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STAMPA E NUOVI MEDIA NELL’ERA DIGITALE
OSSERVATORIO Indagine sulle strategie per la ripartenza
SPECIALE GREEN PRINTING EMERGENZA CORONAVIRUS Gli stampatori italiani si reinventano
N. 197 MAGGIO GIUGNO 2020
Stratego Group 20090 Segrate (MI) via Cassanese 224 Euro 9,90
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All’interno di questo numero del Poligrafico troverai alcune pagine con l’icona dell’app Stampare Aumentato, che vedi qui sotto. Inquadra la pagina con l’app per farle prendere vita: accederai a contenuti multimediali e interattivi.
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italiane dello sfaccettato mondo dell’industria grafica. Ognuna con le sue caratteristiche e il suo comparto d’elezione, queste aziende sono entrate di diritto a far parte del Club delle Eccellenze della stampa in Italia. Ventisei edizioni dei Premi alle aziende di stampa italiane – dal 1987 al 2010 si sono chiamati La Vedovella, dal 2012 ad oggi sono gli Oscar della Stampa – hanno visto circa 100 imprenditori e personalità del settore salire sul podio a ritirare l’ambito riconoscimento. Sono loro che hanno fatto grande La Vedovella e gli Oscar della Stampa e a loro via via si aggiungeranno altre eccellenze, donne e uomini che giorno dopo giorno con grande professionalità ed impegno contribuiscono a fare dell’industria italiana del printing C R C una L delle PPmaggiori a livello internazionale (al secondo posto Apri l’app store sul tuo in Europa per la stampa di imballaggi, smartphone: Stampare è disponibile al terzo perAumentato la stampa commerciale ed sia su App Store che editoriale). su Google Play. Scaricala e aprila. aziende In queste gratuitamente pagine quattro specializzate nella produzione di packaging farmaceutico si raccontano e raccontano la propria attività. Perché l’eccellenza si costruisce con il duro lavoro e con la continua innovazione.
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Sommario
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SPECIALE GREEN PRINTING
PIOMBI Primo piano Decreto Rilancio, le misure per l’editoria .8 Fedrigoni, shock di domanda di cartei.....8 Poligrafici Printing, 2019 positivo............9 Riparte la cartiera Pro-Gest a Mantova....9 Aziende grafiche ..................................10 Fornitori ...............................................12 Istituzioni..............................................16 SPECIALE GREEN PRINTING Sostenibilità e green printing: nessuno è escluso ...............................28 Certificazioni di sistema e di prodotto ....33 Le certificazioni specifiche per la stampa.......................................36 Sistemi di stampa e finishing: l’impatto ambientale.............................43 EVENTI Con “stampiamoAvanti” la filiera della stampa si ritrova online ................18 Roto4All, il primo webinar italiano dedicato alla rotocalco..........................46 INTERVISTE Giuseppe Casali (Pigini Group) ..............20 RUBRICHE I nomi di questo numero.........................6 Osservatorio Emergenza Covid19: l’impatto sulle aziende e le strategie per ripartire .........22 L’eccellenza italiana Minimegaprint......................................50 Printing portraits Nell’emergenza gli stampatori italiani si reinventano ......................................54 L’opinione di... Sergio Facchini Considerazione green...........................58
SOSTENIBILITÀ E GREEN PRINTING: NESSUNO È ESCLUSO PAG. 28
CERTIFICAZIONI DI SISTEMA E DI PRODOTTO: IL LATO PROATTIVO DELLA SOSTENIBILITÀ IN AZIENDA PAG. 33
L’IMPATTO AMBIENTALE DEI SISTEMI DI STAMPA E DI FINISHING PAG. 43
Colophon
Direttore responsabile ENRICO BARBOGLIO enrico.barboglio@strategogroup.net Redazione GIULIA VIRZÌ tel. 02 49534500 giulia.virzi@strategogroup.net FEDERICO ZECCHINI Pubblicità MAURO TIRONI tel. 02 49534500 mauro.tironi@strategogroup.net DEBORAH FERRARI tel. 389 9004599 deborah.ferrari@strategogroup.net Rancati Advertising: CLAUDIO SANFILIPPO tel. 02 70300088 csanfilippo@rancatinet.it
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Ufficio traffico BRANDO ZULIANI tel. 02 49534500 brando.zuliani@strategogroup.net
Hanno collaborato a questo numero: SERGIO FACCHINI, ACHILLE PEREGO, STEFANO PORTOLANI, CATERINA PUCCI Progetto grafico e impaginazione CRISTINA MASCHERPA Redazione Via Cassanese 224 Centro Direz. MilanoOltre, Segrate MI tel. 02 49534500 fax 02 26951006 Ufficio abbonamenti tel. 02 49534500 fax 02 26951006 abbonamenti@strategogroup.net Editore STRATEGO GROUP srl - Segrate MI www.stampamedia.net Stampa PressUP - Nepi (VT) www.pressup.it Copertina Art direction: CRISTINA MASCHERPA Immagine: WWW.DEPOSITPHOTOS.COM Realtà aumentata powered by genARate
ABBONAMENTI Quota annua euro 84,00 per l’Italia, 144,00 per l’Europa, 159,00 extra-Europa. Numeri arretrati: 15 euro cad. copia. I versamenti possono essere effettuati con bonifico bancario a Stratego Group srl IBAN: IT70 C034 4020 6000 0000 0264 200
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INDAGINE SULLE STRATEGIE DI RIPARTENZA DEL SETTORE PAG. 22
COME SI REINVENTANO GLI STAMPATORI ITALIANI NELL’EMERGENZA PAG. 54
R.E.A. Milano n. 1190227 Autorizz. Trib. Mi n. 512 del 26.10.85 Gli articoli firmati impegnano esclusivamente gli Autori. Dati e caratteristiche tecniche sono generalmente forniti dalle Case costruttrici, non sono comunque tassativi e possono essere soggetti a rettifiche in qualunque momento. Tutti i diritti sono riservati. Notizie e articoli possono essere riprodotti solo a seguito di autorizzazione dell’editore e comunque sempre citando la fonte. Testi e fotografie, qualora non espressamente richiesto all’atto dell’invio, non vengono restituiti. Desideriamo informarLa che il D.Lgs. 196/03 (Testo Unico Privacy) prevede la tutela di ogni dato personale e sensibile. Il trattamento dei Suoi dati sarà improntato ai principi di correttezza, liceità e trasparenza e della Sua riservatezza. Ai sensi dell’art. 13 del Testo Unico, Le forniamo quindi le seguenti informazioni: il trattamento che intendiamo effettuare verrà svolto per fini contrattuali, gestionali, statistici, commerciali, di marketing; il trattamento, che comprende le operazioni di raccolta, consultazione, elaborazione, raffronto, interconnessione, comunicazione e/o diffusione si compirà nel modo seguente: archiviazione su supporto cartaceo e archiviazione informatizzata su personal computer. Il titolare dei dati è: Stratego Group srl nella persona del Rappresentante Legale. Il responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche dati ad uso redazionale è Enrico Barboglio (enrico.barboglio@strategogroup.net - via Cassanese 224 Segrate (Milano) - tel. 0249534500 - fax 0226951006). Al titolare del trattamento Lei potrà rivolgersi per far valere i Suoi diritti così come previsti dall’art. 7 del D.Lgs. 196/03.
Per inviare inviti alla redazione per conferenze o eventi, scrivere a inviti.redazione@strategogroup.net Organo Ufficiale ITALIA
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associazione tecnici arti grafiche italia
EURO GRAPHIC PRESS
Il PolIgrafIco è la rIvIsta ItalIana del gruPPo eurograPhIc Press www.eurograPhIcPress.com
Sin dalle prime settimane di marzo abbiamo cercato di raccontare l’impatto del Covid-19 e dei conseguenti lockdown sulle aziende di stampa italiane. Sono state di Giulia Virzì settimane difficili, qualche stampatore le ha definite come le più difficili della storia aziendale: commesse crollate se non addirittura azzerate, difficoltà nel reperimento dei dispositivi di sicurezza individuale senza i quali non era possibile far lavorare i dipendenti, per non parlare della paura dell’avere a che fare con quello che a più riprese è stato definito un “nemico invisibile”. Siamo entrati da qualche giorno nella cosiddetta Fase 2, resa possibile dai risultati sul contenimento dei contagi della fase precedente. È concesso di riprendere le attività economiche, ma l’onda lunga della crisi è ancora lontana dalla risoluzione. Dopo settimane di stop o quasi stop, la ripartenza è un nuovo capitolo con premesse che la rendono complessa, difficile, impegnativa. Lo è anche per gli stampatori italiani, che per fronteggiare l’emergenza sono ricorsi allo smart working, alla cassa integrazione, a nuove produzioni, e che stanno mettendo in atto strategie per riprendere la piena produttività. Questo raccontano i dati emersi dall’indagine condotta a fine aprile da Stampamedia su un panel di stampatori di ogni dimensione e su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo era di conoscere l'impatto della diffusione del nuovo coronavirus (e gli effetti dei provvedimenti presi dal Governo per contenerla) sulle tipografie italiane e le strategie che stanno mettendo in atto per ripartire dopo due mesi difficili. Secondo la ricerca, il 20% degli stampatori sta pensando di “ricalibrare/cambiare il paniere di beni prodotti e venduti”: una reazione al crollo di certi settori, pensiamo alla stampa commerciale. Una strategia che molte aziende hanno già messo in campo, come avrete modo di leggere nell’inchiesta sulla riconversione delle aziende: chi produceva packaging e cataloghi per il mondo del lusso e della moda si è messo a stampare il plexiglass per il distanziamento sociale oppure mascherine per la Croce Rossa e la Protezione Civile, chi stampava materiale per ristoranti e partecipazioni per i matrimoni ha iniziato a produrre visiere anti-contagio. Nella sua semplicità torna alla mente - ricordo d’infanzia di ciascuno - la favola del poeta francese Jean de La Fontaine “La Canna e la Quercia”. «Tu sei forte, ma chi fino a dimani può garantirti il legno della schiena?», chiedeva la Canna alla superba Quercia, e subito “il più forte scoppiò degli uragani”: “La molle Canna piegasi,/e resiste la Quercia anche ai più forti/ colpi del vento, per un po’, ma infine/sradica il vento il tronco,/che mandava le foglie al ciel vicine,/e le barbe nel Regno imo dei morti”. L’uragano è scoppiato, e ci siamo ancora dentro. Ma imparare a “piegarsi” può essere la strada, in attesa di tornare a essere querce e poter toccare il cielo.
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In questo numero
INQUADRA E ACCEDI ALLA REALTÀ AUMENTATA
La Canna e la Quercia
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indice dei nomi
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Persone e aziende citate nel numero con riferimento alla pagina. I numeri in neretto si riferiscono all’inserzione pubblicitaria Acimga 16,46 ACM 19 Agfa 7,12,44 Algola 13 Andersen 20 Andrich Peter 19 Argi 16 Artefice Group 19 Assocarta 16,32 Avisa 29 Azul sistemi 15 Badini Simonetta 30 Baglieri Enzo 16,46 Bandecchi Emanuele 19 Bandecchi Paolo 54 Baumann Christian 14 Baumann Maschinenbau 14 BC Boncar 56 BCF 29 Bell Atlantic 9 Benzi Pier 19 Berra 15 Bocconi università 16,46 Bodreau Alice 16 Bonsignore Paolo 56 Boost 57 Bordone Matteo 16,46 Bottazzoli Elisabetta 46 Bowers Ford 16 Brand Revolution 38 Briganti Andrea 46 Brundtland Gro Harlem 33 Burgo 9 Camporese 47 Carcione Mario 10 Carella Anna Laura 56 Carrara Marzio 57 Carrega Gianluca 8 Cartiere Villa Lagarina 9 Cartotecnica Rigon 48 Casali Giuseppe 20 Casella Alessandro 10 Centro Stampa Poligrafici 9 CEPE 30 CEPI 16 Chiarella Giacomo 36 Ciancio Sanfilippo Mario 10 Cirimele Vincenzo 18 Comieco 32 Compunet Cards 10 Conai 33 Cpz 57 Crotti Francesco 19 DB Ingegneria dell’Immagine 50 De Vincenzo Aldo 13 De Zan Carlo 40 Degola Alessandro 13 Di Agostino Gerardo 18 Druck Chemie 19 Duddy Tony 9 Durst 50 Ecomatters 30 Ecoprintweb 36
Edigit 13 Edisud 10 Elcograf 10 Ellen MacArthur Found. 16 Energiapura 56 Enviaudits 41 EuPIA 29 Eurolabel 19 Fedrigoni 8 Fieg 9 Finat 16 Franceschi Fabio 57 Franco Aldo 19 Frick Markus 14 FSC Italia 36 Fuji Xerox 9 Gallus 9,13 Gazzetta del Mezzogiorno 10 Ghelfi Beppe 18 Ghelfi Ondulati 18 Grafica KC 36 Grafica Metelliana 18 Grafica Veneta 57 Grafiche Delpiaz 36 Grafiche Pizzi 10 Grafton Merchanting GB 41 Gruppo Cordenons 14,19 Gruppo Pozzoni 10 Gugler Ernst 36 gugler 36 Gupta Sunil 9 Heidelberg 9,10,11,19 Howden Joinery 41 HP 19 IBM 9 Inprint 10 ISPRA 35 ITA 16 Jewson Ltd 41 KBA 57 KLS PurePrint 36 Kobol 40 Koenig & Bauer 19,45,48 Komori 17 Konica Minolta 19 Kurz 52 Kyocera 12 Kyoto Club 31 L.E.G.O. 36 La Franceschina Antonio 19 La Tipografica Varese 36 Labanti e Nanni 36 Larsen Kasper 36 Lauer Len 9 Lauriola Giusy 50 Lazzati 19 Leberle Ulrich 16 Legambiente Liguria 36 LifeGate 16 Litografia Castello 13 Longo Filippo 10 Luxoro 52 Maggioni Gianmatteo 46
Maiorano Antonio 19 Makin Michael 16 Manroland 3,10 Marks-3zet 12,37 Martella Andrea 8 Maserati 36 Mazzoleni Alberto 19 Meccanotecnica 51 Medugno Massimo 16 Memjet 9 Mimaki 56 Minimegaprint 50 Mion Graziano 48 9 Monrif gruppo Mueller Martini 45 Naier Christof 9 Natali Nicola 9 Nava Press 10,54 Nespolo Marco 8 New Aerodinamica 14 NIIAG 10 Olivetto Alberto 56 Open Age 15 Oscar della Stampa 50 Paracchini Fabio 19 Perfecta Schneidermasch. 14 PIA 16 Pigini Group 20 Poligrafici Editoriale 9 Poligrafici Printing 9 Polyedra 59 Pool Pack 55 Pozzoni Mario 10 PressUP 18,60 Primaprint 30 Print and Media Certif. 41 Print4All 16 Print4All Conference 26 Pro-Gest 9 Publistampa 36 Qualcomm 9 Radaelli Paolo 14 Renzi Fabrizio 16 Riffeser Monti Andrea 9 Rigon Domenico 48 Rigon Donatella 48 Rigon Fiorenzo 48 Rigon Manuel 48 Rigon Piera 48 Rigon Stefano 48 Rnbgate 16 Roberta Bolsi 36 Rossi Claudio 18 Roto4All 46 Rotograf Tipolitografia 15 Rotolito 10,19,36,54 Rotopress 9,20 Roveda Marco 16 Salmini Roberto 19 Sanasi Antonio 19 Sandoni Renato 55 Saroglia 57 Schaum Frank 9
Scuola Grafica Fassicomo Scuola Grafica S. Marco Selecta Servinform SGIA Siemens SMG Sprint Suardi Matteo T&K Toka TAGA Tapper Nigel Tecnau Tecnostampa The Embassy Ulmex Valiani Vanson Vimer Voegeli AG Voegeli Markus Voegeli Renato Voigt Peter WCED Xerox Corp. Zecher Zeta Printing Zito Sergio Zuin Flavio
36 36 36 12 16 15 14 9 19 12 36 16 12 20 19 13 57 12 36 36 36 36 14 33 9 13 57 57 21
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Decreto Rilancio, le misure per l’editoria: credito d’imposta per la carta dei giornali e per i servizi digitali delle imprese editrici cco e principa i misure legate al mondo editoriale previste dal Decreto Rilancio, pubblicato lo scorso 19 maggio. Credito d’imposta per gli investimenti pubblicitari, per l’acquisto della carta per la stampa dei giornali e per i servizi digitali di imprese editrici. Sono queste le principali misure legate all’editoria previste dal Decreto Rilancio. Misure in gran parte già annunciate dal sottosegretario all'Editoria, Andrea Martella, il 29 aprile nel corso dell'audizione in
commissione Cultura alla Camera (foto). Credito d’imposta per gli investimenti pubblicitari (art.186). Il decreto prevede che "limitatamente all'anno 2020" vi sia il credito d'imposta del 50% sugli investimenti pubblicitari entro il limite massimo di 60 milioni di euro (tetto di spesa). Il beneficio viene concesso nel limite di 40 milioni di
euro per gli investimenti pubblicitari effettuati sui giornali quotidiani e periodici, anche online, e nel limite di 20 milioni di euro per gli investimenti pubblicitari sulle emittenti televisive e radiofoniche locali e nazionali, analogiche o digitali, non partecipate dallo Stato. Regime di forfettizzazione delle rese dei giornali (art.187). Limitatamente al 2020, per il commercio di giornali quotidiani e di periodici e dei relativi supporti integrativi, l’imposta sul valore aggiunto può applicarsi in relazione al numero delle copie consegnate o spedite, diminuito a titolo di forfettizzazione della resa del 95 per cento per
i giornali quotidiani e periodici, esclusi quelli pornografici e quelli ceduti unitamente a beni diversi dai supporti integrativi. La stima del costo dell’operazione è di circa 13 milioni di euro. Credito d’imposta per l’acquisto della carta dei giornali (art. 188). Per il 2020 alle imprese editrici di quotidiani e di periodici iscritte al registro degli operatori di comunicazione (ROC) è riconosciuto un credito d’imposta pari all’8 per cento della spesa sostenuta nel 2019 per l’acquisto della carta utilizzata per la stampa delle testate edite, entro il limite di 24 milioni di euro per il 2020, tetto di
spesa. Non è cumulabile con il contributo diretto alle imprese editrici di quotidiani e periodici. Questa misura è coperta dalle risorse del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione. Nel decreto ci sono poi un bonus una tantum per le edicole art. fino a 500 euro, per lo svolgimento dell’attività durante l’emergenza sanitaria; un credito d’imposta per i servizi digitali (art. 190) come server e hosting pari al 30% della spesa sostenuta nel 2019 per l’acquisizione di questi servizi; un fondo emergenze emittenti locali: 50 milioni di euro per il 2020 per i servizi informativi sul Covid-19.
Fedrigoni, shock di domanda delle carte Stop temporanei alla produzione e cassa integrazione
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Il piano ha riguardato tutti gli stabilimenti che producono carta in Veneto, Trentino, Friuli e Marche – Verona, Arco, Varone, Scurelle, Cordenons, Fabriano, Pioraco e Rocchetta – per alcuni giorni ad aprile e maggio.
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Velocità diverse per le divisioni Fedrigoni nelle settimane di crisi da coronavirus: etichette autoadesive in crescita, carta in forte calo. Per questo motivo l’amministratore delegato del Gruppo, Marco Nespolo, ha annunciato “delle fermate temporanee in alcuni stabilimenti, per adattare la capacità produttiva alla domanda di mercato”. Il piano ha riguardato tutti gli stabilimenti che producono carta in Veneto, Trentino, Friuli e Marche – Verona, Arco, Varone, Scurelle, Cordenons, Fabriano,
Pioraco e Rocchetta – per alcuni giorni ad aprile e maggio. Dopo dispositivi personali dei lavoratori come ferie e permessi non goduti, Fedrigoni ha fatto dunque ricorso alla cassa integrazione per una parte dei suoi dipendenti. «Negli stabilimenti coinvolti dalle fermate inviteremo i dipendenti, in primis, a fruire di tutte le ferie e permessi non goduti, per coprire i periodi di chiusura. Faremo poi ricorso alla Cassa Integrazione, che è lo strumento normativo messo a disposizione per l’emergenza Covid19,
per salvaguardare anche coloro che non dovessero avere ferie e permessi arretrati a disposizione», ha spiegato Nespolo ai sindacati annunciando inoltre che in segno di solidarietà, sia lui che e il top management del Gruppo si sarebbero ridotti il compenso del 30% per questi mesi di difficoltà. l provvedimento annunciato è per Fedrigoni la prima conseguenza dell’impatto economico del Covid19. In queste settimane gli stabilimenti del gruppo hanno lavorato a pieno regime, come ha confer-
mato anche Gianluca Carrega, coordinatore nazionale Slc Cgil nazionale comparto industria: «Se a maggio dovesse proseguire il trend negativo di aprile, la previsione è che si debba ricorrere alla cassa integrazione anche per il mese di giugno. Fedrigoni non è mai ricorsa alla cassa integrazione in questi anni, nemmeno nel corso della crisi del 2008. Oggi è costretta a fermarsi perché per alcune tipologie di carta non ci sono richieste: per alcune c’è stato un crollo fino al , conclude Carrega. G.V.
