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Da quasi quarant’anni, il Centro Tessile Serico è impegnato a rendere misurabile l’impegno delle imprese tessili del distretto comasco sul fronte della sostenibilità ambientale e sociale.

Centro Tessile Serico

Una storia di responsabilità ambientale e sociale che viene da lontano

di Caterina Pucci

La misurazione delle performance di sostenibilità delle aziende nell’industria tessile è un processo che richiede tempo e risorse finanziarie

non indifferenti. Un passaggio fondamentale di questo processo consiste nella definizione di indicatori comuni per semplificare la comparazione dei risultati raggiunti dai singoli. Per quanto riguarda l’Italia, molti sono i traguardi raggiunti riguardo all’eliminazione di sostanze nocive dai cicli di produzione e l’implementazione di best practice volte a ridurre l’impatto ambientale e lo spreco di materie prime. Sempre maggiore attenzione è rivolta anche a iniziative che promuovano il benessere dei lavoratori e del territorio. Lo sa bene il Centro Tessile Serico, punto di riferimento del distretto comasco per quel che riguarda il macro tema della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Dal 1983, anno della fondazione, il CTS si pone come strumento qualificato per la crescita della cultura tessile e la salvaguardia del patrimonio industriale, artigianale, commerciale e professionale, erogando servizi mirati, volti a rendere misurabile l’impegno delle imprese tessili e degli stakeholder della filiera di riferimento. Un lavoro complesso che, oggi più che mai, deve tenere conto della necessità di fornire comunicazioni trasparenti e chiare.

Sostenibilità: una parola sola, molteplici significati

Rispetto della salute e della sicurezza sul lavoro, dell’ambiente e della collettività, responsabilità sociale, sostenibilità e ripudio del lavoro infantile e minorile, rispetto del principio di non discriminazione. Sono alcuni dei punti programmatici del Codice Etico progettato dal Centro Tessile Sostenibile di Como, che tutte le imprese tessili aderenti al marchio Serico si sono impegnate a sottoscrivere, anche semplicemente attraverso l’uniformazione dei propri codici etici aziendali. «Abbiamo elaborato questo strumento per aiutare le aziende a rispondere in maniera proattiva alle richieste sempre più stringenti che i brand dell’abbigliamento richiedono ai propri fornitori» spiega Giorgio Penati, amministratore delegato del Centro Tessile Serico. «La sostenibilità a Como è un principio che portiamo avanti

“L’assimilazione dei principi di sostenibilità da parte delle aziende non può che essere graduale per essere efficace”.

Giorgio Penati

sin dagli anni Ottanta, quando abbiamo introdotto i primi depuratori consortili per ridurre l’impatto delle lavorazioni tessili, che all’epoca era decisamente superiore a quello attuale – aggiunge Roberto Cozzi, presidente del comitato di gestione Serico -. L’introduzione del marchio Seri.co, negli anni Duemila, ha fatto sì che tutte le aziende certificate si conformassero a una serie di principi di carattere ambientale e sociale; ma ha anche permesso loro di fare fronte comune, fornendo ai clienti una risposta univoca, “di settore” ai clienti finali, cioè i brand owner, che già normalmente ci chiedono di firmare codici etici interni dagli standard di sostenibilità elevati. Tra le 57 aziende certificate Seri.co si trovano professionisti variegati, dal piccolo artigiano con quindici dipendenti alla grande

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Si ringraziano per il contributo alla stesura di questo articolo: Giuseppe Bosio (esperto tessile); Giorgio Penati (AD del Centro Tessile Serico); Roberto Cozzi (presidente del Comitato di gestione Serico)

“I brand owner ci chiedono di adeguarci alle normative più stringenti in materia di sostenibilità, non solo a livello europeo, ma internazionale”.

