ACILIA
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Editoriale di Stefano Quagliozzi
I GIOVANI GUARDANO AL FUTURO.
Alternanza Scuola-Lavoro: un’opportunità da non perdere. Mentre il mondo, preoccupato, si domanda quale futuro avrà con il continuo stillicidio di provocazioni perpetrate dal dittatore nordcoreano Kim-Jong Un, l’Europa si interessa di argomenti più leggeri ma pur sempre importanti per la vita dei suoi cittadini. Si va dall’instabilità “all’italiana” per la granitica Germania (che si dimostra incapace di formare un governo a quasi tre mesi dalle elezioni politiche di settembre), alle polemiche sui migranti che non arrivano più come prima sulle nostre coste, per l’intervento troppo duro - sostengono alcuni - del Ministro dell’Interno, Minniti, che in accordo col governo libico, ha causato un drastico rallentamento agli sbarchi in Italia, allontanando di fatto telecamere e sguardi indiscreti dalla problematica dalle condizioni disumane dei campi profughi in Libia, dove si ammassano i migranti speranzosi di sbarcare nel vecchio Continente. Tra gli argomenti che vengono trattati in Italia a tutto campo, in questo primo periodo di campagna elettorale in vista delle elezioni politiche di primavera, ci sono anche alcuni provvedimenti che il governo ha varato negli ultimi anni, tra cui un aspetto che vorremmo rimarcare, di quella che è stata chiamata la legge per una “buona scuola”, che contempla e potenzia il legame del mondo formativo con il mondo produttivo: parliamo dell’alternanza scuola-lavoro. Di questa riforma vanno considerati i potenziali, senza condanne aprioristiche solo perché venute da un governo nato dal volere di colui che è oggi Presidente Emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, più che da una naturale affermazione della volontà popolare con i risultati delle urne. È innegabile che la legge n.107 del luglio 2015 abbia varato una sorta di rivoluzione copernicana - la quale avrebbe giovato assai alla scuola italiana se solo fosse stata apportata già trent’anni fa - rivoluzione che prevede, tra l’altro, l’obbligo per i ragazzi degli ultimi tre anni della scuola secondaria superiore, di frequentare appositi stage organizzati da imprese o enti del terzo settore in accordo con la scuola, per una formazione extracurricolare nell’arco del triennio, che va dalle 200 ore dei licei, alle 400 ore degli istituti tecnici. La realizzazione di corsi di formazione all’interno del ciclo di studi, sia nei licei sia nell’istruzione professionale, è un modello didattico che va man mano radicandosi sempre più nella scuola italiana. Infatti l’alternanza scuola-lavoro intende fornire ai giovani, oltre alle conoscenze di base, quelle competenze necessarie ad inserirsi nel mercato del lavoro alternando le ore di studio a ore di formazione in aula e ore trascorse all’interno delle aziende, per garantire loro esperienza sul campo e superare il gap formativo tra mondo del lavoro e mondo accademico in termini di competenze e preparazione: uno scollamento che caratterizza il sistema italiano e che spesso rende difficile l’inserimento lavorativo una volta terminato il ciclo di studi. L’alternanza intende altresì integrare i sistemi dell’istruzione, della formazione e del lavoro attraverso una collaborazione tra i diversi ambiti, con la finalità di creare un luogo d’apprendimento esperienziale, che possa avvicinare i ragazzi ai reali ambiti lavorativi, con l’intento di creare sopratutto entusiasmi su ciò che già si sta studiando, ma anche di aprire nuovi orizzonti prospettici su eventuali settori di studio universitario da intraprendere.
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TABLET ROMA
ANNO 5 NO 56 DICEMBRE 2017 SOMMARIO
7 PRIMO PIANO Intervista a Umberto Montano
20 HAPPY TRIP 5 Mercatini di Natale in Italia
29 TABLET PRESENTA Intervista a Giuseppe Danza
29 DOG PIC Come fotografo sono un cane
Au
gur i!
TabletRoma è distribuito da Happy Family Service in tutte le principali attività commerciali, sportive e di servizio nei quartieri di Casalpalocco, Axa, Infernetto, Acilia, Dragona, Ostia, e presso i nostri partners. É inoltre distribuito nei quartieri del Torrino, Eur e Spinaceto TabletRoma Reg. Trib. di Roma n° 296/2012 del 19/10/2012 WWW.TABLETROMA.IT editore Tablet Edizioni di Cristina Anichini Via Difilo 41 - 00124 Roma - P.I. 13042831001 C.F. NCHCST66E63H501F anichini@tabletroma.it direttore responsabile Stefano Quagliozzi - quagliozzi@tabletroma.it progetto grafico tablet ADV Maurizio De Vincentiis impaginazione e grafica Marco Flore stampa Poligraf s.r.l. Via Vaccareccia, 41/b - Pomezia - tel. 06 9106822 pubblicità 340.340.69.70 Rita Chiodoni - pubblicita@tabletroma.it - ritachiodoni@libero.it direzione e redazione redazione@tabletroma.it tablet eventi Massimo Gallus - eventi@tabletroma.it mob. 334.39.22.475
Hanno collaborato a questo numero Cristina Anichini, Elena Cannella, Giorgia Conti, Annamaria De Calisti, Barbara Donzella, Massimo Gallus, Simona Gitto, Libreria Novarcadia, Alessandra Lino, Federica Lorenzetti, Valentina Mele, Giulia Migani, Davide Sagliocco, Luca Carlo Santagà, Lorenzo Sigillò, Emanuela Sirchia, Alber to Terraneo, Armando Vitali
46 LA RICETTA DEL MESE Zuppa di castagne
É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da Tablet Edizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi.
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La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi.Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 5 dicembre 2017
Mettersi in proprio \1
P rimopiano
Intervista di Cristina Anichini
La nostra intervista a Umberto Montano, Presidente di Mercato Centrale.
Un nuovo modo di parlare di cibo e di raccontare il gusto Il Mercato Centrale di Roma apre un anno fa nell’ala della Cappa Mazzoniana della Stazione Termini. Sulla scia del successo del Mercato Centrale di Firenze anche Roma si fa capitale del culto del cibo, tra tradizione gastronomica, arte e cultura, esplorando un nuovo approccio nel modo di comunicare, sentire e vivere il cibo.
l’atmosfera di quegli anni. Una piacevole sorpresa in una Roma segnata spesso dal degrado e in un quartiere come quello dell’Esquilino in cui si fondono perfettamente l’alta valenza architettonica e la multiculturalità.
Mercoledì 8 novembre si è festeggiato il primo anno di questo mirabile progetto voluto da Umberto Montano con l’imprenditore Claudio Cardini di ECV Vacanze, leader europeo del turismo all’aria aperta. Uno spazio dedicato alla gastronomia di alta qualità dove sono presenti botteghe di eccellenze italiane che si stagliano sotto e sopra la voluminosa cappa in marmo italiano che venne progettata e realizzata dall’Architetto Angiolo Mazzoni negli anni ‘30. Con vari ingressi su Via Giolitti, ne consigliamo l’arrivo dall’ingresso dei treni per poter percorrere il lungo corridoio perfettamente ristrutturato dove è rimasta intatta Umberto Montano
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Conosciamo meglio le botteghe presenti. Gli artigiani sono il cuore del progetto: conoscono i loro prodotti nei minimi dettagli e nessuno meglio di loro è in grado di raccontarne le qualità e i punti di forza. Il Mercato torna così ad essere contenitore e promotore del saper fare e della scoperta della bontà a tutto tondo. Appena entrati si viene subito colti dal fervente movimento di visitatori di passaggio e clienti e i profumi del banco di Gabriele Bonci, rinomato panettiere di Roma, che prepara le sue pizze e focacce e il suo pane consociuto in tutta la Capitale. Proseguendo incontriamo veramente di tutto. Dal pesce fresco dei fratelli Edoardo e Massimiliano Galluzzi dell’Antica Pescheria Galluzzi dal 1984 agli sfiziosi triangoli di pizza Trapizzino riempiti con ricette della tradizione romanesca, inventato a Testaccio da Stefano Callegari ed esportato oltre oceano dall’amico Paul Pansera. Ottimi i fritti croccanti e saporiti di Martino Bellicampi di Pastella di Roma e le paste fresche di Egidio Michelis. Eccezionali i carciofi di Alessandro Conti, titolare della storica bottega in Campo dÈ Fiori (Roma) e i funghi di Gabriele La Rocca, fungaio da generazioni di Oriolo Romano. Un tocco di elegante dolcezza con il cioccolato Steiner del cioccolataio Pierangelo Fanti toscano di Massa Carrara non può mancare. E poi i formaggi prodotti e selezionati da Beppe Giovale piemontese DOP e il gelato e i semifreddi di Cremilla, por-
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tati al Mercato da Luca Veralli, romano anch’egli. Il vino al bicchiere di Luca Boccoli, sotto la scala del rinomato ristorante di Growling. La pizza di Pier Daniele Seu, giovane talento laziale nel panorama italiano della pizza, che al Mercato mette in menù tre pizze fisse (margherita, marinara, capricciosa) e due proposte di stagione. Ma non è finita qui. L’esperienza di Roma rimane legata a quella fiorentina grazie alla presenza di alcune botteghe già in San Lorenzo a Firenze: dal tartufo di Luciano Savini alle proposte vegane-vegetariane di Marcella Bianchi, dall’hamburgher di Chianina di Enrico Lagorio alle specialità siciliane di Carmelo Pannocchietti di Arà, dalla carne e i salumi selezionati da Fausto Savigni (Pistoia) al sushi in comode bento-box di Donato Scardi al lampredotto e le frattaglie di Lorenzo Nigro (Firenze). Sotto l’imponente Cappa Mazzoniana, al centro di tutto il Mercato Centrale Roma, trova luogo l’area caffetteria con le miscele monorigine e blend di Franco Mondi di MondiCaffè. Mondi è un importante realtà romana, che dà valore alla tradizione del caffè all’italiana, intesa come consumo di gusto. Il ristorante del 1° piano guidato da Oliver Glowig valorizza la cucina romanesca. Lo chef innova con la sua creatività, ma nel rispetto della tradizione. Usa solo le migliori materie prime abbinate con fantasia. L’ambiente
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è semplice e informale, una tavola dove mangiare, scoprire, parlare e confrontarsi. In questo mercato ce ne è veramente per tutti i gusti. Un ambiente accogliente che raccoglie il meglio delle eccellenze alimentari e culinarie del nostro paese. Basta solo venire a vederlo e ad assaporare tutti i gusti possibili immaginabili. Perchè “la bontà è elementare”, come recita uno degli slogan del Mercato. Noi di TabletRoma abbiamo avuto il piacere di essere stati invitati a questo primo compleanno e di intervistare il Presidente Umberto Montano in questa serata di festa piena di eventi e di performance che ha accompagnato tutti gli avventori che hanno voluto condividere con gli organizzatori questo importante primo traguardo. Ci accoglie sorridente nell’ambiente del Ristorante di Oliver Growling, gremito di psiti che lo salutano e si complimentano con lui in continuazione. Molti i visi noti e consociuti.
Presidente buonasera. Cos’è Mercato Centrale? È un luogo dove l’ambiente è gratificante perchè il pubblico ha bisogno di star bene. Pubblico che noi non chiamiamo più né pubblico né clienti ma che chiamiamo persone perchè così si portano dentro un pò di cuore. Quell’umanità che serve per stare dentro questo posto. Un luogo dove non si fa solo commercio, ma dove costruiamo elementi che si intrecciano con la vita culturale della città e soprattutto del quartiere. Oggi festeggiamo il compleanno e lo abbiamo fatto insieme all’Esquilino che è un quartiere molto vivo. Qui facciamo mostre di arte, presentazione di libri. Lucio Caracciolo, per esempio, ha scelto il Mercato Centrale per presentare tutti i mesi Limes. Ed è ovviamente questa per noi una ragione di grande gioia. Il bilancio di questo anno passato? Benissimo, siamo felici. Questo è un progetto che
ha mosso 2 milioni e mezzo di persone, tante sono le persone che sono venute qui nell’arco dell’anno passato. Ha dato lavoro a 220 persone, ha costruito intrecci enormi con tutta la vita culturale che ruota intorno a noi. Come il progetto Mamma Roma, che mette insieme tipicità di tutti quartieri caratteristici romani e li fa ritrovare tutti in un ambiente. Il Mercato Centrale è stato il loro posto di elezione.
Cosa pensa della professione di chef? Oggi chiamiamo i nostri cuochi chef. Ma non ci vergogniamo? Appena un cuoco diventa un pò bravo si fa chiamare chef. Non abbiamo più nessuna identità. Un ragazzo che vuole fare qualunque mestiere in Italia in qualche modo fa ricorso alle scuole. C’è una scuola per chi vuole fare il meccanico, per l’elettronico, l’elettricista. Ci sono corsi professionali alla laurea con il master per ogni opportunità. Provate a pensare nelle professioni alberghiere o della ristorazione se esiste alcun che, pensateci. C’è solo una scuola alberghiera dove questi poveri ragazzi dopo il percorso di studi rimangono molto lontani da questo mestiere. Vanno a fare poi l’Università del Gusto a Torino, che non c’entra nulla. Non siamo in grado di dare ai nostri giovani l’opportunità di credere in questa professione, per costruire una identità culturale significativa. Serve una politica che sappia valorizzare questo patrimonio. La linea con cui proseguirete con questo progetto di Mercato sarà sempre la stessa? Assolutamente sì. Vogliamo essere tra le organizzazioni che partecipano alla rinascita della cultura del cibo. Fa bene Farinetti che con Eataly, fa una cosa grande che si vede. Così Slow Food e Gambero Rosso che però non riescono a eguagliare con i numeri l’export del cibo italiano nel mondo rispetto alla Germania e alla Francia che hanno un volume di affari del proprio prodotto export dieci volte maggiore. Serve una politica forte su questo tema. Grazie Presidente e buon compleanno! Questa intervista ci ha fatto molto riflettere per la schiettezza con cui il Presidente Montano presenta la situazione di un paese come il nostro, dalle alte potenzialità economiche nel settore agroalimentare e culinario, che non riesce appieno a valorizzare le proprie risorse. Ci auguriamo che progetti come Mercato Centrale di Roma, come FICO, che ha da poco aperto i suoi battenti a Bologna, e manifestazioni come Mercato mediterraneo, che si è tenuto a fine novembre alla Fiera di Roma, diano il LA per una ripresa e attenzione di questo settore economico.
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Mercato Centrale fa quindi cultura E quello che serve oggi al cibo italiano, il cibo italiano che è una grande risorsa per questo paese è mortificato come nessuna altra attività economica del nostro paese. Mortificato, per niente tenuto in conto. Dal punto di vista della capacità di poter costruire delle opportunità. Attorno al cibo, si può fare il turismo del cibo. Oggi in Italia ne facciamo un decimo rispetto a quello che viene fatto in Francia. Un paese che ci insegna molto ma che fa da mangiare meno bene che noi. La legislazione italiana non tutela bene il prodotto italiano. Comincia un pò ora grazie al Ministro Martina, che devo riconoscere sta facendo delle cose belle come le norme di tutela ad alcuni prodotti alimentare italiani. Per esempio la mortadella che già nel 1600 aveva una tutela perchè non si poteva falsificare la
mortadella. Troppo buona, troppo importante per l’economia di quella città. Oggi invece ci facciamo portare via tutto e ci dobbiamo fortemente tutelare da questo punto di vista.
