SUONI DEL SILENZIO Luglio 2015 N°2

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KRISTIN ASBJØRNSEN NINA ZILLI THOMAS SILVER MAX GAZZE’ NIRVANA ROBERTA CARRIERI

RECENSIONI LIBRI CD COMPILATION DEMO & PROMO FILM CINEMA LIVE

Web-zine indipendente musicale fondata nel 2007. SUONI DEL SILENZIO… SUONI...LETTURE...VISIONI… Fanzine ufficiale LUGLIO 2015 prezzo copia €uro 2.00 info e contatti: www.suonidelsilenzio.blogspot.it suonidelsilenzio@gmail.com


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SUONI DEL SILENZIO Fanzine indipendente di musica fondata nel 2007 LUGLIO 2015 Collaboratori : Antonio Di Lena, Carmine Di Lena, Vincenzo Calò, Antonio Ferriero, Rosario Magazzino, Annachiara Innocenzio Vincenzo Zizzo, Antonio De Franco, Gabriele Casale, Gianluca Distante, Andrea Corvino, Francesco Baroni, Antonella Fimiani e Soulknife. Grafica a cura di Antonio Di Lena Info e contatti: suonidelsilenzio@gmail.com oppure visitate il sito all’indirizzo www.suonidelsilenzio.blogspot.it

“URGENTE”

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La cantante KRISTIN ASBJØRNSEN, famosa e apprezzata artista norvegese di “vibrating”, ha al suo attivo vari album (anche da solista), una serie di tours e di esibizioni in festival in tutta Europa. Ha vinto vari premi musicali nazionali. Kristin ha una voce unica e la sua musica caratteristica è ricca di contrasti e dinamicità, con una forte malinconia e una esuberante energia. Conosciuta per il suo personale approccio nel suonare le canzoni da lei scritte, le radici di Kristin possono ritrovarsi nella tradizione nonché nel ritmo della world music. La sua musica è possente e ipnotizzante grazie a meravigliose esplorazioni. Nell’autunno del 2013 Kristin ha pubblicato il suo nuovo album da solista “I´ll meet you in the morning” (via Emarcy/Universal) seguito da una lunga tournée in Norvegia, Germania e Francia, frutto di un lungo lavoro fatto sugli spirituals africani e americani; le interpretazioni che escono dalla sua toccante e unica voce sono calde, intimistiche e appassionate ed hanno un suono ammaliante e caratteristico. Nel 2005 Kristin fece il suo debutto per composizione di colonne sonore nel film americano “Factotum”, basato su un racconto di Charles Bukowski. Per molti anni Kristin ha lavorato principalmente con i suoi gruppi musicali Kvitretten, Dadafon e Krøyt, i quali suonavano soprattutto le sue composizioni. Kristin ha collaborato con il pianista Tord Gustavsen (anche con la Tord Gustavsen’s Ensemble in “Restored, Returned”

Con la sua verve e raffinatezza indiscusse, il suo stile ibrido capace di spaziare da soul al blues, dal pop-rock al reggae, Nina Zilli è pronta a conquistare il pubblico di Torre Regina con le canzoni del nuovo disco – dal sanremese “Sola” al nuovo singolo “#RLL (Riprenditi le lacrime) ” -, e i suoi successi più amati – come “50mila”, “L’inferno”, “L’uomo che amava le donne”. Non mancheranno brani in cui si incontrano gli amori e i rife-ri-menti musi-cali dell’artista: dal soul tar-gato Atlan-tic e Motown, al blues, al jazz, fino all’incanto di Nina Simone e di Etta James. Sul palco sarà accompagnata dalla Smoke Orchestra: Riccardo Gibertini alla tromba, Gian Luca Pelosi al basso, Antonio Vezzano alla chitarra, Nicola Roccamo alla batteria, Marco Zaghi al sax e flauto traverso e Angelo Cattoni al piano e tastiera. Inoltre ci sarà Gabriele Montanari al violoncello. Nina Zilli è un tornado, un vulcano, un’innamorata della musica che ti inchioda con le sue passioni & fantasie prima ancora che tu abbia il tempo di ascoltare una sola delle sue canzoni. Nina, che viene da un paesino della Val Trebbia che ha lasciato presto per l’Irlanda, gli Stati Uniti, dovunque la spingevano i sogni e le fantasie. Nina che è partita dalla

2010 ECM) e con la cantante del Mali Rokia Traore (in Norvegia e in Francia). Nel 2010 Kristin ha fatto un tour in Sud Africa con il conosciutissimo gruppo musicale “a cappella” Ladysmith Black Mambazo. Sabato 4 Luglio Giovinazzo (Bari) Atrio ex Istituto Vittorio Emanuele II Piazza Vittorio Emanuele ore 21:00 ingresso libero Info. 0803481305

musica anni 70 “per arrivare piano piano alla Motown, l’R&B della Stax, il soul, il pop rock dei primi 60″, incrociato con amori italiani di Mina e Celentano giovani e con la Giamaica che le fa battere forte il cuore. Reggae, rocksteady, ska: quando parla di Alton Ellis, di Phyllis Dillon, degli Ska-talites la sua voce cambia intonazione, è tenera e smaniosa nello stesso tempo.SABATO, 01 AGOSTO 2015 TORRE REGINA GIOVANNA € 15+2


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Thomas Silver (Hardcore Superstar): ritorno sulle scene e unica data italiana al Moonshine fest!! Il circolo Moonshine è lieto di invitarvi alla prima edizione del Moonshine Festival!! Dopo anni di di silenzio torna Thomas Silver! Fondatore degli Hardcore Superstar, tanto amati nel nostro Paese, nonché compositore delle loro più grandi Hit (Someone special, Liberation, We don't celebrate sundays e molte altre) e di album del calibro di Hardcore Superstar (2005) e Dreamin’ in a Casket (2007), che hanno rilanciato la scena sleaze in Europa, farà da headliner al Moonshine Fest per la prima data in assoluto nonché unica in Italia, con uno show imperdibile in cui presenterà il suo nuovo album e ripercorrerà la sua carriera con il quartetto di Göteborg! Insieme a Silver ci saranno i Terrorhawks, formazione per metà svedese e metà neozelandese, anche loro in Italia per la prima volta dopo le ottime recensioni dell’ ultimo album, mixato da Mike Exeter (Black Sabbath, Judas Priest). In apertura un bill tutto italiano con il ritorno dei Pollution dopo un anno di silenzio, formazione perugina che negli anni ha calcato i palchi di tutta Italia ed Europa facendo da opener per band del calibro di Stephen Pearcey, Crashdiet, White Lion, HardcoreSuperstar e moltissimi altri! Insieme a loro i potentissimi Speed Stroke, freschi del contratto con Bagana rock agency e di show a fianco di band del calibro di Shameless/Tuff, Labyrinth, Sister, Tigertailz, Kissin'Dynamite e Steel Panther. Da Genova arrivano invece gli Smokin’ Kills, che vantano una grande energia durante i live, con cui rendono questi ultimi decisamente convincenti

e motivanti. Grazie ad una crescente popolarità il gruppo è riuscito a pubblicare il secondo EP e ad attirare l'attenzione di altre band che hanno reso molto significativo il 2014 per gli Smokin' Kills: infatti il gruppo è arrivato a fare ben due tour europei.

MAX GAZZE’ “Max Gazzè”. ANALISI DEI TESTI Portando a essere quello che dobbiamo, ossia delle guide al corteggiamento, non riusciamo a stare zitti un momento, e cadiamo volontariamente in molteplici fini, nella certezza di realizzare trasparenze d’Infinito per rivisitare l’imperfezione delle cose in continua evoluzione se prese come beni quotidiani, per categorie standard e in termini di risparmio energetico. Nella condizione di sopportarci cerchiamo un evento interessante da scartare alla base per rappresentare del misticismo in pratica, dall’aspetto logicamente supposto. Nella funzione di protezione l’Amore si appropria di un modus operandi con la parola sull’onda di un quesito che soffre l’estinzione climatica scaricabile il bisogno, oggettivo e fuori discussione, di gestire la società in Terra, nella prassi di quello che succede muovendoci sul serio, specialmente…ed è così che diamo l’assalto devastante all’Anima dai toni scuri, degni da mettere a fuoco se capissimo come fare il pieno d’entusiasmo in scelte obbligate a seconda dei vari prodotti di consumo. Ancorati ad un beneficio di massa, siamo veri in parte modulare, giustappunto per avere un motivo per personalizzare il senso di quiete che dà il là all’approccio orientativo tranne che per molti disadattati alla parità di contatto prima che di durata di un gesto di cortesia esposto ottemperando ad una crisi di possesso specificata per residui organici esaminati a livello generale, nascendo e morendo per una data procedura, per avvisare di nascosto su arrivi e partenze lungo una scia di saliva ricreata a seguito del notevole ruolo divulgativo che conta sull’aiuto dei perdenti, quelli che non detengono le regole auree del singolo individuo e si firmano sulla pelle per un servizio utile alla Coscienza, per avere chiaro una surroga di distinguo, disponibili a fare tutto contestualmente ad un cambio di garanzia, attrezzati per ottenere gratuit à e c o m b a t t e r e i n o g n i s e n s o . Vincenzo Calo’

Il compito di aprire le danze è affidato ai perugini Monster Mash! Band horror Metal formatasi nel 2013, nasce con l'intento di unire la passione per gruppi come Misfits, Alice Cooper, Twisted Sister a Horror B-Movie. Da questo mix deriva un suono estremamente grezzo e veloce con testi splatter. Il tutto contornato dal Dj set dell'ormai affermata dj Elena Rock di School of Rock da Milano! Insomma, un appuntamento da non perdere!!! Circolo Moonshine, via Bondi 6 Tuoro Sul Trasimeno (Perugia) Ingresso 12 euro Ingresso riservato ai soci C.a.p.i.t.

OUTPUT L'uscita della buona musica Gli Output nascono come band nel settembre 2012, ad opera di Antonio Ribezzo, Andrea Lippolis, Lorenzo De Tommaso e Francesco Benizio, questo gruppo formatosi nella città pugliese di Francavilla Fontana ci ha deliziato con delle performance davvero ottime, ribaltando e facendo riscoprire della buona musica. Questo quartetto ha fatto suoi più generi dal blues al heavy metal proponendo delle ottime cover di grandi artisti rock come Hendrix a gruppi come Deep Purple ma anche reinterpretazioni di ballate classiche come what a wonderful world di Louis Armstrong, ma questo gruppo di ragazzi non sono solo bravi a proporre cover, hanno scritto e proposto al pubblico 3 stupende canzoni con temi scottanti e azzeccatissimi per un periodo come quello venturo! La band ha inoltre avuto a che fare con qualche live dove è riuscita a farsi un nome e ad affermarsi. Cosi quando vedrete un volantino fra le strade dovreste pensare che sarebbe opportuno f a r e u n s a l t o a v e d e r l i ! Andrea Corvino


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Blew If you wouldn't mind, I would like to blew If you wouldn't mind, I would like to lose If you wouldn't care, I would like to leave If you wouldn't mind, I would like to breathe Is there another reason for you stain? Could you believe who we knew stress or strain? Here is another word they rhymes with shame You could do anything

Floyd the barber Bell on a door rings,” come on in" Floyd observes my hairy chin Sit down(in the)chair, don't be afraid" Steamed, hot towel on my face I was shaved I was shamed I was shamed Barney ties me to the chair I can't see I'm really scared Floyd breathes hard I hear a zip Beat me, pressed against my lips I was shaved, I'm ashamed, I was shamed I sense others in the room Opie, Aunt Bea, I presume They take turns to cut me up I died smothered in Andy’s clutch I was shamed I was shaved I was shamed

Sniffata Se non ti dispiace, vorrei sniffare Se non ti dispiace, vorrei perdere Se non ti importa, vorrei partire Se non ti dispiace vorrei respirare C'è un'altra spiegazione per il tuo disonore? Chi conoscevamo crederebbe alle tensioni e preoccupazioni? Ecco un'altra parola che fa rima con vergogna Non potresti farci niente

Floyd il barbiere Il campanello in cima alla porta suona,"avanti" Floyd osserva il mio mento peloso "Accomodati sulla sedia, non aver paura" Asciugamano caldo di vapore sul mio viso Mi rase Mi illuminò Mi illuminò Barmey mi lega alla sedia Non vedo che sono davvero spaventato Floyd respira con affanno sento il rumore di una cerniera Mi masturba, premuto contro le mie labbra Mi rase, mi vergogno, mi umiliò Intuisco altre presenze nella stanza Suppongo siano Opie e Zia Bea Fanno a turno per farmi a pezzi Morii soffocato dalla stretta di Andy Mi umiliò Mi rase Mi umiliò

About a girl

A proposito di una ragazza

I need easy friend, I do, with an ear to lend I think you fit this shoe, but you have a clue I'll take advantage while you hang me out to dry But I can't see you every night for free I'm standing in your line, hope you have the time Pick a number to keep a date with you I'll take advantage while you hang me out to dry But I can't see you every night for free I need easy friend, I do, with an ear to lend I think you fit this shoe, but you have a clue I'll take advantage while you hang me out to dry But I can't see you every night for free I can't see you every night, I can't see you ev'ry night for free

Ho proprio bisogno di un'amica tranquilla, che mi stia e sentire Credo che tu sia quella giusta, ma hai un' indizio Ne approfitterò mentre mi stendi ad asciugare Ma non posso vederti ogni notte gratis Sono in coda nella tua fila, spero che tu trovi il tempo Prendo un numero per avere un' appuntamento con te Ne approfitterò mentre mi stendi ad asciugare Ma non posso vederti ogni notte gratis Ho proprio bisogno di un'amica tranquilla, che mi stia a sentire Credo che tu sia quella giusta, ma hai un' indizio Ne approfitterò mentre mi stendi ad asciugare Ma non posso vederti ogni notte gratis Non posso vederti ogni notte gratis, non posso vederti ogni notte gratis


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School I would just believe I would just believe I would just believe I would just believe No recess No recess You're in my school You're in my school You're in my school You're in my school No recess No recess

it's it's it's it's

just just just just

again, again, again, again,

my my my my

Scuola

luck luck luck luck no recess

you're you're you're you're

in in in in

my my my my

school school school school

again again again again

Love buzz Would you believe me when I tell you you're the queen of my heart? Please don't deceive me when I hurt you just ain't the way it seems Can you feel my love buzz? Can you feel my love buzz? Can you feel my love buzz? Can you feel my love buzz? Can you feel my love buzz?

