Tablet Roma Febbraio 2016

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TABLET ROMA

ANNO 4 NO 36 FEBBRAIO 2016 SOMMARIO

PRIMO PIANO 6 Un treno per TOYART

LO FACCIO IN CASA 12 Bulli e Pupe

SISTEMA BINARIO 24 Oculus Rift e Vive Pre: è sfida

STORIE DAI MUNICIPI DI ROMA 34 Il prezzo della bellezza

TabletRoma è distribuito da Tablet Distribuzione in tutte le principali attività commerciali, sportive e di servizio e parziale porta a porta nei quartieri di Casalpalocco, Axa, Infernetto, Acilia, Dragona, Ostia, e presso i nostri partners. É inoltre distribuito nei quartieri del Torrino, Eur e Spinaceto TabletRoma Reg. Trib. di Roma n° 296/2012 del 19/10/2012 WWW.TABLETROMA.IT editore Tablet Edizioni di Cristina Anichini Via Difilo 41 - 00124 Roma - P.I. 13042831001 C.F. NCHCST66E63H501F anichini@tabletroma.it direttore responsabile Stefano Quagliozzi - quagliozzi@tabletroma.it community manager Cristina Ippoliti - tabletromasocial@yahoo.com progetto grafico tablet ADV Maurizio De Vincentiis impaginazione e grafica Marco Flore stampa Poligraf s.r.l. Via Vaccareccia, 41/b - Pomezia - tel. 06 9106822 pubblicità 340.340.69.70 Rita Chiodoni - pubblicita@tabletroma.it direzione e redazione redazione@tabletroma.it tablet eventi Massimo Gallus - eventi@tabletroma.it mob. 334.39.22.475 Hanno collaborato a questo numero Cristina Anichini, Paola Bacciu, Fabrizio Cianciola, Giorgia Conti, Annamaria De Calisti, Barbara Donzella, Valentina Ecca, Massimo Gallus, Simona Gitto, Cristina Ippoliti, Federica Lorenzetti, Valentina Mele, Giulia Migani, Giuseppina Montaruli, Stefano Nucci, Lorenzo Sigillò, Emanuela Sirchia, Laura Ventura

TENDENZE 43 La magia degli ombretti

UN POSTO TRANQUILLO 50 La struttura della magia

É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da Tablet Edizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi. La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi.Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 2 febbraio 2016



Editoriale di Stefano Quagliozzi

Non c’e’ niente da fare: siamo italiani “inside”!

La recente querelle legata alla visita in Italia del Presidente Iraniano Hassan Rohani ha rimarcato per l’ennesima volta, qualora ce ne fosse mai stato bisogno, la natura degli italiani in ordine ai mezzi usati per raggiungere un determinato scopo, spesso scollegati da contesti internazionali in cui la parola data o l’impegno assunto debbono avere un seguito coerente. Chiudere in un sarcofago di legno le opere dei nudi d’arte normalmente esposte ai musei capitolini, per non irritare la suscettibilità del leader persiano chiamato a firmare con l’Italia accordi per oltre 17 miliardi di euro, sono apparsi agli occhi del mondo intero un’autorete, una figuraccia storica, una buffonata…. all’italiana. Frammenti di quella stessa Italia che condanna l’Isis ma che prende le distanze per interventi militari che combattono, sul campo, proprio il sedicente Stato islamico; un’Italia che rivendica un ruolo di primo piano sulla scacchiera internazionale ma che poi non vuole “sporcarsi le mani” e lascia alle altre Nazioni i compiti più ingrati e pericolosi, con una sorta di “vai avanti tu e poi vediamo gli sviluppi”. Un’Italia che, nelle intenzioni, vorrebbe accaparrarsi il meglio, non impegnandosi a dare il proprio contributo al pari degli altri. E ancora tracce di quella stessa Italia che ammicca alle commesse dell’Iran, Paese sdoganato per la rinuncia al nucleare dopo trent’anni di isolamento internazionale, pensando di incrementare i propri introiti con un po’ di servilismo, mettendo i mutandoni ad opere d’arte millenarie, che più di ogni altra cosa rappresentano la nostra cultura, la nostra storia e la nostra grandezza. Quella di una volta. Certo, questo atteggiamento ci pone al riparo da ritorsioni, da attentati su vasta scala - solo per citarne alcuni - come quelli che hanno subito gli USA con le torri gemelle l’11 settembre del 2001 (2.974 morti, incalcolabili i feriti); la Spagna con gli attentati alle stazioni ferroviarie di Madrid l’11 marzo del 2004 (192 morti e oltre 2000 feriti); la Gran Bretagna il 7 luglio 2005 con attentati alla rete metropolitana (52 morti e 700 feriti); la Francia con l’attacco a Charlie Hebdo a gennaio 2015 (12 morti e 11 feriti) e ancora con il Bataclan, lo Stadio e gli altri obiettivi parigini nel novembre scorso (130 morti e 351 feriti). Fiumi di sangue che l’Italia non vuole veder scorrere anche tra i propri cittadini. E così ogni governo, al di là del colore e degli accenti più o meno marcati di condanna e d’impegno a parole per il sostegno di una linea unica europea che non ci distanzi troppo dai nostri partner occidentali, annuncia cose che poi non fa, e come un bambino si mimetizza, si nasconde, si fa piccolo piccolo per non essere visto, ma una volta scovato accovacciato dietro un mobile e ripreso dai genitori per le orecchie come si fa dopo una marachella, riceve pubbliche strigliate internazionali come la recente lettera del Pentagono al Ministro della Difesa Pinotti, con cui si sostiene la teoria di uno scarso impegno dell’Italia contro la lotta al terrorismo internazionale. A questo punto, però, una domanda nasce spontanea: qual era la necessità di ricevere Rohani in Campidoglio? Non lo si poteva accogliere nella meravigliosa cornice di Villa Madama o in un altro dei mille luoghi disponibili a Roma che non fosse un museo? E c’è da andare più a fondo anche sull’effettiva necessità di seguire gli sceriffi del mondo sulle strade dell’aggressione ad altri Paesi (magari ricchi di petrolio) andando ad esportare, in quei luoghi, sistemi di democrazia con popoli che non hanno fatto il percorso necessario di crescita, per capire cosa sia davvero questo unico e insostituibile valore. Gli errori compiuti dalla Comunità internazionale dopo il 2001, con l’aggressione all’Iraq e all’Afghanistan sono costati, solamente tra i soldati inviati in quelle terre, il triplo dei morti rispetto all’attacco alle torri gemelle e ciò, unito alla gestione dilettantistica della primavera araba e al rovesciamento di regimi autoritari con altri regimi autoritari di segno più gradito, altro non sono che l’inizio di una nuova fine, che un’Italia pacifica ha forse capito per prima. E facendosi forte della propria Costituzione in cui si legge che “l’Italia ripudia la guerra”, il Bel Paese riesce sempre a scegliere strade alternative e diplomatiche rispetto a quelle tipicamente muscolose e roboanti, cui optano troppo spesso i nostri alleati.

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P rimopiano Di Cristina Anichini

Un treno per TOY ART Nel cuore di Castel Gandolfo, precisamente all’inizio del corso principale, c’è un piccolo spazio in cui scoprire grandi meraviglie. Entrare da ToyArt è come fare un passo indietro nel tempo, immergersi nel mondo degli Elfi, annusare il buon profumo del legno e incantarsi sugli oggetti fissi e mobili che animano il luogo. ToyArt è un associazione culturale/laboratorio in cui si fabbricano esclusivamente a mano e con tecniche antiche dei giocattoli di legno, ma dire giocattoli è riduttivo, direi delle piccole opere d’arte di legno che ricordano il mondo dell’infanzia. Aeroplanini che scendono dal soffitto, cavallini a dondolo e macchine da corsa, supereroi sagomati su piastre semimobili, carillon e molto altro fino ad arrivare ad opere più complesse dal Risiko ai quadri tridimensionali ispirati alle favole. Insomma descrivere non è semplice mentre andare a vedere è facile. Una passeggiata in uno dei borghi più belli dei Castelli Romani, con affaccio suggestivo su un gioiello di lago portando via un ricordo per i nostri bambini, e non solo.

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Incontriamo gli ideatori del progetto, Fabrizio e Alessandro, a cui chiediamo un pò di informazioni su questa loro attività. Entrare qui dentro si ritorna immediatamente bambini. Per poter produrre questi meravigliosi oggetti è necessario essere bambini dentro, oltre a dover possedere una certa abilità manuale? Per costruire i nostri oggetti occorre possedere diverse attitudini: disegno dal vero, scultura ma soprattutto saper scegliere i toni e i materiali per la decorazione . Molti lavori li eseguite su commissione. È un mercato di nicchia? Il mercato per questi lavori è molto limitato, a volte però si accende una scintilla negli occhi delle persone e riusciamo a trasmettere le


emozioni che spingono all’acquisto .In seguito la fase di progettazione viene realizzata insieme al cliente con il quale dialoghiamo fino a raggiungere il risultato gradito . Non definirei i vostri prodotti dei giocattoli. Sono realizzazioni artistiche che hanno per soggetto il mondo del giocattolo, o mi sbaglio? Manteniamo solo la poetica del giocattolo, in realtà costruiamo vere e proprie sculture, modelli unici, è come realizzare un prototipo ogni volta che non sarà mai prodotto in serie . In alcuni casi líoggetto ha un carattere ludico ma il più delle volte resta semplicemente una piccola opera díarte da esporre . Il design, il progetto artistico, si ispira a quello che oggi definiremo “vintage”, un gusto un pò retrò. C’è un forte distacco con la produzione odierna e moderna dell’oggetto giocattolo. “Vintage” è un termine che non si addice molto ai nostri oggetti: ci ispiriamo spesso a forme del passato ma la nostra poetica resta legata principalmente al gusto personale e alla ricerca continua nel campo dellíimmagine . Le aree di influenza sono molteplici (Giappone, America, Nord Europa) il

nostro obiettivo è quello di realizzare oggetti ispirati ad universi complementari (fumetto, illustrazione, architettura), contaminandoli con le nostre esperienze . Organizzate anche dei corsi / laboratorio. A chi sono rivolti principalmente? Ci piacerebbe molto lavorare con i ragazzi, oggi purtroppo la manualità non è più insegnata nelle scuole primarie, il risultato è un completo distacco dei giovani dal mondo creativo. Le prossime generazioni saranno incapaci di costruire con le mani semplici oggetti . Saremo felici nei prossimi mesi di iniziare dei piccoli laboratori . Li proponete all’interno del vostro spazio, o anche come corsi esterni presso strutture scolastiche e non ? L’ideale sarebbe presentare dei progetti per le scuole, sicuramente sarebbe molto stimolante per tutti . Un Saluto! Vi Aspettiamo tutti i Sabati e le Domeniche a Castel Gandolfo . Grazie di cuore ai redattori di “Tablet” per averci dato questa opportunità. Alessandro e Fabrizio - Toyart Con l’occasione segnaliamo la possibilità di raggiungere Castel Gandolfo in treno con la riapertura a settembre del 2015 della linea ferroviaria vaticana con il Treno delle Ville Pontificie che collega il Vaticano a Castel Gandolfo e Albano Laziale. L’itinerario, pensato anche in vista del Giubileo, dura poco meno di un’ora, parte dall’antica Stazione Vaticana e si snoda tra quelle di San Pietro, Ostiense, Tuscolana e Casilina lambendo gli acquedotti della Via Appia e tuffandosi in mezzo al fitto verde dei lecci, che di colpo si tinge dell’azzurro del lago Albano, su cui si affaccia Castel Gandolfo. Un occhio puntato sui Castelli romani. Per informazioni e prenotazioni www.museivaticani.it

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La Cassola In questo numero prepariamo un dolce della antica cucina ebraico- romanesca ultimamente dimenticato ma sorprendentemente buono e facile da eseguire. Lo caratterizziamo con cioccolato e arancio.

Procedimento: Montate i tuorli d'uovo con lo zucchero, unite la ricotta, la farina, il cioccolato a scaglie, la scorza di arancio, la cannella e mischiate bene fino ad ottenere un crema liscia. Montate gli albumi a neve ferma con un pizzico di sale e incorporateli al composto con un movimento dal basso verso l'alto con l'aiuto di una spatola morbida. Imburrate e infarinate uno stampo dalla forma desiderata e versateci il composto ottenuto. Infornate per 40/50 min circa a 180 gradi con forno ben caldo evitando di aprirlo durante la cottura.

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Ingredienti per 4 persone: • 300 gr di ricotta fresca di pecora • 30 gr di zucchero • 2 uova • 30 gr di farina • 30 gr di cioccolato fondente • 2-3 gr di cannella macinata • Scorza di 1 arancio A questo dolce abbiniamo un Moscato di Terracina Doc Passito Capitolium, che dal profumo di miele, dattero, albicocca e lievi note balsamiche regala note di sapore ricche, dolci e fresche.



Decalogo di Valentina Mele

10 motivi per cui è bello dormire da soli. Febbraio è il mese dell’amore. Si è guadagnato questa onorificenza a causa di un solo giorno: San Valentino. Per questo giorno a metà mese, ci ritroviamo con un tripudio di cuoricini sparsi in ogni dove, cioccolatini a perdita d’occhio e coppiette in amore ovunque si guardi. Non voglio fare la solita cinica, ma tutto questo amore che aleggia nell’aria per soli 28/29 (quest’anno 29) giorni non dona un’idea poco veritiera della vita di coppia? Non viene voglia anche a voi di dirgli che non è proprio tutto così rosa e fiori? In questo esaltante momento di follia amorosa collettivo voglio assolutamente sfatare un mito della vita di coppia: é nettamente più bello dormire da soli!