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Poligrafici Printing, la holding del settore stampa del gruppo Monrif di Bologna guidato da Andrea Riffeser Monti (anche presidente della Fieg) a cui fanno capo la controllata (al 100%) entro tampa Poligrafici (CSP) oltre alla collegata Rotopress International di Loreto (33%), ha chiuso il 2019 con risultati positivi. Il cda della società presieduta da Nicola Natali ha approvato il bilancio d’esercizio che vede una crescita dei ricavi consolidati dai 25,2 milioni di euro del 2018 ai 26,1 nel 2019. In crescita anche il margine operativo lordo consolidato del 15,3% da 5,3 a 6,1 milioni. L’utile
netto consolidato è stato di 1,8 milioni e consentirà la distribuzione di un dividendo pari a 0,049 euro per azione mentre la posizione finanziaria netta evidenzia una disponibilità di 2,4 milioni. L’incremento dei ricavi, spiega una nota della società, è principalmente imputabile alle commesse non captive che si sono iniziate a produrre a partire dal mese di febbraio dello scorso anno, relative alle testate Gazzetta di Parma (stampata a Bologna) e Il Tirreno e la Repubblica (stampate nell’impianto di Campi Bisenzio). All’inizio del Poligrafici Printing ha siglato con la control-
lante Poligrafici ditoriale il rinnovo del contratto di stampa dei quotidiani, fino al dicembre per 15,15 milioni annui. l gruppo Poligrafici ditoriale ha presentato il 1° gennaio al ministero del Lavoro un piano di riorganizzazione in presenza di crisi per l’anno 2020 che permetterà un intervento strutturale sui propri costi operativi: è prevista, dal 1° marzo 2020 al 30 giugno 2020, un’uscita di circa 100 persone della categoria impiegatizia e operaia. Ulteriori interventi “sono stati definiti e previsti per gli anni successivi al maturare delle condizioni A.P. necessarie”.
ro est icina a riparten a e a cartiera i anto a Dai licenziamenti al riavvio della produzione. La vicenda della ex cartiera Burgo di Mantova, chiusa sette anni fa e poi acquisita da Pro-Gest (e controllata dalle Cartiere Villa Lagarina) sembra finalmente arrivata a un esito positivo. Dopo la Valutazione d'impatto ambientale (Via), approvata il 30 aprile all’unanimità dalla Conferenza di servizi, per Pro-Gest ora si avvicina anche l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), passaggio indispensabile per far ripartire la cartiera. Lo scorso 13 maggio “sono arrivati i pareri paesistici positivi della Provincia”, informa una nota diffusa dallo stesso ente. Per la conclusione dell’iter però è necessaria una nuova convocazione (giovedì 21 maggio) “per il rilascio dei titoli edilizi da parte del Comune di Mantova all’azienda e per il parere paesaggistico sempre di competenza del omune sono infatti in via di quantificazione le sanzioni amministrative a carico
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di Pro-Gest per gli abusi edilizi. La società ha comunque già fornito i computi metrici”. A breve quindi dovrebbe concludersi positivamente una vicenda che ha visto l’interruzione del maxi-piano di Pro-Gest (investimenti per 250 milioni di euro) per riconvertire la ex cartiera Burgo, acquisita nel 2015 dopo la sua chiusura nel 2013 e dopo oltre cento anni di onorato servizio, da produttrice di carta per giornali al più importante polo nazionale per la carta riciclata ondulata per il packaging sopperendo così, in questo settore, all’import dall’estero. A.P.
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em et m ore en a er ni pta n o o ceo È morto improvvisamente il 13 aprile all’età di 62 anni nella sua casa a La Jolla, in California, Len Lauer, ceo di Memjet, azienda produttrice di tecnologie di stampa. Lauer fu nominato Chief executive officer di Memjet nel 2010 e ha assunto la presidenza nel 2012. “Leader eccezionale, visionario e campione della tecnologia di stampa digitale innovativa e di alta qualità per tutti i mercati, Len è stato instancabile sostenitore della tecnologia Memjet, dei nostri dipendenti e della fornitura di una straordinaria precisione alle comunità di partnership OEM. Ancora più importante, Len era un marito, un padre e un amico devoto. Mancherà a tutti la sua straordinaria presenza nella nostra vita”, ha dichiarato Tony Duddy, presidente del gruppo Memjet, R&D and Operations e membro del cda. Lauer è nato e cresciuto a Springfield, nel Massachusetts, e ha conseguito la laurea in Economia gestionale presso l'Università della California a San Diego nel 1979. Per oltre 30 anni ha ricoperto ruoli di leadership con i principali innovatori, sviluppatori e fornitori di tecnologia globale, tra cui Qualcomm, Sprint, Bell Atlantic e IBM. Con effetto immediato, il consiglio di amministrazione ha nominato ceo Sunil Gupta, dirigente del settore della stampa e membro del cda di Memjet. Gupta è entrato a far parte del cda nel gennaio del 2019 e ha ricoperto ruoli di leadership in importanti aziende del settore della stampa, tra cui Fuji Xerox Australia, Fuji Xerox Asia Pacific e Xerox International Partners e Xerox Corporation.
ran c a m a capo i a s a e i ision i ei e er Dall’inizio di marzo 2020 Frank Schaum è il nuovo capo della Label Division di Heidelberg, presente sul mercato delle etichette con il brand Gallus. Schaum succede a Christof Naier, che ha lasciato l’azienda per motivi personali. Laureato in Ingegneria meccanica a Kaiserslautern e con un dottorato conseguito a Darmstadt, Frank Schaum ha vissuto tutta la sua carriera in Heidelberg, inziando come sviluppatore di prodotti (1992) per passare successivamente a ruoli manageriali quali la guida della divisione post stampa (2014-2018) o lo sviluppo corporate (2019). «Il mio obiettivo è far evolvere il marchio Gallus in un mercato in costante crescita come quello delle etichette. Lo faremo portando avanti il nostro modello di digitalizzazione e lavorando a stretto contatto coi nostri clienti per aiutarli a sviluppare i loro specifici business. Nell’immediato, forniamo tutto l’appoggio possibile affinché i nostri clienti possano superare l’attuale crisi e continuare a operare con successo nei loro mercati di riferimento», ha dichiarato Schaum.
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oto ito i ersi ca ne e arriere in p exi ass co ra rior ani a e erma atti it ne a ex ra c e i i
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La produzione, pur con il calo delle commesse, non si è mai fermata, senza ricorrere quindi alla cassa integrazione e semmai utilizzando le ferie arretrate. Ma nella stagione dell’emergenza Coronavirus, in Rotolito hanno anche deciso di diversificare ulteriormente la produzione. Così, nel reparto packaging realizzato all’interno di Nava Press, fanno sapere da Rotolito, è cominciata la stampa personalizzata delle classiche barriere di plexiglass utilizzate sia nelle aziende, sia negli uffici, in negozi (quelli rimasti aperti) e supermercati. Un’attività che ha riscontrato subito un notevole numero di ordini ai quali si fatica a far corrispondere la produzione per la carenza della materia prima plastica. Una carenza per cui, grazie anche alla presenza in Cina (Shanghai) Rotolito sta cercando di porre rimedio. La diversificazione nelle barriere anti-virus di plexiglass – oltre che rispondere a una nuova e forte richiesta del mercato – ha permesso a Rotolito di compensare (anche se in parte) il calo d’attività registrato in Nava Press per la fermata a causa dell’epidemia del settore della moda. Così come il venir meno delle campagne promozionali dei supermercati si è riflessa sulle commesse della Inprint di Baranzate dove girano quattro rotative. Pur in calo, è proseguita al completo la produzione di Rotolito negli stabilimenti di Pioltello e Cernusco così come è rimasta in piena attività la legatoria di Capriate, grazie alla disponibilità dei lavoratori e per le misure di sicurezza messe subito in atto dall’azienda. Misure di sicurezza adottate anche alla Elcograf del gruppo Pozzoni. L’azienda ha fatto sapere di avere applicato tutte le norme previste dai Dpcm usciti e il protocollo condiviso e di averle anticipate con un proprio codice di condotta interno e fornendo idonee mascherine. Oltre alle sanificazioni dei reparti Elcograf spiega di avere applicato fin da subito lavoro agile e riduzione di turni e impianti attivi per diminuire al minimo le presenze contemporanee. Fra i circa 300 dipendenti dell’ex Niiag di Bergamo si è ricorso a rotazione, ma con numeri a ora limitati e quasi sempre con personale che rientrerebbe nel piano di circa 250-300 prepensionamenti, alla cassa integrazione che era già stata richiesta già dal 10 febbraio e non collegate all’epidemia ma alla ristrutturazione del gruppo guidato da Mario Pozzoni. Nell’ambito di questa ristrutturazione è stata fermata l’attività nello stabilimento di Cinisello Balsamo, ex Grafiche Pizzi, dove erano rimasti una trentina di dipendenti (alcuni trasferiti e altri prepensionabili) e dal quale, in vista della scadenza del contratto d’affitto dell’immobile a marzo 2021, è previsto lo spostamento delle due rotative Lithoman a 72 pagine a Bergamo. A.P.
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ari a proc ra c ie e i a imento e a is La Procura di Bari ha chiesto il fallimento della Edisud, la società editrice della Gazzetta del ezzogiorno, affidata alla gestione commissariale nell’autunno 2018 dopo il sequestro di beni per 150 milioni (comprese le quote del quotidiano, dissequestrate lo scorso marzo) all’editore ario iancio anfilippo, indagato dalla procura di Catania per concorso esterno in associazione mafiosa. elle scorse settimane l’editore aveva annunciato l’intenzione di mettere in liquidazione la società. ntenzione cui
il Comitato di redazione della Gazzetta del Mezzogiorno aveva definito come “l'anticamera della chiusura del giornale”. anfilippo aveva dichiarato di aver messo gratuitamente a disposizione nelle passate settimane il complesso aziendale ma di non aver ricevuto alcuna manifestazione di serio interesse per l'acquisizione della casa editrice. iancio ha sottolineato che “onorerà le proprie esposizioni verso il sistema bancario”. “Ci eravamo illusi che diciotto mesi di battaglie legali lo avessero motiva-
to a dimostrare all’ talia intera che la famiglia iancio anfilippo era pronta a ripartire”, scrive il Cdr del quotidiano in una nota, cui l’editore ha risposto precisando di aver “sostenuto con oltre 30 milioni di euro lo sviluppo e il consolidamento del giornale”. l dr, che sottolinea i “pesanti sacrifici” accettati nell’ultimo anno e mezzo dai lavoratori, punta il dito sulla gestione economica e sull’acquisto di una “costosissima rotativa che ancora oggi fa sentire il suo peso sui bilanci aziendali”.
Comp net Car s sce ie ancora a stampa i ei e er Compunet Cards installa una Heidelberg Speedmaster XL 106-7+LX3 dotata di controllo spettrofotometrico Axis Control, di interfaccia operatore Wallscreen e di modulo ntellistart di Prinect, per un cambio intelligente e dinamico dei lavori. na scelta, quella di Compunet Cards, che arriva a soli 12 mesi di distanza dall’installazione di una Speedmaster XL 75 a 5 colori , realizzata in occasione del trasferimento nell’attuale sede in provincia di atania. L’azienda siciliana, fondata nel 2003 da Filippo Longo, è partita con un
forte focus sulle card telefoniche, che venivano realizzate con tecnologia offset su svariati supporti plastici P , polistirolo, A . on il tramonto di questo mercato, Compunet Cards ha esteso la propria produzione a tutte le tipologie di tessere plastiche – dalle fidelit alle gift card fino a quelle contenenti componenti e spostato la propria attenzione al mercato internazionale. ggi ompu-
net Cards realizza con l'export il 90% del proprio fatturato, con volumi di vendita superiori a 10 milioni di euro annui e un organico di circa un centinaio di dipendenti. Annovera clienti di importanza internazionale e con il crescere del volume di affari, Compunet Cards ha cambiato sede, costruendo uno stabilimento altamente tecnologico e a basso impatto ambientale.
essan ro Case a i ei e er ta ia (a sinistra) e ario Carcione i Comp net Car s
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Production Printing Kyocera: l’esperienza cliente al centro
Kyocera Document Solutions è sempre stata fautrice di grandi innovazioni nel mondo della stampa e del documentale. L’ultima evoluzione è rappresentata dall’ingresso nel Production Printing con il sistema a getto d'inchiostro TASKalfa Pro 15000c. Un altro caposaldo Kyocera è la costante attenzione alle esigenze del cliente. Per questo è nato in Olanda e, appena possibile data la situazione contingente, anche in Italia, il Customer Experience Centre, dove vengono organizzati workshop tematici, dimostrazioni e test di stampa. TASKalfa Pro 15000c si è già fatta apprezzare da diversi clienti, superando test rigorosi e affermandosi come leader per qualità, affidabilità, versatilità di stampa e sostenibilità. Ha scelto il Production Printing Kyocera Servinform, azienda spagnola che fornisce servizi di Business Process Outsourcing (BPO) focalizzandosi su stampa di form e attività transazionali per aziende dei settori finanziario, assicurativo, energetico e telecomunicazioni. Molte di queste organizzazioni stanno esternalizzando alcune attività a specialisti del settore per aumentare agilità e flessibilità e per essere più competitive, mantenendo elevata la Customer Experience, la chiave di volta per far crescere le entrate e il business. Servinform ha apprezzato la velocità, la produttività, l’efficienza di sistema e la qualità delle stampe e del colore, nonché i costi operativi straordinari di TASKalfa Pro 15000c. Performance di sistema, consulenza applicativa e assistenza tecnica sono gli elementi che concorrono alla definizione di un servizio d’eccellenza targato Kyocera anche nell’ambito del BPO.
StreamFolder 5152, la nuova soluzione con piega a cono per blocchi libro di Tecnau Un sistema studiato per produrre libri stampati in digitale in brevi tirature e fino al singolo volume. StreamFolder 5152 è la nuova soluzione di finishing firmata Tecnau: una linea di taglio e accumulo con piega plow per stampanti inkjet a modulo continuo ed elevata produttività in linea o fuori linea fino a velocità di 230 metri al minuto, ora disponibile sul mercato anche con un'opzione per l’applicazione di punti colla sulle segnature. La soluzione fa parte della nuova serie Revolution 50 di Tecnau, “una famiglia di prodotti che offre le più alte prestazioni e velocità, compatibilità con l’Internet of Things (IoT) e flessibilità delle applicazioni per soddisfare tutte le esigenze di stampa digitale”, comunica l’azienda in una nota. StreamFolder 5152 piega la carta una o due volte longitudinalmente rispetto alla direzione di lavorazione, consentendo un uso efficiente di tutta la larghezza di stampa della bobina.
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Agfa presenta Eclipse, la lastra senza sviluppo Eclipse non necessita di una sviluppatrice e di agenti chimici. Consente di ridurre le spese e i costi di prestampa. L’ultima innovazione di Agfa è una soluzione pronta all’uso semplice da utilizzare tanto quanto una lastra tradizionale. Eclipse lascia la macchina da stampa il più pulita possibile. La tecnologia brevettata trasferisce il rivestimento della lastra sui primi fogli stampati invece che nella macchina da stampa.
Eclipse ha un contrasto d’immagine eccellente e stabile, consente l’ispezione dell’immagine e il riconoscimento da parte di un sistema di punzonatura e piegatura. Eclipse mantiene un ottimo contrasto anche dopo 24 ore dall’esposizione (illuminazione standard da ufficio . Ha una elevata resistenza alla scalfittura. on occorrono attenzioni particolari per maneggiarla. Può essere usata sia con gli inchiostri tradizionali
che con gli inchiostri H-UV/UV LED. Eclipse completa il portfolio di lastre offset di Agfa. L’offerta include: lastre tradizionali, a basso contenuto di agenti chimici, senza agenti chimici e senza sviluppo. Eclipse rientra nell’offerta ECO3 di Agfa improntata all’innovazione sostenibile che include hardware, software e prodotti di consumo per un processo più ECOlogico, più ECOnomico e Extra COnveniente.
PrimeBio e Kireina ES, gli inchiostri green di Vanson PrimeBio è la serie di inchiostri convenzionali completamente green, presentata e distribuita in Italia - per oltre 18mila kg di sola quadricromia durante il 2019 - da Marks-3zet srl. PrimeBio contiene esclusivamente olii vegetali e gli stampatori che l’hanno testata l’hanno definita un buon inchiostro “fresco in macchina”, molto stabile (soprattutto durante i fermi per cambio carta e con un’ottima definizione del punto; ne è stata poi apprezzata la brillantezza del colore e la buona adesione su carte molto leggere (notoriamente difficili da stampare , oltre che la rapida essiccazione su carta, la maggiore resa rispetto ad altri inchiostri convenzionali vegetali e un ottimo equilibrio con i diversi liquidi di bagnatura. Ottimi risultati sono
stati riscontrati anche su macchine pluricolore e bianca e volta. ella nuova versione di PrimeBio, che si potrebbe definire Prime io . , sono state apportate delle migliorie come l’aggiunta di nuove materie prime naturali e una migliorata capacità di essiccazione su carta. Il “nero intenso”, che già aveva raccolto critiche molto positive, è stato reso ulteriormente pigmentato e naturalmente questo comporta una migliore resa e maggiore coprenza. La gamma PrimeBio
viene completata dalla produzione di colori a Pantone con un servizio di consegna in 24-48 ore, promosso da inizio 2020 da Marks-3zet. Ma c’è anche dell’altro. Kireina ES è un inchiostro assolutamente innovativo: è powder-less, per una stampa “senza antiscartino” ed è stato riformulato in chiave di standard europeo, seguendo la ricetta giapponese di T&K Toka. La gamma dei prodotti Vanson si completa con le due serie minerali ULTIMAX e ROBUSTO, una serie ossidativa OXIFAST e le vernici SonShine (high gloss , on att opaca e on il protettiva . Vanson, a differenza delle multinazionali dell’inchiostro, ha una produzione quasi “artigianale” e un’attenzione alla qualità che non ha paragoni.
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Cultura Formazione Primo piano Aziende Poltrone Eventi Premi Imballaggio Carta Scuole
Litografia Castello la culla del gestionale PapiroStar aggiore essibilità e migliori performance questi i motivi alla base del progetto di sviluppo soft are gestionale operato da Litografia Castello, azienda grafica con sede a raversetolo P , per il proprio reparto tecnico. n operazione per la quale l azienda parmense si è affidata all esperienza di Algola Srl, a cui ha affidato lo sviluppo del soft are tecnico gestionale. Come dice Alessandro egola, amministratore unico e product specialist di Algola, Litografia Castello è stata per Algola la chiave dello sviluppo del soft are PapiroStar. Aldo e incenzo, il titolare, ha le idee chiare sul mondo della stampa, su come si crea un progetto di business vincente e sa benissimo come realizzarlo. Litografia Castello
è stata la culla del nostro soft are e parte del nostro successo lo dobbiamo ad Aldo e alla sua lungimiranza . Il primo tassello dell’operazione di sviluppo è stata la realizzazione di un soft are dedicato e progettato per la preventivazione di etichette a bobina per la nuova Gallus CS 40 colori e due fustellatori. Completamente automatico e in cloud, consente di eseguire preventivi molto rapidi e di gestire tutte le operazioni. L automazione intelligente di Algola assicura la messa a punto di un’offerta in semplici mosse. n investimento che ha soddisfatto l azienda che ha proceduto, dopo pochi mesi, all implementazione di nuove funzionalità e all’acquisto della seconda macchina da stampa, un’altra Gallus CS 40.
Ulmex presenta i cilindri Zecher
Qualità, innovazione e customizzazione dell’offerta sono gli asset di lme , leader nella fornitura di componenti tecnici, prodotti di consumo, apparecchiature, ricambi e servizi per il mondo del pac aging, dell’imballaggio essibile e della stampa e o e rotocalco. n catalogo in costante sviluppo grazie soprattutto alle importanti partnership siglate da lme con i migliori brand internazionali, tra cui Zecher, primo costruttore al mondo di anilo . n’eccellenza riconosciuta a livello mondiale che amplia ora la propria offerta lanciando sul mercato i nuovi cilindri stampa, destinati in particolare alle macchine essografiche, offset e tipografiche. na novità distribuita in esclusiva italiana proprio da lme ,
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che estende così la gamma di soluzioni ad alto tasso di innovazione del proprio portfolio, garantendo ancora una volta ai propri clienti il top in fatto di qualità e affidabilità. Studiati per offrire massima maneggevolezza, i cilindri stampa progettati da Zecher sono perfettamente compatibili con tutte le tipologie di macchine da stampa esistenti sul mercato. ealizzati con leghe di prima qualità, sono inoltre caratterizzati da finiture estremamente dettagliate, sia nella versione Standard sia nella versione ndurance, contraddistinta da durata e resistenza superiori anche per linee di stampa altamente produttive. ra i plus di questi prodotti, l’eccezionale accuratezza della concentricità, garantita fino a un grado di 0,005 mm. Zecher assicura massima precisione anche nella struttura stessa del cilindro che, a seconda delle specifiche esigenze produttive, pu essere completato con una gamma di accessori tra cui ingranaggi e distanziali. Su richiesta i cilindri possono essere incisi con righe e riferimenti personalizzati per il corretto montaggio dei clich .
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Gruppo Cordenons annuncia Mask E20, nuova carta per la produzione di mascherine Gruppo Cordenons mette a frutto il proprio know-how in ambito di materiali per la filtrazione alimentare per implementare Mask E20, un nuovo prodotto da destinare alla fabbricazione delle mascherine protettive. Apportando le adeguate modifiche a una carta da filtro da banco già esistente, la nuova Mask E20 è atossica e composta in parte con fibre di cotone, che la rendono confortevole al contatto con la pelle, ed è studiata per essere per sua natura chimica altamente sfavorevole alla sopravvivenza del virus. Conforme alle normative italiane e comunitarie per il food contact, Mask E20 è disponibile a stock nel formato 72x102 cm e nelle grammature 62 e 90 g/m2: fabbricazioni speciali possono essere prodotte su richiesta. Mask E20 è destinata alla produzione di mascherine protettive monouso che impediscono al virus di diffondersi nell'ambiente. Gruppo Cordenons sta fornendo la nuova carta a converter, stampatori e aziende che, a seguito dell'emergenza COVID-19, hanno convertito la loro attività prestandosi alla fabbricazione di questo tipo di presidio.
Nuovo brand per le linee di taglio Baumann Wohlenberg
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Da marzo 2020 viene ufficializzata la fusione dei due marchi, Baumann Wohlenberg e Perfecta, già da tempo partner commerciali per la vendita di tagliacarte e periferiche automatiche Baumann. «La fusione dei marchi è stato un passo obbligato nella riconfigurazione del gruppo Baumann - spiega Christian Baumann, amministratore delegato di Baumann Maschinenbau Solms GmbH & Co. KG, e Perfecta Schneidemaschinenwerk Bautzen GmbH. «A causa delle tendenze nel settore delle arti grafiche, è importante per noi riunire i punti di forza e le competenze chiave delle singole società Baumann e utilizzare in modo ottimale le sinergie risultanti». I due marchi si sono affermati in vari mercati come leader dell'innovazione e della tecnologia delle linee di taglio. «Era necessario unire le forze», concorda Markus Frick, amministratore delegato di entrambe le società. «Abbiamo già un portafoglio di prodotti in gran parte identico e con la fusione uniamo il meglio di entrambi i marchi e le tecnologie utilizzate». «I nostri clienti in particolare ne trarranno vantaggio», afferma Peter Voigt, ad di Perfecta Schneidmaschinen GmbH Bautzen. «Con lo sviluppo congiunto e un concetto uniforme di vendita e assistenza, saremo in grado di offrire ai nostri clienti ulteriori soluzioni e prodotti innovativi “made in Germany”». Questa fusione si svolge esclusivamente a livello di marchio. Le sedi delle due aziende e rispettive filiali rimangono tali.
