TABLET ROMA
ANNO 4 NO 40 GIUGNO 2016 SOMMARIO
PRIMO PIANO 6Quando in cucina c’e’ salute
TABLET ROMA INCONTRA 17 Ivan Ristallo, la mia vita nell’arte
SISTEMA BINARIO 22 Cosa aspettarci da Google quest’anno
UN POSTO TRANQUILLO 32 Tipo di attaccamento e relazioni interpersonali
TabletRoma è distribuito da Tablet Distribuzione in tutte le principali attività commerciali, sportive e di servizio e parziale porta a porta nei quartieri di Casalpalocco, Axa, Infernetto, Acilia, Dragona, Ostia, e presso i nostri partners. É inoltre distribuito nei quartieri del Torrino, Eur e Spinaceto TabletRoma Reg. Trib. di Roma n° 296/2012 del 19/10/2012 WWW.TABLETROMA.IT editore Tablet Edizioni di Cristina Anichini Via Difilo 41 - 00124 Roma - P.I. 13042831001 C.F. NCHCST66E63H501F anichini@tabletroma.it direttore responsabile Stefano Quagliozzi - quagliozzi@tabletroma.it community manager Cristina Ippoliti - tabletromasocial@yahoo.com progetto grafico tablet ADV Maurizio De Vincentiis impaginazione e grafica Marco Flore stampa Poligraf s.r.l. Via Vaccareccia, 41/b - Pomezia - tel. 06 9106822 pubblicità 340.340.69.70 Rita Chiodoni - pubblicita@tabletroma.it - ritachiodoni@libero.it direzione e redazione redazione@tabletroma.it tablet eventi Massimo Gallus - eventi@tabletroma.it mob. 334.39.22.475 Hanno collaborato a questo numero Cristina Anichini, Paolo Chianta, Annamaria De Calisti, Barbara Donzella, Valentina Ecca, Enzo Ferradino, Massimo Gallus, Simona Gitto, Cristina Ippoliti, Federica Lorenzetti, Valentina Mele, Giulia Migani, Giuseppina Montaruli, Cristiana Pezzetta, Daniele Romani, Davide Sagliocco, Lorenzo Sigillò, Emanuela Sirchia, Rober ta Tasca, Laura Ventura
TURISTI PER UN GIORNO 38 MUCHA e i fiori dell’Art Nouveau
IL LIBRO DEL MESE 44 Giallo Barocco Intrigo nella Roma del ‘600
Impianti a gas
É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da Tablet Edizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi. La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi.Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 4 Giugno 2016
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Editoriale di Stefano Quagliozzi
Sono solo coincidenze?
Sarebbero tanti gli argomenti che vorrei trattare con i lettori di Tablet. Anche questo mese proverò ad isolarne un paio, per qualche spunto di riflessione sull’attualità dell’attualità. Il primo dei due è dedicato a Salvatore Girone, il marò recentemente rientrato in Patria, per disposto del tribunale arbitrale dell’Aja cui è stata affidata la giurisdizione per giudicare i due fucilieri di Marina, trattenuti da oltre quattro anni in India, con l’accusa d’aver ucciso - da bordo di una nave italiana ove prestavano servizio di sicurezza, che viaggiava a 30 miglia dalle coste indiane - due pescatori scambiati per pirati, a largo della Regione del Kerala. Ricordiamo tutti come, attraverso uno stratagemma col quale si chiedeva ai naviganti di zona se avessero notizie o avvistamenti su alcuni “barchini di pirati”, le autorità indiane abbiano fatto entrare prima nelle acque territoriali indiane e poi nel porto di Kochi la nave partenopea Enrica Lexie per far scendere in terra e quindi incriminare per omicidio i marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre (quest’ultimo rientrato in Italia anticipatamente per motivi di salute). All’ingenuità di fare dietro-front per recarsi in India da parte del comandante della nave italiana, la quale è opportuno ricordare che viaggiava in acque internazionali, si aggiungono altre ingenuità dell’allora governo Monti, culminato col pasticcio del rinvio a Nuova Delhi dei due fucilieri di Marina, dopo un soggiorno in Italia per le vacanze di Natale. Per l’accaduto si dimise l’allora ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, contrario al rientro dei militari italiani in India. E qui si apre il mistero delle strane coincidenze. I marò sbarcano nuovamente in India nel 2013 dopo le vacanze natalizie passate nel Bel Paese con i familiari e come per incanto 24 ore più tardi viene annunciato dal governo del gigante asiatico l’acquisto di forniture militari all’Italia per milioni di euro. Viceversa, l’unico marò rimasto nelle mani della polizia indiana, Salvatore Girone, viene trasferito in Italia in attesa del pronunciamento definitivo del Tribunale dell’Aja e dopo neppure 48 ore l’India proclama l’annullamento di commesse militari all’Italia (appalti Finmeccanica) per oltre due miliardi di euro. Saranno davvero delle semplici coincidenze? C’è forse rischio che qualcuno sottovaluti che si sta giocando con la vita di due servitori dello Stato, che non hanno potere politico ma piuttosto “solo” la schiena dritta e lo sguardo fiero da militari? E mentre riflettiamo su questi aspetti, analizziamo l’altra notizia. Nel mondo è noto che all’italiano piace mangiare bene, fare vacanze rigeneranti, diete mediterranee, acquistare bio, prendersi cura di sé con “coccole”, stare in forma. Recenti studi sull’indiscutibile longevità italiana, che annovera nel 2016 oltre 19mila ultracentenari, contro gli “appena” 4mila del 2002, la dice lunga su quante conquiste sono state raggiunte da medici e scienziati - e non solo negli ultimi anni - per garantire ai nostri connazionali un’aspettativa di vita particolarmente lunga. Purtroppo, per la prima volta tale aspettativa, giunta nel 2014 a 80,3 anni per gli uomini e 85,0 anni per le donne, subisce - diciamo così - una battuta d’arresto, per non dire che si tratta invece di una vera e propria inversione di tendenza. Ma da cosa dipende questo increscioso “inciampo” storico? Come si è giunti a tornare indietro nel tempo? Sono domande che si fanno tutti, a cominciare dai vertici dell’Istituto Superiore di Sanità, dove hanno curato la ricerca che ha portato a questo risultato. Il problema di fondo è che, sicuramente complice anche la crisi economica, gli italiani si curano meno. Non acquistano medicinali come in passato, anche a causa delle restrizioni imposte dai vincoli di bilancio alle Istituzioni deputate a mettere a disposizione dei cittadini quelle risorse indispensabili alle cure e alla prevenzione, che di fatto comportano poi una maggiore longevità. Questa discutibile impostazione della politica, apre le porte a nuovi interrogativi sulle risposte da dare per un welfare futuro sostenibile e allargato a quanti più soggetti possibile. Tali comportamenti, uniti ad una prevenzione che in Italia non è ancora giunta ai livelli di altri Paesi, hanno reso possibile la perdita di questo primato, da sempre conteso al Giappone e che in passato, quanto ad inversione di tendenza, è appartenuto per un solo anno alla Danimarca (nel 1995), che si è riscattata subito con investimenti cospicui nella sanità per la prevenzione. È probabile che ci siano poi concause sull’inversione di tendenza per l’aspettativa di vita, dovute anche agli alimenti che di tanto in tanto scopriamo non avere le qualità sperate o illustrate dalle etichette, oppure al perdurare di notizie d’inquinamento atmosferico o delle falde acquifere, ma questo è tutto un altro discorso.
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P rimopiano di Cristina Anichini
Il maestro di cucina Emanuele Vizzini Quando in cucina c’e’ salute È ormai consueto il nostro appuntamento con lo Chef Emanuele Vizzini, che da un paio di mesi è tornato nel quartiere di Casalpalocco tra i fornelli del Ristorante i Gobbi. Questo mese approfondiamo la sua conoscenza con un intervista su alcuni argomenti a cui lo Chef tiene particolarmente, ossia sull’importanza della buona alimentazione come aiuto alla nostra salute. Buonasera Chef, può raccontare ai nostri lettori la passione per la cucina, e non solo? È nata da mio nonno, uno dei migliori cuochi in assoluto, e non solo secondo il mio parere, che potrebbe sembrare di parte, ma anche per quello di tutto il personale alberghiero e ristorativo dell’epoca. Era un luminare, e mi ha trasmesso questa passione. Fin da piccolo sono stato attratto dalle farine, un pò come tutti i bambini, tanto da cominciare all’età di 13 a lavorare dentro una panetteria di notte, senza però trascurare gli studi. All’epoca, e parlo di circa 40 fa, il lavoro minorile non era ancora perseguito per legge. Ho così imparato a panificare e a fare di questa passione una professione, lavorando con tanti tipologie di farine, arrivando anche a fare delle miscele e a ottenere degli impasti speciali di ottimo gusto, senza l’uso di lieviti chimici. Ottengo oggi dei pani che possono durare anche una settimana mantenendo inalterata la fragranza e la freschezza di un pane appena sfornato.
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Anche nel campo della pasticceria si lavora con le farine. Come si comporta con i dolci? È nata infatti nel tempo la passione per la pasticceria, tanto che ancora giovanissimo vinsi il terzo premio su 20 mila partecipanti di un concorso, gareggiando con pasticceri di professione, senza che io lo fossi. Sempre nel campo delle farine e degli impasti mi sono appassionato anche alla pasta per arrivare alla creazione di circa 72 tipi di pasta brevettati fatta con impasti da me creati. Quindi ha quindi voluto da sempre fare il cuoco? Con la passione sì, con il cuore no perchè mio padre voleva facessi il medico e non volevo deluderlo tanto è che presi una laurea in medicina naturale che può essere considerata naturopatia naturale, e in seguito sono stato insignito di una laurea honoris causa in arte culinaria, la prima e ultima al mondo rilasciata a livello internazionale, presso l’Università anglo
americana di Renfrew in Scozia. Ho sempre cercato di studiare il più possibile e nel tempo sono riuscito a prendere una Laurea in Ingegneria alimentare e un master in Scienza dell’alimentazione. Le lauree honoris causa erano difficili da avere, è un titolo prestigioso, come lo ha ottenuto? Con tanti sacrifici e tanti studi e tanti soldi in ricerche facendomi aiutare da professionisti nel settore della chimica, della fisica e della biologia. Quando mi hanno riconosciuto queste lauree, i giornali e l’informazione non erano ancora on line. Nonostante ciò la notizia girò molto velocemente perchè l’Università dichiarò che con la mia cucina si potevano prevenire e curare le malattie cardiovascolari e bloccare le masse tumorali. Le dico solo che cambiai all’incirca sei numeri telefonici perchè cominciai a ricevere migliaia di telefonate di persone che si aggrappavano alla speranza di guarire con me. Ma io non sono uno scienziato, e tanto meno non sono un medico, la mia è scienza dell’arte culinaria. Mi sono un pò spaventato e rilasciai delle interviste su testate nazionali e internazionali per spiegare come stavamo le cose. Mi sono trovato a dover spiegare a queste persone che non dovevano lasciare le cure mediche prescritte ma che sicuramente attraverso una sana alimentazione si può prevenire e aiutare l’andamento di alcune malattie.
Quindi che consigli darebbe ai nostri lettori? Dobbiamo mangiare quello per cui siamo portati come esseri umani. Le faccio un esempio. Un gatto che dovrebbe mangiare per sua natura carne semicruda se passasse ad una alimentazione fatta esclusivamente di croccantini (non specifico alcuna marca) dopo circa un anno mezzo il veterinario potrà riscontrargli un soffio al cuore nel 90% dei casi.Se invece passasse da una alimentazione artificiale ad una più naturale di carne semicruda appunto, potrebbe far retrocedere alcune patologie. La stessa cosa per gli esseri umani. Lei come si alimenta? Io seguo l’alimentazione come l’ho studiata e all’età di 53 anni ho le analisi di un ragazzo di 20. Sono un fumatore con i polmoni di un ragazzino. Sviluppo pasti completi che non superano le 800 calorie senza lasciare il senso di appetito, i miei dessert hanno circa 160 calorie per 100 grammi, le creme sono leggerissime ed elaborate con chimica naturale. Non uso colla di pesce e per i colori uso quelli naturali derivanti per esempio dalle rape rosse, tutti commestibili e salutari. Uso molto l’aloe vera e alghe marine provenienti da mari incontaminati. Come dicevo non sono un medico però sono uno chef preparato e serio che può rilasciare ricette di cucina salutari ma non curative. Non sostituisco il medico ma integro una cura per far mangiare più sano. Ingredienti ricercati, cibi ipocalorici, frutta e verdura rigorosamente di campo sono alla base delle mie diete. Esistono alimenti in grado di purificare il nostro corpo, che riescono a riequilibrare le difese naturali nonostante l’attacco continuo apportato all’organismo da agenti esterni e artificiali. Lo scorso mese su queste pagine sono presentati i corsi che lei tiene presso il Ristorante I Gobbi, come convincere i nostri lettori a venire a provare? I miei corsi sono rivolti a tutti. Oltre ai corsi professionali vi sono anche quelli semi professionali e dilettantistici. Li svolgo presso il Ristorante de I Gobbi e presso alcuni atenei (lo chef è professore presso la sede romana della Work University del Nevada e ha studiato Archeologia presso l’Università Vaticana, ndr) e insegno sia la cucina tradizionale nazionale e internazionale, oltre che corsi di sana cucina e sana alimentazione. Il Ristorante ha inoltre siglato un importante accordo di collaborazione con lo SPORT TEAM, società leader nella pallavolo giovanile della zona che ha scelto la nostra competenza e cucina come punti di riferimento alimentare in quanto hanno potuto apprezzare la serietà e la professionalità dei nostri operatori e la qualità dei nostri prodotti adatti anche all’attività sportiva.