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Natale: nuovi trend per decorare le nostre case
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È ufficialmente iniziato il countdown per il Natale ed è ora di cominciare a pensare a come decorare la nostra casa. Per chi, come me, ama le decorazioni, il Natale è certamente il periodo migliore per mettere alla prova la propria creatività, lasciandosi ispirare dagli intramontabili evergreen o dalle nuove tendenze. Ogni anno, per me, si presenta sempre la stessa domanda: << quest’anno … come faccio l’albero? In quale colore …e in che stile? >>. Così, fortemente ancorata alle tradizioni ma affascinata dalle nuove tendenze, tentenno fino all’ultimo sulla scelta degli addobbi. Per me è una scelta importante, perché è sempre l’albero a guidare tutte le altre decorazioni. Come ogni anno, le tendenze sono sempre moltissime, come sono tante le novità proposte dai numerosi brand. Ma quali sono i colori e gli stili proposti per questo Natale? Natale tradizionale: un grande classico, tanto amato dai bambini, dove il rosso, il verde e il bianco fanno da protagonisti, declinati nello stile country ricco di fiocchi, nastri, festoni di abete, ghirlande, alberi addobbati, stelle di Natale, decorazioni in tartan, cuscini a tema, luci, candele, pupazzi, carillon, villaggi illuminati, casette di marzapane, sonagli, bastoncini di zucchero, regali impacchettati, cavalli a dondolo e molto altro, i quali scaldano i nostri interni. [foto1] Natale minimal: è il Natale nordico e prende spunto dalla natura. [foto 2] In questo caso si prediligono decorazioni semplici, realizzate con materiali naturali e scandite da tonalità neutre. Per un perfetto stile nordico facciamo spazio a rami intrecciati, ghirlande di pino e pigne, il tutto mixato con oggetti in vetro e metallo, senza dimenticarci dei tessili in lana, in lino 3 ed anche in juta. Non mancano, anche in questo caso, le candele rigorosamente bianche, i fili luminosi e qualche bulbo per creare fantastici centro - tavola. Quest’anno il Natale minimal accoglie nuove tonalità: i verdi acqua, il pistacchio, la mandorla, la salvia o il lichene, che, mescolandosi al fogliame, agli aghi, ai fiori e al vischio, si fondono con il verde scuro dei rami dell’abete, per dare vita a un Natale naturale e vegetale, di grande effetto. Se invece vogliamo un Natale più moderno e chic, la tendenza parla chiaro: tanto oro. Dalla tavola alle decorazioni, per l’albero e la casa sono 10
molte le proposte dei principali brand del settore, che mixano l’elegante color oro con il bianco opaco, il blu o con la trasparenza del vetro. Fastoso e scintillante, l’oro resta la nuance perfetta in grado di regalare alle feste il massimo splendore possibile. Spesso è 2 abbinato ad accessori e/o ad addobbi in strass e brillantini che riflettendo la luce, creando un’atmosfera unica. [foto 3] Natale Blush: Già presente da qualche anno, il Natale blush è stato riproposto da diversi brand ed è apparso su numerose riviste ed allestimenti. Si ispira alla tavolozza dei rosa, leggera e delicata. Una nuance forse inusuale per le decorazioni di questa festa, ma che conquista con i suoi effetti opachi o madreperlacei. Pompon, gomitoli e animali stilizzati popolano le decorazioni di questo Natale, regalando un aspetto fresco, femminile e goloso. [foto 4] Natale Green: grande novità lontana dall’immaginario classico: l’albero di natale rimane sovrano, ma sceglie di ispirarsi alla foresta tropicale ospitando farfalle, pappagalli e scimmiette insieme a lavoratissime palline che vanno dal verde scuro al blu 4 pavone, con qualche elemento qua e là in oro o bronzo. [foto 5] E voi … quale stile preferite per il vostro Natale? 5
® T I Q U U O E de B a L ll a s O anche N econda M A
NUOVO e FIRMATO Non chiamatelo mercatino dell’usato, è tutta un’altra cosa, è di più, MOLTO di più, è LA BOUTIQUE della SECONDA MANO Di Manina In Manina è UN NEGOZIO con tante cose in eccellenti condizioni anche NUOVE e FIRMATE. Entrare nel mondo di Di Manina In Manina vuol dire condividere la logica del RICICLO e del RISPARMIO, con la pretesa dell’ALTA QUALITA’, trovando TUTTO, proprio TUTTO per bimbi 0/12 Riportiamo una delle tante recensioni che si trovano sulla nostra pagina di Facebook: “Di Manina in Manina è davvero una Boutique Dell’usato, del nuovo, dell’originalità, della cortesia, della pulizia. Da Di Manina in Manina trovi sempre ciò che è necessario, dal bimbo alla mamma in attesa, dai vestiti ai giochi. E da Di Manina in Manina puoi vendere i tuoi capi, purché in buono stato, puliti e stirati. Provatelo! Non tornerete più indietro!!!” PERCHÈ SPENDERE DI PIÚ PER AVERE LE STESSE COSE? Genitori con i bimbi nel mondo della pubblicità, personaggi dello sport e del cinema vengono a portare le loro magnifiche cose, spesso introvabili in Italia. Molte mamme “conosciute” frequentano “MANINA” anche per i loro scambi, perché hanno capito che il risparmio è determinante per la società e il riciclo lo è per l’ambiente. Si trovano moltissimi articoli nuovi e firmati a meno della metà dei prezzi di mercato. Lo “Scambia, non Sprecare” e “Ricicla, non Eliminare” viene portato avanti da Chiara, giovane mamma e giovane titolare dell’attività che, con il suo entusiasmo e il suo credo nel ri-spetto dell’ecologia, testimonia con la pratica di ogni giorno uno shopping per persone avanti. Chiara gestisce questa attività con la logica del “punto d’incontro” e non è inconsueto trovarvi una mamma che allatta ascoltando musica new age, o un papà seduto in terra con il proprio bimbo mentre scelgono insieme un gioco o un libro anche in lingua straniera.
Da settembre ad oggi SONO ARRIVATI ben 12.113 articoli di prima qualità che ti permetteranno di fare BELLISSIMI REGALI PER NATALE E PER LA BEFANA.…senza sacrifici. VESTITI - SCARPE - GIACCONI - TRIO LETTINI - REGALI anche in argento tutto NEVE - tutto NEONATO - PREMAMAN GIOCATTOLI - e taaaanto altro . . .
Prossimi EVENTI: 10 dicembre dalle 10 alle 14
BABBO NATALE con “SORPRESA” IMPENSABILE
17 dicembre dalle 10 alle 18
GIORNATA DEI NONNI con “OFFERTE DEDICATE”
31 dicembre dalle 10 alle 14
MAMYFIT per mantenersi e “TORNARE IN FORMA”
5 gennaio dalle 10 alle 18
BEFANA e SPAZZACAMINO “PARTICOLARISSIMI”
PROGRAMMA dettagliato sul SITO www.dimaninainmanina.it APERTO TUTTI I GIORNI CHIUSO LUNEDÌ MATTINA
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TLaablet Run rubrica per i runners di Lorenzo Sigillò Immagini di Foto in Corsa 2016 © (fotoincorsa.com)
Runners, pronti al gran finale d’anno? È dicembre, ma i runners romani non temono certo la frizzante aria natalizia. Certo, si spera sempre nel tepore degli ultimi anni piuttosto che in un rigido inverno, ma sono tante e troppe le gare stimolanti dell’ultimo mese dell’anno per rinunciarvi! Insomma anche Tablet Run non disdegna il panettone, ma vi dà le occasione per smaltirlo! Si comincia l’8 dicembre con la possibilità di scegliere se rimanere a Roma o spostarsi fuori dalla capitale. Alle 9.30 da Lungotevere Flaminio, nei pressi del Ponte Duca D’Aosta, si corre la Mezza Roma run. Si può scegliere tra la 21 km e la 10 km competitive e le stracittadina non competitive di 10 km e 5km. A Monterotondo, va in scena invece una classica dei 10 km come la 38esima La Natalina, tutta su strada, mentre sono ben 20 i chilometri della campestre Trail dei Due Laghi di Anguillara Sabazia, che festeggia il decennale. Se invece siete in odore di Maratona ecco Rieti, dove si attraversa la città sulla distanza classica dei 42.195 km. Anche qua c’è la possibilità della mezza maratona o anche di una 12 chilometri. Ma il giorno di festa dell’Immacolata non è domenica, quindi il 10 dicembre c’è subito un’altra possibilità da non mancare, la 6a CorriOlimpiaEur con partenza alle 9.30 da Piazzale Don Luigi Sturzo per 10 km su strada. Nel cuore delle corse degli ultimi regali natalizi, il weekend del 16 e 17 dona invece ai runners tante altre distanze tra cui scegliere. Sabato
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pomeriggio alle 15.30 a Latina scatta la decima Corsa di Natale per Telethon con 6,5 chilometri da percorrere. Domenica invece compie 10 anni anche la Christmas Run di Villa Pamphili con la possibilità di scegliere tra 21, 10 e 6 km, fino alla degustazione finale di panettone e tè caldo.
Anche a Civitavecchia arriva una corsa di Natale, con la 7a Liberty Run Christmas di 10 km. Ma se la voglia di maratona natalizia è fortissima, dobbiamo stavolta trasferirci in Toscana, dove si corre la 19esima Maratona di Pisa. E sempre in tema, la vigilia, 24 dicembre alle 10.30, a Villa Ada si possono giustificare i bagordi del giorno dopo con i 5 chilometri de La Corsa di Babbo Natale. Infine gran finale d’anno con l’ultima maratona dell’anno, sabato 30 alla Pineta di Castel Fusano di Ostia, alle 9.00 c’è la quarta edizione della Maratombola. Domenica 31 poi, alle 14, si chiude veramente con i 10 chilometri della settima Atleticom We Run Rome, ormai diventata la tradizionale ultima corsa dell’anno! Pronti ad una grande fine ed uno splendido inizio? Stay Tablet 2017, Stay Run 2018!
I l libraio consiglia a cura della libreria Novarcadia
LIBRI SOTTO L’ALBERO Questo mese i librai vi segnalano due storie da mettere sotto l’albero sicuramente, per tutte le altre passate in libreria a scoprire i nostri consigli non mancheranno di certo per rendere il Natale ancora più speciale con un libro.
così stretto da fargli sentire il tuo calore. Una storia coraggiosa che abbiamo il dovere di leggere perché “STORIA DI ROQUE REY” è la storia di ognuno di noi. BELLISSIMO!
LA LIBRERIA NOVARCADIA – UBIK CASALPALOCCO VI AUGURA BUONE FESTE.
Il consiglio di Alessandra Prosperi, una piccola lettrice della libreria…
L’ULTIMA STAGIONE
di DON ROBERTSON - NUTRIMENTI “Non conosciamo questo mondo. Non abbiamo l’obbligo almeno di provarci? È giusto andarsene prima di sapere che cosa si sta lasciando?”. Howard Amberson ha settantaquattro anni. Sua moglie ne ha due meno di lui. Lui ha trascorso tutta la vita a Paradise Falls, poche migliaia di anime al centro dell’Ohio, dove ha insegnato al liceo per più di quarant’anni, dove ha sposato Anne. Un giorno Howard decide che devono partire per un viaggio. Lui, Anne e Sinclair, il gatto. In auto, senza meta, alla ricerca di ciò che in questi lunghi anni è rimasto oscuro. A bordo di una Pontiac, muovendosi per le strade del paese (e attraverso le pagine di un diario tenuto segretamente da Howard), gli Amberson ripercorrono la storia del loro amore e della loro famiglia, riportando alla luce il passato, gioie e dolori di un microcosmo nel cuore d’America. In questo libro c’è amore. Èuna vera e propria ode alla vita, intelligente, spassosa, mai lugubre. Una celebrazione dello spirito umano, che passa per la stessa scrittura potente, senza sfumature o compromessi. Siete pronti a partire?
STORIA DI ROQUE REY
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di RICARDO ROMERO - FAZI Il giorno in cui lo zio Pedro muore, la zia Elsa chiede a Roque, dodici anni, di indossare le sue scarpe per ammorbidirle un po’ in vista del viaggio nell’aldilà. Così, riempite le punte con il cotone, il ragazzo esce di casa per fare una passeggiata. Non tornerà più. Camminerà per quarant’anni attraverso l’Argentina, senza meta, in una lunghissima fuga costellata di scoperte, di riflessioni e di una serie di incontri indimenticabili. Sullo sfondo di questo lungo viaggio, scorrono quarant’anni di storia dell’Argentina, un paese misterioso ancora tutto da scoprire, raccontati da chi della storia non è protagonista, ma la vive sulla propria pelle. La storia di Roque Rey è una di quelle che ti attraversa non solo dagli occhi ma ti entra nel cuore tanto da voler irrompere nella storia e abbracciare il protagonista
STORIE E VITE DI SUPER DONNE CHE HANNO FATTO LA SCIENZA
SALANI Una lettura emozionante che vi farà scoprire le vite, le biografie di donne importantissime. Possiamo sintetizzare questo libro in quattro parole: amore, passione, intelligenza e perseveranza.. Scienziate che hanno messo amore e passione in ogni loro movimento e azione, che non si sono abbattute al confronto tra uomini e donne. Sono state perseveranti e hanno risolto i loro problemi con intelligenza. Nel libro troviamo alcuni nomi importanti come Margherita Hack, Maria Montessori, Marie Curie e molte altre. “Altro che principi e principesse, i bambini da grandi VOGLIONO FARE SCIENZA”
SABATO 9 DICEMBRE ORE 11:00
LA SCRITTRICE LAIA JUFRESA INCONTRA I LETTORI DELLA NOVARCADIA – UBIK CASALPALOCCO I LIBRAI SONO FELICI DI INVITARE I LETTORI TUTTI A QUESTO IMPERDIBILE INCONTRO CON UNA DELLE AUTRICI PIÙ ACCLAMATE DEL PANORAMA LETTERARIO CONTEMPORANEO. UMAMI, INFATTI, È UNO DEI LIBRI PIÙ LETTI IN LIBRERIA E LA VOCE È ARRIVATA FINO IN MESSICO COSÌ LAIA NON HA POTUTO FAR ALTRO CHE RICAMBIARE QUESTO GRANDE AFFETTO E VENIRE IN LIBRERIA PER INCONTRARE TUTTI VOI. CHE SIAMO FELICI SI AVVERTE? NON MANCATE!
