Printlovers, n. 82, Marzo - Aprile 2020

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PRINT LOVERS

82/2020

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printlovers.net

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Manifattura del Seveso Tessuti per la legatoria, la cartotecnica & il packaging di lusso www.manifatturadelseveso.it

P R I N T B U Y E R | S T R AT E G I E E T E C N I C H E D E L L A C O M U N I C A Z I O N E S TA M PATA

Stratego Group | Via Cassanese, 224 | 20090 Segrate (Milano) | Italia | â‚Ź 14,00


See. Touch. Feel.

Vi scopriamo d’oro.



Etichetta SPAZIO DI PAOLO Carta etichetta ARCONVERT COTONE BIANCO ULTRA WS SH9020 CB80 ARCONVERT COTONE NERO FELT SH9020 CB80 Carta supporto FEDRIGONI SIRIO COLOR ROUGH BLACK 210 g/m² Hot foil LUXOR® 232 LUXOR® LIGHTLINE SB ABALON SELECT LUXOR® 107468 N PEBBLE BEIGE

Stampa e nobilitazione TONUTTI TECNICHE GRAFICHE Fagagna (UD)


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perdita della libertà individuale è il motivo ricorrente della fantascienza distopica. Nei mondi immaginati nel XX secolo da Aldous Huxley, George Orwell, Philip K. Dick, Margaret Atwood, gli umani condividono un destino in cui l’autodeterminazione, la possibilità di scegliere e perfino di amare sono lontani ricordi di un “prima” che non esiste più. Il senso di isolamento e la solitudine sono schiaccianti. Se Utopia è il luogo ideale, in cui tutto è come dovrebbe essere, Distopia è il luogo in cui tutto è indesiderato. La conquista della libertà è il motore dell’azione letteraria, che di solito nasce da una crisi: una parola che nel suo significato più antico e letterale risuona come “scelta, decisione”. Senza crisi non c’è cambiamento in quei mondi in cui le cose non vanno come dovrebbero andare. Distopia e crisi sono parole che abbiamo usato spesso in questi due mesi in cui, nel mondo reale, l’umanità si è scoperta incredibilmente fragile, sconvolta da un’epidemia globale verso cui non ha anticorpi – fisici, sociali, economici – che le garantiscano l’immunità. La necessità di reagire immediatamente ci ha reso protagonisti o testimoni di straordinari sforzi di inventiva e resilienza individuali e collettivi, di solidarietà e collaborazione. Lasciando già intravvedere possibili vie alternative a modelli che consideravamo ineluttabili e che, invece, potrebbero presto rivelarsi inadeguati. Superato lo slancio adrenalinico della reazione, e in una fame inesauribile di informazioni, ora si affollano le domande su cosa sarà di noi, sulle ripercussioni a lungo termine, sulle scelte – ancora loro – che dobbiamo fare non tanto per limitare i danni, quanto per costruire una nuova e duratura normalità. È un tempo in cui l’umanità ha l’opportunità di tornare bambina e sfruttare il potere destabilizzante delle domande curiose e dirette, non vergognandosi di chiedere “come?” e “perché?” per capire come stare al mondo.

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As green as a watercolor

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I prodotti stampati da Nava Press sono il risultato di una perfetta combinazione tra tecnologia, artigianalità e un’accurata scelta di materiali eco-sostenibili. Sono il nostro impegno quotidiano per un ambiente migliore.

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di M A R I L D E

M O T T A

Il costo della convenience È uno dei termini più equivocati a causa dell’assonanza con l’italiano. ‘Convenience’ non è imparentato con la nostra lingua, ma con il latino. Per Roma imperiale e post glorie e conquiste, convenientia deriva da convenire, ovvero riunirsi, adunarsi, confluire in un luogo, ma anche mettere insieme per raggiungere un risultato. L’inglese convenience resta fedele al latino ed esprime funzionalità pratica, appropriatezza, utilità, mentre tradotto ‘a orecchio’ in italiano cambia significato, diventa modico, abbordabile, a poco prezzo con riferimento quindi a un valore monetario. Si salverebbe il significato originale, se l’italiano ‘conveniente’ si limitasse a esprimere un vantaggio pratico, ma non quando sottintende un prezzo irrisorio. Il convenience packaging giunge ad avere un prezzo basso solo quando viene prodotto in grandi numeri, ma l’economicità non è la sua ragione d’esistere. Il convenience packaging è in realtà costosissimo perché nasce da ricerche complesse per esprimere al più alto grado funzionalità, utilità, comodità, praticità, facilità. Talvolta sono necessari anni di studi e sperimentazioni per arrivare a definire una confezione che per materiali, funzionalità e soluzioni proposte, anche nel suo fine-vita, sia perfettamente rispondente a tutti i requisiti di utilità e produca benefici concreti, senza trascurare l’estetica. Come le ricerche tramite eye-tracking mostrano, gli occhi sono attratti da forme e colori. Sui lineari della distribuzione è la bellezza del packaging che emerge e attrae. Nel convenience packaging, c’è anche posto per l’estetica, anzi è questa che ingloba la razionalità delle soluzioni tecniche. Il consumatore finale nulla sa dell’ingegnosità che gli consente un gesto elegante per aprire e richiudere il suo prodotto preferito, un utilizzo semplice e senza sprechi del contenuto, un veloce modo di consumo ovunque. Lasciare il consumatore soddisfatto e l’ambiente salvaguardato ha un costo altissimo in ricerche guidate dal concetto di convenience.

M A R I L D E M OT TA . Nel 1978 ha scelto le pubbliche relazioni come professione.

Scrive e tiene corsi su alcune aree della comunicazione. Ad Personam® è la sua agenzia.


L’arte oscura di Stranger & Stranger di MICHELA PIBIRI

L'eterna primavera della Tenuta di Artimino di ACHILLE PEREGO

Una popstar chiamata rosè

Brand Revolution Lab 2020

Packaging frustration free d i LO R E N Z O C A P I TA N I

Alcoholic drinks e design: un’unione alchemica. Ivan Bell, fondatore dell’agenzia di branding & packaging design Stranger & Stranger con sede a Londra, New York e San Francisco, ci racconta l’arte di progettare etichette, tappi e bottiglie che seducono.

Ai confini del Chianti, dove la storia della Firenze dei Medici si intreccia con quella di un campione del ciclismo del secolo scorso, troviamo la Tenuta di Artimino. Cultura, ospitalità di charme e una tradizione di vino e olio che ama la forza espressiva della carta stampata.

Il decennio appena concluso ha visto l’ascesa del Rosè, considerato “lo Champagne dei millennial”. Un fenomeno eno-culturale destinato a durare, raccontato attraverso tre progetti di Officina Grafica, laboratorio di idee con sede a Firenze.

Mentre l’edizione 2020 prosegue a distanza nel rispetto dei decreti per arginare la diffusione del Covid-19, vi raccontiamo i progetti dedicati al mondo Wine, Spirits & Beverage realizzati nel 2019, tra stampa digitale su vetro, supporti speciali e uso del dato variabile.

Rendere possibile a tutti l’esperienza di acquisto e fruizione, indipendentemente dalle abilità motorie, cognitive e sensoriali. Dal braille ai font per la dislessia, passando per le etichette parlanti, facciamo un viaggio nelle innovazioni del design inclusivo.

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Unboxing the Creativity

Il fenomeno delle subscription box per chi ama il design e la cultura stampata: una nicchia che crea un filo diretto tra creatori indipendenti e community di printlovers. Ne parliamo con gli ideatori di Anders, Re-Belle box, My Paper Box e Hoppípolla

d i R O B E R TA R A G O N A

Iginio Massari, dal maestro al brand

Una storia personale di successo che diventa brand riconoscibile. Un nome, quello di Iginio Massari, che esprime il lusso quotidiano della pasticceria d’eccellenza. Il progetto di rebranding è firmato da Robilant Associati.

di ROGER BOTTI

Il lato espressivo della plastica

Confinata a lungo nella categoria dell’utilità, assurta a simbolo della crisi ambientale, la plastica cela un lato estetico ricco di significato. Delle sue applicazioni creative parliamo con i designer Francesco Lucchese, Mirco Onesti e Vincent Villéger.

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EDITORIALE Il tempo delle domande

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SCENARI Ritorno al mondo nuovo

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GRANDANGOLO Inviti di rigorosa purezza firmati Armani

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PERSONALMENTE Il costo della convenience

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GRANDANGOLO Innovation & Inspiration by Arconvert

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FEDRIGONI TOP AWARD Intervista a Chiara Medioli

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COM'È FATTO PRINT Le tecniche di stampa

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GRANDANGOLO Lumafin by Kurz per il mondo delle etichette 32

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NO WORDS La nuova rubrica di Lorenza Pellegri

CREATIVE FRAME Una dedica a Giacomo Bersanetti

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ETICHETTA No Man's Land di Mario di Paolo

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PRINT BUYER NUMERO 82/2020 DIRETTORE RESPONSABILE Enrico Barboglio COORDINAMENTO REDAZIONE Michela Pibiri michela.pibiri@strategogroup.net HANNO COLLABORATO Lorenzo Capitani, Marilde Motta, Lorenza Pellegri, Achille Perego, Roberta Ragona TRADUZIONI Marta Sanders – The Language Switch ART DIRECTOR Stefano Torregrossa › onicedesign.it

PRINTLOVERS www.printlovers.net redazione@printlovers.net

REA MILANO 1190227 Autorizzazione Tribunale Milano n. 706 | 11/10/2004

STRATEGO GROUP srl Via Cassanese 224, 20090 Segrate (MI) amministrazione@strategogroup.net

STAMPA FAENZA GROUP SPA – Carpi (MO) Copertina: TIBER SPA – Brescia

PUBBLICITÀ Deborah Ferrari | t. 389 9004599 › deborah.ferrari@strategogroup.net Rancati Advertising Claudio Sanfilippo | t. 02 70300088 › csanfilippo@rancatinet.it Segreteria pubblicità › brando.zuliani@strategogroup.net

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Gli articoli firmati impegnano esclusivamente gli Autori. Dati e caratteristiche tecniche sono generalmente forniti dalle Case costruttrici, non sono comunque tassativi e possono essere soggetti a rettifiche in qualunque momento. Tutti i diritti sono riservati. Notizie e articoli possono essere riprodotti solo a seguito di autorizzazione dell’editore e comunque sempre citando la fonte. Testi e fotografie, qualora non espressamente richiesto all’atto dell’invio, non vengono restituiti. Desideriamo informarLa che il D.Lgs. 196/03 (Testo Unico Privacy) prevede la tutela di ogni dato personale e sensibile. Il trattamento dei Suoi dati sarà improntato ai principi di correttezza, liceità e trasparenza e della Sua riservatezza. Ai sensi dell’art. 13 del Testo Unico, Le forniamo quindi le seguenti informazioni: il trattamento che intendiamo effettuare verrà svolto per fini contrattuali, gestionali, statistici, commerciali, di marketing; il trattamento, che comprende le operazioni di raccolta, consultazione, elaborazione, raffronto, interconnessione, comunicazione e/o diffusione si compirà nel modo seguente: archiviazione su supporto cartaceo e archiviazione informatizzata su personal computer. Il titolare dei dati è: Stratego Group srl nella persona del Rappresentante Legale. Il responsabile del trattamento dei dati è: Enrico Barboglio [enrico.barboglio@strategogroup.net, via Cassanese 224, Segrate MI, T. 02.49534500]. Al titolare del trattamento Lei potrà rivolgersi per far valere i Suoi diritti così come previsti dall’art. 7 del D.Lgs. 196/03.


Com'è fatto Print LUXOR® 107468 N PEBBLE BEIGE (COPERTINA)

La scritta ‘lovers’ del logo è nobilitata con stampa a caldo in piano con un cliché di hinderer + mühlich. Il colore è Pebble Beige: un oro che richiama i toni naturali della terra, un omaggio alla natura.

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I cerchi intorno all’etichetta sono stati stampati a caldo con cliché piano di h+m con il Pebble Beige della copertina e con e l’SB Abalon, un argento con effetti olografici della linea Light Line®. Tra i cerchi di energia, uno è realizzato in rilievo a secco con cliché h+m. Si può percepire sia alla vista che al tatto, donando spessore e movimento alla carta.

FEDRIGONI SIRIO COLOR ROUGH BLACK 210 g/m2

Sirio Color è una gamma di carte e cartoncini naturali, con ottima resistenza alla luce e allo sfregamento, disponibile nelle varianti liscia e ruvida. La versione scelta, quella ruvida, è caratterizzata da un particolare effetto tattile, disponibile in tre diverse grammature (115, 210, 350 gr) e 5 colori, e si presta per la realizzazione di progetti in ambito packaging, coordinati grafici, shopping bag, copertine, inserti, brochure di prestigio e rivestimenti di scatole rigide. Inoltre la superficie microporosa si adatta ai principali sistemi di stampa: tipografia, offset, rilievo a secco, stampa a caldo, serigrafia. Sirio Colour Rough è un prodotto che rispetta l’ambiente, certificato FSC®, di pura cellulosa E.C.F., biodegradabile e riciclabile. Il colore Black è ottenuto senza Carbon black, bensì con coloranti diretti, conferendo un vantaggio nell’utilizzo dei foil metallici (soprattutto oro) perché ne impedisce l’ossidazione.

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CLICHÉ E COLORE A CALDO

CARTA SECONDA COPERTINA

Luxoro è partner esclusivo in Italia del Gruppo KURZ, player mondiale e punto di riferimento internazionale nella produzione di attrezzature e tecnologie per la stampa a caldo e la stampa a freddo. L’offerta di Luxoro rappresenta il modo migliore per rendere unica e prestigiosa l’immagine di un brand in qualsiasi settore, che si tratti di packaging, etichette, editoria, sicurezza, cosmetica, automotive, elettrodomestici o moda, le proposte dedicate alla nobilitazione sono la migliore soluzione per rendere prestigioso e brillante ogni prodotto e packaging. Le tecnologie e i materiali decorativi che Luxoro propone sono tra i migliori al mondo e la competenza nell’offrire consulenza e servizio è un punto fermo della filosofia aziendale. Luxoro è fornitore di materiali di decorazione, ma è anche partner in grado di sviluppare con designer e creativi le migliori applicazioni per dare vita alle loro idee. Grazie a rigorose politiche aziendali volte alla sostenibilità ambientale, Luxoro è da tempo una realtà a energia 100% rinnovabile e totalmente a impatto zero. www.luxoro.it

Dal 1888 Fedrigoni significa eccellenza nella produzione di carte speciali. Il Gruppo è tra i maggiori player in Europa nella produzione e vendita di diverse tipologie di carte ad alto valore aggiunto per packaging e grafica, e di prodotti autoadesivi per l’etichettatura. Con circa 3.000 dipendenti in 16 stabilimenti tra Italia, Spagna, Brasile e Stati Uniti e 25.000 referenze in catalogo, il Gruppo vende e distribuisce in circa 130 paesi nel mondo. A Fedrigoni fanno capo anche il celebre marchio e la manifattura Fabriano, con oltre 750 anni di storia, che ha servito nei secoli clienti come Michelangelo e Beethoven. www.fedrigonicartiere.com PRINTLOVERS |


L’etichetta è opera del designer Mario Di Paolo di Spazio Di Paolo, che racconta il suo progetto a pagina 11

ARCONVERT COTONE BIANCO ULTRA WS SH9020 CB80

La preziosa texture marcata a feltro e la delicata nuance bianco naturale di Cotone Bianco ne fanno una delle carte autoadesive più iconiche della gamma premium Manter™ by Arconvert. Creata dai mastri cartai nello storico stabilimento di Fabriano quando ancora la carta si realizzava a mano, Cotone Bianco fa parte del patrimonio culturale italiano ed è apprezzata dai label designer di tutto il mondo. L’elevata grammatura la rende perfetta per la stampa in rilievo a secco. È anche una carta amica dell’ambiente perché non contiene fibre provenienti da alberi, ma solo pura fibra di cotone, pianta che si rinnova annualmente. Uno speciale inibitore della muffa la rende particolarmente adatta per l’etichettatura di vini e liquori di qualità destinati all’invecchiamento in cantina. Cotone bianco è trattata con la tecnologia Ultra WS™, che funge da barriera evitando la formazione di grinze e bolle e assicurando maggiore adattabilità e stabilità dell’etichetta sulla bottiglia in caso di sbalzi termici e condensa. Abbinata al nuovo adesivo permanente SH9020™, che ne migliora l’adesione e l’opacità nel secchiello del ghiaccio, Cotone Bianco consente all’etichetta di mantenersi perfetta fino all’ultima goccia di vino.

ARCONVERT COTONE NERO FELT SH9020 CB80

L’etichetta bianca è stata realizzata con stampa mista offset e serigrafica. L’etichetta nera, sovrapposta, è realizzata con stampa mista multistrato con due materiali diversi, oro a freddo bifacciale, oro a caldo e battuta. Al centro domina il più classico ed elegante degli ori, il LUXOR ® 220, che una volta svelato illumina l’etichetta di Gin. È stampato a caldo con cliché piano di h+m.

Come Cotone Bianco, anche Cotone Nero Felt fa parte della collezione di carte autoadesive Manter™ by Arconvert per etichette di alta gamma. Come Cotone Bianco, di cui è parente stretta, Cotone Nero Felt è una carta naturale marcata a feltro prodotta senza cloro e che non contiene cellulosa proveniente da alberi perché fatta di sole fibre di cotone. Colorata in impasto di un nero profondo, Cotone Nero Felt è estremamente elegante, poiché consente di superare l’inestetico problema del retro e dei bordi bianchi dell’etichetta. La texture è così lussuosa e raffinata da essere la scelta ideale per etichette di lusso e non necessita neppure l’aggiunta di tante nobilitazioni. Data l’eleva grammatura è assolutamente perfetta per l’embossing e il debossing. Inoltre, dato che è priva di pigmenti carbon black, è indicata anche per la stampa in lamina a caldo. Abbinata all’adesivo acrilico permanente SH-9020™, questa preziosa carta autoadesiva garantisce una perfetta adesione dell’etichetta alla bottiglia anche in condizioni critiche come nel secchiello del ghiaccio.

STAMPA E NOBILITAZIONE

CARTE ETICHETTA

Sono quattro le parole chiave che esprimono la visione di Tonutti, azienda che da tre generazioni serve il mercato delle etichette con particolare riferimento al settore enologico. Conoscenza: l’occasione per stupire. L’accoglimento delle sfide, sempre nuove, poste dai clienti, diventa occasione per stupire. Esperienza: una crescita tecnologica e culturale. La scelta di una continua sperimentazione in ogni segmento aziendale, una radicata mentalità dell’acquisizione e formazione. Innovazione: superare il limite. Affrontare e risolvere i problemi in tempo reale. Ogni momento della vita dell’azienda, contrassegnato da questa costante, consente di ottenere i risultati migliori. Qualità: la ricerca continua dell’eccellenza. Ideare, organizzare, produrre e commercializzare sempre e solo in modo qualitativamente impeccabile. www.grafiche-tonutti.it

Tra i leader di mercato a livello globale nella produzione di carte e film autoadesivi per l’industria dell’etichettatura, Arconvert è la divisione converting del Gruppo Fedrigoni. Coniugando la preziosità e la bellezza dei frontali prodotti dalla capogruppo cartiere Fedrigoni a elevate performance a contatto con acqua, ghiaccio e condensa e a specifiche caratteristiche di sicurezza, i materiali autoadesivi Arconvert non soddisfano soltanto le più elevate esigenze estetiche, ma rappresentano anche lo stato dell’arte dell’innovazione tecnologica per il labelling e la brand protection di prodotti di alta gamma. www.arconvert.it

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Tra le novità di quest’anno c’è che PRINT offrirà sempre più contenuti di quelli stampati sulla carta. Gli articoli ‘aumentati’ sono contrassegnati nelle singole pagine con il simbolo della app ‘Stampare Aumentato’ che si può scaricare gratuitamente dagli store per sistemi operativi iOS e Android. L’app potrà essere utilizzata anche per le altre testate firmate Stratego Group. Funziona anche con la rivista sfogliabile online su stampamedia.net.

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Scarica l'app. Stampare Aumentato è disponibile sia su App Store che su Google Play. Scaricala gratuitamente e aprila, anche partendo da questo QR Code.

Inquadra la pagina. Inquadra la pagina contrassegnata dall’icona ‘Stampare Aumentato’ con l’app per farle prendere vita: accederai a contenuti multimediali e interattivi.

Per ‘aumentare’ alcune pagine può essere necessaria una connessione dati del cellulare o quella di una rete Wi-Fi. Inoltre bisogna fare in modo che la rivista sia sufficientemente illuminata, così che la app possa riconoscere la pagina in maniera ottimale. Stampare Aumentato è ottimizzata per molti modelli di smartphone ma richiede device con prestazioni relativamente performanti; è dunque possibile che non funzioni perfettamente su tutti gli smartphone.


C O P E R T I N A

Lo spazio ancestrale, luogo di libertà No Man’s Space è una linea di Spirits nata dall’incontro tra il design di Mario Di Paolo e gli accordi aromatici di Baldo Baldinini. Tre sono i prodotti realizzati: il Gin Eclipse, il Bitter Comet, il Vermouth Dry Capricorn. Lo spazio ancestrale, inteso come luogo fisico, è un simbolo di libertà e superamento dei propri limiti, è ispirazione e guida per l’uomo e rappresenta il centro di questo progetto. Il Gin, rappresentato con un’eclissi lunare, prende forma in una visione iconica, raffinata e ricercata, attraverso l’uso di tecniche di stampa innovative, studiate appositamente per l’automazione sia in fase di stampa che di etichettatura. La luna e la sua eclissi prendono vita, dall’etichetta all’immaginazione, attraversando i sensi. Un nuovo modo di pensare al packaging. Una forma tridimensionale che conquista lo spazio interagendo con l’utente. L’etichetta è realizzata con due carte naturali sovrapposte, nero su bianco. L’etichetta reagisce come l’ambiente esterno e captando la luce ne restituisce il riflesso d’oro, grazie alla lamina applicata nel retro del disco di carta cotone nero parzialmente applicato sulla base di carta cotone bianco. Il distinto minimalismo in bianco e nero con la luce d’oro e la verticalità dei profumi sapientemente composti del Gin, rendono questo progetto realizzato distribuito da Brand Breeder un’icona senza tempo.

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S C E N A R I

FASHION, BEAUTY, WINE: RITORNO AL MONDO NUOVO di M I C H E L A

P I B I R I

Progettare una nuova normalità di fronte a un evento catastrofico senza precedenti nel mondo globalizzato non è impresa facile, soprattutto nell’impossibilità di sapere, per il momento e in termini scientifici, se il futuro che ci attende potrà definirsi realmente post-Covid-19 o se si tratterà di una lunga convivenza col virus che costringerà a ripensare radicalmente il nostro stile di vita. Quel che è certo è che l’emergenza sanitaria ha stravolto da un giorno all’altro obiettivi e priorità, modalità di acquisto e di consumo, innescando previsioni sui modelli che i brand dovranno adottare nel medio e lungo periodo per garantire un futuro che vada oltre la mera sopravvivenza. 0012


S C E N A R I

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eco del modo in cui i brand hanno saputo affrontare concretamente l’emergenza, tra conversioni produttive per fornire presidi di protezione e sostegni economici diretti agli enti sanitari, risuonerà a lungo, ma non sarà sufficiente se non accompagnata da strategie che tengano conto delle esperienze, in molti casi dolorose e traumatiche, dei bisogni e dei nuovi riti nati nel seno dell’isolamento e del distanziamento sociale, di quelli che invece sono stati depennati dalla lista delle necessità, e del modo in cui le persone stanno impiegando il proprio tempo e indirizzando la propria attenzione. E che tengano conto anche di quanto il rallentamento della società, come riportano i dati di osservazione della Terra dell’European Space Agency, possa avere un impatto tangibile sull’ambiente. All’interno di un dibattito così complesso abbiamo raccolto i dati finora emersi in relazione a tre dei principali mercati che coinvolgono, nella loro filiera, la comunicazione stampata come veicolo di relazione tra brand e consumatore e da cui potrebbero partire innovazioni significative. Fashion: la transizione non può più attendere Se non ora quando, verrebbe da dire leggendo i dati sull’impatto del Covid-19 nella fashion industry mondiale. Uno dei settori più a tiro delle battaglie dei consumatori per una transizione verso una maggiore sostenibilità, è anche tra i più colpiti dalla crisi per via della concatenazione della filiera globale su cui si regge. La società di consulenza Bain & Co. riporta una contrazione delle vendite di beni personali di lusso che va dal 25 al 30% nel primo trimestre del 2020, stimando che nel corso dell’anno il mercato subirà una contrazione del 35%. Blocco della produzione, delle sfilate e della vendita al dettaglio rappresentano un duro colpo in un mercato in cui la vendita online rappresenta appena il 10% del fatturato. Il dato è ancora più rilevante se si considera che l’Italia rappresenta il 40% della manifattura di beni di lusso globale. Tuttavia, fa sapere McKinsey & Co., in questi due mesi un quarto degli acquirenti abituali del segmento luxury ha utilizzato per la prima volta il canale online: di questi, ben due terzi si è dichiarato soddisfatto. Un dato che spinge a riflettere su nuovi scenari nell’esperienza d’acquisto che se, fino ad oggi, era maggiormente orientata al punto di vendita fisico, ora deve puntare sull’omnicanalità che accompagni e “abbracci” l’utente. Una strategia di digitalizzazione che McKinsey inserisce in un quadro di suggerimenti (“navigate the now, plan for the recovery and shape the future”) che riguardano più strettamente gli aspetti produttivi, ma che potrebbe cambiare anche il sistema delle sfilate, cui fa da apripista il British Fashion Council che a giugno lancerà la prima fashion week interamente digitale.