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New Aerodinamica, Paolo Radaelli: “Uniti ripartiremo” Uno sguardo al passato recente per prendere consapevolezza di come ripartire. Paolo Radaelli, ceo di New Aerodinamica, approfondisce alcuni aspetti legati non solo all’attività aziendale ma anche ai rapporti con il mercato nazionale e internazionale. Da sempre l’azienda, con sede a Bergamo, è attiva a livello mondiale nella realizzazione di impianti di aspirazione industriale. «Quando a febbraio tutto ha avuto inizio ero convinto come tanti che l’emergenza sarebbe durata una manciata di settimane - esordisce
Radaelli - e invece a poco a poco mi sono dovuto ricredere, affrontando una situazione sempre più complessa a livello globale ma soprattutto locale. Da qui la necessità di tempestive decisioni, utili per la tutela dei dipendenti». E così New Aerodinamica si organizza da subito con attività di smart working per i dipendenti, seguita dalla stipula di un’assicurazione a loro tutela contro il Covid19. «Per gestire i rapporti con i clienti ci siamo subito attivati con call-conference, utili per la chiusura di nuove commesse e per fornire
supporto per il collaudo di impianti. Romania e Russia sono due dei nuovi lavori intrapresi in queste settimane che dimostrano come anche a distanza sia possibile lavorare, risparmiando tempo utile per rafforzare il rapporto cliente-azienda». Un aspetto sul quale New Aerodinamica ha sempre puntato, confermato dai tanti messaggi di solidarietà arrivati da ogni parte del mondo. «Un segnale che ci sta motivando ancora di più per una ripresa che, seppur con tante difficoltà, siamo fiduciosi ci porterà a una rinascita».
SMG, uno sguardo al futuro Il Covid-19 è arrivato in modo inatteso nelle nostre vite cambiando il nostro modo di vivere e di pensare. Il futuro è sempre imprevedibile e il gruppo SMG ha applicato da sempre questa filosofia, valutando sempre i rischi attraverso controlli a 360 gradi per consentire una crescita e un consolidamento sul mercato sostenibile nel tempo. Dopo 25 anni di attività, SMG è ancora un punto di riferimento del mercato come uno dei principali dealer non solo di consumabili e attrezzature, ma come un team di esperti in grado di proporre soluzioni agli stampatori per consentire una migliore produttività e alti standard di qualità. Uno dei pilastri è l’impegno con l’ambiente. Il
cambiamento climatico ha condizionato le nostre vite influenzandole. Una dimostrazione ne sono le conseguenze del lockdown: l’aria si è purificata in tutto il mondo e le acque sono diventate più pulite, ripopolandosi di fauna e flora. uesto ci dimostra che il modo di vita “pre-covid19” non è sostenibile. SMG dà il suo contributo all’ambiente proponendo sempre consumabili e attrezzature a basso im-
patto: lastre processless e low-chem che annientano quasi del tutto l’uso di prodotti chimici dannosi per l’ambiente e per la salute dell’uomo; inchiostri vegetali ad alta pigmentazione di veloce asciugatura che consentono la riduzione di consumi, lo spegnimento di forni a bassa efficienza energetica e un minor uso di prodotti ausiliari come le polveri antiscartino e inoltre attrezzature digitali all’avanguardia più efficienti. Sicuramente ci sarà una ripresa e questo momento difficile passerà. a speranza è che questa esperienza ci faccia ritornare a valori che vadano oltre il profitto, e cambi il nostro modo di vivere per dare un futuro migliore ai nostri figli.
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tic ette e i ita i a ione a sce ta e a marc i iana ipo ito ra a oto ra Berra, il partner nella nit ra e e etic ette ipolitografia otograf, azienda di stampa fondata nel a ermignano in provincia di Pesaro rbino nelle arche, ha scelto erra come partner nella finitura delle etichette. Alla fine dello scorso gennaio stata installata in azienda una linea che andrà ad asservire la stampa digitale. “Alla base della scelta del liente c stata la preferenza per una soluzione che coniugasse meglio l innovazione tecnologica con la versatilità, e che si integrasse in un ambiente rispondente ai requisiti di ndustria . ”, fanno sapere da erra, produttore di macchine da stampa e di ripresa per la finitura di etichette con sede a arlasco, in provincia di Pavia. a configurazione, personalizzata secondo le esigenze dello stampatore, data dallo svolgitore uida anda e da un gruppo di stampa flexo che pu assolvere a diverse funzioni verniciare a spot o stampare a un colore, con avanzamento a passo o in semirotativo, verniciare a pieno in continuo, plastificare o laminare il foil con la spalmatura da anilox della colla a freddo. “ uattro applicazioni diverse, tutte in un’unica soluzione di stampa. a precisione nel registro di ripresa garantita dall autocentratura del gruppo di stampa a caldo, e raggiunge velocità importanti grazie al fustellatore semirotativo con il AP A . a macchina ha inoltre startup molto rapidi nei tempi di avviamento con soli metri di scarto della carta, e una capacità di poter fare anche messe in macchina su un turno”, aggiungono da erra. “ na linea semirotativa sinonimo di estrema flessibilità, che si sposa alla perfezione con l esigenza di ripresa dei lavori di microtiratura provenienti dal digitale. il risultato del nostro progetto partito tre anni fa per lo sviluppo delle nostre linee produttive, nelle quali stiamo integrando di continuo importanti novità tecnologiche. iusciamo cos ad ottenere una maggiore produt-
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tività, che si traduce in un incremento sostanziale della redditività sulle commesse, con una attenzione massima al minor consumo di carta, grazie a tempi estremamente competitivi negli avviamenti dei lavori”, concludono da erra.
sistemi per n ia o o c e a o tre n stria ’acquisto da parte della ipolitografia otograf di una nuova attrezzatura per ampliare la propria offerta di finitura nella produzione di etichette, stata occasione d’incontro tra Azul sistemi, produttrice di gestionali per aziende grafiche, e erra, nota azienda di ambito internazionale, produttrice di macchine per stampa e finitura di etichette in bobina. a scelta delle due aziende stata quella di non focalizzarsi solo sulla specifica configurazione della ipolitografia otograf, ma di considerare questa come un’occasione per standardizzare i protocolli di comunicazione da e per il plc iemens delle macchine pavesi. Azul sistemi ha quindi sviluppato un programma capace di dialogare anche con diverse macchine erra dotate delle più svariate configurazioni, ottenute assemblando a piacere serigrafia, flexo, embossing, debossing, laminazione. ialogo che si concretizza nell’invio di istruzioni di produzione e nella registrazione dei dati una volta che questa terminata. aturalmente mentre la lavorazione in corso possibile sapere a che punto si giunti interrogando direttamente la macchina. erto che se tutto ci basta ampiamente per i canoni di ndustria . , non basta certamente per Azul , che nella sezione delle statistiche dà modo di valutare sotto diversi punti di vista le performance delle varie macchine, integrate completamente nel processo informativo aziendale. ltima nota sull’applicabilità di questo sistema, che generalmente si pu considerare valido su macchine erra installate negli ultimi anni.
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Print4All Conference, appuntamento in streaming il 24 giugno
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Preceduta da un webinar di presentazione il 18 maggio, Print4All Conference 2020 - Future Factory, l'evento che vede l’incontro di tutta la filiera del printing, del converting e del packaging, si svolge in streaming il 24 giugno a partire dalle h 11. L’appuntamento sarà in italiano e in inglese, coinvolgendo non solo la community internazionale del printing e del packaging, ma anche la stampa di settore italiana ed estera. L’evento fisico, in origine in programma per il 18 e 19 maggio a Milano, è stato dunque sostituito da un evento in diretta streaming per l’emergenza coronavirus. Confermati tutti gli ospiti dell’evento: - Nigel Tapper, tra i massimi esperti di cambiamento climatico e componente dell’IPCC - Intergovernmental Panel on Climate Change, il gruppo intergovernativo e foro scientifico vincitore del premio Nobel per la Pace nel 2007. Tapper parlerà di sostenibilità. - Fabrizio Renzi, President & CEO di rnbgate rnb4culture, Angel Investor e partner IBM, è autore di molteplici articoli e pubblicazioni e collabora con università italiane e internazionali. Renzi affronterà il tema dell’intelligenza artificiale e dell’industria 4.0. - Enzo Baglieri, docente di Gestione della Tecnologia, dell’Innovazione e delle Operations dell’Università Bocconi, ha lavorato con la Federazione Carta e Grafica a uno dei primi progetti di filiera sull’Industria 4.0. Baglieri porterà la sua esperienza nello smart manufactoring applicato alla supply chain. - Marco Roveda, fondatore di LifeGate e tra i precursori del biologico in Italia con Fattoria Scaldasole. Roveda parlerà di sostenibilità e business. - Ulrich Leberle, direttore di CEPI (The Confederation of European Paper Industries), e Massimo Medugno, direttore di Assocarta, parleranno di come la supply chain può progettare imballaggi cartacei a supporto del processo di riciclaggio in un’ottica di economia circolare. - Alice Bodreau, Global Partners Manager di Ellen Mac Arthur Foundation, la fondazione la cui mission è accelerare la transizione all’economia circolare. Bodreau parlerà di come implementare la produzione globale, con particolare riguardo all’industria della stampa e del converting, nell’economia circolare. - I rappresentanti delle più importanti associazioni di settore, quali PEIAC (Cina), PICON (UK), IPAMA (India), nonché un importante editor dagli Stati Uniti, forniranno le prospettive dei loro mercati nei prossimi anni con dati e con un’importante visione dall’interno. Non mancheranno, infine, tavole rotonde che metteranno a confronto le esperienze dei diversi protagonisti della supply chain. Il tutto con la conduzione di Matteo Bordone, giornalista e conduttore radiofonico di Radio2. Print4All Conference è organizzata da Acimga (Associazione Costruttori Italiani di Macchine per l’Industria Grafica, Cartotecnica, Cartaria, di Trasformazione e Affini), in collaborazione con Argi (Associazione Nazionale Fornitori dell’Industria Grafica) e con il supporto di ITA (Italian Trade Agency).
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SGIA e PIA si uniscono: nasce la più grande associazione del printing americano Il nuovo nome verrà comunicato nelle prossime settimane, ma l’unione è effettiva dallo scorso primo maggio: SGIA - Specialty Graphic Imaging Association - e PIA - Printing Industries of America - sono ufficialmente diventate un’unica associazione. Le due realtà, punto di riferimento negli Stati Uniti per i settori delle arti grafiche, stampa industriale e di abbigliamento (SGIA) e stampa commerciale (PIA), danno così vita a un nuovo soggetto in grado di offrire
gli stessi servizi di prima (ricerche di mercato, istruzione, formazione, eventi, supporto legislativo, lobbying, salute e sicurezza e altri servizi chiave del settore) su una scala molto più vasta. Ford Bowers (SGIA) è diventato il presidente e ceo della nuova organizzazione, mentre Michael Makin (PIA) ne è il vicepresidente esecutivo. Fra le iniziative a cui le due associazioni stavano già lavorando prima dell’ufficializzazione della fusione si segnalano Printing United Expo, l’evento
fieristico che si terrà dal 21 al 23 ottobre 2020 a Atlanta, Georgia, e che riunisce sotto lo stesso ombrello tutti i settori del mondo della stampa; e il COVID-19 Resource Channel, dedicato a fornire all'industria della stampa e della comunicazione grafica notizie e risorse aggiornate sul COVID-19 e su come muoversi all’interno delle ultime informazioni sulla pandemia. «La fusione è la logica evoluzione della storia di collaborazione che ci unisce», ha commentato Bowers.
Etichette autoadesive e Covid-19, l’indagine Finat Il primo trimestre del 2020 ha visto la domanda di etichette autoadesive crescere, in Europa, del 6,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un incremento sostanzialmente più alto di quello fatto registrare nel primo trimestre 2019 (+1,8%) e 2018 (+1,4%), annunciato da una seconda parte di 2019 che ha viaggiato a un tasso di crescita del +3% anno su anno. Tanto questi risultati quanto quelli dei prossimi trimestri sono e saranno fortemente influenzati dalla pandemia di Covid-19 e dalla chiusura imposta da molti governi da marzo: il primo impatto è stato
ovviamente un’impennata nella richiesta di etichette da parte dei settori farmaceutico, medico e alimentare, per far fronte sia alle necessità contingenti che alle scorte di negozi e privati. C’è stato un calo significativo della domanda nel Regno Unito nel periodo della Brexit e una situazione mista nell’area scandinava; in Germania la domanda è sì aumentata, ma in
misura minore alle previsioni; i Paesi dell’Europa meridionale maggiormente colpiti dalla pandemia mostrano tutti numeri di crescita superiori al 5%, a eccezione della Francia. Molto forte anche la crescita su base annua in Europa orientale, dove i tassi dei principali mercati hanno superato il 10%. Già dalle prime settimane dell’anno i converter di etichette hanno affrontato difficoltà di approvvigionamento di materie prime (materiali autoadesivi, sostanze chimiche essenziali per la produzione di inchiostri, adesivi e siliconi), una ridotta disponibilità di personale in azienda e criticità in termini di liquidità.
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A distanza, ma insieme la filiera della stampa si ritrova online
stampiamoavanti l salotto di tratego Group il nuovo format di tratego Group un appuntamento online e in streaming su ouTu e durante il quale voci dell industria della stampa si confrontano per esorcizzare timori e studiare strategie per il dopo Covid ossia per quando tutti potranno ripartire a pieni motori.
n e inar per non rimanere fermi anche se l emergenza coronavirus ci costringe a rallentare.
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Claudio Rossi aenza Group
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stampiamoavanti l salotto di tratego Group una sfida per sperimentare nuove forme di informazione e comunicazione per non perdere in queste settimane cos difficili i contatti e il confronto con la communit dell industria della stampa.
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eventi
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Gruppo Cordenons
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interviste
Pigini Group “La guerra dei prezzi fra stampatori? A questa ‘battaglia’ noi non vogliamo più partecipare” Intervista a Giuseppe Casali, vicepresidente di Pigini Group e amministratore delegato delle aziende di stampa ed editoriali del gruppo.
Gli effetti della pandemia sul settore della stampa e le incognite su tempi e modi in cui le aziende potranno ripartire dopo l’emergenza Coronavirus. Una ripartenza che s’annuncia difficile e non per tutti. Alla quale, confermando la sua storia, non verrà meno il ruolo e il contributo di Pigini roup, il gruppo grafico editoriale marchigiano con sede a oreto al quale fanno capo sul fronte stampa otopress, ecnostampa e l’azienda in affitto per ora Andersen. isponde iuseppe asali, vicepresidente di Pigini Group e amministratore delegato delle aziende di stampa ed editoriali del gruppo.
massimo impegno di tutti soci, manager, collaboratori.
Come vede la situazione del settore dopo il lungo periodo del lockdown? L’emergenza Covid19 ha colpito pesantemente gran parte dei settori produttivi e non solo quello delle aziende grafico editoriale. iceversa molte aziende del comparto cartotecnico non solo non hanno risentito dell’effetto Coronavirus ma addirittura hanno aumentato la capacità produttiva per far fronte alle richieste del settore farmaceutico e alimentare. Noi non siamo all’interno di questa filiera e quindi abbiamo subito più di altri la flessione dei ricavi. enendo poi da un dove i bilanci hanno dovuto scontare anche la riduzione di margini dovuti all’aumento del prezzo della carta, la situazione che si creata particolarmente delicata e c’ quindi bisogno del
Come state reagendo? Nell’attesa che il “Cura Italia” trovi la sua piena applicazione tra l’attività delle banche, quella del ediocredito entrale e quella della dp, i soci del nostro gruppo hanno deciso di rafforzare il patrimonio della Rotopress e quindi dare un forte segnale della concretezza del nostro gruppo.
Quanto è stata pesante la frenata produttiva? redo di essere in buona compagnia quando affermo che il calo dei ricavi nel trimestre marzo maggio di oltre il , al quale per va aggiunto un altro fattore negativo che quello degli insoluti da parte dei clienti o di ritardi di pagamento che sommati al calo del fatturato creano una situazione finanziaria mai vista nei miei anni di lavoro.
Concorda con chi critica la lentezza del sistema creditizio nel fornire liquidità alle imprese? Devo dire che il sistema bancario si sta adoperando per trovare le migliori soluzioni, ma la burocrazia, a volte ottusa di certe disposizioni, sta rallentando in modo preoccupante il sostegno promesso più volte dal
di Achille Perego
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interviste
Gli stabilimenti Tecnostampa e Rotopress facenti parte di Pigini Group con sede a Loreto.
governo in termini di finanziamenti garantiti. Spero davvero che entro il mese di maggio le richieste di finanziamento che le imprese del nostro e altri settori stanno richiedendo, trovino soluzione, per consentire una piena ripresa e un riallineamento delle situazioni finanziarie che tutte le aziende oggi stanno affrontando come priorità. Quali sono le vostre strategie per la ripartenza? Il gruppo avrà come obiettivo quello di portare avanti con ancor più determinazione le iniziative imprenditoriali, che spaziano dalla stampa in piana alla rotativa, dalla digitale alla videoimpaginazione per le grandi marche della Gdo, dall’editoria scolastica e specialistica per arrivare alla scuola di formazione di lingua italiana per stranieri. Sul fronte delle iniziative imprenditoriali, l’ultima l’abbiamo realizzata nel 2019 con l’affitto del ramo d’azienda della Andersen attraverso la nuova società Andersen the Premedia Company srl controllata al 100% dal gruppo Pigini. Nei prossimi anni è nostra intenzione investire nell’ambito commerciale e se opportuno anche attraverso sinergie con altri settori industriali che possano portare maggior fatturato alle nostre imprese. Che difficoltà vede? Certamente tutti dovremo fare i conti con l’insolvenza di alcuni clienti, e con la sicura riduzione dei fidi assicurativi previsti per i prossimi mesi. Questo ridurrà il fatturato di molte aziende del nostro settore e forse alcune aggregazioni che non si sono fatte nei mesi recenti, potrebbero ritrovare interesse nel prossimo futuro. Parteciperete anche voi a questo nuovo percorso aggregativo? Il nostro gruppo non si è mai “tirato indietro” di fronte a proposte costruttive che possano aumentare le prospettive future e credo che la vostra prestigiosa rivista abbia più volte riportato le varie iniziative che ci hanno visto negli anni protagonisti. Il nostro gruppo occupa circa 500 dipendenti ed è dislocato in 4 regioni e 5 stabilimenti, e quindi le attenzioni sono rivolte al man-
tenimento del business e a farlo crescere con la giusta redditività, e sarebbe davvero un errore per tutti che di fronte al sicuro calo del fatturato, si “continuasse” a ricorrere alla riduzione dei prezzi di vendita pur di far girare le macchine. Non entrerete quindi nella guerra sui prezzi? Nel settore della stampa rotativa in particolare, che ci vede impegnati in due stabilimenti produttivi, i prezzi di vendita in molti casi sono già talmente bassi da non riuscire a coprire nemmeno i costi industriali, ed il rischio è che la ripresa veda una “battaglia” tra noi stampatori che alla fine ci porterà a farci tutti del male; ecco, a questa “battaglia” noi non vogliamo più partecipare, come ridurremmo in modo sensibile anche le forniture a clienti non assicurati, e non stamperemo per quei clienti che hanno lasciato debiti ad altre imprese del settore. Su questo mi piacerebbe si costruisse una “banca dati” da scambiarsi tra imprenditori e manager, così da capire se la proposta che ci viene fatta non sia solo finalizzata a trovare l’ennesimo stampatore da “fregare”. La ricerca spasmodica dell’aumento del fatturato ci ha a volte annebbiato la vista e rischia ora di mettere a repentaglio anni e anni di lavoro; quindi se devo decidere, preferisco anche fatturare meno ma in sicurezza economica e finanziaria. Certo, cercando per quanto possibile di gestire anche l’impatto occupazionale, ma a volte, come dice il mio direttore generale Flavio Zuin, “il meglio è nemico del bene”.
“Il nostro gruppo occupa circa 500 dipendenti ed è dislocato in 4 regioni e 5 stabilimenti, e quindi le attenzioni sono rivolte al mantenimento del business e a farlo crescere con la giusta redditività, e sarebbe davvero un errore per tutti che di fronte al sicuro calo del fatturato, si ‘continuasse’ a ricorrere alla riduzione dei prezzi di vendita pur di far girare le macchine”.
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osservatorio
La ricerca è stata svolta su aziende di stampa di qualsiasi dimensione su tutto il territorio nazionale, nei giorni fra il 25 e il 30 aprile 2020.
Emergenza Covid19
L’impatto sulle aziende di stampa e le strategie per la loro ripartenza. in a ine e i o i ra co La pandemia Covid19 ha costretto milioni di persone in tutto il mondo a rinunciare a muoversi liberamente e a rivedere pesantemente l’organizzazione del lavoro. Sin dall’inizio di marzo, Stampamedia e il Poligrafico hanno raccontato l’emergenza e le difficoltà vissute dalle aziende di stampa del Paese: interviste e testimonianze sono confluite nelle mappe interattive sul sito di Stampamedia, che sono diventate lo specchio della “fase 1” dell’emergenza. Ora che il Paese si affaccia alla
cosiddetta “fase 2”, quella della ripartenza, abbiamo ritenuto di continuare a raccontare la stampa italiana e i suoi primi passi nella “nuova normalità”, fatta di precauzioni, mascherine e difficoltà economiche. Ecco perché abbiamo proposto un’indagine rivolta ad aziende di qualsiasi dimensione e su tutto il territorio nazionale con lo specifico obiettivo di conoscere l’impatto della diffusione del nuovo coronavirus (e gli effetti dei provvedimenti presi dal Governo per contenerla) sulle tipografie italiane e le strategie che stanno mettendo in atto per ripartire dopo due mesi difficili. La ricerca è stata svolta su alcuni temi ritenuti importanti: l’impatto sui risultati economici delle aziende al momento della rilevazione, che è stata condotta nei giorni fra il 25 e il 30 aprile; l’impiego
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di forme di lavoro “agili” come lo smart working; l’utilizzo degli ammortizzatori sociali predisposti dagli interventi normativi che si sono succeduti nel periodo; le problematiche connesse agli obblighi di sospensione delle attività ovvero le indicazioni per consentire la loro prosecuzione (la questione dei codici Ateco e i protocolli da osservare in azienda). Inoltre è stata offerta ai partecipanti la possibilità di esprimere pareri personali con l’utilizzo di domande “aperte” o multi-risposta, riguardo a misure a sostegno delle attività e suggerimenti da condividere con i lettori. Chi ha risposto Le risposte a questa indagine sono state numericamente e qualitativamente interessanti perché sono state considerate 172 aziende di rilievo nei vari settori di appartenenza. A ciascun partecipante è stato chiesto di identificarsi in uno di questi settori: cartotecnica con offset a foglio, cartotecnica con rotocalco, cartotecnica con stampa flexo, cartotecnica generica, finishing e nobilitazioni, legatoria, prestampa, stampa digitale, stampa digitale wide format, stampa offset a bobina
a banda stretta, stampa offset a bobina con forno, stampa offset a bobina senza forno, stampa offset a foglio, stampa rotocalco. Ai fini di una lettura più agevole si è proceduto ad aggregare le risposte principalmente in tre gruppi: Stampa offset + stampa rotocalco, stampa digitale e cartotecnica. Di minimo rilievo statistico, per il ridotto numero di aziende, i settori prestampa, legatoria e post-stampa che saranno analizzati sporadicamente. Fatto 100 il numero di aziende che hanno compilato le risposte alle 20 domande, il 25% di queste appartiene al mondo della stampa digitale, il 53% al mondo della stampa offset e rotocalco, il 17% alla cartotecnica e il 5% a legatoria, finishing e prestampa. Le dimensioni per fatturato 2019 La dimensione del panel analizzato in termini di fatturato 2019, risulta così suddivisa: meno di un milione di euro, 49% delle aziende; fra un milione e 5 milioni di euro, 33% delle aziende; fra 5 milioni e 10 milioni di euro, 9% delle aziende; fra 10 milioni e 50 milioni di euro, 6% delle aziende; oltre 50 milioni di euro, 4% delle aziende. Le aziende che
di Stefano Portolani
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IL PROFILO DEL PANEL INQUADRA E ACCEDI ALLA REALTÀ AUMENTATA
SUDDIVISIONE PER COMPARTO PREVALENTE
Stampa digitale 21,5%
0,6% Prestampa 2,3% Legatoria
Stampa digitale wide format 3,5%
2,3%
1,7% Finishing nobilitazioni 0,6% Cartotecnica generica segnalano un fatturato 2019 sostanzialmente in linea con quello del 2018 sono 29; per il 24% di esse è aumentato mentre per il 47% è diminuito. Analoga sorte viene indicata per il risultato operativo (Ebitda) ottenuto confrontando 2019 con 2018: la redditività è stabile per il 35% delle aziende, è aumentata per il 19% e diminuita per il 46%. Numero di dipendenti Le aziende rispondenti sono dimensionate per il 36% con meno di 5 dipendenti; il 33% impiega tra 10 e 50 dipendenti; il 20% impiega tra 5 e 10 dipendenti e il rimanente 11% ha dimensioni di oltre 50 dipendenti per azienda. La distribuzione del personale impiegato in azienda assume valenze diverse se analizzato raggruppando i settori di riferimento. Il settore del digitale occupa meno di 5 dipendenti nel 56% dei casi; la cartotecnica ha una dominante tra 10 e 50 dipendenti (45%) analogamente alla stampa offset e roto (36%). Grandi dimensioni, oltre 50 dipendenti, in proporzioni analoghe per i tre: rispettivamente 10%, 12% e 10%.