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Centimetri. La regola prevede che se si condivide un letto ad ognuno spetti metà del letto in questione. Falso. Quello che accade è che ognuno ha la quantità dello spazio che occupa. Quindi se si è magrolini si avrà diritto ad un minuscolo spazio vitale, in cui i centimetri disponibili sono quelli che si occupano con il proprio corpo. L’altra persona, di conseguenza avrà il resto. Se si dorme da soli si ha più spazio per dormire. Ovvio, no? Rumori. Se siete così fortunati ad aver trovare un partner che non russi, girate pure pagine e godetevi la vostra vita di coppia felici e contenti come nelle favole. Purtroppo noi comuni mortali abbiamo a che fare con persone non troppo silenziose. Badate bene poi che ho scritto “rumori” al plurale il che vuol dire che io non mi riferisca solo al russare ma a molti altri fattori. La regola in queste situazioni prevede che se avete il sonno leggero non vi addormenterete mai prima, nonostante ci proviate con tutti voi stessi e vi mettiate nel letto ore prima. Se si dorme da soli si sentiranno solo i propri rumori. Posizioni. Vi sfido a trovare una posizione comoda in due. Appoggiati ad un fianco, frontali, vicini. Il braccio che sta sotto non si saprà dove metterlo e nell’arco di una mezz’ora si intorpidirà. Posizionarlo sotto la testa? Rischiate di dare una gomitata al vostro “dirimpettaio/a”. Con uno dei due di spalle si risolve il problema solo a chi sta davanti. Con la testa poggiata sul petto dell’altro supino. Se il supino è una lei avrà fastidi ad avere un peso sul seno per lungo tempo; se è un lui ed è senza maglietta vi troverete ad avere il viso sui suoi peli, che faranno l’effetto del tappetino infeltrito della nonna. Se ha la maglietta oppure è depilato, potreste anche aver trovato la posizione perfetta, se tollerate il rumore del battito cardiaco, per mezz’ora... poi inesorabilmente il vostro collo griderà aiuto perché il petto del vostro partner non è un cuscino! Se l’unica posizione possibile è quella in cui non ci si tocca, tanto vale dormire da soli.

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Temperatura. Gestire la temperatura nella stanza sembra una questione facile, basta arrivare ad un compromesso. Quando sarete tranquilli nel vostro angolo al calduccio, il partner potrebbe decidere di girarsi su un fianco e se la larghezza delle sue spalle è maggiore della vostra, vi ritroverete con le coperte che si sono trasformate in una sorta di tendone da circo cha fa passare una bella brezza frescolina. E se l’altro avesse la temperatura corporea terribilmente alta che neanche un letto ad acqua ghiacciata riuscirebbe a rinfrescare un po’? Spaventi notturni. Mentre si dorme tranquilli l’altra persona inizia a parlare con chissà chi. Crediate che sia impossibile? Moltissime persone parlano, urlano o camminano nel sonno. Per quanto possa sembrare utile venire a scoprire segretucci diventerà insopportabile doverlo ascoltare mentre parlerà solo di macchine, calcio, trucchi e gossip anche mentre dorme. Se si dorme da soli si parlerà, in caso, solo con persone intelligenti. Risvegli. Cancellate l’idea di svegliarsi gioiosi e contenti e salutarvi saltellando come accade nelle pubblicità o nei film. Quando ci si sveglia, e soprattutto la mattina presto, abbiamo un po’ tutti la luna di traverso e credetemi è molto meglio non avere nessuno dall’altro lato del letto con lo stesso umore. Risvegli 2. Cancellate anche l’idea di svegliarvi con il viso perfetto e luminoso e di essere belli e splendenti come la sera prima Si sa che quando ci si sveglia la situazione è: i capelli disordinati, il viso gonfio e gli occhi cerchiati, considerate che avete dormito ben poco e di tutto si ha la voglia tranne che guardare l’essere che vi ha reso impossibile chiudere occhio, che detto tra noi non è che sia meglio appena sveglio. Risvegli 3. Cancellate infine l’ultima idea di potersi dare un bacino appena svegli... parliamoci chiaro: lavarsi i denti dopo molte ore con la bocca chiusa o aperta in fase russante è necessario per tutti. Se si dorme da soli ci si sveglia da soli. Movimenti. Durante la notte sono inevitabili. Se l’altra persona si muove durante il sonno, non percependo la presenza di qualcun altro (perché quando si dorme non si percepisce granché), si rischia di ritrovarsi con dei lividi il giorno dopo e non causati da una notte sfrenata di sesso, alla cinquanta sfumatura di quello che vuoi, ma causati da gomitate, calci e, credetemi, testate. Se si dorme da soli non si rischia di partecipare ad un incontro di boxe. Libertà. É così bello potersi rotolare da un lato e l’altro del letto senza che ci sia nessun d’intralcio.


Un solo tavolo, infinite possibilità

Quali sono le tue specialità? Ti ispiri a qualche tradizione culinaria? Sicuramente la mia specialità è la selvaggina, diamo inoltre particolare importanza alla cucina a base di pesce e alla cucina vegetariana, sempre rispettando la tradizione della cucina italiana.

Una nuova tendenza, un’idea originale, un unico tavolo e un’esperienza da non perdere. Questo è Sui generis, il locale di Cristiano Quadraccia, aperto da ottobre in Via San Candido, all’Infernetto. Sono pochi, pochissimi, i Ristoranti che offrono alla clientela questo privilegio. Avere uno Chef tutto per sè, un professionista del gusto che ti consiglia, ti coccola e appaga il palato, in uno spazio confortevole, semplice ma di classe in cui immergersi nei sapori e profumi di piatti selezionati e studiati solo per commensali ad hoc. Questa idea nasce da qualche esperienza professionale particolare? Più che da un esperienza professionale, diciamo che nasce dalla voglia di poter garantire a chi prenota il massimo della qualità in tutto. Naturalmente tale scelta mi permette di poter fare una spesa senza sprechi, e di conseguenza poter lavorare una materia prima di altissima qualità, e dedicare le attenzioni da parte dello staff del Sui Generis a chi ha scelto per quella serata il mio locale. Come funziona esattamente nel tuo locale? Pochi coperti per commensali selezionati? Nel momento in cui il cliente mi contatta, chiedo il budget di spesa e la materia prima su cui basare il menu. Il locale si presta per cene fino ad un massimo di 16 persone che degusteranno il menù progettato per loro in completa esclusività. Sviluppi il menù a richiesta con il cliente? Ovviamente il cliente è al centro di questo progetto. Dalla materia prima, sulla quale baseremo il men , a tutte le altre richieste possibili, ad esempio su quante e quali portate sviluppare il menù, oppure su un vino in particolare che magari non è presente sulla nostra carta.

Come e dove scegli i prodotti? Partiamo dal dire che i prodotti vengono scelti in base alla sta-gionalità, pur rispettando particolari richieste da parte dei clienti che vogliono mangiare qualcosa fuori stagione. Per quanto riguarda la provenienza, la selvaggina proviene dai territori di caccia di tutta Europa, mentre le altre materie prime provengono da selezionatori per lo più locali. Le serate di degustazione a tema sono scelte in base alla stagionalità o alla tendenza del momento? Le serate di degustazione vengono organizzate soprattutto per dare l’opportunità a chi ci conosce di poter provare la nostra cucina senza dover prenotare ed impegnare un certo numero di persone. Diciamo che la stagionalità la fa da padrona nella scelta del menù della serata a degustazione, ma non disdegnamo dare un occhio alle tendenze del momento. Che impronta vuoi dare a questa attività? Alla portata di tutti o puntare sull’esclusività? Ci piace offrire l’esclusività alla portata di tutti ! tra l’altro con nostra grande sorpresa, su richiesta dei nostri clienti, stiamo evolvendo la nostra attività nata solo come ristorazione classica, con l’aggiunta del servizio di asporto, di chef a domicilio e di catering. Grazie Cristiano, invitiamo i lettori di Tablet a organizzarsi per trascorrere una serata originale nel tuo ristorante!

www.suigenerisrestaurant.it + 39. 346.497.06.04 pagina facebook : Sui Generis


Lo faccio in casa di Giorgia Conti

Bulli e pupe Questi soggetti, ideali per la festa di un bimbo o di una bimba, saranno un regalino apprezzatissimo a fine festa! Per la frolla: (circa 15 biscotti) 300 g di Farina, 00 150 g di Burro bavarese 100 g di Zucchero a velo 2 Tuorli d’uovo 2 cucchiai di Miele, acacia Buccia di limone non trattato 1 cucchiaio da tè di Estratto di vaniglia

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Procedimento: Amalgamate gli ingredienti come di consueto per la frolla, avvolgete nella pellicola e lasciate riposare un’oretta in frigo. Stendete la pasta circa mezzo centimetro e ritagliate dei cerchi di circa 6cm di diametro. Cuocete a 170° fino a leggera doratura. Decorazione: Pasta di zucchero vari colori (quelli che vedete nella foto) Per i colori degli sfondi prevedete circa 200g, per gli altri 100g Colorante nero in polvere Alcool alimentare o vodka

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Pennellno sottile Tagliapasta a cerchio Tagliapasta stellina Pennarello alimentare nero Cutter ad espulsione a stellina, cuoricino, cerchietto Perline nere edibili Rotella tagliapasta piccola

I BULLI Il pugno di hulk va realizzato dito per dito ma non disperate ci vuole più a dirsi che a farsi! Con uno stuzzicadenti poi farete delle pieghe in corrispondenza delle falangi. La bandiera di Captain America verrà realizzata con i tagliapasta a cerchio. Infine l’uomo ragno con un tagliapasta ovale e due semicerchi per gli occhi. Le ragnatele saranno realizzate con il pennarello nero. Completate tutti gli “eroI” con le crepe nere realizzate a pennello! LE PUPE Partiamo dal viso che sarà un cerchio, con il tagliapasta a cerchio più piccolo intagliamo il sorriso, mettiamo le perline nere per gli occhi che poi guarniremo con vezzose ciglia realizzate con il pennarello nero e poi sbizzarriamoci per la pettinatura che potrà ricordare quella delle principesse, come nel caso dei nostri biscotti, oppure quella della festeggiata. E qui diamo spazio alla fantasia con fiocchi, cuoricini o stelline che faranno da mollette e ornamenti. Buon divertimento!

La Rosa del Dessert


Ristorantino dei Folli Lo Slow food nel cuore Prosegue il viaggio con Emanuela e Andrea nel loro progetto enogastronomico, divenuto il “ristorantino dei folli”, nato dalla convinzione che la Ristorazione non deve solamente fornire un prodotto gustoso e genuino, ma deve essere un modo per conoscere o riscoprire prodotti e metodi di lavorazione del cibo. Questo mese vogliono spiegarci come distinguere i vari tagli di carne per poter riconoscere quello che ci viene servito nel piatto. Perchè volete “raccontarci” i tagli della carne? Tutti abbiamo ordinato, almeno una volta, in un ristorante o dal macellaio, una tagliata od un filetto, ma spesso non conosciamo il “pezzo” migliore da cui ricavare tale pietanza, mi spiego meglio: la tagliata può essere ricavata da molteplici tagli di carne, ovviamente ognuna di queste tagliate avrà delle caratteristiche organolettiche diverse, ma soprattutto avrà un costo diverso. È giusto iniziare a sapere ciò che stiamo mangiando e sapere quanto è corretto pagare per quello che stiamo mangiando. Per un ristorante, come noi, che racconta la provenienza e il metodo di cottura delle carni, è fondamentale spiegare anche il pezzo da cui si ricava ogni carne che serviamo nel piatto. Quali sono quindi i “pezzi” giusti per la tagliata? Ricordiamo, intanto, che la legge italiana obbliga chi tratta la carne, ad essere in possesso dei certificati di provenienza ed è diritto del cliente richiederli; in questa maniera possiamo evitare che ci venga venduta una tipologia di carne diversa da quella richiesta, facciamo un esempio: uno dei plagi più comuni è di spacciare la carne proveniente dall’Europa dell’Est (risultando alla vista molto marezzata e con una giusta presenza di grasso) per Chianina, andando a togliere meriti alle nazioni che la producono e costruendo nel cliente una falsa conoscenza del sapore e della consistenza della Chianina. Ma torniamo ai tagli: questi sono divisi in tre categorie che ne determinano il tipo di cottura ed il prezzo; i tagli di prima categoria si trovano solitamente nella parte posteriore dell’animale; i pezzi migliori per la tagliata sono il “controfiletto”, il “roastbeef” e la”lombata” Controfiletto (taglio anatomico conosciuto anche come “fiorentina”), caratterizzati dalla presenza di grasso esterno (che risulterà minore per i manzi allevati allo stato brado e al pascolo e abbondante per i manzi allevati a stabulazione fissa) e da una giusta marezzatura. Per i manzi allevati a

stabulazione fissa a volte viene utilizzato anche lo scamone, con caratteristiche organolettiche inferiori, inoltre, ultimamente è nata la moda di utilizzare la “fesa”, alla quale occorrono una serie di lavorazioni necessarie per renderla più tenera ed appetibile, in quanto essendo un taglio caratterizzato dalla mancanza di grasso e marezzatura interna il sapore risulta essere quasi inesistente.

vieni a scoprire chi è lo chef

Fesa

Bene, e per il filetto? Per il filetto il taglio giusto è solamente il filetto! Questo pezzo si

Lombata trova nella parte posteriore, subito sotto la lombata ed è il più caro e tenero tra i tagli nobili, è caratterizzato dalla mancanza di grasso, se non una sottile membrana esterna e a volte può essere servito con il cordone esterno (parte leggermente più grassa ma molto più saporita). Purtroppo anche qui ci sono delle controfigure: spesso viene spacciato per filetto il “finto filetto” che si trova nella parte anteriore del manzo, un pezzo utilizzato in passato per fare gli arrosti, la sua caratteristica principale è quella di non avere un sapore proprio ma di assorbire, come una spugna, il sapore dei condimenti, pertanto nel piatto ci rilascerà un vago sentore di carne, era infatti utilizzato, in passato, per gli arrosti.