Paper cut At my feeding time she pushed food through the door I crawl towards the cracks of light Sometimes I can’t find my way Newspapers spread around Soaking all that they can A cleaning is due again a good hosting down The lady whom feel maternal love for cannot look me in the eyes But I see hers and they are blue and they cock and twitch and masturbate Ow I said so, I said so, I said so, Nirvana Nirvana, Nirvana, Nirvana Nirvana, Nirvana Black windows of paint I scratch with my nails I see others lust like me why do they not try to escape? They bring out the older ones They point at my way They come with a flash of light and take my family away And very later I have learned to accept some friends of ridicule My whole existence is for you amusement and that is way I’m here with you Ow To take you with me your rigth to Nirvana Nirvana, Nirvana, Nirvana, Nirvana, Nirvana A Nirvana, Nirvana

Che tu ci creda o no è la mia solita fortuna Che tu ci creda o no è la mia solita fortuna Che tu ci creda o no è la mia solita fortuna Che tu ci creda o no è la mia solita fortuna Niente intervallo Niente intervallo Sei di nuovo nella mia scuola, sei di nuovo nella Sei di nuovo nella mia scuola, sei di nuovo nella Sei di nuovo nella mia scuola, sei di nuovo nella Sei di nuovo nella mia scuola, sei di nuovo nella intervallo tervallo

mia mia mia mia

scuola scuola scuola scuolaNiente Niente in-

Mormorio amoroso Mi credi quando ti dico che sei la regina del mio cuore? Ti prego non mi ingannare quando ti ferisco non è proprio come sembra Riesci a sentire il mio mormorio amoroso? Riesci a sentire il mio mormorio amoroso? Riesci a sentire il mio mormorio amoroso? Riesci a sentire il mio mormorio amoroso? Riesci a sentire il mio mormorio amoroso?

Testicoli di carta Quando è l’ora di mangiare lei mi passa il cibo dalla porta chiusa Io striscio verso le fessure illuminate a volte non riesco a trovare la strada Giornali sparsi dappertutto Assorbono tutto quello che possono E’ ora di ridare una pulita, una bella lavata con il tubo dell’acqua La donna di cui sento l’amore materno non può guardarmi negli occhi Ma io vedo i suoi e sono blu e me lo fanno rizzare e mi agitano e mi masturbano Ahi l’ ho detto, l' ho detto, Nirvana Nirvana, Nirvana, Nirvana Nirvana, Nirvana Graffio con le unghie le finestre verniciate di nero Vedo altri che stanno come me perché non cercano di fuggire? Dei tizi portano via i più vecchi Indicano verso di me Arrivano in un lampo E portano via la mia famiglia E ho imparato molto tardi ad accettare qualche amico da deridere La mia intera esistenza è per il tuo divertimento ed ecco perché sono qui accanto a te Ahi Portati con me, il tuo diritto al Nirvana Nirvana, Nirvana, Nirvana, Nirvana, Nirvana


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Negative creep

Balordo irrecuperabile

This out of our range, this is out of our range this is out of our range Oh! This is getting to be, this is getting to be this is getting to be drone I’m a negative creep, I’m a negative creep I’m a negative creep and I’m stoned I’m a negative creep, I’m a negative creep I’m a negative creep moan Daddy’s little girl ain’t a girl no more Yeah

Questo è fuori dalla nostra portata, questo fuori dalla nostra portata questo è fuori dalla nostra portata Oh! Questa sta per diventare, questo sta per diventare questo sta per diventare un discorso monotono Sono un balordo irrecuperabile Sono un balordo irrecuperabile Sono un balordo irrecuperabile Sono un balordo irrecuperabile Sono un balordo irrecuperabile Sono il lamento di un balordo irrecuperabile La ragazzina di papà non è più una bambina Yeah!

Derisione

Scoff In my eyes, I’m not lazy In my face, it’s not over In your room, I’m not older In your eyes, I’m not worth it Give me back my alcohol, give Give me back my alcohol, give Give me back my alcohol, give Give me back my alcohol, give Heal a million, kill a million Peel a million, feel a million Heal a million, Kill a million Ah! Oh!

me me me me

back back back back

my my my my

alcohol alcohol alcohol alcohol

Swap meet They lead a lifestyle that is comfortable They travel far to keep their stomachs full They make a living off arts and crafts The kind with seashells driftwood and burlap They make a deal when they come to town The Sunday swap meet is a battle ground She loves him more than he could ever know He loves her more than he will ever show Keeps his cigarettes close to his heart Keep her photographs close to her heart They keep their bitterness close to their hearts

Mr. Moustache Fill me in your new vision wake me up with indecision Help me trust your mighty wisdom yes I eat cow, I’m not proud Show me how you question question lead the way to my temptation Take my hands and give it cleaning yes I eat cow I’m not a proud Easy in a easy chair Poop is as hard as rock I don’t like you anyway Seal in a box Now you Now you Now you Now you Ow

Secondo me, io non sono pigro Faccia a faccia con me stesso, non è finita Nella tua stanza non sono più vecchio di prima Secondo te, con me non vale la pena Ridammi il mio alcool, ridammi il mio alcool Ridammi il mio alcool, ridammi il mio alcool Ridammi il mio alcool, ridammi il mio alcool Ridammi il mio, ridammi il mio, ridammelo! Ne guarisce un milione, ne uccide un milione Ne spella un milione, ne saggia un milione Ne guarisce un milione, ne uccide un milione Ah! Oh

Raduno di scambio Conducono uno stile confortevole di vita Viaggiano lontano per mantener la pancia piena Vivono di arti e mestieri Pagano in natura con conchiglie di mare, legni portati dalle corrente e tela grezza Fanno un accordo quando vengono in città Il raduno di scambio domenicale è campo di battaglia Lei lo ama più di quanto lui possa mai sapere Lui l’ama più di quanto le potrà mai dimostrare Lui tiene vicino al cuore le proprie sigarette E le foto di lei vicino a cuore di lei Tengono le proprie amarezze vicino ai loro cuori

Mr. Moustache Mettimi a corrente della tua nuova visione svegliami con indecisione Aiutami a confidare nella tua grande saggezza sì, mangio carne bovina, non sono orgoglioso Mostrami come poni le domande fai strada alla mia tentazione Prendimi la mano e dalle una pulita sì, vado a puttane, non sono orgoglioso Comodo in una comoda poltrona Culo piantato come una roccia Non mi piaci in nessun modo Chiudo tutto in una scatola Ora tocca a te Ora tocca a te Ora tocca a te Ora tocca a te Ahi


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Sifting Afraid to grade wouldn’t it be fun? Cross says floss, wouldn’t it be fun? Wet your bed wouldn’t be fun? Sun left numb, wouldn’t it be fun? Your eyes The teacher said, your eyes Preacher said, your eyes Teacher said, teacher said Spell the sell, wouldn’t it be fun? Search for church, wouldn’t it be fun? Wet your bed, wouldn’t be fun? Cold in coals; wouldn’t be fun? Your eyes The teacher said, your eyes Preacher said, your eyes Preacher said, preacher said Don’t have nothing for you Don’t have nothing for you Don’t have nothing for you

Vagliando Avere paura di dare voti a scuola non sarebbe divertente? Che croce stia per filo, non sarebbe divertente? Fatti pipì a letto, non sarebbe divertente? Che il sole senta freddo, non sarebbe divertente? I tuoi occhi Disse il maestro, i tuoi occhi Disse il maestro, i tuoi occhi Disse il maestro, i tuoi occhi Non ho niente per te Non ho niente per te Non ho niente per te


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Big cheese Big cheese, make me Mine said go to the office Big cheese, make me Mine said what the hell Black is black, no trading back We were enemies Sure you are, but what am I? We were enemies Black is black, no trading back We were enemies Sure you are, but what am I? Big lies make mine Mine said go to the office Big cheese, make me Mine said what’s the code? Black is black, no trading back We were enemies Sure you are, but what am I? We were enemies She eats glue, how ‘bout you? We were enemies Sure you are, but what am I? Big cheese, make me Mine said go to the office Big cheese, make me Mine said what the hell Big cheese, make me Mine said go to the office Big cheese, make me Mine said what the hell Black is black, no trading back We were enemies Sure you are, but what am I? We were enemies Black is black, no trading back We were enemies Sure you are, but what am I? Big lies make mine Mine said go to the office Big cheese, make me Mine said what’s the code? Black is black, no trading back We were enemies Sure you are, but what am I? We were enemies She eats glue, how ‘bout you? We were enemies Sure you are, but what am I? Big cheese, make me Mine said go to the office Big cheese, make me Mine said what the hell Black is black, no trading back We were enemies Sure you are, but what am I? We were enemies She eats glue, how ‘bout you? We were enemies Sure you are, but what am I?

Downer Portray sincerity-act out of loyalty Defend your true country-wish away pain Had out lobotomies to save little families Surrealistic fantasy bland boring plain Slippery pessimist hypocrite master Conservative communist apocalyptic bastard Thank you dear God for putting me on this earth I feel very privileged in debt for my thirst Hold me down in restitution living out your date with fusion Is the whole fleece shun in bastard? Don’t feel guilty master writing? Somebody said that they’re no much like I am I know I can make up enough words for you to follow along I sink and then some

Pezzo grosso Pezzo grosso, seducimi Il mio capo ha detto "Va al cesso" Pezzo grosso seducimi Il mio capo ha detto "Che cazzo" Il nero è nero, non si accettano cambi Eravamo nemici Tu lo sei sicuramente. ma cosa sono io? Eravamo nemici Il nero è nero, non si accettano cambi Eravamo nemici Tu lo sei sicuramente. ma cosa sono io? Grosse bugie seducete le mie Il mio capo ha detto "Va al cesso" Pezzo grosso, seducimi Il mio capo ha detto "Qual è il codice?" Il nero è nero, non si accettano cambi Eravamo nemici Tu lo sei sicuramente. ma cosa sono io? Eravamo nemici Lei ingoia lo sperma e tu? Tu lo sei sicuramente, ma cosa sono io? Eravamo nemici Tu lo sei sicuramente ma cosa sono io? Pezzo grosso, seducimi Il mio capo ha detto "Va al cesso" Pezzo grosso seducimi Il nero è nero, non si accettano cambi Eravamo nemici Tu lo sei sicuramente. ma cosa sono io? Eravamo nemici Lei ingoia lo sperma e tu? Eravamo nemici Tu lo sei sicuramente ma cosa sono io capo ha detto "Che cazzo"

Depressione Mostrati sincero-agisci con slealtà Difendi la tua vera patria-allontana il dolore Distribuisci lobotomie per salvare famigliole Fantasia surreale di noiosa e scialba pianura Infido pessimista maestro di ipocrisia Comunista conservatore bastardo apocalittico Grazie caro Dio per avermi messo su questa terra Mi sento molto privilegiato e in debito per la mia sete Tienimi giù nella vita terrena a rendere fino al giorno fissato da te per la fusione I bastardi evitano l’intera massa di pecore? Non sentirti colpevole per il destino che il Padrone ci ha dato Qualcuno ha detto che non assomigliano molto a me Io so di poter inventare abbastanza parole che tu possa seguire Io affondo e poi qualcosa sarà