Beauty: self-care, ma senza rossetto In totale coerenza con i dati sul mondo del fashion, anche per la cosmetica si stima un calo della domanda a livello mondiale prossima al 30% per l’anno in corso, come emerge dai dati Mintel diffusi da Cosmetica Italia alla fine di aprile. La salute è vissuta come priorità, la cura di sé come conforto e senso di normalità. L’analisi evidenzia che i consumatori cercano prodotti con efficacia detergente e disinfettante, e che oltre a nuove abitudini igieniche si rimodula la beauty routine in funzione dell’utilizzo delle mascherine. Prodotti per il trucco viso e occhi vedono aumentare gradualmente il loro utilizzo in questo periodo, a discapito dei rossetti, così come si evolvono le texture dei fondotinta che devono evitare il rilascio di colore. Sempre Cosmetica Italia fa sapere che da febbraio ad aprile 2020 l’hashtag #maskmakeup ha registrato oltre 10.000 ricerche sulle piattaforme social per il trucco legato all’uso delle mascherine. Questo non significa, tuttavia, che la vendita di make-up sia in crescita. Alla sua frenata, causata dal blocco delle attività, la chiusura dei punti vendita specializzati (profumerie ed erboristerie), il blocco dei prodotti professionali e prodotti lusso, fa da contraltare la crescita dei consumi di prodotti per capelli e colorazione domestica. Sempre Cosmetica Italia segnala importanti casi di riconversione produttiva e, come Bain e McKinsey, spinge sulla necessità di un processo di digitalizzazione in grado di offrire esperienze omnicanali e di accelerare l’adattamento dei business alle nuove abitudini di acquisto, come le app che ricreano la routine in negozio e simulano il make up sul volto grazie alla realtà aumentata. Vino: in Italia si attende il ritorno alla normalità In Italia c’è una gran voglia di tornare alla dimensione socializzante e aggregante del consumo di vino. È ciò che emerge dall’indagine condotta su 1.000 consumatori di vino italiani dall’Osservatorio Vinitaly – Nomisma Wine Monitor: benché il lockdown abbia frenato i consumi degli italiani, l’80% degli intervistati si attende un post-Covid nel segno della normalità. Ossia, un sostanziale ritorno alle abitudini di prima, disponibilità economica e distanze da rispettare permettendo. E se il 55% dei consumatori non ha modificato le proprie abitudini, tre su dieci affermano invece di aver bevuto meno vino e birra durante l’isolamento, a fronte di un 14% che indica un consumo superiore. La diminuzione dei consumi degli ultimi due mesi è riconducibile alla mancanza della dimensione socializzante del consumo fuori casa: ristoranti, locali e wine bar. Il dato pesa per il 37% degli intervistati che hanno dichiarato di consumare meno vino. Chi invece dichiara un aumento del proprio consumo ha scelto il vino quale elemento di relax (23%) da abbinare alla cucina casalinga (42%). Sono di contro venuti a mancare elementi come la sperimentazione delle novità di prodotto (dal 73% del periodo pre-lockdown al 59%), la preferenza verso i piccoli produttori (dal 65 al 58%), i vini sostenibili (dal 65 al 61%) e gli autoctoni (dall’81 al 76%). In aumento invece l’acquisto online, salito di 5 punti percentuali (dal 20 al 25%): anche in questo caso un dato non soltanto da monitorare, ma da utilizzare per lo sviluppo di nuove strategie di omnicanalità. Un’iniezione di fiducia per il comparto, che tuttavia deve affrontare grandi sfide in termini di assetti economici e organizzativi dovuti all’impatto del virus.

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é una seduzione sottile e irresistibile quella esercitata dagli alcoholic drink vestiti da Stranger & Stranger. Bottiglie, etichette e tappi che raccontano storie vere o fantastiche, epiche o intimiste, ma sempre in profondo equilibrio tra le trasparenze del vetro e la matericitˆ delle carte, lÕ uso di metalli, ceramica, ceralacca e di tecniche di stampa diverse: rilievi a secco, metallizzazioni a caldo, vernici spessorate che scatenano sensi e immaginazione. é tutto frutto di unÕ arte oscura, ossia Ô una competenza specialistica avvolta dal misteroÕ , come racconta Ivan Bell, fondatore e CEO della prestigiosa agenzia di branding & packaging con sede a Londra, New York e San Francisco.

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I N T E R V I S T A

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PI BI R I

I progetti di Stranger & Stranger non hanno solo un alto valore estetico, ma sembrano raccontare storie, in alcuni casi fantastiche e leggendarie, in altri strettamente collegate al patrimonio storico e culturale del brand. Qual è la vostra visione quando vi approcciate a un nuovo progetto? La prima cosa che chiediamo a ciascun cliente è in cosa crede e perché qualcuno dovrebbe interessarsi proprio al loro prodotto. Amiamo le storie radicate nella verità, quindi cerchiamo qualcosa di interessante, idealmente unico, che possiamo usare come piattaformnna strategica. Dobbiamo assicurarci che nessun altro stia già utilizzando l’idea, e che l’idea sia abbastanza accattivante da invogliare il consumatore target a pagare profumatamente per il prodotto. Ad esempio, abbiamo trovato tracce d’oro nell’acqua di sorgente utilizzata per creare un whisky: una storia di prodotto unica e di qualità che abbiamo chiamato ‘The Golden Dram’ e che ha ispirato ogni touchpoint del design. Se, dopo aver scavato, non riusciamo a trovare nulla, allora dobbiamo diventare davvero creativi ed è qui che entrano in gioco la fantasia e le leggende!

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I N T E R V I S T A

Finora avete progettato una vasta gamma di packaging realizzati con materiali diversi, spesso mixati tra loro in maniera molto peculiare: non solo vetro e carta, ma anche latta e altri metalli, ceramiche, dettagli in ceralacca... Come scegliete i materiali più adatti per ogni singolo progetto? In genere dobbiamo rientrare nei COGs (costo del venduto) del cliente, e questo determina quanto margine possiamo giocarci: da lì in poi è un vero e proprio atto di giocoleria. Si può raschiare qualcosa dal costo della bottiglia e quindi avere margine da spendere per un sigillo di cera, tutto dipende dalla direzione creativa. Lo facciamo da molto tempo, quindi abbiamo una base solida di produttori cui ci siamo rivolti nel corso degli anni, che sanno quanto siamo esigenti e nei quali confidiamo per consegne nel rispetto dei tempi e dei budget.

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Qual è il materiale più insolito con cui vi siete trovati a lavorare? Molto tempo fa abbiamo realizzato la prima etichetta lenticolare per bottiglie al mondo. Le etichette lenticolari vengono generalmente utilizzate su superfici piane, quindi abbiamo dovuto sviluppare una lente su misura in grado di avvolgersi attorno alla bottiglia. Ci è voluto circa un anno, ma sugli scaffali il risultato era fantastico, e ha fatto vendere 2 milioni di casse di vino. Quanto è importante la customizzazione? Tutti i clienti desiderano una marca unica che sia difendibile, sul piano legale, da chi potrebbe cercare di copiare e contraffare, quindi siamo alla ricerca costante di asset personalizzati che possono essere utilizzati sia nel pack sia all’esterno.

Tutti i clienti desiderano una marca unica da difendere da chi potrebbe copiarla e contraffarla.

Il pack non è solo bottiglia ed etichetta. Quanto è importante il design del tappo nel progetto complessivo? Può raccontare un esempio di un tappo particolarmente innovativo e complesso sviluppato per un vostro cliente? Di recente abbiamo disegnato Italicus, nuova interpretazione di un’antica ricetta italiana per il rosolio di bergamotto, e il tappo, composto da nove parti, è in assoluto il più complesso che abbiamo mai disegnato. E anche il più costoso: pensavamo tutti che il cliente non lo accettasse, e invece ne è stato entusiasta. È stato realizzato perfettamente e il risultato finale è una splendida combinazione di bottiglia e tappo, che è stata presentata ovunque.


Stranger & Stranger Stranger & Stranger è un’agenzia di packaging design e branding fondata nel 1994 e specializzata in alcoholic drink, cui dedica il 95% della sua attività. «Creiamo prodotti di successo che il pubblico, semplicemente, desidera possedere» dicono di sè. E aggiungono: «è un’arte oscura». L’agenzia definisce nicchie, strategie di branding, nomi prodotto, crea bottiglie su misura, etichette, pack, piattaforme di marketing e collateral. Ogni anno crea etichette per oltre un milliardo di pezzi in uno dei mercati più competitivi in assoluto. La sua clientela va dalla private label di vino del supermarket low-cost fino al top di gamma dei premium spirit. Alcuni clienti ambiscono a premi e pubbliche relazioni, altri si approcciano all’agenzia con nulla più che sincero entusiasmo e voglia di sperimentare. Il suo motto? Don’t fit in, stand out™.

Il mondo del vino è maturo per l’innovazione, anzi, ne ha un disperato bisogno. Il settore degli spirits invece è in costante evoluzione e sperimentazione. A proposito di Italicus, qual è, in generale, il vostro rapporto con l’Italia? Amiamo i prodotti italiani, perché l’Italia ha un patrimonio storico ricchissimo ed è la patria dei design più iconici che ci siano – Lamborghini, Armani, Ferrari – ed è dunque fonte di grandissima ispirazione dal punto di vista visivo. Abbiamo lavorato per marche italiane di limoncello e di gin, e abbiamo persino ridisegnato il pack dell’iconico brand Martini, un progetto enorme che ha richiesto due anni di lavoro ed è stato distribuito in ben 72 mercati internazionali.

Quali sono le richieste più pressanti del settore in questo momento, e quali le principali innovazioni che pensate sia necessario portare nel mondo del packaging per gli alcolici? Il mondo del vino è maturo per l’innovazione, anzi, ne ha un disperato bisogno. Il settore degli spirits è in costante evoluzione e sperimentazione: abbiamo lavorato recentemente per un bourbon alla banana, e ci è stata data la licenza artistica per creare etichette e bottiglie quanto più ‘esaltanti’ possibile. Di contro, il mercato del vino continua a usare le stes-

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Ivan Bell CEO di Stranger & Stranger Ivan ha cominciato la sua carriera come graphic designer multidisciplinare ed è poi rimasto stregato dal packaging per le bevande alcoliche e i prodotti di lusso. Negli ultimi venti e passa anni, ha lavorato accanto a Kevin Shaw, fondatore di Stranger & Stranger, alla costruzione della pluripremiata agenzia di consulenza nell’ambito del packaging e nella supervisione del design nelle sedi di Londra, New York e San Francisco. La base della clientela di Stranger è diversificata, da famosi brand globali a start-up. Quando non è in studio, Ivan partecipa spesso in qualità di speaker a eventi di settore sul packaging design degli alcoholic drinks o viene coinvolto come giudice in concorsi internazionali di packaging. Ivan è appassionato di brand ‘disruptive’ che si distinguono dalla massa.

Ci troviamo nella situazione in cui esistono 6.000 pinot neri che si trovano nella stessa identica bottiglia. se bottiglie che i francesi hanno inventato qualche centinaio d’anni fa, martellando ancora piccoli pezzi di sughero nella parte superiore come facevano i Romani. In oltre 25 anni di attività abbiamo realizzato circa 7.000 progetti, e ci è stato chiesto di progettare una bottiglia di vino customizzata solo tre volte. Il che non sarebbe nemmeno tanto male, se solo ci fosse un po’ di innovazione nei liquidi, ma ci troviamo nella situazione in cui esistono 6.000 pinot neri che si trovano nella stessa identica bottiglia, con la stessa descrizione sulla retroetichetta e veramente poco, a parte il prezzo, che porti a scegliere l’uno o l’altro. Ed è la ragione per cui il vino sta diventando sempre più economico. E gli hard seltzer hanno scavalcato il mercato del vino.

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I vostri pack sono di gran classe e veicolano un senso di grande opulenza; è possibile armonizzare questa ricercatezza con il crescente bisogno di essenzialità e sostenibilità del packaging, magari facendo in modo che i pack siano riutilizzabili? Un esempio su tutti: se lei cerca Harris Gin su Ebay o su Etsy vedrà bottiglie di gin vuote che passano di mano in mano, pagate profumatamente, per essere riutilizzate come lampade da tavolo o bottiglie per l’olio d’oliva. Nei mercatini abbiamo visto bancarelle piene di candele in vaso ricavate dalle nostre bottiglie tagliate. Adoriamo il fatto che il nostro duro lavoro si trasformi in arte e oggetti d’arredo!


< G R A N D A N G O L O >

INNOVATION & INSPIRATION.

ENGLISH VERSION C pg. 66

IL NUOVO CATALOGO ARCONVERT CELEBRA LE MENTI PIÙ CREATIVE La nuova collezione di carte autoadesive Manter by Arconvert offre possibilità creative inesplorate per la stampa di etichette premium grazie alle tecnologie Arconvert e alle nuove texture e colorazioni dall’appeal unico. La creatività è il cuore pulsante del nuovo catalogo Arconvert Innovation & Inspiration, perché, sotto forma di ispirazione e innovazione, è da sempre alla base di ogni processo di sviluppo. Dedicato alle menti più innovative e ispirate del nostro tempo, come, ad esempio, Steve Jobs, Elon Musk o Banksy, questo nuovo catalogo guarda al futuro sia in termini di tecnologia che di fascino. Le tecnologie Waterproof, X-Dry™ e H+Opacity™ sono sviluppate appositamente per vini bianchi, rosé e bollicine e sono in grado di preservare la bellezza dell’etichetta e mantenerne l’iniziale opacità e integrità anche se sottoposte allo stress del secchiello del ghiaccio, agli sbalzi termici e alla condensa del frigo. Abbinate al trattamento Ultra WS™, che funge da barriera assicurando maggiore adattabilità e stabilità dell’etichetta sulla

bottiglia e al nuovo adesivo permanente SH9020™, che ne migliora l’adesione anche in condizioni critiche, le carte autoadesive high-tech di Arconvert prevengono la formazione di grinze e bolle consentendo di mantenere l’etichetta perfetta fino all’ultima goccia di vino. Ma Arconvert ha pensato anche alla cosmetica e alle specialità alimentari d’alta gamma oltre che al settore enologico. La tecnologia Greaseproof™ è un infallibile trattamento antimacchia che, aggiunto all’impasto della carta, garantisce che l’etichetta resti immacolata anche qualora l’olio o il grasso l’aggrediscano lungo i bordi. Per le piccole e medie tirature, c’è poi anche la tecnologia IDP™ sviluppata insieme a HP per la stampa digitale Indigo. Nonostante le molte forme di comunicazione di cui disponiamo, le etichette continuano ad essere lo strumento più potente per i brand che deside-

rano lasciare un’impronta indelebile nella mente dei consumatori, già dal primo sguardo sullo scaffale. Proprio per questo Innovation & Inspiration contiene carte autoadesive certificate FSC™ dalle texture e colorazioni uniche, pensate per etichette altrettanto uniche e innovative. Valorizzate dalle 14 spettacolari etichette contenute nel catalogo, le carte Innovation & Inspiration aprono un mondo di possibilità creative per la stampa di etichette premium grazie alla loro elevata stampabilità e versatilità. Progettate da Ste-fano Torregrossa, geniale e poliedrico art director dello studio O,nice! Design (www.onicedesign.it), le etichette celebrano alcune delle menti più brillanti del nostro tempo. Il designer ha saputo sfruttare sapientemente le texture delle carte, impreziosite da effetti perlescenti e filigrana, da goffrature e marcature a feltro. Ha osato con la stampa in rilievo per mettere in risalto

la grammatura più elevata dello standard e ha approfittato delle colorazioni aggiunte in impasto per mostrare come risolvere il problema del bordino bianco dell’etichetta. Le etichette sono delle piccole opere d’arte stampate a Bolzano da La Commerciale Borgogno (www.commerprint.it). Ogni etichetta soddisfa molteplici esigenze di stampa e ci ricorda, tra gli altri, del genio di Coco Chanel e di TimBL, l’inventore di internet, oppure della sublime eleganza di Roberto Bolle.

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P O R T R A I T S

L’eterna primavera della Tenuta di Artimino ••• «Sono stato hoggi à Artimino et credami Vostra Altezza che vi ho trovato un Primavera». Lo scriveva il Granduca Ferdinando I de’ Medici alla moglie Cristina di Lorena il 19 gennaio 1596, dando inizio a una storia che affonda le sue radici nell’umanesimo mediceo e prosegue nei secoli fino a incrociare, nel Novecento, le pedalate di un campione del ciclismo, Giuseppe Olmo. E che si perpetua ancora oggi alle porte del Chianti nella produzione di vino e olio d’eccellenza, e nell’ospitalità di charme nel cuore della Toscana meno conosciuta.

di A C H I L L E

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PE REGO


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P O R T R A I T S

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La Tenuta di Artimino è uno ‘scrigno di bellezza’, come viene dipinta da chi la abita e vi soggiorna, a soli 20 chilometri da Firenze. In origine insediamento etrusco, poi borgo medievale e quindi amata dimora di caccia della Famiglia Medici, ha il suo cuore nella villa La Ferdinanda, eretta nel 1596 dal Granduca Ferdinando I de’ Medici e diventata, con i suoi 6 saloni e le 23 salette attigue, patrimonio dell’Unesco nel 2013. La tenuta, 732 ettari tra vigneti, campi e oltre 17 mila ulivi al servizio dell’azienda agricola, ma anche hotel di charme a 4 stelle nella Paggeria Medicea, appartamenti-suite nelle dimore del borgo, una Luxury Spa e il ristorante gourmet Biagio Pignatta guidato dall’executive chef Michaela Bottasso, fu acquistata nel 1989 dalla famiglia Olmo, quella del campione del ciclismo degli anni Trenta, che partendo dalle due ruote ha costruito una significativa realtà imprenditoriale. Famiglia cui fanno capo diverse attività, dalla chimica al turismo. Tutte in qualche modo all’insegna del rispetto dell’ambiente. Come i prodotti della Tenuta di Artimino e il packaging scelto per vestirli: un binomio di eleganza e sostenibilità. Valori che esprime Annabella Pascale, nipote di Giuseppe Olmo, amministratrice delegata della Tenuta di Artimino insieme al cugino Francesco Spotorno Olmo. Classe 1980, una laurea in Comunicazione e Pubblicità con Executive Master al Sole24Ore in Direzione d’impresa, assaggiatrice Onav e Iap, Annabella è quella che si definisce un’imprenditrice agricola professionale. Ma il suo lavoro non comprende solo la supervisione e il coordinamento dei prodotti – dal Carmignano al Chianti DOCG, dal Vin Santo all’olio extravergine di oliva – e dei servizi – tra i quali matrimoni, congressi ed eventi in villa – della Tenuta di Artimino, ma anche la comunicazione e il marketing. Comprese forme e materiali per scatole, bottiglie ed etichette dell’olio e del vino, gli eleganti biglietti da visita, i cataloghi e le brochure. Perché qui, nella campagna toscana, sebbene ci si sia aperti alla comunicazione digitale, si respirano ancora antiche atmosfere e indimenticabili profumi tra i quali quello della carta, del cartoncino e degli inchiostri. Perché l’ancoraggio a una storia nobile, fatta di eccellenze, non poteva e non può non fare parte del brand. «Teniamo fortemente all’identità del nostro brand, Tenuta di Artimino», esordisce Annabella Pascale. «Un brand che ha una storia antica e una sua complessità intrinseca, ma che proprio per questo richiede un’attenzione speciale nella fase di comunicazione dei suoi valori».

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«Teniamo fortemente all’identità del nostro brand, Tenuta di Artimino», esordisce Annabella Pascale. «Un brand che ha una storia antica e una sua complessità intrinseca, ma che proprio per questo richiede un’attenzione speciale nella fase di comunicazione dei suoi valori».

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La nostra vision è trasmettere le caratteristiche della toscanità attraverso la passione, il racconto del territorio, la scelta della materia prima d’eccellenza e il valore della famiglia.

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Valori che Annabella Pascale trasmette anche partecipando a grandi eventi internazionali, a cominciare dal Vinitaly di Verona. Che quest’anno, come sappiamo, dopo un tentativo di rinvio a giugno, è stato spostato al 2021 per l’emergenza sanitaria legata al Covid-19. «Ovviamente la situazione che stiamo vivendo è difficile. Ne risente prima di tutto il nostro comparto turistico, ma anche la vendita del vino e dell’olio. Per il turismo ci aspettano tempi difficili: lavoriamo molto con Paesi esteri e ci vorrà tempo, anche passata l’emergenza, affinché tutto torni alla normalità. Molti hanno già cancellato eventi un po’ per tutto il 2020, soprattutto nel caso di matrimoni stranieri. Per il vino il commercio estero ha subito una battuta d’arresto, come anche la vendita nel canale Ho.Re.Ca. Crediamo fortemente nell’unità del comparto, che mai come adesso è una condizione essenziale per affrontare l’emergenza». Superata la quale chi produce vini di qualità non potrà che tornare a crescere, forte del brand e della propria mission. Ma qual è, al di là della situazione contingente, la vision della Tenuta di Artimino? Quella di trasmettere le caratteristiche della toscanità attraverso la passione, il racconto del territorio, la scelta della materia prima d’eccellenza e il valore della famiglia. Abbiamo un forte legame con la storia dei Medici, maestosità ed eleganza delle nostre strutture, un rapporto indissolubile con il territorio e con la nostra terra. La storia incontra l’arte dell’ospitalità, la tipicità, l’autenticità dei paesaggi e dei sapori; l’imponenza architettonica della nostra Villa si fonde con il bien vivre, con i sapori del vino e della cucina. Come si trasmette questa precisa, e come dice lei, storica identità? Tutto questo si trasmette con un tone of voice elegante ma non troppo formale, mai comunque sopra le righe. I colori ben definiti – il bordeaux, colore degli infissi della Villa e della Paggeria Medicea, un grigio che ricorda la pietra serena, un beige che richiama la naturalità – cui si aggiungono i font, le scelte grafiche, i profili social, il logo: la comunicazione è coordinata e cerca di raccontare il nostro bagaglio storico e le nostre “ricchezze” senza però appesantirci o renderci obsoleti, soprattutto agli occhi di una generazione di consumer che ha bisogno di capire il potenziale esperienziale della nostra offerta.

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Mezzo milione di bottiglie di vino fra IGT, DOC e DOCG. Ma anche migliaia di litri d’olio extravergine, confetture, miele, conserve. Dire Tenuta Artimino significa parlare non solo di vini toscani d’eccellenza ma anche di molti altri prodotti della terra. Che proprio perché di alta qualità hanno bisogno di un packaging all’altezza. E di aziende qualificate, oltre alle agenzie fotografiche, di design e grafiche da cui parte il progetto, che li stampino. Aziende che da anni, racconta Annabella Pascale, sono fornitori fidelizzati, quelli che oggi si chiamano partner. E le principali sono tutte toscane, tra Firenze e Siena. La stampa delle scatole, in cartone 80% da carta riciclata, ma con un tocco di design e innovazione abbinato alle nobilitazioni della stampa, sono realizzate dalla Ecobox di Rapolano Terme in provincia di Siena. Nata nel 1996 e facente capo alla famigli Becherini, Ecobox si è distinta in questi anni per l’offerta innovativa e sostenibile di tutto il suo packaging stampato su cartoncino teso o ondulato in flexo, flexo ad alta definizione e alta qualità, litografia, offset, serigrafia, nobilitazioni con impressioni a caldo e a secco, vernici Uv, plastificazioni lucide e opache. E con l’attenzione, certificata, alla eco-sostenibilità. Le etichette più pregiate delle bottiglie della cantina di Artimino invece vengono realizzate da una storica azienda grafica fiorentina, la Fustelgrafica di Scandicci, azienda nata nel 1966, specializzata proprio nella stampa di etichette per le bottiglie che contengono i vini più nobili, non solo quelli toscani. Infine, tutti i prodotti stampati su carta, dalle brochure ai cataloghi ai biglietti da visita, vengono affidati, conclude Annabella Pascale, a un’altra storica tipografia fiorentina, in attività dal 1967, la ABC di Calenzano.

