telematica, stradale, telefonica.
Verde
la speranza n o n s i p e r d e ...
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Se dici “verde”, dici “natura”. Il binomio è ormai indissolubile. Tanto che l’American Marketing Association ha coniato il termine Marketing Verde per indicare il complesso di strategie di mercato sui prodotti con basso impatto ambientale: tecniche per attrarre i consumatori sensibili a certe tematiche, come accorgimenti nel processo produttivo, nel packaging o nella distribuzione. Ma il verde è anche il codice visivo internazionale che indica il via libera, l’approvazione, il permesso. Non a caso, si spuntano in verde le risposte esatte, si chiama “numero verde” il servizio gratuito di informazione per i clienti, è di quel colore il cartello dell’uscita di emergenza e il semaforo che consente di passare agli incroci. Un messaggio identificabile da tutti perché rispetta le connotazioni in uso nella nostra cultura, spesso legate alla simbologia tradizionale. In quest’ottica, il verde è la tinta della quiete, della stabilità, della freschezza. È un colore neutro rispetto al fulcro dello
spettro solare. Dato dall’unione dei colori primari giallo e blu, ne è anche la sintesi nel significato: del giallo prende la solarità e la speranza nel futuro, dal blu eredita il senso rassicurante. Il verde è una delle tonalità della natura, specie se in associazione con l’azzurro del cielo e il marrone della terra. Legambiente e Greenpeace ne sfruttano il richiamo all’ecologia. Dalla sfumatura chiara a quella erba, è un ottimo sfondo e complemento per le tinte primarie. Spesso utilizzato per promuovere prodotti naturali perché evoca il mondo vegetale, la vita, la crescita e la fertilità. La catena di supermercati Pam ha scelto come logo una foglia verde per dare un messaggio salutare e garantire i propri prodotti alimentari. «In ambito di comunicazione», sostiene Alessandro Moscatelli, account director dell’agenzia Euro RSCG, «ci sono diverse ragioni che possono spingere un brand ad appropriarsi di questo codice colore. Il concetto di freschezza e vitalità è fatto proprio trasversalmente da molti mercati, dal beverage all’igiene orale. La naturalità,
invece, lega il verde all’utilizzo di ingredienti genuini e non trattati. Pensiamo ai settori della cosmetica o del food». La confezione di pasta Buitoni per esempio. Ma anche il logo di Starbucks, la più grande catena al mondo di caffetterie che, per festeggiare il 40 anni di attività, opera un restyling del logo eliminando la scritta e lasciando solo lo storico simbolo. «La sirena verde» dice l’amministratore delegato Howard Schultz «ci dà la libertà e la flessibilità di pensare a prodotti che vanno al di là del solo caffè». Nel settore caseario è soprattutto il latte scremato o parzialmente scremato ad avere etichetta e tappo verdi. Centrale del latte di Milano e di Roma, Candia e Mukki, per citarne alcuni. Ma anche la mozzarella Vallelata. E lo yogurt Activia che già aveva fatto propria la comunicazione cromatica del verde e che da quest’anno viene venduto in una confezione senza cartone. Ancora più “verde”, insomma. Danone risparmia così circa 800 tonnellate di carta in un anno e 1.500 tonnellate di anidride carbonica, pari a quella
Anche gli inchiostri sono ... verdi
assorbita da 125.000 alberi ogni anno. Inoltre, i vasetti Activia sono prodotti con una tecnologia a basso impatto rispetto a quelli tradizionali: termo-formati e realizzati direttamente nello stabilimento di produzione dello yogurt subito prima del riempimento; il che li rende più leggeri, senza linguetta in alluminio e fatti a gruppi di vasetti uniti tra loro. «Anche in ambito famaceutico/ medicale» precisa Moscatelli «a partire dalla croce delle farmacie, il verde richiama alle piante officinali, alla pulizia e alla sterilizzazione. Come nei prodotti per la cura della persona o della casa. Un esempio recente è il lancio anche sul mercato italiano del brand Dettol e del primo sapone disinfettante con dosatore automatico. Un detergente con una confezione verde e bianca che vuole fornire ai consumatori tutte le rassicurazioni proprie del canale farmaceutico». Il verde è un buon colore per esprimere idee di transizione, in continua evoluzione, mai ferme. In un complesso piano di comunicazione per riposizionare l’azienda sull’asse dell’innovazione, Giò Style ha esteso a