Filetto

Finto filetto Via Guido Maria Conforti, 21 – Acilia (Rm) Telefono: 06 52 36 31 49 - 392 3108955 E-mail: info@ilristorantinodeifolli.it Il Ristorantino dei Folli


V ini, Oli e... Birra di Laura Ventura

Ale Ale è il termine usato per indicare le birre ad alta fermentazione, che cioè impiegano nel processo lieviti del ceppo Saccharomyces cerevisiae, i quali prediligono temperature elevate e, durante il processo, piuttosto rapido, salgono in superficie per effetto dell’anidride carbonica,del tino di fermentazione. Da qui la classificazione “alta” fermentazione. Il risultato è un sapore dolce, dal corpo pieno e fruttato. La stragrande maggioranza delle ale contiene erbe o spezie, solitamente luppolo o balsamita, al fine di conferire un aroma amarognolo che bilanci la dolcezza del malto. In alcuni casi, come per le Trappiste, le bières d’Abbaye e le Weisse, c’è un’ulteriore rifermentazione in bottiglia. Sono caratterizzate da una buona aromaticità. È quindi frequente, degustando una Ale, avvertire sentori fruttati di banana, prugna, ananas o pera, solo per citarne alcuni. Il loro grado alcolico è in genere compreso tra 3.5° e 6°. Tipologie All’interno della grande famiglia della birra Ale troviamo versioni che presentano particolarità talmente ben definite da meritarsi un proprio sottogruppo. Ecco le principali tipologie di Ale che oggi si possono gustare. Pale Ale Sono le versioni di birra Ale prodotte prevalentemente con malti poco tostati, e da questo deriva il loro colore chiaro. È uno degli stili più diffusi al mondo, ed esistono birre Pale Ale di diverse gradazioni alcoliche e intensità di sapore. Tra le più celebri troviamo ad esempio le britanniche Bass Pale Ale, Fuller’s London Pride, OldSpeckled Hene Samuel Smith’s Old Brewery Pale Ale.

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Brown Ale Queste birre presentano un sapore non troppo amaro, a causa del limitato impiego di luppolo, e sono mediamente aromatiche. Il loro colore è bruno, più o meno intenso a seconda del grado di tostatura del malto. Le birre Brown Ale vengono prodotte oggi prevalentemente in Gran Bretagna (es. Samuel Smith’s Nut Brown Ale e Newcastle Brown Ale), nord Europa e Stati Uniti. Mild Ale la maggior parte di queste birre è caratterizzata da un grado alcolico non molto elevato e da un colore scuro, anche se non mancano le tipologie chiare.

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Scotch Ale A dispetto del loro nome, non sono tipiche della Scozia, paese nel quale peraltro si produce l’intera gamma di Ales. All’interno di questa categoria troviamo invece birre forti, di colore ambrato anche piuttosto scuro che talvolta al palato presentano note caramellate. Qualche esempio? Le scozzesi DOC Belhaven Scottish Ale, Dark Islande Innis And Gunn Oak Aged Beer(quest’ultima è invecchiata in botti di quercia). Stout Ale Si tratta di versioni di birra Ale molto scure prodotte con malti ad elevato grado di tostatura, che al palato possono risultare più o meno amare. La caratteristica in comune a tutte queste birre è il loro sapore che richiama fortemente al tostato, al caffè, al cioccolato o alla liquirizia. Alcuni esempi famosi sono rappresentati da Guinness Extra Stout, Murphy’s Irish Stout, Dragonhead Stout, Marston’s Oyster Stout, Belhaven Scottish Stout Ales Belghe Ne esistono di moltissimi tipi diversi, dal biondo allo scuro, e non sempre è facile la loro classificazione a causa delle peculiarità uniche al mondo con cui vengono prodotte le famose birre belghe. Gli esempi che meritano di essere degustati sono davvero tanti. Per le chiare abbiamo: Leffe Blonde, Affligem Blond, Trappist Westvleteren Blonde. Tra le scure invece: Leffe Brune, Augustjin Brune, Winter Koninck. Le chiare “forti”: LaChouffe, Delirium Tremens, Duvel. Le scure “forti”: Chimay Grande Réserve (tappo blu), Delirium Nocturnum, Gulden Draak


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Le uscite del mese di Cristina Ippoliti

AL CINEMA: “Ridendo e Scherzando”, omaggio a Ettore Scola In uscita nelle sale cinematografiche italiane “Ridendo e Scherzando”, un docufilm scritto e diretto da Paola e Silvia Scola. La pellicola racconta la vita e le opere del padre Ettore. Già presentato alla Festa del Cinema di Roma lo scorso ottobre, dopo la scomparsa del regista, arriva nei cinema a partire dall’inizio del mese, con un’uscita evento, targata 01 Distribution. Il film, prodotto da Palomar e Surf Film, è un racconto che indaga da vicino le realtà di un’Italia ormai perduta, e che passa in rassegna tutto il cinema di Ettore Scola, dal mondo contadino del dopoguerra al consumismo del boom economico. La realizzazione è avvenuta utilizzando molto materiale d’archivio, a partire dai filmini familiari fino agli inediti backstage dai set dei suoi film. Una lunga storia appassionante, d’amore per il cinema e per la vita, raccontata da Scola in persona, usando la chiave del suo cinema e della condizione di tragicomicità così tipicamente italiana. Parlare di cose serie facendo ridere. Sono state utilizzate soltanto le interviste che il regista ha rilasciato nel tempo senza mai ricorrere a testimonianze di altri. Unico intruso è Pif, che cerca di ricomporre tutti i tasselli del mosaico, attraverso la vita pubblica e privata di uno dei più grandi maestri del cinema italiano.

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IN LIBRERIA: “La ragazza con la bicicletta rossa” di Monica Hesse

È l’inverno del 1943, siamo ad Amsterdam, e i cieli di mezza Europa ormai non si vedono nemmeno più, immersi come sono tra il fumo nero delle bombe. Hanneke percorre ogni giorno, con la sua vecchia bicicletta rossa, le strade della città occupata. Una donna-bambina, incaricata di scovare al mercato nero beni di primissima qualità, ormai introvabili: caffè, tavolette di cioccolato, calze di nylon. Si guadagna da vivere così, dopo aver mai perso tutto a causa della guerra. Ma qualcosa si risveglia in lei, una speranza, una luce, quando viene supplicata di ritrovare qualcuno: la piccola Mirjam, una ragazzina ebrea che un’anziana signora nascondeva in casa sua. Hanneke, contro ogni buon senso, decide di cercarla. Nella caccia disperata di Mirjam, si cela anche il bisogno di riavere indietro quella parte di sé, che quegli anni di orrori le avevano ormai quasi del tutto portato via: le emozioni e i sentimenti di chi ancora vuole vivere.

MUSICA: “Resistenza edizione speciale” di Neffa In programma per questa di metà Febbraio vi è l’uscita del nuovo album di Neffa, che lancerà, così, il brano da presentare al Festival di Sanremo, dopo ben undici anni di assenza, con un brano dal titolo ‘Sogni e Nostalgia’, suo il testo e sua la musica. Precisamente il 12 Febbraio, come è stato svelato dai social, e si tratta di una data non casuale, in quanto giornata che precede la chiusura di una delle creature più longeve della televisione italiana. “Resistenza edizione speciale” è un versione deluxe dell’ultimo album uscito il 4 settembre scorso. Potrebbe far parte della tracklist anche ‘O Sarracino’, il brano scritto e cantato da Renato Carosone, che Neffa riproporrà a Sanremo con i Bluebeaters nella serata dei duetti del venerdì.


ph: Antonio Cama

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+Eventi Roma di Valentina Ecca

Il mese di febbraio sarà ricco di eventi per Roma. Club, e location più spaziose saranno ricche di musica ed eventi

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La Capitale si fa trovare più che pronta in questo febbraio 2016. Tanti concerti e bei eventi in giro per tutta la città. Si parte con il live di Rover al Monk il 10 febbraio 2016; artista praticamente sconosciuto a molti è, invece, una vera e propria istituzione per il pop europeo. Si tratta di un cantautore francese polistrumentista. Ha viaggiato per il mondo facendo musica e accumulando influenze da metropoli come New York e paesi come il Libano. Un vero e proprio cittadino del mondo così come la sua musica dal sapore internazionale. Il 19 e il 20 febbraio Max Gazzè porta in scena due date del suo “Maximilian in Tour”; accompagnato dalla sua storica band l’artista romano delizierà il pubblico con i brani del nuovo disco “Maximilian” e i suoi più grandi successi. Entrambe le date si terranno all’Atlantico Live. Altro grande evento per la location dell’Eur sarà il concerto de I Cani, la band capitolina presenterà al suo pubblico il nuovo disco “Aurora”. Con loro sul palco, il 23 febbraio, la stella nascente del mainstream laziale: Calcutta. Per gli amanti dell’hip hop torna “il king” ovvero Marracash. L’artista milanese porterà il suo Vendetta Tour in cinque importanti date nelle maggiori città italiane. A Roma il concerto si terrà il 23 febbraio all’Atlantico Live. Il 27 febbraio sarà la data di Ornella Vanoni che con “Free soul” presenta un nuovo capitolo della sua carriera. Tra bossa nova, jazz e grandi successi l’artista presenterà

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al pubblico di Roma questo suo nuovo progetto all’Auditorium PdM. Alla Sala Santa Cecilia, il 28 febbraio, sarà la volta di un grande duo, Brian May e Kerry Ellis. Lo storico chitarrista dei Queen sarà sul palco con la giovane cantante per il “One Voice - The Tour!”. Sempre all’ Auditorium il 28 febbraio nella Sala Sinopoli si esibiranno i Napoli Centrale. Trattasi di una delle più importanti band degli anni ‘70, capitanati da James Senese il gruppo da sempre crea una commistione fra jazz, rock e musica tradizionale. A chiudere questo mese uno dei concerti più attesi della stagione dopo i tragici eventi terroristici di Parigi. Gli Eagles of Death Metal recuperano la data cancellata e chiudono il mese di febbraio in bellezza; il 29 all’Orion. Tanti concerti per questo mese più corto degli altri; breve ma intenso sarà il febbraio romano per quanto riguarda la musica che suonerà nella Capitale.


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TLaablet Run rubrica per i runners di Lorenzo Sigillò

Come un runner vince i malanni di stagione (o quasi)

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Dici Febbraio e pensi subito al mese breve, al carnevale, a San Valentino e soprattutto all’influenza… ma un runner pensa anche che le giornate si allungano e cominciano ad affacciarsi ottime possibilità per uscire dal letargo. Se infatti non avete seguito i consigli di Tablet Run su come sopravvivere al torpore invernale, vi diamo un’altra chance per andare incontro alla primavera con la giusta preparazione. Ma come si esce dai malanni di stagione? Senz’altro non accorciando i tempi di recupero da raffreddori, mal di gola e febbre che inevitabilmente ci hanno debilitato, indebolito e lasciato scorie. Questo è il momento giusto per i rimedi naturali e per gli integratori che consentono un recupero più rapido ed un ritorno in carreggiata. Alcuni richiami di preparazione atletica saranno inevitabili nelle vostre sessioni di allenamento, il consiglio è di ravvicinarle, diminuendo l’intensità e le distanze. Ma vediamo insieme come gestire i malanni del Generale Inverno! Innanzitutto la regola del collo è la prima da conoscere: se i sintomi sono sopra, si può correre, se sono sotto è meglio evitare. Questo è un principio generico ovviamente, perché è sempre importante sentire le risposte del proprio corpo. Se i disturbi sono ancora lievi, la corsa può aiutare ad aprire le vie respiratorie e favorire l’espulsione di microbi. In caso di naso chiuso, la corsa è un ottimo decongestionante naturale, sempre che non siate completamenti tappati o con produzione eccessivamente mucosa. Andiamo alla lista che vi obbliga invece allo stop: con fiato corto, bronchite, ghiandole linfatiche ingrossate, brividi, frequenza cardiaca aumentata anche a riposo, febbre, nausea e dolori muscolari è sempre meglio non rischiare, un’influenza sottostimata può diventare un’infezione estesa che vi condannerà più a lungo. Il vostro sistema immunitario sta già lavorando duro per voi ed anche la disidratazione con la febbre non aiuta il corpo a mantenere stabile la sua temperatura. E non sottovalutate nemmeno i tempi di rientro: per evitare le ricadute meglio aspettare un giorno in più rispetto alla scomparsa del malanno e ricominciare con corse lenti e brevi: non abbiate fretta e ponetevi almeno 15 giorni di tempo per tornare alla vostra routine di training. In alternativa è consigliabile mantenersi attivi con

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lo stretching, sempre senza forzare, con l’allungamento muscolare che può giovare ai dolori derivanti da raffreddamenti ed infezioni. Così come pollice su per lo yoga e per una bella camminata ben coperti, sotto la luce del sole di mezza giornata. Per chi è già in forma e non vuole rinunciare all’adrenalina delle competizioni o semplicemente ha voglia di cimentarsi nelle gare, ci sono naturalmente quelle perfettamente confezionate ed adattate al periodo. E’ la volta infatti delle corse di Carnevale come la prima edizione a San Basilio della Corsa di Carnevale “Torraccia le Piazzette”, 5km di domenica 7 alle ore 10.00. Spezza il mese la fortunata 7a Rock&Run, 14 km ad Ostia nel giorno di San Valentino, il 14 febbraio, mentre il 21 arriva la emozionante Maratona di San Valentino a Terni, condita con la mezzamaratona ed i 5km. con il “benedizione” del patrono della città, i 42km percorrono ovviamente la Basilica di San Valentino, la Valnerina, ma soprattutto regalano una bella suggestione correndo vicino alla Cascata delle Marmore. Chiude il mese anche qua una nuova mezzamaratona a Guidonia, 21,097km di ottima preparazione in vista della storica ‘mezza’ che arriverà a marzo, la famosa maratonina Roma-Ostia. Stay Tablet! Stay Run! Stay Ostia!