Un’offerta che guarda con attenzione alla sostenibilità dei prodotti e del loro packaging? L’attenzione alla sostenibilità è un percorso che abbiamo avviato già anni fa e che ci accompagna nelle scelte quotidiane. Nella produzione del vino e dell’olio, ovviamente, con un’attenzione costante ai trattamenti in vigna, dove adoperiamo tecniche meno impattanti possibile e riduciamo al minimo l’utilizzo dei prodotti chimici, nella gestione della cantina, ma anche nella realizzazione dei packaging. Nello specifico degli imballaggi come si esprime il rispetto della sostenibilità? Le nostre scatole sono in cartone prodotto con l’80% di carta riciclata (afferenti a Comieco, a cui viene data una piccola percentuale su ogni acquisto che viene poi impiegato per i costi di riciclo). Stiamo lavorando per diventare sempre più plastic-free, utilizzando alternative come il vetro o le borracce per i dipendenti. Abbiamo creato qualche anno fa un grande orto per l’approvvigionamento di frutta e verdura di stagione, garantendo così ai nostri clienti prodotti ottimi in termini di qualità ma anche per la salute, che ci permettono di applicare la nostra filosofia agricola non solo a viti e ulivi ma anche alla materia prima che poi va sulle nostre tavole.

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Le nostre scatole sono in cartone prodotto con l’80% di carta riciclata. Stiamo lavorando per diventare sempre più plastic-free, utilizzando alternative come il vetro o le borracce per i dipendenti.

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Saremo forse un po’ nostalgici ma la carta stampata – usata con parsimonia ovviamente – ci piace. Ci sono momenti in cui ancora oggi è importante avere dei supporti di comunicazione cartacei.

Quanto è ancora importante in una tenuta storica la tradizione, se così vogliamo definirla, della carta stampata e tutte le forme in cui viene utilizzata, dalle riviste alle brochure, dai biglietti da visita al packaging? Saremo forse un po’ nostalgici ma la carta stampata – usata con parsimonia ovviamente – ci piace. Ci sono momenti in cui ancora oggi è importante avere dei supporti di comunicazione cartacei, per esempio le brochure in fiera, oppure dei cataloghi con i nostri agenti, o delle pubblicazioni con la storia della villa, le sue foto, così che clienti, amici e appassionati possano portarsi a casa un po’ di Artimino. Il packaging, poi, oggi è importante quasi quanto il prodotto, ci sono mercati in cui la triade etichetta-bottiglia-confezione è cruciale. Talvolta un ottimo prodotto, se non adeguatamente valorizzato, può non essere percepito con il suo corretto valore. Come vengono ideati i progetti che riguardano l’imballaggio primario e secondario? Nel nostro caso abbiamo uno dipartimento interno che si occupa di grafica e comunicazione ma ci avvaliamo anche della consulenza di professionisti esterni. Le etichette, ad esempio, della linea Artimino 1596 sono state oggetto di un profondo restyling – senza dimenticare mai il passato – in collaborazione con lo Studio Aldo Segat, mentre tutto il lavoro sui loghi, le scatole e le brochure è stato realizzato insieme all’agenzia Iep Design, con la quale abbiamo sviluppato un progetto ampio per la nostra immagine coordinata. Quali sono le caratteristiche delle etichette che devono impreziosire le bottiglie destinate al Carmignano, Chianti, Vin Santo o all’olio extravergine? Per le etichette si scelgono carte pregiate e nobilitazioni come le stampe a caldo e i rilievi braille. Per quanto riguarda i materiali usati nel packaging, la scelta ricade sui materiali tradizionali dell’industria enoica: cartone per le scatole, legno per le confezioni più pregiate, vetro per bottiglie e dame, sughero naturale per i tappi, ma in ogni caso la scelta del fornitore in base alla sua serietà e affidabilità è per noi fondamentale, anche se talvolta può significare prevedere una piccola percentuale in più sui costi.

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P & P

P R O M O T I O N

www.pppromotion.it

C O M U N I C A Z I O N E

D ' I M P R E S A

P&P PROMOTION TRENT’ANNI DI INNOVAZIONE E CREATIVITÀ NELLA DECORAZIONE SU VETRO

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Specializzazione, innovazione, tecnica, esperienza, creatività. Sono queste le cinque parole chiave che Paolo Lorusso, fondatore e CEO di P&P Promotion, sceglie per raccontare gli ultimi trent’anni della sua vita, quelli che ha dedicato all’attività che ha fondato nel 1990 e che nel 1997 ha aperto le porte alla decorazione su vetro. Obiettivo: differenziare non solamente la tipologia di prodotto ma anche i processi, innovando costantemente. Oggi dallo stabilimento di Costigliole d’Asti escono 50.000 bottiglie al giorno, realizzate secondo un processo 100% sostenibile. Una produzione alimentata dalla creatività, il motore alla base di ogni nuova sfida tecnica dell’azienda, come lo stesso Paolo Lorusso ci racconta.

P&P Promotion serve un mercato esigentissimo e affamato di innovazione, per questo investite moltissimo nella ricerca. Quali sono le principali innovazioni che avete portato e che state sviluppando nel mondo della stampa su vetro? Dedichiamo circa 1800 ore annuali al reparto R&D. Nel 2006 abbiamo brevettato il CMCV (Cambio Molecolare del Colore del Vetro, ndr), una tecnologia che ci permette di intervenire sulla molecola del vetro cambiandone il colore con diverse rifiniture e infiniti colori. È un processo permanente, resistente meccanicamente, chimicamente e soprattutto ecosostenibile. Sul fronte della stampa, invece, accanto alla serigrafia diretta e indiretta di materiali preziosi, abbiamo sviluppato alcuni effetti speciali come l’applicazione di Swarovski,

glitter, targhe in pressofusione, ecc. Non intendiamo, però, fermarci qui. Abbiamo appena installato una macchina a 8 colori vetrificabili e 4 colori UV, con centratura elettronica con fotocamera, che ci permette di stampare contemporaneamente su parti piane e cilindriche grafiche complesse. In questo momento, in base alle richieste dei vostri clienti, è possibile rilevare delle tendenze estetiche e tecnologiche particolari? Il nostro CMCV è sempre più richiesto soprattutto per la sua possibilità di combinazione con le altre tecniche. In questo momento, vi è una particolare curiosità per le colorazioni totali con finestrature sagomate dalle quali si intravede il prodotto, o per le colorazioni parziali con taglio netto e a sfumare. Inoltre, stiamo os-

servando una particolare tendenza per i giochi di contrasto tra colorazione opaca e stampa a rilievo lucida e per le grafiche tono su tono. Il vetro è trasparenza, ma trasparenza oggi significa anche impegno e responsabilità sociale e ambientale. Come state affrontando la sfida della sostenibilità? L’ecosostenibilità è un tema fondamentale all’interno della nostra azienda. I materiali utilizzati per stampa e colorazione sono composti da vetro riciclabile. All’interno del nostro nuovo stabilimento, inaugurato nel 2016, sono presenti circa 6.000 m² di pannelli solari. In più, il calore dei nostri forni ad alta temperatura viene trasformato in energia, e lavoriamo costantemente per limitare ogni spreco.

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UNA POPSTAR CHIAMATA ROSÉ A ogni epoca i suoi miti, le sue ispirazioni, i suoi colori. Per Vincenzo Maccarrone e Tommaso Pecchioli, fondatori di Officina Grafica – vero e proprio laboratorio di idee applicate alla grafica, alla comunicazione e al design con sede a Firenze – la nostra epoca, quando si parla di vino, è decisamente rosa. Si è infatti da poco chiuso un decennio, dicono i due designer, «che sarà ricordato per un fenomeno eno-culturale, una vera e propria rivoluzione di gusto e pensiero, in cui i vini rosati sono diventati le nuove popstar e come tali vengono abbigliati e presentati al grande pubblico». E raccontano a PRINT come il loro Studio ha interpretato questo fenomeno. 0026

Il vino è sempre più rosa. Quali sono le ragioni di questo successo? Le aziende produttrici si identificano nella trasparenza e nelle insolite nuance di rosa di questi gioielli enologici, capaci di evocare una spiccata femminilità, una raffinata freschezza, una sobria eleganza, sino ad elevarsi a vere icone di stile, capaci di attirare l’emotività e di sorprendere la sensorialità dei consumatori. Il rosato è un tipo di vino che si avvicina molto al mondo dello Champagne, fa molto ‘lifestyle’, strizza l’occhio ai giovani tanto da essere stato anche definito lo ‘Champagne dei millennial’.


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P O R T R A I T S

Officina Grafica

Avete citato la trasparenza, un tema assai caro alla civiltà moderna… Attraverso la trasparenza si comunicano tutti quei valori aziendali riconducibili a una visione nitida, chiara, limpida, grazie alla quale sarà possibile instaurare con i consumatori un rapporto di fiducia. Come cambia il modo di vestire una bottiglia di rosato? In molti casi le bottiglie sono trasparenti, dunque è stimolante sfruttare la lucentezza del vetro e la tenue raffinatezza dei toni rosa del vino. La genesi creativa è inevitabilmente sollecitata dalla filosofia del produttore, dal naming del prodotto, dall’espressione organolettica, dal target di riferimento, dal canale di distribuzione e dal costo di vendita.

Dire Firenze è già pensare all’arte, alle botteghe che davano forma e colore ai capolavori, ritmo al fluire delle idee, farina al pane della cultura. Nel solco dei secoli di storia della bellezza italiana si colloca Officina Grafica, una boutique studio, all’interno della quale l’estro e la professionalità dei quattro creativi viene applicata al design, al packaging e alla comunicazione nel mondo del vino. La filosofia che contraddistingue lo studio fiorentino porta ad accostarsi ad ogni incarico con l’intento di offrire un lavoro di artigianale sartorialità. Il percorso di genesi che arriva alla nascita di ogni nuova etichetta ha inizio, sempre, da un incontro di idee con il produttore, con il suo territorio, con il proprio vino, con la convinzione di non snaturarsi bensì di trasformare ogni nuovo progetto in un’occasione di crescita personale e professionale condivisa. Imporre i propri gusti significherebbe condannarsi a una scontata ripetitività. Porsi in ascolto nei confronti delle realtà, delle persone con le quali si viene a contatto è la chiave per poter sviluppare in sinergia confezioni dal carattere autentico che ne interpretino e valorizzino lo stile al meglio e distinguano una cantina dall’altra, un vino dall’altro.

Quali sono i progetti più identificativi che avete realizzato? Per rispondere meglio a questa domanda, raccontiamo tre case history di altrettante aziende vinicole. Per “Cuvée Aurora - Metodo Classico - Alta Langa Rosé - Banfi” ci siamo ispirati alla Belle Époque di inizio Novecento piemontese, durante la quale tutto sembrava possibile. Sono gli anni in cui nascono la radio, la lampadina, il telefono, l’automobile, e l’uomo vola grazie alle invenzioni pionieristiche dei fratelli Wright. “Acqua di Venus - Toscana Igt - Rosato - Ruffino” è un’ode alla leggiadra dea della bellezza e dell’amore dipinta magistralmente dall’illustre Sandro Botticelli nella ‘Nascita di Venere’ custodita agli Uffizi, in cui la delicata conchiglia che si muove spinta dal

vento si tramuta nella bottiglia che racchiude questo prezioso rosato. Per “Zinzula - Salento Igt Negramaro - Masseria Altemura” abbiamo voluto celebrare lo splendore della costa pugliese e la leggendaria Zinzulusa, la più bella delle grotte salentine: un omaggio alla purezza delle acque cristalline del Mediterraneo. Quale sarà il futuro del rosato? A differenza di quanto accaduto nel recente passato, quella di oggi non è una semplice moda del momento, non è un soffio di vento di primavera; crediamo invece che si tratti di un fenomeno vinicolo in grado di radicarsi ancor più in profondità nel tessuto sociale, e di esprimere nuovi picchi di crescita.

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E V E N T I

BRAND REVOLUTION LAB 2020 Il laboratorio della stampa creativa prosegue a distanza. Vernissage rinviato all’autunno. Dopo gli incontri di formazione che si sono svolti tra gennaio e i primi di febbraio, anche Brand Revolution LAB ha risentito delle limitazioni legate all’emergenza sanitaria in corso. Il laboratorio, tuttavia, ha trovato il modo di proseguire nel pieno rispetto delle misure restrittive dei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri per arginare la diffusione del COVID-19. Creatività, insomma, non soltanto nei progetti sviluppati ma anche nelle modalità organizzative e di gestione: per tutto marzo e aprile lo sviluppo dei progetti, la formazione dei team e i primi avvii alla produzione si sono spostati su piattaforme virtuali d’incontro tra le agenzie, tutte attive in smart-working, e i partner, tutti afferenti a codici Ateco (e relative filiere) individuati come essenziali dai decreti, che sono rimasti operativi – in parte in sede, in parte in remoto – per garantire continuità nella produzione attuando tutte le misure di prevenzione e sicurezza per la salute del personale. La produzione dei progetti è slittata in avanti rispetto alla pianificazione iniziale, sia per l’ovvia necessità di riorganizzare la produzione dando priorità alle commesse essenziali, sia per la maggiore tempistica necessaria per gli approvvigionamenti di materiali. Naturalmente anche l’evento di due

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giorni, comprendente il vernissage della mostra e una serie di talk, inizialmente previsto per giugno, si sposta in avanti: la previsione è per l’autunno 2020, sempre seguendo, passo per passo, l’evolversi della situazione sul piano nazionale e internazionale. Per aggiornamenti: www.brandrevolutionlab.it I TEAM DI LAVORO Sono 15 i team composti sulla base delle idee progettuali sviluppate dalle agenzie, mettendo insieme tutti i tasselli della filiera. I partner di stampa e tecnologici saranno impegnati su diversi progetti, spesso in collaborazione tra loro, e così i fornitori di tecnologie e materiali. Angelini Design, Artefice Group, Conversion Agency, Coo’ee Italia, Creostudios, DLV BBDO, H2H, Ideology, Lateral, O,Nice, Quinto Lancio, Serviceplan, The Embassy e The 6th sono le 14 agenzie che hanno sviluppato altrettanti progetti per importanti brand, cui si aggiunge, come progetto a sé, l’ideazione e la stampa del catalogo. Goglio, Graphicscalve, Lazzati Industria Grafica, Nava Press, O-I, Rifa Etichette, SITGroup-ACM e SystemGraphic le aziende di stampa; Gruppo Cordenons, HP, Konica Minolta e Luxoro i fornitori di tecnologie e materiali.

Una sbirciata ai progetti 2020 L’effetto sorpresa del vernissage è uno dei capisaldi di Brand Revolution LAB: soltanto il giorno dell’inaugurazione il pubblico, presente su invito, potrà scoprire i brand coinvolti e tutti i dettagli dei progetti sviluppati. Tuttavia possiamo già dare qualche anticipazione: quest’anno i protagonisti saranno brand del settore Wine&Spirits, Profumeria, Farmaceutico e personal care, Editoria, Servizi, Noprofit. Ci saranno progetti di re-branding e riposizionamento, esperienze multisensoriali e immersive, campagne di sensibilizzazione e informazione anche attraverso allestimenti instore, progetti pensati per i bambini, sviluppo di collateral e, non da ultimo, un particolare accento sulla sostenibilità. Tutto reso possibile grazie alla commistione delle più avanzate tecnologie di stampa e nobilitazione presenti attualmente sul mercato, abbinate ai supporti più innovativi e performanti. Nelle prossime pagine invece vi raccontiamo tre progetti realizzati durante l’edizione 2019, pensati per tre diverse tipologie di drink: vino, distillati e analcolici e realizzati con tecnologie di stampa diverse.


E V E N T I

DESIGN: Coo'ee Italia

TECNOLOGIE O–I: Expression

STAMPA: O–I, Litocartotecnica Ival

MATERIALI Carta Wild Brown 450 g/m² di Gruppo Cordenons

Cantina Gulfi: Cielo, mare, vulcano Gulfi non vuol dire solo ottimo vino: è una storia che ha plasmato un prodotto d’eccellenza, tramandato da tempo immemore e custode di sensazioni uniche. Un vino che trattiene l’essenza del metodo vitivinicolo siciliano e che cerca sempre di coniugare la massima finezza all’estrema bevibilità. Per questo motivo il concept creativo del packaging non può non legarsi da vicino al territorio e al processo, al lavoro e agli elementi naturali che rendono il vino Gulfi un’eccellenza italiana in tutto il mondo. Tre vini per raccontare un territorio unico, che si estende dai Monti Iblei fino alla Val di Noto e all’Etna, tre luoghi estremamente diversi nella loro espressione vitivinicola, uniti dalla tradizione, dal lavoro degli agricoltori e da tecniche di coltivazione sostenibili e all’avanguardia. Lo stile grafico è semplice, pulito e basato sull’estensione geografica dei luoghi di coltivazione delle vigne: Il Cerasuolo di Vittoria parla dall’entroterra siciliano, il Nerosanlorè si affaccia sul mare, il Pinò ribolle tra le sabbie vulcaniche dell’Etna. Il segno è chiaro, rappresenta l’eterogeneità del suolo, delle altitudini e del microclima che dona a questi vini un equilibrio straordinario e una vivacità inedita. LE BOTTIGLIE La serie di bottiglie ideate da Coo’ee Italia per Cantina Gulfi è stata realizzata da O-I con la tec-

nologia di stampa digitale su vetro O-I : Expressions, con dettagli in rilievo personalizzati e differenti per ciascuna bottiglia. La tecnologia esclusiva di O-I mostra, in questa applicazione, la sua vocazione verso la customizzazione estrema e le special e limited edition. La tecnologia è sostenibile in quanto usa inchiostri organici che non impattano sulla riciclabilità del vetro.

nalità, Wild riprende la stessa tinta delle bottiglie personalizzate di Vino Nero Gulfi. Ma il forte legame tra i materiali, il pack e il loro contenuto va oltre l’assonanza cromatica e coinvolge anche i valori di questi prodotti genuini e dalla grande personalità.

GLI ASTUCCI Le bottiglie sono custodite da un trittico di tre eleganti astucci realizzati da Litocartotecnica Ival che ha curato la fustellatura, l’incollatura dell’astuccio con fondo automatico e il montaggio manuale della base e del coperchio. Ival si è avvalsa della collaborazione di un partner per la stampa serigrafica, realizzata in più passaggi: serigrafia tonalizzata nera sul logo Gulfi, sulla sagoma della Sicilia e sul testo sottostante; sull’astuccio che compone la parte destra del trittico è stato effettuato un passaggio di serigrafia lucida tonalizzata magenta; sull’astuccio centrale un passaggio di serigrafia tonalizzata ciano e sull’astuccio di destra la serigrafia è tonalizzata gialla. LA CARTA Gli astucci sono realizzati con cartoncino Wild Brown 450 g/m2 Gruppo Cordenons. Piacevole al tatto e contraddistinto da una grande perso0029


E V E N T I

DESIGN: O,nice Design

MATERIALI Carta autoadesiva Label CL BE K+100/AL-M2212H TRUSTLSEAL® Lens a registro CL BE K+100/AL-GIOV-DL-16 completa di tacche per la sovrastampa

STAMPA: Maer

Una vodka a tre dimensioni Come portare innovazione nel mondo del labelling? Quali strade percorrere perché un’etichetta guadagni shelf-appeal e, al contempo, mantenga invariata la sua capacità di raccontare i valori del brand? Il supporto di stampa — i trend contemporanei lo dimostrano — oggi più che mai, può fare la differenza. Se tradizionalmente la scelta si divide tra carte o materie plastiche di innumerevoli tipologie, è tuttavia possibile esplorare nuovi orizzonti. È il caso di questa etichetta–concept per Fake Distillery, che unisce la potenza della stampa serigrafica con un materiale innovativo come il Trustseal® Lens di Luxoro, qui in versione autoadesiva. Le immagini Trustseal® vengono realizzate tramite un processo unico, all’avanguardia rispetto all’olografia disponibile in commercio; mostra un elevato grado di brillantezza con ef-

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fetti ottici ben definiti. È una singola immagine piatta che dà l’illusione della tridimensionalità e riesce allo stesso tempo a regalare sensazioni immediate sia alla vista che al tatto. Il risultato è un’etichetta all’apparenza tridimensionale, dotata di grande profondità, sulla quale la brillantezza della stampa serigrafica costruisce sapienti giochi di design coprendo, in tutto o in parte, il supporto di stampa.

STAMPA Maer ha realizzato l’etichetta con tecnologia di stampa serigrafica piana applicata sulla lamina di base Lens di Luxoro. Il contrasto tra la particolarità del supporto e la coprenza e brillantezza dell’inchiostro serigrafico ha come risultato un’etichetta unica, dallo straordinario impatto visivo.


DESIGN: Conversion Agency, Stratego Group

TECNOLOGIA HP Indigo 6800

STAMPA: Maer

Brand Revolution Art: ColArt Tutti i brand, attraverso la comunicazione stampata, possono sostenere iniziative importanti da un punto di vista sociale e culturale, in grado di impattare positivamente sia sulla società contemporanea che sulla reputazione della marca. Da questa considerazione nasce Brand Revolution ART, ideata da Stratego Group e Conversion: un’iniziativa che crea un ponte tra brand di successo, diventati nel tempo icone di stile, e artisti, sfruttando le possibilità di personalizzazione e creazione di pezzi unici offerti dalla stampa digitale. ColArt è un progetto di comunicazione che dà spazio e visibilità non solo alle opere d’arte ma a tutto il lavoro sottostante, promuovendo la creatività e raccontando il mondo dell’arte, dall’idea alla realizzazione. Le interpretazioni artistiche dei dieci artisti visivi coinvolti (Luke Andrews, Filippo Benzoni, Stefano Borella, Valentino Dionisi, Asbel

Dumpierre, Enzo Gadioli, Italo Offredi, Remo Pasetto, Adriana Petrollino e Giuseppe Siniscalchi) diventano, grazie alla stampa digitale, protagoniste di una serie di lattine e bottiglie, tutte da collezionare. Una limited edition che viene presentata da una campagna di comunicazione digital e social che, sfruttando l’integrazione tra online e offline, offre una narrazione efficace e un coinvolgimento diretto dei consumatori-collezionisti.

STAMPA Per ColArt Maer ha realizzato 100 sleeve su tre formati di lattine e sulla bottiglia di vetro, stampando le opere d’arte con la tecnologia di stampa digitale HP Indigo, che consente di creare soggetti unici e diversi per ogni pack e di soddisfare la crescente domanda di personalizzazione.

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< G R A N D A N G O L O >

LUMAFIN BY KURZ: LA NUOVA NOBILITAZIONE

CHE ESALTA IL DESIGN DI PACKAGING ED ETICHETTE Kurz è nota per avere sempre pronto un asso nella manica nel mondo della nobilitazione, in grado di apportare un’aura di novità e di eclettismo a tutti i progetti stampati, compito che richiede un’elevata padronanza di tecnica e creatività. Questa volta l’azienda tedesca ha sviluppato una nuova linea per la decorazione dagli effetti traslucidi finora inediti. Si chiama Lumafin: un tocco innovativo e alternativo che offre ai brand nuove possibilità di distinguersi. Guardare attraverso la lucentezza! Il nuovo nato in casa Kurz si chiama Lumafin ed è stato pensato per la stampa su grafiche e disegni preesistenti. I motivi sovrastampati ottengono nuove tonalità, diverse profondità di colore oppure l’effetto che darebbe la visione attraverso un vetro. Un effetto semitrasparente in grado di creare particolari intensità di colore e sfumature insolite.

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Si tratta di un prodotto dalle caratteristiche originali ed esclusive, poiché con lo stesso colore è possibile ottenere infinite variazioni di tonalità e gradazioni anche in una sola applicazione, che offre a grafici e designer possibilità infinite per le loro opere e ispirazione per espressioni originali e uniche nel loro genere. «È un materiale adatto a un’ampia varietà di design creativi e sorprendenti. Lumafin è ideale per dare un tocco distintivo al prodotto e renderlo inconfondibile», spiega Holger Habekus, Product Manager di Kurz per il settore della Grafica. Le varie tonalità di colori di Lumafin, che possono essere trasferite mediante stampa a caldo, stampa a freddo e stampa digitale, risultano estremamente brillanti: proprio il livello molto alto di lucentezza e trasparenza è la sua caratteristica peculiare. Su super-

fici prestampate, Lumafin può offrire interessanti contrasti opaco/lucido e anche raffinate espressioni tattili: possono essere infatti aggiunti rilievi, incisioni, microincisioni e diverse strutture di stampa. Il rivestimento semitrasparente può creare accenti e sfumature originali che mantengono il loro aspetto a prescindere dall’angolo di visuale. Durante l’ultima edizione di Labelexpo Europe, Kurz ha presentato Lumafin per la stampa a bobina. Gli speciali effetti di luce e colore di questo prodotto di trasferimento sono dunque disponibili anche per le etichette. I vantaggi dell’utilizzo di Lumafin Lumafin è disponibile in una vasta gamma di colori in tonalità traslucide oltre che in una versione lucida/ trasparente, che consentono di creare ulteriori effetti speciali con particolari

abbinamenti di colore. Può anche essere prodotto in tonalità specifiche on demand. Il risultato finale è talmente lucido da sembrare metallizzato o addirittura anticato, riuscendo così a regalare un’aura vintage al design. Inoltre esiste anche una variante completamente trasparente di Lumafin, la cui finitura trasparente lucida si trasforma in un bianco iridescente che varia in base alla luce incidente. Lumafin produce uno strato piatto ultrasottile quando applicato, e ciò rende il prodotto di trasferimento altamente adatto per la finitura di etichette a bobina poiché non si verificano distorsioni durante l’avvolgimento. Lumafin è distribuito in esclusiva per l’Italia da Luxoro. www.luxoro.it


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LO R E N Z A P E L L E G R I

Da più di vent’anni dà voce ai brand che cercano le parole da dire e l’emozione da accendere. Da quando è una coach allena le persone e le imprese a diventare migliori, qualunque cosa significhi per loro.