tutto lo sfondo delle sue campagne pubblicitarie il “verde Giò Style” del logo, che qui incarna ricerca e progresso. Anche Land Rover ha un marchio verde, ma nella sfumatura bosco. Simile a quella caratteristica delle vetture Jaguar. Tinte che aprono la mente ai sogni e ai desideri, dando stabilità ed equilibrio fisico, secondo l’obiettivo di ogni produttore di automobili. «Nella fotografia pubblicitaria», racconta Rebecca Swift, director of creative planning di Getty Images, «questo colore viene usato sempre più. In particolare, un paio di tonalità: quello della rana Kermit e il foresta. Da qualche anno il verde fa vendere addirittura più del rosso. Ma l’abuso crea assuefazione anche in pubblicità e quindi in futuro i messaggi ecologisti potrebbero essere veicolati da nuove tinte». Il consumatore di oggi, sempre più consapevole, informato, autonomo e sempre meno influenzato dalla comunicazione commerciale, cambierà i codici cromatici della società. Ma le aziende sono pronte ad adeguarsi e, con attenzione e lungimiranza, ad anticipare i mutamenti.
Calma, mitiga l’ansia, crea armonia, favorisce il rilassamento ma, soprattutto, il verde è naturalità, igiene, sicurezza. Ecco perché numerosi brand - sia nel beverage, sia nel food che nella cosmesi - si appropriano di questo colore.
dossier laboratorio
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Situato nella zona centrale dello spettro visibile, il verde occupa tanta parte della percezione umana. Per lo più, ingannandola. Infatti in natura c’è un solo pigmento verde, la clorofilla, nel regno vegetale; gli animali che vediamo verdi usano pigmenti gialli e blu mescolati. E in stampa? Se si stampa il verde unendo i pigmenti blu e giallo si rischia, essendo il primo più leggero e tendente quindi a “galleggiare” sul secondo, che lo stampato si macchi. «Questo fenomeno», avverte Chiara Pinton di Huber Italia, «potrebbe manifestarsi a causa dei veicoli utilizzati (vernici, leganti...) più che dei pigmenti stessi, e del tipo di supporto più o meno assorbente. Per ovviare a problemi di decadimento si possono creare inchiostri verdi partendo dal pigmento puro, Green 7, basato su un complesso di rame detto ftalocianina, estremamente brillante e con eccezionale resistenza alla luce». Le sostanze nocive un tempo presenti nei coloranti verdi sono scomparse. Anzi, anche per i verdi esistono linee “verdi” ovvero più rispettose dell’ambiente. «Parlando di inchiostri» prosegue Pinton «non si può dire che esistano prodotti ecologici in senso stretto, ci sono però serie a base vegetale, sostenibili perché le materie prime derivano da fonti rinnovabili, usate in primis quando gli stampati debbano ottemperare a prescrizioni di legge (settore alimentare, prodotti per l’infanzia ecc.). Questi inchiostri garantiscono le stesse performance in termini di stampabilità e macchinabilità di quelli standard e sono sempre più richiesti dal mercato». Ci stiamo avviando verso un mondo davvero sempre più verde. Speriamo… Lorenzo Capitani (si ringrazia Chiara Pinton di Huber Italia per la consulenza tecnica)
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prodotti in primo piano
56 Pusterla 1880. Tutto, nel packaging di Jasmin noir di Bulgari, richiama l’universo estetico dei primi gioielli della maison, in particolare il riferimento è al magnifico rettile incastonato di pietre preziose e smalti policromi, presente nelle collezioni fin dagli anni Sessanta, considerato un vero e proprio capolavoro dell’oreficeria, segno distintivo di Bulgari.