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Da secoli l’uomo fa uso di piante curative e medicinali a scopo terapeutico. Una tradizione, questa, che continua ancora grazie alla medicina moderna. Già nel Medioevo i monaci e gli adepti delle scuole mediche condussero studi rigorosi sulle erbe medicinali, effettuando precise classificazioni e suddividendole in base al loro effetto e alla loro efficacia. Ma solo dopo l’invenzione della stampa, nel XV secolo, fu possibile uniformare gli elenchi delle erbe con le loro possibili applicazioni: nacque così la medicina erboristica. Le tisane, percui, possono essere definite come vere e proprie bevande medicinali ottenute per infusione o decozione di fiori, erbe, semi e cortecce. Si preparano con piante fresche o essiccate e, a seconda delle fonti vegetali utilizzate possono avere proprietà diverse UÊ >Û À ÃV Ê >Ê Ài `À>Ì>â iÊ ` ëi Ã>L iÊ >Ê Õ >Ê buona circolazione e a un’efficace depurazione renale, premesse per un corpo libero da tossine, accumuli e scorie; UÊ ÃÌ ÌÕ ÃV ÊÕ >Ê« >ViÛ iÊ«>ÕÃ>ÊiÊ}À>Ì v V> ÊV Ê avverte spesso il senso di fame dovuto ad un accumulo eccessivo di nervosismo; UÊ, >ÌÌ Û> Ê Ê iÌ>L à L’impiego delle tisane è particolarmente indicato quando l’organismo ha maggior bisogno di eliminare le tossine accumulate al fine di affrontare al meglio la stagione, meglio ancora se associate ad una dieta disintossicante che rende ancora più efficace l’effetto di depurazione su fegato pelle ed altri organi, esistono, infatti, tisane specifiche anche per combattere gli inestetismi più diffusi; associare quindi la giusta tisana ad una corretta alimentazione e coadiuvare il tutto con un po’ di movimento e i giusti trattamenti è sicuramente un arma vincente per raggiungere l’obbiettivo di un corpo sano ed armonioso. Ê `i ½ Ê i ÌiÀÊ V Ê ½> ÕÌ Ê ` Ê Õ >Ê >â i `>Ê i>`iÀÊ del settore, la Plants & Nature, abbiamo lavorato proprio per aiutare i nostri clienti nel raggiungimento di tali obbiettivi…partendo da un checkup iniziale con relativo calcolo della massa magra e massa grassa, supportati da un medico nutrizionista, per preparare un pacchetto tisane/ dieta / trattamenti personalizzato…. seguendo e affiancando i nostri clienti passo dopo passo

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Oculus Rift e Vive Pre: è sfida

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Che la realtà virtuale fosse un po’ come la “terra promessa” è risaputo. Si potrebbe resistere di fronte alla possibilità di osservare, muoversi, addirittura interagire con una realtà simulata così verosimile da sembrare vera? La fuga dalla realtà, del resto, è sempre stata molto allettante. Ma quanto si dovrebbe essere disposti a pagarla? È da tempo che si aspetta l’uscita di Oculus Rift, un HMD (head- mounted display) da 16 milioni di dollari, che promette di farci dimenticare dove siamo e vivere l’esperienza di realtà simulata più convincente di tutte. Ma, c’è un ma. Un ma di ben 742 euro (600 $) che rendono l’attesa tutt’altro che esaltante. Oltre al visore, quello che ci interessa di più, ci sarà un telecomando, un controller per la Xbox One, un adattatore wireless e due giochi inediti, “Lucky’s Tale” e “EVE: Valkyrie”. Fin qui il prezzo potrebbe quasi essere accettabile (nonostante sia assolutamente fuori dalla portata di chiunque non sia un “pioniere” della VR), ma a questo si dovrebbe aggiungere il costo di un hardware che sia in grado di supportare senza problemi il dispositivo. Si parla di disporre di specifiche quali una scheda video Nvidia GTX 970, AMD R9 290 o superiore; un processore Intel i5-4590, equivalente o superiore; 8Gb di RAM o superiore; porta HDMI 1.3; tre porte USB 3.0 e una 2.0; sistema operativo che sia almeno uno Windows 7 SP1 64 bit. Si parla di altri 800 euro, come minimo. Troppo? Forse sì. Quello che Oculus Rift ci offre è sicuramente più di ciò cui siamo abituati (sicuramente non è come parlare di un televisore 3d, più accessibile ma estremamente limitato), ma gli sviluppi in tal senso sono ancora agli inizi. E tutto sommato, è una tecnologia che viene applicata perlopiù ai giochi. Al momento, il “gioiello” del fondatore Luckey Palmer, può solo cercare di adattarsi a titoli già noti (GTA o Skyrim, se predisposti), oppure far ricadere la scelta sui due giochi succitati e compresi nel prezzo, ma assolutamente poco soddisfacenti in termini di esperienza di gioco. Saremmo costretti a spendere una vera fortuna per una tecnologia che non è ancora pronta ad offrire tutte le sue vere potenzialità. Una tecnologia non ancora in grado di simulare l’uso delle mani, ad esempio, o che permetta di muoversi

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liberamente nella stanza in cui ci troviamo. Eppure c’è un’alternativa, che almeno in questo può venirci incontro. Proprio nel giorno in cui si aprono gli ordini per Oculus Rift, l’HTC porta sotto i riflettori il suo visore, il Vive Pre (un’evoluzione del Vive precedente), la cui commercializzazione è prevista per questo Aprile. Per cominciare, il display ha colori più nitidi e maggior definizione, e le batterie ai polimeri di litio promettono un utilizzo del dispositivo per ben 4 ore. Ma arrivando all’aspetto che più ci interessa: grazie ai sensori di posizionamento rinnovati, il tracciamento degli spazi è stato migliorato, come anche l’utilizzo dei controller, più ergonomici, che hanno un sistema di ritorno tattile e un grip implementato. L’interazione con gli oggetti che ci circondano è talmente vivida che si ottiene una risposta sensoriale non indifferente. Non è necessario rimuovere il casco per “tornare alla realtà”, perché HTC ha studiato un metodo davvero semplice per distinguere il reale dal virtuale: le immagini reali saranno restituite in 2d, quelle virtuali in 3d. Questo ci permetterebbe di vivere quasi in due realtà parallele, e poterci sedere, parlare, usare oggetti reali senza doverci togliere il visore, grazie alla videocamera frontale integrata e ai prima accennati sensori di posizionamento. Con il supporto di Valve, inoltre, il visore HTC sarà in assoluto il primo sistema a supportare Steam VR, piattaforma per giochi e software per Linux, Mac e pc. Si può dire addio alla noia e alla ripetitività, insomma. Anche in questo caso, però, non si può davvero cantar vittoria così presto. Stando alle prime indiscrezioni, infatti, anche il costo del visore HTC non scherza, affatto. Si parla di una cifra il doppio di quella che si dovrebbe scucire per il rivale, 1400 euro circa (1500 $), che non è esattamente poco, (contando anche il costo dell’hardware che lo supporti). Per sapere se il Vive Pre riuscirà a battere Oculus rift sul mercato di riferimento occorrerà aspettare ancora poco tempo. HTC aprirà le prevendite intorno al 29 Febbraio, tra pochi giorni, e allora scopriremo chi dei due contendenti la spunterà. Ma soprattutto, sapremo quanti saranno i coraggiosi pronti a investire sulla VR.



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[Proctologia alla mano]

I diverticoli

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uesto mese spostiamo la nostra attenzione su di un argomento anatomicamente poco distante dalle patologie proprie del canale anale, ma sempre di interesse del colo-proctologo. I diverticoli del colon. Per “diverticolo” si intende una estro flessione della mucosa attraverso lo spessore muscolare del colon. Come si può notare dalla riproduzione, la cavità del colon, attraverso la quale si ha il transito fecale, “si apre “ all’interno del diverticolo, la cui superficie esterna, però, non è rivestita anche da uno strato muscolare! Di conseguenza si può facilmente immaginare che se un residuo fecale si dovesse introdurre nel pertugio filiforme di un diverticolo, il diverticolo stesso non avrebbe la possibilità di reindirizzare il residuo fecale nella cavità del colon. Quali le possibili ed ipotetiche conseguenze? Innanzitutto la fermentazione del residuo fecale che, a catena, potrebbe ulcerare il diverticolo, creando così una perforazione della superficie colica le cui conseguenze, talora anche molto gravi, si riassumono in una parola: peritonite! O potrebbe “corrodere” un’ arteriola dando luogo a rettorragie a volte di notevoli entità. Molti di Noi sono affetti dalla presenza di diverticoli, i disordini evacuativi che creano dinamiche pressorie all’ interno del colon ne sono la causa principale oltre ad una riconosciuta familiarità, ma non tutti, per fortuna, ne hanno sofferto. In questi casi si parla di “Diverticolosi” altri meno fortunati, hanno subito conseguenze di acuzie dei diverticoli, in questi casi si parla di “Diverticolite” cioè di infiammazione dei diverticoli che, come detto prima, può portare se non riconosciuta e trattata per tempo a conseguenze di una qual certa gravità. Il proctologo esclude, con la propria visita, patologie del canale anale, se lo ritiene provvede ad eseguire una retto scopia o, ancor meglio, una colonscopia, indirizzando il paziente o ad una terapia medica o in casi particolarmente urgenti alla terapia chirurgica. Fondamentale , comunque, per chi è a conoscenza dell’ esser portatore di diverticoli la prevenzione attuata regolarmente con la dieta e con l’assunzione mensile di terapia antibiotica specifica.

Roberto Federici medico chirurgo

Dott. Roberto Federici Specialista in Chirurgia generale

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Per carbossiterapia si intende l’utilizzo di anidride carbonica (CO2) medicale allo stato gassoso a scopo terapeutico. Introdotta nel 1900, per trattare le arteriopatie, nel corso degli anni ha acquisito un ruolo di primaria importanza in diversi settori clinici, quali: la dermatologia, la flebologia, la cura delle ferite difficili e nella medicina estetica ed antiaging. Oggi, questa tecnica si utilizza non solo per combattere inestetismi come cellulite, adiposità localizzata, rughe ed invecchiamento cutaneo ma anche per problematiche mediche come insufficienza venosa, ulcere da stasi, ferite complesse e molto altro ancora, portando degli ottimi risultati.

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L’ Anidride Carbonica è una molecola presente in natura, indispensabile per la sopravvivenza dell’intero ecosistema. E’ una componente essenziale nei processi di respirazione cellulare:

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ANTINFIAMMATOR IA - ANTIEDEMIGENA AUMENTA L’AFFLUS SO DI SANGUE - COMPATTA I TES SUTI L’uso dell’ Anidride Carbonica a scopo medicale risale al 1932, ma solo dopo alcuni anni si scoprirono le potenzialità che questa molecola naturale poteva avere nel capo della terapia delle patologie vascolari. Pertanto venivano curate le ulcere croniche, le insufficienze di circolo, il Fenomeno di Raynaud.

Successivamente, si è scoperto che si poteva curare con la Carbossiterapia il Sistema Linfatico ed il microcircolo, pertanto fu utilizzata per trattare il gonfiore cronico agli arti inferiori, l’edema cronico postmastectomia, alopecia da stress, la cellulite, le ferite difficili. Ma è stata la Medicina Este tica Naturale, che ha portato alla ribalta questa tecnica diffondendola attraverso i “media” dando risultati eccezionali sulla rigenerazione dei tessuti di viso-collo-decoltè.

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Protocollo terapeutico:

Si tratta di una sommi nistrazione sottocutanea di anidride carbonica a scopo terapeutico: mediante un ago sottilissimo, viene iniettata una prestabilita quantità di CO2 in specifici punti. L’ anidride carbonica viene emessa da un apparecchi sicuri e collaudati, il trattamento non comporta rischio di emboli gassosi e non risulta dolorosa, crea solo un leggero fastidio e non richiede alcuna anestesia.

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+Benessere di Veronica Militano

Il gruppo sanguigno “B “ e la relazione con gli alimenti Ogni gruppo sanguigno ha una identità propria che lo distingue dagli altri. Anche il comportamento dell’organismo nei confronti delle malattie costituisce uno degli elementi distintivi nei gruppi sanguigni. Le caratteristiche del gruppo del sangue e del sistema immunitario sono responsabili del fatto che la patologia si sviluppi rapidamente con episodi acuti che guariscono altrettanto velocemente, oppure dal fatto che il processo sia rallentato e si arrivi ad una malattia cronica. Il rapporto fra gruppo sanguigno, alimentazione, malattia è complesso. La soluzione ottimale è che ogni persona comprenda se stessa, le proprie esigenze e inclinazioni rispetto all’alimentazione e allo stile di vita e si regoli di conseguenza. Per molti il tipo 0 e quello A sembrano essere l’uno opposto all’altro. Il tipo B, invece, ha caratteristiche del tutto uniche. La dieta del gruppo B è molto bilanciata e include una grande varietà di alimenti.

