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Tutte le sfumature “green” della carta

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Materiali Tutte le sfumature “green” della carta

Print buyer, brand e clienti finali sono sempre più esigenti in quanto a caratteristiche ecologiche dei supporti di stampa. Per questo stampatori e converter devono interpretare con precisione le schede tecniche delle carte per individuare i requisiti di riciclabilità, biodegradabilità e compostabilità intesi nella loro precisa accezione.

Possiamo dire di avere raggiunto l’obiettivo di trasmettere ai nostri interlocutori, siano essi brand owner o consumatori finali, il messaggio per cui la carta è di per sé un materiale sostenibile. Complici i numeri dell’industria del printing che continua a migliorare le proprie prestazioni in termini ambientali, rispondendo ai trend globali orientati alla salvaguardia del pianeta. Un recente studio scientifico, commissionato da Cepi (Confederazione Europea dell’industria cartaria), sull'effetto climatico del settore forestale nell'Unione Europea mostra, infatti, che grazie alle foreste e ai prodotti di origine forestale – come la carta – ogni anno si prelevano 806 milioni di tonnellate di CO2 dall'atmosfera (il 20% delle emissioni annuali dell'UE) portando 3,5 milioni di posti di lavoro, prevalentemente nelle zone rurali. Un ruolo chiave nel diffondere una cultura adeguata in merito a questo tema è svolto anche da campagne internazionali di sensibilizzazione come Two Sides, nata nel 2008 con l’obiettivo di sfatare i falsi miti sulla scarsa eco-sostenibilità del settore della carta e della stampa, e #GreenSource, promossa da Assocarta in collaborazione proprio con Cepi, ed EPIS, (Associazione Europea dell’industria della cellulosa e pasta legno). Si tratta di un’iniziativa europea di comunicazione che mette in evidenza il contributo delle industrie della filiera delle fibre forestali – incluso il settore cartario – all'obiettivo 2050 sulla neutralità climatica: queste aziende implementando processi e soluzioni green assicurano che le foreste continuino a crescere, assorbendo CO2 e proteggendo la biodiversità.

Riciclabile, biodegradabile, compostabile…

Se il pregiudizio che legava la carta alla deforestazione è ormai sfatato, le problematiche ambientali sempre più urgenti stanno generando da parte di print buyer e brand richieste specifiche in merito alle caratteristiche dei supporti di stampa. Questo rende necessario interpretare con precisione le schede tecniche delle carte per far fronte alle esigenze di riciclabilità, biodegradabilità e compostabilità intese nella loro precisa accezione.

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806 milioni di tonnellate di CO2

prelevate ogni anno dall’atmosfera grazie alle foreste e ai prodotti di origine forestale come la carta

3,5 milioni di posti di lavorogenerati grazie a foreste e ai prodotti di origine forestale come la carta

3,5 milioni di tonnellatedi carta raccolta nel 2019 da destinare al ciclo di produzione di carta riciclata

Cosa si intende esattamente quando una carta o un cartoncino sono definiti riciclabili o recuperabili sotto forma di energia? Significa che le fibre di cui sono composti sono compatibili per l’invio al riciclo e alla generazione di nuovi prodotti, per questo possono – o meglio – dovrebbero essere destinati alla raccolta differenziata per il recupero, tenendo presente che se riutilizzate ripetutamente non rigenerano completamente le loro proprietà, quindi non possono essere riciclate all’infinito, ma solo fino a 7 volte. In alternativa il recupero di energia consiste nell’utilizzo dei rifiuti cartacei come combustibile per produrre energia mediante incenerimento diretto con recupero di calore. La carta è per sua natura un materiale di origine biologica e come tale generalmente degradabile in ambiente, per questo può essere definita biodegradabile. Un materiale viene definito biodegradabile quando batteri, luce solare o altri agenti fisici naturali riescono a scomporlo in composti chimici semplici come l’acqua, l’anidride carbonica e il metano. Questo processo interessa moltissimi materiali ma per ognuno richiede tempi diversi e in alcuni casi anche molto lunghi. La normativa europea UNI EN 13432:2002 fissa in sei mesi il tempo massimo di degradazione per poter “etichettare” come biodegradabile uno specifico materiale o prodotto. Se un materiale non è solo biodegradabile ma anche disintegrabile in un tempo inferiore ai tre mesi, viene allora definito compostabile, ovvero si trasforma in compost, un concime naturale. Appare ora più chiaro che un materiale compostabile è sempre biodegradabile, mentre non vale il contrario, ovvero un materiale biodegradabile non è sempre vero che sia anche compostabile: la differenza consiste nel tempo. In termini di smaltimento un materiale compostabile va conferito nella raccolta differenziata dell’organico mentre, contrariamente a quanto si possa pensare, quello biodegradabile no: ci si dovrà attenere alle indicazioni di smaltimento previste dal produttore. La carta, ad esempio, è compostabile solo se naturale ovvero non additivata e/o patinata. Una stampa su carta patinata, come una rivista, sarà invece biodegradabile, a patto però di rimuovere le graffette metalliche. Questo però non deve far credere che biodegradare sia meglio di riciclare. In termini di economia circolare è meglio riciclare uno stampato perché si produce nuovamente carta riducendo la necessità di nuove fibre di origine lignea, ovvero si riduce la pressione sulle foreste.

