L’emozione non ha il wi-fi
Vernissage di BRL 2019 - Ph. Moorigo Studio
Cosa dobbiamo aspettarci dalla ripresa degli eventi “in presenza” nel mondo B2B? Siamo disposti a rivivere le stesse dinamiche di prima, o la pandemia ha cambiato profondamente il nostro modo di incontrarci e fare business insieme? E quale approccio può rivelarsi davvero vincente? Ne abbiamo parlato con Cristina Cortellezzi, anima di Pinkommunication. A c u ra de l l a R E D A Z I O N E
C’è stato un tempo in cui tutti avevamo l’agenda stracolma di inviti a convegni, fiere, presentazioni, open house, tanto da dover fare una scelta non potendo partecipare a tutto. Poi abbiamo vissuto parecchi mesi in cui, giocoforza, tutta questa mondanità è migrata nel web. Visi e sorrisi hanno popolato i nostri device in lunghe ore passate a fissare un monitor per “partecipare” a eventi di vario genere. Abbiamo ascoltato relatori, abbiamo preso parte attivamente a meeting, abbiamo anche provato a visitare fiere virtuali, popolate da pochi fiduciosi espositori e pochissimi visitatori spaesati. E ora cosa succederà? Buffet a parte, gli eventi ci sono davvero mancati?
Sicuramente la risposta potrebbe essere variegata, anche in base alla voglia di socializzare dei singoli. Questo vale per il “faccio cose, vedo gente” tanto in voga nella Milano da bere. Ma qui stiamo parlando di eventi aziendali, con finalità commerciali e comunicative. Eventi in cui le aziende incontrano i loro stakeholders, per presentare novità a vario titolo: l’ampliamento della compagine societaria, la 40
sede futuristica, il reparto produttivo riorganizzato in chiave Industry 4.0, prodotti e servizi innovativi. Alla base di ogni evento c’è, o quantomeno dovrebbe esserci, prima di tutto un contenuto da trasferire. Chi sono i destinatari di questi contenuti?
L’evento non è per tutti, ma deve essere pensato e organizzato per un target specifico: clienti fidelizzati, partner istituzionali, prospect, influencer, giornalisti, dipendenti e collaboratori. Ci sono eventi in cui però non si possono coinvolgere contemporaneamente target diversi. Anzi, sarebbe meglio selezionare un singolo pubblico per ogni evento, così da confezionare il contenuto con il giusto linguaggio, i tempi più adatti, gli interlocutori aziendali dedicati. Dopo mesi e mesi di digital, finalmente da qualche tempo hanno iniziato ad arrivare inviti con la scritta ben sottolineata “in presenza”. Il concetto più evidenziato in questi inviti è proprio la possibilità di parteciparvi dal vivo, come se questo fosse già il valore dell’evento stesso. L’immancabile dicitura “Il meeting sarà fruibile anche in streaming” sta diventando sempre più piccola, quasi un dove-
re morale e non più un plus. Ormai lo sappiamo, il new normal per l’event industry è phygital, una modalità che probabilmente si sarebbe raggiunta comunque, ma che sicuramente la crisi sanitaria ha velocizzato, rendendola oltremodo necessaria. Con vantaggi che abbiamo potuto sperimentare direttamente. Il tempo è uno dei beni più preziosi che abbiamo, e la possibilità di ottimizzarlo partecipando virtualmente a un evento senza spostarsi dall’ufficio in certe occasioni può anche essere la soluzione più efficace. E allora perché questo entusiasmo di tornare alla fisicità?
Non credo sia la voglia di guidare, trovare parcheggio e doversi agghindare in base alle circostanze. Personalmente ritengo che il “digitale” abbia totalmente fatto perdere uno degli ingredienti fondamentali di un evento di successo: l’emozione. In oltre vent’anni di attività nel mondo della comunicazione, ho partecipato ma soprattutto ho contribuito all’ideazione e all’organizzazione di tantissimi eventi di varie tipologie, partendo dalla classica conferenza stampa con sedie a platea fino ai viaggi