Design Etichetta Spazio Di Paolo Carte Etichetta by Fedrigoni Self-Adhesives Freelife Merida White FSC™ Tintoretto Gesso Recycled H+O WS FSC™ Cotone Bianco Ultra WS Nobilitazione Etichetta LUXOR® 220 — Design Controcopertina O,nice! Design Carta Controcopertina by Fedrigoni Paper Savile Row Tweed Brown 300 g/m2 Nobilitazioni Controcopertina LUXOR® 108142 N Rusty Earth LUXOR® 108140 Beyond Blue con cliché microinciso Rilievo a secco con cliché h+m
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M E S S A G E
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an S.O.S to the world/I hope that someone gets my/Message in a bottle. Ve la ricordate quella canzone dei Police che parla di un naufragio (interiore) e della speranza di essere ritrovati affidando la propria richiesta d’aiuto a una bottiglia? Un modo di comunicare romantico, indubbiamente, ma dagli esiti piuttosto incerti. Dai tempi di Teofrasto in poi, che si dice sia stato il primo a lanciare un messaggio in bottiglia oltre duemila anni fa, abbiamo storie di bottiglie giunte sulla terraferma anche a distanza di quasi un secolo. Decisamente fuori tempo massimo, insomma, ma se i cartigli hanno potuto affrontare i flutti per così tanto tempo è perché il vetro è sempre stato un materiale decisamente affidabile. Oggi che è il mondo a mandare un S.O.S. a noi, l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha proclamato il 2022 anno internazionale del vetro per sottolinearne «il ruolo tecnologico, scientifico, economico, ambientale, storico e artistico nella nostra società, mettendo in luce le possibilità di sviluppo delle tecnologie e il loro potenziale contributo per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile e delle società inclusive, raggiungere la ripresa economica mondiale e ricostruire meglio dall’epidemia di coronavirus». C’era molto ottimismo – un ottimismo che fa bene ricordare – quando è stata presa la decisione di valorizzare la filiera del vetro come materiale circolare per eccellenza, riutilizzabile e riciclabile all’infinito: ancora non si stava facendo i conti con il boom dei costi energetici che sta mettendo in grave difficoltà le nostre industrie. E non si era nemmeno ancora impressa nella nostra memoria l’immagine dei civili ucraini che, con le bottiglie di vetro vuote, confezionano bombe molotov per difendersi dall’invasione russa. Noi, a questo vetro, vogliamo affidare un nuovo S.O.S.: che torni presto a splendere, a essere solo contenitore di prodotti di eccellenza che lo scelgono per identificarsi e per fare la differenza; prodotti che grazie al vetro possono viaggiare da un Paese all’altro – anche se non tra i flutti! – creando condivisione di cultura e convivialità; un vetro che torni a essere mezzo di comunicazione attraverso il design e la stampa delle etichette – i nostri cartigli contemporanei, fitti di storie da raccontare – che lo abbracciano.
L ' E D I T O R I A L E
di M I C H E L A
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L’Italia dei vini in un solo Brand DI ACHILLE PEREGO
Label design, sintesi di efficacia e bellezza
Alessandro Mutinelli, CEO di International Wine Brands, ci racconta in esclusiva le strategie di comunicazione del grande gruppo che investe sulla tipicità del vino italiano e lo esporta in tutto il mondo.
Sostenibilità, personalizzazione, soluzioni smart e la capacità di sedurre con materiali e nobilitazioni speciali. Con Advision, BasileADV e Studio Moretti facciamo il punto degli ultimi trend del label design.
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D I R O B E R TA R A G O N A
Anatomia di un’etichetta intelligente D I C AT E R I N A P U C C I
A ogni progetto la giusta etichetta DI REDAZIONE
La sostenibilità è una questione di etichetta D I LO R E N Z O C A P I TA N I
Dalle operazioni di logistica e anticontraffazione al monitoraggio della supply chain fino all’espansione delle possibilità di marketing, ecco una mini guida per orientarsi nel mondo delle smart label.
Dalla “A” di Abrasione alla “W” di Wrap Label, una panoramica sul mondo delle etichette che sta attraversando un particolare momento di sfide globali. Con qualche storia a lieto fine.
Progettare un’etichetta in una logica sostenibile significa unire funzionalità, rispetto per l’ambiente, food safety, marketing e informazioni che aiutino il consumatore a fare scelte consapevoli.
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Calligrafia, il gesto che dà vita all’etichetta
Calligrafia in equilibrio tra graphic design, stampa e comunicazione digitale. Abbiamo intervistato Marco Campedelli, grafico, artista e calligrafo fondatore dello studio Terroir Design.
DI STEFANO TORREGROSSA
Cognizioni di colla
Sulla colla non si stampa, ma sui materiali adesivi sì. Dalle etichette alla legatoria, dalla cartotecnica all’interior design fino agli accessori che indossiamo, un approfondimento per conoscere ciò che tiene insieme tutto.
D I E L E N A PA N C I E R A
Dai diamanti non nasce niente, dagli scarti tessili… D I C AT E R I N A P U C C I
EDITORIALE Message in a bottle di Michela Pibiri
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COM'È FATTO PRINTLOVERS #92 I materiali e le tecniche
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LUNA DI PONCA Spazio Di Paolo per Borgo Conventi
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NEWS
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… nascono nuovi prodotti circolari. Second hand economy, riciclo degli scarti tessili, certificazioni e ruolo della stampa digitale: facciamo il punto sulla sostenibilità del settore textile.
GRANDANGOLO La Commerciale per Birrificio Occupato
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INSIDE La limited edition di Santa Margherita e FC Internazionale Milano SPAZIO ROBILANT ASSOCIATI The Notes Collection
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EVENTI Brand Revolution LAB 2022 parte nel segno della Metamorphosis
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FOTOGRAFIA Intervista a Sara Munari
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ABBIAMO PARLATO DI Persone e aziende citate in questo numero
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PRINT BUYER NUMERO 92/2022 DIRETTORE RESPONSABILE Enrico Barboglio
ART DIRECTOR Stefano Torregrossa › onicedesign.it
COORDINAMENTO EDITORIALE Michela Pibiri michela.pibiri@strategogroup.net
PRINTLOVERS www.printlovers.net redazione@printlovers.net
HANNO COLLABORATO Simone Azzoni, Lorenzo Capitani, Elena Panciera, Achille Perego, Caterina Pucci, Roberta Ragona, Stefano Torregrossa
STRATEGO GROUP srl Via Cassanese 224, 20054 Segrate (MI) amministrazione@strategogroup.net
TRADUZIONI Marta Sanders – The Language Switch
PUBBLICITÀ Deborah Ferrari | t. 389 9004599 › deborah.ferrari@strategogroup.net Segreteria pubblicità › brando.zuliani@strategogroup.net
REA MILANO 1190227 Autorizzazione Tribunale Milano n. 706 | 11/10/2004 STAMPA PRESSUP – Nepi (VT) ABBONAMENTI T. 02 49534500 | F. 02 26951006 abbonamenti@strategogroup.net Annuale 60 euro – Bonifico bancario a STRATEGO GROUP srl IBAN: IT70 C034 4020 6000 0000 0264 200
Gli articoli firmati impegnano esclusivamente gli Autori. Dati e caratteristiche tecniche sono generalmente forniti dalle Case costruttrici, non sono comunque tassativi e possono essere soggetti a rettifiche in qualunque momento. Tutti i diritti sono riservati. Notizie e articoli possono essere riprodotti solo a seguito di autorizzazione dell’editore e comunque sempre citando la fonte. Testi e fotografie, qualora non espressamente richiesto all’atto dell’invio, non vengono restituiti. Desideriamo informarLa che il D.Lgs. 196/03 (Testo Unico Privacy) prevede la tutela di ogni dato personale e sensibile. Il trattamento dei Suoi dati sarà improntato ai principi di correttezza, liceità e trasparenza e della Sua riservatezza. Ai sensi dell’art. 13 del Testo Unico, Le forniamo quindi le seguenti informazioni: il trattamento che intendiamo effettuare verrà svolto per fini contrattuali, gestionali, statistici, commerciali, di marketing; il trattamento, che comprende le operazioni di raccolta, consultazione, elaborazione, raffronto, interconnessione, comunicazione e/o diffusione si compirà nel modo seguente: archiviazione su supporto cartaceo e archiviazione informatizzata su personal computer. Il titolare dei dati è: Stratego Group srl nella persona del Rappresentante Legale. Il responsabile del trattamento dei dati è: Enrico Barboglio [enrico.barboglio@strategogroup.net, via Cassanese 224, Segrate MI, T. 02.49534500]. Al titolare del trattamento Lei potrà rivolgersi per far valere i Suoi diritti così come previsti dall’art. 7 del D.Lgs. 196/03.
Com'è fatto Print LUXOR® 220
La scritta Lovers è una stampa a caldo con LUXOR® 220.
La controcover è di O, nice! Design
STAMPA E NOBILITAZIONE CONTROCOVER
La scheda su cui è incollata l’etichetta è stampata su un lato in bianco OFFSET HUV, sull’altro lato abbiamo due colori a caldo, BEYOND BLUE e RUSTY EARTH, e un RILIEVO A SECCO. COLORI A CALDO E CLICHÉ BEYOND BLUE − RUSTY EARTH
I terrazzamenti che creano movimento sulla superficie della carta sono frutto di un rilievo a secco con cliché hinderer + mühlich Italia, così come le sfaccettature che caratterizzano invece il blu dell’acqua, che brilla di infiniti riflessi, il Beyond Blue è infatti stampato a caldo con micoincisione. Infine il Rusty Earth è il colore che rappresenta gli elementi della terra, un ruggine metallizzato ed è stampato a caldo sempre con cliché hinderer + mühlich Italia. LA CARTA DELLA CONTROCOVER SAVILE ROW TWEED, BROWN, 300G
Si chiama Savile Row perché richiama la famosa strada londinese, dove sono nate le firme delle migliori sartorie. L’effetto tessuto è dato dalla purezza della cellulosa certificata ECF (60%), dalla morbidezza delle fibre di cotone (20%) e dalla varietà propria delle fibre tessili (20%). La versione Tweed mostra l’iconico pattern goffrato ed è disponibile in sette eleganti colori.
LA CARTA DELLA COVER LIFE, 300G
Life è la collezione Fedrigoni di carta e cartoncini naturali e riciclati, composti dall’80% di fibre di riciclo e dal 20% di pura cellulosa certificata FSC. È la carta simbolo del vivere sostenibile, come la pasta di cui è fatta. Life, perché è pura vita.
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CLICHÉ E COLORE A CALDO Luxoro è partner esclusivo in Italia del Gruppo KURZ, player mondiale e punto di riferimento internazionale nella produzione di attrezzature e tecnologie per la stampa a caldo e la stampa a freddo. L’offerta di Luxoro rappresenta il modo migliore per rendere unica e prestigiosa l’immagine di un brand in qualsiasi settore, che si tratti di packaging, etichette, editoria, sicurezza, cosmetica, automotive, elettrodomestici o moda, le proposte dedicate alla nobilitazione sono la migliore soluzione per rendere prestigioso e brillante ogni prodotto e packaging. Le tecnologie e i materiali decorativi che Luxoro propone sono tra i migliori al mondo e la competenza nell’offrire consulenza e servizio è un punto fermo della filosofia aziendale. Luxoro è fornitore di materiali di decorazione, ma è anche partner in grado di sviluppare con designer e creativi le migliori applicazioni per dare vita alle loro idee. Grazie a rigorose politiche aziendali volte alla sostenibilità ambientale, Luxoro è da tempo una realtà a energia 100% rinnovabile e totalmente a impatto zero. www.luxoro.it
La rivista è ricca di contenuti digitali: inquadra i QR code con il tuo smartphone per accedere.
L’etichetta Luna di Ponca è di Spazio Di Paolo che racconta il suo progetto a pagina 11
FREELIFE MERIDA WHITE FSCTM – MANTER BY FEDRIGONI SELF-ADHESIVES
Carta uncoated marcata a feltro, prodotta con fibre naturali di cotone e contenente un’elevata percentuale di fibre riciclate. Il suo aspetto premium e le caratteristiche di sostenibilità ne fanno un materiale perfetto per l’etichettatura di prodotti di lusso, in grado di colpire alla vista e al tatto grazie al suo finish naturale e texturizzato.
TINTORETTO GESSO RECYCLED H+O WS FSCTM – MANTER BY FEDRIGONI SELF-ADHESIVES
La storica gamma Tintoretto di Fedrigoni, una delle più amate dai designer di tutto il mondo, si arricchisce grazie alla nuova Tintoretto Gesso Recycled, una carta con fibre 100% riciclate. Un materiale premium che unisce le performance tecniche e la qualità di cui il Gruppo si è sempre fatto portavoce, con una ricerca di sempre maggiore circolarità di prodotto. Abbinato alla tecnologia H+Opacity™, appositamente sviluppata per preservare l’opacità iniziale e l’immagine premium delle etichette che affrontano l’impegnativa sfida del secchiello del ghiaccio e degli sbalzi di temperatura.
COTONE BIANCO ULTRA WS – MANTER BY FEDRIGONI SELF-ADHESIVES
LUXOR® 220
La mezza luna protagonista dell’etichetta è resa preziosa dall’oro stampato a caldo: il LUXOR® 220 è un oro classico e luminoso molto adatto a sottolineare l’eleganza evocativa dell’immagine centrale. L’etichetta è il culmine di un omaggio alla Ponca, un ecosistema molto ricco e variegato, qui richiamato dalle diverse soluzioni di nobilitazione.
STAMPA E NOBILITAZIONE ETICHETTA
L’etichetta è realizzata da Grafical con la sovrapposizione di tre materiali diversi. La parte inferiore è stampata a un colore nero più colore a caldo. La parte centrale è semplicemente fustellata e applicata sulla prima etichetta, mentre l’ultima etichetta è stampata in nero con vernice spessorata e numerazione progressiva. L’abilità nell’esecuzione risiede tutta nell’accoppiatura dei tre materiali.
La preziosa texture marcata a feltro e la delicata nuance bianco naturale di Cotone Bianco ne fanno una delle carte autoadesive più amate. L’elevato spessore la rende perfetta per la stampa di finiture in embossing e debossing. Prodotta nello storico stabilimento Fedrigoni di Fabriano senza fibre provenienti da cellulosa ma con pura fibra di cotone, pianta che si rinnova annualmente, questa carta è attenta al suo impatto sull’ambiente. Uno speciale inibitore della muffa la rende particolarmente adatta per l’etichettatura di vini e liquori di qualità destinati all’invecchiamento in cantina. La tecnologia ULTRA WS™ previene la formazione di grinze e bolle e la deformazione dell’etichetta in caso di sbalzi termici e contatto con acqua o ghiaccio. Inoltre, migliora l’adesione dell’etichetta sul vetro senza causare problemi di edge-lifting.
STAMPA E NOBILITAZIONE
CARTE ETICHETTA, COVER E CONTROCOVER
Grafical nasce nel 1982 nel cuore della Valpolicella, dove opera da oltre 30 anni nel settore grafico, coniugando tradizione e innovazione per creare un prodotto di eccellente qualità. Ad oggi conta 90 collaboratori tra cui 35 nel reparto prestampa e amministrativo e gli altri 55 nella sala stampa. L’azienda si è specializzata, grazie alle tecnologie offset, serigrafica e digitale in rotolo, nella stampa di etichette autoadesive per il settore vitivinicolo. I macchinari utilizzati sono tutti d’ultima generazione e permettono di lavorare con le tecniche più esclusive e con materiali selezionati. Il successo di Grafical è derivato in buona parte dai punti di forza su cui fa leva da sempre: ottima qualità dei prodotti e brevi tempi di creazione ed evasione degli ordini. L’azienda è inoltre certificata FSC® e BRCGS. www.grafical.it
Dal 1888 Fedrigoni significa eccellenza nella produzione di carte speciali. Il Gruppo è tra i maggiori player in Europa nella produzione e vendita di diverse tipologie di carta ad alto valore aggiunto per packaging e grafica, e di prodotti autoadesivi per l’etichettatura. Con circa 4.000 dipendenti tra Italia e sedi estere e 25.000 referenze in catalogo, il Gruppo vende e distribuisce in 130 Paesi nel mondo. A Fedrigoni fanno capo, nella divisione Paper, Cordenons e lo storico marchio Fabriano, con oltre 750 anni di storia, e, nella divisione Fedrigoni SelfAdhesives, Arconvert e Ritrama, che hanno portato il Gruppo a divenire terzo player globale nel mondo pressure sensitive labels. www.fedrigoni.com 9
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L’ E T I C H E T T A
Luna di Ponca Spazio Di Paolo per Borgo Conventi La Ponca è un terreno in cui si alternano marna e arenaria, in una particolare conformazione rocciosa associata alla viticoltura solo nell’area a cavallo tra Friuli, Slovenia e Istria. La Ponca si presenta quindi come un’alternanza di strati duri caratterizzati da sabbie cementate dal calcio (l’arenaria) e uno strato più tenero (la marna) formata da limo debolmente cementato. Uno spettacolo della natura che accoglie i vigneti della villa di Borgo Conventi a Farra d’Isonzo, che diventa ancor più suggestivo quando è baciato dalla luce dorata della luna: è da questa stratificazione esaltata dalla luce riflessa che prende vita “Luna di Ponca” realizzata da Spazio Di Paolo, la prima etichetta del nuovo corso della storica azienda vitivinicola di proprietà della famiglia Moretti Polegato dal 2019.
