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CHE EMOZIONE I COLORI di A N N A
Da quando noi umani siamo diventati sapiens, più o meno 160.000 anni fa, abbiamo avvertito il desiderio di riprodurre i colori, quelli dei fiori selvatici e delle farfalle, quelli che ardevano nel fuoco e nei crepuscoli primordiali. Spinti dall’irresistibile desiderio di colorare il mondo, ci siamo messi a frantumare rocce e ossa, abbiamo provato a essiccare bacche, succhi di foglie, radici, finché siamo riusciti a distillare stupefacenti polveri variopinte e i nostri cuori innocenti hanno sussultato. Avevamo scoperto la materia stessa del colore. Subito quei pigmenti ci sono apparsi vivi, pulsanti di energia, capaci di esprimere i paesaggi interiori della nostra effimera esistenza. Il blu, il rosso, il giallo… ci sembrava di vederli sorridere, correre, danzare. Potevamo invocarne la potenza per favorire i raccolti e la buona salute.
A PRE A
Da allora abbiamo cominciato a decorare le pareti delle caverne con le impronte delle nostre mani, poi ci siamo dipinti le braccia, il torace, i seni. Lo abbiamo fatto per attirare l’attenzione, per sedurre, per accoppiarci. I colori li abbiamo inventati per poterci amare.
Abbiamo creduto, nella storia recente, che i colori fossero oggettivi, misurabili, persino numerabili. Ma gli artisti hanno sempre saputo che essi abitano la terra dell’anima, dove tutto è confuso, fluido, sfuggente. E allora, da metà Ottocento, hanno deciso di liberare il colore dall’obbligo di rappresentare il mondo, così i cieli sono diventati viola, azzurra la neve, porpora le colline, bianche le violette dei prati. A indagare sulle qualità sensoriali dei colori c’è ora a Torino una magnifica mostra dal titolo L’emozione dei colori nell’arte, allestita al Castello di Rivoli e alla GAM fino al 23 luglio 2017. È una straordinaria raccolta di 400 lavori di pittori e scultori che hanno fatto del colore il punto cardine della loro ricerca: Turner, Manet, Mondrian, Kandinsky, Munch, Matisse, Klee, Rothko, Balla, Fontana e tanti altri. Si percorre la mostra come nuotando tra correnti impetuose di colore, a ogni bracciata si aprono varchi, cupole di luce, nuovi passaggi della mente. Alla fine, una sola certezza: l’impossibilità di esprimere con le parole tutte le sporgenze emotive dei colori. Che è poi l’impossibilità di dire l’essenza dell’arte.
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P E R S O N A L M E N T E
Marilde Motta Nel 1978 ha scelto le pubbliche relazioni come professione. Scrive e tiene corsi su alcune aree della comunicazione. Ad Personam® è la sua agenzia.
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Gargantua, Pantagruel e Panurge nella loro “quête de la Divine Bouteille” si sono fatti guidare dalla profetessa Bacbuc. Oggi chi ama il vino chiede lumi alle molte pubblicazioni che ogni anno maturano a settembre sugli scaffali delle librerie. Almeno una dozzina quelle che hanno raggiunto alte tirature e sono attese, a gola secca, da una moltitudine che aspira a esclamare “trinch”, il verbo prediletto dai personaggi di Rabelais.
Oggi chi ama il vino chiede lumi alle molte pubblicazioni che ogni anno maturano a settembre sugli scaffali delle librerie. Se la verve polemica e colta di Luigi Veronelli, l’inventore della prima guida al vino tutt’oggi pubblicata, manca ai suoi accoliti, per le moltitudini ci sono l’Espresso, il Gambero Rosso, Bibenda e Slow Wine, tutti prodighi nel distillare consigli di buon bere. In migliaia di pagine e bottiglie si percorre tutto lo Stivale con inebrianti scorribande nelle isole. L’indicazione “merita una deviazione” della Michelin alla peregrina-
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zione etilica aggiungere la contemplazione artistica. In comune tutte queste guide hanno la stampa su carta, copertine resistenti, pagine a cui si possono fare le “orecchie” per ricordare un suggerimento. La grafica è lineare e chiara poiché lo scopo fondamentale è la consultazione frequente. Sono compendi da tenere in mano e da esibire perché l’appartenenza dichiarata all’una o all’altra scuola di pensiero sul vino è più faziosa e viscerale del tifo per il calcio. Altre pagine le troviamo in enoteca e al ristorante. La carta dei vini non è più un’asettica lista. Eleganti immagini e grafica inventiva legano vigneti e vignaioli a territorio e storia. Testi concisi quanto suasivi forniscono le motivazioni per scegliere il vino. In formato sedicesimo, o nel trentaduesimo prediletto dal Tasso, sono i libricini che accompagnano i vini di pregio. Custoditi entrambi in scatole di design, consentono di alternare momenti di lettura ad attimi di degustazione. Sublime esperienza che continua con le recenti etichette multi pagina e con quelle tecnologiche, ma sempre di carta, che celano un NFC. Nulla di strano se il vino vi rivolgerà la parola.
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PRINT NR. 67 | APRILE 2017 › www.printlovers.net DIRETTORE RESPONSABILE RUGGERO ZULIANI REDAZIONE ANNA APREA [coordinamento] › anna.aprea@strategogroup.net EMANUELE POSENATO HANNO COLLABORATO MASSIMO CAIAZZO, LORENZO CAPITANI, LISA DE LONARDIS, MARILDE MOTTA, ACHILLE PEREGO, STEFANO TENEDINI ART DIRECTOR STEFANO TORREGROSSA › onicedesign.it IMPAGINAZIONE STEFANO TORREGROSSA NEXIDIA › nexidia.it
LUSSO GREEN? FORSE SÌ…
L'ARTISTA DELLE LETTERE
Un’inchiesta approfondita per fare il punto sul tema sempre ‘caldo’ della responsabilità ambientale del packaging del lusso. Una sfida complessa, che parte dalla progettazione.
Barbara Calzolari è la calligrafa delle griffe, una delle più apprezzate del mondo. L’abbiamo intervistata e abbiamo capito che… calligrafia fa rima con poesia.
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Eleganza, rigore, poesia. Studiati dal Graphic Department di Giorgio Armani, i due inviti che presentiamo sono stati offerti in esclusiva per Print. Una trasposizione sulla carta dei codici del grande stilista.
Immersa nelle colline ondulate di Serralunga D’Alba, Tenuta Cucco, di proprietà della famiglia Rossi Cairo, ha affidato al restyling delle sue etichette la nuova brand identity della cantina. Nel parliamo con Piero Rossi Cairo.
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CHIUDERE IN BELLEZZA Dai magneti alloggiati nel cartoncino alle calamite, dalle asole fustellate dove scorrono nastri e fiocchi fino ai sigilli in ceralacca. Una rassegna delle chiusure più glamour dei cofanetti.
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IL BAFFO CHE VISSE PIÙ VOLTE Birra Moretti si rinnova. Ce lo racconta Andrea Bandiera, direttore creativo di RobilantAssociati, che ha firmato il restyling del baffo più amato dagli italiani.
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ILLY, L’ESPRESSIONE DEL CAFFÈ
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Il neuromarketing tra Danimarca e Italia
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Da oltre 30 anni è impegnata nella stampa e trasformazione di carte speciali per il mondo della comunicazione commerciale e per la comunicazione sul punto vendita. L'esperienza maturata al servizio di importanti cartiere nazionali, sia per la produzione di cataloghi che per il testing delle carte, è tale che l'azienda è oggi considerata fra i massimi esperti nella stampa su tecnologie convenzionali di supporti speciali. Fra le caratteristiche distintive, la Certificazione FSC per un'eccellenza a impatto zero, una qualità ecologica che sposa sistemi di stampa altamente innovativi. › www.intergraficavr.com
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Grafical nasce nel 1982 nel cuore della Valpolicella, dove opera da oltre 30 anni nel settore grafico, coniugando tradizione e innovazione per creare un prodotto di eccellente qualità. Ad oggi conta 80 collaboratori tra cui 35 nel reparto prestampa e amministrativo e gli altri 45 nella sala stampa. L’azienda si è specializzata, grazie alle tecnologie offset, serigrafica e digitale in rotolo, nella stampa di etichette autoadesive per il settore vitivinicolo. I macchinari utilizzati sono tutti d’ultima generazione e permettono di lavorare con le tecniche più esclusive e con materiali selezionati. In Grafical il lavoro viene seguito dall’ideazione alla stampa fino alla distribuzione. Il successo di Grafical è, infatti, derivato in buona parte dai punti di forza su cui fa leva da sempre: ottima qualità dei prodotti e brevi tempi di creazione ed evasione degli ordini. › www.grafical.it
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Ci credo ma non sempre. È lo slogan che si potrebbe utilizzare per identificare il rapporto tra il packaging delle griffe del lusso e la sostenibilità ambientale. Perché se è vero, come ricorda David Pambianco, vicepresidente e direttore editoriale di Pambianco strategie d'impresa, che i brand hanno moltiplicato in questi anni l'attenzione “verso materiali ecologici che, non dimentichiamo, spesso costano di più di quelli tradizionali” è altrettanto vero che quando c'è da scegliere tra resa estetica e prodotto più ecologico, avverte Luca Meana amministratore delegato di Pusterla 1880, “vince ancora la resa estetica”. Una tesi condivisa da Pierpaolo Bramucci alla guida di Cartotecnica Goldprint, una delle più importanti in Italia. L'attenzione in qualche modo alla sostenibilità ambientale, spiega Bramucci, c'è ormai da molti anni. Per esempio utilizzando al posto delle classiche “plastiche” quelle in acetato biodegradabile. In molti casi però, aggiunge, al di là della richiesta alle cartotecniche di utilizzare carta certificata Fsc non si va. E uno dei pochi casi che ricorda Bramucci è quella di un cliente che aveva espressamente richiesto di non usare la carta di una cartiera indonesiana accusata da Greenpeace di realizzare un eccessivo sfruttamento delle foreste. Forse, come spiega Vincenzo Laera, direttore commerciale proprio di Goldprint, l'aggettivo corretto per delineare il rapporto tra le griffe, il packaging e la sostenibilità è “complicato”. Nel senso che non si può dare una risposta univoca. In generale, osserva Laera, i grandi gruppi internazionali che operano nel settore della moda e del lusso – più degli stilisti e dei designer - sono molto attenti a creare un'identità di griffe che, rispetto ai consumatori, sia vissuta come sostenibile. In particolare per certificare la sostenibilità delle
La sostenibilità si fa strada ovunque, anche nel packaging del lusso. Ma il passo è ancora prudente, come un ‘andante ma non troppo’. Se è vero che le griffe sono sempre più sensibili all’immagine naturale dei prodotti, quando si tratta del packaging le scelte talvolta si sbilanciano, e spesso vince la voglia di sedurre. Eppure essere lussuosi e biodegradabili, è possibile. Di esempi virtuosi ce ne sono tanti. E la filiera grafica? È sempre più attrezzata, sappiatelo, per vincere una sfida che ci riguarda tutti.
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Dom Pérignon si smaltisce in fretta Una confezione concepita per essere interamente smaltita dopo l’uso: tutte le componenti, comprese quelle in plastica, sono state assemblate senza l’uso di colle, e sono pertanto facilmente separabili. Realizzato da Pusterla 1880 per la Maison Dom Pérignon, il cofanetto è in carta goffrata colorata in pasta nera e personalizzato con i loghi e il nome del prodotto stampati a caldo con uno speciale film metallizzato.
materie prime e dei prodotti che realizzano. Prodotti che devono apparire sempre più “naturali”. Per questo, trasferendo questa attenzione al packaging, non c'è dubbio che esista una forte sensibilità all'utilizzo da una parte di plastiche riciclabili e dall'altra di carta e cartoncini certificati rivolgendosi in particolare alle cartiere del Nord Europa dove da decenni esistono leggi molti stringenti per la salvaguardia di boschi e foreste. Ed è considerato eco-friendly, chiosa Laera, evitare packaging in materiali plastici come il polipropilene. Una tendenza molto sentita nel paese dove le griffe sono più sensibili al tema ambientale come la Francia. E non è un caso che l'ultimo profumo lanciato da Chanel, il N.°5 L'Eau, abbia una confezione che al posto della classica plastica ricorre a una carta termoformabile certamente più adatta a essere riciclata. E anche se dovesse costare di più, il problema del prezzo, per le griffe, non viene quasi mai al primo posto. Che la sostenibilità ambientale sia qualcosa che ormai attraversa trasversalmente tutto il mondo dei consumi, fino quindi alle materie prime come la carta e alle certificazioni ambientali di stampatori e cartotecniche (dall'uso di energia pulita come quella prodotta con il fotovoltaico agli inchiostri ad acqua e vegetali) e non solo quello del lusso lo confermano anche ad Assocarta. “La scelta di un imballaggio in carta o cartone – spiega Massimo Medugno, direttore generale di Assocarta - denota una scelta a favore della
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sostenibilità. Non si spiegherebbe altrimenti il comportamento di grandi buyer che in questo momento scelgono di usare il sacchetto di carta”. Una tendenza confermata da Stefano Fiorini, Sales director shopping & luxury divisions di Fiorini International, secondo il quale se dieci anni fa erano molto usate le shopping bag in plastica oggi è sempre più richiesta la carta, in particolare riciclata e senza più plastificazioni anche perché i brand della moda sono diventati sempre più attenti all'ecosostenibilità e ci sono paesi come gli Stati Uniti che richiedono espressamente l'utilizzo di almeno il 40% di carta riciclata. “Le cartiere italiane – aggiunge sempre Medugno - producono un materiale per il packaging che per sua natura è sostenibile provenendo da una materia prima naturale, rinnovabile e certificata che viene più volte riciclata per produrre nuovi imballaggi. Il tasso di riciclo nel settore dell’imballaggio in carta è all’80%. Più in generale a livello italiano ogni 100 tonnellate di carta prodotta oltre 50% provengono da carta da riciclare e il 75% delle fibre vergini di cellulosa da foreste certificate. Partendo da un materiale rinnovabile, riciclabile e effettivamente riciclato l’industria cartaria va certamente nella direzione dell’Economia circolare indicata dalla Commissione europea e al contempo procede a migliorare la competitività sui mercati europei e globali”.
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Del resto, avverte Maurizio D'Adda, neodirettore generale di Assografici è necessario confutare il luogo comune secondo il quale l'utilizzo della carta, anche nel packaging, sia la causa del disboscamento del Pianeta. In realtà l'uso della carta certificata garantisce l'economia circolare, dal riciclo della materia prima alla crescita delle foreste pari, solo in Europa, a un milione e mezzo di campi da calcio l'anno. E quindi, aggiunge D'Adda, la filiera grafica è sempre più impegnata a rispondere al tema della sostenibilità ambientale, dai rigidi protocolli sulle riduzioni delle emissioni prodotte al ricorso ad energie alternative, dalla carta certificata agli inchiostri ecologi, rispondendo così alle richieste dei clienti, a cominciare dal packaging di lusso e quindi delle griffe.
Da Mannucci Packaging l’imballo ecologico per Gucci Una scatola mono-materiale, realizzata da Mannucci Packaging per Gucci, facilmente riciclabile ed ecologica, priva di tutto ciò che possa danneggiare l'ambiente, come stampe, vernici, plastificazioni. Concepita per proteggere il prodotto, ottimizzarne lo stoccaggio e diminuire i volumi di spedizione nonché facilitarne lo smaltimento, la scatola è realizzata in un unico pezzo e minimizza tutti i tempi di montaggio. Si tratta di un modello “a sei punti colla contrapposti”, con fondo e coperchio uniti fra loro.
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Lati e lembi del fondo sono ripiegati e incollati sulla superficie esterna delle pareti e sagomati in modo da impedire un'eccessiva flessione verso l'esterno delle pareti. Anche i lembi del coperchio sono opportunamente sagomati per evitarne forzature in fase di smontaggio. Il particolare processo di incollatura (protetto da brevetto industriale) permette inoltre al vano interno di essere completamente libero da incastri e sporgenze e di neutralizzare le spinte laterali delle pareti su cui sono incollati i lembi. Dopo l'utilizzo la scatola è facilmente ripiegabile e occupa il minimo volume anche in fase di smaltimento.
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Ma come la richiesta di sostenibilità sta cambiando la stampa degli imballaggi e quanto è forte, in questo senso, la richiesta di sostenibilità da parte dei consumatori del lusso? In Europa questa richiesta sembra più presente, risponde Anna Pellizzari, Executive director di Material ConneXion, e co-autrice del volume "Neomateriali nell'economia circolare". Rispetto a quanto avviene nei Paesi del medio e dell'estremo Oriente dove i prodotti di lusso stanno vivendo un vero e proprio boom. I brand che sembrano essere impegnati maggiormente sul fronte dell'eco-friendly, sono quelli che fanno grandi numeri, anche con prodotti di largo consumo. E in particolare, sottolinea Anna Pellizzari, i gruppi francesi Lvmh e Kering con Gucci, Stella McCartney e Puma, solo per citare qualche esempio.
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Gucci, da oltre un decennio, ricorda Alessandra Alessi, responsabile Pr e comunicazione dell’Istituto italiano imballaggio ha sostituito le scatole per la movimentazione interna con scatole di cartone riciclato. In questo modo non ne risente l'immagine esterna ma sicuramente si riducono l'impatto ambintale e i costi. La cantina Soave, invece, aggiunge Alessandra Alessi ha scelto di utilizzare una bordolese più leggera prodotta da Saint Gobain. Lumson, invece, ha progettato per Arval e per Collistar un flacone in vetro dotato di una pompetta airless che una volta terminato il prodotto può essere facilmente svitata ed estratta dal contenitore primario separando le tre componenti e facilitando il conferimento della raccolta differenziata. Sempre in ambito cosmetico, in un prodotto per il canale profumeria-farmacia, Pusterla 1880 ha realizzato un cofanetto espositore interamente monomateriale in cartoncino teso coerente con l'immagine del marchio Korf. E sempre l'azienda di Venegono Inferiore, leader nella produzione di cofanetti e scatole di alta gamma per i grandi marchi del lusso, ha realizzato un astuccio stampato ma molto semplice per Ferrari e un cofanetto prezioso ma facilmente smaltibile per lo champagne Dom Pérignon. Analogamente anche per un prodotto di design molto delicato e costoso come la lampada Tolomeo di Artemide, Deles ha realizzato un complicato sistema di trasporto, monomateriale, che protegge e fissa le varie componenti con un sistema di incastri. Ma se esistono molti esempi virtuosi di un packaging di lusso eco-sostenibi-
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Da Cartografica Pusterla 1880 il cofanetto riciclabile Korff Un packaging riciclabile e ad alto contenuto tecnologico. Fondo e coperchio sono tenuti insieme da un meccanismo realizzato completamente in cartone e ricavato nel coperchio stesso: così il packaging, una volta aperto, si presenta come un corpo unico. Per produrlo sono stati impiegati diversi materiali, tutti facilmente separabili dopo l’uso. La struttura rigida che compone tanto il fondo quanto il coperchio ed è in cartone foderato all’interno e rivestito all’esterno con una carta perlata. I prodotti sono alloggiati all’interno in un termoformato sottovuoto floccato bianco. I loghi hanno grande visibilità, stampati a caldo sia sul coperchio sia sul fondo. I testi secondari sono stampati in litografia e un trattamento particolare a “effetto cangiante” evidenzia la fascia colorata sul coperchio.
