DESIGN, MATERIALI E TECNICHE PER LE APPLICAZIONI DI STAMPA printlovers.net
STRATEGO GROUP | Via
224 | 20054 Segrate (Milano) | ITALIA | € 14,00 PRINT BUYER | 102/2024
Cassanese,
Design
O,nice! Design Studio
Carta supporto Fedrigoni Arena High Definition Extra White 300g/m2
Nobilitazioni
SCODIX 351® ROSSO
SCODIX 351® ARGENTO LUCIDO
SCODIX 351® ORO LUCIDO
LEONHARD KURZ Stiftung & Co. KG Schwabacher Str. 482 90763 Fürth www.kurz-world.com © KURZ 2024 Visit us @ Drupa Hall 3 | Booth E71
Abbiamo intrapreso il cammino verso la certificazione B Corp. Siamo consapevoli che si tratti di una scelta coerente con i principi e ai valori sui quali è costruita la nostra storia imprenditoriale. Siamo un punto di riferimento nell’industry tipografica e nel segmento luxury packaging, perciò custodi di bellezza, valore culturale e storico della carta stampata. E per questo abbiamo aperto il dialogo con clienti e fornitori che insieme a noi saranno impegnati a proteggere il Pianeta, le Persone e la Prosperità di tutte e tutti.
Abbiamo chiesto all’Intelligenza Artificiale di immaginare un Pianeta futuro e felice, partendo dalle città nelle quali sono presenti le sedi Rotolito e Nava Press (Milano, Parigi, Ginevra, Bucarest, Shangai, Los Angeles, New York).
Sono opere d’arte o utopie? O forse l’AI ha re-immaginato la nostra stessa speranza e impegno: che donne, uomini e Natura possano un giorno convivere in perfetta armonia.
Paris
Bucharest
Shanghai
Genève
Los Angeles
New York City
Milan
ROTOLITO E NAVA PRESS: CUSTODI DI VALORI E BELLEZZA
MAN
mano che il concept di cover e controcover di questo numero prendeva forma come un collage in stile dadaista, le ricorrenze da metterci dentro si accumulavano inesorabilmente e, ahimè, non c’è stato spazio per tutte. Allora un posto speciale lo voglio recuperare qui, perché proprio in questo maggio ricorre il trentesimo anniversario della morte di Anni Albers (1899-1994), nata Annelise Else Frieda Fleischmann, designer berlinese specializzata in arti tessili e grafiche. Albers – il cognome lo prese dal marito pittore, Josef – studiò tessitura alla Bauhaus di Gropius e quando la scuola fu chiusa dal regime nazista, nel 1933, emigrò insieme a Josef negli Stati Uniti per sfuggire alla persecuzione antisemita. Lì, nella sua nuova vita, ebbe risultati e primati importanti: fu la prima artista tessile a esporre al MoMA, progettò prodotti tessili per Harvard e pubblicò molti articoli specialistici sull’argomento. Poi si dedicò ai pattern grafici da riprodurre in serigrafia e litografia per il resto della sua attività. Ma un elemento veramente interessante della biografia di Albers è che a lei, inizialmente, i tessuti non interessavano affatto. Alla Bauhaus avrebbe voluto dedicarsi al vetro, ma nell’innovativa e progressista scuola di arte e design di Dessau le donne, soprattutto all’inizio, erano ammesse ma non libere di dedicarsi a ciò che desideravano. Tra i tanti percorsi didattici disponibili potevano sceglierne solo tre: tessitura, ceramica e legatoria. Che non venisse loro in mente di studiare architettura o design industriale, per carità! Sotto la guida della sua docente Gunta Stölzl, Albers riuscì comunque ad appassionarsi e a eccellere in una disciplina che aveva scelto per ripiego, segnando pagine importanti della storia del design occidentale. La sua è una vicenda emblematica e forse poco nota, una di quelle che ancora a scuola e nelle università non si insegnano, e anche questo è emblematico: la storia delle arti continua a essere raccontata da un unico punto di vista. Negli ultimi anni sono usciti però diversi libri che aiutano a ribaltare la prospettiva e a riflettere su tutti gli squilibri di potere del nostro modo di creare e progettare, come “Extra Bold, una guida femminista, inclusiva, antirazzista, non binaria per graphic designer”, pubblicata in Italia da Quinto Quarto: lo consiglio spassionatamente anche a chi graphic designer non è. Ad Anni Albers e a tutte le altre designer e artiste sottorappresentate sia nel passato che nel presente voglio dedicare l’impegno costante che da anni PRINTlovers mette – spero l’abbiate notato! – nell’aprirsi il più possibile a una pluralità di voci, stili e visioni del mondo.
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L'EDITORIALE di MICHELA PIBIRI ANNI ALBERS E LE ALTRE
Andrea Boragno, presidente di Alcantara, ci racconta tutto sull’omonimo materiale di lusso che, in virtù della sua stampabilità, abbraccia anche il mondo dell’arte.
Gli ultimi trend di design, tecnologia e sostenibilità in un mercato ultra competitivo in cui l’engagement è cruciale per i brand owner di tutti i settori.
La risoluzione. Tutta la verità
Il viaggio nel mondo del lusso prevede sempre una tappa nel packaging, protagonista di una ricerca d’innovazione costante e dell’espressione di nuovi valori.
Una piccola guida per interrompere la spirale di fraintendimenti, incomprensioni ed errori sulla risoluzione delle immagini destinate alla stampa.
EDITORIALE di Michela Pibiri 5
Anni Albers e le altre
COM'È FATTO PRINTLOVERS 102 8 I materiali, le tecniche,
partner NEWS 10 Notizie in pillole di stampa e design APPROFONDIMENTO 23 Nobilitazione: mercato e numeri GRANDANGOLO 2 6 Nava Press per Dsquared2 AWARDS 28 Vinitaly Design Award ‘24 GRANDANGOLO 32 Best Packaging ‘24 SPAZIO ROBILANT 58 La meraviglia di QC Terme ABBIAMO PARLATO DI 66 Persone e aziende citate in questo numero
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PAG PAG PAG PAG
DI ACHILLE PEREGO
DI PAT MCGREW
DI VALERIA SANNA
12 20 16 33 Alcantara,
il packaging di lusso
DI LORENZO CAPITANI
lifestyle contemporaneo Elevare
Scartare l’incanto
Guardare i cantieri
Le coperture dei cantieri non sono solo un passatempo da umarèll: sono superfici stampabili in grado di trasmettere informazioni e persino bellezza.
Resistenza
Intervista a Giuseppe Salerno e Paco González, che nel 2008 hanno fondato a Valencia Resistenza, una type foundry che si nutre di cultura internazionale e artigianalità.
All that wrap
Il trend della personalizzazione dei veicoli è inarrestabile, grazie anche agli enormi progressi tecnologici e al know-how degli operatori del wrapping.
CARBONE
Materiale antico ma sempre d’avanguardia, anche il vetro – come molti altri supporti prima di lui – negli ultimi anni si reinventa grazie alle potenzialità della stampa digitale.
PRINT BUYER NUMERO 102/2024
DIRETTORE RESPONSABILE
Enrico Barboglio
COORDINAMENTO EDITORIALE
Michela Pibiri michela.pibiri@strategogroup.net
HANNO COLLABORATO
Lorenzo Capitani, Paola Carbone, Angelo Ferrara, Francesca Maggiora, Pat McGrew, Achille Perego, Stefano Portolani, Caterina Pucci, Roberta Ragona, Valeria Sanna, Stefano Torregrossa
TRADUZIONI
Philip Sanders – The Language Switch
ART DIRECTOR
Stefano Torregrossa › onicedesign.it
PRINTLOVERS www.printlovers.net redazione@printlovers.net
STRATEGO GROUP srl
Via Cassanese 224, 20054 Segrate (MI) amministrazione@strategogroup.net
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REA MILANO 1190227
Aut. Trib. Milano n. 706 | 11/10/2004
STAMPA PRESSUP – Nepi (VT)
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PAG PAG
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DI ROBERTA RAGONA
DI CATERINA PUCCI
DI STEFANO TORREGROSSA
38 51 44 60
DI PAOLA
Type Foundry L’era del vetro
CARTA COPERTINA
Arena High Definition Extra White 250g
CARTA CONTROCOPERTINA
Arena High Definition Extra White 300g
Arena High Definition è la novità all’interno della famiglia Fedrigoni Arena®. Di pura cellulosa ECF, certificata FSC®, è caratterizzata da una superficie opaca e da un touch naturale, garantendo una resa di stampa in alta definizione. Disponibile nelle tinte Extra White e White. È ottima per progetti di editoria, comunicazione creativa e graphic design, come cover, inserti, libri, cataloghi e riviste. Può essere utilizzata anche per coordinati di packaging e greeting card.
STAMPA E NOBILITAZIONE CONTROCOPERTINA
Varigrafica opera nel settore delle Arti Tipografiche da oltre 50 anni, e oggi si posiziona come azienda leader a livello nazionale, grazie all’esperienza e il know-how si propone con lo stesso carattere distintivo verso i mercati internazionali. Affidabilità e qualità sono divenute sempre più parole chiave, grazie alla passione presente nella proprietà e nei collaboratori; passione che supporta ed è supportata da uno straordinario parco macchine dalla prestampa alla finitura. Al centro del processo di produzione vengono posti prodotto e cliente così da sottolineare sì la qualità e le caratteristiche tecnologiche all’avanguardia, ma soprattutto l’aspetto tipico del Made in Italy: regalare un’esperienza sartoriale dove il prodotto è ideato e creato su misura ricercando soluzioni sempre nuove per rispondere alle mutevoli richieste del mercato. C www.varigrafica.com
NOBILITAZIONI
Luxoro è partner esclusivo in Italia del Gruppo KURZ, player mondiale e punto di riferimento nella produzione di attrezzature e tecnologie per la stampa a caldo, a freddo e digitale. Attraverso le sue ispirazioni, Luxoro vuole diffondere un nuovo modo di pensare il packaging e l’immagine dei brand, soluzioni di nobilitazioni inedite e materiali di altissima qualità studiati per design unici. Che si tratti di packaging, etichette, editoria, alta sicurezza, cosmetica, automotive, elettrodomestici o moda, le proposte dedicate alla nobilitazione sono sempre all’avanguardia e sorprendenti. Grazie a rigorose politiche aziendali volte alla sostenibilità ambientale, Luxoro è da tempo una realtà a energia 100% rinnovabile e sostenitore WWF nel progetto di tutela e sostenibilità per fauna e ambiente. C www.luxoro.it
LUXOR® 110295N Yellow Portal
LE NOBILITAZIONI
LUXORO SCODIX 351®
Ogni anno è pieno di anniversari. Ci avevate mai pensato? Si comincia con una ricorrenza tonda-tonda come, per esempio, il centenario della morte di Franz Kafka e di Vladimir Lenin nel 1924, e si finisce con l’aprire un vaso di Pandora di eventi più o meno lontani nel tempo. Come gli 80 anni della nascita della RAI, i 40 anni della nascita del Mac – come dimenticare il celebre spot di lancio della Apple, intitolato 1984, ispirato all’omonimo romanzo di George Orwell e girato da Ridley Scott? – o i 20 anni di Facebook (sì, 20 anni). E i Nirvana, ve li ricordate i Nirvana fino a quel tragico aprile del 1994? Sicuramente ne abbiamo più memoria storica della morte, altrettanto tragica, di Alan Turing nel 1954. O dell’invenzione del cubo di Rubik nel 1974: cinquant’anni passati a romperci la testa con quel “clacclac-clac”. Quando abbiamo cominciato a cercare le date da ricordare in questo 2024, sono saltate fuori un sacco di storie di ingegno scientifico, tecnologico, politico, artistico, sportivo, e sono uscite un po’ a casaccio, come ritagli di giornale tirati fuori alla cieca da un sacchetto per comporre un collage dadaista, potenzialmente infinito come infinito è il ciclo della creatività: make, create, sleep, repeat. Vi sfidiamo a individuarle tutte, queste storie… e a trovare anche quelle che mancano.
Sulla esuberante cover di questo numero sono presenti moltissimi elementi in stile collage. Alcuni sono messi in evidenza perché nobilitati con effetti metallizzati che creano il colpo d’occhio. Qui e lì troviamo degli accenti di rosso acceso e brillante ottenuti con lo Scodix 351® Rosso, un argento elegante e versatile, Scodix 351® Argento lucido e un oro sempre eterno che dona un’aura calda e raffinata al design, Scodix 351® Oro lucido. Tutti i colori Scodix 351® sono proposte di Luxoro per la nobilitazione dedicate alla metallizzazione digitale.
CARTA COPERTINA E CONTROCOPERTINA
Dal 1888 Fedrigoni significa eccellenza nella produzione di carte speciali. Il Gruppo è tra i maggiori player in Europa nella produzione e vendita di diverse tipologie di carta ad alto valore aggiunto per packaging e grafica, e di prodotti autoadesivi per l’etichettatura e il grande formato. Con circa 5.000 dipendenti tra Italia e sedi estere e 25.000 referenze in catalogo, il Gruppo vende e distribuisce in 132 Paesi nel mondo. A Fedrigoni fanno capo nella divisione paper myCordenons e lo storico marchio Fabriano, con oltre 750 anni di storia, e, nella divisione Self-Adhesives, Arconvert e Ritrama, che hanno portato il Gruppo a divenire terzo player globale nel mondo pressure sensitive labels. C www.fedrigoni.com
Per celebrare un anno colmo di ricorrenze, Varigrafica ha stampato la controcover con tecnologia Komori sull’innovativa Arena HD Extra White. La superficie della carta e la stampa offset digitale H-UV donano alle immagini una saturazione importante, anche se il vero punto di forza di questo design è il gioco di Easter egg che i lettori devono scovare, sottolineati tramite un dato variabile di nobilitazioni randomizzate.
Attraverso l’ultima arrivata in casa Varigrafica, la Scodix Ultra 6000 Press HD nel formato 76x106 e tre colori della famiglia Luxor 351, sono state create delle combinazioni casuali di nobilitazioni in cui l’oro, l’argento e il rosso metallizzato con effetto 3D si rincorrono tra loro per fornire i primi indizi di una caccia al tesoro tutta da scoprire! Le varianti sono nelle mani dei nostri lettori e i più attenti sapranno andare oltre le serigrafie digitali HiLux realizzate: l’elenco era ben nutrito… e speriamo di aver reso giustizia a tutti.
CARTA HOPE, LA NUOVA PUBBLICAZIONE DI ARCTIC
PAPER
Arctic Paper lancia una nuova pubblicazione, audace e ricca di progetti interessanti. Si tratta del terzo volume della serie Surface. Con le sue 336 pagine, Hope mette in mostra il lavoro di numerosi creativi che combina sostenibilità e diversità con eleganza e buon gusto. Il volume è stampato su varie carte della gamma Arctic Design in due tonalità: Arctic Volume White e Arctic Volume Ice. Il libro, dal look accattivante, propone lavori e articoli di professionisti provenienti da vari settori: da architetti e designer ad artisti, cuochi stellati, inventori, fotografi, ingegneri, produttori e grafici, convinti che le loro creazioni possano portare al cambiamento, che hanno riversato tutta la loro energia e la loro capacità innovativa nello sviluppo di progetti in grado di cambiare il mondo. Il volume Surface N° 3 è stampato su carta patinata opaca spessorata della gamma Arctic Design con grammature comprese tra 90 e 300 g/m². La gamma Arctic Design si compone della carta extrabianca Arctic Volume ICE e Arctic Volume White con tonalità bianca naturale. Sono entrambe ideali per i lavori in quadricromia di alta qualità, per tutti i progetti di design e per la comunicazione aziendale. La produzione della cartiera Arctic Paper Grycksbo è al 100% “fossil fuel free”, con energia fornita da una centrale bioelettrica e con elettricità verde. Sono poi disponibili con tutte le certificazioni ambientali ISO 14001 e Emas, ISO 9706, PEFC o FSC, Nordic Swan e Paper Profile. www.arcticpaper.com
ECODESIGN
VIA LIBERA AL REGOLAMENTO UE SULL’ECOPROGETTAZIONE
Il Parlamento Europeo ha approvato il cosiddetto Regolamento Ecodesign (ESPR) che mira a migliorare la circolarità dei prodotti, le prestazioni energetiche e altri aspetti di sostenibilità ambientale che riguardano anche la catena di approvvigionamento. Il regolamento stabilisce un quadro per la definizione delle specifiche per la progettazione ecocompatibile che i prodotti devono rispettare per essere immessi sul mercato e riguarda requisiti di durabilità, riparabilità, efficienza energetica, riciclo. Viene introdotto inoltre il passaporto digitale del prodotto, strumento di tracciabilità e trasparenza che i consumatori possono consultare prima dell’acquisto, e il divieto di distruggere le merci invendute che interessa in particolare il settore della moda e che in futuro potrebbe essere esteso ad altri settori, come quello delle apparecchiature elettroniche e degli elettrodomestici.
CARTOTECNICA
GRAFICHE PACIOTTI SB
PRESENTA LA SOLID BOX
Resistenza, Eleganza e Sostenibilità in un’unica soluzione. Grafiche Paciotti SB è lieta di presentare la sua ultima innovazione: la Solid Box, progettata con cura per essere robusta, resistente e amica dell’ambiente. È una scatola rinforzata realizzata con molta meno colla rispetto alle scatole tradizionali, ed è completamente riciclabile. La nuova definizione del lusso nel packaging è leggerezza ed eleganza, un cambio di paradigma che ci allontana dall’idea che solo gli oggetti pesanti comunicano lusso. L’eleganza e il design raffinato la rendono perfetta per qualsiasi occasione, prova che resistenza e stile possono convivere in perfetta armonia. www.grafichepaciotti.com
IN MOSTRA
AWDA ALLA PRIMA EDIZIONE DI BIG
Dal 24 al 26 maggio AWDA sarà presente alla prima edizione di BIG, la Biennale Internazionale Grafica che si terrà a Milano.