LA SCELTA DEL SUPPORTO è caduta su un cartoncino bianco di pura cellulosa, particolarmente liscio. Duplice la ragione: da una parte esaltare l’aspetto opaco, dall’altro restituire al tatto la sensazione del liscio. MINA ORO di colore caldo su
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cui è stato aggiunto un effetto
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rilievo nello stesso passaggio.
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PER DARE RISALTO ALL’INTARSIO MADREPERLATO, quasi come se le singole tessere fossero manualmente incollate una per una, è stata utilizzata una stampa a caldo con un film madreperlato. Il rilievo viene fatto contemporaneamente alla stampa. Ed è così che si ottiene quell’effetto di sollevamento.
I NERI PERLATI sono tutti neri offset con, sovrapposto, un film iridescente così da ottenere un effetto cangiante. LO STESSO EFFETTO CANGIANTE LO SI PUO’ NOTARE NEI DIAMANTI che sono più piccoli e sono l’esito di una lavorazione del cliché fatta a forma dei diamanti. Tutto qui si gioca tra rilievo, presenza del film e un tocco di nero…
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fuori dal tempo. cecco mariniello interpreta il calendario burgo Ormai è una consuetudine. Una bella consuetudine. L’appuntamento con la presentazione del calendario Burgo è sempre un’occasione preziosa per fermarsi – e di questi tempi non è davvero poco – e ragionare sull’arte, sulla carta, in una sorta di salotto molto intimo che è la Galleria Nuages di Milano accolti dall’ottima padrona di casa, Cristina Taverna. Quest’anno la scelta di Burgo è caduta su Cecco Mariniello al quale è stato affidato il quattordicesimo calendario del gruppo cartario: nuovo nel formato – quadrato – e nella grafica che riporta in primo piano le date, solitamente sacrificate nei cosiddetti calendari artistici. Mariniello, che da trent’anni collabora con la stampa quotidiana e periodica come illustratore e con i principali editori italiani e diverse case editrici straniere per cui realizza libri per ragazzi, ha prodotto sei dipinti a olio. Una scelta in controtendenza rispetto al passato, considerato che i suoi predecessori – tra gli ultimi ricordiamo Moebius, Griffa, Munoz, Loustal e Pericoli – avevano preferito l’acquerello o la tempera. Come d’abitudine, la proprietà ha lasciato libero l’artista di interpretare a proprio modo la sua visione del trascorrere e del mutare dell’anno. “Fuori dal tempo”, questo il titolo del calendario, mantiene come sempre un forte legame con la carta grazie alla presenza di un libro, presente in ogni tavola, sfogliato da alcune donne. Immerse nella lettura o perse nei propri pensieri, sembrano quasi creature non terrestri (“con ombre talvolta inesistenti o quasi impercettibili”) che emanano un senso di calma in netta contrapposizione – come sottolineato da Girolamo Marchi, ad del gruppo veneto – con la lettura rapida e frenetica a cui ci costringono internet e i tablet. «Quello che Mariniello ci offre», ha commentato lo scrittore e poeta Fernando Bandini, «è l’immagine del tempo come cadenza segreta, nascosta nell’intimità del nostro essere: l’azzurro d’acque contemplato attraverso i vetri o dalle quinte di un terrazzo è il contenitore silenzioso e arcano degli eventi che caratterizzano la nostra esistenza». Ma il vero soggetto dei dipinti è la memoria: «La memoria è fuori dal tempo», ha dichiarato Mariniello, «si perde e poi si incrocia con il mito e l’invenzione». T.C.
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La produzione Tavole: Cecco Mariniello Testo di presentazione: Fernando Bandini Redazione: Divisione Marketing Burgo Group Impaginazione: elyron.it - Torino Selezione e stampa in 4-cromia con vernice serigrafica in copertina: CDM Servizio Grafico - Torino
La carta Tavole: Burgo Respecta 100 satin da 250 g, una carta patinata per stampe di pregio certificata Fsc prodotta con un contenuto del 100% di fibre riciclate e studiata per valorizzare al massimo la comunicazione ambientale. Copertine: Prisma Silk 2SC da 500 g, cartoncino patinato di pura cellulosa certificato Fsc mixed credit.
