Tablet Roma Marzo 2015

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TABLET ANNO 3 NO 26 MARZO 2015 SOMMARIO

ROMA

PRIMO PIANO 7-9

SALUTE 40-47

CUCINA 16-21

TENDENZE 49-57

CULTURA 22-35

SERVIZI 59-67

attualità

slow food - ricette - curiosità

storie - libri - musica - tecnologia

estetica - benessere - medicina

eventi - moda - feste

scuola - fisco - diritti

E TROVAR CI PUOI NELAND! A CI

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Tablet Roma è partner della Città dei Mestieri e delle Professioni e dell’Associazione Musicale Corelli Roma - Municipio X°

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[Editoriale] Dal micro al macro: un mondo di valori Laboriosità, tenacia, coerenza. Sono le qualità richieste per uscire dalla crisi economica che ci tiene prigionieri dal 2008, dopo il fallimento della Banca Lehman Brothers. Lo sanno bene perfino le formiche, insetti laboriosi proverbialmente appartenenti a quel micromondo da sempre super organizzato ed efficiente e per questo sempre pronto ad affrontare senza problemi l’avvicendarsi del tempo, gli inverni rigidi e le stagioni inospitali, dopo aver previdentemente operato per mesi, a dispetto di un altro mondo: quello della “spensierata” cicala. E’ forse anche per questo che nell’immaginario collettivo il nostro vicino popolo germanico “perfettino” e super efficiente, viene spesso identificato con le sagge e previdenti formiche (che mai creerebbero un debito pubblico!!!) mentre noi italiani, in buona compagnia di altri popoli tipicamente mediterranei come quello iberico e quello ellenico, siamo invece le cicale. Ma vediamo un’altra angolatura. La civiltà italica e le altre civiltà mediterranee appena citate, vantano creatività, inventiva, culture millenarie e Patrimoni culturali difficilmente equiparabili nella storia. Ma di questo forse, gli italiani per primi dovrebbero più spesso ricordarsene e ricordarlo con orgoglio e fermezza nel difendere il proprio Patrimonio artistico, per l’ennesima volta oggetto di vandalismo del tifoso di turno, di qualsiasi nazionalità esso sia. f i ddell’ignoranza, ll’i t altre lt fferite it profonde f d che h La nostra Barcaccia violentata, capolavoro del grande Bernini, la definirei oggi llo sfregio come ttante per troppo tempo hanno deturpato il nostro Paese. Simbolicamente, si potrebbe proprio partire da qui, ma questo prevede un ripristino di quei valori che per troppo tempo sono stati soffocati e annientati da brutture, corruzione, mafie. Vogliamo che questo piccolo grande mondo rinasca, scevro dalle scorie del passato, le negatività, l’arroganza, il bullismo, i soprusi, il brutto che può annidarvisi. E dunque il nostro è un no! alle guerre, no! alle devastazioni dei tifosi, no! alle contaminazioni ambientali, no! alla corruzione, no! ai disvalori. E il processo di ricostruzione non può che partire dal più piccolo soggetto sociale già aggregato: la famiglia. Proprio come ci insegnano le laboriose formiche. L’etica della bellezza, è un valore incommensurabile. Può aiutarci a creare un mondo migliore anche solo semplicemente apprezzandone i canoni positivi. E un mondo migliore passa anche nel contrastare ciò che bello non è, nelle brutture di certa mal-edilizia metropolitana, quella voluta dalle mafie per pescare meglio nel torbido mondo di ragazzi sfiduciati. Occorre azzerare l’ignoranza e chi ha interesse a non rendere orgoglioso un proprio connazionale della bellezza che ci circonda. Per risanare eticamente questo Paese occorre farlo anche esteticamente e l’insegnamento del bello dovrebbe cominciare alla scuola materna, fin dai primissimi anni di scuola. Bisogna dunque ripartire dal piccolo mondo per arrivare ad un grande mondo fatto di valori e di bellezza, quella bellezza figlia dei secoli, che viene continuamente proposta dall’Italia ma che è sempre più ignorata dalle nuove generazioni, le quali dovrebbero domandarsi, come ha fatto Sergio Rizzo - coautore assieme a Gian Antonio Stella del famoso libro La Casta - “Avremmo oggi la Ferrari se non avessimo avuto Michelangelo”? E un processo di rigenerazione “dal micro al macro”, ne sono certo, darebbe a ciascuno di noi maggiore consapevolezza di sé e più serenità.

il Direttore Stefano Quagliozzi

TABLET Roma. Periodico a distribuzione gratuita iscritto nel registro della stampa periodica del Tribunale di Roma al n°296/2012 del 19.10.2012

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É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da TabletEdizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi.

La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi. Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 5 Marzo 2015

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[Primo piano] di Paola Ferrini

Armonica a bocca finalmente in Conservatorio! Ne parliamo con il Maestro Gianluca Littera, celebre solista internazionale E’ uno scoop per Tablet Roma annunciare in anteprima l’avvio, ad aprile, dell’istituzione della prima cattedra dedicata allo studio dell’Harmonica Cromatica presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Appassionati e addetti ai lavori a parte, i più ignorano la portata di un evento che sancisce, finalmente, la consacrazione tra i grandi di uno strumento solo apparentemente minore, e conosciuto in ambito popolare da molti, ma che trova solo pochissimi musicisti professionisti - che ne abbiano esaltato le potenzialità tecniche - affermarsi con tale strumento ai vertici mondiali. Approfondiamo meglio alcuni aspetti di questo argomento con il Maestro Gianluca Littera, celebre solista internazionale, che ha proposto questo Corso presso la prestigiosa Istituzione musicale della Capitale, il Conservatorio Santa Cecilia di Roma, in piena sintonia con il suo Direttore, il Maestro Alfredo Santoloci. Parlando con lui ci si accorge subito di quanto alla base di qualsiasi discorso attorno all’Harmonica, ci sia una passione sconfinata per la musica, che ha segnato la sua evoluzione e il suo cammino professionale.

Ciao Gianluca, per cominciare parliamo un po’ di te. Com’è nata la tua passione per la musica? La musica è stata una cosa sempre presente nella mia vita, visto che mia nonna era pianista e quindi in famiglia c’è sempre stata abitudine ad ascoltare musica. E’ stato naturale per me avvicinarmi presto allo studio di uno strumento. Il mio primo amore è stata la chitarra.

Quali sono stati i modelli e i generi musicali che hanno suscitato in te le più forti emozioni, lasciando una vera e propria impronta? Benché avessi iniziato col suonare la chitarra, non ho avuto il tipico periodo rock che i ragazzi generalmente hanno a quell’età. In quel periodo (metà degli anni ’70 n.d.r.) il rock era quasi un passaggio naturale e fisiologico dell’adolescenza. Intorno ai 15 anni ho iniziato a suonare musica brasiliana, una musica che non mi ha più abbandonato. Oggi grazie all’Harmonica collaboro spesso con il Sud America ed in particolare con il Brasile: evidentemente era un segno del destino. E poi che percorso formativo hai seguito? A quale età è cominciato quello più accademico? Allora ero a Bologna ed ho preso contatto con la realtà del Conservatorio, attratto anche dagli strumenti ad Arco e così mi sono iscritto alla cattedra di Viola. E’ stato lo strumento col quale mi sono diplomato e con il quale ho suonato in diverse orchestre in Italia, come il Teatro Comunale di Bologna e l’Accademia Nazionale del Santa Cecilia di Roma ma anche in Spagna con l’Orchestra di Gran Canaria, per un periodo lungo della mia vita, circa 17 anni. Però nel frattempo la mia doppia anima musicale ha fatto sì che continuassi a coltivare un aspetto esplorativo della musica, soprattutto legato al jazz e all’Harmonica.

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l’Harmonica cromatica può emettere sia i tasti bianchi che quelli neri grazie ad un piccolo pulsante laterale che si chiama registro. Per dare un’idea riguardo alla sua estensione, basti dire che alcuni tipi di harmoniche cromatiche possiedono 64 suoni. Un pianoforte ne ha 88. Quindi abbiamo uno strumento dalle ridottissime dimensioni, ma con una notevole estensione.

Croatia - Dubrovnik Summer Festival concerto

Quindi da un cammino professionale così delineato e ideale per meriti accademici e di carriera in orchestra, cosa ti ha spinto a non fermarti, ad andare oltre? Gli anni d’orchestra sono stati molto formativi, però c’è stata l’esigenza di tentare altro al di fuori di questo schema e l’Harmonica, in parte inesplorata, mi ha affascinato. Non avrei mai immaginato allora di riuscire a realizzare il suo ingresso come strumento musicale al pari degli altri in un Conservatorio e il corso ad essa dedicato, che si terrà da aprile prossimo al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, potrebbe essere l’ inizio di un percorso didattico nuovo su uno strumento del quale si deve ancora scrivere parte della sua storia. Esigenze di ricerca, di contaminazioni e forte intraprendenza nel conoscere luoghi e culture diverse. Possiamo dire che forse sono questi i principali stimoli che ti hanno spinto a cercare nuovi linguaggi musicali e a sperimentare altri strumenti, oltre la viola? La musica è un linguaggio universale quindi è evidente che nel momento in cui noi riusciamo a viaggiare e portare la nostra arte altrove, abbiamo il vantaggio di poter comunicare attraverso di essa con chiunque. Naturalmente la musica è comunicazione che va al di là delle parole. E quando hai l’occasione di poter far musica ad esempio all’estero, ci si rende conto di avere questa ricchezza, questa possibilità. Ci fai conoscere un po’ meglio questo strumento? E perché questo termine “cromatica”? Semplificando diciamo che l’Harmonica diatonica emette i suoni relativi ai tasti bianchi di un pianoforte, mentre

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Con il M° Ennio Morricone all’Accademia Santa Cecilia

A quando risale e come è avvenuto il tuo incontro personale con l’Harmonica? E’ stato casuale? Cos’è che ti ha irrimediabilmente stregato di questo particolare strumento? Molte persone ricorderanno una Canzonissima di Mina di tanti anni fa; c’era un harmonicista che l’accompagnava quando cantava “Non gioco più” un brano molto bello, verso la fine della trasmissione. C’era un signore con i baffetti con un’Harmonica che suonava in una maniera meravigliosa. Quel signore è Toots Thielemans un grandissimo musicista, un grandissimo jazzista. Un personaggio straordinario, un grande dell’Harmonica e quando lo sentii capii che quello strumento mi aveva conquistato. Dunque, se ho capito bene questo piccolo-grande strumento può esaltare ed esaltarsi sia suonando repertori classici, sia affrontando repertori diversi, tipo il jazz? Si, l’Harmonica è leggera in tutti i sensi e possiede la capacità di adattarsi a tutte le situazioni. Molti la conoscono soprattutto dai film western. In realtà l’Harmonica ha concerti dedicati di musica classica, così come nel jazz e come nella musica da film. Io stesso ho collaborato spesso con il Maestro Ennio Morricone e con altri grandi compositori di musica per il cinema. E’ uno strumento davvero molto versatile. Classica, jazz, pop, musica folk e per il cinema, sembra incredibile come uno strumento così contenuto nelle dimensioni possa spaziare, essere protagonista anche con generi così diversi tra loro. Grazie a questa sua marcata versatilità hai avuto modo di conoscere e suonare con e per i grandi della musica. E nel panorama internazionale quali porte si sono aperte? Ci puoi parlare di qualcuno di questi incontri? Ho avuto modo di lavorare con grandi orchestre internazionali e importanti direttori d’Orchestra e suonare nei luoghi sacri della Musica come il Musikverein di Vienna, una delle Sale tra le più importanti al mondo. In Italia ho suonato recentemente con un grande artista concerto in Cina 2014


romano, molto amato dal suo pubblico, un grande personaggio: Renato Zero.

L’imminente riforma della scuola prevede, tra le innovazioni più attese, un incremento delle ore dedicate all’arte e in special modo alla musica. Parlando dello studio di uno strumento sui banchi scolastici, vedresti auspicabile un’apertura all’adozione dell’Harmonica, oltre al più noto e diffuso flauto dolce? In Giappone e in Cina è stata usata a livello didattico nelle scuole. Noi abbiamo per tradizione il flauto dolce, come altri Paesi. Ma sarebbe interessante approfondire questo aspetto didattico dello strumento.

Tornando a parlare di questo nuovo corso che sta per avere inizio, quali sono i requisiti richiesti per chi volesse partecipare? E’ necessario avere già delle buone basi musicali? Il Conservatorio Santa Cecilia di Roma è stato molto disponibile, in particolare il suo Direttore, Maestro Alfredo Santoloci, è una persona molto aperta, sensibile e di ampie vedute musicali. Siamo partiti con questo progetto, coscienti di colmare una lacuna didattica, coscienti che bisogna partire dalla base con un corso aperto a tutti e senza limiti di età, volendo abbracciare questa richiesta vorremmo coinvolgere più persone possibile.

Quali reputi che siano i principali punti di forza d’approccio alla musica, per questo corso di Harmonica cromatica? Puoi brevemente illustrarci quali siano le principali finalità, obiettivi e modalità di svolgimento? L’obiettivo è dare agli allievi, attraverso un numero limitato di incontri - e in previsione di ulteriori sviluppi futuri - degli elementi d’autosufficienza, una conoscenza generale dello strumento e la conoscenza di base d’elementi essenziali per poter comunque avere un’impostazione corretta e le informazioni necessarie per potersi rendere autonomi dopo una prima fase d’apprendimento. Ritieni che ci possano essere degli aspetti innovativi rispetto anche ad altri corsi già in atto, anche nei confronti di altri strumenti?

Bilbao Simphony Orchestra

E qual è il valore aggiunto dell’Harmonica rispetto ad un altro strumento? La scelta di uno strumento e’ un fatto molto intimo. Ci sono strumenti che ti conquistano - come a me è successo per l’Harmonica - per un suono, una seduzione. E credo che l’Harmonica sia uno strumento con questa capacità. Le motivazioni come dicevo sono intime, noi cerchiamo di dare una sponda alle passioni che hanno mosso e muovono le persone a scegliere di suonare l’Harmonica. Per concludere, quali pensi possano essere le caratteristiche ideali dei futuri aspiranti armonicisti? Penso come sia importante sempre ricordare di aver voglia di divertirsi facendo musica.... Grazie Gianluca per la tua disponibilità e in bocca al lupo per questa nuova avventura! Grazie a Tablet, complimenti e in bocca al lupo anche a voi.

Gianluca Littera Dopo aver conseguito con il massimo dei voti e la Menzione d’Onore il Diploma di Viola, nel 1985, scopre l’armonica cromatica e vi si dedica totalmente, sino a diventare oggi uno tra i pochissimi solisti al Mondo a proporsi con questo strumento sia in ambito classico sia in ambito jazz. E’ regolarmente ospite d’importanti Manifestazioni Internazionali e Istituzioni tra cui l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma: sia in concerto che in progetti discografici con il M° M.W. Chung ed anche in occasione del Concerto di Inaugurazione dello spazio all’aperto del Nuovo Auditorium di Roma “La Cavea” dedicato alla Musica nel Cinema (2003), con un programma di composizioni arrangiate e dirette dal premio Oscar Louis Bacalov. Sempre con l’Orchestra dell’Accademia nel 2010 ha eseguito in Prima Mondiale la composizione per lui scritta dal Premio Oscar M° Ennio Morricone del brano per Harmonica e Orchestra “Immobile n.2” sotto la direzione dello stesso compositore. Collabora con il compositore e direttore brasiliano Gil Jardim a progetti legati alla musica brasiliana realizzando un cd di composizioni e arrangiamenti originali per Harmonica e Orchestra di prossima pubblicazione. In ambito jazzistico, annovera collaborazioni con artisti Internazionali quali Ute Lemper ed Ivan Lins, oltre a dirigere e comporre per la propria formazione cameristica Ensemble Project con cui ha pubblicato, nel febbraio 2007, il cd Sconcertango. Con la sua recente formazione jazzistica “Double Breath”, di cui fa parte anche il contrabbassita Furio di Castri, ha già realizzato tour Europei, e recentemente Ottobre 2014 ospite del Festival Jazz di Shanghai in China.

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www.conservatoriosantacecilia.it www.gianlucalittera.it https://www.facebook.com/pages/Corso-di-Harmonica/844284032282248 http://www.conservatoriosantacecilia.it/corso-di-harmonica-chromatica-docente-gianluca-littera-dal-1-04-2015al-8-07-2015,2776.html

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LIBRERIA ARCADIA Calendario di Marzo 2015 Presentazioni, laboratori per bambini, passeggiate

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Sabato Marzo ore 15:00

LABORATORIO SUL FUMETTO PER BAMBINI DAI 6 AI 10 ANNI. Grazie al magico personaggio di Amina, la bimba capace di parlare agli animali, i bambini saranno introdotti all’arte del fumetto: creare una sceneggiatura per un cartoon e realizzarne i disegni. Gratuito, ad esaurimento posti.

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Sabato Marzo ore 19:00

VENITE A FARE LA CONOSCENZA DEL MONDO DI BLEXBOLEX. Un autore che ogni anno entra nella classifica del migliori dieci libri della New York Time Book Review. Suggestioni fortissime per chiunque abbia un minimo di sensibilità artistica e per i curiosi d’ ogni età.

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Domenica Marzo

TREKKING DEL SILENZIO IN ABRUZZO. Raggiungiamo uno dei più begli eremi d’Abruzzo, quello di san Bartolomeo in Legio: sarà l’occasione per “parlare di silenzio” attraverso letture scelte. Per informazioni su orari e prenotazione, rivolgersi in libreria.

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Giovedì Marzo ore 20:30

L’ASIA RACCONTATA ATTRAVERSO 7 LIBRI Al birrificio artigianale Stavio per raccontare l’Asia attraverso alcuni libri davvero importanti.

Sabato Marzo ore 15:00

GIOCO SULL’ARTE DEL NARRARE LE STORIE, PER BAMBINI DAI 6 AI 10 ANNI. Un gioco che è anche un libro: i bambini saranno guidati a inventare e affascinare tramite la parola. Il laboratorio è gratuito, ad esaurimento posti.

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Sabato Marzo ore 19:00

IL RITORNO DI MASSIMO CARLOTTO UNO DEI PIU’ IMPORTANTI GIALLISTI ITALIANI. Massimo Carlotto, famosissimo autore di noir per la casa editrice E/O, ritorna con il suo personaggio di maggior successo, quello dell’Alligatore. Da non perdere!

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Lunedì Marzo ore 17:00

AL CSP DI VIA GORGIA DI LEONTINI Raccontiamo gli STATES grazie alla letteratura americana contemporanea.

Sabato Marzo ore 15:00

LABORATORIO DI SCRITTURA CREATIVA E INTERCULTURA, PER BAMBINI DAI 7 AI 10 ANNI. Ryunio è una bambina indiana che viene adottata da una famiglia italiana. A raccontarne l’arrivo e l’integrazione è il fratello maggiore nel suo diario. I bambini impareranno a scrivere le loro emozioni, divertendosi.

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Sabato Marzo ore 19:00

CUCINA ENERGETICA PER VEGANI E VEGETARIANI Arrivano da noi i consigli per quanti, e sono sempre di più, seguono un regime alimentare veg.

Domenica Marzo

PASSEGGIATA LETTERARIA PER PIRAMIDE E AVENTINO CON FILIPPO LA PORTA. Uno scrittore famoso ci guida per le strade di quartieri affascinanti alla scoperta di storie e leggende.