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TO PAY OR NOT TO PLAY? Molti di coloro che durante la loro carriera hanno militato in una band con l’ambizione di proporre musica inedita, prima o poi si saranno trovati ad affrontare l’annosa questione dei live, croce e delizia di ogni musicista. Quando i pochi metri quadrati della sala prove cominciano ad andare stretti, quando le prime sudate canzoni hanno finalmente preso forma, nasce l’esigenza di mettersi alla prova davanti ad un pubblico, di far sentire agli altri il frutto delle proprie fatiche, ed è qui che cominciano a presentarsi difficoltà delle quali prima non si immaginava neppure l’esistenza. Esibirsi in un concerto, che esso si svolga in un locale o in una sala apposita, comporta innanzitutto la necessità di avere strumentazioni che prima trovavamo belle pronte nella nostra saletta di fiducia o delle quali non avevamo bisogno: amplificatori per chitarre e basso, casse spia (o in ear monitor), impianto voce, alla peggio anche una batteria o parte di essa… A tutto questo dobbiamo aggiungere la trasferta, il montaggio e smontaggio di tutta l’attrezzatura, il sound check, l’eventuale litigata col gestore per la compilazione del borderò e per avere il rimborso spese pattuito (quando c’è)…misceliamo bene e alla fine otteniamo che, per suonare quaranta minuti a un paio di centinaia di chilometri da casa, si parte alle quattro di pomeriggio per tornare circa alla stessa ora della mattina dopo. E in quella mezzora o poco più, che dovrebbe valere da sola tutto lo sbattimento, spesso ci troviamo a suonare davanti a cinque persone che magari nemmeno sapevano del concerto. Per chi nutre ambizioni maggiori, rispetto al suonare sempre e solo davanti a pochi amici, la situazione tende ad essere quella descritta finora a prescindere dalla collocazione geografica all’interno dello stivale. In questi anni ho avuto modo di farmene un’idea personalmente, tramite le esperienze con la mia band e confrontandomi con altri musicisti. I locali che fanno eccezione sono pochi e spesso non hanno vita facile. E qui entra in scena il “famigerato” sistema del pay to play, cioè pagare per suonare: ci si compra letteralmente uno slot, ovvero lo spazio per esibirsi in una serata che prevede altri gruppi, solitamente ben più famosi del nostro. Quali sono i vantaggi? Il più evidente è, ovviamente, quello di “garantirsi” (sul perché delle virgolette ci soffermeremo più avanti) la possibilità di suonare davanti a un pubblico più vasto di quello a cui si è normalmente abituati, persone che, pur non essendo venute appositamente per ascoltare noi, potrebbero ugualmente apprezzarci con tutte le conseguenze del caso: acquisto di cd e/o merchandise, aumento di visibilità sui social network, e così via. Collateralmente, ci sono posti che a fronte di un buon riscontro dei presenti, potrebbero decidere di chiamarci nuovamente come opener in altre serate (stavolta, magari, senza spendere un euro o addirittura con un qualche rimborso). Non va infine sottovalutato il ritorno di immagine costituito dal poter aggiungere qualche nome di una certa caratura alla lista dei gruppi coi quali si ha condiviso il palco: agli occhi di chi guarda, infatti, una band che ha aperto ai Nightwish o agli Epica fa un’altra figura, rispetto ad una che ha suonato unicamente alla festa del proprio paese o al circolo ARCI dietro casa (esperienze, queste ultime, rispettabilissime, ma che a mio avviso non possono e non devono costituire più di un punto di partenza, per chi nutre certe aspirazioni in ambito musicale). Allora si tratta di una pratica tutta rose e fiori? Assolutamente no. Al di là della spesa economica, che a volte può rivelarsi non indifferente, si corrono alcuni rischi dei quali bisogna tenere conto. Innanzitutto è importante sapere se sono previste altre band e, nel caso, a che punto della serata è fissata la nostra esibizione, al fine di non incappare in situazioni davvero spiacevoli: conosco una band che, dopo essersi pagata uno slot in apertura a un gruppo davvero grosso, si è ritrovata ad essere la prima di tre opener, col risultato di suonare a cancelli ancora chiusi! In un’altra occasione, invece, ho assistito a gente che dopo aver pagato il biglietto per una serata che prevedeva quattro gruppi, è rimasta volutamente fuori dal locale fino a che non ha iniziato a suonare quello per il quale era specificatamente venuta. Insomma, le incognite ci sono e talvolta non bastano tutte le valutazioni del mondo per evitare di incappare in una fregatura o semplicemente in un investimento inutile. Certe volte una serata non va come ci aspettavamo. Punto. Mi tocca sottolineare, però, che purtroppo alcuni “inconvenienti” sembrano svanire magicamente non appena vengono varcati i confini

italici. Chi ha avuto occasione di suonare in Europa, almeno per quanto riguarda il rock/metal, si sarà accorto di come negli altri paesi del continente esista una cultura della musica dal vivo e del musicista molto diversa da quella che domina nel nostro: il pubblico, ad esempio, è più abituato a partecipare ad eventi live (anche con band non necessariamente famose) e tende a seguire con attenzione non solo gli headliner della serata, ma anche gli eventuali gruppi spalla. È chiaro comunque che comprarsi un singolo slot all’estero, per quanto appaia vantaggioso ai fini della nostra crescita, può non essere altrettanto conveniente dal punto di vista economico e dell’impiego di tempo: il costo del viaggio, del vitto e di un eventuale alloggio sono tutte cose che andranno a sommarsi al prezzo dello slot nudo e crudo. C’è allora chi si paga la possibilità di essere la band di supporto nel tour di un altro artista per un certo numero di date, perché, pur aumentando più o meno proporzionalmente la spesa totale, ci si apre la strada ad un ritorno a livello di visibilità e curriculum davvero importante. Detto questo, come porsi di fronte a un fenomeno che negli ultimi anni sembra aver preso sempre più piede? Personalmente non trovo così scandaloso che una band investa le proprie risorse in quella che, in fin dei conti, è una forma di promozione. Coi tempi che corrono, per un gruppo underground che fa principalmente inediti è difficile trovare da suonare, a maggior ragione se chiede un minimo di rimborso per cercare di rientrare almeno delle spese di benzina e autostrada. Capita quindi non di rado di scendere a compromessi, per far sì che la nostra musica arrivi a quante più persone possibili: si accetta di suonare gratis in quel pub, perché sappiamo che è discretamente frequentato, oppure si partecipa al tal festival a quattrocento chilometri da casa per motivi analoghi. Si tratta di spese che vengono affrontate nella speranza di avere un qualche ritorno: qualche cd venduto, nuovi fan, visibilità, paghiamo per suonare in un contesto che, dal nostro punto di vista, può rivelarsi vantaggioso, esattamente come avviene quando ci compriamo uno slot. Indossando la maschera dei detrattori, d’altra parte, si potrebbe tranquillamente sostenere che il sistema del pay to play soffoca la meritocrazia a favore della disponibilità economica. In realtà credo che questo sia vero solo in parte, o comunque a breve termine: alla fine è il pubblico a decretare il nostro successo o meno, per cui se non abbiamo niente di valido da proporre, o semplicemente se non piacciamo, prima o poi torneremo nell’ombra. In caso contrario, se davvero crediamo in quello che facciamo, possiamo fare qualche sacrificio in più per ritagliarci qualche possibilità importante. Potremmo aprire infinite digressioni sul perché si è arrivati a questa situazione, attaccare chi scarica musica da internet invece di comprarla, i talent show, i locali che propongono solo gruppi locali di ragazzini o cover band, la gente che non va più a vedere i concerti (se non dei soliti noti)…La mia personale opinione è che i tempi sono cambiati, e sfruttare le nuove (ma sono davvero tali?) opportunità di raggiungere il pubblico è una strada che una band deve decidere se seguire oppure no. Soulknife.


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Clown trampoliera, performer in installazioni, vestita da Barbie fetish in una confezione trasparente, con ostensorio e gomma da masticare in bocca, al limite della provocazione, immobile per ore, addormentata in una valigia rossa come la bambolina di porcellana di un carillon, ama trasformarsi ma soprattutto cantare e scrivere canzoni. Roberta Carrieri viene da una forte esperienza teatrale e performativa (Teatro Kismet O.perA., Quarta Parete) e questo suo continuo lavorare con le immagini si traduce in una scrittura visiva in cui le parole, usate in modo evocativo e non narrativo, dipingono sensazioni in maniera molto personale, a tratti onirica. Una voce da non dimenticare, personale e potente, trascinatrice e ironica, si inerpica in vorticosi vocalismi da vertigine oppure delinea melodie facili da ricordare ma allo stesso tempo raffinate. Dal vivo porta questa teatralità, non eccessiva, semplicemente accennata che le è peculiare. Spesso da sola, voce e chitarra, con la semplicità che le è propria arriva al pubblico in maniera diretta con una schiettezza disarmante. Canta le sue canzoni che sono pagine di diario, come raccontasse un segreto, ad alta voce o sussurrandolo; a volte invece sono storie immaginate, personaggi che nel suo trasformismo, ama indossare. Roberta Carrieri è anche la voce dei Fiamma Fumana, uno dei gruppi più importanti di World Music Italiana. Con loro ha cantato nei più prestigiosi teatri e festival in Europa, Stati Uniti e Canada e ha partecipato al film documentario "Di Madre in Figlia" prodotto da Davide Ferrario, in anteprima al Toronto Film Festival nel 2008 e presentato poi al Torino Film Festival. Numerose sono anche le collaborazioni con altre realtà musicali, tra queste la partecipazione al disco Maledette Canzoni di Giangilberto Monti (un tributo ai maudits francesi), la performance di interazione fra disegno e musica dal titolo "Tres!" col disegnatore Davide Toffolo (Tre Allegri Ragazzi Morti) e la partecipazione, con la sua versione della bellissima "Labbra Blu", a "Il Dono", tributo ai Diaframma prodotto da Federico Fiumani. Nel 2009 esce il suo primo album da solista intitolato Dico a tutti così (X-Beat/ Goodfellas). Molti gli ospiti nel disco tra i quali, Cesare Basile, Rodrigo D'Erasmo (Afterhours), Davide Toffolo (Tre Allegri Ragazzi Morti) e Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus). Il brano Angolino fa parte della colonna sonora del film "Sguardo da uomo" (2010) di Federico Rizzo. Dico a tutti così piace anche negli Stati Uniti che la vedono in tour nel settembre 2009 in Arizona, New Mexico, California e Yutah. Approda in seguito anche in Francia (Grenoble, Lyon). Nel 2010 inizia la collaborazione con Davide Van de Sfroos che sfocia poi nella canzone "Dove non

basta il mare" contenuta in "Yanez" e nell'omonimo tour teatrale di cui Roberta Carrieri è ospite speciale. Nel luglio 2012 partecipa al Festival di Avignon Off, Francia, con una settimana di spettacoli per la rassegna "Voci, Italiens d' exportation" con ospite Peppe Voltarelli. Nel marzo 2013 esce il suo secondo lavoro discografico dal titolo Relazione Complicata un concept ispirato al libro Donne che amano troppo della psicoterapeuta americana Robin Norwood in cui il tema delle dipendenze affettive viene affrontato con leggerezza e ironia. DICO A TUTTI COSI' (X-Beat/ Goodfellas) Il Cd d'esordio come solista di Roberta Carrieri Dico a tutti così (XBeat/Goodfellas) è un disco malinconico. Roberta Carrieri ci racconta i suoi segreti come leggesse il suo diario sottovoce o gridando. Dice a tutti così, vince la timidezza e ci parla di sé ma anche di storie immaginate o desiderate... Così desiderate da togliere il sonno. Ermetico, ironico a tratti così sincero ed esplicito da essere disarmante, Dico a tutti così raccoglie le canzoni più significative di questa cantautrice barese un po' girovaga che canta di solitudini e di partenze ma anche di amori difficili da raccontare, a volte saffici. Sono “canzoni dell'angolino”, trovate negli angolini polverosi in cui ci si rifugia dopo il lungo viaggio che ci ha portati lontano dal posto dove siamo nati, lì dove c'era il sole e c'era il mare. Molti gli ospiti in questo disco in cui ognuno ha voluto lasciare un contributo amichevole: un romantico banjo suonato da Cesare Basile ( anche all'armonica a bocca e al dobro), i violini affilati di Rodrigo d'Erasmo, le chitarre elettriche inconfondibili di Lorenzo Corti, come anche di Giuseppe De Trizio e di Davide Toffolo, la tromba di Cesare Dell'Anna, il violoncello di Ale Branca e il duetto con Mauro Ermanno Giovanardi in Foglie, il tutto legato dal pianoforte di Matteo Curallo che ha anche curato gli arrangiamenti. Un disco che