La carta è per sua natura un materiale di origine biologica e, come tale, generalmente degradabile in ambiente, per questo può essere definita biodegradabile e compostabile.

Definizione di Pre e Post-consumer

Il riferimento per la definizione di contenuto di riciclato è la norma ISO 14021, che specifica:

Contenuto di riciclato Pre-Consumo

(Post-Produzione): è la quantità totale per unità di peso che deriva da fonti industriali esterne perché materiale deviato dal flusso dei rifiuti durante il processo di fabbricazione. Non comprende il riciclo dei materiali di scarto effettuato in sito e non comprende i materiali derivati dalla rilavorazione, rigranulazione oppure ritagli generati in un processo e in grado di essere riutilizzati all’interno dello stesso.

Contenuto di riciclato Post-Consumo: è la quantità totale per unità di peso che deriva da prodotti precedentemente utilizzati dai consumatori, quali famiglie o spazi commerciali, industriali e istituzionali nel loro ruolo di utilizzatori finali del prodotto, che non può più essere utilizzato per il suo scopo.

Fibra vergine o riciclata?

Un'altra definizione che si lega alla produzione di carta e cartone è quella di “economia circolare”, facendo riferimento al relativo processo che si “auto rigenera” grazie alle caratteristiche sopra elencate di questi materiali. [Dati interessanti in merito si trovano sul numero 201 de Il Poligrafico a pag. 20]. Dunque a partire dalla materia prima legnosa, le cartiere realizzano prodotti in fibra vergine che, in seguito, l’industria del printing e cartotecnica trasforma in applicazioni stampate e packaging: questi ultimi vengono immessi sul mercato, acquistati dai consumatori e a fine vita diventano rifiuto. Dal Rapporto Annuale Comieco sulla raccolta differenziata e riciclo di carta e cartone in Italia emerge che nel 2019 il materiale cartaceo recuperato ha superato la quota di 3,5 milioni di tonnellate differenziate da immettere nuovamente nel ciclo di produzione di carta riciclata per generare nuovi prodotti, chiudendo così il loop della circolarità. Queste considerazioni, oggi ormai date per scontate, ci aiutano a tenere presente che fibre vergini e fibre riciclate fanno parte di un unico sistema con un proprio equilibrio. Quale carta consigliare dunque ai clienti che vogliono sposare la causa della salvaguardia del pianeta, considerando che i trend attuali vedono una rincorsa alle carte naturali e riciclate in particolare con un elevato contenuto di fibre riciclate post-consumer? Se da una parte la produzione di carte da fibra vergine sembra impattare meno in termini di CO2, la produzione di carta riciclata impiega una quantità decisamente inferiore d’acqua e di sostanze chimiche. Ne consegue che, al netto di requisiti estetici e funzionali – da valutare per ogni singola applicazione – l’approccio virtuoso sta nel mezzo e deve tenere ben presente che la fibra riciclata non esisterebbe se la fibra vergine non fosse prodotta, trasformata e inserita nel sistema di riciclo una volta terminato il proprio ciclo di vita.

Cosa chiedono i print buyer?