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Domenica 15 Marzo - Workshop di uova pasquali, prepariamoci alla Pasqua lavorando la creta per bambini e ragazzi, 15,00 euro - necessaria prenotazione

Domenica 22 Marzo - Angeli in musica, Uova in Porcellana dipinte da Agatina Librando Mileto in esposizione al Museo degli Strumenti Musicali, p.za Santa Croce in Gerusalemme. Dal 22 marzo al 10 Maggio. Inaugurazione ore 17,00 con concerto del duo chitarristico Cauduro-Pezzopane.

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La carica del “PADDLE” Era il 1970 ed in messico Enrique Corcuera decise di costruire il suo campo da tennis privato purtroppo per lui le sue doti di ingegnere si rivelarono scadenti e il campo una volta ultimato risultò troppo piccolo, ma ciò che difettava in progettazione l’uomo lo aveva in fantasia e cosi aggiunse due muri una rete metallica e senza rendersene conto diede inizio a una nuova era per gli amanti della pallina gialla. Proprio cosi, come nelle migliori invenzioni la nascita di questo sport la si deve ad un errore Ma che cos’è il paddle? Facile trovare molte analogie con i ben più noti e blasonati sport del settore come lo squash, il ping pong, i racchettoni e primo tra tutti Re tennis “Il Paddle non è un tennis in miniatura, è un’altra cosa. É un gioco dove la palla non muore mai” Le regole sono di base quelle del tennis. La racchetta è una “pagaia” solida e forata per essere più leggera. Gioco di doppio, ha un punteggio uguale a quello del tennis La palla non può toccare al volo le pareti del campo avversario, la maglia metallica, né può rimbalzare due volte sul pavimento. I giocatori possono respingerla di “volèe” e hanno anche la possibilità di colpire le pareti del proprio campo e far sì che questa dopo passi sopra della rete verso il campo avversario. Il campo non supera i 20 metri di lunghezza e i 10 di larghezza. Diviso da una rete, ha in ognuno dei lati di fondo una parete a forma di ‘U’, creata da un frontone posteriore e da due mezzi muri laterali e di cristallo o di altro materiale trasparente che consenta la visione di gioco e permetta che la palla rimbalzi in maniera regolare e uniforme. Un telo o una maglia metallica chiudono i lati scoperti per racchiudere il campo completamente. Almeno in uno dei laterali ci sono due porte o aperture, di 2 metri di altezza e 90 centimetri di larghezza. Il pavimento è di cemento, di materiale sintetico o altro, secondo le norme accettate dalla Commissione Tecnica Federale. Partito dagli anni settanta oggi il fenomeno mondiale ”paddle” sta contagiando tutti e i motivi di tale successo sono molteplici

1 É uno sport relativamente facile da apprendere e giocare 2 Si può giocare con divertimento e piena soddisfazione praticamente a qualsiasi età e senza necessità di una sofisticata tecnica o preparazione atletica; allo stesso tempo un approccio competitivo implica invece tecnica e allenamento 3 É un gioco molto divertente ma anche uno sport che impegna e allena il fisico 4 É uno sport “sociale” che si gioca sempre in coppia, e pertanto “crea ambiente” 5 Si adatta bene anche al gioco in coppia “mista”, uomo+donna 6 Non è in concorrenza ed è perfettamente compatibile con il Tennis, infatti, nei paesi dove il Paddle è affermato, ci sono molti affezionati che giocano con piena soddisfazione sia a Paddle che a Tennis, e, allo stesso tempo, per molti circoli il Paddle ha rappresentato una ottima opportunità per coprire un segmento di offerta di pratica sportiva complementare (e non sovrapposta) al Tennis Anche in Italia e sopratutto a Roma il fenomeno virale della “gabbia del paddle” è arrivato Molti sono i circoli che hanno “sacrificato” un pò di tennis per far spazio alla novella disciplina Ultimo in ordine di apertura ma non di importanza ARIS SPORTING VILLAGE in collaborazione con la con la MAGIC PADDLE dei fratelli Graziotti Marco e Corrado già conosciuti nel panorama tennistico italiano. dove è in via di ultimazione un trittico di campi da paddle nuovi di zecca. La data da segnarsi sul calendario è quella dell’11 di aprile giorno in cui verrà inaugurato il centro paddle Aris Quindi che siate orfani dello squash, troppo grandi per il ping pong o annoiati dal vecchio tennis la risposta per tutti voi è una sola PADDLE!!! Le racchette te le diamo noi! Comprese nel costo dell’affitto Vi aspettiamo e i primi 200 iscritti avranno un gradito omaggio


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DESIGN Le porte in cristallo hanno un design molto ricercato, e sono disponibili in un’ampia gamma di soluzioni cromatiche, spaziano da forme rigorosamente stilizzate ed essenziali fino a quelle particolarmente elaborate, decorate, incise, intarsiate o sagomate. Le vetrate artistiche sono caratterizzate da tecniche di lavorazione e finiture che si esprimono in originalità e in un elevato valore estetico. L’AZIENDA Quando decidiamo di rinnovare la nostra casa, tra le prime cose da scegliere ci sono gli infissi, che, insieme alle porte, rappresentano una scelta di stile e la giusta cornice che valorizza il posto in cui viviamo. La Fratelli Pasqualini srl, Leader nella produzione di infissi in legno, rappresenta da oltre 30 anni un punto di riferimento per chi vuole assicurarsi qualità e sicurezza nella realizzazione degli infissi per la propria abitazione.

SHOWROOM Nel nostro showroom di oltre 1500 metri quadrati uno staff qualificato è pronto ad offrire un consiglio, preventivi gratuiti e tutta l’assistenza necessaria per indirizzare il cliente ad effettuare una scelta in linea con le sue aspettative, il suo gusto, e la funzionalità desiderata.

SICUREZZA Le grate e le persiane di sicurezza costituiscono il mezzo dissuasivo più efficace per contrastare i tentativi di intrusione all’interno delle proprie case, non trascurando l’importanza dell’aspetto estetico. Protette dalla corrosione tramite un processo di zincatura prima della verniciatura, si possono infatti realizzare in ogni forma e dimensione, in un’ampia gamma di modelli compatibile con ogni stile architettonico antico, classico o moderno.

BLINDATI Ogni porta blindata, oltre ai parametri riconducibili al grado di sicurezza, alla capacità di isolamento termico e acustico, permette l’applicazione di un’ampia gamma di rivestimenti, con colori e materiali diversi, adeguabili, sia per il lato interno che per quello esterno, alle diverse necessità. Finiture e accessori sono trattati per essere protetti dagli agenti atmosferici, da soluzioni acide, dall’usura e dalle abrasioni.

SCALE Le scale per interno sono costruite con tecniche e soluzioni innovative, risultando adatte per ogni esigenza. Realizzate in legno (anche rivestito in resina), acciaio o alluminio, risultano solide, ergonomiche e di elevato pregio estetico. Realizzabili su misura e con materiali che ne garantiscono un’elevata durabilità nel tempo.

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Lo faccio in casa

di Giorgia Conti

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per La Rosa del Dessert

Agnellini “green” per la Pasqua E’ uno dei simboli più amati di questa festività; personalmente però, pur essendo onnivora, non mangio quello reale. Chi come me preferisce la versione dolce sicuramente più leggera per la coscienza, amerà l’interno goloso al cioccolato, il delicato ripieno e il soffice “vello” di marshmallows bianchi. Stesso dicasi per la versione cupcake, deliziose monoporzioni da servire in “gregge”. Un’idea in più che divertirà i bambini sono i mallow-pops, semplici da realizzare e da mangiare…in un sol boccone! Cake nocciola e cioccolato: Ingredienti: 6 uova 250 ml di Latte fermentato o di Kefir 300 g di zucchero 300 g farina 75g cacao amaro 75g farina di nocciole 1 pizzico di sale 1 bustina e ½ di lievito 140 g di burro Procedimento: Amalgamare le uova con lo zucchero nel mixer, inserire gli altri ingredienti liquidi e di seguito le farine fino ad ottenere un composto omogeneo. Versare in uno stampo da plum cake e cuocere in forno statico preriscaldato a 170° per circa 1 ora (fare la prova stecchino).

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Per la farcitura: Crema chantilly al mascarpone Ingredienti: 500 ml latte intero la buccia grattata di un limone 150 g di zucchero 4 tuorli 85 g. di farina 250g di mascarpone Procedimento: portare ad ebollizione il latte con una parte dello zucchero e la buccia del limone. Nel frattempo amalgamare i tuorli con il restante zucchero e la farina, diluire con un po’ del latte tiepido e versare il composto nel latte continuando a mescolare con una frusta fino ad ebollizione. Lasciar raffreddare ponendo una pellicola a contatto. Porre in frigo per qualche ora. Ammorbidire il mascarpone con le fruste ed inglobarlo alla crema. Avremo così una chantilly dal sapore particolarmente delicato ed una consistenza ferma con la quale farciremo la nostra torta. Altri ingredienti: marshmallows bianchi (in commercio se ne trovano anche a forma di semisfera, molto carini ed adatti per questa composizione, oppure quelli classici cilindrici da spezzettare con le forbici come quelli usati nell’immagine) panna vegetale 200 ml pasta di zucchero rosa chiarissimo 100g pasta di zucchero nera 50g sfera di polistirolo da 8-10 cm di diametro Per ottenere l’agnellino bisogna dapprima farcire la torta e ricoprirla con la panna vegetale montata. Quando questa sarà ben fredda, procedere a montare la sfera di polistirolo fermandola con uno stecco da spiedo. Con l’aiuto di una spatola o ancora meglio utilizzando una sac à poche ricoprire con la panna anche la sfera (senza esagerare altrimenti le decorazioni scivolerebbero) e applicare un “musetto” realizzato con la pasta di zucchero. Ora viene la parte divertente che potrà avvalersi anche della collaborazione dei più piccoli: “incollare” i marshmallows su tutto il corpo dell’agnellino, utilizzando alcuni stuzzicadenti in corrispondenza delle orecchie. Questi ci permetteranno di creare maggiore volume sovrapponendo più marsmallows! Lo stesso impasto e la stessa crema potranno essere usati anche nel caso dei cupcakes. Ora che anche i vegetariani potranno avere un agnellino sulla propria tavola, possiamo augurare veramente a tutti BUONA PASQUA!



[Saper mangiare] di Marco Lungo

L’assurda convinzione che pizza e pasta “senza glutine” facciano dimagrire Chi soffre di celiachia è intollerante al glutine, una proteina presente in quasi tutti i cereali come grano, farro, orzo, avena, kamut, segale e, di conseguenza, in tutti i derivati alimentari che li contengono, come pasta, pane, biscotti ecc,. Queste persone, se ingeriscono del glutine, scatenano una risposta infiammatoria alla mucosa intestinale e, da ciò, ne deriva un malassorbimento dei nutrienti. La pasta normale viene fatta con la semola di grano duro ed è proprio l’associazione tra amido e glutine che permette di ottenere una pasta di ottima consistenza. Le paste senza glutine che troviamo in commercio sono preparate con farina di riso e di mais, oppure solo di mais o solo di riso, a volte con l’aggiunta del grano saraceno, oppure di lupini, di manioca, di quinoa, di amaranto e, secondo una recente ricerca dell’Università del Brasile, persino con la farina di banane verdi. A parte il costo che, se la confrontiamo con quella contenente glutine, è decisamente maggiore, molti hanno la convinzione che la pasta o la pizza senza glutine facciano dimagrire e, quindi, siano ideali per un regime ipocalorico, convinzione che nasce perché a volte i celiaci sono esili e magrolini. Questa cosa, però, è legata, a volte alla malattia non ancora diagnosticata o alle prime fasi di cura, a volte al ridotto assorbimento sistemico dei lipidi ancora in atto, magari unitamente ad una costituzione fisica comunque magra. In realtà, la pasta senza glutine a parità di quantità, spesso risulta leggermente più calorica di quella normale, esattamente come lo è maggiormente un impasto per pizza per celiaci. L’altro giorno ho acquistato per curiosità degli spaghetti senza glutine di una nota azienda

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e preparati con sola farina di mais. Nella tabella nutrizionale si legge che 100 g. di spaghetti forniscono 357 calorie, una quantità sovrapponibile alla normale pasta. Inoltre, un messaggio a mio parere un po’ fuorviante, che poi il consumatore traduce come”fa perdere peso corporeo”, è la frase che leggete a destra della confezione,”con pochi grassi”, come se stessimo parlando di un alimento normalmente ricco di grassi! La pasta è costituita quasi interamente di amido, poche proteine e quasi zero grassi o lipidi. Piuttosto, se non vogliamo esagerare con i grassi, limitiamoci a condirla con sughi leggeri, che è questo che fa davvero la differenza. Inoltre, quella senza glutine integrale è spesso più povera di fibre della corrispettiva pasta con il glutine. Il glutine è la colonna portante per ottenere un buon prodotto, ma se manca è necessario trovare un qualcosa che dia la consistenza ideale alla pasta, così spesso tra gli ingredienti (come in quella che ho acquistato io) compare l’additivo E 471 (mono e digliceridi degli acidi grassi), che è un emulsionante che fornisce una maggiore tenuta strutturale alla pasta, conferendole stabilità e morbidezza. Il problema è che di solito l’E 471 proviene da oli vegetali scadenti come quello di cocco o di palma, ricchi di grassi saturi. Ricapitolando, se non siete celiaci e quindi intolleranti al glutine e avete qualche chilo in eccesso, la pasta gluten free non ha senso mangiarla, il portafoglio vi ringrazierà ed eviterete di farvi un carico di E 471 ! Oltre a questo, il web non si limita a suggerire la pasta senza glutine per calare di peso, ma anche il pane, i biscotti e così via. A mio parere,


il problema di fondo è la mancanza di una solida educazione alimentare: sono tantissime le cose che, se ne abusiamo, ci fanno ingrassare, e così ci andiamo ad accanire contro una semplice proteina (forse perché non ci sono abbastanza celiaci nel nostro paese e quindi bisogna incrementare le vendite, favorendone un’insana, pericolosa e ingannevole ragione di emulazione?), quando io mi concentrerei maggiormente su tutti quei processi di raffinazione dei cereali, che violentano e sbiancano chimicamente chicco dopo chicco. Inoltre, mangiare senza glutine è tutt’altro che semplice: non basta evitare gli alimenti come pane e pasta, in quanto il glutine può trovarsi anche nella salsa di soia, nei bastoncini di pesce, nelle salsicce, nei wurstel e in molti altri cibi. Questa moda è iniziata vedendo, sempre più spesso, ipotetiche persone celiache magre e asciutte, ma questo è da attribuirsi anche al fatto che nella maggior parte delle pasticcerie e delle panetterie loro non possono mettere piede! Senza dimenticare le forme sintomatiche della celiachia, con dissenteria e vomito. Ovvio che si dimagrisce!

Wafer per celiaci 512 25.5 6 31 2

Wafer normali 433 14.2 6.6 29.6 3.4

Palese notare come sia il contenuto energetico, che quello dei grassi e degli zuccheri semplici siano superiore nei wafer con la spiga barrata, mentre il quantitativo di fibre e di proteine siano decisamente inferiori. La composizione in nutrienti parla chiarissimo. Potrei elencarvi altri esempi, però questo già ci aiuta a constatare assieme che una pasta dietetica come quella aglutinata, non è la soluzione di tutti i problemi, a maggior ragione di quelli inerenti al peso corporeo. Fate sempre attenzione a non lasciarvi trarre in inganno anche dalla parola “dietetica”, termine che include tutti quei prodotti alimentari particolari approvati dal Ministero della Salute.

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Calorie Grassi Proteine Zuccheri Fibre alimentari

Però, un celiaco conclamato ed in cura, spesso è ben in forma ed anche con qualche chilo in più, avendo in cura la causa del malassorbimento. Bisogna dunque smentire questa credenza popolare del tutto errata, ma del resto si sa che seguire una dieta senza il parere di un esperto può tradursi spesso in cattiva salute. Bisogna dunque prestare molta attenzione al regime alimentare che si decide di seguire quando si inizia una dieta. Come sempre la migliore scelta è quella di consultare un nutrizionista o quella di orientarsi verso un’alimentazione sana, senza privarsi di determinati alimenti, mangiando quotidianamente frutta e verdura e diminuendo dolciumi, bevande gassate, riducendo le porzioni in generale e mangiando cinque volte al giorno per contrastare gli attacchi di fame e mantenere costante la glicemia. Provate a confrontare una confezione di wafer al cioccolato per celiaci e una destinata alla popolazione sana. La tabella seguente riassume e mette a confronto la composizione nutrizionale dei due prodotti (valori per 100 gr di prodotto):

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Magia in cucina

C’è un posto magico nel nostro quartiere dove l’allegria e la spensieratezza si fondono con la professionalità e la gentilezza di chi con amore svolge il proprio lavoro. E’ Stile & Tradizione un organizzatissimo e fornitissimo store di articoli e prodotti per la cucina e le feste, dove potersi sbizzarrire con le ultime e innovative proposte di arredo e decorazione della tavola oltre a utensili e strumenti di alta qualità. Accanto ai grandi spazi espositivi sorge la fantastica e attrezzatissima cucina dove vengono ospitati chef di fama pronti a condividere i propri segreti culinari con grandi e piccini, ed è qui che avviene la vera magia, tra le mani di chi per passione e curiosità vuole avvicinarsi al mondo del cibo in modo divertente e competente. Dal pane alla pizza, dai cup cake alle torte, dal finger food ai piatti della nostra tradizione, sfiziosi manicaretti dolci e salati da preparare socializzando e facendo amicizia o da condividere con i propri cari o amici con le formule delle feste in cucina. Quest’ ultima novità permette di passare in modo originale una festa di compleanno o un evento particolare, sempre seguiti da chef e professionisti del settore. Pasqua, Natale, Hallowen, San Valentino sono tra le occasioni più importanti per organizzare corsi dedicati alla decorazione e all’arte culinaria.

Con i corsi di cucina per bambini i nostri piccoli scopriranno tanti sapori e odori nuovi attraverso l’utilizzo di alimenti che accresceranno la loro creatività e manualità. Dai dolci alla pasta, dalle verdure alla frutta un eterno gioco che gli permetterà di imparare a mangiar bene giocando. Preparazione di merende che possono gustare con gli amichetti o con i genitori, in un ambiente dove possono dare libero sfogo alla propria manualità e creatività. I bambini sono affascinati da quello che avviene in cucina, gli utensili da cucina fin dalla prima infanzia attirano la loro attenzione, i colori i sapori e gli odori stimolano i loro sensi, ma raramente i bambini scoprono il piacere di cimentarsi con pentole e cucchiai. Attraverso i laboratori di cucina prendono coscienza degli alimenti e dei cicli naturali degli stessi, osservano i fenomeni della lievitazione, imparano a dosare e a mescolare servendosi degli utensili ma anche delle mani per spianare la pasta della pizza o per fare la sfoglia, imparano a decorare dolci e biscotti. Con il laboratorio di cucina i piccoli cuochi si sentiranno fieri e utili, perché alla fine di ogni incontro potranno portare a casa i loro manicaretti. Stile & Tradizione vi aspetta, pronti a soddisfare ogni vostra esigenza.

