Il Poligrafico, n. 189, Marzo - Aprile 2019

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Stampa e nuovi media nell’era digitale

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1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018


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Abar Litofarma 48 Acimga 16,20 Acquaviva Marcello 14 ADCI Servizi 18 ADF & PCD 54 Agfa 24,33 AGH 8 Albéa 54 Alecom 10 AMAPLAST 16 Andritz 9 Angeramo Antonio 11 Arctic Paper 45 Argi 16,20 Ars et Inventio 21 Art Directors Club Italiano 18 ArtCodex 70 Arti Group 8 AssGraf 16 ASSO.IT 14,40 Assolombarda 60 Atel 28 Azul Sistemi 63 Baiano Antonio 15 Bain Capital 9 Baldwin 56 Ballestrazzi 46 Bancolini Adriana 9 Bancolini Piero 9 Barco 33 Barisoni Sebastiano 60 Bartoletti Karim 18 Bavaria 8 Beltrame 9 BEWE 18 Bimec 56 Blanga Jack 18 BlueCrest 44 Bobst 15,49,56 Boccia Vincenzo 60 Boni Luca 21 Bonomi Carlo 60 Boogaard Ed 33 Bottesini Umberto 18 Boudry Christophe 54 Bowater 28 Bozza Francesco 18 Bressan Alessio 50 Bressan Dino 50 Bressan Michel 50 Briganti Andrea 21 Brini Maurilio 18 Brittin Matt 60 Brofind 56 Bronte Book Solutions 45 Brother 14 Brunner Laurel 33 Burgo Group 9,45 Busselot Erwin 47 Campanella Luigi Stefano 33 Camporese Enrico 15 Camporese Macchine Grafiche 15,19 Canegrati Tino 14 Canon 14,30,45 Capuano Ignazio 9 Carbonara Diego 15 Carnevale Maffè Carlo Alberto 20 Cartiera di Avezzano 9 Cartiera di Foggia 9 Cartiere Miliani 9 Casiraghi 9 Castelli Gianpiero 9 CCE International 56 Cecchetti Giacomo 68 Centro stampa digital print 36 CEWE 12

Chasseur Pietro Chemco Ciastellardi Claudio Ciffa Massimiliano Cinquepalmi Luca Circle Media Group Citro Fabrizio Colnaghi Paolo Comexi Compostudio Connext Consip Conversion Crawford technologies Crimi Vito Cromografica Crotti Francesco CST Curci Fabrizio Dal Monte Alessandro Dallavalle Andrea De Felice Massimo Dentsu Aegis Network Deutsche Messe Diotallevi Marco DLV BBDO Donau Carbon Donnelley Dotti Fabio Ducati Durst Dusi Marco Eastern Press Easydot Edigit Efi Elcograf Epson Italia Esanastri Esseci Etichettificio Aretino Eurogravure Eurostampa EY Yello Fabrizi Danilo Fabrizi Michele Faenza Group FAMA for Print Fasoli Domenico Favillini Eugenio FCB Fedrigoni Fedrizzi Fabio Ferrante Ferrarini&Benelli Ferraris Rita Fespa Italia FG Industria Grafica Fieg Fiera Milano Finlogic Flint Group Flisa Trykkeri Fontana Attilio Foresi Andrea Fracchioni Massimo Fujifilm Fullbright Scott Gama GB_22 Gew Giaume Alessandro Gifasp Gilboa Ron Giovanelli Marco Gitto Vicky

35 28 29 15 18 8 14 66 56 28 60 72 21 45 14 37 40 33 16 14 21 60 18 16 18 18 56 33 18 21 30 40 28 10 15 47 8,10 14 14 56 11 8 37 18 66 66 11 12 10 49 18 69 40 9 56 42 14 14 14 16 12 12 11 60 18 66 15,38 54 56 18 56 21 49 21 37 18

Giuliani Samanta 18 Grafica Valdarno 35 Grafica Veneta 45 Grafiche Favillini 49 Grafikontrol 56 Graphistudio 29 Gruppo Fullsix 18 Gruppo Masserdotti 14 Gut Hans 45 H.B. Fueller 56 Happyprinting 11 Hasta Manana 18 Heidelberg 3,15,16,34,42,49 Helio Charleroi 8 HH Global 10 Horizon 45 HP 10,11,14,29,45 Huber Group 21 Hunkeler 44 Hunkeler Michel 45 Hunkeler Stephan 45 Iabichino Paolo 18 Iacono Davide 18 Ibm 38 ICE Europe 56 Il Sole 24 Ore 60 Imperial Gutenberg 15 IMS 56 In.Deco Serigrafia 14 Indiana Production 18 Indigo 24 Industrie Grafiche Bressan 50 InfoPrint Solutions 38 International Paper 49 Intralogistica Italia 16 Ipack-Ima 16 Ipex 26 Ist. Poligrafico Zecca dello Stato 9 J Point Plus 11 JINGWEI Systemtechnik 12 Keypoint Intelligence-InfoTrends 21 Kodak 22,34,52 Koenig & Bauer 21,39 Kolliopoulos Kelly 12 Komori 9,39,51,66 Konica Minolta 45,62 Konskilde 56 61 Kurz 14 Kyocera Document Solutions Landa Benny 25 Landini Maurizio 60 Lissenburg Charles 47,62 Litoquick 66 Litorama-Inprint 9 Living Ink 54 LIYU Italia 57 Lo Duca Fulvia 48 Longo Massimiliano Maria 18 Loop Design 14 Lorenzo Marini Group 18 Lorusso Paolo 14 Luxoro 61 Macarti Massimo 14 Macchingraf 16 Mack Brooks 56 Maggioni Fiorenzo 14 Maggioni Serigrafia 14 Malagoli Luciano 70 Malagoli Marco 70 Mambretti Alessandro 40 Manroland 9,39 Marks-3zet 12,17 Marshall Kevin 54 Martella Paolo 29 Massaro Salvatore 40 Masserdotti Alberto 14

Mastergraph 11 Mastromatteo Giuseppe 18 Mattiello Alberto 21 Mazzeri Giorgio 40 Meat-Tech 16 Meccanotecnica 43,45 Mediagraf 15,16 Mediterranea 29 Meijer Jean-Pierre 11 Mertens Danny 16 Metsa Board 54 MGI 63 Microsoft 54 Molino Sergio 33 Monaco Claudio 14 Mondadori Printing 10 Mondi 45 Montanaro Lorella 18 Moretti Gabriella 28 Mullenlowe 18 Müller Martini 45,47 Murray Simon 11 Musitelli Agostino 14 Natalii Sp. z.o.o. 12 Nava Ottavio 18 Nava Press 15 Nazzari Roberto 63 Nicola Amedeo 35 NIIAG 8 Nordmeccanica 56 Nowaczyk Arthur 12 NTG Digital 11 Océ 38 Ogilvy Italy 18 OKI Europe 12,14 Olivetti 14 Onlineprinters 10,13 Oriani Davide 14 P&P Promotion 14 Palaveri Alberto 21 Palladio Group 50 Paolazzi&Capitini 16 Paperskin 42 Pastore Angela 18 Patruno Sabino 14 Pazzini Stampatore Editore 68 Pea Arturo 14 Pentawards Live 54 Peroni Enrico 21 Piazza Claudio 40 Piscopo Vincenzo 18 Pitney Bowes 45 Pizzocri Massimo 14 Plast 16 Polyedra 58 Posarelli Nicola 14 Pozzoni gruppo 8,10 Premutico Bruno 15 Print4All 16 Print4All Conference 20 Printbee.it 15 Profitec 45 Protti Quinto 36 Protti Sergio 36 Publicis 18 Puccio Daniele 14,16 QN 9 Rampoldi Alessandro 10 Ramunni Massimo 21 Re 56 Reed Exhibition 56 33 Reprocolor International 14,35,45 Ricoh Riffeser Monti Andrea 14 Riso 45 Risograph Italia 31

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indice dei nomi

Rizzi Vittorio 16 Romano Frank 40 Rossi Claudio 11 Rossi Cristina 40 Rossi Gianluca 45 Rossini Matteo 9 Rotolito 15,28 Rovetta Nicola 18 Rusticus Sven 11 SAC Serigrafia 14 Sacchital 21 Sala Giuseppe 60 Saluzzi Pino 29 SAM Europe 56 Santi Paolo 14 Sanzone Maurizio 10 Sappi 67 Sauvaigne Riccardo 38 Saveri Gianguido 18 SAXOPRINT 75 Schaper Caroline Yvonne 18 Schwartz Achim 12 Scitex 34 Scodix 10,42,45 Screen 9,45 Scuola grafica S. Zeno 35 Serimon 14 Sharp 14 Siani Stefania 18 Sigma Schede 29 Simeoni Arti Grafiche 10 Simeoni Diego 10 Simeoni Silvano 10 Simple Agency 18 Sironi Alberto 40 Sitma 45 SMP Solutions 11 Spaccavento Sergio 21 Sprint24 11,32 Stefanoni Stefano 35 Stillo Angela 18 Studio Grafico Susini 33 Taga Italia 39 Tecnau 12 Tedeschi Massimiliano 14 Tenchini Carlo Alberto 14 The Big Now 18 The Innovation Alliance 16 TheFactory 37 Timson 39 Tittozzi Alberto 12 TL Tecnolito 33 TOKA 12 Tramontina Tullio 29 Turati Arti Grafiche 63 Two Sides 21 TWS 12,55 UCIMA 16 Ulmex 41 UNI Global Union 8 Valeri Massimo 18 Van Gaever Dimitri 47 VanSon 12 Vea 56 We Are Social 18 Windmöller & Hölscher 56 Winset/Digiset 33 Wolff Peter 45 Wurst Christian 10 Xeikon 16,24,33,45 Xerox 14,16,25,45 Xplor Italia 72 18 YourDigital Zechini 59 Zucca Ottavio 15 Zund 5


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Sommario

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Speciale 25 anni di stampa digitale

piombi Primo piano Accordo sindacale al NIIAG............ 8 Il bolivar venezuelano dà una mano a Cartiere Miliani....... 9 Unico polo per Litorama-Inprint...... 9 Aziende grafiche......................10 Fornitori....................................12 Istituzioni...................................14 Eventi........................................16 Influencer..................................18 speciaLE 25 anni di stampa digitale Alle origini della tecnologia che ha rivoluzionato l’industria grafica..24 I primi utilizzatori italiani...............29 L’evoluzione attraverso le varie edizioni di Drupa..........................34 Intervista a Frank Romano...........40

eventi Print4All Conference: tecnologia, comunicazione “tailor made”, sostenibilità ambientale...............20 Hunkeler Innovationdays 2019: declinazioni digitali...................... 44 Packaging: ADF & PCD a Parigi, Pentawards Live a Amsterdam....54 ICE Europe + CCE International a Monaco di Baviera....................56 Connext e il futuro “dell’azienda Italia”.......................60 Open house Konica Minolta.........62 uomini&aziende Litoquick installa la prima Lithrone 529HC HUV in Italia........26 RUBRICHE I nomi di questo numero................ 4 L’eccellenza italiana L’Oscar della Stampa nel Packaging farmaceutico.........48 Cartaonline Il negozio del futuro è digitale, fisico, soprattutto esperienziale...64 Printing portraits Gli 007 dei codici miniati.............68 Lex, legis Stampatori e PA: le opportunità sul mercato portate da Consip....72 L’opinione di... S. Facchini Un passo avanti e uno indietro.....74

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alle origini della tecnologia che ha rivoluzionato il mercato dell’industria grafica pag. 24

la testimonianza dei primi utilizzatori italiani pag. 29

l’evoluzione attraverso le varie edizioni di drupa pag. 34

Colophon

Direttore responsabile Ruggero Zuliani ruggero.zuliani@strategogroup.net Redazione giulia virzì tel. 02 49534500 giulia.virzi@strategogroup.net FEDERICO ZECCHINI

Pubblicità mauro tironi tel. 02 49534500 mauro.tironi@strategogroup.net deborah ferrari tel. 389 9004599 deborah.ferrari@strategogroup.net Rancati Advertising: Claudio Sanfilippo tel. 02 70300088 csanfilippo@rancatinet.it Ufficio traffico BRANDO ZULIANI tel. 02 49534500 brando.zuliani@strategogroup.net

Hanno collaborato a questo numero: valentina carnevali, marco deplano, Sergio Facchini, Achille Perego, michela pibiri, elena piccinelli Progetto grafico e impaginazione Cristina Mascherpa Redazione Centro Direz. MilanoOltre, Segrate MI tel. 02 49534500 fax 02 26951006 Ufficio abbonamenti tel. 02 49534500 fax 02 26951006 abbonamenti@strategogroup.net Editore STRATEGO GROUP srl - Segrate MI www.stampamedia.net

Interno stampato su carta Sappi Magno volume da 100 g/m2. ABBONAMENTI

quota annua euro 84,00 per l’Italia, 144,00 per l’Europa, 159,00 extra-Europa. Numeri arretrati: 15 euro cad. copia. I versamenti possono essere effettuati con bonifico bancario a Stratego Group srl IBAN: IT70 C034 4020 6000 0000 0264 200

Stampa PressUP - Nepi (VT) www.pressup.it Copertina Art direction: Cristina Mascherpa

Associato a:


hunkeler innovationdays: declinazioni digitali pag. 44

gli 007 dei codici miniati pag. 68

print4all conference: Tecnologia, comunicazione “tailor-made” e sostenibilità ambientale i temi principali pag. 20

R.E.A. Milano n. 1190227 Autorizz. Trib. Mi n. 512 del 26.10.85 Gli articoli firmati impegnano esclusivamente gli Autori. Dati e caratteristiche tecniche sono generalmente forniti dalle Case costruttrici, non sono comunque tassativi e possono essere soggetti a rettifiche in qualunque momento. Tutti i diritti sono riservati. Notizie e articoli possono essere riprodotti solo a seguito di autorizzazione dell’editore e comunque sempre citando la fonte. Testi e fotografie, qualora non espressamente richiesto all’atto dell’invio, non vengono restituiti. Desideriamo informarLa che il D.Lgs. 196/03 (Testo Unico Privacy) prevede la tutela di ogni dato personale e sensibile. Il trattamento dei Suoi dati sarà improntato ai principi di correttezza, liceità e trasparenza e della Sua riservatezza. Ai sensi dell’art. 13 del Testo Unico, Le forniamo quindi le seguenti informazioni: il trattamento che intendiamo effettuare verrà svolto per fini contrattuali, gestionali, statistici, commerciali, di marketing; il trattamento, che comprende le operazioni di raccolta, consultazione, elaborazione, raffronto, interconnessione, comunicazione e/o diffusione si compirà nel modo seguente: archiviazione su supporto cartaceo e archiviazione informatizzata su personal computer. Il titolare dei dati è: Zeta’s srl nella persona del Rappresentante Legale. Il responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche dati ad uso redazionale è Ruggero Zuliani (ruggero.zuliani@strategogroup.net - via Cassanese 224 - Segrate (Milano) - tel. 0249534500 - fax 0226951006). Al titolare del trattamento Lei potrà rivolgersi per far valere i Suoi diritti così come previsti dall’art. 7 del D.Lgs. 196/03.

Per inviare inviti alla redazione per conferenze o eventi, scrivere a inviti.redazione@strategogroup.net Organo Ufficiale ITALIA

associazione tecnici arti grafiche italia

EURO GRAPHIC PRESS

Il Poligrafico è la rivista italiana del Gruppo Eurographic Press www.eurographicpress.com

In questo numero

La responsabilità dell’invenzione

C’è chi ha creato uno scanner con una telecamera di sorveglianza, perché le tecnologie di digitalizzazione che aveva a disposizione non erano abbastanza. C’è chi ha di Giulia Virzì costruito un leggio con acciai chirurgici per non graffiare manoscritti antichi di secoli e aprirli al massimo di 45 gradi. Lo stesso Benny Landa – ancora adolescente – costruì, con tubi di gomma e il motore elettrico di un vecchio fonografo, un miscelatore per gli acidi dello sviluppo delle fotografie. Ci sono invenzioni che cambiano il corso della storia e la vita di milioni di persone. Non si esagera, basti pensare, rimanendo nel solco della stampa, al contributo che a metà del XV secolo Johannes Gutenberg diede alla diffusione della cultura, dell’informazione, delle idee. Basti pensare, più di recente, al lancio della tecnologia di stampa digitale, che in questo numero del Poligrafico andiamo a ripercorrere alternando una visuale “da platea” a una “da dietro le quinte” (ci siamo fatti raccontare dagli stampatori la storia che li lega al digitale, la fiducia e le paure dell’investire in una tecnologia che negli anni Novanta era ancora un azzardo). E poi ci sono invenzioni, come quelle elencate all’inizio di questo testo, che magari non cambiano il corso della storia ma che senz’altro sono testimonianza di quanto siano stati fondamentali in passato (e di quanto molto spesso lo siano ancora) l’ambizione e il coraggio delle persone nel settore dell’industria grafica. Di quanto gli uomini, gli inventori, gli imprenditori siano in grado di espandere gli elastici confini della tecnologia, riuscendo a vedere dove altri ancora non hanno visto. Ciò che differenzia l’invenzione dalla scoperta è il fatto che la prima è sempre legata allo studio, alla sperimentazione, alla ricerca empirica o scientifica. L’invenzione ha le sue radici nella conoscenza, e la conoscenza la si accresce solo con la formazione. L’assenza di una adeguata e aggiornata formazione si traduce in scarse competenze, bassa competitività e incapacità di interpretare (e usare a proprio vantaggio) le innovazioni. Nelle scuole grafiche ci sono docenti preparati e volenterosi, studenti impazienti di mettersi alla prova. Ma ci sono anche laboratori non attrezzati, impossibilità di acquistare materiali indispensabili per lo studio delle applicazioni. Un’inadeguatezza cronica e strutturale, di fronte alla quale la buona volontà delle persone non è altro che un piccolo Davide armato solo di fionda per uccidere Golia. Un’istruzione inadeguata immette sul mercato lavoratori ancora immaturi, demandando la vera formazione alle aziende, che devono comprare le competenze da chi fornisce loro le tecnologie. Il rischio è che si rompa il sottile filo che dalla conoscenza porta all’invenzione. Il rischio è che si perda la capacità di vedere dove altri ancora non hanno visto.

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Primo piano Aziende grafiche Fornitori Istituzioni Associazioni Dati di settore Event

Accordo sindacale al NIIAG: il welfare entra in azienda Sono serviti quasi quattro mesi di trattative ad azienda e sindacati per siglare l’accordo sulla revisione del sistema retributivo per i circa 360 dipendenti del Nuovo Istituto Italiano di Arti Grafiche di Bergamo, acquisito l’anno scorso dal gruppo Pozzoni attraverso la controllata Elcograf, insieme con Eurogravure di Treviglio. Le due società che facevano capo al fondo Bavaria con la ex Arti Group, per qualche mese erano state acquisite dalla finanziaria AGH. L’accordo siglato rientra nella cura Pozzoni, basata su investimenti da realizzare negli anni per migliorare la produttività e su un risparmio dei costi per renderle profittevoli. E consentire di mantenere l’attuale

Lo stabilimento della ex Arti Group.

forza lavoro con percorsi di riqualificazione per chi sarà chiamato a svolgere nuove mansioni. Sulla parte riorganizzazione e investimenti l’azienda aveva già incassato l’approvazione dei sindacati. Riorganizzazione che ha tra i suoi punti centrali l’internalizzazione di lavori prima affidati a cooperative esterne. Già dal primo marzo sono state riportate direttamente in azienda le attività di confezione punto metallico

con una dozzina di nuove assunzioni con contratti a tempo determinato di lungo periodo destinati a essere stabilizzati. Una trentina di persone è stata assunta con lo strumento della somministrazione di lavoro con contratti corrispondenti a quello nazionale del settore grafico. Con l’obiettivo di arrivare al break-even nell’arco di due anni, Pozzoni ha considerato inevitabile anche una riduzione del costo

del lavoro adeguandolo alla media del mercato e delle altre aziende del gruppo e cancellando retaggi e privilegi retributivi del passato non più compatibili con l’attuale realtà produttiva e competitiva. La richiesta dell’azienda era stata rifiutata inizialmente al tavolo sindacale. L’accordo prevede che la vecchia quattordicesima e altre voci della busta paga extra contratto nazionale siano sostituite da un premio aziendale basato sull’assiduità lavorativa e l’efficientamento delle lavorazioni, dei tempi di consegna e della capacità produttiva. Il premio annuo potrà arrivare fino a mille euro che i lavoratori potranno decidere se investire nel nuovo fondo per il welfare aziendale.

Una novità anche per il settore grafico. Chi opterà per il fondo potrà utilizzare il premio per spese medico-sanitarie, previdenza integrativa ma anche tempo libero (viaggi), cultura (libri e studi per i figli) e buoni ristorante o carburante. Lo stesso schema di accordo era stato proposto anche ai circa 150 dipendenti di Eurogravure. In questo caso, il confronto è stato più difficile tanto che il tavolo era stato abbandonato, era stato proclamato lo stato di agitazione e l’azienda aveva disdetto unilateralmente la contrattazione di secondo livello. Adesso però si è aperto uno spiraglio: ad aprile le parti tornano a incontrarsi. Achille Perego

Circle Media Group, i sindacati europei contro i licenziamenti “Pratiche non ortodosse”, denunciano i sindacati. “Conduciamo la nostra attività in modo corretto e diretto”, risponde il gruppo. Intanto sul sito di Circle Media Group non c’è più traccia della belga Helio Charleroi. 8

«Naturalmente Circle Media Group (CMG) riconosce il diritto dei lavoratori di organizzarsi. Tuttavia, gli argomenti utilizzati in questo appello sono privi di fondamento e dannosi per la nostra azienda, i nostri dipendenti e il nostro management». Risponde così Circle Media Group alla mobilitazione avviata da diversi sindacati in tutta Europa (e non solo) in risposta alla chiusura dello stabilimento di Helio Charleroi e al licenziamento dei suoi 180 dipendenti. Lo scorso gennaio l’azien-

da belga ha presentato istanza di fallimento, un passo “inevitabile in quanto l’ulteriore proseguimento delle attività rotocalco di Helio non è sostenibile nelle attuali condizioni di mercato”, avevano dichiarato i vertici dell’azienda con sede a Fleurus, a sud di Bruxelles. Nella sezione “our companies” all’interno del sito web di Circle Media Group non c’è già più traccia dell’azienda belga. La federazione sindacale globale UNI Global Union ha criticato la liquidazio-

ne della Charleroi mobilitandosi per “affrontare le attività irresponsabili di Circle Media Group”. Sono state presentate denunce alle autorità competenti per le “pratiche finanziarie opache di CMG che mettono a rischio posti di lavoro”, si legge in un comunicato sul sito della UNI Global Union. «La liquidazione della Charleroi riflette le pratiche non ortodosse degli azionisti cipriota e lussemburghese, al di fuori della giurisdizione dei Paesi in cui si trovano i lavori di stampa», conti-

nuano i sindacati. «Circle Media Group opera in circostanze molto difficili, ma conduciamo la nostra attività in modo corretto e diretto» risponde il gruppo. «Helio è stata supportata negli ultimi anni con diversi milioni di finanziamenti. Sfortunatamente non siamo riusciti a mantenerla operativa. Queste accuse infondate possono mettere ulteriormente in pericolo la nostra attività, i rapporti con i nostri stakeholder e il lavoro dei nostri dipendenti», conclude CMG.


La moneta venezuelana dà una mano alle Cartiere Miliani di Fabriano Il bolivar venezuelano, oltre alla carta moneta per la Turchia e l’Indonesia, ha dato una boccata d’ossigeno alle Cartiere Miliani che, come riporta il Quotidiano Nazionale, nel 2018 ha vissuto un periodo di sofferenza per il calo degli ordini. L’azienda marchigiana ha scongiurato il ricorso alla cassa integrazione fino al prossimo autunno: con le ultime commesse il lavoro a Fabriano è garantito almeno per i primi otto mesi del 2019 sebbene con uno solo dei tre impianti per la produzione di carta valori. Tra i sindacati comunque permane una certa preoccupazione sul futuro e per questo hanno chiesto alla

Cassa integrazione scongiurata almeno fino al prossimo autunno. Ma i sindacati chiedono alla proprietà “chiarezza sul progetto imprenditoriale”

proprietà, il fondo americano Bain Capital, “chiarezza sul progetto imprenditoriale”. I timori nascono anche dalla concorrenza in aumento, in particolare di player internazionali come nel caso della Bce (Cartiere Miliani sono tra le poche autorizzate a produrre la carta per la stampa delle banconote in euro) che potrebbe centralizzare la realizzazione della moneta unica. Ma a Fabriano guardano anche alla concorrenza di realtà nazionali emergenti come la Cartiera di Foggia, la cui proprietà è dell’Istituto Poligrafico Zecca dello Stato che fino all’inizio del Duemila era titolare proprio delle Cartiere A.P. Miliani.

La cartiera di Avezzano (gruppo Burgo) riparte dal cartone ondulato “green” La cartiera di Avezzano, lo stabilimento del gruppo Burgo che era stato chiuso cinque anni fa, vive una rinascita che, come scrive il Corriere della Sera, profuma di carta, anzi di cartone. Quello ondulato, adatto agli imballaggi. Un settore in ascesa, anche grazie all’e-commerce. Così l’impianto in provincia de L’Aquila è ripartito con una riconversione che ha fatto leva sul trend positivo della raccolta differenziata di materia prima a livello locale e nazionale. Come ha spiegato l’amministratore delegato del gruppo Burgo, Ignazio Capuano, per lo stabilimento di Avezzano ridurre la capacità produttiva fu una scelta obbligata di fronte alla crisi del settore delle carte grafiche. E così di 290 lavoratori ne restarono in azienda una trentina. Nel 2016 ha inizio la strategia di Burgo

Group di avere una presenza sempre più forte nel settore dell’imballaggio: sono stati investiti circa venti milioni in macchinari nuovi, affidando al gruppo austriaco Andritz l’incarico di ricostruire e trasformare la PM2 per produrre carta per ondulatori e testliner a due strati con un range di grammatura da 80 a 170. Si prevede che a regime la nuova linea raggiungerà una capacità di circa 200 mila tonnellate con un consumo di 715 mila tonnellate di materia prima destinate alla realizzazione di cartone ondulato rinnovabile. L’idea di Burgo – con la riconversione delle competenze anche degli operai che oggi sono circa 140 – è quella di far diventare Avezzano un polo d’eccellenza per questa tipologia produttiva. A.P.

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Bologna, addio all’ingegner Gianpiero Castelli Dopo lunga malattia si è spento a Bologna l’ing. Gianpiero Castelli, consorte della signora Adriana Bancolini, figlia di Piero Bancolini, primo distributore italiano di prodotti sensibili per l’industria grafica. Gianpiero Castelli è stato un protagonista del settore grafico italiano avendo contribuito in prima persona all’introduzione e alla diffusione nel nostro Paese delle attrezzature Dainippon Screen MFG Co. Ltd (oggi Screen) e delle macchine da stampa Komori Printing Machinery Manufacturing Co. Ltd. (oggi Komori Corporation). I collaboratori e i clienti lo ricordano come persona squisita e gioviale, che univa all’elevata competenza professionale i tratti di una innata gentilezza d’animo. In anni recenti il suo impegno imprenditoriale si era spostato nell’azienda di famiglia “Bancolini Symbol”, leader italiana nel settore della codifica e della logistica. La redazione del Poligrafico esprime le più sentite condoglianze alla signora Adriana Bancolini Castelli e famiglia.

Per Litorama-Inprint un unico polo a Baranzate Il gruppo ha deciso di concentrare le attività produttive (stampa piana e rotooffset) nella sede di Baranzate di Bollate. Qui da anni, sotto il marchio Inprint, girano quattro rotative (una 64 pagine, una 48 e due 16 tutte Manroland) oltre ai reparti pre-press e finishing con circa 80 dipendenti. E qui, come spiega l’ad di LitoramaInprint, Matteo Rossini, arrivato nel gruppo cinque anni fa con il cambio di proprietà (il passaggio della quota di maggioranza dagli ex fondatori Casiraghi e Beltrame alla famiglia Ferrante) e artefice insieme con i suoi collaboratori del rilancio, sono state trasferite le due macchine piane (Manroland 900 e 700) che erano in funzione nell’impianto di Mazzo di Rho oltre a un CtP che ha rafforzato la prestampa. Per le linee di affissione, cartotecnica e stampa digitale sempre nella sede di Litorama, invece, sono aperte più opzioni (cessione, joint-venture ecc.) che saranno valutate in base alle opportunità che fornirà il mercato. A Baranzate si è già trasferita una parte dei lavoratori impiegati a Mazzo (in tutto erano 38) e con i sindacati è in corso la trattativa per gestire poco meno di una decina di esuberi. La scelta della concentrazione degli impianti in un’unica sede, sottolinea Rossini, risponde all’esigenza di efficientare la produzione e ridurre i costi operativi. E rientra nelle strategie per tornare quest’anno alla redditività. Dopo un risultato positivo già nel 2015 e avere chiuso un 2017 brillante, l’anno scorso, pur mantenendo ricavi stabili (circa 35 milioni per Inprint, focalizzata sulla stampa dei “volantoni” della Gdo, e 8 per Litorama) il gruppo ha accusato una perdita contenuta collegata soprattutto al rialzo dei prezzi della carta. L’obiettivo ora è di tornare profittevoli quest’anno. A.P.

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Aziende grafiche Dati di settore Fornitori Istituzioni Associazioni Accordi Eventi Cultura

Diego e Silvano Simeoni, titolari di Simeoni Arti Grafiche.

Ampi spazi (e anima green) per la nuova sede Easydot Anno nuovo, nuova sede. Easydot srl, in concomitanza dell’anniversario dei dieci anni di attività, si sposta in un complesso che dispone di 160 m2 uffici, 400 m2 magazzino su un’area complessiva di 2300 m2. Questa è la nuova collocazione scelta dal managing director Maurizio Sanzone. La struttura disporrà di pannelli fotovoltaici dando una svolta ecologica all’azienda. L’ampio spazio degli uffici, in sinergia con il magazzino e officina - attrezzata per svolgere lavori di manutenzione e revisione di macchinari esistenti -, permetterà una gestione efficiente e precisa della logistica. Predisposta anche un’area destinata all’accoglienza di clienti e visitatori.