BIG è un festival diffuso dedicato al design della comunicazione e alle culture visive, un’occasione per immergersi nel mondo del graphic design confrontandosi con i grandi temi del mondo contemporaneo. AWDA avrà un vasto spazio dedicato all’interno del Milano Certosa District, in Via Giovanni da Udine 45. Una mostra presenterà i lavori selezionati e premiati nella quinta edizione del premio. Un salotto chiamato Miscela permetterà di partecipare liberamente a brevi incontri con attivist*, femminist*, designer e progettist* per riflettere insieme su temi sociali come diritti, lavoro, disparità, esplorando il potere politico del design. Lo sponsor ufficiale di Miscela è Moak, rinomato produttore italiano di caffé.
www.instagram.com/aiapwomenindesign
DESIGN
SPECCHIO-SCULTURA
PER ITALIAN DESIGN DAY
Guardare il design italiano guardando sé stessi: se il design italiano è spesso uno “sguardo” intimo, sorridente, a volte vanitoso, sempre straordinario del mondo che ci circonda: lo specchio è la giusta metafora per rappresentare il nostro modo di vivere e di essere. Ma lo specchio regala due realtà: il guardare e guardarsi. Ed è proprio su questo gioco di specchi, che la card IDD realizzata da Angelo Ferrara diventa piattaforma dove riflettersi, riflettere e far riflettere. Un oggetto che diventa una scultura-portatile, installazione, gioco di sguardi, riflessi. L’oggetto riprende inoltre il desiderio iniziale del logo* nell’ essere “animato”. Per sapere di più su come è fatto: www.angeloferrara.it
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ALCANTARA
PARADIGM A DEL LIFESTYLE CONTEMPORANEO
Cappellini – Tulip Chair rivestita in Alcantara
di ACHILLE PEREGO
È il materiale di lusso amato
dalle industry dell’automotive, dell’interior design, del fashion, dell’elettronica, della nautica e del packaging d’alta gamma di tutto il mondo. Si chiama Alcantara e, in virtù della sua versatilità, è apprezzato anche nel mondo dell’arte. Ne parliamo con il Presidente di Alcantara
S.p.A. Andrea Boragno.
È l’azienda italiana che produce e commercializza in tutto il mondo l’omonimo materiale di lusso Alcantara, conosciuto per le sue proprietà estetiche, sensoriali e funzionali, frutto di una tecnologia unica e proprietaria e protetta da numerosi brevetti industriali. Un campione del Made in Italy che, fin dalla sua nascita nel 1972, realizza tutto nel nostro Paese, con il quartier generale di Milano e il grande e innovativo stabilimento di Nera Montoro in provincia di Terni. L’azienda che da anni riveste non solo i sedili delle più famose automobili del mondo, targate Bmw, Stellantis e Maserati, gli arredamenti d’interni e il fashion, dai vestiti alle borse e tanti altri oggetti del life style compresi jet e yacht e i prodotti dell’elettronica di consumo come quelli di Microsoft, e anche il packaging di lusso come scatole e astucci per orologi, gioielli e accessori moda, deve la sua nascita allo scienziato giapponese Miyoshi Okamoto.
«Noi siamo un po’ un’anomalia, perché mentre nel settore del lusso tutto il Made in Italy cade in mani
straniere noi abbiamo un percorso inverso, che segue una strategia di globalizzazione basata sul Made in Italy. Un valore aggiunto ancora fortemente riconosciuto in tutto il mondo» esordisce Andrea Boragno, presidente di Alcantara dal 2004. Questi vent’anni hanno visto l’azienda in costante crescita rafforzando l’idea, ricorda Boragno, di essere un brand del lifestyle, con un export che supera il 90% del proprio fatturato con una crescita annua omogenea in tutti i settori in cui opera.
«Alcantara – aggiunge Boragno –guarda al futuro con la consapevolezza di avere un materiale unico nel suo genere, capace di fornire a tutti i settori merceologici la possibilità di rivestire i prodotti con l’eleganza generata dal proprio tocco Made in Italy».
Un materiale unico, un nome evocativo
Ma in cosa consiste questo materiale e da dove deriva il suo nome? Okamoto ha creato questo materiale da lui definito, molto poeticamente, come un insieme di “isole nel mare”, questo perché non ci sono trama e
ordito tipici di un tessuto, bensì un intreccio di fibre sintetiche che al microscopio sembrano proprio isole nel mare. Quando si è trattato di dargli un nome si è pensato a qualcosa capace di unire tra loro quelle isole nel mare. Al-Quantarah è il termine arabo che significa “ponte”: da qui il nome Alcantara. A voler circoscrivere Alcantara in una definizione, si potrebbe dire che si tratta di un rivestimento, ma è un termine riduttivo ed eccessivamente generico, perché Alcantara è una materia duttile e versatile, capace di diventare ciò che si vuole che sia, di dare carattere e personalità alle più svariate soluzioni progettuali. Gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso sono un’età dell’oro per lo stile italiano, che vede la sua ascesa nel mondo della moda che fin da subito scopre Alcantara, seguita dal design d’interni e dall’industria automobilistica. Alcantara diventa così sinonimo di bello, raffinato, esclusivo e… Italiano. Oltre alle sue caratteristiche tecniche ed estetiche che ne hanno determinato il successo, Alcantara può essere stampato ad altissima risoluzione come una carta fotografica.
13 PAROLA AI BRAND
Alcantara per Microsoft Surface Pro Signature
Dall’automotive all’hi-tech, fino al packaging di lusso
Oltre al core business dell’auto, l’azienda sta crescendo in tutti i settori e ha consolidato la propria collaborazione con Microsoft che ha utilizzato una nuova versione di materiale parzialmente bio per la nuova Surface keyboard pro. Sta inoltre rafforzando la presenza internazionale in Europa, Stati Uniti e Asia. Nel settore della moda e nell’hi-tech, ricorda ancora Boragno «si fa strada un altro livello di personalizzazione che rende i nostri prodotti sempre più unici e fatti su misura. In sostanza Alcantara incarna il nuovo paradigma del lifestyle contemporaneo che può assumere la forma estetica richiesta dal cliente. Il suo “materiale del futuro”, com’è stato definito da svariati designer, ci mette nelle condizioni di esprimere e definire lo stile di vita contemporaneo, dagli abiti dei designer internaziona-
li agli accessori hi-tech, dai pezzi di design agli interni delle auto, ma anche di aerei e yacht. È spesso fonte di ispirazione anche per grandi installazioni museali». Il materiale trova spazio anche nel variegato settore del packaging, e in particolare in quello di lusso. «Negli ultimi anni – dice Boragno – abbiamo visto una crescita di richieste di Alcantara come materiale perfetto per scatole e astucci destinati a contenere in particolare gioielli e orologi Una richiesta arrivata dai principali brand del lusso a partire da Cartier. Del resto, utilizzare Alcantara per gli interni di scatole e astucci dà al packaging di lusso un’immagine qualitativamente superiore, per questo è sempre più apprezzata e utilizzata».
Un sodalizio strategico col mondo dell’arte
A questo crescente successo di Alcantara nel mondo del design ha
Alcantara è una materia duttile e versatile, capace di diventare ciò che si vuole che sia, di dare carattere e personalità alle più svariate soluzioni progettuali.
contribuito anche il sempre più forte rapporto tra il brand e l’arte. Fin dall’inizio della sua storia, Alcantara ha instaurato un rapporto di collaborazione con designer e creativi di tutto il mondo nei più diversi ambiti della progettualità. Solo successivamente, a partire dal 2006/2007, l’azienda ha assunto un ruolo proattivo nelle relazioni con gli autori, intuendo le potenzialità di sviluppo di un dialogo alla ricerca di nuove modalità espressive e possibilità di applicazione. Le prime collaborazioni hanno subito messo in evidenza il valore di un materiale unico ed estremamente versatile, che oltre alle indiscutibili proprietà funzionali riesce a essere un’inesauribile fonte di ispirazione. Una materia che possiede la capacità di “parlare infiniti linguaggi”, rinnovandosi continuamente e diventando sempre “ciò che si vuole che sia”.
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PAROLA AI BRAND
Seduta della business class di Singapore Airline con rivestimento interno in Alcantara
Opera di Qin Feng da Generating Visions - Alcantara in the Arts, Triennale Milano
«L’intesa tra Alcantara e l’arte –sottolinea Boragno – è così diventata il motore di un processo di sperimentazione continua che nel corso degli anni ha permesso di esplorare e superare i confini della materia: Alcantara non si limita a rivestire la visione, ma la genera. Nello stesso periodo, l’azienda ha maturato la convinzione che il mercato internazionale di riferimento avrebbe espresso in modo sempre più evidente una crescente domanda di prodotti capaci di abbinare alla funzionalità e alle qualità tecnologiche anche valori estetici e sensoriali, e che in tale contesto sarebbe emersa una richiesta sempre più forte di personalizzazione. Si è così rafforzata la convinzione che i prodotti vincenti non si possano semplicemente rappresentare con una lista di specifiche tecniche, ma debbano essere in grado di interagire emozionalmente con il consumatore».
Alcantara ha intensificato il rapporto con il mondo dell’arte internazionale, sviluppando collaborazioni con prestigiose istituzioni museali e artisti.
Alcantara ha intensificato il rapporto con il mondo dell’arte internazionale, sviluppando collaborazioni con prestigiose istituzioni museali e artisti provenienti dalle più diverse culture, sia maestri affermati sia giovani talenti. Il materiale Alcantara, come si legge nella prefazione del libro “Alcantara la materia dell’arte”, curato da Luca Masia ed edito da Skira, è diventato parte integrante del processo creativo: medium attraverso cui l’artista esprime la propria creatività. In tale contesto è diventata emblematica la collaborazione ormai più che decennale con il Museo MAXXI di Roma, con il quale è stato sviluppato un nuovo modello di coproduzione artistica.
Inoltre, è significativo sottolineare che alcune tra le opere realizzate con Alcantara sono entrate a far parte della collezione permanente
del MAXXI. Secondo questa visione, Alcantara ha superato le tradizionali modalità di sponsorizzazione e mecenatismo, avviando nuove relazioni con gli autori, i curatori e le istituzioni, basate sullo sviluppo di progetti di ricerca congiunti. Tali iniziative sono diventate potenti generatori di innovazione, sperimentazione creativa e ricerca continua sul materiale messo in mostra solo stando agli ultimi anni in significative mostre da Venezia a Roma a Palazzo Reale e, ultima, in Triennale di Milano.
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PAROLA AI BRAND
Opera di Zhang Chung Hong da Generating Visions - Alcantara in the Arts, Triennale Milano
Opera di Alberto Biasi da Generating Visions - Alcantara in the Arts, Triennale Milano
Pat’s Suitcase
Elevare il packaging di lusso: i trend di design, tecnologia e sostenibilità
Pat McGrew, fondatrice e managing director di McGrewGroup, Inc. e di MC2 Services, è una famosa industry evangelist del mondo del printing: con oltre 30 anni di esperienza nel settore, supporta i clienti nel raggiungere il successo attraverso progetti di comunicazione. Noi la conosciamo anche per la valigia con cui gira il mondo, sempre piena di campioni delle ultime innovazioni nel mondo della stampa: in questa rubrica la apre per i lettori di PRINTlovers.
→ pcm@mcgrewgroup.com
Ogni prodotto ha un packaging. Alcuni sono scatole di cartone kraft, ma i più intriganti sono quelli che avvolgono il prodotto con un bellissimo design. Quando il packaging presenta lamine, vernici, texture, elementi interattivi e sensoriali, interagire diventa più coinvolgente e memorabile.
Nel mercato competitivo di oggi, l’engagement è cruciale per i brand owner in tutti i settori, che si tratti di profumi, ciondoli, sandali con plateau o pasta. La buona notizia per i marketer dei brand è che la tecnologia offre nuove opzioni su base regolare. I formati, le finiture e i materiali si stanno ampliando, quindi questo è il momento perfetto per valutare nuovi approcci.
Formati da aggiungere al tuo toolkit
Una tendenza già visibile sul mercato è la transizione verso formati più innovativi e interattivi che offrono esperienze multisensoriali. L’eleganza è essenziale nel design di lusso, ma lo è anche la semplicità. Trovare il giusto equilibrio ha più a che fare con la cultura della marca che con la tecnologia disponibile, ma si può prendere in considerazione di aggiungere opzioni interattive con dei codici QR incorporati per indirizzare i clienti verso video o landing page, creando così un’esperienza di marca coinvolgente. I tag NFC (Near Field Communication) e RFID (Radio Frequency Identification) si basano su telefoni con la tecnologia abilitata per stabilire un coinvolgimento interattivo. Queste tecnologie richiedono un po’ di lavoro di pianificazione e programmazione, ma offrono esperienze che possono essere integrate con campagne multimediali che promuovono il brand.
Le tecnologie interattive migliorano l’esperienza del consumatore e forniscono una verifica dell’autenticità, che è cruciale nel mercato del lusso. La migliore prassi è abbracciare design funzionali che enfatizzano la natura premium del prodotto e creano un’esperienza intrigante. Ma ricordiamoci che funzionale non significa minimalista. Sfruttiamo il potere di pieghe, grinze, linguette e struttura e, una volta stabilito il formato, cerchiamo opzioni per creare qualcosa di unico.
Usa brillantezza, luccichio e texture
Sono molte le cose che un buon design può fare per un packaging di lusso. Ogni scelta, che sia nel colore o in qualunque altro elemento di design, racconta una storia, e nobilitare quegli elementi lo porta a un nuovo livello. La stampa a caldo, l’embossing, il micro-embossing e le finiture metallizzate aggiungono una ricchezza tattile e visiva al pack, trasmettendo un senso di esclusività e valore.
Molti metodi di nobilitazione tradizionale hanno sempre richiesto dei test e lunghi tempi di preparazione ed esecuzione. Il buon senso ha sempre suggerito che, affinché la decorazione sia vantaggiosa per un brand, siano necessari budget elevati e grandi tirature. Oggi, tuttavia, esistono opzioni per aggiungere tocchi di lusso utilizzando soluzioni digitali che possono essere una scelta valida anche per le basse tirature.
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Scodix micro-embossing
Scodix digital foil
Iniziamo dalle basi e consideriamo il valore delle vernici spot per evidenziare gli elementi di design. Le vernici lucide e opache possono essere lavorate con processi analogici e digitali per donare un aspetto lucido agli elementi del pack. Alcuni designer amano evidenziare il marchio, il logo o il nome del prodotto, ma a volte, utilizzare la vernice spot per dare risalto alle immagini del prodotto o ad altri elementi di design attira altrettanto l’attenzione.
L’embossing digitale, o verniciatura digitale UV a rilievo, è un’altra popolare opzione che aggiunge texture e un effetto tridimensionale applicando un polimero trasparente su aree specifiche. Il risultato è un effetto rialzato che può essere visto e percepito, offrendo una migliore esperienza tattile e visiva. L’embossing digitale consente un’applicazione precisa, il che significa che può evidenziare elementi di design specifici come loghi, testo o dettagli grafici, aggiungendo uno strato di sofisticatezza e lusso. A differenza dell’embossing tradizionale, non richiede la creazione di cliché, rendendola più economica e accessibile per basse tirature e design personalizzati. Questa flessibilità ed efficienza la rendono una scelta preferita per aggiungere un tocco premium. Le nuove generazioni di attrezzature per la nobilitazione possono goffrare anche le linee più sottili.
Il foiling digitale, o la stampa a foil digitale, applica foglie metalliche o pigmentate utilizzando la tecnologia di stampa digitale invece dei processi tradizionali di stampa a caldo. Questo metodo prevede un dispositivo specializzato che applica uno strato sottile di foglia su aree specifiche del materiale di stampa utilizzando calore, pressione o adesivi attivati da file digitali. Oltre al foil, alcuni dispositivi supportano altri tipi di pellicole, come quelle che aggiungono texture ed effetti olografici. L’approccio digitale consente applicazioni precise e personalizzabili senza la necessità di cliché, tipicamente richieste nella laminazione convenzionale.
Prendi in considerazione materiali sostenibili
La sostenibilità è la parola d’ordine per il 2024, e si applica anche ai brand del lusso. I materiali per il packaging viaggiano verso una maggiore presenza di contenuto post-consumo e altri approcci ecologici. I produttori di packaging si sono tenuti al passo con le tendenze, creando opzioni per la produzione analogica e digitale di astucci in cartoncino teso e pack rigido. Per i brand owner ciò significa che trovare materiali che non solo siano premium, ma anche sostenibili e riciclabili, è più facile che mai. La maggior parte dei produttori può orientare verso materiali con un impatto ambientale inferiore e la capacità di mantenere l’aspetto e l’alta qualità percepita previsti dal packaging di lusso.
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Kurz digital foiling
Il benchmark del lusso
Se imitare è fare un complimento, possiamo prendere ispirazione da alcuni dei più grandi brand del lusso globali che usano la nobilitazione nel loro packaging. Guardiamo come utilizzano nobilitazioni sottili ed evidenti per consolidare la loro identità di marca. Quando ne abbiamo l’opportunità, tocchiamo il packaging e pensiamo a quali sensazioni ci trasmette.
Prendiamo per esempio Louis Vuitton. Noto per la sua collezione di packaging Imperial Saffron, Louis Vuitton combina una tonalità zafferano distintiva con nastri blu, simboleggiando il lusso e l’età dell’oro dei viaggi. Il pack utilizza carta con una grammatura altra e nastri di cotone ideati per una facile conservazione durante i viaggi, enfatizzando la sostenibilità con materiali scelti per riflettere l’appeal lussuoso e senza tempo del marchio. L’aggiunta di nobilitazioni sulla carta aggiunge eleganza al modo in cui la marca si presenta.
Gucci è un altro marchio di lusso che utilizza le sue strategie di packaging e decorazione come componenti cruciali per migliorare ed esaltare l’esperienza di marca per i suoi clienti. Parte da materiali premium, tra cui carta e cartoncino pesanti e di alta qualità, tessuti lussuosi e scatole robuste. Questi materiali proteggono il prodotto e donano una sensazione tattile di lusso. Nobilitazioni come la stampa a caldo in oro, i loghi in rilievo e dettagli decorati sul pack creano un senso di esclusività e opulenza.
Negli ultimi anni, Gucci si è orientata verso soluzioni più sostenibili, incluso l’utilizzo di materiali riciclabili e la riduzione delle dimensioni dell’imballaggio per minimizzare gli sprechi. Questi sforzi si allineano con un crescente desiderio dei consumatori di scelte responsabili dal punto di vista ambientale, contribuendo al prestigio del marchio.
Queste tendenze plasmano il futuro del packaging di beni di lusso fondendo estetica, funzionalità e sostenibilità. Mentre il mercato continua a evolversi, avranno probabilmente un ruolo significativo nel modo in cui i marchi di lusso si differenziano e si rivolgono ai clienti che hanno a cuore l’ambiente e sono esperti di tecnologia.
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VERSO GLI OBIETTIVI ESG: IL PERCORSO DI
DUE EMME PACK GROUP
In un’economia che è sempre più globale e interconnessa, consumatori e investitori sono alla ricerca di maggior trasparenza, in particolare per quel che riguarda tematiche che toccano da vicino la sensibilità personale degli stakeholder, che si tratti di soci, dipendenti, clienti o investitori finanziari.
L’attenzione crescente rispetto ai temi ESG in una filiera impattante come quella della produzione della carta è una scelta di responsabilità.
