...da Stasi a Meta-Stasi
L’esperienza di una galleria d’arte contemporanea è nella migliore delle ipotesi un esperienza ripetibile in qualsiasi angolo della terra. La politica consolidata dei fast food contemporanei ha alcuni caratteri oramai diventati imprescindibili:
_pareti bianco candido o come nella kunsthaus di Bregenz in cemento lisciato _pavimento in cemento lisciato _faretti alogeni in gran quantità _location in luoghi dimenticati dal tempo o con alcuni tratti somatici del rudere Insomma il non plus ultra del minimal. Funzionalmente alcune scelte sono ineccepibili, sopratutto per quanto riguarda i pavimenti in cemento atti a ospitare qualsiasi tipo di opera senza rimanere intaccati oltre al bianco sulle pareti che rende tutto l’ambiente sicuramente più luminoso senza disturbare lo sguardo del visitatore. Resta di fatto che ciò che succede cambiando opera è che comunque lo scheletro su cui poggia rimane sempre invariato. Sfuocando la vista potremmo avere esposto un quadro di Picasso o un collage di mio fratello e nessuno si accorgerebbe della differenza, sempre nel medesimo luogo siamo. Un ipotesi interessante di sperimentazione è possibile visitarla a Monaco di Baviera. Trattasi di un museo sui generis, niente Warhol, Picasso, Michelangelo solo automobili, motocicli, motori et similia. Trattasi del museo della BMW. Forse per via del notevole investimento di denaro o per la lungimiranza degli architetti qui posso
dire di aver assistito a qualcosa di nuovo. In questo caso si parla di un esposizione permanente, ma l’approccio e le tecnologie utilizzate sono a mio modesto parere impiegabili in qualsiasi spazio per l’arte, meglio ancora se contemporanea.
L’entrée è sostanzialmente differente dagli altri musei o gallerie che ho avuto la fortuna di vedere. Già dall’uscita metropolitana si scorge il nuovo edificio che grazie alla esplosiva architettura dello studio tedesco Coop Himmelb(l)au non lascia indifferenti. Deliri di travi, acciaio, vetro e contorsioni architettoniche ci lasciano sicuramente incuriositi se non attratti.
Divertente il fatto che il primo edificio che si scorge non è esattamente il museo ma sia piuttosto una promenade architecturale adibita a Contemporary Show & Retail Marketing.
E’ chiaro che l’interesse primo e evidentemente rimarcato da una azienda che produce automobili è la vendita dei suoi beni di consumo. Ma non dimentichiamoci che è parimenti anche lo scopo di una galleria di arte, Gagosian docet. Lo possiamo quindi considerare come un valido confronto. Forse la lungimiranza che il marketing ha sviluppato nei beni di consumo di prima o seconda necessità deve insegnare un modo nuovo di presentare l’arte.
«Un’opera d’arte totale» è quanto assicura il gruppo presieduto da Helmut Panke annunciando, con toni vagamente wagneriani, la nascita di Mondo BMW. Al centro di tutto l’apertura – durante la prossima estate – di un avveniristico edificio adibito alla consegna dei mezzi per quei clienti desiderosi di ritirare direttamente il proprio gioiello, anziché attenderlo dal concessionario.
Con una spesa intorno ai 500€ si potrà compiere una full immersion aziendale, comprendente tra l’altro un invito a pranzo in uno dei 4 ristoranti ospitati nel complesso e la possibilità di sperimentare tutte le tecnologie BMW con l’aiuto di un consulente istruito sulle caratteristiche specifiche del modello acquistato. Ci si potrà anche lanciare in una “guida a secco” grazie a un simulatore elettronico professionale. Un’occasione per prendere confidenza con la propria auto ancor prima di guidarla e, sotto sotto, divertirsi alla grande con un videogioco di classe. Incluso nel prezzo del ritiro vi sono anche una visita alla fabbrica e quella al museo aziendale che riaprirà completamente rinnovato entro la fine del 2007. In uno spazio espositivo quintuplicato si potranno ammirare storici modelli e visitare aree tematiche per addentrarsi nel mondo del design e della pubblicità targati BMW. Il tutto accompagnato da pareti multimediali in grado di fornire aiuti e consigli al visitatore. Per l’appassionato di motori una tappa golosa, da accoppiare con la visita del Museo del Traffico, aperto proprio a Monaco di recente.
Una serie di ponti sospesi permetterà di spostarsi tra l’edificio centrale, il museo e la fabbrica. Passerelle accessibili anche ai disabili condurranno allo stabilimento automobilistico, in cui saranno visitabili tutte le tappe del processo di creazione della “Serie 3”, prodotta interamente in loco.