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Offset bobina banda stretta
2,3%
Offset bobina con forno
16,3%
Cartotecnica con offset foglio
0,6% Stampa rotocalco Offset foglio 48,3%
Nessuna ricorrenza per Cartotecnica con rotocalco, Cartotecnica con stampa flexo e Stampa offset bobina senza forno
AZIENDE PER CLASSI DI FATTURATO 2019 (MILIONI DI EURO)
Meno di 1 49,4%
2,3% Oltre 50 5,8% Tra 10 e 50 9,3% Tra 5 e 10
€ Tra 1 e 5
33,1%
SUDDIVISIONE PER NUMERO DI DIPENDENTI
4,1% Oltre 100 7% Tra 50 e 100
33,1% Tra 10 e 50
Meno di 5 36%
Tra 5 e10 19,8%
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Nel merito dell’indagine Le informazioni relative al panel analizzato appena esposte sono utili alla comprensione dei risultati dell’indagine. Il primo aspetto indagato è relativo all’impatto del coronavirus sul risultato economico. Abbiamo chiesto di fornire indicazioni circa l’andamento di marzo e aprile 2020 rispetto agli stessi mesi del 2019, perché è proprio in questo periodo che si sono manifestati i segnali iniziali e più forti dell’emergenza.
L’impatto su marzo e aprile 2020
67%
Smart working
Ammortizzatori sociali
dichiara una flessione ei rica i di oltre il 20%
delle aziende ha fatto ricorso al lavoro “agile” durante il lock-down
49%
72%
In questo periodo di incertezza sociale ed economica, la gravità della pandemia è subito evidente nelle sue ripercussioni sui conti aziendali. Il mese di marzo 2020, in relazione al mese di marzo 2019, risulta fortemente penalizzato: il 67% delle aziende di stampa rispondenti dichiara una flessione dei ricavi di oltre il 20%; perde tra il 10% e il 20% il 14% delle aziende, e fino al 10% il 7% delle aziende. Invariato è il risultato per il 4% delle aziende. Le rimanenti realtà, cioè l’8%, hanno conseguito un risultato migliore sull’anno precedente. Il mese di aprile, oggi consolidato ma ancora in corso al momento della survey, vede il 94% delle aziende dichiarare un risultato in diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La pratica del lavoro “agile”, lo smart working, è regolamentata dall’ordinamento italiano per dare maggiore flessibilità al mondo del lavoro (legge n.81 del 2017). Oggi questa modalità consente di proseguire le attività che possono essere svolte senza la necessità di una presenza fisica sul luogo di lavoro. In conseguenza della situazione emergenziale e del lock-down le aziende interpellate hanno utilizzato lo smart working per il 49%. L’11% non ha risposto alla domanda, mentre il restante 40% non ha fatto ricorso al lavoro agile. La segmentazione dei settori mostra l’utilizzo dello smart working per il 38% nella cartotecnica; per il 47% nel digitale e per il 51% nella stampa offset e rotocalco. Sale al 75% l’impiego del lavoro agile nel cumulato dei settori finishing e nobilitazioni, legatoria e prestampa. L’emergenza coronavirus ha agevolato l’introduzione o lo sviluppo in azienda di questa modalità di lavoro, ma solo il 24% dei rispondenti afferma che intende proseguire a emergenza conclusa, il 65% ritiene di non farlo mentre l’11% non risponde. A livello di aggregato dei settori, la stampa digitale proseguirà per il 30%, la cartotecnica per il 28% e la stampa offset per il 22%. Al 12% la risposta affermativa per finishing e nobilitazioni, legatoria e prestampa.
A più riprese il Governo è intervenuto con misure a sostegno dei dipendenti delle aziende mettendo a disposizione strumenti quali la cassa integrazione guadagni nelle sue diverse forme, ma anche agevolazioni e sussidi. Nei vari decreti sono state normate le procedure applicabili in funzione dei requisiti dei richiedenti. Senza soffermarci sull’effettiva applicazione delle misure, in questa sede abbiamo richiesto ai partecipanti di indicare se e in che misura fossero ricorsi all’utilizzo di questi ammortizzatori sociali. Il 72% delle aziende ha fatto ricorso a una delle forme assistenziali previste; il 10% non ha utilizzato alcun ammortizzatore mentre il 7%, alla data del questionario, stava ancora valutando la situazione della propria realtà. Non ha risposto l’11% delle aziende. L’utilizzo di ammortizzatori varia se analizzato per raggruppamento dei settori: cartotecnica 62%, digitale 58%, offset e rotocalco 82%. I tre settori finishing e nobilitazioni, legatoria e prestampa, 75%. Questo dato, declinato con una valenza percentuale, consente di rappresentare la situazione come segue: il ricorso agli ammortizzatori per una percentuale di dipendenti compresa tra l’1% e il 10% è stato del 3%; fra 10% e 50% è stato del 16%; fra 50% e 80% è stato del 19%; fra 80% e 100% è stato del
delle aziende ha fatto ricorso a una delle forme assistenziali previste
29%. In questa ultima fascia, il valore 100% pesa da solo il 20%. Non ha risposto il 32% delle aziende. Aggregando i dati per settori “composti”, rileviamo che hanno utilizzato gli ammortizzatori al 100%: la cartotecnica per il 27%, la stampa digitale per il 19%, la stampa offset e rotocalco per il 24% delle aziende. Se il driver diventa la classe di fatturato, indipendentemente dall’aggregato settore di appartenenza, il risultato è il seguente: “meno di un milione di euro”, 28% di aziende ha utilizzato il 100%; “fra un milione e 5 milioni di euro”, 19% di aziende ha utilizzato il 100%; “fra 5 milioni e 10 milioni di euro”, il 6% ha utilizzato il 95%; “fra 10 milioni e 50 milioni di euro”, il 20% ha utilizzato il 70% e “oltre 50 milioni di euro”, il 25% ha utilizzato il 50% del valore degli ammortizzatori.
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Lock-down e codice Ateco
77%
ha proseguito attività in virtù del codice Ateco
Protocolli e organizzazione del luogo di lavoro
51%
non ha avuto problemi interpretativi sulle norme da applicare
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Misure a sostegno Strategie reattive dell’attività
20%
pensa di “Ricalibrare/ cambiare il paniere di beni prodotti e venduti”
29%
auspica erogazioni di denaro “a fondo perduto”
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Il Dpcm del 22 marzo e successive modifiche, fra le disposizioni per il contenimento del Covid-19, prevedeva che fossero "sospese tutte le attività produttive industriali e commerciali" ad eccezione di quelle considerate essenziali e identificate con determinati codici Ateco elencati nell'allegato 1, pubblicato insieme al decreto. Alle aziende con codici Ateco non contemplati, qualora facessero parte di una filiera produttiva di beni di prima necessità (alimentari, di dispositivi sanitari…) o per le quali una sospensione dell’attività produttiva avrebbe costituito gravi danni agli impianti, è stata data la possibilità di rivolgersi al Prefetto di riferimento per ottenere una deroga alla chiusura. I codici Ateco delle attività relative alla stampa vi erano per la maggior parte inclusi e questo ha permesso alle tipografie di continuare le attività. Un dato che emerge anche dai risultati dell’indagine: per il 77% delle aziende non ci sono stati problemi a proseguire l’attività in virtù del codice Ateco; il 5% ha dovuto sospendere l’attività; il 3% ha richiesto deroga al Prefetto mentre il 15% mediamente non ha risposto. Hanno potuto proseguire l’attività in virtù del codice Ateco il 72% delle aziende di cartotecnica, il 60% degli stampatori digitali, l’86% degli offset e rotocalco.
Dei protocolli hanno stabilito le misure da osservare sia per proseguire l’attività produttiva sia in caso di riapertura dei luoghi di lavoro. Alle aziende è stato richiesto dapprima uno sforzo interpretativo (comprensione delle disposizioni) e poi uno sforzo applicativo (ad esempio la riorganizzazione delle postazioni). Il tema è stato oggetto di richieste di chiarimenti agli organi competenti, e non sempre sono state coerenti o univoche ed effettivamente il panel ha ritenuto per un 32% che le informazioni non fossero state sufficienti e/o chiare mentre per il 51% non ci sono stati problemi interpretativi. Non ha risposto il 17% dei partecipanti. Distanziamento sociale, uso della mascherina e igiene delle mani sono le indicazioni irrinunciabili e che impattano anche sull’organizzazione dei luoghi di lavoro. In particolare l’osservanza delle distanze fra lavoratori ha avuto delle ripercussioni il 28% dei casi emersi dall’indagine: queste aziende hanno già provveduto a ripensare gli spazi delle postazioni dei dipendenti. Il 20% delle risposte indica che queste valutazioni sono rimandate alla “fase 2” mentre il 34% non ha pensato a soluzioni e il 17% non risponde. In funzione del numero di dipendenti la situazione è la seguente: le aziende con “meno di 5” dipendenti ha ripensato gli spazi per il 19% dei partecipanti; “tra 5 e 10” il 15%; “tra 10 e 50” il 44%; “oltre 50” il 37%.
Quali strategie le aziende hanno adottato o intendono adottare per reagire all’emergenza Covid-19? La domanda suggeriva 5 soluzioni lasciandone una “aperta” ed era possibile dare più di una risposta. Dunque la sintesi è la seguente. Il 26% delle aziende suggerisce “semplicemente” di “Aspettare il ritorno alla normalità”. Il 20% delle risposte indica di “Ricalibrare/cambiare il paniere di beni prodotti e venduti”; il 17% non risponde. Fra le combinazioni di risposte più indicate, l’8% combina “Aumentare le vendite e-commerce” con “Ricalibrare/cambiare il paniere di beni prodotti e venduti”; il 6% “Aumentare le vendite e-commerce”; il 5% combina “Ricalibrare/cambiare il paniere di beni prodotti e venduti” con “Aspettare il ritorno alla normalità”. Un 2% combina “Ricalibrare/cambiare il paniere di beni prodotti e venduti” con “Ricalibrare/cambiare i Paesi di destinazione dell’export” e un altro 2% combina “Aumentare le vendite e-commerce” con “Aspettare il ritorno alla normalità”. Il segnale negativo “Nulla da fare se non chiudere l’attività” accoglie il 3% dei consensi. Sono state marginalmente coinvolte le ipotesi di “Diversificare” oppure “Ampliare la gamma dei prodotti” o ancora “Riorganizzare il piano di vendita e il settore ricerca e sviluppo”, “Digitalizzare”. Non hanno dato risposte il 17% delle aziende.
Completamente aperte le risposte alle ultime due domande dell’indagine, che hanno dato modo ai partecipanti di identificare le principali misure funzionali al sostegno delle proprie attività aziendali. Si è espresso su questo tema il 77% dei partecipanti. Le misure richieste con maggiore frequenza sono legate alla liquidità. Che vengano chiamati “aiuti”, “contributi”, “finanziamenti” e anche semplicemente “soldi”, queste sono le parole legate - quasi per tutti - alla formula “a fondo perduto”. Alcuni sono disponibili a prevedere il rimborso dei prestiti, pur con tempi lunghi e comunque oltre i 6 anni. Tanti auspicano interventi a tema fiscale suggerendo maggiore utilizzo del credito di imposta, della sospensione delle imposte e anche della razionalizzazione delle stesse. Il 6% chiede genericamente “liquidità”; il 29% auspica erogazioni di denaro “a fondo perduto”.
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Sostenibilità e green printing: nessuno è escluso Stampare rispettando l’ambiente è possibile, ma è necessario maturare la consapevolezza che non si tratta di una singola azione, di un singolo processo o di un singolo prodotto: è piuttosto un puzzle, nel quale ogni tessera è un passo necessario alla riduzione dell’impatto ambientale dell’attività di stampa. Normative e certificazioni oltre che quanto diffuso dalle associazioni di categoria, forniscono informazioni importanti per potersi muovere nel mondo della sostenibilità e orientare i propri investimenti di conseguenza.
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Dai produttori di consuma ili fino alle singole aziende di stampa, passando attraverso le scelte dei consumatori e fino al riciclo dei materiali nell’ottica di un’economia circolare, le pratiche di produzione sostenibili e l utilizzo efficiente delle risorse naturali sono le strade su cui si è mossa e continua a muoversi la sostenibilità anche nella filiera della stampa.
L’adozione di pratiche sostenibili da parte delle imprese di tutto il mondo e il raggiungimento, entro il 20 0, di un utilizzo efficiente delle risorse naturali sono due fra i traguardi da raggiungere per un modello sostenibile di produzione e di consumo. A prescriverlo è l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un programma d’azione sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU e che ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, per un totale di 169 ‘target’ o traguardi che i Paesi si sono impegnati a raggiungere entro il 2030. Si tratta di obiettivi comuni, precisano dall’Organizzazione delle Nazioni Unite: “riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità”. Anche l’industria della stampa globale sta facendo il suo. ai produttori di consumabili fino alle singole aziende di stampa, passando attraverso le scelte dei consumatori e fino al riciclo dei materiali nell’ottica di un’economia circolare, le pratiche di produzione sostenibili e l’utilizzo efficiente delle risorse naturali sono le strade su cui si è mossa e continua a muoversi la sostenibilità anche nella filiera della stampa. Stampare rispettando l’ambiente è possibile, ma è necessario maturare la consapevolezza che non si tratta di una singola azione, di un singolo processo o di un singolo prodotto: è piuttosto un puzzle, nel quale ogni tessera è un passo necessario alla riduzione dell’impatto am-
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bientale dell’attività di stampa. Normative e certificazioni, oltre che quanto diffuso dalle associazioni di categoria, forniscono informazioni importanti per potersi muovere nel mondo della sostenibilità e orientare i propri investimenti di conseguenza. Partiamo da qualche dato su inchiostri e carte. Gli inchiostri aterie prime, fabbricazione, applicazione, utilizzo finale e smaltimento. Per valutare l’impatto ambientale di un inchiostro da stampa è necessario prendere in considerazione ogni aspetto del ciclo di vita del prodotto, considerando il fatto che “nella realtà nessuna tipologia di inchiostri o processi di stampa offre una soluzione universale ai problemi ambientali”. Ad affermarlo è un report redatto da EuPIA (European Printing Ink Association, l’associazione che rappresenta i produttori europei di inchiostri da stampa e prodotti correlati) nel 2013 e diffuso in Italia da Avisa, l’Associazione nazionale che rappresenta le imprese produttrici di adesivi e sigillanti, inchiostri da stampa, pitture e vernici, e basato su pubblicazione originale della British Coatings Federation (BCF). Il report fornisce una panoramica sugli impatti che la fabbricazione e l’applicazione degli inchiostri da stampa hanno sull’ambiente, e afferma esplicitamente che “nessuna tecnologia singola (di stampa) è migliore delle altre dal punto di vista dell’impatto ambientale”. E se l’impatto ambientale della loro produzione dipende
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SPECIALE GREEN PRINTING RIFLESSIONE INEVITABILE
Primaprint, la sostenibilità come oso a i crescita Primaprint è un’azienda di stampa che opera nel settore delle arti grafiche ed editoriali dal 1991. È un’azienda di prima generazione e il core business è dato dalla produzione in offset di stampati commerciali e per la comunicazione istituzionale di enti pubblici e grandi aziende. L’attenzione nei confronti dell’ambiente è diventata, a detta della co-fondatrice e ceo di Primaprint Simonetta Badini, una “filosofia aziendale di crescita”: nel corso degli anni gli investimenti per lo sviluppo dell’azienda, dalle tecnologie alle certificazioni di sistema e di prodotto, sono stati compiuti prestando attenzione anche all’impatto ambientale derivante dall’attività produttiva. Dal 2004 Primaprint ha il sistema di gestione della qualità UNI EN ISO 9001 e dal 2006 il sistema di gestione ambientale UNI EN ISO 14001; è certificata FSC e PEFC, nel 2011 ha conseguito la certificazione Emas e di recente l’etichetta ClimatePartner, che garantisce la neutralità climatica del prodotto etichettato.
opo la fabbricazione, l’inchiostro è trasportato nell’azienda di stampa che lo imprime su un supporto; il prodotto stampato è distribuito, consumato, e infine raccolto, smaltito o riciclato.
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da vari fattori - come il consumo energetico (che varia da sito a sito o la produzione di vari tipi di rifiuti che in ogni caso “rappresentano solo una piccola percentuale rispetto al quantitativo delle materie prime in ingresso, data l’alta efficienza del processo di fabbricazione che ha percentuali di conversione che arrivano fino al ”, spiega uP A, l’impatto ambientale dell’inchiostro sui prodotti stampati è relativo. La cosiddetta “carbon footprint”, definita dal ministero dell’Ambiente come la misura che esprime in CO2 equivalente il totale delle emissioni di gas ad effetto serra associate direttamente o indirettamente a un prodotto, un’organizzazione o un servizio, è il parametro che si usa anche negli inchiostri per quantificarne gli effetti dannosi sull’ambiente. el uP A ha deciso di eseguire una valutazione del ciclo di vita (LCA) degli inchiostri da stampa, nell’ambito di un programma istituito da CEPE (il Consiglio europeo dell'industria delle vernici, dell'inchiostro da stampa e dei colori degli artisti, di cui EuPIA fa parte) con la consulenza della società Ecomatters, incaricata di condurre lo studio. Gli inchiostri da stampa sono fatti di migliaia di materie prime diverse e cercare di dare una valutazione su tutte le possibili combinazioni non sarebbe stato un obiettivo raggiungibile per l’associazione, che ha dunque optato per una formulazione generica, a rappresentare “correttamente gli inchiostri da stampa per tutti i processi di stampa”, “una combinazione virtuale delle materie prime attualmente utilizzate nella produzione di diversi tipi di inchiostri da stampa”. Partendo dai cancelli dello stabilimento di fabbricazione, l’inchiostro trasportato nell’azienda di stampa che lo imprime su un supporto il prodotto stampato distribuito, consumato e usato e al termine del suo ciclo di vita viene raccolto, trattato e smaltito o riciclato. In riferimento al supporto carta, conclude lo studio, “il ruolo dell'inchiostro da stampa nella carbon footprint dello stampato è inferiore al 2%, mentre per la plastica è inferiore al 4%”. Appurato questo, il mercato da diversi anni è sempre più orientato a fornire agli stampatori inchiostri che presentano formulazioni con la maggior quantità possibile di materie prime di origine naturale, rinnovabili per costituzione. Per ridurre ancora di più l’impatto dei consumabili usati.