Roberto Cozzi

azienda quotata in borsa. Importatori di filo, tintorie, produttori verticalizzati: si può dire che il marchio abbia raggiunto ogni angolo della filiera tessile». «Certo, l’assimilazione dei principi di sostenibilità da parte delle aziende non può che essere graduale per essere efficace, perché uno dei presupposti per il loro adempimento è sviluppare una solida cultura della sostenibilità – prosegue Penati –. Al momento, la valutazione delle prestazioni ambientali è un principio consolidato, ma occorre uno sforzo significativo sul fronte dell’economia circolare e della governance, per quel che riguarda assenza di fenomeni corruttivi, chiarezza dei bilanci, piani di business continuity anche a fronte della progressiva digitalizzazione delle imprese e della protezione dei dati di processo. Per semplificare ulteriormente il lavoro delle imprese, CTS ha messo a disposizione delle imprese del distretto comasco la possibilità di misurare autonomamente i risultati raggiunti e confrontarsi con realtà manifatturiere simili (per fatturato e dimensioni) attraverso una piattaforma web e indicatori indicizzati». Per rimanere competitivi, innovazione e qualità sono presupposti indispensabili: il miglioramento delle performance ambientali deriva da una presa di coscienza che deve portare a non accontentarsi. Sicuramente, l’introduzione di soluzioni di stampa digitali ha costituito un cambio di paradigma importante per l’industria tessile, ma c’è ancora da fare. «Occorre ridurre l’utilizzo di prodotti a base di azoto che, pur avendo contribuito a rendere i processi più affidabili sul fronte qualitativo, hanno ripercussioni ambientali ingenti – prosegue Penati –. Si sta lavorando coinvolgendo strutture come il Politecnico di Milano e i gestori degli impianti di trattamento delle acque e possiamo già dire che il carico organico sugli impianti di depurazione dovuto all’uso di coloranti appare maggiormente contenuto». Una delle principali criticità che si incontra in corso d’opera riguarda la necessità di adeguare le proprie certificazioni alle normative vigenti. «Le nostre schede tecniche sono soggette ad aggiornamento, anche in considerazione del fatto che i brand owner ci chiedono di adeguarci alle normative più stringenti in materia di sostenibilità, non solo a livello europeo, ma internazionale. Questo perché i capi vengono venduti in mercati distanti dal luogo in cui sono stati confezionati e che fanno riferimento a regolamentazioni più severe. Se produciamo in Italia, ma vendiamo in California, devi alzare l’asticella e arrivare a poter servire clienti in tutto il mondo».

Anche la comunicazione vuole la sua parte

Uno dei fronti su cui urge lavorare nel prossimo futuro è senza dubbio quello di comunicare in maniera efficace con l’utente finale. Che è “bombardato” da informazioni sulla sostenibilità che risultano spesso incomplete o non completamente corrette. Secondo Penati, uno dei progetti in essere per migliorare questo aspetto riguarda la creazione di un’etichetta che presenti in maniera semplice i risultati raggiunti, fornendo indicazioni precise sulle caratteristiche dell’area in cui un capo è stato prodotto, i metodi utilizzati, cifre che quantifichino l’efficacia delle operazioni messe in atto per ridurre l’impatto ambientale. I dati aiutano a riorganizzare le attività, senza trascurare i costi e mettendo all’occorrenza in luce i vantaggi commerciali legati alla sostenibilità. Altrettanto importante è condividere i risultati raggiunti con distretti tessili comparabili, come quello di Biella e Prato. Ogni opportunità viene disposta con le diverse associazioni di categoria presenti nel board del CTS, in dialogo con l’Università degli studi dell’Insubria che ha fatto partire anche uno dei primi master in Health, Safety and Environment, volto a creare l’HSE Manager, una figura responsabile di coordinamento, consulenza e supporto gestionale in tema di salute, sicurezza e ambiente che sarà sempre più ricercata nei prossimi anni. «Certamente, saper gestire persone e risorse sarà indispensabile – conclude Penati – ma altrettanto sostanziale sarà la capacità di avere la mente aperta e dialogare con tutti i reparti, dalla progettazione alla produzione, inclusi i board delle diverse organizzazioni coinvolte».