Gadget promozionali, su Onlineprinters 800 nuovi articoli Oltre 800 nuovi articoli promozionali, dai portachiavi agli altoparlanti fino ai borsoni sportivi, sono entrati a far parte dell’assortimento di Onlineprinters, che fa così il suo ingresso nel settore dei gadget promozionali. «Ci consideriamo fornitori full service. Nel marketing mix, i gadget come strumenti pubblicitari a lungo termine sono la scelta migliore considerando il rapporto costo-efficacia. L’ampliamento del nostro assortimento consente ai clienti di soddisfare le loro necessità di articoli pubblicitari in maniera semplice e accessibile. I prezzi possono essere calcolati in maniera vincolante 24/7 e gli articoli possono essere ordinati immediatamente», spiega il direttore operativo Christian Würst.

La lombarda Elcograf installa due HP PageWide T490

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«L’inizio di una partnership che sono certo ci darà grandi soddisfazioni». Domenico Fasoli, direttore dello stabilimento di Elcograf, commenta così l’installazione di due sistemi HP PageWide T490 a Cles in provincia di Trento. Elcograf, nata dalla fusione delle attività di stampa della Pozzoni e della Mondadori Printing, è tra le prime tre aziende tipografiche in Europa. «Il sistema HP è molto semplice da utilizzare e la transizione è stata fluida, grazie anche al supporto del fornitore in ogni fase del processo», continua Fasoli. Con l’assetto attuale, Elcograf si propone di coprire tirature dalle 500 alle 500 mila copie e di gestire i diversi lavori senza mai fermare la macchina. I cambi avvengono sequenzialmente, rispondendo in maniera efficiente alle richieste di un mercato caratterizzato da basse tirature, stock sempre più bassi e dalla possibilità di ordinare più ristampe durante l’anno.

Una Scodix Ultra 2 Pro con Foil per Simeoni Arti Grafiche Simeoni Arti Grafiche, azienda di stampa con sede a Sommacampagna in provincia di Verona, ha scelto un sistema Scodix Ultra 2 Pro con Foil per rispondere alle richieste di nobilitazioni di un mercato in continua trasformazione. «L’evoluzione delle tecnologie ci ha portato a investire notevoli risorse nella stampa digitale», dice Silvano Simeoni, socio dell’azienda, «ed è in quest’ottica che si inserisce l’acquisto di questa soluzione da Heidelberg Italia». Simeoni Arti Grafiche, nata nel 1990 come studio grafico da una idea imprenditoriale di Silvano Simeoni, si è evoluta fino a diventare, anche grazie al contributo del nipote Diego, una realtà in grado di soddisfare tutte le esigenze nel campo della stampa digitale. «Molta formazione e molta innovazione tecnica ci hanno portato a quello che siamo oggi: una struttura che opera su oltre 1600 m2 dedicati alla stampa digitale, un flusso completo di stampa in-house che parte dalla pro-

gettazione fino al confezionamento finale. Nel 2015 abbiamo festeggiato le nostre nozze d’argento con la stampa: 25 anni di traguardi, crescita e nuove scoperte», dicono Silvano e Diego Simeoni. Scodix Ultra 2 Pro con Foil nobilita stampati offset, electroink, inkjet e toner fino al formato 545x788 mm con supporti da 135 a 675 g con spessore fino a 700 micron a una velocità di 1.250 fogli all’ora. Il sistema consente di variare la densità del polimero dall’1 al 100% in un’unica passata, aggiungendo profondità e consistenza a immagini e testo. «Abbiamo deciso di investire nella nobilitazione della stampa avvalendoci dell’esperienza Scodix, occupando un mercato assai ricettivo con la convinzione che la qualità e il servizio siano gli elementi vincenti per una azienda che vuole continuare a essere un punto di riferimento del settore», conclude Diego Simeoni.

La comasca Alecom diventa Global Cambio di proprietà per Alecom. Con un accordo, siglato il 28 febbraio scorso, Alecom entra a far parte di HH Global, marketing partner di clienti leader in 44 paesi, già presente in Italia con una filiale a Bergamo e con un fatturato, a livello globale, superiore ai 500 milioni di euro. Alecom, società di print management operante sia nel mercato mass market sia nel mercato del lusso, ha percepito, in anticipo sui tempi del mercato, opportunità e necessità di aggregazione che, pur partendo da una solida base di performance individuali delle due realtà, vede nella convergenza

un’accelerazione e una leva strategica da cogliere e potenziare. I clienti di Alecom beneficeranno della copertura mondiale di HH Global, dell’infrastruttura e dell’accresciuta capacità negoziale e metodologica. Una rivoluzione che permetterà all’azienda

guidata da Alessandro Rampoldi di continuare a crescere nell’ottica di un ulteriore sviluppo e di maggiore stabilità, ma anche di accedere a politiche di sostenibilità oggi fondamentali e al centro dell’interesse di clienti leader nazionali e internazionali.


Faenza Group e Mastergraph, intesa per la “stampa d’alta gamma” Quattro stabilimenti produttivi attivi 24 ore al giorno e macchinari tecnologicamente all’avanguardia sono le basi su cui ripartono, insieme, due aziende milanesi: Faenza Group è entrata nel capitale di Mastergraph. Pur continuando a operare in modo indipendente sul mercato, le due società avranno a disposizione la stampa H-UV a 8 colori con vernice, ideale per i lavori in vari settori (moda, ceramica, arredamento, design e progetti fotografici internazionali), e un reparto di stampa digitale dotato di due HP12000 per la produzione di look book e libri fotografici spesso rifiniti con nobilitazioni digitali. «L’idea è nata a seguito di un’analisi

strategica focalizzata sulle esigenze dei clienti che si trovano a dover realizzare strumenti di comunicazione sempre più complessi, innovativi e con un valore aggiunto in linea con il posizionamento dell’azienda stessa», spiega Claudio Rossi, ceo del Gruppo di Faenza che, come anche Mastergraph guidata da Antonio Angeramo, è un punto di riferimento per i settori della moda, del lusso e del design. Le società «sono ben coscienti del valore che la stampa ha per chi investe nei materiali di comunicazione, soprattutto oggi, in cui il settore digital ricopre una posizione importante nelle soluzioni per comunicare», conclude Rossi.

Happyprinting, ambizioni globali Happyprinting allarga i suoi mercati, firmando un accordo di partnership con SMP Solutions per il lancio del franchising in Australia e Nuova Zelanda, un altro in Norvegia con Flisa Trykkeri - una delle principali tipografie con una forte enfasi sul sociale e responsabilità ambientale -, e un altro ancora con J Point Plus in Bulgaria. Happyprinting è stato inoltre selezionato come Business Partner HP ufficiale e si unirà al programma globale HP InnoPartner. «Grazie a questa partnership con HP, saremo in grado di realizzare la nostra soluzione di franchising per la stampa online disponibile per le stampanti HP Indigo in tutto il mondo e crescere insieme», afferma Sven Rusticus, CEO Happyprinting. Quelli di Australia e

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e Primo piano Aziende Poltrone Eventi Premi Imballaggio Carta Scuole Aziende grafiche

Grande formato e altre novità per Sprint24 La primavera ha portato tante novità a Sprint24, prima fra queste è sicuramente il foglio macchina nobilitato. Utilizzato da tipografi e specialisti delle arti grafiche, era già presente sul sito dell’azienda nel grande e piccolo formato, ma da adesso sarà possibile aggiungere le diverse nobilitazioni: dettagli UV, plastificazioni, stampa a caldo, taglio sagomato ed eventuale rifilo a formato fino a 16 soggetti. La seconda novità riguarda la stampa grande formato: la crescente richiesta di stampa di banner, rollup e pannelli di vario genere ha spinto l’azienda a dedicargli un’intera sezione: una ripartizione di prodotti che promette di rendere l’utilizzo del sito ancora più semplice. Navigando tra i vari prodotti, si trovano tantissime nuove immagini e 3D aggiornati con grafiche colorate, più chiare e descrizioni approfondite che miglioreranno la comprensione di ogni prodotto già dal primo sguardo. Infine sono state create tre nuove sezioni dedicate a settori specifici: studi medici, ristorazione e abbigliamento troveranno qui i prodotti che cercano. Tutte le novità su sprint24.com.

Etichettificio Aretino installa una Domino N610i

Nuova Zelanda sono mercati significativi, perché l’industria della stampa in questi due Paesi rappresenta una dimensione di mercato di circa 8 miliardi di dollari. Ordinare via internet non è una pratica molto diffusa, ma le prestazioni logistiche per l’e-commerce sono affidabili e la diffusione della rete internet è alta. «C’è un grande rapporto personale con SMP Solutions. Entrambi vediamo del potenziale nel rendere la stampa online sem-

plice e accessibile», ha commentato Jean-Pierre Meijer, co-fondatore e cto di Happyprinting. «Siamo entusiasti di far parte del team di Happyprinting», ha detto Simon Murray, ceo di SMP Solutions (nella foto sopra). Dopo il lancio della piattaforma nei Paesi Bassi, in Irlanda e in Corea del Sud, Happyprinting - a soli due anni dalla sua fondazione - è attivo tre continenti. «E questo è solo l’inizio», fanno sapere dall’azienda.

Etichettificio Aretino, un’azienda con sede a Castelluccio in provincia di Arezzo, produce etichette autoadesive dal 1986 per il settore alimentare e beverage, e come prima macchina digitale ha scelto di installare il sistema Domino N610i, fornito da NTG Digital. «Abbiamo scelto il sistema di Domino perché ci è sembrato il più adatto a rispondere alle nostre esigenze in termini di velocità e qualità di stampa. Grazie alla stampa digitale, potremo essere più presenti e competitivi sul mercato delle brevi tirature», fanno sapere dall’azienda. Domino N610i stampa fino a sette colori (CMYK + due bianchi, orange e violet) con risoluzione nativa di 600 dpi fino a quattro livelli di scala di grigi. Ha una delle più piccole dimensioni di goccia (6 pl) per garantire la massima qualità su un’ampia gamma di supporti per etichette in plastica e carta patinata. La macchina è in grado di realizzare la stampa del bianco con doppia testa in qualità serigrafica. Un aspetto, questo, tra i fattori decisivi che hanno portato l’azienda alla scelta di investire in questo sistema.

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Fornitori Dati di settore Aziende grafiche Istituzioni Associazioni Accordi Eventi Cultura

La linea di taglio automatica Tecnau installata presso la sede centrale della CEWE a Oldenburg, in Germania.

Lanciate sul mercato le OKI Serie Pro 1040 e Pro 1050 Finlogic ha siglato un accordo con OKI Europe per la commercializzazione delle due nuove macchine da stampa di etichette in bobina: Serie Pro 1040 e Pro 1050, soluzioni di stampa a tecnologia LED proprietaria OKI di ultima generazione. «Queste macchine rappresentano lo stato dell’arte nella tecnologia LED di stampa di etichette e completano la gamma, dando una risposta seria a molteplici applicazioni che richiedono la stampa del bianco su mercati come quello chimico, cosmetico ed enologico» spiega Alberto Tittozzi, manager della divisione digitale di Finlogic. «Le teste di stampa LED sono garantite per tutta la vita della macchina e in termini di qualità di stampa è la migliore stampa del bianco in assoluto che abbia mai visto da una stampante della sua categoria». Robusti e affidabili per qualsiasi settore di impiego, i due nuovi modelli producono etichette durevoli, indelebili e di alta qualità. Hanno un’area utile di stampa di 127 mm (5”) di larghezza e una velocità di 9 m/min.

Marks-3zet e FAMA for Print, partnership che si consolida La collaborazione tra Marks-3zet e FAMA for Print ha prodotto ottimi risultati nella distribuzione dell’intera gamma di inchiostri UV di TOKA (produttore giapponese di inchiostri UV e leader di mercato) nell’area del Triveneto. La gamma di inchiostri TOKA, e in particolar modo la serie UV 161 per la stampa di etichette in banda stretta, si è affermata come prodotto di punta. Grazie al numero crescente di installazioni di macchine da stampa con tecnologia LED UV, FAMA ha trovato in TOKA (serie TIO) uno dei migliori inchiostri, prodotto in Giappone e conforme alla regolamentazione EUPIA, che potesse garantire qualità e costanza agli stampatori, con una riduzione di inchiostro usato fino al 30% in meno rispetto agli inchiostri europei. Oltre alla proposta della gamma TOKA, il consolidarsi della partnership tra FAMA e Marks-3zet ha portato alla gamma di inchiostri convenzionali VanSon (produttore olandese di inchiostri acquisito da Toka verso alla fine del 2017), relative vernici e prodotti speciali.

Da TWS i plotter JWEI

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JWEI LST-0604RM, plotter da taglio, semitaglio e cordonatura, taglia in digitale direttamente dai progetti originali qualsiasi forma di layout per astucci pieghevoli in cartoncino e qualunque forma per etichette. A pochi mesi dalla sua presentazione in Viscom a Milano, TWS ha installato più di 10 unità guadagnando la nomina di Golden master distributor da JINGWEI Systemtechnik. Il caricamento automatico ad alta pila contiene fino a 10 cm di materiale; il sistema ha una lama da taglio, semitaglio e un dispositivo per la cordonatura. Progettato per la produzione su richiesta a breve termine, JWEI LST-0604RM elabora un foglio A3 alla velocità media di 60 fogli/ora.

CEWE con una linea Tecnau trasforma le bobine stampate CEWE, lo stampatore leader in Europa per prodotti fotografici e forniture di servizi innovativi online, è in corsa verso un’ulteriore crescita grazie alla produzione di fotolibri personalizzati, calendari, stampe su tela e numerosi altri prodotti fotografici e articoli digitali che i clienti possono ordinare utilizzando le piattaforme e le app Internet dell’azienda. All’inizio di ottobre 2018, una linea di taglio automatica Tecnau per la lavorazione di prodotti stampati digitalmente su bobina

è entrata in funzione nel reparto di produzione presso la sede centrale della CEWE Stiftung & Co. KGaA a Oldenburg, in Germania. La linea Tecnau è composta da uno svolgitore 550, una taglierina TC 7000 TS1, uno stacker TC 1220 e un tappeto d’accumulo. Progettata per larghezze carta fino a 320 mm, questa nuova soluzione viene utilizzata per la produzione di calendari fotografici. «Non dobbiamo più inviare i blocchi di fogli dalla stampante alla taglierina e poi separarli

manualmente. Otteniamo un processo fluido e automatizzato, che parte dalla bobina stampata fino ai calendari tagliati e accumulati con offset» spiega Achim Schwartz, operations manager di CEWE. «Da fine ottobre fino a poco prima di Natale le nostre macchine funzionano h 24. La linea doveva supportare una velocità superiore a quella della stampante che normalmente lavora a 30 m/min per le applicazioni in quadricromia. La linea Tecnau soddisfava questo requisito».

Flint Group lancia il “Google dei colori” VIVO Colour Solutions è una piattaforma online di profili colore, una specie di motore di ricerca per trovare la formulazione esatta di una certa tonalità per un certo tipo di applicazione. Una sorta di “Google dei colori”. A lanciarla sul mercato è la divisione Narrow web di Flint Group, che l’ha realizzata lavorando sulle specifiche esigenze degli stampatori di etichette e packaging, spesso alle prese con la difficoltà di soddisfare le aspettative dei clienti in termini di colore. Il sistema è studiato per migliorare il livello di accuratezza del colore sullo stampato, ridurre i tempi di stampa e gli sprechi di inchiostro. “Ricette” su misura sono realizzate,

in maniera flessibile, variando la composizione degli inchiostri, il tipo di supporto su cui si stampa e la gestione della quantità di inchiostro da stendere. «Clienti di sette Paesi in Europa stanno usando VIVO Colour Solutions per generare “formule di colori” e i loro riscontri sono enormemente positivi» ha detto Kelly Kolliopoulos, global marketing director di Flint Group Narrow Web. «In media chi usa questa tecnologia risparmia due ore di fermo macchina ed evita lo spreco dai cento ai trecento metri lineari di substrato per l’ottenimento del colore». «I nostri operatori dovevano aggiustare il colore molte volte nel corso

del processo di stampa, causando fermi macchina e spreco di inchiostro e carta. Durante la prima settimana in cui abbiamo utilizzato VIVO Colour Solutions abbiamo dovuto gestire nuovi progetti per uno dei nostri maggiori clienti, che è rimasto impressionato dalla velocità e dall’accuratezza con cui abbiamo ottenuto il colore da lui desiderato», testimonia Arthur Nowaczyk, proprietario di un’azienda di stampa in Polonia, la Natalii Sp. z o.o.


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Fieg, necessari urgenti interventi per il settore L’urgenza di interventi per il settore. È quanto ha ribadito il Comitato di presidenza della Fieg, riunitosi a marzo a Milano, prendendo atto della convocazione degli Stati generali dell’Editoria nell’ultima settimana di marzo e che sono stati definiti dal sottosegretario all’Editoria, Vito Crimi, «un momento di grande partecipazione pubblica». Nel corso della riunione del Comitato di presidenza della Fieg è stata rimarcata l’importanza della rete di vendita dei giornali, per cui si è deciso di convocare i rappresentanti degli edicolanti per la condivisione di un accordo che consenta di salvaguardare la capillarità e la presenza sul territorio delle edicole. Gli editori hanno anche condiviso gli ulteriori passi della strategia di contrasto nei confronti di Telegram che prevede, oltre alle azioni in sede Agcom, la segnalazione di condotte criminose alla Polizia Postale.

Fespa Italia rinnova gli organi direttivi L’assemblea dei soci di Fespa Italia ha rinnovato gli organi direttivi e aperto il biennio 20192020. Confermati Alberto Masserdotti (Gruppo Masserdotti) alla guida dell’Associazione e i cinque consiglieri già in carica: Paolo Lorusso (P&P Promotion), Paolo Santi (SAC Serigrafia), Agostino Musitelli (In.Deco Serigrafia), Claudio Monaco (Serimon), Alessandro Dal Monte (Loop Design). Entrati poi nello stesso direttivo tre nuovi consiglieri: Fiorenzo Maggioni (Maggioni Serigrafia – Lombardia), Nicola Posarelli (Esanastri – Toscana) e Fabrizio Citro (Industria Grafica FG – Campania).

«Fespa Italia è un contenitore di competenze diversificate e consolidate con una vision rivolta al futuro del mondo della stampa» ha affermato Alberto Masserdotti. «Ho accettato con entusiasmo la proposta dell’Assemblea per continuare il percorso iniziato alla nascita di Fespa Italia con il mio primo incarico di presidente. Espandere il valore delle relazioni è uno dei principali obiettivi che ci siamo dati per i prossimi due anni». Fespa Italia ha presentato le strategie per il biennio e il programma delle iniziative nel 2019. Le linee tracciate vanno

verso un rapporto sempre più stretto con FESPA Headquarters che raccoglie le 34 associazioni locali in tutto il mondo. Ai Fespa Tour, le visite alle aziende associate per condividere strategie produttive, si aggiungono momenti di incontro per parlare di materiali e degli aspetti tecnici relativi alla loro stampabilità. Inoltre parte una serie di appuntamenti tra stampatori associati e designer, per comprendere, e così meglio poter interpretare, le esigenze che nascono in seno alle aziende dei clienti finali.

Tino Canegrati nuovo presidente ASSO.IT

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Gli editori hanno poi deciso di affidare alla Federazione il compito di concordare con i rappresentanti delle televisioni e delle radio i termini di utilizzo degli articoli di giornale durante le trasmissioni radio e tv e di definire un modello di abbonamenti con licenza che consenta la messa a disposizione del giornale agli avventori di esercizi pubblici. Argomenti, questi, già affrontati lo scorso 5 febbraio in occasione del Consiglio federale della Federazione italiana editori giornali, durante il quale il presidente Andrea Riffeser Monti ha ribadito “tolleranza zero” verso tutti i fenomeni di illecita diffusione dei contenuti editoriali delle 334 testate associate, e la necessità di tutelare il prodotto editoriale degli associati alla Fieg con i rappresentanti dell’industria radiotelevisiva. In quell’occasione sono stati ricordati gli importanti risultati del credito d’imposta sulla pubblicità incrementale del 2018, investimenti che hanno rappresentato, ha sostenuto Riffeser, «una efficace misura anticiclica e positiva per l’intera economia e hanno evidenziato come i quotidiani e i periodici rappresentino un mezzo di comunicazione conveniente ed efficace, vicino ai cittadini. È ora necessario che il Governo provveda al più presto al finanziamento della misura per l’anno in corso per garantire la indispensabile certezza alle imprese sulle risorse disponibili».

Passaggio di testimone al vertice di ASSO.IT. È Tino Canegrati – già vicepresidente – il nuovo presidente alla guida dell’Associazione produttori sistemi di stampa e gestione documentale per i prossimi tre anni. Canegrati, amministratore delegato di HP Italy, guiderà l’associazione nel triennio 2019-2021, succedendo a Massimo Pizzocri, amministratore delegato di Epson Italia, che già aveva annunciato l’intenzione di recedere dalla carica per nuove responsabilità assegnategli a livello europeo. Pizzocri rimane nel Consiglio dell’associazione e assume la carica di

vicepresidente. I soci ASSO.IT hanno deliberato confermando anche la squadra a sostegno del nuovo presidente e composta, oltre che da Canegrati e Pizzocri, dal secondo vicepresidente Massimiliano Tedeschi (OKI Europe) e dai consiglieri Marcello Acquaviva (Brother), Arturo Pea (Kyocera Document Solutions), Massimo Macarti (Canon), Davide Oriani (Ricoh), Daniele Puccio (Xerox), Carlo Alberto Tenchini (Sharp), Sabino Patruno (Olivetti). «Accolgo con entusiasmo questo incarico e lavorerò, insieme a tutta la squadra dell’Associazione, perché ASSO.IT possa

ancor meglio comunicare i risultati dei propri studi e venga riconosciuta sempre più come il riferimento imprescinbibile in tema di stampa e gestione documentale per l’ufficio». Classe 1959, sposato e con due figli, Canegrati è laureato in ingegneria al Politecnico di Milano. È entrato in HP nel 1988.


Diego Carbonara (a sinistra), direttore commerciale Mediagraf, con Enrico Camporese.

Qualità senza confini

ilPoliGrafico 178•16

Aziende grafiche Dati di settore Fornitori Istituzioni Associazioni Accordi Eventi Cultura

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Per la stampa digitale, Camporese, partner italiano di Fujifilm, installa due JetPress 720S. E per la stampa offset due Heidelberg revisionate e upgradate per Nava Press. Mediagraf Spa è storicamente legata alla stampa del Messaggero di Sant’Antonio, una delle più longeve e diffuse riviste cattoliche. La sua proprietà, infatti, è divisa fra la Provincia padovana dei frati minori conventuali, la Diocesi di Padova e la CEI. Dal 2011 Mediagraf ha intrapreso un percorso di innovazione e diversificazione espandendo i suoi orizzonti verso il mondo della stampa digitale, attraverso la creazione di Printbee. it. Nel 2012, con lo scopo di fornire ai clienti un servizio completo di comunicazione integrata, nasce il progetto Mediagraf Lab: un team di professionisti al servizio della comunicazione web e stampata, per accompagnare il cliente dalla strategia e dall’ideazione, fino alla realizzazione dei suoi prodotti creativi. «Negli ultimi anni, il mondo editoriale, nostro principale target di riferimento per il comparto Printbee.it, si è dovuto adattare alla mutazione del mercato, che ha portato a ridurre sensibilmente le tirature» afferma l’ing. Ottavio Zucca, ad. «La sfida di Printbee.it è stata sin dall’inizio quella di elevare la stampa digitale per raggiungere la qualità offset, permettendo agli editori di contenere i costi anche per piccole tirature. E con l’inserimento della JetPress 720S nel parco macchine, pensiamo di aver fatto un grande passo per il raggiungimento degli obiettivi». Imperial Gutenberg, fondata nel 1970, fa il proprio ingresso nella stampa digitale e ha deciso di investire in una Fuji JetPress 720S, scelta che punta all’ottenimento della massima qualità di stampa digitale unitamente a performance produttive straordinariamente flessibili. Impegnata da tre generazioni a coniugare con successo lo stile artigianale della cura dei dettagli con la logica industriale delle produzioni più complesse, la famiglia Ciffa guida l’azienda

che opera nei settori Packaging ed Etichette. Nel ciclo produttivo completo che va dalla prestampa alla stampa a foglio e bobina, alle nobilitazioni, al confezionamento, la JetPress 720S si integra alla perfezione per soddisfare anche le richieste di micro-lotti ormai imprescindibili nel pharma-packaging. «Sono sempre più frequenti le richieste di immediatezza produttiva a cui fare fronte, brevi tirature ripetute nel tempo» spiega Massimiliano Ciffa, ad. «Il formato 50x70 perfetto per i volumi delle nostre produzioni, la qualità di stampa eccezionale su tutti i tipi di carta, “il rispetto” della naturalezza dei supporti, l’ampio range degli spessori e i costi di produzione contenuti hanno semplificato la nostra scelta». Autosostenibile, Imperial Gutenberg presta da sempre straordinaria attenzione al basso impatto ambientale delle produzioni: grazie agli inchiostri a base acqua a bassa migrazione utilizzati dalla Fuji JetPress 720S può continuare a garantire alla propria clientela il miglior standard ecologico per i propri imballi. Nava Press è da sempre un marchio sinonimo di qualità e tecnologia nel settore delle arti grafiche, sia in Italia che all’estero. Dopo l’acquisizione da parte del colosso Rotolito, Nava Press ha subito un processo di rinnovamento manageriale che l’ha resa ulteriormente competitiva e allineata agli standard di alta efficienza del Gruppo. L’ottimizzazione del parco macchine dell’azienda è stato portato avanti con l’acquisto di una Heidelberg XL105-6P3+LX insieme a un’altra Heidelberg XL75-8P+LX entrambe revisionate e upgradate con i sistemi LED-UV dall’Officina Camporese Macchine Grafiche. E al fine di potenziare il servizio, Nava Press si è affidata a Camporese anche per la fornitura di due fustellatrici Bobst revisionate, una SP 102 BMA per la stampa dell’oro a caldo e una SP 102 EII entrambe affiancate, sopra-elevate. Da sinistra: Massimiliano Ciffa e Antonio Baiano di Imperial Gutenberg, Bruno Premutico di Camporese.

www.edigit.eu


ilPoliGrafico 189•19

Eventi Dati di settore Fornitori Istituzioni Associazioni Accordi Aziende grafiche Cultura

The Innovation Alliance torna a Milano nel 2021 Dopo i risultati del debutto nel 2018 150.110 presenze di operatori dei diversi comparti dell’industria manifatturiera, per il 27% esteri - The Innovation Alliance annuncia le date della prossima edizione, a Fiera Milano da martedì 4 maggio a venerdì 7 maggio 2021, confermando la logica di filiera e lo svolgimento in contemporanea di cinque manifestazioni dedicate alla meccanica strumentale (Plast, Ipack-Ima, Meat-Tech, Print4All, Intralogistica Italia). «La logica di sistema da cui nasce The Innovation Alliance si è dimostrata una chiave vincente, che può diventare d’ispirazione per altri appuntamenti. Agire in sinergia aumenta l’attrattività internazionale e favorisce la competitività nel mercato globale», dichiara Fabrizio Curci, amministratore delegato di Fiera Milano. Molti i partner coinvolti: Fiera Milano, Deutsche Messe e le associazioni ACIMGA (Associazione dei Costruttori Italiani di Macchine per l’Industria Grafica, Cartotecnica, Cartaria, di Trasformazione e Affini), AMAPLAST (Associazione nazionale Costruttori di Macchine e Stampi per Materie Plastiche e Gomma), UCIMA (Unione Costruttori Italiani Macchine Automatiche per il confezionamento e l’imballaggio) e ARGI (Associazione Fornitori Industria Grafica). Insieme a The Innovation Alliance si svolgerà la seconda edizione di Print4All, che aggrega in un unico evento stampatori, brand owner e creativi.

Una giornata per ricordare Vittorio Rizzi Una giornata per ricordare una “pietra miliare dell’Industria grafica italiana”. Lo scorso 30 marzo nelle sale dell’Associazione culturale studi grafici di via Crespi a Milano, si è svolto un evento in memoria di Vittorio Rizzi (a destra nella foto), una delle personalità che ha scritto la storia di questo settore. Scomparso nel 2014, Vittorio Rizzi nacque a Tradate, in provincia di Varese nel 1922. All’età di 15 anni lasciò la scuola e cominciò a lavorare alla Vianini, per poi riprendere gli studi di perito grafico all’Istituto Santa Marta di Milano. Dopo la guerra, alla scomparsa del padre Mario, aprì un’officina di riparazione e assistenza per macchine da stampa. Nel 1948 entrò alla Paolazzi & Capitini fino al 1964, quando la rappresentanza Heidelberg passa alla Macchingraf. Rizzi fu il primo dipendente della neonata Società e vi resterà come dirigente fino al 1987. Nemmeno la pensione lo fermò: a 65 anni di età continuò a lavorare come consulente per altri sei anni. Nel 1993 diventò consulente alla Società AssGraf fino al 1997.

Xeikon Café Europe 2019: il valore della collaborazione Un forum formativo per offrire informazioni su tutti gli aspetti della produzione digitale e su un’ampia varietà di applicazioni per uso finale. Xeikon Café Europe 2019, l’evento che si è svolto a fine marzo ad Anversa in Belgio, ha presentato la sua Academy formativa, con un’analisi approfondita delle opportunità che generano fatturato da un punto di vista commerciale e tecnologico. Le sessioni Business Talks hanno aiutato i partecipanti ad acquisire

le conoscenze e le informazioni sulle opportunità commerciali, mentre le Tech Talks pratiche si sono concentrate sulle caratteristiche tecniche di un’ampia gamma di applicazioni. Ciascuna sessione è stata accompagnata da una dimostrazione tecnologica con una delle macchine da stampa che hanno stampato un’applicazione. «Xeikon Café Academy offre una preziosa opportunità di formazione per i partecipanti all’evento», spiega Danny Mertens, corporate communica-

tions manager di Xeikon «L’obiettivo è fornire informazioni pratiche per sviluppare nuove opportunità commerciali e applicazioni in grado di fornire un valore aggiunto per i loro clienti. Sia le sessioni Business Talks che le Tech Talks illustrano anche il valore apportato al mercato dalla collaborazione tra tutti i partner di Xeikon Café, che condividono il proprio know-how tecnico, ottenendo un risultato più grande della semplice somma delle sue parti».