Due Emme Pack Group ha deciso di intraprendere un percorso di trasparenza comunicando un cambiamento in cui la sostenibilità sarà parte integrante di ogni processo operativo aziendale. Il percorso è iniziato nell’ottobre dello scorso anno con l’obiettivo di pubblicare il bilancio di sostenibilità già dall’esercizio
2024. La vera sfida, in prospettiva, non riguarda l’obbligatorietà del reporting, ma fare in modo che sia l’espressione di un impegno in cui si coniugano responsabilità sociale di impresa e obiettivi di sviluppo sostenibile su aspetti sociali, ambientali ed economici, saldamente integrati nelle dinamiche aziendali. Tale integrazione porterà benefici sia in ottica di performance aziendale e accesso a capitali, oltre che di posizionamento nel mercato e crescita di lungo termine. Fare impresa in un territorio di eccellenze rappresenta inoltre uno stimolo alla missione di essere “l’azienda ambita” per i collaboratori presenti e futuri, garantendo un ambiente di lavoro inclusivo, educativo e stimolante che consenta a tutti di esprimere la propria passione, creatività e talento.
Unitamente al bilancio di sostenibilità saranno disponibili la Carbon Footprint di Organizzazione e la Carbon Footprint di Prodotto. La prima permetterà di misurare l’impatto dell’attività sull’ambiente, esprimendolo in termini di quantità di emissioni di gas serra; la seconda è il riferimento per la quantificazione, il monitoraggio e la verifica delle emissioni generate da un prodotto/servizio. Su questo ultimo punto già Due Emme Pack, casa madre ed azienda storica del gruppo, ha fatto da sempre della sostenibilità un valore imprescindibile del proprio fare impresa, perché convinta della necessità di far maggior chiarezza sull’impatto che la produzione della carta ha sull’ambiente.
Nel 2019 ha avviato un progetto in collaborazione con il Dipartimen-
to di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali-DICAM dell’Università di Bologna che ha portato allo sviluppo dell’EcoCalcolatore, strumento che consente all’utente di disporre di un’informazione complessiva e chiaramente interpretabile degli impatti ambientali generati dalle carte proposte dall’azienda, siano esse carta riciclata o di fibra vergine proveniente da filiera certificata. Nel progetto sono stati coinvolti i fornitori disponibili a dare le informazioni per la realizzazione dello studio del ciclo di vita (LCA) del prodotto.
Nel 2020, grazie a questo progetto, Due Emme Pack è stata premiata dalla regione Emilia Romagna come azienda innovatrice e responsabile.
19 DUE EMME PACK www.dueemmepack.it COMUNICAZIONE D'IMPRESA
I
Sappiamo già che l’alto di gamma si distingue per un rapporto privilegiato con il suo pubblico. Oltre a garantire la qualità del prodotto, deve saper promettere e regalare emozioni, gestualità, narrazione. Un percorso emozionale di cui il packaging continua a rappresentare un touchpoint fondamentale: ecco perché la ricerca non si ferma mai.
PACKAGING
Scartare l’incanto I nuovi valori del luxury packaging
di VALERIA SANNA
L’esperienza di unboxing è un momento fondamentale del rapporto fra il brand e il suo cliente finale, è sempre più spesso la prima interazione che il consumatore ha con il prodotto e tutto, il design, la sensazione, l’estetica, deve trasmettere un senso di qualità e classe superiori e coinvolgere in un’esperienza esclusiva e personale: le aspettative dei clienti del luxury sono altissime. Sullo sfondo si delinea uno scenario in cui si è assistito a un ulteriore significativo aumento del commercio online, un fenomeno che ha coinvolto in modo notevole anche il settore del lusso, rafforzando l’importanza di riuscire a garantire un’esperienza di unboxing unica e memorabile.
Green Luxury
Negli ultimi anni la crescente consapevolezza attorno alle questioni ambientali ha portato i legislatori a stabilire regolamentazioni sempre più stringenti – il Parlamento Europeo e il Consiglio UE hanno recentemente confermato la nuova direttiva che mira a ridurre i rifiuti
da imballaggio negli stati membri del 15% entro il 2040 – e allo stesso tempo ha spinto i consumatori a dirigere sempre più decisamente le proprie preferenze verso brand che esprimono valori orientati al rispetto dell’ambiente.
Generazione Z, nuovo pubblico, nuovi valori
Bain & Company nella sua analisi annuale per Fondazione Altagamma pubblicata a Gennaio 2024, ha indagato il mercato e la performance di oltre 280 aziende e marchi leader del segmento luxury, e rilevato che, assieme ai Millennial (nati fra il 1981 e il 1996), la Generazione Z (19962010) ha guidato l’intera crescita del settore del lusso nel 2022, e prevede che arriverà a rappresentare il 70% degli acquirenti entro il 2025, contribuendo a una trasformazione radicale del settore.
La generazione più matura, la Generazione X (1965-80) è ora nel picco del suo reddito e rappresenterà ancora per qualche anno una fetta molto importante del mercato, ma i
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Muratori ha vinto il Gold al Vinitaly Design Award 2024 nella categoria “Secondary Pack”. Design Paganibros
consumatori Millenial e soprattutto quelli della Generazione Z hanno un’inclinazione molto matura verso il lusso e i loro acquisti iniziano da tre a cinque anni prima di quelli delle generazioni precedenti; lo studio stima che entro il 2030, la Gen Z effettuerà fra il 25% e il 30% degli acquisti di beni di lusso, i Millenial fra il 50% e il 55%.
Secondo un altro recente studio di meta-analisi (Honors Tutorial College, Ohio) che investiga il valore percepito nel packaging del luxury, i consumatori del mercato del lusso cresceranno da 400 milioni a 500 milioni di persone nei prossimi cinque anni, e la Generazione Z rappresenterà più di un terzo di questi nuovi consumatori.
Sostenibilità VS Brand
Il futuro dei brand si gioca nel superare la tradizionale nozione di lusso e riuscire a rispecchiare sempre più trasversalmente i valori e le esigenze di questo nuovo gruppo di consumatori: inclusività, trasparenza, innovazione, circolarità e so-
prattutto sostenibilità ambientale. Il valore della sostenibilità è diventato un fattore fondamentale per attrarre e fidelizzare i consumatori, i più giovani non hanno dubbi: la sostenibilità predomina sulla riconoscibilità e l’apprezzamento del marchio.
Qualche mese fa Positive Luxury ha pubblicato il suo report sul ritorno degli investimenti in sostenibilità, indagando, fra le altre cose, l’importanza attribuita dai consumatori al concetto di “marchio” in contrapposizione a quello di “sostenibilità” chiedendo a partecipanti di diversi gruppi di età quale fosse il fattore che influenza maggiormente la decisione di fare un acquisto. Tutti i gruppi hanno dato maggiore importanza alla sostenibilità, il delta tra i due fattori cresce fino a 26 punti per la Generazione Z, che assegna un rating del 49% per il nome del marchio e del 75% per la sostenibilità.
In questo scenario proiettato verso la crescita e il rinnovamento, Future Market Insights stima Il mercato globale degli imballaggi di lusso
I più giovani non hanno dubbi: la sostenibilità predomina sulla riconoscibilità e l’apprezzamento del marchio.
nel 2023 in 10,4 miliardi di dollari e prevede che crescerà fino a 17,9 miliardi entro il 2033, mentre secondo il Buying Green Report 2023 di Trivium Packaging e Euromonitor International, il 79% dei consumatori, più di 9000 intervistati, cerca prodotti in imballaggi sostenibili e il 63% afferma di avere meno probabilità di acquistare prodotti con imballaggi dannosi per l’ambiente.
Le cifre sono impressionanti ma l’aritmetica è semplice: le nuove generazioni di consumatori sono sempre più decisive per il mercato del Luxury e dimostrano allo stesso tempo una sempre più spiccata sensibilità ambientale: Il packaging è protagonista del rapporto con questi consumatori e con le loro aspettative di rispetto per l’ambiente, qualunque obiettivo di crescita per le aziende che si muovono in questo mercato deve porre la sostenibilità al centro della scena e delle proprie scelte. Oggi la domanda di soluzioni di packaging ecologiche è più alta che mai nel settore e i brand più esclu-
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Dettagli del packaging secondario di Viafrancia di Baglio di Pianetto, Bronze al Vinitaly Design Award 2024. Design Spazio Di Paolo
Cofanetto speciale realizzato da Nava Press per Dior Rouge
Premier, rossetto di Haute
Couture creato da Peter Philips
La nobilitazione in Italia: mercato e numeri
di STEFANO PORTOLANI
CENTRO STUDI PRINTING DI STRATEGO GROUP
Dettaglio interno del cofanetto di
Quello che stiamo vivendo è indubbiamente un periodo che esalta le esperienze audiovisive, che si muove veloce tra realtà virtuali, Metaverso e grafiche 3D. Sensazioni attuali e forti. Molto coinvolgenti. E che dire della comunicazione stampata? Può oggi suscitare ancora emozioni attraverso applicazioni come la copertina di un libro, un packaging di lusso, una shopper accattivante, un biglietto di auguri o con un’etichetta di un vino di prestigio? Può rendersi viva una mano di colore passata su un foglio di carta? Crediamo di sì. Perché la tecnologia rende oggi alla portata di tanti gli strumenti giusti per “nobilitare” quel foglio di carta o quel cartoncino. Entrambi possono essere declinati in qualcosa che potrà essere ammirato, toccato e anche annusato nella sua profumata essenza. Nobilitare. Questa è la parola d’ordine. Cioè trasferire alla carta la capacità di generare sensazioni alternative, complementari e integrative delle esperienze audiovisive. La stampa persiste, si evolve e perfeziona la sua capacità di affermarsi come canale mediatico al pari delle nuove possibilità di comunicazione in un’ottica di omnicanalità fluida. Con il vantaggio di offrire una multisensorialità più completa, perché un’applicazione stampata è in grado di aggiungere le sensazioni tattili e olfattive. Due sensi che mancano (a oggi!) al mondo digitale in tutte le sue declinazioni. Tecnologia e progresso vanno a braccetto con investimenti e sviluppo. Le aziende di stampa, pur in un periodo storico di incertezze nuove o ricorrenti generate dal quadro geopolitico internazionale, devono pianificare e sostenere economicamente un’evoluzione necessaria alla sopravvivenza. I bilanci devono pur quadrare e, anche se l’offerta è assai diversificata per le forme di finanziamento che sostengono le aziende (dagli interventi statali alle soluzioni finanziarie proposte dagli istituti di credito o parabancari o dagli stessi vendor), la redditività deve rimanere un focus che non ammette distrazioni. Digitalizzare e internazionalizzare significa, per molti, riconvertire gli impianti e far leva sugli investimenti. L’aumento dei profitti conseguito nel corso degli ultimi due anni, 2021 e 2022, non può che essere re-investito in asset destinati a garantire un futuro ancora fatto di risultati positivi. E abbiamo visto aziende crescere in misura importante grazie alla scelta fatta coerentemente a quanto abbiamo qui esposto. A un panel selezionato di queste aziende abbiamo rivolto una survey focalizzata sul loro approccio al tema della nobilitazione. Il 47% dei fornitori di servizi stampati che hanno risposto al questionario, indica che più del 75% del proprio fatturato è generato da lavori di stampa che vengono nobilitati. Il 17% delle aziende partecipanti alla survey non esegue nobilitazioni. Sono stati individuati i clienti che maggiormente richiedono prodotti nobilitati e, su tutti, primeggiano i settori di “Wine & Spirits” che costituisce il 26% del totale, seguono la “Cosmesi” con il 23%, “Food & beverage” e “Fashion” con circa il 20% ciascuno. Infine, genericamente, il mondo del “Retail” con 8%. Altri vari per il residuale 3%. La richiesta di nobilitazione dei prodotti viene destinata a queste principali applicazioni: il “Packaging” per 39%, poi le “Etichette” per il 28%, l’“Editoria” per il 17% e la “Stampa commerciale” per il 13%. Prodotti di “Visual communication & Interiror decoration” per il residuale 2%. Generalmente le attività caratteristiche della nobilitazione, tipicamente stampa a caldo, stampa a freddo, embossing/debossing, verniciatura, stampa a rilievo e digital embellishment, vengono svolte in house a scapito dell’outsourcing. In particolare la verniciatura (in house per 82%), la stampa a rilievo (78%) e la stampa a freddo. Si avvicinano al 50/50 le attività di digital embellishment.
Cofanetto di Clita, Silver ai Pentawards 2023. Auge Design
sivi e i loro fornitori si trovano nella posizione migliore per guidare il cambiamento verso la sostenibilità. La longevità e la riutilizzabilità, per esempio, sono già fra gli attributi più apprezzati dei prodotti del Luxury e questo rappresenta un vantaggio perfettamente in linea con gli obiettivi ambientali. Un’altra grande spinta è rappresentata da un target sensibile alle tematiche ambientali e allo stesso tempo economicamente molto disponibile, prerogativa che ha permesso ai marchi del lusso di essere all’avanguardia in questa transizione e di sperimentare con materiali e tecniche non altrettanto accessibili a chi produce per altri segmenti.
Le soluzioni sono sempre più numerose e creative, alcuni marchi sperimentano nuovi minimalismi in chiave mono-materiale, riuscendo a conservare un look-and-feel sofisticato senza incorporare materiali diversi o incompatibili fra loro nelle filiere di riciclo.
Le bioplastiche sono un’altra possibilità che suscita grande atten-
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Viafrancia
Cofanetto di Palazzo Lana Extreme 2013, Berlucchi, Silver al Vinitaly Design Award 2024. Design Spazio Di Paolo
zione nel settore, così come il ritorno all’utilizzo del vetro e del metallo per sostituire gli elementi in plastica. L’alluminio, in particolare, ha visto un grande ritorno di interesse e di investimenti grazie alle sue caratteristiche estetiche e funzionali, di riciclabilità e durabilità pressoché infinite e la possibilità di essere raccolto e rilavorato attraverso catene logistiche e produttive già consolidate, con buone possibilità di instaurare pratiche di circolarità.
Un altro campo in costante rinnovamento in ambito Luxury packaging è quello degli inchiostri, c’è grande interesse per gli inchiostri a base di molecole bio-rinnovabili, come gli inchiostri formulati con olio di soia, resine, cere e solventi derivati da materiale organico o pigmenti ricavati dalle alghe per sostituire i neri a base carbonio. In generale il settore si sta orientando verso inchiostri formulati in modo da avere un impatto
ambientale più basso possibile sia in fase di produzione che di rilascio nell’ambiente, nel caso delle alghe addirittura negativo grazie alla loro capacità di assorbire CO2 durante la fase di coltivazione.
Approcci innovativi di eco-design
L’evoluzione verso un lusso sostenibile si estende oltre la scelta dei materiali per rivoluzionare l’intero design del packaging, influenzando il modo in cui i prodotti vengono offerti dal brand e vissuti dal consumatore finale, mentre una produzione più efficiente e flessibile diventa realtà grazie alla stampa digitale e ibrida.
Il packaging di lusso non è più solo un mezzo per creare un impatto visivo e sensoriale: forma e funzione ecologica si sposano incorporando concetti innovativi, come elementi riutilizzabili, strutture modulari o packaging stampato con fustellature particolari che consentono di riconfi-
Packaging connesso, alleato degli obiettivi ESG
SharpEnd, in collaborazione con Fedrigoni, ha presentato a fine aprile 2024 il suo nuovo Rapporto sulle Connected Experiences, una ricerca condotta tra i top manager di oltre 1.000 marchi globali nei settori beverage, wellness&beauty e beni di largo consumo, in USA e UK, per analizzare perché e come i brand stiano coinvolgendo i propri consumatori attraverso esperienze connesse. Il 96% dei brand analizzati ritiene che il packaging connesso sia una componente importante nella strategia di marketing e il 92% afferma che i first party data, ossia i dati raccolti direttamente dal marchio attraverso queste tecnologie, siano un pilastro strategico chiave. L’85% è disposto a pagare di più per integrare la Near Field Communication (NFC) nei propri prodotti e sempre l’85% aumenterà gli investimenti in prodotti connessi nei prossimi 12 mesi. Il 93% utilizzerà nei prossimi due anni soluzioni di packaging connesso a supporto dei propri programmi di sostenibilità e c’è una forte convinzione (85%) che il packaging connesso possa aiutare a raggiungere gli obiettivi ESG. Bevande alcoliche (84%), prodotti di largo consumo (67%) e healthcare (58%) sono i settori con la maggiore propensione a sperimentare nuovi imballaggi connessi, principalmente nel Regno Unito. In media, il 70% degli intervistati dichiara di utilizzare la tecnologia NFC per i propri prodotti o per il marketing. Il settore che ha in programma più investimenti a un anno (88%) ed è più disposto a pagare per soluzioni NFC (90%) è quello delle bevande alcoliche, mentre l’healthcare & wellness è in testa per quanto riguarda l’impiego di QR e NFC per offrire al consumatore informazioni sul prodotto (60%).
Sulla sostenibilità invece sono i beni di consumo ad avere gli indicatori più forti: l’89% degli intervistati crede che il packaging connesso aiuterebbe a raggiungere i target ESG e il 94% che le esperienze connesse sarebbero un ottimo veicolo per fornire informazioni più complete rispetto alle proprie iniziative sostenibili.
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gurarlo per nuovi usi, persino packaging in materiale biodegradabile contenente semi che possono essere coltivati per produrre fiori e piante, possibilità molto interessante per i prodotti a base di estratti vegetali e floreali, non solo nel settore Beauty. Queste innovazioni aggiungono un livello di funzionalità che va oltre il primo utilizzo, dimostrano la dedizione del brand alla riduzione degli sprechi, ingaggiano col consumatore un rapporto che va al di là della natura stessa del prodotto e, allo stesso tempo, promuovono nuovi livelli di business e nuove partnership in fase di progettazione e produzione dell’imballaggio. Mentre il concetto di Green Luxury diventa sempre più popolare, in un settore tradizionalmente piuttosto consolidato e difficile da scuotere si aprono nuove opportunità di creatività, nuovi orizzonti di sperimentazione e nuove possibilità di mercato lungo tutta la filiera del packaging.
Estèe Lauder, Tiffany & Co. e Bruichladdich, per esempio
Nell’alto di gamma sono molti i brand che stanno conducendo un percorso di transizione ecologica nell’ambito del packaging e che già
possono fare scuola. Estée Lauder si conferma in prima linea nella transizione dalla plastica derivata da combustibili fossili a bioplastiche e alternative provenienti da pratiche di circolarità, implementa sia l’uso di plastica da fonti rinnovabili che, attraverso una partnership con Eastman che risale al 2021, l’uso di tecnologie di riciclo molecolare. L’obiettivo per il 2025 è fare in modo che il 75% del packaging in plastica prodotto dal marchio sia ricaricabile, riutilizzabile, riciclabile o, in ultima analisi, recuperabile.