suona come una dichiarazione d' amore, ma attenti a crederci perché Roberta Carrieri “dice a tutti così”! Resta comunque una dolce illusione in cui sciogliersi, vera e immaginata, come le storie che racconta. Track list 1. Vorrei/2. Mia madre/3. Angolino/4. Se potessi/5. Foglie/6. Bianca/7. Non ci sei mai/8. Sereno di pioggia/9. Tu che sei/10. Spalanca/11. Angelo bianco dagli occhi cerchiati/12. Dico a tutti così/ Prodotto da Roberta Carrieri e X-Beat con la partecipazione di Stefano Cesca Arrangiato da Matteo Curallo, tranne Vorrei arrangiato da Lorenzo Corti. Registrato al “Carezza studio” da Matteo Curallo e Luca Recchia Mixato da Stefano Cesca (Ligabue, Delta V, Cristina Donà, Neffa) presso “M8 Squat Recording” e “Infaccia Recording Studio” di Walter Marchesoni Masterizzato all‘Optimum Mastering Studio, Bristol da Shawn Joseph Formazione Roberta Carrieri: voce, chitarra acustica Matteo Curallo (Modho, Luca Morino, Bloom 06): pianoforte, chitarre, basso, programmazioni Luca Recchia (Cesare Basile, Amor Fou): basso Lucio Sagone (Gatto Ciliegia, Franklyn Delano): batteria. Collaborazioni: Cesare Basile: banjo in Angolino, dobro in Se potessi, armonica a bocca e chitarra acustica in Sereno di pioggia Lorenzo Corti (Cristina Donà, Delta V, La Crus): chitarra elettrica in Spalanca, Se potessi, Sereno di pioggia, Vorrei Rodrigo d’Erasmo (Cesare Basile, Afterhours): violino in Se potessi Davide Toffolo (Tre Allegri Ragazzi Morti): chitarra elettrica in Tu che sei Giuseppe Detrizio (Teresa De Sio, Raiz): chitarra acustica in Angelo bianco dagli occhi cerchiati Cesare dell’Anna (Opa Cupa,Tax Free, Negramaro): tromba in Spalanca Simone Martorana (Folkabbestia): chitarra elettrica in Bianca Matteo Livraga (Cisco): violino in Angelo bianco dagli occhi cerchiati, Angolino, Mia madre, Non ci sei mai Ale Branca: violoncello in Mia madre il duetto in Foglie è con Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus).


P AGINA 11 “Relazione Complicata” è un disco composto da dodici storie d' amore più una ninna nanna. È un concept album che trae ispirazione dalla lettura del saggio “Donne che amano troppo” di Robin Norwood, una psicoterapeuta americana che ha studiato il mondo delle dipendenze affettive. Ogni canzone del disco infatti è una relazione sentimentale “complicata” diversa. Nell’era di Facebook, cosa intendiamo per “relazione complicata”? Ognuno ha la sua, e io mi sono divertita a raccontarla. Compagni di avventura per questo disco sono stati i Rock n' Roll Kamikazes, nuova creatura di Andy Macfarlane (già Hormonauts). Il contrabbasso di Niccolò Fiori, la batteria di Giuseppe de Gregoris e la chitarra di Andy hanno dato un colore a tratti country, a tratti Paris Texas, con arrangiamenti volutamente scarni ed essenziali. Disseminate qua e là alcune voci “pirata” maschili, tra cui i brasiliani Selton e Aldebran dei Bloody Mary a sottolineare anche vocalmente l' incontro tra il maschile e il femminile che è tra i temi preponderanti dell’album. Il tema è stato sviluppato anche graficamente fotograficamente nella copertina e booklet del disco stesso, grazie al lavoro fotografico di Stefano Ruzzante. TRACKLIST 1. Bari Vecchia 2. Una specie di fidanzato 3. Cadillac 4. Unica 5. Come Johnny & June 6. Il valzer dei 3 giorni 7. Ragazze stupide 8. Relazione complicata 9. Amtrack 10. Ora so 11. Ragazzo metadone 12. Ninna nanna nonna 13. S. Pietro (bonus track) BRANO PER BRANO:

si scherniscono, confessando tra le righe di amarsi..il tutto finisce con un sonoro ceffone della Carrieri al povero Andy che voleva fare il bullo! IL VALZER DEI 3 GIORNI È una canzone di sapore piratesco, quindi musicalmente vicina alle atmosfere dei Sea Chants delle coste nord europee (Scozia, Irlanda), giocata sul numero 3. Il finale a sorpresa è un omicidio per mano di Roberta del poveretto che non sapeva più di tre passi di Valzer.. Ironicamente vicino alle murder ballads Nick Caviane finisce con una campana a morto e la Carrieri al bancone del bar a bere rhum. RAGAZZE STUPIDE È la storia di una ragazza che beve più di un maschio e con sicurezza parla e ride, forse un po’ troppo forte ..così da far scappare tutti gli uomini! RELAZIONE COMPLICATA Nella title track ogni strofa racconta di un fidanzato diverso: il primo era un tossico, il secondo un pusher, il terzo gelosissimo e al quarto piacevano certi giochini strani..la canzone non poteva, per struttura, avere più di 4 strofe, altrimenti sarebbe risultata troppo lunga! Chissà se esiste l' amore che non fa male..è la domanda che si pone il ritornello di questa canzone.

DICO A TUTTI COSì (2009) (X-Beat/Goodfellas)

AMTRACKQuesto brano prende il nome dalla rete ferroviaria americana e parla di un viaggio in treno che ho fatto quando sono stata a suonare in USA, un viaggio durato 16 ore (da Los Angeles, California ad Albuquerque, New Mexico) attraversando i deserti lungo la rotta della Route 66. Qui la relazione è complicata perché non si consuma neanche. I protagonisti scendono in stazioni diverse.

BARI VECCHIA L’amore difficile può essere anche il rapporto di amore conflittuale nei confronti della città da cui, per un motivo o per l 'altro, si è dovuti andare via e di cui ci si porta dentro un pezzo, ORA SOÈ una canzone d'amore tra due come per il mare di Bari Vecchia. donne, il testo cita “Il cielo in una stanza” UNA SPECIE DI FIDANZATO Questo di Gino Paoli, un classico, una delle più brano traccia ironicamente il profilo di famose canzoni d'amore. Il brano sottoliuna tipologia di rapporto sentimentale nel nea la normalità e la spontaneità di un quale molti potrebbero riconoscersi, fa- sentimento naturale e di un tipo di relacendosi una risata complice. Dipinge un zione sentimentale poco riconosciuta e uomo un po' vigliacco che non ha il co- raramente narrata nelle canzoni italiane.

raggio di tenere per mano la sua donna in RAGAZZO METADONE Il ragazzo metapubblico e una donna romanticamente done che dà il titolo alla canzone è una innamorata di questo veleno. dedica affettuosa a quel ragazzo che CADILLAC “Cadillac” racconta di una “serve” a disintossicarti da un altro, alla proposta di matrimonio con tanto di anel- fine però bisogna riuscire a fare a meno lo di diamanti e Cadillac, appunto, una anche di lui. storia che mi è accaduta veramente quando ero a suonare negli Stati Uniti. Il ritornello della canzone dice “ ..lui mi ha chiesto di sposarlo mentre io pensavo a te”.

NINNA NANNA NONNAUna dichiarazione d'amore per chi ti ha cresciuto ,complicata dall’inesorabile scorrere del tempo che, invertendo paradossalmente i ruoli, rende la nonna che invecchia una UNICAUn lento da ballare cheek to bambina a cui cantare la ninna nanna, la cheek, è una storia di tradimenti e gelosie stessa che ci cantava lei quando eravamo con quattro personaggi che si inseguono piccoli noi. e si temono e sono dipendenti l' uno S. PIETRO (bonus track)Sorpresa finadall’altro, in cui ognuno dei quattro vor- le è “S.Pietro”, un bellissimo regalo che rebbe essere unico per l' altro. Davide Van de Sfroos mi ha fatto durante COME JOHNNY & JUNE Un esilarante duetto con Andy Macfarlane dei Rock’n’Roll Kamikazes nel quale, sulla falsa riga di un classico country alla Johnny Cash e June Carter, i due protagonisti

DISCOGRAFIA

l' ultimo tour nel quale l' ho seguito. Un inedito pensato per me e che ho voluto fare mio per questo disco. Una canzone preziosa anche perché legata al bel ricordo dei palchi e dei viaggi condivisi.

RELAZIONE COMPLICATA (2011) (SELF)


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Risposte a cura di Violetta – cantante dei Signal To Noise Ciao e grazie per aver accettato il nostro invito… Grazie a voi per l’interesse! Come definite i Signal To Noise? Prima di tutto, una gabbia di matti! (ride) In realtà, musicalmente parlando, li definirei come una bella sfida, perlomeno quando si tratta di band a voce femminile: in Italia sembra essere diventato un assioma che un gruppo a voce femminile debba suonare per forza di cose symphonic o gothic metal, con tappeti di tastiere, pianoforti, e strati su strati di orchestrazioni. Un’altra aspettativa diffusa è quella che una cantante, appartenente a una band dei generi che ti ho appena citato, debba cantare per forza in lirico. Io vengo da un background prettamente symphonic e gothic (senza però usare il canto lirico, perché semplicemente non lo uso nelle mie canzoni, ma una buona base di lirico nello studio del canto è essenziale per una formazione completa!), però nella mia vita ho sempre ascoltato di tutto – e negli ultimi anni mi sono ritrovata a spaziare molto come ascolti e gusti musicali, più di quando ero una ragazzina tutto nero, viola, pizzi e corsetti! Con il tempo, ci si apre molto di più a nuove suggestioni e a nuove sonorità. Inoltre, mi sono avvicinata molto al mondo dei sintetizzatori, più che delle tastiere, merito anche di Stefano, il tastierista dei Signal To Noise, che, dopo una dozzina di anni tra band power / symphonic metal, ha sentito il bisogno di espandere i propri orizzonti e di utilizzare in maniera più massiccia sintetizzatori, anziché pianoidi e orchestre. Cito anche lui, perché lui è il co-fondatore della band assieme a me, e nel primissimo periodo, prima che arrivassero Loris (batterista), Andrea (chitarrista) e Marco (bassista della band fino al maggio scorso, poi sostituito dal bravissimo Mattia), abbiamo scritto le nostre prime canzoni nel suo piccolo studio casalingo. In generale, questa band vuole essere una sfida e un incontro di persone che hanno voglia di fare musica con uno stampo più moderno; non facciamo nessun proclamo di originalità, di rivoluzione musicale grazie a noi, non vogliamo sopravvalutarci e non vogliamo essere sopravvalutati. Vogliamo cercare di essere vari, eterogenei, cantabili… E ballabili, perché no? Siete attivi dal 2013 come mai l'idea di formare una band synth rock? La risposta in realtà credo di avertela data poco sopra, eheh! Semplicemente perché c’è stato un momento di stanchezza nei rispettivi background miei e di Stefano, e si aveva l’esigenza di provare a uscire dalla propria “comfort zone” per quello che riguardava la musica composta fino a quel momento. Io ho rotto le scatole a Stefano con Peter Gabriel (mia grandissima ispirazione sin da ragazzina), soprattutto da solista, ma anche con i Genesis; l’ho importunato facendogli sentire fino alla nausea i Muse, i Placebo, i Garbage, band di questo genere, e lui in cambio mi ha fatto scoprire un fitto sottobosco di musica elettronica e molto “synth-driven” assolutamente accattivante e affascinante… Insomma, ci siamo scambiati un po’ i gusti musicali e ci siamo detti “perché non provare a scrivere qualcosa che metta assieme tutte queste scoperte e ri-scoperte musicali?”. Abbiamo provato a fondere qualcuno dei punti di forza di questa vasta gamma di artisti… Ed eccoci qua, speriamo che il lavoro fatto possa essere soddisfacente non solo per noi, ma anche per chi ci ascolta! Muse, Placebo, Peter Gabriel sono i vostri spiriti affini, quanto credete di essere vicini a questi artisti e quanto di vostro si cerca da differenziare nei vostri brani? Tutti questi artisti che hai citato sono le nostre guide, perché hanno saputo toccare delle corde dentro di noi che hanno iniziato subito a vibrare. E’ naturale aver preso spunti e ispirazione da loro, anche se sappiamo di essere lontanissimi come bravura, esperienza e soprattutto disponibilità di studi di registrazione stellari e all’avanguardia (soprattutto quello di Peter Gabriel, i Real World Studios), e come qualità delle produzioni dei loro dischi. Soprattutto Peter Gabriel, e anche i Muse di “Origin Of Symmetry” e “Absolution”, sono quel tipo di artisti che io ho sempre definito troppo avanti per la generazione in cui hanno fatto musica. Ci sono brani di Peter Gabriel che erano almeno dieci, quindici anni avanti per qualità, originalità e uso della tecnologia che aveva a disposizione. I Muse di “Origin Of Symmetry”, semplicemente, li ascolti e ti ritrovi a esclamare “ma davvero sono usciti nel 2001 con un disco del genere!?”. Quattordici anni fa, è un’enormità di tempo, oggi, se pensiamo che oramai troppe band “sparano fuori” un disco ogni due