I corsi di cucina amatoriali non richiedono alcuna conoscenza specifica e sono aperti sia a chi si approccia per la prima volta alla cucina sia a chi cerca invece di migliorare la propria tecnica o di conoscere nuove ed innovative ricette. L’attenzione e la professionalità dei nostri chef garantiranno a tutti i partecipanti il perfetto svolgimento del corso ed un’esperienza di gusto unica.

Tutti i corsi su www.stileetradizione.com



[Racconto del mese] di Valentina Mele

Il gioco dell’impiccato

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Continuavo ad osservarlo con occhio clinico, come sono solito fare per le cose importanti. Facevo un passo indietro e poi di nuovo in avanti per avere una visione d’insieme. Dovevo capire bene, faceva parte del mio lavoro. I capelli lunghi rossicci che gli coprivano il viso inclinato verso destra, il corpo rigido che ricadeva verso il basso, i jeans stretti, forse di una taglia più piccola del dovuto, la maglia viola... Era immobile. Non un solo movimento, neanche un minimo fremito delle palpebre... nulla... totalmente immobile. O forse no? Ondeggiava leggermente, esatto, ondeggiava appena da un lato ad un altro, probabilmente a causa di un flebile alito di vento che entrava da un qualche spiffero della finestra. Poteva anche dipendere da una questione fisica: un corpo appeso ad una corda compirà una forza abbastanza forte da far oscillare la corda stessa. Non ne avevo idea, la Fisica non era mai stata la mia materia preferita. Per il resto era immobile, naturalmente non c’era il minimo respiro, aveva smesso di respirare da un bel po’. Un suicidio classico, era facile archiviare il caso ma non volevo essere precipitoso e commettere errori. Un ragazzo di 30 anni circa, caucasico era appeso per il collo ad una corda legata a un lampadario di casa sua, la porta era stata chiusa dall’interno e non vi era nessuna finestra aperta. L’unica nota stonata era quel livido viola che spiccava sul pallore del volto: un pugno sulla guancia destra. Gli era stato dato dalla compagna dopo l’ennesima discussione. Lo aveva ammesso lei stessa, durante l’interrogatorio: era sempre la stessa storia con lui, doveva ripetere le cose mille volte prima che l’ascoltasse. Era sempre tra le nuvole o forse pensava a qualcun altro ed è stato quel pensiero a farle scattare una grande rabbia all’interno che era sfociata in un pugno secco sullo zigomo destro.

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Discutevano spesso, era vero, ma si amavano “follemente” aggiunse. Non era stato il loro rapporto a spingerlo ad un tale gesto. Le loro liti erano tipiche, quelle di ogni coppia per intenderci, lei era solo molto esigente... ma no... non proprio esigente si poteva dire che apprezzava che le cose venissero fatte in una certa maniera: la sua, ma era anche la migliore. Si arrabbiava quando tardava più di un’ora dal ritornare a casa senza informarla, per lei era una preoccupazione; non era da biasimare se dopo l’ennesima volta che i calzini venivano abbandonati in terra lei iniziasse ad urlare; quando lo riprendeva per un verbo sbagliato lo faceva solo per il suo bene. Anche quando lasciò il suo lavoro era per il suo bene, in fondo lì veniva solo sfruttato. Lei voleva solo aiutarlo e non per dimostrare che il suo modo di fare era superiore, cosa che lo era sia chiaro, ma perché ci teneva al suo benessere. Le volte che lui seguiva i suoi metodi ed andava male, naturalmente, era perché non li aveva seguiti alla lettera. A questo punto mi chiesi: era esasperato dal comportamento della compagna? Non avrebbe potuto lasciarla? Era solo una donna un po’... pressante. C’era dell’altro però che mi spingeva a riflettere su di lei, nonostante la sua disperazione di fronte all’accaduto era lampante, immensa e istintivamente mi portava a pensare anche autentica i suoi occhi avevano uno strano scintillio, mi inquietavano un po’... celavano un qualche sentimento recondito... avrei detto quasi perfidia. Emanava una sorta di energia negativa. Sembrava che ci fosse qualcosa che non voleva dire, dopo svariati tentativi si scoprì il mistero. Lo confessò lei, aveva mentito quando aveva incolpato il suo amico di aver tentato un approccio con lei, non era vero. L’aveva fatto solo perché era troppo gelosa di quella loro amicizia, si erano anche tatuati un tribale in segno di essa, in più avevano


anche un progetto comune e lei proprio non poteva tollerare di arrivare seconda, così aveva ideato il piano che in effetti si rivelò anche di facile esecuzione. Aveva iniziato ad intavolare discussioni su discussioni ogni volta che si parlava dell’amico, tutto quello che faceva o diceva l’amico era motivo di una lite e le prime volte lei aveva la peggio, lui finiva sempre per difenderlo. Lei così decise di aumentare il tiro e cercava lo scontro con l’amico stesso, quando poteva stuzzicarlo e spingerlo fino alla soglia di sopportazione ne approfittava e poi si lamentava con il suo compagno delle risposte ricevute. Arrivò infine il giorno in cui calò l’asso e gli diede un valido motivo per chiudere i rapporti: inventò che l’amico aveva provato più volte a sedurla, a baciarla anche in modo quasi aggressivo. Lui, l’impiccato, ci credette subito e tagliò fuori l’amico ritrovandosi improvvisamente con solo lei. Come aveva potuto crederci così facilmente? Forse era comodo: non poteva più sostenere quella situazione di liti continue, uno dei due doveva avere la peggio. E sì, forse sarebbe stato più saggio... o meglio... corretto escludere lei ma poi si sarebbe ritrovato da solo, e avrebbe dovuto cominciare di nuovo tutto daccapo. Quello era il segreto di lei ma probabilmente tante altre erano le situazioni che aveva architettato nel corso degli anni per annientarlo del tutto e renderlo solo un fantoccio nelle sue mani... il problema è che i fantocci sono senza anima e non ascoltano quello che gli si dice. Si poteva quasi dire che era stata lei ad ucciderlo, non fisicamente ovvio. Naturalmente questo non voleva scagionarlo, era stato lui a crederci subito, aveva semplicemente scelto lei. Ma in fondo gli era costata tanta fatica? Riflettendoci forse no. Sì, era suo amico, lo conosceva da tempo, avevano anche lo stesso tatuaggio ma c’era sempre quella strana sensazione che aleggiava dentro di lui ogni volta che gli stava vicino. No, invidia no... no... non si trattava di quello. Cos’era esattamente? Un senso di inferiorità che gli logorava l’orgoglio. Riusciva sempre ad ottenere quello che voleva e niente lo spaventava. Insomma stare insieme a lui lo metteva di fronte ai suoi limiti e non riusciva mai bene a tollerarlo. Escluderlo quindi non era stato così difficile, il progetto in cui si era lasciato trascinare non poteva mica continuarlo da solo, non avrebbe potuto tollerare se fosse andato

a buon fine, così ne uscì senza il minimo intralcio, tanto tra di loro c’erano solo parole e si assicurò che venisse interrotto. E l’amico tatuato? Era stato accusato ingiustamente e pure condannato da chi si fidava, senza la possibilità di difesa. Qualcuno aveva sostenuto che aveva subìto anche danni economici a causa del progetto. Improvvisamente si ritrovò deluso, amareggiato, arrabbiato e fortemente danneggiato. Alcune voci sostenevano che era caduto in depressione, altre che dopo un periodo di crisi si era messo in moto e aveva ripreso in mano la sua vita, altre ancora dicevano che era un infame per quello che aveva fatto, ma queste sicuramente le aveva messe in giro lei. Il fatto sicuro era che i due non si erano più visti per anni, non si erano più parlati e questa storia piano piano si era assopita nelle loro vite. Forse l’impiccato non riusciva più a fare i conti con la coscienza, ad accettare la sua vita, a sostenere la sua relazione? Con un bel po’ d’immaginazione si poteva anche supporre che in realtà ci si trovava davanti ad un omicidio mascherato. L’amico dopo anni era riuscito ad entrare in casa... magari con una chiave dimenticata: ma sì, quella che gli era stata data, nei tempi dell’amicizia, per quel periodo in cui lui e lei erano, che so, in vacanza. Una volta dentro doveva addormentarlo... chissà se era possibile mettere un potente sedativo nell’acqua. Aspettare nell’ombra che lo bevesse e si addormentasse, dopo di che sollevarlo e legargli una corda al collo. Rimanere poi lì ad osservare i rantoli, i gemiti e gli ultimi aliti di vita che scivolavano via da quel corpo. Nascondersi in casa fino al ritorno di lei e all’arrivo dei poliziotti, parenti, qualche giornalista locale chiamato appositamente col quale confondersi, uscire indisturbato allo scoperto. E poi continuare ad osservarlo con occhio clinico, come si è soliti fare per le cose importanti. Ma questo non è il cinema, è la vita reale e nella vita reale queste cose non capitano... giusto? Così osservai il mio tatuaggio dell’amicizia e andai via.

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[Le uscite del mese] di Cristina ippoliti

AL CINEMA “Nessuno si salva da solo” di Margaret Mazzantini

MUSICA “Rebel Heart” Tratto dall’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini e messo di Madonna su pellicola da Sergio Castellitto, attore e marito della scrittrice, “Nessuno si salva da solo” è nelle sale italiane a partire dal 5 Marzo. Il film racconta l’intensa storia e la sofferenza della successiva, lenta, struggente, separazione di Delia e Gaetano. I due sono stati sposati e hanno due figli, Cosmo e Nico. Da poco le loro vite si sono divise: Delia continua ad abitare nella loro casa con i bambini, mentre Gaetano si è trasferito in una pensione. Delia ha un passato legato all’anoressia, che non l’ha mai abbandonata del tutto, benché sia poi diventata una biologa nutrizionista; Gaetano è uno sceneggiatore di programmi televisivi. Incontriamo i due protagonisti a cena insieme, durante la quale sembrano dover discutere dell’organizzazione delle vacanze dei loro figli. Finiranno, però, per ripercorrere tutta la loro storia d’amore, la felicità, le delusioni, i tradimenti, i problemi e le frustrazioni, che li hanno allontanati, fino a quella sera. Buona visione!

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Disponibile in digitale e negli stores di tutto il mondo a partire dal 9 Marzo. È il nuovo disco di Madonna, e s’intitola “Rebel Heart”. Questo album segna il ritorno della cantante sulle scene discografiche. Molte e notevoli le collaborazioni di questa tredicesima fatica della popstar italoamericana: da Nicki Minaj, Kanye West, Nas, Chance the Rapper fino ad arrivare a Mike Tyson, ed è stato registrato tra New York, Los Angeles e Londra. Tra i produttori, invece, Madonna stessa, Diplo, Kanye West, Billboard, Avicii, DJ Dahi e Blood Diamonds, Ryan Tedder, Toby Gad, e Ariel Rechtshald. Un ritorno in grande, che offre una versione standard, deluxe,in una versione limitata super deluxe, in vinile (che sarà, però, disponibile dal 31 Marzo), e in una edizione limitata disponibile IN LIBRERIA “L’avventurosa storia dell’uzbeko muto” in esclusiva negli stores Media World. Ogni versione avrà non solo una cover ma anche una tracklist differente. di Luis Sepúlveda Non più favole, non più una collaborazione (come quella con Buon ascolto! Carlo Petrini , sulla possibilità di un’esistenza diversa). Questa volta, Luis Sepúlveda racconta in un “romanzo in storie” il passato e i sogni di una generazione. L’avventurosa storia dell’uzbeko muto” è un libro ironico, che stempera le tensioni e ci riporta intatte le passioni e i momenti di entusiasmo della sua giovinezza militante. Tutto ciò avviene tramite il protagonista dell’opera, il peruviano Ramiro, l’uzbeko muto, che si scoprirà essere né uzbeko né muto. Ramiro è, infatti, il vincitore di una borsa di studio presso l’Università Lomonosov. È un sognatore, fermamente convinto negli ideali di uguaglianza e giustizia sociale. Ramiro, come tanti studenti del Terzo Mondo, vuole conquistarsi un’istruzione sovietica nella Patria del Socialismo. Mosca, poi Praga, fino all’Uzbekistan: un paese musulmano, in cui tutti parlano russo. Ramiro vuole tornare a Mosca, e per farlo si fingerà, appunto, uzbeko, e muto. Buona lettura!

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[Ass. Musicale Corelli] di Lanfranco Di Paolo

NonSoloVerdi

Dopo la ripresa del Festival Willy Ferrero, seguita alla conclusione delle feste Natalizie e di fine anno 2014, nel precedente numero di Tablet era riportato l’annuncio della serata dedicata al rapporto tra il jazz ed il cinema a cura del Maestro Andrea Zanchi, con lo “Snap quintet”, formazione composta, oltre che dallo stesso Andrea Zanchi al pianoforte, anche da Andrea Pace al sassofono, Angelo Olivieri alla tromba, Steve Cantarano al contrabbasso e Max De Lucia alle percussioni. Il concerto, svoltosi il giorno 23 gennaio, sempre nella magnifica cornice della sala Riario, ha registrato la presenza di un nutrito pubblico di appassionati, che ha molto apprezzato l’esibizione. Dato l’interesse per l’evento, anche la TV di Ostia Canaledieci ha presenziato, registrando l’evento, che è stato poi trasmesso in TV ed è ora disponibile, sul sito internet della stessa TV, per poter essere riascoltato online all’indirizzo: http://www.canaledieci.it/VideoOND.aspx?Catalog= Canale10&CatID=11&maxVideos=8 . Una storia dei rapporti tra il jazz ed il cinema comporterebbe anni di ricerche ed interi volumi. Ma è fuori di dubbio che il linguaggio musicale che definiamo jazz, grazie alla sua molteplice natura, rappresenta una delle voci principali del ventesimo secolo. Lo “Snap quintet” è una formazione concepita con l’esigenza di proporre un repertorio più aggiornato dei cosiddetti “Standard”, attingendo alle proposte musicali dei nostri giorni e riscoprendo anche alcuni classici della canzone italiana.

arrangiatori di prestigio, permettendogli di portare al debutto nuove composizioni ed eseguire in prima assoluta in Italia arrangiamenti di standard internazionali. Anche questa serata è stata registrata e mandata in onda dalla TV Canaledieci di Ostia ed è riascoltabile online sempre allo stesso indirizzo internet. Roberta Grenci

Il mese di febbraio si conclude venerdì 20, con l’esibizione del “Millennium quintet”, formato da Fabio Angelo Colajanni flauto – ottavino, Massimo Lamarra oboe, Salvatore Schembari clarinetto, Paolo De Gasperis corno, Gaetano Lo Bue fagotto e la voce narrante di Roberta Grenci, che sarà impegnato la mattina in un concerto per le scuole, dedicato alle favole di Esopo, riproposte anche nel “Family concert” della sera, con una prima parte del concerto dedicata a musiche di Strauss, Rossini, Verdi. Il prossimo mese di marzo sarà ricco di appuntamenti assolutamente da non perdere, iniziando il 6 con la pianista Leonora Baldelli, impegnata nell’esecuzione di musiche di F. Liszt. A seguire, in occasione della festa della donna dell’otto marzo, la matinée (ore 11:00) dedicata al duo flauto ed arpa, composto da Matteo Evangelisti al flauto e Roberta Inglese all’arpa, che eseguiranno musiche di Bach, Saint-Saëns, Rota. Domenica 15 marzo, altra matinée (ore 11:00), vedrà la pianista Chiara Ricci impegnata nel concerto dedicato alla musica barocca di Haendel, Vivaldi e Bach. Il mese si chiuderà il 27, la mattina, con il secondo appuntamento dedicato alle scuole, dal titolo “Le favole del re Sole”, musicate da M. Ravel e la sera “Il genio allo specchio: R. Schumann ed il romanticismo musicale”, entrambi gli appuntamenti a cura di Giovanni Bietti, Alessandro Gwis e Roberto Braida.

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Dopo la serata dedicata al jazz, è seguita quella decisamente originale dello scorso 6 febbraio, intitolata “Da Bach a Bacharach”, nella quale l’ottetto vocale “NonSoloVerdi”, formato dai soprani Sabrina De Sanctis e Michela La Torre, i mezzo-soprani Asia Diaz e Yuki Kumazaki, i tenori Alessandro Napolitano e Delfo Paone, i baritoni Antonino Zaffiro e Christian Alderete e coordinati dal M° Marco Boido al pianoforte, ha eseguito un repertorio che, in modo accattivante, ha presentato un percorso estesosi in un arco di tempo di svariati secoli, che partendo da Adriano Banchieri e transitando per Bach, Haendel, Mozart, Verdi è giunto sino ai nostri giorni con Bacharach. Anche questa serata ha visto una folta presenza di pubblico, che ha sottolineato calorosamente l’esecuzione dei brani ed ha richiesto, per due volte, anche il bis, concesso con piacere dagli artisti. L’Ensemble “NonsoloVerdi” è un ottetto composto da solisti di diverse nazionalità, uniti da una lunga frequentazione comune del repertorio lirico, dal quale si sono emancipati per accostarsi a nuove esperienze polifoniche, senza alcuna limitazione di genere e che collabora con compositori ed

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Gli Imagine Dragons: da Las Vegas Edward Sharp and The Magnetic Zeros: quattro bravi musicisti e intrattenitori la magia della cultura hippy e il peccato col pop, quello di qualità, nel sangue di scoprire una band troppo tardi Dal palco dei Grammy Awards a quello di Sanremo, la band statunitense conquista il pubblico con semplicità e bravura.

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Prima serata del Festival di Sanremo 2015; dieci big in gara, poche canzoni che colpiscono al primo ascolto e tre presentatori che fanno di tutto per portare avanti il Carrozzone. A un certo punto, quasi a fine serata, arrivano loro: quattro giovani e barbuti americani con chitarre, basso acustico e sgabelli. Niente scenografie appariscenti o costumi da migliaia di euro; solo quattro ragazzi che da Las Vegas sono arrivati fino all’Europa: il loro nome è Imagine Dragons. La band “dei record”, come li ha chiamati anche Carlo Conti, sono in giro da un po’, non è certo Sanremo 2015 ad aver rivelato al mondo la loro buona musica (cosa che il presentatore ha cercato di sostenere quasi con tutti gli ospiti internazionali del Festival). Infatti, Dan, Wayne, Daniel e Ben si sono formati nel 2008 e tra EP, festival rock e contratti discografici arrivano a registrare il primo album, dal titolo Night Vision, nel 2012. In questo disco sono contenute delle vere hit fra cui Demons, It’s time e On Top of the World. Il nuovo lavoro discografico dei quattro statunitensi è uscito il 17 febbraio 2015, s’intitola Smoke and Mirrors e contiene uno dei brani più belli di questo periodo: I Bet My Life. La canzone racconta del rapporto travagliato fra Dan, il cantante, e i suoi genitori, ma lo fa in maniera gioiosa; il ritornello, accattivante e cantato in coro, diventa un vero e proprio inno in grado di far dimenticare il contenuto semi drammatico del testo. Nella prima serata del Festival di Sanremo, gli Imagine Dragons con due canzoni e tre chitarre hanno risvegliato il pubblico quasi assopito dell’Ariston e l’hanno fatto suonando in acustico. Sì, in uno show dove orchestra e arrangiamenti ricercati la fanno da padrona, sono bastate tre chitarre e una bella voce per far riaccendere l’attenzione. Gli Imagine Dragons saranno in Italia dal vivo il 23 novembre 2015 a Milano; i biglietti sono quasi del tutto esauriti e non ci stupisce data la forza interpretativa di questi quattro bravi musicisti di Las Vega

La band di Alex Ebert è una delle più belle proposte che arrivano dalla California, loro sono in circolo dal 2009 ma, in Italia, arrivano solo un anno fa grazie a uno spot pubblicitario Edward Sharp and The Magnetic Zeros sono un collettivo di quasi dodici musicisti; appaiono come una sorta di felice comune hippy e girano in tour con un furgoncino. Il loro leader, messia e guru è Alex Ebert, un cantante e autore che è più un personaggio che un vero e proprio artista. Alex rappresenta quello che la parola “frontman” significa nel senso più profondo: è quello che sta davanti a tutti non solo fisicamente sul palco ma proprio mentalmente nel guidare la band e tutti i suoi seguaci. Ebert è uno così lungimirante d’aver capito che gli serviva una cantante, una voce bella e che potesse attirare il pubblico anche da un punto di vista più musicale e meno ideologico; così è arrivata Jade Castrinos. Lei è una “voce”, assomiglia paurosamente a Sinéad O’Connor ma con l’atteggiamento etereo e “lascivo” che il ruolo di figlia dei fiori le impone. La band crea una bellissima atmosfera sul palco con i loro ritmi folk e i testi romantici che raccontano di viaggi, amori perduti e di ricerca interiore. Attualmente sono tre gli album all’attivo della band, l’ultimo dei quali risale al 2013. Ma per essere pronti al ritorno dell’ondata “peace and love” e alle sonorità folk di questa band sarà bene ascoltarli attentamente per non trovarsi impreparati. Proprio com’è accaduto un anno fa quando, una nota casa di macchine a scelto il brano “Home” in uno spot pubblicitario. “Bello! Grande pezzo! Che sonorità vecchie e nuove allo stesso tempo!” si è sentito dire in giro e suonare nelle radio. Peccato che il pezzo risalisse al 2009 e che l’Italia, come sempre, arrivava dopo.