Slim, la leggerezza in forma di vetro Riduzione dei rifiuti di imballaggio, di materie prime non rinnovabili, delle emissioni di Co2, carrello della spesa più leggero. Queste le sfide che Saint-Gobain Vetri ha raccolto nell’ideare e produrre Slim, la nuova bottiglia bordolese con bocca bvs dal peso di 325 g (75 g circa in meno rispetto alle bordolesi fin qui utilizzate). Slim ha una linea leggermente più morbida delle bordolesi tradizionali, senza perdere però la silhouette più adatta al vino. In Italia è stata scelta da Cantine di Soave, che ha adottato Slim per le proprie etichette. Oltre a rispondere all’esigenza alleggerimento dell’imballaggio, viene prodotta con circa il 90% di rottame di vetro. Il tutto concorre a un risparmio energetico significativo, pari al consumo di circa 15.000.000 lampadine che rimangono accese per un’ora.
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Airless con flacone in vetro Lo sviluppo di nuove formule, e la tendenza a ridurre la quantità di conservanti, hanno spinto il mercato della cosmetica ad utilizzare sempre di più i packaging Airless, gli unici in grado di preservare e proteggere le formule e garantire un’ampia gamma di vantaggi tecnico funzionali. Progettato, sviluppato e brevettato il TAG-Techno Airless Glass System, Lumson è l’ unico Airless al mondo con un flacone in vetro, scelto da Arval per il lancio di due prodotti della nuova linea cosmetica “l’uomo”.
Un alveare ecologico per Artemide Una scatola di cartone con un doppio coperchio, che protegge la lampada icona di Artemide sia in posizione
le quanto brand invece si limitano invece al classico green washing, ovvero a una sostenibilità solo d'apparenza? “Dipende molto dalla scelta delle griffe la realizzazione di un packaging povero o finto povero”, risponde Emilio Albertini, alla guida della Cosmografica Albertini (che ha recentemente acquisito il ramo d'azienda di Grafiche Rekord) e del Gifasp. Il lusso estremo, per Albertini, non si coniuga troppo con la sostenibilità ambientale. Calvin Klein, per esempio, ha richiesto un cartoncino accoppiato al microonda per la confeziona ecologica di un suo profumo. Ma si tratta di lavorazioni complesse, realizzate anche a mano e quindi necessariamente più costose. Quindi la tendenza a richiederla rimane ancora bassa. Così nel packaging di lusso, aggiunge Albertini, trovano ancora poco spazio i materiali green come la carta riciclata o gli inchiostri vegetali. Tanto che nella cosmetica, nel 90% dei casi si usano ancora gli inchiostri Uv rispetto a quelli, meno brillanti, a base d'acqua. Questo non significa, conclude il presidente del Gifasp, che non ci sia una tendenza a ridurre il peso degli imballaggi e nel caso di confezioni multi-materiali (le classiche scatole rivestite all'interno) a facilitare la riciclabilità dei materiali. Per esempio si comincia, ma siamo agli inizi, a utilizzare la stampa di foil a fondo pieno che evitano l'accoppiamento del poliestere al cartoncino. O all'uso di altri materiali rispetto al classico termoformato di plastica. In Francia, conclude Albertini, è stato inventato anche un termoformante a base di bucce di patata ma presenta ancora problemi sia di costo sia di produzione per la realizzazione dello stampo.
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ecologico. La struttura è in PE espanso e ha la funzionalità di uno stampo. Per sostenere la spinta generata dalla lampada sulla base (quando l’imballo viene posizionato verticalmente) è stato inserito
orizzontale che verticale,
un cubo di compensato. La
consentendo l’apertura dai
scelta di utilizzare un cartone
due lati. Un design intelligente,
vulcano a doppia onda è stata
progettato dal laboratorio R&D
abbinata all’inserimento di listelli
del Gruppo Deles, capace di
trasversali in abete che fungono
limitare al massimo l’impatto
da spina dorsale.
Comunque gli esempi di nuovi materiali green non mancano. E la tendenza dei designer, sottolinea sempre Anna Pellizzari, non è tanto portata alla ideazione di packaging “nativi ecologici” riducendo i materiali, i colori, gli inchiostri quanto a una progettazione intelligente. Che può partire per esempio dall'assemblaggio dei vari pezzi. I colori, di per sé, non sono necessariamente negativi. Così lamine e foils a caldo vengono utilizzati anche per tirature elevate e non inficiano necessariamente la riciclabilità del prodotto. Sicuramente, aggiunge l'Executive director di Material ConneXion, le plastificature sono considerate negativamente ma sono anche sempre meno usate. Così nell'industria cartaria si usano coating Uv o a base di amido (per migliorare la qualità finale della stampa) o cellulosa nano-cristallina con proprietà idrofobiche. E proprio dalle cartiere sono arrivate soluzioni interessanti come la serie Crush di Favini (carte relativamente di lusso contenenti scarti vegetali) oppure Curios Metallics di Arjowiggins Creative Papers (MC 5429-09), una carta metallizzata riciclata al 100%. E Veuve Clicquot ha lanciato qualche anno fa un imballaggio per lo champagne in polpa di cellulosa e amido. Questo significa, conclude Valeria Bucchetti, professore associato di Disegno industriale presso il Dipartimento di Design del Politecnico di Milano, che per il packaging del lusso non è possibile individuare un'unica tendenza. Ma non c'è dubbio che il trend sia quello di andare verso packaging monomateriali o con più materiali ma facilmente separabili. Con l'attenzione quindi alla sostenibilità ambientale e alla seconda giovinezza dei materiali.
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La signora delle lettere (in punta sottile)
di A N N A
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Hanno un riverbero poetico le parole con cui Barbara Calzolari, una delle calligrafe più apprezzate del mondo, ci parla della calligrafia: “quando scrivi ti ritrovi come se fossi caduta di nuovo sulla Terra con addosso la gioia di un bimbo che scopre la vita, hai tutte le tue miserie e i tuoi dubbi e tuttavia non vedi l’ora di scrivere e di cercare dentro di te quell’equilibrio che ti consente di ottenere una certa inclinazione del gesto, di toccare col pennino la carta e sentire se il tuo stile sarà delicato, elegante, arrabbiato”. Un’esperienza forte dunque, come un sentimento del corpo che spinge verso il riconoscimento di una radice “perché scrivere — spiega — è una cosa profondamente umana, io provo piacere nello scrivere, amo talmente il mio lavoro che lo farei sempre: anche sotto i ponti scriverei, scriverei, scriverei”.
IL MIRACOLO DELLA PAROLA SCRITTA ¶ “In questo tempo così difficile c’è un bisogno diffuso di verità e se continuiamo a mentire moriamo — aggiunge Barbara — abbiamo bisogno di quei segni umani,abbiamo bisogno di usare le mani e i segni calligrafici sono cose che accadono nelle mani, e accadono mentre li immaginiamo con gli occhi, linee ripetute nelle quali diventiamo abili quando impariamo a realizzarli in armonia con la respirazione, la corretta postura, la mente e il cuore, ma bisogna allenare la mano a seguire il cervello e quando tutto coincide è molto bello”.
Visionaria, poetica, attenta al cuore che batte. Barbara Calzolari è una delle calligrafe più apprezzate del mondo. Insegna in Europa, negli Stati Uniti, in Asia. È la prima e unica donna italiana nominata Master Penman dalla prestigiosa associazione americana IAMPETH. Un’artista delle lettere che i grandi brand si contendono. ¶ Ma come si diventa calligrafi? “Si entra nel segreto della calligrafia solo attraverso la disciplina, l’umiltà, lo studio, soprattutto la coscienza dei propri limiti — risponde — io non ho mai smesso di studiare, di fare esercizi per ottenere il controllo del gesto e insieme raggiungere il massimo dei risultati”. Risultati che si ottengono, ci spiega, quando forma e contenuto coincidono. “Così che quando lavori ad esempio su un profumo sei capace di immaginare una foresta pluviale, di mantenere la tua tensione visionaria ed esprimerla attraverso l’inchiostro, il colore, il gesto: solo così l’esito è umano, organico, vicino alla sensibilità degli uomini. Come il pane fatto col lievito madre”. DALLA MODA AL PENNINO ¶ Prima di diventare calligrafa, Barbara ha lavorato a lungo nel mondo della moda, che ha poi abbandonato per la sua grande passione. Un’esperienza durata quindici anni, con grandi aziende di abbigliamento, per le quali è stata responsabile della produzione in Indonesia, in Malesia, in Cina. “Avevo sempre meno voglia di vivere in quell’universo che mi appariva insensato — racconta — sempre meno voglia di fare una vita così lontana da quello che sentivo di essere, che mi sono messa a cercare forme per trascrivere poesie, sovrapponendo lo studio lettere al mio lavoro”. Fino alla decisione fatale, che squarcia il velo della sua indiscutibile vocazione.
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¶ E che arriva quando decide di mollare tutto: l’azienda, il successo, il denaro, i viaggi. E comincia a studiare calligrafia con l’Associazione Calligrafica Italiana. Ma non le basta. Allora se ne va negli Stati Uniti per approfondire la sua formazione. Qui, sotto la guida di Michael Sull, uno dei più importanti maestri calligrafi, si dedica allo studio dell’uso del pennino sottile per lo Spencerian, evoluzione del corsivo inglese, un carattere nato nel 1820 in Ohio, caratterizzato da minuscole molto delicate e capitali importanti con ombre molto intense. Ancora adesso il pennino punta sottile (che consente di variare lo spessore del tratto in base alla pressione sul foglio) è il suo strumento preferito, che ama utilizzare nelle variazioni di Punta sottile sulla carta Bond and Riley. L’INVENZIONE DELLA BELLEZZA ¶ Prima e unica donna europea nominata nel 2015 Master Penman dalla prestigiosa associazione americana IAMPETH (International Association of Master Penman, Engrossers and Teachers of Handwriting), Barbara Calzolari è tra i dodici calligrafi che hanno raggiunto la vetta dell’eccellenza in quel tesoro di sapienza e di cultura,
che è l’arte calligrafica. Un’artista che ha lavorato per molti brand della moda, e non solo. Sì perché nella sua biografia figurano nomi e committenze di grande prestigio. A cominciare dall’enciclica di Papa Benedetto XVI, Deus Caritas est, che nel 2008 Barbara ha interamente trascritto con inchiostro ferro gallico in un carattere gotico, il Fraktur, custodita in Vaticano e nella cattedrale Saint Patrick Church di New York. Ha poi calligrafato gli inni nazionali e i frontespizi dell’opera Antonio Canova. L'invenzione della bellezza, un prestigioso volume ora in mostra alla Royal Library di Londra, donato ai capi di Stato intervenuti nel 2009 al G8. In cancelleresca su pergamena ha poi ricopiato anche tre copie del manoscritto di Caterina de’ Medici, ora conservate alla Washington Library e al Vittoriano a Roma. TENSIONE E CONCENTRAZIONE ¶ Ma nel portfolio di Barbara Calzolari figurano anche moltissimi lavori realizzati per grandi marche, di cui non ci riferisce i nomi. Sappiamo però che ha appena ultimato quindici scritte sulle pareti del palazzo di Alleanza Assicurazioni a Milano, che il suo Corso di calligrafia (Editore De Vecchi) ha già venduto 20.000 copie, che
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è chiamata a intervenire nelle più importanti convention internazionali. È contenta di tutta questa attenzione che c’è intorno a lei? “ Ho dedicato tutta la mia vita e le mie risorse a questa passione eppure mi sento ancora studente — risponde — sento che mi manca sempre qualcosa perché la calligrafia è così… un’arte che ti obbliga a sentirti in uno stato di perenne ricerca”. E riprende: “Può accadere che un giorno ti siedi a lavorare e la tua mano è ribelle, il tuo corpo non vuole saperne di fare quello che vuoi fare e allora devi ricominciare a esercitarti sui fondamentali finché i tuoi segni riescono ad esprimersi in maniera naturale”. ¶ Tensione e concentrazione, fluidità del gesto e attenzione della mente, esperienza estetica e tecnica sono la sorgente di quest’arte squisitamente analogica, che è un fare ma anche un essere. Perciò un calligrafo deve continuare a misurarsi finché il corpo, il pennino e il mondo non si sciolgano in un insieme. E diventino uno. Qual è il suo più grande desiderio? "Vorrei che si potessero ancora realizzare grandi opere calligrafate come ai tempi di Cosimo de Medici".
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L’etichetta Luxoro 2017 per Illivio di Livio Felluga: arte, creatività e tecnologia… tutto in un’etichetta.
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Un’etichetta sovrapposta a un’altra, come un flusso senza scansioni ma anche come un gioco speculare che comunica, sorprende e regala inedite fascinazioni tattili. È l’etichetta realizzata da Luxoro per il 2017, battezzata poeticamente ‘Il paesaggio dentro’, destinata a impreziosire le bottiglie del bianco illivio della cantina Livio Felluga, in esposizione a Vinitaly 2017. Studiata dal designer Mario Di Paolo, l’etichetta è un’opera unica, che supera i confini del noto, coinvolge lo sguardo in due porzioni di spazio, dissolve i canoni consueti delle etichette. “Siamo giunti alla settima edizione del nostro progetto Etichetta Luxoro — spiega Jana Kokrhanek, amministratore delegato di Luxoro, distributore esclusivo per l’Italia dei foil e dei cliché di nobilitazione del gruppo Kurz — un progetto che ogni anno prevede la creazione di un’etichetta, realizzata esclusivamente per la nostra azienda, insieme a una cantina di rilievo nel panorama nazionale. Quest’anno abbiamo scelto illivio dell’azienda friulana Livio Felluga”. SINERGIE CREATIVE Il Paesaggio Dentro è il frutto di una felice e stretta collaborazione tra Mario Di Paolo, Luxoro e l’azienda grafica Eurostampa. “Soltanto grazie all’esperienza e alla competenza di ciascuno — spiega Jana Kokrhanek — si è potuti giungere a questo risultato, assolutamente sorprendente, che ben si associa al vino creato nel 1998 dai figli di Livio Felluga, per il suo ottantacinquesimo compleanno.” L’ORO È LUCE E SPECCHIO “Il progetto prende forma dallo studio dell’oro nella storia antica come sinonimo di luce e di rappresentazione del divino, e dallo specchio, che si rifà al tema filosofico del doppio, legati all’universo alternativo fatto di bellezza e divinazione — dice Mario Di Paolo fondatore e direttore artistico della boutique creativa Spazio Di Paolo — L’oro utilizzato in questo progetto racchiude due
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Le due etichette sono state stampate su macchina da stampa RCS Gallus dotata di stazioni per la lamina a caldo e il rilievo. Le carte utilizzate sono di alta grammatura. L’etichetta inferiore è completamente stampata con lamina oro a Luxor® KPW 232. La parte centrale presenta un “frontone o decoro” (simbolo insieme alla mappa, del produttore di vino Livio Felluga) al centro del quale è stampata in oro lamina la scritta “Illivio”. Lo stemma è reso tridimensionale da un rilievo multilivello ed un gioco di ombre che ne accentua la profondità. L’etichetta superiore è stampata su Cotton White, carta molto pregiata realizzata con grana vellutata in cotone al 100%. Presenta una stampa in volta della “mappa” e frontalmente la stessa è realizzata con un rilievo a secco. Questa etichetta non è completamente adesiva per permettere di essere sollevata a libro scoprendo così quella sottostante.
elementi chiave: la luce e il paesaggio che riflette. La nobilitazione esercita così una doppia valenza, estetica e concettuale, il potere riflettente della superficie specchiante cattura l’anima del paesaggio e la fissa per sempre dentro di sé”. Simbolo di luce, forza, immortalità e spiritualità, l’oro, come spiega Cecilia Casorati, critica d’arte, docente all’Accademia di Belle Arti di Roma e nipote del grande maestro Felice Casorati “rende preziosa l’immagine della materia (il paesaggio) e lo specchio, come l’arte, ne restituisce una visione parallela”. E aggiunge: "in questa doppia dimensione, forse, c’è ancora posto per la bellezza”. ESPERIENZA NELLA STAMPA E TECNOLOGIA Attento e curato lo studio tecnico dell’etichetta, sviluppato in modo che i valori iconici della cantina e i rilievi presenti sul fronte venissero abilmente abbinati ai valori concettuali ed evocativi del progetto, è opera di Eurostampa, azienda di consolidata esperienza nella produzione di etichette, capace di interpretare il concept dell’opera e di produrlo attraverso stampa a freddo, stampa a caldo e rilievo a secco. “Sinergia tra creatività e tecnologia e l’utilizzo di materiali di altissima qualità che fanno la differenza — come la lamina Kurz che è il top come brillantezza e durata — sono le ragioni del successo” spiega Jessica Liffredo responsabile fotolito, grafica e stampa in Eurostampa. “Siamo stati felici di mettere a disposizione la nostra esperienza e le nostre tecnologie per realizzare questo progetto, che
Superare i limiti è una costante del nostro lavoro nel mondo del vino
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è stato seguito interamente dal nostro centro d’innovazione, l’Innovation LABels, il nuovo dipartimento di Eurostampa dedicato all’ospitalità e alla creatività in cui i clienti hanno la possibilità di conoscere materiali e tecnologie di stampa innovativi, e prendere, in tempi rapidi, le migliori decisioni che riguardano l’etichetta e il packaging a tutto tondo”. UN’ETICHETTA SPLENDENTE DI BELLEZZA La prima etichetta, quella che appare osservando la bottiglia frontalmente, è un foglio di carta naturale bianca, dai toni caldi, sul quale appaiono in rilievo i contorni del territorio dei colli orientali friulani, simbolo iconografico della ‘Livio Felluga’. Una cornice dorata stampata racchiude il nome della cantina e accoglie, su un lato, la retro etichetta, donandole un ruolo da protagonista, bella da vedere e da toccare, sottraendola al suo ruolo tecnico e normalmente relegata sul retro della bottiglia. Un lembo che consente di sollevare la prima etichetta, rivelando uno specchio dorato che inonda di luce gli occhi dell’os-
servatore. Qui fluttua il fregio della cantina che emerge in tridimensionalità, grazie a rilievi delicati e precisi, e fa da cornice al prezioso marchio del vino, illivio. Si svela così anche la magica interazione che avviene fra i due fogli e che sorprende l’occhio che le osserva. I contorni e i simboli del territorio, presenti sotto forma di rilievi sul fronte della prima etichetta, appaiono riflessi sullo specchio dorato della seconda. Stampati sul retro del primo foglio, infatti, si manifestano alla vista diventando perfettamente leggibili. “Realizzare questo progetto per un'azienda leader nelle lamine da stampa e una casa vinicola storica con un'immagine consolidata è stato per noi entusiasmante — conclude Mario Di Paolo — Superare i limiti è una costante del nostro lavoro nel mondo del vino, l'originalità è per noi fondamentale e la esprimiamo attraverso una creatività decisa ed unica e con un grande controllo della tecnica, studiando nuovi possibili percorsi di comunicazione e marketing finora inesplorati”.
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PH: Elisa Andreini
ARMANI INVITI NEL SEGNO DELL'ELEGANZA
Le Sac11, Limited Edition Capri Un invito esclusivo nell’isola più esclusiva del mondo. Per il cocktail organizzato nella boutique Armani dell’isola azzurra, in occasione della presentazione della prestigiosa borsa Le Sac 11, versione Limited Edition Capri, ecco uno stampato raffinato, che profuma di mare. Il progetto riflette le tre peculiarità essenziali della borsa: la pelle color panna, le bordature corallo, la fodera interna a righe panna e azzurro. Invito e busta sono in carta Gmund Wild Chevreau con tatto pelle che riflette la fascinazione tattile della pelle con cui è realizzata la borsa. Le bordature sono stampate sulla busta mentre nell’invito l’effetto è stato ottenuto inserendo tra i due strati di Gmund un multistrato di Fedrigoni Sirio Lampone. La mattonella è stata profilata con angoli a 45 gradi per enfatizzarne il rosso interno. Su un foglio leggero di Fedrigoni Pergamena Bianco è scritto l’invito. Testi e loghi sono stampati in KURZ Luxor Alufin 326, un azzurro brillante e fresco come il mare di Capri.