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Cosa vi ha spinto a voler essere ecosostenibili? Fin dalla nascita dell’azienda abbiamo sempre rivolto un occhio attento alla causa ambientale, l’abbiamo ritenuta una sorta di linea guida nella crescita. Non abbiamo mai ritenuto la sostenibilità come una leva strategica per sviluppare il business, perché per noi è sempre stata una scelta responsabile e realmente sentita. Un percorso cominciato oltre 10 anni fa con l’acquisizione delle più prestigiose certificazioni ambientali di processo e di prodotto, prima fra tutte l’Emas, che è un po’ il nostro faro e che rappresenta una garanzia importante di virtuosismo ecologico perché è molto stringente negli adempimenti normativi che devono essere attuati in maniera molto rigorosa e per i quali vengono garantiti controlli periodici altrettanto rigorosi. Simonetta a ini on atrice e ceo i rimaprint rante i conferimento i n riconoscimento per la sostenibilità ambientale e a ien a
La sostenibilità è una “filosofia aziendale di crescita” in Primaprint. Vi ha dato dei vantaggi sul mercato? Dal lato domanda all’inizio non abbiamo riscontrato una grande attenzione verso le tematiche ambientali, ma soprattutto in questo ultimo periodo sembra esserci un avvicinamento a queste posizioni, esigenze di “virtuosismo” che vengono valorizzate anche nei bandi pubblici. Per esempio, sempre più di frequente non si guarda solo più al prezzo più basso (anche se talvolta questa è ancora una delle priorità dei bandi pubblici), ma anche agli aspetti qualitativi e ambientali. Devo però dire che nelle definizioni del bando si resta molto spesso legati a requisiti ancora troppo radicati in parametri ormai superati e talvolta addirittura anacronistici, come il possesso di strutture “elefantiache” che ormai sono ininfluenti nella determina-
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zione di un servizio efficiente: macchinari con grandi potenzialità produttive non servono più, dal momento che la stampa ha ridotto fortemente la richiesta di tirature elevate e si va anzi sempre più verso tirature molto ridotte. Eppure spesso la richiesta in fase di gara è di avere strutture sovradimensionate rispetto alle esigenze reali, talvolta sovradimensionate rispetto all’oggetto di gara stesso. Sarebbe più opportuno inserire invece requisiti ambientali che possano garantire un servizio qualitativo e non quantitativo, laddove non necessario. Da parte delle grandi aziende con cui lavorate avverte invece una maggiore sensibilità al tema ambientale? Sì, le grandi aziende sono molto più orientate a valutare e a dare maggior rilievo a collaboratori che abbiano una sensibilità ambientale. Da parte del pubblico c’è un’attenzione sempre maggiore. Il nostro impegno verso l’ambiente è andato anche oltre la nostra realtà produttiva, diventando una sorta di impegno sociale: abbiamo organizzato manifestazioni importanti e convegni internazionali perché fossero dei momenti di condivisione e confronto sulle tematiche ambientali in generale. Abbiamo anche istituito il premio “Italian Resilient Award”, insieme a Kyoto Club - un’organizzazione di aziende che operano nel rispetto dell’ambiente - e destinato a comuni italiani e aziende che hanno intrapreso la strada dello sviluppo sostenibile. Insomma, abbiamo abbracciato il tema ambientale a 360 gradi, non limitandoci soltanto al nostro settore. In che direzione avete orientato i vostri investimenti per poter essere sostenibili? In termini di macchinari abbiamo dato precedenza alla tecnologia, scegliendo macchinari di ultima generazione che solitamente sono meno impattanti. Poi le certificazioni, che sono state il nostro faro perché ci hanno fornito le linee guida da seguire e i protocolli per gestire un processo ecocompatibile. Procedure dunque che hanno riguardato il processo nel complesso ma anche il prodotto, a garanzia che sin dalla materia prima ci sia attenzione verso l’ambiente. Acquistare carta FSC, per esempio, significa acquistare una carta con standard qualitativi in linea con la tutela ambientale. Abbiamo anche la certificazione Climate partner, un’organizzazione internazionale per la protezione del clima, che attesta la compensazione delle emissioni di CO2 - inevitabile conseguenza di ogni produzione - con azioni virtuose, come ad esempio la piantumazione degli alberi: laddove c’è un’impronta ambientale c’è anche un riequilibrio attraverso queste azioni sostenibili, per cui ogni prodotto viene neutralizzato sotto il profilo delle emissioni. Questa è stata l’ultima delle nostre certificazioni, l’abbiamo conseguita circa due o tre anni fa. Nel tempo dunque abbiamo insistito sia sulla certificazione di processo che di prodotto,
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ovviamente con costi molto onerosi. È difficile fare una stima dell’investimento annuale per le certificazioni, perché c’è la formazione delle risorse, gli enti certificatori che devono fare gli audit programmatici durante l’anno… Diciamo che il costo è abbastanza impegnativo e rilevante. In che modo, per voi, ridurre l’impatto ambientale è un investimento e non solo un costo? Per noi è sempre stato un impegno molto sentito e convinto, non solo per creare un beneficio aziendale ma anche un valore sociale, quindi per tutelare l’interesse collettivo. Non andare a impattare sull’ambiente significa creare benefici che vanno a favore dell’intera collettività, e farlo costa sforzi piuttosto impegnativi e in quanto a risorse è molto oneroso. Questi sforzi non hanno avuto un “ritorno” in termini di benefici tangibili, perché la domanda di requisiti ambientali non è molto frequente. Però abbiamo avuto un ritorno di immagine di tutto rispetto: ci sono stati conferiti premi a livello nazionale e internazionale e già nel 2011 eravamo tra le quattro nomination italiane all’Emas Award di Cracovia.
Credo che in questo momento di grande passaggio, anche per la diffusione della pandemia che ha determinato un cambio di rotta nella visione del futuro e delle sue prospettive, un’attenzione mirata alle tematiche ambientali sia inevitabile .
È una scelta che suggerirebbe ad altre aziende di stampa? Io credo che in questo momento di grande passaggio, anche per la diffusione della pandemia che ha determinato un cambio di rotta nella visione del futuro e delle sue prospettive, un’attenzione mirata alle tematiche ambientali sia inevitabile. Produrre in un’ottica sostenibile e green dovrebbe essere caratteristica di ogni attività produttiva e si sta andando in questa direzione, anche con la circolarità dell’economia. C’è un’evoluzione continua e che credo sia la strada inevitabile per l’innovazione. Secondo lei, quali strumenti potrebbero essere messi in campo affinché le aziende sviluppino caratteristiche di sostenibilità ambientale? Il tema fiscale preoccupa le imprese italiane perché il suo peso è abbastanza ingente sui conti delle imprese: un abbattimento della pressione fiscale sulle aziende più ecosostenibili sarebbe un beneficio importante che potrebbe permettere al mercato di orientarsi ancor più decisamente verso un percorso green. Aiuterebbe le aziende che producono in maniera sostenibile e quindi con effetti che si ripercuotono positivamente sulla collettività.
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Le carte “L’adozione di sistemi di gestione ambientale formalizzati da parte delle cartiere italiane è iniziata già a partire dal 1997. Al dicembre 2018 si contano 74 impianti certificati , di cui anche registrati A , in attività, per una produzione complessiva di oltre 6,7 milioni di tonnellate di carta, pari a circa il 75% della produzione nazionale. Nel settore cartario, più di un addetto ogni cento specificamente dedicato alla protezione dell’ambiente e agli adempimenti normativi a essa collegati”. Questi sono alcuni dei dati pubblicati del “Rapporto ambientale dell’industria cartaria 2019” di Assocarta, un report redatto ogni anno sulla base di dati raccolti con un questionario inviato a tutte le aziende produttrici di carta, cartone e paste per carta, con stabilimenti produttivi operanti in Italia. Semaforo verde dunque per le cartiere italiane da parte dell’Associazione imprenditoriale di categoria, che nel prosieguo del report sottolinea come l’Italia nel tempo sia arrivata a sviluppare una “rilevante capacità produttiva basata sull’impiego della carta da riciclare, detta anche macero”. Questo perché nonostante l’ampia disponibilità di boschi sul territorio, sono pochi quelli che contribuiscono all’attività produttiva delle aziende della produzione del legno e della carta,
Quando la necessità di determinate caratteristiche prestazionali richiede l’impiego di fibra vergine, l’industria italiana ricorre a cellulose e pastalegno, interamente prodotte senza l’impiego di cloro gassoso e in larga parte di importazione.
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che quindi nel corso del tempo hanno sviluppato una dipendenza dalle importazioni. Certo, la possibilità di impiego della carta riciclata dipende dall’utilizzo cui il prodotto è destinato, e questo è il motivo che porta a una rigorosa selezione delle carte da riciclare. “Quando la necessità di determinate caratteristiche prestazionali richiede l’impiego di fibra vergine, l’industria italiana ricorre a cellulose e pastalegno, interamente prodotte senza l’impiego di cloro gassoso e in larga parte di importazione. La produzione nazionale di paste per carta vergini copre, infatti, meno del 10% del fabbisogno totale”, si legge nel documento di Assocarta. Un ulteriore dato a favore dell’industria cartaria italiana è quello sull’uso dell’acqua, che è un elemento centrale nel processo di formazione del materiale. “Generalmente, fatto cento l’impiego di acqua nel processo produttivo, per il 90% si tratta di acqua di riciclo, mentre solo il restante 10% è costituito da acqua fresca”, affermano da Assocarta, sottilineando poi come negli ultimi trent’anni, a parità di carta prodotta, i quantitativi di acqua impiegati sono stati dimezzati: "Se, infatti, alla fine degli anni ettanta erano necessari mediamente 100 metri cubi d’acqua per produrre una tonnellata di carta, attualmente ne vengono utilizzati 26 (dato medio del campione di riferimento, di cui 22 per il processo e il resto per uso esclusivamente di raffreddamento). Complessivamente l’impiego di acqua da parte del settore nel 2017 è stato di 237 milioni di metri cubi”. Il fatto che quest’ultimo dato sia rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi anni, chiosa l’associazione, rende evidente il raggiungimento di un limite tecnologico oltre il quale sembra non essere possibile spingersi. E il loro riciclo La raccolta di carta e cartone, proveniente tanto dalle produzioni quanto dai consumatori finali, senza ombra di dubbio un elemento imprescindibile della sostenibilità ambientale: trasformare gli scarti in nuovi prodotti e immetterli nuovamente nel mercato dà loro nuova vita. Nel report 2019 “Comieco Sostenibile - Il ciclo del riciclo di carta e cartone: un valore per l’ambiente, un valore per l’Italia”, il Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica afferma che nel corso del 2018 sono state 4,9 milioni le tonnellate di imballaggi cellulosici immessi al consumo, con un tasso di riciclo dell’81% che sale fino all’ se si comprende la quota parte di recupero energetico. “L’industria cartaria è un tipico esempio di economia circolare in quanto realizza un biomateriale per il 57% a base di carta da riciclare (oltre 5 milioni di tonnellate utilizzate nel 2018) con processo ad alta efficienza energetica si legge nel documento . L’industria cartaria in Italia è un settore maturo che cresce, all’avanguardia in termini ambientali per uti-
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Certi ca ioni i sistema e i pro otto i ato proatti o e a sosteni i it in a ien a e i timi anni approccio e is ati o ra a mente cam iato e si assistito a intro ione i concetti come pre en ione a tocontro o e estione iretta a parte ei so etti responsa i i e e atti it pro tti e
lizzo di materia prima rinnovabile e fibra riciclata, per l’aumento di efficienza energetica del negli ultimi anni e la riduzione delle emissioni”. A finanziare la raccolta differenziata della carta ma anche di acciaio, alluminio, legno, plastica e vetro c’ il ontributo Ambientale onai, che rappresenta la forma di finanziamento attraverso la quale onai ripartisce tra produttori e utilizzatori il costo per i maggiori oneri della raccolta differenziata, per il riciclaggio e per il recupero dei rifiuti di imballaggi con l’obiettivo di incentivare l’uso di imballaggi maggiormente riciclabili, collegando il livello contributivo all’impatto ambientale delle fasi di fine vita nuova vita. costi della raccolta differenziata, sulla base di quanto previsto dal .lgs. , vengono ripartiti “in proporzione alla quantità totale, al peso e alla tipologia del materiale di imballaggio immessi sul mercato nazionale”. Per quel che riguarda la carta, il ontributo ambientale onai di , euro per tonnellata dal gennaio ,e , euro per tonnellata a partire dal giugno la cifra di euro per tonnellata prevista dal gennaio per gli imballaggi poliaccoppiati a prevalenza carta idonei al contenimento di liquidi, sale a euro per tonnellata a partire dal giugno . “ l contributo viene incassato da onai e girato a omieco spiega lo stesso consorzio che, a sua volta, lo redistribuisce tra i circa . omuni italiani con i quali intrattiene una convenzione. l contributo calcolato in base a parametri quantitativi e qualitativi in modo che conservi una funzione di incentivo nei confronti degli enti territoriali. Per avere un idea dell entità di questo contributo, si pensi che nel il totale dei trasferimenti da omieco ai omuni ha superato i milioni di euro. onai e i onsorzi di filiera sono garanti della raccolta, del riciclo e del recupero degli imballaggi immessi sul mercato e quindi degli obblighi che la legge pone alle imprese che vi aderiscono”.
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igliorare le prestazioni ambientali delle attività produttive e migliorare i modelli di consumo. ono questi i due binari da cui prende le mosse l’idea di sviluppo sostenibile, enunciata per la prima volta nel da ro arlem rundtland, presidente della ommissione mondiale su Ambiente e viluppo orld ommission on nvironment and evelopment, , istituita nel , nel rapporto “ ur common future”, nel quale emergeva la necessità di attuare una strategia in grado di coniugare le esigenze dello sviluppo da intendersi in senso fondamentalmente economico e dell’ambiente. A livello europeo in prima istanza, e a livello globale come aspirazione. a definizione di sviluppo sostenibile, in un futuro di tutti noi, dunque questa uno sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri. i parte con divieti, limiti e soglie massime di emissione, requisiti tecnici, autorizzazioni agli scarichi e tutte le limitazioni il cui superamento comporta sanzioni, perch stabiliti da specifiche normative si tratta del cosiddetto sistema “command and control”, per il quale la messa in atto di uno sviluppo sostenibile passa attraverso l’applicazione di normative in materia ambientale sempre più restrittive e sul controllo del rispetto dei limiti stabiliti per legge da parte delle autorità competenti. Per semplificare vengono stabilite delle soglie massime, per esempio, alle emissioni di sostanze nocive che un’azienda pu produrre, e qualora l’azienda non le rispettasse incorrerebbe in sanzioni. egli ultimi anni l’approccio legislativo gradualmente cambiato, soprattutto su spinta delle politiche ambientali dell’ nione uropea, e si assistito all’introduzione di norme di protezione ambientale nelle quali viene data particolare rilevanza al concetto di prevenzione, autocontrollo e alla gestione diretta da parte dei soggetti responsabili delle attività produttive. un
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approccio proattivo che prevede l’adozione di strumenti di natura volontaria per tutte le organizzazioni che vogliano andare oltre gli obblighi di legge applicando norme internazionali che definiscono uno standard e che consentono di raggiungere superiori prestazioni ambientali. i tratta di certificazioni del sistema di gestione ambientale, come ad esempio la ISO 14001 e la A , le certificazioni di prodotto, come ad esempio la FSC, e accordi volontari in campo ambientale.
I sistemi di gestione ambientale n sistema di gestione ambientale definisce e “autentica” la capacità di un’organizzazione di identificare, gestire e monitorare i suoi problemi ambientali su più
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fronti, dimostrandone l’impegno nel limitare l’inquinamento e l’impatto sull’ambiente. Un sistema di gestione ambientale si basa sul modello PDCA: Plan - Do hec Act diverso dal command and control definito prima). Un sistema di gestione ambientale prevede che l’azienda che sceglie di aderirvi pianifichi plan gli obiettivi e i processi necessari per raggiungere specifici risultati di una precisa politica ambientale, che li metta in atto (do), che li monitori (check) accertandosi che siano conformi sia alle prescrizioni legali che a quelle suggerite dalla propria politica ambientale, e che infine agisca (act) per migliorare continuamente le proprie prestazioni, muovendosi all’interno del perimetro del sistema di gestione ambientale a cui ha aderito. ISO 14001 ISO 14001 è uno standard riconosciuto a livello internazionale che stabilisce i requisiti per un sistema di gestione ambientale. i tratta di una certificazione a cui le organizzazioni e le aziende aderiscono su base volontaria, con l’obiettivo di migliorare le proprie “prestazioni ambientali”, ossia a contenere il proprio impatto sull’ambiente attraverso un uso più efficiente delle risorse e la riduzione degli sprechi, ottenendo così un vantaggio competitivo e la fiducia degli attori dalla filiera fino al consumatore finale. Secondo la descrizione che ne viene data dall’Organizzazione internazionale per la normazione (ISO, the International Organization for Standardization che si occupa di sviluppare e pubblicare standard internazionali), la ISO 14001 è un sistema di gestione facilmente integrabile ad altri di diverso tipo (come la ISO 9001 per la gestione della qualità o la ISO 45001 per la salute e la sicurezza sul lavoro), ed è adatta a organizzazioni di ogni tipo e dimensione, sia private che no profit o governative. Diversi i parametri presi in considerazione: l’inquinamento atmosferico, i problemi relativi all’acqua e alle acque reflue, la gestione dei rifiuti, la contaminazione del suolo, la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, l’uso e l’efficienza delle risorse. “Come tutti gli standard dei sistemi di gestione ISO, ISO 14001 include la necessità di un miglioramento continuo dei sistemi dell’organizzazione e un approccio alle problematiche ambientali. Lo standard è stato recentemente rivisto, con miglioramenti chiave come la maggiore importanza della gestione ambientale nei processi di pianificazione strategica dell’organizzazione, un maggiore contributo da parte della leadership e un maggiore impegno nelle iniziative proattive che aumentano le prestazioni ambientali”, continua l’Organizzazione, facendo riferimento all’aggiornamento pubblicato nel 2015 che ha comportato la revisione della norma del 2004, con inoltre un focus sul ciclo di vita dei prodotti, in una prospettiva di economia circolare.
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Come certi carsi Un sistema di gestione ambientale si basa sul modello PDCA: Plan - Do - Check - Act, a cui devono attenersi in maniera rigorosa tutte le aziende che scelgono di aderirvi.
Lo strumento Eco-Management and Audit Scheme (EMAS d’ora in poi), adottato nel 1993, è un sistema ad adesione volontaria rivolto alle imprese e a tutte le organizzazioni che intendono impegnarsi a valutare e migliorare le proprie performance ambientali e a comunicare in modo trasparente i risultati raggiunti. Lo strumento non stabilisce livelli minimi di miglioramento della prestazione, ma assumendo come situazione di partenza la piena conformità normativa, indica strumenti e modalità gestionali da adottare per raggiungere gli obiettivi di prestazione, autonomamente determinati dall’organizzazione. Il sistema di gestione ambientale permette il raggiungimento degli obiettivi stabiliti nel programma ambientale, attraverso la definizione di ruoli e responsabilità, mezzi, risorse, procedure, formazione e sistemi di monitoraggio e di comunicazione. EMAS e ISO 14001 presentano scopi e requisiti simili, ma EMAS richiede maggiori garanzie di conformità legislativa e la comunicazione all’esterno degli impegni presi nei confronti dell’ambiente, prevedendo incentivi economici statali e regionali e diverse forme di semplificazione amministrativa. L’integrazione della norma ISO 14001 in EMAS quale schema per l’implementazione di un Sistema di Gestione Ambientale avvenne nel 2001, rendendo evidente l’omogeneità di intenti dei due strumenti prima considerati antagonisti. ertificarsi A prevede una Analisi Ambientale niziale (AAI), con la quale individuare e valutare gli aspetti ambientali e gli obblighi normativi applicabili in materia di ambiente; ovviamente il rispetto degli obblighi normativi; la partecipazione del personale, che deve essere coinvolto nei processi di miglioramento delle prestazioni ambientali dell’organizzazione; e la comunicazione con il pubblico e le altre parti interessate, attraverso la pubblicazione della Dichiarazione Ambientale. “EMAS offre alle organizzazioni gli strumenti di gestione per risparmiare risorse di ogni tipo, dagli alberi agli euro. on A , le organizzazioni possono quantificare l’utilizzo delle risorse e sviluppare piani per migliorare le proprie prestazioni ambientali, raggiungendo obiettivi ambientali e realizzando nuovi processi di gestione più efficienti”, si legge sul sito dell’organizzazione.
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Secondo quanto indicato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), ente pubblico di ricerca italiano istituito con la legge n.133/2008 e sottoposto alla vigilanza del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, per ottenere la registrazione EMAS un’organizzazione deve: Effettuare una analisi ambientale Esaminare tutti gli impatti ambientali delle attività svolte: processi produttivi, prodotti e servizi, metodi di valutazione, quadro normativo, prassi e procedure di gestione ambientale già in uso. Dotarsi di un sistema di gestione ambientale Sulla base dei risultati dell’analisi ambientale, creare un efficace sistema di gestione ambientale che punti a realizzare la politica ambientale dell’organizzazione e a conseguire gli obiettivi di miglioramento definiti dal vertice aziendale. Il sistema deve specificare responsabilità, mezzi, procedure operative, esigenze di formazione, provvedimenti di monitoraggio e controllo, sistemi di comunicazione. Effettuare un audit ambientale Valutare l’efficacia del sistema di gestione e le prestazioni ambientali a fronte della politica, degli obiettivi di miglioramento, dei programmi ambientali dell’organizzazione, e delle norme vigenti. Predisporre una dichiarazione ambientale La dichiarazione ambientale deve descrivere i risultati raggiunti rispetto agli obiettivi ambientali fissati e indicare in che modo e con quali programmi l’organizzazione prevede di migliorare continuamente le proprie prestazioni in campo ambientale. Ottenere la verifica indipendente da un verificatore EMAS Un verificatore accreditato da un organismo di accreditamento EMAS di uno Stato membro deve esaminare e verificare l’analisi ambientale, il sistema di gestione ambientale, la procedura e le attività di audit, la dichiarazione ambientale. Registrare la dichiarazione presso l’organismo competente dello Stato membro La dichiarazione ambientale convalidata dal verificatore deve essere inviata all’Organismo competente dello Stato membro per la registrazione. Ottenuta la registrazione, l’organizzazione riceve un numero che la identifica nel registro europeo, ha diritto ad utilizzare il logo EMAS e mette a disposizione del pubblico la dichiarazione ambientale. Sempre secondo quando riportato dall’Ispra, il Comitato per l’Ecolabel e l’Ecoaudit ha stabilito le seguenti quote annuali per la registrazione EMAS in Italia: 50 euro per le piccole imprese, 500 per le medie imprese, 1.500 per le grandi imprese. Secondo il decreto 18 aprile 2005 “Adeguamento alla disciplina comunitaria dei criteri di individuazione di piccole e medie imprese”, Piccola impresa è l’impresa che ha meno di 50 occupati e un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo non superiore a 10 milioni di euro; la Media impresa è costituita da imprese che hanno meno di 250 occupati e un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro, oppure un totale di bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro; la Grande impresa è quella con oltre 249 dipendenti, fatturato annuo superiore a 50 milioni di euro, bilancio annuo superiore a 43 milioni di euro.