B otta e R isposta Domande a intervista doppia
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PRESENTATI: NOME, COGNOME, ETÀ Camilla Gullà, 25 anni DOVE ABITI? In una delle città d’arte più belle del mondo, la terra di Dante e di Collodi: la magica Firenze. COME TI CHIAMI SU INSTAGRAM? Mi trovate come Camillassecrets COSA FAI NELLA VITA? Lavoro a tempo pieno per i miei canali social e il mio blog PERCHÈ TI SEI ISCRITTA SU INSTAGRAM? Mi sono iscritta per caso, una passione che magicamente si è trasformata in lavoro PERCHÈ LA GENTE TI SEGUE? La gente mi segue per scoprire tutte le ultime tendenze in campo moda, beauty e hair TI REPUTI UN PERSONAGGIO FAMOSO? Non penso mai se sono o non sono famosa, anche se sicuramente ho acquisito una notorietà attraverso il mio lavoro. COSA NE PENSI DELLE INFLUENCER? La passione è il fuoco che muove tutto. E quando c’è di mezzo l’imitazione, non si fa molta strada. TRE AGGETTIVI PER DESCRIVERTI… Solare, ambiziosa e innamorata della vita FISICAMENTE, IL TUO PUNTO FORTE Amo i miei occhi e il loro blu, è la cosa che in assoluto non cambierei mai COSA PIACE DI TE ALLA GENTE? La mia genuinità, non la cambierei per nulla al mondo QUANDO HAI INIZIATO A FARE FOTO? Da bambina e già amavo l’obiettivo QUAL È LA FOTO PIÚ BELLA CHE HAI FATTO? La foto più bella è sicuramente quella che non ho ancora fatto DOVE TI PIACEREBBE REALIZZARE UNO SHOOTING? Sott’acqua con un bel fondale marino o in sella a un cavallo con un lungo abito di tulle. C’È QUALCUNO A CUI DEVI DIRE GRAZIE? Mia mamma, la persona che ha sempre creduto in me UN PERSONAGGIO DELLA MODA A CUI TI ISPIRI? Non c’è un personaggio della moda, ma ho sempre ammirato Oriana Fallaci INTIMO PREFERITO? Amo i pizzi,e le lingerie,l’importante è che siano cortissime o lunghissime UN ACCESSORIO CHE NON PUÒMANCARE SU UNA DONNA? Della mia borsa non ne faccio mai a meno LA PRIMA PARTE CHE UN UOMO NOTA DI TE? Dipende dall’uomo! Il mio credo abbia notato subito la mia indole di sognatrice HAI ANIMALI DOMESTICI? Ho un’amorevole cagnolina, a cui ho dedicato anche una sezione del mio blog SINGLE O FIDANZATA? Fidanzata da un anno e mezzo PER CHE SQUADRA TIFI? Ho il cuore diviso a metà: Milan e Fiorentina QUAL È LA CITTÀ PIÚ BELLA DEL MONDO? Per bellezza estetica Firenze, ma sogno di vivere a Londra IL TUO LIBRO PREFERITO? “Jane Eyre” di Charlotte Bronte LA TUA SERATA IDEALE? Una buona cena in una città straniera LA TUA VACANZA IDEALE? Deve rispecchiare il mio animo poliedrico: bellezze artistiche, meraviglie naturali e divertimento.LA PERSONA PIÚ IMPORTANTE DELLA TUA VITA? Non ho una sola persona, sicuramente la famiglia che hai dalla nascita e quella che ti crei. COSA TI DÀ SODDISFAZIONE? Poter essere di aiuto per gli altri SOGNO NEL CASSETTO? Diventare una giornalista televisiva. Per ora l’ho abbozzato col mio “Fashion Tg”
PRESENTATI: NOME, COGNOME, ETÀ! Roberta Nosengo, 22! DOVE ABITI? Casale Monferrato COME TI CHIAMI SU INSTAGRAM? Robympea COSA FAI NELLA VITA? Ho un’attività PERCHÈ TI SEI ISCRITTA SU INSTAGRAM? Per caso, pensando che fosse un app per modificare foto PERCHÈ LA GENTE TI SEGUE? Per curiosità TI REPUTI UN PERSONAGGIO FAMOSO? No non ancora COSA NE PENSI DELLE INFLUENCER? Ciò che vorrei essere! Quindi Miti che fanno tendenza! TRE AGGETTIVI PER DESCRIVERTI… Solare, dinamica e determinata FISICAMENTE, IL TUO PUNTO FORTE Il fondoschiena COSA PIACE DI TE ALLA GENTE? Il mio fisico QUANDO HAI INIZIATO A FARE FOTO? Già da ragazzina a 12/13 anni QUAL È LA FOTO PIÚ BELLA CHE HAI FATTO? Amo tutte le foto che faccio ! DOVE TI PIACEREBBE REALIZZARE UNO SHOOTING? Nella giungla a contatto con la natura e animali C’È QUALCUNO A CUI DEVI DIRE GRAZIE? Alla mia famiglia che crede in me ogni giorno UN PERSONAGGIO DELLA MODA A CUI TI ISPIRI Alexis Ren INTIMO PREFERITO? Victoria’s secret ! UN ACCESSORIO CHE NON PUÒ MANCARE SU UNA DONNA? Spazzola, profumo e rossetto! LA PRIMA PARTE CHE UN UOMO NOTA DI TE? Il mio Sorriso HAI ANIMALI DOMESTICI? 3 cani SINGLE O FIDANZATA? fidanzata PER CHE SQUADRA TIFI? Ovviamente JUVEEE QUAL È LA CITTÀ PIÚ BELLA DEL MONDO? Honolulu IL TUO LIBRO PREFERITO? Ciascuno è perfetto di Raffaele Morelli LA TUA SERATA IDEALE? Cena romantica in riva al mare con pernottamento in un albergo di lusso LA TUA VACANZA IDEALE? Maldive. Spiaggia,sole e relax LA PERSONA PIÚ IMPORTANTE DELLA TUA VITA? Papà, il mio super eroe! COSA TI DÀ SODDISFAZIONE? Fare foto e viaggiare! SOGNO NEL CASSETTO? Diventare famosa e poter girare il mondo facendo shooting
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5 Mercatini di Natale in giro per l’Italia
Strade decorate con addobbi colorati, luminarie e bancarelle piene di dolciumi e prodotti artigianali. Questo è quello che ci si aspetta pensando al Natale. Non occorre, però, per forza volare in Germania o in Austria per trovare i caratteristici mercatini natalizi. Sì, perché questa tradizione è presente da tempi lontani in Nord Italia e si è andata diffondendo, man mano, in tutta la penisola. Vi proponiamo 5 luoghi dove poter respirare un po’ d’aria natalizia. Pronti? Si parte!
in città segnaliamo: il Villaggio delle Meraviglie nei Giardini Pubblici Indro Montanelli (dal 2 dicembre al 7 gennaio 2018) con giostre, intrattenimenti e animazioni; il Mercatino Green Christmas alla Fonderia Napoleonica in Via Thaon di Revel (16 e 17 dicembre 2017), un mercatino di Natale speciale per dare l’opportunità di comprare regali originali ma totalmente “al naturale” o comunque nel rispetto dell’ambiente e il Mercatino di Natale al Duomo di Milano (11 dicembre – 8 gennaio 2018).
Cominciamo il nostro itinerario partendo proprio dalla Capitale. Per chi ama il Natale e si trovasse a Roma, la prima tappa obbligata è quella di Piazza Navona che, da quasi 100 anni, per le festività natalizie, si riempie di bancarelle piene di luci, colori e profumi, come quelli dei dolciumi e delle immancabili ciambelle fritte o dell’appetitosa porchetta di Ariccia. A chi piace gironzolare per la città, consigliamo il Mercatino di Natale Xmas in Wonderland (16 e 17 dicembre 2017) e il Mercatino di Natale di Casa Betania, in Via delle Calasanziane 12 (25 e 26 novembre 2017) con creazioni artigianali realizzate dalle mamme del Laboratorio solidale ‘Da Tutti I Paesi’, un progetto di inserimento di lavoro per donne immigrate in situazione di disagio sociale. E nel caso in cui non foste ancora stanchi, ecco ExpoNoi a Roma per il Natale 2017!!! che, dall’ 8 Dicembre 2017 al 7 Gennaio 2018, ospiterà artigiani, antiquari, prodotti tipici al Parco Jonio a Roma (Metro B1, fermata Jonio).
Spostandoci ancora più a Nord, a una cinquantina di km a sud di Bolzano, troviamo la città di Trento, con quello che è considerato il primo tra i più bei mercatini natalizi del Trentino. L’edizione 2017, la XXIV, cominciata il 18 novembre proseguirà, tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00 (escluso il 25 Dicembre), sino al 6 gennaio 2018. Le casette in legno sono ben 93, dislocate tra Piazza Fiera e Piazza Cesare Battisti e in cui potrete acquistare tantissimi addobbi natalizi, maglioni di lana pesante, candele artigianali, sculture in legno e tanto altro ancora. E non perdete le tantissime esibizioni musicali, come quella del Coro Paganella e il Suonatore di Corno delle Alpi Alphornbläser, che animeranno il Mercatino rendendo l’atmosfera ancora più magica e natalizia.
Roma
Milano
A chi si trovasse, invece, nel capoluogo lombardo ricordiamo che, da novembre, è possibile ammirare decorazioni e bancarelle in piazza Duomo e nelle vie limitrofe, oltre che in molte altre zone della città. Quella che, però, i milanesi aspettano sempre con impazienza è sicuramente la tradizionale “Fiera degli Oh Bej Oh Bej” (espressione lombarda che si può tradurre in “Oh belli!, oh belli!”) che si tiene in piazza Castello. Il perimetro attorno al Castello Sforzesco si anima con centinaia di espositori. Dai rigattieri agli artigiani, dai giocattolai ai venditori di libri, dai fabbri ai produttori di miele. E poi dolci, caldarroste e vin brulè. La fiera degli Oh Bej Oh Bej è aperta tutti i giorni dal 7 al 10 dicembre 2017, dalle 08.30 alle 21.00. Ingresso libero. Tra gli altri mercatini presenti
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Trento
Merano
Merano con le sue bellissime terme e il torrente Passirio ad attraversare il suo centro, sembra un paese fiabesco. Qui i mercatini di Natale cominciano il 24 novembre per concludersi all’Epifania, il 6 gennaio 2018. Oltre 80 espositori con prodotti alimentari tipici e artigianali, con oggetti in legno o derivati dalla lavorazione della lana, si distribuiscono lungo le rive del Passirio e nel centro città. Inoltre, in molti stand, è possibile ammirare gli artigiani al lavoro, come il fabbro che lavora il metallo o il calzolaio che mostra la lavorazione del feltro per la creazione di confortevoli pantofole. E dopo una rilassante giornata alla terme e un giro per i vari stand, concedetevi una bella passeggiata tra i tanti percorsi presenti, come ad esempio la passeggiata Tappeiner che, salendo, offre un bellissimo panorama di Merano.
Bolzano
L’incantevole città di Bolzano vi aspetta, dal 24 novembre 2017 al 6 gennaio 2018, con i suoi bellissimi mercatini di Natale allestiti in piccole casette in legno, in piazza Walther. Giunti oramai alla XVII edizione, i mercatini di Bolzano si distinguono anche per i tanti gustosissimi stand gastronomici dov’è possibile assaggiare, tra gli altri, vin brulé, strudel e frittelle di mele. Tanti gli eventi in programma, come il Presepe Vivente, musica e canti tradizionali e “La lunga notte dei musei” che permetterà, il 1° dicembre, l’ingresso ai musei dalle ore 16.00 all’1.00 di notte, mentre i negozi del centro rimarranno aperti per l’occasione sino alle 22.00. E se non bastasse, quest’anno verrà anche installata una lunga pista di pattinaggio nella via tra la stazione e piazza Walther. La nostra piccola mappa finisce qui. Ora sta a voi scegliere il mercatino giusto per i vostri regali natalizi…e non dite che non vi abbiamo aiutato!
S istema Binario di Simona Gitto
ReStart4Smart:
la casa del futuro italiana in gara a Dubai per un’architettura smart ed ecosostenibile Da oggi si può parlare di architettura 4.0 grazie al progetto ReStart4Smart dell’Università La Sapienza di Roma. Di cosa si tratta è presto detto: la casa del futuro. Stiamo parlando del Decathlon Middle East 2018 che si terrà a Dubai, un contest che è più un’olimpiade dedicata all’architettura sostenibile. Proprio qui, a novembre del prossimo anno, l’Italia presenterà una casa totalmente ecosostenibile, alimentata ad energia solare. Sono 21 le squadre partecipanti, provenienti da 15 Paesi diversi. La competizione sarà veramente dura ma l’Italia ha le sue carte da giocare. Il team multi-facoltà (50 studenti di Ingegneria Civile e Industriale, Architettura, Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione) dell’università La Sapienza ha presentato questo novembre il suo innovativo progetto ideato già nel 2016 e che ha cominciato a veder nascere le sue fondamenta a Pomezia. Da lì, la casa totalmente costruita, sarà trasportata a Dubai per essere valutata da una giuria internazionale. I metri di giudizio saranno dieci: architettura, sistema costruttivo, efficienza energetica, comunicazione e innovazione tecnologica, fonti rinnovabili, sostenibilità ambientale, funzionalità delle apparecchiature, mobilità elettrica, comfort interno. A vincere sarà l’abitazione che rispetterà tutti questi requisiti, in sostanza quella che si mostrerà più rispettosa per l’ambiente, la casa più smart. La solar house è stata realizzata in collaborazione con più di 30 aziende partner e imprese di settore, ma in special modo con il patrocinio di Microsoft Italia, che ha offerto supporto nella progettazione. Il team di studenti della Sapienza ha potuto utilizzare liberamente la piattaforma Microsoft Azure e il relativo cloud computing che è risultato essenziale durante tutta la realizzazione del progetto. E Microsoft è presente anche all’interno
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dell’abitazione con dispositivi che la rendono totalmente tecnologica: telecamere con riconoscimento facciale, l’assistente virtuale Cortana e una “domestica virtuale”, il visore olografico Hololens per gestire tutte le funzionalità abitative (anche se questo è ancora in fase di sperimentazione). Queste, alcune delle caratteristiche della casa con lo zampino di Microsoft. Alcune delle caratteristiche che la rendono smart. Alcune, perché in realtà la parola smart fa da padrona, qui. Il nucleo abitativo e quindi la casa del futuro, si deve reggere su quattro pilastri: Smart Shape. Forma, ma anche orientamento e dimensione delle aperture presenti nella casa, così come i suoi spazi interni, devono favorire illuminazione e ventilazione naturali, sfruttando le energie rinnovabili. Smart Envelope. L’abitazione e il suo “scheletro” permettono di massimizzare il comfort luminoso, termico e acustico. Sono stati usati pannelli Xlam che garantiscono efficienza energetica e resistenza sismica; per l’isolamento è stato usato l’Aerogel. Smart Systems. Gli impianti presenti sono ad alta efficienza, tutto è studiato per evitare sprechi: le acque sono recuperate e trattate, le fonti energetiche rinnovabili sono quelle più utilizzate (maggiormente quella solare – ma è presente anche una torre del vento). La gestione della casa è davvero smart, si regge su sistemi avanzati di Building Automation e IoT. Smart People. I futuri inquilini devono essere in grado di usare i sistemi domotici presenti nella casa del futuro, in questo modo gestendo al meglio i consumi ed evitando inutili sprechi. Questo perché la casa può essere smart solo se prima lo siamo noi. Da gennaio a luglio, il prototipo di ReStart4Smart dovrebbe essere aperto al pubblico e visitabile: l’idea è quella di farne un laboratorio che sensibilizzi verso i temi dell’architettura sostenibile e dell’uso dell’energia rinnovabile negli edifici. Si prevede che la casa sarà ultimata poi ad agosto, mese in cui sarà trasferita a Dubai. Arredata e funzionante, sarà quindi esposta al pubblico tra il 14 e il 28 Novembre 2018 insieme alle altre in gara, per essere valutata dalla giuria. C’è solo da augurarci un bell’in bocca al lupo e se volete saperne di più visitate il sito ufficiale del progetto http://www.restart4smart.com/it/ Seguite anche la rubrica di Sistema Binario sul settimanale online di Tablet Roma. Pare che non sia la prima volta che Dubai faccia parlare di sé in termini di innovazione, soprattutto sul nostro giornale!
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LA TECNOLOGIA CHE AVANZA ... MANOMETRIA ANORETTALE
[Proctologia alla mano]
La domanda che con maggior frequenza un proctologo rivolge al paziente è relativa alla funzione evacuativa, per molti considerata un automatismo, per altri, al contrario, definita difficoltosa.
del proctologo, dell’urologo e del ginecologo. Ritengo comunque che ciascuna di queste figure professionali dovrebbero essere pronte, pur nel rispetto della specifica professione, ad interessarsi al paziente nel suo insieme e non solo seguendo la propria attitudine specialistica.