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[Sistema Binario] di Simona Gitto

Quando un selfie “paga” (ma non noi) una campagna promozionale apposita, che ad esempio tenga conto dei comfort da associare alla consumazione dei suoi prodotti in automobile. Com’è accaduto all’azienda Chobani, produttrice americana di yogurt, che alla fine ha realizzato un packaging particolare per i suoi yogurt per ottimizzarne il consumo presso gli automobilisti statunitensi. E così, ancora, mentre la Adidas scopre che buona parte dei suoi clienti è fan di Justin Bieber, la Smirnoff Ice si riconosce in quelli di Beyoncé, e quelli dei Metallica non disdegnano affatto la birra Heineken. Sono soprattutto società statunitensi ad aver dato vita a questa vera e propria operazione di marketing. Ditto Labs e Piqora ne hanno ricavato un business, riuscendo ad accattivarsi grandi clienti, come Coca Cola, Adidas o Kraft, e concentrandosi sui social network che più fanno uso di immagini, come Pinterest, Tumblr o l’ormai inflazionato Instagram. E così sembrerebbe un fenomeno tutto americano, ma le cose potrebbero presto cambiare. La Ditto Labs, infatti ha rivelato che fra i suoi clienti potrebbero comparire a breve anche alcune aziende italiane. Per ora principalmente marchi di vari beni di lusso, che vorrebbero utilizzare questa tecnologia soprattutto per riuscire a conquistare un vantaggio sui concorrenti, quindi innovando in parte la sua destinazione originaria, che si basava perlopiù sul consumatore. Certo, personalmente a noi non cambia poi molto se un’azienda studia il nostro selfie con il suo prodotto in mano, ma dovrebbe comunque farci riflettere sul fatto che oggi siamo costantemente controllati, che anche una semplice foto può essere oro per chi sa come sfruttarla. Ormai è impossibile continuare a sperare anche solo in una parvenza di privacy in rete: tutto è rintracciabile e condivisibile. Il fatto è che non possiamo pensare di riuscire a scampare a questa “invadenza virtuale”, piuttosto possiamo conviverci, prestando più attenzione a quello che pubblichiamo. Non dimentichiamo mai che siamo noi a condividere la nostra intimità, e siamo sempre noi ad avere il potere di decidere cosa rendere di dominio pubblico e cosa no. Selfie sì, ma mettendoci la testa!

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Il selfie (o più “italianamente” autoscatto) è forse, oggi, lo strumento di autopromozione più usato in ambiente social. Non solo le star di Hollywood (o quelle nostrane) ma anche noi, nel nostro piccolo, spesso sentiamo l’esigenza di immortalare un momento particolare della nostra giornata e di condividerlo con la comunità virtuale. Se, però, è accertato che trovare la posa perfetta sia molto gratificante, altrettanto certo è che di rado badiamo realmente a ciò che fotografiamo, oltre alla nostra silhouette. Le foto, oltre che importanti ricordi da custodire, possono rivelare molto delle nostre abitudini. Che si tratti di un selfie o di una comune fotografia, infatti, essa racchiude pur sempre dati personali che possono essere molto utili a “terzi”, soprattutto a quelle società che si occupano dell’analisi dei profili pubblici, grazie ai quali oggi è sempre più semplice reperire informazioni sui nostri comportamenti d’acquisto. Sì, perché sono ormai molte le aziende, grandi o piccole, che si rivolgono a tali agenzie, incaricate di scovare tracce di brand o loghi aziendali, specialmente all’interno delle nostre fotografie (si è stimato che il numero approssimativo di fotografie condivise quotidianamente sui social sfiori la cifra di 1,8 miliardi): semplicemente attraverso l’utilizzo di un software di image recognition, proprio come quello che usa Facebook per il riconoscimento dei volti nei tag delle foto, queste agenze sono in grado di riconoscere la presenza di un determinato brand all’interno della foto e di rivendere l’informazione alla relativa azienda. La mossa subdola è che non è nemmeno necessario che il marchio sia accompagnato da riferimenti testuali, citazioni o hashtag: sarà comunque individuato. Ed è inoltre possibile effettuare controlli incrociati su questi dati, ricavando non solo l’ora precisa in cui la foto è stata scattata, o se il soggetto fosse o meno in compagnia di qualcuno, ma anche se a quel marchio e al suo prodotto è associato un particolare stato d’animo, individuabile nel suo utilizzatore. I vantaggi che derivano da questa operazione sono fin troppo evidenti: le aziende possono, sui dati raccolti, strutturare nuove strategie di marketing e, soprattutto, realizzare campagne pubblicitarie ad hoc, costruite sulla fisionomia del consumatore. Solo analizzando una fotografia una società può facilmente sapere tutto ciò che le occorre di noi: anche mangiando uno yogurt in macchina, e postando la nostra foto su Instagram, possiamo spingere l’azienda produttrice di quello yogurt a studiare

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Tablet Incontra

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di Cristina Ippoliti

BOOKCROSSING: dagli USA fino al Litorale di Roma. Innanzitutto… Cos’è BookCrossing? Leggiamolo direttamente dal sito ufficiale del circuito BookCrossing Italy: “Un modo diverso per scambiare libri, lasciando che siano loro a trovare, quasi casualmente, i loro lettori? Anche, ma soprattutto una comunità di persone appassionate di lettura, forse un po’ pazzerelle, cha hanno voglia di scambiarsi consigli e suggerimenti. Si dice che in Italia non si legge... Sarà, ma la comunità dei “BookCorsari” italiani è la terza più numerosa, dopo USA e Canada!” ll termine BookCrossing, incrociare un libro, far viaggiare un libro, è sinonimo di un’iniziativa di distribuzione gratuita di libri, che ruota intorno a un sito web attraverso il quale è possibile dotare i volumi di un codice identificativo unico (BCID - Bookcrossing ID), che permetterà di seguire i loro spostamenti a livello mondiale. L’idea viene concretizzata da Ron Hornbaker, e da sua moglie Kaori nel lontano 2001. Attualmentee il sito conta oltre 1.644.000 membri e quasi 10.000.000 di libri registrati. egistrati. L’Italia può vantare oltre 26.200 iscritti, tra Milano, Roma, Torino, Genova, Napoli e Padova. Associazioni e volontari di tutto il mondo collaborano aborano gratuitamente, per diffondere la passione per la lettura e la cultura tura del libro, verso una condivisione globale di saperi e di risorse. Ma parliamo dell’entroterra di Roma: sono state numerosissime lee inizianisti astive che, negli ultimi anni, hanno visto i libri diventare i protagonisti soluti. Nel tempo, tappa dopo tappa, la mappa del BookCrossing di Roma non è solo nata, ma è cresciuta, si è ampliata e ramificata. E le periferie eriferie ne hanno gran parte del merito: come non ricordare i due anni dii attività dell’Associazione Culturale “Collettivo La Talpa”, per quanto riguarda guarda la promozione a Casal Bernocchi del primo punto Bookcrossing del X Municipio, situato ancora oggi in Piazza San Pier Damiani, e pubblico, bblico, di tutti, dedito al contributo di ogni cittadino? Un pilastro del litorale torale è sicuramente l’Associazione Culturale “Clemente Riva”, che ha portato rtato avanti e prosegue in tal senso, da ben tredici edizioni, l’organizzazione ione della Festa del libro e della lettura di Ostia. Altrettanto importante nte il rerie lavoro del network di ragazzi di YUT, che hanno dato vita a due librerie a cielo aperto, in due stazioni della linea Roma-Lido, una presso Lido Nord e l’altra presso Stella Polare.

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Continua, intanto, l’incessante viaggiare di Bibliolibrò: non è raro aro che Valentina Rizzi, durante qualche pomeriggio di sole, metta da parte la sua attività di distribuzione e di vendita, per lasciare i bammbini liberi di raccogliere e scambiare i libri usati, ospitati dalla sua ua apetta. Durante l’estate scorsa, Stand Up ha portato la sete di letttura sulla spiaggia di Legalize Beach (ex Faber Beach). Il Mercatoo dell’Appagliatore di Ostia è, invece, punto fisso BookCrossing: laa

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zona di scambio si trova in un gazebo nella piazzetta centrale del mercato dove è possibile anche usufruire di alcune panchine per fermarsi a leggere. Una libreria pubblica è nata anche in Piazza Capelvenere, grazie al pronto intervento socio-culturale di Acilia Social Club. Una rieducazione alla lettura, una scintilla negli occhi dei tanti potenziali lettori, come è evidente, è ancora, non solo possibile, ma concretamente realizzabile.

“Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di chi l’ha scritto e di coloro che l’hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza.” Da “L’ombra del vento”, di Carlos Ruiz Zafón.


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[Scuola news] di Alessia Bartolucci

Le scuole in contesti multiculturali. Promuovere e governare l’integrazione Il 19 e 20 Febbraio 2015 si sono svolti a Roma due giorni di approfondimento e formazione dal titolo: ‘Le scuole in contesti multiculturali. Promuovere e governare l’integrazione’ a cui hanno partecipato oltre 250 fra dirigenti scolastici, docenti, esponenti di associazioni, studenti e genitori provenienti da tutta Italia. L’iniziativa è stata organizzata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in collaborazione con l’Ufficio Scolastico per il Lazio, Roma Capitale e l’Università Roma Tre. L’integrazione linguistica e culturale degli studenti figli di migranti sarà uno dei “punti cardine del decreto La Buona Scuola perché la scuola è la base, la cornice ideale per diventare cittadini sostanziali. E noi stiamo andando in questa direzione”. Così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha aperto i lavori delle due giornate.

“Vogliamo fornire alle istituzioni scolastiche – ha spiegato il Ministro – gli strumenti scientifici, didattici e organizzativi adeguati e dare centralità alla formazione linguistica, perché la lingua è passaporto di comunicazione e integrazione”.

Gli esperti che hanno preso parte all’iniziativa provenivano tutti da scuole che si caratterizzano per una forte presenza di alunni con cittadinanza non italiana. Ad animare i tavoli di lavoro anche studenti immigrati in Italia, ciascuno con una propria storia da raccontare. Gli alunni con cittadinanza non italiana sono quasi 803.000 (anno scolastico 2013/2014), il 9% del totale degli alunni. Il numero di questi studenti è quadruplicato dal 2001/2002 (erano 196.414, il 2,2% della popolazione scolastica complessiva) ad oggi. La loro presenza è in crescita nelle scuole superiori (22,7% nel 2013/2014 e nelle scuole non statali (10% degli alunni con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico 2013/2014 a fronte del 13,3% degli italiani). I nati in Italia sono ormai oltre la metà: il 51,7 per cento (415.283) degli alunni stranieri, un sorpasso avvenuto nell’ultimo anno scolastico. Romeni, albanesi e marocchini: i gruppi più numerosi secondo un trend ormai consolidato. Gli istituti tecnici - nell’anno scolastico 2013/2014 - sono stati in cima alle preferenze di questi alunni. Ma in aumento anche la scelta dei licei.

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Presso la Sala della Comunicazione, al MIUR, è stata presentata una sintesi del volume “Alunni con cittadinanza non italiana. Tra difficoltà e successi”, in corso di pubblicazione e realizzato dal Miur in collaborazione con la Fondazione ISMU (Iniziative e Studi sulla Multietnicità). Il volume, che raccoglie dati provenienti da molteplici fonti (MIUR, INVALSI, MINISTERO DEL LAVORO, ISFOL, INDIRE, ISTAT, PISA, OCSE), traccia un quadro della presenza di alunni di origine straniera nelle nostre scuole e università, ma offre anche spunti sull’educazione degli adulti immigrati e sui numeri dei NEET (Not in education, employmentor training) fra i giovani di cittadinanza non italiana.

La tavola rotonda finale di Venerdì 20/02 è stata aperta da Houssem Dalhoumi, alunno di La Spezia e primo presidente “straniero” di una consulta provinciale degli studenti. Housseum, per la sua relazione, ha scelto come titolo “Sono italiano, vengo dall’altra sponda del Mediterraneo”. Il presidente della consulta, nato in Tunisia ma cresciuto in Italia, in cui ha fatto tutto il suo percorso scolastico, è il “prototipo” dei ragazzi “in attesa di cittadinanza”.

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Nutrizione applicata allo sport a cura del dott. Fabrizio Spataro e del dott. Antonio Sartini

Diete vegetariane e sport, alleati o nemici ?

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e statistiche confermano che, in Italia, i vegetariani sono in costante aumento. Le ragioni principali di questa scelta sono principalmente tre: rispetto nei confronti degli animali (31 %), beneficio per la salute (24%) e tutela dell’ambiente (9%). Evidenze scientifiche associano le diete vegetariane ad una serie di vantaggi per la salute rispetto ai regimi alimentari onnivori o carnivori: minor rischio di malattie cardiocircolatorie e di diabete di tipo 2, minore incidenza di cancro. Diversi aspetti nutrizionali possono spiegare alcuni dei presunti vantaggi per la salute di chi segue una dieta vegetariana varia ed equilibrata, anche se qui non verranno presi in esame. Per dovere di cronaca, una parte degli addetti ai lavori si mostra critica e scettica nei confronti dei regimi vegetariani, specie in ambito sportivo. Un tempo la definizione di “vegetariano” era esaustiva, oggi è doverosa una distinzione. Esistono almeno quattro tipologie di vegetarismo: le diete vegetariane permissive e quelle restrittive, quelle ancor più restrittive e la macrobiotica. Il regime meno restrittivo è quello latto-ovo-vegetariano, che include latte, uova e prodotti da loro derivati, mentre evitano carne e pesce. Un regime restrittivo è quello vegano o vegetaliano, che evita totalmente prodotti animali così come ogni derivato, e si basa quindi su alimenti (diretti, derivati o trasformati) di origine vegetale, con l’esclusione di qualsiasi prodotto (alimentare e no) che comporti il sacrificio di un animale. Le diete ancor più restrittive comprendono: i granivori, che mangiano solo cereali, i fruttariani, che si cibano solo di frutta (fresca, secca e disidratata) e i crudisti, la cui alimentazione si limita solo a frutta e vegetali. La dieta macrobiotica, infine, è più che altro uno stile o filosofia di vita, si basa infatti sull’equilibrio e l’alternanza di due energie opposte e complementari, il cibo yin (acido, dolce, crudo, femminile) e quello yang (salato, amaro, cotto, maschile). Questo stile alimentare enfatizza l’importanza dei cibi naturali, manipolati e cucinati solo per lo stretto necessario tuttavia, anche se sporadicamente prevede l’uso della carne e del pesce. Ad ogni

modo, la lista di tendenze è in costante aumento, probabilmente il gruppo più numeroso riguarda i “reducetariani”, che senza diventare vegani o vegetariani, riducono il consumo di carne e prodotti derivati aumentando la qualità dei cibi acquistati, poi ci sono i “locavori”, che mangiano solo a chilometro zero, per finire con i “brethariani” che, estremizzando il concetto, ritengono di potersi cibare solo dell’aria e dell’energia del sole. Fatta questa distinzione, quanto uno dei regimi sopra menzionati è sostenibile con l’attività sportiva? Secondo l’American Dietetic Association, una dieta vegetariana (sia vegana che latto-ovo-vegetariana) è valida anche per gli atleti a patto che sia adeguatamente bilanciata. I professionisti che si occupano della Nutrizione applicata allo Sport possono giocare un ruolo primario nell’educazione alimentare necessaria a bilanciare i pasti e ridurre il rischio di carenze in micro e macro nutrienti ( che potrebbe provenire da una dieta priva di prodotti animali e dei loro derivati). Gli atleti che seguono regimi alimentari vegetariani potrebbero essere a maggior rischio di sviluppare carenze rispetto agli atleti onnivori principalmente per: l’aumento delle richieste dei nutrienti (sport specifico), il possibile aumento nelle perdite durante attività fisica, il ridotto assorbimento e la digeribilità dei prodotti vegetali rispetto ai prodotti animali, le combinazioni alimentari non pianificate. Il rischio di carenze nutrizionali nelle diete vegetariane non adeguatamente bilanciate riguarda principalmente micronutrienti come ferro, zinco, calcio, le vitamine liposolubili, come la D, e quelle idrosolubili come la B12, o gli amminoacidi essenziali. Il ruolo del nutrizionista dello sport diventa quindi fondamentale per sostenere l’elaborazione di una dieta per un atleta o uno sportivo che sceglie di essere vegetariano o vegano. Esistono diversi atleti che hanno raggiunto prestazioni di elite e che sono ai vertici del loro sport pur essendo vegani o vegetariani, a dispetto di quanti si dimostrano scettici verso tale scelta. Gran parte di questi atleti hanno un denominatore comune, si avvalgono di un nutrizionista dello sport, perché hanno compreso l’importanza di valutare attentamente tutte le variabili che condizionano il rapporto tra la loro attività sportiva e un regime alimentare vegetariano, qualunque esso sia.


Fisioterapista Osteopata D.O.

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Campi d’azione dell’osteopatia

L’Importanza del Nutrizionista.

1) Disturbi della colonna Pensiamo alla colonna come un’ insieme di vertebre, dischi e muscoli che posture, traumi, tensioni e usura, portano a verticalizzazioni, discopatie, sciatalgie, cervicalgie, etc.

Il nutrizionista ha il compito di guidare ed educare le persone sulla adeguata e corretta maniera di alimentarsi e di migliorare le condizioni di salute di chi è ammalato. Come si svolge la visita: La prima visita consiste in un incontro in cui si effettua un’anamnesi completa fisiologica e/o patologica : - si valuta lo stato nutrizionale, - lo stato di idratazione e fluidi, - il metabolismo basale e il biotipo.