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cartiere arctic paper partecipa al progetto pizza magazine È giunto alla terza edizione Pizza, il semestrale edito da Annus Mirabilis nato con l’intento di scoprire nuovi talenti della moda, del design e delle arti visive sul territorio italiano. Nato da un’idea di Sabrina Ciofi, Andrea Batilla e Alessandro Jumbo Manfredini, Pizza Magazine tratta argomenti di attualità, cultura, arti visive. Arctic Paper ha collaborato a questo importante progetto fornendo Arctic Volume White da 115 g, la patinata opaca ad alto spessore color bianco naturale che si sposa alla perfezione con i contenuti sia grafici sia testuali del magazine. La gamma Arctic Volume è distribuita dal Gruppo Monzese Carta. arcticpaper.com
un altro premio ad arjowiggins per il rilancio di conqueror
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La campagna per il rilancio della gamma di carte Conqueror, concepita e realizzata dall’agenzia reflexparis con la collaborazione del noto designer e tipografo Jean François Porchez, si è aggiudicata un altro importante riconoscimento. “It’s Not What You Say, It’s How You Say It” è stata premiata a Parigi in occasione del Grand Prix Stratégies du Design con L’Editorial Design Award. La campagna ruota attorno al lancio di nuove finiture, colori e servizi inediti dedicati ai designer, come la serie di 5 nuovi font firmati da Jean François Porchez (scaricabili gratuitamente dal sito di Conqueror). Oltre ad essi, include il disegno e la realizzazione di innovative e originali brochure, pratici strumenti rivolti ai designer e a supporto di attività promozionali. Storico brand delle carte creative di Arjowiggins, Conqueror è ampiamente apprezzato nel mondo della stampa, della comunicazione e del design ed è leader nel settore delle carte creative. conqueror.com
“Earth” ovvero la bellezza della natura nel calendario del gruppo lecta Si tratta in assoluto del primo calendario del Gruppo Lecta che ha deciso di unire, all’interno di un unico progetto grafico, le tre aziende che lo compongono (oltre a Cartiere del Garda anche la francese Condat e la spagnola Torraspapel). “Earth” offre una panoramica sulle bellezze della natura impresse su carta: attraverso dodici scatti di paesaggi naturali visti dall’alto offre una visione della natura suggestiva ed emozionante. Gli scatti sono di Kacper Kowalski, fotografo polacco con la passione del parapendio, mezzo che utilizza per fotografare grazie a una speciale macchina fotografica montata sullo stesso. Dall’alto le caotiche geometrie naturali sembrano integrarsi al meglio con le linee degli interventi umani e si scopre come la natura stessa sia ricca di linee e forme e di colori che si interrompono bruscamente ma non per questo risultano meno armonici. Il calendario è stampato su GardaMatt Art da 200 g, patinata senza legno con superficie opaca a massima levigatezza, ideale per lavori editoriali e commerciali di pregio. gardacartiere.it
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una nuova vetrina per l’eccellenza di stampa Stampati di pregio e packaging d’alta gamma sfilano sul web Debutta in grande stile il nuovo sito di Grafica Valdarno, l’azienda di stampa e nobilitazioni varesina che si presenta ai propri clienti e prospect con un’immagine rinnovata a partire dal marchio, proposto online non in un “semplice” vettoriale ma in riproduzione fotografica, per mostrare gli effetti tattili e visivi che lo caratterizzano nel coordinato aziendale su carta. Il restyling del marchio mantiene le linee originarie degli Anni Novanta, disegnate per esprimere il monogramma GV ma anche per richiamare variamente le Arti Grafiche (la forma generale, a “g”, ricorda