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Sfilata Spring Summer 2017 È insolito e irrimediabilmente rosso, l’invito Emporio Armani per la sfilata donna Spring Summer 2017, che riprende il rosso della collezione e l’elefantino indiano che decora il tessuto e accompagna gli ospiti alla passerella. L’invito è una mattonella in Cialux 1520 di Manifattura del Seveso con anima in Fedrigoni Sirio Color Lampone e testi stampati a caldo argento lucido. La busta è in Cialux 1520 di Manifattura del Seveso, fustellata secondo un disegno esclusivo del Graphic Department Armani, accoppiata a una Fedrigoni Sirio Color Lampone. Il logo è stampato a caldo argento lucido. Vero tocco di classe la chiusura della busta con calamita annegata: come una fibbia-bijux ha la forma dell’elefantino indiano portafortuna, stampato in Serigrafia ‘Serifoil’ argento a specchio su base Sirio Black Black.
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La qualità come passione, l’eccellenza come valore
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Innovazione tecnologica, internazionalizzazione, proiezione nel futuro, sempre nel segno dell’eccellenza. Sono questi i valori che hanno guidato il tragitto imprenditoriale di Grafiche Antiga, una realtà che in 45 anni di storia è cresciuta senza mai perdere di vista la sfida di partenza: produrre stampati di qualità coniugando, nel suo cuore artigiano, tecnologia e sperimentazioni, design e creatività. 60 gruppi stampa e gestione di 13.000 commesse ogni anno sono solo alcuni dei numeri che sintetizzano la forza di questa realtà che, nella sua lunga storia, ha ininterrottamente arricchito servizi e attrezzature integrando sempre più la sua crescita nel territorio con l’apertura internazionale. E lo ha fatto sempre all’insegna della qualità e della sostenibilità.
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CARTOTECNICA IN PRIMO PIANO L’eccellenza di Grafiche Antiga si esprime in vari ambiti della stampa, che spaziano dall’editoria alla stampa commerciale di pregio, dalla legatoria ai servizi di fotografia e rendering 3D e tanto altro. Fiore all’occhiello dell’azienda è la Divisione cartotecnica, una struttura all’avanguardia, seguita da un team dedicato di professionisti di grande esperienza in grado di offrire ai clienti tutti i servizi e le fasi di lavorazione. L’ insieme di professionalità, tecnologie e servizi hanno contribuito a fare dell’azienda un punto di riferimento per la produzione di visual merchandising e luxury packaging. Passione nella ricerca di nuovi materiali, esperienza e conoscenza nelle tecniche di lavorazione, ricerca di soluzioni esclusive e personalizzate unite alla flessibilità e alla completezza dei servizi, fanno della Divisione cartotecnica di Grafiche Antiga il punto di riferimento privilegiato per i brand del lusso, oltre che il partner ideale per designer e agenzie di pubblicità.
ECCELLENZA CERTIFICATA L’acquisizione di importanti certificazioni e il costante impegno nella sostenibilità consente ai clienti di Grafiche Antiga di rispondere alle esigenze del mercato che sempre più nel packaging d’alta gamma cerca sostenibilità e processi produttivi a impatto ridotto. Di recente l’azienda ha inserito una metodologia personalizzata Green UV che offre innumerevoli soluzioni creative di stampa e nobilitazioni su carta e sui supporti più disparati. Il rispetto per l’ambiente si esprime anche nell’ impianto fotovoltaico di ultima generazione di cui è dotata l’azienda, che copre 12.000 metri quadri di superficie. EDITORIA D’ALTA CLASSE Apprezzata nel mondo dell’editoria per i servizi e la qualità delle sue pubblicazioni, Grafiche Antiga produce libri di pregio, cataloghi, volumi personalizzati, e lo fa grazie al supporto di un reparto redazionale e creativo di grande esperienza, che opera sia nell’editoria tradizionale che in quella digitale. Il marchio Antiga Edizioni è specializzato in arte e fotografia, enogastronomia e pubblicazioni sulla montagna e sul paesaggio. PASSIONE PER I CARATTERI La passione per la cultura tipografica di Grafiche Antiga si esprime anche nelle numerose attività della Tipoteca Italiana, fondata nel 1995 dai fratelli Antiga e situata nella sede storica dell’Azienda; una struttura , unica nel suo genere, che ospita il Museo della Stampa e del Design Tipografico, riconosciuto a livello internazionale. La straordinaria collezione, in costante accrescimento, proviene da stamperie e tipografie italiane. Si tratta di un luogo di grande suggestione che, attraverso un’eclettica offerta di workshop, seminari internazionali, corsi di formazione, attrae i più famosi designer del mondo.
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Una nuova icona del Barolo
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Immersa nel panorama fiabesco di Serralunga d’Alba, Tenuta Cucco - dal 2015 parte di Tenimenti Rossi Cairo - è una Cantina aperta all’innovazione ma fedele alla tradizione. Con l’obiettivo di valorizzare il legame con il territorio, Piero Rossi Cairo, a capo dell’azienda di famiglia, ha avviato un percorso di rinnovamento dell’immagine, affidando all’agenzia RobilantAssociati il progetto della nuova brand identity.
Siamo a Serralunga d’Alba, terra di parole antiche e di silenzi, di profumi e di sapori. Avvolta in un paesaggio di maestosa bellezza, immersa tra le linee sinuose di colline che risplendono di colori fiabeschi, troviamo Tenuta Cucco, ai piedi del famoso Castello di Serralunga dal quale si domina il meraviglioso, inconfondibile panorama delle Langhe, entrato a far parte nel 2014 della World Heritage List dell’Unesco, parte integrante del Patrimonio dell’Umanità. Serralunga d’Alba è la più importante tra le zone del Barolo non solo per la peculiarità dei prodotti enologici, tra i più longevi, e per l’antichità dei suoi impianti, soprattutto per il favorevole microclima. Situati tra i 240 e i 420 metri sul livello del mare, i vigneti sono immersi in un terreno calcareo-argilloso che consente di ottenere vini di elevata struttura, ricchi di profumi persistenti. Non a caso il Nebbiolo di questa zona è considerato in assoluto il miglior Nebbiolo da invecchiamento. Rilevata nel gennaio 2015 dalla famiglia Rossi Cairo, già proprietaria dell’azienda agricola biodinamica La Raia a Novi Ligure, la Tenuta Cucco si estende su 13 ettari di vigneti, in corso di conversione biologica, nei quali si producono circa 70 mila bottiglie l’anno. Oltre al Nebbiolo da Barolo, il vitigno più esteso si produce il Dolcetto d’Alba, il Langhe Nebbiolo, il Langhe Chardonnay e la Barbera d’Alba.
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Poco dopo l’acquisizione della Tenuta, è sorta la necessità di un restyling dell’immagine dei prodotti e del brand, con l’obiettivo di creare un’identità più aggiornata, in grado di riflettere la natura della Cantina e restituire correttamente il carattere del suo Barolo, in vista soprattutto della promozione nei paesi esteri. Del progetto di comunicazione, parliamo con Piero Rossi Cairo, 33 anni, laureato in economia e giurisprudenza alla Bocconi, oggi a capo dell’azienda di famiglia. QUAL È L’IDENTITÀ DI TENUTA CUCCO E IN CHE MODO IL NUOVO PROGETTO DI COMUNICAZIONE L’HA SINTETIZZATA? Già nel secolo scorso le uve dei nostri vigneti erano riconosciute tra
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le migliori della zona. Dagli anni ’60 l’azienda ha poi creato una sua cantina e iniziato la vinificazione in proprio. Questo dice tutto dell’identità fatta appunto di tradizione, storia, radicamento nel territorio, capacità di valorizzazione dei prodotti. Il Castello di Serralunga e la curva dei vigneti sono, insieme, l’emblema di questa azienda che il nuovo marchio ha sintetizzato e reso ancora più evocativo.
a chilometri di distanza, un’architettura inconfondibile essendo l’unico dongione alla francese costruito in Italia. I vigneti di Tenuta Cucco si sono sviluppati intorno a questo castello, alla sua ombra, sotto la sua protezione. E sotto il profilo del castello, nel marchio, la piccola corona ordinata di filari è il simbolo della mano dell’uomo che ha governato e agito su queste terre rispettandole.
nome evocava paesaggi ed edifici diversi da quelli piemontesi, forse più tipici delle campagne toscane. “Cucco” invece è rimasto, mai messo in discussione, proprio perché rimanda al luogo di riferimento dell’azienda, appunto quella vigna Cucco, che si trova sulla parte più alta della collina, una posizione premiante per le viti dalle quali appunto ricaviamo il nostro Barolo “Vigna Cucco” Riserva.
QUAL È IL PERCORSO CHE AVETE SEGUITO NELLA RICERCA E NELLA DEFINIZIONE DELLA BRAND IDENTITY? Il marchio propone, in una versione dalle linee essenziali, iconiche, la silhouette del Castello di Serralunga, che domina dalla sua altezza le colline circostanti ed è visibile
PARLIAMO DEL NAMING, PERCHÉ TENUTA CUCCO? Nel gennaio 2015 abbiamo acquistato Cascina Cucco e, insieme all’agenzia che ci ha seguito nel restyling di brand e label, RobilantAssociati, abbiamo deciso di scegliere il nome “Tenuta” al posto di “Cascina” in quanto il vecchio
LA COSTRUZIONE DELLA MARCA. ATTRAVERSO QUALI MEZZI, OLTRE ALLE ETICHETTE, AVETE SCELTO DI COMUNICARE L’IDENTITÀ DI TENUTA CUCCO? Le etichette delle nostre bottiglie sono il primo manifesto della nostra nuova identità. E raccontano ancora una volta, non solo nel mar-
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chio, il territorio da cui questo vino proviene. Sono stati scelti infatti alcuni frammenti degli affreschi che nel corso dei secoli, anche con sovrapposizioni successive, hanno decorato la chiesetta di San Sebastiano nel Borgo, che fa parte di Tenuta Cucco, e che è stata la chiesa del paese sino al 1888. Santi, putti musicanti, notabili della Savoia: ciascun personaggio emerge con la sua sontuosità, come nel caso delle etichette dei cru Cerrati o della Riserva, oppure con la sua gioiosa freschezza, come per i putti sorridenti che caratterizzano il resto della linea. Siamo felici di questa scelta, che RobilantAssociati ha poi reso con alcune soluzioni che inseriscono queste immagini della storia di Serralunga, la sua storia popolare, nella contemporaneità grazie a un’identità che interpreta la vocazione
all’innovazione e alla qualità totale della cantina e il suo radicamento nel territorio, nel segno dell’eccellenza e della valorizzazione dell’italianità. Abbiamo contemporaneamente costruito un nuovo sito, nel quale ci siamo soffermati a lungo anche sulla storia del castello che campeggia nel nostro logo. TORNIAMO ALLE ETICHETTE. QUALI CARTE SONO STATE SCELTE E PERCHÉ? La carta è la Maille Blanc. La cartiera Fasson-Avery Dennison, scelta per la garanzia di qualità offerta. A QUALI AZIENDE DI STAMPA L’AGENZIA SI È AFFIDATA E COME SONO STATE SELEZIONATE? Nuceria Group e Sefra, entrambe scelte per la garanzia di qualità che
avrebbero garantito, per la flessibilità che hanno dimostrato nel lavorare nelle fasi iniziali del progetto con RobilantAssociati: questo è stato l’elemento fondamentale che ha garantito una resa ottimale del progetto. C’È UN FIL ROUGE CHE LEGA LA COMUNICAZIONE DI TENUTA CUCCO E LA RAIA? AVETE LAVORATO ANCHE SU UNA COMUNE IDENTITÀ DELLE AZIENDE ROSSI CAIRO? Con l’acquisizione di Tenuta Cucco si è imposta la necessità, ma anche l’opportunità sul piano commerciale, di ricondurre le due attività, a Serralunga e a Novi Ligure ad un’unica realtà che è appunto quella della mia famiglia. Abbiamo quindi scelto di utilizzare il brand ombrello Tenimenti Rossi Cairo sul
retro delle etichette, a firma di tutti i materiali di comunicazione, anche negli stand, nelle brochure di presentazione delle fiere all’estero. Le due aziende sono molto diverse, diversa la località, la struttura delle cantine, la tipologia dei vigneti, i prodotti, ma sono unite da una forte intenzione: La Raia è diventata un’azienda biodinamica, Tenuta Cucco è già avviata verso la certificazione biologica. La mia famiglia guarda all’agricoltura come ad un’attività che si impegna verso le generazioni future, che non è solo per l’oggi. Da qui la nostra preoccupazione, intesa come attenzione, cura e consapevolezza, verso il territorio su cui le due aziende insistono e della responsabilità di ogni gesto affinché questa bellezza, e i valori che la animano, sia tramandata. Tenuta Cucco
IL MARCHIO In una versione dalle linee essenziali fortemente iconica, il marchio propone il caratteristico profilo del Castello di Serralunga d’Alba, che si erge con alte torri sulla sommità del colle. Emblema di strategica vigilanza militare oltre che di raffinatezza architettonica, il castello è la nuova identità visiva di Tenuta Cucco. Nel marchio il castello si erge su linee tondeggianti che rappresentano i filari ordinati dei vigneti circostanti, simbolo della mano dell’uomo che ha saputo, con sapienza e rispetto, governare la natura e la sua terra.
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inoltre è nelle Langhe che con i suoi vigneti e i suoi paesaggi è diventata patrimonio Unesco.
è stata una scelta naturale e, dato il risultato finale con Tenuta Cucco, anche felice.
A QUALE AGENZIA VI SIETE AFFIDATI E PERCHÉ? Abbiamo scelto RobilantAssociati per un motivo molto semplice: siamo rimasti estremamente soddisfatti del lavoro di restyling su marca e prodotti che avevano realizzato nel 2012 per La Raia. L’agenzia ha dato alla marca un’impronta contemporanea, come volevamo, creandole uno spazio preciso e riconoscibile all’interno di un panorama già molto affollato di produttori storici. Hanno individuato un segno di continuità nel saltimpalo che campeggia su marca ed etichette reinventandolo e trasformandolo in un elemento distintivo per noi. Continuare con loro
QUALI SONO I PRODOTTI DELLA COLLEZIONE SU CUI È STATO FATTO UN RESTYLING? SEGUENDO QUALI CRITERI? Abbiamo prima di tutto fatto una riflessione con il nostro enologo, Piero Ballario, e rivisto la linea di prodotti, riducendola di alcune referenze e ridiscutendo il posizionamento, anche di prezzo, di alcuni vini. Definita questa griglia abbiamo lavorato con i designer per tradurre queste scelte in immagini che raccontassero il nuovo posizionamento, la nostra intenzione di dare nuovo slancio a questa cantina storica, di raccontare dov’è, di quale storia questi prodotti sono il frutto.
PROGETTI FUTURI? Il progetto più imminente è la valorizzazione di un cru che abbiamo quasi scoperto di recente in una parte della tenuta: il Cru Broglio, Nebbiolo da invecchiamento. Sarà una bella sfida, e in grande impegno, scoprire che vino sarà, in cosa si differenzierà dal nostro cru Cerrati. PARTECIPERETE DI CERTO A VINITALY: COSA PENSA DELLA FIERA, QUALI ASPETTATIVE HA? Vinitaly rimane, ad oggi, un punto fermo nel panorama fieristico internazionale. Pur con poca esperienza alle spalle, credo sia migliorata molto negli ultimi anni. La città di Verona è un gioiello artistico ed architettonico, ma l'aumento di padiglioni e quindi di visitatori richiederebbe a nostro avviso anche un adeguamen-
LE ETICHETTE Le etichette riportano tutte un soggetto ripreso dagli affreschi della storica chiesetta di San Sebastiano nel Borgo, appartenente alla Tenuta. Santi, putti e musicanti: ciascun personaggio emerge con una preziosità che risulta esaltata dalla pulizia e dalla modernità degli altri elementi: il font essenziale del nome, lo script della denominazione, i colori ricercati dei caratteri, il bianco brillante della carta pregiata. Un insieme di scelte che testimoniano la volontà della Cantina di attingere alla lunga tradizione del territorio per proporsi al mercato con un prodotto e un’immagine contemporanei.
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to delle infrastrutture. Forse, date le dimensioni raggiunte dalla manifestazione, sarebbe bene considerare l'opportunità di spostarsi in città più grandi come Roma o Milano e meglio interconnesse con i principali mercati di sbocco del vino italiano.
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Per raccontare il vino bisogna viverlo, amarlo, assaggiarlo, conoscerlo. In 25 anni Manuela Fischetto ha dato unâ&#x20AC;&#x2122;impronta molto particolare allâ&#x20AC;&#x2122;immagine delle cantine internazionali che si sono affidate al suo studio.
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Dai vigneti terrazzati dell’Alto Adige alle colline sotto il sole della Sicilia, il vino è ovunque: ma non può essere narrato con le stesse parole, il medesimo ritmo, immagini sempre uguali. Il carattere di un vino è il carattere stesso del suo territorio, che deve risaltare fin dalla bottiglia e dall’etichetta. Per questo subito, al primo incontro, tempesto di domande il produttore: voglio sapere dov’è la cantina, qual è la sua cultura, se ha una visione classica o moderna, cosa trasmette al cliente. Vino e packaging devono collaborare per esprimere vitalità e dettagli, perché il consumatore possa scegliere con le emozioni.
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l rapporto di Manuela Fischetto con i produttori è molto passionale: in oltre 25 anni il suo studio di Udine ha dato, grazie alla costante immersione nella realtà dei suoi clienti, un’impronta decisa alla comunicazione e all’immagine coordinata di piccole e grandi aziende vinicole, in Friuli e all’estero. Puntando a migliorare la visibilità dei prodotti, purché essi mantengano la loro natura. “Insieme analizziamo la strategia produttiva, i target e la natura del business” dice “una grafica che sia coerente con il prodotto e il patrimonio della cantina è fondamentale per creare una comunicazione efficace e distintiva, capace di esaltare le qualità di quel vino e valorizzare così tutto il brand”. Il produttore indica la strada, che a volte può essere sorprendente: la Sicilia, ad esempio, oggi punta molto su etichette moderne, mentre in Toscana tende a prevalere la tradizione. Poi si declinano i vari look dell’immagine aziendale. “Una cosa è certa: l’etichetta deve essere chiara, di lettura immediata e forte impatto visivo, ma anche fedele al contenuto: che senso ha dare un’etichetta superlativa a vini, lo dico con tutto il rispetto, da grande distribuzione? Già al primo incontro l’etichetta deve convincere, come un vestito, che “dentro” c’è un vino soddisfacente e sincero. L’effetto talvolta sorprende perfino me: di un Orvieto di Carpineto le vendite sono triplicate. Chiedevano al produttore: è lo stesso vino o lo avete modificato? Invece era solo l’immagine”, spiega.