Chi vuole contattare lo chef può farlo tramite la mail: emanuelevizzinichef@gmail.com
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Grazie Chef Emanuele Vizzini. In bocca al lupo per le sue attività.
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+E venti Roma di Valentina Ecca
Un giugno esplosivo e ricco per gli amanti della musica nella Capitale Si apre “col botto” la stagione estiva romana. Concerti per tutto il mese di giugno tra festival e location all’aperto
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Si parte con gli YES, storica band britannica che torna al Teatro Olimpico il 1° giugno con il prog rock vecchia scuola. Per gli amanti delle novità i Peine Perdue, duo synth pop nato tra l’asse Parigi Berlino, si esibiranno al Fanfulla di Roma il 6 giugno. Tuffo negli anni ’80 per chi parteciperà al concerto dei Duran Duran il 7 giugno nella, ormai storica, location dell’Ippodromo Capannelle. La band capitanata da Simon Le Bon apre il festival più atteso della Capitale, Rock in Roma. Stessa cornice, genere completamente diverso: i Nightwish annunciano uno show imperdibile per i seguaci del metal. La storica band finlandese porta a Roma un’unica data in supporto dell’ultimo album “Endless Forms Most Beautiful”. Ad aprire il loro concerto altre due band simbolo: gli Epica e gli Apocalyptica. Il Palazzo dei Congressi ospiterà i Public Enemy il 9 giugno. Gli autori di “Fight the power”, manifesto della cultura hip hop mondiale, saranno a Roma per un concerto davvero imperdibile. Quest’anno il festival Rock in Roma porta avanti un’iniziativa dal titolo “The Italian Way”; band e cantautori made in Italy saranno protagonisti di molte date all’interno della location estiva romana e porteranno il proprio suono e i propri testi sul palco del festival rock più importante della penisola. Tutto ciò per ricordarci che di musica capiamo qualcosa pure noi autoctoni senza rivolgere sempre lo sguardo a lidi più lontani. Nell’ambito dell’iniziativa iniziano a confermare date alcuni nomi del panorama nostrano: l’11 giugno sarà la volta dell’Orchestraccia. La band; formata da attori, cantanti e musicisti romani, portano in scena la musica popolare della Capitale rivisitata e “rirecitata” da un collettivo mutante. Avremo anche I Cani il 18 giugno, nella stessa cornice dell’Ippodromo Capannelle, e gli Afterhours il 19 giugno. Sul white stage di Rock in Roma il 21 giugno protagonisti Lukas Graham e la sua band. Il gruppo danese, che ha scalato le classifiche con il singolo “7 years”, sarà a Roma per una delle due date italiane. Alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica avremo Cristiano De Andrè con un concerto omaggio al padre Fabrizio. Il 24 giugno il musicista polistrumentista ripercorrerà la carriera di Faber con una personale interpretazione di alcuni brani storici del cantautore genovese. A proposito di cantautori, immancabile è la data del 28 giugno alla Cavea dell’Auditorium PdM con Vinicio Capossela e il suo nuovo album “Canzoni della Cupa”. Il mese si chiude alla grande con il concerto di Levante a Villa Ada il 30 giugno. La cantautrice siciliana, stella nascente del pop italiano, travolgerà il pubblico con la sua energia nella bellissima location romana.
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Le origini di Ostia navigando il Tevere Che il nostro territorio abbia una storia di oltre 2000 anni, ormai è cosa risaputa, come sappiamo che Ostia che deriva dal latino ostium, significa “bocca” del fiume e quindi foce del Tevere. Immaginiamo di non essere sulla trafficata via del Mare nell’ora di punta ma di fare lo stesso percorso navigando il Tevere che la costeggia da Roma verso la foce. Nel nostro viaggio incontreremo gli scavi di Ostia Antica, il Borgo e il Castello di Giulio II, fino a intravedere Tor San Michele fiancheggiando prima Tor Boacciana.
E cosa successe in quell’anno? Una violenta inondazione mutò il corso del Tevere, isolando il borgo e rendendolo inefficace. A questo punto la nostra navigazione prosegue verso la foce lasciando prima gli scavi di Ostia Antica passando sotto il moderno Ponte della Scafa e costeggiando Tor Boacciana. La torre costruita nel IX secolo sull’antico faro di Ostia, è di forma quadrata e costruita in laterizio e scaglie marmoree. Fu utilizzata fino all’XI secolo a difesa della foce del Tevere. È stata restaurata agli inizi del 1400 dopo anni di abbandono. Percorrendo il fiume per un chilometro, dopo aver costeggiato l’Isola Sacra, incontriamo poi Tor San Michele. L’opera costruita tra il 1564 e il 1568 su progetto di Michelangelo venne portata a termine da Giovanni Lippi che rispettò la progettazione del suo precedessore. Per la sua posizione strategica la torre fu usata come vedetta fino al XIX secolo, poi utilizzata come faro e occupata durante la seconda guerra mondiale dall’esercito tedesco prima e da quello americano dopo. Ormai siamo arrivati alla foce del Tevere dopo aver navigato il braccio naturale del Tevere detto Fiumara Grande e lasciando la storia antica alle nostre spalle entriamo nella storia contemporanea in mare aperto.
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È proprio il Tevere la risorsa naturale che ha influenzato e contribuito allo sviluppo del nostro territorio. Secondo la tradizione Ostia fu fondata dal re Anco Marzio nel VII secolo a.C., anche se gli scavi non forniscono alcuna prova. È certo invece che nel 330 a.C., alla foce del fiume, venne costruita una cittadella fortificata, castrum, con muri di tufo, provvista di quattro aperture, che non assolveva soltanto la funzione militare, ma anche quella commerciale. E se Ostia si assicurò il monopolio dei commerci marittimi di Roma grazie alla costruzione del bacino di Claudio prima e del grande impianto portuale di Traiano dopo, il periodo prosperoso portò ad un incremento della popolazione e quindi ad una trasformazione edilizia della città. Nascquero in quel periodo le insulae, edifici su più piani per le classi sociali medio-basse. Con la decadenza dell’Impero Romano, il territorio subì un repentino spopolamento. La città assunse le funzioni di un centro di difesa, fino alla fondazione nel IX secolo, da parte di Gregorio IV, di un borgo fortificato nel luogo in cui esisteva già da secoli il culto alla martire Aurea, uccisa e sepolta a ridosso delle mura della città antica. Nella nostra navigazione non passa certo inosservato lo splendido castello quattrocentesco di Giulio II incorniciato tra il complesso delle case a schiera e la rinascimentale chiesa di Sant’Aurea. Il Tevere passava lì a due passi, seguendo il tracciato sinuoso dell’attuale via dei Romagnoli, tanto che il borgo continuò ad esercitare il ruolo di controllo della navigazione sul fiume e di barriera doganale fino al 1557.
di Daniele Romani facebook.com/ostiacity e-mail: ostialove@gmail.com
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Studia e Vivi l’inglese a Casalpalocco Alzi la mano chi, per paura di sbagliare la pronuncia o un verbo, non si è mai “bloccato” ed ha rinunciato a esprimere anche quella semplice frase in una lingua straniera. Frequentare un corso di inglese senza poi “vivere” la lingua nella vita di tutti i giorni diventa un’attività faticosa che invece di arricchirci ci lascia insoddisfatti, spesso frustrati.Finalmente nel nostro quartiere una iniziativa che potrà rispondere a questa esigenza offrendo al tempo stesso la possibilità di socializzare in lingua inglese. Abbiamo incontrato il team di The English Tree per farci spiegare di cosa si tratta. Cosa è The English Tree? The English Tree è una comunità in lingua inglese dove l’apprendimento della lingua è supportato da diverse opportunità di pratica quotidiana attraverso attività culturali e sociali. L’albero rappresenta la crescita, sia dell’individuo che della comunità, con l’intento di raggiungere insieme il proprio obiettivo. A chi si rivolge? The English Tree non è una scuola di inglese tradizionale. Chi partecipa alle nostre attività cerca un insegnamento secondo i piu’ alti standard che tenga in considerazione le motivazioni personali, in un ambiente divertente e rilassato. La lingua inglese diventa un mezzo per stimolare la propria crescita e lo sviluppo delle relazioni. Chi sono gli insegnanti? Proveniamo tutti da esperienze dove la gestione delle relazioni e la comunicazione sono fondamentali per comprendere le esigenze individuali. Abbiamo la capacità di integrarle in modo costruttivo nel gruppo creando un ambiente fertile in cui lo studente acquisisce sempre maggiore sicurezza tramite lo scambio di idee ed opinioni con gli altri.
Cosa propone? The English Tree offre la possibilità di imparare e migliorare l’inglese o semplicemente partecipare ad un vario programma di eventi in lingua. I corsi di inglese, pratici e funzionali per ogni livello e con insegnanti madre lingua, si svolgono da ottobre a giugno in classi di massimo sei studenti. Sono inoltre disponibili diversi programmi speciali (Keep Your Brain Active, English for Football, My Interview in English, English For Cabin Attendants, Parents & Children, Photography in English, Business English) ed altri possono essere studiati per esigenze specifiche. Quest’anno, inoltre, The English Tree ha avviato una collaborazione con la Southlands English School, rinomata scuola internazionale frequentata da allievi di diverse nazionalità. Oltre alla sinergia per eventi sociali e culturali, curiamo l’insegnamento dell’inglese ai genitori per aiutarli a seguire adeguatamente i propri ragazzi. Qualche esempio di attività svolte quest’anno? È possibile partecipare anche solo alle varie iniziative? Le serate con le serie TV e i film inglesi in un ambiente informale, le sessioni di yoga, le colazioni in campagna con interessanti ospiti d’onore, le visite guidate alle bellezze meno conosciute di Roma, gli incontri con i grandi poeti inglesi del passato, sono solo alcuni degli appuntamenti in un programma variegato a cui è possibile partecipare anche se non si frequentano i corsi di lingua, aperto a tutti e seguito anche da tanti amici di lingua inglese. Se il tuo obiettivo non è solo l’apprendimento dell’inglese ma anche il suo utilizzo pratico attraverso cultura e relazioni interpersonali, ti aspettiamo sotto The English Tree!
Contattaci allo 06 64531284, all’indirizzo e-mail info@theenglishtree.it o tramite il ns sito www.theenglishtree.it The English Tree P.le Filippo Il Macedone, 89 - Le Terrazze - 00124 Roma Casalpalocco
L a ricetta del mese di Davide Sagliocco
Gnocchi al Tè Verde Matcha e Gamberi Rossi Facili come i classici gnocchi di patate, ma dal colore verde brillante grazie al Té Verde Matcha Giapponese Macinato a Pietra - Qualità culinaria. Coltivato presso Uji, Kyoto, del tutto privo di pesticidi, favorisce e risvesglia il metabolismo, una fonte di energia naturale. Impalpabile, inafferrabile, inebriante, da millenni in Oriente si utilizza una polvere magica che rende indimenticabile ogni preparazione culinaria. Divertirsi è l’essenza del cucinare, è vero, e ne sono testimonianza le mie deliziose creazioni. Ho sperimentato con incalzante imprevedibilità gli effetti di questo “borotalco di giada“ con le farine, ideale per tutti gli impasti base. Lo amo particolarmente, perché questa magica polvere aiuta a portare l’Oriente in cucina.
Cosa ci serve per quattro persone:
400 g di patate rosse 200 g circa di farina di grano tenero tipo “00” 10 g di polvere di Té Verde Matcha Macinato a Pietra - Qualità culinaria 80 g di parmigiano grattugiato 35 G di tuorlo d’uovo ( un tuorlo ) Semi di lino 2 g di sale
Cosa ci serve per il condimento : 8 gamberi rossi 50 ml di cognac 100 ml di olio extravergine di oliva 50 g di burro 5 g di sale
Mettiamoci al lavoro
Mondate le patate e mettetele in una pentola con circa tre litri di acqua fredda e il sale. Portate ad ebollizione e cuocete per circa quindici minuti, sino a che saranno tenere. Scolate e lasciatele raffreddare. Nel frattempo, sgusciate levando il carapace ai gamberi rossi, privatele del filino nero sul dorso. Aggiungete in una padella capiente uno spicchio d’aglio, l’olio extravergine di oliva, una noce di burro e fate soffriggere a fiamma bassa, aggiungete i gamberi e sfumate con il cognac, fate cuocere per qualche minuto. Tenete da parte sino al momento di usarlo. Schiacciate le patate con l’apposito attrezzo da cucina in una ciotola grande. Cospargete con la polvere di Té Verde Matcha aggiungete la farina setacciata, il parmigiano, semi di lino e il sale, mescolate bene con un cucchiaio di legno, sino a che il colore sarà omogeneo, verde brillante. Aggiungete la farina sino ad ottenere un composto modellabile con le mani. Formate dei salsicciotti, infarinando leggermente e poi tagliate i singoli gnocchi con un taglia pasta di metallo. Lessate gli gnocchi in abbondante acqua salata e quando vengono a galla, ritirateli con una ramina forata direttamente nella padella del condimento a fuoco acceso.
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Saltate gli gnocchi a fiamma vivace nella padella del condimento per qualche minuto, girandoli delicatamente per non romperli. Servite gli gnocchi ben caldi, decorando ogni piatto con un gambero rosso e una spolverata di Tè Verde.