lo storico carattere Bodoni, mentre nella “v” in basso si leggono sia un libro aperto, sia l’incontro di due bobine di carta nella stampa offset), e al tempo stesso lo rende attualissimo grazie alle tecniche di stampa scelte per riprodurlo: laminazione a caldo bronzo e texture in rilievo a secco, perfettamente a registro, così da creare giochi di pieni e vuoti, di luci e ombre. In mostra l’eccellenza di stampa e creatività La ricerca del particolare sensoriale, che catturi lo sguardo e seduca il tatto, è una delle caratteristiche di Grafica Valdarno, apprezzata a livello nazionale e internazionale per le ricercatezze ad altissimo contenuto tecnicocreativo dei suoi stampati. Ecco perché il cuore pulsante del nuovo sito è la “Galleria dei lavori”, vera e propria vetrina digitale in cui si possono ammirare i lavori più sorprendenti, esaltati da foto di grande impatto che mettono in risalto la raffinata fantasia combinatoria di superfici e lavorazioni fin nei minimi dettagli delle nobilitazioni applicate. Per rispondere anche alle curiosità più tecniche Grafica Valdarno si distingue nel panorama delle arti grafiche per la riconosciuta cultura tecnica e per la capacità di convertire ricerca e sperimentazione in soluzioni innovative sul prodotto. Per questo, nella sezione “Lavorazioni”, sintetiche descrizioni ed efficaci dettagli fotografici arricchiscono il classico elenco delle tipologie di produzioni, illustrando tutte le tecniche di stampa e nobilitazione utilizzate per dare forza comunicativa agli stampati: abilità di un’azienda che da quasi sessant’anni rende straordinario anche il più semplice foglio di carta. La storia e le news Non mancano certo informazioni sul percorso che ha portato Grafica Valdarno a diventare una delle aziende italiane più significative nell’ambito della stampa di qualità, né una rassegna di articoli pubblicati sulla stampa di settore; i giornalisti, anzi, troveranno in questa sezione comunicati istituzionali e foto di repertorio. Le “News” invece ospiteranno le notizie di rilievo che riguardano l’azienda, come la partecipazione a eventi fieristici del settore o la collaborazione con esposizioni extrasettoriali che il management di Grafica Valdarno guarda con sempre maggiore attenzione. Guardare e poi toccare Per la sua nuova immagine virtuale Grafica Valdarno ha scelto, in una struttura agevole da navigare, la raffinatezza di un layout dai toni tenui ed eleganti che dia il massimo risalto all’inconfondibile stile e alla qualità dei suoi lavori. È bene ricordare però che la forza di certe lavorazioni è pienamente apprezzabile quando vengono sollecitati anche i sensi: ecco perché i consulenti dell’azienda varesina sono disponibili per fornire una panoramica ben più ampia e suggestiva, insieme a un supporto tecnico e creativo che consente di trovare efficacia di espressione anche per idee solo apparentemente irrealizzabili. Grafica Valdarno - Tel. +39.0331.21.29.44 e-mail info@graficavaldarno.it www.graficavaldarno.it Comunicazione d’impresa
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le novità green di guandong a viscom italia
le tonalità dei drink più famosi nella nuova collezione fabriano cocktail Si comincia con il giallo Mai Tai e il verde Mohito e si arriva al nero Black Russian fino al grigio Dorian Gray, passando per il bianco che, a seconda della tonalità, diventa Gin Fizz o White Lady. Ma le nuove carte e cartoncini naturali non sono solo coloratissimi, il vero plus è che sono arricchiti da uno speciale trattamento perlescente su entrambi i lati che garantisce un risultato particolare e innovativo. Perfetta per la stampa offset ma adatta a tutti i processi di stampa, Fabriano Cocktail è una carta colorata in pasta, disponibile nel formato 70x100 in due grammature: 120 gr. per inserti scintillanti e prestigiose brochure e 290 gr. per packaging lussuosi e copertine preziose. Le carte e i cartoncini della nuova collezione sono realizzati con il 100% di pura cellulosa ECF e certificati Fsc. fedrigonicartiere.com