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Il naturopata Peter D’Adamo definisce il gruppo B come “nomade”. Il tipo B avrebbe fatto la sua comparsa circa 15000 anni fa, fra le popolazioni mongoliche e caucasiche del’Asia centrale, penetrando poi in Europa con le invasioni barbariche. L’affermarsi del gruppo B sarebbe da mettere in relazione con due fenomeni: la pastorizia e le migrazioni. L’allevamento di alcuni animali ha permesso lo sviluppo della pastorizia e l’espansione di alcuni popoli: possiamo pensare all’importanza del cavallo che ha permesso le migrazioni. Il tipo B rappresenterebbe il culmine dell’evoluzione e sarebbe caratterizzato da equilibrio, facile adattabilità e creatività. In generale il tipo B ha un apparato digerente efficace, un sistema immunitario attivo e trova

benessere da un’attività fisica o sportiva moderata. Nel piano alimentare dovrebbe evitare salumi, carne di maiale, frutti di mare, semi e frutta secca. Al contrario dei gruppi 0 e A, il gruppo B puo comprendere nella sua dieta latte e latticini. Ha una maggiore tendenza a sindromi di affaticamente cronico, diabete e malattie autoimmuni. Il tipo B è un perfetto onnivoro e, come già accennato, l’unico che tollera i prodotti caseari ma anche le uova: sono benefici i fiocchi di latte magro, i formaggi di capra, i formaggi freschi magri, la ricotta, lo yoghurt. I soggetti del gruppo B possono consumare carni magre, ma dovrebbero evitare la carne di pollo perchè contiene lectine, che sono dannose per il sistema cardiocircolatorio e immunitario. Si può sostituire il pollo con il tacchino o il faggiano. Inoltre è necessario consumare ortaggi a foglia verde e frutta in abbondanza, ricchi di micronutrienti, come le vitamine A, C ed E che vengono definite “scavengers”, letteralmente “spazzini”. Le vitamine proteggono il DNA delle cellule dall’ossidazione e dall’azione delle sostanze cancerogene. Ippocrate, secoli prima di Cristo, ha la geniale intuizione ed esorta tutti ad osservare come “il tuo alimento sia il tuo medicamento”. Il tipo B non tollera le lectine presenti nel glutine del frumento; proprio quest’ultimo provoca un rallentamento sia delle digestione sia del metabolismo e così si ha la tendenza ad accumulare grasso e si è spesso stanchi. Sarebbe necessario limitare il consumo di semi e frutta secca, perchè gli appartenenti a questo gruppo non riescono a digerirli bene. Le persone con questo gruppo sanguigno trovano un grande giovamento nell’utilizzare l’ eleuterococco, il ginseng, le bacche di Goji, la liquirizia, la menta e la salvia. I primi tre elementi sono fondamentali per la risposta dell’organismo in condizione di stress.

Veronica Militano Specialista in Naturopatia e Riflessologia Plantare - veronicamilitano@libero.it

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Musica di Valentina Ecca

Retrospettiva del Rap Italiano

Primo Brown

Com’era, com’è e come, speriamo, sarà l’hip hop nel nostro paese ironico come Dargen D’Amico, anzi, alle volte ci va giù pesante ma, si sa, il popolo sardo è combattivo e Salmo ne è un chiaro esemplare.

Dargen D’Amico Le sue rime sono cupe e arrabbiate. Colpiscono fino in fondo e riescono a lasciarti senza fiato. Salmo è un tipo attento a tutto ciò che riguarda la sua immagine e la sua musica, dalla copertina del disco ai video che devono anticiparlo. Insomma è uno che sa creare la suspense, ed il disco che uscirà in

Salmo questi giorni è il più atteso del momento. Ecco l’hip hop in Italia, grazie a rappresentanti come Salmo e Dargen rimane vivo e vegeto. Pronto a macinare innovazione e originalità. Artisti come loro si sono formati grazie al grande lavoro di personaggi come i Messaggeri della Dopa, gli OTR, i Colle der Fomento e tanti collettivi simili che, piano piano, con caparbietà e tigna hanno portato il rap ad essere un genere che non ha nulla da invidiare alla, più nota, scena americana. Stai, quindi, tranquillo... Primo l’hip hop non è morto e la festa non è ancora finita.

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Dopo due mesi dalla dipartita di Primo Brown, storica voce del collettivo Cor Veleno, l’hip hop italiano cerca di riprendersi dal grave lutto e di mantenere alto il ricordo dell’artista. Primo Brown, al secolo David Belardi, divenne una vera e propria istituzione quando l’hip hop, in Italia, arrancava contrastato e non capito da radio e televisioni. I Cor Veleno si esibivano nei club di una Roma sotterranea, lontana mille miglia dalle riviste patinate e dai video glitterati di Mtv. Eppure, all’epoca, i Cor Veleno riuscirono ad entrare nei lettoriCD dei giovani italiani facendosi seguire e apprezzare. Soddisfazioni per il collettivo romano ne arrivarono: furono, infatti, loro ad aprire i concerti di artisti internazionali come i De La Soul e i Wu-Tang Clan. Finita quell’epoca l’Italia comprese la potenza comunicativa del genere e, grazie ad artisti come Jay-Z, Eminem e, da ultimo, Kanye West imparò ad apprezzare l’hip hop e, soprattutto, il business che, questo, produceva. I soldi non sono una colpa; ed è sbagliato puntare il dito verso quegli artisti che decidono di firmare con le major discografiche e di diventare più accessibili al grande pubblico. Anzi, grazie a loro il rap è diventato nazional popolare. È bello però pensare anche a chi preferisce restare ai margini e a “rimare”, ancora, sulle storie di strada e sulla crudezza della periferia. Proprio come Primo Brown fece, raccontando la sua Roma e i suoi romani. La tradizione, dunque, non si arresta e a dimostrarlo ci sono diversi artisti. Uno di questi viene da Milano, si chiama Dargen D’Amico ed ha intitolato il suo ultimo album “D’Io”. Un po’ presuntuoso viene da pensare; eppure questo rapper-produttore-cantautore-musicista sembra davvero onnipotente. Quando si parla di scrittura e composizione Dargen è una gallina dalle uova d’oro. Diversi artisti come Fabri Fibra, Morgan e Max Pezzali gli hanno fatto la corte lodandone le capacità e “sbavando” per una collaborazione con lui. L’educato Dargen D’Amico, però, si concede a pochi e continua a tenere la sua fortuna per sé. Lui è un vero e proprio cane sciolto; con la sua musica ha deciso di stravolgere ogni stereotipo pseudo maschilista che vorrebbe il rapper un macho 2.0 e si mostra come un ragazzo in camicia che cita Lucio Dalla, nei testi. Nelle sue canzoni si occupa di temi sociali, lasciando sempre che l’ironia racconti e sdrammatizzi. Nei brani aleggiano Jannacci e Gaber molto più di 50 Cent. Il vero evento di questo febbraio 2016 sarà, però, l’uscita dell’album rap italiano più atteso: “Hellvisback”. L’autore è Maurizio Pisciottu, nato a Olbia nel 1984 e meglio cosciuto come Salmo. Si tratta di uno dei rapper più originali che il XXI secolo abbia tirato fuori. Il suo sound si muove fra sonorità punk e hardcore. Lui non è morbido e

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S torie dai Municipi di Roma di Barbara Donzella

Il prezzo della bellezza

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Un’ora alla fine e mi aggiro per l’ufficio di viale Mazzini stringendo tra i denti il piccolo bicchiere di plastica, cercando di non pensare al mio dramma. Manuela, la mia collega anziana, con un volume di voce degno di uno speaker da stadio, ricorda a qualcuno dall’altra parte della cornetta che si sta separando e che quell’imbecille, il marito, se non fosse stato per suo padre sarebbe finito in mezzo alla strada a chiedere l’elemosina con Ciro, il cane. E’ impossibile non notarla, anche perché quando non è impegnata in una requisitoria telefonica, piange ad intervalli regolari di trenta minuti, all’incirca ogni pausa caffè. Comunque sia, a cinque minuti dalla fine dell’asta mi siedo davanti alla scrivania e mi riconnetto al sito, dove quell’ostinata ragazzotta dell’interland milanese, Claudia85, sono ore che risponde ad ogni mia offerta con rilanci cronometrici. A meno di venti secondi, sperando che il sistema carichi in tempo, faccio il mio ultimo tentativo. Ce l’ho fatta! Ho acquistato un paio di scarpe n. 39, rosse e lucide, come quelle di Dorothy, ma con tacco 12. Ora le possiedo, o meglio le ho virtualmente, perché la consegna è prevista nelle prossime 24 ore, mentre i soldi prelevati dalla mia carta di credito sono più che reali. Dico addio alla donna anonima dal look proletario intellettuale e do il benvenuto alla nuova me! Portata in tripudio dalle mie ancelle cremisi, saluterò la folla festante dall’alto, come una Dea che, misericordiosa, guarda le esistenze di quegli infelici. La mattina successiva, mentre mi reco al lavoro, mi sento talmente di buon umore che rallento nelle vicinanze dell’attraversamento pedonale di via Pasubio e faccio persino passare un vecchietto che sembra impresso nel paesaggio, anzi no, se lo fisso intensamente, mi accorgo che si muove in slow-motion. Il mio karma mi fa apparire persino un posto davanti all’ufficio e chi vive a Roma sa come sia più facile imparare l’arte della levitazione umana che trovare un parcheggio, tanto che mi riprometto di non spostare mai più la macchina, anche se abito all’Infernetto! Parcheggiata la mia Yaris, attraverso trionfante la strada, ma non appena entro in ufficio Manuela mi blocca per un braccio e piangendo, dice: “Per favore dopo mi accompagneresti a riprendere Ciro dall’imbecille?” ed io non trovo di meglio da dire che un laconico: “Mh!”. Verso le cinque e mezza la centralinista mi avvisa che, di sotto, c’è un corriere per me. Mentre il fattorino cerca di reggere come un giocoliere, scatola e cartellina, abbozzo uno scarabocchio e senza aspettare oltre, afferro il pacco e corro in bagno, chiudendomici dentro. Comincio accuratamente a ricoprire il pavimen-

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to con la carta igienica. Ecco, in pochi secondi la sala operatoria è sterile! Mi siedo per terra e con lentezza chirurgica stacco lo scotch e rimuovo il coperchio della scatola che si schiude mostrandomi due scarpe perfette, come due gemelle in attesa di essere svegliate. Slaccio i cinturini e le calzo, ma non appena mi sollevo l’idillio scompare ed una sensazione di malessere mi pervade. I piedi, con le dita rannicchiate, sembrano salutare come piccoli militanti del PCI. Nonostante l’opinione del partito di minoranza, decido comunque di provare a camminare. Mezzo metro dopo sono accasciata al suolo stremata. Rovesciando scarpa e piede, m’accorgo finalmente dell’imbroglio. Quello che doveva essere un 39, è in realtà un misero 37, buono solo per una baby squillo dei Parioli. In un moto di disperazione, con il viso tra le mani, prendo a calci la porta, ma non provando sollievo, passo al piano B e provo a mettere in pratica gli esercizi di respirazione imparati nelle prime ed uniche due lezioni di yoga prese in una nota e costosissima palestra di viale Giulio Cesare. Qualcosa che aveva a che fare con l’ispirazione ed espirazione, credo! Alla fine mi riesco a calmare e sarà il troppo ossigeno al cervello, ma decido stoicamente che terrò indosso le scarpe e sopporterò, come ogni vera donna, le avversità. Fuori dalla porta, Manuela, pronta per uscire, mi dice: “Tutto a posto? Ti capisco, sapessi quante ne sto passando io…”e comincia un lungo monologo che m’accompagna nelle stazioni della mia lenta via crucis: mi trascino lungo


il corridoio, m’asciugo dal sudore, arrivo alla mia postazione, spengo il computer, indosso il cappotto e m’avvio verso la macchina. In strada aspettiamo e non appena scatta il verde, comincio a muovermi a piccoli passi . Mentre lei dialoga da sola, ho il tempo di pensare a due cose: 1) a quale sia il suo volume polmonare, per incamerare tanta aria da poter parlare senza mai riprendere fiato e 2) quale potrebbe essere la parola onomatopeica adatta a descrivere il suono dei miei piedi che, in questo momento, come due arance, vengono spremuti poco per volta sotto il mio peso. Presa da questi pensieri, non mi accorgo che la mia collega mi sta intimando di accelerare, sino a quando non sento la sua mano strattonarmi la manica del cappotto e perdo l’equilibrio. Il semaforo cambia colore e le macchine, con i motori impazziti, partono come schegge sul Lungotevere, mentre io mi aggrappo alla prima cosa a portata di mano, la giacca di Manuela. Nonostante la corporatura robusta, lei cade subito in avanti, proprio addosso ad una donna rom ed al suo carrello della spesa che, liberato, sfreccia incontro alle auto che giungono nella nostra direzione. Il conducente in arrivo, vedendo quello scheletro di ferro con le rotelle, tenta una manovra che aveva sempre sognato di fare. Invece di frenare schiaccia la frizione e dopo aver dato un colpo all’acceleratore e lasciato andare nuovamente la frizione, fa partire il posteriore. Un secondo prima di finire in testacoda ed investirci tutte, l’auto cambia magicamente direzione, andando a colpire una Yaris verde parcheggiata lì davanti. Quando oramai immaginavo i messaggi di cordoglio in mia memoria lasciati su Facebook e le migliaia di “mi piace” di sconosciuti indecisi tra me e la foto di un gattino, illesa ed incredula mi ricordo di nuovo di respirare. E gioisco persino nel risentire la voce di Manuela, almeno sino a quando non dice: “Scusa, ma quella lì non era la tua macchina?!”