No Words

La rubrica che nega ciò che afferma.

Lo so cosa vi state domandando. Che ci fa qui una copywriter?

Il responsabile le mostra un invito stampato in rilievo a secco:

Lo sanno tutti, figuriamoci voi, che più un prodotto è prezioso

la texture dei decori è marcata a feltro e la vernice al fosforo si

meno parole usa.

illumina al buio. Una scelta ovviamente inaccessibile alla stra-

È una legge del marketing, severa ma giusta.

grande maggioranza dei clienti dell’agenzia. «Ma magari per

Beh. Così e così, giusta.

quel brand di yacht che ci ha appena chiamati in gara» sussurra

In fondo insinua che le parole siano in qualche modo cheap.

speranzoso lui. La copywriter lo sente ma non lo ascolta. Gira

Che ci sia del vero?

attorno alla scrivania. Guarda il prototipo esposto con un mi-

In effetti è il silenzio a essere d’oro, non i bla bla bla.

sto di rispetto, timore e rancore. «Vediamo di non sporcarlo

Le parole, casomai, possono avere un peso. Che non le rende

con delle scritte» le direbbe l’art director se fosse lì con lei.

necessariamente più pregiate, anzi.

E le fa male ammetterlo ma avrebbe ragione.

Mentre se sono leggere - che ve lo dico a fare? - sono frivole, fatue, futili.

La copywriter sospira.

E infatti un’immagine vale mille parole: è il mantra con cui gli

Cosa ci fa lì? Non vorrà mica sporcare?

art director di tutto il mondo zittiscono i copywriter da che

Indugia con il polpastrello sulla cover floccata di un catalogo e

mondo è mondo.

si gode la sensazione di morbidezza.

Quindi, a maggior ragione, che ci fa qui una copywriter?

Può anche chiudere gli occhi, tanto non c’è niente da legge-

Con una rubrica tutta sua, per di più?

re, niente da comprendere: no testi, no manifesti. Le si forma un’immagine. È come se sul pianeta della carta ci fosse un’in-

La situazione ricorda quella in cui l’art director è malato o in

segna, sempre accesa, che lampeggia l’ammonimento aureo, il

ferie, e tocca alla copywriter recarsi nell’ufficio del responsa-

comandamento cardine, il forbidden più severo di tutti:

bile produzione stampa dell’agenzia ad approvare il fotori-

No Words.

tocco. Eccola: un povero alieno sperduto nella galassia, colto

Eppure, pensa la copywriter con un moto di orgoglio, persino a

nel momento in cui il portellone dell’astronave si spalanca sul

quell’insegna sono risultate necessarie, addirittura indispensa-

pianeta sconosciuto. E lì, sul pianeta della carta, la copywriter

bili, almeno quelle due parole.

si fa d’un tratto umile, tradita dall’esperienza per lei insolita di

La copywriter accenna un sorriso, tra il losco e il lasco.

ritrovarsi a corto di parole. Davanti alle nuove frontiere della

Sul pianeta della carta è appena nata No Words: la prima ru-

scienza cartotecnica osserva le linee, sfiora le superfici, acca-

brica paradossale che nega quel che afferma.

rezza i materiali. «Bello, davvero bello, proprio bello» ripete in tono monocorde. Il dizionario dei sinonimi dev’essere rimasto sull’astronave.

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C O M U N I C A Z I O N E

D ' I M P R E S A

M E R C K

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BIFLAIR 81 E LUMIXIR, EFFETTI SPECIALI PER PACKAGING ED ETICHETTE FIRMATI MERCK

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Il mondo delle etichette, delle bottiglie e del packaging può contare su due nuovi prodotti frutto della ricerca Merck, in grado di stimolare la fantasia dei designer nel competitivo mercato del Wine&Spirits. PERLESCENZA ELEGANTE CON BIFLAIR 81 Effetto perlescente di colore bianco, elegante e performante: è quello donato dal Biflair 81, pigmento appartenente alla storica gamma Biflair di Merck, a base di ossicloruro di bismuto. Si tratta di una valida alternativa ai pigmenti a base di biossido di titanio, che da recenti normative sono ritenuti non idonei per alcuni tipi di applicazione. Il Biflair 81 si presenta in polvere ed è adatto a im0036

pieghi in offset coating, in flessografia e in rotocalco. Ha una granulometria molto limitata che ne permette un facile impiego con le tecnologie di stampa comunemente utilizzate. Ciò significa che rulli standard (anilox, cilindri incisi) possono essere utilizzati per trasferite le vernici tonalizzate con questo tipo di pigmento. La delicatezza dei fondi o delle grafiche ottenute con il Biflair 81 (puro o tonalizzato) è unica e può essere ottenuta con una concentrazione di pigmento abbastanza ridotta. La possibilità di variare le condizioni di stampa e le sequenze dei diversi colori applicati amplia la gamma degli effetti ottenibili con questo pigmento particolare. Il prodotto è compatibile con i veicoli a sistema solvente, all’acqua e UV; l’unico limite è

rappresentato da una resistenza non elevata alla luce per via della presenza di bismuto. LUMIXIR, EFFETTO ORO ZECCHINO PER VETRO E CERAMICA La novità assoluta in casa Merck si chiama Lumixir, un pigmento che simula l’oro zecchino, adatto alle applicazioni ad alta temperatura su ceramica e vetro. Un effetto innovativo e inedito, che finora era possibile ottenere solo con l’utilizzo dell’oro. Le prove condotte dal reparto Ricerca e Sviluppo di Merck hanno permesso di ottenere diverse tonalità calibrando la tonalizzazione del prodotto base con pigmenti ‘correttori’ dell’oro. Attualmente è consigliato l’uso in serigrafia, e le temperature di trattamento possono arrivare a ol-

tre 1100°C. Sono in corso sperimentazioni per garantire una più ampia gamma possibile di applicazioni, che permettano di sfruttare pienamente le caratteristiche del pigmento. Proprio in questi mesi Merck sta conducendo ulteriori test in condizioni operative differenti, per indirizzare ogni singolo cliente nella giusta direzione, offrendo informazioni tecnico-applicative corrette e dedicate. Per maggiori informazioni è possibile contattare gli account manager Decoratives, Performance Materials, Surface Solutions, Printing & Security per il mercato italiano Renato Walter Pignarca (renato.pignarca@ merckgroup.com) e Laura Zanini (laura.zanini@merckgroup.com).


HOW IT'S MADE PACKAGING FRUSTRATION FREE Il packaging deve essere una porta d’accesso al prodotto, non un ostacolo, indipendentemente dalle abilità motorie, sensoriali e cognitive degli utenti. Ma come è possibile combattere il package rage, ossia la cosiddetta frustrazione da imballaggio, e rendere accessibile a tutti l’esperienza di acquisto e fruizione? Ecco come il design ci viene in soccorso.

di L O R E N Z O

C A PI TA N I


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ENGLISH VERSION C pg. 66

Gli italiani trascorrono 17 minuti a settimana cercando di aprire scatole, pacchetti, pluriball, fascette e blister. Il dato, emerso da una ricerca della multinazionale inglese DS Smith specializzata in packaging sostenibile, assume maggiore rilevanza se si pensa che il 35,5% degli intervistati ha affermato che la complessità degli imballaggi li ha portati a non acquistare più un determinato brand e il 25% ha dichiarato di non aver ordinato prodotti online a causa delle difficoltà nell’aprirli. Con un costo medio d’acquisto di 85 euro a persona, ciò si traduce in mancati acquisti per circa 2 miliardi di euro l’anno. In realtà, il packaging più o meno difficile da utilizzare ha un impatto non solo economico, ma sociale: è ancor più importante se si considerano le fasce di popolazione con difficoltà o limitazioni fisiche per le quali una semplice scatola, non un inespugnabile bivalve in PET termoformato, può essere davvero impossibile da aprire, o una semplice etichetta con la data di scadenza può essere del tutto illeggibile se non, peggio ancora, addirittura invisibile. 0038

Eppure le regole ci sono: per esempio, nella “Carta etica del packaging” di cui il settore si è dotato nel maggio 2015, al punto 4 si legge che un imballaggio deve essere accessibile, ovvero capace di proporsi in modo facile e intuitivo a chi lo utilizza, garantendo “un utilizzo flessibile, che includa mancini e destrorsi” e deve essere in grado di comunicare “in modo efficace anche ai soggetti più deboli e indipendentemente dalle abilità sensoriali degli utenti. […] Le modalità sensoriali della vista e del tatto, e la loro qualità, contribuiscono attivamente a rendere il packaging accessibile in ogni sua componente: accessibile grazie al trattamento grafico dei testi che ne garantisce la leggibilità; accessibile poiché l’organizzazione spaziale e l’impaginazione assicurano una facile reperibilità delle informazioni. È accessibile poiché offre un’interazione immediata che ne permette l’utilizzo”. Quindi al di là di contenere, proteggere, conservare, presentare e, quindi vendere, il packaging deve essere la porta di accesso al prodotto, e non un ostacolo. Contro il ‘package rage’, o frustrazione da imballaggio, Amazon è stata tra le prime aziende a prendere provvedimenti, certo per motivi sociali ma anche per mere necessità pratiche di


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ottimizzazione della logistica, dei costi di inscatolamento e spedizione, e di smaltimento. Andando oltre le scatole ad apertura facilitata, negli USA ha imposto ai fornitori le cosiddette scatole ‘frustration free’: solo cartone ecologico, poca plastica, pochi scomparti, insomma l’essenziale senza l’imballo originale ad apertura immediata e garantita. Hasbro e Mattel, anche in Italia, su alcuni prodotti hanno già usato queste soluzioni. Tutto a portata di mano Purtroppo per chi ha disabilità fisiche il problema non è solo il packaging, ma l’esperienza di acquisto nella sua interezza. Gli store fisici non sempre garantiscono un’esperienza inclusiva ai clienti a causa di diversi fattori, a partire dalla struttura degli scaffali e dal posizionamento dei prodotti al loro interno. Se partiamo dalla definizione che ha dato della disabilità Caterina Falleni, Design Lead for Accessibility in Facebook, come di “un’interazione errata tra le caratteristiche del corpo di una persona e le caratteristiche dell’ambiente in cui vive”, e ci guardiamo in-

+ + + Gli store fisici non sempre garantiscono un’esperienza inclusiva ai clienti, a partire dalla struttura degli scaffali e dal posizionamento dei prodotti al loro interno.

torno, ci accorgiamo che gli scaffali di supermercati, librerie, store sono tutto tranne che inclusivi. Come ben sappiamo il cosiddetto ‘in-store product placement’ o Shelf Marketing non è assolutamente casuale, bensì frutto di un processo di marketing e di design che si avvale di studi e discipline che cooperano per ottenere precisi comportamenti di acquisto. Ma cosa succede se, banalmente, non si arriva a prendere un prodotto? Se ci si deve limitare ai soli prodotti accessibili in modo autonomo – e non occorre essere su una sedia a rotelle, basta essere anziani, più bassi della media, in sovrappeso – anche se si è interessati a prodotti diversi significa che il marketing ha fallito. Eppure basta poco, come suggerisce Domenico Monaco nel suo blog dedicato alle tecnologie per le persone: se l’area più inclusiva è quella a media altezza di uno scaffale, esistono almeno 4 modalità di disposizione che possono risultare accessibili davvero a tutti: per colonne, alternato, top-bottom e ripetitivo. In particolare, il top-bottom risulta il più efficace in termini di accessibilità, riconoscibilità del prodotto e spazi oc-

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cupati. Si realizza prevedendo due aree per colonne, una nella parte alta e una nella parte bassa: così le due aree sono in parte accessibili nell’area centrale dello scaffale. Un design più inclusivo è una vittoria per tutti Ma torniamo alle scatole sigillate da troppo nastro adesivo, alle confezioni chiuse da fascette di plastica, agli oggetti fissati da viti o filo di ferro, alla pellicola trasparente, ai tappi bloccati dei barattoli e alle bottigliette di medicine, alle linguette delle lattine: cosa succede se, oltre a non riuscire a maneggiarle, non si riesce nemmeno a vederle? Dosare per esempio il detersivo per la lavatrice o distinguere lo shampoo dal balsamo? Sono domande che si sono fatti in Procter&Gamble come racconta Sumaira Latif, leader globale di Inclusive Design, affetta in prima persona da una rara patologia genetica che l’ha resa ipovedente. «Le nostre Dash Pods hanno semplificato il bucato per tutti. In particolare, le persone con problemi di cognizione, visione o destrezza trovano semplice

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mettere la capsula direttamente nella lavatrice, prima di mettervi i loro capi. Prima era più difficile per molte persone misurare con precisione il detersivo». Seguendo l’esempio del brand francese L’Occitane, prosegue Latif, «abbiamo introdotto sulle nostre bottiglie di Herbal Essences Bio Renew piccole linee verticali per riconoscere lo shampoo, due linee di puntini orizzontali per identificare il balsamo, con un sistema che risulta accessibile anche a chi non conosce il braille, un alfabeto che di fatto può richiedere anni di studio. Herbal Essences e ClearBlue sono integrati con l’app Be My Eyes, che consente ai consumatori ipovedenti di videochiamarci per consigli sui capelli e letture dei test di gravidanza sfruttando la tecnologia Alexa di Amazon». Inoltre, il sito e il profilo Instagram del brand sfruttano Apple Voice Over per consentire agli utenti di ascoltare le descrizioni delle immagini nel feed. Ma esistono altri semplici trucchi più tradizionali che possono essere usati, come riporta la Mordor Intelligence, specializzata in studi di mercato, nel suo report “Mercato del packaging cosmetico - Crescita, tendenze e previsioni (2020-2025)”: si va dall’uso di imballaggi di forma quadrata, poiché quelli rotondi tendono a rotolare via e sono quindi difficili da trovare per i non vedenti, ai tappi con chiusura a scatto o magnetica, come nel caso del rossetto Rouge Allure Velvet di Chanel. Suoni nel buio Ma in P&G sono andati oltre: nel Regno Unito hanno inserito descrizioni audio in tutte le pubblicità tv, consentendo ai consumatori non vedenti e ipovedenti di ascoltare una descrizione delle azioni che aiutano a capire meglio lo spot. A dire il vero, anche in Italia, a luglio 2019, P&G ha annunciato il suo impegno per adattare le pubblicità descrittive per i loro marchi principali per coinvolgere i consumatori ciechi e ipovedenti. «La pubblicità Gillette Shave like a bomber l’ha anche già adottata – dice Latif – peccato che non possa andare in onda perché i broadcaster italiani non hanno ancora la tecnologia adatta per trasmetterla». Sul fronte dell’inclusione degli ipovedenti, dunque, si è già andati oltre l’adozione del braille, il sistema di lettura e scrittura tattile a rilievo messo a punto dal francese Louis Braille nella prima metà del XIX secolo. Il packaging accessibile alle persone con problemi di vista, per esempio, non rappresenta ancora un vero e proprio trend, ma è un fenomeno in costante crescita. Il numero di aziende che lavorano in questa direzione aumenta anno dopo anno, pur rivolgendosi

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+ + + Il packaging accessibile alle persone con problemi di vista non rappresenta ancora un vero e proprio trend, ma è un fenomeno in costante crescita.

a una nicchia di mercato comunque ragguardevole: nel mondo 1,3 miliardi di persone vivono con diversi problemi visivi, e di questi 36 milioni sono non vedenti. Non a caso il video realizzato dalla YouTuber Molly Burke che si trucca e trucca il collega James Charles, e in cui descrive la sua vita come un’amante della bellezza che non riesce a vedere ciò che indossa, ha più di 13 milioni di visualizzazioni. Per lo più, spiega Molly, ci si arrangia scegliendo prodotti che “incidentalmente” hanno caratteristiche riconoscibili come il set Chocolate Bar composto da 16 ombretti di Too Faced Cosmetics del gruppo Estée Lauder, che essendo a base di polvere di cacao ha differenti profumi a seconda del colore e che le donne ipovedenti riescono a distinguere con l’olfatto. Un marchio che ha incorporato con successo il Braille nella confezione è la francese L’Occitane. Negli anni ‘90, il fondatore Olivier Baussan notò che un cliente cieco, in un negozio, tastava le bottiglie nel tentativo di familiarizzare con il prodotto. Ha iniziato a mettere il braille sulla confezione dell’azienda già dal 1997. Oggi circa il 70% dei prodotti L’Occitane è dotato di etichettatura braille, ma i vincoli tecnici limitano ancora la piena implementazione. Il raggiungimento del 100% è ostacolato da alcuni problemi tecnici, come la


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collocazione del braille sui prodotti più piccoli come saponette e tubetti. La ricerca e l’implementazione hanno comportato un costo aggiuntivo di circa il 25%, «ma siamo disposti a pagare, perché è così significativo», afferma un portavoce della Fondazione L’Occitane. Etichette, oltre il braille Implementare il braille vero e proprio nel packaging è una scelta anche dell’azienda RPC M&H Plastics, specializzata in produzione di contenitori di plastica di alta qualità, che ha sviluppato un sistema per portare il braille direttamente sulle confezioni in plastica. Stampare direttamente sulle confezioni, infatti, ha grandissimi vantaggi rispetto alla realizzazione di etichette, che possono più facilmente deteriorarsi o essere strappate via. Per la stampa viene utilizzata una vernice particolare per imprimere i puntini; un sistema misura, inoltre, la distanza tra i segni per assicurare che l’altezza del braille resti uniforme in tutta la confezione, requisito fondamentale per una corretta leggibilità. Nel tempo, il mondo del packaging si è dimostrato particolarmente sensibile all’uso del braille. La legge n. 149 del 26.07.2005 prescrive che gli astucci di prodotti farmaceutici, fitoterapici e omeopatici devono riportare il nome commerciale in braille; dal 2007 anche la data di scadenza e la

+ + + I settori oleario e vinicolo hanno cercato una soluzione che unisca braille e QR code. Il primo riproduce tutte le informazioni obbligatorie; il secondo rimanda a un audio scaricabile da smartphone.

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posologia deve essere in braille. Da allora i produttori si sono adeguati, ma il problema nasce con quelle informazioni, come le date di scadenza, che sono stampate direttamente su bottiglie, flaconi, latte, buste e scatole e che spesso sono difficili da leggere anche per i normovedenti. Imprimere in braille sull’etichetta spesso non è una via percorribile perché l’applicazione o altre lavorazioni potrebbero appiattire il rilievo del punto. Per trovare una soluzione a questa problematica, la startup food-tech inglese Mimica ha creato etichette che si degradano una volta superata la data di scadenza: in questo modo i non vedenti possono capire al semplice tocco quando è tempo di buttare via il prodotto. Composta di una particolare gelatina, l’etichetta funziona come avvertimento tattile: se appare solida e liscia il cibo è ancora commestibile; altrimenti, se appare molle e irregolare, è scaduto. Più tradizionalmente i settori oleario e vinicolo hanno cercato una soluzione che unisca braille e QR code. Il primo riproduce tutte le informazioni obbligatorie, cioè quelle che, per legge, ogni produttore di olio d’oliva deve fornire al consumatore; il secondo rimanda a un audio scaricabile da smartphone ed è stato battezzato “etichetta narrante”. Ad annunciare la nuova etichetta è il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’economia agraria), che ha collaborato con l’Unione italiana ciechi e ipovedenti (Uici) di Cosenza. La tecnologia è stata fornita da SISSpre, specializzata in soluzioni tecnologiche per tracciabilità alimentare e l’olio è quello dell’azienda agricola Di Tucci. Sono molte di più le aziende vinicole che hanno etichette in braille. La cantina La Cura di Massa Marittima, per esempio, ha una speciale selezione di Cabernet Sauvignon con una retro-etichetta in braille e QR code con informazioni audio. «Una sera mi sono ritrovato a cena con persone non vedenti e ho capito che potevo e dovevo fare qualcosa per loro» spiega Enrico Corsi, il proprietario. «Con 5 centesimi in più a etichetta possiamo dare la possibilità a tutti di leggere il vino». Nessun QR code ma etichetta in braille anche per le bollicine di Durin, storico produttore di vino di Ortovero, in Liguria. Lo stesso fanno, tra gli altri, la marchigiana Castrum Morisci e Ca’ del Principe di Santo Stefano Belbo, nel cuore delle Langhe. La prima esperienza, però, si è avuta nel 2010 in Veneto con l’azienda Italo Cescon Storia e Vini di Roncadelle di Ormelle. Tra i produttori di etichette va citata la piacentina Etik90, specializzata tra le altre produzioni in

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etichette con rilievo serigrafico con vernice braille. Da notare però che spesso i produttori di etichette usano la dicitura ‘rilievo braille’ per indicare l’effetto rilievo ottenuto con la verniciatura o con lo sbalzo. Grafica ad alto contrasto Ma il packaging inclusivo non passa solo da braille, QR e aperture facilitate. Basta una grafica ad alto contrasto per venire incontro a tutte quelle persone affette per esempio da dislessia. Nel mondo si calcola che siano più di 700 milioni di bambini e adulti a esserne affetti, ovvero tra il 10 e il 20% della popolazione. È interessante, a tal proposito, la gamma di imballaggi Vision 20/20 che utilizza insieme i colori ad alto contrasto, nero e giallo. La grafica e le immagini semplici li rendono facili da individuare su uno scaffale. Il testo sulla parte anteriore del prodotto è semplice da leggere con un carattere grande e chiaro. A causare la dislessia è la tendenza del nostro cervello a scambiare, ruotare o specchiare le lettere. Gli studiosi pensano che dipenda dal fatto che il cervello tende a vedere le lettere non come semplici oggetti bidimensionali, ma tridimensionali che possono essere facilmente manipolati. È quello che accade con la b e la d o la p e la q. Sulla base di queste osservazioni, il designer Christian Boer, affetto da dislessia, nel 2008 ha creato un font che riduce le difficoltà di lettura. «Tradizionalmente nella progettazione dei caratteri tipografici – spiega Boer – esistono regole che dicono che è meglio rendere le lettere il più uniformi possibile e così l’arco della n è uguale a quello dell’h. Per questo il font Dyslexie che ho disegnato è fortemente asimmetrico. Invece di mantenere le lettere di dimensioni uniformi, alcune hanno aste più lunghe e così lettere simili, come v, w e y, variano nella loro altezza quando vengono digitate». Mentre i caratteri serif diffusissimi, come Times New Roman, sono spesso difficili da leggere per i dislessici, Boer ha scoperto che l’aggiunta di alcune grazie potrebbe aiutare. Sulla lettera u del Dyslexie, per esempio, l’uncino verticale destro è affusolato per renderla più lunga rispetto all’uncino della n. Il font di Boer non è l’unico per le persone con dislessia. Natascha Frensch, graphic designer del Royal College of Art, ha prodotto nel 2003 il Read Regular

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+ + + Nel mondo si calcola che siano più di 700 milioni le persone affette da dislessia, ossia tra il 10 e il 20% della popolazione.

e la British Dyslexia Association (BDA) raccomanda di usare Arial, Comic Sans o Century Gothic. Ma il carattere di Boer esagera l’asimmetria molto più di questi caratteri per renderli ancora più facili da leggere. Tanto che numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia di questo font. Il Dyslexie è molto apprezzato tanto che, da quando è stato reso disponibile online nel 2011, è stato scaricato più di 300.000 volte, principalmente da privati, ma anche da scuole, università e aziende. Dalla grafica arriva anche una soluzione al problema dell’integrazione estetica e funzionale del braille, che di norma richiede uno spazio aggiuntivo dedicato. Una via è quella tentata dal creativo giapponese Kosuke Takahashi che ha progettato il Braille Neue, un carattere tipografico universale che combina il sistema di scrittura e lettura a rilievo braille con i caratteri tradizionali, divenendo leggibile allo stesso tempo sia alle persone vedenti che a quelle non vedenti. Braille Neue è composto da due varianti: Braille Neue Standard, pensato per l’alfabeto inglese, e Braille Neue Outline, variante dei due alfabeti giapponese e inglese. Una bella impresa, vista la diversa geometria dei due.


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LA RIGOROSA PUREZZA DI GIORGIO ARMANI

NEGLI INVITI ALLA SFILATA COLLEZIONE DONNA FW 2020/21 REALIZZATI DA NAVA PRESS Una distesa di bucaneve contemporanei, un immacolato giardino fiorito in plexyglass millerighe. È così che Giorgio Armani ha concepito la scenografia della sfilata Donna Autunno Inverno 2020/21 che si è tenuta a porte chiuse durante l’ultima Settimana della Moda milanese. Per gli esclusivi inviti alla sfilata, Giorgio Armani ha trasposto l’idea su carta e PET, inventando un candido motivo floreale stampato su un quartino e inserito in una coulisse trasparente, anch’essa stampata in bianco con effetto a rilievo. Un mood di rigorosa purezza e delicata sobrietà che anima anche il press kit abbinato. Il progetto è stato realizzato da Nava Press con la stampante Impala 3 a tecnologia UV LED, che garantisce basso consumo e impatto ambientale ridotto al minimo. Capace di numerose sfumature e dettagli finissimi, la tecnologia con piano fisso da 2,5x2 m, con una velocità massima di 180 m²/h e la possibilità di configurare liberamente fino a 9 canali colore, permette di arricchire la quadricromia con colori light, il bianco, la vernice, il primer, l’arancione, il viola e il verde. Gli inchiostri UV permettono inoltre di stampare su ogni tipo di supporto, perfino il vetro, l’alluminio e l’acciaio.