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Cambia l’equilibrio fra modernità e tradizione
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ra una visita in cantina e una passeggiata nei vigneti, raccoglie informazioni e porta a casa dei campioni. No, non di carta e vetro, ma di vino: “Ho bisogno di assaggiarlo, ne ho passione e una certa competenza. Guai se un designer di etichette fosse astemio… come farebbe a entrare in sintonia con il vino che deve “disegnare” e raccontare? Ne risulterebbe un’immagine fredda, senza desiderio: invece il vino parla di relax, di slanci, ha bisogno di sentimento”. Il dibattito antico-moderno è sem-
pre d’attualità, e a Manuela Fischetto non mancano gli esempi. “A fronte del restyling quasi impercettibile della celebre carta geografica delle etichette di Felluga, c’è la rivoluzione di Bastianich, un esempio di minimalismo con etichette bianche, solo il suo nome al centro e un filetto d’argento. Unico vezzo, l’uso di una vernice a rilievo che riproduce il vigneto, che il cliente quasi non coglie. In Sicilia, con Colosi, per la “Secca del Capo”, una malvasia di Salina, nelle Eolie, abbiamo disegnato un’etichetta più
moderna, colorata, quasi astratta, con tinte piene e i simboli dell’isola: ormai si sta “contaminando” anche lo stile tradizionale. Penso a chi vende in Cina, dove per incontrare il gusto locale le etichette hanno colori molto saturi”. I clienti di solito non gradiscono un’immagine troppo elaborata, barocca. La preferiscono pulita, con pochi elementi, che si legga bene e valorizzi il brand, tanto da catturare l’occhio del consumatore alla prima occhiata. “I produttori hanno imparato a fidarsi di noi, ma dietro ci dev’essere un gran lavoro: tutte le etichette le presentiamo rifinite a mano, sulla carta che verrà usata e sulla bottiglia giusta, con dentro “quel” vino, con collare e capsula se è spumante. Devono approvare il nostro progetto guardando il risultato e tenendolo in mano, come avverrà al momento dell’acquisto”.
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“Solo i partner più affidabili per un lavoro di eccellenza”
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n vero e proprio show davanti ai produttori e ai dipendenti come a teatro”, lo definisce Manuela Fischetto: ognuno dice la sua, poi si decide. Si entra così nella fase di lavorazione, con l’impegno prezioso degli stampatori che devono preparare le etichette vere, testarle in condizioni standard (e sulle macchine di imbottigliamento), maltrattarle, sottoporle al sole e alla pioggia, al freddo e alla condensa per verificare che restino attaccate e non si deteriorino. Un percorso che vede la designer udinese al fianco delle cantine, dei fornitori della carta, degli stampatori: “Le etichette devono rispettare il progetto e le scelte del cliente, per la soddisfazione e la tranquillità di tutti”precisa. Noi arriviamo addirittura a firmare la prova finale, e lo stampatore ne tiene una copia cui fare riferimento in ristampa. Perché dei clienti non vogliamo essere soltanto fornitori, ma partner”. Cartiere e stampatori d’eccellenza? Una classifica è impossibile, ma con tutti c’è solida collaborazione e i nomi ricorrenti meritano un grande rispetto. “Ho solida, frequente collaborazione con Fedrigoni, uso anche Fabriano, loro fiore all’occhiello, che per fortuna è rimasta in mani italiane salvandone la bellez-
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za. Ma anche i tedeschi di Gmund producono carte bellissime, che utilizziamo per Carpineto: la prima composizione dell’etichetta del Dogajolo Rosato, ad esempio, è stata creata con un disegno totalmente dipinto a mano, e ora abbiamo in corso il restyling di brochure Colosi, Querciarossa ed expertise Arunda Metodo Classico”.
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Lamine, carte per rilievi e anche la vernice braille
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er quanto riguarda le lamine, Manuela Fischetto collabora col gruppo Kurz, rappresentato in Italia da Luxoro. Per le carte e gli inchiostri eco-sostenibili non nasconde l’apprezzamento per UPM Raflatac: “Uniscono sensibilità e una grande professionalità: materiali bellissimi anche se riciclati, carta usata che è davvero... usabile, non si spappola, non si inumidisce, resta attaccata alla bottiglia, è lavorabile, non troppo rigida e non ha “effetto memoria” anche per lavori di embossing, in rilievo, e di debossing, che appare come un solco”. Non ha molta richiesta e non apprezza invece i supporti in materiale plastico e gli applicabili, anche per la difficoltà di far “coesistere” le immagini del vino e le diciture di legge. Mentre per una nobilitazione di tipo tattile e materico ricorre a volte a una vernice braille che risalta in spessore: si usa una carta di Fabriano fatta a mano con molto cotone, che consente una vergatura spessa. Tra gli stampatori spiccano Multicolor (gruppo americano che ha acquisito la ex Guidotti di Lucca), la Grafiche Tonutti di Fagagna, in Friuli (all’avanguardia nel settore e spesso chiamata a testare nuovi metodi di stampa, macchinari e
carte), oppure le toscane Modulgraf e Fustelgrafica, quest'ultima molto attiva nel mondo del vino, la Litografia Fiorentina, la veronese Sefra e infine la Juliagraf di Udine. “Tutti ottimi partner” conclude “cui chiedo di darmi l’eccellenza che dobbiamo ai nostri clienti: insieme si prova e si riprova, fino a trovare l’equilibrio”.
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Israele, decorare con i mosaici i vini del deserto Etichette che sono un viaggio nel tempo e nella cultura, come mosaici ricavati da schegge di antichi deserti, per descrivere vini in apparenza impossibili da creare eppure oggi tra i più raffinati e apprezzati del Medio Oriente. Manuela Fischetto racconta dell’israeliana Flam Winery con affetto e orgoglio, per aver contribuito alle fortune di questa azienda
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unica, sulle colline a metà strada fra Gerusalemme e il mare. “È una cantina giovane ma che ha quintuplicato la sua produzione in dieci anni – spiega –. Le etichette parlano di vino e di gente tenace, di terra e di sole, di competenza e sensibilità. Per esprimere tutto questo ci siamo ispirati alle decorazioni di una fortezza nel Negev”. La storia stessa della cantina è
un esempio di determinazione. Due ragazzi, Golan e Gilad Flam, figli di un pioniere dell’enologia israeliana, crescono con il sogno di un’azienda loro. Golan viene a studiare in Italia, impara il mestiere e torna a casa con le idee chiare: parte con due botti tenute in salotto perché c’è l’aria condizionata, e ne ricava 700 bottiglie in tutto. Per lanciarle investe sulle tradizioni del suo Paese e su un’immagine accurata. Oggi ha trasformato un pezzo di deserto in un giardino e produce anche nel nord, in Galilea, dove la maggiore escursione termica consente di coltivare anche profumate uve bianche.
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BRANDING
Birra Moretti Una storia tutta italiana
ANDREA BANDIERA, è direttore creativo e partner di RobilantAssociati. Dopo il diploma presso l’Istituto Europeo di Design, Andrea Bandiera entra nel team dell’agenzia per uno stage e oggi è — insieme a Roger Botti, Giuliano Dell'Orto e Angelo Ferrara — direttore creativo. Nel corso della sua carriera ha seguito progetti di corporate identity prima, per poi specializzarsi nel brand e packaging design e soprattutto nell'advertising, indagando i linguaggi della comunicazione pubblicitaria con una particolare attenzione all'ideazione di nuove modalità espressive del Brand attraverso il video. Collabora con lo IED di Milano per il corso in Packaging Design.
In uno scenario che cambia anche il Baffo più amato d’Italia ha accettato la sfida di rinnovarsi. E lo ha fatto restando fedele alla sua storia, alla sua identità, alla sua promessa. Come? Con una proposta che oggi comprende cinque linee d’offerta per un totale di oltre diciotto referenze. Risultato: ha conquistato nuovi target. Un mercato in continuo fermento, quello della birra, dinamico e costantemente in crescita: negli ultimi anni si è profondamente modificato, influenzato da tendenze internazionali, dallo straordinario successo delle birre artigianali e da una crescente cultura del food paring. In questo contesto, Birra Moretti — da sempre considerata la birra degli italiani per antonomasia — ha saputo riconfermare la propria leadership nel cuore dei consumatori prima ancora che sul mercato. Con una proposta che dal singolo prodotto — Birra Moretti Ricetta Originale — si è allargata fino ad abbracciare ben 5 linee d’offerta per un totale di oltre 18 referenze, l’impresa ha messo a punto un sistema al passo con le rinnovate esigenze del mercato. Non solo ha rafforzato la fedeltà del suo pubblico elettivo ma lo ha sorpreso, conquistando nuovi target più specifici ed esigenti. Un simile cambio di passo ha comportato una riflessione accurata anche sul piano identitario: si è trattato di dotarsi di un’immagine capace di riflettere tale evoluzione e riportarla ai consumatori, senza rinunciare alla ricchezza della storia e alla caratteristica familiarità del Brand.
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Convivialità, italianità, sincerità e tradizione sono i valori di sempre che hanno rappresentato il punto di partenza e d’ispirazione per il percorso di rinnovamento di Birra Moretti. Un progetto che ha portato alla definizione di una nuova Brand Story dotata di un coerente Brand Language, fedele al passato e alle origini fieramente italiane ma attuale e con un respiro più internazionale. Parte del percorso è stata la definizione di una nuova Corporate Identity – passaggio fondamentale per un’azienda storicamente identificata con il nome del suo prodotto principale – ed è andato avanti con l’ideazione di un linguaggio trasversale in grado di rendere la marca immediatamente riconoscibile pur su referenze diverse e flessibile a sufficienza da permettere la valorizzazione delle specificità di ogni linea. 1 BIRRA MORETTI RICETTA ORIGINALE
Prodotto icona della famiglia Moretti, la sua identità viene reinterpretata in vista di una maggiore personalità. L'immagine storica è recuperata attraverso la rielaborazione in chiave contemporanea di un lettering del passato. Rispetto alla versione precedente, la bottiglia si scopre, l’etichetta si riduce, la classica forma oblunga lascia il posto a un tondo perfetto a cornice dell’inimitabile Baffo, protagonista assoluto nel trattamento pittorico che rievoca le origini. Il claim “Consumare preferibilmente in buona compagnia” pone enfasi sul lato piacevole e gioioso, umano e conviviale della personalità di Birra Moretti. I profili tricolore della collaretta ribadiscono la fierezza dell’italianità.
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2 LE RADLER, MIX CLASSICI IN CHIAVE CONTEMPORANEA
Un’offerta inedita che vede, accanto al classico mix di birra e succo di limone, l’introduzione di due ricette tipiche della tradizione italiana: birra e chinotto e birra e gazzosa. Uno stile vintage 100% italiano. Ad eccezione della collaretta che mette al centro della rappresentazione gli ingredienti principali, tutte le informazioni tradizionalmente contenute in etichetta sono riprodotte a rilievo sul vetro della bottiglia. Grazie alla trasparenza il prodotto può parlare da sé senza bisogno di essere raccontato. 3 LE REGIONALI
Nell’anno di Expo Milano 2015, Moretti arricchisce la propria offerta con un’inedita gamma di prodotti: le Regionali, specialità caratterizzate dall’utilizzo di un ingrediente tipico proveniente da diverse regioni d'Italia. Il design della nuova gamma si sviluppa in coerenza con la nuova era Moretti. Il family feeling con le altre referenze è assicurato dal ricorrere degli elementi chiave dell’identità di marca. La dimensione del logo si riduce leggermente, rispetto alle altre referenze, per lasciare spazio al nome di prodotto (“Alla siciliana”, “Alla friulana”…) conferendo in questo modo la massima visibilità alla novità. Protagonista dell’etichetta rimane il Baffo Moretti rinnovato nel trattamento, che da pittorico diventa grafico-stilizzato, e reinterpretato in una versione monocromatica ispirata ai colori degli ingredienti.
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Non ultima, la scelta della carta craft dai contorni deliberatamente imperfetti e della bottiglia recuperata dalla gamma delle bottiglie storiche Birra Moretti. 4 LE SPECIALI
Il nuovo alfabeto visivo si declina questa volta sull’identità delle storiche Birre Premium: 3 birre speciali fatte in Italia — la Baffo d’Oro, la Rossa e la Doppio Malto — 3 malti selezionati e 3 ricette uniche. Il design celebra la promessa di linea: birre realizzate proprio come Luigi Moretti ha insegnato, con ingredienti di qualità, malti accuratamente selezionati e lavorati secondo le ricette esclusive di Casa Moretti. L’immagine risulta nel suo insieme più silenziosa grazie alla scelta di un trattamento monocromatico che individua per ciascuna birra un solo colore dominante. Il baffo è qui leggermente ridimensionato rispetto alle altre linee per lasciare spazio all’interno della cornice alle informazioni specifiche: il nome di referenza, l’ingrediente principale e la “ricetta” di produzione. Anche il dettaglio del sigillo sulla collaretta in cui sono illustrati i tini nei quali la birra viene prodotta è volto a innalzare la percezione di qualità e premiumness propria di questa offerta.
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5 SPECIAL EDITION CAMPIONI COL BAFFO
In occasione degli Europei di calcio 2016, Birra Moretti lancia un’edizione speciale che celebra il connubio di sempre tra passione per il calcio e passione per la birra. Una collezione che ritrae i grandi campioni del passato che sostituiscono in etichetta il mitico Baffo Moretti. I calciatori sono ricordati infatti in questa edizione non solo per le straordinarie doti tecniche e le stupende giocate, ma anche per un’altra caratteristica comune: i Baffi. Una speciale edition tutta da collezionare. In definitiva, la birra degli italiani ha saputo trasformarsi nella “marca di birra degli italiani”, in grado di accontentare i gusti di tutti offrendo a ciascuno una specialità. Una rinnovata capacità di sorprendere con referenze specifiche, ma con uno stile sempre riconoscibile: lo stile del Baffo.
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Abbattibile come un astuccio. Rigida come una cassetta in legno. Bella come piace a voi.
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Creatività, progettazione, prototipazione, stampa, nobilitazione e confezionamento. Dal 1968 siamo leader nel luxury packaging su misura a livello internazionale. Entertainment, Cosmetic, Beverage, Fashion, Multimedia Publishing e Corporate Image, nessuna sfida ci spaventa! Possiamo confrontarci con i materiali più innovativi e le tecniche di nobilitazione più ardite, le piccole tirature come le grandi, nulla ci coglie impreparati. Perché uniamo un elevato know how artigianale e le più recenti tecnologie industriali. PRINTLOVERS | APR2017
Inzago (Milano) | Italia | pozzolispa.com |
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WINE SHOPPER: LEGGEREZZA E STILE
Non solo etichette ed astucci per il mondo del vino ma anche, e sempre più, shopping bags. Parliamo di prodotti decisamente molto lontani dai tradizionali sacchetti in carta kraft, bianchi, avana o bordeaux, la cui efficiente performance si limitava alla mera e semplice funzione di trasporto. Oggi la wine shopper si propone come packaging distintivo, sbarazzino ma curato, e sempre di più mira a concorrere all’immagine percepita del prodotto, grazie alla scelta dei materiali ed alla cura nella realizzazione, con effetti grafici di grande impatto e grande cura nei dettagli. Al tradizionale supporto in carta kraft, la cui composizione cellulosica in fibra lunga offriva ampie garanzie di tenuta ma scarse performance estetiche ed applicative, si aggiungono i supporti speciali, in particolare spolvero quelli perlescenti, micati, o patinati cast coated, ma anche materiali alternativi a base tessuto, naturali come i cotoni o i canvas, yuta, o fibre sintetiche, che grazie alle tecnologie di stampa ink jet di grande formato, sono diventati praticabili (sia in termini economici che di tempistica) e pertanto altrettanto interessanti. Sia che si parli di shopper realizzate in stampa offset, sia che ci si riferisca alle più recenti applicazioni ink jet di cui abbiamo riferito, qualità di riproduzione, e colori brillanti, superano di granlunga le possibilità offerte dalla flessografia, tradizional-
mente impiegata per la realizzazione delle shopper tradizionali, seppure dobbiamo registrare un deciso balzo qualitativo anche di quest’ultima che, grazie alle moderne possibilità tecnologiche offerte dai sistemi di produzione delle matrici e dalle nuove versioni di macchine da stampa, sono ormai prossime all’offset. Il confezionamento è per lo più manuale, anche perché i volumi di prodotto lo consentono e le poche aziende specializzate sono in grado di offrirle a prezzi competitivi e sostenibili sul prezzo della bottiglia, in particolare per il prodotto destinato ai canali come i wine shop, piuttosto che l’enoteca, il duty free shop o ancora il wine corner della grande distribuzione. Un esempio virtuoso, anche se non recentissimo, è il progetto del 2014 di Tenuta Montina, quando si realizzò il restyling dell’intero set di comunicazione e venne presentata, fra il resto la shopping bags. Il team di progetto all’epoca era guidato da Susanna Bonato, che si è avvalsa della professionalità e competenza di Mauro Neri, designer dell’intero progetto, titolare dell’agenzia creativa Zen Arte, e del produttore di borse in carta a mano Giò Gatto, della Giò Gatto di Torino. Il progetto, rappresentato in foto, fu realizzato su cartoncino Stardream Coral di Cordenons, e venne insignito del prestigioso “Luxury Packaging Awards” nella categoria shoppers.
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PRIMA ANCORA CHE BELLA LA SHOPPER DEVE ESSERE FUNZIONALE
Particolare la soluzione di Signorvino, la catena di wineshop & restaurant, lanciata da Sandro Veronesi, patron di Calzedonia, nel 2012. I suoi quindici punti vendita specializzati (quattro nuove aperture solo quest’anno), si caratterizzano per l'ambiente smart ma curato, un servizio giovane e di qualità, attento alle esigenze del cliente grazie alla figura innovativa del Wine Manager che segue nella vendita il cliente più e meno esperto. La corporate shopping bag è abbinata ad un foglio di carta brandizzato che avvolge la bottiglia e un sacco in stoffa.
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Progettare una shopping bags potrebbe apparire cosa banale ma in realtà non lo è affatto. In quanto packaging funzionalmente finalizzato al trasporto richiede specifiche caratteristiche meccaniche, differenti a seconda della destinazione d’uso. Una shopper destinata all’abbigliamento, magari all’intimo, si propone di trasportare pesi relativamente leggeri e adattabili al contenitore, rispetto ad una shopper il cui fine è quello di trasportare non meno di 1 chilogrammo di prodotto, in forma rigida, qual è una bottiglia di vino o un liquore. Questa variabile influisce non solo sullo sviluppo cartotecnico e quindi ad esempio sulla scelta della foggia o del tipo di maniglia da adottare (in carta autocontenute o applicate, in fettuccia, in cordoncino, etc), ma parte ben prima con la scelta del supporto di stampa, che deve garantire adeguate doti di resistenza alla lacerazione ed allo scoppio. Il materiale principe è indubbia-
mente la carta kraft, un supporto ottenuto per lavorazione di cellulose a fibra lunga, generalmente di conifera, estratta con un procedimento chimico specifico che mira a non intaccarne le caratteristiche meccaniche per l’appunto. Il termine “kraft” è di derivazione tedesca e significa proprio forza. Con questo tipo di carta vengono realizzate oltre che le shopping bags anche i sacchi per contenuto industriale ed alimentare (si arrivano a confezionare sacchi in carta in grado di portare fino a 50 chilogrammi diprodotto). Con questo non si vuole certo negare la possibilità di realizzare delle shopper con carte differenti dalle carte kraft, sfruttando la personalità delle carte colorate, perlescenti, goffrate, persino patinate, a patto di un scelta consapevole. È comunque doveroso preferire l’impiego di carte a fibra lunga e possibilmente verificarne le caratteristiche meccaniche (le schede tecniche riportano queste informazioni, e il consulto con un valido professionista vi permetterà di indagare correttamente).
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VINITALY 2017 21° CONCORSO INTERNAZIONALE PACKAGING GIALLO PAGLIA ARKILINE SAS Colle di val d'Elsa (SI) di ARCHIRIVOLTO DESIGN
ETTA ETICH017 O I M E 2 PR L'ANNO DEL
I vincitori della Medaglia d'oro e dei premi speciali assegnati alla 21a edizione dell' International Packaging Competition di Vinitaly.