Quando si parla di Tiffany & Co., si parla di un marchio e di un packaging che sono tutt’uno nell’immaginario collettivo. La famosa, intramontabile Blue Box ha attraversato i decenni e affronta ora la prova della sostenibilità senza tirarsi indietro. L’azienda si è impegnata a utilizzare materiale sostenibile al 100% per la realizzazione delle Blue Box, delle shopper, del materiale di supporto al marketing e dei cataloghi. Dal 2022 Tiffany produce il suo packaging con oltre il 65% di materiali riciclati e gli obiettivi per la sostenibilità prevedono l’eliminazione totale della plastica monouso entro il 2025. Con un’iniziativa che punta
anche all’awareness e al coinvolgimento del suo pubblico, a partire dal 2023 il marchio offre la possibilità di scegliere packaging ridotti e smart al momento dell’acquisto.
Nel mondo degli spirits, il distillatore di Islay Bruichladdich ha introdotto un nuovo packaging per il suo single malt più pregiato, The Classic Laddie, puntando tutto sulla sostenibilità. La bottiglia contiene il 60% di vetro riciclato ed è più leggera del 32% rispetto alla versione precedente. Il caratteristico colore acqua marina del coating è ottenuto con un inchiostro organico, mentre la chiusura e il tappo sono realizzati in polipropilene biobased. Ma una delle novità più sorprendenti non è qualcosa di nuovo, ma qualcosa che manca: il nuovo Classic Laddie viene venduto senza latta. Rinunciando completamente all’imballaggio secondario il produttore scozzese ha ridotto le emissioni di CO2 del suo prodotto del 65%. Una scelta audace, visto che latte e tubi sono tradizionalmente associate all’alta qualità nel mondo degli spirits, ma i consumatori apprezzano le scelte forti in ambito di sostenibilità, e spesso premiano i coraggiosi.
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Packaging Esteèe Lauder, ph. Depositphotos
La famosa Blue Box di Tiffany & Co. ph. Depositphotos
La nuova bottiglia di The Classic Laddie di Islay Bruichladdich
NAVA PRESS REALIZZA GLI ICONICI INVITI ALLA SFILATA FW24 DI DSQUARED2
Dsquared2, il brand fondato dai gemelli italo-canadesi Dan & Dean Caten, sa sempre come sorprendere, non solo con le collezioni ma anche con le sfilate, dalla scelta delle ambientazioni – per non parlare delle celebrities che hanno calcato le passerelle nel corso del tempo, da Christina Aguilera a Rihanna – alla realizzazione degli inviti. Proprio per la stampa e il confezionamento degli inviti alla sfilata Autunno-Inverno 2024 il brand si è affidato a Nava Press, contando sull’altissimo livello di competenza tecnica per soddisfare anche le richieste più insolite e sperimentali.
Come è fatto l’invito Si tratta di un oggetto da collezione, veramente inedito nel suo genere. Il fulcro è una bottiglietta in vetro tra-
sparente da 30 ml, riempita con acqua distillata demineralizzata, con chiusura con tappo a pressione in plastica trasparente verniciato a spruzzo con un argento lucido cromata. Sulla bottiglia è applicata un’etichetta in carta adesiva bianca usomano, stampata in digitale a un colore (nero). La bottiglia è accompagnata da una card – l’invito vero e proprio, in formato 17,8x20,3, composta da due cartoncini laminati argento lucido da 200 g, stampati in digitale con plotter Impala a un colore (bianco) e accoppiati tra loro, rifilati e inseriti nella busta che contiene anche la bottiglietta. La busta trasparente in PVC, senza stampa, in formato 20x30 cm, una volta riempita è stata chiusa sottovuoto, inserendo anche un elemento di cartone grigio da 2 mm nella parte superiore.
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Vinitaly Design cominciaAward: una nuova era
Per 27 edizioni l’abbiamo conosciuta come Vinitaly Design International Packaging Competition e abbiamo assistito alle sue premiazioni all’interno del quartiere fieristico di Verona durante l’opening day della famosissima fiera del vino. Ora, a partire dall’edizione del 2024, il suo nome è Vinitaly Design Award, più semplice e incisivo, che mette l’accento sul riconoscimento ufficiale e prestigioso del lavoro di design, quell’“award”, appunto, che arriva a gratificare un lungo processo fatto di pensiero creativo, capacità progettuale, esecuzione tecnica, efficacia comunicativa in linea con i desideri del cliente e, non da ultimo, ricezione da parte di una giuria altamente specializzata. Ma la novità non sta solo nel nome: con la nuova direzione artistica di Mario Di Paolo, fondatore di Spazio Di Paolo e tra i designer più noti, apprezzati e premiati a livello internazionale nel panorama del Wine & Spirits, il concorso ha cambiato passo, avviandosi – come è legittimo che sia per un evento nato sotto l’egida del Vinitaly – verso un
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di MICHELA PIBIRI
Best in Show 2024:
Votiva Urciuolo
riconoscimento pari a quello dei pre mi di design più conosciuti, accredi tati e ambiti al mondo.
«Siamo partiti dalla volontà di riportare al centro il designer, pre miando il valore autoriale del packa ging design» ha detto Di Paolo. «Il Vinitaly Design Award è il primo concorso al mondo interamente de dicato al sistema-bottiglia. In Italia siamo bravissimi a fare i prodotti, e tra i più bravi a fare design, come abbiamo ampiamente dimostrato a livello internazionale. La mia espe rienza in questo ambito è al servizio di questo comparto del design italia no, con l’obiettivo di farlo crescere e fare networking». Le novità di questo nuovo corso sono tante, a partire dal la giuria, passando per i trofei – non più un semplice certificato, ma un vero e proprio oggetto di design re alizzato in quattro differenti colori: Black, il più prestigioso, e in ordine Gold, Silver e Bronze, da ritirare sul palco ed esporre con orgoglio – alla premiazione, una Cerimonia di Gala con aperitivo, cena e dj set che si è te
nuta, quest’anno, al Teatro Ristori di Verona sabato 13 aprile. Un evento di altissimo livello che ha riunito la comunità del design di Vino, Liquori, Birra e Olio EVO e molti attori della filiera, non da ultima una nutrita fila di partner, altra novità di questo nuo-
Uno dei primi passi per riformare il premio è stata la composizione della giuria. Un comitato Tecnico Scientifico, composto da Mario Di Paolo, Chiara Tomasi (packaging expert e graphic designer), Luca Fois (fondatore di Zona Tortona e docente del Politecnico di Milano), Jana Kokrhanek (CEO di Luxoro) e Paolo Brogioni (direttore di Assoenologi) ha presieduto una giuria di 20 professionisti e professioniste nell’ambito dell’arte e del design, tra agenzie – che hanno potuto partecipare al concorso ma con la penalità di non poter votare i propri progetti – ed esperti di settore, garantendo così una pluralità di competenze e sensibilità diverse nella valutazione dei progetti candi-
dati. Nel 2025 il numero di giurati è destinato ad aumentare per garantire ancora maggior equilibrio.
I premi e le categorie 15 le categorie di concorso, quattro in più rispetto a quelle dell’edizione precedente, sintomo della necessità di offrire riconoscimento a un mercato sempre più diversificato e composto anche da produzioni emergenti. Al contempo sono stati snelliti i processi di ingresso: «Abbiamo abbandonato – dice sempre Mario Di Paolo – le indicazioni legate alle denominazioni, che di fatto nelle scorse edizioni del premio escludevano un grande patrimonio di progetti di design straordinari realizzati per i vini da tavola. Con l’introduzione di nuove categorie, come per esempio quella della Private Label, stiamo cercando di capitalizzare lo sforzo delle cantine di penetrare nel mercato. L’obiettivo è quello di far partecipare tutti i progetti di massima qualità che abbiamo nel panorama italiano».
Nell’ambito dei vini, le categorie comprendono White, Red, Rosé,
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Black Rosé Wines: Teanum. Design: Dispenser Studio
Best Innovation: Amarone dei Mosaici
Benedetti La Villa. Design: Advision
Best Excellence in Embellishment by Luxoro: Euda – Borgo Conventi. Design: Tonutti Tecniche Grafiche
Sparkling, Fine Wines, Aromatized Wine – Based Cocktail, Liqueur Wines; gli Spirits si distinguono in Clear e Dark; una categoria è dedicata all’Olio Extra Vergine di Oliva e una alla Birra. Emergono infine le categorie trasversali di Series, Limited Edition, Private Label e Secondary Pack. Oltre alle categorie di concorso, è stato assegnato un Premio alla Carriera a Giacomo Bersanetti, fondatore di SGA scomparso nel 2020, sei “Best” (Best GDO Label, Best Use of Color, Best Coordinated Image, Best Closures, Best Innovation, Best Use of Glass by Estal, Best Excellence in Embellishment by Luxoro Kurz, Best use of Paper by Fedrigoni) e, in chiusura di serata, il Best in Show e il Best Agency of the Year 2024.
I partner
Un ruolo fondamentale nella buona riuscita di questa edizione l’hanno avuto i partner, tutti provenienti dalla filiera del printing e packaging delle categorie in concorso: Fedrigoni, Estal, Luxoro (che
hanno conferito i relativi “Best”), Amorim Cork Italia, Pozzoli, Sanfaustino Label, Crealis, Atiu, F.lli Magro, ReLegno e Project Accessori. «La mission di Fedrigoni è “Elevating Creativity”, elevare la creatività, soprattutto di designer e brand owner di tutto il mondo attraverso l’utilizzo delle nostre carte speciali e materiali autoadesivi» ha detto Federico Lanzi, Global marketing director di Fedrigoni Self-Adhesives. «Essere sponsor del Vinitaly Design Award con il premio “Best Use of Paper”, per noi significa stare nel cuore della creatività, dove le idee prendono forma e diventano tangibili, anche grazie ai nostri prodotti». Entusiasta anche Alessandro Carnevale, Brand ambassador di Luxoro: «Per noi è motivo di orgoglio partecipare a questo “restyling” del Vinitaly Design Award. Ci complimentiamo innanzitutto con Mario Di Paolo e l’organizzazione per il lavoro svolto, veramente di grande livello. Da sempre crediamo nel valore del design, non solo come motore creativo della filiera, ma proprio come
A sinistra, Best Use of Paper by Fedrigoni: Dolomis. Design Killer Idea
In alto, Best Use of Glass by Estal e Black Clear Spirits: 1861 Gin. Design Basile ADV
Per conoscere tutti i progetti premiati:
asset imprescindibile in un modello di business di successo. La dignità e il prestigio che questo premio ha ora acquisito – prosegue Carnevale – avvalorano questa nostra convinzione». «Per noi di Pozzoli – dice infine Barbara Pozzoli, Chief Commercial Officer dell’azienda di Inzago – partecipare in qualità di sponsor alla prima edizione del nuovo corso del Vinitaly Design Award è stato un onore e una grande opportunità di incontro e di scambio con le eccellenze del settore, l’occasione per promuovere la creatività e l’innovazione, temi da sempre molto cari a Pozzoli. Particolare significato ha avuto per noi la possibilità di premiare la Best Innovation, in quanto la nostra azienda ha fatto dell’innovazione e della creatività la propria caratteristica distintiva sin dalle sue origini, 56 anni fa, tanto che la nostra mission è da sempre quella di dare valore all’immagine e ai prodotti dei nostri clienti attraverso packaging innovativi ed entusiasmanti».
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31 Glamorous, authentic, intense, striking or tactile –our sustainable paperboards bring your brands to life. Discover more at www.kapag.com / www.oppboga.com Follow us on Seemefeel me touch me
Davines Confort Zone
Refillable si è aggiudicato il Premio speciale ambiente per la confezione in vetro riutilizzabile con sistema di ricarica facilmente estraibile e sostituibile. È un esempio del fermento nel mondo della cosmesi, impegnato nella ricerca di soluzioni di pratico utilizzo e a ridotto impatto ambientale.
Greta Magagnini ha vinto il Premio speciale Studenti per la tesi “Confezione analogica intelligente”, che offre una soluzione semplice per la somministrazione di farmaci a pazienti anziani: in ambito farmaceutico l’accessibilità è un requisito irrinunciabile.
peel è un’innovativa busta per surgelati dotata di apertura facilitata, che non richiede l’utilizzo di forbici: basta infatti esercitare una tensione simile a quella che applichiamo per aprire le buste delle patatine, secondo le indicazioni comunicate con un’infografica sul fronte della confezione. Per questa innovazione è stata premiata ITP Industria Termoplastica Pavese.
BEST PACKAGING 2024 IL MIGLIOR PACKAGING? È QUELLO ACCESSIBILE
L’accessibilità del prodotto confezionato è stato il tema portante del concorso Best Packaging 2024 promosso dall’Istituto Italiano Imballaggio. Presentati durante l’ultima edizione del Fuorisalone nello spazio Archivolto a Milano, nel Brera Design District, i progetti premiati hanno mostrato le diverse sfaccettature dell’accessibilità, dall’apertura facilitata alla chiarezza e trasparenza delle informazioni, ispirandosi al valore numero 4 della Carta Etica del Packaging – manifesto del buon packaging: “È l’imballaggio capace di proporsi in modo ‘facile’ a chi lo utilizza. Accessibile è il packaging quando sa offrirsi
all’utilizzo in modo semplice e intuitivo, e così tiene conto del diritto di ogni consumatore di poter avvicinare, comprendere e usare un prodotto”.
La Giuria ha deciso di assegnare il numero massimo di premi previsti dal regolamento per la categoria accessibilità, spaziando tra i diversi materiali e tipologie di mercato, con un occhio di riguardo ai mercati in espansione. Sei le soluzioni premiate, con l’aggiunta di tre premi speciali conferiti in base all’impegno per la prevenzione ambientale, con il patrocinio di Conai, per l’innovazione nel campo delle tecnologie di confezionamento, con il supporto
di Ipack-Ima2025 e infine per le tesi di laurea magistrale, con il patrocinio della Fondazione Carta Etica del Packaging. Le immagini riportano alcune tra le diverse innovazioni premiate.
Gli altri progetti premiati sono Puro Mono Film, stand up pouch monomateriale trasparente per prodotti di personal care realizzata da Di Mauro Officine Grafiche; le cassette riutilizzabili per prodotti ittici Spazio Zero di Gruppo Happy; la confezione Orzoro di Nestlé, pack ergonomico con coperchio facilmente estraibile grazie a due linguette di presa laterali e corredato di informa-
zioni base anche in braille; la Wavebag di Offomar, busta monomateriale in cartone microonda per e-commerce; il Premio speciale tecnologia è andato al progetto congiunto di Etipack – CB Packaging – Palladio per il Multipack Handle® Labelling Machine, soluzione tecnologica per l’applicazione di etichette con maniglia su multipack di salviette umidificate. Una menzione speciale è infine per la avanguardistica dei primi anni 2000 scritta da Diego Bevilacqua dal titolo “Produzione di coating a uso alimentare a base di pectina e proteina di soia”.
Freezy
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H2OBOX, realizzata da Gruppo Sada, è un contenitore primario in cartone per il trasporto di mozzarelle sfuse, con liquido di governo. Vuoto è facilmente impilabile e agevola la fase di trasporto grazie a una pratica maniglia.
HOW IT'S MADE LA RISOLUZIONE. TUTTA LA VERITÀ
Una piccola guida per interrompere la spirale di fraintendimenti, incomprensioni ed errori sulla risoluzione delle immagini destinate alla stampa. Finalmente.
di LORENZO CAPITANI
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Ma veramente siamo ancora qui a scrivere della risoluzione delle immagini destinate alla stampa quando ormai qualità di scatto, di acquisizione, velocità di rete e spazio di archiviazione non sono più un problema? Qualsiasi dispositivo oggi produce immagini di default molto grandi e di qualità. Eppure ci scappa sempre un’immagine troppo piccola (o troppo grande), presa chissà dove, magari scaricata da Internet, da qualche social, passata via WhatsApp, e finita in qualche pdf per la stampa. Ma perché la risoluzione delle immagini, che dovrebbe essere uno degli aspetti base del mondo della grafica e della stampa, continua a ingenerare fraintendimenti, incomprensioni ed errori?
La prima ragione di questa confusione va ricercata, prima che negli aspetti tecnici, in un’incertezza terminologica che non si riesce a eliminare e che crea ambiguità e propaga all’infinito pericolose semplificazioni. Prima tra tutte il concetto di alta e bassa risoluzione: alta o bassa rispetto a cosa? Se non vogliamo mettere l’unità di misura, almeno un termine di paragone. E non si dica che alta e bassa per antonomasia si riferiscono ai fatidici 300 e 72 DPI. Nulla di più sbagliato: anche se si continua a dire (e pensare così). Proviamo a fare chiarezza una volta per tutte.
Pixel per Inch
Partiamo dai DPI. Il mantra ricorrente è che le immagini per la stampa devono essere a 300 DPI, cioè 300 punti per pollice (Dots Per Inch) ovvero 300 punti di inchiostro (o di toner) per pollice. Ma noi forniamo file e i file non si misurano in punti di inchiostro. Come scrive Marco Olivotto nel suo ottimo libro
Capire il colore, è come dire “un secchio d’acqua con la capacità di 10 ampere: la capacità si misura in litri, centimetri cubi o in altre unità di misura adatte allo scopo, ma non utilizzando l’unità di misura della corrente elettrica. I DPI sono riferiti ai sistemi di stampa a getto d’inchiostro o laser, e non hanno nulla a che vedere con l’immagine di per sé. Sono una caratteristica della stampante: quindi, lasciamoli dove devono stare”. Più correttamente dovremmo parlare di PPI ovvero Pixel Per Pollice. Certo che i PPI diventano DPI quando si stampa in offset o in digitale, ma questo è frutto di una trasformazione a valle che non è di nostra competenza, le cui conseguenze però dipendono dalla risoluzione delle immagini che abbiamo fornito. A complicare le cose poi ci si mette una terza unità di misura, gli LPI o Lines Per Inch che misurano le linee di un retino tipografico: quante più linee ci sono in un pollice, tanto più fine sarà la riproduzione
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linee per pollice linee per cm 4 2 1
in stampa. Esistono diverse lineature in base alla tecnica di stampa: basti sapere che più alta è la lineatura più alta è la qualità di stampa. Ma anche in questo caso possiamo pure dimenticarci della lineatura ai fini della fornitura delle immagini.
Riassumendo, PPI, DPI e LPI, tutte e tre le unità di misura rappresentano la densità lineari per pollice, ovvero quanti “oggetti” troviamo in un pollice che equivale a 2,54 cm.