Le telecamere di RAIUNO sono andate a fare uno speciale presso il Fiorista Patrizio Bellanti di Petali&Petali, per vedere le novità floreali sul mondo dei Matrimoni. Tantissime novità e creatività nella boutique del Fiorista Patrizio Bellanti. Non potevamo scegliere figura migliore per scoprire i trend del momento, composizioni e addobbi floreali originali ed artistici da Petali&Petali uno dei punti vendita più originali della Capitale.
Tablet Roma incontra
a cura di Barbara Donzella
foto di Gabriele Gelsi
e di Luisa Briganti
LA MIA VITA NELL’ARTE Intervista a IVAN RISTALLO,
attore e danzatore della Lindsay Kemp Dance Company Ecco, la danza serve a conoscere questo mezzo. Poi per arrivare al successo professionale, a prescindere dalla notorietà, occorre fare tante esperienze. Quindi il mio consiglio è d’essere curiosi e sperimentare, anche dopo esser usciti da una scuola o accademia. Parliamo di Lindsay Kemp, cosa ti trasmette lavorare al fianco di un così grande artista? Io lo adoro. È sempre talmente in armonia che tutto quello che fa è teatro e danza. E comunica grande gioia. Nonostante sia molto rigoroso, comincia le prove esclamando, entusiasta: “Dance Time!!!”. Poi lavora con grande sincerità e onestà. Da Lui ho imparato che un artista ha a che fare con le emozioni. Ci sono giorni in cui si fa meglio e altri in cui, per mille motivi, non si riesce a dare il 100%. Bisogna partire da quello che si ha al momento, avendo però l’elasticità di capire che ciò che si porta in scena deve essere sempre eseguito con la massima professionalità. Prima di salutarci, vorremmo sapere se sono previste altre date di “Kemp Dances” e se hai altri progetti. Nella prossima stagione teatrale, con “Kemp Dances”, saremo in tour in Spagna. Inoltre sto girando un film a cui tengo molto “Altro mondo due”, con la regia di Fabio Massimo Lozzi. A settembre, poi, ripartiranno i miei laboratori annuali e le Masterclass mensili di teatro danza, rivolti a professionisti dello spettacolo e appassionati, che si terranno al Teatro La Fonte di Castalia (diretto da Marika Murri). Infine, il secondo fine settimana di giugno andrà in scena lo spettacolo di teatro danza “Qualcosa di Alice”, ispirato ai racconti di Lewis Carroll, di cui ho curato regia e coreografie, con un cast di performer, che ha seguito il mio laboratorio permanente, formato da attori, cantanti e ballerini professionisti. Grazie fin da ora a Lucia Bochicchio e Giulia Bochicchio per l’amichevole partecipazione. A presto news! Vi aspetto a teatro l’11 e 12 giugno alle ore 19, e mando un saluto a tutti i lettori di Tablet.
QUALCOSA DI ALICE, spettacolo di teatro danza ispirato ai racconti di Lewis Carrol regia e coreografie Ivan Ristallo Teatro Castalia, Via di Monteverde 57 A 11 e 12 giugno ore 19.00 info: ivanristallo@yahoo.it
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Buongiorno Ivan, grazie per essere con noi. Partiamo chiedendoti cosa sia per te la danza. Buongiorno e grazie dell’invito. Cominciamo con una domanda impegnativa, vedo. Scherzo! La danza per me è come camminare o respirare e non posso pensare di non farla. Qual è stato il percorso artistico che ti ha portato a far parte della compagnia dal grande regista e coreografo Lindsay Kemp? Io nasco come danzatore. Mi sono diplomato all’Accademia di danza Susanna Beltrami, dove ho cominciato a studiare anche recitazione. Ho fatto parte, per dieci produzioni, del corpo di ballo della compagnia di Micha van Hoecke e in seguito di quello della “Divina Commedia”. Un incontro fondamentale è stato quello con Ilza Prestinari, coach dell’Actor Studio di New York. Poi mi sono diplomato in arte drammatica alla Scuola Teatro Azione. E così sono arrivati ruoli d’attore, sia contemporanei (come ne “Il lottatore” scritto e diretto da Fabrizio Ansaldo o nel film “Italy Amore mio” di Ettore Pasculli), sia classici (come quello di Giasone in “Medea”, Dioniso in “Baccanti” e “Ippolito”). E, forse, proprio tutte queste esperienze mi hanno permesso di essere scelto da Lindsay Kemp, tra decine di attori, come protagonista della sua particolarissima versione di “Histoire du soldat”. Nel primo atto dello spettacolo “Kemp Dances”, divido la scena con Lindsay mentre, nel secondo, interpreto con Daniela Maccari “Mi Vida“, coreografia d’impatto, creata dal grande coreografo Luc Bouy . Quindi secondo te danza e teatro si possono coniugare? Per me la danza è teatro. Sono musica, nel senso di ritmo interno di emozioni da portar fuori ed esterno di movimento corporeo, che può diventare anche parola. Ci vuole una buona base tecnica poi, però, tutto deve essere sostenuto da una forte carica emotiva. Ecco perché, durante le mie lezioni, punto molto sugli esercizi di training sensoriale o svuotamento con la voce. Per far sì che ci si liberi delle tensioni e si trovi il relax necessario, il cosiddetto punto neutro, da cui cominciare per esprimersi e diventare interpreti propositivi e creativi. Ivan, nonostante tu faccia questa professione continui ad allenarti? Certo. Mi preparo con il method acting con Siddhartha Prestinari e frequento, 5 volte a settimana, presso lo IALS, le lezioni di danza classica di Leontine Snel, ex prima ballerina del Lido di Parigi e fantastica coreografa di cinema e televisione, che lavora molto sull’interpretazione. Lo studio della danza è fondamentale anche per un attore? Quali consigli daresti ai giovani? Molto spesso si pensa che recitazione sia solo parola, dimenticando come l’altro strumento a disposizione dell’attore sia il corpo, il primo ad apparire in scena.
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TLaablet Run rubrica per i runners di Lorenzo Sigillò
I NEMICI ESTIVI DEL RUNNER!
I nostri consigli per correre meglio d’estate
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Contrariamente a ciò che si pensa, l’estate del runner è durissima, perché nonostante il cielo limpido ed il sole in faccia permettano l’esplosione di energia e voglia di fare, nemici come l’afa o la disidratazione sono temibili avversari. Neofiti o professionisti che siate, l’alimentazione è la vostra migliore alleata nelle fatiche estive, con specifici nutrimenti per ogni punto debole. Carne bianca, pesce fresco e legumi per gli sprinter, pasta e riso per le lunghe distanze, kiwi e banane contro le eccessive sudorazioni che fanno perdere intensità, uova per anemia ed debolezza, sono solo alcuni dei consigli degli esperti. Altri alimenti importanti nelle variazioni repentine di temperatura e luce, utili a riportare i nostri valori energetici ed ormonali nella norma, possono essere i formaggi e naturalmente la frutta anche associata a latte e yogurt, per degli ottimi pranzi sostitutivi. Astenia e mancanza di concentrazione si combattono invece con agrumi e caffè (non più di tre tazzine al giorno) o tè verde. Si dirà, ma allora mangiamo di tutto? No, mio caro runner, mantenere il corpo idratato vuol dire anche evitare picchi glicemici causati da snack imbustati, dolciumi e bibite gassate o affaticamenti gastrointestinali da cibi fritti o da alcolici…ma se non state preparando la gara della vita nessuno vi vieterà uno spritz al tramonto, suvvia! Oltre all’alimentazione, occhio naturalmente anche alle temperature elevate, che consentono di allenarsi solo nelle prime ed ultime ore del giorno: non fate quindi i ‘fighi’ all’una sul bagnasciuga o i run-alcholic nella pausa pranzo al lavoro! Ma afa ed umidità potrebbero non lasciarvi neanche nelle ore meno calde e per questo ben vengano acqua e sali minerali per reidratare le vostre fatiche, anche con integratori, soprattutto di potassio e magnesio, sia durante che dopo la corsa. Attenzione, quindi, alle trappole estive e con fiducia segnate sul calendario le migliori corse di giugno: partiamo il 12 con i dieci chilometri della 4° edizione della Magicland run a Valmontone, ma anche con i dodici chilometri della Maratonina di Allumiere o la Corri tra i Boschi di Riano (sempre dodici km). Il weekend del 18 arriva, invece, la 10° edizione della CorriRoma, gara di dieci km lungo il centro di Roma alle
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21.00, con partenza e arrivo a Piazza del Popolo, sperando che la brezza del ponentino ci accompagni in questo suggestivo giro notturno. Il 19 invece spazio ai nove km della Maratonina delle Rose di Fonte Nuova. Chiudiamo il 25 con la Maratonina della incantevole Bolsena, dieci chilometri, ma soprattutto con la goliardica, non ce ne vogliano i puristi, Antica Dogana Beer Run! Dimenticate tutti i precedenti consigli e alle tre del pomeriggio appuntamento a Frasso – Sonnino (LT) per una corsa di otto km ad ostacoli, su percorso sterrato, con consumo obbligatorio di 3 boccali di birra…. Stay Tablet! Stay Run! Stay Sobrio… o quasi!
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S istema Binario di Simona Gitto
Cosa dobbiamo aspettarci da Google quest’anno?
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Google ha dato il via alla nuova conferenza I/O, dedicata agli sviluppatori ma promettente anche per l’utenza comune. Vediamo insieme alcune novità che riassumono la mission attuale di Mountain View: “organizzare l’informazione del mondo e renderla universalmente accessibile e utile”. Android N Nel corso della conferenza è stata presentata quella che sarà la nuova versione del noto sistema operativo. La prima novità è la nuova caratteristica multitasking, una modalità multi-finestra, che consente di affiancare più app sullo schermo, con un sistema di notifiche con funzioni rapide. Si prosegue con la cifratura dei file, che garantirà totale sicurezza insieme ad un inasprimento della sicurezza dei media framework, che renderà più difficile l’accesso di elementi “malevoli”, con gli aggiornamenti automatici in background. La nuova beta di Android N è disponibile già da adesso per tutti coloro che sono iscritti all’Android Beta Program: può essere installata su smartphone e tablet Nexus, Pixel C e Nexus Player. La versione definitiva si avrà (si spera) verso fine estate, insieme ad un nome che sarà scelto dagli utenti, rispettando come unico vincolo l’inziale N. Che aspettate? Andate su android.com/n e date libero sfogo alla fantasia! Allo e Duo Allo è un sistema di messaggistica con chatbot dotato di intelligenza artificiale, che permette di generare risposte secondo smart reply in maniera automatica contestualmente alla ricezione di un messaggio o addirittura una fotografia, poiché in grado di riconoscerne il contenuto. La risposta può avvenire anche attraverso emoticon o emoji (ne sono state aggiunte 71). Sarà anche possibile prenotare un tavolo al ristorante direttamente dalla app tramite la funzione @google, o pronunciando una ben precisa query, trovare ciò che si sta cercando, tra pagine, immagini, video, ecc… senza dover aprire il browser. Anche in questo caso l’app offre una crittografia end-to-end e una modalità di navigazione in incognito. Duo, invece, è un’app che consente di videochiamare, ma con una novità fondamentale, la modalità “Knock Knock”, che permette di vedere chi ci chiama prima ancora di rispondere. La tecnologia utilizzata adatterà automaticamente la qualità del flusso di audio e video, evitando blocchi o rallentamenti fastidiosi. Per poter cominciare a chattare e videochiamare si dovrà attendere l’estate, quando sia Allo che Duo faranno il loro debutto su iOS e Android. Manca davvero poco. Android Wear 2.0 Ricordiamo tutti la comparsa degli smartwatch, una vera novità in ambito wearable. Google ci stupisce ancora, relativamente ai
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suoi devices, con un vero upgrade del concetto, Android Wear 2.0, che promette liberarci dalla schiavitù dello smartphone, innanzitutto garantendo una connessione in piena autonomia alla rete senza bisogno di avere lo smartphone acceso. Gran parte dei cambiamenti sarà visibile anche dalla messaggistica: sarà possibile scrivere sullo schermo dello smartwatch unicamente con il dito, secondo un sistema swipe, che permette di rispondere ad un qualsiasi messaggio in maniera molto più intuitiva. Mentre, in aggiunta, Google ha inserito il riconoscimento automatico di attività di Google fit, che permetterà di avviare, ad esempio, una qualsiasi app di corsa non appena si dovesse iniziare effettivamente a correre. Queste sono solo alcune delle novità a cui si potrà assistere in autunno, in concomitanza con il rilascio di questa nuova versione. Google Home Un’altra fantastica novità è quella di Google Home, un sistema di smart home racchiuso in una piccola cassa dal design accattivante, che collegandosi al wi-fi e attraverso dei microfoni, sarà in grado di registrare qualsiasi cosa avvenga intorno a sé, e soprattutto di eseguire i nostri comandi e gestire diversi dispositivi presenti in casa. Tra le diverse funzionalità abbiamo: l’interazione con le luci, l’attivazione della musica a comando e dei programmi tv, e l’integrazione del motore di ricerca. È un sistema di domotica sempre in ascolto, capace di comprendere ed eseguire ordini attraverso comando vocale: con la funzione multiroom è, inoltre, possibile impartire ordini diversi da una cassa all’altra simultaneamente. Per questa ultima grande novità, purtroppo, bisognerà aspettare ben più della fine dell’anno (in cui è prevista l’uscita negli States). Ma non disperiamo, perché le innovazioni corrono veloci!