ALÌE AMMIRAGLIA MARCHESI FRESCOBALDI Firenze di DONI & ASSOCIATI
TERA ALTA AZ. AGR. ROENO Brentino Belluno (VR) di KIBOKO CITRA VINI SC Ortona (CH) di SPAZIO DI PAOLO
CARLO PELLEGRINO & C. Marsala (TP) di ALIAS ADV
IALE SPEC 017 O I M E 2 PR AGING PACK
GINE IMMA2017 O I M E PR DINATA COOR
©FOTO ENNEVI / VERONAFIERE
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Le confezioni iscritte al 21° Concorso Internazionale di Packaging sono state sottoposte al vaglio di una commissione di esperti a livello internazionale presieduta da Gilda Bojardi e composta da: Riccardo Facci (art-director), Giacomo Mojoli (designer), Elvilino Zangrandi (designer), Annibale Toffolo (giornalista). Al Concorso sono stati iscritti complessivamente 192 campioni distribuiti nelle categorie previste dal regolamento e provenienti da Francia, Italia e Spagna. La giuria, per ogni categoria, ha selezionato in momenti successivi i campioni meritevoli di accedere alla fase finale di valutazione.
GOVERNO ALL'USO CASA VINICOLA CECCHI Castellina in Chianti (SI) di OFFICINA GRAFICA
TRACCIA AZ. AGR. CANTINE CATENA Montefalcione (AV) di BASILE ADV
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MÉLOS 16.0 OINOE SOC. AGR. SRL Traversetolo (PR)
DUBLESSE FEUDI DI SAN GREGORIO Sorbo Serpico (AV) di STUDIO NOVEMBRE
LUCE DI UVE DOMENIS 1898 Cividale del Friuli (UD ) di STUDIO VOLTA
MONTENERO SOC. AGR. BRUNETTO Valeggio sul Mincio (MN) di DONI & ASSOCIATI
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Donne del vino APPUNTAMENTO A VINITALY 2017 di L I S A
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In Italia oltre 534 mila aziende agricole sono a conduzione femminile, il 33% del totale. Il 25% dei giovani imprenditori sotto i 35 anni è donna, così come sempre più femminile è il pubblico che acquista vino: le donne sono protagoniste dello shopping enologico in USA, Giappone, Cina, India, Svezia, ma anche in Italia. Questione di genere? Non solo. I dati raccontano un’esigenza che il mercato non può più ignorare, quella di un nuovo sguardo sui prodotti storicamente maschili, come il vino. Uno sguardo trasversale che deve dimostrarsi pronto ad accogliere gusti, tendenze e attenzioni di tutto il pubblico, nel design come nel marketing, nella comunicazione come nella produzione. È così che è nata l’associazione nazionale le Donne del Vino, una realtà che dal 1988 mette insieme esperienze di operatrici e appassionate con un vissuto professionale legato alla vigna e alla cantina: produttrici, ristoratrici, sommelier, enologhe, giornaliste, blogger e responsabili della comunicazione e marketing di aziende vinicole. Un’idea che si è dimostrata antici-
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Le aziende agricole a conduzione femminile in Italia
La percentuale di aziende agricole a conduzione femminile in Italia
La percentuale di donne tra gli imprenditori sotto i 35 anni
patrice dell’evoluzione successiva della presenza femminile nel mondo del vino e a tutti gli effetti fortemente innovativa. Alla vigilia dei 30 anni dell’associazione, le Donne del Vino si avviano a raggiungere le 800 iscritte, un numero importante e organizzato in 19 delegazioni regionali che lavorano continuamente su un incredibile numero di iniziative in linea con gli obiettivi del network: accrescere la cultura del vino e il consumo responsabile, promuovere il ruolo delle donne del vino nella società e nel lavoro, creare un collegamento tra le donne del vino favorendo le iniziative condivise, la formazione e i viaggi di istruzione e portare la voce delle donne del vino alle istituzioni e alle organizzazioni del vino italiane e estere. La differenza dello sguardo femminile si fa sentire sulle scelte che si compiono sulle etichette, sul brand, sul packaging. Innanzitutto per il fatto che un vino, sin dal primo sguardo, deve raccontare “a story that women will want to share”, come ha detto Rebecca Bauer Ritz in un articolo per il Midwest Wine Press, perché “gli uomini collezionano il vino, le donne
lo condividono, gli uomini usano il vino per impressionare gli altri, mentre le donne lo usano per creare ricordi”. Il vino diventa insomma esperienza sociale e il connubio con l’arte è presto fatto. Le Donne del Vino lo sanno bene come dimostra il successo dell’appuntamento annuale “Arte e Vino”, l’ultimo dei quali si è svolto a Palazzo Mazzetti ad Asti (più notizie sul blog www.ledonnedelvino.it) Vinitaly è un momento importante per le Donne del Vino, sia storicamente - perché qui l’associazione venne presentata ufficialmente nel 1988 - che fattivamente, perché ogni anno vengono presentati progetti preziosi e molto attesi. Anche quest’anno l’associazione presieduta da Donatella Cinelli Colombini proporrà un focus inedito che punta tutti sui vitigni autoctoni e particolarmente sui più rari. “Durante Vinitaly 2017 i vitigni italiani saranno protagonisti di sei iniziative con degustazioni di 25 vini ottenuti da viti autoctone di cui esistono pochissimi ettari di vigneto” spiega Donatella Cinelli Colombini - Si tratta di una delle più grandi degustazioni di questo genere mai realizzate”.
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Materica Limestone UWS Stampa offset, lamina oro, rilievo a secco
Materica Gesso UWS Stampa offset, lamina oro, rilievo a secco
Materica Verdigris UWS Serigrafia, lamina oro, vernice a rilievo
Materica Kraft UWS Serigrafia, stampa offset, lamina oro, lamina trasparente, rilievo a secco in positivo e negativo
Materica Pitch UWS Serigrafia, stampa offset, lamina oro, rilievo a secco
Il visual book della gamma Materica, “A Craft Delicatessen Selection”, racchiude una selezione di cinque etichette inedite, disegnate con sapienza progettuale dallo studio Xavier Bas Disseny allo scopo di suggerire alcune possibili finiture di stampa e ispirare altri designer, ma anche per convincere della bellezza di queste carte i produttori di specialità agroalimentari.
Arconvert LANCIA
LA GAMMA MATERICA All’insegna dell’autenticità e della naturalezza. Il bisogno di trasparenza e di autenticità, il piacere di entrare nel cuore naturale delle cose del mondo sono i valori portanti della nostra contemporaneità ma anche le traiettorie che orientano i consumi. Da sempre attenta a intercettare esigenze e stili di vita che si affermano nei mercati, Arconvert ha lanciato Materica by Manter, una gamma di carte autoadesive, capaci di creare un legame autenticamente naturale con i prodotti e trasferire le emozioni delle nuove sensibilità che si vanno affermando. Ideale anche per il labelling degli alimentari bio d’altagamma (che si di-
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stinguono proprio perchè certificati bio o biodinamici), la gamma Materica by Manter è dunque la risposta perfetta al fenomeno crescente dei consumi alimentari biologici, un trend che nel 2016 ha registrato, secondo i dati Coldiretti, un balzo davvero sorprendente, con un + 21% di acquisti e un valore al consumo su base annua stimato in circa 2,5 miliardi di euro. Certificate FSC®, Acid Free e Chlorine Free (ECF), le carte autoadesive Materica sono realizzate con fibre riciclate, con fibre di cotone, che aggiungono morbidezza al tatto, e con particolari fibre di pura cellulosa, che conferiscono volume.
Grazie al basso impatto ambientale e alla loro finitura naturale, le Materica sono la soluzione ideale per etichettare i prodotti che solitamente troviamo in quei piccoli “delishop”, nemmeno poi tanto reclamizzati, eppure inaspettatamente pieni di tesori eno-gastronomici, frutto di pazienza e saper fare, che sprigionano aromi intensi e sapori sorprendenti, destinati ad alimentare le nostre memorie proustiane. Le cinque nuance dei colori della terra permettono alla gamma Materica di comunicare al meglio i caratteri di genuinità e naturalezza di specialità gastronomiche della tradizione: marron glacés, tartufi, caffè e, grazie al tratta-
mento UWS, anche vini biologici e birre artigianali. Materica è indicata anche per tutte quelle prelibatezze gourmet, prive di conservanti e coloranti, solitamente realizzate con materie prime selezionatissime e con la massima cura artigianale.
Per maggiori informazioni: www.arconvert.it www.xavierbas.com
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POZZOLI BEVERAGE BOX™: Innovativo, ecologico, salva spazio, ideale per il luxury retail Pozzoli Spa amplia la gamma dei packaging per il settore del beverage con PozzoliBeverageBox™, sviluppata per bottiglie singole da 0,75, 1.5 e 3 litri, adesso disponibile anche per due e tre bottiglie disposte in linea. PozzoliBeverageBox™ l’astuccio brevettato risparmia-spazio, totalmente personalizzabile, è chiara espressione della specializzazione dell’azienda in soluzioni innovative e di alta qualità per il mondo luxury, e nello specifico per il retail W&S, nei canali Ho.re. Ca, Enoteche Wine Bar e duty-free. Tutti canali che, pur nella loro diversità, hanno in comune l’esigenza di confezioni capaci di rispecchiare la qualità dei prodotti, garantirne la sicurezza nel trasporto, occupare il minimo spazio. Per rispondere a tutte queste esigenze senza mai scendere a compromessi in termini di qualità, Pozzoli ha sviluppato e proposto PozzoliBeverageBox™: un’astuccio in cartone rivestito, totalmente abbattibile, brevettato, 100% Made in Italy, che può contenere una, due, o anche 3 bottiglie da 0,75 litri sino alla Jéroboam da 3 litri.
Una soluzione che rappresenta una novità assoluta sul mercato dei packaging per bottiglie innanzitutto perché è una confezione in cartone rivestito, di alto livello, realizzato con plancia interna ed esterna, ha angoli ben squadrati paragonabili ai cofanetti in cartone rigido, ma che grazie al suo particolare brevetto è totalmente abbattibile. Inoltre la confezione non presenta tagli del cartone a vista, come ad esempio sul coperchio o sull’incollatura laterale. A differenza degli astucci standard, PozzoliBeverageBox™ si caratterizza per l’alta qualità di stampa, l’infinita possibilità di personalizzazione, sia in termini di materiali che di finishing. La carta effetto satinato impreziosita da stampa a caldo oro e rilievo del packaging “Murgo Brut” delle cantine siciliane Emanuele Scammacca, o il gioco di vernici lucido opaco e una stampa a caldo in lamina oro e oro rosa che invece caratterizzano i packaging degli spumanti classico e rosè dell’azienda Agricola “La Casanella” di Alessandria sono solo alcune delle infinite possibilità di carte e no-
bilitazioni che possono essere utilizzate per personalizzare, sia all’interno che all’esterno, le soluzioni brevettate proposte da Pozzoli. Un packaging elegante, robusto, caratterizzato da angoli ben squadrati, alta qualità di stampa, cura dei dettagli, ma anche incredibile robustezza ed un basso impatto ambientale. La doppia plancia (interna ed esterna) combinata con la struttura del prodotto ed il particolare sistema di bloccaggio, incorporato nell’astuccio, garantiscono la robustezza e tenuta delle bottiglie in fase di trasporto. Inoltre per le versioni Magnum e Jéroboam è stato previsto un ulteriore elemento di rinforzo Realizzata interamente in carta e cartone e, su richiesta, con materiali certificati FSC e/o PEFC PozzoliBeverageBox™ è totalmente riciclabile. Viene fornita abbattuta e si monta in pochi semplici gesti. È disponibile nella versione singola, doppia e tripla (per una, due o tre bottiglie in linea), con o senza maniglia in cordino intrecciato.
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WINE MARKETING SOTTO IL CIELO DANESE di A N D R E A
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Pubblichiamo in esclusiva i risultati di una ricerca svolta dal Centro di Ricerca di Neuromarketing Behaviour and Brain Lab dell’Università IULM di Milano, sulle abitudini di consumo dei millenial danesi confrontati con i giovani consumatori italiani.
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Fare marketing e comunicazione con il vino è un’esigenza crescente di imprenditori ed esperti del mondo vitivinicolo, determinata soprattutto dai profondi cambiamenti che hanno caratterizzato il mercato negli ultimi decenni. Attore del radicale mutamento è il consumatore, sempre più consapevole di ciò che intende degustare, attento alla qualità e alla valenza simbolica del prodotto.
Andrea Ciceri è ricercatore presso il centro di ricerca di neuromarketing Behaviour and Brain Lab dell’Università IULM. Svolge attività di ricerca in ambito di psicologia dei consumi e marketing, combinando alle metodologie di ricerca classiche quelle neuroscientifiche, con particolare interesse alla metodologia Eye Tracking che applica allo studio del packaging, dell’in store marketing, della pubblicità e del web. › a.ciceri@hotmail.com
La prima fase della ricerca ha coinvolto 316 partecipanti: 146 danesi e 170 italiani. La seconda fase ha coinvolto 120 partecipanti: 52 danesi e 68 italiani.
Si comprende bene come sia necessario comunicare elementi narrativi e simbolici in stretta connessione con quelli sensoriali. E se è vero che tutti i prodotti possono essere ‘raccontati’ di certo il vino è tra quelli privilegiati proprio per la sua antica tradizione creativa. Oggi lo storytelling della personalità e dei valori del vino non può fare a meno dell’etichetta e del packaging, veri protagonisti della comunicazione. Se per molti anni le etichette del vino sono state relegate alla sola funzione informativa, negli ultimi anni la grafica e il design si sono impossessate di questo ‘media’, trasformandolo in un vero e proprio veicolo del brand. Secondo Tony Spawton, autore di diverse ricerche nel mondo vitivinicolo, “il packaging fa vendere la prima bottiglia di vino, il produttore quelle successive”. Quanto veniva affermato già nel 1990 da Spawton trova, di fatto, una legittimazione teorica nel modello decisionale proposto dal professore americano Nelson Barber nel 2006. Tale modello evidenzia infatti, come la decisione di acquisto sia fortemen-
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te influenzata (soprattutto per i consumatori inesperti) dalla percezione dell’etichetta e dal packaging della bottiglia: etichette gradevoli hanno maggiore possibilità di essere scelte. A sua volta, la gradevolezza dell’etichetta è persino in grado di influire sulla qualità percepita del vino. LA RICERCA Vista l’importanza che assumono questi fattori si è deciso di sviluppare una ricerca ad hoc il cui scopo è stato quello di esplorare il processo decisionale che interessa il wine packaging. La ricerca si è focalizzata soltanto sull’aspetto estetico, considerando tutti gli attributi estetici del wine packaging: il colore della capsula, il colore e la forma della bottiglia, il layout grafico e la forma dell’etichetta (classificati per aspetto estetico “moderno” o “tradizionale”). Due gli obiettivi. Primo, verificare le differenze tra target diversi per genere e nazionalità in merito alle soluzioni grafiche di wine packaging/ labelling testate. Secondo, esplorare
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[figura 1] Due esempi di combinazioni di attributi estetici del wine packaging. In ciascuna coppia, a sinistra la soluzione grafica moderna, a destra quella tradizionale.
il processo decisionale, analizzando in particolare la difficoltà nel portare a termine la scelta. La ricerca ha coinvolto due nazioni (Italia e Danimarca) e si è svolta in due fasi. Una prima fase (316 partecipanti, 146 danesi e 170 italiani), finalizzata a raccogliere le abitudini di consumo dei rispettivi gruppi e una seconda fase (120 partecipanti, 52 danesi e 68 italiani) che si è svolta presso due centri di ricerca dell’Università IULM e della Copenaghen Business School. La scelta di confrontare Italia e Danimarca poggia le sue ragioni sul fatto che si tratta di due regioni caratterizzate da abitudini di consumo radicalmente differenti: da un lato, l’Italia in cui il consumo di vino è un elemento culturale tipico; dall’altro la Danimarca in cui questo prodotto ha un ruolo del tutto marginale negli stili di consumo. In Italia il consumo di vino pesa infatti per il 20% di tutto il vino consumato in Europa mentre in Danimarca, si consuma solo l’1,5% del vino commercializzato in tutta Europa (Marketline, 2014, 2015). Oltre alla nazionalità, l’altro criterio
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preso in considerazione è stata l’età. Tutti i partecipanti alla ricerca avevano un’età compresa tra i 18 e i 30 anni. Si è deciso di considerare questo target di età (millenials) sia perché rappresenta un segmento di consumatori in forte crescita, sia perché per questi consumatori il packaging è importante quanto il prodotto stesso. I RISULTATI Nella prima parte della ricerca, sono emerse alcune differenze sulle abitudini di consumo che caratterizzano il target millenial delle due nazioni. Anzitutto il 56% dei danesi consuma vino in rare occasioni, mentre rispettivamente il 32% e il 27% degli italiani consuma vino qualche volta alla settimana o qualche al volta al mese. Anche tra le mura domestiche la situazione non cambia. Se il 32% dei giovani italiani consuma vino a casa 2-3 volte a settimana, solo l’11% dei coetanei danesi adotta lo stesso comportamento. La birra è decisamente la bevanda preferita dai danesi. Il 52% consuma infatti birra qualche volta a settimana.
56% 32% 52% dei danesi consuma vino solo in rare occasioni
degli italiani consuma vino due o tre volte alla settimana
dei danesi consuma birra due o tre volte alla settimana
Comportamenti differenti si hanno anche nelle occasioni d’acquisto. I consumatori danesi sembrano prediligere enoteche e siti online, anche se i canali della grande distribuzione in primis e dei negozi alimentari sono le modalità di acquisto preferite sostanzialmente da entrambi i campioni. Altro elemento che distingue i due gruppi di consumatori è la limitata conoscenza e il basso interesse che i consumatori danesi hanno per questo prodotto. Interessante confrontare anche i driver di scelta che guidano consumatori danesi e italiani nella scelta di un vino piuttosto che un altro. Per i rispondenti danesi i 3 fattori principali sono la regione di produzione, l’origine e la gradevolezza estetica del packaging. Per i rispondenti italiani il fattore principale è il prezzo, seguito dalla regione di produzione e dall’origine. La gradevolezza estetica si afferma al quarto posto. Alla domanda “quali elementi del packaging di una bottiglia di vino considera maggiormente importanti durante la scelta?” i danesi affermano di considerare maggior-
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[figura 2] Risultati Eye Tracking inerenti una coppia di soluzioni grafiche. Sull’asse orizzontale il tempo e su quello verticale la percentuale di osservazione di ciascuna delle due soluzioni grafiche. Mediamente la soluzione grafica tradizionale riceve una maggiore quantità di osservazione, dato che si osserva anche a partire dal secondo 2,5.
mente importanti in primis la forma della bottiglia, la grafica dell’etichetta e il colore della bottiglia. Per gli italiani risultano invece maggiormente importanti la grafica dell’etichetta, la forma della bottiglia e il colore della bottiglia. Altri dati interessanti sono quelli ottenuti nella seconda fase della ricerca, in cui è stata applicata la metodologia di neuromarketing (descritta nel riquadro). In questa seconda fase i soggetti hanno osservato un totale di 24 attributi estetici inerenti il packaging, somministrati a coppie, combinando in ciascuna coppia di attributi una soluzione grafica tradizionale e una moderna (figura 1). Per ciascuna coppia di immagini, i partecipanti avevano solo 4 secondi di tempo per scegliere quale tra le due soluzioni preferivano. Mediante un Eye Tracker e un sensore di attivazione cutanea sono stati rispettivamente raccolti i dati visivi e di attivazione fisiologica dei partecipanti. Basandosi sulla correlazione che sussiste tra attenzione visiva e scelta, i dati Eye Tracker sono stati utilizzati per rispondere al primo obiettivo
della ricerca: esplorare le preferenze di scelta. Sono stati quindi presi in considerazione i dati visivi a partire dal secondo 2,5 poiché maggiormente predittivi della scelta finale (fig. 2). I risultati Eye Tracker (combinati a quelli self report) hanno evidenziato che a livello di preferenza non sussistono differenze tra gruppi. Le soluzioni grafiche tradizionali sono significativamente preferite a quelle moderne sia da consumatori danesi che italiani, indiscriminatamente dal genere. Differenze significative tra gruppi sono state invece osservate per quanto riguarda il secondo obiettivo, finalizzato a esplorare la difficoltà durante il compito decisionale: i consumatori danesi e le donne hanno registrato un’attivazione fisiologica media più elevata, indicatore indiretto di difficoltà decisionale. Anche a livello di “percepito” si confermano i medesimi dati. I consumatori danesi e le donne hanno espresso un livello di difficoltà percepita maggiore. I risultati di questa seconda fase si possono spiegare facendo riferimento al differente background culturale
e di consumo che connota il consumatore medio danese. Rispetto al consumatore italiano, il consumo di vino ha sicuramente un ruolo marginale e da ciò ne deriva un maggiore rischio percepito e una conseguente maggiore difficoltà nel portare a termine un processo decisionale come quello che prevedeva questa ricerca. Le donne, rispetto agli uomini, hanno sia un maggior grado di coinvolgimento, motivazione e interesse durante i processi decisionali sia un più elevato rischio percepito. È probabilmente dovuta a ciò la maggiore
Le soluzioni grafiche tradizionali sono significativamente preferite a quelle moderne sia da consumatori danesi che italiani.