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SPECIALE GREEN PRINTING IL SISTEMA DELLA STAMPA
iacomo C iare a tito are i ra ca C
Certi ca ioni i sistema speci c e per a stampa mprim ert i sono poi certificazioni di sistema specifiche per le aziende di stampa. n rancia c’ il marchio mprim’ ert creato nel , mira a promuovere l’adozione, da parte delle aziende che svolgono attività di stampa, di azioni concrete per una riduzione dell’impatto delle attività produttive sull’ambiente. ’adozione del marchio consentita previo rispetto di cinque criteri fondamentali il corretto smaltimento dei rifiuti pericolosi, lo stoccaggio di liquidi pericolosi, il non utilizzo di prodotti tossici, la consapevolezza dell’impatto ambientale da parte di dipendenti e clienti per la quale viene richiesto di istituire una comunicazione interna, per sensibilizzare tutto il personale, ed esterna, nei confronti dei clienti soprattutto per le aziende la cui attività principalmente derivante dal digitale , e infine il continuo monitoraggio del consumo di energia del sito un criterio introdotto nel che prevede che l’azienda proceda a una verifica trimestrale del proprio consumo di energia, da trasmettere all’ente certificatore ogni volta che il marchio viene rinnovato . tando al contatore riportato sul sito del marchio, sono le imprese certificate mprim’ ert. i sono anche alcune aziende di stampa italiane certificate col marchio francese, fra queste ad esempio imer pa, otolito pa, a ipografica arese pa, . . . . pa per entrambi i suoi stabilimenti, a avis e icenza. rint t e C an e
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Print the hange una cooperativa europea di recente creazione, costituita da aziende di stampa che producono secondo il principio radle to radle talvolta abbreviato in , in italiano dalla culla alla culla , un approccio che vuole adattare alla natura i modelli dell’industria, ossia convertire i processi produttivi assimilando i materiali usati a elementi naturali, che devono quindi poter essere riutilizzati al . membri fondatori del consorzio Print the hange, amministratori di tre tipografie, sono rnst ugler della tipografia gugler in Austria e presidente del consorzio, asper arsen di PurePrint in animarca e ar us e enato geli, amministratori di geli A , vizzera. ’associazione ha sede a el , in Austria e nasce dalla communit Print the hange fondata nel da gugler , primo fornitore al mondo di prodotti tipografici certificati cradle to cradle, primato tuttora mantenuto in ermania e in Austria. “ ompito del consorzio si legge in una nota stampa diffusa a fine condividere con altre tipografie in uropa il no ho delle aziende fondatrici accumulato in vent’anni in materia
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ertificarsi a co print veramente fattibile e purtroppo tanti non lo sanno. agari ci sono aziende che stanno facendo cose su di quelle previste dalla certificazione, e quelle che mancano da fare magari sono facilmente attuabili .
di stampa non tossica e priva di scarti, economia circolare e certificazione cradle to cradle, condurre congiuntamente le attività di ricerca, sviluppo e acquisto nonch gestire i mercati. na volta firmato il contratto, i membri possono richiedere immediatamente la certificazione della sede e stampare con i materiali certificati cradle to cradle disponibili, presentandosi dunque sul mercato quali fornitori dello standard di stampa ecologica più elevato al mondo. lunghi e dispendiosi processi di ricerca e sviluppo vengono meno, in quanto sono già stati assunti dalle aziende fondatrici. Ad oggi i membri possono avvalersi di oltre materiali certificati e di una buona dose di esperienza nel settore”. co print n talia nel nasce lo tandard co print con lo scopo di proporre linee guida per una diminuzione degli impatti delle attività di stampa sull’ambiente alle aziende grafiche. i tratta di una certificazione europea che propone e controlla l’intero ciclo produttivo della stampa, dai prerequisiti di base alla stampa vera e propria, fino al controllo su finiture e trasporti della merce. no stampato co print dev’essere necessariamente stampato da una tipografia certificata co print, con energia rinnovabile, su carte certificate, senza l’utilizzo di sviluppo chimico per la creazione delle lastre di stampa offset possibilità di non conformità risolvibile in anni , con additivi di stampa controllati, utilizzando inchiostri a base vegetale, a cera o ad acqua. “ o standard a basso impatto ambientale co print stato realizzato in conformità alle linee guida ode of ood Practice of tandardization uide ” e sottoposto a “un processo di consultazione che ha coinvolto professionisti, aziende grafiche, associazioni di categoria e ambiantaliste, scuole grafiche”, si legge sul sito della certificazione. principali partecipanti a questo processo di consultazione sono stati talia, egambiente iguria nlus, cuola rafica enovese . assicomo, cuola rafica an arco stituto alesiano e ettore ambientale di A A Associazione tecnici arti grafiche. Ad oggi sono otto le aziende di stampa italiane certificate co print aserati, abanti e anni, rafica , coprint eb, rafiche elpiaz, electa, oberta olsi, Publistampa. Prima dell’esistenza di co print di fatto non c’era una certificazione che regolasse l’intero processo di stampa dal punto di vista ambientale , afferma iacomo hiarella, titolare di rafica , la prima tipografia certificata co print in talia, e di coprint eb, il eb to print di stampa ecologica nato dall’esperienza di rafica . ’erano delle tipografie all’epoca pochissime, forse due o tre, tra cui anche la mia che stabilivano dei criteri ambientali da rispettare e si facevano certificare l’avvenuto rispetto di questi criteri. co print nasce
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Stiamo attraversando un momento difficile, in cui tutti abbiamo cambiato di molto le nostre abitudini. Ma è proprio nelle difficoltà che la nostra vera forza si svela. Lo spirito con cui noi Italiani stiamo affrontando questa sfida è coinvolgente. E noi vorremmo credere che questa possa essere l’opportunità di renderci persone migliori. Prendendo le dovute distanze, cerchiamo di rimanere uniti per affrontare assieme questa grande emergenza e per lasciarcela presto alle spalle.
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dall’esigenza di rivolgersi a un ente esterno deputato a stabilire con precisione quali fossero i criteri di una stampa sostenibile e che ne controllasse poi l’applica zione nell’attività produttiva», spiega Chiarella. Para metri come ad esempio l’utilizzo di energia rinnovabile, di carte certificate e di inchiostri a base naturale, sono la base attualmente indicata (aggiornamenti, non stravolgimenti, allo standard sono previsti per i prossi mi mesi, preannuncia hiarella dalla certificazione da cui devono necessariamente partire le aziende di stam pa per poter esporre il logo co print veramente difficile per un tipografo capire come direzionare i suoi investimenti in termini di sostenibilità ambientale, perché ormai qualunque metodologia o tecnologia di stampa viene presentata come ecologica. Questa cer tificazione fornisce indicazioni chiare su come inqui nare meno stampando; inoltre vengono organizzati dei controlli periodici, solitamente una volta l’anno, per ac certare la veridicità dell’operato dell’azienda certificata co print e che per questo autorizzata a utilizzare il logo che è sempre più riconosciuto, tanto che ci sono alcuni enti che richiedono che i loro stampati abbia no questa certificazione. un valore aggiunto per l’a zienda di stampa», continua Chiarella, che spiega co me una tipografia debba necessariamente rispettare i parametri stabiliti dallo standard per certificare i suoi prodotti stampati, ma che la stessa azienda può anche avere una linea di produzione non certificata perch magari meno all’avanguardia e dunque più inquinan te) o utilizzare un inchiostro non a base vegetale per un determinato lavoro, e dunque non certificare co print quel particolare prodotto stampato, senza per questo inficiare la certificazione a livello aziendale. ertificarsi a co print veramente fattibile e pur troppo tanti non lo sanno. Magari ci sono aziende che stanno facendo 7 cose su 10 di quelle previste dalla certificazione, e quelle che mancano da fare magari so no facilmente attuabili. Il costo maggiore è quello degli investimenti in macchinari adeguati, ma tante aziende li hanno già. Prendiamo gli inchiostri sulla base della mia esperienza posso dire che quasi tutti gli inchiostri sul mercato sono ormai a base vegetale e la maggio ranza dei tipografi li usa senza neanche saperlo. erto l’utilizzo di questi consumabili è un aspetto importan te, ma quando un cliente viene in azienda cerco di far gli capire che il valore aggiunto lo dà l’intero proces so, non solo l’utilizzo dell’inchiostro a base naturale. Oppure l’utilizzo di energia rinnovabile, altro criterio di co print ormai col mercato libero dell’energia non più un problema chiedere al proprio fornitore di avere energia rinnovabile, con relativo certificato che attesta che quell’energia è stata prodotta da fonti rinnovabili in Italia e che non è passato più di un anno da quando stata immessa sul mercato dell’energia. se anche
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questa energia dovesse costare un po’ di più rispetto a quella “tradizionale”, sicuramente il valore aggiunto del ritorno di immagine sul mercato supera quella che è la spesa», continua Chiarella. «Con certezza posso dire che tutte le aziende certificate co print hanno deciso di confermare la certificazione di anno in anno e con tinuare ad essere certificati. redo che il segreto per capire davvero questa certificazione sia una visione a lungo termine a livello imprenditoriale. Che stia cioè nella capacità di affrontare investimenti accettando di non vedere un ritorno immediato degli stessi, ma avendo la consapevolezza che si stanno facendo delle scelte nel rispetto dell’ambiente per il futuro dell’azien da», conclude.
Etichettature e certi ca ioni i pro otto l sottoinsieme disciplina diversi tipi di eti chette e di dichiarazioni ambientali, standardizzando le informazioni al pubblico sulle prestazioni ambienta li di prodotti e servizi. Nell’ottica di un miglioramento dei modelli di consumo, queste dichiarazioni svolgo no dunque un ruolo importante nella possibilità per l’utente finale di consumare in maniera sostenibile, perché stabiliscono in maniera riconosciuta a livello internazionale caratteristiche che contraddistinguo no i prodotti più compatibili con l’ambiente da quelli meno compatibili. A queste si aggiunge la che norma la metodologia da applicare nello studio sul ciclo di vita. Le etichette ambientali orientano dunque la domanda verso beni e servizi a impatto ambientale ridotto e for niscono un riconoscimento, un’etichetta per l’appunto, per quelle aziende che compiono scelte di produzione “virtuose” e che possono così offrire garanzia del basso impatto ambientale dei propri prodotti, acquisendo un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti. Come riporta l’Ispra, esistono tre diversi tipi di eti chettature ambientali, istituite dalle norme serie TIPO I, normato dalla tichette ecologiche volontarie basate su un sistema che considera l’inte ro ciclo di vita del prodotto, sottoposte a certificazione esterna da parte di un ente indipendente (tra queste rientra, ad esempio, il marchio europeo di qualità eco logica colabel TIPO II, normato dalla tichette ecolo giche che riportano auto dichiarazioni ambientali da parte di produttori, importatori o distributori di pro
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a certi ca ione i r ppo dotti, senza che vi sia l’intervento di un organismo indipendente di certificazione tra le quali ” iciclabile”, “ ompostabile” ecc. TIPO III, normato dalla tichette ecologiche che riportano dichiarazioni basate su parametri stabiliti e che contengono una quantificazione degli impatti ambientali associati al ciclo di vita del prodotto calcolato attraverso un sistema LCA, Life Cycle Assessment. ono sottoposte a un controllo indipendente e presentate in forma chiara e confrontabile. ra di esse rientrano, ad esempio, le “ ichiarazioni Ambientali di Prodotto”, che sono applicabili a tutti i prodotti o servizi, indipendentemente dal loro uso o posizionamento nella catena produttiva. el tipo fanno parte le certificazioni più comuni dell’industria grafica, come la e la P , assegnate da organismi terzi, pubblici o privati indipendenti dal produttore, che si basano su criteri sviluppati tenendo conto di tutte fasi del ciclo di vita del prodotto e che fissano dei valori soglia e limiti prestazionali da rispettare. Ecolabel UE colabel il marchio di qualità ecologica dell’ nione uropea colabel che contraddistingue prodotti e servizi caratterizzati da un ridotto impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita. colabel l’unico marchio volontario di tipo riconosciuto in tutta uropa ed stato istituito nel dal egolamento n. ed oggi disciplinato dal egolamento n. in vigore nei Paesi dell’ nione uropea e nei Paesi appartenenti allo pazio conomico uropeo orvegia, slanda, iechtenstein . colabel un’etichetta ecologica basata su un sistema di criteri selettivi, definito su base scientifica, che tiene conto degli impatti ambientali dei prodotti o servizi lungo l’intero ciclo di vita. n particolare indica che il prodotto garantisce un ridotto impatto ambientale dall’estrazione delle materie prime, attraverso la produzione, l’imballaggio, la distribuzione, l’utilizzo, lo smaltimento. Per ogni prodotto vengono presi in esame gli aspetti ambientali connessi alla sua realizzazione qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo, produzione di rifiuti, consumo di risorse ed energia, sicurezza e salute dei lavoratori e consumatori, inquinamento acustico, tutela della biodiversità. FSC
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a certificazione una certificazione internazionale e indipendente, specifica per il settore forestale e i prodotti legnosi e non legnosi derivati dalle foreste. sistono due tipi di certificazione la certificazione di estione forestale assicura che una foresta o una piantagione forestale siano gestite nel rispetto di
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inter ista a Car o e an cons ente per e certi ca ioni C e C
Il vantaggio della certificazione di gruppo che permette di essere competitivi sia da un punto di vista del servizio, poiché c’ un gestore a supporto delle aziende che fanno parte del gruppo, ma anche di costi.
Carlo De Zan è un auditor qualificato e consulente per le certificazioni FSC e PEFC. Laureato in Scienze Forestali ed Ambientali con un dottorato in Ecologia Forestale, da circa tre anni e mezzo gestisce Kobol, una società che si occupa di semplificare il percorso delle aziende verso le certificazioni, attraverso le diverse fasi necessarie al loro ottenimento: formazione, predisposizione di documenti e un sistema di tracciabilità. Fra le attività svolte in Kobol, ci sono le certificazioni di gruppo FSC e PEFC. Che cos’è una certificazione di gruppo? Dal momento che esistono alcuni parametri da seguire (manuali, procedure, formazione…), che le aziende di piccole dimensioni hanno difficoltà a volte ad affrontare, lo Standard ha previsto che la certificazione singola possa essere sostituita da quest’altro tipo di certificazione, la certificazione di gruppo. L’unico vincolo è, per la certificazione di gruppo FSC, che le aziende abbiano meno di 16 dipendenti, quindi dai 15 addetti in giù; la PEFC ha parametri leggermente più ampi, le aziende possono avere fino a 50 dipendenti per procedere a una certificazione di gruppo; una differenza dovuta al fatto che si tratta di standard diversi con regole diverse. Il vantaggio della certificazione di gruppo è che permette di essere competitivi sia da un punto di vista del servizio, poiché c’è un gestore a supporto delle aziende che fanno parte del gruppo, ma anche di costi. Mentre
con la certificazione singola l’ente di certificazione controlla ogni singola azienda aderente, con la certificazione di gruppo questo controllo viene demandato al gestore del gruppo, che procede annualmente alla verifica del rispetto dello standard per tutte le aziende, a garanzia della validità del sistema, mentre l’ente di certificazione (FSC, per esempio) a sua volta va a vedere annualmente solo un campione delle aziende del gruppo. La riduzione delle visite ispettive non è da intendersi dunque come un’applicazione meno rigorosa dei requisiti di certificazione, ma come una semplificazione. I costi per la certificazione vengono quindi divisi fra le aziende? Sì, la logica è questa. In un gruppo numeroso l’ente certificatore va a vedere solo un campione di aziende, mentre il controllo su tutte le aziende certificate viene fatto dal gestore. Nella certificazione singola, a ogni azienda viene rilasciato un codice di Catena di custodia. Quando si entra in una certificazione di gruppo, invece, c’è un codice che viene rilasciato al gestore del gruppo, la singola azienda aderente ha un suo sotto-codice che riguarda la documentazione di vendita, ovvero il Codice di Catena di custodia, mentre il Logo promozionale è comune al gruppo nella sua interezza. Ma nella pratica non cambia: io azienda posso certificare i miei prodotti, etichettarli, venderli, ho il mio certificato cartaceo singolo, sono inserito all’interno del
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I marchi FSC, PEFC ed Ecolabel attestano la sostenibilità dei prodotti.
database di FSC o PEFC delle aziende certificate, e anche in quello del gestore come singolo aderente nel gruppo. Chi è il “gestore” del gruppo? Potrebbe essere una delle aziende aderenti al gruppo, ma attualmente in Italia non ci sono casi del genere, forse anche perché sarebbe un aggravio rispetto a una certificazione singola cui un’azienda dovrebbe far fronte. Nel mio caso il gestore del gruppo è Kobol, che al momento per quel che riguarda la certificazione FSC ha 12 aziende del settore stampa e cartotecnica su un totale di 19 aziende aderenti. Il settore grafico al momento è quindi il più rappresentato al suo interno. Vi sono poi altri 3 gruppi per la gran maggioranza specializzati nel settore legno (70, 32 e 7 aderenti). È inoltre presente un altro gruppo con 33 aziende del settore stampa e cartotecnica su un totale di 79 membri, anche questo quindi maggiormente rappresentativo del settore legno. Per quel che riguarda invece la PEFC, il mio gruppo al momento ha due tipografie certificate, gli altri gruppi sono prevalentemente del settore legno e quelli che hanno aziende del settore stampa e cartotecnica certificate hanno rispettivamente 7 e 3 aderenti. La certificazione di gruppo PEFC ha sicuramente maggiori margini di crescita, anche considerato che generalmente le carte certificate PEFC non hanno sovrapprezzi. In Italia, in generale, c’è sicuramente margine per aumentare il numero di
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membri delle certificazioni di gruppo. Dal momento che il gestore non può essere sempre presente fisicamente nelle aziende rappresentate, è necessario vi sia una persona di riferimento all’interno di ogni singola impresa, una persona che sia il referente di Catena di custodia. Come funzionano i controlli da parte del gestore del gruppo? Vengono fatti annualmente su tutti gli aderenti. Noi durante il controllo andiamo a simulare l’attività dell’ente di certificazione, che comunque poi va a certificare che noi - il gestore - abbiamo svolto correttamente il nostro lavoro. A garanzia del controllo c’è dunque anche una verifica da parte dell’ente di certificazione, che procede a una visita ispettiva sia nell’ufficio centrale del gestore del gruppo sia, a campione, sugli aderenti. Le pratiche di gestione sono un po’ impegnative, bisogna avere un po’ di esperienza di audit, conoscere il mercato, i settori… servono procedure aggiuntive rispetto alla certificazione singola, è per questo che è molto difficile trovare casi in cui a farsene carico sia un’azienda del gruppo, in una sorta di “autogestione”. Come gestore del gruppo non devo avere attività in conflitto di interesse con i miei aderenti, devo garantire un’indipendenza del controllo, posso però svolgere un’attività di formazione per le aziende aderenti. Diventa un’attività di supporto a quella che può essere la “burocrazia” che sta dietro a queste certificazioni. La logica è che una grande
azienda può permettersi di dedicare una persona per la gestione delle certificazioni, anche se magari non a tempo pieno, invece tanto più piccola è l’azienda tanto più è difficile avere una professionalità di questo tipo. Quindi nonostante la responsabilità rimanga in capo all’azienda, è compito del gestore del gruppo fornire questa attività di supporto all’attività di certificazione. La certificazione di gruppo è molto poco conosciuta in Italia e la sfruttano poche aziende, invece all’estero è molto più sviluppata. Nel Regno Unito per esempio la situazione dei gruppi è molto più dinamica. Tra i più rappresentativi Grafton Merchanting GB Ltd con 211 membri (prevalentemente del settore legno), Enviaudits Ltd (Oxford timber audits) con 200 membri, ma esistono anche gruppi specifici del settore stampa Print and Media Certification Ltd con 44 aderenti. Sono inoltre presenti delle certificazioni multi-sito con 638 (Jewson Limited) e 732 aderenti (Howden Joinery Ltd). Da dove deriva il nome Kobol? Dalla mia passione per la fantascienza: è il nome di un pianeta abbandonato dall’umanità perché troppo inquinato e ormai invivibile. Un racconto di fantasia che si ispira alla realtà quotidiana della nostra società, all’urgenza di cambiare rotta e puntare decisi verso la sostenibilità. Ma nasce anche da un’idea pratica: il dominio del sito web era libero.
rigorosi standard ambientali sociali ed economici) per proprietari e gestori forestali, e la certificazione di atena di custodia, per imprese di trasformazione e o commercio di prodotti forestali. Questo secondo tipo di certificazione , che quella per cui si certificano le aziende di stampa, garantisce la rintracciabilità dei materiali provenienti da foreste certificate ed indispensabile per poter applicare le etichette sui prodotti che senza la certificazione non possibile applicare . razie a questa certificazione un’organizzazione pu garantire il mercato circa la provenienza del legname o della carta utilizzati per i propri prodotti. a certificazione di atena di custodia pu essere individuale, riguarda cio singole organizzazioni, oppure pu essere di gruppo, ossia riguardare più organizzazioni, con in più la possibilità di conseguire certificati multisito. Pu riguardare infine singoli progetti, senza la necessità dunque che l’organizzazione che li ha prodotti sia certificata essa stessa. PEFC P sta per Programme for ndorsement of orest ertification schemes, Programma di valutazione degli schemi di certificazione forestale. un sistema di certificazione per la gestione sostenibile delle foreste a livello internazionale, che garantisce che la materia prima legnosa per carta e prodotti in legno derivi da foreste gestite in maniera sostenibile attraverso controlli di parte terza. Anche P prevede la certificazione di gruppo come forma di certificazione multisito il titolare del certificato il responsabile del gruppo e le piccole aziende sono i membri del gruppo; il responsabile del gruppo pu essere qualsiasi persona giuridica che gestisce il sistema di gestione del gruppo. “I membri del gruppo sono indipendenti l’uno dall’altro e possono appartenere a settori completamente diversi - si legge sul sito dell’organizzazione . possibile, ad esempio, che un certificato di gruppo includa segherie, stampatori e produttori di mobili. e uniche condizioni sono le limitazioni di dimensione per i singoli membri del gruppo e che si trovino nello stesso paese. l controllo dell’organismo di certificazione del certificato di gruppo copre un campione dei membri del gruppo. Ad esempio, l’organismo di certificazione pu visitare quattro siti su un totale di dodici. n questo modo si riduce il costo complessivo della certificazione per un’azienda rispetto a un singolo certificato, in quanto a cadenza annuale non tutte le società vengono controllate. l campionamento possibile perch tutti i membri del gruppo sono coperti dall’audit interno che il responsabile del gruppo esegue annualmente. Il responsabile del gruppo fa sempre parte dell’audit esterno e in tale processo l’organismo di certificazione controllerà la qualità e i risultati dell’audit interno”.
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speciale green printing
La ricerca di soluzioni che portino efficienza produttiva alla filiera degli stampatori coincide ormai con l’implementazione di migliorie costruttive e di funzionamento che riducono l’impatto ambientale nell’intero ciclo di vita della macchina, dalla progettazione al riciclo delle sue parti.
Sistemi di stampa e sistemi di finishing: l’impatto ambientale di Enrico Barboglio
Uno dei metodi classici che portano alla decisione di acquisto di un sistema composto da macchinari industriali e di servizi correlati alla implementazione del processo produttivo è quello della valutazione del TCO (Total Cost of Ownership) Il concetto di TCO è conosciuto e diffuso, e offre ampi vantaggi in termini di precisione e semplicità di calcolo considerando tutte le categorie di costi direttamente correlate all’uso di un dato bene. Il costo così definito è formato da: • i costi di acquisizione del bene (include il costo di fine vita dell’apparecchiatura); • i costi connessi all’utilizzo delle apparecchiature, quali il consumo di energia; • il costo di gestione; • il costo del fine vita. Dal TCO al Lyfe Cycle Cost (LCC) La valutazione del TCO è un modello per molti anni ritenuto il più idoneo a valutare l’efficienza di sistema, ma qualcosa è cambiato con la Direttiva 2015/24/ EU e con l’inserimento dell’art. 68 che induce a valutare il costo del ciclo di vita di un prodotto (Lyfe Cycle Cost - LCC) come parametro di efficienza economica ed ecologica. Per ottenere un quadro di valutazione complessiva del costo di un prodotto “nuovo” occorre considerare anche quelle che sono le implicazioni, verso “l’ecosistema aziendale”. Tra questi citiamo l’Efficacia di Sistema che individua il vantaggio di performance ottenibile da un prodotto rispetto a un altro e completa i criteri di confronto relativamente al bene ed alle sue funzionalità e l’Efficienza di Business che individua i vantaggi economici, in termini di risparmio, indotti dalla scelta di un prodotto. I vantaggi non sono, in questo caso, direttamente imputabili alla scelta del bene, ma all’uso che ne viene fatto. Ne viene un nuovo metodo di valutazione, come definito dall’art. 68 della Direttiva Europea sopra citata, che include: a) Costi sostenuti dal possessore del bene quali: a. costi relativi all’acquisizione; b. costi connessi all’utilizzo, quali consumo di energia e altre risorse; c. costi di manutenzione;
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(Life Cycle Cost)
d. costi relativi al fine vita, come i costi di raccolta e di riciclaggio; b) Costi imputati a esternalità ambientali legate ai prodotti, servizi o lavori nel corso del ciclo di vita, a condizione che il loro valore monetario possa essere determinato e verificato; tali costi possono includere i costi delle emissioni di gas a effetto serra (CO2) e di altre sostanze inquinanti nonché altri costi legati all’attenuazione dei cambiamenti climatici.