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Il pianoforte. Passione e ricchezza di suoni “ Per me la musica oltre ad essere una passione, é anche un’ amica che mi aiuta nei momenti difficili. Con la musica si possono trasmettere tante emozioni, ad esempio l’ allegria, ma nei momenti di stress è sempre lei a rilassarti sia che sia tu a suonarla o anche solo sentirla”. (Brigidini Ginevra anni 12) “Mi piace tanto studiare la musica con la mia maestra perché mi fa sentire bravo. Quando suono il pianoforte con lei mi sento tranquillo. Se qualche volta non riesco, lei mi da coraggio, mi fa riprovare fin quando non supero la difficoltà. Quando suono il piano sono proprio contento”. (Falco Domenico anni 9)

Maria Coco pianista

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Mi piacciono questi pensieri scritti da alcuni miei studenti, perché spiegano bene quale è il valore della musica in una giovane vita che può esprimersi anche attraverso un pianoforte. Questo strumento che appassiona e cattura molti per la ricchezza dei suoni, delle armonie, delle sfumature che trasmette. Negli anni è stato perfezionato e tanti compositori come Mozart, Beethoven, Chopin, Brahms, Liszt, Debussy, Cijkovskij, Skrijabin, ecc., hanno contribuito alla formazione di una stile e di una tecnica propriamente pianistica scrivendo pagine e pagine di musica intramontabili. Quando apro un pianoforte penso sempre ad uno scrigno, a una scatola piena di tesori, alcuni famosi altri da conoscere, altri ancora da comporre. Per i ragazzi che decidono di intraprendere lo studio del pianoforte è un opportunità unica che la vita gli offre (i genitori giocano un ruolo importante in tutto questo); prima di tutto chi suona impara un nuovo linguaggio, cioè quello di dar voce all’ animo e al cuore (i generi musicali, oggi, sono così tanti che é impossibile non averne uno che ci rappresenti e che racconti di come siamo fatti dentro). Senza poi trascurare il valore del saper leggere la musica, segni che si concretizzano sulla tastiera. È un’ esperienza che arricchisce e mantiene giovane la mente. In Associazione sono arrivata qualche anno fa, piena di tante idee che hanno avuto sempre un buon riscontro. Colgo l’ occasione per ringraziare il maestro Angelini e sua moglie perché mi hanno sempre incoraggiato con i loro apprezzamenti. Da qualche anno, con la mia classe, per il saggio di fine anno, sono riuscita a mettere insieme parole e musica. Attraverso storie come Pinocchio, Hansel e Gretel abbiamo suonato

musiche di E. Pozzoli, di Humperdinck (compositore tedesco del secolo scorso) e, a giugno 2015, anche il Carnevale degli animali di C. Saint-Saens. Un vero traguardo! E i complimenti vanno naturalmente ai giovani musicisti. I ragazzi della mia classe ne sono entusiasti; ogni nota, ogni frase musicale o un semplice” Forte” eseguito al momento giusto, arricchisce la mente di immagini in chi suona e in chi ascolta. È un’ esperienza da provare, vero? Sono d’ accordo. Il mio augurio per questo nuovo anno appena cominciato? Che possa esserci più musica nella vostra vita perché fa del bene a voi ed a chi vi sta intorno.

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Il meglio della scena indipendente italiana condensato in un’unica compilation in streaming dal sito www.tabletroma.com

TOOT - ERROR 404 - Sostanze Records - Toot sono un progetto musicale che fonde un’anima rock anni 90 a produzioni elettroniche. Riff di chitarra si mescolano a linee di synth acidi e ritmiche serrate. Le contaminazioni sono moltissime: dal funk al punk, dal rock all’electro, alla techno, il tutto sostenuto da linee di bass music che incendiano i brani. Il video del singolo “Sballo” è stato lanciato da Repubblica.it e i Toot sono stati ospiti di Ernesto Assante e Gino Castaldo a “Webnotte”. Ora finalmente esce Error 404. Un ponte riuscitissimo tra cultura rock ed elettronica. VOLVER - OCTOPUS - OCTOPUS è un disco che arriva dal passato, ma suona molto moderno e attuale. Il suono analogico di synth ed effetti ricercati da il calore e la profondità del vintage, mescolando rock, psichedelica, latin rock e blues in atmosfere coinvolgenti originali e moderne, pensate con in testa l’elettronica, la Spagna di Almodovar (da cui il nome della band, Volvèr), le dune di Tarifa, a due passi dall’Africa. DANIO MANFREDINI - VIVERE PER NIENTE - CRI.SI./SOTTO-CONTROLLO - Messaggi di segreteria telefonica, diari, lettere e memorie, appunti sparsi sulla follia, il dolore e la fame d’amore hanno dato corpo in VIVI PER NIENTE, ad una serie di ritratti che raccontano dello scomparire, dell’essere dimenticati e dimenticare che si vive e respira vagando di notte senza meta, fra le pareti di un cinema a luci rosse, di un manicomio, di una prigione, di una ordinaria casa-prigione, vissuta col marito di una vita o col compagno tossicodipendente. Quasi tutto il mondo affettivo e d’indagine di Danio Manfredini, in parte già oggetto di trasfigurazione teatrale, si ritrova qui distillato in pochi minuti di canzoni.

CHICKEN QUEENS - BUZZ - La Clinica Dischi - BUZZ si discosta dagli stereotipi di duo garage, grezzo ed essenziale e vuole essere un disco con un sound più originale della band, moderno, che da spazio alle contaminazioni, con l’aggiunta di diverse comparse (basso,ma ndolino,armonica,tromba,violino e tastiere). Buzz è un disco, come direbbero in Inghilterra, “in your face”, sia pur arrangiato. Rock’n’roll senza fronzoli, con attitudine punk, ma anche con un gran “tiro” accattivante, che cattura fin dal primo ascolto. Primitivo, rumoroso, sferragliante, in in grado di interpretare in chiave moderna e contemporanea le radici del blues.

MASSIMO TORRESI - POSSIBILITA’ - Autoproduzione - “Possibilità” è il primo disco solista di Massimo Torresi, musicista e cantautore marchigiano, già attivo come cantante e chitarrista nei Bluff, band con cui ha pubblicato nel 2010 l’album “Il Macabro Epilogo”. Dopo alcuni anni trascorsi a scrivere molte nuove canzoni, decide di pubblicare questo nuovo lavoro, completamente autoprodotto, dalle tinte decisamente Pop, registrato e mixato da Ricky Mattioli. Un mix riuscito di brani energici nel groove e con spunti di elettronica, e pezzi dal sound più dolce e arioso, con maggiore spazio alle melodie e testi più positivi, che riguardano l’intramontabile sfera dei sentimenti.

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M ozart News di Paola Bacciu - Insegnante

FISCO & SCUOLA: La Mozart visita l’Agenzia delle Entrate! Quest’anno le classi quinte della sede dell’I.C. W. A. Mozart (sez. A, C, D, F) hanno partecipato, nell’ambito dell’Educazione alla Legalità, a uno degli eventi organizzati durante “Le Giornate dell’Educazione Finanziaria” e promossi dal Miur con varie Istituzioni Pubbliche. L’articolata iniziativa si è tenuta a Roma dal 24 Novembre al 4 Dicembre 2015 ed è stata rivolta alle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado per avvicinare gli studenti al tema della cittadinanza economica, trattandone i diversi aspetti. Il giorno 4 Dicembre gli alunni delle classi quinte della Mozart “invadono” la sede centrale dell’Agenzia delle Entrate per la prima lezione di legalità fiscale, indossando i loro cappellini gialli con il logo dell’Agenzia e la loro presenza, in un luogo così istituzionale, è una carica di energia! Per l’occasione è presente il direttore Rossella Orlandi, i vicedirettori Gabriella Alemanno ed Eduardo Ursilli, e il direttore regionale del Lazio Carla Belfiore. Vengono sistemati nella sala Cocco e subito prende la parola il direttore Rossella Orlandi che dopo aver salutato e ringraziato i rappresentanti dell’istituto scolastico, racconta nel linguaggio dei bambini il ruolo dell’Agenzia, un ente che vuole aiutare i cittadini a pagare le tasse e che controlla che tutti lo facciano in modo corretto. L’Agenzia non è un’entità astratta, ma è fatta di tanti uomini e donne con passioni diverse, famiglie e impegni, come tutti,

con una missione assegnata dalla Costituzione. “E’ la prima volta – continua il direttore - che nella sede centrale ci sono dei ragazzi, di solito è l’Agenzia ad andare nelle scuole, ma questa volta siete voi a essere qui. Siete voi il nostro futuro, il nostro augurio è che diventiate cittadini consapevoli”. Poi è il turno di Sebastiano Maugeri, dell’UT di Roma2, e Crescenzo Bovenzi, direttore dell’UT di Velletri. Sono bravissimi a intrattenere le classi e con grande maestria illustrano l’importanza del rispetto delle regole fiscali e del contributo di tutti per il funzionamento della società, proiettando il video “Pag e Tax” realizzato per “Fisco e Scuola”. I bambini sono preparatissimi, i relatori non fanno in tempo a parlare che vengono travolti dal loro entusiasmo e da mille domande. Tra le più simpatiche, a cui non si è sottratto neanche il direttore, rimangono impresse “Ma voi le pagate le tasse?”, “Mio padre ha chiesto se per Natale gli abbassate le tasse”, e ancora, “Voi vi accorgete quando qualcuno fa il furbo?”, “Ma le tasse le devo pagare per tutta la vita?”. Alla domanda “Se i servizi pubblici non vanno tanto bene, dove vanno i soldi che noi paghiamo?”, il direttore risponde spiegando che, innanzitutto, l’Agenzia cura la parte delle “entrate” e non quella delle “uscite”, e che purtroppo anche nella gestione del denaro pubblico c’è qualcuno che fa il furbo. La soluzione si trova nell’onestà, nell’imparare a essere cittadini onesti. “Abbiamo dei mali diffusi che possiamo combattere solo grazie ai giovani”. Tra una battuta e l’altra c’è tempo per fare un piccolo cruciverba tutti insieme, e i bambini si cimentano anche con termini più tecnici. Oramai si sono “sciolti”, nessun imbarazzo li ferma, e si mette in gioco anche il vice direttore Ursilli che chiede ai piccoli studenti “Chi di voi da grande vuole venire a lavorare all’Agenzia?”. Contiamo 7 mani che si alzano…

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Due ore corrono via veloci. Sono le 11.30 ed è ora dei saluti. In fila indiana i cappellini gialli escono dalla sala, lasciando in tutti noi tanta allegria e speranza per il futuro.

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Tendenze

di Giuseppina Montaruli, visagista

La magia degli ombretti difficilissimi da usare, ma è falso! E inoltre hanno tantissime funzioni. Come abbiamo citato prima fissano e intensificano il colore dell’ombretto in crema poi, bagnando un pennellino con dell’acqua, si possono creare righe di eye-liner colorate, possiamo utilizzarli con uno scovolino e creare mascara colorati e usati da soli creano delle sfumature delicate. Infine abbiamo gli ombretti a metà tra creme e polveri che si stendono facilmente, ma non abbiamo colori opachi e non riusciamo a creare delle belle sfumature sull’occhio. Per questa primavera-estate gli esperti di trucco consigliano il blu e verde acqua, e per non sbagliare e non rinunciare alle tendenze affidatevi a visagisti che possono spiegarvi come realizzare un bel trucco nel modo più semplice. Sperando che questi suggerimenti possano tornarvi utili auguro Buon Trucco a tutte! Giuseppina Montaruli - Visagista Freelance c/o Centro Estetico Somawell - Parchi della Colombo 349/7861613 giusymont@gmail.com

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Lo sapevate che ci sono diverse tipologie di ombretti? In crema, ombretti che non sono crema ne polveri, ma si stendono delicatamente sull’ occhio; le polveri opache brillantinate e perlate e infine i pigmenti. Spesso non abbiamo il truccatore che ci spiega quali scegliere. Come facciamo a districarci in questa infinità di ombretti? Gli ombretti vanno scelti in base all’età, al tipo di pelle, e al proprio look. Se abbiamo le due palpebre molto aperte, come nei soggetti più giovani, possiamo utilizzare ogni tipologia di ombretti: dai perlati, ai brillantinati e ai favolosi opachi, creme e pigmenti. Se invece ci ritroviamo la classica palpebra calante è meglio utilizzare solo quelli opachi. E vi assicuro che mimetizzano benissimo quell’orrendo difetto dell’occhio! Sicuramente con qualche suggerimento di un esperto si può imparare ad applicarli per dare l’intensità giusta allo sguardo e ridare luminosità e apertura all ‘occhio. Consiglio per chi ha timore di sbagliare di utilizzare colori freddi e opachi dal lilla al marrone, grigio e verdi escludendo i colori troppo scuri come nero e blu notte. Gli ombretti in polvere vanno applicati con un primer per fissarli e sfumati con dei pennelli per dare le giuste profondità dell ‘occhio. Bisogna sapere che gli ombretti in crema vanno consigliati soprattutto sulle palpebre con pelle secca. Molte mie clienti pero’ li trovano anche più pratici da utilizzare: basta fissarli con dei pigmenti dello stesso colore per intensificare il colore, oppure con un po’ di cipria per evitare che si formino nella arco della giornata delle grinze sull’occhio. Si stendono più facilmente e i colori sono meno attendibili di quello che vediamo, quindi se troviamo nella palette colori che appaiano scuri, applicati sulla palpebra risulteranno più chiari. Possono essere stesi anche con le dita. Esistono poi i pigmenti che molti non conoscono o non comprano perché se nessuno ti spiega come utilizzarli sembrano

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Auto&Motori di Massimo Gallus

Come mantenere in forma la tua auto In questo numero gli altri consigli per mantenere in “FORMA” la tua auto, segui ogni mese la rubrica che elargirà consigli in base alla tipologia di auto benzina, diesel, gas, metano. Metti a punto il motore. Un motore messo a punto massimizza la potenza e può migliorare di molto i consumi. Fai attenzione comunque, poiché mettere a punto la potenza richiederà la disabilitazione delle misure di efficienza. Controlla lo stato del filtro dell’aria. Un filtro dell’aria aumenterà i consumi o farà spegnere il motore quando sei al minimo. Proprio come tagliare erba polverosa, guidare su strade polverose intaserà il filtro dell’aria: evita le nuvole di polvere. Sostituisci il filtro del carburante secondo i consigli del produttore. Ciò è molto importante per ottimizzare i consumi. Evita di restare al minimo troppo a lungo. Tenere il minimo spreca significative quantità di carburante. Il miglior modo di riscaldare il motore è di guidare lentamente finchè raggiunge la temperatura ottimale. Cerca di evitare l’uso del climatizzatore se stai guidando in città, poichè mette sotto sforzo il motore e consumerai più carburante. Tuttavia, alcuni studi dimostrano che a velocità da autostrada le auto hanno maggior efficienza nei consumi col climatizzatore acceso e i finestrini chiusi. L’inerzia causata dai finestrini abbassati quando si marcia ad alta velocità aumenta i consumi più del climatizzatore.