La dissinergia del pavimento pelvico
In questi casi il pensiero di chi opera si indirizza alle problematiche legate alla disfunzione del pavimento pelvico che ha, come suoi principali sintomi, la costipazione e la sensazione di incompleto svuotamento che, a sua volta, produce la necessità di tentare l’evacuazione ripetutamente ed in un breve periodo di tempo. L’atto defecatorio è un meccanismo complesso, coinvolgente nume-rose strutture neuromuscolari perfettamente coordinate. In particolare, i muscoli che costituiscono il pavimento pelvico e che sostengono il retto, si rilassano durante lo sforzo evacuativo, consentendo così la fuoriuscita delle feci, mentre altri muscoli si contraggono; gli individui affetti da disfunzione del pavimento contraggono i muscoli pelvici invece che rilassarli, impedendo di fatto alle feci di fuoriuscire con regolarità. Con il tempo queste contrazioni “inconcludenti”, assottigliano le fibre muscolari riducendo la loro innervazione e consentendo quindi la possibilità della formazione del prolasso di quegli organi pelvici (vescica, utero, retto, anse intestinali) che i muscoli del pavimento dovrebbero, al contrario, sostenere. Il pavimento pelvico è teoricamente suddiviso in tre comparti ad ognuno dei quali è attribuito uno o più organi che possono “prolassarsi” se le fibre muscolari di loro sostegno si indeboliscono per i motivi sopra descritti ed allora: • a disturbi del comparto anteriore possono ascriversi incontinenza urinaria, urgenza ad urinare, tenesmo vescicale; • a disturbi del comparto medio possono ascriversi alcune disfunzioni sessuali (difficoltà o impossibilità ad avere rapporti, dolore durante i rapporti), nei fatti il pavimento pelvico è coinvolto nell’atto della penetrazione, nella fase del raggiungimento dell’orgasmo e nel meccanismo dell’erezione e della eiaculazione; • a disturbi del comparto posteriore possono ascriversi l’incontinenza ai gas e/o alle feci, e la sindrome da Ostruita Defecazione. La suddivisione in tre comparti rende evidente e chiarificatore l’interesse alla problematica della disfunzione pelvica da parte
La diagnostica dei disturbi del pavimento pelvico ha inizio, ovviamente, con un’accurata raccolta della storia clinica del paziente (malattie o disturbi passati e/o presenti, eventuali interventi chirurgici subiti, terapie mediche effettuate o attuali), delle abitudini di vita del paziente (tipo di lavoro, attività fisiche, tabagismo o propensione al bere), sino a giungere alla conoscenza dei sintomi che nello specifico interessano l’atto evacuativo (frequenza, eventuale dolore, conoscenza di ipotetici traumi - fisici o emotivi - che possono aver interferito sulla funzione evacuativa). La visita, oltre alla indispensabile anoscopia, deve prevedere l’osservazione visiva e tattile dei movimenti di contrazione e spinta dell’apparato sfinteriale. Esame fondamentale per un’accurata diagnosi delle problematiche legate alla disfunzione del pavimento pelvico è la manometria rettale. Questo esame, al giorno d’oggi da considerare “ambulatoriale”, permette di rilevare l’esatta fisiopatologia della muscolatura dell’ano-retto permettendo, quindi, di impostare al meglio una più precisa indicazione terapeutica medica, chirurgica, riabilitativa. Come già scritto in un mio precedente articolo, l’esame consiste nel porre nel retto un piccolo sensore collegato ad un sistema computerizzato - in grado di registrare i valori misurati - che calcola la pressione e la forza della muscolatura anale e rettale. In corso di esame si chiederà al paziente di eseguire una serie di manovre che comportano un rilassamento o una contrazione della muscolatura. Queste indicazioni vengono registrate e rese manifeste su schermata. La possibilità di poter effettuare ambulatorialmente questo esame rende le diagnosi più accurate e consente una precisa indicazione di un’eventuale dissinergia del pavimento pelvico e la più precisa indicazione sul trattamento da consigliare.
Roberto Federici medico chirurgo
Dott. Roberto Federici Specialista in Chirurgia generale Proctologia
(emorroidi, ragadi anali, fistole)
CHIRURGIA AMBULATORIALE DELLE ERNIE INGUINO-CRURALI Centro Salus Casalpalocco, Piazza Filippo il Macedone 23 (Centro comm.le Le Terrazze) - Tel. 06.50.91.53.05 e-mail rf@robertofederici.it Ostia, Viale Del Lido, 5 - Tel 06/5600223 - 06/5600648 Acilia, Via Gino Bonichi 111 - Tel. 06/52350770 - 52352569
Marina “In-forma” di Marina Grappasonni
Il benessere della pelle gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute e la sua cura dovrebbe rappresentare una priorità per ognuno. Un corpo sano è anche un corpo ben idratato. Fisiologicamente la funzione della pelle è quella di proteggere il nostro corpo dalle sostanze esogene e dall’eccessiva perdita di acqua. L’idratazione del corpo non è solo una questione di sopravvivenza per tutti i nostri organi e per tutte le funzioni vitali ma anche un fattore chiave per l’estetica.
Mens Sana
In Corpore Sano sostenevano
gli antichi
Non si può parlare di perdita di peso di trattamenti antiaging prima di un’adeguata idratazione del corpo e della pelle. Non si può passare ad un discorso di “bellezza” se non dando per preliminare un’adeguata idratazione del corpo, premessa fondamentale per mantenere più a lungo le proprietà elastoplastiche della pelle. Una corretta idratazione può definirsi come il primo atto cosmetico vero e proprio. In mancanza di acqua il nostro corpo si affatica con maggiore facilità, lo stesso discorso vale per la nostra pelle, la pelle infatti è un vero e proprio organo del nostro corpo e come tale per essere sana e funzionare al meglio ha bisogno prima di tutto di essere nutrita ed idratata. Una idratazione costante aiuta a conservare e a mantenere più a lungo l’idratazione naturale e a preservare la giovinezza del corpo. Oltre a scegliere con attenzione il cosmetico più idoneo è importante seguire alcuni accorgimenti ed eliminare alcune cattive abitudini per evitare gli effetti di una pelle disidratata o precocemente invecchiata: lavarsi con acqua troppo calda provoca la dissoluzione di degli Oli naturali contenuti nella nostra pelle; utilizzare prodotti aggressivi che alterano il suo ph; non andare a dormire senza aver deterso la pelle con prodotti che la rispettano; Per assicurarsi il giusto grado di idratazione interna è fondamentale bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno e fare una alimentazione sana e ben bilanciata. L’acqua come abbiamo visto è il primo elemento indispensabile per la pelle e per le sue funzioni. Tonicità ed elasticità sono determinanti della bellezza e della nostra cute che diventa più morbida e liscia proprio in funzione del suo livello di idratazione. Inoltre anche per tutte quelle situazioni in cui ci troviamo ad avere problemi di cellulite o atonia del tessuto il primo consiglio che posso dare è proprio quello di riportare in equilibrio il tessuto ancor prima di mettere un prodotto specifico per il problema.
Mai iniziare ad applicare un prodotto specifico se prima la pelle non è ben idratata. Per fare un esempio sarebbe come dare concime ad una pianta senza averla mai innaffiata. Il mio compito di consulente di bellezza all’interno del mio centro passa in primo luogo proprio dalle spiegazioni ed informazioni che diamo al cliente su tematiche che sembrano semplici insegnando loro le basi per una sana beauty routine e per far si che possano comprendere le basi ed applicarle per avere sempre una pelle in forma anche con la sola autocura.
Dott. Antonino Marchese
Dott. Antonino Marchese
T ablet presenta
Intervista di Lorenzo Sigillò
Giuseppe Danza,
la nostra intervista al talento emergente italiano facile da trovare. Come sei approdato all’industria cinematografica, qual è il tuo background, che racconta il tuo curriculum? Sono approdato al cinema per caso. Per “L’ispettore Coliandro” stavano ricercando una figura particolare e venni chiamato dalla produzione per un brevissimo provino su Skype, dandomi immediatamente la parte. Sono stato fortunato perché grazie al wrestling professionistico è come se vivessi in un continuo provino perché, lasciando da parte la prova fisica, c’è moltissima recitazione, dall’uso del microfono alle espressioni di mimica facciale. Loro avendo studiato il mio personaggio si sono “innamorati” dei miei atteggiamenti e mi hanno inserito come uno degli antagonisti in una puntata della serie, che poi è stata una delle puntate più viste. Di te infatti piace molto sul ring la recitazione, la presenza scenica e la costruzione di un personaggio ben caratterizzato. Hai affrontato un percorso per arrivare a questo? No, è innato… è ben delineato ma l’ho sempre avuto dentro, è la mia anima del lottatore. Poi bisogna allenarsi allenarsi allenarsi con le mosse, fiato, resistenza, ma determinate cose sono innate e questa in me è così. Riguardo al wrestling sei stato a un passo dal professionismo americano, hai assaggiato alcuni eventi mondiali della WWE, pensi di riprovare a fare il grande salto? Cosa pensi dei nostri italiani che stanno facendo bene in giro per il mondo? Tu invece tornerai presto sui ring italiani, non è vero? Sono molto soddisfatto di quello ho fatto fino ad adesso. Già del 1999, dopo aver visto il film “Man on the Moon” di Miloš Forman, dissi “voglio fare il lottatore di wrestling”. Il protagonista Andy Kaufman (il comico statunitense deceduto nel 1984 e interpretato nel film da Jim Carrey) non c’entrava niente col wrestling, ma era un provocatore e in una breve parte del film si avvicinava al wrestling. Di tutto il film a me piacque particolarmente quella scena e quei momenti. Così un po’ fantasticando e un po’ innamorandomi di questo mondo, a nove anni decisi già così. Ho cominciato gli allenamenti a 16 anni appena ne ho avuto la possibilità e mi sono trasferito prima a Riccione, a Rimini e Tropea per seguire i corsi del grande lottatore Ultimo Dragon. Poi la mia formazione è continuata in Italia e in Europa con la NWE (NuWrestling Evolution/Entertainment) che è stata una delle più importanti federazioni
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Giuseppe Danza è un nome che sentirete spesso nei prossimi anni. Dopo la copertura quotidiana della Festa del Cinema di Roma sulla nostra versione digital (www.tabletroma.it), abbiamo deciso di continuare il filone cinematografico facendovi conoscere un talento emergente italiano. Giuseppe è un lottatore italiano di wrestling ma anche un attore che ha già calcato nientemeno che il red carpet del Festival di Venezia, ospite dell’ultima edizione, grazie alla sua partecipazione nell’acclamato e pluripremiato “Ammore e Malavita” dei Manetti Bros. .Ma non solo. Vale la pena raccontare la sua storia e abbiamo deciso di intervistarlo per voi. Lorenzo: Ciao Giuseppe e grazie per aver accettato la nostra intervista. Non posso far altro che cominciare chiedendoti di raccontarci le tue esperienze recenti sul red carpet. Cosa ti hanno ‘lasciato’ gli eventi della Biennale di Venezia e del Giffoni Film Festival? Giuseppe: Sono state sicuramente due grandissime occasioni con relative emozioni, differenti ma molto importanti. Al Giffoni ho avuto la possibilità di confrontarmi con ragazzi che hanno la passione per il cinema e mi hanno avvolto con le loro domande, curiosità, ma anche con le insicurezze e sicurezze della giovanissima età, insomma con il loro calore. Confrontarmi con quei ragazzi è stato unico e una delle esperienze più belle della mia vita. Il Giffoni è un evento particolare che unisce un concetto d’arte maggiore, quest’anno ad esempio ha abbracciato anche la musica, e io sono stato invitato per parlare dei miei film, ma anche per la mia storia di lottatore. Venezia è stato realizzare il sogno di tutti gli attori. Il film “Ammore e Malavita” è meritevole, particolare, divertente, sui generis, una commedia noir dei Manetti bros. che è stato selezionato anche un po’ a sorpresa per il concorso ufficiale. C’è stata tanta soddisfazione per i premi vinti e per come siamo stati accolti, una grande gioia per le risposte del pubblico e della critica. È stata un’emozione diversa dal ring, ma il cuore ha battuto tanto. Hai lavorato molto con i fratelli Manetti e Giampaolo Morelli, com’è e cosa ti sta dando il lavoro con registi e attori importanti? È importante lavorare con queste persone perché oltre al film in sé stesso, sono anche dei maestri ma che ti lasciano libertà di interpretazione, ovviamente seguendo la loro guida. Sul set si crea un clima come tra alunno e, appunto, maestro, ma c’è anche un rapporto reciproco di fiducia. È stato un po’ come stare in una famiglia, in un clima davvero positivo che non è
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europee e che mi ha dato, fin da subito, l’opportunità di lavorare con grandi nomi, magari appena rilasciati dalla WWE. Poi l’America, dove mi sono trovato molto bene, sono stato accompagnato nella mia esperienza da D3 (Daniele Dentice D’Accadia) che ancora è lì e ho partecipato alla House of Hardcore di Tommy Dreamer (praticamente una ECW di oggi) e ne sono stato onorato. Fino alla mia partecipazione in WWE all’evento della Royal Rumble che è stata la ciliegina sulla torta. Poi sono stato sfortunato, un secondo provino WWE non è stato possibile per colpa di una bufera violenta e incredibile, che ha portato addirittura la federazione più importante al mondo a fare uno show a porte chiuse senza pubblico. È stata forse l’unica volta nella storia che è accaduto e così la mia occasione è sfumata. Poi ho preso una pausa, sia per i film proposti che per altre alternative, ed anche per riprendermi da alcuni infortuni, ma sicuramente tornerò negli Stati Uniti e approderemo in WWE. Per le esperienze degli altri sono contento, soprattutto per Daniele (D3) perché abbiamo condiviso tanto insieme; non seguo tutti gli altri perché ognuno sceglie il suo percorso, ma auguro a tutti di realizzare il proprio sogno e di farlo nel modo più corretto possibile. Intanto io tornerò sui ring italiani ufficialmente al “Wrestling Megastars” del 2 dicembre, a Bologna, con grandi nomi come Rob Van Dam, Ken Kennedy e Chris Masters. Alla fine Bologna mi accoglie sempre, è nel mio destino, qui ho girato il mio primo ruolo appunto di antagonista principale in ‘Coliandro’. Nel tuo conscio e inconscio c’è Elvis Presley, non a caso ti soprannominano “King”. Come mai questa presenza nella tua vita, cos’è questa passione, cos’è Elvis per te? Questa passione deriva sempre da “Man on the Moon”! Kaufman imitava Elvis in alcune scene e incuriosito mi andai a informare su di lui ed entrai nel suo universo. Su Elvis, in Italia c’è stata una cattiva pubblicità, non è stato capito, sono state ascoltate solo le sue canzoni più famose, si pensa che sia il re del rock and roll, ma non è così, lui è il re della musica e lo è diventato tramite la sua musica d’amore e di sofferenza. Io sono innamorato delle persone sensibili e lui lo è per antonomasia, dal sorriso allo sguardo, all’ultimo concerto. Nel 1973, all’apice della carriera con “Aloha from Hawaii”, venne lasciato dalla moglie e andò in depressione, cadendo nell’abuso di antidepressivi, così morì pochi anni dopo. Per portarlo sempre con me, oltre a essere stato a Graceland, possedere cd, vinili e memorabilia varia, ho un tatuaggio con la sua firma sul petto e insieme a D3, sul polso sinistro, porto sempre con me i versi della sua canzone “Pieces of my life”. Mi piace il suo modo di fare, tutto quello che lo circondava e l’infinità generosità e un po’ mi ci rispecchio.