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Fedele alle promesse, Guandong ha presentato in occasione di Viscom 2011 a Milano un altro tassello che va ad aggiungersi alla già nota linea “Green Life for Digital Media” che comprende supporti contraddistinti dalla riciclabilità e da una particolare attenzione all’ambiente. Oltre alla speciale linea eco-canvas cotone e poliestere matt e gloss predisposta per ottenere la massima resa di stampa con inchiostri dye pigment, Latex e UV Curable (260 e 360 grammi) e Full Plastic 100% poliestere (160, 180 e 215 my) utilizzabile anche come backlit e adatto a qualsiasi tipo di stampa, si sono aggiunti altri due nuovi prodotti. Il primo è Rafia Interhoven HD-PE da 175 grammi disponibile dallo scorso ottobre, un banner intrecciato con finitura matt a elevata resistenza meccanica (tre volte superiore a un normale banner) e un’assoluta leggerezza, ideale per la stampa UV curable e Latex. Annunciato ma disponibile a partire dal prossimo gennaio è invece PE Banner, un supporto costituito al 100% da poliolefina con finitura matt resistente alle sollecitazioni meccaniche proprio per la presenza di polietilene. Stampabile con inchiostri Latex e UV ma anche con i tradizionali inchiostri a solvente e i più nuovi a eco-solvente. guandong.it
Torraspapel illumina le etichette per bevande Torraspapel, società del gruppo Lecta, ha presentato in occasione della fiera Brau Beviale di Norimberga, il più importante appuntamento per il settore della birra e bevande, la linea di carte metallizzate Metalvac. Riciclabili al 100% e concepite per etichette sofisticate, le carte Metalvac sono disponibili in argento o oro, lucide o opache con vari tipi di goffratura superficiale (lino, spazzolato e pin-head). La gamma Metalvac è certificata FSC e PEFC e proviene da centri produttivi che vantano le certificazioni di qualità ISO 9001 e ambientali ISO 14001 ed EMAS. Il recente investimento in un nuovo impianto di metallizzazione nello stabilimento di Leiza, in Spagna, consentirà di aumentare del 70% la capacità produttiva di carta metallizzata prodotta dalla cartiera. torraspapel.com
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agenda Helsinki capitale del design nel 2012 La capitale della Finlandia si prepara al World Design Capital 2012 con un programma di dodici mesi di eventi correlati al design con mostre, conferenze e altre manifestazioni legate alle innovazioni nel campo dell’architettura e dell’urbanistica. Il creativo Harri Koskinen ha realizzato per SiroProduction un video che ci mostra un tour della città, l’unica del mondo nordico a essere un luogo ideale per vivere e lavorare, stabile e sicuro, con un alto standard di vita e del benessere. Una città all’avanguardia e competitiva per innovazione, ricerca e sviluppo ma soprattutto per il design. wdc2012helsinki.fi Manifestazione
Titolo
Mostra - Design Colani Biodesign Show Fiera - Turismo BIT Mostra - Design Vitality. Corea Young Design Fiera - Comunicazione visiva Fespa Digital Fiera - Promozionale Promotion Expo Fiera - Arredamento Salone del Mobile Fiera - Arti grafiche Drupa
Quando
Dove
Info
fino all’8 gennaio Milano 16-19 febbraio Milano Rho fino al 19 febbraio Milano 21-24 febbraio Barcellona 21-23 marzo Fieramilanocity 17-22 aprile Milano Rho 3-16 maggio Düsseldorf
triennale.org bit.fieramilano.it triennale.org fespa.com ops.it cosmit.it drupa.com