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dall’interno…
la pelle e prepararsi alla tintarella
E’ ormai noto a tutti che l’esposizione ai raggi solari, comporta numerosi rischi per la salute della pelle, nonché un invecchiamento precoce (foto-aging) dovuto ai fattori ossidanti dei Raggi UV. Nonostante ciò, pochi riescono a fare a meno della tintarella che dona un aspetto gradevole ed accattivante durante le vacanze estive. Oggi, fortunatamente, comincia ad esserci una sensibilizzazione culturale sugli effetti nocivi dei raggi solari, pertanto viene data grande importanza ai cosiddetti cosmetici schermanti. Ma la “crema solare” ci protegge totalmente da rischi? La risposta è no! Diventa fondamentale l’accuratezza e la costanza che poniamo nello spalmare il cosmetico protettivo: - Applicare la crema in maniera omogenea - Ripetere l’applicazione dopo poche ore, specialmente se sudati o dopo il bagno in acqua - Evitare comunque lunghe esposizioni, specialmente nelle ore più calde, dove i raggi UV ci colpiscono perpendicolarmente (11.00 - 16.00) - Utilizzare un fattore protettivo massimo (SPF 50+)
Dalla Dermatologia Estetica le nuove armi per prevenire i danni da tintarella: A nt i o s s i d a nt i , Ac i d o Ia lu ro n ico, V ita m i n e, A m i n o ac i d i so n o le n ostre ar mi pe r difen de rci
Al fine di cogliere tutti i vantaggi dell’esposizione al sole, ma prevenendo macchie, elastosi, secchezza, eritemi e patologie cutanee, dobbiamo curare preventivamente ed adeguatamente la pelle: migliorando il turnover epidermico, ripristinare la microcircolazione, idratare profondamente la pelle e combattere l’ossidazione pericolosa. Esponendoci al sole con moderazione e preparando la pelle all’irraggiamento mediante trattamenti ad hoc come la Biorivitalizzazione, la Bioristrutturazione possiamo proteggere la salute della pelle donandole contemporaneamente lucentezza, turgore, elasticità e bellezza. In cosa consiste il trattamento? La Biorivitalizzazione consiste nell’iniettare superficialmente nel derma mediante microaghi tutti quei componenti vitali che la pelle naturalmente sintetizza in età giovanile e che con il passare degli anni riduce o smette di produrre. Piccole quantità di Acido Ialuronico, complessi polivitaminici, aminoacidi essenziali, antiossidanti e depuratori di tossine permettono di creare una barriera solida ed efficiente per rispondere adeguatamente ai raggi solari. Apportando direttamente nel tessuto questi bioelementi, andiamo a contrastare l’ impoverimento della pelle, che ritrova nutrimento e giovinezza. Quali sono i risultati? La Biorivitalizzazione della pelle del viso e del decoltè ottimizza il turgore e l’elasticità cutanea: il viso apparirà migliorato nel complesso e avrà più luce risultando così più giovane e fresco. Quante sedute sono necessarie? Generalmente si consigliano circa cinque trattamenti iniziali, distanziati una settimana l’uno dall’altro, poi altre due sedute a distanza di un mese.
M e d i c i n a
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STUDIO MEDICO MEDICINA E CHIRURGIA ESTETICA VISO E CORPO BLEFAROLIFTING NON CHIRURGICO CHIRURGIA DERMATOLOGICA DERMATOLOGIA ESTETICA CHIRURGIA E DIAGNOSTICA SENOLOGICA NUTRIZIONE - HOLTER METABOLICO RIABILITAZIONE LINFO VASCOLARE CARBOSSITERAPIA ANTALGICA E FUNZIONALE TRICOLOGIA E TRAPIANTO DI CAPELLI
Cosa significa SPF 50+?
Il fattore di protezione solare è un numero indicato sui cosmetici che contengono filtri solari e che definisce la capacità di difendere la pelle dall'insulto attinico, in particolare da radiazioni UVB. Questo numero è definito comunemente SPF, che corrisponde all'inglese Solar Protection Factor. Il significato di tale numerazione è identificato come una dose di esposizione, durata x potenza radiante x area, multipla della dose che produce eritema. Un SPF 50 dovrebbe portare cioè all'eritema solare con una dose di esposizione 50 volte più alta rispetto a quella prevista in assenza di protezione. [Wikipedia]
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Casalpalocco da circa 7 anni è presente un
ospedale privato di altissimo livello, all’avanguardia nella cura delle malattie cardiovascolari. TabletRoma incontra il Presidente Professor Valentino Martelli, a cui vengono rivolte alcune domande per poter fornire ai nostri lettori maggiori informazioni. Cardiochirurgo a livello internazionale, dopo 15 anni passati in Inghilterra, negli anni ‘80 torna in Italia ed esegue i primi trapianti di cuore in Sardegna, sua terra natale. Quando ancora non si operava in strutture private, a metà di quegli anni con la sua equipe inglese compie i primi interventi al cuore presso la Clinica Columbus di Milano e subito dopo alla Clinica Villa Bianca di Roma. Successivamente alla Columbus verranno effettuati circa un migliaio di interventi al cuore in un anno. Un pioniere che oggi siede la poltrona di Presidente e Amministratore Delegato di questa struttura, oggi denominata Ospedale Privato Cardiovascolare di Casalpalocco, che fa parte del Gruppo GVM Care & Research, uno dei maggiori gruppi italiani di ospedalità privata con oltre 36 ospedali tra Italia, Francia, Polonia, ecc, che si occupano soprattutto delle alte specialità chirurgiche (cardiochirugia, neurologia, ortopedia, ecc.) Professore perchè la scelta della sede romana è ricaduta sul quartiere di Casalpalocco? Circa 15 anni fa, il gruppo GVM, dopo aver effettuato una accurata analisi del territorio romano e della sua popolazione, ha scelto l’area di Roma Sud Ovest perchè strategicamente vicina ai due areoporti della Capitale, Fiumicino e Ciampino, e il quartiere di Casalpalocco perchè il cuore di un territorio molto vasto che è quello del X° Municipio con tutta l’area del litorale romano e oltre, arrivando a servire un bacino di utenza molto ampio, di circa 1 milione di abitanti. Questo quartiere presenta inoltre delle caratteristiche di quiete e vivibilità che facilitano e aiutano i pazienti cardiopatici al recupero. Un ambiente sano come lo si può trovare in molte delle sedi del gruppo tra cui quella principale a Lugo di Romagna, il fiore all’occhiello della GVM, che non ha nulla da invidiare ai migliori centri americani. La struttura di Casalpalocco può strategicamente accogliere pazienti provenienti da tutto il Centro Sud Italia, e oltre. Come è organizzato l’Ospedale di Casalpalocco? La clinica offre 91 posti letto, di cui 4 di unità coronarica, 8 di terapia intensiva, più 79 di degenza. La struttura è dotata del meglio che si possa offrire al trattamento di pazienti con pro-blemi cardio vascolari. E’ presente una sezione di radiologia (TAC cuore), due sale di emodinamica diagnostica ed interventistica, una risonanza magnetica per il cuore, un centro di riabilitazione, e 4 sale operatorie. Siete una struttura ospedaliera totalmente privata. Come vi ponete verso un’ utenza che non sempre può accedere a certi servizi? Innanzitutto per diverse branche della medicina e chirurgia, il gruppo GVM possiede da circa un anno l’Ospedale San Carlo di Nancy, che è accreditato dalla Regione Lazio, quindi accessibile
con il Sistema Sanitario Nazionale. In secondo luogo i servizi di Casalpalocco sono convenzionati con fondi integrativi sanitari, casse mutua e assicurazioni sanitarie. Il paziente cardiopatico può anche usufruire di questi servizi accedendovi con il proprio medico cardiologo e viceversa. Il medico cardiologo può utilizzare questa struttura qualora non avesse possibilità di effettuare alcuni esami diagnostici nel proprio studio. Abbiamo un sistema capillare di collegamento con molti ambulatori dislocati sul territorio. Stiamo infine portando avanti le pratiche per poter essere accreditati dalla Regione Lazio come centro convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale. Le malattie cardiovascolari, insieme ai tumori, sono le maggiori responsabili dei decessi in Italia e nel mondo. Come si pone il vostro centro verso il problema? In assoluto con la prevenzione e il monitoraggio del paziente acquisito. Abbiamo in sede adottato una formula, quella del ceck up “sociale” che consiste in una visita cardiologica accurata, un esame del sangue (colesterolo LDL), un elettrocardiogramma, un ecocardiogramma. Un pacchetto a cui si può aggiungere un eventuale prova sotto sforzo, con dei costi assolutamente accessibili. La diagnostica con apparecchiature tecnologicamente molto avanzate permette la migliore prevenzione alla problematica. La coronografia con applicazione di stent per evitare l’infarto è una pratica che si esegue normalmente nella nostra sede. I nostri reparti sono dotati di rianimazione e terapia intensiva cardiologica e cardiochirurgica 24 ore su 24, che permettono di accogliere pazienti che necessitano di interventi cardiochirurgici e vascolari in tempi rapidissimi. Progetti futuri? Stiamo valutando una campagna di affiliazione che coinvolga non solo pazienti cardiopatici ma anche il resto della popolazione che voglia monitorare il proprio stato di salute ciclicamente, partendo proprio dal cuore. Attraverso la sensibilizzazione del territorio ad una cultura della prevenzione della malattia vorremmo fidelizzare la persona affinchè si affidi ad un centro quale il nostro che dopo un ceck up iniziale segue il paziente nel tempo, la sua terapia farmacologica e non, offrendo assistenza H24. Non c’è sul territorio romano una struttura come questa, e saremo anche noi ancor più il fiore all’occhiello della Capitale quando avremo concluso l’iter per l’accreditamento al SSN. La ringrazio Presidente per la disponibilità concessa alla nostra rivista e La salutiamo lanciando un invito ai nostri lettori perchè vengano a prendere infomazioni al civico 386 di Viale Alessandro Magno. Il professor Valentino Martelli, nella sua vita professionale ha avuto un trascorso politico come senatore per 3 legislature, occupandosi soprattutto di sanità e di problemi della salute, e come Presidente della Commissione sulle strutture sanitarie.
per maggiori informazioni, consulta la rubrica a pagina 51
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Rivoluzione ‘made in Italy’ nella cura dell’Ada-Scid, la malattia genetica rara dei cosiddetti ‘bimbi in bolla’. La prima terapia genetica che ha cambiato la vita di questi pazienti, Strimvelis* della britannica GlaxoSmithKline, ha ricevuto il via libera dall’agenzia regolatoria europea Ema. L’ente Ue - annuncia l’azienda biotecnologica italiana MolMed che produce il trattamento - ha concesso per la prima volta l’autorizzazione alla commercializzazione per una terapia genica ex vivo basata su cellule staminali, destinata ai pazienti con immunodeficienza severa combinata legata al deficit di adenosina-deaminasi (Ada-Scid), per i quali non è disponibile un donatore compatibile. Buone notizie per i figli di appassionati lettori. Secondo una ricerca dell’Università di Padova, infatti, i bambini cresciuti in case piene di libri tendono a guadagnare di più da grandi, rispetto agli altri. La ricerca, pubblicata sull’’Economic Journal’, è stata condotta da Giorgio Brunello, Guglielmo Weber e Christoph Weiss dell’ateneo patavino. Il team ha esaminato 6 mila uomini nati in nove Paesi europei a metà XX secolo. I soggetti sono stati divisi in gruppi sulla base del quantitativo di volumi presenti nelle loro case: meno di 10 libri, una mensola di libri, una libreria con fino a 100 libri, due librerie o più di due librerie. Soia, avena, mandorla. La moda del cappuccino, al bar o a casa, senza il suo ingrediente principe, il latte, prende sempre più piede. A guidarla i molti ‘intolleranti’ convinti che la bevanda tradizionale sia meno digeribile, più pesante e meno salutare delle alternative vegetali. Convinzioni che spesso non superano l’esame scientifico. Eppure il trend, con pretese salutiste, è confermato anche dal nuovo paniere Istat, presentato a febbraio scorso, dove entrano per la prima volta proprio bevande a base di soia, riso e altri legumi o cereali. Prodotti le cui vendite sono aumentate del 27% nel 2015, secondo elaborazioni Coldiretti su Rapporto Coop.
Pan (Aifa), 37 nuovi antibiotici in studio contro superbatteridio co Ma in media solo 1 molecola su 5 riuscirà a terminare iter Sono 37 i nuovi antibiotici in sviluppo da parte delle aziende farmaceutiche, alcuni dei quali si prevede possano essere efficaci contro patogeni classificati come ‘’minacce urgenti’’ da parte delle autorità sanitarie. Quasi sicuramente però, solo 1 molecola su 5 riuscirà a ricevere l’approvazione delle agenzie regolatorie, negli Stati Uniti e in Europa. A sottolinearlo è il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Luca Pani, dopo il primo caso registrato negli Usa di una paziente infettata da un ceppo di E. ‘resistente’ a tutti gli antibiotici. ‘’Per contrastare il fenomeno dell’antibioticoresistenza è innanzitutto necessario un approccio multi settoriale - spiega Pani - che coordini all’interno di un unico piano strategico, come avviene nel nostro Paese sotto l’egida del Ministero della Salute, le iniziative mirate alla riduzione e all’utilizzo responsabile di antibiotici sia per uso umano che veterinario’’. Trovato nei ratti legame tumori e telefonini Studio agenzia federale Usa, sale rischio cervello e cuore L’esposizione alle radiofrequenze tipiche dei cellulari aumenta i casi di tumore nei ratti maschi. Lo afferma un grande studio durato due anni del National Toxicology Program statunitense, secondo cui gli aumenti, piccoli ma statisticamente significativi, riguardano proprio gliomi, un tipo di cancro al cervello, e Schwannomi gli stessi riscontrati da alcuni studio epidemiologici sull’uomo. Lo studio, costato 25 milioni di dollari, è stato condotto su oltre 2500 ratti e topi esposti a varie quantità di radiofrequenze in 21 camere progettate appositamente. La decisione di pubblicare i risultati preliminari dello studio sui ratti è venuta dopo che il sito microwave.com ne aveva anticipato i risultati, mentre il rapporto completo, che è stato controllato e verificato da autorità indipendenti, sarà pubblicato l’anno prossimo. “Lo studio ha trovato una bassa incidenza di gliomi maligni nel cervello e schwannomi nel cuore dei ratti maschi esposti”, scrivono gli esperti.
