TABLET ROMA
ANNO 4 NO 35 GENNAIO 2016 SOMMARIO
PRIMO PIANO 6 - 8 Intervista al Prof. Francesco Prati
RICETTA DEL MESE 10 Tortino di verza viola
INCONTRI RAVVICINATI 22 Michele Vegliato
DECALOGO 32 10 buoni propositi per l’anno nuovo
TabletRoma è distribuito da Tablet Distribuzione in tutte le principali attività commerciali, sportive e di servizio e parziale porta a porta nei quartieri di Casalpalocco, Axa, Infernetto, Acilia, Dragona, Ostia, e presso i nostri partners. É inoltre distribuito nei quartieri del Torrino, Eur e Spinaceto TabletRoma Reg. Trib. di Roma n° 296/2012 del 19/10/2012 WWW.TABLETROMA.IT editore Tablet Edizioni di Cristina Anichini Via Difilo 41 - 00124 Roma - P.I. 13042831001 C.F. NCHCST66E63H501F anichini@tabletroma.it direttore responsabile Stefano Quagliozzi - quagliozzi@tabletroma.it community manager Cristina Ippoliti - tabletromasocial@yahoo.com progetto grafico tablet ADV Maurizio De Vincentiis impaginazione e grafica Marco Flore stampa Poligraf s.r.l. Via Vaccareccia, 41/b - Pomezia - tel. 06 9106822 pubblicità 340.340.69.70 Rita Chiodoni - pubblicita@tabletroma.it direzione e redazione redazione@tabletroma.it tablet eventi Massimo Gallus - eventi@tabletroma.it mob. 334.39.22.475 Hanno collaborato a questo numero Fabrizio Cianciola, Giorgia Conti, Annamaria De Calisti, Lanfranco Di Paolo, Barbara Donzella, Valentina Ecca, Massimo Gallus, Simona Gitto, Cristina Ippoliti, Federica Lorenzetti, Valentina Mele, Giulia Migani, Giuseppina Montaruli, Giorgio Napolitani, Stefano Nucci, Lorenzo Sigillò, Emanuela Sirchia, Laura Ventura
MOZART NEWS 39 We want Roma 2024
MUSICA 43 Buona musica a tutti
É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da Tablet Edizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi. La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi.Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stamparel’ 11 gennaio 2016
Editoriale di Stefano Quagliozzi
La Prima Repubblica non si scorda mai...
Cominciamo l’anno col formulare gli auguri di un fantastico 2016 a tutti i lettori di Tablet! Pochi giorni fa c’è stato il debutto del film “Quo Vado?” nelle sale italiane. L’indiscutibile successo del protagonista, Checco Zalone - al secolo Luca Medici - ha fatto parlare osservatori, fans e detrattori nelle televisioni e sui giornali, tutti intenti, per l’evento, a capire se anche stavolta il ragazzo di Capurso riuscirà a superare l’asticella del salto in alto, posta a 52 milioni di euro a seguito del record del suo terzo film dal titolo “Sole a Catinelle” che tanto ha raccolto al botteghino. È vero che c’è un interesse mediatico sugli incassi di questa nuova fatica dell’attore, sceneggiatore e autore della colonna sonora Checco Zalone, ma quello che merita i riflettori del proscenio è il personaggio, il come e il perché in sei anni questo artista sia venuto alla ribalta in modo prepotente e garbato, irriverente e simpatico, spregiudicato e familiare. Il comune denominatore delle sue opere è certamente la necessità di leggerezza, la voglia di ridere e divertirsi, in un mondo che sempre più sovente dà notizie tristi e di cronaca più nera che rosa… ma il modo di rubare un sorriso Checco Zalone lo cavalca in punta dei piedi, nonostante battute lapidarie e spesso grevi, che ad altri difficilmente si perdonerebbero. Ma allora perché lui sì? Perché ha avuto l’abilità di farsi conoscere ai tempi di Zelig come il bravo ragazzo venuto dalla provincia, che però nella provincia ancora è radicato e che a lungo ha rifiutato i richiami delle sirene per adeguarsi ad una vita più consona al nuovo status di facoltoso personaggio pubblico in ascesa, in grado d’incassare decine e decine di milioni di euro ad ogni nuovo ciak girato. Zalone è lui stesso un fenomeno sociale, e questo è ciò che lo distingue da un qualsiasi altro attore che rimane nel “range” ordinario. Lui no. Sconfina, esterna, fa films che debuttano anche sotto Natale ma che poco o niente hanno a che vedere con i cinepanettoni che vengono puntualmente proposti per le festività, dove i temi trattati (se ci sono) vengono liquidati con una sequela di turpiloqui talvolta anche scollegati tra loro, finalizzati alla battuta, per la battuta fine a se stessa. I film di Checco Zalone non hanno un filo conduttore tra di loro, anche se il protagonista mantiene sempre lo stesso nome, che coincide con quello dell’artista. Hanno invece l’abilità di trattare tematiche straconosciute dagli italiani, con verve comica che fa dei luoghi comuni il punto di forza della battuta che scaturisce sulla scena. Comicità spesso autoironica, sottile e intelligente che mette in luce i difetti degli italiani. Geniale, peraltro, l’idea di promuovere la pellicola in uscita non attraverso il classico trailer ma con una serie di cortometraggi che parlano dell’opera cinematografica. In altre parole, dal giovane musicista in cerca di successo al nord, al tema del terrorismo gestito con leggerezza e ingenuità dal protagonista, dalla vacanza speciale con il proprio figlio alla tematica annosa del posto fisso, come in questo quarto e ultimo film, altro non sono che uno spaccato (talvolta anche drammatico) in cui gli italiani si rispecchiano, che viene come esorcizzato con un’abile manovra comico-esistenziale, degna del migliore osservatore di fenomeni sociali solo apparentemente scontati. Se non avessimo letto nella sua biografia l’acquisizione della laurea in giurisprudenza, avremmo potuto parlare del “sociologo” Zalone da come osserva, analizza, individua e sviscera limiti e qualità della società italiana: dietro ogni battuta c’è un argomento serio. Lontano dallo stereotipo dei film frivoli (stile vacanze ai tropici) e da quelli super impegnati (alla Akira Kurosawa), Checco Zalone ha saputo ritagliarsi innanzitutto la simpatia del pubblico, già dalle sue performance canore e dalle imitazioni dei più grandi cantanti e cantautori italiani, ma soprattutto ha saputo innescare e mantenere attivo un canale diretto col pubblico che gli dà la facoltà di “canzonare” ora questo ora quell’argomento tabù, che gli italiani vivono come luogo comune, ma anche come fardello dal quale liberarsi prima o poi, magari proprio attraverso le esilaranti ed acute battute di un artista poliedrico e di razza. E siamo certi che, per completare il quadro di un’Italia che attraverso questo moderno Re Mida, straccia ogni record di gradimento anche nei confronti di giganti americani che concorrono agli spettacoli con lungometraggi come StarWars o Avatar, troveremo la colonna sonora del film Quo Vado? “La Prima Repubblica” in vetta alle classifiche, con risonanze che giungeranno fino a Sanremo ed oltre.
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P rimopiano di Lorenzo Sigillò
Intervista al Professor Francesco Prati Tablet Roma è orgogliosa di intervistare il Prof. Francesco Prati, primario di cardiologia (Direttore della U.O.C. Cardiologia I) presso l’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma. Professore Universitario, dirige il centro di ricerca Rome Heart Research ed è Presidente del Centro per la Lotta contro l’Infarto – Fondazione Onlus. Ringraziandola della disponibilità, Le chiedo subito: Professore cosa l’ha spinta ha prendere così ‘a cuore’ la lotta contro l’infarto? La mia passione nasce più di trent’anni fa ed in realtà questa battaglia è cominciata da un’idea di mio padre; siamo negli anni ottanta con l’obiettivo di divulgare i concetti di cardiologia quando ancora non si sapeva che fumare facesse male o che il diabete ed il colesterolo fossero importanti fattori di rischio e la nostra Fondazione muoveva i primi passi per insegnare agli italiani le norme ed i comportamenti corretti per evitare l’infarto. Basti pensare che alla fine della guerra gli anziani regalavano sigarette ai bambini!... Insomma solo alla fine degli anni settanta sono state acquisite informazioni istruttive corrette in tal senso che, fino a quei tempi, non c’erano state. Qual è la Sua missione e quella della Fondazione? Combattere l’infarto del miocardio, la principale causa di morte nei paesi occidentali, ridurre morbilità, invalidità e decessi dovuti a infarti e malattie cardiologiche attraverso la ricerca, prevenzione e terapia. L’infarto è la conseguenza della chiusura acuta delle arterie coronariche, i vasi che irrorano il muscolo cardiaco. Purtroppo la malattia delle arterie del cuore si manifesta ed evolve in modo imprevedibile: alcuni pazienti soffrono unicamente di angina pectoris per molto tempo; altri, meno fortunati, vengono colpiti dall’infarto come prima manifestazione clinica.
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Quali sono state quindi le mosse principali del Centro per la Lotta contro l’Infarto (C.L.I.)? La Fondazione C.L.I. si sviluppò all’epoca su due grandi linee, il Congresso che oggi è uno dei più importanti in Italia e la Rivista “Cuore & Salute”. Il Congresso è necessario per la divulgazione ed è rivolto ai medici che devono educare a loro volta i pazienti, mentre la rivista è dedicata anche ai pazienti ed è il nostro organo di diffusione, la nostra storia da trent’anni e la prima cosa che viene consegnata agli iscritti, il punto di contatto, insieme
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al sito, con la nostra Fondazione. La nostra Fondazione fa sentire la sua voce attraverso il Congresso, che può essere considerato il primo privato in Italia: a Firenze ogni anno si parla davanti ad un Auditorium gremito e siamo l’unico congresso che trascrive ancora gli atti, una cosa di cui andiamo fieri. In questi tempi moderni dove i medici non hanno molto tempo per scrivere, invece i nostri atti nel 2016 saranno raccolti ed usciranno sul Journal of Cardiovascular Medicine, prestigiosa rivista italiana in lingua inglese e questa è un’altra cosa che impreziosisce il nostro Congresso. Il prossimo appuntamento sarà il 14 e 15 marzo 2016, quando presenteremo per la prima volta al mondo uno studio molto importante riguardante le placche aterosclerotiche, “che son quelle che possono andare a finire male”. Per fare questo utilizziamo delle piccole sondine che vengono spinte all’interno dell’arteria del cuore. Inoltre stiamo analizzando i dati di 500 pazienti con un follow up, su un tempo di osservazione di almeno 3 anni, al fine di scoprire quali siano i soggetti a rischio infarto, nell’ottica innovativa di individuare una terapia personalizzata, intervenendo attraverso angioplastica o terapie più aggressive, a base di nuovi farmaci, che permettano di allontanare il rischio di un evento infartuale. Quanto è importante invece il vostro Centro Clinico? Il Centro Clinico vede la luce trent’anni anni dopo, nel 2012: abbiamo pensato che non bastava insegnare come prevenire l’infarto attraverso concetti di educazione sanitaria, ma che era necessario anche focalizzarsi sugli individui, cercare l’aterosclerosi nel singolo soggetto. Oggi tramite una TAC di ultima generazione riusciamo, con un’analisi non invasiva, a trovare l’aterosclerosi facendo un Calcium risk score, una tecnica molto moderna, oppure con una ricostruzione elegante e sofisticata delle coronarie, facendo prevenzione mirata. L’evoluzione della cardiologia ci consente, oggi, di intraprendere terapie mirate con uso di farmaci per i pazienti a rischio. Nel Centro Clinico si cura inoltre anche l’aspetto psicologico. Infatti, fin da subito, uno dei messaggi della Fondazione è stato che la malattia non dovesse essere per forza debilitante e devastante e che
non equivalesse a smettere di vivere. Il nostro programma clinico prevede ovviamente una visita medica, in cui si cercano di capire i sintomi, quindi un elettrocardiogramma, una prova da sforzo ed infine il Calcium score (diretto a rilevare la presenza di calcio, che è un po’ la stimmate dell’aterosclerosi). In questo modo si va a cercare l’aterosclerosi coronarica, che può essere silente, attraverso una TAC semplificata a bassissima emissione di raggi (ed a basso costo).
Arteria vista con OCT
Arteria vista con OCT
Com’è cambiata la CardioloSala Emodinamica gia negli ultimi trent’anni? Quando ero studente, i pazienti colpiti da infarto si osservavano, non c’erano terapie; nella seconda metà il Prof Prati nel suo Studio degli anni ottanta invece si non compromettevano assolutamente la qualità scopre la trombolisi, la posdella vita. Da qui il nostro impegno per convincere il sibilità di aprire le arterie del cuore con paziente ad essere fautore della propria ripresa, non un farmaco e nella decade successiva di sentendosi invalido, ma al contrario riprendendo a aprirle con il palloncino, l’angioplastica. lavorare, fare attività fisica ed astenersi dal fumare e Si curavano solo le complicanze come le da cattive abitudini. aritmie mortali, mentre dopo si è riusciti invece a riaprire le arterie che si occludono improvvisamente e causano La cardiologia va avanti rapidamente ed un’evoluzione notevole l’ha avuta la morte delle cellule del cuore quindi l’infarto. Pertanto cominciarono l’interventistica, grazie alla possibilità di aprire e “pulire” le arterie del ad uscire dall’ospedale pazienti che avevano avuto dei piccoli infarti che cuore, o di altri distretti; infatti l’angioplastica e le procedure di applica-
Auditorium Firenze- Conoscere e Curare il Cuore 2015
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zione di endoprotesi si effettuano nell’aorta, nelle carotidi ed in generale nella arterie periferiche. Più recentemente sono state messe a punto tecniche che permettono di sostituire anche le valvole, sempre per via percutanea, avanzandole dalle arterie femorali il più delle volte: questa è una grossa conquista della medicina. Passi da gigante sono stati fatti anche nella diagnostica nell’imaging, l’importanza della risonanza magnetica, una tecnica splendida che fa vedere il cuore in tutta la sua bellezza, utilissima per diagnosticare cardiomiopatie o in alcuni casi per distinguere piccoli infarti, delle miocarditi, infiammazioni del muscolo cardiaco. E poi in futuro senz’altro la genetica avrà un ruolo sempre più importante. Tutte queste cose messe insieme permetteranno di passare da una medicina che è uguale per tutti ad una forma di medicina personalizzata. C’è qualche ricordo che le è particolarmente caro in questa avventura del CLI? Grazie della domanda, mi piace, perché mi permette di ricordare. Ho aggiunto a quello che è stato fatto negli anni da mio padre e da altri collaboratori, una forte componente dedicata alla ricerca: da quando ho assunto la presidenza ho spinto molto in questa direzione perché ritengo che una Fondazione in questi tempi moderni debba fare ricerca e questo ci sta venendo riconosciuto nel mondo. Centro della Lotta contro l’Infarto, la CLI Foundation che ha fatto tanti studi in merito, comincia ad essere conosciuta a livello internazionale. Ho, infatti, sentito congressi in Cina e Stati Uniti, in cui colleghi chiedevano informazioni sulla CLI e questo mi ha fatto molto piacere perché vuol dire che è apprezzata e che la ricerca della nostra Fondazione va avanti, e questo è un gran bel riconoscimento. Ogni 6 minuti un italiano è colpito da infarto… Le persone non lo sanno ma è cosi, in Italia ci sono 100mila infarti l’anno, ed uno su tre muore prima di arrivare in ospedale. La gente se ne accorge quando ci passa, è abbastanza curioso che l’infarto in generale faccia meno paura del tumore, qualcuno dice “in fondo se mi viene un infarto a 80 anni è un buon modo di morire”. In parte può essere anche vero - anche se molte volte l’infarto colpisce soggetti giovani - ma se si sopravvive, pos-
Il Presidente con Staff della Fondazione e della di Ricerca
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sono subentrare delle complicanze con un cuore ridotto nella sua capacità contrattile che non permette di vivere bene. Un grosso contributo dato dai medici alla società è che l’attesa di vita è aumentata molto e morire a 85 anni invece che 75, è un bel successo. E’ un’ipocrisia l’affermazione sul buon modo di morire: ad un anziano vivere bene altri dieci anni non dispiacerà affatto! Manca un po’ di cultura in realtà e nonostante tante campagne, come facciamo noi con la Fondazione - andremo anche in Rai a gennaio per alcuni spot per il sociale - questi concetti la gente non li ha ancora metabolizzati. Quando ero giovane mi si diceva che dopo cinque anni, il rischio di una recidiva infartuale era del 50%, a distanza di 30 anni la recidiva è molto molto rara, abbiamo farmaci giusti e facciamo una buona prevenzione, la medicina ha fatto enormi passi in avanti e quindi mi piacerebbe concludere con un forte segnale di ottimismo ed i progressi continuano ad essere importanti grazie a tecniche sempre più innovative. La ringrazio ancora, Professore, per averci aiutato a capire meglio il complesso e affascinante mondo che ruota attorno al cuore, ma anche e soprattutto per la vostra importante attività di ricerca promossa quotidianamente contro l’infarto. Grazie a voi, diventare soci della Fondazione e sostenere l’impegno per la lotta e la ricerca contro l’infarto sono sufficienti 30 euro l’anno! Invito tutti ad un primo contatto con la nostra Fondazione al sito: www.centrolottainfarto.it è importante la prevenzione, la divulgazione e l’aiuto di tutti.