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NOBILITAZIONI
IL CAMPIONARIO NOBILE DI SPRINT24 Nobilitare uno stampato è un processo indispensabile se si vuole elevare un prodotto cartaceo a qualcosa capace di andare oltre: con questo presupposto Sprint24 ha deciso di creare un campionario che le racchiudesse tutte, perché immaginare una nobilitazione può non essere immediato, ma vederla e tenerla tra le mani è stupefacente. Grazie a questo piccolo catalogo è possibile avere a disposizione tutte le nobilitazioni speciali disponibili su Sprint24: colori speciali con stampa digitale come Argento, Oro, Bianco e inchiostro trasparente, ma anche lavorazioni particolari come l’oro e l’argento colati, i dettagli lucidi UV e i colori metallici. Per l’uso in azienda o per mostrare il risultato finale ai clienti, il catalogo delle nobilitazioni è disponibile anche nella versione neutra senza loghi. Per ordinarlo: sprint24.com/campionario-nobilitazioni
SMART LABELING
CARTA E RFID, BINOMIO VINCENTE PER FEDRIGONI Il Gruppo Fedrigoni ha fatto il suo ingresso nel mondo delle etichette intelligenti acquistando la quota di maggioranza di Tageos, azienda leader a livello mondiale nella progettazione e produzione di inlays (inserti) e tag RFID, con sede a Montpellier. L’acquisizione conferma la domanda in rapido aumento, da parte dei clienti e del mercato, di inlay (inserti) RAIN RFID (UHF) e NFC (HF) innovativi e di alta qualità che consentono alle aziende di digitalizzare la loro offerta di prodotti. L’operazione creerà nuove opportunità anche per la divisione Paper, in particolare nel segmento del packaging di lusso, dove è sempre più importante trovare soluzioni per tutelare i marchi, verificarne l’autenticità e prevenire la contraffazione, soprattutto a seguito alla crescita esponenziale dell’e-commerce. www.fedrigoni.com
PACKAGING AWARDS
PACKAGING AWARDS
PLD INNOVATION AWARDS 2022
VINITALY INT’L PACKAGING COMPETITION 2022 ECCO L’ETICHETTA DELL’ANNO
Verranno ufficializzati con una cerimonia che si terrà il 29 e 30 giugno 2022 durante la Paris Packaging Week, ma sono già noti i progetti vincitori dei PLD Innovation Awards che riconoscono l’eccellenza internazionale nel settore Wine&Spirits. La giuria composta da rappresentanti di brand come Bacardi, Pernod Ricard, The Coca Cola Company e molti altri hanno selezionato i migliori progetti nei segmenti Premium & Luxury, Mass Market, Sustainable innovation, E-Commerce, Packaging Re-Design, Sparkling Wine e Still Wine. Come vincitori del segmento Premium & Luxury ha vinto la bottiglia del gin Melifera di I. Distilling &co; il premio nella categoria Mass Market è andato alla Golden Bottle di Havana Club 7, una limited edition di Pernod Ricard. Molti altri i premi conferiti nelle categorie, tra cui il Sustainable innovation Award al Progetto Bio’Teille di Le Petir Baroudeour. Tutti i progetti vincitori su: www.parispackagingweek.com/en/awards/pld-winners-2022
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Il Marsala Doc Superiore Riserva Genesi 2014 della Cantina Carlo Pellegrino & C. Spa, con il design di Gianclaudia Marino, è l’Etichetta dell’anno della 26^ edizione di Vinitaly Design International Packaging Competition di Veronafiere. Sono 13 le categorie e sei i premi speciali del concorso che premia i migliori packaging – comprendenti dunque bottiglia, chiusura, capsula, etichetta, collarino – del mondo dei vini, dei distillati, dei liquori, delle birre e degli oli extra vergine di oliva. 287 le confezioni in gara quest’anno. Tra i premi speciali conferiti, anche la medaglia d’oro Packaging box al Franciacorta Docg Riserva dosaggio zero millesimato 2008 “Franco Ziliani” della Guido Berlucchi & C. Spa, con il design di Spazio Di Paolo. L’etichetta d’Oro per le Confezioni di Birra va alla IPA Christmas Reserve Lievito Vivo di Birrificio Ventitré con design di Dario Frattaruolo. Per conoscere tutti i vincitori: www.vinitaly.com
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N E W S
PACKAGING AWARDS
SOLOBIRRA, BEST LABEL E BEST PACK 2022 Nel corso di Hospitality – il Salone dell’accoglienza di Riva del Garda – anche quest’anno si è svolto il contest Solobirra, dedicato alle birre e al loro packaging. Tra le etichette originali che si sono sfidate nel concorso Best Label 2022, si è posizionato al primo posto lo studio creativo Frei und Zeit, di Arno Dejaco, con il progetto grafico realizzato per Sudhaus GmbH/Srl, stampatore Litografia Castello srl. Il secondo premio è andato all’agenzia di comunicazione integrata Advision per l’etichetta della Limited Edition di Benaco 70, stampatore Grafical, mentre il terzo a Dario Frattaruolo per la birra Freia, stampatore La Commerciale. La stessa giuria ha valutato anche i packaging brassicoli che per il secondo anno si sono sfidati nel concorso Best Pack. Primo classificato Dario Frattaruolo per Freia di Ilaria Schirippa, stampatore La Commerciale. Secondo posto per Altea Srl con il progetto dello studio grafico 6th per Birra Impavida, stampatore Carta Alto Garda sas, e terzo classificato il packaging per la Limited Edition di Benaco 70 realizzato da Advision. I concorsi Best Pack e Best Label sono realizzati grazie al supporto del Gruppo Fedrigoni, con le sue divisioni Fedrigoni Paper e Fedrigoni Self-Adhesives. https://hospitalityriva.it/it/concorsi-solobirra
CONTEST
CREATIVE HERO 2022, RITORNA LA GARA DELLA CREATIVITÀ Sta per partire la nuova edizione di Creative Hero, la più grande gara d’Italia che coinvolge studenti e istituti e scuole a indirizzo grafico e artistico, giunta quest’anno alla sua settima edizione. Creative Hero è organizzata da un partenariato di soggetti composto dall’Istituto Salesiano San Marco di Mestre, Confartigianato Imprese Vicenza e imprese del settore della stampa e delle arti grafiche. PRINTlovers arà anche per questa edizione media partner ufficiale. L’edizione 2021 di Creative Hero ha coinvolto quasi 700 studenti organizzati in oltre 243 gruppi provenienti da una ventina di istituti secondari di secondo grado e CFP a indirizzo grafico e artistico da tutta Italia. Si tratta del più grande contest d’Italia pensato e organizzato per offrire un’opportunità di crescita formativa e umana ai giovani che vogliono fare della comunicazione e della grafica pubblicitaria il loro mestiere. Anche nel 2022 la gara si svolgerà a partire dall’inizio dell’anno scolastico per concludersi nel mese di novembre. Diverse le novità di quest’anno, che riguarderanno le modalità di svolgimento del contest e il livello di interazione fra mondo della scuola e imprese, ma soprattutto il bootcamp finale e le opportunità di formazione e crescita già pianificate con tutor specializzati e formatori di grande esperienza. Maggiori informazioni e dettagli sulle modalità di partecipazione e di coinvolgimento, anche per le imprese che desiderano proporsi come sponsor o partner, si trovano sul sito www.creativehero.it
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S P E C I A L E
STORIE DI LABELING Se è impossibile pensare a un mondo senza la stampa, altrettanto difficile è immaginare un mondo senza le etichette. Sono uno strumento irrinunciabile per identificare, classificare, conservare e promuovere i prodotti in tutti diversi settori merceologici, e si esprimono in così tante applicazioni che pensare di farne una classificazione sistematica sarebbe una vera e propria fatica di Sisifo. Ma sarà proprio per questa sua prolificità che quello del labeling è uno dei settori più vivaci, sia dal punto di vista creativo che tecnologico, e più appassionanti da raccontare. Ed è quello che facciamo qui: vi raccontiamo storie di etichette da diverse prospettive. Quella dei brand, quella dei designer e quella di chi le etichette le realizza materialmente. Abbiamo individuato dei trend in risposta al mercato e messo a punto anche un glossario e qualche consiglio utile per la progettazione. Prosit!
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L’Italia dei vini in un solo brand
di A C H I L L E
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P E R E G O
Il coraggio di innovare, dal prodotto al packaging, è il segreto del successo di Italian Wine Brands, grande gruppo che dal 2015 investe sulla tipicità del vino italiano e lo esporta in tutto il mondo. Il suo CEO, Alessandro Mutinelli, ci racconta in esclusiva le strategie di comunicazione e i progetti futuri.
P A R O L A
È il più grande gruppo vinicolo privato italiano, che produce vini di qualità provenienti dalle più rinomate zone viticole del nostro Paese distribuendoli nel mondo in tutti i canali di vendita. Italian Wine Brands (IWB) è nata nel 2015 approdando direttamente in Borsa (mercato Aim) grazie al consolidamento di due importanti realtà vinicole (Giordano Vini e Provinco) e diventando così la prima società del vino italiano a essere quotata. Sotto la guida di Alessandro Mutinelli, CEO di IWB, e di un team di manager appassionati, il gruppo ha effettuato negli ultimi quattro anni ulteriori acquisizioni (Svinando nel 2018; Raphael Dal Bo nel 2020; Enoitalia nel 2021 ed Enovation Brands nel 2022) rappresentando un esempio, esordisce Mutinelli «di come la finanza industriale abbinata a capacità e visione imprenditoriali consenta di conquistare performance nel medio lungo periodo». Nel 2021 il gruppo ha realizzato oltre 400 milioni di fatturato, di cui l’80% sui mercati internazionali qua-
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druplicando la sua capitalizzazione e moltiplicando di 2,5 volte la marginalità lorda e netta. «La nostra visione – aggiunge Mutinelli – è avere un vino a nostro marchio ovunque. Investire sulla tipicità del brand “vino italiano” fermo o sparkling e commercializzarlo attraverso una rete multicanale. Siamo l’unica azienda del settore a farlo. La crescita del fatturato e delle marginalità di questi anni sono il risultato di questo incessante processo di miglioramento in tutte le aree aziendali, per rendere i prodotti sempre più buoni. Un riconoscimento che viene sicuramente dai consumatori finali che scelgono i nostri marchi ogni giorno (Grande Alberone, Ronco ai Sassi, Giordano, Poggio del Concone, Elettra) ma anche da prestigiosi premi come quello appena ricevuto da Berliner Wine Trophy 2022 come Italian Best Producer “Still Wine”». IWB è anche il secondo produttore nazionale di Prosecco, il vero driver della crescita delle esportazioni di vino italiano nel mondo e che indubbiamente fa da apripista per tutti gli altri vini. L’anno scorso sono state prodotte più di 170 milioni di bottiglie con al primo posto il Veneto, con i vini bianchi e gli spumanti, seguito dalla Puglia, con vini rossi strutturati.
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A questi si aggiungono le storiche aree di produzione del Piemonte e della Toscana. — Ma quali sono le ragioni di questo successo? Abbiamo la forza di un grande gruppo che opera in tutto il mondo e in tutti i canali (on-trade, off-trade e on-line) e che, con l’acquisizione di Enovation Brands con sede negli Stati Uniti, ha un canale aperto sul primo mercato di riferimento per l’export di vino italiano. Oltre a essere un gruppo che si muove in sinergia siamo anche un osservatorio privilegiato per comprendere l’evoluzione delle tendenze di consumo sia nei mercati più storici e tradizionali sia in quelli in sviluppo e on-line. Un esempio su tutti è l’investimento nel canale e-commerce, con Svinando e Giordano, partito con anticipo rispetto al boom di questi ultimi anni e che guadagna market share in tutta Europa. Se abbiamo avuto successo è perché ci siamo presi l’onere e il rischio di innovare, dal prodotto al packaging, con nuove tipologie di imballaggio tese da una parte alla sua riduzione
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e dall’altra alla sua sostenibilità, e questo vale per tutte le aziende che fanno parte di Italian Wine Brands. Tra queste l’esperienza di Enoitalia, storicamente una tra le prime aziende italiane a innovare nel settore con i propri marchi e a portare nel mondo l’Italian Style con lo storico brand Voga Italia Pinot Grigio con la sua insolita bottiglia cilindrica, che oggi torna a far parlare di sé nelle edizioni sparkling nella versione diamantata. — Una crescita che guarda al futuro anche in chiave di sostenibilità economica e ambientale, con importanti investimenti fatti dal IWB nella categoria dei prodotti sostenibili, biologici, sia con l’acquisizione della società svizzera Raphael Dal Bo sia con l’impegno preso da Enoitalia aderendo a VIVA, il progetto promosso del ministero dell’Ambiente per la sostenibilità in viticoltura. Come comunica brand e valori un’azienda leader come Italian Wine Brands? I valori che ispirano le attività di Italian Wine Brands sono cinque: il cliente, la qualità, il rispetto delle
regole, la squadra e l’innovazione. Sono nel dna delle aziende del gruppo e motivano le scelte e le azioni che ognuno di noi compie quotidianamente. Stiamo costruendo un percorso di guida e di comunicazione degli stessi per renderli sempre più tangibili a tutti. La forza di un gruppo come il nostro è nelle persone e nella squadra che segue la stessa direzione. — In particolare come si realizza la comunicazione, dagli strumenti digitali a quelli cartacei? L’apertura della comunicazione alla multicanalità ha influito negli anni sulle strategie di contatto con i consumatori finali e non solo. Come sappiamo, la decisione d’acquisto e la relazione con la marca si svolgono attraverso l’uso sincrono di diversi
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media creando sinergie comunicative e cercando di trasferire brand experience a 360 gradi. Il digitale ha sicuramente una quota importante nel mix delle leve utilizzate, permette di essere più vicini, di targettizzare in modo più stretto i messaggi e di misurare immediatamente le performance. Questo non esclude l’uso di strumenti più tradizionali come cataloghi o attività di mailing che nel canale della vendita diretta sono ancora uno strumento storico di fidelizzazione molto forte. — Una comunicazione quindi che non rinuncia al passato ma guarda sempre più al futuro? L’innovazione per noi non è solo nel prodotto ma anche nei processi di vendita e di relazione. Gli ultimi anni, segnati dall’effetto pandemia,
hanno accelerato il contatto diretto con i consumatori finali, le persone che giornalmente scelgono i nostri vini e che interagiscono direttamente con la marca tramite i social. Un processo che le aziende del gruppo hanno incentivato con iniziative nate spontaneamente e poi diventate anche format di marca. A titolo di esempio le “Quarantine series di Alberto Nani Prosecco”: un social tour con dirette streaming in continenti diversi (Europa, America, Australia) che ha permesso di unire consumatori, distributori, ristoratori, specialisti del mondo del vino che si raccontavano, che spiegavano le abitudini collegate al consumo di Prosecco, i loro stili di vita e spesso di cucina. Un modo per legare la marca alle persone e condividere esperienze. — Quanto è importante il packaging sia per esprimere i valori dei brand sia rispetto al tema della sostenibilità? Il mondo del vino, rispetto a tanti altri segmenti del largo consumo, lascia spazio a moltissimi linguaggi di comunicazione. È un mondo che abbraccia tutti. Ogni vino può diventare un’esperienza, raccontare una storia, un territorio, uno stile di consumo creando una relazione diretta con chi lo sceglie e non solo. Però bisogna
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saperlo fare bene! Un fine lavoro di marketing ma soprattutto di coerenza tra vino e storytelling per rendere l’esperienza autentica, memorabile e ripetibile. Perché l’obiettivo di ogni grande brand è quello di fidelizzare, distinguersi ed essere sempre riconoscibile ed uguale a se stesso. Noi lo sappiamo bene visto che esportiamo i nostri marchi in più di 80 paesi nel mondo e creiamo valore per tutta la filiera distributiva. Il vino è sempre legato ad un momento di piacere per questo la scelta di carte pregiate e naturali, finiture in lamina, spessori e rilievi sono in grado di trasferire sensazioni tattili già al primo momento di contatto con chi sceglie una nostra bottiglia. Possiamo raccontare storie di grandi successi. Come quella di Grande Alberone che, a 10 anni dal suo ingresso sul mercato, ha conquistato milioni di consumatori in tutta Europa anche per come è stato in grado di raccontarsi. Ovviamente poi la differenza la fa sempre il vino, perché è lì che si completa l’esperienza di consumo. Un percorso di coerenza e di rispetto della materia prima che non trascuriamo mai.
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Come si realizza al meglio questo connubio tra il contenuto e il contenitore? Bisogna essere severi, attenti ai dettagli e selettivi. Un lavoro impegnativo per un gruppo come Italian Wine Brands che all’anno muove circa 450 milioni di etichette tra fronti e retro e collarini in più cantine in tutta Italia. Più reparti grafici e design che collaborano direttamente con tutti i fornitori per avere in anteprima novità e per progettare con loro l’innovazione che porta al successo. Ma allo stesso tempo un lavoro di squadra che si estende anche alla qualità, al buying e ai tecnici per studiare nuove soluzioni di confezionamento anche in chiave sostenibile e di efficienza produttiva. Bisogna progettare business che siano sostenibili nel lungo termine. Per molti vini abbiamo scelto carte riciclate per ridurre la nostra impronta di carbonio aderendo anche a progetti in collaborazione con i nostri fornitori trasformando così parte degli sfridi produttivi in nuova carta. L’ideazione di nuovi linguaggi e la creazione di vini iconici, in grado di intercettare i trend mondiali e tra-
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durli in stili di consumo, sono stati la chiave della notorietà internazionale di molti nostri marchi come Gemma di Luna, con la sua caratteristica bottiglia azzurra, oggi tra i brand in forte crescita in Usa e in Estremo Oriente. Ma tanti altri sono i vini che negli anni sono stati capaci di distinguersi proprio per il loro design e pensiero: Lignum vitis, il vino dedicato alla scienza, con la sua particolare etichetta in legno. Voga Italia sicuramente pioniera in anni nei quali l’innovazione nel vino era ancora difficile da immaginare, con la sua linea di vetri di design. Elettra con le finiture a rilievo in oro colato e soft touch. She’s always rose per la sua bottiglia lavorata con chiusura in vetro, in lancio negli Stati Uniti proprio in questi mesi allargando l’offerta nel mondo dei vini rosati. Neroperso premiato dalla giuria di operatori retail di Vini&Consumi, durante la Special Edition di Vinitaly, per miglior packaging di vino 2021. Questo lavoro di squadra, che vede IWB avvalersi delle più importanti aziende del settore
grafico tra cui la bresciana Biemme Etichette Autoadesive, la veneziana Labelit guidata da Marcello Busetto e la Etigraph di Chions (Pordenone), azienda specializzata nelle etichette autoadesive in bobina, che cosa riserva per questo anno? Tradizione e innovazione saranno nuovamente il binomio per affrontare il 2022. È questo che ci chiede il mercato confermando la missione innovatrice di tutto il gruppo. L’anno scorso avevamo presentato il catalogo Icons, dedicato all’innovazione dei vetri e messo a disposizione di tutta la clientela internazionale. Quest’anno invece presenteremo la nuova collezione Sparkling 2022 attualmente in anteprima su clienti direzionali e che presenteremo ufficialmente in Vinitaly e Prowein. Tra le novità presentiamo Soffio Oro, una linea di bollicine italiane già disponibile alla vendita, che unisce al design del vetro ispirato all’eleganza dello stile veneziano le finiture tattili della sua etichetta e l’immancabile linguaggio di marca che sostiene il valore dei nostri vini.
Print & sprint: da 220 anni l’innovazione made in Lazzati. Siamo fortunati perché abbiamo vissuto una lunga storia imprenditoriale nel mondo della stampa fatta di colore, creatività, conquiste, saper fare e bellezza. Ma è il continuo fermento il nostro segreto di lunga vita: ricercare, esplorare, guardare oltre, osare, unendo conoscenza e temerarietà. Questo spirito innovatore vive in ogni creazione cartacea firmata Lazzati, un continuo viaggio di scoperta dove la tecnologia è stata messa al servizio della passione e la dimensione umana al centro dell’impresa. Fai il pieno di energia su www.lazzati.biz
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Label design, sintesi di efficacia e bellezza di R O B E R T A
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Quali sono oggi gli elementi che rendono un’etichetta in grado di spiccare e imprimersi nella memoria? È possibile individuare delle nuove tendenze nel design, nella scelta dei supporti nelle lavorazioni di stampa? Ne abbiamo parlato con Laura Moretti, designer della comunicazione visiva a capo dello Studio Moretti, Andrea Basile, fondatore dello studio creativo BasileADV e Ilaria Bontempo e Matteo Zantedeschi, entrambi art director dell’agenzia di comunicazione Advision.
— Laura Moretti STUDIO MORETTI Laura Moretti è la fondatrice e Creative Director dello Studio Moretti, con sede a Firenze e Montevarchi (AR). Ha ideato progetti di comunicazione e packaging design per clienti come Enoteca Pinchiorri, Ricasoli e l’Institut Français. Insegna allo IED di Firenze ed è una delle cofondatrici del premio AWDA – Aiap Women in Design Award. www.lauramoretti.com
— andrea basile BASILEADV Andrea Basile è il fondatore e Creative Director di BasileADV, studio di comunicazione multidisciplinare con sede a Bonito (AV), specializzato in branding e packaging con un focus particolare su client food, wine e distillati come Cantina Camusi, Distilleria Antonellis e Birrificio Ventitré. www.andreabasile.it
— ILARIA BONTEMPO — MATTEO ZANTEDESCHI ADVISION Ilaria Bontempo e Matteo Zantedeschi ricoprono entrambi il ruolo di Art Director presso Advision, agenzia di comunicazione integrata con sede a Marano di Valpolicella (VR) che si occupa di branding, label & packaging design e strategia di comunicazione, con una particolare attenzione al territorio della Valpolicella e all’ambito del wine design per clienti come Tommasi Family Estates, Zymè, Casa Vinicola Sartori e Signorvino. www.ad-vision.it
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el linguaggio di uso comune ”etichettare” significa classificare qualcuno o qualcosa in modo generico e sbrigativo: ma non c’è niente di sbrigativo e men che mai di generico quando si tratta del labeling di un prodotto che deve spiccare e fare la differenza sul mercato. Le etichette sono un esercizio di sintesi e capacità comunicativa, in grado di riassumere in uno spazio ridotto una quantità di informazioni fondamentali, dai valori di marca a tutto quello che il consumatore deve sapere, per obbligo di legge, sul prodotto che sta acquistando. Ogni millimetro di real estate dell’etichetta conta. Ma quali sono in questo momento le caratteristiche che fanno emergere un’etichetta nel mare magnum della comunicazione? È possibile individuare dei segnali sulla direzione intrapresa dal punto di vista comunicativo e della sostenibilità dei supporti e delle lavorazioni?
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Laura Moretti rileva in particolare il ritorno dell’illustrazione, che permette soluzioni di racconto del brand che coniugano sintesi ed espressività: «I confini tra grafica, illustrazione e tipografia sono molto più porosi e in dialogo reciproco. Per i nostri clienti facciamo spesso uso di lettering manuale e calligrafia in abbinamento a tecniche come la stampa a secco, che permette di dare carattere alle etichette senza sottoporre i materiali a lavorazioni che ne diminuiscano la sostenibilità o rendano più complicata la gestione del fine vita del prodotto». Per quello che riguarda l’ambito della grafica, Andrea Basile, fondatore di BasileADV, fa notare l’importanza assunta dal type design: «Negli ultimi anni c’è una particolare attenzione all’aspetto tipografico del design di etichette, non solo per quello che riguarda i testi, ma con l’uso dei font come elemento grafico distintivo, che integra elementi pittografici e hand lettering. Noi ci affidiamo a esperti calligrafi come per esempio Giuseppe Salerno, type designer italo-spagnolo. Nelle bottiglie destinate a prodotti enologici e distillati di alta gamma c’è una tendenza all’uso di scelte grafiche e tipografiche con un richiamo vintage, che rimanda al concetto di heritage e lavorazioni affinate attraverso una lunga tradizione, mentre per clienti con identità più contemporanee i font dalle forme forti e un uso grafico del bianco e il nero trasmettono forza e personalità». Il desiderio di supporti e finiture con un alto grado di matericità e una particolare attenzione alla sostenibilità dei materiali è quello che vedono anche Ilaria Bontempo e Matteo Zantedeschi di Advision: «Gli end user non cercano più semplici prodotti, ma esperienze. Oggi infatti ricercano sempre più etichette e packaging che si distinguono grazie a materiali ricercati, texture ed effetti accattivanti al tatto e finiture d'impatto. Il nostro stile è chiaramente orientato a proporre soluzioni creative realizzate con tecniche multi-disciplinari: attraverso pochi e semplici segni si può raccontare una grande storia. Stampa e materiali ci offrono la grande opportunità di far vivere questo racconto».