Xerox al Salone della Cultura con “Stampa il tuo libro” Con oltre 13 mila pagine stampate per 80 aspiranti scrittori, Xerox ha partecipato al Salone della Cultura, svoltosi a Milano a fine gennaio. Partner della manifestazione per il terzo anno consecutivo insieme a Mediagraf, Xerox ha realizzato il sogno di decine di persone dando vita a versi, racconti, immagini ed emozioni che per la prima volta hanno preso forma sulle pagine di un vero e proprio libro. Attraverso l’iniziativa “Stampa il tuo libro”, chiunque nutrisse il desiderio di veder pubblicato il proprio ha potuto ritirarlo gratuitamente in dieci copie, rilegate e numerate, grazie al sistema di stampa Xerox® Versant® 180, con cordonatura, rifilo e stazione finitura a libretto, che

con la sua automazione e versatilità consente di ottenere risultati di qualità su una vasta gamma di supporti e con tempistiche ottimizzate. «Repetita Juvant! Xerox non poteva certo mancare l’edizione 2019 del Salone della Cultura: sta ormai diventando tradizione e in cui crediamo fermamente», dichiara Daniele Puccio, presidente e am-

ministratore delegato di Xerox. «Siamo orgogliosi e soddisfatti di aver partecipato ancora una volta a questa iniziativa di spicco per il panorama culturale milanese e italiano. Vedere una nuova generazione di scrittori stringere tra le mani il proprio libro è la conferma che carta e digitale, tradizione e innovazione possono unirsi in un connubio stimolante».


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Influencer Aziende grafiche Fornitori Istituzioni Associazioni Dati di settore Eventi Cu

Un nuovo Direttivo ADCI (Art Directors Club Italiano) Lo scorso 9 marzo, durante un’assemblea molto partecipata, Vicky Gitto, founder di GB_22, è stato riconfermato presidente dell’Art Directors Club Italiano per il prossimo triennio, con 214 voti contro i 132 ottenuti dall’altro candidato, Paolo Iabichino. Al suo fianco in questo nuovo mandato ci saranno la vicepresidente, Stefania Vicky Gitto Siani, di Dlvbbdo, e il segretario generale, Caroline Yvonne Schaper, ADCI Servizi srl. I consiglieri sono: Jack Blanga di EY Yello, Karim Bartoletti di Indiana Production, Nicola Rovetta di Mullenlowe, Luca Cinquepalmi di Publicis, Samanta Giuliani di The Big Now, Francesco Bozza di FCB. Il collegio dei probiviri sarà composto da: Gianguido Saveri di BEWE – Enable Digital Marketing, Massimiliano Maria Longo di YourDigital e Fondazione Homo ex Machina, Lorella Montanaro di Hasta Manana, con supplente Maurilio Brini di Lorenzo Marini Group. Giuseppe Mastromatteo di Ogilvy Italy è Art ambassador mentre Angela Pastore e Vincenzo Piscopo (Campania), Massimo Valeri (Bologna), Marco Diotallevi (Roma), Davide Iacono (Sicilia), Andrea Foresi (Marche) sono i Local ambassador. Ottavio Nava di We Are Social è il presidente Adci Servizi. “Siamo estremamente felici di questo risultato che rappresenta una risposta chiara agli importanti risultati e ai nuovi traguardi raggiunti nel triennio del mandato precedente. Il consiglio che con me affronterà questo triennio è composto da professionisti di grande esperienza e talento” ha dichiarato Gitto. “Spazio a internazionalizzazione e formazione per i più giovani, strategie per l’eccellenza creativa, il rinnovo di progetti di grande valore sociale come Equal e novità come l’inserimento dal prossimo ADCI Awards in ciascuna giuria di un under 30. Questo permetterà ai giovani di confrontarsi con persone più esperte, ma soprattutto di comprendere gli asset che determinano un giudizio di eccellenza sul lavoro. Sono certo che sarà una grande avventura!”.

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Jack Blanga è il nuovo Executive Creative Director di EY Yello

Angela Stillo nominata Digital Strategy Director di Dentsu Aegis Network

EY YELLO, la struttura creata da EY per andare incontro all’esigenza delle imprese di integrare strategie di business, dati, digitale e mondo della comunicazione, si arricchisce dell’esperienza e della professionalità di Jack Blanga, Executive Creative Director. EY YELLO, che conta clienti come Bancomat, Barilla, Beretta, Ferrero, Fincantieri, continua a rafforzarsi sul mercato puntando soprattutto sulle competenze distintive e l’esperienza delle proprie persone e sulla formazione. Jack Blanga, che vanta un’esperienza ventennale nel mondo della comunicazione, guiderà l’area creativa, composta da oltre 30 professionisti con competenze differenti, specifiche e integrate tra loro, favorendo l’integrazione dell’anima analogica e di quella digitale del processo di comunicazione, con l’obiettivo di offrire ai clienti attuali e futuri progetti sempre più efficaci e capaci di portare valore economico alle imprese.

Riportando direttamente a Umberto Bottesini, Chief Digital and Data Officer di Dentsu Aegis Network, la nomina di Angela Stillo si inserisce all’interno del processo di rinnovamento e potenziamento dell’area Digitale del gruppo. Dopo una laurea in Economia aziendale presso l’Università Bocconi, Angela si specializza in Digital marketing e communication, vantando a oggi significative esperienze maturate in oltre dieci anni di lavoro in importanti società, avviate nel 2006 all’interno del Gruppo Fullsix e proseguite con la partecipazione al team che ha fondato e guidato Simple Agency dal 2008. “Sono molto felice dell’incarico ricevuto da Dentsu Aegis Network Italia. Assumere il ruolo di Digital Strategy Director a coordinamento dello sviluppo digitale del gruppo Angela Stillo è per me un’importante occasione per garantire ai nostri clienti l’evoluzione di una squadra digitale sempre più coesa e orientata all’innovazione” ha dichiarato. “L’obiettivo di Dentsu Aegis Network di diventare una 100% digital company entro il 2020 parte dagli investimenti fatti sulle persone: un nuovo modello organizzativo e la condivisione allargata consoliderà l’affermarsi di sempre maggiori competenze e la crescita dei talenti interni, a favore delle strategie dei nostri clienti. La sfida è importante e stimolante al tempo stesso: sarà per me un piacere e un onore lavorare a fianco di Umberto sull’evoluzione di Simple Agency e iProspect, valorizzando anche la proposition delle due Business Unit altamente specializzate: Optimize, per SEO & Analytics, e Advisory, per Social Media, Influencer & Content Marketing, al fine di offrire al parco clienti di Dentsu Aegis Network strategie integrate e, soprattutto, misurabili su tutta la filiera”. Stillo contribuirà inoltre anche al supporto in Italia di M1, la piattaforma di addressable media di Dentsu Aegis Network, gettando le basi per una nuova strategia di planning che fa leva sinergicamente su consumer insight & audience targeting, inventory premium e innovativa stack di delivery.

Jack Blanga

“Ritengo che EY YELLO sia la vera risposta alle nuove esigenze dei clienti”, spiega Jack Blanga. “Finalmente consulenza strategica, comunicazione digitale e creatività possono essere offerte in modo integrato ed efficace. EY YELLO rappresenta oggi un unicum nel panorama italiano, sposare questo progetto è stata per me una scelta semplice da prendere”. “Diamo il benvenuto a Jack Blanga all’interno del network EY” dichiara Fabio Dotti, Partner EY. “EY YELLO potrà contare su una professionalità d’eccellenza capace di valorizzare il brand delle imprese che ci hanno scelto, e che ci sceglieranno, con innovative attività di advertising, digital experience, piattaforme di comunicazione, organizzazione di eventi multicanale, nuove metodologie di PR e media relation e CRM”.


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eventi

Print4All Conference Tecnologia, comunicazione tailor-made e sostenibilità ambientale: da qui comincia il conto alla rovescia per la fiera del 2021 Comunicare, stampare, inquinare meno. All’evento organizzato a Fiera Milano keynote speaker e i maggiori player del mercato hanno gettato una nuova luce sul mondo dell’industria del printing

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L’ambizione internazionale e globale della filiera della stampa italiana, le nuove frontiere della tecnologia – dalla rete 5G all’intelligenza artificiale –, la personalizzazione del prodotto come punto di partenza (e non di arrivo) per lo sviluppo di nuove strategie di marketing e di business. E ancora l’uso dei big data, la necessità del riciclo e la necessità di aprire un dibattito politico sul riciclo. Sono solo alcuni dei temi trattati nel corso di Print4All Conference, l’evento organizzato a Fiera Milano il 21 e 22 marzo scorsi e che ha anticipato nei contenuti la fiera Print4All, in programma dal 4 al 7 maggio 2021. La filiera della stampa vale in Italia 24 miliardi di euro (fonte Acimga e Argi) e permea ogni settore: la stampa è sugli scaffali del supermercato così come sui muri dei palazzi a pubblicizzare ogni prodotto possibile. Ed è sempre più parte attiva nella conquista del consumatore, che non si accontenta più di avere ciò che hanno anche gli altri, ma chiede di essere parte attiva nella creazione del prodotto. Secondo recenti ricerche, più del 50% dei consumatori è interessato ad ac-

quistare prodotti su misura, 1 su 5 sarebbe disposto a pagare un prodotto personalizzato il 20% in più e si stima che il valore del mercato dei prodotti personalizzati nel 2021 arriverà a 31 miliardi di dollari, in crescita del 55% rispetto al 2016 (fonte: Deloitte Consumer Review 2015). Ed è qui dunque che il dato variabile che consente la personalizzazione dello stampato diventa un punto di partenza su cui lavorare per progettare campagne di marketing in grado di conquistare le più varie tipologie di consumatori. Il packaging diventa centrale in quest’ottica perché diventa veicolo di un messaggio che si rivolge direttamente all’acquirente. «Il printing e il packaging parlano alla persona, è la fine dell’anonimato», ha affermato Carlo Alberto Carnevale Maffè, SDA Professor di Strategy and entrepreneurship alla SDA Bocconi School of management, ospite di Print4All Conference, riferendosi al tramonto della comunicazione di massa cui si sta assistendo in questi anni. Secondo Maffè, ogni packaging deve costituire al tempo stesso un’esperienza per l’acquirente (la cosiddetta

Xinhua AI anchor, l’intelligenza artificiale che alla fine del 2018 ha presentato il telegiornale di New China TV.


unboxing experience) e un servizio, perché con sempre maggiore frequenza la confezione diventa veicolo di una serie di informazioni sul prodotto che contiene e talvolta addirittura sulla filiera che ha prodotto quel bene.

Un esempio della brand identity di Ducati.

Secondo Sergio Spaccavento, executive creative director dell’agenzia Conversion, la comunicazione deve orientarsi al divertimento, all’umorismo, visto che spesso l’acquisto è dettato dall’emozione che la confezione e il suo messaggio riescono a trasmettere. Costruire e comunicare nel modo corretto un brand non è semplice. Al termine della prima giornata di Print4All Conference Enrico Peroni, brand design manager di Ducati, ha raccontato come sia fondamentale farsi conoscere e farsi

Alessandro Giaume,​ innovation director di Ars et Inventio; sotto, Carlo Alberto Carnevale Maffè, SDA professor di Strategy and entrepreneurship alla SDA Bocconi School of Management.

trovare: «Bisogna costruire un brand che sia forte nel tempo e che sia coerente con il prodotto. Una vera e propria brand identity, che è come un’azienda presenta se stessa ai - e vuole essere percepita dai - suoi clienti. Bisogna costruire una comunicazione integrata», ha spiegato Peroni, riferendosi ai numerosi canali attraverso cui viene comunicato il marchio Ducati: digitale, pubblicità, punti vendita, prodotti e altro ancora. Persino le scatole di cartone con cui vengono trasportate e consegnate le moto sono brandizzate, perché chiunque deve riconoscere immediatamente il prodotto Ducati. Oltre alle strategie di marketing e comunicazione, un argomento affrontato nel corso dell’evento anticipatorio di Print4All del 2021 è stata la tecnologia. Al-

Ron Gilboa, group director presso Keypoint IntelligenceInfoTrends; sopra, Andrea Briganti, direttore di Acimga.

berto Mattiello, autore di Mind The Change (Guerini Next, 2017) e Marketing Thinking (Egea, 2017), che insegna Innovazione digitale presso l’Università Bocconi, ha portato all’attenzione del pubblico le infinite possibilità che si apriranno in un prossimo (sempre più prossimo) futuro con il 5G, con l’intelligenza artificiale e con la computazione quantica. D’altra parte (senza spingersi fino alla possibilità di colonizzare Marte) l’automazione e la digitalizzazione dei processi produttivi sono da anni il perno su cui si costruisce l’innovazione dell’industria della stampa, che affronta il problema della riduzione delle tirature e, parallelamente, dei margini di guadagno. L’innovazione tecnologica è senz’altro il mezzo attraverso cui sono stati fatti dei passi in avanti in termini di sostenibilità ambientale. Ridurre dimensione e peso del packaging, inchiostri ad acqua e colle non inquinanti, sono solo alcune delle soluzioni raggiunte nel corso nel tempo per far crescere la percentuale di riciclabilità dei materiali da imballo che, in alcuni casi, come la carta e il cartone ondulato, raggiunge anche l’80%. Quello sulla necessità di ridurre l’inquinamento è un dibattito che assume sempre più importanza all’interno della filiera della stampa. Spesso l’impulso a ridurre la carbon foot-

print arriva dall’utente finale. Il consumatore sta maturando (e continuerà a maturare) una consapevolezza sul peso delle sue scelte di consumo e agisce in modo da limitarne l’impatto negativo sull’ambiente. Il consumatore orienta i brand owner, che a loro volta esigono prodotti sostenibili e certificati dagli stampatori e dai produttori di consumabili. Nel corso della tavola rotonda che ha segnato la conclusione dei lavori e a cui hanno partecipato Andrea Dallavalle di Koenig & Bauer, Alberto Palaveri di Sacchital, Luca Boni di Huber Group e Massimo Ramunni di Two Sides (progetto internazionale di comunicazione sulla sostenibilità della carta e della stampa), è stato sottolineato come, ad esempio, l’obiettivo dei produttori sia di immettere sul mercato inchiostri performanti e che siano aderenti alle regolamentazioni nazionali, europee e mondiali.

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Enrico Peroni, brand design manager Ducati; sotto, Alberto Mattiello, che insegna Innovazione digitale all’Università Bocconi.

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La lastra che aspettavate è arrivata Le nuove lastre SONORA X Process Free possono stampare praticamente qualsiasi lavoro. I risultati in termini di tirature, velocità di esposizione e funzioni di gestione rivaleggiano con quelli delle lastre sviluppate. Meno costi, con un occhio attento all’ambiente. Con le lastre SONORA X l’80% degli stampatori offset potrebbe passare alla tecnologia Process Free già oggi stesso. E allora cosa state aspettando? Qualunque sia la tipologia di applicazioni di cui vi occupate, packaging offset, rotative heatset o coldset, UV tradizionale o a basso consumo, stampa a foglio di alta qualità o stampa di quotidiani in alte tirature, con SONORA X potete ottimizzare prestazioni e profitti. Scoprite tutte le sue potenzialità su kodak.com/go/sonora E allora iniziamo subito. Insieme.

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speciale stampa digitale dal 1993 a oggi

Alle origini della tecnologia che ha rivoluzionato il mercato dell’industria grafica

25 Si sono appena celebrati i 25 anni dal debutto mondiale, dal palco della fiera Ipex nel 1993, delle creature di Benny Landa e Xeikon. Da allora le macchine si sono evolute, il mercato si è espanso e, vinti (quasi tutti) gli scetticismi, il digitale si è ritagliato i suoi spazi. In attesa di vedere cosa ci riserverà a Drupa 2020

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di Giulia Virzì

1993 Lancio di Indigo E-Print 1000 e di Xeikon DCP-1, le prime macchine da stampa digitali sul mercato

In inglese esiste il termine groundbreaking, un aggettivo che ha in sé il significato dell’azione, del movimento, della rivoluzione: rompere la terra per poi poterci costruire dentro le fondamenta di un nuovo edificio. In italiano l’espressione che più si avvicina a questa sfumatura etimologica è quella di “posa della prima pietra”. È quello che successe alla fiera di Ipex a Birmingham nel settembre del 1993, durante la quale si assistette alla nascita della stampa digitale. “Un’esperienza che non vorrete perdere”, recitava lo slogan con cui la manifestazione veniva pubblicizzata. Si posero le basi di una nuova tecnologia, di una tecnologia che avrebbe cambiato il volto dell’industria grafica. Una tecnologia groundbreaking, per l’appunto. Furono due le innovazioni di stampa digitale lanciate sul mercato dal palco di quella fiera: Indigo presentò la prima macchina a colori a inchiostro liquido per la stampa commerciale, la E-Print 1000, e Xeikon presentò la prima macchina a colori a toner alimentata a bobina ad alta velocità, la DCP-1, che Agfa battezzò col nome di Chromapress e che era definito come il sistema che “vi consente di passare direttamente dallo


speciale stampa digitale

1993 – 1995 Lancio di Indigo Omnius, prima macchina digitale per etichette

1995

Prima edizione della fiera Inprinting

1997

Lancio sul mercato di Xerox DocuColor 2060

2000

Lancio sul mercato di Heidelberg Digimaster 9110

schermo del computer alla pagina stampata, completamente a colori, creando così nuove possibilità per voi e per i vostri clienti” (inserto pubblicitario inserito nel Poligrafico Italiano, n. 1/95). Il motore della DCP-1 inoltre venne usato da Xerox per le sue DocuColor. Indigo era il nome della società fondata nel 1977 da Benny Landa. Nato nel 1946 da genitori sopravvissuti all’Olocausto, all’età di due anni lasciò la Polonia e si trasferì con la famiglia in Canada. Era ancora un bambino quando diede vita alla sua prima invenzione nel retrobottega - convertito a camera oscura - della tabaccheria del padre: un miscelatore per gli acidi dello sviluppo delle fotografie creato con tubi di gomma e il motore elettrico di un vecchio fonografo. L’inventiva era una caratteristica di famiglia: il padre aveva creato una macchina fotografica con parti di biciclette e pulegge (dischi che girano intorno al proprio asse e che fungono da organi di trasmissione del moto) in grado di catturare l’immagine direttamente su carta fotografica, evitando l’impressione su pellicola. Un meccanismo che sarebbe diventato un elemento essenziale della stampa digitale, di cui Benny Landa sarebbe diventato il padre. Dopo un’eclettica formazione universitaria (per

Benny Landa mostra il funzionamento della macchina da stampa Indigo durante Drupa ‘95.

cui studiò fisica e ingegneria, psicologia e letteratura), Benny Landa si laureò alla London Film School. Nel 1969 iniziò a lavorare alla CAPS, una società di ricerca micrografica, e appena due anni più tardi lui e un collega fondarono Imtec, una società che sarebbe poi diventata la più grande azienda di microscopia in Europa. Benny inventò la tecnologia di imaging principale dell’azienda e, mentre stava facendo ricerche sui toner liquidi, lavorava a un metodo di sviluppo di immagini ad alta velocità che avrebbe poi portato all’invenzione di ElectroInk, la tecnologia regina di E-Print 1000.

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Presentazione al mercato di InfoPrint 5000, Océ JetStream 2200, Fujifilm Jet Press 720

2008

Presentazione al mercato di HP Indigo 10000, KM1 di Konica Minolta

Presentazione al mercato di Komori Impremia NS 40, Heidelberg Primefire 106

2012

2016

Indigo ad Ipex 1993

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Benny Landa svelò la sua creatura ad Ipex 1993. Era perfettamente consapevole delle potenzialità della macchina portata in fiera, tanto che all’inizio il sistema di stampa digitale veniva definito Digital offset color, a indicare un sistema di stampa digitale e a colori che poteva ambire a raggiungere la qualità di stampa dell’offset. In un’intervista esclusiva rilasciata al Poligrafico Italiano nel novembre del 1993, Benny Landa parlava così della tecnologia digitale: «Il Digital offset color segna l’inizio di una nuova era nell’industria della stampa e rappresenta un cambiamento radicale nel modo in cui si stamperà in futuro. In poche parole, permette l’invio diretto, o mediante collegamenti remoti, dei dati digitali delle pagine a una macchina offset in grado di dare una stampa in quadricromia d’alta qualità, con la possibilità di modificare i dati a ogni giro del cilindro. La macchina da stampa diventa, per la prima volta, un’unità periferica ad alta velocità


speciale stampa digitale

Lo schema di funzionamento della E-Print 1000.

Due pubbliredazionali di Indigo e Xeikon pubblicati nel giugno 1995 su TecnoMedia 6, rivista dell’ASIG, Associazione Stampatori Italiana Giornali.

per sistemi elettronici di prestampa, bypassando pellicole e lastre (…) Questa è l’era del computer, eppure la stampa è ancora nel Medioevo. Non c’è stato, finora, un vero e proprio connubio fra stampa e computer. È vero che le rotative oggi sono gestite da calcolatori e microprocessori e i sistemi più sofisticati di DTP e di prestampa hanno certo rivoluzionato la composizione, la selezione dei colori e l’impaginazione, ma il metodo fondamentale di stampa non è cambiato: si produce la pellicola, si producono le lastre, si montano le lastre su una rotativa a quattro colori, in inchiostrano le lastre, quindi si stampa un’alta tiratura di prodotti a colori identici. È una soluzione analogica inefficiente rispetto a una digitale. Con la stampa digitale si possono stampare piccole tirature a colori in modo economico, si possono trasmettere file su linee ISDN, via satellite o su linee LAN, a rotative remote ovunque nel mondo, risparmiando tempo e denaro. (…)». Come spiega lui stesso nel prosieguo dell’intervista, la prima macchina da stampa digitale fu il risultato di un lungo percorso di ricerca e, secondo la sua opinione, il punto di partenza per il conto alla rovescia che avrebbe portato alla “morte” della stampa tradizionale, che di lì a pochi anni non sarebbe stata più competitiva: «Per 15 anni l’interesse principale della Indigo è stato lo sviluppo tecnologico, partendo dalla convinzione che la risposta alla stampa di alte tirature a colori sta nell’inchiostro liquido e non nel toner in polvere usato nella xerografia. Non producevamo niente, ci dedicavamo solo alla ricerca. Non volevamo essere come tante società che, non appena avviate, si affrettano a lanciare prodotti sul mercato: per un po’ hanno successo e poi

Una pubblicità Indigo di metà anni Novanta.

Un articolo pubblicato sul Poligrafico Italiano nel 1995 sulla stampa digitale firmata Indigo a Drupa. Nella pagina di sinistra si può vedere il modellino dello stand da cui l’azienda israeliana mostrò le sue novità.

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speciale stampa digitale dal 1993 a oggi

Un evento in Compostudio del 2001 in occasione dell’installazione di una nuova macchina digitale.

“Chi era nel settore aveva preso coscienza che stava diventando una vera tecnologia che avrebbe trovato i suoi spazi e preso piede”

Gabriella Moretti, Marketing & Business dev in Rotolito SpA & Nava Press. Negli anni Novanta lavorava per Chemco, che portò le macchine di Benny Landa in Italia.

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vengono divorate da grandi società. Abbiamo rischiato molto dedicando 15 anni allo sviluppo di una cosa sola: l’imaging elettronico basato su inchiostro liquido, che ha portato al Digital Offset Color (…) Non stiamo semplicemente presentando delle macchine: stiamo aprendo le porte a una nuova era nella storia della stampa (…) Ritengo che entro dieci anni vedremo l’affermazione della stampa digitale di riviste e giornali e della maggior parte del lavoro commerciale. La stampa non digitale non sopravvivrà in quanto non sarà competitiva. È semplicemente una questione economica. Le pubblicazioni dipendono dalla pubblicità e sono gli inserzionisti a voler tutti i vantaggi offerti dal colore offset digitale. Basta vedere l’esplosione della pubblicità diretta e dell’uso di database in marketing. Oggi siamo ovviamente economici per piccole tirature a colori, ma in un prossimo futuro la stampa digitale di grandi tirature permetterà a una rivista, per esempio, di dire ai suoi inserzionisti: “il vostro messaggio raggiungerà proprio le persone a cui è destinato e otterrete un maggior ritorno sull’investimento per la pubblicità”. Un costruttore di macchine tosaerba, quindi, non sprecherà soldi cercando di vendere il suo prodotto a chi abita in un appartamento, mentre i pensionati non saranno soggetti a un’intensa campagna promozionale per i pannolini Pampers!» (il Poligrafico Italiano 11/93). Forse Benny Landa correva un po’ troppo con le previsioni sui giorni contati della stampa offset, ma di sicuro aveva correttamente individuato nella gestione del dato variabile uno degli elementi di forza del digitale. In ogni caso la tecnologia Indigo sbaragliò le carte dell’industria grafica. E i risultati, in termini di vendite, si videro già dall’anno successivo, al momento in cui la società annunciò i risultati del quarto trimestre e dell’esercizio al 31 dicembre 1994: “Con un aumento del 163% le entrate totali nel ’94 hanno raggiunto gli 80,8 milioni di dollari rispetto ai 30,7 milioni del ’93. Le entrate generate dalle vendite dei prodotti – principal-

mente vendite e installazioni della E-Print 1000 – sono aumentate del 444% salendo a 73 milioni di dollari rispetto ai 13,4 milioni del ’93. (…) Dal marzo ’93 la società ha consegnato 187 sistemi in 61 località di tutto il mondo” (il Poligrafico Italiano 5/95). E considerando che la E-Print 1000 era stata presentata al mercato solo nel settembre 1993, il numero di installazioni in un anno per una tecnologia così inedita risulta davvero impressionante. In Europa, ad esempio, fu la Bowater, uno dei più importanti gruppi di stampa britannici, il primo cliente della Indigo. La società ordinò, nei primi mesi del 1994, due E-Print 1000 che vennero installate nella divisione Editoria della Eastern Press, a Reading, in Inghilterra. (il Poligrafico Italiano, 2/94). Ma i primi tempi non furono facili. Nonostante l’entusiasmo fosse alto nell’intero mondo dell’industria della stampa, la tecnologia del digitale era agli albori, le macchine erano instabili e lo scetticismo correva insieme alla diffusione delle macchine, tanto da spingere qualcuno a mettere duramente alla prova i fogli stampati usciti dalla Indigo. In un articolo pubblicato sul Poligrafico nel settembre del ’94, a un anno esatto dal lancio della macchina, si legge: “C’è stato anche chi, memore delle voci maligne che poco tempo fa circolavano circa il precario ancoraggio dell’inchiostro sul supporto cartaceo, si è affrettato a verificare di persona con azioni di ‘strofinamento’ sui fogli ancora freschi di stampa: la prova è stata superata brillantemente, visto che quanto stampato non è stato minimamente intaccato da questo tipo di azioni (…)” (il Poligrafico italiano, 9/94). E lo scetticismo non si era ancora placato due anni dopo, tanto che in un altro articolo della fine del 1996 si legge: “Poi qualcuno cerca di smontare il ‘mito’ facendo circolare voci strane, alimentate dal fatto che le prime unità (le E-Print 1000, ndr) non solo vengono fornite in coppia – ‘se non funziona una c’è quella di scorta’, bisbigliano i più maligni – ma prevedono anche la presenza sul posto di un ingegnere per sei mesi per un pronto intervento nel caso di problemi tecnici. (…)” (il Poligrafico italiano, 12/96). Quella sulla presenza di un ingegnere, in effetti, non era solo una “voce strana”. «Avevamo in Italia due tecnici israeliani, uno che risiedeva a Cernusco di fianco a Compostudio e uno che risiedeva a Roma vicino alla Atel, vicino a dove erano le macchine. Non erano affidabili al 100%, richiedevano continue sostituzioni di pezzi di ricambio e il fatto di avere dei tecnici israeliani, che avevano assistito alla progettazione delle macchine e sapevano quindi quali modifiche erano già state fatte, rendeva tutto più semplice: quando si interfacciavano con il reparto di ricerca e sviluppo in Israele (sede di Indigo, ndr) era più facile comprendersi e capire dove andare a intervenire», racconta Gabriella Moretti, oggi Marketing & Business dev in Rotolito SpA & Nava Press, ma che all’epoca lavorava per Chemco, la so-


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cietà che per prima portò le macchine di Benny Landa in Italia. «Ricordo che a Drupa ’95, così come a Drupa 2000, il grande lavoro delle receptionist alla fiera era quello di raccogliere curriculum: ne arrivavano una marea anche in Indigo, era incredibile quanta gente si proponesse per vendere le macchine. Chi era nel settore aveva preso coscienza che stava diventando una vera tecnologia che avrebbe trovato i suoi spazi e preso piede. Lavoravo in una società che si chiamava Mediterranea e nel gennaio ’96, insieme ad altre due persone, venni assunta in Indigo. Alla fine all’acquisizione di HP nel 2001 eravamo 37 o 38 persone: una grande crescita per quei pochi anni», racconta Gabriella Moretti, che continua: «Il presidente della Chemco, Claudio Ciastellardi, nel marzo ’93 incontrò le persone di Indigo e da lì sono cominciati i primi contatti per portare in Italia la macchina da stampa. Non si sapeva se utilizzare canali di distribuzione, quindi attraverso un’altra società del sig. Ciastellardi che era la Mediterranea, o se andare attraverso l’apertura di una società. Alla fine si decise di aprire una ‘stabile organizzazione’: era il 22 ottobre del 1995». Indigo Italia cominciò a operare dal punto di vista commerciale e dell’assistenza nel nord Italia con base a Milano, negli uffici al sedicesimo piano di un grattacielo in via Stephenson; per il centro e sud Italia la rappresentanza fu affidata a Chemco Italia con sede a Firenze (il Poligrafico italiano 10/94).