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Redesign, Reduce, Reuse, Recycle a regola ha provenienza sufficientemente lontana, nell’ordinamento italiano trova la sua consacrazione con il ecreto onchi del che ha profondamente cambiato il concetto di rifiuto’.
Alla prova delle 4R n qualsiasi attività produttiva la voce riduzione degli sprechi sicuramente tra le componenti più significative di un piano di efficientamento e ottimizzazione dei risultati. ’integrazione di una politica ambientale nei processi produttivi e aziendali pu quindi essere un volano per la crescita del profitto, andando ad eliminare costi che appartengono all’intero ife cle del prodotto. n una tipica attività appartenente al settore industriale grafico questo pu voler dire osti di acquisto ridotti dall uso di meno inchiostro, carta, solvente, acqua ed energia iduzione dei costi grazie alla riduzione dei rifiuti, al riutilizzo, al riciclaggio e alla riduzione dei costi di smaltimento iduzione delle emissioni di composti organici volatili iglioramento della qualità del prodotto e controllo del processo igliori condizioni di lavoro e motivazione dei dipendenti Premi assicurativi ridotti igliore immagine del marchio e differenziazione per clienti, finanziatori, investitori, istituzioni.
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l ruolo dei fornitori di apparecchiature per la stampa e per il finishing quello pertanto di offrire ai loro clienti un portafoglio di prodotti e servizi che sposino questa filosofia in una modalità detta dalla culla alla culla cradle to cradle portando cio sul mercato dispositivi che siano portavoce di una filosofia che sposa appieno la regola delle . a regola ha provenienza sufficientemente lontana, nell’ordinamento italiano trova la sua consacrazione con il ecreto onchi del che ha profondamente cambiato il concetto di rifiuto’ inteso come qualunque cosa che non utilizziamo più e che ha dato vita alla ricerca di comportamenti e produzioni che, basandosi sulla prevenzione del rifiuto spreco , ha toccato tutti i processi a monte del fine vita di un bene. a regola delle edesign, educe, euse, ec cle una regola di carattere generale e quindi applicata anche nel settore industriale grafico. Per i fornitori di macchine questo pu trasformarsi in Redesign: riprogettazione delle macchine per renderle più efficienti sotto il profilo dell’utilizzo delle risorse ambientali quali energia, inquinamento acustico, materiali impiegati nella produzione delle parti plastiche o meccaniche. fficientamento del consumo di acqua, riduzione dell’impiego di solventi e chimici, riduzione degli scarti di avviamento e di esercizio. l cosiddetto eco design che diminuisce l’impatto ambientale del prodotto sin dalla fase di progettazione. Reduce: meno materiale in entrata e meno spreco,
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maggiore efficienza delle risorse attraverso una continua attenzione ai flussi e ai processi di rifiuto per ridurre le emissioni, il consumo di energia e i rifiuti. Reuse: identificazione dei materiali di scarto che possono essere riutilizzati per un altro scopo per ridurre i costi di acquisto e smaltimento conversione dell’energia di scarto in energia riutilizzabile. Recycle: utilizzo di materiali riciclati e avvio al riciclo della maggior parte dei materiali di scarto quindi con una attenzione particolare alla raccolta di questi materiali, siano essi inchiostri, lastre, carta o plastica . 10 anni spesi bene… per l’ambiente ’insieme di queste regole, se sono parte di un progetto costante e convinto, possono portare estremi benefici in termini di sostenibilità, come risulta da alcune tabelle comparative che ci sono state fornite dalle aziende che hanno per prime risposto a una indagine avviata da l Poligrafico. Il digitale niziamo da Agfa che ha fatto uno studio comparativo su due prodotti dedicati alla stampa digitale di grande formato. ue prodotti della famiglia Anapurna, il primo del Anapurna e il secondo commercializzato nel modello i . a produttività oraria passa dai m h ai m h, indice di una innovazione tecnologica spinta dalla casa belga, ma che contemporaneamente offre dei risultati ambientali altrettanto performanti. ’uso di lampade rispetto alle precedenti e la selezione di una nuova componentistica con ridotto consumo energetico e minore rumorosità ha permesso di diminuire del il consumo energetico in modalità stand b della macchina, e addirittura dell’ durante il ciclo di funzionamento. Anche dal punto di vista dell’inquinamento acustico si misurano oggi benefici pari al rispetto a anni fa. ’ulteriore impegno di Agfa verso la sostenibilità si evidenzia anche nella nuova linea produttiva di inchiostri, creati per essere pienamente ecologici e certificati reenguard. Dati di comparazione tra Anapurna XL e Anapurna H2500i LED Consumo energetico in standby Consumo energetico in funzionamento Emissioni di rumore in standby Emissioni di rumore in funzionamento Peso medio Occupazione spazio Produttività oraria
Anno 2010 500W 13.500W 80dB 135dB 2.300 kg 475x236 cm 29 m²/h
Anno 2020 200W 2.700W ca. 40dB 75dB 2.000 kg 500x160 cm 115 m²/h
% variazione -60% -80% -50% -45% -8% +400%
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L’offset Se passiamo dalla stampa digitale di grande formato alla stampa offset possiamo citare i risultati portati alla nostra attenzione da Koenig & Bauer. L’azienda tedesca ha fatto sviluppi importanti negli ultimi 10 anni soprattutto sul fronte degli avviamenti rapidi, che in termini ambientali significano molti meno scarti produttivi. Si è calcolato che in dieci anni gli effetti di risparmio dal punto di vista ambientale (energia e materiale siano arrivati fino al . Percentuale che ovviamente può variare da installazione a installazione in funzione della tiratura e del tipo di supporto stampato. Risparmio energetico che viene garantito anche per tutte le attività relative alla essiccazione dell’inchiostro. La presenza di forni di riciclo ad aria calda (presenti nelle macchie di grande e medio formato) permettono risparmi energetici sino al proprio per la funzione di essiccazione inchiostri. Un’ulteriore ricerca e sviluppo a favore del risparmio energetico è quella legata all’utilizzo di tecnologia LEDUV rispetto alle tradizionali tecnologie UV a mercurio con spettro continuo d’onde delle precedenti versioni. In questo caso c’è ovviamente da tenere in considerazione alcune limitazioni applicative relative al fenomeno di migrazione nell’imballaggio. Negli ultimi 10 anni (si veda la tabella sotto) a fronte di un incremento di produttività del stato misurato un risparmio nei consumi energetici di funzionamento pari al , mentre non ci sono stati particolari performance dal punto di vista della diminuzione di peso della macchina, anche perché già dieci anni fa Koenig & Bauer aveva sviluppato un ciclo produttivo delle macchine tale da creare un impatto ambientale particolarmente ridotto, con una macchina ‘leggera’ che già nella sua produzione in fonderia portava con sé vantaggi di risparmio energetico e di riduzione della carbon footprint. oeni a er i aria ione
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Consumo energetico in standby Consumo energetico in funzionamento Emissioni di rumore in standby Emissioni di rumore in funzionamento Produttività oraria
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nis in Anche i fornitori di sistemi di finitura hanno attivato politiche di sviluppo e innovazione prodotti che permettono la riduzione dell’impatto ambientale nei cicli di produzione che utilizzano questi device. Tutto ciò nonostante il fatto che, nella produzione di uno stampato, il processo di fabbricazione e stampa della carta rappresenta la quota principale di carbon footprint, mentre la finitura influisce in molti casi con un valore inferiore al . Müller Martini lavora da molto tempo per ridurre l'impatto ambientale dei suoi prodotti, sia durante la produzione che durante il funzionamento. al l'azienda ha ottenuto una dichiarazione di emissione ambientale vincolante e dal l’impianto di fornitura interno per componenti meccanici stato certificato ISO 14001. Con ronto tra e macc ine acca a atrici c citrici i aria ione timi anni Consumo energetico Emissioni di rumore Peso medio Occupazione spazio Produttività oraria
Sino al 10% (funzione del tipo di lavoro) -5% -12% -6% Media del +10% (funzione del tipo di lavoro)
Nella progettazione delle macchine vengono generalmente utilizzati componenti a basso consumo energetico. Ad esempio, tutte le nuove macchine Muller Martini sono dotate di motori di classe di efficienza energetica IE3. L'impiego di tecnologia di controllo del movimento con l'uso di servomotori anziché d'ingranaggi meccanici determina che vengano messe in funzione solo quelle parti della macchina necessarie per il lavoro corrente, portando cos , a seconda del tipo di commessa, a una significativa riduzione del consumo di energia. L'obiettivo dello sviluppo è ridurre ulteriormente i tempi di messa a punto dell'impianto e gli scarti durante la produzione, che a sua volta riduce la carbon footprint per ogni stampato nel reparto di finitura. L'uso di azionamenti a controllo di frequenza per pompe e compressori comporta anche una notevole diminuzione del consumo di energia, che si abbassa in proporzione alla velocità di produzione della macchina stessa.
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Roto4All, il primo webinar italiano dedicato alla rotocalco
L’incontro ha fornito in pillole le tematiche che saranno trattate a Firenze, il 23 ottobre, con la presenza di tavole rotonde fra stampatori e brand owner.
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“È la stampa, bellezza! La stampa! E tu non ci puoi far niente! Niente!”. È con questa frase che Humphrey Bogart spiega al malavitoso oggetto della sua inchiesta giornalistica che la partita è perduta in “L’ultima minaccia” (1952). Sullo sfondo, il rumore delle rotative che vanno. Perch , cinematograficamente, quando si parla di stampa si parla di rotocalco. Lo ha ricordato Matteo Bordone, giornalista e speaker radiofonico, introducendo Roto4All, il primo evento interamente dedicato a questa tecnologia. Che rappresenta un’eccellenza italiana, riconosciuta in tutto il mondo, ma di cui in realtà si parla molto poco. Per questo è nato, in seno ad Acimga, il Gruppo Italiano Rotocalco, organizzatore del webinar. Perché l’Italia è il terzo produttore mondiale di questa tecnologia, per un valore di 60 milioni di euro nel 2019, ha sottolineato Andrea Briganti, direttore di Acimga. E c’è bisogno di fare informazione sulla stampa rotocalco, pubblicando manuali, organizzando corsi di formazione ed eventi come Roto4All, come ha ricordato Gianmatteo Maggioni, responsabile del Gruppo Italiano Rotocalco, Enzo Baglieri, professore di Operations and Technology Management di SDA Bocconi, si è concentrato sul TCO (Total Cost of Ownership) di questa tecnologia. he richiede un impegno finanziario iniziale molto alto (in media due milioni e mezzo di euro) e che, di conseguenza, può scoraggiare gli investimenti. Per giudicare correttamente i costi della stampa rotocalco bisogna guardare più sul lungo periodo, ossia all’intero ciclo di vita della macchina. Questo dura almeno vent’anni, durante i quali gli interventi sulla macchina sono limitati a un upgrade elettronico ogni decade. Quindi l’investimento iniziale – il complesso della
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INQUADRA E ACCEDI ALLA REALTÀ AUMENTATA
macchina da stampa e delle necessarie tecnologie supplementari (recupero dei solventi, recupero del calore) – è sì importante, ma spalmabile su un periodo di tempo molto lungo. I costi che vanno tenuti sotto controllo sono: i consumabili, che vanno periodicamente sostituiti per garantire qualità e affidabilità della macchina; il consumo energetico; e gli operatori, spesso due per macchina. Baglieri ha inoltre sottolineato i punti di forza della rotocalco: una capacità di sviluppo sul lungo periodo; una replicabilità molto accentuata, sempre con la stessa qualità e le stesse prestazioni; e un alto tasso di sostenibilità, dato che la parte consumabile ha un ciclo di vita molto lungo e una riusabilità sconosciuta alle altre tecnologie. ostenibilità che ha occupato la parte finale del ebinar, affidata a lisabetta ottazzoli, ustainabilit and Circular Economy manager, che ha illustrato alcuni standard del Global Reporting Initiative (GRI), che aiutano a misurare la sostenibilità di un’impresa identificando gli aspetti dell’attività che hanno impatti significativi sugli sta eholder comunità locali, dipendenti, ambiente).
I relatori di Roto4All (a partire dall’alto): Gianmatteo Maggioni, Andrea Briganti, Matteo Bordone, Elisabetta Bottazzoli, Enzo Baglieri.
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installazioni
Cartotecnica Rigon Squadra che vince non si cambia
La famiglia Rigon, alla guida dell’azienda vicentina specializzata nella produzione di packaging, ha scelto di investire ancora una volta in una soluzione Koenig & Bauer: una Rapida 164 con una con ra ione unica. Per partire dalla pole position nella competizione del mercato interno e internazionale.
Una storia che nasce dall’intraprendenza di tre fratelli: Pietro, Beniamino e Dublino erano i loro nomi, igon il loro cognome. la storia di uno scatolificio di famiglia fondato nel 1963 nella provincia di Vicenza e che, da allora, di strada ne ha fatta tanta: ad oggi si estende su una superficie coperta di oltre . mq (e recentemente sono stati acquistati terreni per future espansioni, fanno sapere dall’azienda) e ha chiuso il con un fatturato di oltre milioni di euro. no scatolificio di famiglia che non smette di investire in soluzioni all’avanguardia per rispondere alle sfide del mercato l’ultima lo scorso settembre, una apida di oenig auer con una configurazione particolare. È la storia di Cartotecnica Rigon. el i igon rilevano lo scatolificio A. . . e danno vita a .A. . . ., che nei due decenni successivi si afferma come uno dei player dell’ondulato più rilevanti della regione Veneto», racconta Fiorenzo Rigon, imprenditore della seconda generazione dei Rigon oggi alla guida dell’azienda. «Nel 1998 la famiglia cede il ramo aziendale dell’ondulato e si concentra sulla produzione di packaging in cartone teso e accoppiato di alta qualità. Nasce quindi Cartotecnica Rigon, animata dall’intraprendenza della seconda generazione in un mercato sempre più esigente e competitivo. ’organizzazione aziendale, oltre che sul
coinvolgimento familiare, è basata su un approccio di grande trasparenza sia con i fornitori che con i clienti», prosegue Rigon precisando come il team aziendale, che ad oggi conta più di collaboratori, riservi a ogni singolo cliente una completa assistenza, dalla progettazione del pac aging fino al post vendita. Un mix di innovazione e sostenibilità è alla base dell’intera produzione di Cartotecnica Rigon, che utilizza inchiostri a base vegetale, materiali innovativi e totalmente riciclabili ed energia pulita proveniente dall’impianto fotovoltaico; un approccio green testimoniato inoltre dalle certificazioni ambientali la , il ritish etail onsortium per l’igiene nella produzione di imballi destinati ai prodotti alimentari e la orest te ardship ouncil. Ma è nell’innovazione tecnologica il cuore pulsante dell’azienda, posto in un ampio parco macchine nel quale di recente c’ stata una ne entr una apida 164 di Koenig & Bauer con il nuovo formato carta . x . mm, a colori e con doppia torre di verniciatura finale, per vernici a dispersione e .
Una lunga collaborazione Una collaborazione, quella fra Koenig & Bauer e Cartotecnica igon, che ha origine alla fine degli anni ovanta, quando venne inserita in azienda una Planeta comunicazione d’impresa
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La seconda generazione dei Rigon: in alto a sinistra Fiorenzo Rigon, presidente CdA, in alto a destra Domenico (vicepresidente) e i soci amministratori Donatella, Stefano, Manuel e Piera.
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insta a ioni
a n o a macc ina a stampa o set api a i oeni a er ormato x cm a co ori insta ata in Cartotecnica i on
100x140 a 5 colori, e proseguita nel 2006 con una KBA RA 142-6-L-ALV-IBRYD, risposta alle crescenti richieste e nuove esigenze del mercato del packaging. «Questa operazione fu per loro una scelta coraggiosa non solo per l’impegno finanziario, ma anche per la configurazione speciale che questa macchina offriva permetteva di stampare sia con inchiostri convenzionali che quelli . na tecnologia che rappresentava al contempo una nuova sfida e l’opportunità di inserirsi su nuovi mercati dell’imballaggio», ricorda Graziano Mion, responsabile di area di Koenig & auer. na scelta che si dimostr vincente per l’affidabilità e per la grande flessibilità della soluzione, e che permise a Cartotecnica Rigon di stampare più di 200.000.000 di copie in oltre 13 anni. «Lo sviluppo dell’attività igon sin dalla sua nascita non si mai fermato. E così hanno deciso di investire ancora una volta in una soluzione Koenig & Bauer, consapevoli che la scelta si sarebbe dimostrata vincente. na macchina che oltre a offrire le soluzioni tecnologiche che l’azienda già ben conosceva e a cui non avrebbe più rinunciato , dotata di rivoluzionarie soluzioni, molte delle quali brevettate, che solo oenig auer pu offrire. on questo investimento artotecnica igon aumenta l’efficienza del suo ciclo produttivo, posizionandosi in pole position nella forte competizione del mercato interno e internazionale», conclude Mion.
a con
ra ione
• Sistema CX CX, per stampare grammature di carta da 100 sino al cartone dello spessore di mm 1,2. • SIS (Sensor Infeed System, brevettato). Sistema di squadra a trazione per grandi performance e qualità di registro, che manda definitivamente in pensione la squadra pneumatica a trazione. • Sistema FAPC di cambio lastra completamente automatico, che permette di posizionare le lastre direttamente dal CtP (Computer to Plate) sulle apposite cassette senza bisogno di piegarle (né in pinza né in coda). • Sistema PLATE IDENT. Pre-regolazione del registro durante il montaggio delle lastre, con un sistema di telecamere che legge l’esatto posizionamento dei crocini di registro. Un Codice DATA MATRIX sulla lastra permette alla macchina di identificare tutti i dati di stampa. • CleanTronic SYNCHRO. Il sistema di lavaggio simultaneo dei rulli, del cilindro stampa e del caucciù. • DriveTronic SRW. Il nuovo sistema di lavaggio dei gruppi stampa non ingaggiati durante la tiratura, per lavare il gruppo inchiostratore e prepararlo con il nuovo inchiostro/ colore per essere pronti per il lavoro successivo. • Torre di verniciatura SLEEVE. Il nuovo sistema che permette di sostituire il cilindro anilox presente nel verniciatore con un nuovo cilindro in meno di due minuti. • Sistema dei Forni VariDry BLUE HL (IR/Aria calda/ UV) permette un risparmio energetico di oltre il 40% sui sistemi tradizionali, e sull’impianto UV di avere dei moduli intercambiabili tra i forni intermedi e in uscita. • Uscita ErgoTronic garantisce le performance della RA 164. Grazie all’HIGH-SPEED la macchina raggiunge facilmente la massima velocità. • Sistema di controllo e gestione colore e registro automatico online e inline; regolazione colore dal pulpito di comando ErgoTronic in pochissimo tempo e con uno scarto ridotto al minimo. • LogoTronic Professional gestisce tutte le informazioni nel formato JDF e JMF della RA 164 e le interfaccia con il MIS aziendale, in ottica 4.0. • Logistica PILA IN-OUT automatizza l’alimentazione del mettifoglio con i bancali all’ingresso e li estrae automaticamente all’uscita, permettendo alla RA 164 continuità nella produzione al massimo delle prestazioni.
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L’eccellenza italiana Nel corso corsodegli deglianni annigligli Oscar Oscar della della Stampa hanno Stampa hannopremiato premiato le eccellenze le eccellenze italiane dello italiane dellosfaccettato sfaccettato mondo mondo dell’industriagrafica. dell’industria grafica. gnuna Ognuna concon le le sue caratteristiche caratteristichee ile suo il suo comparto comparto d’elezione, queste d’elezione, queste aziende aziende sonosono entrate di diritto entrate di diritto a far aparte far parte del del Club Club delle Eccellenze delle Eccellenze della stampa della in stampa Italia. in Ventisei edizioni dei Premi alle aziende Italia. di stampaedizioni Ventotto italiane –dei dalPremi 1987 al alle 2010 si sono chiamati aziende di stampa La Vedovella, italiane –daldal 2012 ad oggi 1987 al sono 2010gli si Oscar sono chiamati della Stampa La – hanno visto Vedovella, dalcirca 2012100 a oggi imprenditori sono gli e personalità Oscar della del Stampa settore – hanno salire sul visto podio a ritirare circa 100l’ambito imprenditori riconoscimento. e personalità Sono lorosettore del che hanno salire fatto sulgrande podio aLaritirare Vedovella e gli Oscar l’ambito riconoscimento. della StampaSono e a loro loro via via si che hanno aggiungeranno fatto grandealtre La Vedovella eccellenze, edonne gli Oscar e uomini della che Stampa giorno e adopo loro via giorno consigrande via aggiungeranno professionalità altre eccellenze, ed impegno contribuiscono donne e uomini ache faregiorno dell’industria dopo italianacon giorno del printing grande professionalità una delle maggiori a livello ed impegno internazionale contribuiscono (al secondo posto a in Europa fare dell’industria per la stampa italiana di imballaggi, del al terzo per printing unaladelle stampa maggiori commerciale a livello ed editoriale). internazionale (al secondo posto in In queste Europa per la pagine stampaquattro di imballaggi, aziende specializzate al terzo per la stampa nella produzione commerciale di packaging ed editoriale). farmaceutico si raccontano e raccontano la propria attività. Perché l’eccellenza si costruisce con il duro lavoro e con la continua innovazione.
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Minimegaprint VINCITORE PER LA CATEGORIA BEST WEB TO PRINT NEL 2012 Minimegaprint è una delle realtà di maggiore successo del web to print in Italia; qualità di stampa e investimenti tecnologici all’avanguardia la contraddistinguono. Nata dal Gruppo DB Ingegneria dell’Immagine, sul mercato da più di 40 anni, ne ha ereditato il poliedrico know how. Minimegaprint offre prodotti di stampa digitale, offset e serigrafia di piccolo e grande formato configurabili online. Inoltre esperti consulenti guidano il cliente nella realizzazione di progetti “tailor made” adattati alle esigenze del cliente.