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Seduzione estetica e materica
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Sostenibilità d’alta gamma
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Ma quali peculiarità deve avere un’etichetta per definirsi sostenibile? E in che modo la spinta verso la sostenibilità può coniugarsi con la ricerca estetica tipica dell’alto di gamma? Alcune caratteristiche possono essere considerate ormai imprescindibili, come precisa Laura Moretti: «I nostri progetti di labeling ormai includono nella quasi totalità dei casi materiali sostenibili, carte riciclate e certificate FSC. Cerchiamo di considerarlo lo standard da cui partire, e proviamo a suggerire varie azioni di riutilizzo o di riciclo del pack, quando possibile. Ma è solo un punto di partenza: allargando l’orizzonte è importante che la sostenibilità di una filiera sia un approccio di business strategico, che comprenda i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e pratiche capaci di orientare al cambiamento. Le aziende hanno capito che la responsabilità sociale e la sostenibilità non sono solo elementi di comunicazione, ma parte integrante del processo, e comunicarlo al consumatore è il tassello finale di un lavoro che interessa tutta la filiera». Nell’ambito del labeling questo concetto si traduce in un lavoro di ricerca incessante sui materiali, come dice Andrea Basile: «Le principali caratteristiche che un’etichetta deve avere per definirsi sostenibile sono l’utilizzo di supporti naturali e colle rimovibili. Attualmente i campionari dei fornitori di carte e di lamine offrono un ventaglio di opzioni sempre più ampio, provenienti dal riutilizzo di materie a cui è stata data una seconda vita. Un esempio sono il Gruppo Kurz e il suo distributore esclusivo per l’Italia Luxoro che offrono colori per la nobilitazione che possono essere smaltiti nei normali processi di deinking e che non inficiano la riciclabilità dei supporti, o i prodotti di Fedrigoni Self-Adhesives, che – oltre alle carte FSC – offre anche materiali che hanno importanti percentuali di materie come canapa, scarti della frutta e vinaccia. Un altro esempio interessante è quello di Avery Dennison, che ha in catalogo una carta costituita per il 90% dagli scarti di produzione della canna da zucchero». Ilaria Bontempo e Matteo Zantedeschi osservano come la ricerca dei materiali utilizzati nel labeling sia arrivata a una maturità tale per cui non c’è più alcuna differenza di resa estetica tra un materiale sostenibile e uno ottenuto con i processi che fino a qualche anno fa erano lo standard: «Non tutti i clienti ricercano o richiedono questi effetti materici. Nel caso delle carte, tra le 100% riciclate e le altre non c’è virtualmente più differenza, per cui anche un cliente con un’estetica più raffinata può utilizzare materiali completamente sostenibili senza distaccarsi dal proprio stile. In questo caso la differenza è davvero nella prassi, senza che diventi necessariamente un aspetto chiave della comunicazione, che può concentrarsi su altri messaggi più importanti per il target, ma avendo comunque a monte un cambiamento sostanziale».
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L’altro aspetto da cui il packaging ormai non può più prescindere è l’integrazione tra mondo fisico e mondo digitale, in cui l’etichetta è il ponte tra l’oggetto fisico e le attività di comunicazioni online, parte di un ecosistema sempre più integrato. Laura Moretti sottolinea quanto questo sia importante per un settore in cui il prodotto è parte di un’esperienza multisensoriale: «Lo smart labeling è una soluzione ideale per integrare valore nell’etichetta e far risaltare prodotti di alta gamma che puntano sull’esperienza come parte integrante del racconto, fuori da una logica esclusivamente di prezzo. Nelle label del pack che abbiamo realizzato per la cioccolata Unico72 di Enoteca Pinchiorri, ad esempio, è presente un QRcode che conduce l’utente a un progetto multidisciplinare dove uno chef tristellato, un maestro cioccolatiere e un graphic designer raccontano la genesi di questo blend nato per celebrare i cinquant’anni della cantina». «Il boom del QRcode – dice Matteo Zantedeschi – è esemplare di una tendenza che vede sempre più l’interazione tra fisico e digitale. Da un punto di vista tecnologico è uno strumento di design che esisteva da tempo, ma è arrivato alla diffusione che ha attualmente quando ha fornito una risposta semplice alla necessità comunicativa diffusa di avere accesso a un maggior numero di informazioni rispetto a quelle che vengono stampate». Non solo narrazione del prodotto, ma anche modalità di comunicazione che tengono conto delle nuove abitudini degli utenti, come osserva Andrea Basile: «Lo smart labeling permette di venire incontro a consumatori sempre più abituati a cercare informazioni online sul prodotto anche quando si trovano fisicamente nei punti vendita. Un nuovo progetto che stiamo portando avanti con la cantina Nifo Sarrapochiello di Ponte (BN) prevede di inserire la tecnologia RFID nell’etichetta dell’intera linea prodotti. La cantina in questo modo può accompagnare il consumatore nelle diverse fasi di produzione del vino naturale: dal territorio alla vendemmia, dall’imbottigliamento alla degustazione, fino alla valutazione dell’impatto ambientale dell’intero ciclo di produzione». Ma il richiamo ai valori e al territorio che si esprime in un prodotto non passa necessariamente attraverso le tecnologie digitali, ma anche attraverso un uso intelligente delle possibilità offerte dalle nobilitazioni. Ilaria Bontempo fa l’esempio dell’etichetta disegnata per la cantina Adriano Benedetti La Villa: «Per questo Amarone della Valpolicella ci siamo ispirati al ritrovamento dei mosaici di una villa romana nel sottosuolo dei vigneti dell’azienda a Negrar. L’etichetta è nobilitata con una vernice scratch-off che nasconde l’immagine del mosaico e al collo della bottiglia è legata una moneta come quelle ritrovate durante gli scavi, su cui è riprodotto il logo dell’azienda, da utilizzare per grattare via la superficie e portare alla luce il mosaico. In questo modo, utilizzando un elemento concreto e simbolico, abbiamo creato un’interazione fisica tra il prodotto e il consumatore e un legame forte tra l’etichetta del vino e il territorio di cui è espressione».
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Il quoziente intellettivo delle etichette
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Il valore aggiunto di sperimentazione, personalizzazione e customizzazione In momenti particolari della vita comunicativa dei prodotti emerge sempre più spesso una richiesta di personalizzazione o di sperimentazione che può portare a soluzioni customizzate inedite. «I nostri clienti – dice Laura Moretti – prevedono la possibilità della personalizzazione in concomitanza con progetti specifici, come il lancio di una capsule collection, un’edizione limitata o una degustazione. Le etichette in edizione numerata, realizzate magari con tecniche di stampa che richiamano un immaginario più artigianale, aiutano a comunicare l’eccezionalità dell’evento e il valore del prodotto e dell’esperienza». Le personalizzazioni sono anche spesso l’occasione per sperimentare, come rileva Andrea Basile: «Per queste edizioni a tiratura ridotta è possibile ricorrere all’uso di nobilitazioni più insolite sulle etichette, come vernici impastate con sabbia, colori metallizzati o glitterati, o l’aggiunta di elementi come i sigilli in resina. Inoltre è molto più presente l’aspetto cartotecnico dell’etichetta, come per esempio fustellature e tagli in cui parte della carta viene rimossa per creare dei giochi grafici mostrando il vetro della bottiglia». Matteo Zantedeschi sottolinea come nelle personalizzazioni sul labeling il ruolo dei designer sia tanto quello di trovare la soluzione giusta per le richieste specifiche, quanto far sì che i clienti siano a conoscenza delle possibilità tecnologiche a disposizione per le loro strategie future: «Al momento la richiesta più comune in termini di personalizzazione riguarda le edizioni limitate, con più soggetti e creatività diverse. Non capita spesso nel mondo del labeling e packaging per Wine&Spirits di trovare brand con una strategia data driven, che sfrutti le possibilità tecnologiche della personalizzazione focalizzata sul singolo consumatore. Come designer e comunicatori cerchiamo sempre di sensibilizzare i clienti sulle potenzialità offerte dalla stampa digitale a dato variabile e dalle tecnologie di smart labeling disponibili oggi, che sono un punto di collegamento potentissimo tra consumatore e brand. È importante supportare i brand nella conoscenza di queste opportunità come risposta ideale a bisogni ora inespressi o latenti, ma che potrebbero presentarsi nell'immediato futuro nella strategia di comunicazione e di prodotto delle aziende». Soluzioni solo apparentemente semplici per problemi di comunicazione complessi: forse non c’è modo migliore per riassumere l’incredibile quantità di lavoro che si concentra nello spazio ridotto di un’etichetta.
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Ottimizzare le operazioni di logistica e anticontraffazione, monitorare la supply chain, offrire ai consumatori un’esperienza interattiva e aumentare i margini di profitto. Sono solo alcune delle funzionalità delle “smart label”. Da una visita a Tecno Tag, che si occupa della digitalizzazione di etichette autoadesive, ecco una mini guida per orientarsi.
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Innanzitutto proviamo a dare una definizione. Un’etichetta intelligente utilizza la tecnologia RFID (acronimo che sta per Radio Frequency Identification) per consentire l’identificazione univoca di persone, animali o cose. La rivista specializzata LabelsandLabeling si spinge oltre, spiegando che le smart label si attivano in risposta a un trigger (stimolo) innescando un’azione di risposta o, semplicemente, veicolando l’informazione a un destinatario. In definitiva, possiamo dire che l’espressione smart label indica qualsiasi sistema di codifica che utilizza la radiofrequenza per aggiungere funzionalità e informazioni a un prodotto che un semplice codice a barre non sarebbe in grado di contenere. In questa macrocategoria sono compresi QRcode, RFID e altre tecnologie emergenti come i tag NFC (Near Field Communication).
applicazione nel fashion (che rappresenta attualmente l’80% del suo business), nell’industria farmaceutica, alimentare, cosmetica e industriale.
Date queste necessarie premesse, urge spiegare che cosa possono fare. Lo abbiamo chiesto a Tecno Tag, azienda specializzata nella digitalizzazione di etichette autoadesive, con
Decathlon, per esempio, utilizza i tag RFID per tre scopi diversi. Il primo compete la gestione del picking automatizzato: ogni volta che un capo d’abbigliamento sportivo o attrezzo
Una miriade di possibilità Le smart label vengono progettate con caratteristiche molto specifiche e di volta in volta diverse, a seconda del mercato di riferimento (se B2B o B2C, per esempio) e dell’utilizzo. Possono svolgere diversi compiti. Quelli più noti consistono nel fornire indicazioni sulla qualità e la provenienza di un prodotto, assicurare il tracciamento e monitorare la shelf life di un prodotto, garantendo una riduzione degli sprechi. Permettono anche di creare identità digitali uniche, e trasmettere messaggi personalizzati, consentendo ai brand di migliorare la user experience e aumentare i propri margini di profitto.
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viene acquistato, viene depennato dal magazzino. Se dopo una serie di acquisti il tag rileva un esaurimento scorte, procede a riordinarlo. Un altro utilizzo riguarda l’analisi di mercato: grazie ai dati immagazzinati sull’andamento delle vendite è possibile verificare quali articoli sono di maggior gradimento, se gli utenti preferiscono acquistare magliette da jogging bianche o nere e via dicendo. Infine, i tag RFID vengono utilizzati per automatizzare le fasi d’acquisto. Il colosso francese ha dichiarato che, grazie all’impiego di questo strumento, le vendite hanno registrato un incremento dell’11%. Uno dei settori in cui l’utilizzo della tecnologia RFID è più longevo è quello dell’automotive. In questo caso, i tag vengono utilizzati prevalentemente per il tracciamento e l’identificazione di pneumatici e altra componentistica. In ambito farmaceutico, le smart label possono contribuire a ridurre gli errori e migliorare l’esperienza dei pazienti, consentendo un riconoscimento rapido e un altrettanto rapido
abbinamento con i farmaci necessari, dopo la consultazione automatica dei loro dati clinici. Nell’industria cosmetica e nel food&beverage, oltre a ridurre le perdite inventariali e monitorare la supply chain, i tag possono aprire a una serie di esperienze interattive. Passivi o attivi Parlando di RFID occorre fare un distinguo tra tag passivi e attivi. Tecno Tag, per esempio, progetta e commercializza esclusivamente tag passivi che non hanno una batteria e vengono alimentati dal campo elettromagnetico del lettore. Non prevedono modalità di utilizzo diverse dall’interrogazione, il che significa che rispondono a uno stimolo, ma non possono raccogliere o trasmettere dati. Il costo, nettamente inferiore rispetto a quelli attivi, li rende ideali per l’utilizzo nella grande distribuzione. I tag RFID attivi hanno una batteria e trasmettono il proprio segnale in un intervallo predefinito. I dispositivi utilizzati per memorizzare le infor-
mazioni sono chiamati data logger. Nell’industria farmaceutica, ad esempio, i bancali sono tutti provvisti di RFID attivi, dotati di GPS e batteria, al fine di registrare tutti i dati relativi a un determinato prodotto, analizzare in tempo reale la temperatura e l’umidità, intercettare materiali compromessi o difettosi. A ciascuna frequenza il suo scopo Due acronimi che stanno rispettivamente per Ultra High Frequency e High Frequency. In sostanza, le etichette UHF possono essere lette da un reader (un dispositivo di scansione) anche a una distanza di 10 m; vengono utilizzate prevalentemente in ambito logistico e in tutti i settori merceologici in cui si rende necessario tracciare grandi lotti di produzione in tempi ridotti. Le etichette HF, invece, si leggono solo a una distanza non superiore a 70-80 cm. Trovano applicazione soprattutto nelle operazioni di controllo bagagli e accessi, e nei sistemi di anticontraffazione.
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Molto forte, incredibilmente vicino e personalizzato La tecnologia NFC si è evoluta da una combinazione del RFID e di altre tecnologie di connettività. Entrambe le tecnologie consentono lo scambio di dati tra i dispositivi. La differenza consta nell'infrastruttura e negli intervalli di comunicazione. Gli NFC garantiscono una comunicazione bidirezionale: ciò significa che, attraverso una rete peer-to-peer, due dispositivi sono in grado di instaurare una comunicazione one to one. La condizione necessaria è che si trovino a non più di 4 cm di distanza l’uno dall’altro (da cui la definizione NFC che possiamo tradurre con comunicazione di prossimità). La maggior parte degli smartphone di ultima generazione è in grado di leggere questi tag che infatti vengono utilizzati per effettuare pagamenti contactless. In aggiunta a ciò, questo strumento apre una serie di opportunità di marketing e comunicazione per i brand, che hanno l’opportunità di coinvolgere gli utenti attraverso contenuti personalizzati e interattivi.
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A OGNI PROGETTO LA GIUSTA ETICHETTA Sostenibilità, soluzioni intelligenti e interconnesse, personalizzazione e ricerca dell’effetto WOW sono i quattro principali trend delle etichette contemporanee che abbiamo visto emergere nelle pagine precedenti. Come si progetta un’etichetta in ottica sostenibile, invece, lo vedremo delle pagine successive. Qui facciamo il punto su un mercato che sta attraversando una congiuntura storica difficile, ma non si ferma di fronte alle sfide. Raccontiamo quattro storie a lieto fine e diamo un nome alle principali cose da sapere quando si parla di etichette.
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ono una parte tutto sommato piccola del packaging finale di un prodotto. Eppure l’impatto comunicativo delle etichette è enorme, visto che sono depositarie di tutte le informazioni necessarie alla commercializzazione. Se è vero che fare una classificazione sistematica del mondo delle etichette è, in questa sede, impossibile, possiamo certamente dire che, tra tutti i settori applicativi, Wine&Spirits e Cosmetica sono quelli che attualmente sfruttano al meglio le potenzialità espressive del mezzo-etichetta, che si presta a innovazioni costanti nei concept creativi, nella scelta dei materiali speciali e delle tecnologie di stampa. Ma moltissima innovazione si esprime
anche quando i prodotti non devono tanto sedurre quanto essere funzionali e rispondere a criteri normativi ferrei, come nel farmaceutico. A metà strada si colloca il segmento Food&Beverage, tra la necessità di attirare l’attenzione dei consumatori che si muovono tra gli scaffali affollati – anche nell’e-commerce – e quella di garantire tutti i criteri di sicurezza alimentare e trasparenza comunicativa. Ma le etichette possono anche non essere legate al packaging e vivere una propria vita “viaggiando” attraverso diversi supporti. Ma prima di raccontare qualche storia di labeling, non possiamo non fare riferimento al momento storico che l’intero settore sta attraversando.
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GUSTOSA. PRODOTTI DIVERSI, UNA SOLA IDENTITÀ NELLE ETICHETTE FIRMATE GRAFICAL
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Vino in lattina, biscotti in pouch, conserve in bottiglie e vasetti di vetro, cui si aggiungono coloratissimi sticker per personalizzare stationery e box. Un’interpretazione versatile e innovativa dell’etichetta adesiva è quella di Lateral Creative Hub insieme a Grafical per GustOsa, un e-commerce di eccellenze enogastronomiche italiane. Nell’ambito di Brand Revolution LAB 2021, Lateral ha sviluppato il progetto di branding “Welcome Foodies”, che mette al centro il consumatore attraverso diversi canali di comunicazione e fa grande uso della versioning. Grafical ha
realizzato gli sticker per la stationery e le etichette dei prodotti con tecnologia digitale HP Indigo 7900 per una completa flessibilità di grafiche e messaggi.
Tante etichette, un minimo comun denominatore La base carta rappresenta circa il 70% della domanda totale per la produzione delle etichette europea. Quale che sia il settore di applicazione, dunque, il minimo comun denominatore forte in questo momento è la preoccupazione espressa da tutta la filiera – dai brand owner, passando per i designer e gli stampatori – per le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime nel breve periodo. E tra gli elementi centrali del discorso, in questo momento c’è anche la ricerca di soluzioni sostenibili, come per esempio il sistema di riciclo del liner, ossia la base di supporto delle etichette in bobina. Questo è quello che è emerso dall’ul-
timo rapporto semestrale FINAT, la federazione europea degli etichettifici, rilasciato nel dicembre 2021. È ormai noto che le tensioni nelle catene di fornitura globale – carenza di materie prime, componentistica e manodopera, aumenti dei tempi di consegna, squilibrio tra domanda e offerta e aumento dei prezzi – sono una conseguenza della pandemia: ai cali del 2020 è seguita una forte ripresa nel 2021. Nel corso del 2022 si sta verificando una ripresa economica per cui si stima che l’approvvigionamento di etichette registrerà un +5,4%, percentuale che arriva al 6,4% quando si parla di etichette stampate in digitale, dal momento che sta aumentando la richiesta di piccole tirature e tempi di consegna rapidi.
Tutte le etichette dei prodotti, applicate su supporti diversi – alluminio, carta, vetro – sono caratterizzate non solo dalla vivacità delle grafiche variabili stampate in quadricromia, ma anche dall’inedita fustellatura che supera la bidimensionalità classica delle etichette.
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ALCUNE PAROLE DA CONOSCERE QUANDO SI PARLA DI ETICHETTE ABRASIONE
La resistenza all’abrasione dei caratteri stampati sulla superficie dell’etichetta, determinata da diversi fattori, è un elemento fondamentale nella valutazione della qualità del packaging.
ANTIBATTERICO E ANTIVIRALE
L’etichetta autoadesiva è composta da due elementi: il frontale che viene stampato e fustellato e lo strato adesivo. Aderisce a un supporto siliconato che poi viene rimosso insieme agli sfridi della fustellatura e si chiama liner.
Sono particolari coating che impediscono il propagarsi di agenti patogeni attraverso il tocco. Negli anni di pandemia ne è aumentata la richiesta, ma le etichette così trattate erano già diffuse in ambito medico e ospedaliero.
CHILD RESISTANT
ANTIEFFRAZIONE
COUPON O IRC
È una categoria ampia di etichette che hanno il compito di garantire l’integrità del prodotto da eventuali aperture e manomissioni. Possono essere etichette autodistruttive, ossia impossibili da rimuovere senza lacerarsi, come quelle prefustellate; wipe out e void sono etichette che in caso di asportazione contrassegnano il supporto cui sono applicate con parte della propria colorazione (per esempio la scritta Void) o con uno strato di materiale che si separa dallo strato superiore e si autodistrugge; tamper evident sono etichette di piccole dimensioni, trasparenti, che si applicano sull’apertura di una confezione e se rimosse danneggiano il supporto.
ANTIMACCHIA E ANTIGRASSO
Sono speciali trattamenti frontali (coating) che proteggono le etichette di carta dalle macchie provocate dalla sgocciolatura accidentale dei prodotti, quali vino e olio, mantenendo intatte le caratteristiche fisiche ed estetiche del packaging.
ANTIUMIDITÀ E ANTIMUFFA
Sono speciali trattamenti frontali (coating) che proteggono le etichette di carta dagli attacchi di muffe e umidità, particolarmente indicati per i vini destinati a un invecchiamento in cantina.
ANTISPAPPOLO
Trattamento che conferisce particolare resistenza alle etichette di carta che prevedono un contatto con l’acqua, come nel caso dei vini destinati alla glacette. Ne previene la rottura e la formazione di grinze riducendo l’assorbimento dell’acqua da parte della carta e mantenendone intatte le caratteristiche fisiche ed estetiche. L’antispappolo si usa anche nel settore della chimica e dei detersivi, spesso abbinato a un trattamento antiacido per resistere al contatto con i solventi.
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Sono etichette speciali diffuse in ambito farmaceutico che si applicano sulla parte di alluminio dei blister di medicinali per impedirne l’apertura con la sola pressione.