Le prime Indigo in Italia Le due aziende citate da Moretti, la Compostudio di Cernusco sul Naviglio e la Atel di Roma, furono le prime aziende in Italia a investire nel digitale con l’acquisto di una Indigo E-Print 1000. «Nel ’95 a Quotidie, fiera dei quotidiani, incontrai Pino Saluzzi (che avevo già conosciuto in precedenza) di Compostudio e quando gli dissi che stavo collaborando con Indigo mi disse di tenerlo aggiornato di tutti i dettagli perché gli interessava» ricorda Moretti. «Partecipai a Drupa ’95 per conto di Mediterranea, non per Indigo perché ancora non esisteva (Indigo Italia sarebbe nata di lì a poco, ndr), vennero firmati diversi ordini con le aziende italiane, non solo Compostudio: credo che tornammo a casa con sei o sette ordini di macchine E-Print 1000. E il valore medio di ogni macchina, allora, era di un miliardo delle vecchie lire. C’era molto interesse, un po’ come è successo nel 2012 con la Landa. Ricordo però che qualcuno al ritorno ebbe dei ripensamenti, Saluzzi era il più determinato: tant’è che una delle macchine installate in Drupa andò direttamente in Compostudio. L’installazione venne fatta, credo, nel giugno/luglio del ’95», racconta Gabriella Moretti. Compostudio era un centro di prestampa che eseguiva lavori di fotolito, fotocomposizione e computer grafica, e come si legge in un articolo del 1995, si aggiudicò “la

“All’epoca c’erano tante fotolito che vedevano la stampa digitale come un’opportunità per fornire servizi di stampa a quei clienti che loro già avevano. Poi invece furono le tipografie a inglobare le fotolito. In quegli anni non si sapeva ancora quali fossero i lavori adatti alla stampa digitale”

corsa per poter essere la prima azienda italiana ad aver installato una macchina da stampa digitale a colori. (…) Giuseppe Saluzzi, fondatore e presidente della società, spiega in modo molto pragmatico che le aspettative di sviluppo del lavoro grazie alla nuova macchina sono molte, ma che le aree di maggiore interesse si chiariranno man mano che questo nuovo mercato si concretizzerà. «Andremo a proporre il nuovo sistema Indigo come un servizio collaterale alla stampa tradizionale per le brevissime tirature che la offset non è in grado di eseguire in modo economico ma, fino a quando il lavoro di fotolito rimarrà predominante nella nostra attività» dice Saluzzi «utilizzeremo la E-Print 1000 anche come attrezzatura per eseguire le prove colori nei casi, e sono ancora molti, in cui ci vengono richieste prove in copie multiple»” (il Poligrafico italiano, 5/95). «All’epoca c’erano tante fotolito che vedevano la stampa digitale come un’opportunità per fornire servizi di stampa a quei clienti che loro già avevano. Poi invece furono le tipografie a inglobare le fotolito. In quegli anni non si sapeva ancora quali fossero i lavori adatti alla stampa digitale, ancora le tirature non erano scese come sono scese adesso, e gli stampatori/fotolitisti che avevano queste macchine lo facevano quasi con l’idea che potessero andare a sostituire il proofing, le prove di stampa e in parte sostituire la stampa tradizionale, tanto che si erano sbagliate un po’ le aspettative… Lavorammo a un white paper della stampa digitale, indicando anche le possibili applicazioni, ci fu un tavolo di lavoro di Taga. Poi la tecnologia è cresciuta pian piano diventando più affidabile», spiega Moretti. La seconda E-Print 1000 “italiana” fu consegnata “alla Atel di Roma, società controllata dalla famiglia Martella e facente parte del gruppo Sigma Schede, a sua volta collegato al gruppo americano Moore. «Ci occupiamo di stampa elettronica sia in bianco/nero che a colori da otto anni – ci ha detto il dr. Paolo Martella -. Le applicazioni sono soprattutto destinate alle personalizzazioni per il settore del direct marketing e le tecnologie che impieghiamo sono il laser, l’inkjet, la deposizione di ioni. La scelta di dotarci di una Indigo è stata soprattutto dettata dalla volontà di esplorare le potenzialità del mercato “on demand printing” che noi riteniamo estremamente interessanti»” (il Poligrafico italiano, 9/95). «Un’altra bella installazione è stata quella della Graphistudio Pordenone nel ‘97. Il titolare, Tullio Tramontina, acquistò una E-Print 1000 per fare fotoalbum matrimoniali. Peccato che la memoria della macchina da stampa consentiva di rippare un fotoalbum a notte, gli facemmo tutte le possibili modifiche e implementazioni di memoria, però la macchina andava troppo lenta per fare quei rippaggi. La costruì l’ingegnere israeliano (lo stesso che aveva lavorato in Compostudio) lì da loro, tanto che quando l’hanno finita era praticamente un’altra. L’ingegnere lavorava giorno e notte, tanto

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Graphistudio e il “mostro super accessoriato”

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Quella di Graphistudio, accennata da Gabriella Moretti, è in effetti una storia di innovazione e lungimiranza imprenditoriale. «A fine anni Novanta, Graphistudio era un’azienda che si occupava di grafica e fotografia pubblicitaria, da qualche anno era stato aperto un settore di azienda con specifico brand che si occupava di fotografia matrimoniale, in pratica uno studio fotografico di successo: in poco tempo aveva raggiunto il migliaio di servizi matrimoniali l’anno», racconta Tullio Tramontina, fondatore dell’azienda di Arba in provincia di Pordenone. «Era appena uscito Photoshop 1.0 e si capiva che le potenzialità erano infinite, e da lì è iniziata la corsa per poter portare su carta l’elaborato digitale. Per alcuni anni abbiamo fatto sperimentazioni pazzesche usando strumentazioni a volte create in casa ma con qualità piuttosto bassa. Il grande balzo tecnologico è arrivato con la comparsa dell’Indigo che stampava a inchiostro su carta comune e questo ci ha dato l’idea di creare gli album stampando e poi rilegando le pagine piuttosto che incollare le pagine su un album vuoto. Questa è stata l’idea che ha rivoluzionato questo settore, siamo stati i primi al mondo a farlo, poi abbiamo portato la soluzione in tutto il mondo e ha avuto un grande ed immediato successo. Ma passiamo ai problemi di questo nuovo passo. C’era una macchina installata in una tipografia a Verona e ci hanno portato a provarla. Abbiamo provato tutto di quella macchina e ne siamo rimasti impressionati, purtroppo una cosa non era stata provata perché si dava per scontata ed era il tempo di invio del file dal RIP alla macchina: andava benissimo per la tipografia che inviava un file e poi stampava la tiratura di qualche centinaia di copie, ma nel nostro caso la stampa era un attimo perché si stampava una sola copia di ogni pagina mentre l’invio del file impiegava oltre 15 minuti. Al tempo la tecnologia era quella del doppino telefonico, 10mbit che era lentissimo. Siamo piombati nella tragedia, una macchina costosissima praticamente inutilizzabile, avevamo già fatto una fiera a Milano e raccolto un migliaio di clienti che volevano il campione ma di fatto non eravamo in grado di fornire nemmeno quello. L’Indigo è stata straordinaria perché hanno piazzato da noi un tecnico israeliano per mesi che a piccoli passi trovava il modo di aumentare la velocità del trasferimento dati, hanno riempito tutti gli slot di memoria disponibili e interventi vari, trasformando la nostra Indigo in un mostro super accessoriato», ricorda Tramontina, che continua: «Però il tempo passava e i clienti pressavano, per fortuna Durst ha annunciato la Lambda, una stampante su carta fotografica con incisione al laser e quindi perfetta per la stampa del file. Siamo andati immediatamente a provarla ed era incredibile la qualità della stampa. L’abbiamo installata ed è iniziata la rivoluzione del nostro settore, abbiamo aperto sedi commerciali in Inghilterra, Spagna, Francia e Stati Uniti. Nel frattempo c’è stato il balzo dei cavi da 10 bit a 100, di conseguenza anche Indigo iniziava a migliorare decisamente i tempi di trasferimento. Abbiamo acquistato la seconda Indigo e subito dopo abbiamo costruito una nuova sede di 10 mila m2 e raggiunto i 250 dipendenti». Graphistudio è stata pionieristica anche nella digitalizzazione dei file: «Abbiamo creato uno scanner con un tecnico locale partendo da una telecamera da sorveglianza, siamo riusciti a sestuplicare la risoluzione e automatizzare una buona qualità del colore attraverso schede progettate e realizzate in casa. Per 4-5 anni siamo andati avanti così poi sono usciti scanner adeguati. Per quanto riguarda la stampa ancora oggi si stampa in Indigo e su carta fotografica e da tre anni si è aggiunta una inkjet della Canon, la DreamLabo 5000 che è l’unica in Italia e restituisce una qualità unica, non si è mai visto niente di simile», conclude Tramontina.

che una notte andò persino fuori strada con la macchina, in mezzo alla neve…», racconta Moretti. «Era difficile trovare società di leasing che finanziassero questo tipo di tecnologia, c’era un po’ di scetticismo perché per darti un finanziamento devi presentare un piano finanziario per fargli capire cosa ti porterà questa macchina in più: e c’erano aziende che magari fatturavano tre miliardi e andavano a fare un investimento da un miliardo… non era così semplice ottenere i finanziamenti. C’è stato un grande lavoro di evangelizzazione, tanto lavoro di marketing e mi ricordo che in quegli anni mandavamo tantissime campionature della qualità di stampa su differenti tipi di carte e vari formati a tutte le aziende di stampa, per far capire loro quali potessero essere i mercati della stampa digitale. Non si capiva molto la personalizzazione, per il problema che esiste tutt’ora della gestione dei database. Ci riuscì la Atel di Roma. Avevano come cliente Tim che vendeva i primi cellulari: a ogni nuovo numero di sim mettevano dentro al pacchettino 15/20 biglietti da visita col numero di telefono. Fu il primo progetto di personalizzazione che in effetti è stato il successo di quella macchina, poi anche loro hanno perso un po’ di vista il business della stampa digitale perché era faticoso…», continua Moretti.


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Prime Xeikon in Italia Xeikon ad Ipex 1993 L’E-Print 1000 non fu l’unica macchina da stampa digitale a far sobbalzare i visitatori di Ipex nel 1993. C’era anche un’altra tecnologia, quella della DCP-1 di Xeikon, un’azienda nata a Mortsel (Belgio) “nell’agosto del 1988 con una ‘missione’ ben precisa: sviluppare, produrre e commercializzare soluzioni per la stampa digitale a colori rivolte al mercato delle basse tirature. Il suo nome è Xeikon (da “X” che sta per xerografia e dal greco “eikon” che significa immagine) e i soci fondatori sono sette: cinque europei (Agfa-Gevaert Investment Fund, Belgian Ventures, Berghuizer Papierfabriek, Euroventures Benelux, ISEP) e due americani (Genicom Corp. e Markem Corp.). Tra gli azionisti più importanti spiccano nomi noti quali Donnelley, Barco – la cui quota non raggiunge il 10% – e Agfa che detiene il 26%” (il Poligrafico Italiano, 2/1995). Anche per Xeikon il lancio sul mercato della macchina fu preceduto da anni di ricerche. “Nel gennaio dell’89 Xeikon è già alle prese con il progetto di un prototipo di macchina da stampa digitale che porta la società, nel novembre ’90, allo sviluppo e alla costruzione dello stesso, per arrivare, infine, due anni dopo (nel dicembre ’92) alla produzione di alcune unità test. Per esplicita volontà dei suoi azionisti, Xeikon opera in sordina per tutto questo tempo, uscendo allo scoperto appena nel ’93, quando la DCP-1 – questo è il nome della prima “creatura” – viene presentata in anteprima mondiale il 23 giugno in occasione di una conferenza stampa ad Anversa per poi ricevere la consacrazione ufficiale all’Ipex di Birmingham” (il Poligrafico italiano, 2/1995). Le prime unità cominciarono a essere prodotte nell’aprile del 1994, parallelamente alla creazione di una rete commerciale internazionale. Per l’Italia venne scelta NTG, come rappresentante in esclusiva del marchio. A metà degli anni Novanta, il costo base della DCP-1 si aggirava intorno ai 500 milioni di lire. Nei primi mesi del 1995 gli stabilimenti Xeikon avevano una produttività di circa 2 macchine al giorno, e quanto alle installazioni, fino a febbraio erano state consegnate più di 100 DCP-1 in tutto il mondo. A metà dello stesso anno erano già 180, ma Xeikon puntava oltre: durante una conferenza stampa a Drupa ’95 i vertici dell’azienda dissero di puntare a raggiungere quota 600 entro la fine dell’anno. Un traguardo che non fu possibile raggiungere (si legge dell’installazione numero 500 presso la Winset/Digiset, un’azienda svedese, in un articolo

Le prime DCP-1 arrivarono in Italia nel giugno 1995. “L’installazione di entrambe le unità è prevista per luglio e le società che ne entreranno in possesso sono Reprocolor International di Peschiera Borromeo (MI) e Studio Grafico Susini di Roma” (il Poligrafico italiano 7-8/95). La prima era una fotolito di antica tradizione, la seconda un’azienda grafica che lavorava nell’ambiente pubblicitario. Studio Grafico Susini di Roma creò un centro servizi apposta per ospitare la macchina: “è stato battezzato SD1, una sigla dal significato ben preciso: S sta per Susini, D per D’Alessandro (i titolari dello studio grafico, ndr) e 1 vuole evidenziare il fatto che si tratta del primo esemplare Xeikon installato in Italia” (il Poligrafico italiano 4/96). Nello stesso anno venne installata in Italia anche la prima ChromaPress, la soluzione di stampa digitale di Agfa che montava la tecnologia della DCP-1: “Giungerà a Milano entro settembre la prima macchina per la stampa digitale Chromapress di Agfa Gevaert. È la CST, che fa capo al gruppo TL Tecnolito controllato da Luigi Stefano Campanella, ad assicurarsi il primato. Un’installazione che non rimarrà isolata, considerato che Sergio Molino, il gruppo di Cisano Bergamasco ne ha opzionadi Reprocolor, accanto te altre quattro” (il Poligrafico italiano 7-8/95). Di alla Xeikon appena Chromapress, nel mondo, ne erano già state inarrivata dal Belgio. stallate più di 70.

La Xeikon DCP-1 installata nel 1995 presso la SD1 di Roma.

apparso nel dicembre del 1996 sul Poligrafico), ma che testimonia la fiducia dell’azienda nelle possibilità di diffusione della macchina e la risposta del mercato. “La DCP-1 era una macchina digitale a bobina basata su tecnologia elettrofotografica. La sua caratteristica fondamentale era di procedere a un ‘single pass multiple station’, singolo passaggio su stazione multipla, anziché multipassaggio su un’unica stazione. In altre parole, la banda di carta che scorreva in verticale attraverso le otto unità di stampa che componevano la macchina veniva stampata in bianca e volta in un unico passaggio. La velocità? Settanta pagine A4 al minuto. La vera rivoluzione della macchina consisteva nel toner secco composto da particelle minuscole che venivano distribuite in maniera ravvicinata. (…) La Xeikon nel 1989 aveva imboccato la strada della cosiddetta ‘deposizioni di ioni’, brevettando una propria tecnica che consentiva di stampare a 300 dpi con 256 livelli di grigio alla velocità di circa 5 pollici al secondo. Una strada però che l’azienda abbandonò presto, insoddisfatta del livello di accuratezza del posizionamento dei punti e per problemi di natura chimica” (il Poligrafico italiano, 2/1995). Consapevole dell’importanza di ripercorrere e raccontare la propria storia, l’anno scorso Xeikon ha pubblicato un libro dal titolo Past print future… Print’s digital Journey, per celebrare i primi 25 anni del digitale che coincidevano con i primi 30 anni di storia dell’azienda belga. Il libro, a cura dei giornalisti Ed Boogaard e Laurel Brunner, è un viaggio attraverso la tecnologia, arricchito da fotografie e contributi delle persone che di questo viaggio, nel corso degli anni, hanno fatto parte.

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Lo schema di funzionamento della Xerox DocuColor 2060

Le etichette “digitali” Un altro settore, dopo quello della stampa commerciale, su cui i produttori di tecnologia si concentrarono fu quello delle etichette. DCP/32S fu il nome che Xeikon diede alla sua prima soluzione digitale per la stampa di etichette. “La Xeikon DCP/32S (“S” sta per “singlesided”, ossia stampa su un solo lato) va ad affiancarsi alla DCP/32D (“D” sta per “double-sided”, ossia stampa in bianca e volta) concepita per la produzione di stampati commerciali personalizzati. Con la nuova unità, Xeikon fa il proprio ingresso in un campo d’applicazione completamente nuovo – quello della stampa su etichette – che a livello mondiale ha evidenziato entrate pari a 15 miliardi di dollari e si prevede una crescita futura a un tasso annuo del 9% (…)” si legge in un numero di fine 1996 del Poligrafico italiano. L’anno prima Indigo presentò la Omnius, per realizzare la quale la Casa israeliana si avvalse “dell’esperienza maturata nello sviluppo della ormai nota E-Print 1000, anche se differenze sostanziali sono evidenti fra le due macchine” (il Poligrafico italiano 4/95). La macchina lanciata ad Ipex 1993 aveva un’alimentazione a foglio mentre Omnius era un sistema a bobina e “one-shot color press”, che prevedeva che gli inchiostri venissero trasferiti uno alla volta sul cilindro caucciù e solo a immagine completa, questa veniva trasferita in un solo colpo al supporto di stampa. La Omnius era fra le macchine che Indigo portò a Drupa ’95, dove aveva a disposizione una superficie espositiva di 1600 m2 nel padiglione 8, con uno stand circolare disposto su due livelli dove una dozzina di macchine di differenti configurazioni era sempre in funzione, per offrire dimostrazioni pratiche. Venne presentata in prima mondiale anche la Mobius Publisher destinata al settore editoriale. All’interno dello stand c’era anche un’area con 300 posti a sedere, dove veniva illustrato lo sviluppo del settore mondiale della stampa “on demand” di piccole tirature a colori. I tempi del piccolo stand di Ipex 1993 erano già un lontano ricordo.

Drupa 1995

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E “se all’Ipex di due anni fa concetti come ‘short-run colour’ e ‘printing on demand’ potevano suonare ancora nuovi, oggi sono ormai sulla bocca di tutti e la stampa digitale che a Birmingham aveva fatto il suo timido ingresso sul palcoscenico delle arti grafiche, a Drupa è sicuramente stata l’attrice protagonista più acclamata e applaudita, catalizzando l’attenzione di buona parte dei quasi 400 mila visitatori – da 168 Paesi – che hanno varcato i cancelli. (…) Se ad Ipex si erano visti modelli per la stampa commerciale a colori di piccole tirature, nel frattempo la famiglia si è fatta più numerosa”, si legge in un articolo del Poligrafico Italiano pubblicato

nel giugno del 1995. Il riferimento è alle macchine per le etichette, che iniziavano a fare il loro ingresso nel mercato del digitale. A Drupa 1995 Scitex scese in campo con due linee di prodotti, una per gli stampati di alta qualità con basse tirature, e una seconda per la stampa digitale ad alte tirature. In questo secondo mercato Scitex entrò grazie all’acquisizione di una divisione di Kodak, che aveva già sviluppato un sistema di stampa inkjet che veniva utilizzato come gruppo aggiuntivo sulle rotative offset per l’inserimento di dati variabili negli stampati per direct mailing (da il Poligrafico Italiano, 4/1995). Anche Heidelberg si presentò all’appuntamento di Düsseldorf con una nuova soluzione: “Dopo il successo della GTO DI lanciata nel 1991 (…), Heidelberg ha messo a frutto l’esperienza maturata nel ‘direct mailing’ sviluppando la Quickmaster DI a quattro colori e presentandola in anteprima mondiale” (il Poligrafico Italiano 7-8/95). Per la precisione, la GTO DI non si poteva classificare come macchina digitale ma piuttosto come direct imaging, considerato il fatto che utilizzava le lastre.

L’onda lunga di Drupa A metà del 1995 anche Kodak presentò una soluzione di stampa digitale. “La divisione Office Imaging della Kodak ha recentemente presentato un nuovo sistema di stampa digitale in bianco e nero destinato ad ambienti con alti volumi di copiatura (fino a 1.500.000 pagine/mese) che trova la sua naturale applicazione nella stampa on demand di manualistica e altra documentazione che richieda frequenti aggiornamenti (listini, cataloghi, rubriche telefoniche, modulistica, analisi di mercato, comunicati ecc.). Si tratta dell’ImageSource 92p (…) è stato lanciato a metà dell’anno scorso, mentre in Italia è disponibile da quest’anno a un prezzo di listino di 350 milioni di lire circa, che non include né stazione di lavoro né software (…)” (il Poligrafico Italia-


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Grafica Valdarno no, 5/96). Negli anni si continuava a studiare la stampa digitale, a tenere convegni e a capire quali potessero essere gli sbocchi di mercato di una tecnologia che continuava a evolversi rapidamente. Fra questi anche Pietro Chasseur della Scuola grafica San Zeno a Verona, che, ospite di un convegno organizzato da Canon sulla stampa digitale nell’aprile del 1996, affermò che si sarebbe assistito “nel futuro a un affiancamento della stampa digitale a quella offset, sensibilizzando la platea sull’importanza di ottenere in digitale un risultato di stampa analogo a quello della offset. Oggi esistono ancora degli impedimenti che non consentono alla stampa digitale di decollare, primo fra tutti il fatto che il mercato non c’è, nel senso che la domanda di stampati ottenuti in digitale scarseggia ancora e scoraggia chi è intenzionato ad investire in queste attrezzature” (il Poligrafico Italiano, 5/96), disse il professore in quell’occasione.

Drupa 2000 L’inizio del millennio coincise con una nuova Drupa, e le aspettative del mercato nei confronti dei produttori di tecnologia erano alte. Nell’edizione che celebrava i 50 anni dalla prima edizione e i 600 anni dalla nascita di Gutenberg, la fiera si sviluppò su una superficie di 156.000 metri quadrati, con 1.800 espositori provenienti da 46 Paesi. «Penso che Drupa 2000 sarà la prima vera Drupa della stampa digitale (…) Nei cinque anni che ci separano dall’ultima Drupa l’industria ha accettato l’inevitabilità che tutto ciò che non è ancora digitale lo diventerà. Questa Drupa determinerà non solo chi sarà il leader oggi, ma anche chi sarà il vincitore delle Olimpiadi del digitale nei prossimi dieci anni», disse Benny Landa (il Poligrafico Italiano 3/2000), a proposito della fiera di Düsseldorf nel corso della quale avrebbe lanciato Ebony, una macchina a foglio che segnò l’ingresso del produttore nel mercato del bianco e nero e che, secondo le cronache di quel periodo, con una velocità di 136 pagine A4 al minuto (2-up), aveva tutte le carte in regola per competere con le più veloci macchine xerografiche a foglio presenti sul mercato, come ad esempio DocuTech di Xerox. «Ebony è il primo sistema di stampa digitale in b/n nato da una macchina da stampa, digitale si intende, e non da una copiatrice», ha tenuto a sottolineare Landa” (il Poligrafico italiano 3/2000). Lo stand di Indigo per Drupa 2000 era ancora più grande e più “popolato” di macchine rispetto alla fiera di cinque anni prima: questa volta i metri quadrati di superficie erano 1.700 e le macchine da stampa digitali in funzione erano 24, fra cui quelle a sette colori che appartenevano alla nuova generazione. Con un teatro di 300 posti i visitatori vennero coinvolti in uno show dal titolo “Allacciate le cinture di sicurezza”: l’obiettivo di Landa era di condurli in un viaggio nella stampa

Gli studi del professor Chasseur, per quanto venati di scetticismo nei confronti del successo della stampa digitale, orientarono gli investimenti di molti stampatori all’epoca. Uno di questi fu Amedeo Nicola, di Grafica Valdarno, un’azienda con decenni di storia alle spalle: «Sin dall’inizio degli anni Novanta insieme al collega Stefano Stefanoni presso la Scuola grafica San Zeno di Verona abbiamo seguito con particolare interesse il lavoro del salesiano prof. Chasseur che a quel tempo stava sviluppando soluzioni per la gestione del colore delle prime “fotocopiatrici” a colori – ricorda Amedeo Nicola, titolare dell’azienda. All’inizio si parlava di interfacciamento della piattaforma Mac con le prime fotocopiatrici a colori (non si parlava ancora di “stampa digitale”) e osservando i progressi del lavoro del professor Chasseur (penso il più stimato esperto italiano di colorimetria a livello mondiale) siamo arrivati a comprendere a fondo questa tecnologia innovativa e le sue potenzialità. Investimmo quindi con consapevolezza nel 1996 la somma allora non banale di 70 milioni di vecchie lire in una Ricoh Aficio. Il nostro obiettivo era l’immediatezza nella produzione di bozze e prove di stampa a supporto delle macchine offset; oltre alla realizzazione di piccole tirature di biglietti da visita, depliant e pretirature di opuscoli e cataloghi che per un’azienda dinamica e vocata al servizio come la nostra, erano aspetti già allora molto significativi per la fidelizzazione del cliente e per dare risposte in tempo reale», racconta Nicola. Una decisione azzardata? «Riteniamo a posteriori di avere optato per una scelta che ci ha aiutato a crescere sia a livello tecnico che organizzativo; con enormi risparmi di tempo nella fase progettuale e di bozza. Con tutti i limiti di allora di qualità, di registro, di definizione soprattutto negli alti e bassi toni, dove la perdita di definizione era di circa 6-8 punti percentuali. Successivamente abbiamo sempre seguito con interesse l’evoluzione di questa tecnologia sostituendo le macchine da stampa digitale mediamente ogni 4/5 anni, scegliendo le soluzioni più confacenti alla nostra realtà aziendale, più orientata alla qualità e alla stampa su carte speciali. Oggi il mercato offre soluzioni di stampa digitale di qualità con finiture e nobilitazioni La Ricoh Aficio in una offline e inline in competizione con quelle tradizionali pubblicità del 1997. utilizzando tecnologie a toner e inkjet nelle più articolate declinazioni. Ma devo purtroppo constatare che regna anche una grande confusione e una bassa competenza tecnico-gestionale da parte di noi utilizzatori che si traduce in genere in uno svilimento dei prezzi che sicuramente non sono l’unico strumento di competitività», afferma Amedeo Nicola, che imputa ancora oggi alla “carenza di progettualità formativa e di scuole grafiche con docenti preparati e laboratori attrezzati” la difficoltà delle piccole e medie imprese italiane a far fronte con successo a un mercato internazionale. Una difficoltà, questa, che già nel 2006 era stata individuata come il “freno a mano tirato” dell’industria grafica italiana da un tavolo di lavoro dell’associazione Taga, di cui parleremo più avanti. L’esperienza di Stefano Stefanoni e di Amedeo Nicola, sviluppata all’interno di Confartigianato, diede poi vita ad alcune iniziative di confronto e dibattito all’interno di quella che è stata la prima manifestazione a occuparsi di stampa digitale, Inprinting.

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Xeikon CSP 320 D lanciata a Drupa 2000.

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digitale del nuovo millennio. Il nuovo millennio, poi, si apre per la società israeliana con l’acquisizione da parte di HP: “L’accordo strategico tra Hewlett-Packard (HP) e Indigo è la conseguenza di un rapporto di collaborazione instaurato sin dal 1998. L’investimento da 100 milioni di dollari porterà ad HP azioni di nuova emissione pari a 14,8 milioni. Il passo successivo sarà la cessione ad HP di tutte le quote rimanenti sul mercato per un totale di circa 882 milioni di dollari. «Il nostro obiettivo è quello di combinare la tecnologia Indigo con le capacità produttive e commerciali di HP», dichiara Benny Landa, ceo di Indigo (il Poligrafico Italiano 120/2010)”. Chi invece non riuscì ad aspettare la Drupa per lanciare le sue nuove soluzioni in ambito di stampa digitale fu Xerox, che anticipò “a giornalisti e clienti alcune delle novità nell’ambito della stampa digitale a colori e in b/n. A Parigi, in occasione di un’edizione del DocuWorld presso il Carousel de Louvre, ha debuttato la serie DocuColor 2000, una nuova famiglia di sistemi di stampa digitale a colori a foglio disponibile in due modelli, uno da 60 ppm A4 (DocuColor 2060), l’altro da 45 ppm (DocuColor 2045) . (…)”, si legge in una breve notizia pubblicata sul Poligrafico Italiano nel marzo del 2000. Ma nonostante l’entusiasmo per l’inizio del nuovo millennio e le novità presentate in Drupa, il 2000 non fu un anno sereno per le aziende produttrici di soluzioni di stampa. Xeikon, ad esempio, chiuse “il terzo trimestre 2000 con entrate pari a 41,5 milioni di dollari (contro i 52,9 milioni dello stesso trimestre nel ’99) e una perdita di 12,4 milioni di dollari, rispetto all’utile netto di 3,2 milioni di dollari del terzo trimestre ’99. (…) Tre sono le cause principali di questo periodo buio (…): il ritardo nella commercializzazione dei primi esemplari della CSP 320D (la macchina a foglio lanciata a Drupa) la cui “partenza” è prevista per novembre; l’integrazione, ora praticamente completata della divisione DPS (Digital Printing Systems) ceduta da Agfa e un tempo responsabile della distribuzione della Chromapress, basata su un motore Xeikon; infine, un aumento di valore del dollaro di oltre il 20% rispetto all’euro” (il Poligrafico Italiano 10/2000). Inizio Duemila travagliato anche per Xerox, che chiudeva il suo terzo trimestre in rosso “con una perdita di 167 milioni di dollari (…). È la prima volta in 16 anni che il gigante delle fotocopiatrici riporta una perdita trimestrale, attribuendo le difficoltà dell’ultimo anno a un inatteso calo delle vendite in Europa e Nordamerica. Particolarmente deludenti sono le vendite della DocuTech negli Usa, probabilmente anche a causa dell’ingresso di Heidelberg nel mercato della stampa digitale in b/n con la Digimaster 9110. L’unico dato di vendita incoraggiante per Xerox è legato ai sistemi a colori DocuColor 2060 e 2045, che hanno registrato risultati molto

positivi” (il Poligrafico Italiano 10/2000). L’ingresso di Heidelberg nel mercato del digitale non passò infatti inosservato. “Mille unità vendute durante il primo anno di attività. È con questo dato record che Heidelberg Digital – nata nel maggio ’99 in seguito all’acquisizione della divisione Office Imaging di Kodak da parte di Heidelberg – si avvia con ottimismo verso l’ambizioso traguardo che conta di raggiungere entro il 2005: conquistare una quota di mercato del 30% nel mercato dei sistemi di stampa digitale in b/n ad alta produttività (almeno 90 pagine al minuto). (…) Il segreto di tale successo? Un sistema di stampa digitale in b/n battezzato Digimaster 9110, prodotto a Rochester (NY, USA) da un team di 240 esperti, distribuito in tutto il mondo attraverso quattro potenti canali di vendita (…) e acquistato sì da “vecchi” clienti Heildelberg (30%), ma per il 70% da nuovi clienti, tra cui centri copia, centri stampa aziendali e quick printer. (…) Basato sulla tecnologia elettrofotografica, il Digimaster 9110 stampa a una risoluzione di 600 dpi e una velocità di 110 fogli A4 al minuto e 55 fogli A3 al minuto (…) (il Poligrafico Italiano 10/2000).