COME SONO FATTI GLI INVITI Coulisse In PET trasparente lucido da 125 micron, stampato a 1 colore bianco, fustellato e incollato. Invito È un quartino con ante doppiate in carta Fedrigoni Saville Row Tweed Extra white da 240 g/m² , stampa solo in bianca a 1 colore trasparente lucido, più stampa nero lucido per testi. Con fustellatura mezzotaglio e incollatura totale delle due ante.

Press release In PET trasparente lucido da 125 micron, stampato a 1 colore bianco, fustellata e incollata. Quartino interno In carta Splendorgel Extra white 190 g/m², stampato a 1/1 colori digitale con HP Indigo.

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Se la subscription box è il paradiso dei printlovers

di R O B E R T A

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RAGON A


I N C H I E S T A

Una nicchia dedicata agli amanti della cultura stampata, capace di creare un filo diretto tra creativi indipendenti di tutto il mondo e community di divoratori di libri, fumetti, cartoleria personalizzata e oggetti di design in edizione limitata. Combinando tecniche di stampa diverse — alcune appena riportate in auge — e supporti speciali, con la massima attenzione alla sostenibilità. Eccole, le curation box tematiche dedicate al design, all’arte e alla grafica, che arrivano a casa insieme all’ebbrezza del regalo da scartare: abbiamo parlato delle ragioni del loro successo con i fondatori di quattro curation box italiane e internazionali, Simona Basilavecchia di Hoppípolla, Annamaria di Matteo di Re-belle Box, Samantha Huggins di My Paper Box e Jarno Oostingh di Anders.

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A settembre 2019 più della metà degli online shopper negli Stati Uniti ha dichiarato di essere, o essere stato almeno una volta, abbonato a una subscription box. Nel Regno Unito, invece, secondo Royal Mail si trattava del 27% dei consumatori, con un trend di crescita futura molto evidente. Riguardo il mercato italiano non esistono dati che fotografino la situazione attuale, ma secondo Gartner, una delle più importanti società di consulenza strategica e analisi, entro il 2023 il 75% di tutte le aziende business to consumer offrirà qualche tipo di servizio in abbonamento: un cambiamento che coinvolgerà inevitabilmente anche l’Italia. Retail e televisione in streaming sembrano mondi lontani, ma proprio la popolarità di servizi come Netflix ha reso comune l’idea di acquistare un pacchetto ritagliato su misura sui propri interessi, anziché un singolo prodotto, e a diffondere l’idea dell’abbonamento come investimento di valore a lungo termine. La diffusione trasversale dei social media ha legato a doppio filo le curation box con community online di interessi specifici, spesso non servite dal mercato generalista e disposte a spendere di più in cambio di contenuti ritagliati sui propri interessi. I prodotti di nicchia rappresentano circa il 20% del mercato, e un altro 15% riguarda gli hobby e l’intrattenimento: è proprio nell’intersezione di questi settori che si trovano le curation box dedicate al design, all’arte e alla grafica. Le box di questo ambito hanno in comune un’attenzione particolare al modo in cui l’utilizzo di tecniche di stampa diverse può rendere sempre nuova e inaspettata l’esperienza del cliente, mescolando prodotti realizzati

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I N C H I E S T A

Anders Anders in olandese significa ‘differente’. I suoi fondatori – Jarno Oostingh, un esperto di marketing e media di origini olandesi, e il suo compagno Mike Russell, un veterano dell’esercito americano che ha prestato servizio in Europa per vent’anni – al ritorno negli Stati Uniti si sono resi conto che nel mercato nordamericano c’era spazio per prodotti di design accessibili ma originali, perché entrare a contatto con realtà differenti apre gli occhi a nuove possibilità ed è fonte d’ispirazione.

Hoppípolla Fondata nel novembre del 2016 da Simona Basilavecchia, Paola Tartaglino, Francesco Rellini e Nicola Minerva, Hoppípolla è una scatola in edizione limitata interamente Made in Italy che viene spedita su abbonamento. L’idea è nata dal desiderio di creare una box con contenuti dedicati alla cultura indipendente nell’ambito del design, dell’editoria e dell’illustrazione; ambiti creativi nei quali sono presenti molti talenti che spesso però non riescono a raggiungere facilmente il proprio pubblico potenziale.

ad hoc, personalizzati e in edizione limitata, con altri selezionati tra le produzioni di eccellenza artigianale, design indipendente e realtà a cavallo tra prodotti di cancelleria ed esperienze editoriali. La carta la fa naturalmente da padrona: l’esperienza inizia dalla scatola di spedizione e continua col suo contenuto, spaziando dalla stampa digitale al letterpress, utilizzando i limiti espressivi come strumento creativo, come nel caso delle stampe in bicromia, oppure sfruttando la tecnologia Risograph, a metà strada tra offset e serigrafia, per creare imprecisioni con fini artistici. Proprio la cura della progettazione e la ricerca di materiali insoliti riescono a dare nuova vita anche ad alcuni tra i prodotti più collaudati della stampa industriale rivolta al settore del merchandising. È il caso dei tatuaggi temporanei, oggetto di una seconda giovinezza grazie alla riscoperta da parte una nuova generazione di designer come supporto rivolto non più al settore bambini, oppure delle spille di ottone con stampa smaltata, che ben si prestano a uno stile grafico fatto di campiture di colori forti e contrasti. Il surface design chiama in causa tecniche di stampa come la classica serigrafia e tecniche di tessitura tradizionale come il jacquard, rinnovate grazie alla scelta di soggetti contemporanei.

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My Paper Box

Dice Jarno Oostingh, che insieme al suo compagno Mike Russell ha fondato Anders, una subscription box dedicata al design europeo rivolta al mercato americano: «Quando si ha il lusso di potersi permettere molti acquisti, le persone tornano a cercare un significato e una connessione coi prodotti che acquistano. Si va oltre il collezionare oggetti solo perché se ne ha la possibilità, si cercano prodotti con una storia. Questa è la ragione per cui selezioniamo solo prodotti che portano con sé un racconto, che sia a proposito del designer, dei materiali, della sostenibilità o ragioni storiche. Specialmente negli Stati Uniti – il nostro mercato di riferimento – i consumatori guardano

My Paper Box è una subscription box di cancelleria personalizzata creata da Samantha Huggins. Dopo aver conseguito la laurea in graphic design e aver lavorato in diversi ruoli nella filiera della grafica e dell’industria della stampa, Huggings ha distillato le diverse esperienze in un servizio che mette la creatività del designer al servizio di prodotti personalizzati.

Re-belle Box Nata nel 2018, è una box italiana fatta da donne per le donne. Il primo bauletto Re-belle box è uscito in occasione della Giornata Internazionale della Donna. Partendo dall’idea di dare spazio alle realtà artistiche e artigianali realizzate da donne, si concentra in particolare su chi c’è dietro il prodotto e sulla sua storia, con un occhio al self-care e all’ispirazione.


I N C H I E S T A

molto alla comodità, e penso che questo sia dovuto alla decision fatigue. Questo ci ha portato a includere nel prezzo anche i costi di spedizione e la confezione regalo, e a fare una proposta di oggetti molto selezionata: il contenuto delle box deve essere davvero unico. Nel nostro caso sono prodotti di design europeo che non sono ancora arrivati negli Stati Uniti. Questo fa sì che un consumatore potenziale capisca subito perché scegliere le nostre box anziché quelle di qualcun altro». Molte analisi economiche partono dall’idea che il processo di acquisto avvenga in seguito a un ragionamento analitico, ma l’aspetto psicologico è fondamentale: da una parte la convenienza percepita – sia per il fattore costo che perché la box viene recapitata a casa – dall’altra il desiderio di novità. Le aree del cervello associato alla gratificazione e all’euforia si attivano quando si apre un pacco. Dice Samantha Huggins, fondatrice e CEO di My Paper Box, una box di cancelleria personalizzata e personalizzabile dall’acquirente: «Al di là dei prodotti, l’esperienza di unboxing è fondamentale. Anche se tutti gli oggetti che proponiamo sono handmade, cerchiamo di rendere tutto il più possibile retail ready. Quando siamo partiti abbiamo contattato diversi influencer per produrre video di unboxing, proprio perché abbiamo capito quanto fosse importante: uno degli aspetti migliori delle subscription box è la sorpresa, ma molte persone sono restie ad acquistare un prodotto se non sono sicure al 100% di cosa contenga. I contenuti di unboxing mostrano come ci si sente ad aprire la scatola, e vedendo le reazioni entusiaste di chi ha sperimentato, anche gli altri vogliono provare la stessa esperienza».

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I N C H I E S T A

E oltre a rassicurare i potenziali nuovi consumatori, il coinvolgimento di creator e influencer è anche un importante fattore di ampliamento del pubblico: secondo le ultime ricerche i link affiliati sono la fonte di traffico cresciuta più velocemente. E il consumo di contenuti come le Story di Instagram, ha reso sempre più importante il racconto dell’esperienza nella sua interezza. Sull’aspetto esperienziale del contenuto si innesta anche un’attenzione alla sostenibilità di tutta la filiera, come sottolinea Simona Basilavecchia, una dei quattro fondatori di Hoppípolla, curation box e progetto editoriale dedicata alla cultura indipendente nel settore del design, editoria e illustrazione: «Tutte le nostre produzioni sono made in Italy, ci avvaliamo di fornitori con i quali abbiamo costruito un rapporto di fiducia e usiamo solo carta di cellulosa ecologica e certificata FSC®. Da quest’anno inoltre abbiamo deciso di modificare la cadenza di uscita della box, non più ogni mese, ma bimestrale, in modo da dare più tempo ai nostri abbonati di approfondire e godersi appieno tutti i contenuti presenti nella box».

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La retention degli abbonati non passa solo per la personalizzazione e la qualità dei prodotti della box, ma anche dalla produzione di contenuti correlati come video e how to, in cui l’aspetto di creazione di comunità intorno al prodotto diventa centrale. Sempre Simona Basilavecchia: «Prima decidiamo quale sarà il tema della box e poi progettiamo i contenuti, in modo che ci sia sempre un filo conduttore, perché la box deve essere prima di tutto un’esperienza. Cerchiamo di usare sempre supporti differenti, per non essere ripetitivi nei contenuti, privilegiando materiali a basso impatto ambientale. Una volta decisi i supporti su cui lavorare contattiamo gli illustratori che pensiamo siano stilisticamente in linea con il tema. Credo che il fatto che la box sia illustrata sempre da un illustratore diverso influisca in modo determinante, al punto che a differenza di altre subscription box, Hoppípolla è acquistabile anche vuota, non essendo una scatola usa e getta ma un vero e proprio prodotto. Per questo dopo varie richieste abbiamo deciso di rendere disponibile anche la sola box, in maniera tale che ognuno potesse sentirsi libero di creare la propria Hoppípolla».


I N C H I E S T A

Altre 6 curation box dedicate alla creatività che i printlovers devono conoscere Art Crate

Stampa d’arte dai migliori designer contemporanei in box tematiche per l’arredamento di interni.

Bibliophilic Excursions

La box per i lettori: ogni invio raccoglie oggetti intorno al tema di un libro, per rendere ancora più immersa l’esperienza della lettura.

Cloth & Paper Una box dallo stile minimalista e lussuoso dedicata agli strumenti di lavoro, in cui anche un semplice planner è trattato come un accessorio sartoriale.

Papergang

La subscription box di Ohh Deer, azienda inglese specializzata in cartoleria e oggetti da regalo dallo stile ironico con un occhio all’illustrazione.

Postmark’d

Una box per gli appassionati della scrittura a mano, dedicata al piacere di ritagliarsi del tempo per scrivere e inviare un pensiero personale.

Scribble

Tutto quello che serve per scrivere: dalla cancelleria alla giusta tazza per il caffè sino alle guide di scrittura creativa e ai workshop coi migliori agenti.

tenimento sino ai prodotti editoriali. E il futuro delle subscription box passa sempre di più dall’interazione virtuosa con i punti vendita fisici, come sottolinea Annamaria di Matteo di Re-belle Box, una box italiana ‘dalle donne per le donne’: «Non è facile, ma fattibile. Ci stiamo avvicinando anche alle librerie: da qualche tempo collaboriamo con diversi editori per il lancio e la promozione di nuove uscite vicine, come spirito, al nostro progetto, e i nostri primi rivenditori stanno ricevendo un ottimo riscontro».

Si tratta di un mercato la cui utenza è prevalentemente femminile e millennial: il 66% delle persone abbonate a una box è di genere femminile, con la maggioranza degli abbonati divisa nella fascia d’età 25-34 (33%) e 35-44 (26%). Il settore per cui gli esperti prevedono il più ampio spazio di crescita e interesse da parte dei consumatori è proprio quello della curation dedicata ai prodotti per bambini, dal baby care passando per l’intrat-

Torna l’importanza dell’esperienza come filo conduttore di tutte le box che riescono ad aggregare intorno a sé una comunità: «Per i brand online creare una connessione col mondo fisico può fare una grandissima differenza», dice Jarno Oostingh. «Applicare agli eventi il principio di cura del dettaglio che rende speciali le box può essere un ottimo modo per i business, sia offline che online, di creare un momento di contatto memorabile coi consumatori, perché va al di là della tradizionale esperienza di shopping».

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150 COLORI SPECIALI NELLA METALLIC COLOR CHART® FIRMATA FAENZA GROUP Una collezione unica di 150 colori in grado di dare valore aggiunto ai progetti di comunicazione off line B2B e B2C, nel packaging e nell’editoria di qualità. È Metallic Color Chart®, nata nell’area R&D di Faenza Group grazie alla competenza nella gestione del colore ed all’impiego delle tecnologie più avanzate dell’industria grafica. I 150 colori speciali metallizzati – non riproducibili con gli inchiostri metallizzati in commercio – con la sola stampa in quadricromia H-UV in alta densità possono ricreare una vasta gamma di tonalità.

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Gestendo il tutto in quadricromia è possibile realizzare variazioni tonali, nuove e speciali nuance creando colori di forte impatto visivo. Combinando poi la stampa del bianco di fondo, che Faenza Group è in grado di stampare anche in doppio, triplo o addirittura quadruplo passaggio in linea, è possibile personalizzare il prodotto con effetti metallizzati alternati a immagini o testi in colore solido. Una soluzione smart di grande impatto a costi molto contenuti rispetto alle normali finiture hot foil o cold foil metallizzate.

All’interno di questo numero di PRINT troverete la terza scheda della collezione, contenente 50 colori speciali: per richiedere le due schede uscite con i numeri precedenti di PRINT e completare la collezione è sufficiente scrivere a: marketing@faenzagroup.com.

Faenza Group è composto da 8 brand che si impegnano a perseguire la massima qualità in ogni attività che mettono in campo. Con le sue sedi a Faenza, Milano, Modena, New York, Londra e Parigi, il Gruppo miscela competenze, servizi e creatività per produrre strumenti di comunicazione di potente efficacia. Sono 80 le persone impegnate quotidianamente per rendere Faenza Group una delle realtà più amate dentro e fuori i confini nazionali, che si contraddistingue per disponibilità all’ascolto, ricerca e innovazione continua. www.faenzagroup.com



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Iginio Massari Dal Maestro al brand

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S P A Z I O

R O B I L A N T

Roger Botti Roger Botti è dal 2008 Direttore Generale e Creativo di Robilant Associati. Il suo ruolo coniuga insieme competenze manageriali, supervisione creativa e responsabilità organizzative. Botti vanta un’esperienza consolidata nel Brand Design e nel Packaging Desi-gn. Si occupa anche di Corporate Identity per importanti brand. Sotto la sua supervisione si è consolidato in RobilantAssociati un team dedicato a progetti di Retail Branding e Digital Strategy. Appassionato osservatore dei comportamenti di consumo, intervie-ne spesso come relatore a conferenze e convegni.

Una storia personale di successo che diventa brand riconoscibile. Un nome, quello di Iginio Massari, che esprime il lusso quotidiano della pasticceria italiana d’eccellenza.

In

occasione dell’apertura a Torino della nuova Galleria Iginio Massari, Robilant Associati ha sviluppato per il più famoso nome della pasticceria italiana un progetto di rebranding che ha rinnovato l’identità di marca e abbracciato l’intera brand architecture, coinvolgendo il logo, il packaging e il retail.

corale che dà vita ad una sorta di “bottega artigianale” in grado di sfornare capolavori come il celebre panettone, prodotto-icona nato dal genio di un artista della pasticceria. Per dare compiuta espressione a questo universo, Robilant ha creato un’immagine al contempo elegante e creativa, con cui raccontare la dimensione di piacere e lusso quotidiano che nasce da un approccio visionario ma rigoroso.

È nato così il marchio “Iginio Massari Alta Pasticceria”, con l’obiettivo di far conoscere a un pubblico più vasto un’idea di pasticceria assolutamente unica nel panorama internazionale del settore.

Il nuovo logo istituzionale “Iginio Massari Alta Pasticceria”, utilizzato in ogni supporto di Marca, fa da cornice alla “firma del Maestro”, che compare ovunque ci sia il prodotto, per sottolinearne l’autorialità.

Perfezione, eccellenza e meticolosità: sono questi i valori che l’uomo Iginio Massari ha trasmesso alle persone intorno a lui e che condividono il suo sogno, con la stessa passione e con lo stesso amore per il proprio lavoro. Una dimensione

Il concept del packaging invece nasce dalla varietà cromatica e dalla geometria dei prodotti, e si traduce in texture di forte impatto visivo che rappresentano iconicamente i celebri dolci di Iginio Massari.

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Salutata nella seconda metà dell’Ottocento come straordinaria conquista dell’ingegno, oggi è l’icona mediatica della crisi ambientale, che paga lo scotto di un grave ritardo nel waste mana-

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I L L A T O E S P R E S S I V O DELL A PL ASTI CA Vincent Villéger Progetto per la collezione di fragranze Molton Brown con tappo sferico in resina.

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Mirco Onesti è co-fondatore e direttore creativo di Reverse Innovation, agenzia di brand e product design che ha ricevuto diversi riconoscimenti internazionali. La sua supervisione assicura che lo standard progettuale rispecchi al massimo gli obiettivi, la concretezza e l’affidabilità tipici del modus operandi dell’agenzia che si caratterizza per un approccio marketing oriented e per l’attenzione alla specificità dei diversi mercati in cui opera. Oltre alla certificazione di qualità ISO 9001, Reverse ha ottenuto la Simply Halal per dare supporto anche ai progetti destinati ai mercati islamici. Mirco Onesti ha curato contenuti strategici e creativi in ambiti quali: mass market, luxury furniture, retail e settore fieristico. È alla guida di un team specializzato in grado di accompagnare le aziende attraverso un percorso di ricerca dall’advance concept sino al lancio di nuovi prodotti.

Mirco Onesti

Francesco Lucchese

MOT TA

Francesco Lucchese, architetto, designer e docente presso il Politecnico di Milano, ha un’esperienza trentennale nel campo dell’architettura, design e consulenza aziendale. Ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti come il Red Dot Design Award, German design Award, Good design Award, Design Plus, Archiproducts Design Award e Adi Design Index. La progettazione è affrontata nella sua totalità con un team composto da architetti e designer con differenti background culturali. Lo studio Lucchesedesign ha sede a Milano, Dubai e Nanchino e lavora in tutto il mondo, offrendo un approccio e una visione globali, dall’ideazione di progetti di architettura e design alla cura degli aspetti correlati di direzione artistica e includendo la strategia di marketing, il progetto della brand identity, showroom e corner espositivi, curatela di mostre, campagne pubblicitarie e shooting fotografici.

di M A R I L D E

Vincent Villéger

Con venti anni di esperienza come packaging designer nei settori del lusso e del beauty, Vincent Villéger ha creato molte confezioni di cosmetici e profumi per Givenchy, VanCleef & Arpels, Saint Laurent e Issey Miyake. È stato per otto anni direttore del packaging design di Burberry, per cui ha creato il packaging di profumi di grande successo. L’attività di Villéger per Burberry ha compreso anche il re-design del retail packaging e per quello dell’e-commerce. Vive e lavora a Londra con un approccio ecclettico e inusuale al design combinando pragmatismo, creatività, consulenza, comprensione delle procedure produttive, conoscenza e sviluppo degli aspetti che contano davvero sotto il profilo commerciale. Più recentemente si è cimentato con il design per Made.com che opera online come retailer per il settore arredamento e per la marca cosmetica inglese Molton Brown.

gement. La plastica è stata da subito confinata nella categoria dell’utilità, della doverosa funzionalità a termine, di cui poi disfarsi velocemente. E se avesse invece dei pregi estetici? Se avesse una sensibilità, una ricchezza espressiva ancora da esplorare? Ne abbiamo parlato con Francesco Lucchese, Mirco Onesti e Vincent Villéger, tre grandi designer che creano con la plastica.


0056 MO I materiali plastici rappresentano ancora un’importante offerta di soluzioni per il vivere quotidiano. Non c’è dubbio che esista un problema legato alla quantità di plastica che produciamo e al suo smaltimento, che non deve essere minimizzato e richiede continue ricerche per lo sviluppo di alternative biodegradabili o compostabili, nuove tecnologie per il recupero dei rifiuti, oltre che azioni di educazione ambientale. È obiettivamente impensabile cancellare in modo radicale la presenza di questo materiale dalle nostre routine, ma è altrettanto vero che questa presenza si può ottimizzare. Versatilità, sicurezza, leggerezza, impermeabilità, resistenza e tante altre caratteristiche dei polimeri hanno fornito una grande opportunità per il loro uso creativo. Perfino in questo momento di grande trasformazione, molte alternative di minor impatto ambientale ricalcano il modello della plastica. Il buon design ha un ruolo decisivo nel creare proposte che evitino lo spreco e aiutino a ridurre la quantità di plastica attualmente utilizzata.

Da un punto di vista creativo, la plastica offre molte possibilità in termini di forma e colore. La plastica mostra anche utili proprietà per la protezione e conservazione in campo cosmetico e nel food. Nel corso degli anni tuttavia abbiamo sviluppato la cultura della praticità (convenience) che ha portato a un drammatico aumento di applicazioni monouso e a una misera gestione post-consumo. Oggi si comprende ampiamente quanto sia dannosa e socialmente inaccettabile: dobbiamo apprendere un modo appropriato e responsabile di usare e gestire la plastica dopo che ha raggiunto il suo scopo.

VV

FL Innanzitutto immagino un servizio organizzato che possa rigenerare l’utilizzo della plastica, quindi un sistema in cui nulla si distrugge e tutto è riciclato. Immagino la convivenza di packaging riutilizzabili dalle forme convertibili e di packaging realmente usa e getta con uno sviluppo della bioplastica. Inoltre è possibile, in termini di progetto, lavorare su materiali sempre più leggeri che abbiano un decrescente impatto sull’ambiente e che diano origine a packaging sempre più efficienti in termine di volume occupato.

MO I differenti campi di applicazione della plastica sono stati ampiamente esplorati. Nel packaging certamente c’è ancora spazio per lo sviluppo di nuove idee, o il perfezionamento di quelle esistenti. È fondamentale, per esempio, creare soluzioni multifunzionali, che forniscano una doppia vita all’imballaggio dopo che il contenuto viene consumato.

La plastica sarà socialmente accettabile solo se potrà dimostrare un beneficio genuino: per esempio, la riduzione dello spreco alimentare, un impatto complessivamente più basso, una gestione responsabile del fine-vita. Alcune alternative, come la plastica realizzata con i rifiuti, stanno emergendo per usi in architettura. Stiamo vedendo plastiche recuperate dai mari e impiegate nella fabbricazione di scarpe sportive. Ci sono anche stimolanti alternative basate su polpe come la bagassa [residuo della lavorazione della canna da zucchero, ndr] per sostituire i vassoi termoformati sottovuoto, o perfino materiali a base di funghi che offrono una grande protezione e sono completamente biodegradabili. Che siano o meno soluzioni di lungo termine, io credo che il loro valore risieda nel modo in cui ci aiutano, in quanto consumatori, ad aprirci a codici visivi alternativi. Il che scuote le regole di design codificate su come pensiamo che la plastica debba sembrare, o sulla sua necessità. Il design ha un ruolo chiave nell’assicurare che il prodotto finito possa essere facilmente smantellato per consentire un efficiente processo di fine-vita. In altre parole, se si deve usare la plastica come componente di una struttura di packaging più complessa (come una bottiglia di profumo), ci si deve assicurare che le componenti siano facilmente separabili per essere riciclate nell’appropriato flusso. Al momento è difficile perché le catene di fornitura sono ancora articolate sul modello che seguiamo da decenni, comunque stiamo assistendo ad alcuni cambiamenti nel cuore dell’industria. VV

I L P A C K A G I N G I N P L A S T I C A C H E A N C O R A N O N C ’ È , C O M E L O I M M A G I N A ?