L’etichetta coupon, chiamata anche bounce back o IRC (Instant Redeemable label) è un tipo di sticker removibile utilizzato per offerte sconto temporanee sui prodotti da scaffale. È uno strumento di marketing molto utilizzato per la sua capacità di attirare l’attenzione e per la facilità di applicazione senza dover modificare il packaging originario.
COLLAR
Le etichette “collare” sono particolari soluzioni che si applicano sul collo delle bottiglie permettendo di ampliare la superficie comunicativa del packaging e dare maggiore visibilità a scaffale del prodotto.
IDROSOLUBILE
FUSTELLATA
Etichetta autoadesiva sagomata mediante un utensile da taglio, chiamato fustella, su bobina o foglio, che viene poi separata dalla matrice circostante tramite un processo che si chiama sfridatura. La fustellatura meccanica avviene in serie con estrema precisione per realizzare etichette identiche tra loro. Il taglio laser invece si serve del dato digitale per realizzare sagome e tagli su misura che possono anche essere diversi l’uno dall’altro, senza bisogno di produrre una fustella.
MULTISTRATO, MULTIPAGINA O PEEL OFF
Queste etichette, come quelle a fisarmonica, sono ideali per aumentare lo spazio dei piccoli formati: sono etichette stampate in due o più pagine – anche di materiali diversi combinati tra loro – che aderiscono l’una con l’altra, che si possono sfogliare e rimettere in sede grazie a un particolare adesivo attacca e stacca.
NO LABEL LOOK
È l’effetto ottenuto con supporti ultratrasparenti che danno l’illusione di una stampa diretta sul packaging. Molto usata nella cosmesi per mostrare il prodotto, l’etichetta no label look ultimamente si vede sempre più spesso anche nel mondo del beverage.
OLOGRAFICA
È un’etichetta di carta il cui adesivo è solubile in acqua nell’arco di pochi minuti, rendendo semplice e immediata l’asportazione favorendo il riuso del contenitore.
È l’etichetta anticontraffazione per eccellenza che garantisce l’autenticità del prodotto e non può essere rimossa senza autodistruggersi. L’ologramma è realizzato con film metallizzato ed è completamente personalizzabile.
IN MOULD
PEEL AND RESEAL
La tecnologia IML (In Mould Labeling) prevede che l’etichetta venga applicata direttamente durante lo stampaggio di packaging di plastica. Le etichette possono essere stampate con svariate tecniche e possono essere realizzate con lo stesso materiale plastico del contenitore rendendo più facile il riciclo. Una volta applicata, l’etichetta non può essere rimossa.
FISARMONICA
Etichetta continua piegata a zig-zag, ideale quando lo spazio di applicazione è molto ridotto rispetto alla quantità di informazioni da riportare.
Sono etichette ad apertura facilitata da linguette – possono essere aperte con una sola mano – e che possono essere riposizionate per conservare il prodotto. Un esempio sono le etichette delle confezioni di salviette umidificate, ma sono spesso utilizzate anche in ambito food per mantenere la freschezza del cibo.
PRESSURE SENSITIVE LABELS (PSL)
L’etichettatura sensibile alla pressione è la soluzione più versatile e utilizzata, rappresentando circa l’80% del mercato delle etichette. Può essere realizzata in carta, film o foil e stampata con diversi tipi di tecnologie e inchiostri, per applicazioni nel mondo del wine & spirits, cosmetica, detersivi etc. Non richiede l’uso di calore, solventi o acqua per aderire al packaging.
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REMOVIBILE O RIPOSIZIONABILE
È una tipologia di etichetta che aderisce perfettamente a diversi materiali ma può essere rimossa senza residui di colla. Può essere riposizionata diverse volte senza perdere la forza adesiva iniziale. Un esempio sono le etichette che tengono insieme i bundle di prodotti diversi, per esempio nel settore cosmetico in cui al prodotto può essere abbinato un campione di taglia diversa.
SCRATCH-OFF
È una tipologia di adesivo olografico dalla particolare composizione che permette di grattare via intenzionalmente la superficie per svelare lo strato sottostante, pur resistendo a leggeri attriti accidentali.
SERIALIZZATE
Sono etichette dotate di codici di identificazione che possono essere codici a barre, QRcode, sequenze alfanumeriche progressive e possono essere stampate anche con inchiostri speciali e invisibili per garantire autenticità e tracciabilità.
SLEEVE
Sono film tubolari che rivestono il prodotto e vengono termoretratte in modo da aderire perfettamente a tutta la superficie, anche se irregolare. Rivestono l’intera superficie del packaging e talvolta possono anche fungere da sigillo.
WRAP LABEL
È una tipologia di etichetta a nastro, in film o carta, che avvolge il prodotto congiungendosi ai suoi due estremi, pur lasciando buona parte della superficie del packaging completamente libera, per esempio per mostrare il prodotto all’interno. La sua peculiarità è quella di non aderire completamente al packaging, ma solo con alcuni punti colla, in modo che la sua rimozione sia agevolata. Un esempio classico sono le etichette delle bottiglie di PET di acqua minerale e bibite.
L’EFFETTO WOW DI TIPOLITOGRAFIA BOSCHETTI PER MASSO ANTICO Nel mondo del vino un esempio di etichetta di sicuro effetto sul consumatore è quella realizzata da Tipolitografia Boschetti per Masso Antico. L’etichetta “Il Potere” di Schenk Italia, ideata da Cristofori Graphic Designer, è strutturata ed elegante come il vino Rosso Puglia IGT contenuto nella bottiglia. Per questo progetto Tipolitografia Boschetti ha incontrato le diverse necessità del cliente: di budget, stampando in linea i due colori dell’etichetta e tutte le lavorazioni che la arricchiscono, e di qualità attraverso macchinari all’avanguardia e molti anni di esperienza. Il nero è pieno e il pantone rosso è stato studiato e preparato affinché sia uguale a quello della bottiglia, scelta in collaborazione da cantina e designer per completare la confezione. Una lamina a caldo rossa, una lamina a caldo oro e un rilievo effetto debossing raffinano l’etichetta. La carta scelta per il progetto è una naturale liscia, ideale per esaltare sia le nobilitazioni che il colore profondo. www.tipolitoboschetti.it
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ORGOGLIO ROSA ‘22. L’ETICHETTA DI RAPPRESENTANZA REALIZZATA DA VARIGRAFICA Per la centocinquesima edizione di una delle manifestazioni sportive di maggior prestigio del nostro Paese e a cui partecipano sportivi di tutte le nazionalità, Varigrafica, in collaborazione con Enel, ha realizzato un’etichetta di rappresentanza per il Giro d’Italia 2022. Si tratta di una cartolina adesiva la cui stampa, completamente realizzata in offset digitale con tecnologia H-UV, prevede l’ormai noto logo della manifestazione ben evidenziato al centro del prodotto e per cui è stato scelto come supporto uno YupoTak WKFS 340. Con questa scelta Varigrafica ha voluto affiancare un elemento green a questo progetto in rosa: si tratta infatti di un materiale facile da attaccare e staccare, che può essere utilizzato innumerevoli volte; inoltre l’assenza di PVC nel supporto rende l’etichetta un prodotto ecologico e sostenibile con una propensione alla resistenza e al riutilizzo… e chissà che non possa finire in qualche collezione per gli appassionati. www.varigrafica.com
EUROLABEL PER PODERE L’AGAVE, IL DATO VARIABILE AL SERVIZIO DELLA BIODIVERSITÀ Le difficoltà, insomma, non sono poche, con una domanda in aumento a fronte di tempi di consegna dei materiali che sono aumentati fino a 3 mesi, costringendo gli stampatori a rivedere le priorità delle loro consegne. Una situazione sulla cui durata non è possibile fare previsioni certe, ma che può stimolare una riflessione già innescata dal presidente di FINAT Philippe Voet: «In ogni caso, a prescindere da queste tendenze a breve e medio termine, non dobbiamo perdere di vista l’altra mega sfida che ci aspetta nel lungo periodo: il cambiamento climatico e la necessità di una transizione verso modelli di economia più circolari. Le attuali tensioni della catena di approvvigionamento potrebbero accelerare il passaggio dal consumo lineare a quello circolare, trasformando i prodotti usati in nuove materie prime».
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Una collezione di etichette di conserve, olio e prodotti per la cura del corpo e dei capelli, ciascuna con una grafica diversa che richiama la grande ricchezza e varietà degli ingredienti naturali con cui sono stati realizzati. È il fulcro del progetto di branding di Podere L’Agave, realizzato dal team di Brand Revolution Creative per l’omonimo agriturismo biologico, una fattoria sulle colline toscane e vicina al mare, con gli ulivi, l’orto, gli alberi da frutto, le erbe aromatiche e tanti animali. A realizzare le etichette è stata Eurolabel, utilizzando tecnologia HP Indigo 6800 su materiali ecosostenibili. Il software Mosaic ha permesso di creare quattro varianti di confettura di pesche, tante quante sono le varietà dei frutti coltivati nel podere, e anche le etichette dei cosmetici eco-bio prodotti dal Podere combinano il design di diversi elementi botanici. Una collezione di prodotti che accolgono i visitatori quando arrivano, ma che possono raggiungerli anche a casa grazie all’e-commerce.
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È REALIZZATA DA LA COMMERCIALE LA LIMITED EDITION CHRISTMAS RESERVE DEL BIRRIFICIO OCCUPATO Una birra IPA riserva prodotta con un lievito vivo che matura nel tempo è la protagonista di questo progetto che ha coinvolto La Commerciale, azienda grafica di Alba (CN) punto di riferimento nel settore delle etichette, in ogni fase del suo sviluppo, dalla consulenza fornita al designer, fino alla realizzazione finale dell’etichetta. Il prodotto del Birrificio Occupato, realtà artigianale con sede a Pavia, ha la peculiarità di evolvere e trasformarsi nel tempo grazie appunto alla lenta maturazione dovuta al lievito vivo: questa caratteristica ha fortemente influenzato il concept dell’etichetta realizzata in occasione del Natale. Il design è stato magistralmente sviluppato da Dario Frattaruolo, designer e illustratore che da tempo firma vere e proprie opere d’arte nell’ambito del packaging della birra e non solo. Ed è
proprio attraverso Dario Frattaruolo che La Commerciale ha avuto l’occasione di realizzare l’etichetta limited edition per il Birrificio Occupato. Attraverso un continuo confronto tra la creatività del designer e gli aspetti tecnici de La Commerciale si è giunti a un risultato molto interessante. L’etichetta presenta un giusto bilanciamento fra toni freddi e caldi, così come tra le geometrie e le figure riconoscibili che tendono all’astrazione. I dettagli in lamina dorata, oltre a richiamare col loro scintillante calore le festività natalizie, raccordano ed esaltano tutti gli elementi presenti nell’etichetta tra lettering e disegno. Oltre all’iconografia natalizia dei motivi floreali e dei colori utilizzati, lo spazio dell’etichetta si gioca anche su un continuo alternarsi di pieni e vuoti ottenuto tramite una fustellatura estremamente complessa che intende
sottolineare il rapporto tra un gusto classico e uno più moderno, offrendo la sensazione di un concept visivo estremamente fresco. L’etichetta presenta un susseguirsi di diversi livelli che crea un effetto tridimensionale grazie a elementi realizzati in lamina e rilievo in contemporanea e rilievo a secco su carta. Questa sensazione di movimento è ulteriormente rafforzata dal rapporto di vicinanza fra le geometrie quasi astratte degli stencil americani e la magnifica tigre giapponese dall’effetto serigrafato che richiama l’icona distintiva del Birrificio Occupato.
La carta utilizzata per è la Premium White WS Barrier di Fedrigoni Self-Adhesives, una carta ultra-white che grazie alla tecnologia Barrier crea un filtro, una vera e propria barriera fisica, tra la carta e l’adesivo in grado di garantire un’ottima resistenza agli sbalzi termici. Elegante, tradizionale ma allo stesso tempo contemporaneo, questo progetto limited edition lascia il segno e non lascia nulla al caso grazie alla stretta collaborazione tra brand, designer e industria grafica. Ne è testimonianza la Menzione Best Printing ottenuta nel concorso Solobirra – Best Label 2022. 35
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Cliente: Santa Margherita con FC Internazionale Milano Design: Advision Stampa etichetta: Tonutti Tecniche Grafiche
Carta etichetta: UPM Raflatac Colori a caldo e cliché: Luxoro
I M INTER UNA CAPSULE COLLECTION FIRMATA SANTA MARGHERITA E FC INTERNAZIONALE MILANO DEDICATA AI BROTHERS AND SISTERS OF THE WORLD
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L’iconico Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Brut di Santa Margherita, Official Wine Partner di FC Internazionale Milano, indossa le trame della gloriosa maglia nerazzurra e dedica messaggi speciali ai tifosi e ai wine lover di tutto il mondo. Un progetto di wine design da collezione che prende vita grazie alla collaborazione con l’agenzia creativa Advision, Tonutti Tecniche Grafiche, UPM Raflatac e Luxoro.
ADVISION
È un’agenzia di comunicazione integrata con sede a Marano di Valpolicella che si definisce «Grande agenzia ma di piccolo formato». Un ecosistema unico nel suo genere, caratterizzato da un equilibrio dinamico straordinario e una particolare stabilità evolvente. «Crediamo che comprendere il mondo di chi decide di affidarsi a noi e imparare il suo mestiere, sia il primo passo
per fare bene e meglio il nostro. Ci piacciono le sfide da togliere il fiato» dicono di sé. Advision si occupa di identità visiva e branding, packaging design, advertising, fotografia, video & storytelling. Etichette fuori dagli schemi, packaging sorprendenti e adv graffianti sono solo alcune delle cose pazzesche che non vedono l’ora di creare. www.ad-vision.it
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I M BRAVE. I M FUTURE. I M LEGEND. In una parola, I M INTER. Sono questi i messaggi dedicati a chi, tra tifosi e amanti del vino, condivide i propri valori con Santa Margherita e FC Internazionale Milano: radici italiane e attitudine internazionale. Sono i Brothers and Sisters of the World, il pubblico affezionato e partecipe a cui le due grandi realtà del mondo vitivinicolo e dello sport, italiane amate in tutto il mondo, hanno deciso di riservare un’edizione speciale da collezione dell’iconico Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Brut, che in questa occasione indossa la maglia nerazzurra sotto forma di una special edition astucciata della bottiglia da 75 cl. Il progetto suggella l’alleanza tra Santa Margherita e Inter, nata in occasione dei festeggiamenti per lo scudetto della stagione 2020/2021 e rinnovata anche per la stagione in corso come Official Wine Partner. Una sfida non da poco per l’agenzia creativa Advision, che ha sviluppato il concept creativo e l’ha realizzato insieme a tre partner d’eccezione: Tonutti Tecniche Grafiche per la stampa, UPM Raflatac per la carta e Luxoro per le nobilitazioni.
Il design
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«La grande sfida è stata rispettare l’identità visiva di FC Internazionale Milano senza perdere di vista l’iconicità del Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Brut Santa Margherita, tutto nello spazio molto ridotto di un’etichetta» dice Matteo Zantedeschi, Art director di Advision. «Per poter equilibrare la presenza di entrambi i brand siamo partiti dal concetto di un’unione fatta di intenzioni, obiettivi e valori, che si esprime nella texture nero-azzurra che contamina la superficie dell’intera etichetta e che trova ampio spazio anche sull’astuccio. La texture è un forte richiamo valoriale tanto alla maglia attuale della squadra quanto a un simbolo storico del Club: il serpente. Per dare risalto al claim “Brothers and Sisters of the World” – prosegue Zantedeschi – abbiamo scelto di posizionarlo sul collarino che abbraccia la bottiglia, completato dal monogramma centrale. L’idea di creare una vera e propria capsule collection di 3 diverse bottiglie, per esprimere i tratti distintivi comuni a questi due grandi brand, è stata una soluzione vincente». E così, grazie al versioning, ciascuna delle tre etichette
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UPM RAFLATAC WINE CAST-FSC RH365 WG85 UPM Raflatac è stata partner fin dall’inizio di questo progetto, grazie alla solida collaborazione con Santa Margherita e con lo studio Advision di Marano in Valpolicella. L’obiettivo è stato individuare una carta che potesse interpretare l’aspetto tecnico-prestazionale del progetto coniugando resa estetica e sostenibilità. La scelta è ricaduta sulla WINE CAST-FSC RH365 WG85, carta patinata cast coated certificata FSC, sviluppata per applicazioni in ambito Wine&Spirits, laddove è necessaria un’ottima definizione di stampa nei dettagli. La perfetta planarità di WINE CAST è stata la giusta scelta per ottenere una resa cromatica di alto livello della serigrafia di fondo dell’etichetta, dove le cromie del blu e del nero si incontrano, e per supportare al meglio anche le altre nobilitazioni, ossia la stampa a caldo oro opaco sul logo Santa Margherita e la vernice ad alto spessore sulla scritta I M BRAVE che conferiscono ulteriore prestigio al design dell’etichetta. WINE CAST è un prodotto certificato FSC, ottenuto con materie prime provenienti da foreste gestite responsabilmente grazie alla catena di custodia di riferimento. 38
esprime un valore: “I M BRAVE” celebra la tensione a innovare e il coraggio nell’esplorare nuovi orizzonti. “I M FUTURE” rende omaggio alle visioni geniali e lungimiranti che hanno accompagnato, e accompagnano, i successi di entrambe le realtà. “I M LEGEND” richiama il desiderio di eccellere, essere pionieri e innovatori restando leader: così come Inter rappresenta un pilastro del calcio mondiale, Santa Margherita è icona del Made in Italy enologico d’eccellenza, da sempre protagonista nei mercati internazionali.
La stampa
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Per interpretare al meglio il design dell’etichetta, è stata scelta una combinazione particolare delle tecniche di stampa adottate. Per la texture di fondo sono stati scelti due colori serigrafici, il nero opaco e il blu lucido. A questi si aggiungono il colore a caldo oro opaco LUXOR 428 di Luxoro e una vernice serigrafica ad alto spessore bianca che conferisce al claim protagonista dell’etichetta un effetto tattile che completa l’esperienza di coinvolgimento emozionale del pubblico. Per l’astuccio Advision ha invece optato per una stampa in due colori Pantone, abbinati a due nobilitazioni in sintonia con l’etichetta: oro a caldo opaco e vernice serigrafica lucida. Quest’ultima crea un effetto tono su tono, su entrambe le viste laterali dell’astuccio, dando vita a un’alternanza lucido/opaco in continuità con l’etichetta.
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TONUTTI TECNICHE GRAFICHE KNOW HOW AL SERVIZIO DELL’EMOZIONE Il profondo know how tecnico di Tonutti Tecniche Grafiche, stampatore friulano che da oltre 77 anni si distingue sul mercato nazionale e internazionale del labeling per l’altissima qualità delle sue etichette, ha fatto sì che la creatività grafica venisse valorizzata al massimo per poter essere replicata industrialmente. Il risultato è un’etichetta dal forte impatto grafico ed emotivo, caratterizzata dall’alternanza di toni lucidi e opachi che sintetizza in pochi centimetri quadrati l’identità dei due importanti brand. L’etichetta non ha presentato particolari criticità tecniche, ma determinanti sono stati gli input forniti da Tonutti nel suggerire una carta che si prestasse in maniera ottimale al progetto. Stampata integralmente con tecnica serigrafica, l’etichetta, curata alla perfezione in ogni singolo dettaglio, denota la capacità dello stampatore di curare con scrupolosità tutti i particolari, come la scelta di utilizzare un cliché in ottone per le lamine in oro conferma. Tonutti Tecniche Grafiche è lo stampatore ideale per chi non si accontenta di un mero fornitore ma cerca un partner con il quale poter stampare “More than Labels”.
LUXORO IL CALDO TOCCO ORO DEL LUXOR® 428 I dettagli in oro che caratterizzano le nobilitazioni su etichetta e pack sono in oro a caldo LUXOR®428, un oro opaco intramontabile che ben si sposa con lo stile del design. Il LUXOR®428 è una tonalità di oro presente nella collezione degli effetti metallizzati proposti da Kurz, azienda tedesca rappresentata in esclusiva in Italia da Luxoro Srl. Il ventaglio dei colori LUXOR® rappresenta la scelta più adatta quando si vuole dare un tocco di eleganza ed espressività a un packaging importante, come in questo caso. L’oro utilizzato per creare dei dettagli brillanti e prestigiosi su tutto il packaging è un classico senza tempo, versatile e performante che, inoltre, non influenza la riciclabilità del substrato su cui è applicato: un perfetto connubio tra bellezza e sostenibilità. 39
The Notes Collection Analcolici dal forte spirito
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Fabio Molinaro È Direttore Creativo di Robilant Associati. Dopo la laurea al Politecnico di Milano in Design della Comunicazione, entra nel team di Robilant Associati nel 2003 e compie l’intero iter professionale fino a ricoprire il ruolo attuale. Ha una forte specializzazione negli spirits e nel mercato dei prodotti premium, senza tralasciare il settore del food&wine, con un’attenzione sempre maggiore verso i nuovi mezzi e tecnologie della comunicazione di marca. Fabio Molinaro è anche Guest Professor sul tema branding nell’ambito di corsi e master della Scuola Politecnica del Design e Domus Academy.