“Di certo era la risposta più corretta a un mercato in cambiamento, fermo restando che è stata ed è tutt’oggi una tecnologia molto costosa”, Quinto Protti, Centro Stampa Digital Print.

Il percorso digitale di Centro stampa digital print Un’azienda pioniera nell’investire nel digitale fu il Centro stampa digital print, fondata da Sergio Protti a Rimini nel 1987 e all’epoca specializzata nella manualistica e negli stampati veloci per le fiere e per gli eventi collegati alla città. «La prima tecnologia di stampa digitale - HP Indigo 1000 - venne installata nel 1998: erano macchinari al primo stadio evolutivo con cui siamo cresciuti in Quinto Protti, titolare di Centro stampa digital print.


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termini di esperienza e know-how. Ciò che mi spinse a puntare sulla stampa digitale furono le richieste con quantità ridotte. Eravamo molto attenti a questa esigenza di mercato e questa tecnologia mi sembrò la più performante dal punto di vista della resa cromatica (qualità di stampa). L’unica alternativa, ma non pari, era la stampa a toner», spiega Quinto Protti, figlio del fondatore e ora titolare dell’azienda riminese. «La stampa digitale ha ridotto i tempi di attesa del cliente, che in quegli anni erano di circa una settimana. Così facendo eravamo capaci di soddisfare le richieste in 2/3 giorni e realizzare prove di stampa con la stessa qualità della produzione finale. Nel 2000 eravamo dei veri e propri pionieri poiché il mercato iniziò a riconoscere e apprezzare i reali vantaggi della stampa digitale solo negli anni a seguire. Inoltre ripensammo e attrezzammo il reparto interno di confezione affinché fosse in linea con il processo di stampa digitale, puntando particolarmente sulla brossura fresata. Di certo era la risposta più corretta a un mercato in cambiamento, fermo restando che è stata ed è tutt’oggi una tecnologia molto costosa. Le più grosse paure erano legate all’obsolescenza delle attrezzature, che comunque abbiamo gestito nel migliore dei modi; non da meno la garanzia del partner fornitore della tecnologia, da scegliere in termini di assistenza nel tempo e visione nella prospettiva di crescita in un mercato altamente competitivo», conclude Protti. Centro stampa digital print continua a stampare in digitale con una HP Indigo 5000 e una HP Indigo 5500. Cromografica e il digitale on demand di TheFactory A inizio Duemila furono molte le aziende italiane che decisero di investire nella nuova tecnologia. Fra queste, la romana Cromografica. «Era il 2004 quando la prima Indigo fu installata presso la nostra azienda. Abbiamo creduto subito in questa tecnologia e inoltre non siamo passati dalla stampa digitale di basso profilo a una di alto profilo, ma abbiamo voluto partire subito con una soluzione che ci permettesse di ottenere la qualità migliore, che allora come oggi è garantita da HP ma anche Minolta, Xeikon, Canon, Océ… All’inizio si stampava soprattutto prove di stampa e lavori commerciali in basse tirature per offrire ai clienti un servizio rapido e personalizzato, che solo con la stampa digitale potevamo garantire», spiega Marco Giovanelli, titolare di Cromografica presente a Roma nel settore dell’industria grafica dal 1974. La gestione del dato variabile fu l’elemento che permise all’azienda di sfruttare dav-

Lo stabilimento di The Factory, il reparto dedicato alla stampa digitale di Cromografica.

vero le potenzialità del digitale: «Citiamo ad esempio Myphotosoccer® un progetto di stampa, su richiesta (on demand) portato avanti per qualche anno insieme alle principali squadre di calcio della serie A. Un sito dedicato agli utenti/tifosi in cui potevano scegliere tra alcuni prodotti della propria squadra del cuore (cartoline, agende, calendari, album di foto) e creare così un prodotto personalizzato con proprie foto con la possibilità di personalizzare testi e inserire sulla copertina nome e dedica», ricorda Giovanelli. Per Cromografica il digitale non significò solo la concretizzazione di mirate campagne di marketing, ma anche un’opportunità per andare incontro al mercato editoriale, per il quale si sarebbe stampata solo la quantità di volumi richiesta dalla distribuzione: «E arriviamo al 2007 con un altro progetto chiave su cui abbiamo investito molto: ilmiolibro.it in partnership con il Gruppo Editoriale L’Espresso (oggi GEDI Gruppo Editoriale, ndr). Una piattaforma di self-publishing per il B2C. La piattaforma è stata ceduta al Gruppo Editoriale mantenendo la produzione stampa. Questa esperienza ci ha dato modo di specializzarci sulla stampa on demand di libri e pubblicazioni a partire da una sola copia creando TheFactory, specializzata appunto nella stampa digitale. Oggi il core di The Factory è la produzione stampa di riviste, pre-tirature e tirature di libri, libri d’arte e di fotografia, pubblicazioni per il settore moda, cataloghi, tesi. Tutte queste tipologie di stampati si possono produrre anche grazie alla stampa digitale su bobina, che aumenta la flessibilità e l’efficienza della produzione», conclude Giovanelli. Eurostampa, dai dubbi ai 7 milioni di Nutella Unica Una delle aziende che in Italia investì per prima nel digitale per etichette fu Eurostampa. «Un numero sempre maggiore di clienti iniziò a chiederci la possibilità di evadere lotti di produzione ridotti o packaging con gradi maggiori di personalizzazione. Sulla base di questa dinamica ci affacciammo al mercato della stampa

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Una delle etichette di Nutella Unica. Sotto, la Indigo 6600, la prima macchina digitale installata in Eurostampa.

“Uno dei più comuni errori commessi in passato e a volte anche oggi è quello di mettere in concorrenza la stampa digitale con altre tecnologie, in primis la stampa offset”

(da Stampa elettrofotografica digitale e digitale a colori e ad alta produttività - Taga, 2006)

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digitale e intraprendemmo un lungo processo decisionale che vide coinvolti tutti i maggiori produttori di questa tecnologia presenti sul mercato», racconta Riccardo Sauvaigne, marketing and innovation director di Eurostampa, che racconta come in azienda vennero fatte numerose prove prima di arrivare alla soluzione definitiva sia sul partner che sulla macchina di stampa a cui affidarsi. «Acquistammo la prima macchina di stampa digitale nel 2013, una Indigo 6600, ma la messa in produzione non fu immediata. Inizialmente dovemmo risolvere numerosi problemi come, ad esempio, l’applicazione di nobilitazioni come la lamina a caldo. Tuttavia, una volta terminato questo processo iniziale di messa a punto, la soddisfazione relativa alla qualità dell’output fu elevata e ci permise di ampliare considerevolmente la gamma delle soluzioni offerte sul mercato – prosegue Sauvaigne. In particolare, uno dei progetti con maggiore rilevanza che abbiamo portato avanti negli ultimi anni nell’ambito della stampa digitale è quello legato a Nutella “Unica”: in questo caso, utilizzando la tecnologia HP Smart Stream Mosaic, fummo in grado di stampare 7 milioni di etichette differenti l’una dall’altra con grande soddisfazione sia da parte nostra che da parte del cliente», conclude Sauvaigne. Questo di Nutella è senz’altro uno degli esempi che ben testimonia le potenzialità della stampa digitale, che col passare degli anni si sta sganciando dalla gabbia delle “basse e bassissime tirature” e sta facendo propria, con una forza sorprendente, la gestione del dato variabile.

Le Drupa del nuovo millennio Alla Drupa del 2004 non ci furono grandi novità in termini di tecnologie di stampa. Viene ricordata piuttosto per il ritorno degli investimenti, che furono superiori alle aspettative. Nel 2008 la fiera di Düsseldorf vide l’entrata nel mercato delle macchine a getto d’inchiostro. Fra queste alcune soluzioni HP, come la Inkjet WebPress, in grado di stampare a bobina fino a 762 mm a una velocità di 122 m/minuto. Quell’anno a Drupa HP presentò anche tre nuove macchine da stampa digitale della serie Indigo: la 7000, la W7200 e la WS6000, che utilizzavano invece il processo di stampa elettrofotografica. Fu anche l’anno di debutto della Jet Press 720, l’inkjet a foglio di formato B2 (50x70) firmata Fujifilm e della Océ JetStream 2200, che in fiera, combinata al software di produzione Océ Prisma, stampò sezioni di giornali digitali su carta da giornale per dimostrare che anche i giornali full color potevano essere prodotti in tirature limitate mantenendo sotto controllo i costi. Protagonista di Drupa 2008 fu anche la InfoPrint 5000 e la macchina digitale monocromatica a foglio InfoPrint EMP156 di InfoPrint Solutions Company, soluzioni che si aggiungevano al porfolio dell’azienda nata dalla joint venture tra Ibm e Ricoh. Xerox presentò iGen4, che di lì alla Drupa successiva (quando sarebbe stato presentato il sistema iGen150) sarebbe stato utilizzato da oltre mille clienti per produrre milioni di pagine ogni mese. La Drupa del 2012 si ricorda per la presentazione, da parte di Benny Landa, della nanografia che “riassunta in pillole si esplica in un inchiostro che non penetra


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Dall’alto, la nanografia di Landa, tecnologia di stampa presentata a Drupa 2012, e la HP Indigo 50000 a Drupa 2016. Sotto, Heidelberg Primefire 106, il rendering della Komori Impremia NS40 e la Ultrastream Kodak, tutte lanciate a Drupa 2016.

nelle fibre della carta, ma semplicemente ci si appoggia sopra. I quattro colori, uno dopo l’altro, vengono stampati su un belt in temperatura che asciuga l’inchiostro, a base acqua, istantaneamente. Il film così ottenuto è trasferito sulla carta, in foglio o a bobina. Landa però non è pronto e lo ha detto. Ha chiesto due anni di pazienza e tanta fiducia. Il target? Coprire il gap tra il digitale nelle alte tirature per questa tecnologia e le basse dell’offset. Ecco spiegati quindi gli accordi con Heidelberg, manroland e Komori” (DDm, anno XVIII n°2, aprile/maggio 2012). Oltre alla nuova tecnologia del padre del digitale, alla Drupa del 2012 ci fu il lancio sul mercato anche di altre soluzioni. Come la KM1 di Konica Minolta, una macchina presentata come prototipo di una tecnologia di stampa inkjet a foglio formato B2 sviluppato in sinergia con Komori. Con un volume di stampa mensile di 160 milioni di pagine stampate in A4, Kodak presentò la Prosper 6000XI, che era pensata per la stampa commerciale, direct mail ed editoriale; sul fronte inkjet fu presentata invece la tecnologia Stream Inkjet, che era alla base della macchina da stampa Timson T-Press per la stampa digitale di libri. Nemmeno HP si presentò senza novità: ecco le HP Indigo 10000, 20000 e 30000. Sul fronte nobilitazioni, Scodix mostrò a Drupa le due macchine digitali S52 e S74, rispettivamente di formato B2 e B3, e che utilizzavano un sistema di blocco getto e ugelli multipli che permettevano di utilizzare al meglio l’inchiostro a polimeri proprietario PolySense. La Drupa 2016 fu l’anno del formato B1, inaugurato da Heidelberg che aprì la sua era della stampa digitale industriale con Primefire 106, la prima inkjet formato 70x100 – nata in collaborazione con Fuji – a essere introdotta sul mercato, e proseguito con il frutto della collaborazione fra KBA e Xerox, ossia la VariJET 106 powerd by Xerox, indirizzata al mercato degli astucci pieghevoli, e con la Impremia NS 40, la macchina a getto d’inchiostro frutto dello sviluppo congiunto di Komori e Landa. Kodak presentò in anteprima mondiale una piattaforma inkjet dal nome Ultrastream per la stampa commerciale e del packaging.

L’arretratezza italiana Facciamo un passo indietro. Nonostante il coraggio di alcune aziende pioniere che, saltando un po’ nel vuoto nella seconda metà degli anni Novanta o assecondando le richieste del mercato nei primi anni Duemila, avevano investito nel digitale, in Italia la stampa digitale si trovava in uno stato di arretratezza rispetto ad altri Paesi europei e agli Stati Uniti. Lo affermava, nel 2006, uno studio di Taga, associazione tecnici arti grafiche Italia, dal titolo Stampa elettrofotografica digitale e digitale a colori e ad alta produttività. “Nata per risolvere alcuni problemi che si ponevano con la stampa offset,

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Frank Romano, professore del Rochester Institute of Technology.

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oggi la stampa digitale viene impiegata in ambiti particolari, quali quello delle micro/pretirature (…) o della personalizzazione, in particolare dati variabili e marketing “one-to-one” (che in Italia, di fatto, ancora non è presente se non nella fase iniziale): si tratta di un’applicazione basata sull’utilizzo di informazioni contenute in un database al fine di realizzare una comunicazione molto mirata, in alcuni casi rivolta anche al singolo individuo”, si legge nello studio redatto, per la parte relativa al mercato, da un comitato all’epoca composto da Cristina Rossi (Il Poligrafico Italiano), Giorgio Mazzeri (Trio Media Service - Taga Italia), Alessandro Mambretti (Punzo&Colombo - Consulente stampa digitale), Fabio Fedrizzi (Fedrizzi Etichette), Gabriella Moretti (HP), Claudio Piazza (Punch Graphix Italia), Francesco Crotti (Kodak), Salvatore Massaro (Xerox), Marco Dusi (Canon Italia) e Alberto Sironi (Taga Italia). “In questi anni i volumi di stampa digitale sono in continua crescita, ma la personalizzazione, sicuro punto di forza di tale tecnologia, è ancora in una fase molto acerba. Tra le possibili ragioni una non conoscenza da parte delle agenzie di comunicazione delle sue potenzialità e un’incapacità da parte degli stampatori di gestire i database o di proporre il servizio di personalizzazione in modo adeguato” prosegue il report di Taga. “Uno dei più comuni errori commessi in passato e a volte anche oggi è quello di mettere in concorrenza la stampa digitale con altre tecnologie, in primis la stampa offset, non considerando che si tratta di tecnologie con caratteristiche e potenzialità abbastanza diverse: il digitale nasce, infatti, per integrare e completare le tecnologie esistenti, non per sostituirle. La stampa digitale è strettamente dipendente dalle competenze informatiche che richiede. Purtroppo le scuole, che fino a qualche tempo fa erano più che sufficienti per preparare i ragazzi al mondo del lavoro in ambito grafico, oggi sono diventate assolutamente inadeguate per insegnare ai ragazzi ad utilizzare le tecnologie e ad affrontare le sfide che lo sviluppo dell’ambiente grafico di questi anni sta portando con sé. (…) Per assurdo il punto dolens è esterno al sistema di stampa, infatti riguarda la cultura, o meglio l’assenza di cultura sulle possibilità della stampa digitale. La personalizzazione spinta è pressoché sconosciuta agli uomini di marketing che invece potrebbero trarne grande vantaggio. Le ragioni sono le più diverse ma, se guardiamo quanto succede all’estero, in particolare nei paesi anglosassoni, vediamo che la personalizzazione è uno strumento molto apprezzato e questo spiega le previsioni di sviluppo in quei paesi sia delle attrezzature che dei volumi degli stampati. È probabile che una più intensa attività di divulgazione da parte degli stampatori e dei fabbricanti di attrezzature, unita ad una migliore conoscenza degli strumenti informatici da parte dei ‘creativi’ permetta in futuro un proficuo ri-

“Ogni nuova tecnologia di stampa inizia a un livello di qualità inferiore agli standard del settore del tempo. Ma, col passare del tempo, la nuova tecnologia di stampa avanza e alla fine sposta gran parte della tecnologia precedente”

torno degli investimenti sulla stampa digitale”, si legge nel documento, che elencava poi i possibili strumenti a disposizione di stampatori e fornitori per ‘educare’ il mercato e renderlo conscio delle possibilità del digitale. Negli stessi anni, mentre Taga si occupava di studiare ed “educare” il mondo dell’industria grafica sugli aspetti più tecnici della nuova tecnologia, un’altra associazione si faceva promotrice di iniziative e convegni per allargare l’orizzonte del dibattito sulla stampa digitale: Asso.it, in collaborazione con Zeta’s, la casa editrice de il Poligrafico Italiano, organizzò il Digital Printing Forum che con le sue 24 edizioni ha accompagnato e guidato l’informazione del settore.

Compresenza, non concorrenza «Per il momento le aziende hanno bisogno di entrambe le tecnologie, quella tradizionale per gli alti volumi e quella digitale per le stampe short run. La produttività e la qualità diventano le caratteristiche più importanti, ecco perché se attualmente le stampe digitali sono basate sulla tecnologia laser, in futuro, prevedo che sia la tecnologia inkjet a prevalere, proprio perché è in grado di garantire entrambi i fattori. (…) I produttori di stampanti laser, d’altra parte, rilanciano aumentando progressivamente la velocità di stampa che presto supererà la barriera delle 100 pagine al minuto, allo stesso tempo si farà strada la tecnologia solid inkjet, nuovi inchiostri, nuovi supporti, nuovi consumabili segneranno la strada del futuro della stampa digitale». Sono parole di Frank Romano, professore dell’americano Rochester Institute of Technology, che ha trascorso 60 anni della sua vita nel settore della stampa e dell’editoria. Sono parole risalenti al 2000, estrapolate da un’intervista al guru della stampa pubblicata sulla rivista A&V Printing, all’epoca organo ufficiale dell’associazione Asso.it. Stava attraversando gli Stati Uniti in treno, Frank Romano, quando gli abbiamo scritto per chiedergli cosa secondo lui fosse cambiato nel mercato e nella percezione della stampa digitale, in questi quasi vent’anni trascorsi da quelle sue parole a oggi. «Ogni nuova tecnologia di stampa inizia a un livello di qualità inferiore agli standard del settore del tempo. Ma, col passare del tempo, la nuova tecnologia di stampa avanza e alla fine sposta gran parte della tecnologia precedente – afferma Frank Romano. «Ci sono voluti 50 anni alla litografia offset per sostituire la stampa tipografica. Per molti anni è stato detto che “la litografia offset era adatta solo per la stampa rapida e sporca”. La stampa digitale con toner è arrivata nel 1976 e divenne mainstream negli anni ‘80 quando i livelli di risoluzione superarono i 600 dpi. La qualità del getto d’inchiostro era molto bassa nei suoi primi anni, ma poi è progredita. Oggi sono disponibili oltre 10 tecnologie di stampa. Ogni servizio di


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stampa nel mondo ha un solo compito: soddisfare le esigenze dei propri clienti. Oggi i print buyer non sono più fissati su alcun metodo di stampa in particolare. A loro potrebbe anche non importare come si stampa». Chiediamo a Romano uno sguardo al futuro, una previsione, un auspicio. «Mi aspetto cambiamenti significativi nella tecnologia di stampa nei prossimi 5 anni – risponde. «L’elettrofotografia secca e liquida, le tecnologie di stampa a getto d’inchiostro sia digitali che offset, nanografiche e altre tecnologie digitali continueranno a progredire. Si tratta di tre aree: qualità, velocità, dimensioni. I livelli di toner e getto d’inchiostro ora competono con la stampa analogica in termini di qualità, ma la stampa analogica è ancora più veloce e può stampare fogli di dimensioni maggiori. Tuttavia, le stampanti digitali stanno avanzando nelle dimensioni dei fogli B1 e B2, mentre i sistemi inline (due stampanti di fila) stanno aumentando i livelli di velocità. L’assenza di tempi e costi di avviamento per la stampa digitale è ancora il suo principale vantaggio. Ma nessuna tecnologia di stampa sparirà. Anche la stampa tipografica è ancora in uso, ma non domina più. Flexo e rotocalco offrono vantaggi in termini di velocità e lunghezza della

corsa, e per le alte tirature e i colori Pantone multipli, la litografia offset sarà ancora valida». Secondo Frank Romano, non ci sarà mai un mondo di sola stampa digitale: «Ci saranno sempre applicazioni in cui la tecnologia “vecchia” avrà un vantaggio. Il problema principale sarà il mantenimento di attrezzature obsolete e la ricerca di operatori. Una stampa litografica offset può durare 40 anni, ma il suo utilizzo sarà un problema». E con lo sguardo già rivolto all’anno prossimo, quando a Düsseldorf andrà in scena una nuova Drupa, chiediamo al professor Romano cosa dovremo aspettarci nel futuro dai fornitori di tecnologia: «Ogni Drupa è una sorpresa. Quella del 2020 sarà la mia dodicesima Drupa, sono stato in tutte dal 1972. Drupa è il luogo in cui si può dare un’occhiata al futuro. Alcune tecnologie sono all’inizio del loro sviluppo e richiedono tempo per maturare. Alcune falliscono e scompaiono. Ricordate DicoWeb (la macchina manroland presentata come prototipo a Drupa ’95, come soluzione a Drupa 2000 e poi ritirata dal mercato, ndr)? A Drupa 1972, i maggiori espositori erano fornitori di litografie offset. A Drupa 2020, i maggiori espositori saranno fornitori di stampa digitale», conclude Romano.

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Nobilitazioni, un calderone di possibilità Plastificazione, verniciatura offset, stampa a caldo, serigrafia e ora anche il digitale con la Scodix Ultra Pro Foil Intercettare i trend di mercato e saperne trasmettere il valore ai clienti sono caratteristiche indispensabili per restare al passo con i tempi. Lo sa bene Paperskin, nata nel 1983 a Moncalieri (TO) e specializzatasi in plastificazione di stampati per conto di aziende grafiche e cartotecniche. Nel corso degli anni, l’azienda piemontese ha saputo assecondare i cambiamenti in atto nel settore della stampa, adeguando di volta in volta il proprio parco macchine alle esigenze della propria clientela. Nel proprio stabilimento produttivo, che conta attualmente 31 dipendenti, si trovano infatti macchinari in grado di realizzare numerose lavorazioni: plastificazione, verniciatura offset, stampa a caldo e serigrafia. Desiderosa di rinnovarsi continuamente, Paperskin ha recentemente installato il suo primo sistema di nobilitazione digitale, affidandosi a Scodix Ultra Pro Foil, in Italia commercializzata da Heidelberg. Cosa vi ha spinti a investire nella nobilitazione digitale? Rita Ferraris: Da sempre investiamo nella ricerca e sperimentazione di nuove tecniche e prodotti per offrire il meglio ai nostri clienti. Affiancare una macchina per la nobilitazione digitale ai nostri impianti tradizionali è stata la naturale evoluzione di questo percorso di sviluppo. Il digitale ci ha permesso di azzerare i tempi di produzione di cliché e telai, impiegati nei tradizionali sistemi di nobilitazione analogica, e di ridurre, di conseguenza, i tempi di lavorazione. Ciò ci ha permesso di far fronte a piccole tirature, garantendo tempi di consegna estremamente ridotti.

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Quali caratteristiche di Scodix Ultra Pro Foil vi hanno colpiti maggiormente? Scodix Ultra Pro Foil si adatta perfettamente alle esigenze della nostra azienda, da sempre abituata a mettere a disposizione dei clienti un’ampia gamma di lavorazioni. Questa macchina ci permette infatti di realizzare numerosi effetti decorativi: verniciatura lucida spessorata, applicazione di foil metallizzato e

Rita Ferraris, presidente di Paperskin, e alcuni esempi di nobilitazione di vario tipo.

realizzazione di effetti olografici cast and cure. Le telecamere interne identificano le aree da nobilitare su ogni foglio che entra in macchina e applicano le correzioni necessarie per ottenere un’accurata messa a registro, e per questo un singolo foglio può essere oggetto di più lavorazioni mantenendo una qualità assoluta. I clienti comprendono il potenziale della nobilitazione digitale? Superata una certa diffidenza iniziale, gli stampatori hanno dimostrato di apprezzare la qualità delle produzioni realizzate con questa tecnologia. Stiamo registrando un crescente interesse non solo da parte della nostra clientela tradizionale, ma anche di nuove realtà che fino a poco tempo fa era difficile intercettare. Per i creativi e gli studi grafici, il digitale rappresenta un calderone di opportunità applicative pressoché infinito, che man mano stiamo cercando di esplorare insieme a loro. Al tempo stesso, stiamo lavorando con i nostri fornitori e con aziende specializzate nella produzione di supporti cartacei per incrementare ulteriormente la versatilità di questa soluzione digitale. A tal proposito, che genere di prodotti siete riusciti a realizzare? Crediamo che, al momento, il miglior esempio delle potenzialità del digitale sia la copertina del volume TrendBook 2020 realizzato per Vicenza Oro 2018. Dopo aver eseguito la plastificazione soft touch e la serigrafia bianca di alcuni testi, con Scodix abbiamo realizzato la texture floreale sullo sfondo e applicato una decorazione realizzata con foil dorato. Infine, abbiamo verniciato il nome della testata utilizzando vernice spessorata. Il risultato finale ha soddisfatto a pieno le aspettative del cliente e anche noi siamo stati soddisfatti perché, combinando effetti diversi, siamo riusciti a valorizzare un prodotto di pregio.


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Hunkeler Innovationdays 2019 Declinazioni digitali La fiera ha riunito a Lucerna i maggiori produttori di tecnologie di stampa al mondo. Fra soluzioni innovative e nuovi mercati, la manifestazione si è rivelata lo specchio dei cambiamenti dell’industria grafica.

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Il digitale è il futuro, ma solo le soluzioni migliori riusciranno a sopravvivere al mercato. Un mercato in cui le tirature continuano a ridursi e in cui i prezzi continuano a erodersi, lasciando margini sempre più esigui sia per gli stampatori che per i fornitori. Sono queste le certezze da cui sono partiti i quattro giorni di fiera della tredicesima edizione degli Hunkeler Innovationdays all’interno del Messe Lucerne. E facendosi i margini sempre più sottili, l’automazione diventa l’unico orizzonte possibile entro cui i fornitori possono muoversi nello sviluppare le loro soluzioni. “Success with automation” era il titolo dato quest’anno alla manifestazione, proprio per sottolineare che il successo, o quanto meno i margini di profitto, stanno proprio lì, nella riduzione dell’intervento umano a favore di una sempre crescente automazione delle macchine. Cento espositori e più di seimila visitatori provenienti da tutto il mondo. Sono questi i numeri con cui si è chiusa l’esibizione di Lucerna nata a metà degli anni Novanta come una piccola fiera “casalinga” nella Svizzera degli Hunkeler e che oggi è considerata un immancabile ap-

puntamento dai maggiori fornitori di tecnologie di stampa mondiali, palcoscenico efficace per il lancio di nuove soluzioni e di campagne mirate alla conquista di nuovi clienti e nuovi mercati. Lo scorso febbraio, come accade ogni due anni, la piccola città svizzera è diventata crocevia di innovazione per i sistemi di stampa digitale. Il digitale, in ogni sua declinazione (e quindi dai software di workflow alle macchine per la nobilitazione), si è snodato attraverso gli stand dei due padiglioni della fiera di Lucerna. Il potenziale di questa tecnologia non è in dubbio fra i presenti agli Innovationdays, ma attenzione a paragonarla alla offset: diversi i mercati di sbocco, diversi i costi, diversi gli utilizzi. La pacifica compresenza nelle aziende di tutto il mondo cui si è assistito nel corso degli anni sembra essere destinata a durare ancora per qualche tempo: al digitale le personalizzazioni, alla tradizionale le alte tirature.

Le novità della fiera Fra gli espositori della manifestazione c’erano, fra gli altri, produttori di soluzioni di stampa come BlueCrest (per la


Hans Gut, Stephan Hunkeler e Michel Hunkeler, rispettivamente VP marketing, presidente e ceo di Hunkeler AG. Sotto, uno dei due padiglioni in cui si è svolta la fiera.

prima volta agli HID dopo il distacco da Pitney Bowes), Screen, Xerox, HP, Ricoh, Canon, Xeikon, Riso, Konica Minolta, Profitec; di post stampa e di finishing come Hunkeler, Scodix, Müller Martini, Horizon, le italiane Meccanotecnica e Sitma; di substrati come Burgo, Mondi e Arctic Paper; e ancora fornitori di software come Crawford Technologies e Bronte Book Solutions. Diverse le soluzioni esibite per la prima volta proprio in occasione degli Hunkeler Innovationdays. È il caso di Generation 8 di Hunkeler, una tecnologia disegnata per sistemi di stampa digitale a colori in grado di processare bobine di larghezza fino a 570 millimetri a una velocità di 180 metri al minuto. O come, sempre parlando di post stampa, la Universe

Web di Meccanotecnica, linea di piega e cucitura di fogli singoli da stampa digitale, per produrre libri cuciti a filo refe provenienti direttamente da bobina, realizzata dall’azienda con sede in provincia di Bergamo. Müller Martini ha presentato un nuovo mettirisguardi per produrre a livello industriale blocchi libro cartonati in tirature da una copia grazie alla combinazione di brossuratrice Vareo e trilaterale InfiniTrim. HP, in una conferenza stampa nelle sale settecentesche dell’Hotel Des Balances nel centro storico di Lucerna, ha presentato le potenzialità delle due soluzioni portate in fiera: il D2200 Duplex Primer, con cui si amplia il gamut degli inchiostri stampabili, e la PageWide Web Press T240 HD, che vede aumentare l’intervallo di peso medio dei supporti a 250 g/m2, consentendo nuove applicazioni per il direct mail, le carte, i biglietti, il marketing.