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IL CENTRO DI RICERCA DI NEUROMARKETING BEHAVIOUR AND BRAIN LAB DELL’UNIVERSITÀ IULM DI MILANO
difficoltà decisionale che si è registrata nel target femminile. I risultati oltre che evidenziare queste differenze tra gruppi possono essere utilizzati per sviluppare strategie di comunicazione specifiche. Sapendo ad esempio che il target femminile ha una maggiore difficoltà nel portare a termine una scelta tra due vini, si potrebbero trovare soluzioni idonee a semplificare l’atto di acquisto. Riuscire in questo intento può sicuramente dare un vantaggio competitivo all’azienda vinicola che attua questa strategia. I dati della ricerca possono essere anche utilizzati per scegliere con maggiore oculatezza la soluzione grafica con cui sviluppare il packaging della bottiglia. Soluzioni grafiche moderne avrebbero ad esempio scarsa efficacia sia nel mercato nazionale che in quello estero (danese). La ricerca, oltre ad aver portato ai risultati e alle conseguenti implicazioni descritte, ha dato un contributo scientifico innovativo in questo settore. La maggior parte degli studi si è infatti, storicamente approcciata al marketing del vino
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utilizzando un approccio qualitativo. Visto il ruolo che assumono le sfumature emotive nel processo decisionale e, in particolar modo, in quello del vino, è importante ricorrere a metodologie in grado di cogliere questa dimensione in modo indiretto. Questa metodologia (descritta con maggior dettaglio nel riquadro) deve essere considerata un nuovo strumento che aziende vinicole e professionisti del settore hanno a disposizione per valutare le loro strategie di comunicazione. La combinazione di questa metodologia con quella classica risulta essere sicuramente un approccio vincente per ottenere dati più dettagliati e in grado di cogliere aspetti diversamente difficili da ottenere. Le applicazioni che il metodo può avere sono molteplici. Oltre al packaging possono essere valutati anche i siti web, le pubblicità e più in generale tutte le forme di comunicazione che le aziende vinicole sviluppano. Esistono anche applicazioni direttamente finalizzate a valutare il gradimento del prodotto stesso.
Gli sviluppi in campo neuroscientifico hanno dimostrato che le emozioni costituiscono la base fondamentale da cui nascono i pensieri, i comportamenti e le azioni degli individui. La decisione di acquisto è guidata da scorciatoie che facilitano la scelta, da esperienze pregresse o da aspettative strettamente collegate a una dimensione emotiva. L’emozione da elemento disturbante è oggi riconosciuto come elemento cogente e determinante nel processo di decision making. Il problema che di conseguenza si solleva è come misurare l’emozione. Il Centro di Ricerca di Neuromarketing Behaviour and Brain Lab, coordinato dal professore Vincenzo Russo, nasce esattamente per rispondere a questa domanda. Alla base della nascita del neuromarketing vi è l’evidenza che le tecniche di indagine tradizionali come i questionari o le interviste, non sono in grado di cogliere con oggettività gli aspetti ascrivibili alla dimensione inconsapevole dei processi decisionali del consumatore. Restituiscono cioè un’informazione che non riguarda l’emozione ma la razionalizzazione dell’emozione. Per questa ragione, presso il centro di ricerca, oltre alle tecniche di indagine classiche, si applica la metodologia di neuromarketing. Il vantaggio del neuromarketing è quello di misurare direttamente l’emozione provocata da qualsiasi stimolazione. Per fare ciò, ci si avvale di numerose tecnologie, tra cui quelle in grado di cogliere la reazione fisiologica (diretta conseguenza di una esperienza emotiva o di uno stato di stress/difficoltà cognitiva), come il battito cardiaco, la sudorazione cutanea o la respirazione. Le tecnologie che consentono di verificare la reazione encefalica di cui il centro dispone sono due Eye Tracker utili per analizzare il comportamento visivo e un software in grado di riconoscere le espressioni facciali e derivarne la tipologia di emozione provata. Questa metodologia viene comunemente applicata a molteplici ambiti del marketing e della comunicazione: packaging, web usability, pubblicità, in store marketing e degustazioni. L’attività di consulenza è supportata da modelli di analisi scientifici sviluppati nel corso degli anni e pubblicati su riviste scientifiche di riferimento. Si offre così al cliente l’affidabilità di un centro di ricerca universitario e dati oggettivi sui quali poter fare affidamento per effettuare scelte di mercato vincenti.
Pensare, per realizzare insieme. In Polyedra non abbiamo mai smesso di farlo, perché c’è sempre un’idea pronta a diventare realtà. Come o grazie a cosa? Possiamo inventarlo insieme: l’importante è non smettere d’immaginarsi il futuro. Polyedra è il partner poliedrico capace di ascoltare per tradurre in soluzioni le vostri visioni. Don’t stop imaging.
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per chiudere in bellezza Sciogliere un nastro, togliere un sigillo, strappare una linguetta, sfilare una fasciaâ&#x20AC;Ś Sono operazioni che prolungano il contatto con la confezione, ne svelano i materiali e le forme, e fanno della scoperta del prodotto un momento fatale. Come un incantesimo, l'esperienza tattile e visiva si concentra sulla superficie dove alloggia la chiusura. Che deve essere originale, sexy, capace di corteggiare il cliente. E comunicare il brand.
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A marmotta, all’americana, automontanti, a slitta… scegliere il tipo di chiusura di un astuccio è una fase importante del processo di progettazione del packaging. Perché la chiusura ne esprime la totalità sintetica, concentra in un dettaglio lo sguardo avvolgente e onnicomprensivo del cliente.
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Soprattutto ora che sembra tutto a portata di mano, ma lontano, il cliente deve essere attratto, sedotto all’acquisto e va coccolato, sempre, perché si rammenti il brand. Anche con l’attenzione per i piccoli dettagli, come un materiale, un colore speciale o una nobilitazione. Finanche una chiusura. Ecco, noi ne abbiamo scelte otto in cui un particolare può far la differenza.
MAGNETI E CALAMITE L’utilizzo di magneti e calamite affogate nel cartone della patella consente di nascondere la chiusura di una scatola creando forme pulite ed esaltando linee e geometrie: è il caso della scatola di Diane von Furstenberg della foto. I magneti utilizzati possono essere di due tipi, a bottone o a strisce. I primi, normalmente in neodimio, si attraggono con maggior forza (fino a 140 kg di forza) e si prestano di più a essere nascosti a patto di sceglierli dell’altezza corretta per essere a filo con il cartone. La loro sede si ricava in fase di fustellatura del cartone quando si eseguono i fori tondi nei quali saranno inseriti. L’importante è prestare particolare attenzione alle corrispondenze perché la superficie di contatto è poca e si rischia che non si tocchino correttamen-
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te. L’inserimento avviene al momento di ricoprire la scatola con il materiale scelto. La colla usata in accoppiatura agevola il posizionamento. Meno discreto è invece l’uso di strisce magnetiche in ferrite che non possono essere nascoste sotto il rivestimento e hanno una forza attrattiva inferiore. In realtà, ne esistono anche di colorate per creare effetti particolari e spesso sono già adesive, il che consente un posizionamento decisamente più semplice. Squisitamente lussuoso è il packaging realizzato dall’agenzia Cyberpac per la software house inglese Xibis, realizzato in occasione del lancio della loro piattaforma di sviluppo. Una slip case in carta Corvon (Winter & Co) stampato con foil argento e logo serigrafato lucido che contiene un cofanetto in suede floccato, chiuso da magneti.
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MARMOTTA La scatola con il coperchio è forse la più utilizzata dopo quella all’americana da spedizione a quattro patelle. La scatola a marmotta per intenderci è la classica scatola da scarpe, ma non per questo deve essere scartata quando si deve realizzare un packaging di lusso. A partire dall’innegabile fascino di una marmotta di Sergio Rossi o di Chanel, si possono realizzare variazioni davvero eleganti. È il caso della serie realizzata per la manifattura di alta orologeria Schofield Watches dall’inglese Progress Packaging. Con all’attivo progetti per numerosi marchi del lusso, della moda e della bellezza, la cartotecnica è specializzata nel trovare soluzioni che coniughino legno e carta. Nel Luxury box set della foto realizzato in solo 100 pezzi, la marmotta ha il coperchio quasi pari con il vassoio “per rallentare l’apertura” spiegano sul sito (http:// www.progresspackaging.co.uk) “e accrescere così il piacere dell’attesa” di arrivare alla scatola in legno chiusa da una fascetta in stoffa. Il cartone del vassoio, che ha un lato libero, e del coperchio sono ricoperti rispettivamente
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in Wicotex Lite 38013 Light Blue e Corvon Shimmer Powder 834 Ice Black stampato a caldo in nastro color bronzo. Il trucco è giocare con il coperchio e con il vassoio e sperimentare soluzioni alternative. Ad esempio, nel packaging realizzato da Jonny Lu per lo store on-line di Victoria Beckham si gioca con i contrasti tra la riciclata craft del coperchio e la carta extra gloss del fondo. Ma interessante è la soluzione di chiudere esattamente pari le due parti. Mentre nella scatola per la fragranza Abel dell’omonimo profumiere danese vassoio e coperchio non si toccano nemmeno. Nella base infatti, è inserito un cubo in EVA colorato nel quale sono stati ricavati la sede per la boccetta e per un piccolo folder. È la boccetta che tiene sollevato il coperchio bianco ottico e lascia intravedere la parte colorata.
anche oltre il contenuto come accade per la Luxury Beauty box di Amazon di cui parlavano all’inizio. È un’interessante proposta nella quale Jeff Bezos ha pensato di raccogliere e chiudere con un elegante fiocco nero i sample di una ventina di prodotti beauty. Il prezzo è di 19,99 $ eppure la qualità del packaging è decisamente prezioso. Non è un caso che sulla sua pagina ci sia una gallery di foto realizzate da chi l’ha comprata (http://tiny.cc/zawljy). Altro livello ovviamente è quello dello shopping set di Gucci, packaging e relativi shopping. I colori sono quelli tradizionali così come i materiali e le nobilitazioni. E anche in questo caso non mancano i nastri logati annodati a fiocco a chiudere le scatole. Decisamente inusuale è invece quello che si sono inventati i creativi di Harrods creando una scatola trapezoidale in cartoncino uncoated avana chiusa da nastro che, entrando e uscendo da otto asole fustellate, chiude la carrier bag. Lo stesso nastro, che occorre passare a mano in fase di produzione, crea anche le due maniglie.
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NASTRI E FIOCCHI Il nastro è simbolo del dono per antonomasia. E il packaging, come detto, è un piccolo regalo che un brand fa a chi ha scelto di comprare un suo prodotto. Un gesto d’attenzione che a volte va
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INCASTRI AUTOMONTANTI L’abilità del bravo cartotecnico sta nel creare una scatola che con un solo colpo di fustella contenga tutte le sue componenti, chiusure comprese. È un gioco di ingegno che può riservare sorprese e dar vita a soluzioni innovative. Così è nata la scatola che la Isonova di Volpiano, Torino, ha realizzato per la crema di liquore sudafricana Amarula che per le sue caratteristiche necessita di particolari condizioni di stoccaggio. Si tratta di un packaging automontante in polistirene estruso XPS (Laminil) accoppiato a carta plastificata in PET oro e argento che può essere serigrafato, stampato UV o impresso a caldo. Il prodotto all’interno di un packaging in Laminil, grazie alla sua resistenza termica, viene protetto dagli sbalzi termici così da evitare che la sua qualità venga compromessa da sbalzi termici. Autochiudente anche la box tea ideata dal designer Coby McDougall per i tè della giapponese Simply T. Un packaging in carta naturale sbalzata e stampata con inchiostri alimentari e con un’ingegnosa chiusura ispirata agli origami che rende la parte alta
della scatola simile a foglie di tè. Ingegnosa anche la chiusura dell’astuccio per gli smalti naturali removibili senza l’aiuto di solventi dell’inglese Little Ondine. Una crociera fustellata in cui il tappo applicatore della boccetta funge da perno per incastrare le alette del coperchio.
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SIGILLI L’utilizzo di sigilli come bottoni, clip, spago o fermacampioni deriva dall’uso postale di rendere ispezionabile la corrispondenza. Il plico doveva poter essere aperto, verificato, e proseguire il suo viaggio verso il destinatario senza che si rovinasse. Oggi, lo scopo nel packaging è puramente decorativo ma spesso consente un interessante storytelling come accade per la chiusura ad alamaro nel packaging della cartiera Fedrigoni che realizza la spina in carta arrotolata. O ancora è il caso del folder porta cd realizzato dallo studio di design vietnamita Gbox Studios (http:// tiny.cc/3acmjy) ispirandosi al mondo degli origami. Il quartino è ottenuto da un sestino a portafoglio, chiuso pari e incollato, tranne 4 lembi lasciati liberi
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che sollevandosi consentono l’incastro del disco. Il tutto chiuso con un bottone rivettato e uno spago. Lo spago è stato scelto anche dalla canadese Thread Theory per la sua linea di abbigliamento ispirata alla natura incontaminata e fatta di filati naturali che viene spedita in buste a sacco in cartoncino grezzo e stampato in nero. Lo spago diventa nastro di raso di seta per le scatole Heritage della gioielleria Rebus di Londra. Realizzate in carta Corvon della Winter & Co. e impresse a caldo, accolgono in una culla in EVA nero un raffinato anello sigillo in oro bianco, realizzato a mano, una matrice e la ceralacca. Curiosa invece l’idea dell’art director della canadese Sid Lee Nadine Brunet che si è inventata un packaging per un’iniziativa di book-crossing sulla metro di Montréal. I libri viaggiano di lettore in lettore in una scatola bianca in microonda stampata chiusa da un fermacampione montato a rovescio. All’interno un piccolo registro nel quale annotare il lettore e qualche pensiero come una sorta di diario di bordo.
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CERALACCA L’uso della ceralacca è antico e risale al medioevo, quando plichi e documenti venivano sigillati per attestarne l’autenticità. Ma come è fatta oggi la ceralacca? Normalmente disponibile in stecche colorate, è costituita da gommalacca o altra resina vegetale, trementina veneta e pigmenti colorati. La sua particolarità è quella di fondere senza bruciare anche a contatto diretto con la fiamma e rimanere plastica sufficientemente a lungo per poter essere impressa dal sigillo, aderire al supporto e raffreddarsi senza formare crepe. La sua applicazione ovviamente può avvenire solo manualmente e non si adatta ad alte tirature, sia per costi che per i tempi di applicazione. Grande cura deve essere posta nella realizzazione del sigillo il cui disegno negativo deve risultare netto e chiaro una volta impresso. L’uso della ceralacca ha lo scopo di dare un sapore antico e autentico al packaging e coccolare il cliente passandogli il messaggio che l’oggetto che ha acquistato è stato realizzato e confezionato solo per lui.
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È il caso della casa di moda Solosso di Singapore, specializzata in camicie di pregio rigorosamente su misura, che ha scelto, anche per il suo e-commerce, di sigillare la velina che avvolge il capo. Decisamente più stravagante la scelta dell’agenzia statunitense Anagrama che per la Nemesis Film, una delle prime case di produzione di film horror sudamericane, ha scelto una brand identity total black con stationery e packaging che prevede l’uso diffuso di ceralacca nera per sigillare pacchi e corrispondenza. Un tocco di autenticità infine, viene dal packaging scelto da Rewined, un’azienda della South Carolina, che commercia prodotti come saponi e candele ispirati al mondo del vino. Per la loro linea Soap l’agenzia Stitch Design Co. ha realizzato un packaging in carta goffrata, una fascetta stampata con un pattern che ricorda le venature delle botti di vino, un lettering da cantina vinicola e un sigillo in ceralacca a chiudere il tutto come per i vini più blasonati.
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FASCETTE, ETICHETTE E STRAPPI A volte l’apertura della confezione di un prodotto può essere un punto di non ritorno. È quello che succede quando si apre un packaging chiuso da una fascetta o un’etichetta di carta. Nulla di tecnicamente difficile: carta, stampa, magari una nobilitazione e poi l’applicazione. Ma questa semplicità va colta come opportunità di comunicazione. Una fascetta, come in un libro, può essere un veicolo di marketing o consentire, come nella gift box di preziosi tè della catena chocolatier libanese Patchi, di riportare codice a barre, ingredienti e indicazioni di legge. Attiva in 22 paesi nel mondo, Patchi fa del packaging un punto di forza per esaltare ancor di più il valore dei prodotti che vende in tutto il mondo. La gift box della foto è in legno ricoperto all’interno in velluto e chiusa da una fascetta. Una volta rotta e bevuto tutto il tè resta una bella scatola. Il team di creativi americano di Savvy Studio
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ha sviluppato per la Håndværk di New York un’immagine coordinata per le loro esclusive creazioni di moda che prevede un packaging assolutamente bianco chiuso con etichette scritte a mano in rosso. L’effetto è quello già visto per la ceralacca. Infine, un’idea davvero originale è l’utilizzo dell’apertura scelta dalla casa di produzione cinematografica Nexus Productions per un cofanetto che contiene i portfolio dei loro 19 registi. Il progetto, voluto dal produttore esecutivo Julia Parfitt, si compone di una serie di scatole in cartone grezzo in microonda serigrafati a un colore bianco. La particolarità è che ogni scatola ha una chiusura a strappo di quelle usate per le buste di sicurezza. Il cofanetto è tenuto insieme da un elastico a croce colorato. Una soluzione tutto sommato economica, ma che sa indubbiamente incuriosire.