C'
è un forte trend nel mondo della mixology internazionale su cui si concentra l’attenzione di tutti i grandi player del settore beverage. “No&Low” è l’etichetta che indica questa tendenza, caratterizzata dalla ricerca di un minore se mai presente contenuto alcolico, ispirato a stili di vita e di consumo più consapevoli, senza rinunciare alla qualità dell’ingredientistica, al contrario favorendo la curiosità e l’abilità degli operatori nella preparazione di cocktail alternativi alla mixology tradizionale ma di altrettanto pregio. È sull’onda di questo trend che Campari Group ha deciso di lanciare nel 2021 The Notes Collection, un range di tre creazioni analcoliche ideate per scatenare la creatività dei mixologist. Infusioni miscelabili con livelli profondi di complessità e sapore, per un percorso sensoriale suggestivo diversificato per
profili organolettici e tipologie/momenti di consumo, che vanno da inizio a tarda serata e che risvegliano i sensi: un’esperienza balsamica amara (The Bitter Note), una floreale dolceamara (The Vibrant Note), una aromatica delicatamente amara (The Hidden Note). Per dare conto di questa ricchezza di componenti e sensoriale abbiamo creato un’immagine colta e raffinata: un canvas su cui l’artista-mixologist ha tracciato il racconto di cui ciascuna di queste specialità è portatrice e in cui il consumatore può effettivamente ritrovarsi. La libertà del gesto artistico intende interpretare e suggerire la libertà di utilizzo di questi prodotti, ideali per la generazione creativa di nuovi cocktail. Le tre etichette, realizzate con sofisticate e aggiornate tecniche di stampa, rappresentano il mix materi-
co-emotivo che emana dal rispettivo liquido attraverso l’applicazione di vernici a stampa con effetto soft touch o a effetto braille, mentre gli ori liquidi raccontano la preziosità quasi artigianale di questi preparati. Il segno grafico che riproducono è stato disegnato a mano usando tempere e acquarelli dall’artista designer, ispirato dal caratteristico profilo cromatico e gustativo riconducibile ai prodotti che doveva ritrarre. Questo stesso immaginario si ritrova poi nel leaflet informativo abbinato al prodotto così come nell’outer di vendita, che evidentemente riescono a trasferire il principio anche in presenza di differenti supporti di stampa, andando a completare in maniera impattante e raffinata l’immagine di questa esclusiva range di prodotti dedicata alla mixology evoluta.
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DEFINING EXCELLENCE IN PRINTING
GLI OSCAR DELLA STAMPA VI DANNO APPUNTAMENTO AL 2022 SEGUITECI TUTTO L’ANNO SU OSCARDELLASTAMPA.IT CON I FILMATI DELLE PREMIAZIONI 2021 E LE VOTAZIONI 2022
HOW IT'S MADE LA SOSTENIBILITÀ È UNA QUESTIONE DI ETICHETTA Le etichette iniziano a parlare non più solo la lingua del marketing fatta di claim, o quella della sicurezza relativa a ingredienti, valori nutrizionali e date di produzione e scadenza; si aggiungono ora indicazioni su materie prime riciclate, sfridi di lavorazione, fonti rinnovabili, perché solo con questo livello di comunicazione si aiuta il consumatore a compiere scelte consapevoli e non solo emotive. di L O R E N Z O
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Le parole spesso rivelano più di quanto si pensi. Etichetta in italiano, ad esempio, così come in francese étiquette o Etikette in tedesco, arrivano dallo spagnolo etiqueta che significa “protocollo scritto” o “cerimoniale di corte”: da qui deriva il carattere prescrittivo e informativo dell’etichetta. L’inglese, invece, predilige l’aspetto formale e così label indica una stretta striscia di carta, così come il riband del francese del XVI secolo da cui discende. 44
Oggi nell’etichetta, intesa proprio come il foglietto che si applica su oggetti vari per indicarne il contenuto, la provenienza, il prezzo o altre caratteristiche, i due aspetti convivono e concorrono a sintetizzare l’importate funzione che ricopre questa indispensabile parte del packaging. La storia dell’etichetta stampata risale ad almeno 400 anni fa, quando era realizzata con timbri in rilievo, in metallo o legno, su carta fatta a mano utilizzando una pressa lignea e un meccanismo di torsione. Ma l’esigenza di individuare il contenuto dei contenitori è vecchio quanto il commercio, se non quanto l’uomo stesso: già le anfore egizie avevano dei cartigli che ne identificavano il contenuto. L’avvento dell’offset apre all’etichetta stampata e nel 1935 a Los Angeles Stan Avery, all’età di 22 anni, inventa l’etichetta adesiva applicando uno strato di colla sensibile all’acqua a dischi di carta poi tagliati e adattati a forme diverse. Solo due anni dopo, nel 1937, nasce l’etichetta a base autoadesiva cui basta togliere un angolo della carta protettiva e applicare l’etichetta al prodotto per trasformarlo da un bene anonimo a uno con un’identità definita. La storia delle etichette del vino ne è un esempio. Fino alla diffusione delle bottiglie di vetro, il sigillo sul tappo della botte era sufficiente a identificare il vino, ma dopo un’indicazione chiara divenne indispensabile. La più antica è ancora oggi considerata quella scritta dal monaco Pierre Pérignon, il celebre “Don”, che per non confondere annate e vigne d’origine e qualità del vino destinato all’invecchiamento, etichettò le bottiglie con una pergamena che veniva legata al collo della bottiglia con un pezzo di spago. Tuttavia l’inventore dell’etichetta come oggi noi l’intendiamo sembra sia lo svizzero Henri-Marc, proprietario della Maison De Venoge, che nel 1840 propose le proprie bottiglie di champagne con etichette illustrate sul tipo di quelle odierne.
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E così, le etichette sono diventate strumento importante di marketing. Il mercato sempre più globale e la continua crescita dello shopping online rendono l’immagine del prodotto un aspetto determinante per orientare e condizionare il cliente. L’etichetta è la prima cosa che il consumatore guarda. Ecco perché oggi, che sia industriale o artigianale, che sia di nicchia, di lusso o low-cost, ogni prodotto viene etichettato e dotato di un packaging che lo identifichi immediatamente e in modo inequivocabile. Prima dello shock energetico e l’inizio del conflitto in Ucraina con l’introduzione delle sanzioni alla Russia, il settore etichette da solo segnava un aumento di produzione del 16% e del fatturato del 10%. È del 9 marzo 2022 il comunicato di Assografici che denuncia come i settori della stampa editoriale e commerciale e la produzione di packaging siano oggi a forte rischio per quanto riguarda la continuità produttiva. Benzina sul fuoco, come ha commentato il presidente
+ + + La scelta di qualunque packaging deve essere mossa da una riflessione che unisce più aspetti: rispetto dell’ambiente, funzionalità, marketing, food safety, riciclo, fine vita.
di FINAT (l’associazione europea dell’industria di etichette autoadesive), Philippe Voet: «Dalla scorsa estate (2021, ndr), l’economia mondiale ha dovuto far fronte alla mancanza di elementi che concorrono alla produzione: energia, prodotti chimici, pasta di cellulosa, carta di recupero, plastica, inchiostri, trasporti, laminati e, non ultimo, risorse umane». Astraendoci dalla congiuntura avversa, proviamo ad analizzare il mercato delle etichette per individuare dove sta andando. Sostenibilità ed etichettatura ambientale Come per tutto il settore del packaging, la spinta alla sostenibilità sta fortemente influenzando anche il labelling. E, forse, si sta andando oltre il fumoso concetto di green, che è parso finora più come trend che come sostanziale cambiamento, per coinvolgere in modo coerente e pragmatico l’intera vita del prodotto e dei suoi elementi. È inutile il km zero, se poi la scatola non si può
riciclare perché composta di materiali diversi difficili da separare. Illuminanti in questo senso le parole di Chiara Faenza, responsabile Sostenibilità e Innovazione Valori per Coop, che fin dal 2006 ha avviato un progetto ispirato al Protocollo di Kyoto: «La scelta di qualunque packaging deve essere mossa da una riflessione che unisce più aspetti: rispetto dell’ambiente, funzionalità, marketing, food safety, riciclo, fine vita. Un esempio virtuoso in questo senso sono i bollini dell’ortofrutta sfusa che Coop ha reso compostabili, quindi tranquillamente smaltibili con il residuo umido». La strada verso l’imballaggio essenziale e il refill è stata bruscamente interrotta con la pandemia da Covid-19, quando è tornato di prepotenza il prodotto imballato: «Per quanto contraddittoria – continua Faenza – questa dinamica dimostra che il consumatore è consapevole e va semplicemente orientato, con una comunicazione dedicata». E l’etichetta è lo strumento giusto: la cosiddetta “etichetta ambiente(1)”, che
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spiega come riciclare, dal settembre 2020 è diventata norma(2) e dal gennaio 2023 obbligatoria, anche se si potranno ancora utilizzare i packaging esistenti, privi dell’etichetta europea, fino a esaurimento delle scorte. Per i prodotti molto piccoli o particolari, dove in etichetta manca lo spazio per una descrizione estesa, si potrà ricorrere al QR code o indicare un sito Internet. In sintesi, il biennio 2022-23 è un giro di boa per il packaging perché su tutti gli imballaggi (primari, secondari e terziari) i produttori devono indicare la codifica alfanumerica che indica il tipo di materiale; sugli imballaggi destinati al consumatore devono essere presenti anche le diciture opportune per supportarlo nella raccolta differenziata. E così le etichette iniziano a parlare non più solo la lingua del marketing
(2)
Decreto Legislativo 3 settembre 2020, n. 116, che rece-
pisce la direttiva UE 2018/851 sui rifiuti, e la direttiva (UE) 2018/852 relativa agli imballaggi e ai rifiuti di imballaggio.
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+ + + Sull’etichetta si aggiungono ora indicazioni su materie prime riciclate, sfridi di lavorazione, fonti rinnovabili, così si aiuta il consumatore
fatta di claim, o quella della sicurezza relativa a ingredienti, valori nutrizionali e date di produzione e scadenza; si aggiungono ora indicazioni su materie prime riciclate, sfridi di lavorazione, fonti rinnovabili, perché solo con questo livello di comunicazione si aiuta il consumatore a compiere scelte consapevoli e non solo emotive. E così, restando nel mondo del vino, da sempre attento all’etichetta, troveremo una tabellina che nel caso di uno spumante riporterà per ciascun componente anche la sigla del materiale e l’indicazione di smaltimento, come ha già fatto nel 2021 la cantina Tenimenti Civa di Bellazoia di Povoletto (UD) che ha usato per le bottiglie un’immagine coordinata che ricorda i bidoni cui destinare i singoli pezzi: turchese per la capsula, marrone per il sughero e verde per il vetro. Le linee guida redatte dal CONAI sono disponibili in rete alla pagina: http://www.progettarericiclo.com/docs/ etichettatura-ambientale-degli-imballaggi
Processi e materiali più sicuri Un altro aspetto virtuoso verso la sostenibilità delle etichette è l’ottimizzazione della migrazione delle sostanze chimiche contenute negli imballaggi e nelle etichette di prodotti destinati all’alimentazione. In passato la cronaca ha registrato casi eclatanti di oli minerali degli inchiostri trovati in pasta, riso e cioccolato, di fotoiniziatori degli inchiostri UV trovati in alcuni cibi o del fluoro individuato dalla Danish Technical University nella carta e nel cartone. Incidenti, più che comportamenti scorretti, anche perché una legislazione chiara esiste. Tra i MOCA, ovvero tutti i materiali e gli oggetti destinati a entrare a contatto con prodotti alimentari durante le varie fasi di produzione, trasformazione, conservazione, preparazione e somministrazione, sorvegliati speciali oggi sono gli inchiostri per la stampa digitale che sta guadagnando sempre più quote di mercato. La legi-
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slazione europea fissa il limite totale di migrazione (OML) a 10 mg/dm2 per le superfici a contatto con gli alimenti, indipendentemente dalle dimensioni del pacco: ciò significa che in una scatola dove 1 kg di cibo è confezionato in un cubo di 10x10x10 cm, il valore di migrazione corrisponde a 60 mg per kg di cibo. L’ecosistema alimento-packaging non è stabile, cambia nel tempo e risente delle sostanze aggiunte intenzionalmente ai cibi (additivi, coloranti, antiossidanti ecc.), dei residui (solventi, adesivi, catalizzatori) e dei prodotti di neoformazione, ossia quelle sostanze che si producono dalla decomposizione spontanea del materiale di imballaggio. In più ci sono le sostanze che possono migrare dall’alimento al contenitore, come lipidi e pigmenti. La migrazione è un fenomeno subdolo e può avvenire per penetrazione, ovvero attraversamento dei materiali di cui sono composti l’etichetta o l’imballo, o per contatto
con il retro dell’imballo o dell’etichetta quando questi sono arrotolati o impilati. In questo caso, il retro contaminato sarà quello più vicino al cibo. Infine, esiste la migrazione dovuta alle sostanze rese gas per alterazioni fisiche dovute alla cottura o alla conservazione del cibo, come il congelamento. Alcuni produttori hanno migliorato la formulazione dei loro inchiostri proprio per contenere questi fenomeni. È il caso di Xeikon che per i suoi inchiostri sia dry che liquidi usa resine di poliestere ad alta resistenza che fanno effetto barriera. Molto dipende poi dalle condizioni di produzione, come il giusto tempo di asciugatura soprattutto per gli inchiostri liquidi, le condizioni di stoccaggio (l’alta temperatura aumenta il rischio di migrazione) e il tipo di cibo (ampie superfici lisce di cibo assorbono maggiormente). L’uso di strati barriera, come film plastici, ovviamente minimizza i rischi.
+ + + La migrazione è un fenomeno subdolo e può avvenire per penetrazione, ovvero attraversamento dei materiali di cui sono composti l’etichetta o l’imballo, o per contatto con il retro dell’imballo o dell’etichetta quando questi sono arrotolati o impilati.
Quando la sostenibilità incontra la creatività Se il mondo delle etichette nelle sue diverse sfaccettature è in crescita, il primo riflesso è evidente anche nelle scelte estetiche, dai materiali alle nobilitazioni, dal lettering alla grafica. Al crescere delle informazioni lo spazio disponibile diminuisce e i creativi si devono misurare con una comunicazione del brand che deve essere non solo accattivante, ma anche chiara, leggibile e soprattutto essenziale. La Main Squeeze Juice&Co(3) ha tralasciato il superfluo e ha creato etichette in cui tutte le informazioni spiccano chiaramene in bianco sul colore naturale dei suoi succhi. Evian(4) si è spinta oltre togliendo completamente l’etichetta e imprimendo il brand direttamente sulle bottiglie da 400 cl. E siccome sostenibilità rima con genuinità, il ritorno del brand alle origini è una scelta sempre più attuale con il primo logo, il primo slogan e i valori
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fondanti. In questo modo si fa sentire il consumatore a casa, lo si coccola e lo si lega emotivamente. È la scelta fatta da Barilla(5) che per il suo 145° anniversario ridisegna il logo che diventa di solido rosso più intenso e chiude la parentesi dei pacchi azzurri per ritrovare il tradizionale blu. In più tutte le confezioni ridurranno la finestra trasparente facendo risparmiare 126 mila tonnellate di plastica all’anno. Ritorno alle origini anche per Latteria Soresina, una delle più importanti realtà del settore lattiero caseario italiano e prima produttrice di Grana Padano al mondo. Natura e ambiente certamente non vanno d’accordo con colori che sanno di artificiale, e così il bianco è il colore di fondo preferito sul quale si usano nuance tenui e tinte pastello, come nei prodotti a marchio Sephora, che si è prefissata l’obiettivo del 100% di imballaggi riciclabili o riutilizzabili entro il 2025, o di Alama(6) che produce saponi naturali fatti a mano. Anche quando si usano le lamine o i colori metallici delle latte le si depotenzia, come ha scelto di fare il birrificio La Luna Brewed(7) che per la sua Kombucha ha usato un blu opaco con il lettering negativo che fa emergere l’alluminio della
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lattina. Questo vale sia per le etichette dei vini che per i cosmetici, i principali trend setter del settore. Quando il fondo è bianco, una scelta che si sta affermando è usare i gradienti, ovvero colori che dal pieno degradano donando profondità e freschezza; oppure si cerca un look retro-futuristico come per lo shampoo Raw Earth o i Bio Salts(8) da bagno realizzati dal graphic designer Anton Proskuryakov, o ancora la bottiglia Kukus Gin realizzata da 99design, collettivo di creativi di Oakland, California. I colori, quando non sono pastello, restano solidi, senza sfumature. A volte non stampati ma tinti in pasta e così l’etichetta diventa il packaging, come per il brand di cosmetici vegani Thrive Causemetics. La cantina canadese Backyard(9) ha scelto un lettering estremamente ricercato, ma allo stesso tempo minimale, che disegna motivi floreali, ma come se fossero un tatuaggio su un’etichetta tutta bianca. Un bianco e nero minimale anche per la linea di saponi per i piatti Natural Dishwashing Liquid lanciati dalla Regina Elisabetta con il brand Royal Sandringham Estate, sua residenza di campagna di Norfolk.
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+ + + Natura e ambiente certamente non vanno d’accordo con colori che sanno di artificiale, e così il bianco è il colore di fondo preferito sul quale si usano nuance tenui e tinte pastello.
La cantina portoghese di Logroño Finca De La Rica ha tutte le etichette su carte vergate impresse a caldo color rame e stampate in nero; l’etichetta, poi, è un gioco: El Buscador un crucipuzzle, El Guìa un unisci i punti e El Nòmada un labirinto. Carte riciclate invece per le etichette del Benromach Single Malt Scotch Whisky(10) della Gordon & MacPhail disegnate da D8 di Glasgow. Resiste ancora molto forte la tendenza dell’organico che trasmette in modo inequivocabile un messaggio eco-friendly come per i succhi Raw Next(11), o al limite dell’edibile anche per prodotti che non si mangiano, come il sapone liquido che strizza l’occhio al miele. Insomma l’ispirazione non manca e non sembra che i creativi fatichino ad adattarsi alle novità imposte dalle nuove regole, anzi sono i più entusiasti.
C A L L I G R A F I A
TERROIR DESIGN. CALLIGRAFIA, IL GESTO CHE DÀ VITA ALL'ETICHETTA
La calligrafia come atto filosofico prima ancora che segno grafico. In questa arte antichissima, che cerca l’armonia nell’imperfezione della vita umana, si condensa tutta l’emozione del segno tracciato a mano: ma è possibile mantenere la qualità espressiva di un gesto artistico anche nella serialità della riproduzione? Quali sono gli ambiti di applicazione e i confini entro cui muoversi o, addirittura, da oltrepassare nel grande e velocissimo flusso della comunicazione contemporanea? Ne abbiamo parlato con il calligrafo, grafico e artista Marco Campedelli, fondatore dello studio Terroir Design di Verona. Qui, insieme al socio Marco Morandini, cura per i suoi clienti progetti di brand, packaging e wine design che proprio nella calligrafia trovano il loro tratto unico e distintivo. di
S T E F A N O
T O R R E G R O S S A
Arte, calligrafia, design digitale, stampa: come gestisci nel tuo lavoro la commistione tra manualità e tecnologia? Sono indubbiamente erede di un’epoca manuale e artistica. Il mio primo approccio con un computer l’ho avuto solo negli ultimi mesi della mia formazione specialistica in grafica pubblicitaria. Sullo schermo apparivano le forme radicali, i colori principali e pochissimi caratteri screen. Il digitale l’ho appreso da autodidatta durante i miei primi anni in studio e, tutt’ora, non mi ritengo un nerd da tastiera. Questo non esclude il mio rispetto per le potenzialità creative ed esecutive che si possono finalizzare anche solo a partire da un segno su carta, uno scanner e un portatile. Resto un assoluto sostenitore del lavoro analogico. L’approccio progettuale non ha diverse anime ma un unico modus operandi. È la visione che muove i primi passi verso il progetto: che il percorso sia digitale o analogico è solo questione di scelta estetica e gestionale. Estetica per tipo di resa: un artwork tradizionale contiene
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Croce di Sala «Per una linea dell’azienda Secondo Marco si è pensato a uno storytelling che raccontasse un territorio, quello della Valpolicella, noto per la rinomata produzione di vini rossi. La richiesta del cliente era uno stile elegante, con tratti gentili ma dal forte carattere. A partire dai carteggi di famiglia di inizio Novecento si sono ricostruite le frasi utilizzando un corsivo inglese più naturale e meno viziato dai virtuosismi canonici. A irrompere poi sullo spazio etichetta delle ampie pennellate in nero poste tatticamente al centro per evidenziare il nome del vino, offrendo così la massima riconoscibilità e leggibilità a scaffale. L’uso della carta e della palette colore ha reso il progetto più autentico e libero da finzioni estetiche. Completa il progetto il nome di linea “Croce di Sala” scritto in punta di pennino e nobilitato con riserva serigrafica UV per dare una maggiore fisicità al gesto calligrafico. Come se fosse un documento fresco di scrittura».
vibrazioni, esitazioni, forza espressiva, eleganza. Gestionale perché nell’atto del disegno o della scrittura a mano c’è un aspetto legato alla riproduzione dell’idea che si fa esecutivo. Nel realizzare un elemento grafico (scritta, illustrazione o texture) c’è sempre la consapevolezza che da un’unicità iniziale si arrivi alla serialità finale della riproduzione. Mantenere la qualità espressiva di un gesto artistico anche nelle infinite ristampe tipografiche. Come riesci a coniugare queste diverse anime all’interno del tuo flusso di lavoro? Il cliente ne coglie l'importanza nell'ottica del progetto? Penso molto, parlo con i clienti e ne interpreto emozioni e desideri. Ripenso a quanto emerge e lo calo nella mia esperienza, disegnando piccoli scheletrici disegni che fissa-
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no le prime idee. Guardo libri del passato e provo tecniche diverse per esprimere un unico concetto. Verifico l’impatto e mi racconto in primis cosa può funzionare davvero per quel cliente, per quel progetto. Da lì parte una serie di proposte che arriveranno in presentazione. Dopo di che, tutto può accadere con i clienti. Un progetto che credevi innovativo non viene capito, un progetto che pensi essere di maniera può essere accolto con grande esito dai clienti. La cultura è una dimensione reciproca. Il grande risultato arriva se c’è un incontro di intenti e volontà di portare nel mercato qualcosa di nuovo e di proprio. La calligrafia è forma ma soprattutto espressione. Dove poni il limite delle tue sperimentazioni? Nelle emozioni che generano? Nella leggibilità dell'opera finita?