anni, quando a malapena riesci ad assimilare quello precedente. Ecco, forse di Peter Gabriel vorrei tenere soprattutto la fantastica lentezza nel fare musica e pubblicare dischi. Non è un meccanismo in cui mi ritrovo il dover pubblicare dischi a raffica, per giunta fatti con lo stampino. Per i tempi che corrono, più di dieci anni senza un disco d’inediti nuovo equivale a scadere nell’oblio, ma Peter ha gestito le sue scelte musicali egregiamente, e quello che ha pubblicato, è indimenticabile. Vorrei fare canzoni che soddisfino tutta la band, vorrei pubblicare musica dove siamo certi di aver dato tutti il 100%, nessuno escluso. E per questo, ci vuole tempo. Ovviamente, se dovessimo fare musica troppo simile ai nostri artisti preferiti, tanto varrebbe fare una cover band! Scherzi a parte, cerchiamo di metterci sempre qualcosa di nostro e di personale. Direi che piano piano, dopo due anni pieni d’attività, ognuno ha sviluppato una propria personalità e ognuno di noi, anche Mattia, che è arrivato da pochissimo, vuole esprimerla nel proprio strumento d’elezione. Di quest’aspetto sono molto contenta, e non mi preoccupa il fatto che ci potremmo mettere più tempo di altri a pubblicare musica: quando vedo l’impegno di Loris, o di Andrea, o anche di Mattia, nel voler esprimere qualcosa di proprio, e di farlo bene, con precisione e professionalità, il resto passa in secondo piano. Come definireste la scena musicale italiana e quella della vostra zona? Cosa manca e cosa c'è nel bicchiere mezzo pieno? Ohi, ohi! Che brutta domanda! E ti sta rispondendo lo spirito più polemico e rompiscatole al riguardo! Correrò il rischio di suonare tremendamente pesante, sei avvertito! Parto dalla scena locale: noi ci siamo formati a Parma, ma non è che andiamo fieri di questa “parmigianità” intrinseca, perché preferiamo essere slegati dalla città d’origine e, a dire il vero, la scena locale non è che abbia fatto un granché per noi, e neanche ci ha cercato molto, salvo doverose eccezioni. Non è un problema per noi, comunque, e per noi non è la fine del mondo, non ci stracciamo le vesti e non siamo invidiosi di quest’esclusione; noi andiamo dove ci vogliono e ci chiamano, che sia Parma, che sia Bologna, che sia Firenze, Roma, Milano, o anche Parigi, Berlino, Zurigo… Non ci poniamo limiti. Il grosso problema di questa scena locale è che alla fine è tutto gestito da una ristretta cerchia di persone, che ha in mano quei due o tre eventi (o locali) decenti, che però si riduce a chiamare sempre le band amiche. Quindi, in questi eventi o in questi locali suonano sempre le stesse band, vedi sempre le stesse facce, a momenti (o quasi) si scambiano i musicisti… Capisci che non c’è ricambio, perché poi questa cerchia influenza molto le tendenze musicali di ciascuna band. Quindi non c’è neanche un certo ricambio di idee. Per di più, i locali a Parma non sono proprio tantissimi. Però ripeto, ci sono anche delle piccole e splendide eccezioni che ci hanno consentito di suonare e di divertirci nella nostra zona, questo senz’altro.


P AGINA 13 La scena nazionale forse è meno peggio, nel complesso, ma si trascina i problemi di tutte le piccole città, perché alla fine non è solo Parma ad avere il problema che ti ho spiegato poco sopra. Oltre al fatto che non avevo ancora parlato di quei locali che per scelta artistica (ed economica) accettano solo tribute band (anche profumatamente pagate, mentre quelle volte che ci sono le band con pezzi inediti, vengono trattate a pesci in faccia) e che promuovono poco e male i propri eventi. Come se fosse colpa esclusivamente della band se le serate in certi locali vanno come vanno… C’è anche da dire che tra molte band (sempre con le dovute eccezioni) non esiste neanche il concetto di solidarietà, quindi ci sono anche quelle che, appena arrivano a suonare in certi posti, si tengono gelosamente le serate e i contatti, e non pensano minimamente a condividere alcunché con le altre band attorno a loro. Il bicchiere mezzo pieno rimangono quelle splendide eccezioni di cui ti parlavo prima: piccoli locali fatti da gente perbene che crede nella musica e nel fare musica dal vivo come valore aggiunto nel proprio locale, non come una rottura di palle. E il lato positivo sono le band che hanno voglia di interrompere questa guerra tra i poveri e di tendere una mano verso le altre. L'uscita dell'Ep? Ottima domanda. Noi continuiamo a sfornare pezzi nuovi, stiamo affinando il tiro sui pezzi vecchi che reputiamo validi, ne abbiamo eliminati altri, insomma, è un cantiere continuo. Però, l’idea sarebbe di essere in grado di pubblicare un EP per la fine dell’anno o anche inizio 2016. E’ un po’ vago come obiettivo, ma prima di tutto, dobbiamo essere tutti contenti e convinti del nostro materiale.

Non temere, comunque si farà e uscirà. Ma va fatto bene, anche perché è un investimento economico non di poco conto e bisogna trovare anche lo studio adatto e il personale adeguato a gestire voci e sintetizzatori e il genere musicale proposto, perché non è sempre così scontato che uno studio possa fare dischi di metal estremo, o di pop, o di rock con la stessa qualità nella produzione e nel risultato finale. Anzi, direi che oramai si tende a specializzarsi in qualche genere, negli studi di registrazione. Dove volete arrivare come band? Ci piacerebbe innanzitutto farci conoscere al di fuori del territorio nazionale, e ci piacerebbe moltissimo poter essere opening act di band come i Lacuna Coil, o anche altre band rock nazionali di rilievo. Piccoli obiettivi per ora, ma è dal cent che si arriva al fantastilione… :D Oltretutto, vorremmo arrivare a pubblicare anche più di un EP e vorremmo continuare a suonare in giro. Per ora ci basta! La vostra più grande soddisfazione musicale dal 2013 ad ora? Per ora è stato riuscire a far conoscere i nostri pezzi, a metterli su internet, a ricevere feedback negativo o positivo che fosse, e anche essere riusciti a creare un minimo di seguito o di interesse, per noi, è una soddisfazione! Seguendoci su Facebook, potrete vedere che tra poco ci sarà una grossa soddisfazione musicale, che però non possiamo ancora rivelare! Grazie ragazzi alla prossima... Grazie a te! Un saluto a te e a tutti i lettori! Intervista a cura di Antonio Di Lena


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C A R M E N C O N S O L I "L’eccezione" (Polùdor/Universal) Fin dall’inizio ti puoi lasciar percuotere dalla torva megalomania di un’inebriatura paesaggistica irremovibile nell’entroterra siciliano e quindi nell’autorevolezza della cantantessa, con la meteorologia narrabile l’umore che serve, schiarito, per coltivare un equilibrio psicofisico nel fremito di stagioni spalmabili su una natura al femminile. Il sonoro lo si focalizza con lo strumento della malinconia, per amalgamarlo poi con quella voce di carezzevole impostazione finché non si ritrae in amara acutezza, ch’è tipica di Carmen, mai così densa di una sorte espressa che sapevi d’affrontare dapprima ancora, che rilega storie di sotterfugi rivendicatori attanagliati dal pregiudizio maniacale e sempre più catalogatore di malavoglie, sulla miseria sancita dalle finte assoluzioni del provincialismo. Di colpo emerge un pop mai convenevole, dacché prestatosi eternamente ad armonie classiche di lussureggiante espansione alternate a giravolte acustiche, sterzante a ridosso del precipizio per cui il rock sembra roba per pochi intimi, a lungo andare. Struggente è l’anzianità in un fotogramma sentimentale, temporeggiante se l’osservanza che la investe è resa gratuitamente di nascosto, per poi sedarsi in un singulto metal che spolvera i capricci da filastrocca di un bambino e tornare velocemente in ginocchio a pregare che le fragilità per portare avanti la dignità figurativa si mirino a vicenda in un sogno in movimento, come a sconvolgere il sacro richiamo alla virtù, non paritaria, dei forti. Curioso è invece quel senso di beat orchestrato nel marasma del genio assolutistico che comporta, alla fine di un’interezza solvibile di pezzi, la creatività reminiscente al flauto, a elevare un silenzio di scoramenti termodinamici fino all’evasione linguistica, profetica dato l’obiettivo di avere successo sulla scena internazionale. Il senso di sparire in ogni traccia persuasiva assume il dolore per un disastro ideologico, inequivocabilmente certo d’essere univoco, solo a passare il limite della decenza, ossia realizzare l’intento di tutelarci, concentrati in uno sguardo che non parla alla speranza di competere per dare una buona considerazione attorno alla cerchia dei familiari più stretti e avvistare così una notizia che definisca fantasticamente un tratto d’impreciso plauso alla logica premeditata a lungo e goduta in breve. Convincenti come i fatti accaduti, tentiamo la sostituzione di una persona con un’arma per congestionare, con la rabbia che monta per le idee che escono dalla bocca come a vomitare nei luoghi indicati sorridendo con fierezza, amando, in una Vita smentita come la fame, la trasparenza dell’infinito di un interrogativo confermato appieno e con sadismo per avere l’aspetto di qualcosa che si materializzi, di sofisticato in senso diabolico, nel momento in cui bisogna ballare sul

Tempo insorto facendo nulla di caratteriale al caso, a nome proprio, per le scelte scomponibili del Creato all’origine di un tradimento depressivo che muta gl’inchini in odio furtivo. Un bacio al veleno è giusto, più naturale del mondo avente una profondità da comprovare in una manovra spettacolare, in un orizzonte d’allentare. Sembra che siamo venuti a terra per morire di un crepacuore definito fantastico in una ricerca titanica sulla semplicità che fa scattare quel segnale d’allarme se portati a violarci, elaborando civiltà in forma di possesso, la difficoltà di aggiungersi all’introspettiva. I discorsi di perdono tra gli scheletri nell’armadio provocano gli affidamenti a terzi di una società inviata a scavare pietra su pietra nell’ansia di riunirsi in lodi all’integrità morale, irrefrenabili in una mente normale come la vergogna per degli ormoni feriti da un servizio agghiacciante e superiore alla chiave che ti porti addosso, facendo in modo di tornare a casa. Vincenzo Calò VOTO: 8,5/10 F AUST "F rom Glory To I nfinity" (Paragon Records) Ancora Italia ancora un prodotto nostrano ma questa volta sotto etichetta Paragon Records con tanto di merchandising (pensate ci sono anche le mutande nere con la scritta Faust) a dimostrazione che se davvero c'è il Dio del Metal non si dimentica sempre di noi. I Faust sono una band milanese fondata nel lontano 1992 dal leader Aleister Demon e funestata da numerosissimi cambi di line-up. Nel 1993 esce il loro primo demo in cassetta , a cui fanno seguito 8 anni di silenzio discografico, interrotto poi nel 2001 dall'Ep "...And Finally Faust", dopo il quale passano altri 8 anni senza che si senta più il nome della band. Nel settembre del 2009, quindi, avviene il tanto sperato salto di qualità con "From Glory To Infinity", primo full length del gruppo in cui è rimasto, rispetto alla formazione degli esordi, il solo Aleister, cui fa compagnia Ghiulz Borroni (axe killer dei Bulldozer) ed una nutrita schiera di session men internazionali dalla caratura di prim'ordine. Nel cd compaiono i nomi roboanti e mai ingombranti di Steve Di Giorgio (Sadus, Death, Testament, Iced Earth, Sebastian Bach, per citarne solo alcuni) al basso, Darek "Daray" Brzozowski (Dimmu Borgir, Vader e Black River) alla batteria e Luca Princiotta (Blaze, Doro e Clairvoyants) alla chitarra. Sicuramente l'alta professionalità di questi personaggi è solo un punto di vantaggio nonché di forza, la quale ne guadagna l'intero album sotto l'aspetto esecutivo, grazie ad una prova assolutamente priva di errori ed altamente compatta. Anche il songwriting è svolto con cura massimale lasciando il giusto spazio a tutti i musicisti per poter permetter loro di esprimersi grazie al proprio strumento. Una volta partiti con l'ascolto dei brani di "From Glory To Infinity" è palese che, oltre alla classica

matrice Death Metal (dove la band si ispira ai Deicide ) i Faust vengano influenzati dalla scuola più progressiva del genere, sfidando la costruzione delle canzoni che, talvolta, sfiora punte assolutamente eccezionali. Mi riferisco a canzoni di notevole spessore come "Servants Of Morality" e "Carnal Beatitude", veri e propri cantichi del Death Metal. Ma c'è anche molta melodia, all'interno del debut-album dei Faust, melodia che fa da padrona nella traccia conclusiva "A Religion-Free World's Dream", brano strumentale in odore dei Death di "The Sound Of Perseverance". Inno al bel paese in chiave death questo "From Glory To Infinity" è un ottimo biglietto da visita per i Faust ma solo per chi non li conosce ancora… Antonio Di Lena VOTO 8/10