Unità di misura Abbreviazione diMisura
PPIPixels Per lnchil numero di pixel fisici per pollice in un monitor
DPIDots Per lnch i punti di inchiostro o di toner per pollice che una stampante è in grado di produrre
LPILines Per lnch il numero di linee per pollice di un retino tipografico
A noi interessano solo i PPI. Non a caso in Photoshop le dimensioni delle immagini sono misurate in pixel per pollice e non in dots.1,2
Risoluzione fisica
Se però guardiamo attentamente la tabella ci accorgiamo che tutte e tre le unità misurano oggetti fisici, che esistono nella realtà (pixel di un monitor, punti di inchiostro, linee per pollice), mentre i pixel di un’immagine digitale non sono un oggetto, ma una tabella di numeri priva di dimensioni fisiche. Eppure in entrambi i casi si misura in PPI e si parla di risoluzione. Quindi, le due situazioni andrebbero distinte chiamando risoluzione nominale la risoluzione di un’immagine digitale (quante righe e quante colonne ha la tabella del file dell’immagine) e risoluzione fisica la risoluzione della sua corrispondente fisica riprodotta da monitor o in stampa.3
Per capire la differenza Marco Olivotto propone un piccolo esperimento. Aprite un’immagine qualsiasi in Photoshop (es. Dimensioni 2127 x 2717 pixel con Larghezza 18 cm x Altezza 23 cm a 300 PPI) e andate al comando Immagine/Dimensione immagine; qui togliete la spunta a Ricampiona e digitate 1 nel
campo Risoluzione: i valori di Larghezza e Altezza cambiano (diventando 5400 x 6900 cm), ma le dimensioni in pixel restano invariate. A questo punto, salvarte l’immagine a 1 PPI come copia e chiudetela. Riaprendo entrambe le immagini, quella originale e la copia salvata a 1 PPI, notiamo che esse risultano identiche, nessuna differenza.4
Questo perché la risoluzione nominale (2127 x 2717 pixel) altro non è che un metadato, un’informazione a corredo dell’immagine alla stregua della data e dell’ora di scatto: ci dice solo qual è la dimensione dell’immagine digitale in pixel. Utile, ma non influisce sull’aspetto di ciò che vediamo. Perché allora specificare la risoluzione nominale? Perché un’immagine digitale deve essere rappresentata per essere visibile e per rappresentarla serve un mezzo, un monitor o un foglio di carta, che ha una sua risoluzione fisica espressa in PPI. L’immagine dell’esperimento su un monitor a 96 PPI misura 56,25 x 71,89 cm, ovvero 18 x 23 cm a 300 PPI.
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Risoluzione di output
Ma allora perché si usa la risoluzione nominale, e soprattutto quando entra in gioco, visto che altro non è che un fattore di conversione che non ha nulla a che vedere con la qualità dell’immagine? Ad esempio, in lnDesign, quando creiamo un documento specifichiamo le dimensioni fisiche (es. 21 x 29,7 cm), ma quando importiamo un’immagine le sue misure vengono prese dalla sua risoluzione nominale. lnDesign nel pannello Collegamenti chiama queste misure Dimensioni, come Photoshop, e la risoluzione nominale Originale (PPI). Se ridimensioniamo l’immagine, le Dimensioni e la risoluzione Originale restano invariate, mentre cambia quello che lnDesign chiama Risultante (PPI) e che rappresenta la risoluzione che quell’immagine avrà in uscita, ovvero la risoluzione di output, che è l’unico parametro che ci interessa per la stampa.5
Scrive ancora Olivotto che un dato quasi universalmente noto è che “le im-
magini per la stampa vanno preparate a 300 PPI di risoluzione nominale. Non è vero: l’affermazione giusta (almeno in parte) è semmai che le immagini dovrebbero avere 300 PPI di risoluzione di output quando vengono stampate”. E non è una differenza da poco. Vediamo ora perché.
Dimensione di stampa
Comunemente consideriamo un’immagine in alta risoluzione quando ha una risoluzione prossima ai 300 PPI e in bassa quando è a 72 PPI. Ma cosa succede se stampiamo la stessa immagine a 300 e a 72 PPI? Potrebbero essere identiche, quella a 300 PPI potrebbe apparire nitida e quella a 72 no, o viceversa. Dipende tutto dalla dimensione di stampa, ovvero dalla dimensione che l’immagine avrà quando verrà stampata: da questo dipende la risoluzione di output, non dalla risoluzione nominale.
Prendiamo un’immagine 706 x 334 pixel con Larghezza 25 cm x Altezza
12 cm a 72 PPI6: potrebbe essere una bassa risoluzione tanto quanto un’alta, tutto dipende, infatti, dalla dimensione che avrà in stampa. I 72 PPI da soli non dicono nulla. Se per esempio la porto a 300 PPI, la risoluzione nominale resterà identica, ma le dimensioni diventeranno 6 x 3 cm.7 Se la impagino al 100%, la stampa sarà nitida, ma se la impagino al 200% avrà misure 12 x 6 cm e la risoluzione di output si dimezzerà scendendo a 150 PPI e si vedranno difetti e artefatti.8,9
Riassumendo, va considerata solo la risoluzione di output in funzione delle dimensioni che un’immagine avrà quando verrà stampata. Ma se non ho Photoshop a portata di mano per fare le conversioni, come posso sapere quanto misurerà un’immagine a 72 PPI quando la porterò a 300 PPI? È sufficiente guardare la Larghezza e l’Altezza che l’immagine ha a 72 PPI e dividere per 3. Quelle sono all’incirca le dimensioni al 100% che avrà l’im-
magine stampata. Se la impagino più grande perderò progressivamente di qualità, se la riduco non avrò problemi. Se infatti avessi un’immagine 21 x 10 cm a 72 PPI destinata a essere stampata, potrò impaginarla ragionevolmente in formato 7 x 3 cm, senza perdere in qualità. Risulta evidente che i fatidici 72 PPI non sono una bassa risoluzione a priori. Già, ma se non sono io a impaginare, come faccio a sapere se la mia immagine andrà bene per la stampa?
La risposta sta nella regola dei 300 PPI che non è affatto campata per aria. Se pensiamo ai formati standard di uno stampato ideale in cui sia richiesta una qualità buona di stampa, normalmente sono prossimi all’A4 e la distanza dalla quale li si osserva è compresa tra 1,5 e 2 volte la diagonale del foglio. Ora, un A4 ha una diagonale di circa 36 cm e lo si osserva da una distanza dai 54 ai 72 cm: se lo avviciniamo ne vediamo solo una parte, se lo allontaniamo facciamo fatica a leggere.
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Quando la risoluzione di output non è sufficiente
Se proprio si è costretti a usare un’immagine con risoluzione di output insufficiente, non resta che usare la funzionalità di Photoshop Mantieni dettagli 2.0 che sfrutta un algoritmo progettato per rilevare e preservare dettagli e texture, senza introdurre un’eccessiva nitidezza dei bordi sporgenti o lisciare i dettagli a basso contrasto, e per migliorare la conservazione dei dettagli più difficili come testi e loghi senza amplificare il rumore o creare artefatti. Ovviamente non si ottengono miracoli, ma la qualità migliora sicuramente anche grazie al potere risolvente del nostro occhio. Utile è anche il comando Migliora/Super Resolution disponibile in Camera Raw dalla versione 13.2 che promette di raddoppiare la risoluzione di un’immagine. Anche qui nessuna magia, solo una gestione avanzata del metodo che stava alla base dell’Enhance Detail rilasciato nel 2019 migliorato grazie all’AI generativa e al machine learning che apprende dai dettagli circostanti per migliorare e incrementare la “risoluzione apparente”.
C’è anche un vecchio trucco da usare solo come estrema ratio conoscendo la lineatura con la quale verrà stampata la nostra immagine. Aprendo l’immagine in Photoshop e impostando in Dimensione Immagine l’opzione Adatta a/Risoluzione automatica… e inserendo il numero di linee del retino di stampa (es. 60 linee) si aumenteranno le dimensioni dell’immagine e la risoluzione, migliorando la qualità è guadagnando qualche PPI. (foto Risoluzione Automatica).
Distanza di visualizzazione
Esiste una formula empirica che ci consente di calcolare la risoluzione di output minima in PPI conoscendo la distanza di visualizzazione in centimetri:
PPI = 8,733 / distanza di visualizzazione (in cm)
Se calcoliamo la media tra le due distanze limite indicate (54 e 72 cm) per un formato A4, otteniamo circa 60 cm, che portato nella nostra formula ci dà:
8,733/60 = 146 PPI
300 PPI sono più del doppio, quindi abbiamo un margine molto ampio: in questo caso basterebbe una risoluzione di output ben inferiore ai 300 PPI per ottenere una buona stampa. Se però dimezziamo l’A4, un foglio A5 ha diagonale 25,8 cm e lo si osserva da una distanza di circa 40 cm (1,5 x 25,8 = 38,7 cm), applicando la formula precedente otteniamo 8,733 / 40 = 349,5 PPI: con 300 PPI siamo sotto questo limite. Sembra un paradosso, ma una stampa richiede una risoluzione di output tanto maggiore quanto più è piccola. Se osserviamo invece un manifesto 3 x 6 m
che ragionevolmente verrà visto da 10 m di distanza, la formula dà una risoluzione di output di 8,733/1000 = 9 PPI, arrotondando con 20 PPI saremo a posto con la stampa. Non a caso il retino di stampa di un manifesto si vede a occhio nudo quando ci si avvicina, quello di un magazine, invece, richiede un lentino. Concludendo, è impossibile stabilire una risoluzione di output ottimale senza conoscere anche da quale distanza osserveremo la stampa. Si usano i 300 PPI anche perché è una misura funzionale a ottenere una risoluzione di output sufficiente per una stampa di alta qualità (con tutti i distinguo fatti sopra), senza produrre file troppo grandi che potrebbero rallentare i processi di stampa o occupare troppo spazio di archiviazione.
Quindi, la prossima volta guardiamo la risoluzione fisica di un’immagine e da essa ricaviamo la sua risoluzione di output in funzione della sua dimensione di stampa e del tipo di stampato. E, per favore, basta parlare di DPI.
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Guardare i cantieri
Non solo un passatempo da umarèll: le coperture dei cantieri sono vaste superfici stampabili in grado di trasmettere informazioni, aggiornamenti e persino bellezza, aiutando gli abitanti delle città a superare il disagio dei lavori in corso.
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di ROBERTA RAGONA
Opera di Vincenzo D'Alba.
Sulla recinzione, installazione di poster di Gian Luca Bianco. Foto di Maurizio Montagna. Fondazione Dioguardi
“Luce dei miei occhi” di Vincenzo D’Alba. Foto di Orlando Lacarbonara. Fondazione Dioguardi
Il cantiere come opera d’arte L’idea del cantiere d’artista viene da lontano. Nel caso del format “Cantiere Evento” della Fondazione Dioguardi, il primo esempio è del 1993, come ci spiega Francesco Maggiore, attuale presidente della Fondazione: «L’idea nasce da un’esigenza avvertita dal professor Dioguardi, che aveva vinto una gara per realizzare un parcheggio interrato in Place des Célestins, nel cuore di Lione. Gianfranco Dioguardi si pose il problema di alleviare il disagio di un cantiere in uno spazio urbano vissuto come il centro storico e quali azioni mettere in campo per far accettare il cantiere alla comunità. Nasce così il concetto di cantiere evento, una serie di iniziative a favore dei cittadini a carattere culturale, didattico e artistico. Nel 2016-2017 il primo cantiere evento viene realizzato in Italia in occasione del restauro del Teatro Lirico di Milano. Sono interventi che diventano particolarmente rilevanti soprattutto in casi in cui i cantieri hanno una vita molto lunga: in questo modo oltre ad attutire l’impatto del lavoro sul contesto urbano, si rende il bene alla cittadinanza già durante i lavori. Nell’arco di cinque anni abbiamo fatto entrare nel cantiere oltre 3000 persone, dai bambini più piccoli agli anziani, sempre in sicurezza». Il cantiere quindi come “opera parlante”: «Nel caso del restauro del Teatro Lirico il cantiere è stato rivestito con stampe su PVC traforato di grandissimo formato disegnate da Antonio Marras. La copertura è stata stampata, poi portata in un laboratorio teatrale dove Marras ha aggiunto degli interventi pittorici. Il terzo passaggio è stata l’applicazione di inserti tridimensionali di tessuti ignifughi da cantieristica, leggerissimi e pensati per evitare l’effetto vela. I limiti tecnologici, di sicurezza e normativi devono essere una spinta creativa: i materiali sono quelli di qualunque cantiere, ma immaginati in un modo diverso diventano una risorsa». Un senso importante del progetto è informare i cittadini: «Per tutti i nostri cantieri realizziamo delle brochure, comunichiamo attraverso i social e attraverso il cantiere stesso: le superfici di copertura sono la “pelle” del cantiere verso il mondo. Per il cantiere di Milano abbiamo coinvolto gli studenti della
2021 del vocabolario Zanichelli definisce così l’umarèll: “[vc. bolognese ‘omarello, ometto’ * 2007] s. m. (pl. inv. o pseudoingl. umarells)(bolognese) pensionato che si aggira, per lo più con le mani dietro alla schiena, presso i cantieri di lavoro, controllando, facendo domande, dando suggerimenti o criticando le attività che vi si svolgono”. Una parola così azzeccata che sembra esistere da sempre, invece è stata inventata meno di vent’anni fa dallo scrittore Danilo Masotti. Guardare i lavori, però, non è più un’attività ricreativa per umarèlls: negli ultimi anni i grandi cantieri sono cambiati, insieme a un’idea di città come spazio comune. Oltre alla sicurezza e al rispetto delle normative, è diventato importante –in particolare per i grandi lavori di rilevanza pubblica –che il cantiere sia in grado di parlare di sé e della propria funzione nello spazio urbano. Svolgere una funzione di comunicazione, di divulgazione, e persino di sperimentazione artistica.
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Installazione di Antonio Marras, foto di Lorenzo Bacci. Fondazione Dioguardi
Installazione di Serena Confalonieri a Fasano. Fondazione Dioguardi
Il cantiere della M4 di Milano, con le infografiche di The Most e Anna Resmini
attività commerciali, i residenti e chi le abita ogni giorno per lavoro o studio». «Ci siamo occupati –prosegue Reali –anche di sviluppare tutta la parte infografica, sviluppando la prima mappa della metro 4. Abbiamo ripreso una serie di convenzioni del canone di comunicazione delle metropolitane di Milano, come le linee a 45 gradi classiche delle mappe dei trasporti, perché fosse sovrapponibile alla mappa cittadina. Al font utilizzato all’interno delle stazioni di Milano abbiamo affiancato un font monospaziato che desse l’idea del work in progress, del lavoro in corso d’opera. Al blu di M4 abbiamo abbinato una serie di colori accesi, che lavorassero bene a contrasto e con pochi dettagli, un tipo di illustrazione che potesse essere fruita facilmente anche in velocità». Sottolinea Anna Resmini: «Quando si convive con un cantiere si ha a che fare con un doppio disagio, da una parte il rumore, lo sconvolgimento dello spazio, e dall’altra il fatto di non sapere cosa sta succedendo. Perciò abbiamo lavorato proprio sul cambio di prospettiva: il cantiere è un disagio, ma è anche un’occasione in cui la città muta per dare più servizi, per crescere. Il concept visivo da cui siamo partiti è un’analogia: il reticolo di una città dall’alto assomiglia alle venature di una foglia, cioè un organismo vivente e in evoluzione. In quest’ottica il cantiere è una cellula, generatrice di cambiamento e di crescita. Da questa analogia si è sviluppata tutta l’idea creativa e la progettazione della comunicazione. Ad esempio lungo tutte le cesate del cantiere abbiamo pensato a un pattern che riprendesse questa idea delle trame vegetali, che però sono anche trame della mobilità cittadina, i modi in cui le persone si spostano. Le illustrazioni sono posate a coppie, se in una c’è un tram che si muove su una rotaia nel modulo successivo ci rendiamo conto che quella rotaia corre sul reticolo di una foglia. Abbiamo sviluppato anche visual con esempi di movimento che vanno al di fuori della città, come fossero degli organismi in rapporto col proprio ambiente». Anche nel caso dei cantieri della M4, le consuetudini del lavoro di cantiere forniscono una struttura su cui costruire la creatività: «In fase esecutiva abbiamo adottato un approccio modulare, lavorando su blocchi stabiliti in base alle dimen -
NABA in un laboratorio fotografico e poi abbiamo esposto su grande formato, quindi stampate su PVC le loro fotografie, mentre per il cantiere evento del castello di Ginosa abbiamo portato le foto di Maurizio Montagna in tutta la città esponendole come 6x3 nelle bacheche comunali. Il cantiere si espande nella città non coi suoi disagi, ma col racconto della centralità del bene e dell’importanza di prendersene cura».