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La calligrafia si esprime in molti stili e forme differenti fra loro. Quando è formale fa riferimento a canoni estetici classici; quando diventa informale si parla più facilmente di scrittura quotidiana, più o meno disciplinata da un modello di riferimento. In entrambi i casi la forma esprime concetti come armonia, forza, ritmo, vivacità, ecletticità e altro ancora. Le sperimentazioni sondano per definizione nuove possibilità formali ma, a mio parere, non possono essere liberi esercizi di stile o capricciosi tentativi di proporre segni fantasiosi fini a se stessi. Posso suscitare emozioni nel segno tracciato, rispettando comunque la leggibilità delle parole. Quando si sceglie di scrivere a mano ci si misura sempre con il grado di conoscenza del consumatore. La cultura visiva popolare non è abituata alla bellezza delle forme calligrafiche. D’altro canto, occorre prestare attenzione all’ambiguità delle forme che spesso tradiscono la corretta lettura. L’etichetta di vino è grafica pura ma anche un potente mezzo di comunicazione. Non è un virtuosismo estetico o tecnico. Non deve alimentare l’ego del designer ma soddisfare una precisa richiesta di marketing. Nel mondo del vino c’è ancora confusione tra un progetto autoriale e un progetto funzionale.
Terroir Design è una boutique creativa con base a Verona, che riunisce i designer Marco Campedelli, grafico artista calligrafo, e Marco Morandini, grafico, architetto e fotografo. Lo studio è specializzato in brand identity, packaging e wine design. La cura del progetto, della ricerca artistica e del dialogo con il cliente sono i valori del percorso progettuale dello studio.
Che contributo può dare la calligrafia all’interno di un progetto di wine packaging? Progettare un’etichetta di vino significa disporre di elementi da organizzare in un limitato spazio di carta. Potrei paragonare l’etichetta a una figura retorica: la sineddoche. Una piccola parte che esprime l’azienda nella sua totalità. Il tratto umano nel progetto grafico mette in evidenza al consumatore che quel vino è il frutto del lavoro della natura e dell’uomo. All’indigestione della computer grafica o delle soluzioni facili, il segno a mano offre un’occasione di originalità nel panorama di settore. Non sempre però la calligrafia è la soluzione corretta per il progetto. Tra i molti designer blasonati, ricercati dalle aziende a caccia solo di una firma
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d'autore, è necessario comprendere quanto un'etichetta sia in grado di oltrepassare le tendenze, distinguersi e creare bellezza — riuscendo, al contempo, anche a vendere di più e meglio. Negli ultimi anni la calligrafia è diventato un trend, complici anche i social. È davvero una riscoperta della calligrafia o la buona scrittura non se n’è mai davvero andata dal visual design? Più di dieci anni fa ho contribuito a diffondere la calligrafia con una raccolta di cento e più calligrafi della scena nazionale e internazionale. Volevo mostrare la dignità progettuale della scrittura manuale nel mondo del visual design. Il web ha fatto emergere rapidamente e su più fronti grandi talenti artistici, tecniche e soggetti diversificati fra loro;
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ma di pari passo ha immesso nella rete altrettanti improvvisati e hobbisti, più bravi ad autopromuoversi che dotati di reale talento. I social con le loro regole mostrano l’aspetto più performativo della calligrafia: ma spesso l’effetto spettacolare finisce rapidamente e non resta altro. Molti presunti talenti emulano grandi maestri, pubblicando demo live che sono spesso una brutta copia dei modelli corretti di scrittura. Il passaggio da passione, arte e tecnica a professione è lento e progressivo, mentre la rete e i social bruciano le tappe. Oggi basta un corso di due ore online per potersi definire calligrafi. Questo mi rattrista molto. Significa che c’è un’urgenza di mostrare qualsiasi tappa creando illusione nel pubblico che spesso non ha i filtri per giudicare se una lettera è corretta o meno. L’equazione più follower uguale più
Val dei Molini «Questo è un progetto a cui tengo particolarmente. Si potrebbe dire che nasce da una visione che ho avuto in passeggiata nelle terre dove abito e lavoro, le colline moreniche a sud di Verona. Era un tardo pomeriggio e sul calar del giorno mi sono soffermato a osservare le silhouette in controluce dei pampini di vite. Alcune matasse sovrapposte si muovevano sinuose intrecciandosi fra loro. Uno volta in studio ho ridisegnato i movimenti pensando alle lettere che compongono il nome di linea. Volevo una scrittura organica, vitale e assolutamente credibile. Pensavo al mondo islamico che crea figure con la sola calligrafia. Serviva poi un escamotage per rendere credibile la scritta. Ho pensato al lavoro dell’enologo, all’uso di alambicchi e contagocce. In calligrafia sperimentale l’uso della pipetta da laboratorio è abbastanza frequente tra gli artisti, e così ho creato la scritta con un unico flusso di inchiostro. Il risultato è stato travolgente e a tutt’oggi apprezzato nel mercato anche internazionale. La linea è composta da molti vini distinti fra loro dall’uso del colore sulla scritta. Mi piace pensare che lo sforzo di un designer si deve sempre concentrare a trovare l’idea più forte per esprimere concetti semplici che arrivino dritti al cuore del consumatore».
talento non è sempre reale. Studiare e praticare calligrafia costa in termini di tempo, esercizio, metodologia e applicazione. Vedo molti talenti, dai giovani designer agli art director in agenzia, che poi non sanno integrare le loro opere in un progetto grafico. Credi sia una moda persistente? O è destinata a sparire? Credo sia una moda destinata a resistere, come il rock rispetto ai nuovi generi musicali di oggi. Tutto coesiste. Siamo nel grande frullatore
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La Fiuma «Dalle rive del fiume Po, nei terreni limosi della golena mantovana crescono floride le vigne del Grappello Ruberti, vitigno autoctono rinomato per la succosa linfa della vigna. Il tradizionale lambrusco mantovano incontra le rinnovate visioni dell’enologo e del giovane produttore Fabio Zappellini. Serviva un’immagine nuova, contemporanea e assolutamente fuori dalle stereotipate etichette all’antica e fuori target. L’idea di base unisce due concetti: il colore della terra, umido, caldo, nutriente e l’uso di una scrittura a pennellaccio spuntato, che si muove sinuosa e aritmica come il flusso del grande fiume Po. Il grappolo del logo è un disegno ripreso dal complesso abbaziale del Polirone, vicino alla tenuta. Una ricerca approfondita che ha portato ancora una volta alla vera essenza di un territorio madre. Il risultato è un’immagine contemporanea e fuori schema. In testa la bottiglia non indossa la capsula. La gabbietta a vista dona al progetto quel tocco di immediatezza che piace al mondo della ristorazione e al cliente finale che ne riconosce il valore della genuinità e tradizione. La referenza è entrata nel mercato in linea verticale incontrando il favore di un nuovo pubblico desideroso di ritrovare le radici della cucina mantovana».
mediatico e più si mescola più uscirà qualcosa di nuovo, sempre e inevitabilmente. Nel 1600 i calligrafi si esibivano in svolazzi perfetti e ghirigori di segni inutili. Oggi i virtuosi ne replicano le gesta, mi chiedo però: a cosa serve? Allora come oggi il senso di questi fenomeni è mostrarsi. Io torno alla funzionalità del gesto, che deve comunicare, suscitare un’emozione, passare alla storia. Non può e non deve avere la durata di un reel. Quali sono le pratiche per una “buona” calligrafia? Quali consigli ti senti di dare a chi vuole iniziare questa carriera o perfezionarla? Fare calligrafia richiede studio, esercizio, confronto con modelli e maestri per trovare un proprio percorso formativo. Io sono partito con le scritture formali per arrivare all’e-
spressività del segno e alla destrutturazione della leggibilità. Un percorso al contrario, ma necessario per capire come dimenticarsi. Il mio fare calligrafia è un atto filosofico, riguarda l’imperfezione e la nostra vita, organica e mutevole. Ai giovani e meno giovani che si avvicinano all’affascinante arte calligrafica consiglio di rimanere umili. Di circondarsi di maestri validi (sono pochi e spesso non vivono sui social), di letture edificanti e di bellezza. Guardare molto, provare e sperimentare più stili. Non è il tipo penna che ti fa scrivere bene ma la teoria, la pratica e l’esercizio. E poi c’è l’aspetto professionale. La calligrafia può educare su due versanti: quello hobbistico, per il piacere di fare cose belle per sé o per i propri cari; e quello professionale, per lasciare un segno, per comunicare e per essere a servizio del marketing. I monaci benedettini offrivano i servizi calligrafici per uno scopo alto: diffondere la parola di Dio attraverso manufatti di pregio e stile. Oggi cosa vogliamo? Per quale obiettivo facciamo arte? Chi serviamo? Il magico mondo del metaverso, il nostro superego? O davvero a muoverci è la nostra vocazione al bello?
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Cognizioni di colla* *
«La colla attacca, appiccica, morde, mette assieme tutto, rapporti sociali e schienali di seggiole rotte: a mio avviso invecchia con tristezza chi procede negli anni senza cognizioni di colla, senza saperla usare». (Enrico Baj, artista)
Cos’hanno a che fare gli adesivi con la stampa? Cosa ci fanno su PRINTlovers? Non siamo impazziti: lo sappiamo anche noi che non si stampa sulla colla. Ma su materiali adesivi sì, e incolliamo spesso materiali stampati su oggetti e superfici. Ecco perché abbiamo deciso di proporvi questo approfondimento un po’ inusuale.
di E L E N A
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Questo non è un articolo come tutti gli altri. Sì, perché nessuno stampa “sugli” adesivi, ma questi materiali sono decisamente usati nel nostro settore. In ogni settore, in effetti. Siamo così abituati a trovarne, mentre svolgono la propria funzione, che spesso ci dimentichiamo anche che esistono. O non ce ne accorgiamo. Sono adesivi quelli usati per incollare tra loro le travi del tavolo della cucina. Ma anche quelli usati per incollare il parquet al massetto. Quelli sotto l’etichetta del frigorifero o quella della bottiglia di vino, o del detersivo. Ci sono adesivi nei nostri cellulari, nelle nostre borse in pelle, nelle nostre scarpe, nei libri che leggiamo. In questo viaggio cercheremo di capire che cosa sono gli adesivi e come interagiscono con il mondo della stampa. In fondo, non sono così diversi dagli inchiostri: partono generalmente da uno stato liquido o viscoso, e poi vengono asciugati. Facciamo però un passo indietro, cercando di partire dalla base. La scienza e la tecnologia dell’adesione sono campi interdisciplinari che richiedono competenze trasversali di meccanica, chimica e fisica, reologia.
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Che cos’è l’adesione Secondo la definizione dell’Enciclopedia Treccani, l’adesione è quel “fenomeno per cui due oggetti messi a contatto, si attraggono reciprocamente e hanno la tendenza a restare attaccati l’uno all’altro”. Se interessa due parti dello stesso corpo, questo fenomeno si chiama coesione. Secondo la norma UNI EN ISO 923:2006, si definiscono “adesivi” tutte le sostanze non metalliche in grado di congiungere materiali attraverso un fissaggio superficiale (adesione), così che il legame che si ottiene abbia una forza interna adeguata (coesione). Perché si formi un legame adesivo, la colla deve bagnarsi e diffondersi sulle superfici che vengono unite, così che le molecole siano a contatto e producano quindi delle forze adesive intrinseche. Ci sono diverse teorie che spiegano come funziona l’adesione, e spesso ciascun tipo agisce sfruttandone più di una. La teoria dell’adsorbimento (italianizzazione di adsorption) spiega il meccanismo principale dell’adesione: le sostanze si incollano grazie a un contatto intermolecolare profondo. Ma ce ne sono altre: la teoria meccanica considera la porosità e la ruvidità degli aderendi, per cui l’adesivo fluisce nelle cavità o attorno alle sporgenze della superficie creando dei legami e dei punti di ancoraggio; la teoria della diffusione considera la compatibilità tra polimeri, le cui catene polimeriche si intrecciano; la teoria dei legami chimici, quando la superficie assorbe le molecole adesive e reagisce chimicamente con loro; la teoria elettrostatica, quando si sviluppano forze elettrostatiche e quindi due superfici cariche di segno opposto si attraggono.
Come si misura l’adesione La forza di un legame adesivo di solito viene determinata da test distruttivi che misurano le sollecitazioni nel punto o nella linea di frattura del campione, e vengono eseguiti a temperature, velocità e in condizioni ambientali diverse. Un altro metodo consiste nel determinare il lavoro che serve a separare un’unità dell’interfaccia del giunto dall’altra. Spesso vengono condotti test per verificare anche se l’adesivo ha reticolato (e quindi è attivo) su tutta la superficie interessata: esistono diversi metodi, anche non invasivi, come i raggi X o gli ultrasuoni.
Colla, adesivo, collante, mastice: sono sinonimi? Mentre in inglese abbiamo diversi termini per definire diversi tipi di adesivo – glue, paste, adhesive, solo per citarne alcuni –, nell’italiano comune non percepiamo differenze di significato tra i termini “adesivo”, “colla”, “collante”, “mastice”. Eppure questo è un mondo variegato e complesso. Sono tipi di adesivi anche sostanze alle quali non penseremmo immediatamente, come i cementi e le mucillagini. Per questo nell’articolo abbiamo deciso di usare i termini “adesivo”, “colla”, “collante” indifferentemente: ci perdoneranno gli esperti.
Cosa serve per l’adesione Quando si progetta un giunto adesivo vanno considerati molti aspetti: i materiali da incollare e la loro eventuale necessità di avere un pretrattamento superficiale o primer; le proprietà chimiche e fisiche dell’adesivo; le sollecitazioni e i carichi a cui verrà sottoposto; il progetto geometrico del giunto; eventuali post-trattamenti; la durata necessaria dell’adesione; la modalità di applicazione della colla e di unione dei materiali. Non tutte le colle funzionano per gli stessi materiali: dipende dalla loro interazione chimica e fisica. In generale, alcuni dei requisiti preliminari necessari per l’incollaggio sono la bagnabilità e l’adesione – aspetti che ormai conosciamo bene, perché sono fondamentali anche per il processo di stampa e, in particolare, di deposizione della goccia d’inchiostro sul materiale. Quando si parla di colla, il liquido deve poter formare lo strato sulla superficie, distribuendosi in modo omoge-
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neo (senza schivature) e avendo una superficie di presa sufficiente: questo è garantito dalla tensione superficiale dell’adesivo e del substrato, ma anche dall’accessibilità e dal numero di strutture chimicamente o fisicamente attive. Insomma: la bagnabilità non basta, come dimostra per esempio l’acciaio, che non a caso è anche uno dei materiali più difficili da stampare (è “passivo”, e quindi la sua superficie va “attivata”). Esistono varie tecniche: operazioni meccaniche come la rettifica, il lavaggio a getto; processi chimici come la passivazione e il decapaggio per i metalli oppure la fluorurazione allo stato gassoso per le plastiche; processi fisici come il plasma atmosferico o il trattamento corona; applicazione di primer. Altre condizioni necessarie perché la colla funzioni al meglio: le superfici da incollare devono essere pulite e ben attaccate al substrato. Pensiamo alla carrozzeria di un’automobile da wrappare: il film adesivo rimarrà tanto più incollato quanto più la vernice è pulita e ben attaccata al metallo. Se è scrostata o danneggiata l’adesione sarà più difficile (senza parlare dei danni che si faranno se si proverà a toglierlo una volta applicato: pezzi di vernice resteranno incollati all’adesivo e si staccheranno dalla carrozzeria). L’adesivo deve poi avere quelle che si definiscono “adeguate proprietà reologiche”. Deve essere viscoso al punto giusto per non fuoriuscire dai bordi dei materiali che devono essere incollati, ma
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anche per poter essere steso in modo omogeneo, senza fare grumi. Inoltre la viscosità deve essere commisurata al tipo di stesura richiesta (spray, pennello, racla...). Per ottenere la giusta viscosità si possono aggiungere addensanti oppure diluire la colla con solventi o altre sostanze, a seconda della sua composizione chimica. Anche la tissotropicità è una proprietà reologica che possono avere alcuni adesivi: pensiamo per esempio alle colle “antisgocciolamento”, che diminuiscono la loro viscosità (ovvero diventano più liquide) nel momento in cui vengono stese con un pennello, e quindi sottoposte a forze meccaniche. Progettare la geometria di un giunto adesivo significa inoltre assicurarsi che la superficie per l’incollaggio sia sufficientemente estesa e che non ci siano picchi di sollecitazioni sul legame. La classificazione degli adesivi A questo punto abbiamo capito che il mondo degli adesivi è estremamente complesso e vasto. Ci sono almeno tre tipi diversi di classificazione: in base ai componenti, alla composizione, al tipo di solidificazione. Nel settore della stampa di piccolo e grande formato, della legatoria e del packaging sono diversi i momenti e le occasioni in cui vengono usati adesivi, in purezza oppure già accoppiati ad altri materiali. Vediamo quali sono le più usate in ogni settore e quali caratteristiche hanno.
Colle per rilegare In legatoria viene usata la colla per l’incollaggio del dorso. Deve essere molto elastica e flessibile per resistere allo stress meccanico continuo a cui viene sottoposto il libro, e deve anche essere resistente agli inchiostri e alla migrazione dei loro componenti. A seconda della qualità del libro che viene rilegato, si usano diversi tipi di colla. I libri di minor pregio vengono fresati sul dorso, per aumentare la superficie e l’adesione, e incollati con un adesivo termofusibile (o hot-melt). Per i libri cuciti o garzati vengono usate colle acetoviniliche omo o copolimeriche. Tra le più note ci sono le cosiddette colle a base EVA: l’etilene vinil acetato è termofusibile (fonde a circa 160-180° C) e ha proprietà termoplastiche, ma ha una viscosità e un potere adesivo ridotti. Per questo, nei prodotti più pregiati si preferisce la più costosa colla a base PUR, termofusibile poliuretanica reattiva, igroindurente (che indurisce a contatto con l’umidità dell’aria o del substrato) o reticolabile alla luce UV, facile da applicare come i normali adesivi termofusibili, ma caratterizzata da una tenuta mag-
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Le copertine dei libri vengono spesso realizzate con colle animali o ricoperte da film plastici con emulsioni acriliche.
giore. Fonde a temperature inferiori (circa 130140° C) e reticola dopo 12-14 ore. È un materiale termoindurente, quindi non si può più rifondere. Le copertine dei libri vengono spesso realizzate con colle animali o ricoperte da film plastici con emulsioni acriliche. Vengono poi incollate ai volumi con adesivi a base acqua naturali o sintetici. Le copertine e i risguardi vengono di solito incollati con adesivi termofusibili autoadesivi. Film e nastri adesivi I film adesivi usati per il wrapping e l’interior design sono una categoria particolare di materiale composito: vengono realizzati accoppiando un film plastico detto “frontale”, generalmente vinilico, un adesivo e un liner, ovvero un materiale di supporto destinato a essere smaltito, ma che ha un’importanza cruciale per la realizzazione e
l’utilizzo del materiale. I liner si dividono in due principali famiglie: i bipolitenati, composti da uno strato di carta ricoperto su entrambi i lati da uno strato in polietilene, destinato a prodotti di gamma più alta, e i monosiliconati, realizzati spalmando uno strato di silicone su una carta craft. Contrariamente a quanto generalmente si pensa, nelle linee produttive l’adesivo viene spalmato prima sul liner con un sistema di racle, e solo a questo punto viene accoppiato al film polimerico e sottoposto al curing. Gli adesivi in questione sono i cosiddetti “self adhesive”, cioè autoadesivi, o “pressure sensitive adhesive” (PSA), cioè sensibili alla pressione, perché si attivano quando vengono premuti sul materiale a cui si devono incollare. Sono principalmente resine acriliche, a base acqua o a base solvente; queste ultime hanno di solito performance più alte in termini di tenuta, resistenza all’acqua, adesione, durata. Ci sono anche film con adesivi poliuretanici. Questi adesivi sono progettati per reagire in modo ottimale a determinate temperature ambientali: è quindi fondamentale scegliere il tipo di prodotto giusto per l’utilizzo che se ne deve fare. Un altro aspetto da considerare è il materiale del substrato da incollare; bisogna analizzare qual è “davvero”: per esempio, quando parliamo di legno o di metallo spesso la superficie da incollare è laminata o verniciata. Alcuni materiali, tra cui alcuni metalli e alcune plastiche, dette apolari, possono creare difficoltà di adesione: è il caso dell’acciaio, come accennato prima, oppure del polietilene (PE) e dell’acrilonitrile butadiene stirene (ABS). Nel caso in cui i film debbano essere stampati, nella scelta va considerata la tecnologia di stampa: per esempio, con solvente ed ecosolvent bisogna calibrare accuratamente la quantità di inchiostro e spessore del film, in modo che non venga intaccato l’adesivo. A seconda dell’uso finale, l’adesivo può essere pigmentato (solitamente bianco, grigio, nero), per formare una base coprente per la stampa o per far sì che il colore del substrato non interferisca con quello del film; può essere steso in strati più o meno spessi, a seconda dell’irregolarità della superficie del substrato; può essere steso in modo da facilitare la fuoriuscita dell’aria attraverso canaline; può avere una composizione chimica o fisica tale da facilitare il riposizionamento immediato (aspetto molto importante in settori come il car wrapping). I nastri adesivi vengono realizzati in modo simile
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Piccolo glossario dei materiali, delle proprietà e delle tecnologie. Aderendo il materiale sul quale viene incollato l’adesivo. Adesione forza che si esercita tra le molecole di due corpi diversi posti a contatto, insieme di interazioni tra la superficie del substrato e lo strato adesivo; è inversamente proporzionale alla coesione. Bagnabilità capacità di una superficie di essere bagnata. A parità di temperatura e tipologia di liquido, dipende dalla levigatezza e dalle impurità presenti sulla superficie. Determina la forma che assume la goccia di colla sulla superficie: quanto più la bagnabilità è alta, tanto più sarà sottile lo strato di liquido.