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Ti senti più uno show-man, un attore o un wrestler… insomma che farai ‘da grande’? In realtà continuerò a fare quello che ho fatto fin da bambino fino ad oggi, quello che mi diverte e mi piace in base alla possibilità che la vita ti mette davanti: a volte è semplice, altre è più difficile. Spero di riuscire a farlo sempre e credo che per arrivare a conquistare un obiettivo si debba abbandonare tutto il resto e concentrarsi solo su quello. Questa impostazione assoluta verso una passione e un obiettivo però può essere nociva, perché a volte non hai via di scampo. La vita dell’artista è fatta di alti e bassi, bisogna essere abili a bilanciare i bassi e la solitudine dell’artista, come la chiamo io. Ho deciso di fare tutto ciò che mi diverte nella recitazione e nel wrestling, sperando di farlo nel miglior modo possibile. Comunque nasco e morirò come lottatore e certo, sono un intrattenitore, come attore, come wrestler e anche come cantante (ovviamente di Elvis ma anche Dean Martin e Johhny Cash)! Domande di rito finali: progetti futuri? Qualcuno da ringraziare? Fondamentale sarà tornare negli Stati Uniti. Voglio anche continuare a partecipare ad altre produzioni cinematografiche migliorandomi e perfezionandomi, ma adesso il ritorno in USA per tentare di rimanere lì a combattere è la mia priorità. Poi non escludo partecipazioni ad altre cose o tornare sui miei passi, ma ora sono concentrato su quell’obiettivo. Ringrazio la mia famiglia perché, nonostante le nostre “guerre” interne, mi hanno sempre supportato. Un grazie va anche a chi crede in me e chi mi ha dato fiducia, perché puoi essere bravissimo, ma se qualcuno non ti permette di esprimere il tuo talento, puoi tenerlo in tasca e andare a passeggiare sul lungomare. E reciprocamente io ho creduto in loro fidandomi. Ho creduto in me stesso e quindi direi che ringrazio anche me per non aver mollato nei momenti in cui mi potevo abbattere, mentre mi sono detto: “forse sarà meglio” e il meglio è arrivato. Comunque ritengo che non si debba mai essere soddisfatti, non per arroganza, ma perché non bisogna accontentarsi, puntare in alto per arrivare almeno medi! Chiudiamo ringraziandoti e con un flash finale: meglio vincere l’Oscar o il titolo di campione del mondo di wrestling? Abbiamo detto di puntare in alto no? Bè, allora ti dico che arriverò ad entrambi! Vi ringrazio e saluto i lettori di Tablet Roma, a presto!
T ablet consiglia
di Cristina Anichini
Sù e giù per Roma Roma, città misteriosa. Una continua scoperta. Città millenaria che nasconde tra i suoi vicoli e tra i suoi colli innumerevoli sorprese. Molti hanno scritto su di lei e sulla sua eterna gloria, ma nessuno si era mai occupato di una peculiarità architettonico-logistica di cui spesso abbiamo usufruito ma su cui poco ci siamo soffermati: le scale. Scale famose, scale nascoste, scale necessarie al transito da una via ad un’altra, in una Roma sui sette colli che sale e scende, dal centro alla periferia. Punti di vista dall’alto e dal basso che vengono descritti in forma di prosa spiritosa, piena di citazioni storiche, letterarie che non vuole fregiarsi di guida turistica ma bensì di viatico spirituale. Ogni scala è un breve racconto, una visione personale e sentimentale che cattura fortemente l’attenzione del lettore. Alessandro Mauro, l’autore, scrive per lavoro da 25 anni. Questa volta però lo fa per sé, donando a noi lettori, romani e non, una visione alternativa della città affascinante e da scoprire.
Alessandro leggendo le tue pagine viene una gran voglia di girare per Roma con altri occhi. Come nasce questa proposta letteraria? Le scale mi incuriosiscono da tempo: mi piace il fatto che mettano in comunicazione un sopra e un sotto, e che questi due punti siano spesso molto diversi, a volte in modo sorprendente. Dalla base di una scala di solito non si vede cosa c’è sopra: è un piccolo mistero architettonico che si svela solo a chi decide di percorrerla. Soprattutto, però, mi interessa il fatto che intorno c’è Roma, e che scrivere delle sue scale sia anche un modo per raccontare una città in cui lo spazio e il tempo si intrecciano in una maniera unica al mondo. Parlare dei gradini, di quello che c’è nelle vicinanze, delle cose insomma, diventa anche un sistema per parlare delle persone.
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Hai scritto di 76 luoghi, come li hai scovati? Descrivi luoghi molto centrali e famosi allo stesso modo in cui parli di punti molto periferici e poco conosciuti ai più. Quando ho cominciato a girare per Roma in cerca di scale, con l’idea di scriverne, non pensavo che potesse venirne fuori un libro. Soprattutto non mi rendevo conto che le scale in città sono tantissime. Ancora oggi non so di preciso quante siano, ma non c’è dubbio che quelle menzionate nel libro sono soltanto una piccola parte del totale. Quando la faccenda è cresciuta, e con l’editore Exòrma si è deciso di farne un libro, ho cominciato a passare ore al computer guardando Roma con le mappe di Google, in cerca di scale. Dopo però sono sempre andato di persona sul posto, e non c’è stata volta in cui non abbia trovato qualcosa in più di quello che mi aspettavo. L’idea del libro è soprattutto questa: sguardo ravvicinato sulle cose, lentezza, scoperta. Se Roma è fatta a scale è stato inserito in una collana dedicata ai libri di viaggio, benché sia un libro su Roma scritto da un romano. Ne sono ancora stupito, e anche molto contento. Quanto alla mescolanza di luoghi centrali e periferici, probabilmente ci
tenevo ad andare oltre la “cartolina”, fuori dai percorsi tipicamente battuti dai turisti. Questa è una città enorme, multiforme, piena di contraddizioni. Dunque nel libro c’è Trinità dei Monti, per dire, ma anche un sacco di altri luoghi che concorrono a rendere Roma quello che è. Tutti gli scritti hanno la stessa lunghezza, che parlino di centro o di periferia, di scale monumentali o mezze nascoste. Un modo per dire che tutto è città, e anche per fare una cosa ordinata, con una sua disciplina che compensasse la grande libertà della scrittura. La tua non vuole essere una vera e propria guida, ma fa venir voglia di usarla come tale. Mi fa ricordare la guida di Pessoa su Lisbona. Hai dato vita ad un’opera letteraria. Cosa ne pensi? Penso che questo paragone – di cui ti ringrazio – sia un po’ imbarazzante, come altri che sono stati fatti in questi mesi. In realtà, benché io abbia dichiarato fin dal principio che Se Roma è fatta a scale non è una guida, molte persone la utilizzano come tale. Va bene così. La cosa bella, quando un libro viene letto, è che smette di essere tuo, e diventa delle persone che lo leggono. Quanto al fatto che sia un’opera letteraria, mi pare un complimento bellissimo, ma non posso dirlo io. Io ho cercato di mettere attenzione alle cose, e cura nelle frasi. Per il resto, mi interessava scrivere cose oneste, sincere.
È una dedica alla città di Roma. Che rapporti hai con la Capitale? Direi di partecipazione. Insomma Roma mi riguarda. E poi forse un rapporto madre-figlio, visto che sono nato qui e ci ho sempre vissuto. Grazie Alessandro. Aspettiamo un’altra tua pubblicazione. Il libro uscito circa un anno e mezzo fa ha avuto un gran successo di pubblico e di critica ed è disponibile in tutte le migliori librerie, edizioni Exòrma. Possibile l’acquisto on line. Vi invitiamo al suo acquisto! Buona lettura e buona visita!
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Il cambiamento in psicoterapia
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Qualche settimana fa, dopo l’uscita dell’ultimo articolo che riguardava la percezione degli italiani circa l’utilità dell’intervento psicologico, ho ricevuto una telefonata da parte di una gentile signora che si diceva molto colpita da quanto letto e che confessava di essere una di quegli italiani “diffidente” nei confronti della psicoterapia, desiderosa però di “convertirsi”. La domanda che più le premeva era la seguente: quante sedute di terapia ci vogliono “per una persona normale che non ha particolari problemi?”. Credo che le mie risposte non le siano piaciute, perché ha concluso dicendo che non era un percorso che poteva affrontare. Questa telefonata è stata per me spunto di riflessione: perché pensare di eventualmente iniziare una terapia se si ritiene di essere “senza particolari problemi”? Curiosità? Negazione? Inconsapevolezza? Forse un po’ di tutto questo? Ulteriore riflessione: perché tenerci a precisare di non avere problemi? Su questo punto la mia risposta è certa. Nel lavoro clinico si parla di resistenza al cambiamento, cioè le persone hanno paura di cambiare. Da qui lo spunto per il tema di questo mese: il cambiamento. Cos’è e perché ci fa così paura? La maggior parte delle persone non ama molto cambiare: preferiscono rimanere, nonostante tutto, nella cosiddetta “zona di comfort”, cioè quella situazione che, seppur disfunzionale, è conosciuta e perciò fonte di sicurezza, anche se “malata”. Abbiamo già parlato del fatto che l’essere umano tenda a mantenere l’omeostasi, ovvero la condizione di stabilità interna di un sistema che vuole rimanere tale anche in presenza di perturbazioni esterne. Quando un agente esterno infatti arriva a “turbarla”, il sistema opererà per tornare al punto d’equilibrio originale. Ma può accadere che questo equilibrio diventi non più funzionale e le esigenze di
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cambiamento sempre più forti al punto da generare grande malessere al sistema, cioè a noi. Ecco allora che andiamo alla ricerca di cause, per lo più esterne, che giustifichino questa sofferenza: infanzia infelice, traumi antichi o recenti, genitori inadeguati, compagni sbagliati, problemi di lavoro e potremmo continuare… Sembra inevitabile “dover cambiare” ma… si sa, non è facile e richiede un forte dispendio di energie. Ogni cambiamento implica un’esperienza emozionale profonda e conflittuale che è dolorosa, paurosa e spesso piena di sensi di colpa. Con resistenza al cambiamento, quindi, ci si riferisce a tutte quelle situazioni in cui si finisce per boicottare la direzione di lavoro intrapresa in psicoterapia, a tutte quelle risposte di “non accettazione”, verbali o non verbali (uno sguardo, una chiusura della postura) consapevoli o meno, che il paziente dà agli interventi proposti dal terapeuta e che hanno lo scopo di mantenere inalterato il problema presentato e il proprio equilibrio omeostatico. Abbiamo la tendenza a voler mantenere inalterata la nostra situazione di vita. La domanda sorge spontanea: “ma allora che ci va a fare in terapia?”. Tante sono le richieste implicite (e per lo più inaccettabili dal terapeuta). Quelle più comuni? Risolvimi il problema senza che io debba fare nulla, cambiami senza che io debba faticare per cambiare me o qualcosa della mia vita, cambia gli altri perché il problema sono loro e non io. Oppure: vorrei cambiare ma non posso, vorrei cambiare ma non so come fare, tutto quello che farai per cambiarmi non servirà a nulla perché tanto “nessuno mi può salvare”…
Troppo spesso i pazienti si aspettano che i loro sintomi o disagi e difficoltà scompaiano in modo magico, senza che ciò implichi un loro cambiamento. Ma non funziona in questo modo: se quel disagio è arrivato a farsi sentire è affinché noi ci mettiamo in ascolto di quello che vuole dirci. Il sintomo, il disagio, il malessere, sono dei potenti messaggi e vanno ascoltati, non tolti di mezzo. Bisogna anche dire, però, che il paziente che ricerca aiuto presenta sì una parte di resistenza, ma anche una parte di desiderio di alleanza terapeutica e sostegno, perché c’è l’esigenza di cambiare alcune cose ed è vero che molte volte non sa come fare per cambiare. Il terapeuta non può non cogliere anche questo aspetto e deve imparare a “danzare con leggerezza” nell’ambivalenza della richiesta del paziente: chiedo aiuto – evito l’aiuto. Come si fa? L’esperienza clinica aiuta tanto, a volte basta anche solo un “ma” per cogliere la paura del paziente e le barriere che egli mette nel tentativo di proteggersi. In teoria, il bravo terapeuta dovrebbe riuscire ad aggirare tutte le resistenze del paziente. Ma non è un mago, non ha la bacchetta magica per far sparire i problemi, per convincere il paziente a cambiare e quindi non può forzarlo in nessuna direzione, se egli non vuole seguirlo. Ci sono comunque delle cose che è necessario fare: nell’Analisi Transazionale è fondamentale il contratto terapeutico, cioè fissare l’obiettivo che la persona vuole raggiungere e quali passi concreti ha da compiere per arrivarci. Per giungere al cambiamento e aggirare la resistenza è opportuno tenere presente che ogni persona cammina con il proprio ritmo e andare per “piccoli passi”, cioè focalizzarsi su piccoli cambiamenti concreti che hanno il doppio scopo di non far sentire il paziente sottoposto a richieste esagerate rispetto alla percezione delle proprie competenze (paura di non farcela) e fargli “masticare” anche semplici successi che in qualche modo già generano “movimento” e aprono la strada ad una concezione di cambiamento non più come macigno insormontabile ma come grande opportunità. Perché il cambiamento è una esaltante (anche se faticosa) opportunità:
l’opportunità di imparare ad esprimere le proprie emozioni, di scoprire e mettere in atto nuovi e più funzionali comportamenti, favorire la consapevolezza e quindi dare un nuovo senso alle esperienze vissute, acquisire più ampi significati con cui leggere le nuove possibilità. Il cambiamento è un nuovo apprendimento: il paziente disapprende vecchie modalità che non funzionano più e apprende modi di agire o di pensare che vanno proprio bene per lui. Il processo di cambiamento genera una ristrutturazione creativa del proprio mondo, però ci deve essere l’intenzione di mettersi in gioco, perché se la persona si pone in un atteggiamento passivo e non è disposta a cambiare, a sfidarsi, a toccare paure e vissuti negativi, a fare qualcosa di diverso da quanto ha fatto finora… allora il cambiamento non è possibile. Meglio non intraprendere alcun percorso e rassegnarsi a rimanere dove già si è, perché le cose non cambiano per magia o grazie al terapeuta-mago. Per questo motivo, ad un certo punto della terapia, dopo aver dedicato tutto il tempo necessario all’esplorazione della storia del paziente, a ciò che egli ha imparato a fare e perché continua a riproporlo, arriva il momento di quello che Lorna Benjamin, nella sua Terapia Ricostruttiva Interpersonale, definisce il “discorso sull’apprendimento” (considerato proprio come una delle cinque fasi del suo modello di intervento psicoterapeutico): “Abbiamo esplorato i tuoi modi di fare e hai compreso da dove provengono e a che cosa ti servono. Ora che hai visto tutto ciò con chiarezza, puoi decidere se cambiare oppure no. E puoi iniziare a lavorare per imparare nuovi e migliori modi di fare”. Ed è da questo punto in poi che il paziente può, se vuole, iniziare a cambiare e a fare “magie” con la sua vita. Per concludere, voglio ritornare alla signora della telefonata. Cara Signora di cui non conosco il nome, io non so quale sia il suo bisogno…ma tra poco sarà Natale, la festa di una nascita, ed il mio augurio, per lei e idealmente per tutte quelle persone che forse sentono la necessità di un cambiamento pur avendone timore, è quello di ascoltarsi e darsi l’opportunità di percorrere, con fiducia, un meraviglioso cammino di rinascita. Buon Natale a tutti!