Da disagio a evoluzione: ribaltare la prospettiva E proprio l’aspetto della comunicazione coi cittadini è stato uno degli assi portanti del progetto del concept di Mattia Reali (MOST) e Anna Resmini per il cantiere della “blu”, la linea M4 della metropolitana di Milano: «Per i lavori della M4 abbiamo progettato il concept e curato le declinazioni su un piccolo numero di cantieri pilota, poi la declinazione su tutta la restante estensione dei lavori è stata oggetto di un bando successivo. La richiesta era più ampia della semplice copertura cantieristica: si trattava di ragione sull’impatto a lungo termine su zone cruciali di Milano che attraversavano tutto il centro della città, sulle
Coperture realizzate da Masserdotti per Nike, Prada e per il restauro della Ghirlandina a Modena, opera di Mimmo Paladino
rantire la migliore resa sia funzionale che estetica, ad esempio per valutare dove sia possibile o meno effettuare delle saldature in orizzontale tra le coperture in PVC, che consentono di risparmiare materiale, ma d’altra parte hanno una resistenza molto inferiore alle raffiche di vento, esponendo quindi la copertura al rischio di strapparsi. Ma la sicurezza ha anche un aspetto di natura estetica: un cantiere può prolungarsi per mesi e talvolta anni, per cui la resistenza sul lungo periodo dei materiali stampati diventa fondamentale. Soprattutto nei casi come quelli dei cantieri d’artista –come il restauro della Torre della Ghirlandina con le opere di Mimmo Paladino riprodotte sulle coperture realizzate da Masserdotti o i Giardini del Quirinale con coperture di Digitalmedia –in cui la copertura ha anche una valenza visiva, è fondamentale che i supporti garantiscano una durata sul lungo periodo, altrimenti il valore estetico dell’intervento andrebbe perso. Nel caso della stampa UV gli inchiostri sono garantiti per due anni e la loro tenuta va di pari passo con l’aspetto dell’ingiallimento del telo dopo una prolungata esposizione alle intemperie, e
Le sfide tecniche della stampa e messa in opera Abbiamo chiesto ad Alberto Masserdotti, amministratore delegato di Gruppo Masserdotti, e a Ninni Bonica, fondatore di Digitalmedia come questi aspetti di progettazione si integrino nel lavoro di chi occupa della stampa e messa in opera di materiali per il grandissimo formato. Il primo problema di fronte a questo tipo di progetti è di inquadramento: sul piano normativo il quadro è molto frammentato, con differenze a livello locale, comunale e nazionale. A fronte di un regolamento che è stato recepito da tutti gli enti, le declinazioni locali possono essere molto diversi, soprattutto in caso di immobili su cui insiste un vincolo della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio. Anche la frequenza con cui un ufficio comunale si trova di fronte a questo tipo di iniziative influisce sulla semplicità di realizzazione: se a Milano, ad esempio, ci sono iter abbastanza consolidati per progetti che tengano insieme l’aspetto funzionale del cantiere, l’aspetto comunicativo e di branding e pubblicità e l’aspetto artistico, per i comuni più piccoli in cui questo tipo di operazioni ibride è meno frequente diventa tutto più complesso. Il secondo tema è quello della sicurezza dei materiali di stampa utilizzati: la leggerezza per non gravare sulla statica delle impalcature, il trattamento ignifugo e l’effetto antivento. In fase di installazione vengono fatte delle verifiche da parte di ingegneri specializzati per certificare i dati di progetto. È necessario evitare l’effetto vela, e in questo è fondamentale l’esperienza diretta degli stampatori sul cantiere per valutare l’esposizione agli elementi, le modalità di installazione per ga -
sioni dei moduli della copertura, così che elementi di grafica e illustrazione si potessero giustapporre liberamente e nel caso dei moduli più didattici e informativi non ci fosse interruzione delle informazioni tra una cesata e l’altra. In questo modo l’allestimento poteva essere modulato sulle esigenze del singolo cantiere, orientando le parti più testuali e di informazione sulle aree a maggior traffico pedonale, e le parti di illustrazione –maggiormente fruibili anche a distanza –sulle aree di traffico automobilistico».
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attraverso il graphic design, dedicata al concept grafico all’origine della decorazione dei cantieri della M4», dicono Mattia Reali e Anna Resmini. Insomma, a guardare i cantieri non ci troviamo più solo gli umarèll, ma pure gli appassionati di graphic design, urbanistica e comunicazione stampata. Grazie a Francesco Maggiore , Fondazione Dioguardi Mattia Reali , MOST Anna Resmini , illustratrice Alberto Masserdotti Gruppo Masserdotti Ninni Bonica Digitalmedia
Nel caso di un cantiere d’artista, la fine dei lavori non è però necessariamente l’ultimo passaggio: «Il cantiere è per una natura uno spazio in trasformazione, per cui il lavoro di documentazione diventa fondamentale. Per alcuni materiali –come le coperture d’artista e le installazioni –siamo creando un archivio fisico delle opere realizzate durante i diversi cantieri evento, testimonianza di quello che resta di un evento effimero», dice Francesco Maggiore. Esperienze effimere che possono però mettere in moto meccanismi virtuosi di ripensamento degli spazi pubblici, come nel caso della mostra in Danimarca che nel 2019 ha raccontato il lavoro sul cantiere della M4: «In occasione dell’Italian Design Day 2019, in concomitanza con l’apertura del Citirynghen, la nuova linea circolare di metropolitana della capitale, siamo stati invitati dall’Ambasciata Italiana a Copenaghen a partecipare al programma di eventi con M4M Milano for Mobility –A project of graphics, illustration and design for the city, una mostra e una conferenza sull’integrazione dei cantieri nel paesaggio urbano
all’elasticità dello stesso. I teli sono infatti esposti a escursioni termiche significative e a stress da calore: il PVC è un materiale plastico, per cui va calcolato anche il modo in cui reagirà in situ.
C’è vita dopo il cantiere?
L’ultimo aspetto riguarda il fine vita dei materiali: nel caso del microforato, i microfori per la loro conformazione tendono a raccogliere più facilmente le particelle con un effetto di ingiallimento del telo, essendo a contatto perenne con la polvere generata dal cantiere. Questo è un aspetto di cui tenere conto quando si parla di sostenibilità: per alcuni materiali il riutilizzo è più semplice che per altri. Ad esempio, i teli di PVC pieno possono essere riutilizzati commercialmente in maniera agevole, come fa il marchio Freitag, oppure per proteggere fienili e tettoie, come coperture per piscine o come base per l’interramento. Naturalmente questi riutilizzi vengono valutati caso per caso nel rispetto delle norme di legge in base agli agenti con cui sono stati in contatto durante i lavori.
Coperture per restauri realizzate da Digitalmedia
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DREAM MAKE IT IT 35TH INTERNATIONAL TRADE FAIR ON VISUAL COMMUNICATION
All that wrap
L’innovazione tecnologica consente oggi di rivestire e personalizzare i veicoli per ragioni di carattere estetico, protettivo o promozionale. Il mercato del wrapping è in forte espansione, ma servono altissime competenze tecniche e una grande conoscenza dei materiali.
STAMPA SPECIALISTICA
Hexis Italia
Sebbene la decorazione di veicoli esista
dall’inizio del Novecento, fino a pochi decenni fa le tecnologie esistenti non erano in grado di rivestire completamente un mezzo di trasporto. Un intenso lavoro di ricerca volto a migliorare l’elasticità, l’adesione, la resistenza e la stampabilità degli adesivi, oltre che la gestione di inconvenienti come la formazione di bolle d’aria, ha reso possibile lo sviluppo di materiali vinilici sempre più performanti. Quando poi le prime stampanti a solvente per il grande formato furono messe in commercio nei primi Duemila, la grafica stampata per le auto cominciò ad acquisire sempre maggiore popolarità. Oggi il wrapping è un segmento fortemente in crescita. Nel 2021 il valore di mercato ha superato i 4,7 miliardi di dollari e si prevede un’ulteriore crescita (+22%) entro il 2030. Ma quali sono le caratteristiche che rendono un wrapping funzionale? E quali competenze tecniche sono richieste per approcciarsi a questo tipo di applicazione? Lo abbiamo chiesto ad alcuni professionisti del settore: Nicolas Teverini (Seventhird), Alessandro Barbieri (SIR Visual), Sara Brisinello (Hexis Italia) e Pasquale Esposito (Evosound).
Perché il car wrapping conviene?
Il car wrapping prevede l’applicazione totale o parziale di pellicole adesive sulla superficie esterna di un veicolo. La base dei film autoadesivi è il cloruro polivinilico, ovvero il PVC, a cui vengono aggiunte sostanze plastificanti per renderlo flessibile, pigmenti per ottenere le tonalità cromatiche desiderate, additivi per aumentare la resistenza, stabilizzare la temperatura o migliorare la stampabilità. Le grafiche possono spaziare dai semplici loghi a scritte articolate e grafiche creative.
Rispetto ad altre tecniche di personalizzazione, questa tipologia di rivestimento offre numerosi vantaggi. In primo luogo, consente di cambiare temporaneamente l’aspetto del veicolo senza dover verniciare o applicare adesivi permanenti che danneggerebbero la carrozzeria. Oltre alla funzionalità estetica, le pellicole offrono inoltre una protezione aggiuntiva da graffi, agenti atmosferici o chimici.
Le tecniche di stampa
Le tecniche di stampa per il wrapping sono in continua evoluzione e variano a seconda del progetto. Le più comuni includono l’intaglio del vinile per creare prespaziati o parti di wrap da posizionare sul veicolo e la stampa digitale su pellicola cast, come Latex per maggiore flessibilità o UV per colori più vividi, utilizzata nei wrap completi o decalcomanie. Queste tecniche costituiscono la base del wrapping. Inoltre, possono essere impiegate tecniche per effetti speciali, come l’uso di resina per dare tridimensionalità, nobilitazioni cromate, stampe su pellicole colorate per creare sfumature o pattern, stampa o incisione su ppf o pellicole olografiche, stampe su pellicole fotoluminescenti o sensibili alla luce con bianco spot per illuminare solo alcune parti del wrap e molte altre. Recenti sperimentazioni nel mondo del tuning includono persino la retroilluminazione tramite l’applicazione di LED sotto la pellicola.
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STAMPA SPECIALISTICA di CATERINA PUCCI Hexis Italia
Professione wrap designer
Non tutti i graphic designer sono in grado di realizzare un progetto di car wrapping di alto livello, poiché questo richiede specifiche competenze. Oltre a una conoscenza dettagliata dei vari tipi di pellicole viniliche e delle loro proprietà, per ottenere risultati di qualità e duraturi è fondamentale conoscere i processi di preparazione della superficie del veicolo, gli strumenti utilizzati per l’applicazione e le tecniche di finitura. Ma non finisce qui. «A differenza di un graphic designer, il wrap designer deve avere una conoscenza pratica dei veicoli e delle loro superfici tridimensionali e deve essere in grado di valutare le sfide specifiche legate alla progettazione per veicoli, come curve, angoli e superfici irregolari per adattare i progetti di conseguenza» spiega Nicolas Teverini, founder e designer di Seventhird, agenzia di design specializzata in customizzazioni automobilistiche. «Inoltre, un wrap designer dovrebbe essere in grado di creare design che siano non solo esteticamente accattivanti, ma anche funzionali all’ambiente di utilizzo, tenendo conto di fattori come la visibilità, la leggibilità e la durabilità del wrap nel tempo». Alcuni wrap richiedono solo l’intaglio del vinile, altri combinano intaglio e stampa, altri ancora, completamente stampati, richiedono un lavoro grafico dettagliato. Il processo di progettazione avviene in genere in collaborazione con il wrapper, perché ciascuno ha le proprie modalità
di lavoro e include anche dettagli come i margini per il taglio o la suddivisione in sezioni per massimizzare l’utilizzo del materiale.
A ciascuna auto il suo stile
La progettazione di un wrap destinato a un’auto da corsa segue logiche differenti rispetto a quella per un’auto da rally o una show car. Le esigenze possono variare anche all’interno dello stesso tipo di progetto, spesso influenzate dal budget disponibile. Per un’auto da rally si potrebbe optare per una livrea economica e facilmente ripristinabile, considerando l’alta esposizione a danni durante le gare e la presenza di numerosi sponsor. Per le auto da pista di solito si osa di più, specialmente se si tratta di veicoli di lusso, utilizzando materiali più pregiati o tecniche più complesse, sempre tenendo conto delle eventuali collisioni in pista. Per i veicoli aziendali si pone l’accento sulla brand identity, considerando anche la possibilità di adattare la livrea a diverse tipologie di veicoli. Lo stesso vale per le scuderie con un parco auto vario, che richiedono di creare una livrea uniforme, questo si può notare anche nel mondo del gaming. Per le showcar, le lavorazioni generalmente sono più raffinate e complesse per garantire una perfetta esposizione e ammirazione in ogni dettaglio, talvolta anche sui cerchioni. «Esiste un’infinità di varianti che dipendono dal budget e dalla tipologia di veicolo. Ad esempio,
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wrappare un’auto bianca richiederà più lavoro rispetto a una nera, poiché il bianco si nota con qualsiasi colore in sovrapposizione e quindi l’auto andrà smontata completamente per arrivare a fondo con la pellicola, mentre il nero può essere trattato con maggiore flessibilità senza uno smontaggio completo in quanto crea un’ombra naturale» aggiunge Teverini. In definitiva, ogni progetto è unico e viene valutato singolarmente considerando una serie di fattori, tra cui la personalizzazione delle battute interno porta o dettagli sugli interni (a volte viene richiesto anche solo quello).
Quanto agli stili di decorazione, nell’esperienza di Seventhird molto dipende dalla cultura automobilistica o dalla nicchia del cliente. Ad esempio, nel mondo del tuning, esistono categorie come il “German Style”, pulito e raffinato, mantenendo le linee dell’auto inalterate e utilizzando colori più eleganti. Al contrario, lo “Spanish Style” tende a esagerare sia a livello cromatico che nel design. Le influenze JDM (sta per Japanese Domestic Market, acronimo utilizzato per indicare le auto sportive del Sol Levante) prendono spunto dalle “Itasha” giapponesi (gigantografie di personaggi manga sul veicolo) o dal mito delle corse clandestine. Le auto americane spesso presentano le classiche stripes delle muscle car, stelle e camouflage in stile militare o design dalla kustom kulture. Le richieste possono essere influenzate anche da trend lanciati da influencer o personag-
Non tutti i graphic designer sono in grado di realizzare un progetto di car wrapping di alto livello
gi pubblici del settore, oltre che dal mondo delle corse. Inoltre, il trend dipende spesso dall’età del veicolo: se è vintage, lo stile del wrap sarà generalmente in vecchio stile o con forme più classiche, mentre per un’auto moderna si seguirà più facilmente la linea dell’auto stessa. Ma le combinazioni e le fusioni di stili possono creare progetti unici e singolari.
Imparare i segreti del mestiere
Certo, wrapper non ci si improvvisa. Per approcciarsi al settore del car wrapping è opportuno conoscere le caratteristiche dei vari materiali, le tecniche d’applicazione e l’utilizzo degli appositi accessori. Particolare attenzione va riservata alla fase di preparazione delle superfici, fondamentale per la buona riuscita dell’installazione. La necessità di formare professionisti specializzati ha portato alla nascita di scuole come quella di Wrap&Decor, fondata a Brescia nel 2012 da SIR Visual in collaborazione con 3M Italia. «Grazie alla professionalità e alla grande esperienza di un docente autorizzato 3M Graphic Market, che segue passo dopo passo ogni partecipante, vengono illustrati e provati gli indispensabili accorgimenti, ponendo la necessaria attenzione alla gestione dei sormonti, al rivestimento di bordi e spigoli di forma complessa e alle rifiniture» spiega Alessandro Barbieri, Purchasing & Product Manager di SIR Visual. Un discorso a parte meriterebbe il
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SIR Visual SevenThird
boat wrapping (o wrapping nautico), che permette di ottenere la massima personalizzazione degli spazi sia interni che esterni dell’imbarcazione, grazie al lavoro degli applicatori specializzati e specifiche pellicole adesive adatte per rivestire lo scafo della barca. «Il boat wrapping può essere utilizzato sia in fase progettuale, quando è necessaria una nuova livrea, sia in fase di manutenzione, come soluzione alternativa alla verniciatura dello scafo» prosegue Barbieri. «I materiali sono gli stessi del car wrapping ma con performance specifiche, volte a garantire elevata resistenza ai raggi solari, al vento e all’acqua marina. Anche la tecnica di applicazione prevede degli accorgimenti diversi dal car wrapping poiché le condizioni di utilizzo e le sollecitazioni meccaniche a cui è sottoposta un’imbarcazione sono notevoli ed è necessario anche conoscere le tecniche di applicazione corrette, per avere la garanzia di durata e di tenuta dei supporti». Per questo motivo, la scuola Wrap&Decor ha introdotto un corso specifico per il boat wrapping in cui si analizza la gestione delle parti più complicate di un’imbarcazione come ad esempio prua, poppa e scafo, ponendo attenzione all’applicazione della pellicola e alla sigillatura della stessa.
L’importanza del film giusto
Resistenza, versatilità, semplicità di applicazione e possibilità di rimediare velocemente ai
A metà strada tra tecnici e artisti i car wrapper sono sempre
piccoli errori che possono avvenire in fase di rivestimento sono oggi i principali requisiti richiesti alle pellicole. I materiali devono quindi essere sviluppati in modo tale da rimanere in condizioni ottimali anche in caso si necessiti un riposizionamento dopo la prima applicazione. «Il cliente oggi cerca pellicole sempre più performanti. Da un punto di vista estetico, le richieste vertono su cromie particolari (supercromati, iridescenti, glitterate, fluo), che “fanno rumore”, riuscendo a rendere il design di un’auto di lusso ancora più d’impatto» spiega Sara Brisinello, Brand Manager di Hexis, filiale italiana dell’azienda francese specializzata nella produzione di film cast PVC, PU e Latex di alta gamma. «Tutti i nostri film sono sviluppati affinché il riposizionamento della pellicola avvenga senza che il materiale subisca danni» prosegue Brisinello.
Un altro requisito riguarda la necessità di mantenere integra la vernice originale dell’auto, attraverso supporti in grado di svolgere una funzione protettiva. «Si tratta di film molto specifici, la cui applicazione non va data per scontata, perché una scarsa conoscenza delle tecniche di applicazione rischia di vanificare il fine per il quale il cliente ha chiesto questa pellicola». Tra i prodotti di punta sviluppati da Hexis figura Bodyfence, film protettivo tra i 150 e i 180 micron di spessore, in grado di rigenerarsi attraverso il calore e l’acqua calda. Oltre a rendere più luci-
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più ricercati e osannati dagli appassionati
Hexis Italia
da la carrozzeria, questo particolare supporto è in grado di rimuovere i danni prodotti da graffi e urti e, grazie alle sue proprietà idrorepellenti, proteggere l’auto dall’accumulo di sporco. Nel lavoro di ricerca e sviluppo l’assistenza gioca un ruolo fondamentale, perché consente di valutare insieme l’opzione migliore tenendo conto delle specifiche necessità di ciascun cliente. «Mettiamo a disposizione anche corsi di formazione di livello sia base che avanzato – aggiunge Brisinello – per apprendere tutti i segreti dell’applicazione a fini puramente estetici o protettivi. I corsi ospitano un massimo di quattro persone, proprio per garantire a ciascun partecipante la possibilità di affiancare alla formazione teorica anche un’occasione di fare pratica, sotto la guida di un istruttore certificato. Nel caso dei film protettivi, che richiedono anche specifiche competenze dal punto di vista del taglio (diverse da quello del wrapping di carattere estetico) è possibile ordinare i kit pretagliati o acquistare il nostro software, che permette di effettuare un pre cut». Sul fronte della sostenibilità, l’azienda sta portando avanti una campagna di recupero e riciclo dei materiali, sia i PVC che i liner. Il Recycling Programme include anche il riciclo dei tappi che vengono utilizzati per tenere sospese le bobine all’interno dei cartoni di imballaggio. Questi ultimi servono affinché le bobine non entrino in contatto diretto con superfici che potrebbero danneggiarle. Il PVC recuperato può essere
ridotto in granuli e utilizzato per la realizzazione di tubature, mentre i liner in carta vengono utilizzati per produrre materiali isolanti.