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oscar della stampa
Progetto realizzato per l’artista Giusy Lauriola. La lavorazione prevede una stampa ad alta definizione su plexiglass trasparente con tecnologia Durst P10. La stampa è stata effettuata a rovescio sul retro del pannello che è stato piegato a caldo sul perimetro, così da formare uno scatolato a protezione dello stampato. L artista ha infine dipinto alcuni dettagli direttamente sulla superficie del pannello giocando sugli effetti di tridimensionalità e trasparenza. Il risultato è un prodotto unico.
foto: Flavia Lucidi
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Kurz e Luxoro insieme per l'ambiente LE DUE AZIENDE HANNO ALL’ATTIVO GIÀ DIVERSI ANNI DI INIZIATIVE CHE HANNO AZZERATO L’IMPATTO SULL’AMBIENTE SIA IN TERMINI DI PRODUZIONE CHE DI PRODOTTO.
In Italia i prodotti di nobilitazione del Gruppo Kurz vengono distribuiti in esclusiva da Luxoro Srl. Il Gruppo Kurz è player mondiale nelle tecnologie e soluzioni all’avanguardia per rendere prodotti e packaging unici e inimitabili. Materiali e strumenti per stampa a caldo, stampa a freddo e metallizzazioni digitali per diverse superfici che sia carta, tessile o plastica e diversi settori: food & beverage, cosmetica, wine & spirits, automotive, fashion e molti altri. Sia il Gruppo Kurz che Lu oro Srl sono da sempre realtà sensibili in materia di sostenibilità. Le due aziende hanno all’attivo già diversi anni di iniziative che hanno azzerato l’impatto sull’ambiente sia in termini di produzione che di prodotto. Alcuni esempi in tal senso, per cui è possibile richiedere diversa documentazione a riguardo, sono: Certificazione ISO 1400, est practice per le emissioni di CO2 o il odello di efficienza energetica. Luxoro in particolare fa da tempo parte del progetto Impatto ero di LifeGate, l’iniziativa che calcola, riduce e compensa le emissioni di CO2 quindi è ad oggi una realtà totalmente ad impatto zero, inoltre, da anni la società è passata all’energia sostenibile diventando così agente attivo nella transizione energetica verso le risorse 100% rinnovabili, in aggiunta a ciò Lu oro da sempre provvede al corretto smaltimento dei rifiuti industriali.
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I punti della sostenibilità Riduzione dei costi di trasporto delle merci Il Gruppo Kurz è una società internazionale che ha deciso di produrre localmente; le diverse sedi produttive sono diffuse sul territorio mondiale, ognuna al servizio della rispettiva area di riferimento: negli Stati niti per il Nord America, in Germania per l’Europa, in Cina e alesia per l’Asia. L’azienda tedesca ha così ridotto in modo drastico l’impatto ambientale dei trasporti perch è riuscita a dislocare a livello locale i diversi impianti produttivi al fine di poter gestire il servizio logistico in meno tempo, con meno costi e diminuendo sensibilmente le conseguenze per l’ambiente. Riciclabilità dei materiali Kurz Le tecnologie di stampa Kurz si distinguono non solo per l’eccezionale qualità di stampa e per l’efficienza dei processi, ma anche per l’elevato grado di riciclabilità. I prodotti Kurz non sono laminati, carte metallizzate o cartone laminato: sono prodotti per trasferimento. È interessante sapere che lo spessore dell’alluminio di un effetto Kurz è .000 volte inferiore rispetto a quello di un capello, dunque i materiali decorati con prodotti Kurz sono tecnicamente riciclabili. Non
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Comunicazione d’impresa
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è presente PET sul prodotto finale utilizzato: il PET esausto viene scartato e incluso nel ciclo di smaltimento dei rifiuti industriali e può essere riproposto come combustibile secondario in un impianto di recupero energetico. Le proprietà dell’energia ricavata dal riciclo del PET sono eccezionali: l’elevato potere calorifico consente di alimentare impianti appositamente attrezzati che normalmente utilizzano gas, carbone o petrolio sostituendo egregiamente l’utilizzo maggiormente inquinante del petrolio. La prima iniziativa di recupero del PET a livello mondiale intrapresa da Kurz risale al 2010, e anche oggi i team di ricerca e sviluppo stanno lavorando intensamente allo sviluppo di soluzioni per la riciclabilità completa del PET e per offrire le migliori soluzioni per l’uomo e il pianeta. I test di riciclabilità di prodotti Kurz sono stati eseguiti da un istituto indipendente autorizzato a certificare il processo di deinking, test in cui Kurz ha totalizzato 100/100, ovvero il punteggio più alto possibile. I prodotti Kurz applicati rimangono separati dalle fibre di carta, restano separati nel processo di deinking senza intaccare la carta riciclata e sono adatti a tutti i sistemi di smaltimento; i test dimostrano che possono essere riciclate anche le superfici decorate al 100%. I sistemi di smaltimento già in essere riescono a rilevare i materiali decorati con prodotti Kurz e includerli nel deinking in oltre il 90% dei casi. Inoltre, recentemente è stata certificata anche la compostabilità di diversi prodotti di punta di Kurz; in particolare si può applicare fino all’1% di massa dello strato di lacche del prodotto su un substrato senza limitarne minimamente la compostabi-
lità (non influenza quindi il processo di compostaggio del substrato e non ha effetti negativi sulla crescita delle piante. Il prerequisito è che la superficie stessa sia compostabile e conforme alla norma DIN EN 13432).
Lo spessore dell’alluminio di un effetto Kurz è 6.000 volte inferiore rispetto a quello di un capello.
Il controllo delle materie prime e produzione green In tema di approvvigionamento di materiale Kurz ha una politica di acquisto molto restrittiva con controlli rigorosi sulla merce in entrata, ed è quindi in grado di garantire che i prodotti contengano solo ciò che si dichiara. Per la realizzazione dei prodotti non vengono utilizzate materie prime contenenti idrocarburi alogenati volatili che riducono lo strato di ozono, inoltre non viene utilizzato nessun tipo di metallo pesante come cadmio, piombo, mercurio o cromo esavalente. Per la produzione dei materiali di trasferimento in tutte le sedi produttive del mondo, nelle aree di laccatura, l’aria di scarico viene catturata. Quindi non vengono prodotte acque reflue che contaminano l’ambiente; ciò non solo migliora la sicurezza sul lavoro dei dipendenti, ma riduce anche il consumo di energia e le emissioni. Il 100% dell’energia nella sede tedesca di Kurz proviene da fonti rinnovabili e per ridurre ulteriormente l’impronta ambientale la sede cinese sta aumentando la superficie dei pannelli solari fino a 20.000 m². Come produttori con diverse sedi in tutto il mondo Kurz può adattare la produzione globalmente in modo efficiente e omogeneo così da ridurre le emissioni di CO2 e supportare contemporaneamente i mercati locali e internazionali. Kurz è certificata a livello globale in termini di Gestione Ambientale, Standard di Qualità, Gestione Energetica e Gestione della Salute e della Sicurezza: ISO 9001, ISO 14001, ISO 50001, ISO 45000.
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foto: Zeta Printing foto:ArtCodex
INQUADRA E ACCEDI ALLA REALTÀ AUMENTATA
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Emergenza coronavirus
Visiere, mascherine, barriere: gli stampatori italiani si reinventano Dettaglio di un facsimile realizzato da ArtCodex
La pandemia ha cambiato il nostro mo o i i ere e a mo i cato e strategie delle aziende, comprese e e e settore ra co e cartotecnico ronte a i ersi care le produzioni per dare un contributo nell’affrontare l’emergenza e per trovare nuovi business.
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Mascherine e guanti ma anche barriere protettive in plexiglass, cartelloni per la segnaletica in ufficio, fabbriche e negozi – imposti dalle misure di sicurezza previste in tempo di Coronavirus – piuttosto che contenitori di dispositivi anti-contagio, a partire da gel e disinfettanti. Quelli che sempre più troviamo all’ingresso di supermercati o luoghi pubblici. Se la pandemia ha cambiato il nostro modo di vivere – all’insegna nella Fase 1 del “#iorestoacasa” e poi di una graduale ripartenza ha modificato anche le strategie delle aziende, comprese quelle del settore grafico e cartotecnico. Pronte a diversificare le loro produzioni da una parte per dare un contributo (come hanno fatto le imprese della meccanica e della moda per esempio) all’emergenza cominciando a produrre ciò che in Italia non si faceva più (leggi mascherine) e dall’altra a trovare nuovi business che potessero, anche se solo in parte, compensare la caduta delle commesse della stampa editoriale e commerciale, colpite dalla frenata delle attività con il lockdown. aro a or ine i ersi care na diversificazione che, nata ai tempi del oronavirus, non sembra destinata a concludersi quando, finalmente, finirà l’epidemia. Perch , come ricorda Paolo andecchi, fondatore e presidente di otolito che in ava Press ha avviato grazie anche ai recenti investimenti in macchinari industriali per la stampa e il taglio di materiali alternativi alla carta e con un positivo riscontro del mercato – la produzione di barriere in plexigass personalizzate per rispondere alle richieste di distanziamento sociale, anche le aziende della stampa e dell’imballaggio devono adattarsi ai nuovi stili di vita. Per esempio il boom del delivery – con la chiusura di bar e ristoranti – e quindi del packaging necessario per contenere i cibi che vengono consegnati a domicilio. Un mercato nel quale, anticipa sempre andecchi, anche otolito dove con ava Press era già partita con successo la diversificazione nel pac aging, a cominciare da quello destinato a griffe e brand di moda e lusso – sta pensando di entrare.
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Nava Press ha avviato la produzione di barriere in plexiglass personalizzate per il distanziamento sociale.
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della grande distribuzione: in poche settimane le domande sono quintuplicate». Come sono cresciute e aumenteranno sempre di più quelle per involucri e scatole per cibo e bevande da consumare a passeggio o da ricevere a casa.
Solidarietà e conversioni Nel delivery invece è già presente – e in futuro ancora di più – con i lunch box in cartoncino e anche materiali biodegradabili e compostabili, la Pool Pack di Reggio Emilia. Uno dei gruppi leader, con 450 dipendenti, 180 milioni di euro di ricavi e sette siti produttivi, nell’imballaggio alimentare. A partire dai sacchetti per il pane. Che, durante l’emergenza Coronavirus, racconta uno dei fondatori e amministratori delegati dell’azienda di Sabbione di Reggio Emilia, Renato Sandoni, si sono colorati con i disegni ispirati dai figli dei dipendenti per lanciare, durante l’emergenza Covid-19, il messaggio “dell’andrà tutto bene” e raccogliere fondi per la Fondazione Vimm di Padova, l’istituto veneto di medicina molecolare impegnato nella ricerca di farmaci efficaci contro il ovid-19 (a cui Pool Pack ha anche donato 100 mila euro) e alla Fondazione Giuseppe Orlando, che dà aiuti in caso di emergenze nazionali come è, oggi, quella sanitaria. Ma oltre alla solidarietà, durante l’epidemia, l’azienda reggiana, specializzata nella produzione di contenitori, sacchetti, vaschette in carta e cartoncino, destinati a panifici, ortofrutta, macellerie, pescherie e ristorazione, con un occhio attento all’ecosostenibilità e al riciclo, ha anche cominciato la produzione di guanti in polietilene HD, quelli che si indossano all’ingresso per esempio dei supermercati per tenere il carrello e riempirlo oppure per insacchettare l’ortofrutta. «Abbiamo riconvertito le macchine che fanno sacchetti di plastica – spiega Sandoni – alla realizzazione di guanti monouso per sopperire alle richieste
Sacchetti per il pane biodegradabili e compostabili, e guanti in polietilene HD prodotti da Pool Pack di Reggio Emilia.
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a stampa a sublimazione ci consente di dare un volto diverso alla crisi ovid ed questo il nostro messaggio. ogliamo portare colore e un po’ di ottimismo anche in questo momento difficile . o pensato che quel materiale, che di solito protegge articoli di lusso, poteva trasformarsi in uno strumento di protezione non meno prezioso .
La prima azienda di produzione di packaging – che poi ha visto numerose imitazioni che fin dall’inizio dell’emergenza ovid aveva diversificato la pro duzione realizzando mascherine civili di protezione quelle identificate con l’articolo del decreto legge del marzo stata la oncar di usto Arsizio arese . pecializzata in pac aging luxur per im portanti case di moda italiane e internazionali tra le quali ugo oss, ouboutin, , l’impresa vare sina circa , milioni di euro di ricavi l’anno scorso ha iniziato la produzione di mascherine per ospedali e amministrazioni pubbliche e poi per clienti privati,
teva trasformarsi in uno strumento di protezione non meno prezioso. Anzi. ascherine in diversi materiali tessuto non tessu to, poliestere , cotone, spool lace non classifi cabili come dispositivi medici ma comunque utili per proteggere innanzitutto clienti e fornitori che arriva vano in sede sprovvisti . poi fornite agli impiegati amministrativi dell’ospedale di usto Arsizio non al personale sanitario per cui sono previste mascherine con diversa certificazione quindi a decine di omuni italiani, alla roce ossa, alla Protezione ivile con una produzione arrivata fino a mila pezzi al gior no, pur non trascurando il core business del pac a ging luxur .
a cominciare dalle aziende che serve con l’imballag gio moda. on potevamo stare a guardare mentre c’era chi speculava sulla mancanza di mascherine durante l’emergenza sanitaria , ricorda Paolo on signore che, con la moglie Anna aura arella, ha fondato e guida la oncar dal . ra i pro dotti che l’azienda progetta e realizza ci sono anche i sacchetti di tessuto che avvolgono gioielli, occhiali, oggetti di arredo. d guardando a quel tessuto che a onsignore venuta l’idea. o pensato che quel materiale, che di solito protegge articoli di lusso, po
Oltre lo sport ra le apripista della diversificazione produttiva en trando nel campo delle mascherine c’ anche ner giapura. Azienda vicentina specializzata nella produ zione di abbigliamento e accessori per i mondi dello s i racing e dello sno board, nergiapura ha fatto leva sul suo no ho e la sua dotazione tecnologica per ideare e sviluppare in tempi brevissimi una mascherina protettiva che potesse avere i requisiti di dispositivo medico lasse . tudiato per consentir ne l’utilizzo per diverse ore e durante lo svolgimento di attività lavorative, il dispositivo di protezione fac ciale P PA nergiapura Pure Air realizza to con tessuti che consentono il filtraggio dell’aria e la traspirazione, e pu essere riutilizzato. uttavia, nergiapura si spinta anche oltre, imprimendovi l’essenza del brand grazie alla stampa sublimatica realizzata con i sistemi di stampa di ima i , la mascherina pu essere personalizzata. ’uso del colore contraddistingue da sempre il mar chio nergiapura e non vogliamo abbandonarlo nem meno in questo frangente , racconta Alberto livetto, fondatore e amministratore delegato di nergiapura. a stampa a sublimazione aggiunge ci consente di dare un volto diverso alla crisi ovid ed que sto il nostro messaggio. ogliamo portare colore e un po’ di ottimismo anche in questo momento difficile .
Le mille vite del tessuto non tessuto
BC Boncar di Busto Arsizio (Varese) ha iniziato la produzione di mascherine per ospedali e amministrazioni pubbliche e poi per clienti privati.
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a i riflessi
Un altro grande gruppo italiano della stampa, la rafica eneta di abio ranceschi, ha percorso fin dall’inizio dell’epidemia, rispondendo alla richiesta di aiuto del governatore veneto uca aia, la strada della produzione di mascherine protettive filtranti in tessuto non tessuto, realizzate con la linea della A ompacta installata nell’impianto di rebaseleghe. primi due milioni di pezzi sono stati distribuiti nel eneto, una delle regioni più colpite dalla pandemia, e poi l’attività proseguita con altre centinaia di migliaia di pezzi per forniture sia in talia sia all’estero a cominciare dai clienti del gruppo di ranceschi per una diversificazione produttiva che non stata frenata dalle polemiche per il servizio della trasmissione Striscia la notizia che aveva messo in dubbio la conformità delle mascherine di rafica eneta. onformità che l’azienda ha ribadito essendo la produzione rispettosa di quanto previsto dall’articolo del decreto legge del marzo per le mascherine cosiddette civili e non chirurgiche e anche certificata non ortotossicità, non irritante per la pelle e capacità di barriera microbica dalle analisi effettuate, fanno sapere a rebaseleghe, da primari laboratori di analisi. Produrre mascherine comunque non ha distolto abio ranceschi dall’attività principale di rafica eneta milioni di fatturato nel , la stampa dei libri, che ha visto in queste settimane gli impianti al lavoro per esempio per le commesse della scolastica francese. Al lavoro sul proprio core business le agende di cui leader del mercato sono anche alla oost spa di Marzio Carrara dove l’iniziale idea di produrre ma-
scherine stata abbandonata. ’im ’imprenditore bergamasco sta invece puntando sulle nuove richieste pro provenienti dal mercato per una ripar ripartenza in sicurezza dell’economia e delle attività negozi, uffici, centri commerciali, supermercati ecc. . os , all’insegna del progetto “Proteggiamoci e ripartiamo”, la pz di osta di ezzate, azienda specializzata nella stampa digitale, sta proponendo una serie di prodotti anti contagio come le barriere in policarbonato e plexiglass, dispenser per guanti o disinfettanti, visiere, totem segnaletici anche con materiali riciclabili.
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a masc erina con i re isiti i ispositi o me ico i ner iap ra
e isiere per prote ersi a Corona ir s create a eta rintin
e isiere ’idea di produrre mascherine, o meglio visiere, venuta anche alla siciliana eta Printing, storica tipografia palermitana, già alla terza generazione. na scelta nata, ricorda il titolare ergio ito, dalla necessità di sopravvivere alla crisi determinata dal loc do n con i dipendenti in ferie forzate e di essere utili alla comunità. os eta Printing passata dal pac aging di lusso per il settore agroalimentare che ha risentito dell’emergenza oronavirus e ha visto una riduzione delle commesse di imballaggio alle visiere per proteggersi dal oronavirus. l progetto delle visiere protettive nato tutto in casa, made in tal anche per i materiali. ealizzata in Pet trasparente dello spessore di micron, sostenuta da un elastico che passa dietro alla testa e tenuta in posizione da una fascetta all altezza della fronte, la visiera eta Printing stata promossa dal mercato anche fuori dalla icilia e se ne producono circa . pezzi al giorno grazie anche al plotter aliani installato proprio un mese prima che l’ talia fosse fermata dalla pandemia e con una linea di fustellatura aroglia . Pezzi venduti a , euro più va. n prezzo, sottolinea ito, che consente una remunerazione e ha permesso di richiamare una parte dei dipendenti al lavoro, ma ben lontano da quelli applicati da chi specula sul oronavirus.
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Opinioni Nuovi equilibri Sergio Facchini Opinioni Sergio Facchini Opinioni Sergio Facchini
Considerazione green Nonostante l’innamoramento collettivo o la completa messa in discussione delle tematiche ecologiste messe in risalto da Greta Thunberg, in questo periodo tutti noi abbiamo dovuto prendere atto che in questi mesi di pandemia l’inaspettato stop mondiale delle produzioni industriali, della circolazione degli automezzi e altri fattori hanno effettivamente reso l’aria e l’acqua molto più pulite di prima. Pertanto dobbiamo chiederci il significato di questa esperienza, che cosa ci sta suggerendo e insegnando per poter al più presto riprendere le nostre attività ma con maggiore attenzione di prima. A questo proposito riporto la storiella di una generica “signora Pina” che alla cassa del supermercato mette i suoi acquisti nei sacchetti di plastica. Una giovane ragazza inizia a rimproverarla dicendole: «La sua generazione non capisce il movimento ecologista; avete rovinato l’ambiente, sprecato le risorse, e oggi noi giovani ne dobbiamo pagare le conseguenze». A queste parole la signora Pina si arrabbia e attacca un velenoso discorsetto poiché, come ben si sa, la ragione non è mai da una parte sola. «È vero, ai miei tempi non Se è vero che conoscevamo o, forse, non esisteva neppure il movimento ecologista - inizia borbottando la signora Pina -. Ma non lasciavamo in giro il nostro intero mondo è a rischio, le bottiglie di vetro, come fate voi giovani dopo le festicciole per la strada, ma le restituivamo al negozio perché avevamo pagato un la responsabilità deposito, e queste venivano recuperate e riutilizzate. Non avevamo è collettiva ed le bottiglie di plastica da gettare per la strada. Tutta la spesa veniva messa nei sacchetti di carta; la plastica non esisteva, il macellaio è inutile andare e il salumiere usavano una carta gialla e il droghiere quella blu. a caccia dei Tutta la carta portata a casa finiva poi nella stufa o nel camino per colpevoli perché il riscaldamento. Il residuo alimentare, “l’umido” come lo chiamate ormai il problema oggi, finiva nella buca del giardino e serviva per farne concime. Non c’erano i fazzoletti e i pannolini usa e getta che oggi trovi ovunque, è chiaro per tutti, maleducatamente abbandonati. Pannolini e fazzoletti erano di stoffa sono le soluzioni e si lavavano e riutilizzavano. Le scale si salivano a piedi e non si che mancano. prendeva l’automobile per fare poche centinaia di metri per andare a comperare le sigarette e bere il caffè in piazza. Scrivevamo con le penne stilografiche che si riempivano con l’inchiostro e non con le moderne “usa e getta”. Gli uomini si facevano la barba con il rasoio al quale affilavano la lama o usavano una piccola lametta e non si gettava l’intero rasoio di plastica dopo pochi utilizzi. Lavoravamo fisicamente e alla sera eravamo tutti stanchi e non avevamo bisogno di correre sui tapis roulant che consumano energia elettrica. I bambini andavano a scuola a piedi o in bicicletta senza usare l’auto di famiglia come un taxi per essere scorrazzati ovunque, come oggi. Tenevamo lo stesso astuccio per anni con le matite e le gomme finché duravano e diventavano dei mozziconi. C’era una sola presa di corrente e nessuna multi presa per alimentare tutta la panoplia di accessori moderni. Credete di essere nati “imparati”, di aver inventato e sapere tutto, poiché noi vi abbiamo permesso di avere tutto, credendo di poter dare lezioni dall’alto della Vostra Giovane Ignoranza!» Capito la signora Pina? Certo, convengo che sarebbe facile replicare che la nostalgia per i bei tempi andati lascia il tempo che trova. Certamente non si può sostenere la teoria del “si stava meglio quando si stava peggio”. Ma certamente con la storiella della signora Pina ho potuto evidenziare le contraddizioni in atto della “nouvelle vague” ecologista e quindi, come sempre, cercare di comparare e far convivere l’utile con il dilettevole. Concludendo potrei dire che, se è vero che il nostro intero mondo è a rischio, la responsabilità è collettiva ed è inutile andare a caccia dei colpevoli perché ormai il problema è chiaro per tutti, sono le soluzioni che mancano e la pandemia inaspettatamente in atto ne è l’esempio e forse anche l’aiuto per trarne delle conclusioni e parte delle soluzioni. 58
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