Grazie all’impiego massiccio della robotica la produzione è in serie ma personalizzata: tra le 200.000 automobili sfornate ogni anno quelle perfettamente uguali sono rarissime. Il fordismo, insomma, è morto, sepolto e dimenticato. I visitatori della fabbrica assisteranno persino al processo di verniciatura della carrozzeria: una rarità mondiale. Alla fine del percorso nel Mondo BMW ci si potrà finalmente impossessare del proprio automezzo, prodotto nella fabbrica prospiciente o in uno degli altri stabilimenti tedeschi o americani, incontrandolo su una piattaforma ruotante posta in un padiglione rialzato al centro del complesso principale. Tramite una rampa il cliente si immetterà poi nel traffico, per testare magari la potenza del proprio bolide sulla vicina autostrada gratuita e senza limiti di velocità. Così si usa in Germania.
L’esperienza sensoriale data dal nuovo edificio di Coop Himmelb(l)au è immediatamente collegata al museo. Si entra nel vortice di vetri e acciaio che è situato in fondo alla passeggiata tra le nuove autovetture, ci si eleva da terra e tramite una futuristica passerella che sorpassa la strada ci si immerge nella realtà del museo. Il museo non tratta altro se non la storia della scuderia BMW, tutte le auto e le moto costruite con tanto di modello in esposizione e didascalia. Il discorso a mio parere interessante è come viene trattata la hall del museo. Citando direttamente il Guggheneim Frank Lloyd Wright si accede a metà di una passerella circolare, dalla quale sporgendosi si ha immediatamente la visione del nuovo e modernissimo ritrovato tecnologico del momento. Nel mio caso è stata una fantastica macchina a idrogeno con una potenza spropositata e un design futuristico. Scendendo verso l’ottava meraviglia delle auto ipertecnologiche si apre un mondo.
Un enorme spazio pulsante, pareti rivestite in vetro opalino che si muovono a suon di musica e rumori. Uno spettacolo per la vista e per l’udito, l’immersione nella fantastica realtà BMW. La genialità di utilizzare le pareti come medium di ambientazione più che di comunicazione meramente commerciale, la scelta di una musica d’ambiente che ricorda l’albero delle anime di Avatar, la luce soffusa che irradia solo dalle pareti sembra veramente catapultarci in un altra realtà. Tutto cio’ che è esposto sembra magico, scintillano le sottilissime passerelle ricoperte in acciaio e vetro, risalta la parete e il pavimento scuro riflette le luci. Le macchine diventano arredo fantastico di questo paesaggio virtuale.
Ciò che cambia dal museo tradizionale è proprio questo sistema di paesaggi personalizzabili ad hoc e modificabili via computer. Le pareti di luce sono sostanzialmente costruite grazie a file di led bianchi che come uno schermo di un televisore aumentano o diminuiscono la loro potenza, permettendo di creare disegni in movimento. Il sistema è sicuramente dispendioso dal punto di vista dell’investimento iniziale ma sicuramente propone un alternativa modulabile rispetto a un esposizione temporanea. Sarebbe bello immaginare di avere la stessa opera d’arte che segue il tempo dal giorno alla notte, una specie Process Museum, come lo definirebbero gli artisti dell’arte povera. La durata di vita del led (50.000-80.000 ore) assicura una notevole longevità all’investimento.
L’allestimento degli spazi espositivi è sicuramente interessante e basato sulla multimedialità e sulla possibilità di interagire con lo spazio. Di notevole effetto sono sia le automobili esposte su vari livelli, appese con dei minuscoli fili, sia le motociclette che arredano una parete come un patchwork tridimensionale. Il tema del distacco e del sollevamento trova due epigoni nell’espozione dei motori da corsa e nella macchina che muove palline in acciaio satinato creando e sviluppando flussi visibili da vari piani. L’idea dell’areodinamica, del vento e della modellazione è espressa in maniera affascinante.
L’area dell’intervento è pensata come qualcosa in più rispetto a un semplice museo e un semplice market di automobili, all’interno dei 73 mila metri quadri si possono scoprire anche centro congressi, cinema, teatro, sala ricevimenti e sala concerti. Nella struttura a doppio cono, fornita anch’essa di illuminazione variabile si terranno eventi mondani o mostre a tema. Questa mixitè di funzioni e di esperienze rende veramente desiderabile il marchio, ancor più del suo diretto rivale tedesco Mercedes. Anche se dal punto di vista architettonico il Mercedes Museum di Unstudio è un esempio che ha fatto storia, rispetto a questa sperimentazione sembra mancare di anima, di movimento, di contatto 24 hours long con la città. Tutto lo spazio espositivo di Mondo BMW, salvo la visita della fabbrica e del museo, è gratuito. Ci si aspetta un minimo di 850.000 visitatori annui, molti dei quali transitanti dalle strutture ricreative del vicinissimo parco olimpionico. Quello con il vecchio stadio dal celebre sistema di tetti ondulati progettato nei primi anni Settanta da Günther Behnisch. Un po’ come Pharmacy l’idea che sta alla base dell’esposizione è il “rendere vivo” un luogo, sono infatti programmati in questo periodo una serie di concerti jazz fruibili direttamente da uno dei ristoranti di lusso del complesso.
Cosa succede se...penso una galleria di arte contemporanea come un museo di automobili?
Stefano Leoni