Tagliati “su misura”
A metà strada tra tecnici altamente specializzati e artisti, i car wrapper sono sempre più ricercati e osannati dagli appassionati, i loro lavori paragonabili a vere e proprie opere d’arte, le loro abilità oggetto di accese competizioni, come il World Wrap Master, organizzato ogni anno da FESPA. Ce lo racconta Pasquale Esposito, titolare di Evosound. Da molti soprannominato lo “stilista” delle auto, Esposito annovera tra i suoi clienti diversi personaggi del mondo dello spettacolo, da Balotelli a Sfera Ebbasta. «La cosa fondamentale è capire quali sono le necessità che spingono il cliente a rinnovare il look della sua auto. Si tratta di motivazioni professionali, promozionali o puramente estetiche? La scelta delle cromie avviene sulla base dei gusti del cliente, ma soprattutto del design dell’auto. Vernici lucide, opache, semilucide, glitterate, effetto carbonio, velluto e “jungle” (con strutture in rilievo) possono essere ulteriormente customizzate grazie alla stampa, a solvente o latex. Il wrapping deve seguire la linea ed è importante effettuare un’applicazione certosina per garantire che la parte destra e sinistra coincidano, proprio come quando si confeziona un abito su misura», conclude Esposito.
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Evosound Evosound SIR Visual
LE AZIENDE ASSOCIATE
www.fespaitalia.it aggiornato al 5 aprile 2024
L'anima artigianale del type design
Un mix di bagagli culturali diversi e ispirazioni, accomunati da un amore profondo per il gesto calligrafico e lo studio delle eredità tipografiche più interessanti del contesto internazionale
sono gli ingredienti — nemmeno tanto segreti – di resistenza. Una type FoUndry nata a Valencia e cresciUta tra Berlino e torino
nutrendosi di stimoli continui e input creativi sempre molto ben selezionati. È la storia di Giuseppe Salerno e Paco González,
che dal 2008 progettano caratteri tipografici e sviluppano progetti di design che hanno ottenuto risultati straordinari anche in concorsi prestigiosi, il tutto lavorando ancora, tantissimo, LE KICK BRUSH a mano come dei veri artigiani della tipografia. In questa intervista Giuseppe e Paco ci raccontano approccio, stile e visione di Resistenza, NAUTICA e non mancano di dare anche qualche buon consiglio ai type designer di domani.
51 di STEFANO TORREGROSSA TYPOGRAPHY
GOTTI
FAT
PRESSATO BLACK
SUPERPOP
NORMAN
TURQUOISE
Come è nata la vostra collaborazione e questo “asse tipografico” tra Italia, Spagna e Germania?
Ci siamo incontrati a Valencia, dove abbiamo iniziato a collaborare per diversi progetti di branding, web e visual design. Insieme abbiamo iniziato a esplorare il mondo della tipografia, unendo le nostre conoscenze e le passioni per calligrafia, lettering e type design. Nel 2008 abbiamo fondato Resistenza, dove convogliare la nostra visione comune di design, creatività e tipografia. Due anni dopo abbiamo pubblicato i primi caratteri tipografici sotto licenza: da lì in poi ci siamo impegnati con tutte le nostre forza per ampliare il nostro marketplace di font. Nel 2012 ci siamo trasferiti a Berlino, attirati dalla vivace comunità di type designer della capitale tedesca. Essere circondati da professionisti simili a noi ci ha permesso di approfondire la nostra conoscenza del settore e migliorare le nostre competenze, aprendo nuovi orizzonti creativi e consolidando ulteriormente il nostro legame professionale. Valencia rimane per noi una città speciale. È il luogo dove abbiamo dato vita alla nostra idea e dove abbiamo avuto l'opportunità di progettare in un contesto mediterraneo e rilassato, ricco di ispirazione e di stimoli creativi. Entrambi i paesi, con le loro diverse influenze culturali e artistiche, ci hanno fornito input preziosi per il nostro lavoro, contribuendo a plasmare la nostra identità creativa e ad arricchire il nostro bagaglio professionale.
E il vostro legame con Torino?
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La nostra base torinese ci offre una prospettiva unica e ci permette di arricchire il nostro lavoro attraverso la fusione di due tradizioni tipografiche distinte ma complementari. Torino, in particolare, ha una lunga storia come capitale della tipografia contemporanea, con la celebre Fonderia Nebiolo e grandi progettisti come Alessandro Butti e Aldo Novarese, che hanno lasciato un'impronta indelebile nel campo della tipografia italiana e internazionale. La loro eredità continua a influenzare il design tipografico contem poraneo, offrendoci un punto di partenza ricco di storia, cultura e creatività per i nostri progetti tipografici unici e significativi.
La vostra connessione con l’Italia, però, passa anche attraverso la stretta collaborazione con il designer italiano Andrea Basile.
Negli ultimi dieci anni abbiamo concentra to la nostra attenzione e le nostre energie nel campo del design di etichette, collaborando con Basile ADV e ottenendo risultati eccezionali in concorsi prestigiosi. Questa specializzazione è stata un vero e proprio trampolino di lancio per il nostro lavoro nel campo della tipografia e del lettering. Molti clienti, prima di questa collabo razione, ignoravano completamente l’esistenza della nostra figura professionale.
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Book design: Perluette Beaufixe
In che modo un type designer può contribuire al progetto di un’etichetta?
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Ci piace concepire ogni elemento dell'etichet ta come parte integrante di un'unica composizio ne armonica, dalla grafica all'illustrazione, dal marchio ai caratteri tipografici. Una delle nostre particolari passioni è il disegno di lettering su misura per le etichette. Quando possibile, preferiamo creare font ad hoc per il prodotto, che si integrino perfettamente con il resto del design e ne enfatizzino il carattere distintivo. Questo consente di creare un'esperienza visiva coerente e memorabile per il consumatore, che si traduce in un valore aggiunto per il brand e per il prodotto stesso.
Sia l’Italia che la Spagna sono ricche di insegne, lettering e tradizione tipografica: in che modo queste ispirazioni entrano nel vostro lavoro?
Entrambi proveniamo da paesi con una ricca e vibrante cultura tipografica, caratterizzati da grandi maestri della calligrafia e della tipografia. In particolare, vorrei citare un calligrafo che potrebbe non essere molto conosciuto in Italia, ma che ha avuto un impatto significativo nella storia della calligrafia spagnola: Francisco Xavier de Santiago Palomares, vissuto nel XVIII secolo, a cui recentemente è stata dedicata una mostra. Madrid, Barcellona e Valencia ancora conservano gran parte del loro ricco patrimonio storico che comprende lettering, rotulos, vetrine e blasoni. Le insegne e
per il nostro design: le insegne tradizionali spesso sono caratterizzate da dettagli intricati e ornamenti, che donano profondità e carattere ai nostri design e richiamano l'artigianato e la tradizione.
Calligrafia e type design digitale sembrano agli antipodi: ma è davvero così?
La calligrafia è immediata, fluida, capace di catturare l'essenza dell'espressione umana con una varietà di strumenti e tecniche. D'altra parte, il type design usa complesse librerie di glifi, ciascuno calcolato con precisione matematica e rigorose coordinate. Ma la relazione tra calligrafia e type design è molto più che una mera dicotomia: piuttosto, crediamo nella complementarità e nella coesistenza armoniosa di entrambe le discipline. La calligrafia rappresenta il cuore pulsante della tipografia: espressività della mano, fluidità dei tratti e selezione attenta degli strumenti arricchiscono l’approccio al digitale con una profonda sensibilità artistica e manuale. Il type design è un equilibrio delicato tra ingegneria e arte, dove ogni tratto e ogni forma sono sottoposti a un rigido controllo tecnico e a una ricerca estetica incessante, senza mai dimenticare l’obiettivo ultimo: che i glifi interagiscano tra loro con precisione millimetrica per formare parole, frasi e testi leggibili e funzionali.
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GOTTI
Label design: Popular Agency
Label design: Basile Resistenza
ABCD EFGHI JKL MNOP QRSTU VWX
D e s gi n:StonerClub
Nel progettare un nuovo carattere, avete un workflow già rodato? Seguite l’ispirazione o lo scopo? La ricerca o la sperimentazione?
Ogni font che creiamo è concepito con uno scopo preciso in mente e progettato per risolvere un'esigenza specifica. Questo può significare che il font deve funzionare perfettamente a determinate dimensioni o essere ottimizzato per l'uso in contesti dove l'impatto visivo è prioritario. In questi casi, consideriamo attentamente fattori come l'altezza delle lettere, lo spazio tra i caratteri e la forma dei glifi per garantire una resa ottimale su tutti i supporti, dallo schermo del computer alla stampa su carta.
In altri casi, invece, ci lasciamo guidare dall'ispirazione e dalla creatività, cercando di catturare un determinato mood o emozione attraverso il design del font. Questo può portare a soluzioni più audaci e sperimentali, dove l'aspetto estetico e l'impatto visivo sono prioritari rispetto alla leggibilità tradizionale. Questi tipi di font sono spesso utilizzati per titoli, loghi o design grafici che richiedono una forte presenza visiva e una personalità distintiva.
In definitiva, sia che stiamo lavorando su un font per scopi tecnici o creativi, il nostro obiettivo rimane sempre lo stesso: creare caratteri che siano non solo esteticamente gradevoli, ma anche funzionali e adatti al contesto in cui verranno utilizzati.
Qual è lo stato dell’arte del type design oggi?
Stiamo vivendo una grande evoluzione nel type design: fioriscono master e corsi formativi, vengono sviluppati nuovi software, la rete è piena di tutorial e plugin per velocizzare i processi di creazione, nascono nuovi dispositivi digitali che richiedono interfacce su misura e in definitiva designer hanno più cultura tipografica di quanta ne avessero in passato. Quindi prepariamoci a un’invasione di nuovi caratteri, molti dei quali saranno custom font, disegnati su misura per grandi brand e con licenze esclusive. Abbiamo recentemente terminato un font personalizzato per un brand assicurativo e per una rinomata casa di videogiochi: questo dimostra che la richiesta c’è e il fatto di avere un font corporativo rinforza l’immagine di un brand.
Allo stesso modo, sono in aumento le richieste per loghi e lettering su misura per personalizzare marchi e brand, evitando quindi di usare font preesistenti.
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PRESSATO
Graphic design: Nello Russo, Pressato
Book design: Silvia Virgillo
Neon: Grosso Napoletano
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Design: Josh & Bethany Newman
Resistenza è una fonderia di caratteri fondata nel 2008 a Valencia da Giuseppe Salerno, calligrafo formato che ha affinato le sue competenze di design grafico a Torino, e Paco González, designer spagnolo di Valencia. Ispirazioni mediterranee e tradizioni di lettering danno vita a un catalogo di famiglie di font espressive, calligrafiche e sofisticate. Lavorando principalmente a mano come due artigiani, emerge una qualità audace e umanistica nel loro design, enfatizzando una connessione con il territorio e le tendenze. Resistenza estende la sua esperienza alla creazione di etichette di vino e liquori avvincenti, guadagnando plausi e riconoscimenti in eventi prestigiosi come Vinitaly, OpenArt Awards e One More Pack. Nel 2023, la rinomata Communication Arts ha onorato Resistenza con il prestigioso Award of Excellence per il loro eccezionale lavoro su "Le Kick". www.rsztype.com
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Photography: Luca Palmer
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TURQUOISE
Turquoise è un font graziato, disegnato inizialmente con pennello piatto e tempera, con delle grazie molto dense e ricche di personalità. In quel periodo visitammo il Museo Archeologico di Napoli, Pompei ed Ercolano, che furono di grande ispirazione per lo sviluppo dell’alfabeto, insieme con i tanti esercizi calligrafici di studio sulle capitali romane. Il nostro intento era disegnare un font serif display senza però rinunciare a un carattere morbido, umano, visibilmente calligrafico. Particolare è il set di legature e glifi alternativi, ripresi da iscrizioni romane e integrate da noi, che permettono di arricchire e personalizzare il carattere. Successivamente le grazie di Turquoise sono diventate grazie toscane con una forma concava; quest’anno pubblicheremo invece Turquoise Sans, con grazie minime e più flessibilità anche nell’uso come text font. Recentemente abbiamo terminato una linea di distillati con il designer italiano Andrea Basile, dove Turquoise Sans sarà protagonista del marchio prodotto. Il progetto è piaciuto fin da subito, e dal 2015 è disponibile nella libreria Adobe Fonts.
E come vedete, invece, il futuro della tipografia digitale? I variable fonts, la kinetic typography, i color font… che altro?
Font variabili e color font hanno senz’altro ampliato gli orizzonti di utilizzo dei caratteri: non possiamo prevedere quale sarà il futuro a livello di tecnologie e formati, ma possiamo dire che il prossimo step riguarderà la gestione delle licenze.
Si parla sempre più spesso di subscription, attraverso i quali avere a disposizione interi set di caratteri che si sincronizzino velocemente per ottimizzare il workflow di aziende e studi grafici. Monotype e Adobe offrono già questo tipo di abbonamento.
Nuovi designer si affacciano in continuazione al mondo della tipografia digitale: quali consigli potete dare?
Sviluppare un'approfondita conoscenza del mondo del type richiede una combinazione di pratica, studio e immersione nella storia e nella teoria del design tipografico.
Il primo consiglio non può che essere: disegnate a mano i caratteri. È un ottimo modo per comprendere dettagli e proporzioni delle lettere e per sviluppare un senso critico per il design tipografico. È altrettanto importante conoscere i vari strumenti di scrittura— penne, pennelli o software che siano — perché ognuno di essi offre possibilità e limiti diversi che vanno compresi a pieno.
La cultura tipografica si costruisce con lo studio e l’osservazione continua: circondatevi quindi di specimen, esempi, oggetti stampati. Studiate la storia della tipografia per comprendere il contesto culturale, tecnologico e artistico in cui sono nati i diversi stili tipografici.
Infine, sviluppate una visione critica nei confronti dei caratteri esistenti: non solo per apprezzarli esteticamente, ma anche per comprendere le decisioni di design dietro di loro.
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La meraviglia di QC TERME
Il rebranding per il più grande gruppo italiano nel settore del benessere, che diventa “Spa of Wonders”
SPAZIO ROBILANT ASSOCIATI
Angelo Ferrara
Esperto di Corporate Branding e linguaggi di Marca. Dopo aver maturato un’esperienza di oltre 15 anni nelle più interessanti realtà del settore a Londra, Angelo Ferrara ha assunto la direzione strategica e creativa dell’area Corporate Branding di Robilant Associati, di cui è diventato Partner nel 2012. Un raro talento nel cristallizzare design e strategia lo ha portato ha sviluppare e dirigere progetti di branding per clienti di altissimo profilo. È a capo delle attività di Corporate Social Responsability di Robilant Associati ed è responsabile dei progetti pro-bono e di comunicazione interna che l’azienda realizza.
Unametafora di meraviglia, di calore, di emozione. Non un semplice cambiamento estetico, ma la rinnovata promessa di un’esperienza che arricchisce la vita degli ospiti, rendendo ogni visita un momento indimenticabile e profondamente personale.
Nasce da questa suggestione l’idea per la nuova identità visiva di marca di QC Terme, il più grande gruppo italiano nel settore del benessere, che a seguito del rebranding cambia denominazione e diventa QC Spa of Wonders.
Per raccontare questo universo il
team Robilant ha creato “The wonder ray”, una metafora che si concretizza nel monogramma e vuole comunicare l’insieme di valori che il brand esprime in ogni sua manifestazione. Il nuovo marchio rappresenta così il percorso personale che ciascuno vive in QC, un’esperienza inizialmente lineare, che piano piano sollecita il contatto con il proprio mondo interiore, dove ciascuno, a modo suo, si sorprende e si rigenera.
A sostegno di un percorso di crescita che prevede l’espansione a livello internazionale, QC Terme ha voluto grazie a questo progetto con-
solidare il proprio posizionamento e definire l’essenza della marca, creando un fil rouge che collega e accresce il valore delle specifiche offerte locali, ripensando l’identità visiva di tutti i principali touch point.
Per nominare e rappresentare visivamente l’emozione che dona “l’esperienza QC Terme”, Robilant è partito dall’analisi del business in cui opera l’azienda, individuando nel concetto di “meraviglia” il fulcro dell’intero progetto. Ecco dunque nascere l’appellativo “Spa of Wonders” che, ben più di un semplice centro termale, richiama un altrove,
un luogo dove rigenerarsi, ritrovare la propria energia interiore, risvegliare i propri desideri e riscoprire l’intensità del momento.
A partire dal marchio l’ispirazione si irradia a tutti i principali elementi del linguaggio visivo in cui il “wonder ray” prende forma e diventa soggetto parlante, trasformandosi in elementi legati alla natura e all’emozione.
Prende vita così un progetto di rebranding a 360° che riflette l’essenza, lo storytelling e i valori che guidano da sempre l’azienda, donandole una nuova grammatica visiva.
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L’era (digitale) del vetro
Materiale antico ma sempre
d’avanguardia, anche il vetro – come molti altri supporti prima di lui –negli ultimi anni si mette alla prova e reinventa grazie alle potenzialità della stampa digitale, aprendo nuovi scenari creativi e possibilità di applicazione.
Forse non siamo consapevoli della quantità di vetro stampato che usiamo ogni giorno. Questo perché spesso la stampa su finestrini, cellulari o contenitori ha uno scopo più funzionale che non ornamentale. Tuttavia le nuove tecnologie hanno rivoluzionato e ampliato le possibilità di stampare questo materiale incredibile. Si sta davvero scrivendo un nuovo capitolo della storia del vetro che da oltre un secolo è entrato prepotentemente negli spazi che abitiamo, tanto da far scrivere che viviamo “In the Era of Glass”.
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di PAOLA CARBONE
Il vetro parla di noi
Il 2022 è stato l’anno del vetro. Lo ha dichiarato l’ONU perché desiderava “fare luce sul suo ruolo nelle nostre società e mostrare come questa tecnologia possa contribuire allo sviluppo sostenibile”.
Questa scelta ha puntato il riflettore su un materiale iconico, ricco di simbologie, che ha accompagnato le civiltà umane sin dai suoi albori. Infatti il vetro ha giocato un ruolo cruciale nella creazione di strumenti, manufatti e tecnologie che hanno plasmato il corso della storia umana.
FForse nessun altro materiale riesce a incarnare aspirazioni, visioni, sensazioni; a essere contemporaneamente contenitore e narrazione di piccoli e grandi momenti della nostra vita.
Non si dice forse “persona trasparente” per indicare chi è sincero? Non si acquista più volentieri un prodotto con la confezione in vetro perché ci sembra più prezioso? Non diamo più valore a luoghi con grandi vetrate che modulano in maniera inedita spazi e luce?