EKLIPSE. “A Night In Strings”. (Soul Food).Certo che i Nightwish non potevano scegliere band peggiore da affiancarsi all’unica data italiana quest’anno, un quartetto di tedeschine tutte cosce fuori e immagine che sa tanto di gara di burlesque ad Arcore piuttosto che band metal. Metal poi è una parola eccessiva, si perché queste “candide” fanciulle le “Serebro del Dark” vorrebbero essere l’alternativa femminile degli Apocalyptica, invece con somma tristezza il quartetto di archi che fa cover di Lady Gaga, si avete letto bene Lady Gaga fanno cagare come una cena politica con sottofondo Gigi D’Alessio che fa cover della Pausini, rendo l’idea??? Non lasciatevi fottere dalle “buone” recensioni degli altri “recensori” su questa band, si lasciano tutti prendere la mano dall’immagine femminile, che tristezza, ennesima band che punta sul come apparire e non sul sound. Antonio Di Lena VOTO 2/10 OM “God is Good” (Drag city/Self) God is Good è il quarto album degli Om il primo con Emil Amos che ha stotituito Chris Hakius ,uscito nel 2008. In questo disco il gruppo aumenta le sue capacità espressive grazie alla diversificazione e all’arricchimento degli arrangiamenti;inoltre lo spessore del lavoro viene accentuato dall’aggiunta di strumenti inusuali come il sitar,la viola e il flauto.Questi contribuisco a creare un’atmosfera eterea e spirituale dal sapore fortemente indiano. La voce è simile a un lamento,un mantra recitato come una preghiera ed infatti la musica qui proposta è lenta, ipnotica...serve per elevare lo spirito tramite una forma di raccoglimento di catarsi. Da segnalare il concept dell’album che parla della separazione del corpo dallo spirito . I questo senso si respira un’aura quasi metafisica e trascendentale che fa crescere il fascino della musica ,un rituale di simbiosi con la cultura orientale. Mettetevi comodi e ascoltate questo CD.....buon viaggio !! Gabriele Casale


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BALORDS OF THE BOARDS. “Demo”. (Demo). Indubbiamente questo demo che ho tra le mani oggi non è affatto una produzione qualunque, questi ragazzi hanno in loro qualcosa di diverso, in positivo s’intende. Non è da tutti in un mondo trafitto dalla globalizzazione (anche musicale) mettersi a formare una tribute band sui Guano Apes. Siamo abituati a vedere nei locali ogni tanto le tribute band dei Metallica, AC/DC, Manowar, ora anche degli Slipknot, ma non della band tedesca. Per questo ci sono i Balords of the Boards, gruppo determinato a far esaltare le proprie doti musicali e quelle della passione per i Guano Apes. Il demo che comprende cinque tracce, nonostante una registrazione non professionalissima (stiamo parlando sempre di un promo), rende l’idea di come la passione per un genere o semplicemente un mito ti porti ad esaltare ulteriormente le tue doti. In scaletta non poteva mancare “Open your Eyes”, tormentone della band e ora anche della cover-band nostrana, ben adattate anche “No Speech”, “Quietley” e la già cover “Big in Japan”. Conclude il demo “Lords of the Boards”, che, devo ammettere, è stata più che riuscita. Da segnalare l’ adattamento vocale di Ilaria che cerca non di imitare Sandra Nasic ma di essere a mio avviso molto personale. Cosa dire, un buon inizio per questi ragazzi che nel mondo delle cover in Italia ci regalano sicuramente qualcosa di diverso e non scontato, sperando di avere una riconferma in futuro con un prodotto magari di maggior spessore e, perché no, augurandoci di vederli un po' in giro a suonare. Antonio Di Lena VOTO 8.5/10 36 STANZE “Reazioni Violente”. ( A u t o p r o d u z i o n e ) Che peccato che questa sia solo un’ autoproduzione, seguiti meglio potrebbero dire tantissimo i 36 stanze, bisogna rivedere il cantato pulito, ottima la seconda voce, trenta minuti di genuino crossover cantato in italian o . T e n e t e l i d ’ o c c h i o . Antonio Di Lena VOTO 7/10 NAMELESS CRIME “Nameless Crime”. (Demo) Demo dalla copertina Fantasy e soprattutto tra il provocante e il provocatorio, registrazione non esagerata nei minimi termini, ma è un demo e non è da buttare, sempre meglio di alcuni cd. Napoli finalmente sa regalare altro alla musica invece di tutti quei rifiuti neomelodici, da tenere d’occhio in quanto i componenti della band hanno già alle spalle collaborazioni di qualità.Tracklist: 1378 ( Where Eagles Fly )/ Smoky Spell / The Arsonist/ Night /The H a n g M a n T i m e . Antonio Di Lena VOTO 6/10 ADVENT “The Dark is The light”. (Demo) Death black metal da rivedere per gli Advent, visto che i nostrani producono un demo con una voce che tende soprattutto al progressive e a volte al gotich, che però non impressiona. La registrazione è amatoriale, la batteria stona con gli altri strumenti, sì ch’è un demo, però figli miei io non capisco come si fa ancora a registrare in questa maniera nonostante le tecnologie nelle sale registrazione...mistero.Info: a d v _ e n t @ h o t m a i l . c o m Antonio Di Lena VOTO 5/10

SIDERA “Maschere di legno” (Demo) L’approccio del gruppo si fonde con sfumature musicali rock , mentre le atmosfere ed il tono generale delle canzoni rimandano invece all’impatto psichico di certe sonorità in voga negli anni ‘60. Attivi fin dal 1998, i Sidera dopo alcuni cambi di formazione nel 2000 iniziano l’attività live; Baraonda di Massa Carrara, Binario Zero di Milano, Rolling Stone, Le Trottoir dove stringono amicizia con Andrea G. Pinketts. Vincono il premio come miglior testo al Martesana rock festival. Vengono selezionati dalla Fabbrica del Vapore per partecipare ad una compilation per promuovere i giovani talenti. Nel 2003 al Rolling Stone di Milano viene presentata la compilation SS415 dove i Sidera sono presenti con 3 brani inediti. Nel 2004 continuano l’attività live e vengono chiamati da Rock FM per suonare all’interno della manifestazione Pearl Jam tribute. Nel 2005 incidono presso i Clessidra Studio il promo “Poeta Apatico”. Nella primavera del 2007 entrano alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani e incidono il promo “Maschere di Legno” che contiene 3 brani inediti, ora disponibili anche sul loro sito myspace. Tonalità suonate forse con troppa freddezza e poca scioltezza che intasano la musica e gli arrangiamenti. Forse un po' di quattrini messi da parte dovrebbero e potrebbero rendervi la vita più semplice, magari con una più estesa a u t o p r o d u z i o n e . Antonio Di Lena VOTO:5/10 SALENTUM TENEBRAE“Promo 2010” (Demo) Ho ascoltato di tutto nella mia vita e vi assicuro che mai nulla è arrivato a questo livello, neanche quando arrivò in redazione il cd di Vverwwell Grew che era un miscuglio di suoni, urla vampireschi e suoni di giochini idioti, ma questi Salentum Tenebrae li battono tutti, non so se questi fanno sul serio o il loro intento è essere una nuova avanguardia, originalità?! Non si capisce nulla, i tre sono anche scarsi nei nomi (Tenebra n°1,Tenebra n°2, Tenebra n°3) che magari se si facessero chiamare con nomi di partiti politici italiani strausi avrebbero più impatto, tornando al demo le tre tracce che durano poco più di cinque minuti sono di un trash che neanche gli Immago Mortis o lo stesso Grew avrebbero mai osato, nella biografia c’è scritto che cantano in dialetto salentino, se poi ci mettiamo che cantano con un inspiegabile “bkjghuikghuiklbgh hihihihiihihihi” ditemi voi che cazzo ci capiamo dei testi, e vi giuro io sono salentino avrei potuto farvi la traduzione anche dei testi, la registrazione è molto amatoriale, forse fatta a posta per far capire o meglio rendere un immagine più underground del lavoro. C’è da dire anche che i tre non si sforzano più di tanto utilizzando in contemporanea una voce pressoché incomprensibile, una chitarra acustica che a malapena s’intuisce ed una elettrica sparata a mille, con pause e distorsioni a dir poco indigene, un ultima cosa, ragazzi se vi capita la copertina tra le mani, non ci sono parole, non so se è una suora trans o una suora che lo prende da qualche chierichetto, forse l’unica cosa un po’ più in di questo debutdemo, un consiglio, magari la prossima volta per registrare qualcosa metteteci un po' più di tempo e non fatelo in presa diretta, perché forse la vostra idea potrebbe essere

alternativa, ma per ora è solo incomprensib i l e . Antonio Di Lena VOTO 3/10 (hihihihihi!!!) HERETICAL SOUL “Moonlight Dressed Landscape” (Demo) Finalmente un demo con i contro c...i, direttamente da Parma gli Heretical Soul ci regalano un demo che subito dopo l’intro ti schiaffeggia con un black metal che martella e distrugge l’ascoltatore. Viscerale omaggio alla scuola di Burzum e Immortal, “Moonlight Dressed Landscape” si trasforma così in un suono dalle chitarre dai riff malvagi e accattivanti, trascina odio e ritmiche schiaccianti. Le tre tracce (+intro) che formano il demo sono più che valide, a n z i d i s t r u t t i v e . Antonio Di Lena VOTO 7/10 NAVIGA “Ed è sera…” (Demo). È sempre un problema quando si ha a che fare con delle band che provengono dalla tua stessa città, si perché diventi più critico del solito ma non per rompere le gambe alla band in questione, ma bensì per dare una motivazione in più. I Naviga vengono da Francavilla Fontana (BR) città che negli anni ha sfornato talenti incompresi di notevole livello, una città che non da nessuna forma di contributo ( non solo economico) alle band locali. E pure i Naviga ho avuto il piacere di ascoltarli all’ultimo “Congresso Rock” e devo dire che confrontando le performance live e quella del demo il live vince nettamente. Infatti il demo di cinque tracce suona troppo poco rock, genere che in versione live ben figura per la giovane band salentina. Il suono è troppo da cantina, anche se i ragazzi si reputano grunge-band il demo non detiene questa attribuzione, che escluso il pezzo “Mente Libera” che ha un inizio che sa molto da Incesticide dei Nirvana il resto suona come un pop-rock frettoloso. I ragazzi ci sono sia chiaro, sentono quello che suonano ma penso che li sia mancata in fase di registrazione una guida che sapesse più di rock che forse d’altro genere, e poi il prezzo della registrazione è stato davvero pesante per un demo di cinque brani che deve essere inviato alle riviste e i locali dove suonare, a questo punto avreste fatto più scena registrandovi in presa diretta in qualche live, li è sicuro che davate una coscienza di rock. Forse la giovane età dei ragazzi ha ecceduto di entusiasmo (che ci sta tutto) ma spesso registrare meno pezzi di qualità valgono molto più della quantità. Consiglierei alla band con molta calma di lavorare in futuro sugli stessi pezzi, magari cercando di utilizzare le multi tracce e per favore, lo dico per voi, la prossima volta che entrate in sala di registrazione procuratevi un fonico che sia e comprenda del genere, potrebbe darvi delle dritte e sicuramente l’intero demo registrato con più cura, effetti e magari multi tracce suonerebbe più sporco ma sicuramente grunge, anche perché è un peccato che pezzi come “Far Away” suonino più pop-rock che altro. Altra dritta che vale per qualcuno della band è che le fanzine non comprano i demo per recensirli ma si regalano!!! Scherzi a parte il mio è un voto d’incoraggiamento, perché sono sicuro, che con calma e un po' più di professionalità questo demo può essere più c h e d i g n i t o s o . Antonio Di Lena VOTO 5.5/10