FL La plastica è, in generale, un materiale ingegnoso per la sua capacità di definire un packaging sia esteticamente che tecnicamente. Dal punto di vista creativo è possibile lavorare con trasparenze, finiture e colori per disegnare l’identità di un oggetto, mentre dal punto di vista tecnico le innumerevoli possibilità di lavorazione la rendono un materiale dalle elevate performance.

Q U A L È L A C I F R A S T I L I S T I C A D E L L A P L A S T I C A Q U A N D O P A R L I A M O D I P A C K A G I N G ?


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N O E ? Proprio ora una quantità di sforzi e ricerche vanno nella direzione di sviluppare materiali alternativi alla plastica, non nell’altro senso! VV

, C O A LT R R E B B C H É

FL Tutto ciò che è da bere, dall’acqua ai succhi di frutta, dovrebbe essere confezionato in un altro materiale in grado di conservare maggiormente la freschezza dei sapori. D’altronde chi imbottiglierebbe mai il vino in un packaging di plastica?

MO Come prima cosa mi vengono in mente esempi creati per l’industria profumiera e spesso operazioni promosse da grandi brand del mondo della moda, in cui oggetti del vivere quotidiano e nativi del mondo mass-market (ad esempio flaconi con spruzzatore tipici del settore per le pulizie) vengono reinterpretati con materiali come vetro, o acciai cromati per iconizzarne l’immagine.

Penso che i giorni delle bottiglie in plastica monouso siano contati, soprattutto per la categoria delle bevande. Un ritorno al vetro ha senso nel contesto di un processo circolare. Stanno emergendo alcune stimolanti alternative basate su polpe, che non solo offriranno benefici ambientali su larga scala, ma cambieranno radicalmente il panorama per questa categoria. Per un designer questo nuovo paradigma non è una restrizione, ma una possibilità per sfidare la norma ed esplorare nuove opportunità. Anche le marche più piccole la pensano così e sono entusiaste di pensare in modo differente. La gente pensa che le categorie del lusso, di cui sono uno specialista, siano esenti: invece i grandi brand sono tutti all’avanguardia, impegnati a cercare di rimanere rilevanti per le giovani generazioni. Alcune delle innovazioni più stimolanti e sfidanti sono arrivate dalle bevande, dalla moda e dal settore beauty. VV

AL CONTRARIO, QUALE PRODOTTO NOTO, C O N F E Z I O N ATO NELLA PLASTICA FIN DALL’ORIGINE, POTREBBE PA S S A R E A U N PA C K A G I N G I N A LT R O M AT E R I A L E ?

MO Spesso nel mondo del packaging ci sono categorie merceologiche che vivono di un heritage molto marcato, come nel settore vinicolo, in cui qualunque alternativa alla classica bottiglia di vetro è vista quasi come un’eresia. Mi permetto di raccontare una case history: noi di Reverse abbiamo disegnato Ideal Wine Pouch, un packaging che ‘reinventa’ la classica bottiglia bordolese, tramite l’uso di un pouch poliaccoppiato monomaterico, quindi riciclabile, associato a un’elegante veste grafico-strutturale per dialogare con un pubblico esigente ed attento, offrendo un’alternativa al settore. Nato come pura ricerca, in poco tempo questo progetto è divenuto tema di forte interesse, stimolando riflessioni, articoli, oltre che il raggiungimento di riconoscimenti nazionali e internazionali. Possiamo dire che è una proposta in continua evoluzione.

U A L E P R O D O T T O F A M O S O N PA C K A G I N G I C O N I C O I N AT E R I A L E , R I - C O N F E Z I O N E E L L A P L A S T I C A E P E R

FL Se penso alla mia giornata quotidiana, mi piacerebbe che le scatole per le scarpe fossero prodotte in plastica, sfruttandone la trasparenza e rendendo visibile immediatamente il contenuto quando impilate.

Q U M N

Francesco Lucchese Flaconi realizzati in Surlyn® riciclato prodotto dall’azienda Dow.


MO Ogni materiale deve potersi esprimere al 100% delle sue potenzialità e le possibilità di uso dei colori nella plastica sono davvero innumerevoli. Tuttavia, trovo più coerente evidenziare le sue caratteristiche piuttosto che cercare di plagiare altri materiali, per esempio imitando il legno o la pietra. La plastica, con la molteplice varietà di finiture, offre un’immensa libertà creativa senza doversi vergognare della sua peculiarità.

Un aspetto cruciale del mio recente progetto per la collezione di fragranze per Molton Brown è il tappo sferico in resina. Il mio obiettivo era esprimere l’individualità di ogni fragranza e l’uso della resina mi ha consentito di attribuire un diverso colore a ogni essenza della gamma. Oltre a ciò, non ci sono due tappi uguali nel processo di realizzazione, ciascuno presenta caratteristiche uniche. Inoltre, realizzando bottiglie ricaricabili, assicuriamo una riduzione dell’impatto ambientale del packaging.

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Tutto ciò che è informazione, immagine e texture è perfettamente integrabile sulla superficie del materiale permettendo di ottenere una superficie unica, monomaterica che diviene a tutti gli effetti un mezzo di comunicazione. Grazie alla stampa digitale è possibile lavorare su tutta la superficie del prodotto in modo che la grafica non sia confinata all’interno di un’etichetta, ma possa esprimersi in maniera totalizzante. Il colore e gli effetti della stampa inoltre moltiplicano le possibilità di vestire il volume mettendone in risalto alcune porzioni, o al contrario nascondendo alcuni particolari. In questo modo è possibile pensare al packaging come il trait-d’union per costruire una relazione tra il consumatore e il prodotto.

La messa a punto di nuove tecnologie per la stampa sia dei polimeri che delle etichette integrate rappresenta una grande opportunità. È difficile fare una previsione con colpi di scena clamorosi. Essendo un settore in rapida evoluzione è auspicabile che molti prodotti attualmente gestiti attraverso processi tradizionali diventino oggetto di trasformazioni o reinterpretazioni. La conseguenza inevitabile è che si creino spazi per nuovi stili, nuove modalità di utilizzo e nuove grammatiche comunicative. MO

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Per i benefici che offre, la stampa digitale, quando si tratta di edizioni limitate, personalizzazione e ‘su misura’ sta diventando sempre più utilizzata, dato che un sempre maggior numero di stampatori sta acquistando tecnologie come HP Indigo. La stampa digitale può essere applicata su superfici come plastica o alluminio e può essere usata per stimolare crescenti livelli di desiderabilità in molti mercati.

L A P L A S T I C A C O M E S U P E R F I C I E S T A M P A B I L E : Q U A L I S O L U Z I O N I P O T R E B B E R O E S S E R E U T I L I Z Z A T E E C O N Q U A L I E F F E T T I ?

FL L’infinita possibilità di colorazione è una delle qualità della plastica che preferisco e che la rendono un materiale sempre attuale in linea con le tendenze dettate dal mondo della moda. Per di più, un determinato colore proposto in un certo spessore, o con una specifica finitura, caratterizza fortemente la percezione del materiale. Trasparenze e opacità permettono di vedere attraverso un volume, o di schermare totalmente il suo contenuto mentre effetti lucidi oppure opachi evocano sensazioni tattili differenti.

L A PL ASTICA PUÒ ESSERE DI QUALUNQUE C O L O R E , C O N Q U A L I E F F E T T I ?

Mirco Onesti Winepouch realizzata in plastica, novità assoluta nel mondo del packaging del vino.

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N N E ? La fragranza Burberry Sport è stato il mio primo progetto per un nuovo profumo. L’uso predominante della plastica, scelto per abbinarsi all’etichetta della collezione Burberry Sport, era inusuale per una fragranza. La finitura dà una sensazione morbida al tocco, e ha reso possibile l’incisione del logo in profondità e con grande precisione. Non è stata aggiunta alcuna ulteriore stampa. VV

G I N G I C U I D E S I G I M P O R T A N T C A R R I E R A

MO Citerei il packaging che abbiamo sviluppato per la linea di lubrificanti intimi del marchio internazionale Ansell. Si tratta di un flacone con pompetta erogatrice il cui progetto originale ha subito già alcuni restyling da parte dell’azienda. Lo cito perché, nello specifico, è servito all’azienda per acquisire visibilità, creando una shape iconografica che rafforzasse l’identità del brand e innovasse il linguaggio della categoria di prodotto. Il meccanismo di getto, unico nel suo genere, è ergonomico, facile da usare e dotato di bloccaggio. Il flusso di gel generato è istantaneo e controllabile. L’impugnatura è stata progettata per offrire totale comodità. L’anello che caratterizza il suo top funziona anche come una maniglia ludica. Infine, il sigillo di sicurezza garantisce l’idoneità del contenuto.

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FL Penso che sia necessario riconsiderare il concetto di packaging. Mi piace pensare a un packaging realmente riutilizzabile con una funzione ben precisa e che quindi sia esso stesso un prodotto di design che viene acquistato proprio per il suo valore intrinseco. Oppure un packaging a totale servizio del prodotto contenuto come supporto, o elemento funzionale durante l’utilizzo. Anche il packaging secondario potrebbe acquistare valore incoraggiando acquisti multipli. Immagino un packaging che, nel caso del food, possa essere edibile e quindi diventare una sorta di ingrediente del contenuto.

MO Credo che sarà sempre più legato all’equilibrio tra le restrizioni burocratiche, la sensibilità del consumatore, le mode e le nuove tecnologie. È certo che dovremo ripensare i nostri stili di vita e di consumo per garantire modelli produttivi sostenibili. Si aprono grandiose opportunità di innovazione: l’importante è non farsi prendere dal panico adottando soluzioni apparentemente perfette sul momento, ma che in realtà non rappresentano reali strategie efficaci a lungo termine.

La nostra aspettativa come consumatori in relazione al packaging evolve costantemente. Questo significa che le regole del design vengono riscritte e le caratteristiche finora viste come cruciali per il successo di un design (come ad esempio finiture trasparenti o metalliche nelle categorie dei drink e del lusso) sono rimpiazzate quando il consumatore fa una valutazione sulle credenziali di sostenibilità del prodotto. Per avere un futuro, il packaging di plastica deve trovare un posto in questo nuovo paesaggio. Per molti decenni è stato il materiale di riferimento predefinito, tuttavia il cambiamento di abitudini e priorità per i consumatori significa che la plastica sarà socialmente accettabile solo se potrà dimostrare un autentico beneficio all’ambiente e alla comunità. VV

C O M E S A R À I L F U T U R O D E L P A C K A G I N G I N P L A S T I C A , CONSIDERANDO CHE CI SONO M O LT E E DIVERSE TIPOLOGIE DI PL ASTICHE?

FL Ho lavorato negli ultimi anni come consulente per il materiale Surlyn®, prodotto oggi dall’azienda Dow, una resina ionomerica che combina resistenza meccanica e chimica con eccellenti qualità estetiche; la sua trasparenza lo rende molto simile al vetro e l’infinita possibilità di lavorazione offre ai designer massima libertà di progettazione. La sua applicazione più diffusa è nel settore cosmetico per la produzione di tappi che diventano delle vere e proprie sculture tecnologiche per forma, finitura e possibilità di inglobare dettagli tridimensionali e immagini. Durante lo scorso LuxePack è stata presentata una collezione di tappi prodotta per il 40% con plastica riciclata in cinque tonalità differenti di colore. Il materiale viene recuperato dai rifiuti industriali, che vengono frantumati e integrati in un nuovo processo di produzione. L’obiettivo è proporre un packaging d’alta gamma con il tappo in plastica riciclata, a dimostrazione che il connubio lusso e sostenibilità è ora possibile.

U N P A C K P L A S T I C A I È U N P U N T O D E L L A S U A


La Society of the Plastics Industry ha classificato, catalogato e reso riconoscibile ogni tipo di plastica tramite il caratteristico triangolo, che contiene un numero identificativo e la sigla, ossia il nome tecnico con cui ogni plastica è conosciuta. Roberto Frassine, docente di Scienza e Tecnologia dei Materiali Polimerici del Politecnico di Milano, ha predisposto per PRINT la cronologia delle plastiche per il packaging, che consente di apprezzarne lo sviluppo nell’arco di quasi 160 anni.

1 8 6 2 Alexander Parkes sviluppa la prima plastica a partire dalla cellulosa, materia prima ottenuta dalle sostanze vegetali. Ebbene sì, la prima plastica è stata bio-based.

1 9 8 8 Viene introdotto un codice di identificazione univoco per le plastiche da imballaggio.

ANNI '90 Introduzione delle prime plastiche biodegradabili nel settore dell’imballaggio. L’evoluzione costante ha consentito di imitare, benché a costi decisamente maggiori, le caratteristiche delle plastiche tradizionali.

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ANNI '60 Introduzione sul mercato del polietilentereftalato (PET) che ha reso possibile produrre imballaggi economici, leggeri e resistenti per una grande varietà di applicazioni. Il PET è contemporaneamente riciclabile per via tradizionale (rilavorazione) o per depolimerizzazione (che consente la sua dissoluzione con riottenimento dei prodotti chimici liquidi originariamente usati nella sintesi del PET stesso).

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Prima introduzione sul mercato di imballaggi basati sull’acido polilattico (PLA) ottenuto dal mais, che reintroduce dopo 150 anni le plastiche bio-based sul mercato.

Introduzione del film metallizzato Metallyte, che può essere usato per imballare sotto vuoto oggetti piccoli e taglienti (caffè, grani, ecc.) senza lacerarsi.


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L’ingegnere tessile svizzero Jacques Edwin Brandenberger crea il Cellophane, la prima pellicola flessibile, impermeabile e trasparente per l’imballaggio, sviluppata originariamente per rendere impermeabili i tessuti.

Richard Drew, ingegnere alla 3M, inventa lo Scotch, molto usato da droghieri e panettieri per sigillare i sacchetti.

Ralph Wiley, scienziato alla Dow Chemicals, scopre accidentalmente il polivinildencloruro (PVDC) che viene commercializzato con il nome di Saran. Il Saran diventa la prima pellicola autoadesiva per sigillare il cibo, estendendo così significativamente la sua durata.

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Esplosione di applicazioni in plastica per imballaggi flessibili. Tra i materiali introdotti si annoverano il polivinilcloruro (PVC), il polipropilene (PP), il polistirene (PS), la versione modificata del polistirene per aumentare la sue resistenza agli urti (HIPS) e il polistirene e polipropilene orientati e biorientati (OPS, OPP).

Viene realizzata la prima bottiglia in plastica flessibile, chiamata Stopette, usata per deodoranti spray e che dà il via all’uso delle bottiglie di plastica nel mondo.

Earl Silas Tupper inventa i Tupperware, contenitori in plastica in polietilene (PE) che hanno fatto la storia del packaging domestico nel mondo.

ANNI '00 Le principali linee guida dello sviluppo di prodotti in plastica a partire dagli anni 2000 sono state: la creazione di prodotti barriera multistrato, la sostenibilità, la biodegradabilità e la riciclabilità. Alcuni esempi recenti di evoluzione nel settore sono qui di seguito.

Il bioespanso Synprodo prodotto da fonti rinnovabili (vegetali) che imita gli espansi in polistirene (PS) ma è biodegradabile/ compostabile.

L’elastomero termoplastico bio-based Hexpol, ottenuto da sostanze vegetali e usato per impartire caratteristiche “softtouch” alle superfici di prodotti stampati ad iniezione. Pur non essendo biodegradabile è comunque riciclabile.

Il materiale composito Cocoform, ottenuto con il 60% di fibre di cocco e il 40% di lattice naturale. È rinnovabile, biodegradabile e compostabile.

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C O N C O R S I

FEDRIGONI TOP AWARD Una ‘guida di viaggio’ per la creatività Sono aperte fino al 30 giugno 2020 le iscrizioni alla XII edizione di Top Award, il contest internazionale che premia i migliori progetti realizzati da designer, stampatori, editori e brand con carte Fedrigoni e Fabriano a partire dal luglio 2018. E in tempi difficili, anche partecipare e seguire un contest internazionale può essere uno stimolo all’innovazione e contribuire, attraverso nuove strade, a superare la crisi. Ne parliamo con Chiara Medioli, Head of Marketing del Gruppo Fedrigoni.

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Cosa rappresenta il contest Top Award nella filosofia Fedrigoni? Un premio come questo può essere uno stimolo all’innovazione in momenti difficili come questo? Fedrigoni Top Award è un momento di condivisione, di confronto, di ricerca del meglio, per ispirarsi e trovare nuove strade nel packaging, nella corporate communication, nella grafica. Per chi lo frequenta, cioè i clienti, è un armadio pieno di idee internazionali cui attingere gratuitamente, un archivio straordinario con centinaia di artefatti che uniscono bel materiale, la nostra carta o etichette, bella grafica, bella realizzazione in termini di stampa o cartotecnica. È un grande concorso, dove ci si confronta col meglio a livello mondiale e si ha la fortuna di far valutare da una giuria di livello internazionale il proprio lavoro. È anche una ‘guida di viaggio’, un prezioso carnet di indirizzi di professionisti in tutto il mondo, per nuovi progetti. Il nostro motto è di salire sempre più su, migliorare sempre. I tempi di crisi, ormai ce lo siamo detti tutti, servono a migliorare. Si fa

fatica a salire, ma poi la vista da lassù sarà straordinaria e ci permetterà di scoprire cose nuove: esperienze di packaging inedite per chi riceve la merce a casa, sempre più sostenibilità, armonia e bellezza anche con piccoli budget. Tutto questo è lo spirito di Top Award. Quale expertise portano i membri della giuria di questa edizione? Un panel formato da cinque esperti di graphic design ma applicato a specifici campi industriali e aree geografiche differenti: questo è il driver che ci porta a scegliere di volta in volta le persone che compongono la giuria o a confermare le presenze consolidate, come nel caso di Simon Esterson, Presidente della giuria nonché art director del nostro magazine PULP e della testata inglese Eye Magazine. Abbiamo quindi lo specialista mondiale di etichette per il settore spirits Ivan Bell di Stranger&Stranger, l’esperto di design e produzione di packaging cosmetico Juan Mantilla di Kiko Milano, lo specialista di stampa e legatoria dell’editoria di alta

gamma Frank Goerhardt di Taschen e il maestro di brand design Min Wang, Professor della China Central Academy. Per il momento si può riscontrare una tendenza nelle candidature pervenute? Quali tipologie di progetti sono più rappresentate? Ad oggi il 30% dei lavori iscritti è rappresentato da etichette per vini e spirits, quindi la crescita che registriamo nel fatturato del business delle etichette adesive (rinforzato per noi dalla recente acquisizione di Ritrama) è supportata da quello che vediamo poi riflesso nelle dinamiche di product design e lanci sul mercato a livello mondiale. Notiamo un utilizzo sempre più sofisticato di elementi grafici e tecniche di stampa abbinate alle carte più prestigiose e materiche, per fornire quella spinta al prodotto dallo scaffale del punto vendita verso le mani del cliente. Tutte le informazioni su come partecipare su: www.fedrigonitopaward.com


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(Metallic Color Chart®

un valore aggiunto per la tua comunicazione off line)

Metallic Color Chart® nasce da un’esigenza comune a chi ricerca e sviluppa progetti ad alto valore aggiunto per la comunicazione off line nel settore della comunicazione B2B e B2C, nel packaging e nell’editoria di qualità. L’area R&D di Faenza Group, grazie alla competenza nella gestione del colore ed all’impiego delle tecnologie allo stato dell’arte dell’industria grafica, ha realizzato una collezione di 150 colori speciali metallizzati – non riproducibili con gli inchiostri metallizzati in commercio – che, con la sola stampa in quadricromia H-UV in alta densità, possono ricreare una vasta gamma di tonalità. Gestendo il tutto in quadricromia è possibile realizzare variazioni tonali, nuove e speciali nuance creando colori di forte impatto visivo. Combinando poi la stampa del bianco di fondo, che possiamo stampare anche in doppio, triplo o addirittura quadruplo passaggio in linea, possiamo personalizzare il prodotto con effetti metallizzati alternati a immagini o testi in colore solido. Coinvolgi il nostro team sul tuo prossimo progetto e scoprirai come questa soluzione sia SMART grazie ad un grande impatto scenico a costi molto contenuti rispetto alle normali finiture hot foil o cold foil metallizzate.

(La qualità offerta da FAENZA GROUP

è un punto di riferimento per tutti. Concorrenti compresi.)

FAENZA GROUP SPA miscela competenze, servizi e creatività per produrre strumenti di comunicazione di potente efficacia. Disponibilità all’ascolto, ricerca e innovazione continua, rendono FAENZA GROUP SPA, una delle realtà più amate dentro e fuori i confini nazionali. FAENZA GROUP SPA è composto da 8 Brand che si impegnano a perseguire la massima qualità in ogni attività che mettono in campo. FAENZA, MILANO, MODENA, NEW YORK, LONDRA, PARIGI. Vi basta chiamare una delle tante sedi e avrete a disposizione l’intero Gruppo. Sempre. 80 persone impegnate quotidianamente per produrre ciò che rende unico FAENZA GROUP: la massima espressione di qualità raggiungibile nella ideazione e produzione di strumenti di comunicazione. heda terza sc la è a t s onibili. Que ciali disp e p s i r lo co pleta!!! dei 150 tion com c e ll o C subito la rivi a Richiedi ppure sc o e d o c Scan QR oup.com faenzagr @ g n ti e k mar

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L A S E R

www.seilaser.com

C O M U N I C A Z I O N E

D ' I M P R E S A

SEI LASER FUSTELLATURA LASER, CREATIVITÀ INFINITA NEL MONDO DELLE ETICHETTE

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Eseguire tagli finissimi, puliti e precisi, anche di forme complesse, rivelando dettagli minimi con risultati eccellenti. Fustellare, micro-forare, incidere, il tutto integrandosi in un flusso di lavoro completamente digitale. La fustellatura laser è un’innovazione che offre ai designer e ai brand possibilità espressive ancora tutte da esplorare nel mondo delle etichette. Ce ne parla Ettore Colico, Converting Director di SEI Laser.

Quali sono i vantaggi di una fustellatura laser rispetto alla classica fustellatura meccanica? I vantaggi sono molteplici. Il laser può fustellare sagome estremamente complesse che in maniera tradizionale sarebbe impossibile realizzare. La sua flessibilità permette numerose lavorazioni che si integrano con le tecnologie di stampa più utilizzate nel mondo delle etichette, come le verniciature, la laminazione a caldo e la serigrafia. Il tutto si ottiene garantendo un workflow continuo controllato digitalmente, eliminando i costi della fustella e i tempi di avviamento, utilizzando uno strumento che non si usura e riducendo notevolmente gli scarti di lavorazione e gli stock di magazzino.

Quali lavorazioni è possibile effettuare, e su quali supporti? È possibile tagliare, fustellare, micro-forare, incidere, effettuare tagli passanti, marcature anticontraffazione e serializzazioni per la tracciabilità, integrando in un unico passaggio diverse applicazioni e finiture. Naturalmente quando parliamo di etichette di vino pensiamo innanzitutto alla carta, ma si possono effettuare lavorazioni laser su qualunque tipo di materiale (tranne il PVC in quanto tossico quando laserato, il polietilene che non assorbe la radiazione laser e i metalli puri perché sono riflettenti); mentre non ci sono assolutamente problemi sulle finiture metallizzate, elemento spesso chiave del design delle etichette di vino.

Quali sono le prospettive di sviluppo per la fustellatura e il finishing laser nel mercato delle etichette? Attualmente stimiamo che le lavorazioni laser interessino circa il 10% del mercato delle etichette, ed è chiaro dunque che le possibilità da esplorare sono ancora infinite. Oltre alla sua versatilità, strumento prezioso nelle mani dei creativi, bisogna considerare il fatto che è in atto una vera e propria rivoluzione tecnologica che premia sempre di più i sistemi digitali. Questo tipo di lavorazione apre nuove opportunità nel competitivo mercato dell’etichetta, in cui l’integrazione tra decorazione, identificazione e anticontraffazione assicurano il successo del prodotto.