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Tipi di attaccamento e relazioni interpersonali Lo scorso mese ho scritto sulla teoria dell’attaccamento di Bowlby, cioè “il sistema dinamico di atteggiamenti e comportamenti che contribuiscono alla formazione di un legame specifico fra due persone, un vincolo le cui radici possono essere rintracciate nelle relazioni primarie che si instaurano fra bambino e adulto”. Questo mese voglio approfondire il discorso sui tipi di attaccamento e su come essi possano influenzare la persona adulta nelle sue relazioni interpersonali. Ma cominciamo accennando nuovamente alla Strange Situation di Mary Ainsworth, situazione sperimentale di laboratorio, costruita con l’obiettivo di esaminare l’equilibrio tra comportamenti di attaccamento e di esplorazione, in condizioni di bassa e alta tensione emotiva, in bambini di circa un anno di età. È come un “dramma in miniatura”, che dura venti minuti ed è costituito da otto momenti, durante i quali prima il bambino si trova con la madre in una stanza, dove può giocare liberamente. Poi arriva una seconda figura adulta, estranea, che interagisce sia con la mamma che con il bimbo. La successiva situazione è che la madre si allontana e lascia il bambino con l’estranea. Questa prima separazione, dà modo di osservare le strategie adottate dal piccolo per far fronte alla situazione di disagio, se ricerca o meno la madre. Di seguito, la madre torna e consola il piccolo, se egli lo richiede, o lo lascia giocare. È importante osservare se il bambino si ricongiunge al genitore, se ricerca contatto o se, al contrario, ignora il suo ritorno, mostrandosi autonomo o indifferente. La madre poi esce di nuovo dalla stanza e lascia il bimbo solo. È la seconda separazione: alcuni bimbo si disperano e manifestano grande disagio. Si osservano le capacità del bambino di far fronte alla separazione. È l’estranea a rientrare nella stanza e non la madre. Qui si osserva la reazione del bambino, se usa l’estranea come figura di attaccamento sostitutiva oppure la rifiuta. Infine la mamma rientra nella stanza e consola il bambino. Questo momento è molto importante per la valutazione dell’attaccamento, poiché si osservano le risposte del bimbo, se ricerca vicinanza e contatto fisico, se appare rassicurato oppure indifferente o arrabbiato. Infine si osserva se la presenza della mamma serve a consolare
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il piccolo e se egli, dopo lo stress, riprende l’attività di gioco. Da questi studi sono state definite le 4 tipologie di attaccamento: SICURO: il bambino esplora l’ambiente e gioca sotto lo sguardo della madre, con cui interagisce. Quando la madre esce e rimane con l’estranea il bambino è visibilmente turbato. Al ritorno della madre si tranquillizza e si lascia consolare. INSICURO/EVITANTE: il bambino esplora l’ambiente ignorando la madre, è indifferente alla sua uscita e non si lascia avvicinare al suo ritorno. INSICURO/AMBIVALENTE: il bambino ha comportamenti contraddittori verso la madre, a tratti la ignora, a tratti cerca il contatto. Quando la madre se ne va e poi ritorna, risulta inconsolabile. DISORIENTATO/DISORGANIZZATO: il bambino mette in atto dei comportamenti stereotipati, è sorpreso/stupefatto quando la madre si allontana. In che modo i tipi di attaccamento influenzano le future relazioni adulte? Con la crescita, il legame che si forma con la figura primaria di riferimento, si modifica e si estende ad altre figure, sia interne che esterne alla famiglia. Nell’adolescenza e nell’età adulta, la persona sarà capace di separarsi dalla figura di attaccamento (FdA) primaria e legarsi a nuove FdA. In questa evoluzione si strutturano i Modelli Operativi Interni (MOI). Scrive Bowlby:“Nel modello operativo del Sé che ciascuno si costruisce, una caratteristica fondamentale è il concetto di quanto si sia accettabili o inaccettabili agli occhi delle figure di attaccamento. Sulla struttura di questi modelli complementari l’individuo basa le sue previsioni di quanto le sue figure di attaccamento potranno essere accessibili e responsive se egli si rivolgerà a loro per aiuto… Dalla struttura di quei modelli dipendono inoltre la sua fiducia che le sue figure di attaccamento siano in genere facilmente disponibili e la sua paura più o meno grande, che non lo siano”. Quindi noi ci creiamo delle immagini interne di noi stessi, degli altri e del mondo ed sono queste immagini interiori, o modelli interni, che inconsciamente usiamo come riferimento quando entriamo in relazione con un’altra persona. Ma come “funziona” tutto questo? La persona con attaccamento Sicuro svilupperà un MOI di Sé come essere
degno di amore, le cui esigenze di conforto hanno valore. E un MOI della FdA come disponibile e degna di fiducia. Da adulto, si coinvolgerà in relazioni che confermino i suoi modelli interni “sicuri” e si orienterà, quindi, verso persone per lo più stabili, che mostrino i propri sentimenti e con cui poter condividere sia i momenti tristi che quelli felici della propria esistenza, così da confermare la propria percezione di persona degna di essere amata e curata. Inoltre, avendo sperimentato un rapporto di totale fiducia, darà vita a legami non ossessivi, basati sulla fiducia reciproca, che utilizzino il partner come “base sicura” da cui dipendere e da cui partire autonomamente, per esplorare l’ambiente circostante. La persona con attaccamento Insicuro/Evitante creerà un MOI di Sé come di essere poco amabile, che sente di doversi tenere a distanza anche se desidera la vicinanza e che può contare solo su se stesso; perché incapace di suscitare nell‘altro risposte positive. Pertanto, il MOI della FdA sarà quello di persona indisponibile alle richieste di aiuto e vicinanza. Da adulti, anche se inconsciamente, queste persone seguiranno l’imperativo categorico di non farsi coinvolgere emotivamente nelle relazioni interpersonali. La loro vita sarà improntata principalmente sul desiderio di conquista di un’autonomia personale che escluda il ricorso agli altri, poiché essi sono considerati individui inaffidabili e su cui contar poco. Questa “scelta” di vita, in realtà, nasconde il tentativo di difendersi dalla delusione e dal dolore, dovuti ad eventuali esperienze di rifiuto. Per non correre il rischio di venir rifiutati è meglio sopprimere le proprie emozioni. La persona con attaccamento Insicuro/Ambivalente strutturerà due MOI di Sé e della FdA, opposti e contrastanti: immagine di Sé come amabile e FdA come disponibile e degna di fiducia; immagine di Sé come non amabile e della FdA come non disponibile. Inoltre, successivamente può formare un terzo MOI: Sé e l‘altro come oggetti suscettibili di controllo. Nelle relazioni adulte, egli penserà spesso di aver trovato la persona giusta, andando incontro ad idealizzazioni eccessive di soggetti che invece presentano proprio quei tratti ambivalenti che egli odia. E quando si renderà
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conto di aver sbagliato, soffrirà terribilmente. Inoltre, avendo sperimentato una relazione con una FdA imprevedibile, sviluppa dei modelli di Sé come di una persona da amare in maniera discontinua. Ne consegue che, all’interno di una relazione, quando a prevalere saranno i modelli positivi del Sé come persona degna di amore, allora penserà di essere profondamente amato e rispettato, ma quando prenderanno il sopravvento i modelli negativi del Sé, come persona non degna di amore, allora facilmente verrà trascinato nel tunnel della gelosia estrema, dando vita a relazioni possessive, ossessive e talvolta anche violente. La persona con attaccamento Disorientato/Disorganizzato sviluppa MOI multipli di Sé e della FdA: Sé accettabile e FdA disponibile; Sé come vittima impotente di altro minaccioso; Sé come pericoloso per le persone amate; Se e FdA come deboli di fronte a pericoli esterni. Rispetto a questo tipo di attaccamento, le ricerche hanno individuato una sofferenza delle FdA, probabilmente a causa della mancanza di elaborazione di un lutto oppure di gravi eventi traumatici nelle relazioni con le proprie FdA, forse violenze, maltrattamenti o abusi, che generano personalità borderline o psicotiche. Sono FdA immerse in un doloroso mondo interiore oppure che incutono paura. I bambini che rientrano in questo tipo di attaccamento, presentano, durante la Strange Situation, dei comportamenti anomali: restano immobili, si dondolano, si coprono gli occhi alla vista della madre, danno vita a comportamenti stereotipati. Essi elaborano delle rappresentazioni interne della relazione, confuse e incoerenti. La conseguenza di tutto ciò è, nell’età adulta, la difficoltà nell’interpretare gli eventi della realtà, che sono oscurati da un velo di confusione, incontrollabilità, catastrofe. Nelle relazioni amorose, saranno incapaci di scegliere persone affidabili, spesso si faranno coinvolgere in legami distruttivi, con persone violente e aggressive. Tenderanno a dar vita e a mantenere relazioni improntate su modalità comunicative violente e fredde, e potranno loro stessi essere partners e genitori maltrattanti o abusanti. Riproporranno, cioè, ciò che hanno vissuto e sperimentato dalle loro FdA.
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tutte, mi ha fatto smettere di credere a quella frase ….che ci posso fare, Io sono fatto così!!! “. Il Dott. Kataria dice che quando ridiamo cambiamo, e quando cambiamo, tutto il mondo intorno a noi cambia. Credo che proprio in questo momento storico in cui tutti vogliamo dei cambiamenti nel mondo, attraverso il Respiro e la Risata possiamo cominciare a cambiare qualcosa dentro di Noi e grazie a questo potremo veder cambiare il resto. Ogni Mercoledì mattina dalle ore 12,00 alle 13,00 si svolge una sessione di Yoga della Risata nella quale si condivide il tempo ridendo, giocando, cantando e danzando (i quattro principi della Gioia secondo il Dott. Madan Kataria). Una particolarità di questi incontri è che “sono gratuiti“, grazie alla disponibilità del Teacher e dei gestori della palestra, e soprattutto alla volontà espressa dal Dott. Kataria che desidera che questo strumento di gioia possa e debba raggiungere il numero più elevato possibile di persone senza fare discriminazioni economiche. La prima domenica del mese di maggio è stata la Giornata Mondiale della Risata, e quest’anno è coincisa con la festa del 1° Maggio. Ed allora tutti pronti perché il Teacher Ricci ha pensato di vivere questo evento all’aria aperta nella Pineta di Ostia per portare il Sorriso, la Risata e il Respiro a tutti i lavoratori che hanno voluto parteciparvi. Lo Yoga della Risata grazie alla sua versatilità è stato presente anche all’albergo Rome Cavalieri Waldorf Astoria Hotels and Resort di Roma, nel corso dell’evento “Worldwide Team Member Appreciate Week” (come apprezzare e conoscere il fantastico mondo dei team all’interno della compagnia) dal 22 al 28 maggio, dove i dipendenti hanno potuto provare direttamente i vantaggi di mettere il buonumore e il sorriso insieme alla risata all’interno del loro lavoro. Altro appuntamento importante è il corso introduttivo allo Yoga della Risata che il Prof. Ricci ha tenuto nella giornata di sabato 4 giugno presso la palestra Aris Sporting Village dell’AXA in Via Senocrate, dove sono state offerte ai partecipanti (insegnanti, istruttori sportivi e non, educatori, genitori e tutti coloro che della curiosità il loro stile di vita), le informazioni base riguardo i 4 principi che ispirano lo yoga della risata verso la gioia, ovvero il danzare, cantare, giocare e ridereeee.