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KORN- Bullet for my Valentine- Love and Death 25/06/2013 Ippodromo delle Capanelle- Roma LOVE AND DEATH: Alle 20.00,salgono puntuali sul palco i LOVE AND DEATH,formazione guidata dal chitarrista dei KORN,Brian Head Welch,in questa sede in veste di vocalist.La band e' autrice di un nu-metal chiaramente di scuola korniana caratterizzato pero' da saltuarie aperture melodiche e atmosfere differenti dal gruppo madre.Belle canzoni e ottima performance comunque per la band americana,dove il frontman,che imbraccia la 7 corde solo per una canzone,e' accompagnato dall'ottimo lavoro svolto da tutti i giovani componenti della band,in cui troviamo Jr Baries scatenatissimo alla chitarra ed efficace nei cori,il bassista Michael Valentine avvolto nel nastro adesivo ed il portentoso Dan Johnson alla batteria.Una copia del loro debutto "Between here and lost" e' divenuta un ottimo ricordo della serata. BULLET FOR MY VALENTINE: Alle 21.00 e' il momento di questi quattro ragazzotti che non conoscevo,e capisco anche perchè.Mezz'ora di inutile musichetta metalcore melodica,in cui non si e' notata la differenza tra un pezzo e l'altro.Performance insignificante. KORN: Finalmente,alle 22.00,è il momento tanto atteso.Anticipati da uno spettacolare gioco di luci che accompagna un'intro elettronica,i Korn,sul palco con il ritrovato"Head" alla chitarra,scatenano due ore di intensità,pathos,rumore e follia,confermandosi ancora una volta una delle migliori live band in circolazione.E' subito"Blind",e gia' dal possente "ARE YOU READY? di Jonathan,si capisce immediatamente che la band è in serata.La scaletta riserva molte sorprese,a partire da una stupefacente "Ball Tongue",la devastante"Dead bodies everywhere" e l'inaspettata ma non meno riuscita"No place to hide".Con il ritorno di "Head" l'accoppiata delle 7 corde con Munky torna a macinare riff terremotanti su pezzi storici come “Lies”,Helmet in the Bush”,”Did my Time”,fino alla splendida”Another brick in the Wall”,con l’ippodromo che diviene un unico coro prima della chiusura con “Freak on a leash”.Citazione d’obbligo per la sezione ritmica divisa tra Fieldy,sempre originalissimo e impeccabile con il suo basso dalle corde fluorescenti,sostenuto dal nuovo drummer Ray Luzier dotato di tecnica e potenza inaudita dietro le pelli,che dona spesso nuovo groove a vecchie composizioni,come nella splendida”Falling away from me” .In conclusione,band in forma,scaletta impeccabile e organizzazione perfetta,hanno reso la serata indimenticabile.Aspettando il nuovo album. Rosario Magazzino

E anche gli Offlaga Disco Pax passarono da Francavilla Fontana. Beh, ci sta la tensione prima del concerto quando s’è in trasferta, dal palco, vacci pure a notarla alle prove generali, coi giovani che passano velocemente domandandosi chi sono costoro, senza rivolgersi direttamente alla band, mentre i vecchi perlomeno assistono, una volta memorizzata la messa cristiana delle ore 18:00, domenicali perlopiù! E poi bisognava compilare quelle maledette schede per accontentare la Siae, dietro al banchetto gestito con cura, tra gli album e i gadget di una vita, di una rEsistenza anzi, all’apparenza fortemente ideologici… però la foto col leader Max andava fatta, e si prestò una carinissima fanciulla a scattarcela, anche se col broncio perché voleva starci dentro!Nell’attesa, con la quale si riscontrava l’umidità tipica dell’estate ad ogni gesto

che ci veniva naturale, per l’autografo inizialmente, scorrevamo con la vista una lista di nomi e cognomi appuntati perbenino, ignari ancora del motivo non ci restava che prevedere la venuta in massa dei “compagni” dai paesi lontani, come se immersi in quella bottiglietta d’acqua gelata, posata inavvertitamente, tragicamente, sul poster da tramandare al prezzo di 5euro ai posteri, che riproduceva la combustione, ritrattabile, tra l’est e l’ovest espressi in fisicità opposte che trasudavano caratteri imprescindibili da guerra fredda, di atleti forzatamente pacificatori.Per aprire il concerto salirono sul palco, serenamente, due baresi con un look da centro sociale, inappellabile, ch’emersero elettrizzando la scena per un principio di sound elaborato con godibile disinvoltura, tra battiti da percepire e sintonizzare sapientemente fino a far scaturire quell’accenno di vuoto adatto alla voce da rintracciare relativamente, campionabile in un senso d’atmosfera, di storia intrinseca che se l’argomentassi sarebbe venuta meno la curiosità di chi si protrae nel mentre all’ascolto dei loro pezzi.I Redrum Alone (così si chiamano stando all’opuscolo distribuito per promuovere la terza edizione di Aperti Per Ferie, la rassegna estiva d’eventi tenutasi grazie al laboratorio urbano Inpuntadipiedi di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi) svoltavano lentamente ad un ritmo munito di funk e foriero di techno, che prende la testa e poi il corpo seppur il genere musicale non ti abbia mai conturbato, dipendendo, ma nemmeno tanto rispetto agli Offlaga Disco Pax, dal banchetto per affezionarcisi. L’ora fissata per l’entrata in scena dei protagonisti della serata accusò un ritardo che a definirlo classico non te ne accorgevi, ma importava poco, era comunque bello vedere e osservare gli Offlaga profilarsi con un componente per volta dal retropalco non mettendo pressione, consci del fatto ch’erano bravi che andava evidenziato, a chi caratterizzava l’anteprima con spedita autosufficienza, prendendosi il gusto, e, badate bene, non il lusso, di promettere per quasi mezzora che l’avrebbero finita, ad un microfono tendente al volume studiato per il buon esito del loro minilive, ma dimenticato di rimodulare per la frammentarietà delle presentazioni ufficiali, cosicché il nome del duo mutava incomprensibilmente fino a riderci sopra!Stavamo pregustando oramai l’aderenza al pensiero minimalista firmato Offlaga Disco Pax, per prospettive delineate da complessare giustappunto, decantando attribuzioni che suscitano ilarità suppergiù, con la malinconia che regge la descrizione di un dato paesaggio intuibile tanto per l’epoca (come se distante anni luce, di compiuta funzionalità sociale) quanto per un conforto fortemente carismatico.Se l’interpretazione si concentrava su testi vissuti, l’orgoglio si mostrava alzando quelli sacri, per esempio le Pagine Gialle di Reggio Emilia, ad un passo dal demenziale quindi, per un’esibizione convincente, dal repertorio artistico comprovato come a riprodurre il tempo di una sigaretta accesa, che lo strumentista, mica da ridere, spalleggiante Max alla sua sinistra, d’altronde fumava (non era assolutamente da meno l’altro posizionatosi a destra!). All’accatastarsi dei fogli fissati ai lati con fermagli colorati annunciando il pezzo che veniva, sul leggio tenuto a tratti in pugno, impattavi con della smisurata compostezza scenica, perché non si cantava ma si parlava, anche solo con le espressioni del volto che non tradiva l’impegno per cosa si faceva, per riscoprirsi illuminati dalla società trascorsa, musicato con un’elettronica che incideva dal preludio per poi amplificarsi delicatamente, sotto i riflettori che gettavano una luce caleidoscopica ma flebile al sussulto del rock rievocante i Depeche Mode, alla proiezione della frequenza sonora in cortometraggi, sullo sfondo. Durante il live le chitarre venivano scambiate con Max che faceva da intermediario tra i suoi musicisti, questo siparietto lo si riproponeva, era evidente quanto le maglie nere che indossavano con la scritta “partigiano reggiano” senz’alcun timore di non venir compresi, dato che come minimo dovevano ringraziare per il supporto reale alcuni appartenenti al gruppo ultras della Reggiana, come lo sono del resto loro, avendolo pure ribadito con lo sventolio della bandiera giunta poi sul palco. Riconoscenze di una simpatia spontanea, nell’indipendenza, improrogabile, dai rumori della movida complice del potere avverso, di cui tornavi ad accorgertene esclusivamente da sfigato cittadino, uscendo dalla misura di quello spiazzo nel centro storico, al calar della notte, dimenticando magari che quella lista di nomi e cognomi appuntati perbenino da Max riguardava i fan, e andava letta ai ringraziamenti finali…! Vincenzo Calò


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AA.VV. “AKOM4”. (Akom Productions) Rock,metal,punk,hardcore,metalcore,stoner , a l t e r n a t i ve,heavy,trash,speed,progressive,death,bla ck,grind,brutal,gothic...vi basta??? La Akom productions sforna l’ennesimo ottimo lavoro di produzione e promozione musicale della scena più oscura che ruota intorno al genere rock, sposa tutte le cause per ingolosire l’ascoltatore, rende la compilation di nicchia ma allo stesso tempo d’avere a tutti i costi, costi quel che costi. Lavoro che incoraggia per forza tutte le maggiori istituzioni culturali e musicali, affinché si organizzino più compilation per far sì che i nuovi gruppi musicali, non per forza talenti, si uniscano a creare una vera e propria associazione a tutti gli effetti. Avanti Arte! Antonio Di Lena VOTO:8/10 TRACKLIST: 1. Nowhere - Lula Hope 2. Kid On Moon Last Place 3. From Depths Lord Of War 4. Lights Off - Sheep Go To Heaven And G o a t s G o T o H e l l 5. Storm Of Damnation - My Tears Catch Fire Giving Off Paranoic Rage (Part II) 6. Juglans Regia Così Vicino 7. Century Of Luxor - Far From Luxor 8. Youthanasia - I Believe In Nothing 9. Antagonism Sick Aids 10. Innertheatre Morning Sun 11. Shivers Addiction - Dust & Wind 12. Specially Mild - Mrs. Dalloway 13. Aegon Il Tempo 14. Made Special For - Mary Jane 15. Lori's Hole Leave All 16. Burning Snakes Armpits - In The Armpits Of My Rotten Cat 17. White Widow - La Febbre Del Sabato Sera 18. Forty Drunks - Fragments AA.VV. Pink Room Vol.1 (Pink Room) Compilation tracciata con dovizia di particolari che riprendi da te, per una stabilità strumentale accattivante. Bandito il perbenismo, autori alternativi vengono rappre-

sentati dai loro inni alla gloria più varia e spesso vana, da sobbarcature di agonie studiate con passione, senza detestarle e tentando di avvicinare idoli repressi dai tempi musicalmente moderni che ci trascinano privi di oralità, a costo di rischiare l’apatia quando si esce fuori dalla libertà di mostrarsi, sotto arcobaleni acustici rimossi con un rock illuminato da reflussi elettronici, trattenuto dal progressive coi suoi lampi emotivi e buon custode di chimere armoniche che a sua volta celano anche un accenno al reggae. Negl’intervalli ti puoi far coccolare da dolceamari melodie tirate fino al limite dell’intelletto dell’ascoltatore, e tentennamenti sonori per quel tanto che basta a soddisfare la migrazione dei pensieri verso posti lontanissimi seppur terreni… Nella certezza d’essere qualcosa di nuovo s’è uomini di mondo, imperanti sulle difficoltà più odiose, portati in pubblico ad appagare Anime, continuando ad assistere ai delitti morali che svuotano le parole, condizionano la mediocrità, e così una sensazione d’angustia viene moltiplicata all’eccesso, mutandoci in distanze. Nell’accettazione umana si piange la quotidianità, con un trucco pesante a snaturare i gesti, che si rovina. Le illusioni invece non si ostentano più, come se vincolati alle esigenze del conformismo. Ogni ragione va intesa velocemente buttando l’occhio alla fine di un confronto fra regole irrigidite, nonostante la possibilità ancora persistente di porgere una o più domande, di proporci un ruolo, esposizioni in chiaro per metterci nei panni di un individuo, per una ricchezza sfaccettata di prodotti corrispondenti alla sperimentazione, indipendentemente dal materialismo che incassi. Tra le componenti di una determinante è come se fluissero liberamente solo le constatazioni economiche. La gente comune canta non sapendo cos’è la musica, per sperare di rincuorarsi. Ci dedichiamo alle nostre storie senza lanciare un’idea

nell’aria, colti da una mancanza di risorse per rendere istintivo il movimento della comunicazione al massimo della Vita, per rimanere sempre freschi e dire con semplicità di esistere con voci d’alternare stappando dell’ottima, liquidata sostanza. Dall’assoluta fedeltà dei testi si suona per niente, per tutta una Vita nei segni del comando che ci ritaglia il Tempo per una rotta riduttiva tra i drammi del cuore, di una normalità da ospitare testimoniando per conto di uno spettacolo trash, che stregano la verità quando fa male, quando si va a comprare tematiche per ragazzi che si sono consumati a forza di scuotere la testa per sentirsi bene con lo Spirito, con l’espressività da mirare in attimi d’inesattezza, in cui l’inadeguatezza ti fondamentalizza. Sarebbe giunta l’ora delle nostre sentenze, relegate alla massima espressione dell’intimo, ai banchi di riscossione, come ricordi impotenti a guardare diverse indipendenze per questioni che non hanno a che fare con la visibilità, bensì con il ritrovarsi dentro un insegnamento ad eroi e delinquenti che ti permettono di sfamare e dissetare peccati, in una fase che stiamo attraversando, che oserei definire “eliminatoria”, essendo colpiti da fatti che compromettono la limpidezza carismatica, per ragioni da capire ma che stressano, con quella enorme fiducia che si richiede, ma che in fondo manca nel dna. La tassa sulla fuga è salata, implica rifacimenti collettivi, ma pur vestendoci di voglie utilizzate come degustazioni affettive si rimane inchiodati dinanzi agli amori che proviamo, si tenta di risparmiare, e questo comporta il divieto di tutelarsi, e successivamente la rabbia, lo scioglimento del potenziale profitto etico, il passaggio tra epoche in fondo involute, che non danno brio alle promozioni come alle bocciature agli esami di educazione civica. Vincenzo Calò VOTO : 8/10