Ci siamo mai fatti la domanda perché una discopatia è proprio tra C5 C6 o L3 L4 e non più giù? Abbiamo mai pensato a tutto quello che c’è davanti o di lato ad una colonna, tutti i nostri organi da chi sono sostenuti? Se un organo pesa, è spasmato o sceso o pieno di aria o congestionato per una infiammazione o fase ormonale, chi ne tiene il carico? Bene per questo numero vi lasciamo riflettere e vi promettiamo che ne vedremo delle belle! E chi volesse interagire, siamo su Facebook sulla pagina Studio Bassi Vi aspettiamo per vostri quesiti, dubbi e chiarimenti. Al prossimo appuntamento…

L’ anamnesi completa è ottenuta grazie all’utilizzo di strumentazione quale Plicometro e/o Bioimpedenziometro per la valutazione della composizione corporea. Perché conoscere la composizione corporea non significa soltanto conoscere il proprio peso, ma capire da cosa è composto (muscolo, acqua, grasso) e come le componenti variano nel tempo. Anamnesi alimentare: per la valutazione delle cattive abitudini alimentari, dello stile di vita, dei comportamenti. Una volta acquisite queste informazioni, il Nutrizionista sarà in grado di elaborare un piano alimentare personalizzato. Si prosegue con i controlli periodici, fondamentali per poter intervenire nel caso esistano dei punti di non aderenza al programma. In particolare si valuteranno i risultati raggiunti e le difficoltà incontrate. La vita è preziosa, abbine cura Madre Teresa di Calcutta “L’Inno alla Vita” iscrizione albo ordine nazionale biologi n. 061170


[Proctologia alla mano] LA FISTOLA ANALE

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ra le patologie che colpiscono il canale anale è probabilmente la più temuta ed a ragione! E’ costituita da un tramite, da un tunnel, che collega, assumendo i più svariati percorsi, il canale anale con l’esterno. La sua patogenesi è varia, può infatti derivare come complicanza di una ragade anale, o può insorgere in seguito ad un’infiammazione dell’ano, infiammazione che comporti una lesione della mucosa attraverso la possa passare un agente infettante che alternando periodi di acuzie a periodi di quiescenza riesce a creare un vero e proprio tunnel attraverso i tessuti del perineo sino a giungere all’esterno, sulla cute. Inutile dire che tramite lo sbocco cutaneo è facile la secrezione di materiale sieroso, siero-ematico se non addirittura purulento, ed è intuitivo, ma non tanto istintivo, il pensare che quanto più la fistola secerne tanto più si è al riparo da complicanze quali l’ascessualizzazione! Come sempre è raccomandabile rivolgersi allo specialista alle primissime avvisaglie e non alla comparsa delle complicanze: in linea di massima, le migliori guarigioni si ottengono trattando le fistole di fresca insorgenza e non ancora complicate!

Quale trattamento…? Ovviamente chirurgico, di asportazione (fistulectomia) o di “messa a piatto” (fistolotomia), interventi che non sono scevri da insuccessi e/o da recidive, “la fistola è la tomba del chirurgo” si legge nei vecchi trattati di tecnica chirurgica. Anche nel campo delle fistole, però, è doveroso segnalare che nuove tecniche si stanno praticando ed anche con importanti e significativi successi. Si deve infatti alla intuizione ed alla pratica di un chirurgo proctologo italiano la possibilità di operare le fistole con tecniche mini invasive endocavitarie, tecniche che raggiungono il duplice scopo della guarigione della malattia senza incisioni e del buon risultato estetico.

Roberto Federici medico chirurgo

Dott. Roberto Federici Specialista in Chirurgia generale

Proctologia (emorroidi, ragadi anali, fistole)

CHIRURGIA AMBULATORIALE DELLE ERNIE INGUINO-CRURALI Centro Salus Casalpalocco, Piazza Filippo il Macedone 23 (Centro comm.le Le Terrazze) tel. 06.50.91.53.05 e-mail rf@robertofederici.it


[+Benessere] di Veronica Militano

I POLMONI E LE ERBE CHE LI DEPURANO …

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I polmoni sono l’organo della respirazione. A causa della posizione del cuore, il polmone sinistro è del 10-20 % più piccolo di quello destro. L’aria attraversa il naso e la trachea per giungere nei bronchi, dai quali si ramifica una rete sempre più fitta di tubicini (bronchioli) che sfocia negli alveoli polmonari, circondati da una miriade di piccoli vasi dove avviene lo scambio dei gas: l’ossigeno presente nell’aria inspirata viene assorbito dal sangue che a sua volta cede, all’aria, l’anidride carbonica. Oltre a questo scambio, i polmoni contribuiscono anche al bilancio idrico e alla regolazione della temperatura corporea e hanno anche altre funzioni non respiratorie, per esempio filtrano i piccoli grumi di sangue che si formano nelle vene e proteggono il cuore. Quando si nasce il primo respiro determina l’entrata nel mondo. Fin da subito, quindi, il polmone e il respiro sono sinonimi di vita. Prima della nascita siamo immersi nel mondo acquatico, in cui non dobbiamo fare alcuno sforzo per vivere, perché ossigeno e nutrimento arrivano senza interruzione dal cordone ombelicale collegato al corpo della mamma. La nascita segna il passaggio da questo mondo, comodo ma immerso nell’inconscio, a quello aereo, dove per vivere bisogna respirare: è il prezzo da pagare per sviluppare la coscienza … Qui, nella dimensione aerea, avviene l’imprinting fondamentale: inspirazione = vita; espirazione = morte. Entrambe le fasi sono necessarie, iniziano così gli opposti, dove il respiro si posiziona al centro. Il respiro esprime anche la libertà del nostro essere: poter respirare a pieni polmoni indica che abbiamo uno spazio vitale adeguato alle nostre esigenze, mentre fare brevi respiri segnala uno stato di tensione. La dinamica del respirare e le caratteristiche della mucosa respiratoria ci portano al secondo grande simbolo dei polmoni: lo scambio e la relazione continua con il mondo esterno. In questo senso i polmoni rappresentano

una “pelle” più intima: il contatto e lo scambio con l’esterno avvengono in profondità, nella cavità toracica, luogo di emozioni e sentimenti. Il respiro è il ponte con l’anima. Sentirsi ispirati significa dilatare il proprio essere in nuovi spazi che nutrono l’anima. Vivere in una “dimensione polmonare” significa affrontare la realtà con una spiccata sensibilità per le atmosfere, le sfumature e una modalità affettiva del tipo “o tutto, o niente”, “dentro o fuori”. Problemi ai polmoni indicano diverse problematiche, per esempio il conflitto nel rapporto con la madre presente sin dall’infanzia, oppure un’avversione per un ambiente che si è costretti a incontrare da vicino o in modo prolungato, oppure ancora angoscia di morte o paure legate al sentirsi soffocare da pressioni o richieste.

Le piante utili per la disintossicazione dei polmoni e per proteggerli dalle tossine che sono nell’aria che respiriamo sono: • L’eucalipto, una delle piante più efficaci contro le malattie bronchiali e polmonari, che con la sua azione antisettica e balsamica facilita l’espulsione del muco e calma la tosse, ottimo se si soffre d’asma. • I fiori della lavanda, grazie all’olio essenziale che contengono, sono utili per liberare i polmoni e i bronchi e per evitare anche la formazione di catarro, e sono anche utili in caso di stress. • I principi attivi delle foglie della menta disinfiammano le vie respiratorie, da adoperare soprattutto se si vuole anche un rimedio per la cefalea e per l’apparato digerenti. • Il timo è una pianta fluidificante del catarro, adatta in caso di laringiti e tosse,è utile soprattutto quando serve un’azione sedativa della tosse.

Veronica Militano Specialista in Naturopatia e Riflessologia Plantare - veronicamilitano@libero.it

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Love Pink Beauty La rubrica anti age Potentilla’s secrets

Ragazze:

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VAMPIRIZZIAMOCI!!!

Ho scoperto una “faccenda” strepitosa per il nostro programma antiage. L’ultima frontiera in fatto di medicina estetica antinvecchiamento. In Italia si sta diffondendo a macchia d’olio tra le patite dell’eterna giovinezza. Io l’ho provata dal mio amatissimo medico estetico e visto i risultati, continuerò a sottopormi a questo bellissimo, sicuro e utile trattamento. In America viene chiamato ironicamente Vampirizzazione o lifting di Dracula. E’ una tecnica dolce, sicura ed efficace che si basa sulla funzione delle piastrine, componenti fondamentali nella riparazione delle ferite. Sta letteralmente spopolando, tecnicamente si chiama PRP : Platelet Rich Plasma (plasma ricco di ppiastrine)) E’ un metodo fisiologico che permette un ringiovanimento naturale, riducendo le rughe. Si utilizza il sangue del paziente e si re-inietta sul volto sottoforma di tante microiniezioni. Il sangue viene centrifugato per separare la parte ricca di piastrine. Si ottiene un gel piastrinico che stimola i fattori di crescita delle cellule. E’ una stimolazione naturale perché deriva dal sangue autologo. E’ una tecnica che ci ha messo un po’ ad affermarsi, ma ora sta prendendo piede con un certo vigore. Si tratta infatti di un metodo fisiologico che consente un ringiovanimento molto naturale, riducendo le rughe. Non parliamo di miracoli, ma di una biostimolazione efficace per il viso, intorno agli occhi e alla bocca. E anche per contrastare la calvizie! Le prime sedute devono essere ripetute per 2/3 volte….poi basta una volta l’anno. E’ esclusa ogni forma allergica. La pelle torna compatta e più turgida senza presentare alcun segno di innaturalezza/gonfiore tipica di quasi tutti i trattamenti antinvecchiamento. I risultati sono visibili dopo 1 mese e sono…BELLISSIMI! Ginnastica facciale e vampirizzazione sono i metodi più efficaci che finora abbia provato…scrivetemi…vi segnalerò volentieri il mio amatissimo e bravissimo medico estetico.

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E voi, vi fareste vampirizzare per cancellare qualche ruga e sentirvi meglio davanti allo specchio? Un Potentilla Kiss……e alla prossima!

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Potete scrivermi alla seguente mail: potentilla@tabletroma.it


[A quattro zampe] di Vittorio Ruberti

Cari lettori, il cane che conosceremo oggi è uno dei più amati e apprezzati.

Il Bobtail Con piccoli colpi di anca le teneva unite e faceva in modo che non oltrepassassero un ideale confine da lui delineato. Non solo: all’avvicinarsi del proprietario del gregge comincio a ringhiare ed abbaiare guardando dalla mia parte per cercare la mia approvazione. Insomma, una meraviglia della genetica. Per non parlare delle volte in cui si doveva entrare in una porta e con lui c’era più di una persona. Si metteva a lato dell’uscio e aspettava che entrasse l’ultimo del gruppo. Un attimo prima che questo varcasse la soglia, si appoggiava con l’anca e dava un piccolo colpo alle gambe. Aveva chiuso il recinto. Avere un bobtail è stato per me, e sarà per tutti coloro che decideranno di accompagnarsi per un tratto di vita a un esemplare di questa razza, un’esperienza indimenticabile, fatta di dolcezza, amicizia, fedeltà incondizionata. Non parlerò di standard, di forme perfette richieste dagli esperti, di peso ideale. Questa volta no! Vorrei solo sottolineare che sollevando il ciuffo di peli che il bobtail ha sulla fronte, appare un mondo meraviglioso, fatto di sguardi dolcissimi, attraverso quegli occhi che mai potrò dimenticare.

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Conosciuto anche con il nome di “old english sheep dog”, questo bellissimo cane, che è quello maggiormente rappresentato nei peluche, è discendente dal ceppo dei cani da pastore dell’Asia occidentale. Premessa necessaria perché io abbia la coscienza a posto: “questa volta sarò assolutamente di parte”. Un cucciolo di questa razza è stato il primo cane a giocarmi tra i piedi ed ha rappresentato per me il prototipo del cane da avere come compagno per un tratto di vita. Si chiamava Wolke, che in tedesco significa nuvola, e quando ha deciso di arrendersi alla vecchiaia e andarsene, si è portato via un pezzetto del mio cuore. Bobtail in inglese significa coda mozzata e ci sono varie storie che spiegano il perché di questo nome. La più ricorrente e plausibile è quella che ricorda come, nel diciassettesimo secolo, in Inghilterra, venissero tassati solo i cani da compagnia e non quelli da lavoro. Poiché risultava difficile stabilire sia le attitudini, sia l’effettivo utilizzo dei cani, le autorità decisero di fare una suddivisione assolutamente drastica e inconfutabile. I cani con la coda erano considerati da compagnia e quindi soggetti al pagamento di una tassa, mentre quelli senza coda venivano definiti da lavoro e non ne veniva tassato il possesso. Il nostro amico era un magnifico guardiano di greggi e quindi si decise di effettuare una caudectomia o asportazione della coda alla nascita. Da qui il nome di bobtail. La peculiarità di questa razza è quella di essere un fantastico cane da pastore. È meraviglioso osservare i comportamenti di un bobtail in circostanze che sono attinenti alle attività che in altre epoche praticavano i suoi avi. Il mio Wolke era stato acquistato quando aveva solo due mesi, quindi non poteva aver visto e imparato le tecniche specifiche del lavoro per il quale la sua razza è famosa. Un giorno, quando aveva un anno circa, durante una passeggiata in campagna, vidi un pastore che governava una ventina di pecore senza l’aiuto di alcun cane. Mi avvicinai e chiesi il permesso di liberare Wolke per vedere cosa avrebbe fatto. Slacciai il guinzaglio e vidi una cosa meravigliosa. Il mio bobtail si lanciò correndo verso il piccolo gregge e iniziò a correre in circolo per fare in modo che le pecore non si disperdessero.

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[Tablet consiglia] di Francesca Neglia

1906 henri matisse nature morte au tapis rouge

Matisse e l’Oriente Henri Matisse alle scuderie del Quirinale: più di 100 opere che ci parlano della passione per le culture artistiche Orientali negli anni della loro rivalutazione, osservate ed interpretate dal celebre artista francese. Henri Matisse fu uno dei padri dei movimenti d’avanguardia nascenti a cavallo tra fine ‘8oo ed inizio ‘900, movimenti autonomi che proponevano nuovi modelli formali d’interpretare il reale, rivendicando la libertà di espressione artistica. Emerge a Parigi, al Salon d’automne del 1905 insieme a Vlamick, Marquet, Derain ed altri, e la sala a loro consacrata sarà battezzata dalla critica la “gabbia delle belve”; da qui, il termine francese che li caratterizzerà, i fauves, le bestie, per la scelta di timbri cromatici violenti, l’abbandono del chiaroscuro, la selezione del colore che appare casuale ed istintiva, il tratto duro, le forti linee di contorno. “Matisse. Arabesque” è il nome della retrospettiva a lui consacrata alle Scuderie del Quirinale a partire dal 4 Marzo fino al 21 Giugno che ospiterà più di cento opere provenienti da musei da tutto il mondo, come l’Ermitage di San Pietroburgo e il Museo Pushkin di Mosca, dal MoMa di New York, alla Tate Gallery di Londra, dal Centre Pompidou di Parigi ed ancora da Washington, Philadelphia. Al di là dell’eccezionalità della collezione esposta, la mostra si rivelerà interessante perché ci propone un Matisse appassionato ed affascinato dalle forme artistiche orientali. Nei suoi dipinti ed in particolare in quelli esposti l’arte europea d’avanguardia incontra stili e temi di influenza giapponese, islamica, bizantina, traducendosi in una sintesi armoniosa tra Oriente ed Occidente.

È la tendenza a rendere gli oggetti immateriali ad affascinare il pittore francese, la linea pura che solo accennando la figura la carica d’intensità. Le forme di Matisse godono tutte di una forte presenza fisica, nonostante siano essenziali e semplificate. Il suo gesto è veloce, deciso ma al tempo stesso lieve e delicato. La mostra curata da Ester Coen, intende mostrare come il pittore fu suggestionato dall’Oriente artistico, libero da costrizioni tecniche e formali, da regole accademiche che limitano l’espressione soggettiva dell’individuo, per dar spazio alla scelta personale dell’artista, alla propria necessità interiore, come la chiamerà Kandiskij, e che non comunica più solo attraverso il contenuto dell’opera, ma attraverso i colori e la linea. La mostra si dividerà in dieci sale, ed in ognuna verrà presentato un tema, a seconda del carattere delle opere e verso quale cultura orientale sono ispirati. Troveremo opere famose come “Ragazza con copricapo persiano” dall’Israel Museum a Gerusalemme, o ancora “Tre sorelle” proveniente dall’Orangerie di Parigi. La sala 4, ad esempio, sarà interamente consacrata al mondo mediterraneo, in particolare al Marocco islamico, dove si esplica la sua passione per i tessuti islamici attraverso dipinti quali “Zohra sulla terrazza” (Museo Puskin di Mosca), in Italia per la prima volta. Il nudo femminile sarà un altro grande protagonista dei suoi dipinti, lo ritroviamo nel misterioso “Odalisca Blu” sempre dall’Orangerie o in “Due modelle che si riposano”, dal Philadelphia Museum of Art e in tanti altri capolavori. Nel mondo dell’arte l’Europa è sempre stata considerata la grande maestra, le è stato dato un primato e tutte le manifestazioni artistiche extraeuropee sono state poste in un ruolo di subalternità, di inferiorità aprioristica. Matisse, ma come lui tanti altri, ha dimostrato come ogni cultura esprime il proprio estro creativo attraverso le proprio forme, i propri colori e le proprie scelte; attraverso uno sguardo nudo, puro lontano da pregiudizi ogni forma creatrice viene rivalutata e diventa arte, capolavoro. E fu così che l’arte Orientale ispirò Matisse.

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Il primo incontro tra Matisse e l’Oriente ha luogo a Parigi, attraverso le grandi, nuove collezioni di arte extraeuropea che vengono inaugurate in quegli anni. L’arte islamica sarà per lui grande fonte d’ispirazione, e la visita alla grande “Esposizione di arte maomettana” a Monaco di Baviera nel 1910 si tradurrà come l’esperienza che segnerà un vero punto di svolta nella sua produzione, allontanandosi del tutto dalla tradizione accademica Occidentale. Cosa dell’arte islamica, affascina Matisse? La semplificazione delle figure, l’essenzialità della composizione, l’eliminazione di dettagli superflui. L’arte islamica è specchio della concezione islamica di Dio, un Dio assoluto, eterno, increato; egli non può essere rappresentato, non può essere reso attraverso fattezze umane, non è tangibile attraverso i nostri sensi e l’artista è nemico di dio perché sfida Dio nell’atto creativo. È un’arte che tende all’astrazione come dimostra l’arabesco, tecnica decorativa che consiste nell’intreccio di ornati vegetali ripetuti infinte volte. il fiore viene

stilizzato a tal punto da diventare irriconoscibile in quanto fiore, ed acquista carattere esclusivamente ornamentale.