In generale c’è molta attenzione da parte di print buyer e brand owner nel valutare con sempre maggiore consapevolezza che i supporti scelti per i propri stampati rispondano a requisiti quali: realizzati utilizzando materie prime provenienti da fonti controllate, rinnovabili e prodotte/ricavate rispettando i diritti dei lavoratori. Questa tendenza è motivata dal voler dimostrare ai clienti finali che le politiche dei brand siano integralmente orientate al rispetto dell’ambiente e della sostenibilità a partire dalla produzione di packaging, shopper, cartellini e di

#SAPEVATELO

Gli inchiostri Ricoh sono certificati “UL Greenguard Gold”, il massimo riconoscimento disponibile in ambito green: sono inodore e non richiedono sistemi di areazione durante il processo di stampa. Inoltre, gli inchiostri Ricoh sono ideali per essere utilizzati per applicazioni destinate a strutture come ospedali e scuole e, più in generale, per l’ambito dell’interior decoration.

Sfridi di carta di pregio tinta in pasta prodotta nello stabilimento di Cordenons.

A causa della pandemia i prezzi della cellulosa vergine sono aumentati dal 20% al 25% (marzo 2021).

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tutti i markteting tool che associano ai propri prodotti. E lo fanno non solo selezionando componenti ecosostenibili, ma andandone a valutare le credenziali prendendo in esame l’intero processo di approvvigionamento in modo preciso, ragionato e in linea con le best practice dettate dagli standard delle certificazioni ambientali. In particolare, sfatato il mito che vedeva relegate le carte riciclate nella categoria di carte povere e con poco appeal estetico, oggi il trend propende quasi per l’opposto. Non solo le industrie degli imballaggi in cartone, dei quotidiani e dei beni di largo consumo, anche i brand dei diversi settori del lusso hanno incrementato la richiesta di carta prodotta con fibre riciclate, possibilmente al 100% e con una percentuale considerevole di PCW (post-consumer waste) per realizzare i loro progetti di comunicazione e di packaging. Complici di questa tendenza sono i reparti marketing e R&D delle cartiere che lavorano per mettere a punto prodotti in grado di coniugare un’estetica di alto livello con l’ecosostenibilità, includendo nella formulazione delle carte un’elevata percentuale di fibre riciclate. Tuttavia sono molteplici e non ancora del tutto noti gli aspetti da valutare per definire l’effettivo impatto sulla filiera e sull’ambiente del reperimento e del trattamento delle fibre riciclate post-consumer da destinare alla produzione di carte di qualità.

Carta riciclata: parliamo di prestazioni

Un altro elemento da considerare sono le prestazioni in termini di apparenza, consistenza e stampabilità che variano in base al fatto che si tratti di carte prodotte con fibre di cellulosa vergine, con riciclate generiche fino al 100%, con percentuale variabile di fibre riciclate pre

Il progetto del logo del riciclo, ormai riconosciuto globalmente, non è stato progettato da un grafico, ma è opera del giovane studente di ingegneria Gary Anderson: lo ha inventato nel 1971 partecipando a un concorso indetto dalla Container Corporation of America. Lo scopo era creare un simbolo che incoraggiasse il recupero della carta: per disegnare le tre frecce con gli angoli piegati come fogli, prese ispirazione proprio dalla visita a una cartiera fatta da bambino. Anderson vinse il concorso aggiudicandosi 2000 dollari, ma poi se ne dimenticò fino a che non lo vide, parecchi anni dopo, riprodotto su un enorme bidone giallo a forma di igloo all’aeroporto di Amsterdam.

e post-consumer, dove queste ultime possono spaziare ad esempio dal 30, 40 o 50%, fino a un contenuto di fibre post-consumer superiore al 50%. Innanzitutto, anche quando si tratta di carte di alta gamma ottenute con un quantitativo considerevole di riciclato, da un lotto di produzione a un altro dello stesso prodotto il colore può subire alcune variazioni. Sempre riferendoci alla differenza di percentuale di riciclato contenuto nella carta, può cambiare in proporzione il rapporto tra spessore e grammatura della carta stessa. In termini di performance in stampa e converting, la quantità e la tipologia di riciclato impiegato influisce sulla resistenza alla piega, sulla porosità e sul punto di bianco che a sua volta influenza la brillantezza del colore riprodotto sul supporto cartaceo. Tutti parametri quantificabili con precisione attraverso analisi di laboratorio o con test di stampa da effettuare sulla carta prima di procedere con la produzione. In questo modo sarà possibile coniugare tutti i valori di ecosostenibilità di una carta o di un cartoncino prodotti con fibre riciclate con il massimo risultato ottenibile in termini di applicazioni stampate.

Una scheda tratta dal visual book di Natural Evolution, dove è contenuta anche la versione Natural Green Evolution, una delle nuove carte di alta gamma 100% riciclate di Gruppo Cordenons.

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