Nella vita di ogni persona un completo e sostanzioso percorso formativo può fare la differenza! IL 23 GENNAIO 2016 VIENI A CONOSCERE L’HIGHLANDS, una scuola innovativa e completa in cui il tuo bambino o bambina potrà muovere i primi passi , mettendo così solide basi di un grande Progetto Educativo. Sport, Inglese, Arte, Musica e Teatro, non sono optional ma integrano un curricolo al passo con i tempi e aperto al mondo, in cui la nostra cultura si apre all’internazionalità senza perdere i propri valori fondanti. Vieni a conoscerci, ti parleremo non solo di ciò che facciamo, ma del come e del perchè lo facciamo! TI ASPETTIAMO!
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SCUOLA DELL’
INFANZIA
Tortino
di verza viola
Procedimento: Lavate accuratamente le verdure. Tagliate molto finemente la verza. Sbucciate le carote e le patate, mondate bene il carciofo, togliete la parte più verde ai cipollotti, tagliate a fettine l'aglio, togliete i filamenti al sedano e ricavate da tutte le verdure dei cubetti regolari molto piccoli. Prendete una padella capiente, mettete olio, l'aglio e il cipollotto e lasciate andare qualche minuto. Aggiungete le verdure e fate cuocere, una volta pronte aggiustate di sale e pepe e legate con un po' di pangrattato. Cuocete la polenta pronta come riportato nella confezione lasciandola morbida. Prendete uno stampo da crème caramel, foderatelo con burro e pangrattato, mettete le verdure e alla fine chiudetelo con uno strato di polenta premendo bene. Spolverizzate con il grana padano e qualche fiocchetto di burro. Accendete il forno a 180° e cuocete il tortino per 15/20 min. Prendete il grana rimasto lo mixate, con il minipimer, e un po' d'acqua tiepida fino ad ottenere una crema liscia. Non resta che impiattare il tortino e accompagnarlo con la crema di grana padano e qualche crostino di polenta cotta sulla griglia.
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Ingredienti per 4 persone: • 1/2 verza viola • 1 patata • 2 coste di sedano • 2 cipollotti freschi • 2 carciofi • 2 carote • 1 spicchio d'aglio • 100 gr di grana padano grattugiato • 100 gr di polenta pronta a cuocere • Burro • Olio extravergine di oliva • Sale e pepe nero A questo piatto abbiniamo una Baladin Nora, una birra dal colore caldo, ambra aranciato, che sprigiona note di aromi orientali, zenzero e agrumi.
S aper mangiare di Marco Lungo
Le mille difficolta’ dei chicchi di caffé
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Nonostante l’Italia si classifichi al sesto posto in Europa, dopo la Germania, per il consumo di caffè all’anno con 3,413 quintali nel 2012, aleggia un imperterrito paradosso. Partendo dal presupposto che noi italiani non riusciamo a ingranare bene la giornata se non beviamo almeno una tazzina di caffè, il dilemma è che non abbiamo minimamente idea di quale caffè stiamo bevendo. Al bar sentiamo continuamente termini come ristretto, corto, lungo, americano, decaffeinato ma nulla che ci riconduca alla vera natura e origine del caffè. Mi spiego, all’interno del genere Coffea sono identificate molte specie, anche se commercialmente le più diffuse sono due: Arabica e Robusta. La Coffea Arabica è la qualità più pregiata e maggiormente coltivata (3/4 della produzione mondiale), i chicchi sono più allungati dei Robusta e, per natura, ha un minor contenuto di caffeina (0,91,7%). Rispetto alla Robusta manifesta note più aromatiche, più dolci, più rotonde, più delicate e un’acidità leggera, l’amaro è assente o lievemente presente. Il Centro America e l’Africa Orientale sono le zone più attive per la coltivazione dei caffè arabica. In Brasile, ad esempio, le piante risiedono in zone pianeggianti in pieno sole. Le varietà brasiliane sono senza dubbio tra quelle che caratterizzano la personalità delle miscele italiane più diffuse. La varietà Robusta invece, ha un carattere deciso, ed è più resistente sia alle variazioni climatiche che all’attacco di parassiti, cresce tra i 200 e i 600 metri sul livello del mare, tra i 24° e i 29° C soprattutto nell’Africa Occidentale ed in Asia. I chicchi sono più piccoli, tondeg-gianti, con spaccatura dritta e colore giallo-brunastro, senza un sapore particolare e con bassa acidità. La bevanda che si ottiene è più amara, cremosa, corposa, astringente e più forte, molto meno aromatica dell’Arabica ed ha mediamente un maggiore contenuto di caffeina (1,6-2,8%). Ma arriviamo al fulcro del problema; accorgendomi del fatto che quasi nessuno conosce la natura del caffè che quotidianamente acquista e sorseggia, ho deciso di recarmi in alcuni supermercati con l’obiettivo di analizzare le principali confezioni di caffè classico, in polvere per moka. Un paio di anni fa Altro Consumo aveva selezionato 38 campioni di caffè in polvere e, sulla base di accurate analisi
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sensoriali aveva, con l’aiuto di un gruppo di intenditori, decretato i migliori. La mia curiosità era invece incentrata nel capire la tipologia delle informazioni stampate sulle confezioni e quindi dirette al consumatore. I risultati, purtroppo, non sono troppo soddisfacenti o lo sono stati almeno in parte. Incominciano con il sottolineare che non tutte le confezioni di caffè analizzate citano la varietà (Arabica o Robusta) e la rispettiva percentuale, cioè se sono pura Arabica o Robusta o se è una miscela delle due. Tra quelle sottoposte a indagine, solo la Segafredo segnalava la provenienza territoriale del caffè, in questo caso dalla piantagione Nossa Senhora da Guia in Brasile. Questo punto esigerebbe una capitolo ben più lungo perché quando è la grande industria a trasformare in cibo un prodotto della terra, come il caffè per esempio, dovrebbe sempre essere chiarita la provenienza del prodotto stesso, e lo trovo assolutamente indiscutibile. Altro pollice in sù va alla Lavazza, una delle rare aziende che, oltre alla specie di caffè, indica anche la percentuale di caffeina contenuta ed il tipo di tostatura sulla confezione. Per chi non è del settore non lo può sapere, ma esistono differenti sistemi di tostatura che influiscono in modo diverso sul risultato finale: esiste la tostatura scura, chiara, veloce o lenta. Gli addetti ai lavori mi spiegavano che se è se troppo chiara e fatta con tempi veloci accentuerà astringenza e acidità, se troppo scura ed effettuata con tempi troppo lenti renderebbe il caffè amaro/bruciato. Ci sono aziende che omettono, tutte o quasi, le informazioni sopraelencate, però ci forniscono dei consigli pratici per la preparazione di un gustoso caffè: ad esempio che l’acqua nella caffettiera non deve superare la valvola all’interno, che la fiamma non deve essere elevata o che il caffè va sempre mescolato prima di servirlo. Altre ancora non rivelano l’origine del caffè ma ci svelano l’intensità delle sue proprietà sensoriali, come l’aroma, la dolcezza e perfino la rotondità. Allora, fermiamoci un istante e chiediamoci: ma ci prendono per imbecilli forse? Lascio a voi ogni commento in merito. Insomma, l’ennesima presa in giro per un fedele consumatore di caffè, quale è l’italiano medio. Dopo un interrogativo dietro l’altro mi sono arresa e ho chiesto
delucidazioni a Erminia Nodari, che assieme al marito Tullio Plebani e alla passione per il caffè hanno aperto diversi anni fa in provincia di Bergamo l’Art Caffe Torrefazioni, dove è possibile gustare un caffè eccellente ma soprattutto “trasparente”, con tanto di carta d’identità. Chiacchierando con Erminia sono venuta a conoscenza di un settore a me finora totalmente o quasi sconosciuto. Scopro ad esempio che non esiste l’obbligo di dichiarare nessuna informazione per quanto riguarda il contenuto di un sacchetto o di una scatola di caffè, in Italia ma così come in numerosi Paesi del mondo. E’ però vietato dichiarare il falso per cui, se su una confezione si dichiara un contenuto preciso riconducibile ad una origine o ad una miscela di cui si espone la composizione, ad un eventuale controllo o analisi questa deve corrispondere al vero. Ciò per quanto riguarda il caffè tostato. Analisi più accurate e legate alle transazioni di caffè verde, vengono invece eseguite al momento di selezione dei campioni per stabilirne o verificarne il valore. All’estero sono le aziende produttrici o/e i distributori che promuovono la trasparenza ma non esiste una legislazione in merito, tutto è per ora affidato alla discrezione di chi trasforma e di chi vende. Sulle confezioni viene definito solo il luogo di produzione riferito alla tostatura e/o il confezionamento, e qui si ferma la tracciabilità. Del resto, dare oggi delle garanzie, ribadisce Erminia, anche dichiarando il Paese di provenienza come poche aziende fanno, risulta vago e non aiuta a chiarire le idee al consumatore (provate a pensare a quanto sono grandi le regioni anche solo del Brasile, da cui provengono i vari caffè). Il caffè è il prodotto più commerciato a livello mondiale dopo il petrolio, come quantità di prodotto movimentato e come giro d’affari in termini economici. Per fare un esempio pratico, pensate che per tostare fino a 240 kg sono sufficienti circa 18 minuti, per cui provate ad immaginare quanti chicchi cotti e crudi ci siano in circolazione, sostiene sempre la nostra esperta Erminia. E’ quindi fondamentale promuovere una sana e chiara cultura del caffè ma è anche necessaria una comune politica fra torrefattori e coltivatori, solo così si potrà giungere alla definizione della tracciabilità completa. Una delle Associazioni Mondiali che raccoglie importatori, coltivatori, torrefattori e baristi e con l’intenzione di percorrere la strada della trasparenza, sostenendo la tracciabilità, è la SCAE (Specialty Coffee Association Europe), la più accreditata a livello globale. Io, come tanti, continuerò a bere il mio caffè, sperando vivamente che qualcosa di leggi internazionali si smuova, per una maggiore chiarezza, trasparenza e collaborazione nei confronti del consumatore e di tutti coloro che, come Erminia e suo marito, ci vivono e ci lavorano quotidianamente con il caffè, mettendoci tanta passione e dedizione.
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Lo faccio in casa di Giorgia Conti
CLOWN POPS …in attesa che arrivi il carnevale! Dopo Natale è sempre Carnevale…così si dice. Allora per portarci avanti e non farci trovare impreparati dalla festa più briosa e colorata eccoci qui a realizzare una divertente ricettina che sarà uno spasso anche da decorare perché rientra nel cosiddetto “cake design furbo”: minimo impegno, massima resa! Ingredienti (per circa 20 clowns) impasto: 500g di biscotti secchi (io uso i digestive) 1 macchinetta di caffè da 3 tazze (senza zucchero)(se preferite mettere meno caffè, sostituite parte di esso con del latte) 250g di zucchero a velo 50g di mandorle o nocciole sbriciolate 130g di burro morbido 1 bicchierino di liquore “amaretto” (facoltativo) 70g di cacao amaro
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Decorazione: cioccolato bianco per la copertura pasta di zucchero rossa 30g confettini colorati pennarello alimentare nero Stecchi da cake pops Cioccolato fondente 20 g Base in polistirolo di appoggio Colla alimentare Pennellino alimentare
Procedimento: Unite gli ingredienti in modo da ottenere un impasto morbido ma fermo: il bello è che non dovete cuocere nulla!. Realizzate le palline e ponetele in freezer per 5 minuti. Nel frattempo fondete la cioccolata fondente per immergervi la punta degli stecchi da cake pop prima di inserirli nelle palline. Rimettete tutto in freezer e preparate un piccolo contenitore con il cioccolato bianco fuso nel quale immergerete uno ad uno i cake pops prima di riporli in frigo, questa volta a testa in su utilizzando la base di polistirolo. Ora la parte divertente: formate delle piccole semisfere con la pasta di zucchero rossa e attaccatele con la colla alimentare ai lati di ogni cake pop: saranno la parrucca del clown! Con un’altra piccola quantità di rosso realizzate la bocca: alcuni sorrideranno, altri saranno sorpresi, altri ancora saranno tristi… Una pallina rossa sarà il nasone. Spennellate la parrucca dei clowns con la colla e fatevi aderire qualche confettino colorato. Infine tracciate due crocette al posto degli occhi … e la festa è servita!!!
La Rosa del Dessert
V ini, Oli e... Birra di Laura Ventura
Le tre grandi famiglie delle birre: Lager, Ale e Lambic.
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Nello scorso articolo abbiamo fatto un viaggio storico che ci ha introdotto al mondo delle birre. Abbiamo anche visto come si fa una birra e quali sono gli ingredienti. Al termine abbiamo presentato le tre grandi famiglie: Lager, Ale e Lambic. Diciamo, per semplificare, che la differenza più importante tra le tre è la fermentazione. Esistono quindi birre ad Alta Fermentazione (prodotte a temperature elevate), birre Ale, e birre a Bassa Fermentazione (prodotte a bassa temperatura), birre Lager. Queste ultime sono quelle che vengono maggiormente commercializzate. Diverso è invece il discorso per le birre Lambic che fermentano spontaneamente. In questo numero presentiamo le Lager. Lager La storia della nascita della birra Lager risale all’incirca al XVI secolo. Venne richiesto ai birrai bavaresi di produrre la birra solamente durante il periodo invernale e, per essere disponibile anche d’estate, questa veniva conservata in cave addirittura anche sotto il ghiaccio. Il tipico colore della birra dell’epoca era molto scuro dovuto alla durezza dell’acqua di Monaco e quando la produzione si spostò a Vienna anche il suo colore si modificò di un bel colore ambrato.Una ulteriore modifica dell’acqua permise di utilizzare un malto diverso che diede alla birra un bel colore dorato. Queste birre utilizzano lieviti del ceppo Saccharomyces carlsbergensis, che predilige temperature basse (vicino a 0 °C ), e che durante il processo si deposita sul fondo del tino. Importante è ricordare che a seconda del tipo di fermentazione, alta o bassa, si utilizzano diverse tipologie di lievito. Oggi fanno parte di questa categoria di birre tutte le birre chiare, Lager è oggi talmente variegata da offrire al consumatore una vasta gamma di birre con sapori, gusti e gradazioni alcoliche molto diversi tra loro. Il grado alcolico è in genere compreso tra 3.5° e 6.5°. Le tipologie di birra Lager chiare sono caratterizzate da un tipico sapore amarognolo dovuto alla presenza di buone quantità di luppolo. Le loro tonalità possono andare dal giallo paglierino al giallo dorato, con una ampia serie di sfumature intermedie. Chiare Le ottime birre Lager chiare tedesche vengono in particolare definite come “Hell”, e gli esempi più importanti, solo per citarne alcuni, sono rappresentati da Hacker-Pschorr Münchner Helles, Augustiner Bräu Lagerbier Hell, Löwenbräu Original, Spaten Premium Lager, Weihenstephaner Original, Hofbräu München Original. Scure Dotate di una personalità più accentuata sono invece le Lager scure, dette
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anche “Dunkel”, il cui colore può variare dall’ambrato al marrone-rossastro scuro. Tra di esse troviamo ad esempio le birre tedesche Hacker-Pschorr Münchner Dunkel, Erdinger Dunkel, Spaten München Dunkel, Löwenbräu Dunkel, Augustiner Dunkel Nere Ancor più scure, praticamente di colore nero, sono infine le cosiddette “Schwarzbier”. Queste birre sono simili in aspetto alle Stout (un esempio classico di questa tipologia è la Guinness irlandese) e sono caratterizzate da un sapore intenso e pieno che richiama al caffè, alla liquirizia o al cioccolato. Per produrre le Schwarzbier si utilizzano malti ad elevato grado di tostatura; non facili da trovare in Italia, in Germania (soprattutto in Turingia e in Sassonia) sono piuttosto diffuse e tra le più celebri vi sono la birra Sternburg Schwarzbier, Märkischer Landmann. Le Lager presentano un grado alcolico non elevato, ed il loro sapore è meno fruttato, aromatico e caratteristico rispetto alle birre Ale. Proprio per via delle loro caratteristiche organolettiche così peculiari le Lager vanno bevute temperature molto fredde(4-6°C) se si vogliono apprezzare al meglio i loro sapori e profumi.