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[+Eventi Roma] di Valentina Ecca

Marzo è ricco di musica per la Capitale; s’inizia a prendere il ritmo per la stagione concertistica primaverile ed estiva. Per quanto riguarda il jazz, un concerto interessante sarà quello di Fabrizio Bosso, Julian Mazzariello e Fabio Concato che saliranno sul palco dell’Auditorium PdM il 16 marzo. Il binomio Bosso-Mazzariello ha dato alla luce diversi progetti; quello che i due porteranno sul palco della Sala Sinopoli, questa volta, è l’album “Tandem”. Fabio Concato sarà con loro per interpretare la sua celebre “Gigi”. Dal jazz “made in Italy” si passa a quello statunitense con il Mark Turner Quartet live il 17 marzo all’Auditorium PdM. Il 19 marzo sarà la volta di Sergio Caputo che, sempre all’Auditorium PdM, porterà le sonorità che più lo caratterizzano: il jazz e i ritmi latini. Il 22 marzo è, invece, la volta della musica leggera italiana: sul palco della Sala Sinopoli Deborah Iurato, l’ultima vincitrice del talent “Amici”. Un grande e piacevole ritorno sarà quello che vedrà protagonista Alice, una delle interpreti più amate dal maestro Franco Battiato, che ha partecipato anche all’ultimo album dell’artista. Il 23 marzo, infatti, Alice porterà sul palco dell’Auditorium PdM il disco “Weekend”. “Brunori Srl: una società a responsabilità limitata”: questo il titolo dello spettacolo che vedrà protagonista Dario Brunori, il 26 marzo. Uno show a cavallo tra cabaret, teatro canzone e concerto.

Per quanto riguarda il teatro, Maurizio Battista sarà all’Auditorium Conciliazione dal 10 al 22 marzo. Luigi Lo Cascio porterà “l’Otello” al

teatro Quirino dal 17 al 23 marzo. Al teatro Vittoria, invece, andrà in scena “Magazzino 18” di e con Simone Cristicchi dal 24 al 29 marzo.

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Marzo 2015 sarà un mese ricco di appuntamenti musicali. Si parte con gli Street Clerks l’1 marzo live all’Orion Club di Ciampino. Quattro musicisti e cantanti che portano in giro un mix di musica anni 50-60 con punte di arrangiamenti più moderni. Stessa location ma genere e nazionalità diversa per Mark Lenegan che sarà a Roma il 4 marzo per presentare il nuovo album “Phantom Radio”. Spazio anche per la musica popolare in questo mese. L’Auditorium PdM ospiterà Giovanna Marini nel giorno della festa della donna, l’8 marzo. Con la famosa cantautrice, sul palco, anche Francesca Breschi e le antiche voci de Le Donne di Giulianello. Dopo qualche tempo di silenzio torna una delle band più importanti del panorama musicale italiano degli ultimi anni: i Verdena. I tre musicisti saranno all’Atlantico di Roma il 9 marzo per portare uno dei due album usciti nel 2015, il primo risalente a fine febbraio e il secondo pronto per l’inizio dell’estate. Una grande artista internazionale arriva a Roma, nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium PdM, il suo nome è Joan Baez e non ha bisogno di presentazioni. Cinquant’anni di carriera, riconoscimenti e lotte sociali ma, soprattutto, mezzo secolo di grande musica cantautorale. Questa la formula vincente “dell’Usignolo di Woodstock” che sarà nella capitale il 10 marzo 2015. L’Orion Club di Ciampino ospiterà una delle band più suonate dalle radio italiane degli ultimi tempi, i Saint Motel. La formazione americana suonerà il 12 marzo 2015 nella Capitale. A seguire, il 13 marzo, sempre all’Orion si esibiranno gli Archive, band inglese dalle sonorità a cavallo tra l’elettronica, il trip hop e il post-rock.

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[Specialmente Roma] di Lorenzo Sigillò

Roma corre sempre più veloce!

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A Marzo ‘Specialmente Roma’ va di corsa con due degli eventi più amati dai corridori di tutte le latitudini! Il 1° marzo, infatti, è andata in scena la mezza maratona per eccellenza, la Roma-Ostia giunta alla 41esima edizione, che ha visto il record di 13.542 atleti scorrere lungo i 21,097 km delle strade verso il litorale romano. La prossima data da cerchiare sul calendario, invece, è il 22 marzo dove i chilometri diventeranno 42,195 e la Maratona di Roma scalderà le gambe dell’evento sportivo più partecipato d’Italia. Partenza sotto il Palalottomatica con un’aria decisamente fresca che ha accolto i partecipanti della RomaOstia ed arrivo poi al tepore di una primavera anticipata alla rotonda di Ostia, tutti in fila dietro il keniano Robert Kwemoi Chemosin, il vincitore della competizione con il tempo di 59’ 36’’. Tra le donne invece vincitrice l’etiope Amane Beriso in 1 h 08’ 42’’ che come i colleghi ha percorso la via Cristoforo Colombo fino all’arrivo sul lungomare di Ostia. Grande partecipazione anche per le migliaia di persone che hanno corso la 5km non competitiva, partita subito dopo la Mezza Maratona e terminata al Centro Commerciale Euroma2 che sponsorizzava l’evento con lo slogan “Cogito Ergo Run”! Tra i podisti, c’era anche Annalisa Minetti, cantante e mezzofondista non vedente, nuovo testimonial Adidas. Complimenti all’allestimento al Salone delle Fontane dell’Eur di una “Casa RomaOstia” dedicata all’organizzazione ed all’intrattenimento, mentre per la Maratona di Roma pronti ad accogliere gli atleti ci saranno il Marathon Village al palazzo dei Congressi ed il RomaFun Village per i partecipanti, anche

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qui, alla Stracittadina di 5km non competitiva aperta a tutti. È garantita anche qua la partecipazione di migliaia di appassionati non professionisti, stavolta al grido di “All Roads lead to Rome”! La 21esima Maratona di Roma del 22 marzo è invece pronta a frantumare i record dello scorso anno, che vide 14.875 corridori provenienti da ben 102 nazioni. Per gli atleti e gli addetti ai lavori, il tracciato è giustamente considerato uno dei più suggestivi in assoluto ed effettivamente in quale città si possono attraversare strade come queste della Capitale del Mondo? Dal punto più a nord, via della Moschea, fino a quello più a sud, la Basilica di San Paolo, passando per i Lungotevere, la Bocca della Verità, il Circo Massimo, Testaccio, Piazza Navona, Piazza Venezia, Piazza di Spagna... fino all’arrivo al Colosseo ed ai Fori Imperiali! Insomma, un autentico tour della Città Eterna attende i runners di tutto il Mondo, peccato solo che qualcuno non potrà fermarsi a gustare i monumenti! E se ancora non siete contenti della scorpacciata di corse, la primavera romana placherà senz’altro il vostro desiderio con tanti eventi come l’Appia Run o la Race for the Cure e molte altre… ma non utilizzate tutta la benzina, perché alla fine dell’estate anche noi saremo protagonisti organizzando la Tablet Run! Un evento imperdibile per i nostri lettori, che ci auguriamo diventi appuntamento fisso nel calendario degli appassionati runners romani e non! Restate in contatto leggendo i prossimi numeri della rivista, il sito ed i nostri social su internet, per essere aggiornati sulla modalità di partecipazione! Stay TABLET stay RUN! le fotografie sono state gentilmente concesse dalla organizzazione di RomaOstia


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Un posto tranquillo Dott.ssa Giulia Migani Psicologa – Psicoterapeuta Analista transazionale socio-cognitiva

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“L’elaborazione del lutto” ancora un’altra paziente, che arrivò con un disturbo dell’alimentazione ma che in realtà “agiva” mangiando la sua rabbia e il suo dolore per la malattia del figlio, cioè per la perdita della possibilità di un figlio sano. Non ci sono dei modi e dei tempi precisi nel lavoro con il lutto, anche se esiste un “modello” diviso in 5 fasi: negazione, rabbia, negoziazione, depressione, accettazione. Questo modello indica dei momenti che però non è detto che si verifichino sempre tutti e non sempre magari in quest’ordine. In realtà, il processo di elaborazione dipende da molte variabili: il significato stesso dell’evento, l’intensità del trauma subito, il grado di intensità del legame affettivo. Ciascuno di noi ha una personalità e modi di affrontare la vita diversi. Alcuni superano il lutto in breve tempo, altri ne risentono profondamente, altri ancora diventano più forti di prima. Anche i modi di manifestare il lutto sono diversi: alcune persone sono controllate, altre piangono e si disperano; c’è chi vuole stare da solo e chi ricerca una compagnia costante, chi si butta nel “fare” e chi si “immobilizza”. Il dolore per la perdita subita continua sempre ad accompagnare le persone ma con il tempo aumenta la consapevolezza e la capacità di affrontare le esperienze dolorose. Un tempo si usavano le espressioni “avere il cuore spezzato” oppure “morire di crepacuore”: Per quanto bruciante sia il dolore che si prova, sappiamo che non si muore. Il nostro organismo e la nostra mente tendono biologicamente alla sopravvivenza. Si parla di omeostasi, cioè quel “sistema” si autoregolazione interna tramite il quale l’organismo, messo sotto sopra dal grande dolore subito, tende a ritornare alla normalità e a ristabilire l’equilibrio perduto. Il lutto è una ferita, il cui processo di cicatrizzazione richiede tempo e fatica; è un processo che inizia, si sviluppa e si conclude: il dolore si attenua poco a poco e la vita riprende, colmando i vuoti con nuovi compiti e nuove presenze. Per dirla con Viktor Frankl, accettando (rielaborando) la sofferenza della perdita si realizza un valore di atteggiamento e si riscoprono risorse con cui trovare un nuovo senso da dare alla propria esistenza. Si continua a vivere… una vita sicuramente diversa da quella di prima ma che può essere comunque piena di significati che permettono di aprirsi a nuovi impegni, progetti e rapporti. Dott.ssa Giulia Migani Psicologa – Psicoterapeuta Analista transazionale socio-cognitiva giuliamigani@yahoo.it

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Scrivo questo articolo sotto una spinta emotiva profonda, per cui mi scuso con Voi Lettori se ciò che leggerete non sarà tanto da “professionista” quanto più da “fragile essere umano” e mi auguro di non infastidire nessuno parlando di un pezzo di me e della mia vita. Oggi sarebbe stato il compleanno di mio padre. E sono anche tre anni e mezzo che lui non c’è più. Oggi non è possibile, per me, non pensare a lui, ed è impossibile non ricordare. L’ultimo compleanno passato in ospedale con la sua grande famiglia intorno, la lunga degenza che lo ha consumato, quell’ultima notte passata a fare le corse tra casa e farmacia notturna ogni volta che finiva la piccola bombola di ossigeno... E nonostante sia già passato del tempo, oggi le emozioni le ho sentite tutte, proprio come 42 mesi fa… il desiderio di aiutarlo, la speranza della guarigione, il dolore, la rabbia, il senso di impotenza devastante, la rassegnazione all’inevitabile, la paura di fronte al mistero della morte. Perdere una persona amata fa male…ed è un dolore che va elaborato. In psicologia si parla di “elaborazione del lutto”, che consiste nel lavoro di rielaborazione emotiva dei significati e dei vissuti legati alla perdita di una persona cara, con la quale esisteva un legame affettivo significativo. Inoltre, si identificano con la parola “lutto” anche quella serie di sentimenti e stati mentali che derivano da fatti improvvisi e traumatici, che hanno un forte impatto psicologico sulla persona che li subisce, creando sofferenza: una separazione, un divorzio, la perdita del lavoro, la scoperta di una malattia nel coniuge, in un figlio, in noi stessi. Insomma, tutto quello che comporta il contatto con un evento traumatico e che modifica sostanzialmente e obbligatoriamente il proprio modo di vivere. La sofferenza per un “lutto” ha ripercussioni anche sul corpo e può causare una serie di problemi: spossatezza, insonnia o ipersonnia, palpitazioni, affanno, mal di testa, perdita dell’appetito o fame insaziabile, aumento della pressione, infezioni ricorrenti dovute all’abbassamento delle difese immunitarie. Essendo corpo e mente strettamente collegati, in genere ai disturbi fisici si accompagnano disturbi di tipo psicologico, in prevalenza stati di ansia, attacchi di panico, stati depressivi. Non sempre le persone sono consapevoli di star vivendo una fase di lutto. Succede che arrivino in terapia magari a causa di un sintomo, ma poi il lavoro si incentra sull’elaborazione di una perdita. Ricordo una donna giovane, che arrivò da me soffrendo di attacchi di panico. Ma quello era il sintomo che esprimeva il grande dolore per la perdita subita della sua capacità di diventare madre. Infatti era stata sottoposta (due anni addietro) ad un intervento di isterectomia totale a causa di un tumore all’utero. O

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[Terza pagina] di Cristina Ippoliti

ENEA IN VIAGGIO: un viaggio dentro se stessi. È arrivato al Teatro del Lido di Ostia il laboratorio teatrale “Enea in viaggio”. Il corso è completamente gratuito, e andrà avanti per tutto il mese di Marzo. Enea è il profugo troiano, figlio di Venere, che, come si narra nell’Eneide, fugge da Troia, la sua città incendiata, ormai occupata dagli Achei, con il padre Anchise sulle spalle e il figlioletto Ascanio per mano. Costretto ad abbandonare la propria moglie tra le fiamme, dopo varie peregrinazioni nel Mediterraneo, Enea approda nel Lazio. I suoi discendenti fonderanno Roma, terra “di credo, di colore e di cultura differente”. Un libro di duemila anni, che racconta, però, una storia da noi affatto distante. Un’opera che parla di chiunque si veda costretto a scappare dalla propria terra, per salvarsi dalla fame e dalla guerra. Portando avanti l’obiettivo di far diventare i teatri uno spazio laico di condivisione umana, il laboratorio è dedicato proprio a chi ha vissuto, in prima persona, una simile esperienza di distacco, dalla propria casa e dalla propria famiglia. Esseri umani di etnie, religioni, pelle, lingue, genere, età, culture differenti, pronti a mettersi in gioco, per discutere, imparare, esprimersi liberamente, per affrontare, e metabolizzare, il proprio viaggio geografico, e l’immenso, infinito, viaggio dentro loro stessi.

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Il viaggio di Zixi. Una testimonianza. Zixi arriva dalla Cina, è una mamma e una studentessa della Scuola d’Italiano per Stranieri Effathà di Acilia, portata avanti dai volontari dell’Associazione C.I.A.O. Onlus. È proprio tramite la sua scuola che è venuta a conoscenza del progetto “Enea in viaggio”. Mi racconta brevemente la sua esperienza fino ad oggi: “Per prima cosa devo dirti, che per me il teatro era una cosa sconosciuta. Non ho mai partecipato a nulla di simile quando ero in Cina. Durante il primo incontro non abbiamo fatto niente di speciale, ci siamo presentati, abbiamo raccontato le nostre storie, ma già questo, in effetti, era qualcosa di speciale! Poi, col passare del tempo, nei successivi appuntamenti, sono iniziati i giochi! Sempre in gruppo, sempre insieme. Una volta facciamo un cerchio, un’altra saltiamo, poi giriamo su noi stessi, e poi ancora facciamo tutti insieme le stesse azioni, gli stessi movimenti contemporaneamente. La fiducia nel prossimo, quella che si crea nel gruppo, è molto importante: per esempio, è capitato

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di dover chiudere gli occhi e seguire un’altra persona, tenendole la mano. Ecco, in quel momento, ho imparato a dare fiducia. Un’altra cosa divertente è stata quella di parlare in coppia, ognuno usando, però, la propria lingua di origine, provando comunque a far capire al nostro compagno di scena quello di cui stavamo parlando! La volta in cui mi sono emozionata di più è stata quando tenevamo gli occhi chiusi, poi li abbiamo riaperti e ci siamo salutati con la mano, dicendoci “ciao”. Lì ho pianto, perché mi sono ricordata l’istante esatto della mia partenza, quando ho lasciato il mio paese, per venire a Roma. Da quando sto frequentando questo corso ho guardato un po’ di spettacoli teatrali. Sto cercando di capire che cosa sia davvero il teatro, e mi sta iniziando a interessare veramente! Sono venuta in Italia e mi sento diversa, mi sembra che io sia diventata una persona introversa, e per questo voglio affrontare questa sfida con me stessa, cambiare, tornare la donna di prima, anzi anche di più, voglio migliorarmi. E credo che questo laboratorio mi aiuti realmente in tutto questo!” Per informazioni: Teatro del Lido, Via delle Sirene, 22 00121 Lido di Ostia RM - 06 564 6962


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via Dario Niccodemi 102, 00137 Roma info 06.87132554


87esima edizione degli Academy Awards.

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Quanti di voi sono rimasti svegli tutta la notte del 22 Febbraio per vedere gli Oscar 2015? Tranquilli, l’ho fatto io per voi. La serata è sicuramente uscita da quella atmosfera amichevole e goliardica in cui l’aveva immersa Ellen DeGeneres lo scorso anno. Il presentatore Neil Patrick Harris (per i più conosciuto come Barney Stinson della serie tv “How I Met Your Mother”) ha donato di nuovo ufficialità e sobrietà alla premiazione, non risparmiando, però, battute e frecciatine ai vari ospiti (per esempio le prese in giro a un John Travolta total black, che a quanto pare sbaglia facilmente i nomi delle star) e piccole gag divertenti. Il Red Carpet sotto la pioggia ha visto sfilare, come al solito, splendidi vestiti, anche se quest’anno non c’è stato “l’arrivo mozzafiato”, probabilmente per l’assenza di Angelina e di Charlize, che ogni volta in cui compaiono sul tappeto rosso ipnotizzano il pubblico. La linea guida, domenica, è stata bianco per le donne, a parte uno splendido abito verde smeraldo di Scarlett Johansson, che brillava di luce propria, e ogni tipo di papillon per gli uomini. A risplendere, sia in passerella che sul palco, sono state senz’altro Emma Stone, candidata come migliore attrice non protagonista, con un bellissimo e sensuale Elie Saab, che le lasciava la schiena comple-

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di Valentina Mele

tamente scoperta, e Jennifer Aniston con un sensualissimo Atelier Versace color cipria che le aderiva sulle forme perfette, lasciandole spalle e braccia toniche nude. Le due hanno avuto anche un incontro divertente sul red carpet, in cui la prima, grandissima fan di Jen, ha abbracciato in una morsa d’acciaio la seconda, che ha risposto sollevandola da terra: inutile dire che è stata un’esplosione di click fotografici. Dulcis in fundo, non si può non dire un paio di parole sulla splendida e dolcissima Keira Knightley, candidata come migliore attrice non protagonista, nel suo romantico e morbido Valentino Couture che ha esaltato le sue rotondità da futura mamma regalandole eleganza e charme. Un articolo sugli Oscar 2015 che si rispetti non può esimersi dal dire due parole anche sull’attrice che ultimamente è sulla bocca di tutti, oltre che di Mr Grey, Dakota Johnson, che tornava dopo 15 anni sul red carpet insieme alla madre Melanie Griffith. Abbiamo detto due parole, giusto? Dakota impacciata ed insignificante nonostante il vestito rosso e i sorrisi della Griffith, che rischiavano continuamente il crollo di tutta la plastica che ha sul viso. Peccato non ci fosse Banderas, che avrebbe sicuramente donato qualcosa di bello agli occhi ma, probabilmente, non potendo portare galline nel Dolby Theater, è dovuto rimanere nel Mulino Bianco. Diamo uno sguardo a chi ha ricevuto l’Oscar.


suora sia stata Lady Gaga! In un sobrio vestito bianco che sembrava quasi coperto di neve, con capelli morbidi, sciolti e romantici Lady Gaga ha cantato un medley, tra cui “The Sound of Music”. Anche questi Oscar hanno lasciato qualche appunto che va valutato. La barba va senz’altro di moda: da quella corta del fighissimo Bradley Cooper, a quella forse un po’ troppo esagerata di Matthew Mcconaughey; Jared Leto ha forse in programma un film su Gesù? Tagliategli la barba e i capelli! Dopo la diciannovesima nomination Meryl Streep ha ormai il posto in platea segnato, può rimanere anche lì per il prossimo anno. Jennifer Lopez, con il decolleté ben in mostra, da quando ha fatto la pubblicità dello shampoo non riesce più a cambiare pettinatura, o forse non riesce a sciogliere i capelli da quella coda? Snobbato Ralph Fiennes, interprete di “Grand Budapest Hotel”, nonostante il grande apprezzamento. Molti tweet chiedevano dove fosse Leonardo Di Caprio quest’anno, in fondo conta poco se è candidato o meno, tanto l’Oscar non lo vince. Standing ovation per la canzone Glory del film Selma, che ha vinto l’oscar come migliore canzone, cantata da John Legend, o per lo spacco stile Angelina della moglie? In ultimo, organizzerei una colletta per mandare del cibo a Nicole Kidman che sta decisamente sparendo: la cintina rossa del vestito Luis Vuitton che la cingeva avrebbe potuto indossarla Oprah come braccialetto. L’87esima edizione ormai è finita, forse un pochino più fiacca della scorsa, e ora non ci resta che aspettare la prossima.