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Giuseppe Schillaci presenta "L'età definitiva" (LiberAria Editrice). Venerdì 10 luglio, alle 20, la Libreria Francavillese ospita Giuseppe Schillaci per la presentazione del suo secondo romanzo, "L'età definitiva" (LiberAria). Intervengono con l’autore Giorgia Antonelli (editore di LiberAria) e Davide Sportillo. Sarà un'occasione per chiudere idealmente un'intensa stagione di appuntamenti e presentazioni in libreria con un piccolo aperitivo. Vi aspettiamo. Il romanzo "L'età definitiva" è ambientato principalmente a Palermo, nella borgata di Brancaccio, dove la mafia è una presenza spettrale e invasiva: non si vede, ma si odora. La maggior parte delle vicende si concentra nel biennio 20112012 ma il 1992, anno delle stragi di Falcone e di Borsellino, ritorna spesso nella narrazione come trauma personale e collettivo. In tutto il romanzo, il ventennio 1992-2012 si rivela infatti un periodo di passaggio cruciale in cui l’umanità galleggia, in attesa di una nuova era o di un abisso definitivo. Il protagonista si chiama Nico Chimenti e racconta, in prima persona, la storia della morte del suo gemello Leo, “il Conte” (esplicito riferimento al Conte Mascetti dell’indimenticabile film "Amici miei" di Mario Monicelli). Nico Chimenti è un trentenne ferito, lacerato dall’assurdo che lo circonda, un po’ come "Lo straniero" di Albert Camus. Il passaggio all’età adulta per lui non è ancora avvenuto e si compie mentre tutto torna ossessivamente all’anno della morte del gemello, il 1992, quando Nico e Leo avevano tredici anni: i compagni di scuola, la musica e il pallone, le prime ragazze. Da questo passato inquieto riemergono i ricordi, i misteri e i segreti di famiglia che cambieranno per sempre le sorti del protagonista. Attraverso flashback ed ellissi, la narrazione scorre e affonda in un passato labirintico, una storia di famiglia e violenza raccontata con i toni del grottesco e del paradosso. La vicenda inizia quando Nico torna a Palermo per il breve periodo delle vacanze di Natale. Nella

casa di famiglia ricomincia per lui un dialogo con Palermo e con quello che rimane della sua famiglia, soprattutto la madre Doris: una donna d’origine tedesca, immalinconita dalla vita al punto da farne una malattia. Nel frattempo, grazie all’aiuto di un vecchio compagno di scuola, Nico prova a restare in Sicilia, riscoprendone le sue bellezze. Ma nonostante la dolcezza dell’Iris (il tipico dolce palermitano che Nico addenta ogni mattina, prima del lavoro), la permanenza del protagonista sull’isola si rivela fallimentare. Il mondo narrativo di questo romanzo ruota intorno all’idea che ognuno di noi abbia un’età definitiva: L’assunto è banale: ogni uomo e ogni donna appartiene a un anno preciso, un tempo perfetto, in cui il proprio volto è realmente suo; per il resto della vita, ognuno non fa che inseguire quell’età o rimpiangerla: ecco, quindi, la donna col viso dei dodici anni, le gote gonfie e indecise, lo sguardo né infantile né adulto, condannato ai dodici anni e costretto ad andare oltre; oppure il bambino col broncio del quarantaduenne, l’espressione disillusa tra gli occhiali e il labbro, la noia per lo sgocciolio del tempo. Giuseppe Schillaci mescola bene i tempi e le atmosfere del nomadismo individuale contemporaneo e restituisce un dipinto cinematografico dell’Italia in particolare di Palermo e di Roma: simboli del decadimento ma anche della rassegnata ricerca di radici. La sua scrittura, matura e al tempo stesso svelta, mimetizza la voce del protagonista con le voci di un’Italia che si frantuma e si sfalda in una miriade di mondi irreali, di sogni e di incubi, di delusioni e di solitudini e in cui l’amore sembra l’unica salvezza ma alla fine si rivela un’illusione, come tutto il resto: Le isole non stanno da sole, le isole si cercano, tendono a mettersi insieme, e quindi fanno gli arcipelaghi, come delle costellazioni. Infatti neanche le stelle, nel cielo, stanno da sole. Però questo è un altro discorso. L'autore Giuseppe Schillaci vive tra Palermo e Parigi, dove lavora come regista e autore cinematografico. Attualmente è rappresentato dall’agenzia letteraria “Loredana Rotundo”. Nel 2010 è uscito il suo primo romanzo, "L’anno delle ceneri" per Nutrimenti, candidato al Premio Strega 2010 e finalista al Premio John Fante 2011, per il quale è stato segnalato da Il Sole 24 Ore tra i migliori scrittori italiani under 40. Nel 2011 alcuni suoi racconti sono pubblicati sulle riviste Nazione Indiana, Italia Magazine, Sud, Atti Impuri, e tradotti in portoghese dalla brasiliana MundoMundano. Dal 2014, è redattore del litblog Nazione Indiana. Regista e pro¬duttore di film documentari tra cui: The Cambodian Room (Premio Speciale della Giuria al Torino Film Festival 2009); Cosmic Energy (Toronto Hot Docs 2011) e Apolitics Now! (Miglior Documentario Italian Cinema London 2014). Il suo sito è www.giuschillaci.com.


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Forrest Gump L’incantesimo garantito dall’attesa leggera di un Destino inafferrabile nell’impossibilità di pescare da una confidenza qualunque l’intento di una Vita…beh, come fai a spezzarlo? Per non parlare poi dei sacrifici di una madre disposta a tutto, con la schiena sempre dritta, per far ambientare un figlio, talmente ingenuo da non accorgersi d’avere incentivato delle rivoluzioni sociali, nello squallore dell’assoluta complicità! I consigli al protagonista filano ch’è una meraviglia, basilari, dettati d’altrettante solitudini… seguiti a menadito, sciolgono l’Anima e ti portano a primeggiare sulla superiorità dell’impotenza comune venata di quel sano senso dell’humour ch’è tipico della commedia americana. Quindi non ti resta che ripagare prima o poi, riempiendo il vuoto dell’immaginario collettivo narrato a sua volta investendo sulla colonna sonora ricomponibile al cambio degli eventi con la solennità di un nome e cognome pronunciato come ad ingannare l’incapacità di farsi da parte, per quell’occasione speciale che non va mai in fumo, che viene colta se la mantieni fedelmente, pacificamente sommaria nella banalità di gesti e movimenti più forti del tempo e dello spazio, come amare una donna, fare un figlio con lei ed e d u c a r l o a l l ’ a u t o s t i m a . Vincenzo Calò

sempre impeccabili mentre si rifornisce di sangue grazie al suo amico vampiro Christopher Marlowe(John Hurt), cosa che invece Adam fa recandosi da un medico in ospedale, e presentandosi ogni volta con il nominativo ‘Doctor Faustus’ , mentre poi il dottore lo chiama , scherzando, anche ‘Dottor Caligari’ e ‘Dottor Stranamore’. Quando prenotano dei voli, invece, perché sì, sono vampiri ma non pipistrelli, e in quanto tali non volano o non si teletrasportano…lo fanno sempre con nomi emblematici, altre citazioni sparse qua e là, come ad esempio ‘Stephen Dedalus’ (protagonista dell’Ulisse e di Il ritratto dell’artista da giovane di James Joyce)oppure ‘Fibonacci’. Insomma,inizialmente essere un vampiro sembra avere solo pro, con l’unico contro di doversi rifornire di sangue periodicamente. Sembra essere una grande figata. Una montagna di sapere, una montagna di ricordi, di conoscenze importanti e di spirito critico e cinico verso l’umanità, che vista dai loro occhi e raccontata da loro, assume tutta la stupidità di cui è degna, la pigrizia mentale e l’autodistruzione fisiologica che ne consegue. Quando Adam chiede a Eve, in una delle loro elucubrazioni random, ‘sono arrivati a farsi la guerra per l’acqua?’ e Eve risponde, ‘no , sono ancora al petrolio…si svegliano ancora troppo tardi’, si ha una sintesi di quello spirito.

Tutto questo carico, strati su strati di remiJIM JARMUSH – ONLY LOVERS LEFT niscenze, inizia ad appesantire la mente di ALIVE (2013) durata: 123 min Adam, che già di suo non è una persona allegrissima, e persino con tutti i litri di Intessitura musicale, citazioni cinematogra- sangue che si scola si sente sempre più fiche e letterarie, critica politica e sociale, morto, finchè non lo raggiunge Eve e il film romanticismo noir, suicidio, immortalità. Se prende un’altra piega (che non dirò…). riuscite a immaginare un film che li contenga tutti, con l’intramontabile talento ironico Jarmush come sempre mette la musica in e sornione di Jim Jarmush, allora avete primo piano, con una colonna sonora preimmaginato il suo ultimo capolavoro, ‘Only ziosa e azzeccata, che va da Wanda JackLovers Left Alive’ , del 2013. Solo gli aman- son ai Black Rebel Motorcycle Club passanti sopravvivono…non fatevi ingannare dal do per i White Hills (presenti anche nel titolo. film),e una collaborazione con gli Sqürl di Josef Van Wissem, ormai fratello artistico di La storia è quella di due vampiri, Adam e Jarmush per quanto riguarda le colonne Eve (Tom Hiddleston e Tilda Swinton) , sonore. immortali, che però hanno abbandonato il classico assalto al collo per dedicarsi a un A proposito di musica e di, se così vogliamo modo di rifornirsi molto più elegante e clas- chiamarle,frecciatine, un'altra piccola citasy, ovvero corrompere medici, farmacisti e zione, stavolta di Adam. Quando ascolta chi di dovere per ottenere litrazzi di sangue per la prima volta una donna, Jasmine umano già imbottigliato. I due, però, non Hamdan, cantare in un locale a Tangeri, si vivono insieme (immaginateli uno affianco innamora della sua voce e dice a Eve: all’altra durante tutta la storia dell’uo- ‘questa ragazza è fantastica’ e lei commenmo… ). Adam vive a Detroit, decadente e ta: ‘è libanese,sono sicura che diventerà opprimente, dove il Michigan Teatre diventa famosa’…ma lui risponde cinico, ‘io spero di un parcheggio dalle volte stupende ma in no:è troppo brava per esserlo’. rovina, e dove si dice che Henry Ford abbia presentato il primo modello di una sua Molti potrebbero pensare ai film come Only macchina…Il vampiro è un musicista, e Lovers Left Alive come a dei collage dei l’unico zombie (essere umano, come viene gusti personali del regista, con le sue fissadefinito dai vampiri) con cui sembra avere zioni musicali e col suo mood elegantemenuna sorta di legame è Ian, un ragazzo inno- te noir. Ma anche nelle citazioni, nei riferimenti, anche nel ritagliare e assemblare i cuo. pezzi del suo collage Jarmush ha espresso Eve vive invece a Tangeri, dove può legge- se’ stesso in ciò che ha voluto citare, in ciò re libri in tutte le lingue del mondo sempli- che ha voluto scegliere, come hanno fatto cemente passandoci sopra il dito (gli esami Adam e Eve nell’ultima scena e come aveuniversitari, per questa donna, sarebbero vano già fatto per arrivare a sopravvivere: barzellette, in pratica), e sfoggiare look perché, infatti, immaginando le loro mille-

narie esperienze e tra innumerevoli possibilità, quei due avevano scelto di diventare lui un musicista noise e nostalgico e lei una cultrice dello spirito pseudo hippie?

Annachiara Innocenzio


“Voglio dormire tra le tue cose da fare come un frutto raccolto in un unico gesto, impossibile d’abbreviare”

“Vincenzo (Calò) è come un buon bicchiere di vino; non va capito, non serve studiarlo per ore, vedrete soltanto la superficie e vi perdereste tutto il resto: ovvero ciò che conta veramente. Vincenzo è un fiume in piena che non vi farà affogare, è un vento che vi farà volare ma non vi sbatterà sugli scogli, è una tempesta impetuosa che non vi farà alcun male. Le sue parole devono scorrere liberamente, se le analizzerete una per una capirete la frase ma non il suo discorso, comprenderete la grammatica ma non il suo pensiero: vi sembrerà di guadagnare qualcosa, quando invece perderete tutto...” (dalla prefazione di Roberto Baldini)


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