In sintesi, il vetro è un materiale la cui evoluzione si è intrecciata così tanto con l’attività umana, da rendere ancora attuale il detto del pensatore francese Louis Figuier: “Nato con le società primitive, il vetro scomparirà solo con lo scomparire della civiltà”.
Un’invenzione geniale
Oggi la stampa su vetro segue e amplifica il successo di questo materiale, che ha una storia davvero straordinaria. Il vetro non si trova in natura come il metallo o il legno. Va fabbricato. La sua formula è rimasta quasi invariata nei secoli costituita da una miscela a base di silice a cui vengono aggiunti soda e calce o altri composti. Ad alte temperature, circa 1.500°, è allo stato liquido. La massa fusa è plasmabile e suscettibile di diverse lavorazioni come la soffiatura, la foggiatura e la colatura. Il successivo raffreddamento lo trasforma in una struttura solida amorfa, cioè un materiale nel quale i cristalli si solidificano in maniera irregolare: ciò conferisce al ve -
Nobilitare il vetro con la stampa a caldo. Le proposte di Oropress
La stampa a caldo su vetro rappresenta una frontiera affascinante nel mondo della nobilitazione. La tecnica prevede che uno strato di adesivo venga steso sulla superficie del vetro, nell’area dedicata al disegno, e successivamente, grazie a una combinazione di calore e pressione, il foil aderisca tramite cliché solo nelle aree dove la colla è stata applicata. Oropress, azienda leader nel settore della nobilitazione di superfici, offre una vasta gamma di foil per la stampa a caldo su vetro, al fine di soddisfare diverse esigenze di design e resistenza. Le serie di prodotti 368 (GS), 380 (SRY) e 390 (SRX) sono state sviluppate per adattarsi sia a linee sottili che a superfici ampie, garantendo al contempo un’eccellente resistenza all’abrasione e all’esposizione a sostanze chimiche, mettendo inoltre a disposizione non solo una gamma di colori standard quali oro e argento, ma anche la possibilità di creare tonalità su richiesta, per incontrare ogni specifica esigenza creativa. www.oropress.it
tro trasparenza e anche fragilità. Dopo il raffreddamento il vetro può essere ancora riscaldato e rilavorato. È questa possibilità che rende il vetro riciclabile.
Un’altra proprietà importante del vetro è l’elevata resistenza agli agenti atmosferici e chimici. Il che lo rende ideale per superfici perfettamente lavabili e igienizzabili.
Un po’ di storia
La soffiatura è il metodo più antico per lavorare la massa vetrosa. I cilindri ricavati potevano essere successivamente riscaldati, tagliati e spianati in lastre per finestre.
Il primo grande cambiamento nella produzione avviene per opera di un geniale maestro vetraio italiano, Bernardo Perrotto. Fu chiamato in Francia dal Re Sole per contendere il monopolio del vetro a Venezia. Grazie a lui nasce il metodo della col luce e gli spazi.
Da allora si susseguono nuovi processi per rendere la produzione del vetro più economica e conveniente e si realizzano edifici innovativi e sorprendenti. Nascono serre, gallerie,
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La stampa simula la lavorazione del ferro battuto. La balaustra in vetro rispetta le norme UNI di legge ma acquista un carattere classico (foto VenetoVetro).
mercati: tutti luoghi in cui è possibile visionare le merci con la luce naturale ma al riparo dalle intemperie.
Nel XX secolo, il rapporto dell’uomo con lo spazio si trasforma radicalmente: nella società industriale, l’uomo si vede come costruttore e modellatore del mondo. Gli edifici si trasformano in scheletri d’acciaio rivestiti da grandi facciate in vetro.
DDa allora amiamo essere in contatto con il paesaggio, sentirci “inondati di luce”, e cerchiamo soluzioni sostenibili per illuminare e riscaldare le case. Il vetro è diventato un vero e proprio alleato nella costruzione o nella decorazione di interni. Grazie alle tecniche di stampa si trasformano le facciate o le aperture vetrate in spazi mediatici che mostrano contenuti o veicolano informazioni.
Pronto per la stampa
Oggi il float glass è la metodologia di produzione più diffusa. Permette di avere lastre di vetro di alta qualità, sottili e uniformi, in modo efficiente ed economico. Float glass significa vetro che galleggia e indica il procedimento inventato dall’americano Pilkington. La miscela contenente la sabbia silicea e gli altri elementi è fusa in un forno a circa
1.500°C. Viene spinta in una vasca che contiene stagno fuso tenuto a una temperatura costante intorno ai 600-650°C. Il vetro galleggia sulla superficie dello stagno senza mescolarsi e si distende automaticamente in uno strato uniforme. In questa fase si riesce a intervenire con mezzi meccanici per variare lo spessore. Successivamente la lastra passa in un forno di raffreddamento o étenderie dove la temperatura viene diminuita in maniera controllata fino a 250°C. Per questo motivo il vetro così prodotto viene anche chiamato ricotto.
Mesigenze di flessibilità, tempistiche rapide ed estrema personalizzazione del prodotto, abbattendo gli alti costi di avviamento della produzione dei telai serigrafici.
Ma sono soprattutto gli inchiostri ceramici che hanno modificato la maniera di concepire il vetro stampato. Oggi la stampa non avviene più in un momento successivo al progetto, ma si inserisce nel flusso delle lavorazioni del vetro.
e le usure del vetro e non quelle dei materiali di stampa.
Infine le lastre vengono lasciate raffreddare completamente e immagazzinate, pronte per essere vendute a vetrerie specializzate dove verranno tagliate, molate o sottoposte a trattamenti specifici come la tempra, la satinatura, la laminatura, l’applicazione di coating. E naturalmente, stampate.
Dalla serigrafia alla stampa digitale a inchiostri ceramici
Come per altri settori, la stampa digitale ha portato a una rivoluzione nei processi e nella produzione del vetro decorato. Ora le aziende possono rispondere efficacemente alle
Con tecniche come la serigrafia o l’uso degli inchiostri UV, il processo avviene sulla lastra sostanzialmente a prodotto finito. Mentre con gli inchiostri ceramici la stampa viene inserita tra la produzione del vetro float e le successive operazioni come la tempra, la laminazione o la finitura con i coating. Questo perché gli inchiostri ceramici, dopo essere stati stampati sulla superfice vetrosa, devono avere un trattamento termico, lo stesso necessario alla lavorazione del vetro durante il quale si fondono letteralmente con la lastra. Il disegno diventa un tutt’uno con la struttura molecolare del vetro, completamente indelebile e legato al ciclo di vita del prodotto. Cosa significa? Che la stampa nel tempo seguirà tutti i cambiamenti
Conferma Giorgia Giacchetto, AD di VenetoVetro: «15 anni fa, viste le esigenze dei nostri clienti, avevamo identificato in questa tecnologia una possibile soluzione alle necessità di ridurre tempi e costi nelle nostre produzioni. Ma anche la qualità della stampa è notevolmente migliorata sia nella precisione del dettaglio che nella riduzione degli scarti per un errato posizionamento dei telai serigrafici. Oggi con i nuovi inchiostri ceramici riusciamo a produrre una gamma ampia di colori, arrivando anche all’oro, o simulando sul vetro l’effetto del marmo, della pietra, del metallo, del legno».
Flusso di lavoro
QIl file preparato con classici programmi di elaborazione di immagini come Photoshop, viene processato attraverso un software dedicato. Questo ha il compito di tradurre nel sistema a sei colori degli inchiostri ceramici, la gamma cromatica RGB o CMYK, oppure le corrispondenze alle tabelle Pantone e RAL. Nella maggior parte dei plotter per vetro, il sistema esacromatico utilizza il metodo CMiX, e miscela i sei pig-
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Per l’Orto Botanico di Padova, l’uso di pannelli decorativi o didattici in vetro ha risolto il problema delle difficili condizioni ambientali come umidità, agenti atmosferici (foto VenetoVetro).
Le ultime tendenze del glass packaging
Non solo spirits: tra i settori merceologici che amano le potenzialità della stampa diretta su vetro c’è l’Olio Extra Vergine di Oliva, come dimostra il progetto Cerranello, stampato da P&P Promotion e premiato con un Silver al Vinitaly Design Award 2024.
di MICHELA PIBIRI
Stampare direttamente sul vetro, quando si parla di packaging, è una scelta che può essere determinata da diversi fattori, non da ultimo il posizionamento dei prodotti. Ecco perché è una tecnica scelta spesso dall’alto di gamma nel mondo del beverage, con particolare riferimento agli spirits, ma non solo: anche altre categorie merceologiche scelgono di rinunciare all’etichetta di carta per esplorare tutte le potenzialità della stampa diretta su vetro. Lo scorso FESPA Day, che si è svolto a Milano l’11 aprile, ha offerto l’opportunità per fare il punto sulle ultime tendenze del glass packaging insieme a Luca Oscar Maresi, Global rare & technical procurement manager di Campari Group, e Francesca Lorusso, Marketing manager di P&P Promotion, azienda piemontese specializzata nella decorazione su vetro.
Nel mondo degli spirits, per delineare delle tendenze è importante partire da due principali categorie: quella della Mixology, composta da spirits utilizzati per la realizzazione di cocktail, e quella del Luxury, spirits che vengono bevuti in purezza e che spesso entrano nel mondo del collezionismo. Entrambe sono accomunate da un’intensa attività di R&D ma si distinguono per il diverso posizionamento e pubblico di destinazione: nella Mixology è fondamentale la ricerca di unicità per un impatto estetico a scaffale, un design accattivante, la riconoscibilità sul mercato: di base il prodotto non è pregiato in sé, ma viene scelto in base alla sua “copertina”. Questo si realizza, in termini di stampa, con l’uso sapiente del colore che deve “bucare lo scaffale” – e di solito non è mai un solo colore, si parte da 4 per arrivare alle possibilità cromatiche infinite della stampa digitale – effetti sfumati, contrasti lucido-opaco, mascherature, stampe texturizzate e a rilievo e anche con l’effetto “vetro su vetro”. Nel Luxury le parole chiave sono unicità ed eleganza, design esclusivo, rarità e perfezionismo nel design, centralità del messaggio. Le bottiglie devono essere armoniose, preziose, spesso sono oggetto di regali importanti o vengono addirittura custodite in cassaforte; il messaggio si basa sempre sull’heritage del brand. La R&D non viene a mancare solo perché l’estetica è più “classica” ma anzi, si concentra sulla ricerca di fornitori in grado di soddisfare richieste di eccellenza. Le scelte di stampa ricadono sulla ricerca della preziosità, l’applicazione di foil con spessori, metalli preziosi e applicazioni polimateriche come resine, cristalli Swarovski e leghe metalliche come lo zamac, quindi, come nel caso della Mixology, la combinazione tra effetti visivi ed effetti tattili è fondamentale. Al di là di queste specificità, poi, si possono riscontrare dei trend trasversali: la ricerca di forme ed effetti speciali come glitter, filigrane, tono su tono e, naturalmente, la sostenibilità.
menti disponibili (BGWORK) per tradurre fedelmente il progetto iniziale. È anche possibile avere un’anteprima del risultato finale e apporre eventuali correzioni. Questo perché gli inchiostri ceramici hanno dei limiti nella riproduzione di alcuni colori come il rosso pieno o il magenta.
Prima della stampa vera e propria, la lastra viene inserita in una speciale lavatrice ad acqua distillata e il vetro viene sottoposto a un trattamento antipolvere. A questo punto la superficie è pronta per entrare nel plotter. Una volta essiccati i colori, il tecnico esegue un esame attento della stampa per verificare che non ci siano imperfezioni o bolle dovute alla polvere e i graffi. In caso di errori, in questa fase i colori possono essere raschiati via e si può rifare una nuova stampa. Il processo è ripetibile fino a ottenere un risultato perfetto.
Solo dopo l’approvazione, la lastra può passare alle successive lavorazioni richieste dalle diverse applicazioni finali come la tempra, la curvatura, la laminazione, la stesura di coating.
Infinite possibilità di giocare con la luce
Una delle affascinanti particolarità della stampa sul vetro è il con-
Utrollo densità del colore che riesce a essere coprente o semitrasparente. Il designer ha la possibilità di decidere la quantità di liquido depositato dagli ugelli, che indicativamente va da 0 a 100 micron, per ottenere effetti e giochi di luce impossibili su altri materiali.
Un’altra tecnica innovativa è la stampa doppia, che cioè mostra due disegni differenti su un lato e sull’altro del vetro. Questo perché è possibile stampare prima un’immagine e una volta asciutta, ristamparne un’altra sui colori già essiccati. Se usato su finestre, facciate o oblò nautici l’effetto finale sarà stupefacente: all’interno si potrà vedere per esempio un pattern decorativo mentre il lato esterno potrà avere una superfice colorata che lo mimetizza nascondendo la presenza dell’apertura vetrata.
Tra le novità ci sono i motivi bird safe per gli edifici. Grazie alla ricerca si sono identificati dei pattern che riescono a essere visibili agli uccelli ma non percettibili dall’occhio umano. È un metodo efficace per impedire ai volatili di collidere contro le facciate di vetro dei grattacieli.
Nella decorazione di interni la fantasia dei creativi non ha limiti con il vetro stampato: porte, divisori, top,
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Nella decorazione di interni il vetro più essere usato per top, ante o come rivestimento murale (foto VenetoVetro).
fino a qualche anno fa impreziosiscono facciate di edifici attenti alla sostenibilità ma anche al design.
per la stampa sul vetro possono accogliere la più grande dimensione delle lastre che è di 3,2x6 m (foto La Tecnica nel Vetro).
TipologiaLavorazione
Prodotto per colata su bagno metallico
Float o ricotto
Temprato
Raffreddamento lento che ne elimina le tensioni interne per permetterne taglio e lavorazione
Ottenuto riscaldando il vetro ricotto a circa 700° C e raffreddato rapidamente.
Stratificato Si accoppiano due o più lastre di vetro tenute insieme con uno strato polimerico incollante.
Curvato
Viene prodotto mettendo in uno stampo la lastra rammollita a ca. 600 °C. Viene poi raffreddata lentamente per eliminare le tensioni superficiali. Si può curvare un vetro temprato o stratificato o float.
Vetri speciali
Isolanti termici, schermanti, isolanti acustici, vetri di sicurezza, strutturali, energetici, autopulenti, termo o elettrocromico.
Applicazioni strutturali
Non è un vetro di sicurezza. Ha applicazioni strutturali solo se accoppiato al vetro temperato. Si rompe in pezzi grossi e taglienti.
È un vetro di sicurezza perché si rompe in piccoli frammenti.
È un vetro di sicurezza. A seconda degli spessori e dei processi può averi diversi gradi di resistenza fino a essere antibomba. Quando si rompe i pezzi rimangono incollati grazie allo strato polimerico. Può essere usato anche in applicazioni strutturali.
Si trovano vetri curvati in molte applicazioni: architettura, automotive, trasporti navali, elettrodomestici, illuminazione.
Vetri dalle prestazioni specifiche possibili trattando le superfici con coating polimerici o con l’introduzione di parti elettriche. Oppure creando delle camere d’aria fra due o più strati riempite di gas.
pareti, superfici calpestabili, balaustre. Ma è l’uso nei luoghi di cura forse quello più sorprendente. Oggi si possono unire le caratteristiche di igienicità tipiche del vetro con la piacevolezza di una stampa per rendere più accoglienti posti tristi come sale operatorie o studi medici.
I nuovi inchiostri stanno sostituendo efficacemente anche alcune lavorazioni tradizionali. Si possono riprodurre motivi opachi tipici della sabbiatura e le nuove formulazioni riescono a emulare le stesse sensazioni tattili.
Possiamo davvero dire che la stampa digitale ha portato a una vera trasformazione del settore che non è solo economica. Sono aumentati i modi in cui possiamo immaginare il vetro nella nostra vita e sicuramente come possiamo migliorala, renderla più bella e più sostenibile.
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Gli spazi di cura diventano luoghi piacevoli e luminosi. Il vetro è perfettamente igienizzabile (foto VenetoVetro).
Grandi stampe digitali a costi impensabili
Stazione di Thiers a Nizza (foto La Tecnica nel Vetro).
I grandi plotter
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3M Italia 47 Advision 29 Alcantara 12 Amorim Cork Italia ................................. 30 Arctic Paper ................................................ 10 Assoenologi ................................................ 29 Atiu .................................................................. 30 AWDA 10 Barbieri Alessandro 45 Basile ADV 30, 52 Bonica Ninni 41 Boragno Andrea 12 Brisinello Sara 45 Brogioni Paolo...........................................29 Carnevale Alessandro 30 CB Packaging 32 Conai 32 Crealis 30 Di Mauro Off. Grafiche 32 Di Paolo Mario 28 Digitalmedia 41 Dispenser Studio ..................................... 29 Due Emme Pack ....................................... 19 ESKA .................................................................11 Esposito Pasquale ................................... 45 Estal 30 Etipack 32 Evosound 45 F.lli Magro.....................................................30 Fedrigoni 8, 24, 30, 68 Ferrara Angelo ....................................10, 58 Fespa Italia ................................................. 50 Fois Luca ...................................................... 29 Giacchetto Giorgia ..................................62 Gonzalez Paco 51 Grafiche Paciotti 10 Gruppo Happy 32 Gruppo Masserdotti 41 Gruppo Sada 32 Hexis Italia 45 Ist. Italiano Imballaggio 32 ITP Ind. Termoplastica Pavese 32 Kapag 31 Kokrhanek Jana 29 Komori 9 KURZ 3 Lanzi Federico 30 Lorusso Francesca 63 Luxepack 2024 57 Luxoro ................................................. 8, 29, 67 Magagnini Greta .......................................32 Maggiore Francesco ..............................39 Maresi Luca Oscar 63 Masserdotti Alberto 41 MOST 40 Nava Press...............................................4, 26 O,nice! Design Studio 9 Oropress ........................................................ 61 Packaging Première ............................... 27 P&P Promotion ......................................... 63 Palladio ..........................................................32 Pozzoli 30 Pozzoli Barbara 30 Print4All Conference 65 Project Accessori 30 Reali Mattia 40 ReLegno 30 Resistenza 51 Resmini Anna 40 Robilant Associati 58 Salerno Giuseppe 51 Sanfaustino Label 30 Scodix 9 Seventhird 45 SIR Visual 45 Skira 15 Spazio Di Paolo ......................................... 28 Teverini Nicolas ........................................ 45 Tomasi Chiara ........................................... 29 Tonutti Tecniche Grafiche 29 Varigrafica 2, 8 VenetoVetro 62 Vinitaly 28 VISCOM Italia 43 ABBIAMO PARLATO DI | WE TALKED ABOUT
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