ph: Antonio Cama
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Monachina Stella
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Barbara Consoni Sono un designer, colui il quale riesce a dare vita al suo immaginario interiore, ai concetti, alle emozioni, perché no anche ai valori. Tradurre tutto ciò attraverso le linee di un disegno è al tempo stesso l’anima e la sfida di questo appassionante lavoro. Mi occupo dell’ideazione e del disegno, scelgo materiali e pietre per ogni pezzo della collezione di Barbarella jewelry. Sono attenta ad ogni fase attraversi uno dei miei gioielli, perchè possa diventare un oggetto di qualità. barbarellajewelry.it - info@barbarellajewelry.it
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Ristorantino dei Folli Lo Slow food nel cuore Iniziamo con Emanuela e Andrea un viaggio nel loro progetto enogastronomico, divenuto il “Ristorantino dei folli”, nato dalla convinzione che la Ristorazione deve fornire prodotti di difficile reperimento ed accostamenti azzardati. Questo mese vogliono raccontarci uno dei pochi prodotti da loro utilizzato ampiamente, che non rientra nel circuito Slowfood, fulcro del loro progetto. Oggi parleremo del Parmigiano Reggiano Vacche Rosse. In primo luogo: cosa vuol dire Parmigiano Vacche Rosse? È il parmigiano prodotto dalla razza bovina reggiana, denominata vacca rossa in quanto ha un manto marrone-rossiccio, è una razza importata dalle popolazioni barbariche nel VI sec. d.C. e diffusasi in tutto il Nord Italia. E’ a tutti gli effetti la Mamma del parmigiano che nasce 8 secoli fa nei monasteri benedettini; questa razza, nel secolo scorso, a causa della sua bassa produttività di latte, è stata sostituita da razze più produttive, fino quasi a rischiare l’estinzione. Fortunatamente un gruppo di allevatori ha dato il via alla ripopolazione della razza puntando tutto sulla qualità del prodotto a discapito della quantità, una sfida decisamente vinta. Quali sono le caratteristiche di questo parmigiano? Il latte di vacca reggiana è particolarmente indicato per la produzione di parmigiano per via della sua elevata quantità di caseina e per le sue buone capacità di caseificazione; la sua caseina, tra l’ altro, è particolarmente indicata per le lunghe stagionature, per questo il parmigiano reggiano vacche rosse non viene commercializzato prima dei 24 mesi di stagionatura. Questa stagionatura “minima” esalta il sapore e l’aroma; i suoi principi nutritivi come calcio, fosforo, proteine e amminoacidi essenziali ne determinano l’elevata digeribilità, inoltre l’assenza di lattosio lo rende indicato per chi è intollerante, per bambini e neonati, per gli sportivi e le donne che necessitano di un maggior apporto di calcio. Pertanto una maggiore stagionatura equivale a una maggiore qualità organolettica e nutritiva. IL PIEMONTE SI FA A PEZZI (tartare di Fassona piemontese presidio Slowfood accompagnata da parmigiano reggiano vacche rosse 30 mesi e cipolle caramellate
Un prodotto eccezionale, ma è merito del latte in sé o varia anche l’allevamento delle vacche? vieni a scoprire Sicuramente grande merito va al chi è lo chef latte, ma l’allevamento non è trascurabile: un rigido regolamento di produzione prevede l’obbligo di allevare le bovine con erba verde, cereali no OGM e il divieto di impiego di tecniche alimentari che forzino la produttività permettono di rispettare la naturalità del prodotto e di conservare le sue qualità organolettiche e nutrizionali. Come si produce questo splendido prodotto? Il latte viene prodotto due volte al giorno, mattina e sera, in modo tale da permetterne il trasporto nelle ore meno calde della giornata, così da evitare rischi di fermentazioni indesiderate. La prima fase è l’affioramento: il latte viene lasciato riposare una notte in modo da poter far sviluppare i fermenti lattici naturali e far affiorare il grasso e le impurità, che il mattino seguente viene raccolto per produrre il burro (che noi utilizziamo). Al latte parzialmente scremato si aggiunge la mungitura del mattino e si versa in caldaie di rame. Grazie al vapore che scorre nelle intercapedini delle caldaie la temperatura sale a 20° C, ideale per favorire lo sviluppo della flora batterica e viene aggiunto il siero, questo passaggio è fondamentale per favorire la coagulazione, abbassare il Ph e impedire lo sviluppo di microbi indesiderati. A questo punto il latte viene portato a 34°C circa e si aggiunge il caglio, ora , in soli dodici minuti avviene la coagulazione e il latte diviene pasta ed inizia la spinatura, un processo dove si frantuma la massa con un’asta puntuta per dividere la pasta dal siero; la forma viene ora disidratata innalzando la temperatura fino a 56°C. I chicchi di cagliata si depositano, quindi, sul fondo e riposano per oltre un’ora al fine di espellere ulteriore siero in eccesso, quindi la cagliata viene avvolta in una tela e lasciata sgocciolare ulteriormente. Ogni cagliata pesa 90 chili e ne ricavano due forme che verranno inserite in fascere cilindriche di legno che conferiranno al parmigiano la caratteristica forma. Dopo quattro giorni vengono immerse in salamoia per altri venti. Il sale è l’unico “conservante” accettato dal disciplinare. Via Guido Maria Conforti, 21 – Acilia (Rm) Telefono: 06 52 36 31 49 - 392 3108955 E-mail: info@ilristorantinodeifolli.it Il Ristorantino dei Folli
TLaablet Run rubrica per i runners di Lorenzo Sigillò
I buoni propositi del nuovo anno del runner!
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Archiviate le feste e le abbuffate natalizie, è tempo di buoni propositi per un nuovo anno che si spera porti sempre nuove soddisfazioni, anche nel nostro piccolo mondo di passioni da runners. Prima di tutto l’importante è non frenare gli allenamenti per pigrizia o post abbuffate, meglio poco movimento ma continuativo, l’imperativo è non rimanere fermi! Il consiglio fondamentale è quello di porsi obiettivi raggiungibili, anche importanti, certo, ma non impossibili. Se non avete mai corso più di 5km, sarà inutile pensare di poter volare quest’anno alla maratona di New York, se correte a 6 minuti per km, improbabile che dimezzerete il tempo... Insomma ok i traguardi, ma ben ragionati. E come sempre, noi spingiamo per allenare anche il benessere mentale: un buon proposito potrebbe essere la prima corsa in terra straniera o percorrere un tracciato inedito oppure gareggiare a migliorarsi col proprio partner o anche solo decidere di rimettere i pantaloncini indosso dopo anni passati sul divano, magari dopo una gravidanza, ritrovare il coraggio dopo un infortunio.... Insomma, i motivi per svegliarsi dal torpore possono essere i più disparati, anche se il clima rigido invernale non sarà certo d’aiuto. Ma anche in questa stagione i corridori sanno trovare i lati positivi, come non svegliarsi all’alba per non trovare un clima torrido o correre emozionanti allenamenti sotto una pioggia battente o una nevicata intensa, momenti speciali che vi rimarranno nella memoria dei vostri sacrifici d’atleta. Occhio però anche ai mali di stagione, sia respiratori che muscolari, scegliete sempre un abbigliamento caldo ma traspirante, no al raffreddamento post training, sì al riscaldamento mirato di tutti gli arti prima di affrontare il percorso, magari usando un po’ di olio canforato che ricorda gli odori di un tempo! Come sempre tante corse anche a gennaio, quindi niente scuse, anche
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perché arrivano delle competizioni che valgono la candela del duro allenamento invernale, una su tutti la “Corsa di Miguel”. Questa classica di Roma nord si corre su 10 km di fondo stradale, tra lungotevere ed i vari dintorni della zona Olimpico con la suggestiva entrata nello Stadio dei Marmi per il taglio del traguardo finale. Dedicata al corridore desaparecido Miguel Sanchez, questa speciale gara giunta alla 17esima edizione conta di superare le 7mila presenze dello scorso anno. Spazio anche per i più giovani ed i non competitivi, che potranno passeggiare dal ponte della Musica per 4km nella “Strantirazzismo” fino appunto all’arrivo allo Stadio. Tanta passione anche per la corsa rinominata ambiziosamente la “Regina delle Gare d’Inverno”, la bellissima Maratonina dei Tre Comuni, con il classico percorso ad anello di 22,400km che tocca Nepi, Civita Castellana e Castel S.Elia. Appuntamento alle 9.30 del 24 gennaio a Civita Castellana per l’edizione numero 37! Da una classica ad una new entry, con la “Corsa de Noantri” che dopo il successo della versione estiva, decide di bissare con il vestito invernale, sempre sulla distanza dei 7km, come la sorella maggiore trasteverina, ma stavolta nella suggestiva cornice di Villa Borghese. Rinominata per l’occasione “Corsa di Sant’Antonio - Noantri nel cuore di Roma”, la partenza è fissata per le 9 del 24 gennaio a Piazza di Siena. E visto che Sant’Antonio Abate è il protettore degli animali, alle 10 ci sarà anche una originale gara con gli amici a 4 zampe, con cane al guinzaglio di massimo 3 metri non retrattile. Infine cerchio rosso finale su domenica 17 per il 20esimo Trofeo Lidense a Ostia, sul misto di 15 chilometri. La primavera è lontana ma le giornate si allungano: non mollate neofiti, tenete duro appassionati, in bocca al lupo agonisti, stay strong! Stay Tabley Stay Run!
Info: 06.52355665
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Da diversi anni oltre al classico body building concentrato nella sala pesi, e a sviluppare metodi di allenamento per atleti di sport agonostici e non, da combattimento, alleno gran parte dei miei allievi con l’allenamento funzionale di gruppo o individuale, dove utilizzando anche spazi all’aperto e riscoprendo tutti gli elementi un po’ rudimentali come accosciate, piegamenti sulle braccia, uso della palla medica, di sacchi pieni di sabbia, bilancieri vogatori, kettlebells e rispettando proprio quei movimenti funzionali primitivi come la corsa, il salto, l’arrampicata, svilupperanno le qualità innate dell’uomo, fisiche e non. Nell’ allenamento funzionale la scelta degli esercizi, l’esecuzione, l’intensita’, la programmazione devono essere concentrati sul raggiungimento di un determinato obiettivo comune a tutti: quello di migliorare lo stato psico fisico che ci permettera’ anche andando avanti con gli anni di mantenere un giusto equilibrio: “un giorno mio nipote mi guardera’ con ammirazione quando da nonno riuscirò a prendere il suo pallone finito su un albero nel parco”, e “alla richiesta di condividere una corsa con lui sarò in grado di affiancarlo”. Ecco perché le persone da me allenate sono persone che cercano di raggiungere prima della “tartaruga addominale”, un sano equilibrio psico fisico, e insieme attuiamo un percorso che con qualche piccola ma piacevole fatica ci porterà alla meta. Insieme stabiliamo gli obiettivi da raggiungere, non i “falsi miracoli” abbandonati poi strada facendo, e cerchiamo la giusta motivazione che ci farà arrivare alla meta soddisfatti e con risultati di qualità, e il cambiamento e la qualità ottenuta creano così la spinta per continuare e non abbandonare mai perché quel benessere psico fisico raggiunto è semplicemente l’inizio. Kettlebell Basta digitare “kettlebell” su qualsiasi sito di video per rendersi conto come in tutto il mondo questo allenamento va alla grande, e come migliaia di utenti si filmino per mostrare a tutti i risultati raggiunti. Allenarsi con i kettlebells è senza dubbio efficace e funzionale, ma non esclude i pericoli. Io stesso mi sono avvicinato a questo strumento incuriosito da un corso organizzato dalla federazione di cui facevo parte, e superato l’esame, desideroso di conoscerli
meglio faccio corsi in giro per l’italia migliorando tecniche e accumulando sempre più esperienza. In uno dei tanti corsi vengo a conoscenza dell’IKFF (international kettlebell and fitnness federation) e grazie al maestro Antonio Saccinto e con molti sacrifici supero l’esame di i° livello. Qui ho avuto il piacere di conoscere il maestro Steeve Cotter e tornato a Roma con più entusiasmo ho proposto ed organizzato programmi di allenamento per i miei allievi, insegnando bene gli esercizi di base per costruire poi circuiti, percorsi più intensi, avanzati e differenziati. Sempre piu’ discipline sporti-ve utilizzano i kettlebell, anche a mio figlio lottatore di judo faccio utilizzare questo fantastico attrezzo vedendo e riscontrando su di lui un incremento di forza e prestazione atletica . Ma ciò che voglio ripetere all’infinito è il seguente concetto: nel primo periodo di allenamento con i kettlebell l’obiettivo principale non deve essere quello di cercare di incrementare il peso, ma concentrarsi sulla tecnica e sull’incremento dell’intensità al fine di arrivare all’esecuzione perfetta. Incrementa peso e intensità gradualmente, concentrati sulla tecnica anche se ti può risultare noiosa, previene infortuni, migliora i risultati… il principio da rispettare comune a tutti gli esercizi e per qualsiasi workout rimane sempre lo stesso: arriva all’ultima ripetizione con la tecnica perfetta! Tengo a precisare e ribadire l’importanza dei concetti suddetti proprio perché oggi l’utilizzo dei kettlebell avanza ma è anche vero che vedo sempre più gente allenarsi scorrettamente ed in maniera poco efficace perché si affidano a you tube o comunque a istruttori che utilizzano i kettlebell improvvisando circuiti e workout frutto di internet e mi ritrovo persone intimorite proprio perché reduci da infortuni Inoltre non penso che il kettlebell training debba sostituirsi totalmente all’allenamento tradizionale o addirittura come pensano in tanti di poter soppiantare l’allenamento con manubri e bilancieri con l’esclusivo kettlebell training , ma si devono integrare, alternare, completarsi al fine di ottenere massimi risultati, in tempi minori, con zero rischi e un sicuro miglioramento della qualità della salute. Il consiglio e’: “migliora il tuo corpo esteticamente, rendilo funzionale e allenati per scaricare l’anima dallo stress accumulato” . “non solo un fisico bello a vedersi , ma anche funzionale, capace di essere forte, resistente e flessibile”. Michele Vegliato, personal trainer, tecnico di II livello IKFF (international kettlebell and fitnness federation)
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foto di Rita Fusina
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[Proctologia alla mano]
La condilomatosi
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a maggior conoscenza della figura del proctologo, consente ai più di rivolgersi a detta figura professionale, con sempre maggior frequenza, interessandolo ai 360 gradi della sua sfera di azione. Questo mese vorrei trattenere l’attenzione dei numerosi affezionati alla rubrica “Proctologia alla mano”, su di una patologia di ordine infettivo per la quale, purtroppo, si deve riscontrare un discreto aumento di frequenza. La condilomatosi anale e perianale è una patologia virale, il cui elemento di base, il condiloma, è la tipica espressione di una malattia a trasmissione sessuale notevolmente contagiosa, diffusa specialmente negli immunodepressi e defedati da altre patologie. L’agente biologico responsabile è un virus noto come HPV. Il condiloma quindi è una neoformazione verrucosa, simile nella forma ad una cresta di gallo (da cui l’epinomo) che tende a confluire ad altri condilomi assumendo alfine le sembianze di un cavolfiore. L’infezione si trasmette per contatto cute-cute o mucosa-mucosa durante un rapporto sia esso vaginale, anale o orale, è comunque possibile, anche se decisamente più rara, il contagio tramite oggetti (asciugamani, biancheria intima, sanitari pubblici). I sintomi sono essenzialmente legati al prurito e solo in qualche caso ad un leggero sanguinamento. La diagnosi, in presenza delle lesioni, è visiva, e la visita, non deve limitarsi all’ispezione della regione perianale, ma deve sempre completarsi, non solo a scopo diagnostico, ma anche per meglio formulare l’indicazione terapeutica, con l’anoscopia onde visualizzare eventuali lesioni del canale anale.
Roberto Federici medico chirurgo
Dott. Roberto Federici Specialista in Chirurgia generale
Proctologia
(emorroidi, ragadi anali, fistole)
CHIRURGIA AMBULATORIALE DELLE ERNIE INGUINO-CRURALI Centro Salus Casalpalocco, Piazza Filippo il Macedone 23 (Centro comm.le Le Terrazze) tel. 06.50.91.53.05 e-mail rf@robertofederici.it
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Poche gocce di magia… … per chi odia la chirurgia
Il rinofiller o rimodellamento non chirurgico del naso è una delle più recenti applicazioni dei filler in medicina estetica. Si tratta di una tecnica che permette di rimodellare in maniera efficace e rapida il profilo del naso, correggendo ed eliminando alcuni difetti, senza ricorrere ad interventi chirurgici. Il rimodellamento non chirurgico del naso può essere una valida alternativa a basso costo ed a basso rischio (senza dolore, senza anestesia e senza convalescenza) rispetto alla rinoplastica chirurgica. Protocollo terapeutico: il trattamento si effettua in una sola seduta ed in regime ambulatoriale senza necessità di anestesia generale. Si tratta di microiniezioni subdermiche di un filler (Ac. Ialuronico) duraturo, ma riassorbibile. Impiego: per mezzo di questo prodotto, si può andare a migliorare il profilo del dorso, riempire irregolarità colmando le gobbe, sollevare la punta e correggere il “naso a sella”. In combinazione con la Tossina Botulinica elimina “l’abbassamento dinamicodella punta”, ovvero il pronunciarsi della punta sfuggente con la contrazione dei muscoli facciali. Risultati: gli effetti del trattamento sono immediatamente visibili e durano dai 6 ai 12 mesi. I tempi di riassorbimento possono variare in base a numerosi fattori (caratteristica del prodotto iniettato, esposizione solare, traumi, caratteristica personale, altri tipi di trattamenti estetici che possono prolungare o abbreviare la permanenza del prodotto). Come per tutti i trattamenti di medicina estetica per ottenere i risultati sperati è necessario rivolgersi a professionisti, che sappiano valutare attentamente la situazione della paziente e applicare il rinofiller in tutta sicurezza.