Una risata fa bene alla vita a cura del Prof. Paolo Ricci
Ecco la stupefacente novità per poter essere nella Gioia usando degli strumenti del tutto naturali e sempre a portata di mano nella Vita di tutti i giorni…….Il Respiro e la Risata. Ebbene sì è proprio così, ben 25 anni fa un medico Indiano dal nome Dott. Madan Kataria, ha elaborato un sistema unico che ci porta a ridere anche quando un vero motivo non c’è. Tutto questo perché ogni volta che noi ridiamo all’interno del nostro organismo si sviluppa un joy cocktail, fatto di endorfine che ci aiuta a metterci di buonumore. Tutto inizia con la Risata, che non è altro che una grande Espirazione, che chiama in causa il muscolo respiratorio per antonomasia ovvero il Diaframma, muscolo che molto raramente riusciamo ad utilizzare, perché il nostro respiro si ferma nella gabbia toracica e non riesce a scendere al di sotto. Disciplinando la nostra Vita attraverso lo Yoga della Risata riusciamo ad ottenere dei risultati entusiasmanti a livello fisiologico, fisico ed emotivo. Dallo Yoga vengono presi gli esercizi di respirazione ai quali vengono aggiunti degli esercizi di Risata che hanno lo scopo di rendere la risata inizialmente Spintanea (un po’ falsa) sempre più Spontanea. Tutto ciò è facile trovarlo in uno dei 72 paesi del Mondo in cui lo Yoga della Risata è conosciuto, e da diversi anni anche in Italia è possibile. Da pochi mesi un nuovo Club della Risata (così vengono chiamati) è nato qui ad Ostia Lido a ridosso del mare all’interno di una sala della palestra Beach Gym sita in Piazza Magellano 39 e gestita da Fabio Ventre e Claudia Molinini. Il responsabile di questa iniziativa è il Prof. Paolo Ricci Teacher riconosciuto dalla Università dello Yoga della Risata di Bangalore in India. Insegnante di educazione fisica, con esperienza trentennale nell’insegnamento della Ginnastica Artistica senza Stress e nel Fitness, da poco più di 6 mesi si è gettato a capo fitto in questa nuova disciplina. “ E’ fantastico quello che lo Yoga della Risata è riuscito a fare su di me in pochi mesi, una cosa su
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Mucha, e i fiori dell’art nouveau
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Femminilità, grazia, colori pastello, motivi floreali e una grande espressività, sono solo alcuni degli elementi che si fondono e miscelano nelle opere di Alphonse Mucha, una delle figure più rappresentative del panorama artistico di fine Ottocento e inizi Novecento. Duecento capolavori tra manifesti, disegni, dipinti, libri e fotografie di questo grande interprete dell’Art Nouveau, sono oggi in mostra, sino all’11 Settembre 2016, presso il Complesso del Vittoriano nella grande retrospettiva “Alphonse Mucha”, prodotta e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con la Fondazione Mucha. È così possibile ammirare opere quali: Le stagioni (1896), Le Arti (1898), Le 4 pietre preziose (1900) e la Principessa Giacinta (1911), da cui si evince come protagonista assoluta sia la figura femminile. A un primo sguardo, la sua donna potrebbe vagamente ricordare quella rappresentata dai Preraffaeliti; ma se quest’ultima ha un che di notturno e mistico e un sensuale che racchiude un lato spirituale, quella di Mucha (almeno della prima e più conosciuta fase artistica) è diversa. Lei seduce per l’ambivalenza di candore ed erotismo: è solare, estiva, circondata da fiori, foglie, ruscelli, arabeschi e ha i capelli e le vesti scompigliati dal vento, quasi fosse una giovane dea. Nella composizione delle sue opere, il movimento sinuoso dei panneggi, come onde del mare, si contrappone alle forme curvilinee dei capelli e ad altri motivi decorativi. L’artista ceco, però, non fu soltanto pittore, ma anche scultore e designer di gioielli e pezzi d’arredamento, anche se la notorietà arrivò grazie alla grafica ornamentale. Sdoganò la possibilità di fare arte per molti, coniugandola con la pubblicità. Infatti, lo sviluppo della litografia a colori e la richiesta crescente di immagini pubblicitarie nella Belle Epoque parigina, diedero a lui, come ad altri artisti (vedi Toulouse-Lautrec), la possibilità di confrontarsi con questa nuova forma d’arte. I manifesti pubblicitari non si limitarono più a semplici annunci scritti a grandi lettere, ma diventarono il moderno mezzo di comunicazione di massa - percepita come una democratizzazione dell’arte, un po’ come accade oggi con la street art - che, nelle aspi-
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razioni dei suoi seguaci, aveva l’obiettivo di far diventare le strade veri e propri spazi espositivi a cielo aperto. La collaborazione che lo fece conoscere al grande pubblico fu quella con il Théatre de la Renaissance e soprattutto con l’attrice Sarah Bernhardt, detta la “Divina” che, impressionata dalla propria immagine nel manifesto della rappresentazione della Gismonda (1894), stipulò con lui un contratto di esclusiva di sei anni per locandine, scene e costumi teatrali. La particolarità dei manifesti creati da Mucha (una novità per l’epoca) era il formato verticale che, allungato e di circa due metri d’altezza, faceva apparire la figura riprodotta quasi a grandezza naturale, creando così un forte impatto visivo nello spettatore. Grazie a questi accorgimenti e a uno stile unico e riconoscibile, divenne ben presto richiestissimo, ricevendo numerose commissioni per cartelloni pubblicitari per svariati soggetti: liquori, biscotti e altro. Concluso questo periodo, l’artista lasciò Parigi per far ritorno nella sua Praga e le figure femminili delicate, sensuali e a volte eteree, lasciarono il passo a energiche donne locali, eroine della resistenza ceca contro il dominio tedesco, come dimostrato dai grandi dipinti della cosiddetta “Epopea Slava” (1914), intrisi di spiritualità e patriottismo. Il 28 ottobre 1918, in seguito al crollo dell’impero austro-ungarico, venne istituito lo stato indipendente della Cecoslovacchia e chiesto a Mucha di disegnare le banconote e lo stemma, nonché i francobolli per il nuovo Stato, che l’artista disegnò in sole 24 ore. Purtroppo il suo impegno per la causa ceca gli costò molto, dato che nel 1939, non appena la nazione venne invasa dai nazisti, fu subito prelevato dalla Gestapo e rinchiuso in prigione dove contrasse una grave polmonite, che il 14 luglio dello stesso anno lo condusse alla morte. Quello che ci ha lasciato non è solo il gusto per l’eleganza, ma una raffinatezza artistica e una leggerezza nel tratto che, ancora oggi, influenza svariati campi dell’arte dalla pittura alle creazioni d’arredi e gioielli, fino all’iconografia delle banconote. Anche il mondo dell’illustrazione ha spesso attinto dal suo stile per la creazione di copertine, poster o cards, come
dimostrato ad esempio dai manga di Naoko Takeuchi (disegnatrice giapponese di Sailor Moon) e Masakazu Katzura (Video girl Ai) o dal fumettista americano Joe Quesada (per molti anni supervisore-capo della Marvel Comics). Il 1 gennaio 2010 è scaduto il copyright che proteggeva le opere di Mucha e i suoi capolavori sono diventati patrimonio pubblico. Con l’augurio che una loro più ampia diffusione sia d’ispirazione per i futuri artisti e cancelli il grigiore e il banale che troppo spesso opprime le nostre città, vi invitiamo a visitare questa affascinante mostra, certi che, come una ventata d’aria fresca, rasserenerà la vostra giornata.
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M ozart News
di Cristiana Pezzetta. fotografie di Roberta Tasca
Adolescenza e musica
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Quante volte ci è capitato di passare accanto a una ragazza, a un ragazzo, spalle curve, sguardo lontano, capelli indomati e nelle orecchie quegli ossessivi auricolari, con i quali ci sono apparsi isolati nel loro mondo, fatto di musica e di pensieri inespressi. Quante volte ci capita di osservarli quasi con rassegnazione, incapaci di trovare le coordinate per attraversare quel territorio di incertezza che ci separa da loro. Eppure la musica è un ponte. Eppure è proprio intorno agli 11 anni che i giovani sembrano improvvisamente dotarsi di antenne potenti, capaci di captare le più inusitate melodie, straordinariamente efficaci a trasformare il magma inespresso del loro divenire in compiute onde sonore dell’anima. Perché «il linguaggio universale che attraversa le culture giovanili da una parte all’altra del pianeta è la musica: un sogno a tutto volume che esalta le emozioni, amplifica i desideri, dilata le fantasie» (da L’età incerta, di Silvia Vegetti Finzi, Oscar Mondadori, pag. 172). Per questo è così straordinariamente importate che i giovani possano sperimentare da vicino il fare con la musica, imparando ad ascoltare prima e a eseguire poi, con i propri strumenti, brani musicali. La prima sperimentazione musicale nell’Istituto comprensivo W. A. Mozart venne avviata nel 1989, ben prima che nascessero le scuole medie a indirizzo musicale. Si trattava di un progetto al livello nazionale, iniziato dieci anni prima, e che aveva voluto offrire per la prima volta alle ragazze e ai ragazzi del territorio la possibilità di studiare, in forma del tutto gratuita, uno strumento all’interno del corso di studi. I docenti, selezionati dagli elenchi dei diplomati al Conservatorio, retribuiti direttamente dallo Stato, offrendo un servizio gratuito, riducevano in modo sistematico le diversità di appartenenza sociale. In questo modo tutti gli alunni che fossero stati interessati, al di là delle loro possibilità economiche, potevano studiare uno strumento. I corsi venivano concessi alle scuole le cui richieste dimostrano un vivo interesse del territorio allo studio della musica. La dirigente scolastica di allora, prof.ssa Bartelli, che amava molto la musica, avviò così la sperimentazione, dotando fin da subito la scuola di pianoforti, tra i quali il mezzacoda ancora in uso nell’Istituto, e diversi altri strumenti. Il corso A divenne quindi quello a indirizzo musicale con l’insegnamento di pianoforte, due cattedre, chitarra e flauto. La scuola diventò in breve una delle più attive, partecipando a diversi concorsi e organizzando numerose manifestazioni musicali, tra le quali il concerto “Pro Zambia”, organizzato per sostenere progetti solidali per i bambini zambesi, che continua ancora. La sperimentazione così avviata a livello nazionale generò una richiesta sempre più forte tale che, con Decreto Ministeriale del 6 Agosto del 1999, venne istituito l’indirizzo musicale per la scuola media. Con quel decreto le scuole istituzionalizzavano l’insegnamento dello strumento, offrendo alle ragazze e ai ragazzi la possibilità di scegliere,
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anche in base alle inclinazione dell’allievo, tra pianoforte, chitarra, violino e flauto. La materia diventava cioè curriculare, sottoposta a valutazione, e a programmazione interdisciplinare, con docenti assunti in base a graduatorie specifiche e immessi in ruolo. Più di ogni altra cosa il decreto stabiliva che l’insegnamento dello strumento poteva essere considerato utile alla crescita umana degli allievi, che desideravano sperimentare quel linguaggio espressivo. Nell’Istituto W. A. Mozart la seconda cattedra di pianoforte venne sostituita con una di violino, offrendo così ai ragazzi quattro possibili scelte: pianoforte, violino, chitarra e flauto. La sezione musicale dell’Istituto W. A. Mozart esiste dunque a partire da quel decreto e negli anni ha risposto in modo davvero straordinario al ruolo cui era stata chiamata: educare i giovani anche attraverso l’apprendimento di uno strumento, insegnando a fare musica insieme con l’orchestra formata da tutti i giovani strumentisti e partecipando a concorsi nazionali per giovani musicisti. Dalla sezione musicale in sedici anni di attività sono passati circa 400 allievi, alcuni di essi hanno scelto la musica come traiettoria del loro futuro, sono diventati musicisti professionisti, facendo parte di orchestre o come solisti. Lo scorso anno tre allievi di terza, Alessio Di Blasio con la chitarra, Riccardo Ebene, con il pianoforte, e Edoardo Rauco con il violino hanno dato vita ad un trio, hanno composto alcuni brani, incidendoli e vendendone alcune copie per il concerto Pro Zambia. Ma anche chi non ha poi proseguito, ha in ogni caso avuto la possibilità di sperimentare un linguaggio, non sempre di facile accesso per tutti, imparando a leggere non solo le note musicali ma anche e soprattutto le emozioni contrastanti che sommergono dentro in quella preziosa e delicata fase di età. Perché, come ricorda la dott.ssa Vegetti Finzi, “Per quanto possa sembrare sconvolgente e pervasiva, nel suono come nelle parole, la musica ha un grande potere calmante: consente di dare un significato simbolico a sentimenti, emozioni e angosce che altrimenti rischiano di debordare.” (Da L’età incerta, di Silvia Vegetti Finzi, Oscar Mondadori, pagg. 172-174) Un ringraziamento particolare agli insegnanti che fanno un lavoro incredibile con i nostri ragazzi violino-Silvia Raccamarich; pianoforte-Frida Frascari; chitarra Claudio Giuliani; flauto traverso-Fabio Di Lella
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I l Viaggio del mese di Cristina Ippoliti
La Saudade di Lisbona tra i passi di Tabucchi e Pessoa Lisbona è la città che ho aspettato di vedere per anni. Lisbona è semplicemente la città della mia tesi. Mentre scrivevo di Tabucchi e di Pessoa, mentre leggevo Sostiene Pereira e immaginavo il Portogallo di Salazar, mentre leggevo Requiem e sognavo di assaggiare la cernia “tragico-marittima”, la sogliola “intersezionista”, le anguille della laguna di Gafeira alla “Delfino”, e il baccalà alla “scherno e maldicenza”, che prendevano vita tra quelle pagine, mentre la mia fantasia viaggiava, desideravo anche io fare lo stesso. È una città verso la
