Kunsthaus di Bregenz, Peter Zumthor

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...la soglia diventa una sorta di limbo, un momento di pausa e di sospensione. [...] il gesto di entrare implica l'abbandono di un mondo, di una immagine e quindi di un ricordo, per entrare in un altro mondo, in una nuova immagine, in nuovi ricordi...


La scelta architettonica è evidente, Zumthor non vuole creare un collegamento diretto tra il dentro e il fuori: vetri opalini, luci zenitali, volume stechiometrico, what’s happening? Arte contemporanea.

L’entrata nella Kunsthaus è un passaggio verso un nuovo mondo, un nuovo ecosistema, una nuova visione della realtà. E’ una sorta di black out, un immersione nel mondo dell’arte. La realtà esiste, ma sta là fuori, non è totalmente percettibile è offuscata, ovattata, distaccata.


Luogo perfetto per ospitare l’arte del 2010, funzionalmente indistruttibile, pavimentazioni in graniglia di cemento, murature in cemento, grandi spazi liberi senza divisioni interne. Nessun radiatore - fan coil - bocchetta a vista, nessuna discontinuità della superficie, nessuna fuga. Solo vetro, cemento e luce.

La Kunsthaus della linda e raggelante cittadina di Bregenz [...] si presenta come un cubo di cemento, una specie di bunker claustrofobico: ogni piano è un solo enorme stanzone, lindo, vuoto, senza alcuna divisione interna. [Urban, numero 66, marzo 2008]


"L'architettura ha il suo proprio ambito di esistenza. Ha con la vita un rapporto corporeo. Personalmente non la ritengo nĂŠ messaggio, nĂŠ segno, bensĂŹ involucro e sfondo della vita che scorre. Un recipiente sensibile per il ritmo dei passi sul pavimento, per la concentrazione del lavoro, per il silenzio del sonno."


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Il percorso di visita si snoda verticalmente, dal piano terra risalendo fino all’ultimo piano passando per le scale principali.

L’evento artistico ha tutto ciò di cui necessita, il visitatore si trova a percorrere una ascesa dal piano terra al terzo piano potenzialmente incontrando quattro realtà differenti. La soglia che l’edificio crea con l’esterno si ripete ancora all’interno.


La struttura è semplice dal punto di vista strutturale ma geniale dal punto di vista distributivo: 3 setti portanti in cemento armato di notevole spessore, 90cm, sostengono una serie di vassoi sempre in cemento armato armati a piastra.La struttura così pensata è staticamente ottimizzata e permette l’utilizzo di una serie di scelte tecnologiche e illuminotecniche che permettono una perfetta visione delle opere d’arte. I vassoi permettono alla luce di filtrare per tutta la lunghezza dell’edificio

montacarichi

elevatore asola tecnica

Il posizionamento dei setti è strategico per massimizzare le luci, che arrivano a quasi 18m e per posizionare al di fuori degli appoggi le forature necessarie per gli impianti di risalita, le scale e il passaggio degli impianti. Il museo è provvisto di un montacarichi direttamente collegato con l’esterno, un ascensore, un percorso principale che segue le scale lineari e delle scale di servizio per necessità di antincendio. Tutti le risalite si appoggiano strutturalmente ai setti portanti in cemento armato.


isolamento

termic o

L’edificio si radica sostanzialmente alla terra su cui è costruito e la sfrutta come fonte imperitura di calore. Le grandi massi in cemento armato dei pavimenti e dei soffitti vengono utilizzate come enormi superfici radianti per riscaldare o raffrescare gli ambienti del museo garantendo uno sbalzo massimo di umidità pari al 6% e uno sbalzo termico massimo di 4°C. Risulta quindi una temperatura minima invernale di 18°C e massima estiva di 28°C così da preservare intatte tutte le opere. La perforazione per l’utilizzo dell’energia geotermica è di 25m sotto le fondazioni, la temperature del terreno è costante a 25°C.

15°C


"...guardiamo ora l'edificio. Il nostro sguardo, guidato dalla ragione analitica, si discosta e cerca di fissarsi sui particolari, ma la sintesi del tutto non concede la comprensione esaustiva delle parti, tutto rinvia a tutto..."


La luce filtra dal soffitto in vetro satinato e si mescola con una luce artificiale comandata elettronicamente da luxmetro posizionato sul tetto. E’ stata sviluppata una particolare lampada fluorescente con riflettori prismatici, con un diffusore ottico, capace di rendere invisibili i singoli elementi illuminanti e creare quindi un soffitto di luce. La scelta di utilizzare vetri opalini da 6+6mm con PVB interposto da 0.375mm permette ancor più di creare la cosiddetta luce diffusa, ottimale per osservare qualsiasi oper d’arte. In ogni piano sono presenti dei sistemi di oscuramento a lamelle, manovrabili manualmente o attraverso un computer.

controsoffitti in vetro satinato

"...esiste per me un bel silenzio in relazione ad una costruzione, che collego a nozioni come calma, naturalezza, durevolezza, presenza, integrità ma anche calore e sensualità..."


...la bellezza non sta nell'architettura scoperta ma nell'esperienza che ha condotto a quell'architettura. L'architettura diventa cosĂŹ, come il libro, un veicolo di esperienza...


"La presenza di certe costruzioni ha per me qualcosa di misterioso. Sembrano essere lì semplicemente. Non prestiamo loro alcuna attenzione particolare, eppure è pressoché impossibile immaginarsi il luogo in cui sono insediate senza di loro. Sono costruzioni che danno l'impressione di essere parte integrante dell'ambiente a cui appartengono. La possibilità di progettare delle costruzioni che nel corso del tempo entrano in una simbiosi così naturale con la conformazione e la storia del loro luogo, eccita la mia passione" Peter Zumthor, Kunsthaus, Bregenz, 1989-1997


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