Medicina del Benessere STUDIO MEDICO MEDICINA E CHIRURGIA ESTETICA VISO E CORPO BLEFAROLIFTING NON CHIRURGICO CHIRURGIA DERMATOLOGICA CHIRURGIA PLASTICA CHIRURGIA E DIAGNOSTICA SENOLOGICA
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392. 10 43 382
RIABILITAZIONE LINFO VASCOLARE
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TRICOLOGIA
Un posto tranquillo Dott.ssa Giulia Migani
Il dialogo interiore Cari lettori, voglio iniziare questo anno 2016 con un argomento che fa riferimento al titolo e all’immagine che trovate ogni mese in questa rubrica: un cuore e un cervello che si tengono per mano e che decidono di andare in “un posto tranquillo” per comunicare. Cuore e cervello si parlano dentro di noi? Sì, sempre, sia che ce ne accorgiamo, sia in modo inconsapevole e automatico. Il dialogo interiore (o interno) può essere definito come la somma di tutte le attività mentali ed emozionali dirette a mantenere la visione di noi stessi, degli altri e del mondo. Ma come avviene questo dialogo interiore? Secondo l’Analisi Transazionale classica di Eric Berne sono gli Stati dell’Io che si parlano tra di loro. Per Berne uno Stato dell’Io è “un insieme coerente di sentimenti ed esperienze direttamente correlate ad un insieme coerente di modelli di comportamento”. Berne ne individuò tre: Stati dell’Io Genitore, Adulto e Bambino (abbreviati con le lettere G, A, e B). Successivamente altri studiosi hanno ampliato il modello, come il mio maestro Prof. Scilligo con l’AT socio-cognitiva che
pone in evidenza ben 12 Stati dell’Io. Ma restiamo con la teoria classica di Berne e proviamo a dare una descrizione semplice e comprensibile: lo Stato dell’Io Genitore è un insieme di sentimenti, pensieri e modelli di comportamento che sono stati incorporati dall’esterno, interiorizzando le relazioni con altri significativi, primi fra tutti i nostri genitori. Quando, per esempio, riproponiamo comportamenti o frasi e pensieri simili a quelli dei nostri genitori (o nonni), stiamo utilizzando in modo automatico il nostro Stato dell’Io G. Lo Stato dell’Io Bambino è profondo e arcaico. La persona agisce come il bambino che era anni prima e sperimenta allo stesso modo sentimenti, pensieri e comportamenti. Per esempio, se da piccolo riceveva attenzioni quando faceva il “bravo”, da grande ripropone questo modello compiacente per poter ricevere gratificazioni. Lo Stato dell’Io Adulto viene definito come un insieme autonomo di sentimenti, pensieri e modelli di comportamento che sono appropriati con la realtà attuale. È lo Stato dell’Io che gestisce il presente con strategie efficaci, che prende decisioni adeguate senza interferenze disturbanti dagli Stati
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Dott.ssa Giulia Migani - Psicologa / Psicoterapeuta / Analista transazionale socio-cognitiva / Mediatore Feuerstein PAS Basic e Standard I livello. EMAIL: giuliamigani@yahoo.it
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Un posto tranquillo Dott.ssa Giulia Migani
dell’Io Bambino, per esempio con i suoi timori, o dallo Stato dell’Io Genitore, per esempio con i suoi “slogan” o “diktat” incorporati dall’esterno. Ma questi Stati dell’Io “funzionano” separatamente? Direi che è proprio impossibile. Noi siamo comunque un tutt’uno. Quindi, quello che normalmente accade, sia in modo consapevole che inconsapevole, è che dentro di noi c’è sempre un grande “traffico” comunicativo tra tutti gli Stati dell’Io: il nostro dialogo interno. L’Analisi Transazionale ha evidenziato quelle che definisce “patologie” degli Stati dell’Io: Esclusione e Contaminazione. Semplificando molto, l’Esclusione si ha quando uno (o più di uno) dei 3 Stati dell’Io viene completamente escluso, non utilizzato dalla persona: per esempio, un borderline con comportamenti dirompenti, probabilmente ha “escluso” il suo Stato dell’Io G che dovrebbe dargli le “norme” con le quali regolare il suo comportamento. La Contaminazione invece si ha quando i confini degli Stati dell’Io si sovrappongono e lo Stato dell’Io Adulto elabora i dati di realtà sulla base di norme che gli provengono dal G oppure di emozioni che arrivano dal B. In altre parole, L’Adulto è “contaminato” quando assume norme, regole e valori introiettati dal G o ripropone decisioni arcaiche che gli vengono dal B ma che nel qui ed ora non aiutano la persona a gestire efficacemente la propria vita. Ebbene, questo accade praticamente sempre dentro di noi e, dal mio punto di vista, non è nemmeno un processo “patologico” ma fondamentalmente sano, perché vuol dire che dentro di noi i nostri Stati dell’Io si parlano e quindi che c’è confronto e comunicazione: appunto, il nostro dialogo interno. L’importante è che questo movimento interiore diventi consapevole, cioè che noi sappiamo come ci stiamo parlando, come stiamo funzionando in quel dato momento. Faccio un esempio: sto seguendo in terapia una giovane ragazza che presenta un funzionamento ossessivo. Senza entrare nei dettagli di quello che fa, la cosa che mi colpisce durante i nostri incontri è che lei racconta del rapporto con i suoi genitori in termini molto positivi ma non parla con loro di quello che le sta accadendo. E la invito a farlo, ma lei dice che lo fa e poi, nel momento in cui si trova a farlo, non dice nulla. Quindi le chiedo: “cosa ti sei detta in quel momento in cui hai deciso di non dire nulla?” e lei mi guarda con occhi sgranati… ma io sono sicura che in quel momento c’è stato un dialogo interno inconsapevole per cui lei ha preso la decisione di stare zitta. E il mio compito è quello di portarlo alla luce. Infatti (dopo un po’ di tempo), viene fuori che quando si dice (dal suo Adulto) che la cosa migliore è aprirsi con i suoi genitori, il suo Bambino impaurito dice che deve non dire nulla (sennò mi rifiutano), perché dal suo
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Genitore arriva la “critica” che, se dice quello che le sta accadendo, tutti (compresi i suoi genitori) la prenderebbero per pazza perché chi fa quelle cose è “pazzo”. Questo è un esempio di dialogo interno con doppia contaminazione dell’Adulto da parte del Genitore e del Bambino. È un dialogo interno con una connotazione negativa che spessissimo è il modo che usiamo per autosabotarci inconsciamente. Invece, il dialogo interno è una arma potentissima tanto da poterlo considerare davvero come il nostro migliore amico! Perché, cambiando il nostro dialogo interno, cioè il modo con il quale ci parliamo… ci trattiamo… possiamo cambiare la visione di noi stessi e del mondo e i nostri conseguenti comportamenti. Ci sono delle “regole” a cui possiamo fare riferimento, quando usiamo il nostro dialogo interno? In realtà no. Ma possiamo usare delle norme dettate dal buonsenso che poi sono quelle usate ogni volta che comunichiamo con gli altri o che diamo un feedback ad una persona che sta comunicando con noi. Il dialogo interno è bene che sia espresso in forma positiva. Per esempio dirsi ”io oggi mi sento proprio bene” ed evitare frasi come ”io oggi NON mi sento male”. Il ”non” è meglio evitarlo, perché viene inconsciamente “ascoltato” dalla nostra mente. Deve portare a qualcosa di costruttivo: per esempio ripetersi costantemente che riusciremo a superare un esame o una prova difficile è un dialogo interno che ci sostiene, piuttosto che ripetersi di continuo che non ce la faremo mai (che ci affossa). Deve essere espresso in modo semplice e diretto così che sia chiaro l’obiettivo che vuole raggiungere, senza troppi pensieri complicati che fanno rimuginare e che scaricano a livello energetico. Soprattutto, la cosa secondo me più importante, è imparare a sostituire la parola DEVO con la parola VOGLIO. È una cosa che io faccio sempre in terapia. Perché noi siamo abituati a darci delle imposizioni. È praticamente automatico. “Devo parlare con lui/lei”…. “Devi o vuoi?”. “Devo imparare ad ascoltarmi”…. “Devi o vuoi?”… vi assicuro, che quella piccola parolina cambia tanto, tantissimo… nel nostro dialogo interiore. Perché ci restituisce il potere su noi stessi e sulla nostra vita, che molto spesso dimentichiamo di avere.
Per cui… in questo giorno in cui praticamente tutti facciamo i “buoni propositi per il nuovo anno”… che il buon proposito sia soprattutto questo: “VOGLIO imparare a parlarmi in un modo con il quale mi apprezzo, mi sostengo e mi accompagno”. Usando i miei Stati dell’Io G A e B per darmi potere… e valore. Buon 2016 a tutti!
Dott.ssa Giulia Migani - Psicologa / Psicoterapeuta / Analista transazionale socio-cognitiva / Mediatore Feuerstein PAS Basic e Standard I livello. EMAIL: giuliamigani@yahoo.it
Decalogo di Valentina Mele
10 buoni propositi per l’anno nuovo. Gennaio 2016, eccoci qui... Sembrava essere lontano ed invece eccolo che arriva senza preavviso, come se i 12 mesi del 2015 non ci avessero avvisato. Comunque sia di fronte a noi abbiamo un bell’anno nuovo nuovo, pulito, stirato e pronto per essere usato e sfruttato da tutti noi. Gli ultimi giorni dell’anno sono sempre carichi di aspettativa, vi è quella strana sensazione che qualcosa sta per cambiare; i primi giorni dell’anno invece ci danno l’idea di essere pieni di possibilità, di opportunità. Si hanno davanti 12 mesi nuovi in cui si possono compiere numerose gesta (sì, insieme a Re Artù e ai cavalieri della Tavola Rotonda). Razionalizzando del tutto, si tratta solo di un passaggio da un giorno ad un altro, oggettivamente non cambia nulla dal 31 Dicembre al primo di Gennaio. Siamo noi che abbiamo deciso che allo scoccare della mezzanotte avremmo cambiato un numero e abbiamo dato a questo evento una grande importanza, ma in fondo va sempre bene avere l’idea di poter cambiare la nostra vita ad un certo punto. In questi giorni e con queste sensazioni che si smuovono dentro di me io stilo sempre una piccola lista di buoni propositi da seguire nell’anno appena iniziato, mi fa sentire molto meglio... generalmente già a Febbraio tale lista passa nel dimenticatoio fino al Gennaio prossimo ma chissà, forse qualcosina rimane dentro di me. Che ne dite se quest’anno la facciamo insieme?
1)PENSARE POSITIVO. Già vi ho visto, quando avete letto “propositi” avete storto il naso e pensato “tanto non li seguirò mai”. Errore! Anche se dovesse passare in secondo piano, la prima cosa da fare è sempre quella di pensare positivo. É inutile iniziare a fare qualcosa essendo convinti che non la si porterà mai a termine. Ogni nuova attività intrapresa deve essere accompagnata dalla positività e dalla certezza di completarla.
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2) AGIRE. Vi ho visto anche adesso. Dopo il primo proposito avete pensato “Va beh, tanto non inizierò nessuna nuova attività”. Errore! Abbiamo davanti a noi ben 12 mesi, 365 giorni... 366? é bisestile quest’anno! Quindi perché non accingersi in qualche nuova impresa? Diamo una smossa alle nostre giornate. Un corso di giardinaggio, cucina, ceramica, boxe, arrampicata... Tutto quello che nell’arco dell’anno vi fa pensare “mi piacerebbe provare” andate e fatelo. 3) PREOCCUPARSI DI SE STESSI. Tra il lavoro, la famiglia, il compagno, la compagna, i figli, ecc si finisce sempre per non avere un attimo di tempo per pensare a noi stessi. Ed invece un proposito per questo nuovo anno, e questo non va dimenticato, è quello di ritagliarsi un po’ di tempo anche solo per rilassarsi: una corsa all’aperto, una camminata o giro ad un centro
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benessere... insomma quello che preferite, anche starsene un’ora sdraiati sul letto a fissare il soffitto.
4) MIGLIORARE LA PROPRIA ALIMENTAZIONE. É risaputo: per stare bene fisicamente si deve mangiare bene. Non vi agitate, non sto parlando di dieta. Il proposito di Gennaio per antonomasia è la dieta. Non parlo di dieta ma di evitare alcuni cibi spazzatura che finiscono per farci stare male. Fissiamo magari un giorno al mese per quel panino che proprio ci piace da pazzi, o per le patatine fritte senza le quali non possiamo vivere. In fondo sarà un piacere più grande quando arriva quel giorno... qualcuno diceva che l’attesa stessa è piacere, no? … va beh lo so, è un’assurdità... l’attesa è snervante. Non si è mai visto nessuno in fila fuori ad un bagno, in attesa di poter espletare i suoi bisogni provare piacere, no? Se non aggiungo qualche proposito che si può tranquillamente ignorare sarebbero troppi da seguire, no? 5) VIAGGIARE. Sìììì, viaggiare, evitando le buche più dure... Abbiamo un mondo stupendo che ci circonda esploriamolo! Lo so, non ci sono i soldi, non c’è il tempo, bisogna lavorare... ma proviamoci! In fondo lavorare e mettere via qualche soldino, con l’idea di una viaggio indimenticabile nei paraggi, è più piacevole. Ormai si trovano viaggi per ogni esigenza e ad ogni prezzo. Non togliamoci l’opportunità di visitare lo splendore del nostro pianeta. 6) SPORT. Eh lo so, questa è un’altra nota dolente come il proposito della dieta malcelato. Per quanto possa essere vicino al sacrificio questo è un proposito che bisognerebbe seguire sempre, perché fa bene a noi stessi (uff che noia queste cose per il nostro benessere!). Tornare a casa dopo una bella ora sportiva, fidatevi, è veramente un gran piacere. Per chi fa già sport, l’ideale sarebbe imporsi un obiettivo al quale arrivare durante questi 12 mesi. 7) LEGGERE DI Più. Per gli spiritosoni che staranno dicendo “beh sto leggendo proprio adesso”, intendo libri! Dei bei libri pieni di azione, amore, storia, filosofia, risate o quello che volete. L’Italia è uno dei paesi in cui la vendita e la lettura in generale di romanzi è molto bassa ed essendo noi uno dei paesi con uno storico culturale molto alto sarebbe bello continuare a mantenerlo. Leggere rilassa, vi catapulta in luoghi mai visti, in situazioni magiche, in sentimenti nuovi. Solo immergendovi in un libro potreste attraversare l’al di là con Dante, combattere nella Terra di Mezzo, volare verso la seconda stella a destra, innamorarvi di qualche vampiro, conoscere da vicino Napoleone...
8) DORMIRE DI Più. Dormire fa bene, rende più belli e più simpatici, quindi per chi va a letto sempre troppo tardi, provate ad abbracciare Morfeo un’ora prima del solito. Oppure a concedervi un’ora nel pomeriggio. Ho detto “provate”, già vi sento sbuffare “ti pare facile con i figli, il cane, il lavoro...”. 9) ELIMINARE. Eliminate qualcosa di cui abusate e che nuoce gravemente alla vostra salute... ehm... devo aggiungere altro? Si è colta la citazione? 10) Infine ma non per importanza, anzi direi che questo è in assoluto il proposito più importante. ALLONTANARE LE PERSONE NEGATIVE. Allontanate da voi tutte quelle persone che vi hanno reso gli anni precedenti o solo l’ultimo pesante, faticoso e, in taluni casi, triste. Se potete allontanarle dalla vostra vita fatelo! Se invece siete costretti a frequentarli lo stesso, allontanateli almeno dalla vostra testa. Non permettetegli di logorarvi dentro, pensando a quello che vorreste dirgli, o al loro comportamento irrispettoso e maleducato. Vivete la vostra vita ed ignorate chi ve la storce! Auguro un Buon 2016 a tutti.