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E N G L I S H PAGE 8 HOW PRINT IS MADE COVER LUXOR® 107468 N PEBBLE BEIGE The word ‘lovers’ in the logo is enhanced with hot foil printing with a hinderer + mühlich flat printing block. The colour is referPebble Beige: a shade of gold that refer ences the natural tones of the earth, an nature. homage to natur SECOND COVER LABEL The label is the work of designer Mario Di Paolo of Spazio Di Paolo. PRINTING AND ENHANCEMENT The white label was made with a mix of offset printing and screenprinting. The superimposed black label was made with multi-layer mixed printing with two ma materials: cold-foil two-sided gold, and hot foil gold. The ccentre is dominated by the most classic and elegant of golds, LUXOR ® 220, which, once revealed, brings light to the Gin label. It is hot foil printed with a flat h+m printing block. SELF-ADHESIVE PAPERS ULARCONVERT COTONE BIANCO UL TRA WS SH9020 CB80 – Its precious marked, felted texture and its delicate shade of natural white make it one of the most iconic self-adhesive papers of the ManterTM premium range by Arcon Arconvert. Created by master paper makers in the historical Fabriano mill when paper was still handmade, Cotone Bianco is part of Italian cultural heritage and is ap appreciated by label designers all over the world. Its heavy weight makes it perfect for embossing. It is also an eco-friendly paper, because it does not contain fibres from trees, but only pure fibres from cotton plants, which regrow every year. A special mould inhibitor makes it perfect for labels for quality wines and liqueurs destined to age in cellars. Cotone bianco is treated with Ultra WSTM technology, which works as a barrier and avoids creasing and bubbles, ensuring higher adaptability and stability of the label on the bottle in case of temperature changes and condensation. Combined with the new permanent adhesive SH9020TM,

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V E R S I O N which improves its adhesion and opacity in the ice bucket, Cotone Bianco enables the label to stay perfect until the last drop of wine is drunk. ARCONVERT COTONE NERO FELT SH9020 CB80 – Like Cotone Bianco, Cotone Nero Felt is also part of the ManterTM by Arconvert collection of self-adhesive papers for high end labels. And, like its close relative Cotone Bianco, Cotone Nero Felt is a natural, marked, felted paper, produced without chlorine or fibres from trees, as it is made entirely of cotton fibres. Coloured during the mixture stage with a deep black, Cotone Nero Felt is extremely elegant, as it overcomes the visual problem of the white back and borders of the label. The texture is so luxurious and refined it makes it the ideal choice for luxury labels, and doesn’t even need many enhancements. Its heavy weight makes it absolutely perfect for embossing and debossing. Furthermore, since it is free of carbon black pigments, it can be used for hot foil printing. Combined with the permanent acrylic adhesive SH-9020™, this precious self-adhesive paper guarantees perfect adhesion of the label to the bottle even in critical conditions such as the ice bucket. BASE OF THE SECOND COVER PRINTING AND ENHANCEMENT The circles around the label are hot foil printed with a h+m flat printing block. The colours are Pebble Beige, which is also used on the cover, and SB Abalon, a silver with holographic effects from the Light Line® series. One of the energy circles is embossed with an h+m printing block. It can be both seen and touched, and gives thickness and movement to the paper. PAPER: FEDRIGONI SIRIO COLOR ROUGH BLACK Sirio Color is a range of natural papers and cards. They have excellent light and rub resistance and are available in smooth and rough versions. The version we chose is the rough one: it has a specific tactile effect and is available in three different weights (115, 210, 350 gr) and 5 colours. It is well suited to packaging, coordinated graphic projects, shopping bags, covers, inserts, luxury brochures,

and hard box coverings. Furthermore, its micro-porous surface adapts to all main printing techniques: letterpress, offset, embossing, hot foil printing, screenprinting. Sirio Colour Rough is an environmentally friendly product: it is FSC® certified, it is made of pure E.C.F. cellulose, it is biodegradable and recyclable. The colour Black is achieved without Carbon black pigments, but with direct dyes. This is an advantage when using metallic foils (especially gold), because it stops them from oxidizing. LUXORO Luxoro is the exclusive partner in Italy of the KURZ group, world leader and international reference point in the production of equipment and technologies for hot printing and cold printing. Luxoro’s offering is the best way of making a brand’s image unique and prestigious. The brand can be in any sector - packaging, labels, publishing, security, cosmetics, automobiles, household appliances or fashion; the specific offerings for enhancement are the best solution to make every product and every sort of packaging brilliantly prestigious. The technologies and decorative materials that Luxoro offers are some of the best in the world; its expertise in providing consultancy and service is a strong point in the company’s ompany’s philosophy. Luxoro is a supplier of decoration materials, but it’s also a partner able to develop, alongside designers ners and creatives, the best applications to bring their ideas to life. Its strict company policies on environmental sustainability mean that Luxoro has for some time been a 100% renewable enewable energy and a zero impact company. www.luxoro.it ARCONVERT Arconvert, Gruppo Fedrigoni’s converting division, is one of the global leaders in the production of self-adhesives paperss and films for the label industry. Arconvert’s self-adhesive materials combine the preciousness and beauty of Fedrigoni papers with high performances in contact ontact with water, ice and condensation and with specific safety features. Not only does this satisfy the highest aesthetic demands, but it is also the result of state-of-the-art ate-of-the-art technological innovation


in labelling and brand protection for high-end products. TONUTTI TECNICHE GRAFICHE Four key words express the vision of Tonutti, a company which has served the label market, specifically in the wine sector, for three generations. Knowledge: the opportunity to surprise. Welcoming the new challenges continuously posed by clients becomes an opportunity to surprise them. Experience: technological and cultural growth. Tonutti chooses to constantly experiment in every segment of the company and has a well-established mindset for acquisition and education. Innovation: exceed the limit. Tackle and solve problems in real time. Every moment in the company is informed by this idea and helps achieve better results. Quality: continuous research for excellency. Tonutti designs, organises, produces and sells exclusively in impeccable ways. www.grafiche-tonutti.it FEDRIGONI Since 1888 Fedrigoni has meant excellence in the production of special papers. The Group is one of the major players in Europe in the production and sale of different types of high added value papers for packaging and graphics, and self-adhesive products for labelling. With around 3,000 employees in 16 plants between Italy, Spain, Brazil and the United States and 25,000 catalogue items, the Group sells and distributes in around 130 countries in the world. Fedrigoni is also in charge of the famous brand and manufacturer Fabriano, with its over 750-year history and clients over the centuries like Michelangelo and Beethoven.

PAGE 14 THE DARK ART OF STRANGER & STRANGER BY MICHELA PIBIRI Alcoholic drinks packaged by Stranger & Stranger have a subtle and irresistible power of seduction. Their bottles, labels and caps tell true and fictional stories, epic and intimate ones, while always maintaining the balance between the transparencies of glass, the materiality of papers, the use of metals, ceramics, sealing wax, and various printing techniques. They use embossing, hot foil stamping, thickened varnishes, which stimulate our senses and our imaginations. This is all the fruit of a very dark art, ‘a specialist expertise shrouded in mystery’, as Ivan Bell, founder and CEO of the prestigious branding and packaging agency, with branches in London, New York and San Francisco, tells us. Stranger & Stranger’s projects do not only have a high aesthetic value, but they also tell stories. In some cases they are fantastic and legendary ones, in others they are strongly linked to the history of the brand, its territory and its cultural heritage. What is your vision and approach to the project, starting from the very beginning? The first thing we ask every client is what they stand for and why should anyone care about their product. We love stories that are rooted in truth so we probe for something interesting, ideally unique, that we can use as a strategic platform. We have to make sure that no one else is using the idea already and we have to make sure that the idea is appealing enough to entice the target consumer to pay good money for it. For example, we found traces of gold in the spring water used to make a whiskey, that’s a quality and unique product story that we called ’The Golden Dram’ and it informed every touchpoint of the design. If, after we dig, we can’t find anything then we have to get fantareally creative and that’s where the fanta sy and legends come in! So far you’ve designed a wide range of packaging made of different materials, often mixed together in a very peculiar way: not only glass and paper, but also sealtin and metals, ceramics, details in seal ing wax… How do you choose the most suitable materials for each individual project? And how do you select your sub substrate suppliers and printing companies? We generally have to fit in with a client’s W dicCOGs (cost of goods) so that really dic tates how much margin we have to play with and then it’s a juggling act. You might shave something off the bottle cost so there’s money to spend on a wax dip,

it all depends on the creative direction. We’ve been doing this for a long time so we have a stable of producers we’ve used over the years that know how demanding we are and we trust to deliver on time and budget. What is the most unconventional material you have worked with? A long time ago we did the world’s first lenticular bottle label. Lenticular labels are usually used on flat surfaces so we had to develop a custom made lens that wrapped around a bottle. It took about a year but looked amazing on shelf and went on to sell 2 million cases of wine. How important is customization and personalization in your work and how do you express them? Every client wants a unique brand that they can legally defend against people who might try and copy them so we are constantly looking for custom brand assets that can be used both on and off pack for the brand. Packaging is not only about bottles and labels, but also about caps. Can you give us some examples of particularly innovative, complex, relevant caps? Which materials and techniques have you used to make them? We recently designed Italicus, a new ex-

pression of a classic Italian age old recipe for a bergamot liqueur, and the cap was the most complex we’ve ever done comprising of 9 parts. We all thought the client wouldn’t go for it, it’s certainly the most expensive cap we’ve ever designed, but he went all in. It came out perfectly and it’s an amazing bottle and cap that has been featured everywhere. And talking about Italicus… What is your relationship with Italy? Can you tell us about some projects created for Italian brands? We love Italian products because Italy has such a rich history and is the home to some of the most iconic design there is - Lamborghini, Armani, Ferrari - so there’s always plenty of visual inspiration. We’ve done Italian limoncellos, gins and we even redesigned and repackaged the iconic Martini brand - a huge project that took two years and was spread over 72 markets. What are the most pressing requests in the sector right now? What are the most important innovations that you think should be developed and implemented in the packaging of alcoholic drinks? The wine sector is ripe for innovation, desperate for it really. The spirits sector is constantly evolving and experimenting, we recently did a banana infused bour-

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nothing more than sheer enthusiasm. We define niches, brand strategies, names, create bespoke bottles, labels, packs, marketing platforms and collateral. We label up about a billion units a year in one of the toughest markets around, and from the low-cost supermarket’s own label wine to the highest end premium spirits, we add value, always increase sales, and add a huge ROI onto any balance sheet.

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bon, and we are given artistic license to make the bottles and labels as exciting as possible. In contrast, the wine trade is still using the same bottles the french came up with a few hundred years ago and they are still hammering bits of wood in the top just as the Romans did. Over the past 25 years we’ve done some 7,000 projects and we’ve only been asked to design a custom wine bottle 3 times. All of this wouldn’t be as bad if they innovated with the liquid a little but we are left in the situation where there are 6,000 pinot noirs that are in the same bottle, with the same back label description, and little to choose against them but price. That’s why wine is getting cheaper. Spritzers in cans should be huge but hard seltzer has leapfrogged the wine trade. Wine is desperately in need of innovation. Your packs are very classy and convey a sense of great elegance, thanks to the design, the materials chosen and the finishings. Is it possible to harmonize this with the growing need for essentiality and sustainability of packaging? How important is it that many of these packs are reusable and can become collector’s items? If you look up Harris Gin on Ebay or Etsey you’ll see empty gin bottles trading hands for good money to be upcycled into table lamps and olive oil bottles.

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We’ve seen market stalls that were full of jarred candles made from our cut up wine bottle designs. We love that our hard work ends up as art and furniture! IVAN BELL BIO Ivan Bell, CEO, Stranger & Stranger Ivan started his career as a multidisciplinary graphic designer and became fascinated with consumer brand packaging for alcoholic beverages and luxury products. For the past 20+ years he has worked alongside Kevin Shaw, founder of Stranger & Stranger, in building the award winning packaging consultancy and overseeing design from their locations in London, New York and San Francisco. Stranger’s client base is diverse, from well known global brands to new start-ups. When not in the studio, Ivan is frequently found speaking at trade events on alcohol packaging design or judging on international packaging design competitions. Ivan is passionate about brands that disrupt and stand out. STRANGER & STRANGER Stranger & Stranger is a packaging design and branding company specialising in alcoholic drinks. Since 1994 we’ve been creating successful products and brands that people just need to own. It’s a very dark art. Some clients want awards and PR, and some people contact us with

INNOVATION & INSPIRATION, THE NEW ARCONVERT SWATCHBOOK CELEBRATES THE MOST CREATIVE MINDS The new collection of ManterTM self-adhesive papers produced by Arconvert offers unexplored creative possibilities for premium labels thanks to Arconvert new technologies, unique textures and appealing colors. Creativity is the beating heart of the new Arconvert Innovation & Inspiration catalog, for, through inspiration and innovation, creativity has always been the basis of every development process. Dedicated to the most innovative and inspired minds of our time, such as, for example, Steve Jobs, Elon Musk or Banksy, this new catalog looks forward both in terms of technology and aesthetics. The Waterproof, X-DryTM and H+OpacityTM technologies are specially developed for white, rosé and sparkling wines and are able to preserve the beauty of the label and maintain its initial opacity and integrity even when subjected to the stress of the ice bucket, temperature changes and condensation from the fridge. Combined with the Ultra WSTM treatment, which acts as a barrier ensuring greater adaptability and stability of the label on the bottle and the new permanent adhesive SH9020TM, which improves the label adhesion even in critical conditions, Arconvert’s high-tech self-adhesive papers prevent the formation of wrinkles and bubbles allowing to maintain a prinstine label until the last drop of wine. But, Arconvert has also thought about high-end cosmetics and food specialties as well as the wine sector. GreasproofTM technology is a surefire anti-stain treatment which, pulp-added, ensures that the label remains immaculate even if the oil or grease attack its edges. For small and medium print runs, there is also IDPTM technology developed together with HP for Indigo digital printing. Despite nowadays’ many forms of communication, labels continue to be the

most powerful tool for brands that want to leave an indelible mark on consumers’ mind, starting from the first glance on the shelf. That’s why Innovation & Inspiration contains FSC certified self-adhesive papers featuring unique textures and colors, designed for imaginative and innovative labels. Innovation & Inspiration papers open up a world of creative possibilities for premium labels thanks to their high printability and versatility and stand out through the 14 spectacular labels contained in the catalog. Designed by Stefano Torregrossa, brilliant and multitalented art director of O,nice! Design studio (www.onicedesign.it), the labels celebrate some of the most inventive minds of our time. The designer cleverly took advantage of the paper textures – embossed, felt-marked or embellished with pearlescent effects. He used embossing printing technique to highlight the higher grammage of some papers and chose the pulp-colored ones to show how to solve the problem of the white edge of the label. The labels are small works of art printed in Bolzano by La Commerciale Borgogno (www.commerprint.it). Each label meets multiple printing needs and reminds us, among others, of the genius of Coco Chanel and TimBL, the inventor of the internet, or of the sublime elegance of Roberto Bolle.

PAGE 37 FRUSTRATION FREE PACKAGING Packaging needs to be a doorway to the product, not an obstacle, regardless of users’ motor, sensory and cognitive skills. How can we combat package rage - the frustration caused by packaging - and make the experience of buying and using a product accessible to everyone? This is how design can help. BY LORENZO CAPITANI Italians spend 17 minutes every week trying to open boxes, packages, bubble wrap, bands and blister packs. This data was the result of a research project carried out by DS Smith, a British multinational specialised in sustainable packaging. It is even more significant if we consider that over 35.5% of Italians said that complicated packaging has caused them to stop purchasing from a certain brand, and 25% have said they don’t buy products online because of the difficulty in unboxing them. With the average purchase being 85 euros, this amounts to 2 billion euros in lost sales every year. In


fact, packaging which is difficult to open doesn’t have only an economic impact, but also a social one: it is even more important if we consider those groups with physical difficulties or limitations for whom a simple box (not a complicated thermoformed bivalve PET pack) can be impossible to open, for whom a simple expiry date label can be illegible or, worse, invisible. And yet there are rules on this: for example point 4 of the “Ethical Chart for Packaging”, introduced in May 2015, says that packaging must be accessible. This means it must be easy and intuitive to use, it must guarantee “a flexible use, for both right- and left-handed users” and must communicate “effectively to everyone, including the most vulnerable users and regardless of their physical abilities. [...] Sense of touch and sight, and their quality, actively contribute to the accessibility of packaging in all its components: graphics, the spatial organisation and layout of text make it legible and ensure the information is easily found. This enables the user to immediately interact with the product and use it”. Therefore the role of packaging is not only to protect, preserve and present a product, but also to be a doorway - and not an obstacle - to it. Amazon was one of the first companies to take action against ‘package rage’, or packaging-induced frustration. This was not only for social reasons, but also for mere practical necessities: they wanted to optimise logistics, boxing, shipping and disposal costs. They went further than easy-opening boxes, and in the USA they require their suppliers to use ‘frustration free’ packaging. This kind of packaging is made of eco-friendly cardboard, uses little plastic, has few compartments. In short, the bare bones of packaging, without original packaging, and with immediate and guaranteed opening. Hasbro and Mattel are already using these solutions for some products, in Italy as well. Everything within reach Those with physical disabilities encounter obstacles not only in packaging, but during the entire buying experience. Physical stores are not always inclusive because of various factors, starting with shelves and how products are placed on them. Caterina Falleni, Design Lead for Accessibility at Facebook, defines disability as “a flawed interaction between the characteristics of a person’s body and those of the environment in which they live”. If we keep this in mind and look around, we’ll notice that shelves in supermarkets, bookshops, and stores are everything but inclusive. As we know well, in-store product placement or shelf marketing is not accidental, but the result of a marketing and design

process based on research and studies that cooperate to achieve specific buying behaviours. But what happens if, very simply, someone can’t reach a product on a certain shelf? If someone is limited to the products they can reach independently - and this is the case not only for wheelchair users, but also for the elderly, people who are shorter than average or overweight - marketing has failed. And yet there are simple solutions, as Domenico Monaco suggests in his blog dedicated to technology for people: if the most inclusive area of a shelf is the middle, there are at least four ways to display products in an accessible way - in columns, alternated, top-bottom and repetitive. Top-bottom is the most effective: products are accessible, recognizable, and occupy space efficiently. It is achieved by dividing each column in two areas, the higher and the lower one, which are both accessible in the middle part. More inclusive design is a victory for everybody Let’s go back to boxes sealed with too much tape, packaging closed with plastic bands, objects held in place by screws or metal wire, plastic film, jar lids, medicine bottles and the tabs of cans. What happens if, on top of not being able to use them, someone can’t see them? How can they measure out laundry detergent or tell apart shampoo and conditioner? These are the questions Procter&Gamble asked themselves, as Sumaira Latif, global head of Inclusive Design, who has herself a visual impairment caused by a rare genetic disease, tells us. “Our Dash Pods simplified laundry for everybody. In particular, it is very easy for people with cognitive, visual or dexterity impairments to simply put a pod in the washing machine before they put in their clothes. Before our pods many people found it hard to precisely measure out detergent.” Latif continues, following the example of the French brand L’Occitane “we introduced two vertical lines for shampoo and two horizontal lines of dots for conditioner on our bottles of Herbal Essences Bio Renew. Herbal Essences and ClearBlue are integrated by the Be My Eyes app, which uses Amazon’s Alexa technology to enable visually impaired users to videocall us for advice on their hair and help reading pregnancy test results”. Furthermore, the brand’s website and Instagram account use Apple Voice Over so that users can listen to descriptions of images on the feed. But there are also more traditional, simple solutions, as reported by Mordor Intelligence, specialised in market surveys, in “Cosmetics packaging market - growth, trends and predictions (2020-2025)”: we can use square packaging, as round

packaging tends to roll away and can be difficult to find for users who are visually impaired, and we can use snap-on or magnetic lids, such as the one used for Chanel’s Rouge Allure Velvet lipstick. Sounds in the dark But P&G went further: in the UK all of their TV ads have audio descriptions, which enable blind and visually impaired users to better understand the ad. In July 2019, P&G announced their commitment to use their descriptive advertising in Italy in order to involve blind and visually impaired viewers. “The Gillette Shave like a bomber ad has already done this. - says Latif - Unfortunately, though, it can’t be broadcast because Italian broadcasters don’t have the appropriate technology to show it yet.” Inclusivity for visually impaired users has already gone further than the use of Braille, the tactile reading and writing system designed by the Frenchman Louis Braille in the first half of the XIX century. Accessible packaging for people who are visually impaired isn’t a trend yet, but is experiencing continuous growth. The number of companies working in this direction increases every year, reaching a niche, but significant market: there are 1.3 billion people with visual impairment in the world, 36 million of whom are blind. It is no coincidence that the video in which Molly Burke does her and her colleague James Charles’ make-up and in which she describes her life as a beau-

ty-lover who can’t see what she wears, has over 13 million views. Molly explains that she makes do with products that “accidentally” are easily recognisable. For example, she uses the Chocolate Bar set of 16 eyeshadows by Too Faced Cosmetics, of the Estée Lauder group. The set is made of cacao powders, so each shade has a different smell which makes it recognisable to people who are visually impaired. A brand that has successfully implemented Braille in their packaging is the French company L’Occitane. In the 90s, their founder Olivier Baussan noticed in one of their stores a blind client feeling the bottles in order to recognise them. They started using braille on their packaging in 1997. Today about 70% of L’Occitane products has braille labeling, but technical limits are still stopping full implementation. For example, braille can’t be used on smaller products like soap bars and small tubes because of technical problems. Research and implementations have cost the company an extra 25%, “but it is so important we’re happy to spend that”, says a L’Occitane Foundation spokesperson. Labels, beyond braille Another company who have chosen to use braille in their packaging are RPC M&H Plastics, who are specialised in the production of high quality plastic containers and have developed a way of using braille directly on the packaging.

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wine producer in Ortovero, in Liguria. Among others, Castrum Morisci in the Marche and Ca’ del Principe di Santo Stefano Belbo, in the heart of the Langhe, do the same. The first experience, though, was in 2010 and was carried out in Veneto by Italo Cescon Storia and Vini di Roncadelle in Ormelle. Among the label producers, we must mention Etik90, based in Piacenza and specialised in labels with screen-printing relief with braille varnishing. We must also note that often label producers use the term ‘braille relief ’ to describe the relief effect achieved with varnishes or embossing.

Printing directly onto the packaging has huge advantages compared to labels, which can be damaged or removed easily. This printing technique uses a specific varnish to stamp the dots, and a system to measure the distance between them. The latter guarantees that the elevation of the signs is uniform, which is essential for the user to read correctly. Over time, the world of packaging has become particularly conscious in regards to braille. Legislative decree n. 149 of 26.07.2005 says that the packaging for pharmaceutical, phytotherapeutic and homeopathic products must include the commercial name in braille; since 2007 this extends to the expiry date and dosage. Producers have adapted, but the problems arise with products where information, such as expiry dates, are printed directly on bottles, containers, cases and boxes, which are often difficult to read even for sighted consumers. Braille labels often aren’t viable because their application or other processes can flatten the dots. To solve this problem, the British foodtech startup Mimica has developed labels which deteriorate past the expiry date: in this way people who are visually impaired can tell by simply touching the packaging if it’s time to throw out the product. The label is made of a specific gelatine and

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functions as a tactile warning: if it’s solid and smooth the food is still edible; if it’s soft and uneven it’s gone off. More traditionally, the oil and wine sectors have found a solution which brings together braille and QR codes. The former is used for the mandatory informations, the ones the oil producer has to give to the consumer by law. The latter is used to redirect to an audio file that can be downloaded smartphones and has been called “narrating label”. The new label was introduced by CREA (the council for research in agriculture and agricultural economics), who collaborated with the Cosenza UICI, the Italian union of blind and visually impaired people. The technology was provided by SISSpre, specialised in technological solutions for traceability, and the oil is produced by Di Tucci. There are many more wine producers who use braille labels. La Cura winery in Massa Marittima, for example, has a special selection of Cabernet Sauvignon with a braille back label and a QR code with audio information. “I was having dinner with a group of people who are blind and I realised I had to do something for them” explains Enrico Corsi, owner. “By spending 5 cents more on each label we enable everyone to read our wine labels”. No QR code, but braille labels for the bubbles produced by Durin, a historical

High contrast graphics But inclusive packaging doesn’t only mean braille, QR codes and easy opening. High contrast graphics are enough to meet the demands of everyone who is dyslexic, for example. It is estimated that there are more than 700 million children and adults who are dyslexic in the world, which is something in between 10 and 20% of the world population. This is what makes the range of Vision 20/20 packaging interesting. These products juxtapose high contrast colours, specifically black and yellow. Simple graphic design and images make them easy to find on a shelf. The text on the front of the product uses a large and clear font, which makes it easy to read. Dyslexia is caused by our brain’s tendency to swap, rotate or mirror letter. Experts believe it is because our brain sees letters not a simple bi-dimensional objects, but as three-dimensional, easy to manipulate ones. It’s what happens with the letter ‘b’ and ‘d’, and ‘p’ and ‘q’. On the basis of these observations, in 2008 designer Christian Boer, who has dyslexia, created a font which reduces difficulties in reading. «Traditionally there are rules in font design – Boer explains – that say it’s preferable to make letters as uniform as possible, so the arch of the letter ‘n’ is the same as the arch of an ‘h’. This is why Dyslexie, the font I designed, is highly asymmetric. Instead of keeping letters the same size, some have longer lines than others, so similar letters such as ‘v’, ‘w’ and ‘y’ have different heights once they’ve been typed”. While widely used serif fonts, such as Times New Roman, are often difficult to read for people with dyslexia, Boer discovered that the problem can be solved with a few changes. For example, the right vertical line in the letter ‘u’ of Dyslexie is longer and thinner than the one in the letter ‘n’. Boer’s font isn’t the only one for people with dyslexia. Natascha Frensch, graphic designer from the Royal College of Art, produced in 2003 Read Regular, and the British Dyslexia Association (BDA)

recommends using Arial, Comic Sans or Century Gothic. But Boer’s font exaggerates asymmetry much more than these other fonts, in order to make them easier to read. Several studies have proven this font is effective. Dyslexie is so successful that, since it was made available in 2011, it’s been downloaded more than 300,000 times, mainly by private users, but also by schools, universities and companies. Graphic arts have also found a solution to the problem of the integration of aesthetic and functional aspects of braille, which usually requires a dedicated space. The Japanese designer Kosuke Takahashi has developed Braille Neue, a universal font which combines the braille systems and traditional types, and is therefore readable by both sighted and blind people at the same time. There are two versions of Braille Neue: Braille Neue Standard, designed for the English alphabet, and Braille Neue Outline, designed to work for both the Japanese and the English alphabets. A significant effort, considered the differences between the two.