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quale mi sono sentita legata già a distanza, già dalla scrivania della mia camera. Le aspettative erano molte, ma sono davvero sufficienti quattro giorni per smettere di sentirsi niente altro che turisti? Io avrei voluto sentirmi cittadina. Il tempo non è mai abbastanza. In nessuna cosa. Meno che mai in viaggio. Di Lisbona continuo a sognare i caffè nelle piazze, mentre osservo la gente, mentre studio le abitudini di una città, persa tra le cose che ho visto, quelle ho soltanto immaginato, tra le cose che avrei voluto fare e i luoghi che ricorderò fino al mio ritorno, persa tra realtà e finzione, tra i ricordi di ieri
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e quello che del presente catturavo grazie ai miei occhi scrutatori, confuso e mescolato con tutto ciò che avrei conservato l’indomani nella memoria. I più intimi dettagli di una città così tanto amata da due uomini, ai quali ho dedicato un anno di letture esclusive. Quella saudade, quella nostalgia del futuro finora provata solo nella lettura di Tabucchi e del suo maestro atemporale Pessoa. Ero lì finalmente, mi ci confondevo nel mezzo. La potevo respirare, toccare. Ho cercato di ripercorrere i loro passi. La Tabaccheria (titolo di una poesia dell’eteronimo di Fernando Pessoa, Alvaro de Campos, e che Tabucchi trovò su una bancarella di Parigi. Pessoa e le sue intuizioni, guardando la bottega di tabacchi sull’altro lato della strada, dove la gente entra ed esce, e dove c’è vita, come nella vita. “magari potessi incontrarmi come una cosa fatta da me, e non stessi sempre di fronte alla Tabaccheria qui di fronte, calpestando la coscienza di esistere, come un tappeto in cui un ubriaco inciampa o uno stoino rubato dagli zingari che non
valeva niente”), la intravedo, sono arrivata all’Elevatore, è proprio lei, allora torno indietro. Il Surrealismo portoghese è lì. Ci sto camminando nel mezzo. Non siamo più nel Novecento, sigarette elettroniche, accendini. Si sovrappone la mia fantasticheria al profumo di Tabacco. Elevatore. Sempre dritti, un palazzo blu sulla destra, a sinistra una discesa e uno scorcio di mare. Giro a destra. Eccola la vedo. “A brasileira” (Rua Garrett 120, zona Chiado, metro: linha azul, fermata Baixa-Chiado), meta e punto di ritrovo degli intellettuali dell’epoca, riconoscibile proprio dalla statua in bronzo di Pessoa seduto al tavolino all’esterno del bar. Un caffè, due cartoline. Era proprio come nelle foto, come me l’ero immaginata. Conservo lo scontrino. Metto in tasca una bustina di zucchero con la
stampa del locale, tanto il caffè lo prendo amaro. Per ogni viaggio che ho fatto negli ultimi tempi, voglio realizzare un collage di carte, cartoncini, stralci di mappe, biglietti aerei, ticket, che faccia da sfondo alle mie foto sparse sopra di esso. Per ogni viaggio una cornice a giorno che mi riracconti quei giorni. “Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso voler essere niente. A parte questo, ho dentro me tutti i sogni del mondo.” (Pessoa). Perché si scrive? “Perché il tempo è passato troppo in fretta? Perché il tempo
sta passando troppo in fretta e vorremmo fermarlo? Si scrive per rimpianto, perché avremmo voluto fare una certa cosa e non l’abbiamo fatta? Si scrive per rimorso, perché non avremmo dovuto fare quella certa cosa e invece l’abbiamo fatta? Si scrive perché si è qui ma si vorrebbe essere là? Si scrive perché si è andati là ma dopotutto era meglio se restavamo qui? Si scrive perché sarebbe davvero bello poter essere qui dove siamo arrivati e allo stesso tempo essere anche là dove ci trovavamo prima? (Tabucchi) Si scrive perché “la vita è un ospedale dove ogni malato vorrebbe cambiare letto. L’uno preferirebbe soffrire accanto alla stufa, e l’altro è convinto che guarirebbe vicino alla finestra” (Baudelaire)? All’angolo la Livraria Bertrand Chiado. La più antica libreria del mondo ancora in attività. Aperto dal 1732, il locale storico è situato in Rua Garrett. A pochi passi da “A brasileira” si sale sull’électrico 28, il mitico tram che attraversa la città, passando per Graça, l’Alfama, fino a Campo Ourique, e andare in rua Coelho da Rocha, 16. Qui è situata l’ultima casa di Pessoa, la casa nella quale ha abitato più a lungo, dal 1920 al 1935, e che oggi ospita la “Casa Fernando Pessoa”, un centro culturale, che omaggia la vita e le opere dello scrittore. Al terzo piano dell’edificio, troviamo la stanza di Fernando Pessoa, con alcuni dei suoi appunti, i suoi oggetti personali e parte dell’arredamento originario. Una biblioteca, consultabile liberamente,racchiude,conserva, tutte le opere di letteratura e critica riguardanti l’autore. Sulle mura le impronte di tutte le vite che Pessoa si è lasciato alle spalle. Ricardo Reis, Bernardo Soares, Álvaro de Campos e Alberto Caeiro. L’eteronomia, l’escamotage letterario per soddisfare il bisogno di Pessoa di esprimere in scrittura la moltitudine che caratterizzava la sua personalità. D’altronde “La letteratura, come tutta l’arte, è la dimostrazione che la vita non basta” (Pessoa). E allora trasformiamola questa vita, dilatiamo il nostro tempo, presente, passato, futuro, ampliamo le prospettive, abbandoniamo le nostre certezze. Continuiamo a viaggiare.
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I l Libro del mese
Intervista all’autore: Claudio Renato Fantone a cura di Enzo Ferradino
Giallo barocco.
Un intrigo nella roma del ‘600 Cresce sempre più il numero degli scrittori indipendenti - Indie - che scelgono il self-publishing come canale editoriale in alternativa e spesso parallelamente a quello tradizionale. Un’esigenza che nasce sia dai tempi lunghi di pubblicazione di una casa editrice, sia dal desiderio di esprimersi in ambiti di nicchia cui le case editrici, per motivi di mercato, spesso non prestano interesse. L’auto-pubblicazione rappresenta una soluzione all’estero assai più diffusa e vista con meno scetticismo, perché in questi circuiti si scoprono validi autori di romanzi di qualità pari, a volte superiore, a quella presente nei cataloghi delle case editrici. Questa premessa ci pare doverosa per introdurre il romanzo storico “Giallo barocco. Un intrigo nella Roma del ’600” scritto da Claudio Renato Fantone. La narrazione coinvolge il lettore per la scrupolosa ricostruzione storicosociale della Roma barocca e per l’originale architettura giallistica. Infatti si offre al lettore, con un salto temporale nella Roma contemporanea, la reale possibilità di riannodare i legami fra gli eventi e i personaggi prima dello svelamento finale. La lettura e la conclusione storica della vicenda narrata - che ovviamente non sveleremo - ha sollecitato alcune curiosità e domande da rivolgere all’autore.
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Claudio Renato Fantone
Innanzitutto come nasce la scelta dell’ambientazione nella Roma barocca? Dal finale del libro, un evento storico che mi ha in un certo modo emozionato e appassionato tanto da indurmi ad intraprendere un viaggio a ritroso nel tempo per cercare di cogliere lo
Quanto alle tecniche investigative, la fonte primaria è stata la lettura del diario di monsignor Governatore G.B. Spada, uno dei protagonisti della narrazione, e di alcuni trattati coevi, quali il “Giudice criminalista” di A.M. Cospi. Ecco un’altra sorprendente consonanza. In quell’epoca c’era una diffusa trattatistica su svariate tematiche, cucina, pittura, musica, chirurgia, danza, cortigianeria. Ad esse ho attinto anche per alcune descrizioni. Ulteriore fonte informativa sulle procedure investigative è stata la visione di alcuni faldoni delle investigazioni e dei processi dell’epoca custoditi all’Archivio di Stato di Roma. Infine, non secondariamente, i preziosi studi degli storici, italiani e stranieri, che con il loro paziente lavoro ci offrono un quadro documentale di grande rilievo.
spirito di un’epoca che, quale società dell’apparire, ha diverse consonanze con la nostra.
Che cosa quel periodo storico può trasmetterci e in che modo ha voluto comunicarlo? Innanzitutto le nostre radici culturali, eredità del pensiero greco-romano, per certe attitudini e vizi. Inoltre l’evidenza che alla magnificenza si oppone inevitabilmente una grande povertà. Per illustrare questo aspetto, la vicenda scorre fra la Roma dei bassifondi e quella dei salotti mondani e delle corti. Nei dialoghi e nei narrati si annidano alcuni elementi di riflessione includendo una ulteriore chiave di lettura.
Un romanzo storico e una vicenda gialla con tanti personaggi, circa sessanta. Come li ha caratterizzati e come li ha organizzati nell’intrecciata trama? Invero ho immaginato il romanzo come una fiction e per i personaggi ho fatto preliminarmente un casting virtuale individuando una serie di attori/attrici i cui volti, sguardi e gestualità trovavo consonanti ai caratteri prescelti. Naturalmente sono ricorso a schemi grafici per definire le mutue relazioni fra essi e gli avvenimenti che nel corso della stesura aggiornavo secondo le dinamiche che si andavano creando.
Nel romanzo è avvincente lo svolgersi della rete investigativa. Come ha fatto a documentarsi sulle tecniche d’indagine di quel periodo? Trattandosi di omicidi in ambiti sociali diversi, ho voluto rappresentare in modo più realistico possibile lo svolgimento delle investigazioni condotte separatamente da funzionari di polizia, magistrati, loro informatori, regolamentari e non, personaggi cui ho cercato di dare una specifica caratterizzazione.
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Fra le pagine traspare comunque un amore per Roma e la sua storia. Come vede un confronto fra la città di quell’epoca e quella odierna? Come accennavo, certi vizi sociali, clientelismo, corruzione, arricchimenti, arroganza dei potenti, purtroppo permangono. Diversamente da quelli odierni, gran parte dei potenti di allora era colta e, benché assai spesso con fini propagandistici, amava circondarsi di eruditi, artisti, poeti di alto livello ed esprimere il potere attraverso sistemazioni urbane, architetture, opere d’arte che facevano della città il “teatro del mondo”. Di questo noi cittadini ancora oggi beneficiamo. I potenti di oggi non hanno un rapporto analogo con la città, preferendo piuttosto spolparla. Comunque, il legame con la mia città è forte e duraturo, nonostante tutto, e mi piace raccontare le sue storie. Anche per questo motivo, nell’ambito della auto-promozione del libro, ho predisposto, su un noto social network, la pagina www.facebook.com/giallobarocco, che invito i curiosi della storia cittadina a visitare, dove vengono inserite diverse pillole d’approfondimento su alcuni aspetti della società romana del ‘600.
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Decalogo di Valentina Mele
Il Decalogo del Viaggiatore Non lo sentite quell’odore nell’aria? Quell’odore di calma, ozio... l’odore del dolce far niente, di luoghi nuovi e sconosciuti o luoghi cari e sempre gli stessi, l’odore di nuove esperienze che si ricorderanno con nostalgia per i prossimi anni. Insomma lo sentite l’odore di vacanza? Siamo a giugno e tra poco si parte! Per qualcuno ci vorrà ancora qualche mese, per qualcun altro poche settimane ma il punto è che fra poco si parte e prima di ogni viaggio ci sono moltissime cose da fare, sistemare e programmare. Che ne dite se vi aiuto in questo periodo frenetico con qualche consiglio, suggerimento, regoletta? 10 considerazioni importanti per il viaggiatore Voi che avete sbuffato appena vista questa pagina so chi siete. Siete quelli che, per svariati motivi, hanno deciso di passare questa estate a casa, senza viaggi. Eh lo so la vita è dura... Vi sarà capitato di viaggiare ogni tanto, no? Vi capiterà ancora di fare un viaggio, giusto? Quindi questo decalogo vi potrà essere utile per il futuro, che ne dite? Ma sì, avete ragione! Girate pagina e andate a leggervi la ricetta del mese che quanto meno una cena fatta in casa ve la meritate tutta. Dicevamo: 10 considerazioni (che forse non avete fatto) per i viaggiatori
1. Programma. Lo so che avete scadenze e programmi da rispettare a lavoro e ne avete abbastanza, ma avere un’idea precisa di come passare le giornate è sempre un buon modo per iniziare. Se la vostra meta è una città d’arte occorre preparare uno schema con tutte le attrattive che volete vedere e stilare un piano su quando visitarle. Vi potrà sembrare esagerato ma quando sarete lì, il primo giorno, sapere esattamente dove andare e cosa vedere vi farà guadagnare tanto tempo e ve lo farà godere meglio. Senza stare lì a chiedervi: dove andiamo adesso? Con cosa iniziamo? E soprattutto mi devo sbrigare? Farò in tempo a vedere tutto? Se il vostro viaggio è al mare il programma sarà semplice: dormire, mangiare, sdraiarsi al sole, ripetere.
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2. Croce e delizia di ogni viaggio è la preparazione del bagaglio. Che sia al mare, in montagna o in città preparare la valigia è sempre un incubo. Io inizio sempre molto organizzata: conto le sere, giorni, l’escursioni, le serate eleganti, le giornate al mare, il trekking in montagna e le scarpinate in città. Dopo di che preparo i vestiti ben piegati sul letto, sapientemente combinati tra loro e piano piano li infilo nella valigia... ma a metà dell’opera inizio a non capirci
più nulla, lo spazio è quasi esaurito ed io ho ancora migliaia di indumenti da inserire; inizio a togliere qualcosa senza un motivo ben preciso e gli ultimi giorni di vacanza mi ritrovo che non ho intimo a sufficienza e non ho voglia di indossare quello che è rimasto. Quindi ho deciso di cambiare metodo nel preparare la valigia e lo consiglio anche a voi: tutto quello che entra infilatelo dentro.