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Il meglio della scena indipendente italiana condensato in un’unica compilation in free download dal sito www.tabletroma.com RIGO - WATER HOLE - Rivertale Productions - Dici Rigo e pensi a Ligabue (con cui ha fatto un bel pezzo di strada insieme). Poi scorri il curriculum e vedi che ha suonato con gente in tutto il mondo. Da Willy De Ville a Elliott Murphy, da Robert Gordon a Mick Taylor, da Luciano Pavarotti a Steve Wynn. E ora pubblica questo bellissimo disco, con la complicità di Robby Pellati alle batterie e percussioni (che si inventa per l’occasione dei veri e propri set da zero). Le idee sono chiare. Americana, dark, Faulkner ma anche Carver sono i riferimenti chiari. Una matassa di suggestioni messe su disco registrando tutto rigorosamente “live”. Instant album. Sincero, vero, diretto. DIFIORE - SCIE CHIMICHE - L.M. European Music - Anche se è conduttore di Avenida Brasil (trasmissione di musica brasiliana in onda settimanalmente su Radio Popolare Network), Giordano Di Fiore, in arte Difiore, non è sicuramente una versione di Gilberto Gil italiana. Saldamente ancorato alla lezione del cantautorato italiano anni 70, con un timbro vocale che fa pensare al primo ed emozionante Luca Carboni, Difiore, dalla Bicocca (osservatorio sulla Milano periferica, una volta operaia), ci regala “scie chimiche” sempre diverse, sempre accattivanti. Nel disco ci sono due elementi fondanti: la politica (Scie Chimiche, Novecento, Compagni) e l’intimismo (Emotili, Ti voglio bene, In bilico, Occhi di donna), passando per la disillusione (Città Inutile, L’Amore non c’è, Perdere l’Ispirazione), la speranza (Un’altra carta) ed il dolore (Oriente). Una bella prova di cantautorato moderno,. BLACK BEAT MOVEMENT - LOVE MANIFESTO- La Grande Onda /Maninalto - Black Beat Movement è un collettivo di sei musicisti milanesi di nu funk, che mischia insieme urban noises, nu soul, d’n’b, rap e funk beats. Nel corso del 2012, anno in cui la band si è formata, hanno suonato in giro per tutta Italia, hanno registrato un EP, poi un album e altri concerti, arrivando alla considerevole quota di 150 concerti realizzati finora. Ora ritornano con un nuovo album. La formula è la stessa. Attenzione ai beat, ma anche groove bestiali (ascolta A New Dawn o The Plot, con guest uno dei rapper newyorkesi di punta del momento, m1dedpreez, per credere), a suoni eleganti, jazzy, o ad arrangiamenti originali ed eleganti come quelli per archi di Goosebump. Musica urbana italiana in linea con i suoni internazionali più avant garde. PAVESE RUDIE - PAVESE RUDIE - Baracca Records/Bizzarri Records - Con una band che lo ha supportato per questo album d’esordio che è tutta gente che ha fatto e sta facendo la storia del reggae capitolino e non (da Radici del Cemento a Banda Bassotti), Jacopo, in arte PAVESE RUDIE, inizia una storia solista (senza lasciare comunque BARACCA SOUND, di cui è membro attivo) in cui si mette un pò a nudo. Un album molto personale. Nei testi e nella musica emerge una profonda sintesi di tutti questi anni passati dall’artista in giro per palchi e dancehall. E’ questo un album Reggae con tinte hip hop, che rappresenta al 100% il percorso di crescita di Pavese Rudie. Musicalmente la scelta delle batterie digitali è stata la scommessa sulla quale ha più puntato., per cercare di raggiungere uno stile essenziale e potente, pulito ed incisivo. Dosare ogni strumento e cercare di inserirlo, proprio e solamente, quando ce n’era bisogno. Less is more, insomma... E si sente.
GATTUZAN - DOLCEVITA!- La stalla domestica / Astio collettivo - Il progetto Gattuzan nasce a Foligno, nell’estate 2011 da un’idea di Andrea Tocci (voce) e Federico Elia Marchetti (chitarra - voce). Il duo compone e registra in qualità homemade una notevole quantità di canzoni e nell’estate 2012 decide di ampliare la formazione arruolando Alessio del Rosso (basso-voce), Lorenzo Possanzini (Synth-voce) e Rinor Marku (batteria). In un solo anno di attività, la band riesce a scrivere ed arrangiare un poderoso doppio album d’esordio con ritmi esotici, melodie irresistibili, e un travolgente impatto nei numerosi live.”Dolcevita” esce per Astio Collettivo e contiene gli episodi migliori della produzione totale composta per questo disco, che conta circa 90 pezzi. Il risultato? 32 brani di cultural terrorism in lo-fi pop. VITTEK featuring RUVIO “Guardavo te” - Partecipa anche tu come i gruppi di Lunatik a Vittek Tape il programma ufficiale di Vittek Records e fai passare il tuo brano in oltre 70 radio FM e web tra in ben 20 stati tra cui Italia, Usa, Uk , Albania, Belgio,Croazia, Spagna,Francia ,Maldive, Belize, e tanti altri. Per info vittekrecords@gmail.com Scopri le uscite di Vittek Records di gennaio in free download su www.vittekrecords.com
Mei featuring CORTEX “Cantautore mi fai pena” - A seguito della Liberalizzazione del Mercato dei Diritti Connessi e di Copia Privata del 2013, la gestione di tali diritti viene affidata alle società di collecting autorizzate dal Dipartimento Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio. AudioCoop è stata autorizzata e si occupa di far pervenire ai propri associati i diritti di copia privata sulle produzioni e i diritti connessi sulla diffusione gratuita di musica. Ti aiutiamo a incassare i tuoi compensi: se sei un produttore, se sei un artista che ha realizzato un’autoproduzione scrivi a segreteria@audiocoop.it.
VELODRAMA - L’ETICAMORALE - Edel - La rock band romana Velodrama fa il suo esordio discografico con l’album “L’ EticAmorale” per Latlantide, distribuito da Edel. Il disco, prodotto da Alex Marton, è stato anticipato da due singoli in radio: Io personalmente me ne frego”, e “I miei giorni d’ anarchia”, manifesti programmatici e sonori di una band che dimostra la capacità di sapere scrivere canzoni di power rock con una predisposizione naturale ad aperture pop sempre efficaci, e allo stesso tempo riesce a scrivere testi mai scontati, di denuncia, di indignazione, andando a descrivere con lucidità quell’eticAmorale di cui siamo circondati oggi, 2015. Un disco attualissimo. debolezze, delle nostre insicurezze, delle nostre insoddisfazioni, della nostra nostalgia”. Il tutto a ritmo di un power pop con grandi strutture di chitarre e basso wave e testi spesso agro-dolci, malinconicamente realistici.
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Le uscite del mese di Cristina Ippoliti
AL CINEMA: “Il Piccolo Principe” di Mark Osborne In uscita nelle sale cinematografiche italiane, la rivisitazione di un libro che ha scritto la storia contemporanea della letteratura europea. Una narrazione per sognare, per riflettere, per educare all’emozione e al sentimento, che tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo letto. Alle elementari ci è stato presentato come esempio di rispetto della persona e della diversità, della salvaguardia dell’ambiente, della pace, valori dei quali, a 71 anni dalla sua pubblicazione, non siamo ancora possessori. Il Piccolo Principe ha venduto 145 milioni di copie nel mondo (16 milioni soltanto in Italia) ed è stato tradotto in più di 270 lingue e dialetti. La storia che viene raccontata è quella di una bambina, che si trasferisce con la madre in un nuovo quartiere. Qui dovrà impegnarsi nello studio seguendo il desiderio e le orme della madre, la quale, donna in carriera, vuole assolutamente che la figlia si inserisca nei corsi della prestigiosa “Accademia Werth”, finalizzata a formare i manager del futuro. Il nuovo vicino di casa è un anziano aviatore che prende a raccontare alla bambina del suo incontro, avvenuto tanti anni prima nel deserto africano, con un Piccolo Principe giunto sulla Terra dopo un lungo viaggio tra gli asteroidi. La pellicola di Mark Osborne (già regista di Kung Fu Panda), distribuita da Lucky Red, è stata realizzata in animazione CGI e stop motion con un budget di 80 milioni di dollari, ed è al cinema a partire del primo dell’anno. A dare voce all’aviatore nella versione italiana del film è Toni Servillo.
IN LIBRERIA:“Cairo Automobile Club” di ‘Ala Al-Aswani
Fine degli anni Quaranta del Novecento, Africa, Egitto. Siamo di fronte ad uno stato governato da monarchi pronti a fare affari e a svendere il proprio popolo ad aristocratici e diplomatici d’ogni sorta, basta che siano europei. Tra le fila di un esercito di servitori e impiegati, scorre in avanti, inarrestabile, la vita comune. Scopriamo, così, gli ultimi sussulti dell’Egitto pre-nasseriano: l’arroganza delle classi dominanti, la miseria dei reietti, il risveglio del sentimento nazionalistico. Emergono le crepe di una nazione sopra la quale sta per iniziare a soffiare il vento del cambiamento, e nel microcosmo del Cairo Automobile Club, fremono i tempi e l’esplosione rivoluzionaria che di lì in poi, fino ai giorni nostri, infiammerà il paese.
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MUSICA: “This Is Acting” di Sia. A fine mese sarà il momento di “This is Is Acting”, il nuovo album di Sia, con il suo settimo LP in carriera. Indiscrezioni e rivelazioni trapelano da parte della cantante stessa per mezzo dei social. A detta della cantautrice australiana, il disco è composto da canzoni originariamente pensate per altri: il singolo che anticipa il lavoro del 2016 è un pezzo che già da qualche tempo passa per le nostre radio: si tratta di “Alive” (scritto insieme a Tobias Jesso Jr). La copertina è stata pubblicata in anteprima sul profilo Instagram dell’artista.
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Non dite mai “mercatino dell’usato”... Di Manina In Manina è una boutique del “seconda mano” solo in perfette condizioni con tante cose anche NUOVE E FIRMATE. Entrare nel mondo di “Di Manina In Manina” vuol dire scoprire un nuovo eco-stile di vita: risparmiare, anche a favore dell’ecologia. Qui si può trovare tutto, proprio tutto, per bimbi da 0 a 12 anni.
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La logica dello “Scambia, non sprecare” e “Ricicla, non eliminare” viene portato avanti da Chiara, giovane titolare dell’attività che, con il suo entusiasmo e il suo credo nel rispetto dell’ecologia, testimonia con la pratica di ogni giorno uno shopping per persone avanti. Lei ha capito che si può dare una seconda vita ai nostri articoli, quelle cose che ci hanno dato emozioni, possono ancora farlo con altri, basta metterli a disposizione e, così facendo, beneficiare di un grande risparmio economico. Chiara gestisce questa attività con la logica del “punto di incontro”, non è inconsueto infatti trovarvi una mamma che allatta ascoltando musica new age, o un papà seduto in terra con il proprio bimbo mentre scelgono insieme un gioco o un libro (spesso in lingua straniera). Genitori con i bimbi nel mondo della pubblicità, dello sport e del cinema vengono a portare le loro magnifiche cose per metterle a disposizione di altri. Molte mamme “conosciute” frequentano Di Manina In Manina per i loro scambi, perché hanno capito che il risparmio è determinante per la società e il riciclo lo è per l’ambiente. Moltissimi articoli sono nuovi e firmati Il motto della giovane titolare è, da sempre, IL MEGLIO AL MENO. quindi, perché spendere di più per avere le stessa cose?
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M ozart News Testo e Fotografie di Barbara Donzella
We want Roma 2024
cisare il Presidente del Coni, Malagò: “Questa non è una candidatura solo di Roma, ma di tutta l’Italia!”, che grazie al connubio sport, cultura ed arte ha tutte le carte in regola per vincere questa sfida, che, peraltro, porterebbe 550 mila posti di lavoro per il tempo della manifestazione e 15 mila a tempo indeterminato. Alla kermesse hanno partecipato, in una virtuale staffetta, campioni olimpici del 1960 tra cui Livio Berruti, Nino Benvenuti (che vinse contro Cassius Clay), Salvatore Gionta e campioni più recenti come Yuri Chechi, Carlton Myers, Fiona May, Andrea Lucchetta, Marta Menegatti e tanti altri, con l’auspicio di poter accendere la fiaccola olimpica sul suolo italiano e passarla alle nuove generazioni di atleti. Grande risalto è stato dato, inoltre, agli atleti paraolimpici, che nella scorsa edizione hanno arricchito il medagliere italiano di ben 28 medaglie. Tra quest’ultimi ci sentiamo di fare un applauso speciale alla agguerrita Annalisa Minetti (bronzo alle paraolimpiadi di Londra 2012 nei 1500 metri T12 e campionessa mondiale nel 2013 degli 800 metri T11), la quale ha ricordato come la disabilità sia una difficoltà ed una sfida da affrontare, perché come ha giustamente sottolineato anche Pancalli (anche pluricampione pentathlon paraolimpico): “Dietro ogni differenza c’è una persona e lo sport insegna questo!” Infine per 6 giorni sulla fontana di Trevi verranno proiettate le immagini della candidatura di Roma alle Olimpiadi…uno spettacolo tutt’altro che convenzionale! Anche noi di Tablet faremo il tifo per Roma, perché come diceva il messaggio augurante alla fine di questa bella manifestazione: “Il futuro appartiene a chi crede nella bellezza dei propri sogni” e credendoci sogneremo anche Noi, per poter dire all’Olimpiade di Roma 2024: c’ero anch’io!
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Lunedì 14 dicembre 2015 al Palazzetto dello sport di Viale Tiziano, costruito in occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960, il presidente del Comitato Promotore Roma 2024, Luca di Montezemolo, il vicepresidente Luca Pancalli ed il presidente del Coni, Giovanni Malagò hanno presentato il logo che accompagnerà la candidatura dell’Italia in vista delle 33esime Olimpiadi e Paraolimpiadi del 2024. L’evento si è svolto di fronte ad oltre duemila ragazzi - provenienti da diversi istituti superiori della regione - alcuni dei quali sono stati anche premiati per aver vinto in varie discipline sportive, durante i Campionati Studenteschi. Una menzione d’onore a parte va all’Istituto comprensivo “ W. A. Mozart”, del XIII Municipio di Roma, unica scuola media in tutta Italia ad avere una sezione sportiva formata dalla classe 1 E, a cui quest’anno si è aggiunta anche la 1 G. Questo bel progetto, in cui fortemente questa scuola ha creduto - come ci ha spiegato la Prof. Cristiana Sottile - ha come obiettivo primario quello di dare la possibilità a tutti gli alunni che praticano sport a livello agonistico, amatoriale, alunni DSA-BES, disabili che necessitano di sostegno ed alunni in grave disagio economico, di poter coniugare lo studio con la passione per lo sport, dando a tutti pari opportunità di crescita e sviluppo personale. Un simile risultato è reso possibile anche grazie al prezioso sostegno fornito dall’Associazione Sportiva “Le Cupole”, nella persona di Maurizio Pierazzolo, che, oltre ad essere uno degli sponsor del progetto – che ha permesso di dotare la sezione di divise, strumenti per la didattica, defibrillatore e corsi di Primo Soccorso per i ragazzi – gentilmente, ogni mese, ospita le suddette classi, mettendo gratuitamente a disposizione le strutture della propria associazione. Tornando, però, alla manifestazione, alle 11 in punto è stato finalmente svelato il logo scelto dal Comitato Promotore e rappresentato da un suggestivo Colosseo tricolore. La corsa che porta alle Olimpiadi del 2024 è lunga e si concluderà solo a settembre 2017, quando a Lima si conoscerà la città prescelta come sede ufficiale dell’evento, ma il Comitato Promotore italiano ha lanciato un messaggio forte agli altri competitors in lizza ed al Comitato olimpico Internazionale: “ Vogliamo le Olimpiadi!”. E non è un caso che l’hashtag scelto per pubblicizzare l’evento sui social network sia stato #wewantRoma2024. Sarebbero stati anche già individuati i tre poli scelti per accogliere la manifestazione: il Foro italico, Tor Vergata (che nelle intenzioni dei promotori dovrebbe diventare un’espansione della città di domani, con l’avvio di lavori di costruzione del villaggio olimpico e potenziamento delle infrastrutture) e l’area della Fiera di Roma. L’intento è infatti quello di lasciare, dopo le Olimpiadi, qualcosa anche alla città, per migliorare la vita dei romani. Come ha tenuto a pre-
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L’universo dei correttori
Una volta che abbiamo fatto le eventuali correzioni applicheremo il fondotinta ricordandoci di picchiettarlo sul di esse, poi passeremo la magnifica e comunemente polvere di riso o la cipria per fissare il fondotinta e le nostre correzioni. In questo modo la nostra base sarà più luminosa e meno appesantita. Speranzosa che questi consigli possano ritornarvi utili vi auguro un buon trucco!!