Tablet Pet di Elena Cannella
Aldo La Spina, e Nala
Medici a quattro zampe:
l’ultima frontiera della cinofilia
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Oggi ho la fortuna di incontrare Aldo La Spina, che viene definito nel mondo cinofilo come il primo cinogogo d’Italia: ovvero il “pedagogista del cane”. Ha iniziato la sua carriera nella Protezione Civile come soccorritore con il suo cane; venuto a contatto con approcci cinofili moderni e innovativi in Inghilterra, per primo negli anni Ottanta ha portato in Italia l’educazione gentile del cane, le medicine naturali, l’idroterapia in piscina e la riabilitazione per gli animali da compagnia. È stato il primo “istruttore di marciapiede”, aiutando concretamente i proprietari a risolvere i problemi nei rapporti con i propri cani; ha insegnato nelle università di Milano e Pisa (Scienze della Formazione e Veterinaria) ed a professionisti come veterinari, toelettatori, addestratori, educatori cinofili, operatori di canile, dipendenti di enti pubblici, guardie zoofile, associazioni culturali e animaliste (fra cui ASL, ENPA, Lega del cane, Dog Angels). Attualmente conduce corsi per proprietari di cani e dirige un centro di formazione per educatori cinofili (“Pet format Net”). Dirige inoltre il Centro Cinofilo Europeo ASD-APS di Novate Milanese, dove sono praticate attività sportive anche in acqua, riabilitazione, cura, consulenza comportamentale, educazione e rieducazione del cane, in collaborazione con veterinari. Già Vice Presidente nazionale vicario dell’A.P.N.E.C. - Associazione Professionale Nazionale Educatori Cinofili, è conosciuto e stimato anche all’estero ed è l’unico rappresentante in Italia qualificato dall’APBC (Association of Pet Behaviour Counselor), organizzazione internazionale di esperti nel recupero del comportamento animale. Inoltre è il Direttore Tecnico di Medical Detection Dogs Italy, una Onlus che promuove la ricerca scientifica medica e l’impiego del fiuto dei cani per il rilevamento di alcune malattie metaboliche. Infine, è il Presidente di A.T. Animali Terapeuti Onlus che si occupa di erogare progetti per Interventi Assistiti dagli Animali (Pet Therapy). Ha pubblicato vari libri: “Emozioni a sei zampe” (v. mia recensione su Tablet del 1° novembre 2017, http://tabletroma.it/emozioni-a-sei-zampe/), “100 idee per giocare con il tuo cane”, “In forma con il tuo cane”, “Ciao sono il tuo cane”, “Come calmare il cane” e “Come fare il Dog Sitter”, tutti editi da De Vecchi. Di prossima pubblicazione un libro rivolto ai medici veterinari ed a chi vorrà dedicarsi alla libera professione: “Il cane nella pratica veterinaria. Approccio educativo e gestione nell’ambulatorio” edito da Edra. Buongiorno Aldo e bentrovato. È veramente un onore poter parlare con te, soprattutto di un argomento così delicato, e che rappresenta l’avanguardia
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dell’attività cinofila. Sentiamo ormai abbastanza spesso parlare di cani in grado di scoprire l’insorgenza di malattie, ancor prima che vi sia una diagnosi clinica. Puoi spiegare ai lettori di Tablet di cosa si tratta? I cani hanno tanti modi per aiutare l’uomo, alcuni da migliaia di anni, come ad esempio la caccia e la conduzione e la guardia al gregge, ed altri molto più moderni, come l’assistenza. I cani da assistenza possono essere divisi in due categorie: assistenza attuativa, cioè i cani che vengono preparati per aiutare i non vedenti (cani guida), i non udenti ed i disabili. L’altra categoria, che è quella che ci interessa oggi, è quella dell’assistenza preventiva, divisa in due categorie. La prima è attività sia di allerta medica, quindi di medical alert dogs, ovvero cani che lavorano direttamente a contatto con la persona malata, o che si sospetta abbia una patologia in atto, e che sono in grado di avvisare l’arrivo di una crisi metabolica, migliorare la qualità di vita e in alcuni casi essere addirittura salva vita, come in caso di ipoglicemia notturna e rischi di conseguente coma diabetico. Le malattie che possono essere riconosciute dal cane sono il diabete, l’epilessia, la narcolessia, il morbo di Parkinson ed addirittura, argomento particolarmente attuale anche in Italia in questi giorni, la malaria. Si tratta alcune volte anche di sperimentazioni scientifiche purtroppo per il momento svolte soprattutto all’estero. In Italia siamo un po’ all’inizio, ma presto ci allineeremo agli altri Paesi Europei e non. La seconda branca dell’attività preventiva è quella
della ricerca biologica, di cui mi occupo come Direttore Tecnico della Medical Detection Dogs Italy Onlus. I cani da ricerca biologica o bio detection dogs sono cani preparati per lavorare non a contatto con il paziente, ma su campioni umani di sangue, urina, e cellule, e anche specializzati nella ricerca oncologica. Vi sono razze più adatte a questo tipo di lavoro? Non mi considero un “razzista” nel senso sano del termine, e quindi non farei una scelta del cane esclusivamente in funzione della razza cui appartiene, ma prediligerei le caratteristiche necessarie per svolgere questo tipo di lavoro. Vero è anche che molti dei cani che vengono formati e che lavorano nel campo dell’assistenza sono incroci di più razze, e sono ugualmente degli ottimi detection dogs. In genere si scelgono comunque golden retriever e labrador retriever per svolgere attività di collaborazione con l’uomo, e quindi per l’assistenza attuativa (cani guida per ipovedenti, ecc), ed in questi cani sono cani in affido e che restano di proprietà dell’Ente che li mette a disposizione di chi ne ha bisogno, facendosi comunque carico di ogni necessità del cane per tutta la vita. Si predilige di scegliere cani da pastore per attività di lavoro insieme all’uomo, e dunque per l’assistenza preventiva. Sono sempre cani di proprietà, che vengono impiegati in questo lavoro, ma che per il resto sono cani di famiglia a tutti gli effetti. Concentriamoci sui bio detection dogs. Che tipo di addestramento occorre, e quanto è lungo il percorso formativo? A che età del cane si deve iniziare? La preparazione del cane certamente deve iniziare quando è quasi adulto, intorno ai 18/24 mesi di età, ed è lunga più o meno altrettanto. Si lavora essenzialmente mediante rinforzo positivo, ed il cane viene premiato ogni volta che svolge correttamente il comportamento richiesto, e si concentra sulla capacità di discriminazione olfattiva: in sostanza il cane deve riuscire a segnalare se esistono cellule tumorali all’interno dei campioni esaminati. L’aspetto più importante di questo tipo di ricerca è che il cane è in grado di scoprire le cellule cancerose con molto anticipo rispetto ai tradizionali strumenti di diagnosi (TAC, risonanza magnetica). Questo permette di intervenire sulla patologia oncologica con un ampio anticipo rispetto a qualunque altro screening attualmente a disposizione del malato. Anche la presenza di contaminazioni nella ricerca olfattiva, dovute ad altre patologie in atto od all’assunzione di farmaci, è gestibile dal cane, che comunque può portare a termine una efficace analisi anche se alcune molecole alterate per esempio da sostanze chimiche potrebbero confonderlo. È un lavoro faticoso per il cane, oppure è appagante e divertente? Nel mio lavoro sono abituato a “ragionare da cane” ed ad entrare in empatia con tutti i detection dogs che preparo e che lavorano con me. Ti posso assicurare che tutti entrano in laboratorio scodinzolando, e che
sono estremamente contenti di lavorare e di avere successo in quello che viene loro chiesto. Poi tornano a casa e riprendono la loro vita in famiglia, esattamente come qualunque altro cane di proprietà. Quali sono i prossimi traguardi/obiettivi di Medical Detection Dogs Italy, di cui sei il Direttore Tecnico? Al momento in Italia abbiamo una percentuale di attendibilità dei test effettuati dai bio detection dogs di circa l’80-85%. Il nostro obiettivo per il prossimo anno è di raggiungere il risultato di svolgere attività preventiva con la percentuale del 95-97%. È un traguardo ambizioso, ma raggiungibile. Chi vuole saperne di più può seguirci sul nostro sito internet www.mddi.it/ it/Grazie Aldo, tutto quello che ci hai spiegato oggi è davvero incredibile. Gli ambiti di cui ti occupi con tanta passione e dedizione sono ormai definibili come cinofilia 3.0. A presto per altri aggiornamenti e sviluppi.
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orreva l’anno 1998 che con il mio caro amico Massimo Carroccia intraprendemmo un percorso di collaborazione professionale durato fino al giorno in cui ebbi la mia prima ed unica figlia, Viola. 10 anni in cui la fervida creatività di Massimo e le sue eccellenti doti di fotografo, le mie conoscenze e capacità, e la collaborazione di un ragazzo inglese mago della computer grafica, ci hanno permesso di lavorare e di consolidarci professionalmente come studio di comunicazione visiva, lo studio Icon2. Le nostre strade si sono poi divise ma non abbiamo mai smesso di sentirci ed oggi dopo altri 10 anni passati professionalmente lontani, mi trovo con gioia a intervistarlo per la mia rivista. Massimo non ha mai lasciato per un attimo il suo primo amore, il suo mondo, quello della fotografia. Professionae per la quale ha studiato, ha insegnato e ha dato tanto. Le sue capacità gli permettono di affrontare qualsiasi tema fotografico ma per quello per cui ha maggior trasporto è la fotografia di ritratto. Davanti al suo obiettivo sono passati in tanti e in tanti ne stanno passando ancora oggi. Oltre ai suoi bellissimi ritratti, si è specializzato in questi ultimi venti anni anche in fotografie di architettura, Dopo un periodo di crisi del mercato non ha mollato la professione e da qualche mese a questa parte, dopo un’accurata ricerca, ha cominciato a lavorare su un’idea geniale, quella del ritratto ai cani. Ebbene sì, i nostri amati compagni di vita e di avventure vengono immortalati dal sapiente obiettivo di DogPic, il marchio registrato di Massimo Carroccia.
Dog Pic
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Nuovi protagonisti davanti all’obbiettivo
Ciao Massimo, eccoci qui dopo tanto tempo. Come sta andando questa attività? E come hai avuto l’idea? Ciao Cristina, molto bene, sto cominciando a registrare un buon numero di clienti. Ho contatto con persone e amici che lavorano nel campo cinofilo e che mi creano i contatti per ritrarre i nostri amici a 4 zampe. Negli ultimi anni ho notato un’ attenzione maggiore verso i cani in generale. Molta più sensibilità verso le problematiche legate alla gestione del cane, alla sua cura, rendendolo sempre più partecipe alla vita familiare. Il cane è parte attiva e integrante di una famiglia. Inoltre sono cresciute tutte le attività a carattere cinofilo, dai dog sitter alle asociazioni che si occupano di educazione e addestramento. E sono aumentate di conseguenza le campagne di sensibilizzazione contro l’abbandono dei cani e a favore dell’adozione. Proprio per questo una parte del ricavato di questa mia nuova attività fotografica la devolverò a favore di un progetto per salvare i cani più bisognosi e malati dai canili. Come vengono accolti i tuoi ospiti? Immagino che la gestione sia un pò diversa rispetto ad una persona. Ti racconto prima come è nata questa idea. Un giorno ho fatto un servizio fotografico ad una ragazza accompagnata dal suo cane. Fu una nuova esperienza che mi divertì moltissimo perchè entrai subito in particolare empatia con l’animale. Ho scoperto un nuovo mondo fotografico, un soggetto come il cane con il quale riesci ad instaurare un rapporto puro, privo di filtri. Con una persona devi trovare il modo e il momento di rompere un imbarazzo che inevitabilmente si crea tra il fotografo ed il soggetto. Quando ritraggo i cani generalmente ne studio prima le caratteristiche,
cerco di capirne il carattere e anche la fisicità per organizzare bene un set, con le luci giuste e i colori dello sfondo che dipendono molto dal tipo di razza e di pelo.I cani sono spesso accompagnati dai loro padroni o dall’educatore cinofilo che mi aiuta per le pose. Li accolgo a braccia aperte e loro lo sentono, hanno un tappeto dove accomodarsi, del cibo, dei croccantini e l’acqua. Si sentono subito a loro agio. Poi per carattere o per mestiere io entro subito in contatto con gli esseri umani, ma ultimamente i cani mi sono un po’ più simpatici.
Ti vedo ben propenso e rilassato verso questa nuova avventura. Il mondo della comunicazione e della fotografia mi dà molte soddisfazioni, ma ogni tanto bisogna anche un pò rimettersi in gioco e aprire nuove sfide professionali. Soprattutto dopo periodi di crisi come questo degli ultimi anni, dove molte aziende sono in sofferenza e di conseguenza anche il mio lavoro. Anche tu d’altronde ti sei dovuta reinventare con il tuo giornale. Si è vero Massimo, e infatti eccoci qui di nuovo insieme a parlare di futuro. In bocca al lupo amico mio! Cristina Anichini
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T ablet incontra di A. T.
Maria Grazia Loddo,
quando la fotografia è curvy
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Da vent ‘anni è sulla cresta dell ‘onda. La fotografia, iniziata come hobby, è una passione che la sta portando in giro per l ‘Italia e potrebbe presto regalarle la gioia di entrare nel novero delle “playmate”. Con le sue curve, in qualche modo, ha contribuito a cambiare il mondo dell ‘immagine femminile nel campo della fotografia. Perché Maria Grazia Loddo è l ‘antitesi delle modelle da passerella, talmente magre da sconfinare nell ‘anoressia. Lei, invece, è orgogliosamente curvy. Sexy e “abbondante” al punto giusto. Forme che le hanno permesso di spaziare dalla fotografia alla televisione, dal cinema agli eventi motoristici di cui è spesso madrina e testimonial nella sua Sardegna, la terra da cui tutto ha avuto inizio. Era il 1994, quando per la prima volta... Mi sono messa in gioco davanti ad un obbiettivo. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti! Ho realizzato quasi mille shooting in ogni parte d ‘Italia, scattando senza mai scadere nel volgare. Tu sei una fotomodella curvy. All ‘inizio c ‘era diffidenza verso questo mondo, oggi sono cercata proprio per le mie forme. Le mie misure sono 97-70-96, ho una quinta di seno e una 42 di vita. Ma la parte più bella di me restano gli occhi. Quando hai iniziato? Da adolescente, avevo negli occhi le ragazze di Miss Italia e sognavo di ripercorrere le loro orme. Invece mi sono buttata presto sulla fotografia, ho coltivato con costanza e fatica questa passione fino a farne ormai da qualche anno la mia professione a tempo pieno. Che risultati hai raggiunto? Tantissimi, faccio davvero fatica a ordinarli in termini di importanza e di tempo. In attesa di uscire su Playboy... sono stata
protagonista di tantissimi modelsharing e shooting, testimonial per costumi da bagno ed altri brand di abbigliamento, madrina ad eventi di motori e di rally. Oltre a questo... Sono stata ospite in televisioni locali della Sardegna per raccontare la mia esperienza di fotomodella curvy, ho recitato come comparsa in un lungometraggio del 2009. Mi sono tolta incredibili soddisfazioni, in più l ‘affetto dei fan che mi segue sui social mi dà una bella carica. Cosa ha fatto la differenza in tutti questi anni? Di sicuro la mia forza di volontà: se la fotografia ti piace, come la adoro io, allora sei davvero disposta a tutto. Purtroppo invece nelle nuove generazioni devo constatare che sono pochissime le ragazze disposte al sacrificio, a lavorare sabato e domenica, ad alzarsi presto alla mattina. Le tue forme, dicevamo, alla lunga ti hanno agevolato. È successo proprio così. Mentre all ‘inizio non erano capite e i primi set li tenevo soprattutto per me, col passare del tempo ho riscontrato molte più richieste verso fotomodelle dalla fisicità meno scontata. Ed ecco che anche le curvy hanno potuto conquistare il mercato della fotografia! Cosa ti ha dato la fotografia? La possibilità di superare tanti ostacoli e problemi, uno strumento per spazzare via i tabu che fino ad una decina di anni fa condannavano un topless o del nudo. Invece, col fotografo giusto e nel contesto adeguato, anche un corpo senza vestiti può trasformarsi in un ‘opera di bellezza estetica sopraffina. Qual è la forza delle tue foto? Riuscire a trasmettere emozioni e sensazioni che senti, in modo tale da veicolare un messaggio di erotismo ma non di volgarità. Penso sia una dote innata, merito del mio sguardo e del mio modo di posare. Chi mi guarda vede proprio questo: sono sexy, senza essere volgare.