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LE SARTORIAL PAPER DI ICMA NOBILITANO VINI E LIQUORI
Tutto l’alto di gamma del settore enologico e degli spirits ha necessità di comunicare i valori del brand anche attraverso il packaging: scatole di design che raccontano la storia del prodotto e la rafforzano attraverso alcuni elementi. In primo luogo la scatola stessa e il piacere visivo e tattile che trasmette. A questo scopo Icma ha sviluppato per il settore enologico collezioni di carte da rivestimento in grado di far giocare al packaging un vero ruolo da protagonista assecondando due macro tendenze: quella che si richiama ai valori della naturalità e quella che sottolinea l’avanguardia dirompente, tipica degli spirits. Se la collezione Natural, con in particolare le carte kraft, è la rappresentazione autentica del mondo naturale e lo saranno presto nuove carte che Icma presenterà
nei prossimi appuntamenti fieristici internazionali, la collezione Mineral risponde all’esigenza di esprimere dinamismo innovatore. La collezione Mineral presenta 6 serie per un totale di 7 tirelle e 76 articoli caratterizzati dallo studio di colori e texture di grande impatto visivo e di forte consistenza materica come gli inediti “rame giovane” e le colorazioni inusitate pensate per l’oro, fra cui un verde evanescente, un rosa lussuoso, una schiaritura accentuata che rende l’oro pallido. Si tratta di effetti plastici che colpiscono la fantasia e rendono memorabile l’applicazione al packaging, come carte da rivestimento, consentendo anche, nelle varie grammature, la possibilità di utilizzo per l’editoria di prestigio (ovvero gli opuscoli che sempre più frequentemente accompagnano i prodotti con una trama narrativa inscindibile dall’esperienza gustativa).
La collezione Mineral: METALLI SATINATI 01: rappresentano la novità attesa dagli art director che finalmente hanno a disposizione una gamma di colori reinterpretati, modernissimi e affascinanti. METALLI SATINATI 02: nuovi disegni giocati sui toni di oro (6 texture) e argento (6 texture dedicate), piccoli, di tendenza, che spesso non hanno un “verso” per rendere più agevole il lavoro del trasformatore. GEMMA: la serie si rinnova con colori trendy come l’oro verde, l’azzurro baby, il rosso ciliegia. HI-TECH: è un best-seller di Icma, oggi proposto in una gamma più ampia di colori. METALLI LUCIDI: la serie si presenta con un più ampio numero di texture. Vengono proposti disegni minuti, di gusto contemporaneo. Argento e oro sono proposti in 6 texture ciascuno. METALLI OSSIDATI: l’effetto di ossidazione, prodotto dal tempo e da diversi agenti, sui metalli è fedelmente riprodotto sia nella versione lucida sia in quella opaca. È una serie pensata per stimolare la creatività dei designer nel packaging di lusso. METALIN: carte lucide e particolarmente splendenti in una gamma di colori ampia per venire incontro alle più diverse esigenze di packaging, grafica e editoria aziendale.
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L’innovazione tecnologica, la strategia di branding, lo stile italiano, l’arte… tutto in un barattolo. Così illycaffé ha fatto del suo inconfondibile contenitore un’icona d’arte e di design. Ne parliamo con i responsabili dell’azienda triestina.
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QUAL È IL VALORE DELLA NOBILITAZIONE DEL PACKAGING PER ILLYCAFFÈ? La nobilitazione del packaging è fondamentale nella strategia di comunicazione di illycaffè in quanto supporta due dei principali pillar del business aziendale: la costanza qualitativa e l’iconicità. Una delle caratteristiche distintive del caffè illy è la qualità del blend — che lo rende unico rispetto ai competitor — e il focus dell’azienda è mantenere costante nel tempo questa qualità. Da qui l’accuratezza nella scelta dei materiali e della tipologia di packaging da usare: banda stagnata e latta che, insieme all'azoto e alla pressione, consentono di preservare il prodotto. Ma illycaffè è andata anche oltre con l’innovativo barattolo Soft Can, riuscendo — prima nel mercato — a inserire l’azoto in un pack flessibile, più morbido e in multistrato, e a mantenere la costanza qualitativa della latta. IN CHE MODO VEICOLA IL PRODOTTO? Se il pack è importante come contenitore del prodotto, lo è altrettanto come narratore della marca. L’iconicità dei packaging e dei prodotti di illycaffè è un elemento distintivo che permette al brand illy di essere visibile e ben riconoscibile tra tutti i suoi competitor. Lo studio e il restyling delle confezione è dunque fondamentale per consentire al brand di mantenersi in linea con l’evoluzione dei gusti: di
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ARTE E CAFFÈ, PASSIONI COMPLEMENTARI Si estende da sempre in molte direzioni l’interesse di illy per l’arte. È nata nel 1992 la illy Art Collection, la famosa serie di tazzine numerate e firmate dai più famosi artisti del panorama internazionale: da Michelangelo Pistoletto a Marina Abramović, da Sandro Chia a Julian Schnabel, da Robert Rauschenberg a Jeff Koons. Ai grandi maestri si sono poi affiancati via via giovani talenti. Dal 2006 il concept illy Art Collection, sull’onda del successo ottenuto dalle tazzine, si è esteso ai barattoli. Dall’incontro con il fotografo Sebastião Salgado è nato Profumo di sogno, un grandioso
recente, l’azienda ha scelto di attualizzare la grafica dei barattoli home e professional, per arrivare a parlare al consumatore in modo più giovane e immediato. Come? Valorizzando, ad esempio, la preparazione e inserendo dei contenuti che raccontano il gusto del blend. COME È CAMBIATA LA STRATEGIA DI COMUNICAZIONE? La strategia di comunicazione si è evoluta nel tempo, di pari passo con le scelte di nobilitazione del packaging per i prodotti casa. L’obiettivo strategico è quello di rendere il look del barattolo sempre più accattivante ‑ così come è stato fatto con le tazzine d’autore ‑ trasformandolo nella tela su cui famosi artisti internazionali possono esprimere il proprio talento. La decisione di puntare sulla contemporaneità del linguaggio attraverso modalità di comunicazione più rapide e dinamiche, quali ad esempio l’utilizzo del QR code, permette all’azienda di raggiungere anche i consumatori più giovani e tecnologicamente aggiornati.
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Per il barattolo che vediamo nell’immagine, l’azienda triestina si è affidata a Liu Wei, uno dei più acclamati artisti cinesi, che ha voluto reinterpretare, nella circolarità della superficie, il nucleo del suo suggestivo universo creativo, sempre ispirato all’evoluzione caotica delle città contemporanee, alle linee, alle forme e ai colori dei nuovi processi di urbanizzazione.
reportage dedicato al mondo del caffè, che ha visto Salgado impegnato per oltre dieci anni, dal 2002 al 2014, nelle piantagioni dei diversi Paesi da cui illy acquista il suo caffè. L’azienda sostiene poi grandi manifestazioni internazionali come la Biennale di Venezia, Artissima, ARCO Madrid, Frieze Art Fair, Armory Show. È invece concepito per esplorare i nuovi territori della creatività e offrire visibilità agli artisti dei Paesi emergenti, il progetto illy SustainArt, contenitore di eventi e mostre ma anche luogo globale di scambio.
È IL CASO DEI BARATTOLI DEL CAFFÈ DISEGNATI DA ARTISTI… Fin dal 1992, illycaffè ha instaurato un canale di comunicazione privilegiato con il mondo dell’arte contemporanea, basato su un’interpretazione estesa del concetto di “cultura del caffè”. Si è quindi puntato sulla nobilitazione del barattolo, realizzabile attraverso una serie di soluzioni tecniche che hanno portato a una evoluzione dello stile: dal barattolo cilindrico nero a quello argentato e sagomato fino alla versione decorata. L’idea di estendere il concetto di tela canvas a disposizione dell’artista anche all’iconico barattolo da 250 grammi divenne concreta nel 2006, sull’onda del successo ottenuto dalle tazzine d’autore di illy Art Collection. Comprendere che il prodotto illy fosse acquistato anche per la sua iconicità fu essenziale per definire i passi successivi: l’azienda colse l’importanza di coniugare bellezza e qualità per soddisfare un bisogno specifico del consumatore e trovò, al contempo, una formula vincente per distinguersi all’interno della
grande distribuzione, grazie alla più ampia visibilità data dalle decorazioni. Uno step ulteriore venne compiuto tre anni fa, con la scelta di rendere il barattolo veicolo dell’arte locale grazie alla promozione di artisti legati al singolo Paese di distribuzione. Talenti locali creano per l’iconico barattolo da 250 grammi delle decorazioni ad hoc che, grazie alla grande distribuzione, contribuiscono a diffondere una maggiore consapevolezza artistica. QUALI TECNOLOGIE DI STAMPA UTILIZZATE PER LA DECORAZIONE DEI PACKAGING? Le tecnologie di stampa impiegate variano in base al materiale che si utilizza per il confezionamento del prodotto. Ad esempio, per la banda stagnata — il materiale dei barattoli da 250 grammi — viene usata la litografia. Sul materiale multistrato — estremamente flessibile — usato per i barattoli Soft Can si utilizzano o la stampa in rotocalco o quella in flessografico, a seconda della tiratura. In sostanza, si tratta di stampare un film
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Porta la firma di Gillo Dorfles questa lattina della illy Art Colletion. Tra le figure più eclettiche del panorama artistico italiano – filosofo, artista, critico d’arte e studioso di esteticaDorfles si è ispirato ad alcune sue opere realizzate verso la fine degli anni ’30 con tempera grassa all’uovo, una delle tecniche predilette dai grandi maestri del XV secolo.
di poliestere come se fosse il foglio di un giornale, scegliendo i colori e la tipologia di carattere del testo, dopodiché si applica il film stampato in reverse sul multistrato. In questo modo la stampa è protetta, trovandosi all’interno del film di poliestere. E PER QUANTO RIGUARDA LA STAMPA DIGITALE? La grande forza della stampa digitale consiste nell’opportunità che offre alle aziende di ragionare in termini di tirature limitate e per campagne customizzate per determinati target o nicchie di mercato. Il valore di questa tecnologia verte nell’elevata resa grafica e nella sostenibilità economica delle applicazioni possibili, caratteristiche che consentono la pianificazione di operazioni commerciali mirate. Tuttavia, la stampa digitale è una tecnologia che, seppur molto sviluppata nel settore della carta e del cartoncino, è ancora giovane nel campo dei materiali di imballo utilizzati da illycaffè, quali banda stagnata e poliaccoppiati. Inoltre, illy si considera azienda ‘one blend’ e, di conseguenza, non sente la necessità di ricorrere alla diversificazione del packaging, che potrebbe anche confondere il consumatore sul prodotto. QUALE VALORE AGGIUNTO HA PORTATO L’UTILIZZO DEL QR CODE? È stato verificato che il QR code, anche per ragioni tecniche quali la debolezza del segnale internet all’interno dei supermercati, viene percepito come strumento efficace più per completare l’esperienza di consumo che quella di acquisto. Partendo da tale considerazione, illycaffè ha scelto di collegare ai QR code dei propri barattoli contenuti destinati alla fruizione al momento del consumo, quali spiegazioni sulla preparazione del caffè
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SFILANO TAZZE E MUG VESTITE DA EMILIO PUCCI Con la collezione ‘Emilio Pucci illy Art Collection’ l’azienda triestina ha sponsorizzato la settimana della moda donna a Milano. Sei stampe diverse su tre tipi di tazze con illustrazioni di Firenze, Roma, Milano, New York, Londra e Parigi, tutte fuoriuscite dalla popolare collezione ‘Cities of the World’, che Emilio Pucci aveva disegnato a schizzo per i suoi pregiati foulard in twill di seta. Disegni che ora rivivono stampati sulle tazzine nei loro toni accesi e vibranti, dal giallo limone e arancione tangerino al rosa Emilio, fino al fucsia intenso. Il set di tazzine è custodito in una confezione decorata con i vari paesaggi della serie “Cities of the World” uniti a formare un unico, fantastico orizzonte che si staglia sopra uno sfondo di colori.
o informazioni specifiche sul prodotto, con l’obiettivo di contribuire a diffondere la cultura del caffè. Altro risultato portato dall’utilizzo dei QR code, l’engagement dei consumatori più giovani. IL PACKAGING DEL CAFFÈ ILLY DA QUI A CINQUE ANNI? Le strategie tecnologiche e comunicative del packaging illy sono strettamente correlate alla capacità dei contenitori di preservare la qualità del prodotto e, di conseguenza, il processo di selezione dei materiali si basa proprio sulla proprietà degli stessi di mantenere la costanza qualitativa. In un’ottica di ricerca del miglioramento continuo, latta e banda stagnata restano ancora il miglior materiale utilizzabile per confezionare il prodotto, in quanto garantiscono una shelf life di 24 mesi.
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ONEMOREPACK 2017 GRAFICA METELLIANA PREMIA IL PACKAGING ITALIANO Si conclude l’8 giugno 2017 a Napoli, con la cerimonia di premiazione organizzata presso il Complesso Monumentale di Santa Maria La Nova, la quarta edizione di OneMorePack, il concorso promosso dall’azienda salernitana Grafica Metelliana, che premia progetti e lavori di professionisti e studenti italiani della grafica e del design. Il concorso è articolato in due diverse competizioni. La prima è destinata a freelance, agenzie di comunicazione e aziende, che concorrono con i loro lavori per quattro categorie: astucci food, astucci no food, visual e label. La seconda è rivolta a studenti, iscritti almeno al primo anno di un istituto o università con indirizzo design, e
riguarda la progettazione di un sistema di label e packaging monobottiglia per un vino rosso IGP prodotto da uve Aglianico 100%. Dopo una prima preselezione, la giuria tecnica, quest’anno presieduta da Drew Smith, Chief Creative Director di SmithLumen, e composta da esperti della comunicazione e del design italiani, ha deciso i vincitori di categoria e assegnato 3 menzioni speciali per funzionalità, innovazione e sostenibilità. OneMorePack si è rinnovato quest’anno nella formula, coinvolgendo anche il popolo del web, che sul sito di Grafica Metelliana, ha potuto esprimere la propria preferenza per assegnare la menzione ‘Miglior creatività’.
OneMorePack gode del patrocinio di Aiap, Unicom, Assografici, Confindustria Campania; del contributo di Arjowiggins Creative Papers, Fedrigoni, Heidelberg, Luxoro, Oneprint, Sappi. Partner tecnico Azienda Agricola San Salvatore 1988. Tra i media partner Converter, Inside Marketing, Mercurio 3d, Print Lovers e Rassegna dell’Imballaggio.
La psicologia della creatività?
Essere aperti a nuove sfide e scoprire il proprio percorso creativo. Esattamente come nella nostra moderna interpretazione delle enigmatiche macchie di inchiostro di Rorschach. Cosa si vede? Cosa si percepisce? La gamma Munken Design offre un set completo di carte con differenti punti di bianco – compresa la nuova Munken Kristall – per esplorare la propria personalità e trasformare le idee in realtà. Scopri la gamma completa e scegli la tua versione preferita sul sito arcticpaper.com
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Esperti in stampa, con la passione per l’arte che rappresenta. In un mondo oramai digitale, la stampa acquista sempre più valore fisico e simbolico, si eleva e comunica non solo visivamente. Da oltre 35 anni, dedichiamo alla stampa la nostra passione, l’esperienza, la sperimentazione di nuove tecniche, per produrre emozione in ogni prodotto che realizziamo.
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Da sempre utilizzato come sigillo di famiglie reali e capi politici, il monogramma si è evoluto nel tempo. E da sigillo reale è diventato logo, simbolo grafico che identifica un’azienda, ed è capace di sintetizzarne, con la sua potenza espressiva, caratteristiche e qualità. Tingendosi di colori che esprimono una precisa grammatica.
Dal monogramma al logo andata e ritorno di M A S S I M O
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Il monogramma, un segno grafico che scaturisce dall’intreccio delle iniziali del nome oppure di attributi relativi alle peculiarità del soggetto a cui si riferiscono, può essere considerato il punto di partenza del design grafico, una disciplina da cui scaturiscono molteplici applicazioni. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi e ancora oggi il monogramma conserva intatto il proprio fascino e il suo valore simbolico, prestandosi con versatilità a rappresentare istituzioni, industrie, società commerciali ed altre innumerevoli attività nei più disparati campi.
P Personaggi storici come Carlo Magno, Arduino, la famiglia Reale Inglese e celebri artisti come Dürer, Toulouse-Lautrec, Kandinskij, sono accomunati dall'uso del monogramma che siglava l'autenticità di documenti, editti e opere d'arte.
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Lallement de Levignen e Patoul
Mince du Fontabaré
I colori avevano una valenza simbolica ed esprimevano non solo lo status di re, aristocratici e classi sacerdotali ma anche le imprese coraggiose o disonorevoli di ciascuna casata. Infatti, nell'araldica inglese i colori “murrey”, sanguigno e arancio tendente al cannella “tenné” sono definiti stain (uno smalto di colore rosso violaceo) che talvolta serviva da monito per ricordare l’onta di una sconfitta o la partecipazione a congiure fallite. Gli smalti usati in araldica sono il rosso, l'azzurro, il nero, il verde e il porpora (gules, azure, sable, vert e purpure). Il giallo e il bianco rappresentano l’oro e l’argento mentre i colori naturali (proper) le pellicce e il legno. Quando non è possibile usare i colori veri e propri, questi vengono rappresentati in bianco e nero con il metodo messo a punto dal Padre gesuita Silvestro da Pietrasanta nel codice “Tesserae Gentilitiae” (1638) che attribuì a ciascun colore un segno grafico distintivo declinato in differenti densità di chiaroscuro. Nei secoli successivi, l'evoluzione del monogramma da sigillo regale a marchio di fabbrica, vede i suoi esordi nei contrassegni dei produttori di porcel-
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van Gameren
de Viller
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lana e ceramica che operano in tutta Europa. Con la rivoluzione industriale l'uso del monogramma si diffonde in ogni ambito, identificando le nascenti attività produttive e commerciali.
stesso messaggio associato ad un’altra tonalità, ma esprimerlo in maniera differente. Infatti il significato di un colore cambia anche a seconda del contesto e del modo in cui viene presentato.
È dal dopoguerra in poi che si afferma il design grafico nella comunicazione di prodotti o servizi, che vanno dall’immagine coordinata al packaging dove il colore oltre ad essere caratterizzante, assolve anche una funzione strategica contro la falsificazione.
Inoltre anche dal punto di vista percettivo il nostro occhio focalizza i colori con modalità che cambiano in base alla tonalità, di conseguenza alcuni colori possono apparire vicini o lontani, grandi o piccoli. Progettare combinazioni di colore in grado di indurre associazioni che coprano una varietà di servizi e prodotti richiede una formazione specifica proprio perché uno stesso colore può prestarsi a una serie di associazioni con risultati completamente diversi. Ma non bisogna dimenticare che l’influenza esercitata dalla componente cromatica nelle scelte dei consumatori è così profonda che talvolta viene strumentalizzata e diventa un mero strumento persuasivo asservito alle tendenze imposte dalle multinazionali. I colori possono anche essere usati in modo ingannevole per eludere la nostra consapevolezza con il fine di promuovere prodotti che, non rispondendo alle aspettative alimentate dalla loro immagine, ci spingono a fare acquisti di cui non saremo soddisfatti.
C Così come in passato avveniva nell'araldica, anche nel brand design il ruolo del colore è determinante perché identifica e valorizza gli aspetti sociali, culturali e di mercato amalgamando le componenti filosofiche, psicologiche e sociologiche di beni e servizi. Molti insuccessi commerciali sono stati addirittura provocati dall'uso errato del colore che può anche trasmettere lo
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Caimo
de Blondel de Schiers
de Blondel de Schiers
de Vischer de Celles
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Molti tra i marchi più conosciuti hanno scelto come colore icona il rosso, soprattutto per le peculiarità percettive. Infatti per mettere a fuoco la sua lunghezza d’onda il punto focale del nostro occhio si sposta in avanti, sul cristallino, dando l’illusione che gli oggetti rossi siano più vicini. Il rosso influisce anche sulla nostra percezione del tempo provocando la sensazione di una lieve accelerazione. i colori caldi dei fast food infatti non sono “ketchup e maionese” ma servono a comunicare l’idea di velocità del consumo dei pasti. L’accostamento tra rosso e giallo, colori caldi per eccellenza, è usato in vari settori per comunicare calore, potenza ed energia. I colori vivaci inoltre trasmettono allegria e per questo sono molto presenti nel settore del divertimento e del tempo libero. In ambito alimentare l’uso di rossi saturi tendenti all’arancio caratterizza prodotti dalla forte identità oppure dal gusto piccante. L'archetipo del rosso esprime sentimenti forti come l’amore, la passione ma anche la voglia di trasgressione.