PAGE 44 UNBOXING THE CREATIVITY When a subscription box is heaven for printlovers BY ROBERTA RAGONA A niche dedicated to lovers of all things printed, which creates a direct line between independent creatives all over the world and devourers of books, comics, personalised stationery and limited edition design objects. A combination of various printing techniques - some of which have just come back into fashion - and special substrates, with great care for sustainability. These are the thematic boxes dedicated to design, art and graphic arts, which are delivered to your doorstop and bring the excitement of opening a gift. We talked about the reasons behind their success with the founders of four Italian and international subscription boxes: Simona Basilavecchia of Hoppípolla, Annamaria di Matteo of Re-belle Box, Samantha Huggins of My Paper Box and Jarno Oostingh of Anders. In September 2019 more than half of online shoppers in the United States said that they are currently receiving, or have received at least once, a subscription box. In the United Kingdom, Royal Mail data showed that 27% of consumers, with a strong growing trend, are subscribed to one of these services. As far as the Italian market is concerned, we don’t have data


that photographs the current situation, but according to Gartner, a leading company in strategy and analysis consultancy, by 2023 75% of all business to consumer companies will offer some sort of subscription service. These changes will inevitably involve Italy as well. Retail and streaming television seem distant worlds, but it is services like Netflix that have popularized the idea of purchasing a personalised package rather than a single product, and the idea of a subscription as a long term investment. The ubiquitous presence of social media has created two-way relationships between curated boxes and online communities with specific interests, which are often not served by the general market and are willing to spend more for personalised content. Niche products represent about 20% of the market, and 15% is dedicated to hobbies and entertainment: curated boxes dedicated to design, art, and graphic arts live precisely at the intersection of these categories. Boxes in these sectors share a particular attention to the potential of various printing techniques to create a new and unexpected experience for clients. They mix ad hoc, personalised and limited edition products, with other products coming from excellent craft, independent design and organisations who work between station-

ery and editorial experiences. Naturally, paper is front and center: the experience begins with the shipping packaging and continues with its contents. The printing techniques go from digital printing to letterpress, making the most of the limits as creative tools like two-toned prints do, or using Risograph technology, in between offset and screenprinting, to create artistic imperfections. Attention to design and unusual materials give new life even to the most tried and tested products of industrial printing for the merchandising sector. This is the case for temporary tattoos, which have made a comeback thanks to a new generation of designers who have discovered they aren’t only for children, and for brass brooches with enamelled prints, which work well for graphic designs with strong colours and contrasts. Surface design involves printing techniques like classic screenprinting and traditional weaving techniques such as jacquard, modernised by contemporary subjects. Jarno Oostingh and his partner Mike Russell founded Anders, a subscription box dedicated to European design aimed at the American market. Jarno tells us: When you have the luxury of being able to afford a lot of things, people start looking for meaning and connection in the

products they buy. You go beyond just collecting stuff because you can, you want to (also) have products that have a story to them. This is why we only select products that have a cool story to them, either about the designer, materials, sustainability or history. Especially in the U.S., our focus-market, people really demand convenience and I think that’s because of decision fatigue. This has led us to always include shipping and gift wrapping in the price and narrowing down our collection. I think to succeed the contents of the boxes just have to be unique. In our case it’s European designed products you can’t get in the U.S. yet. That makes it easier for a potential customer to identify why they would choose your box over someone else’s”. Many economic analyses start from the assumption that a purchase happens following analytic reasoning, but the psychological aspect is essential: on one side how convenient a box is - both because of its price and its delivery to your doorstep -, on the other the desire for something new. The areas of the brain associated with gratification and euphoria are activated when we open a package. Samantha Huggins, who is the founder and CEO of My Paper Box, a personalised stationery subscription box, says:

“Besides the products, the “Unboxing” Experience is essential. Even though everything is handmade, we try to make everything look “retail ready. When we first started, we reached out to people that do Unboxings online; we saw how valuable this was and continue to do this. One of the best parts of the subscription box is the surprise. Most people are afraid of purchasing something that they are not 100% certain of what is inside. Online unboxing shows the experience and products of past boxes. Being able to see the reaction of how this makes others feel helps showcase the box. They would like to feel the same way.” Involving creators and influencers is important not only to reassure potential new clients, but also to expand the audience: according to the latest research, affiliated links are the fastest growing source of traffic. And content such as Instagram Stories is making sharing the experience in its entirety more and more important. Another very important element is the sustainability of the entire supply chain, as highlighted by Simona Basilavecchia, one of the four founders of Hoppípolla, a curated box and editorial project dedicated to independent design, publishing and illustration culture: “All our products are made in Italy, we have built trust with our suppliers and we only

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use eco-friendly, FSC® certified paper. This year we have also decided to change the frequency with which we release new boxes: we’ve moved from monthly subscriptions to bi-monthly ones, in order to give our clients more time to explore and enjoy the products of their boxes.” The retention of subscribers doesn’t depend only on the customization and quality of the products, but also on the creation of related content such as videos and how-tos, where building a community around the products becomes central. Simona Basilavecchia says: «We start by deciding what the theme of the box will be, then we plan its contents so that there is always a recurring thread, because our boxes are first and foremost an experience. We always try to use different substrates so that we’re not repetitive, preferring material with a low environmental impact. Once we decide what materials to work with, we contact the illustrators whose style we think fits in with the theme. I think the fact that the box is illustrated by a new illustrator each time makes a significant differnece, to the point that, unlike other subscription boxes, Hoppípolla can be purchased empty, as it’s not a single use packaging, but a product in its own right. This is why, after receiving several requests, we decided to make the box available on its own, so that anyone can feel free to create their own Hoppípolla». This market is primarily female and millenial: 66% of subscribers are women, with the majority of clients being in the 25-34 (33%), or 35-44 (26%) age brackets. Experts predict that the sector which will grow the most and is the most interesting to clients is curation boxes dedicated to products for children, from baby care to entertainment and editorial products. The future of subscription boxes is incresingly tied to successful interactions with physical shops, as Annamaria di Matteo of Rebelle Box, an Italian box ‘by women for women’, says: «It’s not easy, but it’s doable. We are developing relationships with bookshops: we’ve been working for a while with various publishers for the launch and the promotion of new products, close to our project in spirit, and our first retailers are experiencing excellent results”. The importance of experience as the common theme in all boxes that successfully build a community returns: “From a business perspective it might be interesting for brick and mortar stores to sign people up in-store and get repeat business through online fulfillment. For online brands making a connection in the physical world can make a big difference. I think events (in whatever way) are a great way for both offline and online businesses to have a memorable point of contact with consumers, because it goes

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beyond a regular shopping experience”, says Jarno Oostingh. ANDERS In Dutch Anders means “different”. Its founders are Jarno Oostingh, a Dutch marketing and media expert, and his husband Mike Russell, an American army veteran who served in Europe for twenty years. Upon returning to the United States, they realised there was a gap in the North-American market for accessible but innovative design products, because coming into contact with different worlds opens our eyes to new possibilities and is a source of inspiration. HOPPÍPOLLA Founded in November 2016 by Simona Basilavecchia, Paola Tartaglino, Francesco Rellini and Nicola Minerva, Hoppípolla is a limited edition box entirely made in Italy and sent as a subscription service. The idea was born from the desire to create a box dedicated to independent culture in design, publishing, and illustriation, creative fields full of talent which often struggles to reach its potential public. MY PAPER BOX My Paper Box is a subscription box for personalised stationery created by Samantha Huggins. After graduating in graphic design and working in the graphic and printing sectors, Huggings distilled her various experiences in a service that brings together the creativity of designers and personalised products. RE-BELLE BOX Born in 2018, it is an Italian box made by women for women. The first Re-belle box was released for International Women’s Day. It was born from the desire to give space to art and craft by women, it has a particular focus on who’s behind the product and their stoy, and has a focus on self-care and inspiration. — 6 OTHER BOXED DEDICATED TO CREATIVITY THAT PRINTLOVERS MUST KNOW ABOUT ART CRATE Artists’ prints created by the best contemporary designers, in themed boxes for interior design. BIBLIOPHILIC EXCURSIONS The box for readers: each one collects objects on the theme of a book, to make the reading experience even more immersive.

CLOTH & PAPER A box with a minimalist and luxurious style dedicated to work tools, in which even a simple planner is considered a sartorial accessory. PAPERGANG The subscription box offered by Ohh Deer, a British company specialied in stationery and gifts with an ironic style and an eye for illustration. POSTMARK’D A box for those passionate about writing by hand. It is dedicated to the pleasure of taking some time to write and post a personal thought. SCRIBBLE Everything you need to write: from stationery to the right mug to creative writing guides and workshops with the best agents.

PAGE 54 THE AESTHETIC SIDE OF PLASTIC BY MARILDE MOTTA

It was welcomed in the second half of the 19th Century as an incredible invention, and today it is a media symbol of the environmental crisis because of the waste management problems it poses. Plastic has always been relegated to short term functionality, and as soon as it has fulfilled its role it gets thrown out. But what if it had aesthetic value? If its expressive potential was still to be explored? We talked about it with Francesco Lucchese, Mirco Onesti and Vincent Villéger, three great designers who work with plastic. FRANCESCO LUCCHESE, OWNER OF STUDIO LUCCHESEDESIGN Francesco Lucchese, architect, designer and teacher at the Politecnico di Milano, has been working in architecture, design, and corporate consulting for 30 years. He has received prestigious accolades such as the Red Dot Design Award, the German design Award, the Good design Award, Design Plus, the Archiproducts Design Award e Adi Design Index. He approaches designing by looking at the process in its totality and working with a team of architects and designers from various cultural backgrounds. He has branches in Milan, Dubai, and Nanjing, and he works all over the world. He offers a global approach and vision every

step of the way, from the development of architectural and design projects to artistic direction, marketing, brand identity, showrooms and display corners, exhibition curation, ad campaigns and photoshoots. MIRCO ONESTI, CO-FOUNDER OF REVERSE INNOVATION Mirco Onesti is the co-founder and creative director for Reverse Innovation, a brand and product design agency. His supervision ensures the standard of projects reflects the agency’s objectives, its concreteness and reliability. The agency stands out for its marketing-oriented approach and for the attention to the specificity of each market in which they work. On top of the quality certification ISO 9001, Reverse has also obtained the Simply Halal certification, to support projects aimed at Islamic markets. Mirco Onesti has curated strategic and creative content in fields such as: mass market, luxury furniture, retail and trade fairs. He leads a specialised team capable of guiding companies through a research process, from the advanced concept stage to the launch of new products. VINCENT VILLÉGER With twenty years of experience as a packaging designer in the luxury and beauty sectors, Vincent Villéger has created packaging for cosmetics and perfumes for Givenchy, VanCleef & Arpels, Saint Laurent and Issey Miyake. He was head of packaging design for Burberry for eight years, where he created hugely successful perfume packaging, as well as re-designing Burberry’s retail and e-commerce packaging. He lives and works in London, where he designs with an eclectic approach which combines pragmatism, creativity, consulting, an understanding of production processes, knowledge and development of the elements that make a difference from a commercial point of view. Most recently, he has designed for Made.com, an online retailer in the furniture sector, and for the British cosmetics brand Molton Brown. — What does plastic bring to packaging in terms of style? Francesco Lucchese: Plastic is generally an interesting material for packaging, both from an aesthetic and a technical point of view. From a creative point of view, we can use transparencies, finishings and colours to design the identity of an object. From a technical point of view, the countless possibilities for processing and manufacturing make it a high performance material.


Mirco Onesti: Plastic materials are still an important part of daily life. There is no doubt that there are problems surrounding the amounts of plastic we produce and its disposal, which needs to be minimised and needs continuous research on the development of biodegradable or compostable alternatives, new technologies for recycling, as well as environmental education. It is objectively impossible to imagine a radical elimination of this material from our routine, but it is just as true that we can optimise its presence. Versatility, safety, lightness, waterproof, resistance, and many more qualities have made polymers materials full of creative potential. Even during these times of great changes, many alternatives with lower environmental impacts replicate the model of plastic. Good design plays a decisive role in creating products that avoid waste and help reduce the quantities of plastic currently used. Vincent VillĂŠger: From a creative standpoint, plastics can offer many options in terms of shape and colour. They also display useful properties for protection and conservation, in the fields of cosmetics or food for instance. Over the years however, we have developed a culture of convenience which has led to a dramatic increase in single use applications and poor post-usage management. This is now widely understood to be greatly damaging and increasingly socially unacceptable too. We now need to re-learn the appropriate way to use plastic and the responsible way to manage it once it has served its purpose. How do you imagine plastic packaging will be in the future? FL: First of all, I imagine a well-organised

service to regenerate plastic, a system in which nothing is wasted and everything is recycled. I imagine reusable packaging with convertible shapes will coexist with single use packaging, thanks to the development of bioplastic. It is also possible, in terms of projects, to work with lighter and lighter materials, which have a decreasing impact on the environment and are creating increasingly efficient packaging in terms of space they occupy. MO: The various scopes of application of plastic have been widely explored. In packaging, there is certainly space to develop new ideas and perfect existing ones. For example, it is essential to develop multi-functional solutions which give another life to the packaging once its contents have been consumed. VV: Plastic will only ever be socially acceptable if it can demonstrate a genuine benefit: reducing food waste, providing a lower overall footprint, allowing responsible end-of-life management for instance. Some alternatives are emerging, such as plastic material made from waste, for architectural use for instance. We have also seen ocean plastic being harvested and used to make high-end trainers etc. [ref: Parley, Nike, Adidas]. We are also seeing exciting alternatives based on pulp such as bagasse to replace vac-formed trays, or even fungi materials which offer great protection and are entirely degradable. While these may or may not prove to be a long term solution, I believe their value lies in the way in which they help us, consumers, in opening up to alternative visual codes. Some of these materials offer a very different aspect from a visual point of view, which creates interest and shake-up in the well-established design codes for what we think plastic should

look like - or wether it is needed at all. Design has a key role to play as well, in ensuring the end product can easily be deconstructed to allow efficient endof-life processing for instance. In other words if you must use plastic as part of a more complex packaging structure such as a perfume bottle, making sure the components can be easily separated will allow them to be recycled each within their own stream. This is extremely difficult at the moment, as supply chains are still geared up to the model we have been following for the last decades, however we are seeing some change happening at the heart of the industry. What well-known product, with an iconic packaging made of something else, would you re-package using plastic and why? FL: Thinking of my daily life, I would like for shoe boxes to be made of transparent plastic. This would allow me to immediately see what’s inside when they’re stacked one on top of the other. MO: Often in packaging there are categories of products strongly tied to their heritage. For example, in the wine sector any alternative to the classic glass bottle is considered nearly a heresy. At Reverse we designed Ideal Wine Pouch, an alternative to the classic Bordeaux bottle. It is a composite packaging made of one material, which makes it recyclable, combined with elegant graphic and structural elements, which appeal to a demanding and attentive public, and offer an alternative to the sector. This project was born purely as research, but it quickly sparked a lot of interest. It has been cause for reflection and the subject of many articles, as well as receiving recognition on both a national and international level. It is a continuously evolving offer.

VV: At the moment efforts and research are going into developing alternative materials to plastic, not the other way round! On the other hand, what well-known product in plastic packaging could use different materials? FL: Every drink, from water to juices, should be packaged in a different material which can better preserve flavours. After all, who would put wine in plastic bottles? MO: The first thing that comes to mind are some examples from the perfume industry, and big brands in the fashion industry, where objects we use on a daily basis from the mass-market sector (e.g. spray bottles for cleaning products) are reinvented with materials such as glass or chromed steel, to make their image iconic. VV: I believe the days of single use plastic bottles are numbered, notably for the drinks category - to even buy them just seems wrong now. For some instances, a return to glass makes sense in the context of a circular process. Some exciting pulpbased alternatives are emerging, which will not only provide large scale environmental benefits, but also entirely shake up the visual landscape for this category. For a designer this new paradigm is not a restriction, but an incredibly exciting opportunity to challenge the norm and explore new opportunities. The smartest brands around see this too, and are keen to showcase their ability to think differently. People often assume that the luxury categories in which I specialise are exempt, and that environmental considerations do not apply to luxury brands. However these brands are all about lead-

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MO: The development of new printing technologies of both polymers and integrated labels is a great opportunity. A prediction with an exciting turn of events is difficult to make. We’re evolving quickly as a field, so we can expect that many products that are currently produced with traditional methods will be transformed or reinterpreted. The inevitable consequence is that there will be more space for new style, new uses and new communication grammars. VV: The benefits of digital printing when it comes to limited editions, personalisation and customisation are becoming increasingly mainstream on outer packs, as more printers acquire the relevant technology such as HP Indigo. These techniques can be applied to other surfaces such as plastic or aluminium, and can be used to create increased levels of desirability or relevance to a certain market or individual.

ing points of view, and they’re are also keen to ensure they remain relevant to the younger generations. Therefore some of the most exciting packaging innovations and challenges have come from the drinks, fashion and beauty sectors. Plastic can be of any colour, with what effects? FL: Plastic’s endless possibilities in terms of colour are one of my favourite qualities. They are what keeps plastic contemporary and in line with the trends set by the fashion industry. On top of that, a certain colour combined with a certain thickness or finishing determines how the material is perceived. Transparency and opacity allow us to see through the material or block our view of the content, while glossy and matt effects create various tactile experiences. MO: Every material should be used to its full potential and there are truly countless possibilities for the use of colour in plastic. I think it is more consistent to highlight its own characteristics, rather than to try and imitate the properties of other materials, such as wood or stone. Plastic, with its many finishings, offers incredible creative freedom, and should not hide its specificity.

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VV: A key aspect of my recent design for Molton Brown’s fine fragrance collection, is the resin orb cap. My objective was to express the individuality of each scent, and the use of resin allowed me to use a different colour for each fragrance in the range. In addition to this, the manufacturing process means no two caps are the same, with each unit presenting its own unique pattern arrangement. This proved a real value-adding component of the design, and by making the bottle refillable we ensured the impact of the packaging was reduced. Thinking of plastic as a printable surface, what solutions can be used and what effects can be achieved? FL: Any information, image and texture can be integrated perfectly in the material, creating a unique surface made of a single material which becomes for all intents and purposes a means of communication. Thanks to digital printing, we can work on the entire surface, and therefore graphic elements aren’t relegated to a label. The colours and effects of printing also multiply the design possibilities, by allowing us to highlight or hide parts of the packaging. This makes packaging the trait d’union at the centre of the relationship between consumer and product.

Can you give us an example of a plastic packaging design project that has been important in your career? FL: Over the past few years, I’ve worked as a consultant on Surlyn®, a material currently produced by Bow. It is an ionomeric resin which combines mechanic and chemical resistance and excellent aesthetic qualities. Its transparency resembles glass and its flexibility during processing gives designers total freedom. It is most widely used in the cosmetic sector to produce lids. Their shapes, finishing and ability to include three dimensional details and images make these lids technological sculptures in their own right. At the last LuxePack, we presented a collection of lids made of 40% recycled plastic in 5 different colours. The material is made by breaking up industrial waste and integrating it into a new production process. The goal is to offer high end packaging with a recycled lid, to show that combining luxury and sustainability is now possible. MO: The packaging we developed for the intimate lubricant produced by the international brand Ansell. It is a bottle with a pump dispenser, which has already been restyled a few times by the company. I mention this because it helped the company achieve visibility, by creating an iconic shape that strengthened the brand’s identity and innovated the language of the product category. The dispenser’s mechanism is unique, ergonomic, easy to use, and can be blocked. The flow of gel it creates is instant and controllable. The grip was designed to be very comfortable. The ring that distinguishes the top also functions as a playful handle. Finally, the safety seal guarantees

the suitability of the product. VV: The Burberry Sport fragrance was my first design for a new perfume franchise. The predominant use of plastic was unusual for a fragrance, and was brought in to match the labelling on the Burberry Sport clothing range. It provided a soft tactile finish and allowed for great definition and depth in the engraving of the logo, which was key as no additional print was applied to the branding. What does the future of packaging look like, considering several types of plastic exist? FL: I believe we need to rethink the very idea of packaging. I like to imagine truly reusable packaging with a specific function, which therefore is itself a design object, purchased because of its intrinsic value. Or packaging that is entirely at the service of the product, as a prop for it or as a functional element during its use. Secondary packaging could also acquire value and encourage multiple buys. For example, I imagine edible food packaging which becomes a sort of ingredient. MO: I think it will become more and more about the balance between bureaucratic restrictions, the sensitivity of consumers, trends and new technologies. Undoubtedly, we will have to rethink our lifestyles and habits as consumers in order to guarantee sustainable production models. Amazing opportunities for innovation are opening up: we just need to avoid panicking and choosing solutions that seem perfect in the short term, but are not effective strategies in the long term. VV: We now need to re-learn the appropriate way to use plastic and the responsible way to manage it once it has served its purpose. Our expectation as consumers; the way in which we react to a pack design is evolving by the minute at the moment. This means the rules of design are being re-written constantly, and characteristics which up until now have been seen as key to the success of a design (such as transparent or metallic finishes in the drinks or luxury categories) are being replaced with the consumer making an assessment on the sustainability credentials of the item instead. In other words, we don’t mind if it’s not as shiny, provided it means the environmental impact is reduced. In order to have a future at all, plastic packaging needs to find its place in this new landscape. It has been the default go-to material for many decades now, however changing habits and priorities for consumers mean plastic will only ever be socially acceptable if it can demonstrate a genuine benefit to the environment or the community.


C R E A T I V E

F R A M E

IL NOSTRO SALUTO A

Giacomo Bersanetti 23 APRILE 1957 - 19 MARZO 2020

Nato a Bergamo nel 1957, Giacomo Bersanetti completa la propria formazione artistica tra il 1975 e il 1982, frequentando corsi di pittura, stampa artistica, scultura, industrial e graphic design presso l’Accademia di Belle Arti di Bergamo, l’Istituto d’Arte di Urbino, l’Accademia di Belle Arti di Carrara e l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove incontra designer, artisti e fotografi di grande fama: Silvio Coppola, Bruno Munari, Roberto Sambonet, Sergio Asti, Will McBride, Fabrizio Ferri. Si diploma (1982) nel corso di Scultura diretto da Alik Cavaliere. Il suo percorso professionale prende il via nel 1978, quando diventa assistente dell’architetto Silvio Coppola, e prosegue presso l’Unimark International di Milano, dove assiste Bob Noorda e Salvatore Gregorietti. Nel 1983 fonda assieme alla moglie Chiara Veronelli lo studio Congegno che, in seguito, prenderà il nome di Studio Grafico Artigiano con la partecipazione di Francesco Voltolina, poi evoluto in SGA Corporate & Packaging Design in cui entrano i figli Zeno e Luca. Nello stesso tempo, assume la direzione artistica di alcune riviste (L’Etichetta, diretta da Luigi Veronelli, Tempo Illustrato e più tardi Ex Vinis) per le quali mette a frutto l’esperienza acquisita nei progetti editoriali sviluppati in Unimark, quali il restyling del quotidiano La Stampa, il mensile AutoCapital di Rizzoli e la serie di collane Feltrinelli. Ha esercitato la docenza del corso di graphic design presso l’Accademia di Belle Arti di Bergamo per quattro anni (1996-2000) e ha affiancato alla propria attività progettuale la partecipazione a convegni, Master e workshop sul wine design.

“Scritture avvolgenti” - Forteto della Luja Quando D’Annunzio, a seguito di un incidente, ebbe problemi di vista, per non rinunciare alla scrittura, si fece tagliare delle striscioline di carta per poterle sentire tra le mani e poter quindi scrivere malgrado la cecità temporanea. A partire da questa memoria nasce il formato dell’etichetta per il Forteto della Luja: una lunga e sottile striscia che permette al testo di avvolgersi a spirale alla bottiglia. La scrittura in oro, riportata in un carattere corsivo, marca con meticolosità l’identità del vino. Ne testimonia la cura, l’attenzione e la tenacia che il produttore deve infondere nella coltivazione di una vigna di collina estrema e che il progetto traduce nella cura per il dettaglio: cura tecnica da un lato, riferita alla realizzazione, simbolica dall’altro, poiché capace di rimandare alla qualità dell’abbellimento, del decoro che si attribuisce al dono, all’oggetto da proteggere. Testo di Valeria Bucchetti tratto dal catalogo edito in occasione della mostra “Enografie - il design racconta i vini del Piemonte” (Torino, 2008).



See. Touch. Feel.

Vi scopriamo d’oro.


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