come trovarli gli inserzionisti di questo numero
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COMITATO DI REDAZIONE
PRINT BUYER n. 36 - uscita dicembre 2011 Direttore responsabile Ruggero Zuliani Condirettore Anna Aprea aprea.a@ilpoligrafico.it Responsabile di redazione Titti Cocola cocola.t@ilpoligrafico.it Redazione Vanna Pizzetti pizzetti.v@ilpoligrafico.it Cristina Rossi rossi.c@ilpoligrafico.it Art director Cristina Mascherpa mascherpacristina@virgilio.it Impaginazione Cristina Mascherpa, Chiara Arrigoni Copertina Cristina Mascherpa, “La luna è di carta”, omaggio a Tsukiyoka Yoshitoshi. PrintTv Laura Scatena Sede Zeta’s - 20137 Milano, via Kolbe 8 Tel. 02.7529101, Fax 02.75291039, printbuyer@ilpoligrafico.it Marketing&Business Development Paolo Fiorelli Tel. 02.7529101, fiorelli.p@ilpoligrafico.it Pubblicità Rancati Advertising: Claudio Sanfilippo Tel. 02.70300088 csanfilippo@rancatinet.it Zeta’s: Manuela Terreni (commerciale) terreni.m@ilpoligrafico.it Tel. 02.40047399, 3475822745 - Lucia Cremascoli (segr. pubblicità) Tel. 02.75291030 cremascoli.l@ilpoligrafico.it Numeri arretrati euro 12,50 cad. Abbonamenti tel. 02.75291020 abbonamenti@ilpoligrafico.it Quota annua euro 39,00 per l’Italia, euro 64,00 per l’Europa, euro 74,00 extra Europa. I versamenti possono essere effettuati con bonifico bancario a: Zeta’s srl - Credem Ag. 2 Milano - IBAN IT31 X030 3201 6010 1000 0060 641 oppure sul c/c postale n. 41419201. R.E.A. Milano n. 1190227 Autorizzazione Tribunale Mi n. 706 - 11.10.04 Stampa Grafiche Parole Nuove - Brugherio (MB)
Hanno collaborato a questo numero:
Lorenzo Capitani Luca Fiammenghi Moreno Martelloni Achille Perego Sonia Spagnol
Renzo Callegari Direttore Centrale di Produzione Lowe Pirella Fronzoni Presidente Assoprod renzo.callegari@loweworldwide.com Lorenzo Capitani Esperto di stampa e giornalista lorenzo.capitani@alice.it
Luca Fiammenghi Visual designer Docente presso diversi istituti di formazione visdesign@fastwebnet.it Maria Rosa Mantellato Marketing di prodotto stampa e cartotecnica Postel S.p.A. mariarosa.mantellato@postel.it
Gli articoli firmati impegnano esclusivamente gli Autori. Dati e caratteristiche tecniche sono generalmente forniti dalle Case costruttrici, non sono comunque tassativi e possono essere soggetti a rettifiche in qualunque momento. Tutti i diritti sono riservati. Notizie e articoli possono essere riprodotti solo a seguito di autorizzazione dell’editore e comunque sempre citando la fonte. Testi e fotografie, qualora non espressamente richiesto all’atto dell’invio, non vengono restituiti. Desideriamo informarLa che il D.Lgs. 196/03 (Testo Unico Privacy) prevede la tutela di ogni dato personale e sensibile. Il trattamento dei Suoi dati sarà improntato ai principi di correttezza, liceità e trasparenza e della Sua riservatezza. Ai sensi dell’art. 13 del Testo Unico, Le forniamo quindi le seguenti informazioni: il trattamento che intendiamo effettuare verrà svolto per fini contrattuali, gestionali, statistici, commerciali, di marketing; il trattamento, che comprende le operazioni di raccolta, consultazione, elaborazione, raffronto, interconnessione, comunicazione e/o diffusione si compirà nel modo seguente: archiviazione su supporto cartaceo e archiviazione informatizzata su personal computer. Il titolare dei dati è: Zeta’s srl nella persona del Rappresentante Legale. Il responsabile del trattamento dei dati è: Alessandra Gori Montanelli (gorimontanelli.p@ilpoligrafico.it, via Kolbe 8, Milano, tel. 02.7529101, fax 02.75291032). Al titolare del trattamento Lei potrà rivolgersi per far valere i Suoi diritti così come previsti dall’art. 7 del D.Lgs. 196/03. Associato all’USPI
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