Usa olio sintetico per risparmiare una media del 5% di carburante. (Per almeno un autore, sembra improbabile che l’olio sintetico possa alleggerire di molto lo sforzo del motore, poichè non è molto meno viscoso.) Ricordati di sostituirlo come consigliato dal produttore della tua auto. Aumentare gli intervalli tra un cambio olio e l’altro può essere dannoso per la durata del

Dopo aver effettuato il cambio dell’olio, aggiungi un additivo sia all’olio naturale che a quello sintetico. Questo può migliorare i consumi del 15% se segui le istruzioni per l’uso. (Per almeno un autore, sembra improbabile che un additivo per olio sintetico possa ridurre di molto i consumi, in quanto non può ridurre di molto la viscosità e perchè la circolazione dell’olio non ha molta influenza sui consumi.) Se la tua auto è a trasmissione automatica con marce sovramoltiplicate, accertati di disabilitarla tranne quando stai trainando un rimorchio molto pesante. La marcia sovramoltiplicata è in genere in posizione “D”. Molte auto sono dotate di pulsante per disattivare la marcia sovramoltiplicata. Non la spegnere tranne in situazioni in cui vi sia necessità di farlo, ad esempio una frenata in discesa o impossibilità a procedere dolcemente in salita con la marcia sovramoltiplicata. Guidare con la marcia sovramoltiplicata fa risparmiare carburante a velocità elevate usando un rapporto più basso tra giri del motore e velocità delle ruote – questa situazione permette una maggior efficienza del motore (riducendo perdite in accelerazione, etc).

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Trova la velocità ideale della tua auto. Alcune auto hanno consumi ottimali ad una velocità specifica, in genere 80 km/h. La velocità ideale della tua auto è la velocità minima alla quale si muove l’auto con la marcia più alta innestata (osserva il calo del numero di giri qundo acceleri per capire quando la tua trasmissione sta entrando alle marce più alte). Per esempio, la gran parte delle Jeep Cherokee danno il massimo a 90 km/h, mentre la Toyota 4Runners lo fa a 80 km/h. Trova la velocità ideale della tua auto e affronta i tuoi viaggi in maniera opportuna.

motore e il risparmio di carburante si annulla se l’olio è sporco. Se non puoi usare olio sintetico, scegli l’olio più leggero possibile, il 5W-30 anzichè il 15W-50.

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Happy Time Infernetto Onlus “ Ci sono due cose durature che possiamo lasciare in eredità ai nostri figli: le radici e le ali.” W.H.Cartel “Crescere” è il titolo che abbiamo voluto dare alla quinta edizione dell’itinerario formativo per genitori e operatori interessati all’educazione di bambini e adolescenti. Promosso dal settore formazione dell’Associazione Happy Time Infernetto Onlus, questo percorso formativo vuole essere uno spazio ed un luogo per orientarsi come genitore e confrontarsi con altri genitori, definire le proprie intenzioni educative, avvalersi di esperti di genitorialità ed età evolutiva, per apprendere e diffondere prassi educative funzionali, scoprire e riscoprire il piacere di essere GENITORI. Il confronto in gruppo è utilizzato per rendere il genitore più consapevole delle proprie dinamiche e delle proprie risorse. Infatti dal confronto con le esperienze altrui si può esplorare e rielaborare il proprio vissuto con maggiore distacco ed efficacia, anche grazie al sostegno del facilitatore Vengono poi messe in evidenza le potenzialità, i punti di forza da riattivare per fronteggiare le situazioni critiche. Non esiste il metodo “giusto” per fare i genitori, ma molti modi per crescere bambini sereni che gradualmente crescono. Importante è sollecitare la fiducia nei genitori nella possibilità di recuperare il proprio ruolo di padre e di madre, migliorando la qualità della relazione e del clima familiare generale. I figli vanno accompagnati lungo il loro percorso di crescita, e accompagnare significa ESSERCI: essere una presenza su cui contare, che possa dare affidabilità e contenimento. Si può accompagnare non solo parlando, ma anche tacendo e ascoltando, non solo approvando, ma anche vietando. E’ anche questo un modo di condividere la fatica di crescere: si cresce da bambini/adolescenti e si cresce anche da adulti. INSIEME. A detta dei genitori presenti anche da anni, nel gruppo si crea una vera e propria “aria di famiglia” dove si possono condividere anche delle situazioni delicate per cercare di trovare nuove modalità di risposta senza sentirsi giudicati ma ascoltati e accolti. Sono presenti genitori con ogni stato familiare, insegnanti, nonni e operatori che possono portare anche il loro contributo nella discussione. Gli obiettivi che si vorrebbero raggiungere sono quelli di : Rafforzare nei genitori la percezione delle proprie potenzialità e risorse. Evidenziare i punti di forza nel fronteggiare e risolvere costruttivamente situazioni critiche e delicate. Sensibilizzare gli adulti all’uso di modalità comunicative e relazionali efficaci per migliorare il rapporto con i loro figli. Renderli competenti nel riconoscere le esigenze cognitivo-affettive dei figli, in linea con il loro grado di sviluppo. Favorire la consapevolezza della possibilità di risolvere in prima persona i problemi della vita. Incoraggiare a mantenere un buon contatto con se stessi, con la loro parte emotiva, per diventare sempre più consapevoli ascoltando e arricchendosi anche con il confronto di altri genitori e degli operatori di settore. Siamo giunti al quinto incontro ecco qui di seguito le prossime date e luoghi di svolgimento:

VENERDI 26 FEBBRAIO 2016 ore 17,30-19,00 “Il conflitto è un problema da gestire e non una guerra da combattere!”. Sala Parrocchiale S. Corbiniano via E.W. Ferrari, 201 Infernetto. VENERDI 18 MARZO 2016 ore 17,30-19,00 “ Fratelli e sorelle: un legame che dura una vita tra croci e delizie.” Sala parrocchiale S. Tommaso Apostolo via L. Liviabella , 70 Infernetto. VENERDI 15 APRILE 2016 ore 17,30-19,00 “Educare all’Amore e al dono”. Sala Parrocchiale S. Corbiniano via E.W. Ferrari, 201 Infernetto. VENERDI 20 MAGGIO 2016 dalle ore 17,30 in poi “…Essere coppia…essere genitori: dimensioni affettive e responsabilità genitoriali.” FESTA FINALE TUTTI INSIEME!!! Sala parrocchiale S. Tommaso Apostolo via L. Liviabella , 70 Infernetto. VIENE ALLESTITA UNA MOSTRA RAPPRESENTATIVA FINALE DI TUTTO IL PERCORSO SVOLTO INSIEME La quota di partecipazione ad ogni evento formativo è simbolica ed è di 5 euro a persona. E’ possibile usufruire di un servizio di baby-sitting gratuito previa PRENOTAZIONE. Gli eventi formativi sono tenuti da operatori che si occupano, a vario titolo e da diversi anni, di tematiche dell’età evolutiva e del sostegno alla genitorialità che collaborano con l’Associazione Happy Time Infernetto Onlus. Operatore di riferimento del progetto formativo: dott.ssa Lonano Maria Daniela, psicologo dell’età evolutiva, formatore alla genitorialità biologica e adottiva presso un Ente Autorizzato del Lazio, formatore operatori e insegnanti sulle tematiche adottive e non, formatore operatori Happy Time Infernetto. Riferimento mail per il progetto genitori: formazione.marida@associazionehappytimeinfernetto.org Tel. 3355445704 - 3299362973 - 3385051390 fax 0641861099 www.associazionehappytimeinfernetto.org info@associazionehappytimeinfernetto.org


Mestieri A cura della Citta’ dei Mestieri

L’AMMINISTRATORE DI CONDOMINIO Un mestiere sempre attuale

È forse uno dei mestieri che non passano mai di moda. Senza questa figura i condomìni non potrebbero certo andare avanti. È una sorta di ragioniere e di moderatore allo stesso tempo. Un professionista chiamato a “governare” gli edifici o meglio, le persone che abitano negli edifici. Stiamo parlando dell’amministratore di condominio, chiamato appunto ad “amministrare” tutto quanto riguarda non soltanto le regole stabilite dalle leggi ma è anche addetto al collegamento tra i proprietari immobiliari e gli enti erogatori dei servizi. Una gestione non facile ed inoltre l’amministratore è chiamato a garantire il funzionamento degli spazi comuni e dei servizi. Il suo operato spazia dall’amministrare le risorse economiche di ogni immobile nell’interesse di coloro che lo abitano: calcola e riscuote le rate di ciascun proprietario e sostiene le spese necessarie del condominio. È lui/lei a convocare le famigerate assemblee, quelle nelle quali ci si confronta a volte anche in maniera poco ortodossa. Il tutto viene rigorosamente appuntato sul verbale redatto da un segretario nominato all’inizio delle assemblee. E tutto quanto viene deciso in sede di assemblea diventa oggetto di vere e proprie delibere, le decisioni cioè in base alle quali far funzionare il condominio. L’amministratore si occupa di contattare le aziende per garantire la manutenzione ordinaria e straordinaria del palazzo (pulizie, giardinaggio, illuminazione, lavori agli impianti, riscaldamento, interventi di ristrutturazione). Custodisce e aggiorna il registro dei verbali dell’assemblea, il registro dell’anagrafe condominiale (con tutti i dati dei comproprietari di ogni condominio) e il registro di contabilità. E alla fine di ogni anno, fornisce un rendiconto della sua gestione. Quando vi sono più di otto comproprietari in un palazzo, è obbligatorio che l’assemblea nomini un amministratore. L’incarico dura fino a quando l’assemblea non lo revoca.

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Come per tutte le professioni e tutti i mestieri, anche per diventare amministratore, è necessario possedere una serie di requisiti, tra i quali: godere dei diritti civili e non essere stati condannati per reati contro il patrimonio o la pubblica amministrazione. Ma soprattutto è necessario formarsi in quanto, per esercitare, sono richieste competenze basilari nelle aree giuridiche (norme civili in materia di condominio) e in tema di contabilità e gestione delle risorse economiche.

È chiaro quindi che, come affermiamo sempre, anche in questo caso è indispensabile una predisposizione ed una passione in materia. Altrettanto chiaro è sapere quale corsi frequentare per essere veramente competenti in una materia così delicata. Molto importante è essere sicuri di frequentare un corso competente e di ottenere poi un attestato valido.

DOVE FORMARSI Via Emilio Albertario, 56 - 00167 Roma Metro - linea A uscita Cornelia Telefono: +39 06.66.03.25.05 Fax: 06.66.01.86.63 E-Mail: info@gl3000services.com corso professionale: avviamento e qualificazione dell’amministratore condominiale Anaci Roma - corso amministratore condominio L’Anaci sede di Roma (via Salandra, 1/A – Tel. 064746903 / 064881348) è certificata UNI EN ISO 9001:2008 L’Anaci di Roma organizza regolarmente da oltre 25 anni (il primo corso risale a marzo 1987) varie sessioni di corsi professionali per amministratori di condomini ed immobili quale contributo all’occupazione intellettuale giovanile. I corsi vengono organizzati dal FORMACI, organismo specializzato per la formazione con specifica certificazione UNI EN ISO 9001:2008 nel settore EA37 per l’”Erogazione di corsi di formazione e di aggiornamento professionale nelle attività di gestione degli immobili”. La Legge 220 del 11/12/2012 che ha modificato la disciplina del condominio negli edifici, la famosa riforma del condominio pubblicata in G.U. il 17/12/2012 con entrata in vigore il 18/06/2013, ha stabilito che “possono svolgere l’incarico di amministratore di condominio coloro ... che hanno frequentato un corso di formazione iniziale”.