L’arancione è molto presente nell’ambito della comunicazione per la sua visibilità e la capacità di attirare l’interesse decretando il successo di formule e prodotti a basso costo. All’opposto invece le tonalità più intense e brillanti sono difficilmente riproducibili e per questo l’arancione esprime prodotti sofisticati e ricercati che trasmettono esclusività ed eleganza.
VIOLA La gamma del viola è tra le meno presenti nel brand design, soprattutto poiché nelle tonalità più sature, percettivamente appare come quella meno luminosa. I pochi brand che hanno puntato su questa tonalità dalla forte valenza religiosa sono spesso riusciti ad imporsi sul mercato proprio per la notevole riconoscibilità di questo insolito colore. Heinrich Frieling a proposito delle associazioni tra colori e sapori descrive il viola come un colore dolce dall’effetto soporifero. Le sfumature dei viola e dei rosa evocano piacevoli sensazioni olfattive, legate al profumo dei fiori. non a caso infatti, nel packaging di prodotti per l’igiene intima e la cura del corpo femminile si ricorre molto all’utilizzo di queste tinte.
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BLU Il blu è in assoluto il colore che riscontra più preferenze. Per questo nel brand design, quando si vuole ispirare massima approvazione, si ricorre a toni che vanno dagli azzurri ai blu. Questo colore versatile, molto usato nei trasporti, comunica affidabilità e sicurezza di prodotti e servizi in tutti i settori dagli anticoncezionali agli articoli per l’infanzia. Mahnke definisce il blu "il conciliatore fra tutti i colori”, come testimoniano i marchi dei più importanti organismi di rappresentanza mondiale. In ambito alimentare il blu, pur essendo un colore poco presente nei cibi, è associato alla freschezza e veicola prodotti indispensabili in casa come il sale, lo zucchero, la pasta, il latte e i suoi derivati. Più delicato e fresco del verde il blu è molto diffuso nel settore dei prodotti per l’igiene personale, anche perché essendo poco connotato da associazioni olfattive è molto adatto per creme e detergenti che combattono i cattivi odori.
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Il verde, associato per lo più alla natura è un colore tiepido e rilassante ed è presente in numerosi settori merceologici. In generale si presta a comunicare sicurezza e sostenibilità di beni e servizi. In equilibrio tra toni caldi e freddi, il verde risulta rinfrescante e dissetante, per questo è molto diffuso nel settore alimentare. I marchi di colore verde si rivolgono soprattutto ad un pubblico giovane e sportivo. Nella moda i brand “evergreen” sono caratterizzati da uno stile casual, comodo e informale. In ambito tecnologico, il verde del semaforo caratterizza prodotti e servizi facili da usare e alla portata di tutti.
In ambito alimentare il rosa è largamente associato al gusto dolce mentre in quasi tutti gli altri settori merceologici resta legato allo stereotipo femminile o viene usato come colore decisamente trasgressivo.
GIALLO I marchi gialli, colore evidenziatore per eccellenza, caratterizzano prodotti e servizi di grande diffusione che vengono così identificati in modo semplice ed immediato. Quando il giallo puro viene però posto su sfondo bianco, si ottiene invece l’effetto inverso e le informazioni non sono più leggibili. L’oro, non essendo riproducibile in quadricromia, caratterizza beni e servizi di alta qualità.
MARRONE La gamma dei marroni è molto presente nel settore degli alimenti tradizionali per le sue molteplici associazioni sinestetiche (dal gusto barbecue sino al cioccolato e ad altri prodotti aromatici). Il forte legame con materiali naturali come il legno e il cuoio rende la gamma del marrone molto adatta a comunicare la qualità artigianale di prodotti come calzature e arredamento. Nell’ambito della ristorazione è il colore di molte catene di bar e rosticcerie che offrono un ambiente caldo e accogliente con cibi dal sapore deciso.
POLICROME Negli ultimi anni, soprattutto nel settore tecnologico, si stanno affermando principalmente brand policromi. Lo stesso marchio Apple pur essendo conosciuto nella sua attuale veste bianca, per lungo tempo, è stato rappresentato con tutti i colori dell’arcobaleno.
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COSMOPROF-COSMOPACK 2017 CONFEZIONI SMART E TRUCCO BIO PER TUTTE LE DONNE DEL MONDO Festeggia il 50esimo anno la fiera della cosmesi che si è chiusa di recente a Bologna, confermando il suo carattere internazionale. 250.000 i visitatori provenienti da 150 paesi (16% in più rispetto al 2016) e 2.677 aziende espositrici da 69 paesi. Nel contesto della bellezza le beauty company italiane si sono ritagliate nel tempo un ruolo sempre più importante, tanto che più del 60% del make-up distribuito nel mondo è prodotto nel nostro paese, poi venduto in outsourcing ai colossi internazionali. Le nostre aziende esportano infatti dall’80 al 95 per cento del fatturato (soprattutto in Germania, Francia, Stati Uniti) che ha raggiunto nel 2016 la cifra record di 6,230 miliardi di euro. L’attenzione di recente si è concentrata sui prodotti muti etnici, dai cosmetici certificati halal o kosher ai prodotti organici, bio e vegani. Fenomeno emergente della nostra industria cosmetica è il canale delle vendite dirette – sia a domicilio che per corrispondenza che tramite e-commerce - che ha visto una crescita del 7,8% con un volume d’affari di 750 milioni di euro. Le oltre 2000 aziende espositrici di Cosmoprof 2017, figure chiave dell’industria cosmetica, sono i primi potenziali clienti degli espositori di Cosmopack, sezione
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della fiera dedicata all'innovazione nel packaging dei prodotti cosmetici . Proprio nell'area Cosmopack, il 17 marzo, sono stati assegnati i premi del concorso ‘The Cosmopack Wall Award’. giunto alla sua quarta edizione, appuntamento che rappresenta un vero e proprio “innovation meeting point” in cui le aziende di eccellenza, italiane e internazionali, presentano i loro progetti più innovativi, dal packaging alle formulazioni sino alle ultimissime novità tecnologiche che disegneranno la filiera cosmetica del futuro. Tra gli oltre 100 progetti presentati, la giuria ha scelto i vincitori per 8 categorie, selezionati da Beautystreams, agenzia di trend internazionale e partner strategico dell’iniziativa. Tema dell’edizione 2017, “Let’s get emotional…urban poetry”: Segnaliamo tra i vincitori: il progetto di My Packaging innovation, Transforming Eye Shadow, che si è aggiudicato il premio per la categoria Packaging Make up: una linea di packaging multifunzione e innovativi di make up per occhi, adattabile anche a prodotti per le labbra. Tra le caratteristiche vincenti del prodotto, il formato pratico che garantisce un rapido ritocco al trucco. E il dispenser Helium di Karza, pensato per proteggere l’integrità del prodotto, che si è aggiudicato il premio per la categoria Packaging Skin Care.
Volti di donne dal mondo, che raccontano storie, culture, emozioni diverse. Nasce nel segno della femminilità e della bellezza senza confini, la campagna pubblicitaria di Cosmoprof Worldwide Bologna 2017, firmata da Oliviero Toscani.
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IL PACKAGING ONLINE SI FA BELLO
Personalizzati sia nella grafica sia nel formato, ordinabili con pochi click e con consegne anche in sole 48 ore, gli astucci by Pixartprinting oggi sono anche nobilitati Supportare le aziende nella valorizzazione del marchio attraverso l’estetica della confezione e stimolare un impiego del packaging che vada oltre la veicolazione del prodotto, sfruttando le potenzialità di questo media, è uno degli obiettivi di Pixartprinting per il 2017. Per questo il web-to-print veneziano ha ingegnerizzato una linea di produzione all’avanguardia che rivoluziona l’offerta del pack on-demand proposta sull’e-shop. Una delle novità assolute è l’ampliamento delle possibilità di personalizzazione che comprende tra le oltre 300 combinazioni di dimensioni e formati, anche tre opzioni di nobilitazione ideali per realizzare packaging di grande impatto visivo e box deluxe. Oggi si possono ordinare online con pochi click astucci standard, ovali e con fondo a scatto, realizzati in cartoncino steso di qualità SBS da 360 g/m2, impreziositi da lavorazioni che spaziano dalle eleganti vernici lucide con riserva che donano brillantezza ai dettagli, alla vernice 3D ad alto spessore in grado di riprodurre grafiche in rilievo. A queste si aggiungono le nobilitazioni più classiche
come l’applicazione di lamine in oro e argento che conferiscono allo stampato un look & feel lussuoso. Il tutto con il valore aggiunto di quantitativi minimi che per alcuni modelli partono da 25 pezzi e della consegna anche in sole 48 ore. Questa combinazione inedita di prodotti e servizi è possibile grazie a Catalyst, la nuova linea produttiva che comprende soluzioni di stampa digitale e di finishing di ultima generazione tra cui il sistema di produzione HP Indigo 30000, il modulo per il cold foiling integrato e la tecnologia Scodix. Organizzata per garantire elevata qualità ed efficienza nella produzione di brevi tirature a costi accessibili e grandi tirature in tempi estremamente rapidi, soddisfa richieste che per le modalità con cui il packaging è stato offerto fino a oggi erano impensabili, intercettando così nuovi bacini di utenza. Grazie alla continua spinta all’innovazione di processo e di prodotto, la gamma di proposte by Pixartprinting è sempre in progress: oltre ai pack nobilitati e agli astucci food contact, a breve sarà online anche il packaging rinforzato. Rivestito internamente da cartoncino microonda, sarà ancora più solido, più compatto e più resistente: la soluzione ideale per contenere prodotti fragili e dare maggiore consistenza alle confezioni.
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< G R A N D A N G O L O >
MUNKEN DESIGN E ARCTIC VOLUME: LE NUOVE COLLEZIONI DI ARCTIC PAPER Due nuove collezioni di carte di qualità per il design grafico riunite in eleganti cofanetti che facilitano ai creativi la scelta della carta più adatta. I cofanetti sono nati dalla collaborazione tra Arctic Paper, l’ agenzia di design tedesca Juno, lo studio fotografico Zeitguised e la tipografia Göteborgstryckeriet di Goteborg (Svezia). Ideali per qualsiasi progetto di corporate image o di design, le nuove collezioni Munken Design e Arctic Volume di Arctic Paper si presentano in differenti tipologie di bianco e di finitura. La gamma delle naturali Munken Design comprende otto carte fini, naturali, di pregio, tra le quali la nuova carta ultra-bianca per il design Munken Kristall, lanciata sul mercato la scorsa estate. Le Munken Design hanno caratteristiche speciali, grazie alla ineguagliabile tattilità trasmettono una sensazione naturale. Sono disponibili in quattro differenti nuance, dalla tinta crema alla ultra-bianca, ciascuna con due diverse finiture in superficie. La gamma Arctic Volume comprende una serie di carte patinate per il design grafico caratterizzate dall’alto spessore, ottima lisciatura , e da una sensazione al tatto molto naturale. Sono disponibili in tre differenti nuance – avorio, bianco ed ultra-bianco – e sono particolarmente indicate per la stampa di alta qualità in quadricromia di brochure, libri, resoconti annuali, e in generale per tutti i prodotti di comunicazione aziendale.
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Entrambe le gamme sono riunite in un solo campionario studiato dall’agenzia di design tedesca Juno, con sede ad Amburgo, che ha sviluppato il progetto del campionario a partire da una domanda: come è possibile coniugare il bisogno di sensazioni tattili nella nostra era digitale? Sono nate dal medesimo interrogativo anche le immagini stampate sulle carte, realizzate dallo studio Zeitguised, con sede a Berlino, che ha prodotto una serie di immagini di natura virtuali. Alla tipografia Göteborgstryckeriet di Goteborg è stato affidato il compito di stampare i libri e i cofanetti. Dunque un campionario che regala non solo un’esperienza sensoriale ma anche una visione completa di tutte le tonalità e finiture delle gamme Munken Design ed Arctic Volume. I singoli libretti-campione hanno un design minimalista e una rilegatura pressoché invisibile. Si propongono come punto di riferimento per sviluppare qualsiasi progetto su carta. Arctic Paper è sinonimo non solo di qualità ma anche di processi ecosostenibili. Munken Design La gamma Munken Design consta di otto carte fini, naturali di pregio, compresa la nuova carta ultra-bianca per il design Munken Kristall. Munken Kristall è stata lanciata sul mercato la scorsa estate. Le Munken Design hanno caratteristiche speciali, ineguagliabile tattilità e trasmettono una sensazione naturale. Sono disponibili in quattro differenti nuance, dalla tinta crema alla ultra-bianca, ciascuna con due differenti finiture in superficie. Arctic Volume La gamma Arctic Volume presenta una serie di carte patinate per il design caratterizzate dall’alto spessore e da una sensazione naturale al tatto. La Arctic Volume è disponibile in tre differenti nuance – avorio, bianco ed ultra-bianco. È ideale per la stampa di alta qualità in quadricromia come brochure, libri, resoconti annuali, e in generale per tutti i prodotti di comunicazione aziendale.
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DA PAPER&PEOPLE UN’INDAGINE PER SCOPRIRE IL COLORE PREFERITO AL MONDO PAPER&PEOPLE Paper&People, azienda nata nel 2005, è il più grande centro espositivo in Europa specializzato nella vendita di carte grafiche. Sono oltre 2500 i tipi di carta, cartoncini e buste coordinate che si possono trovare negli spazi di Via Friuli, a Milano. Non un semplice showroom, quindi, ma un punto di aggregazione e di riferimento dei professionisti della grafica, del design, della comunicazione e del marketing, oltre che distributore di marchi prestigiosi e leader a livello internazionale, come Colorplan di G.F Smith. www.paperandpeople.com
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Qual è il colore nel quale si identifica la nostra epoca? Ce n’è uno in particolare che riflette il mondo globalizzato, l’epoca della comunicazione digitale, della cultura transnazionale, della creatività in crowdsourcing?
il colore è parte integrante della storia di G.F Smith. Da allora la collezione è cresciuta fino a raggiungere i 50 colori e diventare un riferimento per il mondo dei creativi in Gran Bretagna e nel resto del mondo.
Da gennaio 2017, G F Smith, numero 1 in Gran Bretagna per la vendita di carte speciali, distribuite in Italia da Paper and People, si è data l’obiettivo di scoprire qual è il colore più amato della nostra epoca. Tutte le persone del pianeta sono dunque invitate a scegliere il colore preferito, che verrà così determinato da migliaia di persone provenienti da culture e continenti diversi.
Dopo 4 mesi di raccolta dei dati a livello internazionale, alla fine di aprile 2017, in occasione di ‘Paper City’, che si svolgerà a Hull città natale di G.F Smith, e Città della Cultura per il 2017, verrà svelato il colore più amato al mondo, che sarà introdotto nella collezione Colorplan e porterà il nome del vincitore, cioè di colui che avrà scelto il colore che più si avvicina a quello selezionato in tutto il mondo.
Dal 1936, anno in cui è stata prodotta la prima tinta della gamma Colorplan, che sarebbe diventata un’icona del design,
Oltre a rivelarci il colore più amato, il progetto fornirà una grande quantità
di dati che serviranno per analizzare il ruolo del colore nella società contemporanea, e confrontarlo con i risultati di studi precedenti del settore. Il vincitore sarà invitato a visitare la cartiera nel Lake District per assistere alla produzione della carta con il nuovo colore e riceverà in omaggio un set di carte e buste per corrispondenza. Il 51° colore sarà messo a disposizione di designer, brand, e professionisti direttamente sul sito di gfsmith.com subito dopo l’annuncio del vincitore, il prossimo luglio 2017.
Per votare: worldsfavouritecolour.com
D E T T A G L I
C H E
F A N N O
L A
D I F F E R E N Z A
UN TRIONFO DI DECORI FLOREALI SUGLI INVITI FENDI ROMA
prodotti in Nava Press
Sofisticati, fantasiosi, con un tocco eccentrico dal sapore antico. Stupiscono proprio come gli abiti di Fendi i due inviti (il primo è un contenitore/sleeve, il secondo è un cartonato a forma di libro) stampati in Nava Press per le sfilate delle nuove collezioni 2017/2018. Dettagli ricercati e romantici grafismi floreali tipici della Maison esaltano la tonalità bordeaux del supporto e regalano un meraviglioso impatto cromatico agli stampati.
INVITO CARTONATO, CARTONCINO E BUSTA Stampato in 1000 copie
per unghiette; labbratura a spruzzo sui 4 lati di colore bordeaux; inserito in busta.
Invito Quartino taglio al vivo; F.to chiuso 14,8 x 14,8 cm F.to aperto 29,6 x 14,8 cm
Cartoncino F.to finito 13,5 x 11 cm; carta Tintoretto CREMA da 300 gr.; stampa a 4 colori solo logo Fendi Roma con stesso bordeaux dell’invito, inserito nelle unghiette in III del quartino.
Anima Cartone extra white da 2 mm accoppiato a plancia esterna 1 e 4 in carta; carta Tintoretto GESSO da 250 gr.; stampa in bianca a 4 colori in CMYK con fondino pieno bordeaux + marcatura laser del pizzo e del logo Fendi Roma — Laser sul finito non a foglio steso. Quartino interno Carta Tintoretto Gesso da 250 gr.; stampa in bianca a 4 colori in CMYK con fondino pieno bordeaux + fustellatura in III di 2 unghiette atte a contenere cartoncino. Confezione Cordonatura del quartino, accoppiatura delle plance al quartino con biadesivo fustellato con riserva
Busta Busta con dorso patella da 5 cm dritta; f.to circa cm. 15,1 x 15,1 dorso circa 6,5mm atto a contenere l’invito; carta Tintoretto CREMA da 300gr.; stampa a 4 colori solo logo Fendi Roma su patella con stesso bordeaux dell’invito/cartoncino; fustellata, incollata, biadesivo sulla patella; inserimento invito.
INVITO SLEEVE, CARD INTERNA E BUSTA Stampato in 1700 copie Sleeve Sleeve fondino bordeaux con marcatura anche del
logo, F.to chiuso cm. 15b x 20h; carta Tintoretto Gesso gr. 300; stampata solo esternamente a 4 colori in CMYK del fondino pieno bordeaux + marcatura laser del pizzo solo sul fronte e del logo Fendi Roma + fustellatura con unghietta solo sul fronte ed incollatura. Card interna F.to cm. 14,5 x 19,7 atto ad essere inserito nella sleeve; carta Tintoretto Crema gr. 300; stampa a 4 colori solo logo Fendi Roma con stesso bordeaux della sleeve; taglio in formato; inserito nella sleeve.
Busta Piatta a sacchetto patella da 5 cm dritta; f.to circa cm. 15,8 x 20,7 atto a contenere sleeve con cartoncino – identico a comm. 16-34365; carta Tintoretto Crema da 300 gr; stampa a 4 colori solo logo Fendi Roma su patella (stesso bordeaux della sleeve e della card); fustellata, incollata, biadesivo sulla patella; inserimento invito.
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L I B R I B I A N C H I
Stupefacenti sculture in forma di libro, di Lorenzo Perrone
www.libribianchi.info
Mosso con brio (2015) Libro vero, grès, vernice acrilica, legno | cm 51×34×13 Musica e letteratura si assomigliano. Parlano entrambi ai sensi e al cuore. Trascinano, coinvolgono, sconvolgono. Mosso con brio è un tuffo nella vita, una musica che ti trasporta altrove. Dove l’arte non si arrende.
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