Epson, innovazione tecnologica a servizio della sostenibilità

Epson si caratterizza da sempre per la propria attenzione alla sostenibilità e da anni persegue obiettivi ambientali ambiziosi. Già nel 2008, infatti, l’azienda ha presentato la propria Environmental Vision 2050, che si è oggi rinnovata per rispondere alle esigenze e alle richieste di un contesto operativo che negli anni è cambiato. Nel marzo 2021 l’azienda ha reso nota la nuova Vision 2050 ponendosi l’obiettivo primario di diventare carbon negative entro il 2050 e non utilizzare più risorse naturali non rinnovabili. Per raggiungere lo scopo, Epson continuerà a mettere in campo programmi di decarbonizzazione e riciclo delle risorse, fornendo prodotti e servizi che riducano l’impatto ambientale e sviluppando tecnologie che rispettino la natura.

La sostenibilità della filiera

È ormai da tempo diffusa la consapevolezza di quanto sia necessario ridurre l’impatto ambientale dei settori della moda e dell’industria tessile in generale. Tutti gli operatori, dal produttore, allo stampatore, al retailer devono essere coinvolti nel processo di cambiamento: solo un approccio olistico, che preveda la sostenibilità lungo tutta la filiera può condurre a risultati concreti. Coltivazione ed estrazione delle materie prime, design e imballaggi, logistica e produzione, e infine, trattamento a fine vita: ogni tassello dell’industria fashion deve adottare pratiche a basso impatto e ridotte emissioni di CO2. Tutto questo diventa possibile solo se l’innovazione tecnologica viene sviluppata al servizio della sostenibilità e applicata in tutte le fasi di produzione. Epson è in prima linea nell’affrontare e risolvere le istanze di riduzione di impatto ambientale e ha accolto da tempo questa sfida, offrendo ai brand della moda qualità, durata e sostenibilità.

Gli inchiostri GENESTA

La divisione Ricerca e Sviluppo del Gruppo Epson ha come focus non solo le tecnologie e i processi di stampa, ma anche gli inchiostri e i prodotti di post e pre trattamento, ove necessari. Epson Como Printing Technologies, società del Gruppo Epson dedicata al textile, sviluppa e produce la serie Monnalisa, la stampante digitale industriale su tessuto riconosciuta oggi nel mondo come standard di riferimento per l'alta qualità nell'industria tessile. La divisione chimica della società, proprio nell’ottica della necessità di svolgere attività di R&D in ogni fase della value chain, ha anche appositamente sviluppato gli inchiostri GENESTA a pigmento, che consentono di ottenere risultati di qualità, durata e brillantezza sia su fibre naturali tradizionali sia su nuove fibre, in totale conformità ai requisiti chimici dei rigidi STANDARD100 di OEKO-TEX® (gli inchiostri GENESTA hanno infatti ricevuto da OEKO-TEX® la certificazione ECO PASSPORT). L’utilizzo del pigmento permette, inoltre, di ridurre di un terzo il processo di stampa, non richiedendo a fine lavorazione passaggi quali il vaporizzo e il lavaggio del tessuto, permettendo di risparmiare ulteriormente risorse idriche ed energia e di portare nuovi vantaggi in termini di sostenibilità. Il basso impatto ambientale è garantito anche dalle diverse e specifiche certificazioni ottenute dagli inchiostri: oltre a OEKO-TEX®, che ha certificato tutte le tipologie di inchiostri GENESTA, gli inchiostri GENESTA reattivi e a pigmenti sono stati approvati da ECOCERT, ente certificatore per GOTS (Global Organic Textile Standard), lo standard globale di riferimento nella produzione tessile per le fibre organiche basato su criteri ecologici e sociali. Gli inchiostri acidi, invece, sono approvati dal sistema Bluesign®, sinonimo di produzione tessile sostenibile, che garantisce che il prodotto finale rispetti requisiti molto severi per la sicurezza del consumatore in tutto il mondo e che rappresenta per il cliente la certezza di aver acquistato un prodotto sostenibile.

COMUNICAZIONE D’IMPRESA

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