Città dei Mestieri e delle professioni di Roma e del Lazio Via del Sommergibile 11 - 00122 Ostia Lido Roma Orari di apertura al pubblico: Martedì 14.30 – 17.30 - Mercoledì e Venerdì 10.00 – 13.00 Tel. 06.5672763 – 06.671073150 municipio10@cittadeimestieri.lazio.it - www.cittadeimestieri.lazio.it città dei mestieri e delle professioni Municipio X


L’ avvocato risponde a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti

Il diritto di dichiarazione di paternità o maternità del figlio Salve a tutti e ben ritrovati. In questo mese Vi voglio parlare di una questione giuridica a parere di scrive, davvero molto complessa non tanto da un punto di vista normativo (poiché ogni diritto ha il suo strumento per essere fatto valere) quanto da un punto di vista umano e morale, che richiede dispendio di grandi risorse interiori per poter essere affrontato. A volte, chi né è parte in causa, neanche prende in considerazione la facoltà che invece il Legislatore attribuisce a ciascun genitore di richiedere, in via giudiziale (dunque senza la collaborazione ed il consenso dell’altro) la dichiarazione di maternità o di paternità del proprio figlio. Ciò che sostengo sempre è l’importanza di tale strumento in primis al fine di tutelare i diritti del bambino e la sua legittima aspettativa di sapere chi sono i suoi genitori e di avere, da loro, il giusto apporto e conforto tanto morale quanto economico. Difatti può accadere che la nascita di un figlio, sorga all’interno di un rapporto comunque conflittuale e che induce anche il mancato riconoscimento del minore da parte del genitore. Inevitabile poi, come il trascorrere del tempo, possa portare alla necessità, sempre per il bene del bambino, da parte del genitore che lo alleva, di richiedere una conferma ufficiale in ordine alla paternità/maternità dell’altro perché potrebbe esservi il bisogno morale e materiale affinchè anche l’altro genitore se ne occupi. Come vi ho anticipato è proprio il nostro Legislatore che, ai sensi dell’art. 273 c.c., riconosce al genitore che ne ha interesse, avanti il Tribunale ordinario, la legittimazione attiva a promuovere il giudizio contro l’altro e nell’interesse del bambino posto infatti come, l’azione per ottenere che sia giudizialmente dichiarata la paternità o la maternità possa essere promossa

dal genitore che eserciti la responsabilità genitoriale prevista dall’art. 316 c.c. In tali circostanze, difatti la dichiarazione giudiziale di paternità/maternità può rappresentare l’unico strumento posto a disposizione, nell’interesse del minore, al fine di vedersi riconosciuto lo status di figlio legittimo/naturale - ancorché gli stessi siano attualmente perfettamente equiparabili – mostrando al Giudice elementi idonei a sostenere il convincimento in ordine alla sussistenza del rapporto di filiazione, vertendo in materia di diritti inviolabili, quale è quello dell’identità personale dell’individuo. Evidente come tra le prove dirimenti vi sia quella ematologica che il Giudice ha facoltà di sottoporre e di richiedere al genitore chiamato in causa ai fini dell’accertamento e della consequenziale dichiarazione. L’esito positivo di tale personalissimo strumento di tutela di un diritto così tanto inviolabile garantisce, per l’effetto, anche l’obbligo in capo al genitore, riconosciuto tale, di assistenza morale e materiale in favore del minore anche in ordine alla statuizione di una somma da erogare mensilmente a titolo di mantenimento per il medesimo.


Un posto tranquillo Dott.ssa Giulia Migani

La struttura della magia La scorsa volta abbiamo parlato del dialogo interiore, cioè cosa accade quando “ci parliamo” tra noi stessi. Questo mese prendo in prestito il titolo da un libro di Bandler e Grinder (Astrolabio, 1981), per vedere cosa accade, invece, quando dialoghiamo con un’altra persona. Con “struttura della magia” gli Autori intendevano esaminare quegli elementi delle transazioni comunicative che sono appunto “magici”, tali da determinare il cambiamento, riferendosi dunque alle abilità comunicative del terapeuta. In senso più ampio, questo titolo mi piace e l’ho scelto perché per me la comunicazione è un processo molto affascinante, all’interno del quale è possibile vivere momenti di “incanto magico” ma anche di “tremenda disperazione”. Pensiamo a quando, per esempio, il nostro partner o genitore non capisce cosa vogliamo dire, a come ci sentiamo incompresi, frustrati, addolorati, arrabbiati. Però, altre volte, questa “magia” nella comunicazione accade e… le nostre emozioni diventano ben altre! La prima cosa da dire è che esistono degli assiomi della comunicazione studiati dalla scuola di Palo Alto in California circa 50 anni fa: il primo assioma è “non si può non comunicare”. Non solo le parole sono comunicazione ma anche il silenzio, lo sguardo e tutto il non verbale è comunicazione. Il secondo assioma è “la comunicazione è sempre un processo a due vie”: c’è sempre un emittente e un ricevente, anche quando parliamo tra noi stessi e facciamo un dialogo tra i diversi Stati dell’Io. Il terzo assioma è “accanto al livello verbale della comunicazione esiste sempre un livello non verbale della stessa comunicazione”. Ed è qui, diciamolo, che spesso cominciano i… guai! Perché quando parliamo con qualcuno non ascoltiamo solo le parole che ci dice, ma cogliamo anche il tono di voce, il modo in cui ci guarda o si pone di fronte a noi. E spesso sentiamo che questi due messaggi sono incongruenti… vi sarà certamente capitato di ascoltare una persona che vi mostra in-

tablet 50

teressamento chiedendovi “come stai” ma magari non vi guarda negli occhi o non esprime calore con il suo sguardo. E questo è solo l’esempio più banale. Comunicare, dunque, non è semplice… comunicare in modo efficace diventa assai più difficile, tanto da poter arrivare a considerare la comunicazione come un’arte. Che, però, tutti possono imparare. L’Analisi Transazionale si occupa dei processi intrapsichici e anche di quelli interpersonali, con la comunicazione transazionale, che studia come individuare e rappresentare, (con dei diagrammi) le transazioni cioè gli scambi comunicativi tra le persone. Attraverso l’analisi delle transazioni una persona può scoprire come si mette in comunicazione con l’altro, verificare se ci sono dei problemi e scegliere cosa vuole modificare. La transazione è uno scambio tra due persone che consiste in uno stimolo ed una risposta tra specifici Stati dell’Io. È l’unità di scambio sociale, l’unità di base della comunicazione: l’emittente invia uno stimolo (stimolo transazionale) ad un ricevente, cui segue una risposta che consiste nella comunicazione che il ricevente restituisce all’emittente (risposta transazionale). L’AT si occupa di valutare gli Stati dell’Io coinvolti nelle transazioni, determinando quale Stato dell’Io è attivo in chi invia lo stimolo transazionale e quale Stato dell’Io è attivato in chi risponde a tale stimolo, con lo scopo di osservare possibili distorsioni nella comunicazione, dovute appunto a interferenze genitoriali (Stato dell’Io Genitore) o del passato (Stato dell’Io Bambino). Esistono tre tipi di transazione: complementare, incrociata, ulteriore. Semplificando moltissimo, possiamo dire che laddove gli Stati dell’Io rimangono complementari, cioè uno Stato dell’Io rivolge una comunicazione ad uno specifico Stato dell’Io che poi risponde (es. “dove sono i calzini? Nel primo cassetto” transazione Adulto-Adulto) la comunicazione può andare

Dott.ssa Giulia Migani - Psicologa / Psicoterapeuta / Analista transazionale socio-cognitiva / Mediatore Feuerstein PAS Basic e Standard I livello. EMAIL: giuliamigani@yahoo.it


avanti all’infinito e senza problemi. Quando invece le transazioni si “incrociano”, cioè risponde uno Stato dell’Io diverso da quello che è stato sollecitato (es. “dove sono i calzini? Cercateli da solo, visto che sei così disordinato! Transazione incrociata Adulto-Genitore che risponde al Bambino dell’emittente), la comunicazione si incrocia ed è evidente che almeno uno dei due interlocutori vive uno stato psichico negativo, ossia tende a proiettare sull’altro interlocutore il suo disagio, rabbia o frustrazione. E a questo punto la comunicazione, incrociandosi, si blocca oppure diventa un “gioco” (ma di questo, magari, parleremo prossimamente). Infine, le transazioni ulteriori sono quelle più complicate, perché contraddistinte dalla presenza di più messaggi contemporaneamente: uno stimolo sociale, espresso chiaramente nel messaggio verbale, e uno stimolo psicologico, (indipendente da quello sociale) che rimane implicito. In pratica il messaggio parte contemporaneamente da due Stati dell’Io dell’ emittente ed è diretto a due Stati dell’Io del ricevente ed è condizionato da tutti gli elementi non verbali

della comunicazione (es: dove sono i calzini – in tono aspro – messaggio ulteriore: sei disordinata; sono sempre nel solito cassetto – in tono sarcastico e con sguardo acido – messaggio ulteriore: sei sempre il solito imbranato che non è capace di fare le cose da solo). Quella che a livello sociale è una transazione A-A, a livello ulteriore è una transazione G-B). L’esito di una transazione ulteriore è sempre determinato dal livello psicologico della comunicazione non da quello sociale, in quanto la risposta viene data al messaggio psicologico. Potremmo dire che non c’è una transazione-comunicazione migliore di un’ altra: ciò che è importante è essere consapevoli dell’ effetto che può avere sull’altro e scegliere quale utilizzare. Ma come si fa a diventare consapevoli ed “esperti” nel nostro comunicare? Di questo parleremo la prossima volta…


a cura di Stefano Nucci

“The Jacket’s

Il denim negli anni ‘50 diventa l’uniforme della controcultura grazie ad una generazione di intellettuali famosi come Kerouac e Burroughs e tutta la Beat Generation. Il tessuto non confeziona solo pantaloni e salopettes ma sale su con camicie e giacchette. Nel 1962 debutta il modello 557 della Levi’s, tessuto leggero e sottile, pre trattata, che incarna subito l’era di Woodstock e Easy Rider. Levi’s Strauss & Co si consacrano come l’out fit alternativo degli anni ‘60. Elvis Presley firma autografi ai suoi fans. Raramente si presenta in pubblico vestito in denim perchè identificava il jeans con la povertà di quando era giovane. Anche lui negli anni ‘50 rappresentava nei giovani la ribellione e nei genitori la parte oscura che portava i ragazzi sulla cattiva strada.


Il decennio dal 1950 al 1960 rappresenta veramente un passaggio di epoche. La generazione post bellica si ribella e mostra negli atteggiamenti e negli abiti il senso di contrarietà.

La filmografia aiuta molto l’affermazione di alcuni principi e alcuni attori rimarrano nella storia come simboli di un immaginario collettivo. Tra questi, oltre a James Dean, è Marlon Brando, che indossa ne “Il Selvaggio” nel 1953 uno Schott Perfecto 618. L’iniziale sviluppo dei giubbotti di pelle prettamente ad uso motociclistico cominciò con aziende come Schott, che ne cominciò la produzione nei primi anni ’20. L’abbigliamento si fa più aggressivo, il giubotto di pelle (che in Italia si chiamerà chiodo) la fa da padrone. Rigorosamente nero, attillato, è il simbolo dell’out fit da motociclista ribelle, e per decenni rimane tale.Il chiodo veniva solitamente indossato dai motociclisti, su una maglietta e un paio di jeans con il risvolto (tipicamente Levis 501).


Scadenzario Fiscale

Anna Maria De Calisti commercialista - Marta Montini consulente del lavoro

Lo Studio De Calisti A.M. e Montini M. saluta tutti i Lettori che si inoltrano nello scadenzario fiscale di Febbraio 2016. Come gli anni precedenti il secondo mese dell’anno risulta corto ed amaro ed ancora una volta ci mette di fronte ad ulteriori scadenze fiscali.

9 16

La prima scadenza del mese è il 9 febbraio giorno utile per l’invio dei dati relativi al Sistema Tessera Sanitaria per la predisposizione delle spese sanitarie, da portare in detrazione nel 730 precompilato 2016. Tale scadenza riguarda chi eroga prestazioni sanitarie e farmaci. Lo Studio rammenta che avendo dipendenti o collaboratori occasionali, la scadenza del 16 febbraio prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS. In riferimento ai Titolari di Partita Iva iscritti nell’albo Artigiani o Commercianti, la scadenza del 16 febbraio prevede i contributi INPS relativi al 4° trim. 2015 e la liquidazione INAIL del premio annuale 2015 – 2016. Inoltre, entro il 16 Febbraio coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile dovranno effettuare il versamento.

17

Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 18 gennaio 2016), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 17 febbraio.

25

Con la scadenza del 25 Febbraio coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat.

29

Entro il 29 febbraio i datori di lavoro dovranno consegnare ai dipendenti la Certificazione Unica relativa all’anno 2015 che sostituisce il vecchio CUD. Inoltre con la scadenza del 29 Febbraio termina la presentazione per l’autoliquidazione INAIL 2015/2016 relativa alle retribuzioni corrisposte nel 2015. Lo Studio rammenta che entro il 29 Febbraio i titolari di Partita Iva con particolari condizioni di fatturato, dovranno presentare la Comunicazione IVA per l’anno 2015.

Lo Studio augura ai Lettori un sereno e proficuo 2016. Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione, per ogni ulteriore chiarimento. In qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati - ISEE, RED, Detrazioni ecc. - Gestione Badanti e Colf - Successioni Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma tel. 06/52352585 cell. 3333087137 e-mail: amdec@libero.it




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