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LA CANAPA IN CUCINA: l’ingrediente che non vi aspettate, fa bene perché...
Semi, farina e olio di canapa diventeranno i vostri ingredienti preferiti: scoprite come usarli perché sono un vero toccasana per la nostra salute. Via libera all’utilizzo della canapa in cucina arriva grazie all’Universita dei Sapori di Perugia che ha studiato ricette contenenti l’originale ingredienti. La canapa era molto diffusa in passato in Italia e gli studiosi hanno rispolverato anche ricette a base di canapa sativa in forma di farina, olio o semi. Piatti come i tortelli con i fiori di canapa, la minestra di canapuccia, biscotti con la farina di canapa o la pasta di canapa. Resta solo una domanda da risolvere: come utilizzarla in cucina. Come usarla in cucina con i consigli dello Chef Davide Sagliocco, Testimonial Chef della Canaperia Italiana. La canapa si utilizza in cucina in forma di farina, olio o seme decorticato. L’ olio si può utilizzare a crudo nelle insalate, assieme a quello di oliva (50% e 50%) oppure al mattino a digiuno come integratore alimentare, ma non utilizzarlo mai per friggere, perché ha un basso punto di fumo. La farina è naturalmente priva di glutine e si può aggiungere agli impasti di pasta fresca, come nei panificati li rende profumati e colora di un piacevole verde salvia. Contiene molecole utili all’organismo come gli acidi grassi essenziali, fibre, vitamine e aminoacidi, ma va utilizzata in piccole quantità (massimo 15-20% sul totale) perché il sapore risulterebbe troppo amaro. Infine una vera sorpresa è il seme decorticato di canapa: piccoli granelli color paglia dalla consistenza morbida e vellutata che ricorda la nocciola tostata. Stimola i processi fisiologici, rinforza il sistema immunitario, integra naturalmente acidi grassi e proteine. Perfetto per diete specifiche, dallo sportivo al vegano. I semi si aggiungono alle insalate, ai panificati, dolci o nello yogurt. Qualche domanda direttamente allo Chef Davide Sagliocco, sei diventato Chef Testimonial e Ambasciatore di questa azienda. Come lavori con questa farina particolare, quali buone caratteristiche riscontri nella preparazione degli impasti? La farina di canapa è naturalmente priva di glutine e si può aggiungere agli impasti di pasta fresca, come nei panificati li rende profumati e colora di un piacevole verde salvia. Contiene molecole utili all’organismo come gli acidi grassi essenziali, fibre, vitamine e aminoacidi, ma va utilizzata in piccole quantità (massimo 15-20% sul totale degli impasti) perché il sapore risulterebbe troppo amaro. Pensi che possa prendere piede questo prodotto? Dopo un lungo periodo di oblio, la canapa sativa sta attirando nuovamente l’attenzione delle imprese agricole, degli enti di ricerca e delle istituzioni, soprattutto a causa dei suoi molteplici utilizzi sia nei settori tradizionali (cartario, tessile e alimentare) sia in quelli più innovativi (bioplastiche, biocarburanti, bioedilizia, ma anche cosmetica e farmaceutica). Con la nuova legge sulla Filiera della Canapa approvata alla fine del 2016, inoltre, il settore è in sviluppo crescendo, soprattutto a livello alimentare. Riscontri un buon rapporto tra la qualità e il costo? Si, senza dubbio un ottimo rapporto per proprietà nutritive antiossidanti che contengono. Ha molti valori benefici e nutritivi. Quale pietanza prediligi preparare con questo prodotto? Senza dubbi i primi piatti come la pasta, ma anche una bella pizza a base di farina di canapa ci sta tutta !!!
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Il prossimo 10 dicembre 2017, con inizio alle ore 16, presso la prestigiosa e suggestiva Sala Riario del Borgo di Ostia Antica ( Rm ) si terrà la III edizione del Festival Nazionale di poesia “ La Rocca dei Poeti”. La manifestazione è promossa dall’Associazione culturale “ Cavea delle Arti “ ed è patrocinata da Biblioteche di Roma e Ascom Confcommercio X Municipio di Roma e Litorale Romano. Partecipano 24 poeti da tutta Italia e dall’estero e 6 relatori. La poesia al centro di questa manifestazione come nobile arte della parola e come spunto attraverso il quale ragionare su diversi, importanti temi della nostra società; cultura, sociale, educazione, diritti, solidarietà. La Masciulli Edizioni pubblicherà un’antologia di questa edizione e l’intero ricavato delle vendite andrà a sostenere le attività della Lega Italiana Fibrosi Cistica del Lazio. Rinfresco finale con il pubblico presente. Ingresso gratuito Poeti partecipanti al reading : Lucianna Argentino, Elena Benigni, Carla Caputo, Guido Casadei, Ciro Cianni, Umberto Coro, Gian Marco De Cicco, Emiliano De Santis, William Feliziani, Francesca Gallus, Marco Managò, Beatrice Mezzone, Amir Mohassad, Genni Morganella, Dante Mortet, Ndjoek Ngana, Alfonso Ottomana, Simona Pasquali, Bice Sabatini, Mohamed Skalli, Daniela Taliana, Bogdana Trivak, Giovanni Vanacore e Leonardo Villeggiante. Relatori : Gianni Maritati – ViceCapoRedattore Redazione cultura e spettacoli Rai Tg1, scrittore, Presidente dell’Associazione culturale “ Clemente Riva” Alessandra Perlusz – Direttore “ La Gazzetta del Litorale “ Armando Vitali – Presidente Ascom Confcommercio X Municipio Litorale Romano Filippo Lange – Staff Teatro del Lido di Ostia Sergio Silva – Scrittore, Direttore del portale “Ostia e Dintorni “
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Presenta Aldo Marinelli; giornalista, ideatore e curatore del periodico online “ La Mia Ostia” Accompagnamento musicale a cura del Maestro Simone Milici della William School Music Sito internet: https://laroccadeipoeti.jimdo.com/ Pagina facebook : https://it-it.facebook.com/laroccadeipoeti/
L’ avvocato risponde a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti lorenzettiavv@gmail.com
La responsabilità dell’istituto scolastico in caso di caduta accidentale dell’alunno. Come sempre salve a tutti e ben ritrovati nel nostro sportello, al quale, anche in questo mese, avete rivolto numerosissime domande. In questo articolo vi voglio parlare dei profili di responsabilità, contrattuale, che si possono configurare a carico della scuola e degli insegnanti in caso di caduta accidentale di uno studente durante l’orario scolastico. Occorre evidenziare come sia onere, da parte dell’Istituto scolastico, garantire tutte le misure di sicurezza idonee ad ospitare nella scuola gli alunni ed adempiere, altresì, al dovere di vigilanza dei soggetti di minore età da parte dell’insegnante al quale sono affidati. Pertanto, laddove si verifichi una caduta accidentale dell’alunno ( ad esempio durante la ricreazione) in modo del tutto improvviso e repentino, non si può configurare la responsabilità della scuola che abbia comunque adempiuto ai doveri di cui sopra. Difatti si deve ritenere consolidato il principio per cui la scuola debba as-
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sicurare l’assenza di pericoli nei luoghi ove si svolge l’attività scolastica in tutte le sue espressioni, e l’insegnante debba adempiere agli obblighi di vigilanza nei confronti degli allievi di minore età. Pertanto, alla presenza delle condizioni di sicurezza dei luoghi e di vigilanza degli insegnanti, la repentinità dell’evento incide sulla “inevitabilità” del fatto, escludendo una condotta omissiva negligente da parte dell’insegnante in quanto impossibilitato ad un intervento efficace a impedire la caduta. Sarà pertanto onere dei genitori dell’alunno eventualmente dimostrare, ai fini della richiesta di risarcimento del danno, la possibile intrinseca pericolosità prevedibile “ex ante” delle strutture poste nell’istituto scolastico (scale, rampe, etc…) nonché la mancata adozione delle misure precauzionali. In assenza di tali presupposti, pertanto, anche per la Suprema Corte risulta esclusa qualsiasi responsabilità imputabile all’istituto scolastico.
I l Viaggio del mese fotografie e testo di Valentina Mele
Las Vegas, amici! La città della perdizione, del gioco d’azzardo, il luogo in cui tutto è possibile, tutto è folle e tutto è assolutamente finto. La città che sorprende chiunque, che lascia basiti. La città che tutti, e ribadisco tutti, vorrebbero… anzi dovrebbero vedere almeno una volta nella vita. Las Vegas. Dopo esserci lasciati alle spalle la desolazione suggestiva della Death Valley ci stavamo dirigendo verso la nostra quinta tappa. Stavamo percorrendo strade desertiche, e i paesaggi brulli color ocra per quanto inizialmente interessanti, dopo un po’ hanno iniziato ad annoiare. Eravamo in macchina da poco più di due ore, la novità di vedere il nulla intorno la strada era ormai scemata; nonostante l’aria condizionata fosse accesa, il caldo da 40 gradi fuori si percepiva lo stesso e rendeva la visione esterna quasi sfocata.Avevamo smesso di parlare tra di noi concitatamente ed eravamo tutti e 4 accasciati sui sedili, quando in lontananza qualcosa ci ha destato, un’immagine completamente assurda si parava di fronte i nostri occhi. Sembrava come quando sei in mezzo un deserto, assetato, e improvvisamente ti sembra di vedere un lago di acqua ghiacciata, ma è solo un miraggio… che poi io questa esperienza non l’ho mai vissuta, quindi non saprei proprio se avviene così, ma il paragone mi sembrava calzante. Comunque dal nulla, e intendo letteralmente, compaiono grattacieli che si fanno sempre più vicini fino ad arrivare sulla strip di Las Vegas. Dalla strada contornata di dune di sabbia che stavamo percorrendo da un bel po’ ormai, e già da qualche giorno, improvvisamente ci ritroviamo contornati da hotel folli. Inutile dire che adesso saltellavamo sui sedili della macchina ad urlicchiare “guarda lì,” “no, aspetta, ma hai visto quello?”. Qualche dato sulla Las Vegas strip: É lunga 6,8 km, si estende lungo due comuni, Paradise e Winchester. È contornata da 25 hotel, 19 dei quali sono i più grandi del mondo. Hanno un totale di 65.000 camere in cui soggiornare. Siamo in Nevada.
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Superando alcuni degli hotel e casinò più assurdi e incredibili mai visti, ci siamo ritrovati davanti ad un’enorme piramide nera che era lì pronta ad accoglierci nella notte. Abbiamo Lasciato la macchina e siamo entrati nella hall, della grandezza di un centro commerciale e ci siamo ritrovati catapultati in pieno Egitto… o meglio nella visione distorta, folle, utopica e trasognata dell’Egitto che può avere un persona sotto stupefacenti. Sfingi, statue, disegni sulle pareti… tutto è calato nella parte. Nella hall vi erano, negozi, bar, fast food, ristoranti, musei teatri. Alzando la testa non vi era il soffitto ma i corridoi che giravano sui quattro lati, che portavano alle stanze fino alla punta metri metri più su della piramide. Dopo esserci sistemati nelle nostre stanze, senza avvertire nessun tipo di stanchezza, nonostante il viaggio fosse estenuante, abbiamo deciso di fare un giro. Prima di uscire abbiamo scoperto che all’interno del nostro albergo c’è una via lunghissima di negozi che lo collega internamente ad altri alberghi. Ovvio che in questa ultima frase la parte più importante da notare è “via di negozi”. Siamo usciti e abbiamo camminato un po’, sempre con il naso in aria e abbiamo ammirato questa follia da fuori, dalla strip. La strada era estremamente intasata e la percorrevamo quasi più velocemente noi a piedi che la gente in macchina. Dopo un po’ abbiamo deciso di tornare in stanza e
prepararci per la serata. Più tardi, armati di tacchi a spillo e borsetta (almeno io) abbiamo iniziato la nostra lunga nottata. Non siamo usciti fuori sulla strip questa volta, ma ci siamo diretti nella ferrovia all’interno dell’albergo che collega alcuni edifici e ci si può spostare così facilmente all’interno degli stessi. Oggettivamente in quella serata non abbiamo fatto praticamente nulla se non camminare, e i miei piedi alla fine chiedevano pietà, ma solo passeggiando abbiamo fatto il giro del mondo. Da New York sotto la statua della libertà, a Parigi con la Torre eiffel. Dal castello delle fiabe alla foresta pluviale. Dall’Oriente alla Roma antica. Fino ad approdare a Venezia… al Venetian. Non ti rendi realmente conto di quanto sia folle questa città fino a quando non entri nel Venetian. Ricreare una città in un albergo è così pazzamente presuntuoso da sfociare nel geniale. Canali con tanto di gondole e gondolieri, ponti, fontane e il cielo. Ebbene sì, nel Venetian c’è il cielo e il cielo illuminato. Praticamente è una Venezia perennemente assolata, niente di più lontano da quella vera, in effetti. Sembra un po’ come essere finiti nel The Truman Show veneziano, è tutto assurdamente finto ma oltremodo divertente. Della serie “il mondo dell’assurdo”, proprio al Venetian abbiamo cenato in un ristorante italiano, dove abbiamo potuto mangiare un piatto
di spaghetti buoni, e questa è forse la cosa più improbabile in America. Siamo tornati in camera stremati, ma il giorno dopo dovevamo svegliarci presto perché la nostra tabella di marcia prevedeva shopping e poi la sesta tappa: Bryce canyon con le sue rocce rosse. Dopo esserci caricati di bustine colorate e aver ammirato le fontane del Bellagio danzare, come gli undici di Ocean (rifermento al film di George Clooney e Brad Pitt) ci siamo allontanati uno per volta a malincuore. Stavamo uscendo da questa città folle che ci aveva regalato un turbinio di emozioni e ci piangeva un po’ il cuore nel pensare che non l’avremo rivista per chissà quanto tempo. Così, in piena pazzia Las Vegassiana (va beh concedetemi il termine), siamo tornati indietro, abbiamo saltato la sesta tappa, con buona pace delle rocce rosse, e abbiamo fatto un altro giro nel mondo dei pazzi. Quel pomeriggio due di noi hanno girovagato in costume e ciabatte armati di accappatoi alla ricerca della piscina dell’albergo per poi trovarla chiusa, ma hanno potuto provare l’ebrezza di camminare in costume in mezzo a persone elegantemente vestite che giocavano al casinò senza destare il minimo stupore. Le altre due invece hanno (abbiamo) puntato ai negozi dell’Aria. Quest’ultimo è forse uno degli alberghi più grandi, ma soprattutto più lussuosi. Non vi è nulla di finto, o ricreato. É un magnifico edificio vetrato nero con i negozi più costosi: Tiffany, Valentino, Prada, Balenciaga… La seconda serata a Las Vegas l’abbiamo dedicata ad assaggiare alcuni drink nei diversi cocktail bar di alcuni alberghi, a giocare un po’ nei casinò. Non siamo giocatori d’azzardo ma se si sta a Las Vegas una puntata si deve fare. Il giorno dopo abbiamo abbandonato Las Vegas tristi ma soddisfatti. Consiglio: Se infilate Las Vegas nel vostro tour, dedicategli almeno due giorni, altrimenti ci rimetterà la vostra tappa successiva.