Migliore sceneggiatura non originale: The Imitation Game. Miglior film straniero: Ida. Miglior film d’animazione: Big Hero 6. Miglior scenografia: Adam Stockhausen - Grand Budapest Hotel. Migliore colonna sonora: Alexandre Desplat - Grand Budapest Hotel. Migliori effetti speciali: Interstellar. Miglior montaggio sonoro: American Sniper. Migliori costumi: Milena Canonero - rand Budapest Hotel. Miglior trucco e acconciatura: Frances Hannon e Mark Coulier - Grand Budapest Hotel. Miglior documentario: Citizenfour. Miglior cortometraggio documentario: Crisis Hotline: Veterans Press 1. Miglior cortometraggio: The phone call. Miglior cortometraggio d’animazione: Winston (Feast).

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Il miglior film è stato vinto dal particolarissimo Birdman che si è portato a casa altri 3 premi come migliore sceneggiatura originale, miglior fotografia e miglior regia. Il film tratta di un attore, interpretato da uno stupefacente Michael Keaton al quale è sfuggito l’Oscar come migliore attore, che, dopo aver raggiunto il successo nei panni di un supereroe, vuole dimostrare la sua bravura adattando un racconto per un film; di qui esilaranti, oniriche e totalmente folli scene che lo ridurranno anche, letteralmente, in mutande. Scena, questa, a cui ha reso omaggio anche Neil Patrick Harris, che durante la serata è comparso con solo gli slip indosso. Come miglior attore protagonista ha vinto un dolcissimo e giovanissimo Eddie Redmayne che ha interpretato Stephen Hawking nel film “La teoria del tutto”. Eddie, appena sposato e ufficialmente in viaggio di nozze con la moglie, ha ritirato il premio con incredulità, urlicchiando ogni volta che diceva la parola Oscar, facendo ridere anche Cate Blanchett alle sue spalle che glielo ha consegnato. Vittoria meritata e assolutamente annunciata quella della splendida Julianne Moore, alla sua quinta nomination, come migliore attrice protagonista per la sua interpretazione in Still Alice, che tratta di una donna alle prese con l’Alzheimer. In un elegante vestito bianco con ricami neri senza spalline, molto bon ton, Julianne ha ritirato il premio emozionata, quasi in lacrime, asserendo di aver letto che un Oscar ti allunga la vita di 5 anni, quindi per averlo ricevuto ringraziava calorosamente l’Academy, considerando che il marito è più giovane di lei. Tra le candidate, oltre Rosamund Pike (Gone Girl), Marion Cotillard (Deux jours, une nuit), Felicity Jones (The Theory of Everything), brillava Reese Witherspoon (Wild), la quale ha asserito di essere più del suo elegante abito bianco con strisce nere, e che ha elargito dolcissimi e fanciulleschi sorrisi in continuazione. Il migliore attore non protagonista, primo premio consegnato, è stato J.K. Simmons per Whiplash, film che ha vinto in totale 3 Oscar su 5 nomination (Miglior montaggio, Miglior sonoro). Patricia Arquette, con un vestito bianco e nero di una stilista sua amica di infanzia, i capelli con un finto spettinato, forse poco finto e troppo spettinato, riceve il premio come miglior attrice non protagonista ed inizia un piccolo monologo politico sui diritti delle donne, che vede molto d’accordo Meryl Streep, altra candidata alla stesso premio. Durante la serata c’è stato naturalmente il classico momento commemorativo in cui vengono ricordati tutti i personaggi del mondo dello spettacolo che sono venuti a mancare nell’ultimo anno. Oltre ad essere ricordati la bellissima e giunonica Anita Ekberg e il compianto Robin Williams, la cui scomparsa ci ha lasciati tutti senza parole, è stata ricordata anche la nostra stupenda Virna Lisi. Verso la fine della serata, intorno alle 5 di mattina, uno splendido tributo ai 50 anni del film “Tutti insieme appassionatamente” ha deliziato gli spettatori, e il fattore più sconvolgente di questo momento non è stato il fatto che siano già passati 50 anni da questo film che è nel cuore di tutti, e neanche l’apparizione non annunciata di Julie Andrews, che nonostante i suoi 70 anni è ancora bellissima ( io, onestamente, mi aspetto sempre che apra un ombrello e voli via) ma, che a eseguire le canzoni di una quasi

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[Mozart news] di Cristiana Sottile

Alunni alle superiori... Alla mozart... Periodo di test Mozart tra fine febbraio e inizio marzo tutti gli alunni che hanno Mancano i posti nelle sedi richieste Alla richiesto líaccesso alla sezione musicale e a quella a sperimentazione sportiva dovranno sostenere un test teso a valutare le proprie attitudini negli ambiti díindirizzo. Da anni la scuola è abituata a vedere aspiranti musicisti di soli 10 o 11 anni varcare la soglia del teatro per affrontare la prova. Alcuni arrivano timorosi, altri speranzosi ma tutti felici di fare il loro primo passo nella scuola secondaria di primo grado. Quando escono ci sono i loro genitori ad attenderli e a chiedere cosa hanno fatto, come si è svolta il tanto attesa esame. Sui loro volti si nota comunque la gioia di aver affrontato il test. Quest’anno arriveranno anche, in tuta e scarpe da ginnastica, tutti quei ragazzi che hanno optato per la sezione sportiva che dovranno dimostrare le proprie competenze. A valutarli saranno esperti docenti della nostra scuola che avranno l’arduo compito di stabilire chi sarà idoneo a tale percorso. Entro fine marzo saranno esposte e pubblicate sul sito della Mozart le due graduatorie, quindi un grande in bocca al lupo a tutti gli alunni. Qualunque sarà l’esito finale, seguite il mio consiglio Non rinunciate mai alle vostre passioni, musicali o sportive che siano, ma inseguite i vostri sogni.

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Purtroppo il nostro quartiere non ha una sede in cui gli alunni possano iscriversi per frequentare la scuola secondaria di secondo grado. Negli anni il territorio ha inoltrato diverse richieste affinché fosse finalmente creata la tanto necessaria scuola ma tutto è stato vano. Gli alunni, dopo l’esame di licenza conclusivo del primo ciclo d’istruzione, dovrebbero essere liberi di scegliere la scuola che vorranno frequentare. Sfortunatamente, però, nelle scuole di zone limitrofe non trovano posto e sono costretti a cambiare scelta o ad allontanarsi troppo dal quartiere di residenza. Gli Istituti superiori, non in grado di accogliere tutte le richieste, pongono tra i criteri di precedenza la cosiddetta “vicinorietà”, cioè hanno la precedenza coloro che risiedono più vicino alla scuola. Da insegnante e da mamma mi chiedo dove finiranno tutti gli alunni che vivono allíInfernetto visto che non esiste una scuola da poter frequentare. Non è mia intenzione essere polemica ma è mio dovere pensare al futuro di tutti quei ragazzi che hanno frequentato, frequentano e frequenteranno il nostro Istituto. Chiedo quindi alle istituzioni di trovare una soluzione a questo annoso problema.

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[Movimento Difesa del Cittadino] di Diego Recino

ISEE 2015, MDC: ‘banche non pronte, preoccupazione delle famiglie’ File interminabili, mancanza di informazioni precise e un passaggio di responsabilità che nella maggior parte dei casi finiscono proprio sul cittadino: il Movimento Difesa del Cittadino (MDC) sta ricevendo in questi giorni decine di segnalazioni che denunciano la scarsissima organizzazione di banche e CAAF nel gestire il calcolo delle giacenze sul conto corrente nel nuovo ISEE 2015. La dichiarazione, voluta dal DLG Stabilità per incrementare la lotta all’evasione, secondo un consiglio dato dall’ABI dovrebbe essere inserita negli estratti conto a partire dalla prima rendicontazione del 2015, e cioè dal 31 marzo. Se i cittadini si sono già mobilitati per ottemperare alle nuove disposizioni, altrettanto non sembrano aver fatto le banche e i CAAF. Mentre le banche non sono pronte, aumentano la confusione e la preoccupazione delle famiglie, oltre che file e malumori. Sembra assurdo anche lo scarica barile che è stato segnalato al Movimento difesa del cittadino da più di un cittadino, per cui i CAAF dicono che il compito spetta alla banca e la banca invece sostiene che il compito sia unicamente del cliente. Anche che laddove la banca risulti essere preparata, il tempo di attesa prospettato per il documento è almeno di una settimana. Il Movimento Difesa del cittadino ha chiesto che il Ministro dell’Economia e l’ABI aprano un tavolo con urgenza per discutere dell’applicazione del provvedimento, non dimenticando che il calcolo deve essere preciso, altrimenti a incorrere in sanzioni sono proprio i cittadini. Potete inviare le vostre segnalazioni a:

sportelloroma10@madc.it oppure lasciando un commento sul

tablet

sito www.mdcroma10.org

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Enel: ‘Attenzione all’e-mail truffa del rimborso in bolletta’ Un messaggio che promette il rimborso sulla bolletta dell’energia, a patto che l’utente compili un modulo con la richiesta dei propri dati personali. La truffa che sta circolando in rete già da qualche settimana, avverte Enel, è molto pericolosa in quanto non è inoltrata né da società del Gruppo né da società da essa incaricate, quindi costituisce un modo per estorcere i dati personali dei destinatari, simile a quelli più volte denunciati da Poste Italiane o istituti bancari. L’indirizzo sotto accusa è trrpf@ENEL.it, invitiamo quindi tutti i cittadini a eliminare la comunicazione e non eseguire l’operazione. Le procedure dell’Azienda, è bene ricordarlo, non prevedono in alcun caso la richiesta di fornire dati bancari e/o codici personali via email o telefonicamente o attraverso link esterni. Di seguito un esempio del messaggio:


[Scadenzario Fiscale

Anna Maria De Calisti commercialista - Marta Montini consulente del lavoro

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Lo Studio De Calisti A.M. e Montini M. saluta tutti i Lettori che si inoltrano nello scadenzario fiscale di Marzo 2015.

Via L. Mellano, 72 - 00125 Roma tel/fax 06.52352585

Anna Maria De Calisti Commercialista Ufficiale Revisore dei Conti CAF autorizzato CGN Conciliatore

mail: amdec@libero.it cell: 333.3087137

Assistenza Fiscale e Tributaria alle Imprese e ai Liberi Professionisti Centro Assistenza Fiscale CGN abilitato a fornire i servizi di: - 730 per dipendenti, collaboratori, pensionati - Compilazione ISEE, RED, Detrazioni, ecc. - Gestione Badanti e Colf -Successioni

Marta Montini Consulente del Lavoro

cell. 333.9626220 mail: martamontini@libero.it

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S t u d i o Anna Maria De Calisti

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in qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati - ISEE, RED, Detrazioni ecc. - Gestione Badanti e Colf Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione per ogni ulteriore chiarimento. Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma tel. 06/52352585 cell. 3333087137 e-mail: amdec@libero.it

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La prima scadenza è il 2 marzo 2015 ultimo giorno per l’invio telematico della Comunicazione Iva 2015 anno d’imposta 2014. Un ultima novità è il giorno 9 marzo 2015, in cui si presenta il CU 2015 (Certificazione Unica in sostituzione del CUD) sia per i dipendenti, pensionati, lavoratori autonomi e collaboratori. Lo Studio rammenta, che avendo dipendenti o collaboratori occasionali, la scadenza del 16 marzo prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS. Entro il 16 marzo dovranno effettuare il versamento coloro che essendo titolari di Partita Iva si trovano sotto un regime IVA mensile (febbraio 2015). Inoltre, coloro che presentano il Mod. Unico 2015 e risultano a debito con la dichiarazione annuale IVA 2014 dovranno effettuare il pagamento entro il 16 marzo. Si ricorda che il 16 marzo scade il pagamento della Tassa annuale di concessione governativa per la tenuta dei libri contabili e sociali. Il 16 marzo non per tutti c’è il versamento della TOBIN TAX, l’imposta sulle transazioni finanziarie. Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 febbraio 2015), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 18 marzo. Con la scadenza del 25 marzo coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat.


[La psico-pedagogista risponde] Il fenomeno del bullismo: conoscerlo e prevenirlo (parte prima)

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Cari lettori, prendo spunto da un importante documento che il telefono azzurro ha emanato su questo, purtroppo, sempre più diffuso e sottovalutato fenomeno. Per questo, vista l’importanza dell’argomento, lo dividerò in più numeri. In questi giorni l’I.C.Mozart ha avviato un corso di formazione per genitori e docenti per far conoscere più a fondo questa importante tematica che potrebbe coinvolgere i nostri ragazzi. Il titolo è “Il bullismo: insieme ai genitori per una scuola più serena” e se volete partecipare le date rimanenti sono il 4,18 marzo e il 22 aprile. La coraggiosa scelta della scuola nasce dalla volontà di dare un segno all’importanza di mettere insieme tutte le energie per la prevenzione, pur non avendo specifici problemi in tal senso. Ma torniamo all’argomento. Secondo la succitata ricerca, il bullismo può essere interpretato come un “problema sociale”, la cui unica soluzione rischia di essere rintracciata nella punizione e nella repressione del comportamento aggressivo. Uno dei luoghi in cui più frequentemente emerge questo tipo di disagio è costituito dalle aule scolastiche: accanto alle più generali difficoltà di apprendimento e relazionali. La prevenzione non è affatto un luogo comune nel caso del bullismo; il primo passo è acquisire gli strumenti per riconoscere il fenomeno. Il bullismo infatti, si manifesta attraverso una serie di campanelli d’allarme che possono essere identificati precocemente. Se non individuato per tempo o male interpretato, le difficoltà legate al bullismo possono accrescersi, lo sviluppo e l’integrazione sociale essere irreparabilmente compromessi. La rilevazione dei segnali di disagio deve riguardare e coinvolgere ogni soggetto della rete sociale e deve essere multidisciplinare, comprendendo sia fattori socioculturali che psicologici, in un’ottica evolutiva. La famiglia, il mondo della scuola e degli amici possono costituire, in questo senso, una risorsa preziosa. La prevenzione è dunque possibile, a condizione che esista un sistema (familiare e sociale) attento ai segnali del disagio, ma anche capace di promuovere risorse, potenzialità, competenze. Che cos’è dunque il bullismo? Il bullismo viene definito come un’oppressione, psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona - o da un gruppo di persone - più potente nei confronti di un’altra persona percepita come più debole. Un comportamento ‘bullo’ è un tipo di azione che mira deliberatamente a far del male o a danneggiare; spesso è persistente, talvolta dura per settimane, mesi, persino anni ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittime. Proprio perché il bullismo coinvolge due o più individui, per comprenderlo è necessario cogliere la sua natura relazionale: è dunque fondamentale focalizzarsi non solo sui problemi di comportamento o di temperamento del singolo, ma anche e soprattutto sulla tipologia di rapporto che si è venuta a creare tra bullo e vittima. In questo senso, più che focalizzare l’attenzione su “cosa fa il bullo” o sulle sue caratteristiche, è importante cogliere le dinamiche relazionali esistenti tra bullo e vittima. Quando gli atti di bullismo avvengono all’interno della scuola, è necessario estendere la nostra attenzione a tutto il gruppo classe che contribuisce (più o meno attivamente) a “costruire” i ruoli di bullo e di vittima e a mantenerli rigidi e invariati nel corso del tempo. Esiste un bullismo diretto verbale che implica il minacciare, insultare, offendere, prendere in giro, esprimere pensieri razzisti, estorcere denaro o beni materiali e un bullismo di tipo indiretto che gioca più sul piano psicologico: è meno evidente e più difficile da individuare, ma non per questo meno dannoso per la vittima. Esempi di bullismo indiretto sono l’esclusione dal gruppo dei coetanei, l’isolamento, l’uso ripetuto di smorfie e gesti volgari, la diffusione di

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pettegolezzi e calunnie sul conto della vittima, il danneggiamento dei rapporti di amicizia. A differenza di quanto comunemente si ritenga, il bullismo è un fenomeno che riguarda sia i maschi che le femmine; si esprime però in modi differenti nei due casi. I maschi mettono in atto

Questa rubrica è stata pensata con il preciso intento di dare un servizio utile, un contatto diretto tra noi e chi ci legge, grazie all’ausilio e alla generosa disponibilità di due figure professionali importanti come l’avvocato Federica Lorenzetti e la psico-pedagogista Paola D’Errico. Per contattare la psicopedagogista Paola D’Errico inviate una email a:

paola.derricoguarino@gmail.com


[L’avvocato risponde] prevalentemente prepotenze di tipo diretto, con aggressioni per lo più fisiche ma anche verbali. Le femmine, invece, utilizzano in genere modalità indirette di prevaricazione e le rivolgono prevalentemente verso altre femmine. I soggetti implicati nel fenomeno del bullismo sono bambini e adolescenti in una fascia di età compresa tra i 7-8 e i 14-16 anni. Gli individui maggiormente coinvolti sono comunque i bambini delle scuole primarie e dei primi anni delle scuole secondarie di primo grado. Il numero e la frequenza degli episodi di bullismo sembrano diminuire con la crescita del bambino. In modo particolare gli episodi diminuiscono nel passaggio tra le scuole primarie e le scuole secondarie di primo grado e, ancor più significativamente, con il passaggio dal primo al secondo grado di scuola secondaria. L’aspetto che muta maggiormente è relativo al bullismo diretto fisico. Sebbene in numero inferiore che in altre età, nel corso dell’adolescenza cresce il livello di pericolosità e di intensità delle azioni messe in atto contro l’altro, che possono sfociare, nei casi più estremi, in comportamenti devianti. Quello su cui vi lascio riflettere questo mese è che non dobbiamo credere ai seguenti luoghi comuni: il bullismo, in fondo, è solo “una ragazzata”, il bullismo fa parte della crescita, è una fase normale che serve a “rafforzarsi”; chi subisce le prepotenze dovrebbe imparare a difendersi; il bullismo è un fenomeno proprio delle zone più povere e degradate; il bullismo deriva dalla competizione per ottenere buoni voti a scuola; il bullo ha una bassa autostima e al di là delle apparenze è ansioso e insicuro. Vedremo il prossimo mese di cercare di capirne di più. Nel frattempo se mi volete contattare per condividere esperienze e perplessità sapete dove trovarmi.