Giuseppina Montaruli - Visagista Freelance c/o Centro Estetico Somawell - Parchi della Colombo 349/7861613 giusymont@gmail.com
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Personalmente adoro i correttori perché una volta che impari ad utilizzarli ti permettono di correggere delle imperfezioni del viso senza soffocare la pelle e farla apparire più luminosa. In commercio ci sono tanti correttori, i più comunemente usati sono tre: gli orange per coprire le terribili occhiaie; i green per i rossori e di conseguenza i brufoli; i beige che ci permettono di illuminare e fissare gli ombretti sulla palpebra mobile e fissa dell’occhio. Spesso mi capita di conoscere persone che non usano fondotinta perché sentono la propria pelle appesantita dai prodotti che usano, ma io consiglio di utilizzare i fluidi perché sono più leggeri e meno pesanti e sono importanti perché proteggono la pelle da continue variazioni climatiche. Però un fondotinta non è sufficiente per coprire le imperfezioni. In questi casi vanno utilizzati i correttori, da me utilizzati in crema anziché fluidi perché risultano più coprenti. Tutte le correzioni si possono fare o prima o dopo l’applicazione del fondotinta. In presenza di occhiaie, l’incubo femminile, bisogna usare i correttori orange, perché nella colorimetria i colori caldi annullano i freddi e di solito l’occhiaia è di colore bluastro. Si picchietta il prodotto nell’incavo che vediamo tra naso e occhio trascinando il prodotto. Non bisogna mettere il correttore sotto gli occhi: è un errore che tutti fanno perché sono convinti che l’occhiaia è li. Ma questo è sbagliato perché durante il corso delle ore il prodotto potrebbe depositarsi nelle rughe di espressione creando segni sul viso. Se sul nostro viso appaiono brufoli, rossori creati dagli agenti climatici e la cuperose, dobbiamo usare i green. In commercio spesso mi capita di vedere dei correttori sul verde che personalmente possono risultare esagerati perché se distrattamente metto più prodotto, posso dare sul viso un colore troppo olivastro soprattutto se tratto una zona più ampia. Di solito un green e color carne meno rosato. Si picchietta in maniera delicata perché in presenza di rossori vuol dire che la pelle e più sensibile e nel caso di brufoli si mette più prodotto al centro e ci si allunga agli estremi. Da ricordare che però non riusciamo a coprire lo spessore dei brufoli. Un altro correttore fantastico e per me miracoloso è quello beige. Può essere utilizzato sulle due palpebre mobile e fissa per rendere quella parte più luminosa perché di solito è di colore marroncino. Ci serve per fissare l’ombretto affinché duri tutto il giorno e ha la funzione di primer. Possiamo metterlo all’esterno dell’occhio per rendere più luminoso il nostro trucco, sullo zigomo se vogliamo mettere in evidenza le guance come la Ferilli, e se abbiamo qualche buchetto creato dalle cicatrici possiamo riempirli con il correttore.
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Buona Musica a tutti Affinché il 2016 possa essere un anno originale e non scontato anche gli ascolti devono poterlo accompagnare con qualcosa di nuovo, diverso e non convenzionale
Maria Antonietta
la chitarra in mano. Una che suona le sue cose e, ogni tanto, si fa accompagnare dalla band dei Chewingum. Maria Antonietta, al secolo Letizia Cesarini, ha fatto la gavetta aprendo i concerti di gente un po’ più affermata di lei in giro per l’Italia. Ha una bel magnetismo sul palco e quando suona, nonostante la sua fisicità delicata diventa una gigante. Bella voce e testi interessanti. L’ultimo EP risale al febbraio 2015 s’intitola “Maria Antonietta loves Chewingum”. Brano consigliato: “Tra me e tutte le cose”. Ultima, ma non meno importante, arriva prepotentemente l’elettronica. L’artista che si merita l’ascolto attento nel 2016 è Giulio Fonseca meglio conosciuto come Go Dugong. Il musicista milanese è un vero e proprio artigiano del suono. Esploratore instancabile ha costruito un album, “Novanta”, dove ha raccolto sonorità da tutto il mondo e lo ha fatto seguendo il percorso di una famosa linea circolare di Milano; quella del 90 appunto. Si tratta di un autobus che attraversa tutta la periferia milanese dove si incontrano mescolanze di lingue, culture e tradizioni diverse. Nel rispetto dell’armonia fra i popoli e nell’esaltazione delle varie bellezze culturali il disco di Go Dugong è un magnifico esempio di capacità creativa e di ricerca musicale. Brano consigliato: “Balera Favela”. Queste le dritte per gli ascolti del 2016; detto ciò, BUONA MUSICA A TUTTI!
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Inizia un nuovo anno e con lui tutta una nuova musica! Si dice sempre così però poi le cose che passano alla radio sono sempre le stesse. I concerti sold out nelle prestigiose location sono quelli dei soliti cantanti triti e ritriti. Eppure qualcosa di nuovo si sta muovendo propio qui in Italia. Già perché, da un po’ di tempo girano voci, facce e suoni nuovi nella penisola e allora con l’occasione di augurare a tutti un buon 2016 vi consigliamo tre artisti nostrani promettenti e originali. Partiamo con la vera rivelazione di fine 2015: Calcutta. Cantautore trapiantato a Roma dalla provincia (viene da Latina), è un tipo schivo, sembra timido e chiuso in se stesso ma le immagini che dipinge nelle sue canzoni sono disarmanti e originali. Il disco che lo testimonia si intitola “Mainstream”, si tratta di un album onesto ricco di canzoni divertenti e malinconiche allo stesso tempo. Calcutta ha 26 anni ed è cresciuto nella noia dei sobborghi, tutto questo è presente nelle sue canzoni e nella sua capacità vedere le cose con occhi disincantati ma attratti dalla magia della quotidianità. Brano consigliato: “Gaetano”. Passiamo alle quote rosa, lei si chiama Maria Go Dugong Antonietta, viene da Pesaro ed una ragazza con
Calcutta
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Si comincia con il genere di tessuto che da quando è nato si può dire abbia spopolato per generazioni, tagliato soprattutto per i pantaloni jeans, ma in innumerevoli varianti è stato utilizzato per gonne, camicie, salopettes e addirittura borse. Di origini europee il tessuto di Nimes viene tinto con il blue di Genova, e nel gergo anglossassone i termini si trasformano in Denim e blue jeans. Nonostante le origini siano riconducibili agli inizi del XVI° secolo in Europa, il successo i jeans lo avranno in America, grande produttrice di cotone, alla fine del XVIII° secolo con la nascita della Levi Strauss. Dal 1920 fino ai giorni nostri, il Blue Jeans è stato l’emblema dell’abbigliamento western (1920), del tempo libero (1930), simbolo di contestazione al sistema americano e divisa per gli aderenti ai movimenti per i diritti civili (1960/1970).
Steve McQueen, fotografato da William Claxton a Columbus in Texas nel 1963. Vestito con pantaloni della levi’s e una camicia western della Wrangler, molto somigliante a Cary Grant, rappresentava l’ascesa di una nuova aristocrazia hollywoodiana.
Le salopettes (bib overalls) vengono prodotte da Levi Strauss & Co. con il marchio Two Horse Brand, inizialmente come i 205. Questi esempi sono datati 1920. Inizialmente utilizzato come indumento da lavoro per la resistenza e la comodità del tessuto Denim, negli anni ‘60 vengono indossati quotidianamente dai giovani di entrambi i sessi, fino a divenire capo cult negli anni ‘70.
501 Waist Overalls (pantaloni alla vita) del 1939. L’etichetta rossa sulla tasca posteriore fu introdotta nel 1936 e le rivettature nascoste di rinforzo nel 1937. Lo stesso anno sparirono i bottoni dietro a cui si agganciavano le bretelle.
Paul Newman, generalmente vestito in Lee Riders, con abbigliamento dei guardaroba di Hollywood, nella fotografia con Lee Marvin sul set di Pocket Money del regista Terry O’Neill, opta invece per l’aspetto genuino del cowboy in jeans della Wrangler.
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NUOVO CENTER SERVICE C O N V E N Z I O N I C O N L E M A G G I O R I C O M PA G N I E D I L E A S I N G
+Eventi Roma di Valentina Ecca
Pochi ma buoni. Non c’è troppa carne al fuoco per questo inizio 2016 ma la musica continuerà comunque a suonare nella Capitale A gennaio le danze si aprono con diversi concerti ed eventi culturali tra palazzetti dello sport, locali notturni e teatri. Si parte con la musica folk il 5 gennaio al DalVerme. Il locale romano ospiterà una serata con Pat Atho, Rocker Ritz e Holèg. Per gli amanti del rap nostrano Coez sarà live all’Orion con il “Niente che non va tour” il 16 gennaio. Nella stessa location ci saranno anche The Darkness; la band inglese capitanata dall’istrionico Justin Hawkins sarà nella Capitale il 23 gennaio per l’uscita del nuovo album “Last of our kind”. Arriva a Roma anche il cantautorato americano, come rappre-
tantessa catanese aveva interrotto il tour europeo proprio dopo aver vissuto barricata nella sua stanza d’albergo la terribile notte degli attacchi terroristici nella capitale francese. Sembra la musica, però, possa riprendere anche per lei che sarà live all’Auditorium Conciliazione il 20 gennaio. Non sembrano essere tantissimi gli eventi per questo primo mese dell’anno però ci sarà sicuramente bella musica in giro; questo è l’importante.
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sentante ci sarà Christopher Paul Stelling al Monk Club il 29 gennaio. Una delle occasioni davvero imperdibili di questo primo mese del 2016 la offre, però, L’Auditorium della Conciliazione con il “Disney Fantasia” Live in Concert. Uno dei più bei film animati di tutti i tempi arriva in versione concerto; dal 5 all’8 gennaio, infatti, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia riprodurrà le musiche del cartone Disney mentre le immagini verrano proiettate su grande schermo. Si potranno ascoltare La quinta sinfonia di Beethoven o l’Uccello di fuoco di Stravinskij il tutto seguendo le imprese del piccolo topolino in versione apprendista stregone. Torna, dopo una pausa dovuta allo shock subito durante gli attentati di Parigi, Carmen Consoli. La can-
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Marketing di Luca Novelli
CEO della Novelli ADVISOR
La pubblicità. Anima del commercio Negli ultimi decenni la pubblicità ha avuto una notevole trasformazione oltre che un notevole incremento. Essa oggi può essere definita per la sua grande espansione un “fenomeno sociale” poiché ha perso di vista quelli che sono gli scopi per i quali è nata. Le sue prime comparse sono avvenute attraverso l’industrializzazione del diciannovesimo secolo durante il quale le industrie in espansione sentirono il bisogno di allargare il proprio mercato dando così di conseguenza più importanza al ruolo della pubblicità. Oggigiorno essa però ha assunto ruoli diversi che vanno oltre quello informativo, essendo il nostro un tipo di economia basato sul consumismo (cioè la felicità del possesso e del consumo di beni materiali). Molte volte, soprattutto le piccole Aziende, sono tentate nell’investire del denaro in Pubblicità, ma si auto convincono ancora più spesso che non ne vale la pena o che non sia redditizio, ancora prima di capire chi e come li rappresenta nel settore. É bene scegliere con cura lo Studio al quale si vuole affidare l’immagine e la pubblicità visiva della propria Azienda, e dev’essere sempre cura dello Studio, lavorare ed impegnarsi affinché il cliente sia soddisfatto, ma soprattutto abbia un ritorno economico.
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Ci sono aziende di spessore mondiale che ancora oggi investono un capitale fisso in pubblicità, un esempio per tutti: nel 2004 la Coca-Cola ha speso 2,2 miliardi di dollari per pubblicizzare i propri prodotti tramite la carta stampata, la radio e la televisione. É stato un buon investimento? Quell’anno la Coca-Cola ha guadagnato quasi 22 miliardi di dollari.
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Questo significa che ad ogni dollaro investito, ne ha guadagnati dieci. Ovviamente dietro tutto questo c’è uno Studio dettagliato ed una preparazione maniacale della grafica da andare a proporre. Vedo molte Aziende che utilizzano come forma pubblicitaria il Flyers, in gergo “Volantino”, utilizzando la distribuzione “Door to Door” (porta a porta). É redditizio? A mio avviso può esserlo, anche se, ovviamente a quel punto la grafica incide per il 90%, quindi bisogna cercare di trasmettere il messaggio con una grafica che sia consona al tipo di messaggio che si vuole trasmettere. Un’alternativa molto valida e sicuramente più economica può essere la Pubblicità attraverso riviste locali, oppure attraverso i Social Network. Oggi, con i Social è molto semplice decidere il Target al quale si vuole trasmettere il messaggio e si può decidere un Budget giornaliero da investire (anche se è il meno consigliato). Ad ogni modo, la migliore pubblicità la fate voi stessi, cortesia, disponibilità e professionalità sono alla base di tutto. A noi piace lavorare con Aziende rappresentate da persone serie e solari, ed è sempre bello crescere insieme.
Mestieri A cura della Citta’ dei Mestieri
SCEGLIERE IL PROPRIO FUTURO
Formarsi al meglio per trovare una occupazione FORMARSI AD OSTIA CIOFS – via Marino Fasan, 58 (14/18 anni) – (ristorazione (cucina e servizi sala bar, benessere-acconciatore) - 06/5673502 OPEN DAY: merc. 20/1/016-sab. 23/1/016-merc. 27/1/016-merc. 3/2/016-sab. 6/2/016-merc. 10/2/016-sab. 13/2/016-merc. 17/2/016-sab. 20/2/016-merc. 24/2/016-sab. 27/2/016
PIER PAOLO PASOLINI – via D. Baffigo, 143 – 06/5614942 (Elettricisti civili e industriali ed Estetica) SCUOLA ALTA FORMAZIONE SETTORE ALBERGHIERO E RISTORAZIONE via Bernardino da Monticastro, 1 – Castelfusano – 06/68437263 ALBERGHIERO (CENTRO PROVINCIALE) – APPRENDISTATO via Bernardino da Monticastro, 3 – 0656470963 ISTITUTI SUPERIORI FARADAY – informatica e telecomunicazioni, meccanica, elettronica CARLO URBANI – odontotecnica, grafica industriale GIULIO VERNE – commerciale ambito turistico MAGELLANO – tecnico, commerciale TOSCANELLI – tecnico, commerciale turistico, geometri FORMARSI CON ROMA CAPITALE – corsi gratuiti (16/18 anni – 16/29 anni) Preiscrizione nei mesi di gennaio/febbraio, cui farà seguito una prima fase di orientamento. L’iscrizione dovrà essere formalizzata dal 1 al 31 luglio presso le segreterie dei centri: CFP Enzo Baldoni, CFP PP Pasolini, CFPS. Antonio, CFP Teresa Gullace, CFP Luigi Petroselli, CFP Nicoletta Campanella, CFP Ernesto Nathan, CFP Simonetta Tosi, CFP Aldo e Lella Fabrizi. SCUOLE D’ARTE E DEI MESTIERI ROMA CAPITALE Scuola Ettore Rolli (fotografia, grafica, informatica, pittura, web design) Scuola scienza e tecnica (arredo, erboristeria, fotografia, web master) Scuola arti ornamentali (affresco, arazzo, incisione, restauro) Scuola Nicola Zabaglia (Autocad, ceramica, disegno, pittura) ENGIM SAN PAOLO –Formazione,orientamento,cooperazione
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Giro di boa dell’anno scolastico. E, per tutti gli studenti, soprattutto per quelli che frequentano la terza media, è il momento fatidico: quale strada intraprendere? Quale percorso di studi scegliere per perfezionarsi? Una domanda epocale se si considera che questo particolare momento della vita corrisponde alla tenera età di 13/14 anni! Il dato di fatto è questo e, nonostante si discuta da tempo sulla eventualità di allungare il percorso di studi “medi” così da consentire ai ragazzi di scegliere il proprio futuro almeno a 15 anni, per il momento le cose stanno così. Tempo di scelte dunque e gli istituti in questi giorni approntano Open Day, proprio per dar modo agli studenti di conoscere il ventaglio di proposte, la vasta gamma di situazioni tra le quali poi individuare quella che si ritiene la più giusta. La mobilitazione riguarda studenti, genitori, insegnanti e “orientatori”. Tutti chiamati a dipanare la matassa, il groviglio di incertezze che, tranne in casi rari, è nella testa dei giovanissimi. Una buona formazione, un indirizzo per il quale ci si sente portati, è alla base di un buon inserimento nel mondo del lavoro. È pur vero che quando si ha bisogno di lavorare ci si adatta a tutto ma è altrettanto vero che alla lunga, l’insoddisfazione si presenta puntuale con tutte le incombenze del caso. Ecco perché la scelta, per quanto possibile, deve essere quella giusta. Salvo poi ripensamenti e, anche in questo caso si può recuperare. Informarsi diventa quindi fondamentale. Ed allora, oltre ai consueti percorsi di studio (licei ed istituti professionali) ecco una serie di situazioni che, al termine degli studi, possono consegnare un diploma o un attestato utile a spalancare le porte del mondo del lavoro. Si tratta per lo più di percorsi formativi gratuiti, che consentono una specializzazione; quali ad esempio Il Ciofs, il Pier Paolo Pasolini o ancora la scuola alberghiera. In questi casi peraltro si tratta di corsi triennali che consentono anche a chi ha lasciato prematuramente la scuola (dopo la terza media) di recuperare il tempo perduto. Percorsi da non sottovalutare in quanto, nonostante il limitato tempo di studio) permettono di ottenere una specializzazione, una qualifica che riporta ai mestieri e apre le porte, perché no, all’auto imprenditorialità. Specializzarsi in grafica, estetica, cucina, accoglienza e promozione alberghiera; o scegliere un indirizzo amministrativo/segretariale o ancora le metodologie didattiche innovative (tutto Ciofs) può essere il percorso giusto da intraprendere. Una cosa è certa: serve uno scambio di vedute con amici/coetanei, con i genitori e con gli insegnanti.