Polarità quando una molecola presenta una carica parziale positiva su una parte e una carica parziale negativa sulla parte opposta. Se non presenta questo fenomeno è detta apolare o non polare. Polimerizzazione reazione chimica che porta alla formazione di una catena polimerica; nel caso delle colle, quando avviene la polimerizzazione sono asciutte e attive. Release (agent): v. distaccante.
Coesione forze di attrazione per cui le molecole dell’adesivo rimangono unite; è inversamente proporzionale all’adesione.
Reologia scienza che studia gli equilibri raggiunti nella materia che fluisce o si deforma per effetto di sollecitazioni.
Distaccante o release (agent) sostanza che previene l’adesione di due elementi; è ciò che permette al film o al nastro adesivo di staccarsi dal liner o svolgersi facilmente.
Resilienza proprietà meccanica dei materiali di resistere agli urti; energia assorbita da un corpo in conseguenza di deformazioni elastiche e plastiche.
Giunto organo che realizza un accoppiamento, un collegamento, una giunzione, oppure che stabilisce una continuità.
Schivatura piccolo cratere che si forma quando una vernice si ritira lasciando scoperto il supporto o lo strato di vernice sottostante.
Laminazione accoppiamento di substrati flessibili a una superficie tramite adesivo, per proteggere lo strato inferiore. Plastificante sostanza che serve a migliorare la flessibilità e la resilienza dell’incollaggio; viene aggiunta ai polimeri per modificarne proprietà fisiche come il comportamento a bassa temperatura, la lavorabilità, le proprietà elastiche, la durezza, la flessibilità.
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Plasma somministrando con una scarica elettrica energia a un gas si ottiene il plasma. È detto anche “quarto stato della materia”, perché si aggiunge a quello solido, a quello liquido e a quello gassoso.
Sintetico materiale creato a partire da materiali non naturali, attraverso un processo di sintesi chimica. Tack proprietà di film e nastri adesivi di fissarsi immediatamente a una superficie; è tanto più elevato quanto la pressione e il tempo di contatto necessari sono bassi.
Termoindurente i polimeri termoindurenti, a differenza di quelli termoplastici, una volta prodotti non possono essere fusi senza carbonizzare. Termoplastico se si aumenta la loro temperatura, i polimeri termoplastici assumono stato viscoso e possono essere formati. Una volta raffreddati, mantengono la forma che gli è stata data. Possono essere nuovamente sciolti e nuovamente formati. Tissotropia o tixotropia diminuzione della viscosità apparente sotto sforzo di taglio, seguita da un graduale recupero quando viene tolta la sollecitazione; un gel adesivo si dice tissotropico se, sotto forma di gel, diventa liquido se gli si applicano forze meccaniche (agitazione, scuotimento, ultrasuoni) per poi riacquistare la forma originale quando le forze non agiscono più. Trattamento corona metodo di trattamento superficiale: gli elettroni emessi dagli elettrodi ionizzano le molecole del gas, così sulla superficie della plastica si generano strutture polari che migliorano le proprietà di adesione e bagnabilità.
Viscosità grandezza fisica che misura la resistenza di un fluido allo scorrimento.
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di copolimeri sono sempre più diffusi in questo settore, che richiede materiali nuovi e aumenta costantemente le velocità di macchina. ai film adesivi, ma in questo caso il liner è costituito dalla superficie superiore del film stesso, che deve avere quindi le giuste caratteristiche di release, così da permettere uno srotolamento agevole del nastro. Dal punto di vista produttivo i nastri adesivi nascono come bobine, e vengono tagliati solo successivamente in “fette” della larghezza desiderata. Etichette Chi si occupa di etichette sa quanto il settore sia complesso e tecnico, a partire dalla loro produzione. Sono molte le sfide da superare: la velocità e le particolarità delle linee di produzione fanno sì che servano materiali – e quindi adesivi – dalle performance e resistenze particolari. Ogni settore specifico ha preferenze di materiali: mentre un flacone di detersivo o bagnoschiuma avrà etichette plastiche, economiche e resistenti all’acqua, le bottiglie di liquidi pregiati come vino e olio vorranno etichette in carta dall’aspetto e dalla mano “naturali”. Prendiamo appunto una linea di produzione di bottiglie: le etichette in carta si devono incollare immediatamente alla superficie in vetro, solitamente bagnata, senza formare grinze: devono quindi avere un tack molto alto. Inoltre non si devono muovere né accartocciare, e devono mantenere il loro aspetto e le loro caratteristiche anche nel caso in cui si bagnino. Se le bottiglie contengono olio o vino non devono sporcarsi o staccarsi nel caso in cui alcune gocce di prodotto scivolino all’esterno. Allo stesso tempo, però, quando le bottiglie ven-
gono lavate si devono staccare facilmente. Per questo motivo la colla dietro le etichette per le bottiglie in vetro è un adesivo alla caseina, che soddisfa tutte queste caratteristiche. Altri adesivi impiegati per la confezione di liquidi sono a base di amidi, dispersioni sintetiche e adesivi termofusibili. Packaging La quasi totalità dei prodotti che compriamo ha un qualche tipo di imballaggio. Per realizzarlo vengono usate colle: per accoppiare i materiali, per confezionarli, per renderli più accattivanti, per renderli più resistenti a urti, temperatura, umidità, ossigeno, aromi (per esempio nel settore food & beverage)... Cartoncini e cartoni ondulati possono essere plastificati con dispersioni di acetato di polivinile. Altri imballaggi vengono realizzati accoppiando poliestere (PETP, PBTP), poliammidi, polietilene, polipropilene, cellofan, carta, cloruro di polivinile, fluoruro di polivinilidene, poliimmidi, alluminio, ma anche film metallici. Vengono usati adesivi poliuretanici a base solvente, che garantiscono una qualità costante e una viscosità stabile, ma anche colle a base di dispersioni acquose acriliche e poliuretaniche o adesivi termofusibili. Questi ultimi tipi vengono impiegati per chiudere scatole pieghevoli e pacchetti. Per incollare sacchi e sacchetti in carta vengono usati adesivi a base amido o dispersioni acquose di polivinilacetato, simili a quelli usati per comporre il cartone ondulato. Anche gli adesivi termofusibili e le dispersioni
Adesivi funzionali al processo di stampa Vengono usati adesivi, infine, anche in determinati momenti di alcuni processi di stampa. Per esempio, nel caso della stampa flessografica i cliché vengono applicati ai cilindri grazie a nastri biadesivi acrilici la cui anima è una schiuma di polietilene, che ammortizza l’impatto del cliché sul materiale che va stampato. Vengono usati nastri adesivi o speciali nastri biadesivi anche per collegare “al volo” due bobine senza che la macchina si interrompa, per massimizzare l’efficienza produttiva dei processi di stampa flessografica e rotocalco, caratterizzate da lunghe tirature e alte velocità. Per misurare la resistenza di un giunto adesivo vengono impiegati vari metodi di prova: pelatura; scorrimento: taglio a compressione; scorrimento: taglio a trazione; trazione; compressione; torsione.
Contributo tecnico e scientifico di: Alessandro Barbieri Responsabile R&D, SIR Visual Luca Bellotto e Stefano Costacurta Fondatori, Symera Luciano Novità R&D director, Fedrigoni Group Marco Scatto Polymer scientist Silvano Tamai Business development manager FP&P Flexo, Print & Paper, Tesa Italia 59
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Dai diamanti non nasce niente, dagli scarti tessili... …Nascono nuovi prodotti circolari. Il più grande non detto di quest’industria riguarda la gestione dei rifiuti che, per la maggior parte, finiscono ancora in discarica. Eppure, oltre a ridurre l’impatto ambientale, possono dar vita a inedite opportunità creative.
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di C A T E R I N A
P U C C I
A novembre 2021 la rivista Fortune pubblica un articolo dal titolo memorabile: “Patagonia non usa la parola sostenibilità. Vi spiego perché”. A firmarlo è Beth Thoren, Environmental action & initiatives director del noto brand di outwear per l’area EMEA. In questa lettera aperta, Thoren fa mea culpa, spiegando che Patagonia sa di essere parte del problema e che “compensare le emissioni a pagamento non cancella l’impatto ambientale e non ci salverà sul lungo periodo”. Rivolgendosi poi agli altri brand li invita a “smetterla con le chiacchiere vuote”, denunciando la mancanza di chiarezza del mondo della moda “che alimenta il greenwashing e blocca le azioni concrete”. Del resto i consumatori hanno preso confidenza con il concetto di
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economia circolare e pretendono che alle parole corrispondano i fatti. Gli slogan di sensibilizzazione non bastano più, occorre intraprendere azioni concrete per garantire il tracciamento della filiera. Uno dei problemi principali riguarda gli scarti tessili, smaltiti prevalentemente in discarica. Le più recenti normative in materia di riduzione dell’impatto ambientale stanno provando a coinvolgere in maniera più attiva le aziende tessili. In tal senso l’Italia sembra essere sulla buona strada. In anticipo sulle disposizioni europee, a partire dal 1° gennaio 2022, il decreto legislativo n.116/2020 (art.2) ha disposto un coinvolgimento diretto di produttori, importatori e distributori nelle attività di riciclo e recupero. Ne abbiamo parlato con Roberto Cozzi, presidente del Comitato di Gestione di FOR Textile, Fulvio Alvisi, presidente Associazione Italiana Disegnatori Tessili e docente di Textile Design presso l’Accademia
di Belle Arti Aldo Galli, Giuseppe Bosio, Textile expert, Andrea Moretti, responsabile commerciale di Tutto Tessile, e Ivan Balossi, titolare di Sublylife.
Il 46% della Gen Z acquista da negozi di seconda mano e dichiara di preferire questi prodotti a quelli provenienti dal mercato del fast fashion.
È la second hand economy, baby Secondo la ONG Ecos, l’80% dell’impatto ambientale di un capo d’abbigliamento è determinato in fase di design. E secondo una stima della Ellen MacArthur Foundation, ammonta a 100 miliardi di euro il valore degli scarti tessili che ogni anno vengono inceneriti o avviati a discarica, senza essere sottoposti a operazioni di riciclo e recupero. Se negli ultimi anni brand e stilisti hanno espresso il loro interesse ad adottare un approccio più sostenibile, ora è il momento di andare oltre, investendo in un utilizzo più efficiente dei prodotti e promuovendo il riuso dei materiali generati in fase post consumo, cioè alla fine della vita utile di un capo o di un accessorio. Per Fulvio Alvisi, stiamo assistendo alla nascita di nuovi modelli di business ispirati alla second hand economy, che consiste nel recupero e compravendita dell’usato. Rispetto al 2016, le persone che acquistano capi usati sono aumentate del 64%. Sono soprattutto i più giovani a portare avanti questa battaglia: il 46% della Gen Z acquista da negozi di seconda mano e dichiara di preferire questi prodotti a quelli provenienti dal mercato del fast fashion. Il fenomeno ha progressivamente conquistato anche il mondo del lusso, come dimostra il successo di Vestiaire Collective o Tradesy. Non solo compriamo più usato, ma lo prendiamo anche in prestito. Lo dimostra il gruppo URBN (proprietario dei marchi Urban Outfitters, Free People e Anthropologie), la cui attività di noleggio di abbigliamento, Nuuly, è cresciuta di sei volte in due anni, raggiungendo un valore di 47 milioni di dollari lo scorso anno.
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Riuso più creativo grazie al digitale Un discorso a parte merita l’upcycling, termine coniato nel 1994 dall’ingegnere tedesco Reiner Pilz che in un’intervista disse che considerava il riciclo down-cycling, mentre quello che ci serve davvero è l’upcycling, grazie ai quali ai vecchi prodotti viene conferito più valore, non meno. Si può tradurre con l’espressione “riuso creativo” proprio perché punta a trasformare gli oggetti in nuovi prodotti di maggior qualità, reale o percepita. La stampa digitale si è rivelata un’ottima alleata nella valorizzazione dei capi d’abbigliamento usati. Dal connubio tra innovazione tecnologica e creatività sostenibile è nato infatti “Upcycling: con Epson la moda si fa sostenibile”, un progetto che ha visto coinvolti Epson, l’Accademia di Belle Arti Aldo Galli IED Network di Como e greenchic, primo marketplace italiano di moda pre-loved. L’obiettivo è riscrivere il destino degli abiti usati. Sotto la supervisione di Fulvio Alvisi, coordinatore del master in Textile: Design, Innovation, Sustainability dell’Accademia, nove studenti hanno selezionato alcuni capi messi a disposizione da greenchic e li hanno trasformati in nuovi pezzi unici e originali, grazie alle possibilità di personalizzazione offerte dal digital printing. Per stampare i capi, si sono serviti di una stampante a sublimazione Epson SureColor SC-F100. Gli
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La stampa digitale si è rivelata un’ottima alleata nella valorizzazione dei capi d’abbigliamento usati. Dal connubio tra innovazione tecnologica e creatività sostenibile è nato infatti “Upcycling” di Epson, Accademia Galli e greenchic.
outfit sono infine stati sottoposti a un sondaggio al quale ha partecipato la community di greenchic che ha votato il modello preferito. L’abito vincitore servirà da ispirazione per una creazione dei designer greenchic. Le vie del riuso sono infinite Nel corso dell’Assemblea Generale di FESPA Italia 2022, federazione di associazioni di categoria dell’industria serigrafica e della stampa digitale, che si è tenuta a Milano il 18 febbraio scorso, Giuseppe Bosio, Textile Expert, ha spiegato che solo imparando a riconoscere le diverse tipologie di fibre è possibile individuare le tecnologie di stampa e finitura più indicate a un certo tipo di applicazione. Oltre a investire nello sviluppo di soluzioni meno inquinanti e di materiali innovativi, occorre ragionare sul ciclo di vita dei prodotti per capire come lavora la filiera e come funzionano le operazioni di riciclo e recupero post consumo. Tanto per cominciare, lo smaltimento varia a seconda che si tratti di un capo post consumo (indossato e arrivato a fine vita), preconsumo (mai utilizzato), pezze (cioè strisce di tessuto senza orli né finiture) o ancora quelli che in gergo vengono chiamati “scampoli”, cioè parti residue di una pezza. Tutto Tessile è un’azienda bergamasca che si occupa proprio del recupero di quest’ultima categoria di scarti tessili. I materiali raccolti possono essere sia fibre naturali che sintetiche e provengono da manifatture, cotonifici, maglifici, ma anche imprese addette al confezionamento dei capi. «Prima di procedere con la raccolta per mezzo di container, ogni realtà viene sottoposta a una sorta di “audit” interno, che ci serve a valutarne l’idoneità» spiega Andrea Moretti. Una volta recuperati, gli scarti sono sottoposti a una fase di cernita, che consiste nella separazione delle diverse fibre. Non è detto che tutte possano essere riciclate o recuperate. La loro “riusabilità” dipende da molte variabili. Ad esempio, la qualità delle
Green Print sta brevettando un processo di stampa digitale compatibile con tessuti ricavati da materiali compostabili
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Viaggio al centro delle certificazioni Global Organic Textile Standard (GOTS) garantisce che i prodotti tessili biologici siano ottenuti nel rispetto di stringenti criteri ambientali e sociali. Si applica a tutte le fasi della filiera produttiva, dalla raccolta delle fibre alle successive fasi manifatturiere, fino all’etichettatura del prodotto finito. Ha ottenuto vasto riconoscimento e ciò permette di avere una certificazione accettata in tutti i principali mercati. Global Recycle Standard (GRS) si applica alle imprese che producono e/o vendono semilavorati o prodotti finiti contenenti materiali riciclati. Anche questa si applica all’intera filiera di produzione, inclusa la fase logistica. OEKO-TEX Standard 100 creata nel 1992, garantisce che i prodotti tessili (materie prime, semilavorati, capi finiti) non contengano o rilascino sostanze dannose per la salute. I test per sostanze nocive si basano sulla destinazione del prodotto, per cui quanto più intensivamente un prodotto deve entrare in contatto con la pelle, tanto maggiori saranno i requisiti da soddisfare. La Classe di prodotti più restrittiva è la numero 1, quella relativa a prodotti (biancheria intima, tutine, biancheria per la culla/letto) ma anche giocattoli in tessuto destinati a neonati e bambini fino ai tre anni. European Flax garantisce la qualità della fibra di lino europea, certificando l’origine 100% europea della fibra di lino (proveniente da Francia, Belgio e Olanda) e il rispetto dell’ambiente secondo tre principi chiave: zero irrigazione, zero OGM, zero sprechi. Responsible Wool Standare (RWS) promosso da Textile Exchange, una delle più importanti organizzazioni no profit internazionali per lo sviluppo responsabile e sostenibile nel settore tessile. Prevede il rilascio di una dichiarazione ambientale verificata da parte terza che assicura che la lana proviene da allevamenti gestiti in modo responsabile nel rispetto di stringenti criteri per il benessere animale e per la riduzione dell’impatto ambientale e il mantenimento della tracciabilità lungo l’intero processo produttivo. Rientra nella certificazione l’intera filiera produttiva dalle aziende zootecniche alla manifattura prodotti tessili. Canopy organizzazione no profit canadese che cerca di rendere più sostenibile la filiera dell’approvvigionamento della cellulosa (da cui si ricava la viscosa). Better Cotton Initiative organizzazione no profit mondiale che punta a trasformare la filiera del cotone, combattendo l’impatto negativo nelle fasi di coltivazione e lavorazione, salvaguardando e implementando lo sviluppo economico degli operatori della filiera. FOR Textile è un sistema di certificazione di prodotto e di processo che deriva dall’evoluzione del marchio Seri.Co, le cui origini risalgono al 2001. Viene rilasciata da TÜV Rheinland Italia, organismo di certificazione indipendente, a fronte di uno specifico mandato conferito da Centro Tessile Serico Sostenibile, proprietario e gestore del marchio.
fibre da cui sono composti, i pigmenti con cui sono stati stampati e i trattamenti chimici e meccanici ai quali sono stati sottoposti. «Le fibre miste sono più difficili da recuperare – prosegue Moretti – perché ciascuno dei materiali da cui sono composte ha un fine vita diverso. La presenza di occhielli di metallo (usati soprattutto nella comunicazione visiva per realizzare banner o appendibili, ndr), praticamente impossibili da eliminare, rende difficili le operazioni di recupero e smaltimento». Nel caso di Tutto Tessile, circa l’80% del materiale processato viene riciclato, ovvero esce dall’impianto sotto forma di materia prima e viene spedito a ovattifici e filature che lo utilizzano nuovamente nella produzione. Una stampa pubblicitaria più ecologica è possibile Alcuni scarti trovano applicazione nell’ambito della comunicazione visiva, dove il tessuto la fa da padrone già da una decina d’anni. La bergamasca Sublylife è specializzata in stampa sublimatica su vari materiali, dai tessuti tecnici ai materiali rigidi come lamiere e vetri. Da poco ha lanciato un progetto parallelo, Green Print per rendere più sostenibile e compostabile la stampa pubblicitaria. Stampando su materiali naturali come bambù, canapa e viscosa, Green Print sta bre-
vettando un processo di stampa digitale compatibile con tessuti ricavati da materiali compostabili. Gli ambiti di applicazione di questa tecnologia spaziano dall’’interior all’outdoor, dagli allestimenti fieristici al retail. Le applicazioni stampate finora hanno passato tutti i test in materia di ecotossicità e sono state certificate compostabili, secondo la normativa UNI EN 13432. «Il vantaggio per le aziende che decideranno di usufruire del nostro servizio è che dopo la rimozione, il materiale verrà conferito ad impianti di compostaggio dedicati e, passati 90 giorni, si trasforma in compost ricco di sostanze nutritive e fitotossico ai sensi della linea guida OECD 208, che può essere utilizzato come fertilizzante anche in coltivazioni biologiche» spiega Ivan Balossi. «Secondo i risultati dei test che abbiamo condotto, la stampa su materiali compostabili non compromette le caratteristiche estetiche funzionali tipiche del tessuto vergine. La resa cromatica è paragonabile a quella ottenuta con stampa sublimatica. Lo stesso vale per la resistenza agli agenti esterni: anche dopo 4 o 5 mesi i campioni non hanno perso la loro brillantezza. Se vogliamo parlare di economia circolare, il bello della nostra tecnologia è che permette di creare un ciclo aperto e non chiuso, perché dal fertilizzante nascerà una nuova pianta e quindi nuova vita».