Dott.ssa Paola D’Errico

Potete inviare i quesiti all’ Avvocato al seguente indirizzo email:

federicalorenzetti@libero.it

Salve a tutti e ben ritrovati. In questo mese Vi voglio parlare di un argomento molto sentito da Voi lettori, e che sta ingerendo una serie di confusioni, soprattutto per quanto concerne l’esatta individuazione della decorrenza dei termini nonché il tempo che deve trascorrere tra la separazione e divorzio che, di fatto, malgrado la nuova normativa, come qui vedremo, è rimasto invariato. Precisamente, l’art. 6 della legge 162/2014 regola le convenzioni di negoziazioni effettuate da almeno un avvocato per le soluzioni consensuali in tema di separazione personale e divorzio tra i coniugi. Tale normativa, definita appunto negoziazione assistita, consente in presenza di accordo tra i coniugi, di evitare i tempi procedurali a volte spesso anche lunghi, per ottenere l’equivalente provvedimento di separazione ovvero divorzio tra le parti, che si avrebbe avuto incardinando un normale procedimento giudiziale. Tale convenzione, deve essere presentata, per tramite di un legale, in Tribunale e richiede soltanto il parere favorevole del PM. È fatto poi obbligo dell’avvocato incaricato di trasmettere l’accordo vistato dal PM all’Ufficiale di stato civile del Comune in cui il matrimonio fu iscritto oppure trascritto ( se religioso). I tempi di attesa, già collaudati dalla sottoscritta, sono davvero ridotti poiché davvero celere è tale procedimento così come approvato con la nuova normativa. L’applicazione di questa novità legislativa è prevista, solo laddove risponda all’interesse del figlio, e sempre ed obbligatoriamente previa autorizzazione del PM, anche in presenza di figli minori ovvero maggiorenni incapaci o portatori di handicap, ovvero non economicamente autosufficienti. Inoltre è prevista la possibilità per i coniugi di presentarsi autonomamente presso l’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza di uno di loro o del Comune in cui il matrimonio fu iscritto oppure trascritto al fine di depositare un accordo di separazione e di divorzio. A differenza di quanto previsto per la convenzione che vi ho sopra descritto, tale possibilità concessa ai coniugi prevede, quale condizione ostativa, la presenza di figli minori ovvero maggiorenni incapaci o portatori di handicap, ovvero non economicamente autosufficienti. Importantissimo evidenziare come, ciò che invece rimane assolutamente invariato anche con l’entrata in vigore della nuova normativa che vi ho brevemente descritto, è il tempo che deve intercorrere tra la separazione ed il divorzio e che si cristallizza sempre in tre anni tra l’una e l’altro. Ovviamente, dopo aver raggiunto l’accordo in convenzione per la separazione personale dei coniugi, il termine di tre anni previsto per la proposizione della domanda di scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio (divorzio) decorre dalla data certificata nell’accordo di separazione raggiunto a seguito di convenzione di negoziazione assistita.

Avv. Federica Lorenzetti

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Ogni mese risponderanno ai quesiti importanti dei nostri lettori, garantendo l’anonimato ove richiesto. La possibilità di interfacciarsi con i professionisti in maniera privata è un valore aggiunto offerto da Tablet Roma.

La riforma in materia di separazione e divorzio

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[Mestieri

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A cura della Citta’ dei Mestieri

Open day, occasione per inseguire i propri sogni Secondo appuntamento con l’orientamento, con la conoscenza di mestieri e professioni, per poter pianificare il proprio futuro occupazionale. Alla Città dei Mestieri di Ostia (Municipio X), il 26 e il 27 gennaio, si è tenuta la seconda tranche dell’Open Day, un doppio appuntamento che ha riguardato l’incontro con gli Istituti statali tecnici del territorio. In dicembre invece, l’Open Day aveva riguardato il confronto con gli istituti professionali del territorio. Gli studenti delle terze medie, circa 150, chiamati a scegliere entro il 15 febbraio la scuola a loro più idonea, si sono così confrontati, a turno con gli Istituti Toscanelli, Faraday, Verne/Magellano, Ipsia Cattaneo, Carlo Urbani e De Amicis. Nel corso dei due giorni, insegnanti ed orientatori hanno ricevuto le scuole medie Calderini/Tuccimei, Leonori, Guttuso,San Gallo, Marco Polo, Parini, Marco Ulpio Traiano, Giovanni Paolo II, Fanelli/Marini, Vega, Mar dei Caraibi, Cilea, Mozart. Gli stessi studenti, inoltre, hanno avuto modo di parlare con gli operatori del Col (Centro orientamento al lavoro) e del Ciofs (Centro italiano opere femminili salesiane). Prezioso il supporto dei due organismi specializzati in questo ambito. Nel corso delle mattinate sono stati proiettati video, effettuate dimostrazioni pratiche ed altre attività di orientamento a cura degli istituti superiori. I ragazzi hanno potuto informarsi, ad esempio, sugli studi dell’istituto tecnico industriale Faraday dove è possibile studiare elettrotecnica, informatica e meccanica. O ancora, sulle attività dell’istituto Carlo Urbani, specializzato nel formare odontotecnici e grafici industriali. E gli studenti si sono dimostrati particolarmente interessati alle spiegazioni fornite loro. E non c’è dubbio che non c’è nulla di meglio che vedere l’aspetto pratico del corso che si intende intraprendere: fondamentale, nel caso non si abbiano ancora le idee chiare rispetto a quale percorso didattico scegliere.

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Per tornare agli Istituti presenti all’Open Day, ecco il Verne/Magellano, per quanti vogliono indirizzarsi verso ambiti commerciali o turistici o, ancora, socio-sanitari, di economia e di marketing. Al Toscanelli, è possibile avviarsi agli studi tecnico/commerciali, di geometri e turismo. Ottica, odontotecnica e servizi socio sanitari sono invece prerogativa dell’istituto Edmondo De Amicis. Ancora una volta, insomma, l’Open Day si rivela prezioso strumento per quello che è a tutti gli effetti, un momento importante della vita di un adolescente. Di contro, una considerazione. Forse a 13/14 anni è troppo presto per individuare il proprio ambito. Ma questo è un altro discorso che non compete osservatori e cronisti quali noi siamo. Questa è la realtà attuale e quindi è indispensabile poter creare il miglior modo possibile di informare, di far conoscere nel senso più lato le realtà che circondano in questo caso i ragazzi. E nella scelta, è quanto mai importante il supporto della famiglia e degli insegnanti. Chi meglio di queste figure conosce il ragazzo, ne sa i limiti, la personalità, l’indole? Oggi come oggi, con la crisi occupazionale ed economica, specializzarsi in un settore e, possibilmente, esserne appassionati, sono le basi dalle quali partire. La speranza (con fiducia) è che nel più breve tempo possibile e possibilmente in coincidenza con il termine degli studi di questi ragazzi appassionati che hanno preso parte all’Open Day, la crisi sia finita. Un auspicio ed un augurio per non smorzare l’entusiasmo ed inseguire i propri sogni.


Lavorare nell’area socio-sanitaria/3

OPERATORE SOCIO SANITARIO Proseguendo il nostro viaggio nel pianeta sanità, e in particolare nell’ambito delle professioni legate a questo importante settore, dopo il manager e l’infermiere, dopo il fisioterapista e l’assistente sanitario, eccoci giunti ad una figura oggi molto richiesta: l’operatore socio sanitario. Due parole che racchiudono un mondo e che, come peraltro già accennato a proposito delle altre figure, necessita di un notevole bagaglio culturale e professionale. Non ci si può certamente improvvisare operatori socio sanitari e, anche in questo caso, non basta la buona volontà o il sentirsi predisposti. Come in tutti i mestieri e le professioni, è indispensabile prepararsi per affrontare il previsto e l’imprevisto. Ma cosa fa esattamente l’operatore socio sanitario? Quali sono i suoi compiti e i suoi limiti? 1) Assistere una persona (sia essa adulta o meno) presso la propria abitazione, sia essa autosufficiente o no, vuol dire consentire alla stessa persona, di mantenere le proprie capacità psico-fisiche o di migliorarle. Spesso, però, vuol dire assistere un malato terminale o con capacità cognitive in regressione (a causa dell’età). Ed ancora, vuol dire anche coadiuvare personale medico e paramedico o trovarsi ad affrontare il proprio compito da soli. Ecco perché è importante farsi trovare preparati. 2) Operatore socio sanitario può significare trovarsi ad operare in un campo più vasto e quindi, anziché nel privato, nel pubblico. In questo caso siamo davanti a discorsi quale l’integrazione sociale, il dover fare da collegamento proprio tra il pubblico e il privato, spesso per ritrovare un’identità sociale. 3) Lavorare nel campo organizzativo, gestionale e formativo del settore socio sanitario. In questo caso, l’operatore socio sanitario si tiene aggiornato su corsi di aggiornamento e perfezionamento anche per gestire eventuali tirocinanti e relativi corsi di preparazione.

DOVE FORMARSI: La scelta varia dal pubblico al privato. Sono infatti numerose le possibilità per avviarsi al percorso formativo. Nel pubblico, a seconda dei periodici finanziamenti, sia la Regione che la Provincia pubblicano bandi specifici e gratuiti. Tra le tante offerte (ma non gratuite), quella del Campus biomedico di Roma (Trigoria) o dell’ospedale San Giovanni. Non gratuite ma certamente di ottimo livello. Ed ancora, il Centro europeo di formazione (si trova tutto facilmente sul web). Alla base della formazione, ci sono comunque le Regioni. Serve un diploma di scuola dell’obbligo ed aver compiuto 17 anni di età. Teoria e pratica compongono le circa 1000 ore di studio. Vocazione e presunta predisposizione a parte, la preparazione è ancora una volta la base dalla quale partire. Ci sono le persone, innanzitutto, e si parla di soggetti che, a prescindere dall’età, hanno a che fare con malattie neurologiche gravi, disabilità motorie, morbo di Parkinson o Alzheimer. Vietato improvvisare. ASSISTENTE DOMICILIARE Una figura essenziale che da qualche anno è diventata il fulcro in ambito socio/familiare. Oltre alle persone disabili, infatti, sono sempre più numerosi gli anziani soli e quindi bisognosi di un valido supporto in casa. Meglio conosciuta come badante, l’assistente familiare ha più compiti da svolgere e per questo deve essere in possesso di alcune competenze e di alcune prerogative umane indispensabili. Pazienza, in alcuni casi, saper cucinare, accudire e prendere a cuore la situazione per la quale è stata chiamata ad operare. Un lavoro, questo, che peraltro non si svolge soltanto in famiglia ma anche presso cooperative, case famiglia e case di riposo. Ecco perché anche in questo caso è importante la specializzazione.

Città dei Mestieri e delle professioni di Roma e del Lazio - Via del Sommergibile 11 - 00122 Ostia Lido Roma Orari di apertura al pubblico: Martedì 14.30 – 17.30 - Mercoledì e Venerdì 10.00 – 13.00 - Tel. 06.5672763 / 06.671073150 municipio10@cittadeimestieri.lazio.it - www.cittadeimestieri.lazio.it città dei mestieri e delle professioni Municipio X

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FORMAZIONE Enpaf – Ente nazionale formazione e addestramento professionale largo Ascianghi, 5 Roma – www.enpaf.it

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[Green Economy] di Jacopo Amati

Novità energetiche e soluzioni: studi e statistiche e posizione italiana nel panorama mondiale ed europeo delle tecnologie ‘’smart’’ L’ Efficienza Energetica è al centro della Strategia “Europa 2020” della UE per generare una crescita sostenibile e inclusiva, e per creare una economia in evoluzione, sempre più verso un uso razionale delle risorse a disposizione. Il risparmio energetico è una priorità nell’ambito degli obiettivi «20-20-20» (+20% di produzione rinnovabili, - 20% emissione di gas serra, e soprattutto più 20% di risparmio energetico). Il rendimento di una politica di sviluppo energetico, infatti, può essere valutato sul mercato mediante il suo impatto, tenendo in considerazione una varietà di parametri: potenza installata, produzione di energia, riduzione dei costi e dei prezzi, tecnologia, effetti industriali quali capacità produttiva interna ed effetti correlati sull’occupazione, e accettazione pubblica . Tuttavia, i due fattori fondamentali spesso citati come misura del successo di una politica sono l’impatto sulla crescita di mercato (la quale valuta l’ efficacia della politica) ed il costo conseguente al sostegno di una tale politica. La spesa pubblica italiana ( circa 800 miliardi di euro l’ anno), infatti, potrebbe diminuire di almeno un 20% se i costi relativi al consumo energetico nella pubblica amministrazione fossero controllati e contenuti con adeguate scelte organizzative. Per ottenere un risultato di risparmio accettabile e vantaggioso, basterebbe rendere obbligatoria l’installazione di pannelli solari, fotovoltaici e altre istallazioni legate a fonti energetiche rinnovabili, sia sugli edifici già esistenti, che su quelli in fase di progettazione. Su questi ultimi, inoltre, lo Stato centrale e le Autonomie locali, potrebbero facilmente incentivare anche l’uso di materiali costruttivi a bassa dispersione energetica, per favorire un assetto di bioedilizia in tutto il comparto degli edifici pubblici. Già nel 2009, l’ ENEA ha dimostrato che interventi di efficientamento energetico e riqualificazione tramite bioediliza, anche solamente di una parte di strutture pubbliche (circa il 35%, in tutto 23,4 mln di mq) garantirebbero un risparmio economico di 419 milioni di Euro l’anno. Se gli interventi , sui quali è stato effettuato lo studio, dovessero riguardare, invece, la totalità degli edifici pubblici (Scuole, Ospedali, Caserme, Uffici delle Amministrazioni Locali, Ministeri, Impianti sportivi comunali ,ecc…

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) il risparmio potrebbe arrivare anche a qualche decina di miliardi di Euro l’anno ( tale valore è pari a circa 2-3 volte il gettito fiscale dell’ IMU del 2012). Ma le FER (Fonti Energetiche Rinnovabili), che ad oggi soddisfano il 2530% dei fabbisogni elettrici, come noto, non sono sempre disponibili, perché dipendono da fattori climatici che sono in alcuni casi da considerarsi come fattori aleatori o variabili. Il rimedio efficace, per supplire in modo efficace ed efficiente, appunto, a tale aleatorietà, sono le cosiddette ‘’ Tecnologie Smart’’. Queste tecnologie si vanno diffondendo sempre di più, e sono delle cosiddette ‘’tecnologie intelligenti’’ che rendono possibile la soddisfazione dei fabbisogni legati ai consumi energetici senza usare sempre la rete elettrica, ma solo quando le fonti legate ai fattori climatici sono inutilizzabili o non soddisfacenti del fabbisogno specifico a causa, proprio, dell’ inconsistenza momentanea degli stessi fattori. Queste tecnologie, dunque, ricoprono un ruolo di grande importanza nell’ottimizzazione e nell’efficienza energetica. Il funzionamento princi-

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pale avviene grazie a dei sensori di temperatura esterna che, rilevando indici climatici, rendono possibili i servizi richiesti dall’ utenza , perché li rielaborano tramite l’ invio ad una centralina di analisi, e decidono ‘’autonomamente’’ l’ opzione migliore al fine di efficientare il processo richiesto. Se questo è urgente intervengo sfruttando la usuale rete elettrica nazionale, altrimenti la centralina de dispositivo entra in stand-by ed eseguirà la richiesta non appena le condizioni torneranno accettabili. Il caso di maggiore interesse, nello studio e nella analisi dei consumi energetici, è quello riguardante le cosiddette “strutture ricettive” (alberghi, scuole, case, ospedali, centri sportivi), che oltre a quelle domestiche, sono anche costituite da centri sportivi, ristoranti, e soprattutto da aberghi , nei quali possiamo ritrovare tutte e tre le funzioni in esame in sinergia di funzionalità (alloggio, centro sport e benessere, e ristorazione). Si noti, poi, che ciò non costituirebbe un problema di ingombro per lo sfruttamento agricolo del suolo, oppure per quello edile, poiché le tecnologie sono installabili entro i confini delle strutture citate, e dunque anche autogestibili e autoregolabili da controlli automatici interni. Dunque le Tecnologie-Smart, si


mentali, lo sfruttamento di soluzioni più efficienti possa ricoprire una funzione di approvvigionamento energetico di notevole vantaggio, sia a fini sociali, creando nuovi sbocchi occupazionali, sia per risanare, o almeno alleviare, i bilanci. Lo Stato, certo, dovrebbe poi anche dotarsi di una Smart Governance , che, con deleghe locali ed adeguata disciplina legale, favorisca lo scambio e il processo di elaborazione dell’informazione sui fabbisogni. Inoltre le Amministrazioni Locali dovrebbero poi occuparsi di gestire e controllare l’ uso ed i consumi delle stesse per garantirne la manutenzione, e , soprattutto renderle adattabili ai molteplici contesti urbani del nostro Paese, con soluzioni impiantistiche che non deturpino o modifichino il panorama artistico delle città italiane, strategico per lo sviluppo del turismo. L’ Osservatorio Between ha stilato un ranking 2013, per classificare la tendenza dei capoluoghi italiani ad investite sull’ introduzione di tali tecnologie. Nella Top Ten, Bologna si colloca in cima al podio. In seconda posizione si ha Milano, seguita da Roma e Reggio Emilia, poi anche da Torino e da Firenze. La città di Bari è la prima tra i capoluoghi di provincia del Mezzogiorno (al 17° posto).

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configurano anche come dispositivi che erogano servizi di ingegneria integrata, perché richiedono , oltre ad una progettazione elettronica e meccanica, anche l’ intervento dell’Ingegneria dell’ Automazione. Se si immagina che ognuna di queste tipologie di strutture, sia private che pubbliche, ne può potenzialmente usufruire, si capisce come, soprattutto nelle regioni Meridionali , dove gli Enti Pubblici Locali sono in media molto indebitati per garantire servizi energetici fonda-

Non tutti i membri UE si stanno orientando in modo uguale in questo settore: i 12 paesi membri entrati più di recente nell’Unione sono molto più indietro rispetto ai 15 originari. Spagna, Francia e Germania sono tra gli Stati più coinvolti in cooperazioni inerenti a questo ambito, ma va segnalato che in Ricerca e Sviluppo il primo posto spetta alla Danimarca. Quest’ ultimo, infatti, è il Paese che investe maggiormente sull’eolico, ed è anche lo Stato europeo che investe di più per la smart grid, sia considerando gli investimenti pro-capite che in base ai consumi in kWh. Grazie ad una stima che evidenzia come entro il 2020, nell’Unione, si spenderanno almeno 30 miliardi di euro per installare 170-180 milioni contatori intelligenti, è l’ ‘Italia ad essere nettamente in testa nel settore degli smart meter. Gli attuali investimenti sono pari a 2,1 miliardi di euro, e cioè oltre la metà dei 4 miliardi di euro stanziati nell’intera UE, i quali, attualmente, stanno rendendo il Nostro Paese all’avanguardia nel settore a livello internazionale. Segue la Svezia con 1,5 miliardi di euro di investimento . Se si parla del tasso reale di remunerazione calcolato al netto delle componenti fiscali, al fine di consentire un confronto omogeneo ( WACC ) in Italia si vede che è pari al 4,1%, come in Germania , ma sensibilmente inferiore a quello di GB (4,7%) e a quello della Francia (4,4%).

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