Lunga vita al libro Uno dei protagonisti della fiera è stato il libro. «Siamo fortemente convinti che il libro stampato abbia un futuro e che sarà un futuro complementare ad altre applicazioni digitali. Guardate all’e-book: è utile che esista ma non sostituirà mai i libri di carta. C’è una coesistenza, perché magari si preferisce leggere il libro elettronico sui mezzi pubblici per comodità, ma si preferisce sfogliare quello cartaceo in vacanza», spiega

Peter Wolff, vice president Production printing products in Canon EMEA, che continua: «C’è anche una coesistenza fra sistemi di stampa dei libri: con la paura della prevaricazione del digitale, negli ultimi anni le tecnologie di stampa offset sono migliorate molto, con l’automazione si è arrivati a un punto di equilibrio. Nei prossimi vent’anni ci saranno applicazioni che necessiteranno di stampa offset e altre che invece richiederanno la stampa digitale. Guardate a cosa può fare l’inkjet, si fa fatica a vedere la differenza fra lo stampato tradizionale e lo stampato a getto d’inchiostro, e anzi talvolta il digitale è un pochino meglio. Dipende anche dal cliente: in Grafica Veneta ad esempio hanno sia una Prostream che una Colorstream, perché hanno diverse esigenze di tirature e di applicazioni», spiega Wolff facendo riferimento alle soluzioni Canon usate dallo stampatore di Trebaseleghe. E sui libri c’è anche chi studia soluzioni di una semplicità disarmante ma di un’efficacia dirompente in termini di resa del prodotto e di ritorno economico dell’investimento. «Abbiamo sviluppato una macchina per fare le copertine dei libri scolastici automaticamente e che sta avendo un successo enorme. In sostanza la WM10 legge le dimensioni del libro e in funzione di queste prepara la copertina, se si vuole anche con la personalizzazione del nome dello studente

stampato. Ci sono piattaforme online dove si possono ordinare i libri e sulle quali, con un click sul comando “voglio copertina”, con un euro in più si può avere la copertina su misura e personalizzata. I nostri clienti ci dicono che se la ripagano in un anno o anche meno», spiega Gianluca Rossi, direttore vendite e marketing di Sitma Machinery, azienda italiana fondata nel 1965 e specializzata nella progettazione e costruzione di macchine, sistemi e linee complete per i settori packaging, postpress, DM/transpromo ed e-logistic, con un parco di oltre 8 mila macchine installate nel mondo. Ma non è con questa macchina che Sitma si è presentata agli HID. A Lucerna c’era la SM16, imbustatrice ad alta velocità (fino a 16 mila buste/ora) per la stampa transazionale. «Sitma è nata ed è tuttora attiva nel mondo nel post press, che non abbandoneremo mai e che è uno dei quattro “pillar” della nostra attività. Gli altri sono il transpromo, general packaging e il settore della logistica», dice Rossi, spiegando che dopo un periodo non facile iniziato nel 2008 (erano arrivati a fare un concordato), dal 2016 in poi le cose sono andate bene per l’azienda: «L’imprenditore in questo caso ha avuto un coraggio notevole: il signor Ballestrazzi, fondatore dell’azienda, ha deciso di schiacciare il piede sull’acceleratore anche in un periodo difficile anziché tirare i remi in barca e alla fine lo sfor-

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La logistica promette di essere un comparto chiave per il mercato dell’industria grafica dei prossimi anni, che si intreccia strettamente a una riflessione sulle potenzialità del General Data Protection Regulation

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zo ha pagato. Abbiamo tre filiali: Europa, Nord America e Giappone, dove facciamo circa il 20% del nostro fatturato». Sitma impiega il 10% del suo fatturato in ricerca, orientandola negli ultimi anni allo sviluppo di soluzioni sostenibili alternative al film plastico come la carta e il film bio. E a proposito del settore logistica l’azienda di Spilamberto studia e produce sistemi di smistamento che gestiscono il prodotto dall’acquisto sugli e-commerce (da Amazon al cinese AliExpress) fino al matching degli indirizzi con i sistemi

gestionali dei clienti per la consegna. «Siamo fornitori esclusivi per tre anni delle poste francesi e abbiamo vinto un appalto con le poste italiane per tre centri di smistamento: è un settore in crescita a doppia cifra», conclude Rossi.

Il ruolo della logistica Quello della logistica promette di essere un comparto chiave per il mercato dell’industria grafica dei prossimi anni, che si intreccia strettamente a una riflessione sulle potenzialità del General Data Protection Regulation.

«Il GDPR può aiutare l’industria della stampa» osserva Peter Wolff di Canon. «Ad oggi l’80-90% del direct mail è stampato in offset, quindi credo che a incidere maggiormente sul costo di questo comparto sia il costo della tariffa postale. Per questo le aziende fanno attenzione a cosa mandano fuori, perché fare direct mail costa e devono assicurarsi che il messaggio su cui hanno investito vada a segno. Se mi arriva a casa qualcosa che è “cucito su misura” su di me e sulle mie aspettative, sui miei bisogni, la mia reazione sarà positi-

va. E così un’azienda non manderà più un milione di lettere ma 150 mila, e anche se produrle in digitale avrà un costo doppio della stessa quantità in offset, il risultato finale sarà più efficace grazie alla personalizzazione e al risparmio dei costi postali. Il GDPR sta limitando la comunicazione online, ma la stampa è libera e le aziende se ne stanno accorgendo», afferma Wolff. Dello stesso avviso anche Erwin Busselot, business innovations & solutions director in Ricoh Europe, che ritiene che le potenzialità del nuovo rego-

Alcuni dettagli delle soluzioni e delle applicazioni presentati al pubblico nei padiglioni.


lamento generale sulla protezione dei dati siano ancora troppo sottovalutate: «È una promessa per la stampa, ma le persone ancora non lo capiscono. Ci vuole più formazione su che cosa il GDPR permette o non permette di fare, noi lo facciamo con

i nostri clienti». Busselot ritiene che questo sia il momento di maggior successo dell’inkjet “perché sta succedendo adesso”, nonostante la frenata nel mercato rilevata dagli analisti. E a proposito del futuro della stampa digitale, afferma: «Dobbiamo essere visionari, solo i visionari possono essere eroi».

In cerca di nuovi business Un po’ specchio dell’evoluzione del mercato mondiale dell’industria grafica, gli Hunkeler Innovationdays sono stati il palco di altre tipologie di prodotti. «L’industria si sta trasformando, guardate agli Hunkeler Innovationdays: tre edizioni fa era una fiera

dedicata prevalentemente al continuos feed in bianco e nero; adesso ci sono molti colori, software, finishing… Penso che ci sia un trend visibile, una trasformazione tangibile: il commercial printing è al suo punto più basso, per cui le aziende stanno cercando altri mercati di sbocco, nuove opportunità», spiega Charles Lissenburg, general manager Production & industrial printing di Konica Minolta. «Noi vendiamo le nostre macchine per le etichette a etichettifici storici, ma cresce l’interesse anche da parte di stampatori di stampa commerciale, perché magari vedono dei margini nella produzione di etichette… Stanno cer-

cando di allargare i loro orizzonti ma non c’è una direzione unica: cambia da azienda ad azienda». Anche Canon, che ha lanciato la sua prima soluzione per etichette l’anno scorso, si aspetta quest’anno le prime vendite. E chi punta a dominare nel mercato del labeling è Xeikon. «Siamo secondi solo alla HP Indigo e vogliamo diventare i primi. Etichette durevoli e dry toner però non vanno d’accordo, per quello puntiamo anche su Jetrion (il sistema di stampa digitale a bobina per etichette sviluppato insieme a Efi, ndr). Siamo il n. 1 nell’UV-inkjet per il labeling e questo è fantastico. Nel settore delle arti grafi-

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fiere

che siamo più modesti: 6% è la quota di mercato che copriamo, non vogliamo competere con i leader del settore perché non avrebbe senso. I 100 metri al minuto non sono la nostra battaglia, per questo puntiamo sul dry toner», afferma Dimitri Van Gaever, market segment manager di Xeikon, azienda che agli Hunkeler ha rimarcato con forza la sua fiducia in questo tipo di tecnologia, lanciando una campagna dal titolo “Power of dry toner”. Una campagna che l’azienda ha intenzione di portare avanti almeno fino a drupa 2020. Su cui però Van Gaever non si sbottona: «Posso solo dire che avremo lo stand più grande della storia di Xeikon».

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L’eccellenza italiana Nel corso degli anni gli Oscar della Stampa hanno premiato le eccellenze italiane dello sfaccettato mondo dell’industria grafica. Ognuna con le sue caratteristiche e il suo comparto d’elezione, queste aziende sono entrate di diritto a far parte del Club delle Eccellenze della stampa in Italia. Ventisei edizioni dei Premi alle aziende di stampa italiane – dal 1987 al 2010 si sono chiamati La Vedovella, dal 2012 ad oggi sono gli Oscar della Stampa – hanno visto circa 100 imprenditori e personalità del settore salire sul podio a ritirare l’ambito riconoscimento. Sono loro che hanno fatto grande La Vedovella e gli Oscar della Stampa e a loro via via si aggiungeranno altre eccellenze, donne e uomini che giorno dopo giorno con grande professionalità ed impegno contribuiscono a fare dell’industria italiana del printing una delle maggiori a livello internazionale (al secondo posto in Europa per la stampa di imballaggi, al terzo per la stampa commerciale ed editoriale). In queste pagine quattro aziende specializzate nella produzione di packaging farmaceutico si raccontano e raccontano la propria attività. Perché l’eccellenza si costruisce con il duro lavoro e con la continua innovazione.

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Il packaging farmaceutico

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oscar della stampa

Gruppo Cartotecnico Abar Litofarma vincitore per la categoria Best Cartotecnica nel 2014 Fulvia Lo Duca sales and marketing managing director La nostra azienda è nata a Milano più di 60 anni fa, e da quasi 50 anni si rivolge al mercato farmaceutico, costituito per lo più da grandi multinazionali che necessitano di fornitori qualificati e capaci di produrre materiali conformi ai capitolati tecnici da loro imposti. Le forniture di materiali sono regolate da contratti molto rigidi, spesso non negoziabili. Il fornitore è sottoposto con regolarità ad audit dove è spesso valutato anche il livello di obsolescenza delle macchine di produzione. Non ci si può improvvisare fornitori per il mercato farmaceutico. Il lead time di fornitura è solitamente molto corto e questo implica una solida capacità di acquisto di materie prime e anche grandi spazi per poterle immagazzinare. Analogamente, il processo produttivo deve essere ben organizzato. Dal nostro stabilimento devono uscire astucci e foglietti illustrativi conformi che permettano ai nostri clienti una produzione fluida e senza fermi macchina. Nel nostro settore abbiamo avuto fasi in cui ci è stato richiesto di utilizzare materie prime con caratteristiche molto differenti. Per un periodo le case farmaceutiche ci hanno chiesto di utilizzare cartoncini riciclati per ottenere un risparmio sull’acquisto degli astucci. Questa fase è durata poco: la minore performance di questo tipo di materiali rispetto ai precedenti creava una minor velocità sulle linee produttive e anche un certo “spolvero” che imponeva il fermo delle linee e la loro pulizia: si perdevano i vantaggi economici derivanti da un acquisto apparentemente più vantaggioso. Siamo in costante contatto coi nostri clienti ma anche con i nostri validi fornitori per cercare di offrire un prodotto sempre migliore e questa collaborazione continua deriva dalla nostra esperienza e dai validi rapporti professionali che abbiamo intessuto in tanti anni di presenza sul mercato. Le nostre risorse umane sono tutte valide e costantemente formate rispetto alle novità. C’è un buon grado di fidelizzazione dei nostri dipendenti all’azienda: da noi ci sono state persone che sono andate in pensione nei termini previsti dalla legge ed erano ancora al loro primo impiego! Il nostro è un lavoro delicato e l’esperienza e la conoscenza sono parte integrante del nostro patrimonio. Il nostro lavoro prevede quattro step fondamentali: la prestampa, la stampa, la fustellatura e l’incollatura. Cinque se aggiungiamo la progettazione. Spesso i clienti ci chiedono di progettare un astuccio adatto a esigenze particolari: abbiamo un ufficio tecnico dedicato a questo compito. Le novità degli ultimi anni hanno riguardato alcune tecniche di stampa: quella digitale, quasi mai gradita al mondo farmaceutico, e quella che potrei definire “mista” offset + digitale che secondo me offre spunti interessanti ancora da valutare in termini di costi/benefici. Per quanto riguarda i foglietti illustrativi, il mercato in questo momento è in fermento perché molte funzioni che prima erano demandate all’astuccio sono adesso richieste sul foglietto illustrativo che diventa sempre più complesso e articolato.


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Grafiche Favillini vincitore per la categoria Best Cartotecnica nel 2018 Eugenio Favillini direttore commerciale L’industria farmaceutica si conferma un grande patrimonio industriale per lo sviluppo economico e scientifico in Italia. Le imprese del farmaco sono infatti ai primi posti per intensità di ricerca, competitività, produttività, investimenti, qualità delle risorse umane, sono ormai un punto di forza dell’industria in Italia e nei territori regionali. L’Italia è diventata il primo Paese produttore farmaceutico dell’Unione Europea. Le principali aziende cartotecniche del campo farmaceutico sono circa 30, nei primi sei mesi del 2018 la produzione di questo settore ha evidenziato una crescita tendenziale del +8,1%. Il 50% delle aziende è al di sotto dei 50 dipendenti, il 9% è tra i 50 e i 100 dipendenti e il 41% è al di sopra dei 100 dipendenti. Favillini Pharmaceutical Packaging si posiziona nella fascia tra i 50 e i 100 dipendenti e ha avuto una crescita continua da metà degli anni Novanta fino a oggi, concretizzata in modo eclatante negli ultimi sei anni dove l’aumento del fatturato è stato mediamente del 10% rispetto all’anno precedente arrivando a chiudere il 2018 con 300 milioni di euro. Questa performance è stata confrontata dalla nostra associazione di categoria, GIFASP, con i dati dei nostri competitor ponendo l’organizzazione come una tra le migliori realtà del settore. L’organizzazione è presente nel 15% delle Aziende Farmaceutiche Italiane e per il 63% delle regioni dove è maggiormente presente l’industria farmaceutica. Una politica di costante rinnovamento e i continui investimenti tecnologici sono i nostri punti di forza. Siamo stati i primi in Italia ad avere installato l’innovativa macchina da stampa Heidelberg Speedmaster 106 XL a 6 colori più verniciatore; in questi ultimi due anni abbiamo acquistato, dal fornitore Bobst, una nuova macchina fustellatrice e una nuova linea di piegaincolla e abbiamo inoltre acquisito un nuovo capannone adiacente al nostro di circa 800 m² coperti, più 2.500 m² di piazzali. Siamo dotati di un reparto di bollinatura, completamente isolato e con accesso protetto e limitato a personale autorizzato, che offre ai nostri clienti la possibilità di applicare il bollino farmaceutico. Il continuo impegno nel soddisfare le richieste dei nostri clienti, sempre più esigenti in materia di qualità del prodotto fornito, ma anche la sempre più incessante richiesta di tempi di consegna anche a 24/48 ore, ci ha continuamente stimolato a cambiare e rinnovarci per offrire un servizio sempre migliore, ottemperando inoltre ai cambiamenti legislativi entrati in essere nel corso degli anni. Per rispondere infatti alla nuova Direttiva Europea 2011/62/EU sui farmaci contraffatti, da poco entrata in vigore, abbiamo studiato una soluzione cartotecnica con sigillo integrato nella struttura che non richiede l’uso di colla da parte dell’azienda farmaceutica, in fase di confezionamento. Questo permetterà ai nostri clienti di continuare ad usare le linee di confezionamento con le stesse performance.

Nuovo sistema, di apertura a strappo, una soluzione unica nella categoria delle carte per l’ufficio

SEMPLICE EFFICACE SICURO

New product of the year, EOPA 2016

Rey, semplicemente efficace

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Industrie Grafiche Bressan

Palladio Group

vincitore per la categoria Best Technology Innovator 2018

vincitore per la categoria Best Cartotecnica 2017

Alessio Bressan, presidente

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Industrie Grafiche Bressan (Igb) nasce negli anni ‘80 come Grafica Viggiù. Dino Bressan cambia il nome in Igb ed è sua l’idea di sviluppare il settore dell’imballaggio farmaceutico, un settore con esigenze particolari, perché nei flussi produttivi ci sono aspetti di cui un produttore di imballaggi deve tener conto. Sbagliare il confezionamento di un farmaco può avere conseguenze molto gravi. Dino Bressan ha da sempre creduto nell’innovazione: “le cose facili le lasciamo fare agli altri” era solito dire, e i suoi figli ne hanno seguito insegnamenti e intuizioni. Forte della propria esperienza in una multinazionale di consulenza aziendale, il dottor Alessio Bressan spinge l’azienda verso il primo grande filone di innovazione il cui focus sono stati i processi produttivi, le tecnologie all’avanguardia e affidabili e le persone, costantemente formate e motivate. Oggi in Igb il ciclo di produzione degli astucci è sottoposto a controllo al 100% in ognuna delle fasi del processo: ogni foglio è controllato da telecamere per la qualità di stampa e per il taglio; ogni astuccio è verificato quanto a testi, rilievi braille, codici a barre, layout grafico, presenza della colla e corretta piegatura. Importanti certificazioni come quelle della qualità (9001), della sicurezza (18001), dell’ambiente (14001) e di Business continuity (22301), insieme a certificazioni per la salvaguardia delle foreste (FSC), sottolineano l’attenzione dell’azienda al contesto socio-economico in cui si inserisce. Igb opera secondo i dettami delle GMP farmaceutiche. Negli ultimi mesi, è stato avviato un processo di ulteriore miglioramento con l’adozione dei principi del Toyota Production System, per ridisegnare i processi in un’ottica di lean production. Dal 2013, con l’ingegner Michel Bressan, Igb ha iniziato a sviluppare prodotti che, in alcuni casi, sono nati per rispondere a esigenze specifiche di clienti, in altri, per anticipare i futuri bisogni che l’industria farmaceutica si sarebbe dovuta trovare ad affrontare per il mutare del quadro normativo internazionale. Igb dispone di un ufficio R&D specializzato che fino a oggi ha presentato più di 100 nuove domande di brevetto, tramutate in brevetti già in molti Paesi, come per gli astucci Tamper Evident e Child Resistant, che prevede un sistema di chiusura munito di chiave. Con la Direttiva sui medicinali falsificati (FMD - Dir. 2011/62/ UE), gli astucci sigillati con la sola colla a caldo non sono sicuri per l’FDA. Lo è invece la soluzione Igb (eco-compatibile), che non richiede di modificare i processi di confezionamento delle aziende farmaceutiche. Si può definire una soluzione di lean production applicata al tamper evident. Igb guarda al futuro, facendo dell’innovazione di processo e di prodotto la sua missione, per rispondere ai temi più cari all’industria farmaceutica: qualità totale (controllo 100%), sicurezza (sia rispetto la contraffazione e che per l’avvelenamento dei bambini da farmaci) e controllo dell’impatto ambientale.

Con più di 70 anni d’esperienza, un know-how di assoluto rilievo e un business in costante crescita, Palladio Group rappresenta oggi l’azienda leader in Italia, nonché una tra le più affermate realtà in Europa, nel settore del packaging secondario per l’industria farmaceutica. Forte di oltre 700 dipendenti impiegati in 5 stabilimenti italiani e 3 esteri (Irlanda, Serbia e Russia), il Gruppo collabora con aziende e multinazionali del mondo del Pharma nella fornitura di astucci, fogli illustrativi, booklet, etichette adesive e alluminio stampato per blister. Ad oggi l’azienda può contare su una capacità produttiva annua di 1,7 miliardi di astucci, 800 milioni di fogli illustrativi, 1,2 miliardi di etichette e 500 tonnellate di blister. Palladio Group crede che in un mercato in costante evoluzione e sempre più competitivo, ciò che può fare la reale differenza è la capacità di un’impresa di creare valore aggiunto. Ed è proprio in quest’ottica che l’azienda vicentina sta investendo sempre più in ricerca e sviluppo, con l’obiettivo di realizzare prodotti e servizi fortemente innovativi, capaci di creare un vantaggio competitivo e di rispondere alle crescenti esigenze di clienti e consumatori finali. Soluzioni di smart packaging, servizi di produzione/consegna just in time e sistemi di anticontraffazione e serializzazione rappresentano alcune delle novità introdotte dal Gruppo. Tra queste novità c’è sicuramente PhutureMed™, il programma concepito con l’obiettivo di realizzare dei sistemi di packaging intelligente per la medicina del futuro. Si tratta in effetti di soluzioni di smart packaging in grado di raccogliere e trasmettere i dati relativi al consumo del farmaco, supportando così i pazienti nel monitoraggio e nell’aderenza alla terapia a loro prescritta. Tra i servizi a valore aggiunto rientrano Infact e P24, soluzioni innovative in ambito logistico e di produzione. Infact è uno speciale sistema di approvvigionamento basato su una piattaforma logistica integrata che, attraverso l’utilizzo del RFID, consente l’automatizzazione della gestione delle consegne al cliente. P24 è invece un sistema completo per la produzione in 24 ore e la consegna Just in Time. Questo sistema, dotato di linee con tecnologia di stampa digitale e integrate con sistemi automatici di ispezione visiva al 100%, prevede la produzione fino a micro lotti di un kit di astucci, foglietti illustrativi ed etichette. Palladio Group ha sviluppato anche una serie di soluzioni utili a prevenire e limitare il fenomeno della falsificazione dei prodotti farmaceutici. Tali soluzioni permettono di rispondere efficacemente alla Direttiva Europea 2011/62/EU, meglio nota come “Direttiva anticontraffazione” (FMD – Falsified Medicines Directive), entrata in vigore lo scorso 9 febbraio in quasi tutti gli Stati membri. Il costante impegno nello studio e nello sviluppo di soluzioni sempre più innovative dimostrano che, per Palladio Group, il packaging del futuro è adesso!


Komori-IS29_ADV-240-320-alto.pdf

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Trasformiamo il concetto di stampa digitale: Impremia IS29

Qualità, Affidabilità, Stabilità Advanced Digital Printing System Possibilità di stampa su carte standard e supporti speciali Nessun pretrattamento necessario grazie alla tecnologia Inkjet UV LED Stampa supporti da 0.06 mm a 0.60 mm in pagina singola Elevata qualità di stampa simile all’offset Accuratezza registro di stampa simile all’offset Tecnologia KOMORI


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Medus e il digitale: intesa perfetta

L’azienda, che si definisce un’officina di arti grafiche, è nata agli inizi degli anni ‘70 dalla volontà del padre di Andreas Gögele, attuale titolare, e di un altro socio, che hanno voluto continuare un’attività di stampa e timbri già avviata, per rispondere alle necessità del comparto turistico locale, cioè alberghi, ristoranti e associazioni turistiche. Medus è nata come azienda di piccole dimensioni e tale è rimasta: 15 collaboratori, tre macchine offset, la Kodak NexPress ZX3300 arrivata nel 2018, e un piccolo ma efficiente reparto per le lavorazioni post-stampa (taglio, piega, cordonatura, brossura, punto metallico). “Non sono le dimensioni di un’azienda che la rendono efficiente e veloce, ma le competenze delle persone che vi lavorano e la possibilità di fornire il lavoro finito ai nostri clienti, con la flessibilità e la rapidità di consegna che solo una piccola azienda famigliare può garantire”, afferma Andreas.

Con la stampa digitale i prodotti stampati hanno più valore Anche se non è cresciuta in dimensione e dipendenti, anche Medus è cambiata nel corso degli anni, infatti già nel 2000 aveva deciso di dotarsi di soluzioni digitali, soprattutto per far fronte al continuo calo delle tirature che ha imposto questa scelta. “In una prima fase le soluzioni digitali erano semplicemente in affiancamento alla stampa offset, ma poi ci siamo resi conto che anche col digitale si trattava solo della solita e poco onorevole lotta a chi offre il prezzo più basso, perciò abbiamo deciso che era giunto il momento di offrire la stampa digitale non solo

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Andreas GögelE, titolare di Medus, e Alfredo Lorenzini, responsabile business NexPress per l’Italia e marketing manager per l’Europa mediterranea di Kodak.

come soluzione per stampare le tirature più brevi, ma per eseguire dei veri e propri lavori digitali di produzione, concepiti solo per il digitale, così abbiamo scelto la Kodak NexPress, dopo un’attenta valutazione delle soluzioni presenti sul mercato, perché ci è sembrata l’unica che potesse garantirci un’ottima qualità di stampa, dotata anche delle possibilità per la nobilitazione offerte dal quinto gruppo stampa e anche l’ampia gamma di supporti su cui possiamo stampare”, spiega Andreas. L’idea di fondo è quindi quella di fare dei lavori che abbiano un margine più alto, e quindi produrre stampati che abbiano un concreto valore aggiunto, che ovviamente prevede un altro modo di porsi con il cliente, molto più propositivo, instaurando un rapporto dove non si parla solo di prezzo, ma di tutte le possibilità di comunicazione che offre la stampa, creando una partnership con i propri clienti. “Grazie alla Kodak NexPress ora non abbiamo più solo contatti diretti ad esempio con un albergo o un ufficio turistico, ma anche con le agenzie, cui loro si rivolgono, perché oggi se si decide di usare la stampa per la comunicazione, si vuole fare qualcosa di veramente speciale, che vada al di là della comunicazione mainstream di Internet, dei social media e del marketing diretto via e-mail. Le agenzie sono diventate importanti perché, grazie anche al passaparola, o al semplice fatto di aver visto qualche stampato fatto da noi, sanno che qui possono proporre progetti ambiziosi dal punto di vista grafico e delle nobilitazioni, perché possiamo produrli”.

www.kodak.com

Comunicazione d’impresa

Con la Kodak NexPress ZX3300 installata circa un anno fa questa stamperia di Merano offre stampati con un elevato valore aggiunto e con impatto visivo incredibile


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Alcune applicazioni realizzate da Medus con Kodak NexPress ZX3300, installata nel 2018.

Le opportunità del digitale e la gestione dei lavori Medus ha installato una Kodak NexPress che può eseguire molti effetti speciali, tra cui l’inchiostro a secco bianco opaco, che inizialmente l’azienda non pensava di adoperare più di tanto e invece si è rivelata una lavorazione in grado di fare la differenza per molti clienti: il bianco è davvero bianco con un’opacità del 20% superiore a quanto riescano a fare altre macchine con tre o più passate. Quindi con la possibilità di aggiungere automaticamente l’inchiostro bianco in macchina, le immagini che una volta apparivano quasi spente su supporti colorati, divengono brillanti. Che dire poi della stampa oro, dell’effetto dimensionale che dà a testi e grafiche un effetto rilievo o 3D che fa emergere questi elementi; Medus ha anche l’opzione vernice e inchiostro trasparente; con l’opzione matt fuser l’effetto opaco è ancora più profondo e inoltre si può passare dalla modalità normale a quella opaca in pochi minuti. E con il formato lungo fino a 914 cm e la possibilità di stampare su supporti fino a 414 gsm per la carta e 278 gsm per materiali sintetici, le opzioni di produzione si ampliano ancora. Medus propone la stampa digitale anche a quei clienti che hanno sempre stampato in offset, facendo vedere loro concretamente le nuove possibilità, cosi realizzano prodotti esteticamente più belli e anche profittevoli. “E spesso accade che facciamo vedere dei campioni stampati in digitale e i clienti si stupiscono della qualità e del fatto che non c’è differenza con

la stampa offset, sulle carte patinate lo stampato è quasi più bello in digitale, ma anche sulle carte speciali non patinate la brillantezza è notevole”, afferma Andreas. Ricordiamo che Medus è riuscita ad usufruire delle agevolazioni Industry 4.0 per l’acquisto della Kodak NexPress, inoltre, dal momento che per accedervi non basta solo dichiarare la volontà d’acquisto ma è necessario presentare un piano preciso di digitalizzazione dei processi e di cambiamento più generale dell’organizzazione del flusso di lavoro in azienda, i vantaggi sono andati al di là della dotazione della macchina. E il motivo è evidente, perché quando si stampa in tradizionale il numero delle commesse da gestire non è elevato, invece quando si stampa in digitale nello stesso giorno può essere necessario organizzare il lavoro per la produzione di 20 ordini, e quindi le informazioni da far passare agli operatori sono di più e anche complesse. Se consideriamo che Andreas prevede un aumento dei lavori in digitale in futuro e si sente pronto ad affrontarli, è sicuro che gli operatori sono riusciti a cambiare approccio con successo. Andreas conclude parlando del servizio di assistenza fornito da Kodak: “Durante questo primo anno di utilizzo abbiamo avuto la necessità di pochi interventi e in alcuni casi siamo riusciti a risolverli anche per telefono, grazie alla competenza dei tecnici Kodak; inoltre i tempi di risposta erano molto brevi e i pezzi di ricambio subito disponibili, sono quindi assolutamente soddisfatto dell’assistenza ricevuta”.

www.kodak.com

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Kevin Marshall, direttore creativo di Design, Packaging & Content di Microsoft, durante la sua conferenza ai Pentawards Live di Amsterdam.

Reinventare il packaging Due eventi internazionali a inizio 2019 hanno indicato le tendenze del futuro

Algae, una linea di inchiostri ad alta stabilità ricavati da cellule di alga, disponibile per stampa tipografica, serigrafica e offset e che aspira a sviluppare un’offerta anche per il digitale. Attualmente, però, la strada della sostenibilità comporta costi di produzione più alti. L’investimento in una conversione è impattante ma fruttuoso in termini di competitività a lungo termine. E se i rifiuti sono una risorsa, la sostenibilità passa anche attraverso il riutilizzo degli imballaggi, che sono sempre più “refillable”. Meno è meglio

Presentazione del packaging accessibile dell’Xbox Adaptive Controller durante i Pentawards Live.