Tablet Bike
di Luca Santagà fb avventure in bici
Le calde sere di novembre Ci sono aspetti curiosi in questi cambiamenti climatici. È vero, abbiamo dovuto fare i conti con una decisa siccità nei mesi estivi e non solo, adesso viviamo un autunno a due facce. Un momento sembra pieno inverno e l’ altro primavera inoltrata. Uno dei lati positivi di questo clima un pò bizzarro è che si riescono a svolgere attività all’ aria aperta, di solito riservate ai mesi più caldi. Tra queste, oltre alle consuete escursioni in mountain bike, che non si fermano mai, possiamo certamente annoverare le ciclopasseggiate. Quindi si va comunque in bici, ma in modo più rilassato e soprattutto si coniuga la bicicletta con altri aspetti o interessi della nostra vita. Che sia una gita fuori città, o un tour per negozi, se azzecchiamo la giornata giusta, girare in bicicletta può essere molto piacevole. E così, insieme ad un gruppo di amici, abbiamo organizzato un apericena un pò speciale, abbinandolo ad una passeggiata serale in bici per le vie della Capitale, sfruttando la pista ciclabile che la attraversa quasi per intero. Ci siamo dati appuntamento al crepuscolo vicino a ponte Marconi; è sabato, e la serata si annuncia tiepida per il periodo. Con il buio incombente ci siamo
messi in marcia alla volta di ponte Milvio. Pedalando senza troppa fretta si può godere appieno di sensazioni che in altre situazioni di solito sfuggono, si chiacchera sul nastro di ciclabile illuminato dalle nostre lampade con il Tevere che scorre silenzioso alla nostra destra. E poco dopo si scorgono i ponti, ben illuminati, i monumenti come castel Sant’ Angelo; qui ci si accorge che la prospettiva da cui lo vediamo è comlpetamente nuova. Dal basso, svetta verso il cielo buio e sembra ancora più maestoso, inoltre la sua immagine viene riflessa sull’ acqua creando un effetto unico e molto suggestivo. Attraversato poi il fiume arriviamo in qualche minuto a piazza del Popolo, infiliamo via di Ripetta e ci fermiamo per il nostro apericena da Gusto Rosso. Siamo un gruppo numeroso e la tavolata è allegra e vociante. Qui ci concediamo un’ oretta di relax prima di ripartire alla volta di piazza di Spagna e da li villa Borghese ed il Pincio. Il panorama è mozzafiato, siamo carichi ed abbiamo voglia di girare per le più belle vie e piazze di Roma. Quindi di nuovo in sella, in mezzo ad una folla di turisti, spesso divertiti dalla nostra presenza in massa. La serata non è troppo fredda, il cielo è stellato e rapiti, continuiamo a girare per il centro della città più bella del mondo in una notte che sembra non finire mai... A malincuore imbocchiamo ancora la ciclabile che ci riporterà al punto di partenza. Ora l’ umidità del fiume comincia a farsi sentire e nei punti più bui sembriamo fantasmi, con le nostre ombre proiettate lungo il muro. E giù...altre risate e schiamazzi. Non abbiamo faticato molto ma in compenso ci siamo divertiti parecchio. Una cosa è certa: è stato un sabato sera veramente speciale. Quello di una calda sera di novembre.
Mestieri
a cura della Città dei Mestieri
METTERSI IN PROPRIO/1 È possibile ma come?
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“E se provassi a mettermi in proprio?”. Tra quanti cercano lavoro sono numerose le persone che almeno una volta si sono posti questa domanda. Il secondo quesito riguarda sicuramente le difficoltà burocratiche alle quali si va incontro. Documenti, lungaggini amministrative e non sempre chiari iter da percorrere. E poi l’ostacolo maggiore: i finanziamenti. Tutto questo scoraggia e così ecco messo da parte il sogno del “fare impresa”. Nel caso, da dove iniziare? Come spesso abbiamo affermato da queste pagine, al primo posto c’è il guardarsi dentro, capire le proprie passioni e partire da queste. Non serve avviarsi lungo un percorso “che va di moda”. Prima o poi si va incontro a grandi delusioni se non a tracolli finanziari. Quindi, guardarsi anche intorno per identificare la zona, il quartiere dove aprire l’impresa. Certo se il tema e l’offerta sono già presenti nel raggio di pochi metri, l’intento si fa più difficile o quantomeno si rende necessario alzare la qualità della stessa offerta. Ci siamo? L’idea c’è. Fermo restando che è sempre bene affidarsi ad un esperto possibilmente bravo e soprattutto fidato… e adesso? E adesso il progetto, che in termini di impresa si chiama business plan. In pratica vanno esaminati pro e contro, per avere ben chiaro il proprio obiettivo e come realizzarlo, ma anche per convincere eventuali soci e/o investitori.
Ed ecco il passo fondamentale: •scegliere un Codice Attività tra quelli previsti dalla normativa. Nel caso non si trovi alcun codice, è possibile utilizzarne uno generico. È un punto importante in quanto da questa scelta dipenderà anche la gestione fiscale e previdenziale. •scegliere il Regime Fiscale che dipende dal previsto fatturato annuo (possibile prevedere contributi minimi per fatturazioni sotto i 30mila euro all’anno). L’Agenzia delle Entrate, inoltre, ha messo a disposizione un servizio gratuito di “tutoraggio” a favore delle imprese che usufruiscono del regime fiscale agevolato per le nuove iniziative produttive (articolo 13 della Legge n.388/2000). Gli uffici locali aiutano i contribuenti negli adempimenti tributari e forniscono consulenza nelle materie relative all’applicazione del regime fiscale agevolato. •l’altro passo è quello della compilazione della Dichiarazione Inizio Attività, anche in questo caso per la compilazione ci si può rivolgere ai funzionari dell’Agenzia dell’Entrate (Lavoro Autonomo) o della Camera di Commercio (attività impresa). •aprire una Partita IVA: se il codice attività scelto rientra tra le Attività d’Impresa è necessario rivolgersi alla Camera di Commercio. Invece, se
costituisce attività di lavoro autonomo bisogna rivolgersi all’Agenzia delle Entrate. L’apertura e la chiusura della Partita IVA sono gratuite •iscriversi all’INPS o ad un’altra Cassa Previdenziale: in funzione dell’attività svolta, bisognerà iscriversi ad una specifica forma di previdenza gestita dall’INPS oppure da altri enti previdenziali settoriali •iscriversi all’INAIL: iscrizione all’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali presso la sede INAIL competente per territorio •segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) effettuata attraverso il sistema ComUnica, che comporta una verifica ex post dei documenti allegati. Unioncamere fornisce il manuale “Mettersi in proprio” 2015. Si tratta di una guida operativa semplice ed accessibile che, oltre a riepilogare i vari adempimenti descritti, fornisce dei suggerimenti per sviluppare il proprio progetto.
IL SISTEMA COMUNICA Negli ultimi anni la procedura è stata semplificata e soprattutto avviene on line. Tutto questo è possibile grazie al sistema informatico di Comunicazione Unica (ComUnica), che dal 1° Aprile 2010 è l’unica modalità possibile per creare una nuova impresa o comunicare variazioni di imprese già esistenti. ComUnica permette di adempiere agli obblighi di legge verso Camere di Commercio, Inps, Inail e Agenzia delle Entrate e di inoltrare in una unica soluzione tutta la documentazione necessaria. L’azienda riceve poi tutta la documentazione presso una casella di posta elettronica certificata (Pec). Successivamente basta accedere all’ufficio online del Registro imprese delle Camere di Commercio e registrarsi secondo una procedura che avviene in tre fasi: 1.compilazione della richiesta di attribuzione di partita Iva / Codice Fiscale
2.completamento della pratica di Comunicazione Unica (con l’eventuale inserimento dei moduli Inps e Inail) 3.la firma digitale dei documenti della pratica e invio Registroimprese.it mette inoltre a disposizione degli utenti anche una guida da consultare in formato testo o video per completare la procedura: si trova all’interno di “Comunica lo strumento”. Il sistema prevede alcuni requisiti di base: •firma digitale per firmare la pratica di Comunicazione Unica (con lo stesso valore legale della firma autografa) •registrazione. Per spedire la pratica di Comunicazione Unica, infatti, è necessario essere registrati ed aver sottoscritto il contratto con la Camera di Commercio •casella di Posta elettronica certificata Per ottenere i requisiti di base e informarsi utile consultare www.registroimprese.it. Inoltre, la semplificazione riguarda anche gli imprenditori di uno Stato membro dell’Unione Europea che intendano svolgere la loro attività in Italia. Per loro e per i titolari d’azienda che volessero operare in altri paesi dell’Unione Europea, è attivo il portale Impresa in un giorno. Si tratta del sistema nazionale a supporto della rete degli Sportelli unici delle attività produttive, che rappresenta il punto unico di contatto (PSC) previsto dalla Direttiva Servizi del Parlamento e della Commissione Europea (Direttiva 123/2006/EC). 1 (continua)
Città dei Mestieri e delle professioni di Roma e del Lazio
Via del Sommergibile 11- Ostia Lido - Tel. 06.5672763 – 06.671073150 municipio10@cittadeimestieri.lazio.it - wWw.cittadeimestieri.lazio.it città dei mestieri e delle professioni Municipio X
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di Armando Vitali Presidente dell’Associazione dei Commercianti e delle altre Imprese del Litorale Romano - X Municipio
DALLE TESTATE VERE A QUELLE GIORNALISTICHE Un terremoto. Mediatico. Politico. Umano. Totale. I cui effetti si abbattono su questo Municipio, vittima negli ultimi mesi di una vera e propria campagna di terrorismo mediatico sulla presunta presenza della “Mafia” nel senso più negativo possibile. Il risultato è, in taluni casi, disallineamento tra la realtà di questo territorio e la percezione che si è creata nella collettività che vive al di fuori del X Municipio. Ovvio è che, e ce lo dicono le indagini giudiziarie, siano emersi alcuni legami tra la criminalità organizzata ed Ostia, ma vanno evidenziati alcuni aspetti fondamentali : 1)le indagini hanno fatto emergere varie questioni, ma in alcun modo assimiliabili ad esempio al fenomeno strutturato ed organizzato del “racket”, quasi del tutto assente e ad ogni modo numericamente paragonabile a quanto accade in moltissime parti della città. Disgraziatamente però, la campagna di comunicazione perpetrata dagli organi di stampa e da una parte dell’ amministrazione capitolina ha fatto si che, chi non vive e non lavora nel X Municipio, creda, ed è in errore, che qui sia presente la stessa Mafia presente in Sicilia, in tutte le sue diramazioni, compreso il giro d’affari derivanti dal racket. Tutto ciò è falso e palesemente mal interpretato; 2) un drappolo di arresti rientra in una percentuale pressochè nulla se rapportata alle dimensioni demografiche e territoriali di un Municipio che, tra i più grandi di Roma, conta centinaia di migliaia di cittadini ed imprenditori, quindi non può e non deve essere considerato un territorio “mafioso”. Una vera e propria città, fisicamente “staccata” da Roma. Se a questa premessa aggiungiamo la mancanza pressochè totale dell’ amministrazione e della politica in genere, mancanza anch’essa fisica dovuta all’ evoluzione degli ultimi eventi che hanno portato tra l’altro agli arresti domiciliari dell’ ex presidente del nostro Municipio, si può iniziare a capire in quale clima di grande difficoltà vive oggi questo territorio, difficoltà che si sono oltremodo amplificate a causa di una questione che verrà riportata in coda a questa breve relazione. Riportiamo alcuni numeri, estratti da un sondaggio commissionato lo scorso anno da Confcommercio Roma, dal quale estrapoliamo alcuni dati interessanti:
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FIDUCIA NEL FUTURO l’ 87,5% degli intervistati pensa che la propria impresa non migliorerà nel 2018; PRESIDIO DELLE FORZE DELL’ ORDINE E MICROCRIMINALITÀ il 69% degli intervistati pensa che il territorio non sia presidiato ; Secondo più del 50 % degli intervistati i furti e le rapine sono aumentati nell’
ultimo biennio; Nota : A tal proposito, aggiungiamo un dato emerso durante un convegno del Sindacato Autonomo di Polizia ad aprile 2015, secondo il quale la pianta organica, ovvero la forza lavoro attualmente operativa su questo territorio è la medesima degli anni ‘80, a fronte di un sensibile aumento della popolazione. 1 poliziotto ogni 2525 abitanti, il più basso di tutta la capitale ( e da questo dato è escluso il periodo estivo, nel quale la sproporzione tende ad aumentare ulteriormente ) USURA ED ESTORSIONI Solo il 18,2% delle imprese intervistate ha chiesto finanziamenti/fidi in banca, e di questi, circa il 66% ha ottenuto un importo pari o superiore a quanto richiesto. La considerazione che emerge da dati come questi è che non ci si rivolge più alle banche, ed ecco spiegato l’aumento del fenomeno delle estorsioni legate direttamente all’ usura, e non al racket. RAPPORTI CON L’AMMINISTRAZIONE, TURISMO E GRADO DI SODDISFAZIONE Alla domanda “quali sono le priorità” da affrontare per garantire sostegno alle imprese, più del 50% degli intervistati ha risposto indicando sia la Gestione dei Rifiuti sia il Decoro Urbano ; per quasi la metà degli intervistati, circa il 48 %, l’andamento flussi turistici è ulteriormente diminuito rispetto al 2013; secondo l’82 % degli intervistati l’amministrazione non ha adottato gli strumenti idonei per incentivare il turismo; (in merito ai servizi erogati dall’ Ufficio Manutenzione ordinaria (strade, suolo pubblico), il 74,4% degli intervistati ha espresso il grado di soddisfazione minore tra quelli opzionabili . In uno scenario così complesso, c’è un lato positivo: il rinnovato spirito di aggregazione sociale che sta portando moltissimi commercianti dell’ entroterra a vivere di nuovo soluzioni e servizi dell’Associazione, vero anello di congiunzione tra città ed istituzioni. fotografiapresadahttps://www.sfogliaroma.it/wp-content/uploads/2017/10/Rome_Municipio_X_seat_-_Ostia.jpg
X MUNICIPIO Piazzale della Posta 2 - 00121 OSTIA LIDO - ROMA Tel. 06/5623356 – Fax 06/233238149, cell. 393/8800627 E-mail ostia@confcommercioroma.it www.confcommercioroma.it
S cadenzario Fiscale
Anna Maria De Calisti commercialista - Marta Montini consulente del lavoro
Lo Studio De Calisti A.M. è lieto di essere tra i primi ad augurare a tutti i lettori un Natale colmo di serenità ed un proficuo 2018. Si rammenta che avendo dipendenti o collaboratori occasionali, la scadenza del 18 dicembre prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS. Inoltre per il 18 dicembre per i proprietari di immobili è dovuta la 2 rata IMU/TASI ( escluse le abitazioni principali).
18
Si rende noto che, entro il 18 dicembre coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile dovranno effettuare il versamento. Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 novembre 2017), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 18 dicembre.
19
Entro il 19 dicembre riguardo le transazioni finanziarie (c.d. Tobin Tax) si dovrà effettuare il versamento dell’imposta sulle negoziazioni ad alta frequenza relative
27
Con la scadenza del 27 dicembre coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat.
alle azioni, agli strumenti finanziari partecipativi, ai titoli rappresentativi, ai valori mobiliari e agli strumenti finanziari derivati effettuate dai soggetti deleganti.
Si rammenta inoltre che il 27 dicembre alcuni titolari di Partita Iva, verseranno mediante F24 se dovuto l’acconto IVA relativo all’anno 2017.
Si rinnova ai lettori che in qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: •
730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati.
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Gestione Badanti e Colf.
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Successioni.
Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione per ogni ulteriore chiarimento ed augura a tutti Buon Natale e Felice anno nuovo. Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma tel. 06/52352585 cell. 3333087137 e-mail: amdec@libero.it