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L’importanza di certificarsi Ridurre l’impatto dell’industria tessile è possibile solo adottando un approccio alla sostenibilità a 360 gradi, che tenga conto non solo di fattori ambientali, ma anche sociali e di governance. Secondo Roberto Cozzi, è ormai consuetudine, per coloro che intendono lavorare nella filiera moda, adeguarsi a una serie di standard internazionali che i brand hanno sottoscritto o addirittura stilato. I più diffusi sono il Global Organic Textile Standard (GOTS) e il Global Recycle Standard (GRS). Come suggerisce il nome stesso, il primo fa riferimento a fibre tessili organiche come lana, seta e cotone; il secondo a prodotti contenenti materiali riciclati. «Sono molto ricercati perché controllano l’intera filiera, cioè si applicano a tutte le aziende coinvolte, sia a livello produttivo che commerciale. Questo significa che anche un importatore, che si occupa solamente di vendere il prodotto finito, deve certificarsi se vuole lavorare con la maggior parte dei marchi presenti sul mercato». Per la viscosa, fibra
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semiartificiale ottenuta dalla lavorazione della cellulosa del legno, una delle certificazioni più richieste è FSC, specifica per il settore forestale e i prodotti legnosi. Che però non garantisce il controllo dell’intera filiera, ma solo dei passaggi di compravendita. Anche per questo sono nati progetti come Canopy, un’organizzazione no profit canadese che vuole rendere più sostenibile la filiera dell’approvvigionamento della cellulosa. Esistono poi delle liste di sostanze vietate che tutti i fornitori devono sottoscrivere per lavorare in un determinato segmento. La principale è RSL (Restricted Substances List) che può essere integrata da altre più specifiche come la ZDHC MRSL, riservata al settore manifatturiero. Ogni brand può inoltre creare la propria PRSL, una lista ad hoc che indica a quali processi e pratiche i propri partner devono adeguarsi. Se fino a poco tempo fa questi discorsi sembravano toccare superficialmente il mondo dell’interior decor, oggi non è più così. «Servendoci delle analisi e dei dati forniti dai nostri soci, stia-
Ogni brand può creare la propria PRSL, una lista ad hoc che indica a quali processi e pratiche i propri partner devono adeguarsi.
mo mettendo a punto nuove schede dedicate al mondo dell’arredo, degli imbottiti e dei tendaggi» prosegue Cozzi. «Esistono una serie di requisiti specifici per queste industrie come, ad esempio, la capacità di un tessuto di resistere all’abrasione o la tendenza al pilling (che comporta la formazione di agglomerati di fibre irregolari, i cosiddetti pallini, ndr). Bisogna inoltre tener conto delle esigenze maturate da alcuni Paesi. Negli Stati Uniti e in Giappone, la resistenza al fuoco è un requisito imprescindibile sia per i tessuti destinati a spazi pubblici, come cinema e teatri, sia privati». L’adesione a un marchio di certificazione come FOR Textile, che da oltre vent’anni si impegna a valorizzare la tradizione tessile del distretto comasco, può aiutare le imprese non solo a rendere misurabile il proprio impegno sul fronte della sostenibilità, ma anche ad approcciare mercati dei quali non si conoscono tutte le caratteristiche che, d’altro canto, sono in costante aggiornamento.
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Brand Revolution LAB riparte e si rinnova con il concept “Metamorphosis” Brand, agenzie creative e partner tecnologici si sono incontrati nella sede di Smith Lumen per dare inizio alla nuova edizione dell’ormai famoso “sperimentificio” della comunicazione stampata. L’edizione 2022 di Brand Revolution LAB ha preso il via lo scorso 24 marzo con un incontro nella nuova sede dell’agenzia creativa Smith Lumen, in via Pestalozzi 4 a Milano. Il kick-off, primo momento d’incontro di tutto il laboratorio che culminerà il prossimo ottobre con un evento espositivo distribuito su più giorni, ha coinvolto tutti i partner che collaboreranno per dare vita a progetti di stampa innovativa, capaci di spingere oltre i limiti del consueto la comunicazione di marca grazie al mix di creatività, tecnologie e materiali. Durante l’incontro, la curatrice creativa Daisy Viviani (Hello DTV) ha presentato il concept del 2022, “Metamorphosis”, che rappresenta un momento di trasformazione e re-branding sia del laboratorio in sé, sia dell’industria, in cui fornitori di tecnologia e supporti, stampatori, agenzie e brand sono chiamati sempre più a costruire un ponte fra il mondo analogico e digitale. L’obiettivo diventa quindi per tutti la costruzione di nuove esperienze coinvolgenti. Le agenzie creative
Le agenzie creative che si metteranno in gioco quest’anno sono Artefice Group, DLV BBDO, H2H, Hello DTV, O,Nice Design e The Embassy, “vecchie glorie” delle edizioni passate che anche quest’anno hanno deciso di tuffarsi a capofitto nel mondo della sperimentazione. A loro si aggiungono tre agenzie che per la prima volta, ma senza timidezza alcuna, entrano nel mondo di Brand Revolution LAB: Advision, Effige 2.0 e, appunto, Smith Lumen che in questa occasione ha fatto gli onori di casa. Anche quest’anno ci sarà la partecipazione di Brand Revolution Creative, uno spe-
ciale team di professionalità trasversali che svilupperà uno dei progetti e il concept per l’allestimento dell’evento finale. I partner per la stampa e i supporti
Tra i partner del 2022 si riconfermano Gruppo Cordenons, la prestigiosa cartiera che partecipa a Brand Revolution LAB fin dalla sua prima edizione, il fornitore – anch’esso storico partner di BRL – di colori e cliché per la nobilitazione Luxoro, gli stampatori Grafical ed Eurolabel insieme a Tecno Tag. Entrano per la prima volta nel laboratorio anche il fornitore di materiali da rivestimento per il packaging di lusso e la legatoria Fontana Grafica e lo stampatore Varigrafica. La possibilità di entrare a far parte dei team di lavoro è ancora aperta a fornitori di tecnologie, materiali e stampatori che volessero farne richiesta. I brand
Dulcis in fundo, i brand che hanno raccolto la sfida di partecipare a questo vero e proprio “sperimentificio” sulla comunicazione di marca: sono 10 e provengono da settori molto diversi tra loro, garantendo anche quest’anno una grande diversità di soluzioni e la possibilità di contaminare linguaggi espressivi e stili diversi. Sono AISM, Associazione Italiana Sclerosi Multipla, organizzazione che si occupa dei diritti delle persone con SM orientando e finanziando la ricerca scientifica; Mulino Bianco, marchio Barilla famoso per i suoi prodotti da forno; Culti Milano, azienda nota per le sue fragranze per la casa e la persona, che abbina design e qualità premium; Dynamo the good company,
marchio di abbigliamento outdoor nato a Dynamo Camp, il primo Campus Ricreativo Terapeutico in Italia; Flob Flower, e-commerce specializzato nella vendita online del settore florovivaistico e arredamento green; Edenred, inventore dei buoni pasto e leader in servizi per il mondo del lavoro; Schenker, società leader nella produzione di dissalatori marini di nuova generazione; Stivaleria Savoia, azienda specalizzata nella realizzazione di calzature artigianali su misura; TOM, premium gin italiano ispirato alle atmosfere milanesi e infine l’Istituto Auxologico Italiano, fondazione riconosciuta come IRCCS che opera nella ricerca biomedica e nell’assistenza sanitaria di alta specializzazione. E così, tra l’unboxing di sample di stampa e materiali, presentazioni, chiacchiere e un aperitivo conviviale, si è stretta anche quest’anno l’alleanza tra tutta la filiera del printing che lavorerà insieme nei prossimi mesi. I prossimi step: la presentazione dei brief e la costituzione dei team di lavoro, per poi partire a briglia sciolta sulla creatività dei progetti. Come tutti gli anni, Brand Revolution LAB gode anche del patrocinio di DMA Italia e della mediapartnership di PRINTlovers. Per saperne di più: www.brandrevolutionlab.it brl@strategogroup.net IG @brandrevolutionlab Per informazioni su come partecipare a BRL come partner: sales@strategogroup.net
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Dida
F O T O G R A F I A
Uscite a scattare! — Sara Munari È questo il consiglio che Sara Munari, fotografa e docente di fotografia e comunicazione visiva, dà a chi comincia a interessarsi al lavoro dietro l’obiettivo. In questa intervista ci racconta la sua visione tra street photography e narrazione fantastica, fatta di convergenza tra media e generi diversi e di piccoli istanti che diventano eccezionali. 66
di S I M O N E
A Z Z O N I
F O T O G R A F I A
Simone Azzoni È critico d’arte e docente di Storia dell’arte contemporanea allo IUSVE. Insegna Lettura critica dell’immagine all’Istituto di Design Palladio di Verona. Ha curato numerose mostre di arte contemporanea in luoghi non convenzionali. È co-direttore artistico del festival della Fotografia Grenze. È critico teatrale per riviste e quotidiani nazionali. Organizza rassegne teatrali di ricerca e sperimentazione. Tra le pubblicazioni recenti Frame - Videoarte e dintorni per Libreria Universitaria, Lo Sguardo della Gallina per Lazy Dog Edizioni e, per Mimemsis, Smagliature (2018). Teatro e fotografia. Conversazione con Enrico Fedrigoli è il suo ultimo libro.
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«Ogni fotografia è un dono. In fondo il mondo va avanti anche senza noi fotografi». Sara Munari è così, schietta, umile, rigorosissima nel suo lavoro che oggi si concentra soprattutto sulla narrazione fantastica, sul fake, il falso necessario per elaborare e raccontare un mondo poetico alternativo. Ma anche se si tratta di raccontare la perdita del padre con un fantascientifico viaggio tra i pianeti, la fotografia è sempre consapevolezza del mezzo e delle sue potenzialità. Ogni foto si regge sul dialogo tra il valore tecnico e quello espressivo che definisce la poetica dell’autrice. Da qualche anno non si dedica più direttamente alla street photography, ma tutti la chiamano per parlarne.
Cos’è per te la street photography?
Per me la street photography è una partita a poker con gli avvenimenti e con le piccole eccezioni che si possono incontrare per strada. È un modo per raccogliere piccoli istanti di vita, che diventano eccezionali grazie alla selezione di un piccolo riquadro che il fotografo, in questo caso io, sceglie di fermare nel tempo.
Cosa deve documentare e a cosa ti predisponi quando esci in strada?
Per quanto mi riguarda la necessità documentaria passa completamente in secondo piano rispetto allo stupore che può regalarti la fotografia di strada. La documentazione in sé non è una necessità primaria. L’unica cosa che desidero, quando esco per strada, è di rimanere sempre sconvolta da come lo scorrere della vita, bloccato in una particolare frazione di secondo, possa raccontare piccole storie non percepibili agli occhi, normalmente distratti e meno attenti.
Street è riconfigurare il reale: come si controlla un set infinito, fatto di mille luci, di mille persone, di infinite possibilità di improvvisazione?
Si controlla avendo ben chiaro che l’improvvisazione è legata al fluire normale delle cose ma non riguarda il fotografo, che non improvvisa la propria attitudine e il proprio tentativo di riconoscere l’attimo necessario al racconto di un piccolo fatto, stravolto dall’intento personale di chi scatta.
Qual è il genere fotografico su cui maggiormente si può produrre innovazione, sperimentare i linguaggi?
La fotografia contemporanea è fatta di sperimentazione e del confluire di più generi e di più media all’interno i progetti singoli. Questa modalità ha attraversato tutti i generi fotografici, dal fotogiornalismo al concettuale. Le possibilità in termini di mescolanza narrativa si sono molto ampliate, e gli addetti ai lavori come pure il fruitore comune, si stanno abituando a leggere progetti rafforzati dall’utilizzo di linguaggi differenti tra loro.
Quando si può dire che una foto “funziona” ?
Quando compie il proprio compito di comunicare l’intento del fotografo, sempre che lo stesso abbia necessità di farlo e non utilizzi una comunicazione volutamente meno chiara, per dare opportunità al fruitore stesso di portare un’interpretazione personale, o di raccontarsi la propria storia.
Quanto influiscono sulla sua efficacia il supporto, il formato e la stampa?
Quando parliamo di “fotografia fine art” parliamo di un procedimento che il fotografo mette in atto affinché la comunicazione del lavoro che costruisce avvenga nella modalità più funzionale possibile. In questo senso è necessario che all’interno della progettualità dell’autore, egli dia considerevole peso a tutta la produzione, dall’ideazione iniziale al potenziale allestimento di una mostra, o di un libro. La tipologia di stampa, di supporto e di formato fanno parte di queste scelte e sono, quindi, fondamentali.
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Sara Munari Sara Munari è nata a Milano nel 1972 e ha girato il mondo. Si è diplomata come fotografa professionista all’Isfav di Padova. Espone in gallerie in Italia e in Europa, in festival e musei di arte contemporanea. Fa da giurata e lettrice portfolio nell’ambito di premi e festival internazionali e gira l’Italia per tenere conferenze, corsi e letture portfolio. Ha vinto, con i suoi lavori, premi nazionali e internazionali. Attraverso una continua ricerca, sviluppa storie visuali che approfondisce attraverso la contaminazione di più media, partendo sempre da una base fotografica. Scrive di teoria sulla fotografia per Emuse, è docente di Storia della fotografia e comunicazione visiva presso l’Istituto Italiano di Fotografia, nonché di Linguaggio e costruzione del racconto fotografico in molte sedi italiane. Nel 2019 ha aperto a Monza Musa Fotografia, centro per corsi, mostre, presentazioni e tutto ciò che riguarda la fotografia. Di recente ha avviato il progetto AMI, Archivio Mobile Italiano per documentare la fotografia amatoriale in Italia. Ha un seguitissimo blog di fotografia: www.saramunari.blog
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Quali sono gli elementi cruciali di un allestimento e chi dice l’ultima parola, il fotografo o il curatore?
L’allestimento fa parte del messaggio che l’autore vuole trasmettere con il proprio progetto. È fondamentale quindi l’intervento di un esperto che rafforzi l’idea centrale. Per la seconda domanda, dipende dall’avanzamento della carriera del fotografo e del curatore. Inizialmente si tende, da fotografo, ad affidarsi maggiormente a figure professionali esterne che possano aiutare rendere il progetto maggiormente fruibile, partendo dalla scelta delle fotografie da inserire, fino all’allestimento finale di mostre o libri. Con il passare del tempo la collaborazione diventa maggiormente paritaria. Il lavoro col curatore, o col critico, si trasforma in uno scambio di opinioni che dovrebbe essere fruttuoso, affinché il lavoro funzioni, rappresenti l’autore e gli permetta di crescere ulteriormente.
Tu insegni. L’allievo non dovrebbe ripetere il gesto, lo stile e la cifra del maestro. Come si educano gli allievi affinché scattino in autonomia, pur tenendo a mente gli insegnamenti?
Il docente dà conoscenza, esperienza e indicazioni che si basano sul proprio vissuto, età, cultura e sensibilità. Quando è bravo, riesce a trasmettere un metodo che lo studente dovrebbe essere altrettanto bravo a cucirsi addosso. Rimango comunque dell’idea che, a differenza del detto comune per il quale “chi sa fare fa, e chi non sa fare insegna”; un buon docente deve anche saper fare, l’approccio pratico è quello che più colpisce e rimane impresso nella mente di chi assorbe le tue parole. Il saper fare accentua la tua credibilità come docente.
Nel tuo libro Il portfolio fotografico dai consigli per costruire un portfolio. Ce li puoi sintetizzare qui?
Conoscere bene la storia che si vuole raccontare, conoscere bene il linguaggio più funzionale per raccontarla, essere coerenti nel farlo, nella scelta della struttura narrativa e della sequenza, approfondire sempre, più che si può e non mollare mai un lavoro a metà. Mi rendo conto di essere stata sintetica. Proprio perché non si può spiegare in quattro righe ho scritto un libro sull’argomento.
A B B I A M O
6th.......................................................................13 99design......................................................... 48 Accademia Aldo Galli.............................. 62 Advision......................................13, 23, 36, 65 AISM................................................................... 65 Alvisi Fulvio.....................................................61 Arconvert Fedrigoni...................................72 Artefice Group............................................. 65 Assografici..................................................... 45 Avery Dennison........................................... 25 Balossi Ivan.....................................................61 Barbieri Alessandro................................... 59 Barilla................................................................ 65 Basile Andrea............................................... 23 BasileADV....................................................... 23 Bellotto Luca................................................ 59 Biemme Etich. Autoadesive................. 20 Bontempo Ilaria.......................................... 23 Borgo Conventi............................................ 11 Boschetti Tipolitografia......................... 33 Bosio Giuseppe.............................................61 Brand Revolution LAB.............................. 65 Busetto Marcello........................................ 20 Campari Group.............................................41 Campedelli Marco..................................... 49 Carta Alto Garda..........................................13 Conai................................................................. 46 Coop.................................................................. 45 Costacurta Stefano.................................. 59 Cozzi Roberto................................................61 Creative Hero................................................13 Cristofori Graphic Designer................. 33 Culti Milano................................................... 65 D8........................................................................ 48 Dejaco Arno...................................................13 DLV BBDO........................................................ 65 DMA Italia....................................................... 65 Durst.....................................................................3 Dynamo the good company................ 65 Edenred........................................................... 65 Effige 2.0......................................................... 65 Enel.................................................................... 34
70
P A R L A T O
D I
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W E
T A L K E D
Enoitalia...........................................................17 Enovation Brands........................................17 Epson................................................................ 62 Etigraph........................................................... 20 Eurolabel..................................................34, 65 Faenza Chiara.............................................. 45 FC Internazionale....................................... 36 Fedrigoni Self-Adhesives................25, 35 Fedrigoni.......................................8, 12, 13, 59 FESPA Italia.................................................... 62 Fieramilano................................................... 69 FINAT.......................................................... 31, 45 Flob Flower.................................................... 65 Fontana Grafica.......................................... 65 FOR Textile......................................................61 Frattaruolo Dario...........................12, 13, 35 Frei und Zeit...................................................13 Giordano Vini.................................................17 Grafical..................................... 2, 9, 13, 31, 65 greenchic....................................................... 62 Gruppo Cordenons.................................... 65 Gustosa.............................................................31 H2H..................................................................... 65 Hello DTV........................................................ 65 hinderer+muhlich Italia............................8 HP........................................................................31 Ist. Auxologico Italiano........................... 65 Italian Wine Brands....................................16 Kurz gruppo....................................... 8, 25, 39 La Commerciale...................................13, 35 Labelit.............................................................. 20 Lateral Creative Hub.................................31 Lazzati Industria Grafica........................21 Litografia Castello......................................13 LuxePack.........................................................10 Luxoro.....................................8, 25, 36, 65, 71 Marino Gianclaudia....................................12 Molinaro Fabio..............................................41 Morandini Marco........................................ 49 Moretti Andrea.............................................61 Moretti Laura................................................ 23 Munari Sara................................................... 66
A B O U T
Mutinelli Alessandro..................................16 Novità Luciano............................................ 59 O,nice! Design......................................... 8, 65 Oscar della Stampa.................................. 42 Packaging Première....................................4 Podere L’Agave............................................ 34 Proskuryakov Anton................................. 48 Provinco...........................................................17 Raphael Dal Bo.............................................17 Robilant Associati.......................................41 Santa Margherita....................................... 36 Scatto Marco................................................ 59 Schenk Italia................................................. 33 Schenker......................................................... 65 SIR Visual........................................................ 59 Smith Lumen................................................ 65 Spazio Di Paolo..................................8, 11, 12 Sprint24............................................................12 Stivaleria Savoia......................................... 65 Studio Moretti.............................................. 23 Sublylife...........................................................61 Svinando..........................................................17 Symera............................................................. 59 Tageos...............................................................12 Tamai Silvano............................................... 59 Tecno Tag................................................28, 65 Tenimenti Civa............................................. 46 Terroir Design............................................... 49 Tesa Italia....................................................... 59 The Embassy................................................. 65 TOM.................................................................... 65 Tonutti Tecniche Grafiche..................... 36 Tutto Tessile...................................................61 UPM Raflatac............................................... 36 Varigrafica..............................................34, 65 Vinitaly...................................................... 12, 20 Viviani Daisy.................................................. 65 Voet Philippe.........................................34, 45 Xeikon................................................................47 Zantedeschi Matteo..........................23, 36