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A Parigi la quindicesima edizione di ADF & PCD, salone dedicato al packaging dei cosmetici e dei profumi, ha messo la sostenibilità al centro del programma di conferenze. Ad Amsterdam si è tenuta la prima edizione di Pentawards Live: un evento a corollario del concorso internazionale di packaging design che ha riunito in un solo giorno, il 13 febbraio, l’élite del packaging mondiale. Cinque keynote speaker, a capo dei dipartimenti design di top brand mondiali come Global Kellogg Company, Carrefour, Diageo, PepsiCo e Microsoft, hanno parlato di strategie vincenti: sostenibilità, dialogo con i clienti, accessibilità e cultura delle differenze. I rifiuti come ricchezza La sostenibilità è il macro trend che attraversa l’avanguardia del packaging. Si va sempre più verso materiali post-consumer waste e provenienti da fonti rinnovabili, sia per i supporti – legno, carta, cartone e vetro – sia per i consumabili per la stampa e la decorazione. Come le biomasse che diventano pigmenti con un impatto ambientale sensibilmente inferiore agli inchiostri carbon-based. Scott Fullbright, co-fondatore e ceo della statunitense Living Ink, all’ADF & PCD Paris ha presentato

Il nuovo motto del packaging è “better with less”. Dove “less” significa meno di tutto: meno spessore, meno volume, meno peso, meno componenti multimateriali. Volumi e pesi hanno un impatto determinante sul consumo di energia e acqua per la produzione e il trasporto, mentre i multimateriali sono più difficili da smaltire. Albéa, azienda francese leader nel packaging per la cosmesi, dopo aver lavorato per ridurre del 70% il peso dei suoi tubi di plastica sta insistendo sull’uso di un solo materiale per i diversi componenti degli imballaggi. E pensa già a come sviluppare packaging che si dissolvono in acqua una volta terminata la loro funzione. Christophe Boudry, direttore vendite EMEA di Metsä Board, produttore scandinavo di cartoni e cartoncini ottenuti da fibre vergini, ha presentato una linea di prodotti dalle eccellenti qualità di sottigliezza, leggerezza e robustezza, ideali per il packaging per l’e-commerce. Innovative anche le soluzioni per l’imballaggio protettivo interno: cartoni biodegradabili in 60 giorni e modulabili sull’oggetto che devono proteggere. Il packaging accessibile Quando Microsoft ha progettato l’Xbox Adaptive Controller con un processo basato sulla User Experience di utenti con diversi tipi di disabilità psico-fisica, ha dovuto ripensare anche ai criteri con cui realizza il packaging di tutti i suoi prodotti. Kevin Marshall, direttore creativo di Design, Packaging & Content di Microsoft, ai Pentawards Live ha illustrato i principi e le funzionalità del packaging primario e seconda-


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L’Oréal, che detiene importanti marchi del segmento Lusso come Lancôme, Yves Saint Laurent, Helena Rubinstein, Biotherm e Giorgio Armani, ha di recente firmato la New Zealand Packaging Declaration, impegnandosi a utilizzare il 100% di packaging riutilizzabile, riciclabile e compostabile entro il 2025.

grafica x

rio della console. L’elemento più innovativo è la presenza di linguette ad anello, cinque in totale, disposte in diversi punti dei pack: a partire dalla striscia di strappo esterna dell’imballaggio secondario, di cartone ondulato, che permette l’apertura con un solo gesto. La box presenta, incernierati, due elementi laterali di protezione dagli urti, che Pligrafico.pdf 1 18/03/19 15:32 si abbattono liberando

l’imballaggio primario. Su quest’ultimo è presente un’etichetta “break-the-seal” che mantiene il coperchio della scatola fissato alla base e presenta due anelli per la rimozione multidirezionale (da sinistra verso destra o viceversa). Una volta rimossa, l’etichetta libera un’altra linguetta ad anello che permette di sollevare il coperchio, e il lato lungo della scatola si abbatte. Il prodot-

to è posizionato su una base removibile anch’essa dotata di maniglia, da tirare verso di sé come un cassetto, sulla quale sono stampate le istruzioni d’uso. Sotto la base è posizionata un’altra maniglia che consente di estrarre la piccola scatola contenente il cavo. Dall’inizio alla fine dell’esperienza di unboxing l’utente non troverà alcun elemento potenzialmente tagliente o che possa opporre resistenza all’apertura e all’estrazione del prodotto. Pensato per le disabilità, il packaging accessibile semplifica la vita di tutti e traccia una nuova strada per il futuro. Michela Pibiri

Il flacone prodotto con plastica recuperata dagli oceani per il brand Ren, specializzato in eco-bio cosmesi, si è aggiudicato un ADF&PCD Paris Award 2019.

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Dall'idea a , dalla fustella al taglio, senza limiti alla fantasia

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evventi Gli spazi della fiera ICE Europe+CCE International e alcuni dettagli delle soluzioni presentate.

B2B: una tedesca sempre più internazionale dell’area germano-centrica delle origini (centro-nordest Europa e immediati dintorni) arrivando da Far East, Middle East e Magreb, Africa e Sudamerica.

Le tecnologie

ICE Europe+CCE International: la manifestazione dedicata alla trasformazione di packaging flessibilecellulosico e di cartone ondulato e recentemente acquisita da Reed Exhibition, conferma il posizionamento e aumenta la portata internazionale. Italia partner privilegiato.

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Si parlava moltissimo italiano a Monaco, durante quest’ultima edizione di ICE Europe e CCE International. Le due manifestazioni concomitanti organizzate a Monaco di Baviera dal 12 al 14 marzo da Mack Brooks (da gennaio parte del circuito Reed Exhibitions), sono dedicate rispettivamente alle tecnologie per il converting di carta, film e laminati (ICE) e di cartone ondulato (CCE) e hanno visto l’Italia dominare le classifiche di partecipazione. In attesa delle statistiche relative ai visitatori, il peso degli operatori italiani è ufficiale sul fronte espositori: a ICE su 463 imprese in mostra su 11.500 mq, provenienti da 25 Stati di tutto il mondo di cui il 52% dalla Germania ospitante, l’Italia era la prima compagine straniera, mentre a CCE il rapporto si ribalta e l’Italia si attesta prima, davanti alla stessa Germania, dei 155 espositori di 23 Paesi. Si tratta, a dire il vero, più di una conferma che di una novità, in linea con un trend cresciuto negli anni. Ciò che può dirsi nuovo riguarda, piuttosto, la provenienza dei visitatori che hanno travalicato il confine

In mostra la variegata compagine delle soluzioni per il converting che caratterizza ICE-CCE rispetto alle altre fiere internazionali del settore: più che alle macchine da stampa e laminazione (comunque rappresentate da big player come Comexi, Windmoeller & Hoelscher...), le due manifestazioni hanno dato visibilità ai componenti, complementi e consumabili che svolgono un ruolo decisivo nelle lavorazioni e nei processi di trasformazione. Gli organizzatori hanno evidenziato i grandi trend che pilotano la R&D delle imprese e l’interesse degli utilizzatori - sostenibilità, industry 4.0 ed efficienza, digitalizzazione, nuovi substrati - che hanno ispirato anche gli Awards di quest’anno. Citiamo, a titolo di esempio, le tecnologie per coating (Bobst, H.B. Fueller) e laminazione (SAM Europe, Nordmeccanica), la componentistica meccanica ed elettronica (Re Spa, Baldwin), i sistemi di essiccazione (Gew), controllo (Grafikontrol), qualità (Gama) taglio e ribobinatura (IMS-Goebel-Laem, Bimec), trattamento superficiale (Esseci, Ferrarini & Benelli), miscela e lavaggio (Vea) per approdare al recupero degli sfridi cartacei (Konskilde) e degli elementi inquinanti volatili (Brofind, Donau Carbon). Nei corridoi si aggiravano costruttori di impianti e converter in missione per aggiornarsi sullo stato dell’arte dei sistemi di cui intendono dotarsi per creare il packaging che chiede loro il brand owner - i sistemi laser per la finestratura, per fare ancora un esempio. Su due cose tutti concordano. La prima è che sia ICE sia CCE si caratterizzano per l’alta “qualità” di un pubblico che ha progetti e obiettivi concreti. La seconda è che quest’anno gli espositori hanno presentato molti prodotti interessanti ma poche novità assolute. Probabilmente in fase di sviluppo per il lancio alla prossima e ormai imminente drupa del giugno 2020, hanno ipotizzato in molti. Elena Piccinelli


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Nasce B.ON.D Il box on demand Zechini a valore aggiunto Zechini presenta una nuova soluzione per la produzione di scatole di lusso personalizzabili, destinata alle piccole e medie tirature. Oggi la richiesta di packaging di lusso è in costante e inarrestabile aumento. Per rispondere a questa esigenza del mercato, Zechini propone una nuova soluzione: B.ON.D BoxOnDemand. B.ON.D è un inedito sistema che permette di produrre scatole da 10 ai 40 cm di lato e dai 2 ai 15 di altezza, anche con grafiche diverse da scatola a scatola, in modo facile, veloce, intuitivo e, soprattutto, economicamente vantaggioso. Una volta deciso il formato, grazie alla soluzione integrata di incollaggio e rivestimento, è possibile rivestire la scatola con tanti materiali diversi, dalla normale carta colorata alle carte con finiture particolari, fino ai tessuti. Il sistema B.ON.D offre una flessibilità nella produzione mai avuta prima: il packaging diventa realmente on demand, sia nelle misure sia nelle grafiche.

Cambio formato automatico. Tutto diventa semplice. Avere una produzione di scatole con misure e personalizzazione diverse ora è facile come avere la solita scatola sempre uguale. Grazie a un innovativo sistema di cambio formato automatico, la produzione non necessita di tempi lunghi di piazzamento e diventa così facilmente applicabile anche alle piccole, piccolissime e medie tirature.

Comunicazione d’impresa

B.ON.D è anche Zechini Academy e Bond Network. B.ON.D assicura a chi lo sceglie una serie di servizi ad alto valore aggiunto: Zechini Academy e il Network B.ON.D.

Alcuni esempi di B.ON.D, la nuova soluzione firmata Zechini in risposta alla richiesta di packaging di lusso del mercato.

Zechini Academy propone un programma di corsi gratuiti (sia tecnici, sia di formazione commerciale) e un supporto tecnico completo e continuo nel tempo. Inoltre, fornisce forme personalizzate per la produzione di scatole. Il Network Bond offre invece un supporto di marketing unico nel suo genere. Comprende, tra le altre cose, la fornitura di materiali promozionali e occasioni di promozione per le aziende, con esposizioni dei materiali realizzati presso lo showroom aziendale e in diverse fiere di settore. Inoltre, per migliorare le vendite degli utilizzatori del sistema, grazie alle attività di lead generation messe in atto da Zechini, B.ON.D Network sarà anche in grado di suggerire nominativi di potenziali acquirenti di scatole.

Thinking outside the box. Innovazione, servizi esclusivi e condivisione delle informazioni rendono B.ON.D unico ed innovativo. Per il lancio di questa grande novità, Zechini ha organizzato un’Open House, presso la sua sede, che si è tenuto dal’11 al 15 marzo. In questa occasione sono stati presentati anche i partner dell’iniziativa: Konica Minolta per le stampe; Valiani con i suoi plotter da taglio; Eska ha fornito i pregiati cartoni per le scatole e Menichetti si è occupato delle colle. Su zechini.com è possibile trovare tutte le informazioni su questa soluzione semplice, conveniente e remunerativa. L’ideale per chi vuole entrare da protagonista nel mondo della produzione delle scatole di lusso.

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eventi

Connext e il futuro “dell’azienda Italia” Si è svolto lo scorso febbraio a Fiera Milano City ed è stato il primo evento espositivo e di networking aperto alle innovazioni e alle imprese italiane di tutti i settori. Una grande opportunità di “business matching” per valorizzare le eccellenze italiane e favorire la creazione di collaborazioni e sinergie internazionali.

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Connext è stato il primo evento di partenariato industriale organizzato da Confindustria durante il quale le aziende presenti hanno potuto confrontarsi sulle tematiche strategiche per la crescita del “sistema Italia nel mondo”. Gli incontri sono serviti per conoscersi tra possibili fornitori e clienti così da sviluppare l’imprenditoria e il business. Due i padiglioni di area espositiva con tanti piccoli stand di presentazione di moltissime aziende italiane e, ai piani superiori, le sale meeting. La cerimonia di apertura e molti incontri sono stati presentati e condotti da Sebastiano Barisoni, giornalista de Il Sole 24 Ore. È toccato al presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, l’onere e l’onore di tagliare il nastro di partenza di questa nuova iniziativa. La presenza del presidente della regione Lombardia Attilio Fontana, del sindaco di Milano Giuseppe Sala e del presidente di Assolombarda Carlo Bonomi, ha suggellato l’importanza della manifestazione e la volontà di iniziare un nuovo percorso di sviluppo per “l’azienda Italia”.

Matt Brittin, Business and operations Google - EMEA President, ha presentato la nuova “Partnership di Confindustria con Google”. Un accordo che permetterà sempre più, in un prossimo futuro, all’azienda Italia di operare e continuare a sviluppare più facilmente le iniziative dell’Industria 4.0 operando tramite le facilitazioni di Google con sistemi di gestione che offrono “sicurezza, qualità, controllo della produzione, riduzione degli scarti e recupero dei materiali” per avere sempre più ecologia nel ciclo produttivo. Poi l’attenzione si è spostata in altre sale meeting dove, sempre alla presenza di Vincenzo Boccia, con Massimo De Felice, presidente Inail, e Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, sono stati assegnati alcuni premi alle Imprese tra cui il premio per la sicurezza. Lanciando il bando per la VI edizione l’augurio è che si possano realmente vedere i risultati dell’impegno per la sicurezza nell’ambiente di lavoro e si possano diminuire le cause di incidenti anche molto gravi che ancora occorrono nel nostro ambiente di lavoro. Nel corso dell’evento, i vari tavoli di lavoro hanno permesso altri importanti incontri riguardanti le tematiche di possibili collaborazioni con le varie rappresentanze di altri Paesi presenti tra cui, in particolare, il partenariato industriale Italia - Marocco per l’Africa. Sergio Facchini


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Kurz e HP Indigo la combinazione perfetta per la nuova stampa digitale L’industria della stampa è in continua evoluzione, solo chi ha idee sostenibili e partner lungimiranti sarà in grado di fare la differenza a lungo termine. Kurz, punto di riferimento mondiale nel mercato della nobilitazione, ha da poco presentato la propria soluzione di nobilitazione digitale DM-Liner per la sovrastampa metallizzata, in combinazione con la macchina per la stampa digitale HP Indigo. Kurz DM-Liner è un’unità per la stampa digitale di effetti metallizzati e integrata con le stampanti HP Indigo, in aggiunta ad altri modelli rotativi, semplifica in un unico passaggio il processo di produzione di etichette con effetti metallizzati, per una vasta gamma di substrati, alla massima velocità di stampa. La simbiosi tra Kurz e HP Indigo garantisce un reale valore aggiunto nella stampa digitale di alta qualità: flessibilità, alta velocità di produzione e una metallizzazione personalizzata e unica grazie alla combinazione delle due tecnologie. La combinazione delle tecnologie digitali tra Kurz e HP Indigo ha fatto il suo debutto mondiale all’evento HP Indigo Global VIP il 12 febbraio scorso.

Comunicazione d’impresa

Soluzione di decorazione sorprendente per etichette: DM-Jetliner Il DM-Jetliner è adatto per etichette autoadesive in diversi materiali plastici e carte patinate e può lavorare con bobine di larghezza da 150 a 350 millimetri. La caratteristica principale della finitura con DMLiner è la possibilità di sovrastampa multicolore senza alcun problema grazie alla metallizzazione liscia e omogenea. Grazie allo spessore minimo della metallizzazione, DM-Liner è anche adatto per l’uso nella stampa a bobina e permette l’utilizzo di rotoli di qualsiasi spessore. La proposta di Kurz offre anche design diffrattivi e ologrammi continui che, oltre a decorare,

Un’etichetta di carta per gin, stampata su una macchina digitale HP Indigo WS 6900 e Nobilitata con DM-JETLINER e DIGITAL DIFFRACTION® Crosslight, risulta essere un vero e proprio eye-catcher. Stampato su un materiale più ruvido, lo spessore minimo della linea per la metallizzazione non deve essere inferiore a 0,8 mm. Altrimenti i bordi della linea tendono a rompersi. Il rettangolo nero con il nome del bar è l’area destinata al dato variabile per la personalizzazione.

giocano anche un importante ruolo nella lotta alla contraffazione. “La stampa digitale alimentata a bobina è la soluzione ideale per soddisfare la crescente domanda nel settore delle etichette sia di design personalizzati che in serie, fino a progetti unici”, ha affermato Markus Hoffmann, Senior Vice President di Kurz. “Quando integrato nelle macchine da stampa a bobina HP Indigo, il DM-Jetliner soddisfa questi requisiti con risultati estremamente performanti”. La prima macchina da stampa digitale HP Indigo 6900 con DM-Jetliner integrato ha iniziato il beta testing presso alcuni clienti e ulteriori beta testing saranno implementati nel 2019.

Metallizzazione digitale nella stampa a foglio: un nuovo livello di precisione di registro Le etichette decorate con il DM-Luxliner ora possono essere sovrastampate con una precisione di registro di +/-100 micrometri utilizzando HP Indigo B2 a foglio, questo è possibile grazie al controllo del registro tramite software HP Indigo. I materiali e prodotti Kurz in Italia vengono distribuiti da Luxoro. Per info: www.luxoro.it

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eventi

Konica Minolta Etichette e nobilitazioni, soluzioni per le aziende che si reinventano Lo scorso marzo l’azienda ha presentato, nel suo Digital Imaging Square di Milano, la AccurioLabel 190 e la Jetvarnish 3DS. Svelando poi un’anteprima “virtuale”

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Etichette, nobilitazioni e un assaggio di realtà aumentata. A inizio marzo Konica Minolta ha aperto le porte del suo nuovo showroom, il Digital Imaging Square in viale Certosa a Milano, per il primo evento dell’anno dedicato all’industrial printing, durante il quale ha presentato le ultime innovazioni tecnologiche dedicate alla produzione e nobilitazione digitale di etichette e stampe. “Questione di etichetta” e “Questione di Feeling” sono stati gli slogan dell’evento. L’azienda ha presentato AccurioLabel, il sistema digitale a colori e a bobina per la stampa di etichette che con i suoi 947 chilogrammi e una velocità di avanzamento che raggiunge i 19 metri al minuto, è progettata per posizionarsi a metà strada fra le soluzioni entry-level e quelle ad alta produttività tipiche degli etichettifici. Una macchina, la AccurioLabel 190, su cui molte aziende stanno investendo: sono quasi venti le installazioni in Italia, più di cento in tutto il mondo. «In Francia e in Italia, come anche in Spagna, vendiamo bene con la AccurioLabel perché sono Paesi

produttori di vino, per cui le etichette sono indispensabili. Si tratta di mercati di sbocco naturali, mentre altri Paesi sono più difficili da penetrare perché il label market è diverso», afferma Charles Lissenburg, general manager professional print division di Konica Minolta in Europa intervistato da Il Poligrafico durante gli Hunkeler Innovationdays. «Ci sono clienti che ne stanno acquistando una seconda o una terza; non si può competere con il ritmo di produzione della stampa tradizionale ma puoi certamente puntare sulle nobilitazioni» continua Lissenburg, secondo cui la trasformazione del business di un’azienda di stampa è parte della sfida per il futuro (talvolta elemento di sopravvivenza per l’azienda stessa). E la produzione di etichette può essere parte di questa sfida. «Negli ultimi due anni abbiamo fatto una cosa: prendiamo i nostri venditori da tutto il mondo e li mettiamo in una stanza affinché si scambino le idee: è così che si sviluppa il mercato, capendo cosa possiamo fare in maniera efficiente per i nostri clienti. È come una palla di neve che cresce man mano che rotola», con-


Alcuni momenti dell’evento nello showroom milanese di Konica Minolta e un esempio di nobilitazione realizzato con il sistema digitale MGI Jetvarnish 3DS.

clude Lissenburg. Oltre alla AccurioLabel, durante l’evento nella sede milanese dell’azienda è stato presentato anche il sistema di nobilitazione digitale MGI Jetvarnish 3DS, in linea con il modulo hotfoiling iFOIL S. Per raccontarne le potenzialità è stata invitata Arti Grafiche Turati, un’azienda con sede a Desio in provincia di Monza e Brianza, che ha acquistato la macchina lo scorso dicembre, affiancandola alla soluzione di stampa digitale Konica Minolta già presente in azienda. «Stiamo facendo tanti test per capire fino in fondo le potenzialità della macchina. Abbiamo realizzato una

nostra brochure che sta avendo un bel riscontro, quando ci presentiamo ai nostri clienti e anche a quelli potenziali facciamo una bella figura», afferma Roberto Nazzari, sales director di Arti Grafiche Turati. «Siamo passati in mezzo a mille tempeste. Eravamo produttori di carte valori prima che arrivassero le carte di credito; poi di moduli continui prima della stampa laser e ora ci reinventiamo con la stampa digitale e la nobilitazione, che usiamo per materiali per la comunicazione come biglietti da visita, brochure, cataloghi eccetera… C’è molto interesse per le nuove tecnologie da parte dei clienti», conclude Nazzari. E continuando a credere fortemente nelle possibilità della stampa (e anzi con l’intenzione di ampliarle il più possibile), Konica Minolta cerca un cambio di prospettiva nel virtuale con genARate, un’applicazione di realtà aumentata. L’app è stata “sperimentata” dalla rivista londinese The Big Issue, che ha collaborato con Konica Minolta creando uno speciale dal titolo “Tech For Good” ricco di contenuti multimediali fruibili semplicemente inquadrando le pagine del giornale con uno smartphone (tramite la app). Ma per maggiori dettagli si dovrà aspettare ancora un po’: il lancio ufficiale di genARate è previsto ad aprile 2019. G.V.


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cartaonline

Il negozio del futuro è digitale, fisico. Soprattutto esperienziale

Sediamoci comodi, perché la storia del retail e di come la vendita in-store sta cambiando è lunga e stratificata. Ma anche molto affascinante, perché parla di noi, di come ci comportiamo, di chi siamo oggi nelle relazioni sociali e con i brand. La storia del retail è resa complessa dalla tecnologia, che permette all’acquirente di essere always on e ai brand di intercettarlo in ogni momento del suo percorso di acquisto, e dalla diversità di noi umani, che oggi ci muoviamo con disinvoltura e grande consapevolezza tra scaffali virtuali o reali cercando nei brand non solo prodotti ma anche valori ed esperienze. Forse il negozio di oggi, e quello che diventerà nel futuro, è la quintessenza della relazione tra off-line e on-line e il suo viceversa. L’eCommerce per promuovere lo store fisico I dispositivi mobili hanno cambiato il modo in cui i clienti scoprono un brand, ricercano un prodotto e un servizio e su come e dove decidono di acquistare. Con il cellulare siamo diventati un nuovo tipo di cliente, omni-canale. Siamo ben informati. Un numero crescente di acquirenti entra nei negozi dopo aver consultato lo store online dal proprio smartphone o tablet. Ecco perché è importante che oggi qualsiasi retail non solo sia anche online ma sappia poi interagire con il cliente dal momento in cui, dopo aver navigato nello shop virtuale, sceglie di varcare la soglia del punto vendita. Qui deve poter offrire coerenza con quanto ha dichiarato online: l’inventario deve corrispondere a 64

quello che è descritto sul sito web, così come le promozioni. E deve valere per tutti i punti vendita.

di Valentina Carnevali

L’evoluzione dei consumatori, frettolosi, liquidi e affamati di esperienze L’evoluzione delle tecnologie in mobilità ci ha cambiati profondamente. Sempre connessi, siamo bombardati di informazioni: siamo più informati, più esigenti, ma più distratti, difficili da prevedere. Quotidianamente adottiamo comportamenti diversi, meno ripetitivi, e quindi siamo più difficilmente fidelizzabili. Più consapevoli, vogliamo essere al centro, compresi e coinvolti. Questo nuovo tipo di consumatore ama fare acquisti molto diversi, cambiando marche e negozi e predilige quelli che gli permettono di vivere un’esperienza piacevole e positiva. Ancor più, grazie ai social network, questa esperienza deve anche essere condivisibile, perché nella società del FOMO (Fear of Missing Out – paura di essere tagliati fuori) la condivisione dei momenti della propria vita è diventata uno strumento per intensificarne i ricordi belli. Per questi motivi il consumo di esperienza diventa il prodotto in sé, e i retailer che hanno compreso queste dinamiche stanno cambiando l’architettura dei propri negozi, siano essi online o offline. Nascono i Concept Store Nel retail entra in gioco il protagonista di questo nuovo approccio: il sentimento. Se fedeltà al brand finora è stata la ripetizione dell’acquisto, ora che l’esperienza è al centro delle decisioni del consumatore, l’attenzione si sposta dal comportamento al sentimento. Non si può


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cartaonline

10 Corso Como è il primo shop in Italia per il quale è stato utilizzato il termine “concept store”. Spiegato come luogo di incontro fra commercio e cultura, sembra davvero una galleria d’arte. Lo store si definisce una “narrazione virtuale”, una sorta di rivista vivente in cui si fondono moda, design, cibo e avanguardie artistiche.

confondere l’esperienza con il servizio. Il servizio è un atto dovuto, pagato. È una questione di efficienza. Il ricordo tangibile dell’esperienza positiva che ci ha regalato il brand, la dimensione sentimentale nella quale ci ha coinvolti: è questo che fa la differenza oggi, che posta l’asticella da fedeltà di marca a fiducia di marca. Il Concept Store moderno inserisce elementi che danno valore aggiunto e che possono abbracciare discipline diverse quali ad esempio arte, sport, cucina e nuove tecnologie. Gestione, superficie e merceologia sono eterogenee, con l’obiettivo di allestire un’esperienza di esplorazione e di scoperta da parte del cliente attraverso una pluralità di suggestioni, provenienti sia dalla varietà di prodotti esposti, sia dall’architettura stessa dell’ambiente. Così è possibile che una concessionaria sia anche bar, con grandi tavoli, divani e zone relax, tutto rigorosamente in design super ricercato, che sono a libera disposizione di chi desidera entrare nella Cadillac House di New York, prendersi un caffè e magari lavorare al proprio computer in un ambiente stimolante, grazie anche all’opportunità del Wi-Fi gratuito. L’online si posiziona nel mondo reale Già da tempo Amazon ha lanciato Amazon Go, cominciando da Seattle, città natale del business di Jeff Bezos. Sono i supermercati fisici dello store online, senza casse e cassieri. Ci si identifica al tornello d’ingresso, si prende quello che si vuole e si esce. Qualsiasi prodotto prelevato viene caricato sul wallet elettronico del telefono, per molti dei prodotti fa fede lo scaffale da cui

sono prelevati, per altri fa fede uno speciale codice sulla confezione. In entrambi i casi il riconoscimento viene effettuato da una serie di telecamere intelligenti poste sul soffitto. Questi negozi rispondono alle abitudini delle nuove generazioni che acquistano via app e mobile, facendo leva su due aspetti esperienziali: invisible pay e instant gratification. Il meccanismo del pagamento scompare sullo sfondo, diventando invisibile, e lascia in primo piano la fruizione del servizio. Rimane il piacevole momento della scelta e dell’acquisto del bene. Ma la società di Seattle non si ferma qui. L’anno scorso a Soho, una delle mete più importanti dello shopping newyorkese, ha aperto Amazon 4-star, un negozio fisico architettato secondo le logiche online. Lì il gigante mondiale del commercio online vende i prodotti più richiesti dai suoi clienti (quelli che nelle recensioni online hanno guadagnato 4 stelle in una scala di 5). L’inventario dei prodotti in vendita ruota ogni settimana, rispecchiando fedelmente i trend di acquisto che si manifestano online. Il negozio ha cartellini prezzo digitali che mostrano quanto i membri Prime possono risparmiare nell’acquisto, il rating che ciascun prodotto ha ricevuto dagli utenti online e perfino alcune delle recensioni. C’è lo spazio “spesso comprati insieme” dove i prodotti sono raggruppati secondo le esperienze d’uso, oppure lo spazio per i prodotti “più trendy al momento a New York” che, per esempio, un mercoledì potrebbero essere una padella, un libro di narrativa e un’aspirapolvere. Un negozio fisico, insomma, dove le strategie di vendita non sono determinate dal brand, ma dagli utenti online e dalle preferenze manifestate acquistando online.

La vetrina di Amazon 4-star, il negozio di Amazon architettato secondo le logiche online, nel quale sono venduti i prodotti più richiesti dai clienti dell’ecommerce, ossia quelli che nelle recensioni online hanno guadagnato 4 stelle in una scala di 5.

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uomini&aziende

Litoquick

Installata a Piacenza la prima Komori Lithrone 529HC HUV Sopra, da sinistra: Danilo Fabrizi, Paolo Colnaghi (agente Komori), Massimo Fracchioni e Michele Fabrizi. I signori Fabrizi e Fracchioni sono i titolari e soci della Litoquick, ritratti sotto in una foto scattata in Olanda presso lo show room di Komori Europa.

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Nata dalla fusione di due storiche aziende piacentine (Tipografia Cassola e Tipografia Artigiana del Libro), gestita dai fratelli Michele e Danilo Fabrizi e dal loro socio Massimo Fracchioni, Litoquick è specializzata nella produzione di stampati commerciali, editoriali e di packaging. E ora si fregia anche di un primato, perché ha installato la prima Komori Lithrone 529HC HUV in Italia, la più versatile e produttiva offset del segmento B2 in configurazione HUV. In grado di gestire in autonomia tutta la filiera di una commessa di stampa (dalla progettazione grafica alla finitura dello stampato), Litoquick è ormai una realtà industriale di medie dimensioni che opera in uno stabilimento di recente costruzione con una squadra di operatori giovani e motivati. Sempre più attenta alla nobilitazione dello stampato (arricchito da laminazioni a caldo, fustelle personalizzate, stampa a rilievo ecc.), Litoquick è divenuta un punto di riferimento per la propria clientela (fatta di studi grafici, agenzie di comunicazione e utilizzatori finali), grazie alla sua capacità di abbinare la qualità dello stampato al servizio. Con un sistema di controllo del processo produttivo rigido ma al tempo stesso semplice ed efficace, l’azienda piacentina è in grado di offrire supporto e consulenza alla propria clientela, passando da un controllo pre-produttivo attraverso la realizzazione di prove colori virtuali o fisiche, alla realizzazione del “visto si stampi” in totale discrezione. Anche sulla Komori da poco installata sono stati scelti dei sistemi di controllo in linea e fuori linea, che permettono di garantire una standardizzazione della qualità. Fuori linea, sul pulpito di comando, la macchina è dotata del PDCSX, uno spettrofotometro a scansione che oltre a rendere costante la colorimetria e la densità di stampa, permette di realizzare automaticamente la regolazione dei registri lastra in fase di avviamento lavorazione. In linea invece la macchina è dotata della telecamera PQA che effettua le medesime regolazioni in tiratura, e controlla la qualità di tutti i fogli stampati individuando e regi-

strando qualunque tipo di “non conformità copia”. «La scelta della tecnologia HUV di Komori è dettata dall’obiettivo di render sempre più efficiente il servizio alla clientela», afferma Michele Fabrizi, uno dei tre soci di Litoquick, che si occupa del controllo del processo di stampa. Con l’HUV Litoquick può ridurre a zero i tempi di attesa per le lavorazioni di legatoria, cartotecnica e confezionamento successive alla stampa. Tutto questo grazie a uno stampato perfettamente asciutto e altamente qualitativo. Inoltre la presenza sulla nuova Komori di un quinto gruppo stampa e del verniciatore flessografico, permette di esser propositivi sul mercato e di promuovere stampati realizzati su qualunque supporto, dalla carta al cartone, dai supporti laminati a quelli plastici, con la possibilità di realizzare la stampa di Pantoni e di nobilitazioni come verniciature lucide od opache, Drip Off, verniciature con riserva. La macchina ha inoltre tutti gli automatismi necessari per competere nel mercato attuale sempre più spesso caratterizzato da brevissime tirature. In particolare il velocissimo metti lastre FULL APC completamente automatico sequenziale che non richiede l’intervento dell’operatore, insieme al KHS-AI, un sistema di autoapprendimento che permette di ridurre gli scarti di produzione, garantisce dei tempi di avviamento ormai paragonabili ai tempi della stampa digitale. In 12 anni Litoquick è al terzo investimento offset marchiato Komori, segno di un sodalizio di fiducia che i fratelli Fabrizi e il socio Fracchioni riconoscono al produttore giapponese. «Komori ci ha assistito sia prima che dopo l’acquisto della macchina, permettendoci di render per nulla faticoso l’approccio al nuovo mondo dell’UV a freddo», ossia all’HUV, afferma ancora Michele Fabrizi. La Lithrone 529HC HUV permette di diversificare la gamma di prodotti stampati, di implementare la qualità, di migliorare come detto il servizio, di implementare la redditività dello stampato con le nobilitazioni che riceve, per tornare a essere protagonisti della comunicazione.