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Si è conclusa con soddisfazione dell’Associazione Commercianti del Centro Commerciale Le Terrazze, la lunga manifestazione natalizia. Il programma proposto ha divertito ed animato i visitatori, con le visite di Babbo Natale con la slitta e gli Elfi, e gli intrattenimenti del “Danny Show”. L’elegante allestimento di luci ha fatto da cornice alla presenza dei personaggi di Frozen e al consueto Mercatino della seconda domenica del mese, che ha registrato una notevole presenza di pubblico nella eccezionale tre giorni. L’Associazione Commercianti de “Le Terrazze” nel ringraziare tutti i partecipanti rinnova gli auguri di Buon Anno, attendendo i clienti per i Saldi 2016!
centro commerciale Le Terrazze Piazz.le Filippo il Macedone - Casal Palocco
S istema Binario di Simona Gitto
Chi ha paura dell’AI?
stione, Elon Musk, Ceo di Tesla Motors e Space X, grande adulatore della tecnologia AI, dopo aver paventato una poderosa minaccia alla nostra sopravvivenza un anno fa, ha ridimensionato il pericolo alla necessità di uno sviluppo più responsabile, annunciando la nascita di una società di ricerca non-profit, OpenAi, che si occuperà di studiare ma anche costituire da organo di controllo sull’evoluzione di tutte quelle tecnologie che tentano di imitare il cervello umano. Questo, perché si riconosce l’utilità di tale tecnologia e le sue potenzialità, ma si riconosce anche che devono poter essere patrimonio di tutti, e che non devono rispondere unicamente ad interessi puramente economici (e potenzialmente pericolosi). OpenAi dovrebbe poter godere di finanziamenti provenienti da finanziatori e investitori, ma sempre gestiti dall’ente, che così potrà controllarne le possibili derive applicative. Al momento, l’ente è alla ricerca di ingegneri, scienziati, che si impegnino nello sviluppo dei nuovi progetti in programma, e tra le abilità richieste spicca, ovviamente, il deep learning, le tecnologie relative all’apprendimento automatico, che si basano su diversi livelli di rappresentazioni, attraverso architetture che si inseriscono in algoritmi creati a partire da dati forniti dagli uomini. Il messaggio di fondo, di Elon Musk con OpenAi, resta in sostanza legato all’intelligenza. Non tanto artificiale in questo senso, quanto più quella espressamente umana. Serve intelligenza per far sì che questi sviluppi tecnologici non prendano una piega pericolosa e possano invece essere utilizzati in maniera oculata con risvolti utili per tutti. Questo può essere un primo esempio, seppur davvero minimo, ma comunque un primo passo in questa direzione. Continuiamo, quindi, a guardare a certi film con tranquillità. Quel tipo di AI è ancora molto lontana. E l’uomo, se e quando arriverà il momento, ha tutte le intenzioni di “fare le cose per bene”.
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Recentemente è capitato che mi imbattessi in questo film di fantascienza, “Ex Machina”, un film particolare, dai toni un po’ angoscianti, ma che mi ha portata a riflettere su un tema ad oggi molto dibattuto. Il film, infatti, affronta il tema dell’intelligenza artificiale, e l’intero plot si svolge in una casa immersa nel bosco, nascosta da qualsiasi sguardo umano, dove vengono sviluppate macchine “intelligenti” dalle fattezze umane. La storia inizia quando un giovane programmatore della stessa azienda produttrice viene selezionato tra tanti per testare l’ultimo prototipo, Ava, e per capire se possa effettivamente apparire come una persona vera. Ora, non voglio rovinare la sorpresa a chiunque abbia intenzione di vedere il film, e quindi mi fermerò qui, ma posso dire di aver provato una crescente tensione man mano che ci si avvicinava al finale, e dunque al risultato del test: una macchina può essere scambiata per una persona? Non voglio certamente sconfinare nel campo della cinematografia, ma quello che da questa premessa volevo emergesse è la relativa preoccupazione, potremmo dire, con la quale si guarda a questo ambito di studio, all’intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale è, in sostanza, la capacità di una macchina, un computer, di presentare funzionalità e svolgere ragionamenti come quelli umani, e che quindi si presume possano essere scambiati facilmente per comportamenti che adotterebbero le persone in carne e ossa. Il problema maggiore nello sviluppo di questa tecnologia sta nel fatto che ad oggi risulta molto difficile, se non impossibile, definire il modo in cui l’uomo stesso ragiona, pensa, o prova sincere emozioni, e dunque di come poter traslare queste capacità in modelli computazionali che li concretizzino all’interno di una macchina. Ed è sicuramente questo il motivo per il quale film come Ex Machina, Io, Robot o per chi lo ricorda, A.I. intelligenza artificiale, (che in realtà resta perlopiù drammatico, seppur significativo per il nostro discorso), ma potremmo citarne tantissimi altri, sono, di fatto, fantascienza, e non dovrebbero destare troppa preoccupazione, con la paura, ad esempio, che un giorno le macchine possano prendere il sopravvento. Anche io sono stata più volte colta da stati apprensivi pensandoci, ma capisco anche che, se usata in maniera oculata e razionale, l’AI può avere risvolti positivi. Ed è quello che chiunque si trovi impegnato in tali studi si impegna a realizzare per il futuro. In merito, fra i tanti scienziati ed esperti che hanno affrontato la que-
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L’ avvocato risponde a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti
Le molteplici funzioni del Giudice Tutelare Salve a tutti e ben ritrovati. In questo mese Vi voglio parlare delle molteplici ed utilissime funzioni del Giudice Tutelare la cui attività è concretamente posta a servizio dei cittadini aiutandoli a superare tante quanto diverse problematiche. Pertanto, reputo doveroso elencarvene alcune di quelle più importanti riservandomi poi di completare l’articolo nei numeri successivi. Prima di tutto vi segnalo che il Giudice Tutelare si trova all’interno del Tribunale civile di Roma in via Lepanto, 4 ed è una sezione specializzata ad occuparsi non solo di amministrazioni di sostegno, tutele e curatele (per le quali è necessario dedicare un ampio articolo separato) ma delle seguenti questioni che tutti noi ci potremmo trovare costretti ad affrontare: ad esempio può accadere che i genitori di un minore debbano acquistare un immobile in favore del bambino ovvero vendere un immobile intestato al figlio minore. In entrambe le ipotesi al fine di procedere validamente a tali atti è necessario, per i genitori, richiedere ed ottenere l’autorizzazione al Giudice Tutelare, ovvero, qualora tali beni siano stati ereditati, il suo parere
favorevole. Anche nelle ipotesi in cui i genitori debbano riscuotere delle somme in favore dei propri figli minori (polizze, risarcimento danni da sinistro etc…) devono richiedere l’autorizzazione al Giudice tutelare il quale provvederà altresì ad indicare le modalità di rimpiego delle somme medesime. Altrettanto fondamentale è l’intervento del Giudice Tutelare ogni qualvolta vi sia necessità per il genitore di un minore dover richiedere ex novo o rinnovare il passaporto senza il consenso dell’altro, sia per motivi di viaggio che, ancor più fondamentale, per motivi di lavoro. Anche in tale circostanza il Giudice Tutelare, ove ricorrano tutti i presupposti di tutela, rilascia l’autorizzazione al rinnovo del passaporto in luogo del coniuge/compagno silente in tal senso. Altra questione assolutamente delicata e sensibile è il ruolo svolto dal Giudice Tutelare nel rilasciare il consenso ad eseguire il trapianto di organi ovvero a rilasciare l’autorizzazione a procedere all’aborto in caso di minori privi del consenso di entrambi i genitori esercenti la potestà. Altro ruolo fondamentale ricoperto dal Giudice Tutelare è l’intervento autorizzativo delle accettazioni di eredità con beneficio d’inventario che sono obbligatorie quando ad ereditare siano minori, ovvero tutelati e amministrati, nonché nell’ipotesi in cui in favore del minore sia bene rinunciare all’eredità (si pensi a nonni che hanno lasciato soltanto esposizioni debitorie..).
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Tutte queste molteplici attività possono essere richieste semplicemente recandosi presso il Tribunale di Roma e compilando delle modulistiche precise, con costi veramente esigui di marche da bollo e di contributo unificato, volte poi ad essere depositate per creare il vero e proprio fascicolo d’ufficio che sarà poi studiato dal Giudice Tutelare designato e che emetterà il relativo provvedimento necessario a realizzare tutte le suindicate necessità.
Ass. Musicale Corelli di Giorgio Napolitani
Il mondo della musica in sei corde “Non c’è niente di più bello di una chitarra, eccetto forse due”… A primo impatto questa frase sembra essere quella di un chitarrista appassionatissimo e innamorato del proprio strumento, invece, con grande sorpresa, è una citazione di Frédéric Chopin. Grandissimi musicisti come, appunto, Chopin, Paganini, De Falla ed altri consideravano la chitarra uno strumento dalle caratteristiche timbriche uniche. Purtroppo il più delle volte si tende a considerarlo uno strumento minore, il cui scopo è solo quello di accompagnare altri strumenti che vengono considerati più “solistici”. La letteratura musicale smentisce tutto ciò, regalandoci pagine di splendida musica, con la creazione di un repertorio vastissimo che, partendo dalle sonorità liutistiche della musica antica del ‘500, passa per le avanguardie del XX secolo ed arriva, con la chitarra elettrica, a conquistare un posto di rilievo ed a diventare un simbolo del Rock. L’associazione A. Corelli offre la possibilità di approcciare lo studio della chitarra a 360 gradi, grazie alla collaborazione del M. Giorgio Napolitani, concertista e didatta con decennale esperienza sul campo a contatto con giovani e bambini che si avvicinano al magico mondo della chitarra. Lo scopo del metodo didattico ideato per i ragazzi dai 12 anni, è quello di fornire delle solide basi tecniche a sostegno della successiva preparazione musicale, con l’obiettivo di incontrare i gusti musicali dello studente, senza trascurare la cultura classica e tradizionale dello
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strumento. Dato che, però, la chitarra è uno strumento che si approccia sin da piccolissimi, particolare attenzione viene data ai giovani chitarristi dai sei anni in su, con un metodo sviluppato appositamente per loro, basato più sul gioco musicale, mezzo ottimo per la memorizzazione e l’uso immediato dei primi rudimenti del misterioso e meraviglioso linguaggio che è la musica. Le porte dell’associazione A. Corelli sono aperte quindi per i più giovani come per gli adulti … insomma per tutti coloro che vogliano immergersi nel magico ed emozionante mondo della musica!
Ass. Musicale Corelli
Associazione Arcangelo Corelli - Carla Angelini Segreteria 06.5663282 - 347.9637630 info@associazionecorelli.com
di Lanfranco Di Paolo
Cronache musicali Corelli sa. Il concerto è stato registrato dalla TV locale Canale10 ed è stato trasmesso nella tarda mattinata del giorno di Natale ed è ora anche disponibile per la visione in streaming sul sito della TV all’indirizzo http://www.canaledieci. it/vp-collection/?cols=3. Proseguendo nell’ articolazione della programmazione, il nuovo anno della stagione “Willy Ferrero” si aprirà all’insegna del duo viola e pianoforte, composto dal M° Monaldo Braconi e Domenica Pugliese, che il pubblico del festival ha avuto modo di apprezzare già nelle precedenti stagioni. L’appuntamento è per il 15 gennaio, sempre nella suggestiva sala Riario ad Ostia Antica. In programma musiche di S. Prokofiev e R. Schumann. Il mese di gennaio si chiuderà con il doppio appuntamento del giorno 29. Al mattino, il concerto per le scuole del territorio, dal titolo “A scuola di tango...tra storia e leggenda!”, curato dal M° F. A. Colajanni, consentirà di illustrare esaurientemente questo mondo, che ha contaminato anche la musica seria (si pensi, ad esempio, al tango della “Histoire du soldat” di I. Stravinskij), mentre la sera, sempre nella sala Riario, lo stesso spettacolo sarà riproposto per gli abbonati. A coadiuvare il M° Colajanni al flauto saranno il M° Francesco Ciocca al sax baritono, il M° Gianluca De Lena al pianoforte ed a completare la compagine degli artisti saranno i ballerini Mauro Barreras ed Ambra De Angelis, che interpreteranno, con la danza, le musiche in programma.
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L’anno 2015 si è da poco concluso, purtroppo, con eventi del recentissimo passato che hanno sconvolto la convivenza civile e che segneranno profondamente il futuro della nostra società civile. Mi riferisco a quanto accaduto a Parigi lo scorso 7 gennaio e 13 novembre 2015, quando la follia di fanatici soggetti “antropocentrici” con la “verità rivelata in tasca”, che l’Illuminismo non ha ancora illuminato, hanno seminato la morte a Parigi nella redazione di Charlie Hebdo, nel Teatro Bataclan ed in alcuni bistrot, dove si svolgeva la normale vita delle persone. Nonostante i tragici eventi menzionati, la musica, questa arte piuttosto astratta, che tanto intimorisce i precedenti citati soggetti, forse perché, senza lunghe parafrasi, esprime sentimenti universali e raggiunge rapidamente l’intelletto e la sfera emotiva degli ascoltatori, consentendo una inconscia maturazione e disarticolando i rigidi dettami di quelle dottrine religiose integraliste, è stata e continua ad essere al centro dell’impegno dell’Associazione Corelli, come espressione di libertà e, soprattutto, come riaffermazione dell’idea di fratellanza tra gli uomini, pensiero già mirabilmente espresso nell’ “Inno alla gioia” della sinfonia n° 9 di L. van Beethoven, sui versi dell’omonima ode di F. Shiller. Tornando agli eventi del festival Willy Ferrero, il mese di dicembre ha visto l’esecuzione di concerti, la caratteristica dei quali, è stata la presenza di giovani esecutori già, tuttavia, molto solidi, che hanno presentato impegnativi programmi di musica da camera, costituiti da brani eseguiti per la prima volta nel nostro territorio. Il 4 dicembre scorso il duo formato da Fabio Silvestro al pianoforte e Cecilia De Angelis al flauto, ha presentato una serata di musiche di Bach, Donizetti, Gaubert e Taffarel. La flautista, poco più che ventenne, ha mostrato una straordinaria padronanza dello strumento, interpretando i brani in programma con rara sensibilità ed amalgamando il suono morbido e squillante del flauto con il timbro del pianoforte, suonato con maestria dal M° F. Silvestro. A seguire, il successivo appuntamento del giorno 11 dicembre, ha visto sul palco il duo Ardorè, composto da Rebecca Raimondi al violino ed Alessandro Viale al pianoforte. Come nel precedente appuntamento, gli esecutori sono giovani talenti, di cui sarà opportuno ricordare i nomi, poiché, senz’altro, nel futuro, saranno presenti nelle cronache musicali. Anche in questo concerto gli esecutori hanno mostrato una solida padronanza degli strumenti e del repertorio, in particolare, considerando lo status di poco meno che ventenne della violinista. Il programma presentato ha spaziato dalla sonata KV 304 in mi minore di W. A. Mozart, alla Tzigane di M. Ravel, transitando per il “Souvenir d’un lieu chèr” di P. I. Ciaikovskij e la sonata di O. Respighi, musicista italiano che, con la generazione dell’ ‘80, ha dato impulso alla rinascita della musica strumentale italiana, dopo circa un secolo di incontrastato dominio del melodramma in Italia. Come annunciato nel precedente numero di TABLET, il giorno 15 dicembre nella chiesa di S. Monica ad Ostia, ha avuto luogo l’esecuzione de “Il Messiah” di G. F. Haendel, sotto la direzione del M° Valentin Doni, direttore d’orchestra rumeno, che ha accettato l’invito dell’Associazione Corelli per la realizzazione del Concerto di Natale. I solisti Costanza Fontana soprano, Antonio Vincenzo Serra basso e Carlo Putelli tenore, hanno interpretato con trasporto i brani in programma, mentre il Coro Polifonico di Roma “Emozioni” ha cantato con impegno e passione, visibile sui volti dei coristi, che dopo mesi di preparazione, sotto la direzione del M° Guglielmo De Angelis e la preziosa collaborazione del M° Mirco Roverelli dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia, hanno potuto coronare lo sforzo con l’esibizione di fronte ad un folto pubblico, che ha riempito la chie-
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per Info: Massimo G. 334 3922475
Auto&Motori di Massimo Gallus
TABLET AUTO&MOTORI ti insegna a Migliorare i Consumi Della Tua Auto rosso o se ti imbatti in qualche ingorgo. 8 Assicurati che gli pneumatici siano al corretto valore di pressione. Gli pneumatici alla giusta pressione possono ridurre il consumo di carburante fino al 3%. Inoltre, gli pneumatici possono perdere fino a 70 millibar al mese e quando c’è freddo (ad esempio in inverno) la loro pressione diminuirà a causa della contrazione termica dell’aria. Si raccomanda di controllare la pressione delle gomme almeno una volta al mese, meglio una volta alla settimana. Inoltre, mantenere la giusta pressione eviterà l’usura asimmetrica dei battistrada. In alcune stazioni di rifornimento ci sono compressori d’aria che si fermano automaticamente ad un valore predeterminato. (Per sicurezza, ricontrolla le gomme col tuo manometro, soprattutto se un altro manometro ti indica di insufflare una eccessiva quantità d’aria. Le valvole con estensione ti permettono di insufflare aria senza bisogno di svitare i tappi, ma controlla che non tendano a bloccarsi con corpi estranei nè a perdere aria. I valori di pressione consigliati si riferiscono a pneumatici freddi; aumenta di 200 millibar se le gomme sono state usate da un po’. Insuffla aria fino alla pressione consigliata che trovi nel libretto di istruzioni dell’auto e non al valore massimo indicato sullo pneumatico. (Secondo l’esperienza degli autori con auto e furgoni, mai insufflare aria fino alla pressione indicata nel manuale di istruzioni del produttore, a meno che tu non abbia pneumatici nuovi. Troppa pressione fa esplodere gli pneumatici e troppo poca ha effetti pessimi sui consumi. Insuffla sempre aria alla pressione indicata sui fianchi.)
Fai un regalo alla tua auto con un
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In questo numero i primi consigli per mantenere in “FORMA” la tua auto, segui ogni mese la rubrica che elargirà consigli in base alla tipologia di auto benzina, diesel, gas, metano. Poichè il prezzo dei carburanti è in continuo aumento, aumentare l’efficienza dei consumi è il modo migliore per proteggere il portafoglio. Qui trovi alcuni modi per spendere meno denaro in carburante, aumentando l’efficienza di utilizzo dell’auto. 1 Pensa prima di uscire in auto. Fai una lista delle cose di cui hai bisogno e per le quali ti serve l’auto, quindi cerca di svolgere più commissioni possibile con un singolo viaggio. Questo non migliorerà la resa dei consumi (cioè non farai più chilometri con un litro di carburante), ma ti permetterà di usare l’auto di meno (ovvero, di consumare meno carburante). 2 Non caricare troppo l’auto. Prendi l’auto più leggera possibile che si adatta ai tuoi bisogni. Il peso è una delle cause principali di perdita di energia cinetica nelle auto non ibride. Se non devi acquistare un’auto, allora elimina ogni carico superfluo dall’auto che possiedi ed utilizzi normalmente. Se i sedili che in genere non usi sono rimovibili, toglili di mezzo. Se utilizzi il portabagagli come deposito per conservare oggetti pesanti, sistemali in un altro posto. 50 kg di peso supplementare aumentano il consumo dell’1-2%. (Il peso è molto importante se guidi nel traffico a singhiozzo in città. Se guidi in autostrada, non influenza granchè, lì il problema è solo quello di eliminare l’aria dalla strada per ridurre i consumi). Non togliere dall’auto oggetti che usi di frequente; al contrario, assicurati che siano sempre disponibili, altrimenti dovrai consumare carburante in più per andarli a recuperare o per sostituirli con altri. 3 Fai un mezzo pieno e cerca di mantenere il serbatoio per almeno un quarto. Infatti, sotto questo livello, la pompa del carburante va sotto sforzo. 45 litri di carburante aggiungono almeno 27 chili di peso. 4 Chi va piano va sano e lontano! Più velocemente marci, più lavoro dovrà fare il motore per penetrare l’aria. Accelerare può ridurre l’efficienza del carburante fino al 33%. (Altri fattori, oltre la resistenza dell’aria, riducono l’efficienza del carburante al di sotto di 90 km/h, quindi il risparmio di carburante non è un motivo per marciare lentamente, ma la situazione peggiora anche superando quella velocità) 5 Usa la regolazione automatica. In molte situazioni, la regolazione automatica della velocità riduce i consumi, mantenendo costante la velocità. 6 Controlla bene il percorso. Scegli il percorso con meno semafori, meno curve e con minor traffico possibile. Scegli strade a scorrimento veloce anzichè strade urbane quando è possibile. 7 Frenare con parsimonia…ma frenate quando serve. Una frenata spreca l’energia generata dal carburante che hai già consumato e accelerare dopo una frenata consuma più carburante che guidare a velocità costante. Su strade urbane, fai attenzione e metti in folle quando c’è un semaforo
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Storie dai Municipi di Roma di Barbara Donzella
Pezzi di felicità
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Era il loro secondo anniversario, oltre due anni di amore e devozione. Anche quel giorno Giulia si svegliò alle sette e, scivolando fuori dal letto, indossò vestaglia e pantofole. Scortata da Annie, attraversò il lungo corridoio che la separava dalla cucina e posizionando la vecchia moka già pronta sul fuoco, aspettò. La caffettiera, con un basso borbottio, chiamò Giulia che spense la fiamma, versò il caffè in due tazzine di ceramica gialla con dei piccoli gufi dipinti e lo portò nell’altra stanza, dicendo: “Buongiorno Fili!”. Un sorriso galleggiava sul viso di Filippo, che la guardava da dietro al vetro con i suoi bellissimi occhi blu, incorniciati da lunghe ciglia, di cui lei si era innamorata a prima vista. Mentre si intrecciava i capelli davanti allo specchio, lei chiese ironicamente: “Ti ricordi che giorno è oggi, Vero?” e fissando l’immagine riflessa, lo vide poggiato sul comodino sorriderle con il suo consueto sguardo fisso e bonario. “Vuoi sempre scherzare!” disse lei e poi: “Lo sai che non mi arrabbio quasi mai!”. Un istante dopo si diresse in veranda, aprì il pozzetto e guardando dentro, bisbigliò: “Per festeggiare ho comprato la millefoglie che ti piace tanto!” e prendendo il dolce, sotto gli occhi vigili di Annie, lo posò sul tavolo della cucina. Quando, però, tornò indietro per risistemare a dovere i sacchetti alimentari numerati e datati, s’accorse che qualcosa non andava. Delle dita stavano cercando di evadere dal sacchetto numero 13 e Giulia sconcertata disse: “Senti Fili, così non andiamo d’accordo. Lo sai che non puoi andare da nessuna parte senza il mio permesso!” e ricacciò con forza le fuggiasche nella propria prigione di plastica. Guardando il sacchetto, non poté fare a meno di ricordare un giorno di due anni prima, quando sfiorò quella mano. Per Filippo era il primo giorno di lavoro nel quartiere Coppedè e fermo davanti ai citofoni della palazzina di Piazza Mincio, quella con il grande ragno raffigurato sulla facciata, scorreva con l’indice i nomi sul quadro. Premendo uno dei pulsanti dorati sentì una voce dall’altra chiedere: “Chi è?” e rispose: “Raccomandata per la sig.ra Solari!”. Non appena Giulia lo vide involontariamente sorrise, notando la sua aria un po’ spaesata, che lasciava trasparire un leggero imbarazzo e quella targhetta
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un po’ sbilenca appuntata sulla camicia, che dichiarava: “Filippo Dell’Uomo”. Il modo in cui lui le disse: “Per favore, può mettere una firma qui?” ed allungandole la busta, sfiorò la sua mano, le fece capire che era lui che stava aspettando. Due mesi dopo, Giulia si fece coraggio e non appena vide Filippo, intento a consegnare la posta alla vicina del villino delle Fate, la sig.ra Marozzi, aspettò che l’altra richiudesse la porta e scendendo di corsa le scale, lo bloccò. “Buongiorno signor Filippo! Potrei offrirle un caffè in casa mia per ringraziarla dell’incomodo che le procuro quasi ogni giorno?” disse tutto d’un fiato, ripetendo il mantra che si era preparata da settimane. Lui inarcando le sopracciglia e cercando di sistemarsi alla meglio la targhetta col proprio nome, educatamente rispose: “Buongiorno signora Solari, la ringrazio per l’invito ma non so se dovrei!”. “Non si preoccupi sarà un caffè velocissimo. Sarà il nostro piccolo segreto!” ribatté Giulia. Non appena il ragazzo mise piede in casa, Annie lo fissò da lontano con le grandi pupille dilatate e circondate da cerchi d’oro, ma dopo un attimo si avvicinò e dopo avergli annusato le scarpe, si strusciò all’estremità dei pantaloni, in segno di approvazione. Seguendo la padrona di casa lungo uno stretto corridoio, Filippo giunse in una grande cucina ed accomodandosi su una sedia, aspettò. Giulia riempì velocemente la caldaia della moka e poi scomparve per qualche istante canticchiando sommessamente una vecchia canzone di Dalla, di cui ricordava solo alcune parole: “dai tuoi occhi…io me li mangio, tanto tu non lo sai”. Quando Filippo la vide tornare con un vassoio d’argento, contenente una caffettiera fumante e due piattini con delle fette di dolce, con difficoltà disse: “Non era necessario! Non si offenda, ma è meglio che questo non lo mangi!”. Quelle parole, come coltellate in pieno stomaco, raggiunsero Giulia che si rabbuiò. Prima che, però, potesse emettere qualsiasi suono Filippo prese in mano la forchetta e tagliando un piccolo pezzo di sfoglia, se lo infilò in bocca. “Buono, anzi no, ottimo! Davvero!” farfugliò lui, mentre alcune briciole gli scivolavano sul mento e continuò: “Mi scusi, la millefoglie è il mio dolce
preferito, è solo che sono allergico alle nocciole ed avevo paura…” e non fece in tempo a finire la frase che cadde all’indietro, colto da convulsioni fortissime, con i muscoli contratti. Tutto accadde in pochi istanti e Filippo smise improvvisamente di respirare. Lei, che non aveva mai visto una persona in condizioni simili, più che stare in ginocchio accanto a lui, tenendogli la mano, non seppe cos’altro fare. Rimase così, sino a che non s’accorse che gambe e schiena le facevano male e lentamente s’alzò. Trascinò Filippo per le caviglie sino al divano e sollevandolo a fatica lo stese sopra, avendo cura di togliergli le scarpe, affinché non sporcasse la fodera. Mentre carezzava i sottili capelli scuri, Giulia disse con rammarico: “Fili come facciamo adesso? Noi mica ci possiamo separare!”. Poi accomodandogli il viso, affinché quella brutta smorfia di sofferenza si tramutasse in un sorriso perenne, le venne un’idea geniale. Indossò il cappotto e di fretta andò alla ferramenta di Via Tagliamento, tornando con un paio di guanti di gomma gialli, un telo di linoleum ed una sega per tagliare il ferro. Il lavoro fu piuttosto lungo e faticoso, anche perché inizialmente non aveva pensato in quante pezzi l’avrebbe dovuto dividere. Alla fine optò per la scelta più comoda, farne piccole porzioni, da poter tenere a portata di mano, per quando la nostalgia di lui si fosse fatta viva. Una parte, però, non se la sentì proprio di insacchettarla come tutte le altre. Era la testa, il luogo di tutti i pensieri ed i sogni di Filippo. Non avrebbe mai potuto fargli un simile torto, così alla fine la mise in un grosso vaso di formalina, accanto al letto, sul comodino. La busta tra le mani cominciava a gocciolare. Giulia la guardò un’ultima volta e poi riponendola con riguardo nel freezer, si finì di preparare ed uscì. Seduta sul bordo del pozzetto, Annie fissava il coperchio leggermente aperto. Un attimo dopo vi infilò la testa ed aiutandosi con le zampe riuscì a far passare anche il resto del corpo. Non appena toccò la plastica gelida, però, si gonfiò come un palloncino pieno d’elio ed afferrando tra i denti un sacchetto corse fuori, agitando e sbatacchiando la busta, come fosse una piccola bandiera.
Poi uscì sul davanzale e con un balzo saltò nel giardino della signora Marozzi, che era solita lasciarle una ciotola di croccantini vicino al piccolo mandarino. Il giardino della vicina era pieno di piante di tutte le specie, sotto la cui ombra Annie si riparava nei giorni afosi d’estate. Delicatamente, l’animale atterrò tra il basilico ed il rosmarino e facendo un buco, dove la terra era più morbida, vi piantò la mano di Filippo. Poi, trionfante cominciò a miagolare, picchiettando con la zampa sulla portafinestra, sino a che la padrona di casa non aprì e quasi svenne alla vista di quella cosa che sbucava dal terreno. “Oh dio, oh diodiodio!” cominciò a piagnucolare la donna, come avesse assistito ad un miracolo all’incontrario e subito corse dentro a prendere il telefono. Era quasi mezzogiorno quando Giulia, arrivando da Piazza Buenos Aires, vide tre macchina della polizia sfrecciarle accanto a sirene spiegate. Avvicinandosi sgranò gli occhi, notando il capannello di curiosi assiepato davanti al suo palazzo. All’improvviso il cuore saltò un battito e mentre il fiato rimaneva intrappolato nella gabbia toracica, tutto si fece scuro. Era come se qualcuno la stesse rinchiudendo in una scatola via via sempre più piccola e lentamente cominciò ad accasciarsi, ma non toccò il suolo perché qualcosa la sorresse. Sentì due mani tenerla per le spalle ed una voce sbatterle addosso, come una folata di vento. “Signorina non si sente bene? Posso aiutarla?” disse con gentilezza qualcuno. In quello stato di torpore Giulia, a stento, aprì le palpebre, ma non appena vide sopra di sé due interminabili occhi azzurri, sangue ed aria ripresero a circolare e sorridendo, disse: “Sì, grazie!”, mentre la sua mano sfiorò quella di lui.
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Scadenzario Fiscale
Anna Maria De Calisti commercialista - Marta Montini consulente del lavoro
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Lo Studio De Calisti A.M. e Montini M. manda un saluto di inizio anno a tutti i Lettori che si inoltrano nello scadenzario fiscale di Gennaio 2016. L’augurio più grande dell’anno 2016 è quello di trovare un po’ di serenità fra tutti noi, affrontando tutti i disagi con grande dignità e soprattutto aiutare i giovani a non perdere la speranza di raggiungere gli obiettivi in cui credono. La prima scadenza del 2016 è il pagamento dei contributi per i datori di lavoro domestico. Il pagamento che va dal 1° gennaio al 10 gennaio, secondo la nuova circolare Inps, potrà essere versato esclusivamente secondo le seguenti modalità: a) rivolgendosi ai soggetti aderenti al circuito “Reti Amiche” (tabaccherie); b) online sul sito internet “www.inps.it”, nella sezione Servizi on line – Elenco di tutti i servizi - Pagamento contributi lavoratori domestici; c) telefonando al Contact Center 803.164, tramite utilizzo di carta di credito; d) utilizzando il bollettino MAV.
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Chi non ha potuto pagare l’IMU o la TASI o altre imposte il 16 dicembre 2015, con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 15 gennaio.
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Lo Studio rammenta che avendo dipendenti o collaboratori occasionali la scadenza del 18 gennaio prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, e contributi INPS. Inoltre, entro il 18 gennaio coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile dovranno effettuare il versamento.
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Entro il 20 gennaio scade la Trasmissione telematica della dichiarazione trimestrale IVA (Regime speciale MOSS), che riepiloga le operazioni effettuate nel trimestre precedente e contestuale versamento dell’Iva dovuta in base alla stessa. L’obbligo di comunicazione sussiste anche in caso di mancanza di operazioni nel trimestre.
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Con la scadenza del 25 gennaio coloro che ne sono soggetti, vi è la presentazione degli elenchi riepilogativi Intrastat. Chi non ha potuto pagare l’acconto dell’IVA il 28 dicembre 2015 con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 27 gennaio.
Lo Studio augura ai Lettori un sereno e proficuo 2016. Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione, per ogni ulteriore chiarimento. In qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati - ISEE, RED, Detrazioni ecc. - Gestione Badanti e Colf - Successioni Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma tel. 06/52352585 cell. 3333087137 e-mail: amdec@libero.it
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