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Sappi & You a sostegno del successo della comunicazione stampata

Comunicazione d’impresa

Nell’ultimo numero del “Il Poligrafico” abbiamo spiegato come la stampa affronti una sfida sempre in salita causata dalla crescente concorrenza dei media. In questo numero, guardiamo alle sfide che affrontiamo e come possiamo passare insieme dalla sopravvivenza al successo.

Con sempre più scelta tra le piattaforme digitali, sono svariate le opzioni per promuovere prodotti e servizi, questo ha innescato una riduzione della comunicazione stampata. La stampa offre ancora valore e risultati eccellenti, è apprezzata dagli end users e ha un maggiore appeal per il consumatore. Sappi collabora con i brand owners per migliorare l’efficienza produttiva dei supporti stampati affinché rimanga un’opzione sostenibile a lungo termine. L’eccesso di capacità produttiva del settore stampa aumenta la pressione. La necessità di riempire le macchine comporta una maggiore complessità produttiva e un utilizzo meno efficiente della capacità con conseguente spreco di materiali ed un conseguente impatto sul working capital. Lavorando insieme possiamo apportare notevoli miglioramenti per mantenere il successo della comunicazione stampata. Attualmente, Sappi lavora con diversi stampatori in tutta Europa per sviluppare soluzioni che aiutino a incrementare l’efficienza della produzione e dello stock. Il “Sappi Value Development Process” fornisce una piattaforma per lo sviluppo con-

In questo scenario gli stampatori si trovano ad affrontare le sfide del nuovo ambiente mediatico adattandosi per sopravvivere. I clienti cercano maggiore velocità, flessibilità, personalizzazione e prezzi più competitivi.

giunto di soluzioni con il cliente. Si tratta di ottenere un miglioramento della liquidità con minore impiego di capitale, maggiore efficienza, migliore servizio e qualità, che si traduce in maggiori entrate e margini. Il nostro comune successo è il futuro della comunicazione stampata, siete pronti a passare dalla sopravvivenza al successo? Mettiti in contatto con noi e parliamo di collaborazione, co-sviluppo e di come cambiare il futuro. Sappi: il tuo partner nella stampa. Contatto: vendite.italia@sappi.com Tel: +39 02 673 7121 www.sappi.com/sales-office-italy

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printing portraits

foto:ArtCodex

Gli 007 dei codici miniati

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Dettaglio di un facsimile realizzato da ArtCodex

Pazzini Stampatore Editore e ArtCodex sono due aziende italiane, ognuna con la sua storia, i suoi segreti di stampa e il suo mercato, che producono preziosi facsimili: opere d’arte e di cultura che vanno ad arricchire prevalentemente le collezioni di privati

Ci sono luoghi in cui la storia e la tecnologia si incontrano. Luoghi in cui pagine manoscritte con una vita lunga secoli, testimoni di mestieri e tecniche superati dal tempo e che sono conservate gelosamente nei caveau degli archivi di musei e biblioteche, riprendono vita nella forma di perfette riproduzioni. Sono i luoghi della creazione di facsimili di codici miniati e antichi manoscritti, una produzione destinata a un mercato molto ristretto e costituito pressoché interamente da collezionisti. Un mercato in cui un singolo volume richiede mesi di lavoro per venire alla luce, raggiungendo un valore per l’utente finale di svariate migliaia di euro. Un mercato nel quale ogni singolo volume si avvicina più all’opera d’arte che al prodotto libro. «La parte più bella del mio mestiere, al di là della soddisfazione di vedere realizzata un’opera, è poter vedere gli originali. La cosa più antica che ho visto è stato un papiro del III secolo, conservato nell’Archivio segreto vaticano (l’archivio centrale della Santa Sede, ndr). Un’altra cosa che mi ha emozionato è stato vedere fuori teca le opere di Leonardo da Vinci nella Biblioteca Reale di Torino. Hai fra le mani un oggetto che i cittadini comuni non possono vedere, diventi una sorta di 007 circondato da opere di cui hai solamente sentito parlare». Giacomo Cecchetti, direttore tecnico di Pazzini Stampatore Editore, parla del suo lavoro facendo attenzione a non svelare i trucchi del mestiere. Da circa dodici anni si occupa di creare facsimili di antichi manoscritti per l’azienda di Villa Verucchio (in provincia di Rimini) fondata nel 1886 da Domenico Pazzini, coniugando l’amore per la storia e i suoi prodotti con le tecnologie di stampa che gli consentono di realizzare dei volumi straordinariamente identici agli originali. I segreti del mestiere «Ovviamente non posso svelare quello che facciamo, ho impiegato quattro anni di ricerca e test per affinare la tecnica e capire come tenere sotto controllo tutto il processo. Posso solo dire che avevo deciso che sarebbe stata l’ultima prova, dopo anni di la-

di Giulia Virzì


“La parte più bella del mio mestiere è poter vedere gli originali. La cosa più antica che ho visto è stato un papiro del III secolo, conservato nell’Archivio segreto vaticano” Giacomo Cecchetti, direttore tecnico di Pazzini Stampatore Editore.

voro, e che se non avesse funzionato avrei lasciato perdere. E invece a quel punto è iniziato un nuovo percorso che ci ha portato attraverso ottimizzazioni successive allo stato odierno» spiega Cecchetti. «All’inizio ci occupavamo solo della stampa e della doratura dei fogli. Ci siamo scontrati con una serie di problematiche dei processi produttivi, così abbiamo iniziato a estendere la nostra conoscenza a quello che c’era prima, la fotolito e l’elaborazione grafica delle immagini, e su quello che c’era dopo, tenendo sotto controllo tutti i processi per poterli gestire al meglio. Una delle difficoltà era riuscire a realizzare la lamina a rilievo bifacciale, ossia su entrambi i lati della carta. Non poteva essere un procedimento meccanico perché avremmo imbellito una pagina e imbruttito l’altra, e in più dovevamo restituire alla lamina dorata un effetto antico… e ci siamo riusciti, ma questo è il “segreto Pazzini” che non posso svelare», afferma Cecchetti, che rivela però il tipo di carta utilizzata: «Usiamo la Pergamenata della Fedrigoni, una carta molto instabile e igroscopica (l’igroscopia è la capacità di una sostanza o di materiali di assorbire prontamente le molecole d’acqua presenti nell’ambiente circostante, ndr) per cui abbiamo trovato il modo di gestire un prodotto che deve passare anche cinque volte per lato in macchina». È arrivato anche un riconoscimento: il produttore di carte ha selezionato un codice realizzato da Pazzini (Le tragedie di Seneca, rilegato in pelle rossa) per una mostra a Berlino in occasione dei Fedrigoni top award: «La commissione esaminatrice è rimasta colpita dal volume e ha chiesto che venisse esposto anche se non siamo arrivati in finale», dice Cecchetti.

Il mercato del facsimile Quello della riproduzione di codici manoscritti e miniati è un mercato molto piccolo che funziona grossomodo così: gli editori o gli enti si occupano di selezionare i codici da mettere sul mercato, si accordano con le biblioteche per l’acquisizione dei diritti e poi l’editore o l’istituto si occupa di far produrre il volume e il commentario, che verrà redatto da filologi ed esperti a corredo del libro. Il tutto viene assemblato in uno o più cofanetti ed è pronto per essere venduto sul mercato. I clienti finali sono prevalentemente collezionisti, quasi esclusivamente privati. «Da quando facciamo le fotografie all’originale a quando consegniamo il volume nelle mani del committente possono passare anche nove mesi, e i prezzi del prodotto finito al pubblico vanno dai 3 o 4 mila euro fino a raggiungere anche i 20 o 30 mila euro». «Usiamo tutte le attrezzature che abbiamo in azienda: offset, digitale di più tipologie, serigrafia, macchine a caldo, fustelle, tutto quello che ci può servire per realizzare al meglio il prodotto richiesto», continua Cecchetti, che nella sua vita non si è sempre dedicato a questo mestiere: «Per 17 anni sono stato responsabile dell’ufficio tecnico di una azienda che produceva impianti automatici. Da 15 anni sono in Pazzini e mi sono sempre occupato di ricerca e sviluppo, settori in cui – insieme alle tecnologie – l’azienda ha sempre investito tanto. «Di fatto siamo in grado di gestire il progetto nella sua interezza, per la legatura abbiamo dei legatori fidelizzati che seguiamo direttamente condividendo con loro i metodi migliori (a volte nuovi) per realizzare il prodotto. Dovendoci occupare della fotolito per realizzare le immagini corrette (anche a 10-12 canali colore), ho realizzato un’attrezzatura smontabile per la ripresa delle pagine che garantisse l’assenza di stress nel volume. Nel caso non esistano le fotografie del volume, l’attrezzatura viene spedita dove è conservato l’originale e il nostro team si occupa interamente della digitalizzazione», conclude Cecchetti.

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Sopra, la copertina e due pagine interne dell’edizione in facsimile de La Sacra Bibbia di Pietro Cavallini. Sotto, la copertina de Le Tragedie di Seneca e alcune pagine interne del volume in gara ai Fedrigoni top awards. Entrambi i volumi sono edizioni in facsimile curate da Pazzini Stampatore Editore per Istituto Enciclopedia Italiana Treccani. Le foto in questa pagina sono di proprietà di Giacomo Cecchetti.

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“Riteniamo che lo scopo di questa attività sia la tutela dell’originale, prima ancora che commerciale, perché la tutela è l’unica cosa che permette alle opere di sopravvivere” Marco Malagoli gestisce ArtCodex, l’azienda fondata nel 2000 dal padre Luciano.

E attraverso il processo di digitalizzazione passa anche la produzione di ArtCodex, una “bottega d’arte” a Castelvetro di Modena, un antico borgo medievale in Emilia Romagna. Cartesio è il nome del leggio brevettato dall’azienda: con una struttura estremamente leggera edicostruita con acciai chirurgici che non Achille Perego rischiano di graffiare e danneggiare l’originale, ha un meccanismo di assi che si incastrano per formare la Un’azienda che non ilhacodice. tradito sua origine: base su cui poggiare Lela pagine non vengoquella dipiù essere un punto di riferimento a livelno tirate del dovuto e l’apertura del manoscritto varia dai 35 ai 45 gradi al fine di evitare che la legalo internazionale per la stampa di alta e altissima tura, soprattutto quando molto stretta, possa risenqualità per i brand più esclusivi del lusso, della motirne. «Abbiamo depositato i disegni tecnici del leggio da, dell’arredamento e dell’automotive sparsi affronin tutsoprattutto per sottolineare gli investimenti ta Europa, Usa e Asia. tati nel realizzarlo e il processo che ha portato alla sua creazione, e poi abbiamo donato E Nava Press, in pocolomeno di due anni,aldaVaticano» quando spiega Marco Malagoli, che gestisce fondata cioè la storica “tipografia” milanese l’azienda è stata acquisita nel 2000 dal padre Luciano. «Riteniamo che lo scopo dal gruppo Rotolito Lombarda, è Il Leggio Cartesio, brevettato da ArtCodex e donato al Vaticano.

di questa attività sia la tutela dell’originale, prima ancora che commerciale, perché la tutela è l’unica cosa che permette alle opere di sopravvivere». La tutela dell’originale «Negli anni Novanta per riprodurre un testo antico il volume veniva aperto, gli veniva tolta la rilegatura e veniva scansionato, provocando una serie di danni al libro», spiega Malagoli, che sottolinea come le tecniche e la consapevolezza di dover preservare il patrimonio culturale depositato in questi oggetti abbia nel corso degli anni portato a una cura - giustamente - maniacale degli stessi. «Gli originali possono essere visti solo da persone accreditate per motivi scientifici. Ci sono spesso biblioteche o enti pubblici che chiedono di poriuscita a fareun undeterminato ulteriore passo in avanti: quello ter riprodurre volume, magari per sodi non perdere il suo “Dna” ma anzi di valorizzarlo stituirlo agli originali nelle mostre per evitare stress ai rendendo ancora più performanti i suoi testi. Si cerca dunque un editore che abbia le compe“stampati” sia dal punto di vista della realizzazione tenze per maneggiare il manoscritto e riprodurlo, si acgrafica sia da quello dell’efficienza della quisiscono i diritti e si procede. Ma siamo anche noi ad capacità andare inproduttiva. giro per il mondo per cercare opere magari Che poi si riflettenei anche sull’organizzazione del riprolarimaste nascoste secoli e che valga la pena voro e anche sui risultati, aumentando la redditivitàTutti in un durre, da un punto vista commerciale. gli mercato che, purun essendo alta gamma, le abbiamo anni ne visitiamo paio, ledipiù importanti è comunque esposto alla concorrenza e alla compe-e visitate tutte, con la vaticana lavoriamo regolarmente tizione prezzi.con un’opera della Biblioteca di Berfra pocosui usciremo Perché, se èsui vero che ledigrandi per il compito lino. Anche direttori questigriffe, enti ricade tradizione, più attente della tutela,sono chi meglio di loroalla perrealizzazione fare insieme (dalquesto le brochure ai cataloghi, agli invitidiper lavoro? E quando ti citanodai la libri collocazione ungli volume a memoria… capisci che hai a che fare con persone eventi) di prodotti esclusivi, oggi anche davvero competenti», spiega Malagoli, descrivendo un la componente “costo” non viene trascurata insieme mercato nei decenni appannaggio degli con altriche aspetti decisivipassati come laera flessibilità produtenti e che ora è sostanzialmente in mano a tiva pubblici e la logistica. privati per cui le istituzioni fanno da “intermediari”. Per diventare quella che è oggi Nava Press Ile valore scientifico quella che vuole essere ancora di più in Per ArtCodex laaproduzione del facsimile è un profuturo, in base precise strategie aziendali, sono cesso lungo e sostenuto da cifre importanti: stati necessari – fin dai primi mesi nei quali i«Globalmamente parliamo un investimento che va dal mezzo nager di RotolitodiLombarda hanno iniziato a gestire milione ai due tre milioni di euro (comprendo Nava Press, in ocoordinamento e sotto la guida di tutto: l’acquisizione diritti, i viaggi biblioteche, la Paolo Bandecchi,dipresidente e ad nelle del gruppo che ha stampa…) in un arco di avita di duedi o Pioltello tre anni –per il suo quartier generale Seggiano unla

Il Salone Sistino della Biblioteca Apostolica Vaticana, nella quale vengono conservati antichi manoscritti.

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A sinistra, gli strumenti per il processo di legatura e alcune fasi della lavorazione e decorazione dei facsimili in ArtCodex.

produzione di una tiraAllora, lo stesso Paolo tura limitata. Numeri da Bandecchi aveva comcapogiro, ma si tratta di mentato l’installazione manoscritti rari e preziosi della HP Indigo inserenche difficilmente possono do questa scelta nel piaessere consultati. Uno dei no strategico di Rotolito pochi casi di consultazioper Nava Press: «I nostri ne pubblica è il Book of clienti, tra i maggiori Kell’s conservato in una brand internazionali del teca della biblioteca del lusso, vogliono la cerTrinity College a Dublitezza di avere stampati no: 700 pagine, e girano di alta qualità per esaluna pagina giorno» affertare la bellezza dei loro ma il titolare dell’azienda prodotti e differenziarsi modenese. «I facsimili sodai loro concorrenti. La no prodotti di altissimo nostra nuova capacità artigianato. Oggi è un po’ di stampa digitale offre più semplice realizzarquesta differenziazione e li rispetto a qualche anpermette di stampare prodotti ad alto impatto». no fa, ma ci vogliono delle competenze. Riusciamo a Bandecchi sempre allora aveva sottolineato ancreare volumi con una verosimiglianza visiva pari al che l’importanza dell’installazione della nuova 97-98% dell’originale. Abbiamo prodotto anche per Heidelberg, che si è aggiunta a un parco macTreccani e De Agostini, e talvolta mettevamo l’origichine piane tutte della stessa casa tedesca già nale e la copia in due teche una di fianco all’altra, presenti in Nava, che, insieme con la HP Indigo e chiedevamo di distinguerli: in pochi ci riuscivano. «rappresentano un impegno significativo al serAnche dal punto di vista della legatura rispettiamo vizio dei nostri clienti e aumentano il nostro stal’originale, seguendo la fascicolazione e fogliazione tus di fornitore mondiale di prodotti di qualità». del manoscritto - con eventuali inserimenti di pagine A meno di un anno da questi due investie braghette - e la cucitura a mano delle pagine e dei menti strategici, Il Poligrafico ha incontrato, capitelli. Riproduciamo così fedelmente che i nostri nella storica sede di Nava Press in Via Breda a facsimili sono nelle biblioteche in giro per il mondo Milano, Emanuele Bandecchi, direttore markee vengono usati dagli studiosi (che però preferiscono ting di Rotolito Lombarda e amministratore di accedere all’originale per l’iconografia, perché anche le piccole sfumature di colore fanno la differenza), e possiamo essere sicuri della loro valenza scientifica». Per creare una copia identica al manoscritto anche dal punto di vista tattile, ArtCodex ha depositato il marchio cartaPergamena, una carta che “si trasforma” in una pergamena grazie a un particolare sistema di trattamenti di invecchiamento che garantisce che ogni singolo foglio sia uguale all’originale. Perché, come afferma Malagoli, produrre facsimili è una missione.

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Due facsimili realizzati da ArtCodex: Il Virgilio Riccardiano della Biblioteca Riccardiana di Firenze e il Libro D’Ore di Maria Stuarda conservato nella Biblioteca Classense di Ravenna. Tutte le immagini in questa e nella pagina precedente sono di proprietà di ©ArtCodex 2019.

L’azienda

A sinistra, cartaPergamena, la carta - ideata da ArtCodex - che “si trasforma” in una pergamena grazie a un particolare sistema di trattamenti di invecchiamento.

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Il mondo degli stampatori attraversa sfide continue e una sola certezza: farcela da soli è impossibile. In un mercato sempre più complesso le imprese soffrono la competizione con gli operatori esteri in Europa e in Italia e, sullo sfondo, la dematerializzazione progressiva trova spazio nella corsa alla digitalizzazione di tanti servizi. Lo sforzo e gli investimenti dei singoli, se non accompagnati, non sono più sufficienti.

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Stampatori e pubbliche amministrazioni: le opportunità sul mercato portate da Consip

Da tempo, le associazioni di categoria sono strumento di confronto e sintesi per il comparto industriale, tra queste Xplor Italia che negli ultimi mesi sta seguendo con particolare attenzione il caso specifico rappresentato dalla domanda di stampe collegate alla filiera del sistema postale. Parte di questa domanda è rappresentata dalla domanda di stampa e imbustamento di prodotti di comunicazione stampata (la cosiddetta business communication), altri i prodotti stampati personalizzati (filiera del Direct Mail). Il dialogo con le istituzioni deve essere continuativo e coordinato con esperti di settore, per raggiungere il punto di incontro tra gli obiettivi e gli interessi che intercorrono tra pubblico e privato. In questo contesto che, inevitabilmente, pone la necessità di regolamentare rapporti di carattere economico, nascono soluzioni per le imprese e per le pubbliche amministrazioni. Consip, società per azioni che ha come azionista unico il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), è il soggetto che da oltre vent’anni si pone come regolatore del mercato, baricentro dell’incontro tra domanda e offerta. Proprio Consip ha disposto una serie di opportunità per le stazioni appaltanti e le aziende. Ve ne proponiamo un riepilogo che comprende: SDAPA, MEPA, Accordi e Convenzioni. Per poter aver accesso al mondo delle gare, in cui sono tante le risorse a disposizione – trattasi di un valore annuo complessivo di circa 2 miliardi di euro –, occorre rispettare dei requisiti formali (come vedremo in seguito, l’abilitazione al sistema), ed è opportuno rimarcare che l’accesso a un circuito piuttosto che a un altro dipende dalla soglia: si ha accesso allo SDAPA nelle gare sopra soglia, e al MEPA nelle gare sotto soglia. Il Sistema Dinamico di Acquisizione della Pubblica Amministrazione (SDAPA) Consta di due fasi. La prima è la

pubblicazione di un bando di gara: riguarda una o più categorie merceologiche a cui possono partecipare i fornitori abilitati. Il secondo passaggio detta i vari elementi essenziali dell’appalto, grazie ai quali la pubblica amministrazione è legittimata a invitare i partecipanti a formulare le proprie offerte. Tra i principali vantaggi, per le amministrazioni, di abilitarsi allo SDAPA ci sono: un processo interamente informatizzato, dinamismo della partecipazione grazie all’entrata continua di nuovi fornitori, trasparenza e concorrenzialità della procedura, riduzione dei tempi dell’appalto specifico, flessibilità nel soddisfare esigenze specifiche delle Amministrazioni. Per i fornitori, invece, i vantaggi sono: mercato permanentemente aperto per tutta la sua durata, dinamismo della partecipazione dei fornitori e delle offerte presentate, processo interamente informatizzato, garanzia di massima concorrenza, trasparenza e parità di trattamento. Il percorso di abilitazione comporta la compilazione dei documenti preposti, reperibili nella sezione del MEF relativa allo SDAPA, ID 1761 ‘Servizi postali, di servizi consegna plichi e pacchi tramite corriere e di servizi connessi’, risalente a luglio 2018. Il Mercato elettronico della Pubblica Amministrazione (MEPA) Il MEPA è il mercato digitale in cui i fornitori abilitati possono offrire servizi per valori sotto soglia alle amministrazioni, anch’esse abilitate al circuito. Consip quindi predispone i bandi in cui sono indicati beni, servizi e condizioni generali di fornitura. Si occupa inoltre di pubblicare e tenere aggiornati i cataloghi dei fornitori abilitati. Sulla ‘vetrina del mercato elettronico’ e sul ‘catalogo prodotti’, le pubbliche amministrazioni possono verificare quali siano le offerte disponibili e operare la scelta che meglio si attaglia caso per caso. I principali vantaggi del Mercato Elettronico sono, per le amministrazioni: risparmi di


tempo sul processo di acquisizione di beni e servizi sotto soglia, trasparenza e tracciabilità dell’intero processo d’acquisto, ampiamento delle possibilità di scelta per le Amministrazioni, che possono confrontare prodotti offerti da fornitori presenti su tutto il territorio nazionale, soddisfazione di esigenze anche specifiche delle Amministrazioni, grazie a un’ampia e profonda gamma di prodotti disponibili e la possibilità di emettere richieste di offerta. Per i fornitori, la diminuzione dei costi commerciali e ottimizzazione dei tempi di vendita, l’accesso al mercato della Pubblica Amministrazione, occasione per valorizzare la propria impresa, concorrenzialità e confronto diretto con il mercato di riferimento, opportunità di proporsi su tutto il territorio nazionale, leva per il rinnovamento dei processi di vendita. Gli accordi quadro Gli accordi quadro sono stati introdotti con il Codice degli appalti (il d.lgs. 50 del 2016). Dopo la pubblicazione dei relativi bandi, tali accordi definiscono le clausole generali valide per quattro anni. Grazie ad essi, le PA abilitate al sistema ‘acquisti in rete’ possono negoziare i singoli contratti legati ai cosiddetti ‘appalti specifici’, pur rimanendo all’interno del suddetto arco temporale. Numerosi i vantaggi sia per le amministrazioni che per i fornitori, fra questi la semplificazione e la riduzione delle tempistiche per giungere all’esito delle procedure in fase di Appalto Specifico. Le Convenzioni Le Convenzioni sono contratti quadro stipulati da Consip, nell’ambito di quanto previsto dall’articolo 26 della legge 488 del 1999. In base alla disciplina vigente, chi partecipa è tenuto all’abilitazione sul sistema ‘acquisti in rete pa’. Le amministrazioni richiedono ordinativi di fornitura previa pubblicazione di bandi, o per gare in modalità tradizionale o sma-

terializzata, a cui rispondono i fornitori aggiudicatari. “Tale modalità di acquisto, più idonea per approvvigionamenti di beni e servizi con caratteristiche standard, grazie all’aggregazione della domanda, permette di ottenere rilevanti economie di scala sia in termini di processo sia di risparmi sugli acquisti”, si legge sul sito ufficiale acquistinretepa.it. Tramite la ‘vetrina delle Convenzioni’ o sul ‘catalogo prodotti’, è possibile verificare l’offerta di beni o servizi offerti in convenzione e, dall’altra parte, monitorare informaticamente lo stato degli ordinativi già effettuati. Anche in questo caso semplificazione del processo di acquisto, riduzione dei costi e trasparenza del processo negoziale sono i principali vantaggi di cui possono godere sia amministrazioni che fornitori.

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lex, legis

Rubrica a cura di Marco Deplano

Descrizione dell’iniziativa È indetta una procedura avente ad oggetto l’ammissione di operatori economici al bando istitutivo del Sistema dinamico di acquisizione della Pubblica Amministrazione per la prestazione di Servizi postali di raccolta e recapito - ID Sigef 1761. Gli operatori economici ammessi saranno di volta in volta invitati dalle Stazioni appaltanti a partecipare ai singoli Appalti specifici. I singoli Appalti specifici saranno aggiudicati sulla base dei seguenti criteri di scelta del contraente: offerta economicamente più vantaggiosa basata sul miglior rapporto qualità/prezzo oppure sul minor prezzo. Il valore stimato dello Sdapa ammonta indicativamente a euro 810.000.000 oltre IVA Data scadenza del bando: 01/08/2022 Attività di stampa legate alla categoria: Servizi a monte e a valle del recapito. Sono incluse le attività tipicamente in carico esclusivo a stampatori digitali (o Print Service Provider) quali ad esempio: Composizione ed Elaborazione (attività propedeutica alla successiva fase di stampa), Predisposizione dei dati di composizione/documenti, Composizione, personalizzazione e verifica grafica, Stampa, imbustamento/trattamento e conferimento per il recapito. Attività di stampa legate alla categoria: Servizi di composizione e stampa di soluzioni personalizzate. Sono incluse le attività tipicamente in carico esclusivo a stampatori quali: Prestampa, Stampa, Stampa, confezionamento e allestimento.

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Opinioni Nuovi equilibri Sergio Facchini Opinioni Sergio Facchini Opinioni Sergio Facchini

Un passo avanti e uno indietro Frena, NO!… accelera! Spostati a destra, NO!… a sinistra! Questo è il quadro attuale delle apparentemente “poche idee… ma ben confuse” che la nazione Italia esplicita e ci rilascia, e con cui spesso confonde noi e gli altri sulle possibilità di fare e/o sviluppare qualche cosa di nuovo. Anche se è vero che, in questo periodo storico, purtroppo ufficialmente rappresentiamo un quadro confuso verso l’economia mondiale e lasciamo aperta una serie di punti di domanda, non dobbiamo disperare. In realtà, la totale confusione che spesso appare fortunatamente non è la realtà delle piccole e medie imprese che sono il nerbo dell’economia italiana. Nonostante tutto, l’economia globale italiana è tuttora ben vista e apprezzata in tutti i Paesi e da tutti i popoli del mondo che vedono in noi la creatività e la volontà di continuare ad avere e sviluppare idee nuove e innovative che sono sempre presentate con grande grinta, volontà di impresa, correttezza e voglia di insegnamento e collaborazione. Dalla moda alla cucina, dall’industria meccanica all’industria del prodotto finito con cura, le aziende e i clienti che hanno portato e richiesto le produzioni nei Paesi dell’Est, in Asia e in Cina, ora stanno sempre più rientrando a richiedere l’attenzione e l’accuratezza delle La totale produzioni fatte dalle pmi italiane. Certamente vero che la globalizzaconfusione che zione esiste, che anche noi ci serviamo quotidianamente dei prodotti spesso appare, e delle macchine che provengono da tutti i Paesi del mondo, ma non fortunatamente bisogna dimenticare che la precisione e la qualità italiane sono sempre al top di gamma, amate e copiate da tutti. non è la realtà Un occhio alla internazionalizzazione delle nostre aziende delle piccole e e del prodotto italiano lo stanno sviluppando sia la Camera di medie imprese Commercio italiana nel mondo che Confindustria. Un’area specifica che sono il nerbo denominata “Made in Italy nel mondo” ha aperto convegni e meeting dedicati alle aziende di tutti i settori inclusi quello della produzione dell’economia e lavorazione della carta e affini. Il bel prodotto di qualità, il gadget italiana promozionale, la scatola e la bella confezione per i prodotti di lusso, oltre ai libri d’arte per le banche mondiali e ai libri scolastici, sono oggi richiesti alle aziende del settore che li producono ed esportano. Una grande opportunità di “business matching” è aperta a tutte le imprese per valorizzare le eccellenze italiane e favorire la creazione di collaborazioni e sinergie comparate. Inoltre oggi, grazie al “marketplace digitale” aperto da Confindustria e messo a disposizione di tutte le aziende, le imprese possono presentarsi e profilarsi così da creare una presentazione personalizzata della propria attività proposta a livello internazionale e apparire nel capitolo adeguato sul catalogo dell’Industria Italiana. I temi e le proposte possono focalizzarsi su diversi argomenti: 1- La persona al centro del progresso: scienza della vita, salute, benessere, welfare, lavoro in campo della massima sicurezza e produttività. 2- Sviluppo delle aree metropolitane e del territorio: sviluppo e controllo energetico, miglioria ambientale, rigenerazione, adeguamento e miglioria dei servizi urbani, informatizzazione e istruzione. 3- Sviluppo sostenibile del territorio: economia circolare, scambio di informazioni e controllo di tutto quello che ci circonda. 4- Fabbrica intelligente: innovazione, realtà virtuale, cloud, industria 4.0 le applicazioni per lo sviluppo industriale necessarie per restare al passo con i tempi. In base alle già sopra citate ottime possibilità date dalla volontà e capacità inventiva e migliorativa delle nostre aziende, si potranno raggiungere gli obiettivi di ampliamento delle nostre pmi che manterranno il controllo e il know-how in Italia e potranno collaborare con sedi e/o altre società associate nei diversi Paesi del mondo intero. 74


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