3. Viaggio. Siamo sull’aereo, treno o traghetto. Se state viaggiando in macchina, saltate al punto successivo, potete tranquillamente fare quello che volete. Noi che invece siamo su un mezzo di trasporto, insieme ad altre persone, dobbiamo saperci comportare. Farò solo un paio di appunti: se si è in fila non spintonate tanto l’aereo senza di voi non ci pensa proprio a partire. Avete dei bambini piccoli? Bene, sono la luce degli occhi, il futuro, sono molto dolci e simpatici e capiamo tutti che possono essere un pochino più vivaci di un adulto, ma nessuno è obbligato a farsi 10 ore di volo con un bambino che non sta fermo un attimo, che punta i piedi sul sedile avanti e che piagnucola ogni secondo. Quindi cullateli, calmateli, educateli e se proprio non sono tranquilli, fate il viaggio in macchina e saltate questo punto. Soprattutto vi prego di cambiarli immediatamente se sporcano il pannolino. Sul mezzo di trasporto ci sono equilibri di stomaco precari cerchiamo di non peggiorarli. Applausi: non mi stancherò mai di dirlo NON SI APPLAUDE QUANDO L’AEREO ATTERRA. Siamo solo noi italiani a farlo, e ci prendono anche in giro all’estero. Insomma portare a destinazione i passeggeri sani e salvi è il lavoro del pilota, viene pagato per questo, che vi applaudite? Avete mai pensato di applaudire al postino quando vi consegna una raccomandata a casa? 4. Cibo. Siamo arrivati nel luogo di villeggiatura, non cerchiamo il ristorante italiano anche perché non esistono! I ristoranti italiani all’estero sono in maggior parte terrificanti e mooolto distanti dalle nostre aspettative. Per un po’ di giorni abbandoniamo l’idea della carbonara fatta da mamma e cerchiamo un luogo tipico del posto. In questo modo scopriamo gusti nuovi, sapori nuovi e possiamo dire di aver vissuto in pieno il luogo. Anche perché saranno più bravi a cucinare i loro piatti tipici dei nostri, no? 5. Lingua. Naturalmente non vi suggerisco di imparare tutte le lingue del mondo ma se vi state recando in un luogo in cui si parla una lingua diversa sarebbe carino sapere qualche parolina. Buongiorno, buonasera, scusi, grazie.
In questo modo ne beneficia la nostra cultura personale e le persone dall’altro lato saranno portate ad essere più gentili, perché mostrate interesse (tranne i francesi che vi guarderanno male perché state stroppiando la loro magnifica lingua e vi guarderanno male perché non avete nenache provato ad imparare una parola. Va beh, se andate in Francia sappiate che vi guarderanno male a prescindere, ma la Francia è bella comunque e noi ci andiamo lo stesso, ecco!)
6.Viaggi con amici. I viaggi con gli amici sono divertentissimi, si ride, si scherza, ci si vuole bene... ma capita spesso di discutere. Ebbene sì, spesso i viaggi insieme rovinano molte amicizie, perché un conto è vedersi la sera e poi tornare ognuno a casa sua e un conto è stare tutto il giorno insieme. Se non avete amici che sono praticamente identici a voi, che hanno gli stessi vostri pensieri e vostre idee dovete tenere a mente solo una cosa: adattarsi. Qualcuno vuole svegliarsi alle 7, qualcun altro alle 11? Ci si sveglia tutti alle 9.30. Occorre sempre cercare una giusta via di mezzo che vada bene a tutti, altrimenti diventerà una vacanza molto faticosa. 7. Spiaggia. La maggior parte dei viaggiatori andrà al mare. DI conseguenza vi troverete in spiaggia per quasi tutto il giorno. Cerchiamo di rispettare la natura, non si lascia sporcizia in giro. Non si fa troppa confusione e soprattutto lasciamo lo spazio vitale a chi ci sta intorno. Se si è in una spiaggia super affollata cerchiamo di ricavarci il nostro spazio senza stendere il telo da
mare a pochi centimetri da altri, a meno che non vogliamo diventare tutti una grande comitiva.
8. Luogo che vai usanze che trovi. Ogni posto ha le sue regole alcune anche piuttosto assurde. Sapevate che a Singapore sono vietate le gomme da masticare? Che negli Stati Uniti non si possono portare i kinder sorpresa? Che a New York non si può passeggiare con alcolici in mano? Che a Dubai non ci si può baciare in pubblico? Che in Gran Bretagna non si può morire nel Parlamento? Che in Cina non ci si può reincarnare senza il consenso del governo? É bene informarsi delle leggi che ci sono nel posto in cui si sta andando. Ora sapete che se state per avere un malore nel parlamento inglese dovete uscire di corsa, altrimenti vi arrestano da morti e non pensate minimamente di poter andare in forma spettrale in Cina e reincarnarvi, non è così facile. 9. Bambini e Cani. Con questo punto potrei perdermi un po’ di lettori, ma io furbamente l’ho inserito alla fine quindi avete già letto quasi tutto. Dunque io amo i cani e un po’ meno i bambini. La considerazione che va fatta ad ogni viaggio è: siamo tutti diversi e se qualcuno gradisce delle cose non è detto che le gradisca anche qualcun altro. Quindi amate i vostri bimbi e li adorate per qualsiasi cosa fanno, compreso urlare, sputare, dire quella parolina buffa all’infinito? Va bene lo capisco, ma chi non vi conosce e si trova ad un altro tavolo non deve essere costretto a sorbirsi tutto. Per questo motivo teneteli vicini a voi e basta. Per quanto riguarda i cani concordo che debbano essere accettati ovunque ma devono rispettare le stesse regole dei bambini. 10. Detto ciò: Godetevi i viaggi e divertitevi!
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Le uscite del mese di Cristina Ippoliti
AL CINEMA: “Fiore” di Claudio Giovannesi “Fiore” è un lungometraggio, girato tra Francia e Italia, che porta la firma di Claudio Giovannesi, e che potremo trovare nelle sale italiano a partire da mercoledì 1° Giugno, grazie a Bim Distribuzione. Dopo “Alì ha gli occhi azzurri”, Claudio Giovannesi torna a raccontare le vicende degli ultimi, e in special modo dei più giovani, in una realtà sempre più priva di contenuti e di punti di riferimento, verso un domani incerto, all’interno del quale nemmeno i genitori riescono più ad orientarsi. È una storia difficile questa interpretata da Daphne Scoccia, Josciua Algeri, Laura Vasiliu, Aniello Arena, e Gessica Giulianelli. Fiore dopo aver dormito in una stazione, sdraiata sopra una panchina, tenta di rubare un telefonino, e finisce in riformatorio. Non è la prima volta, la ragazza ha già precedenti alle spalle, una madre assente e un padre conosciuto da vicino la galera. Il debutto di Daphne Scoccia rende omaggio ad un’anima libera, che vive alla giornata, ma è anche una creatura profondamente sensibile, capace di profonda compassione e di quella solidarietà umana che nei suoi confronti è quasi sempre mancata. Un incontro sconvolge la sua vita. Inizia a sognare con Josh, detenuto nell’ala maschile del riformatorio, un finale diverso per la sua vita già scritta. Un esilio fisico e mentale di un fiore che è “cresciuto sull’asfalto e sul cemento”.
IN LIBRERIA: “Di notte camminiamo in tondo” di Alarcón Daniel
“Di notte camminiamo in tondo” di Alarcón Daniel ci racconta la vita di Nelson. Le cose non stanno andando come lui sperava. La sua ragazza lo tradisce, suo fratello ha abbandonato il paese sudamericano in cui sono nati, lasciandolo solo a prendersi cura della madre vedova, e la sua carriera di attore che stenta a decollare. Almeno fino alla svolta, ovvero fino a quando non ottiene un ruolo da protagonista in un revival de Il presidente idiota, leggendaria rappresentazione teatrale dell’eroe di Nelson, Henry Nuñez. Il tour porta Nelson fuori dai confini protetti della città, attraverso terre a lui del tutto ignote che ancora portano le cicatrici della guerra civile. Replica dopo replica, Nelson diventa sempre più vicino gli altri attori del gruppo, restando irrimediabilmente invischiato nelle loro vite complicate, fino a quando, nel corso di una performance memorabile, un tradimento a lungo rimasto sepolto riaffiora in superficie e trascina la troupe nel caos.
MUSICA:
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“Il Tempo. Le Parole. Il Suono. Dei 99 Posse Se ve lo siete persi, siete ancora in tempo per recuperare. I 99 Posse sono tornati con “Il Tempo. Le Parole. Il Suono.”. Le sedici nuove canzoni contengono collaborazioni con Enzo Avitabile, Rocco Hunt, lo Stato Sociale, Valerio Jovine, Mama Marjas, Andrea D’Alessio e Speaker Cenzou. Un altro percorso di lotta contro le ingiustizie di questa società. Il sogno di cambiare il mondo con la musica. Il tutto, come sempre, senza un genere ben definito nessun genere definito, ma una fusione di dialetto, rap e folk.
L’avvocato risponde Tablet Natura a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti
di Laura Ventura
Le Coccinelle Sulle unioni civili ed i patti di convivenza. Salve a tutti e ben ritrovati. Nell’articolo di questo mese voglio continuare a sviluppare con voi questa recentissima ed importante riforma che ha, di fatto, mutato radicalmente l’assetto dei rapporti tra conviventi, garantendo loro importanti riconoscimenti in ordine ai diritti nascenti dal rapporto affettivo intercorrente tra i medesimi. Nel precedente articolo già indicavo i punti salienti concernenti i patti di convivenza che possono, e, oggi, vorrei porre maggiore attenzione sulle statuizioni in essi previste. In primis mi preme ricordare come i patti relativi alle unioni civili vadano a regolare le unioni tra persone delle stesso sesso. Orbene, possono costituire una unione civile due persone maggiorenni del medesimo sesso che non abbiano altri vincoli matrimoniali, e ciò per mezzo di un atto che deve essere stipulato davanti all’ufficiale di stato civile e due testimoni. Con tale atto le parti possono scegliere di avere un cognome comune oppure aggiungere l’altro cognome al proprio. Dando vita ad una unione civile, si avrà diritto alla reversibilità della pensione, alla possibilità di richiedere congedi parentali e graduatorie all’asilo nido se si hanno dei figli, figli che possono essere adottati dall’altro partner. Inoltre, sono state estese tutte le norme in materia di successione ed eredità. Anche nel caso di scioglimento dell’unione civile vi sarà il riconoscimento dell’assegno di mantenimento, l’assegnazione della casa famigliare e la regolamentazione in ordine alle modalità di visita e di affidamento dei figli. Come invece già anticipato nell’articolo precedente, anche le coppie eterosessuali posso stipulare i patti di convivenza finalizzati comunque a tutelare da un punto di vista morale, affettivo e patrimoniale i partners che hanno deciso di non contrarre matrimonio. Con il predetto patto di convivenza, il convivente superstite ha diritto di abitare la casa famigliare (se fosse di proprietà dell’altro venuto a mancare) per 5 anni, così come in caso di affitto di subentrare nell’assegnazione (se casa popolare) oppure affitto dell’immobile. Vi ricordo il diritto di assistenza in ospedale, ed inoltre, se il convivente lavora stabilmente nell’impresa dell’altro viene garantita la partecipazione agli utili dell’impresa. Anche qui, in caso di cessazione della convivenza, il giudice potrà stabilire un assegno di mantenimento parametrato agli anni vissuti insieme, così come statuire in ordine alle modalità di affidamento, di vista e di mantenimento della prole. Un’altra conquista di rilevante importanza è la possibilità che il convivente possa essere nominato tutore del proprio partner in caso di malattia ed inabilità/disabilità dell’altro, potendo decidere così sul futuro della persona che si è amata anche al di fuori del vincolo matrimoniale.
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In conclusione mi preme sottolineare come, tale decreto abbia evidentemente aperto la strada ad una serie di importanti riconoscimenti alle coppie, e che sarà inevitabilmente soggetto a tante interpretazioni ed ulteriori sviluppi nel corso del prossimo futuro, finalizzati a garantire un assetto definitivo e stabile a tale importante riforma giuridica e normativa. Per maggiori informazioni potete scrivere una mail all’ Avv. Federica Lorenzetti: federicalorenzetti@libero.it
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Eccoci ad una nuova puntata del progetto “Io sto con le coccinelle”. Siamo rimasti alla piantumazione del finocchio nel nostro “laboratorio all’aperto” della scuola elementare “Fanelli/Marini” di Via Orioli – Ostia Antica. Il 25 maggio ritorniamo dai nostri “ragazzi” che ci aspettano ansiosi dopo aver collocato le nostre piante. Ansiosi perché aspettano una delle parti più divertenti del progetto: il posizionamento delle coccinelle!!! Quest’anno infatti, a differenza dello scorso anno in cui abbiamo posizionato le larve di Adalia, abbiamo deciso di optare per degli adulti di coccinella. Sicuramente c’è più soddisfazione da parte degli alunni e i risultati saranno certamente ben più visibili ed immediati. Ma quello che ci aspetta nel nostro piccolo laboratorio ambientale è SORPRENDENTE!!!! Lo scorso incontro dopo aver collocato le nostre piante i ragazzi, fieri del loro lavoro, hanno adagiato le casette costruite ad hoc per le coccinelle per l’inverno vicino alle piantine. Ebbene volete sapere cosa è accaduto? Abbiamo trovato ben quattro larve di coccinelle sopra le nostre piantine di finocchio!!! E una coccinella già trasformata da pupa ad adulta. Quale fantastica sorpresa, che immensa soddisfazione!!! Un anno di lavoro e i risultati sono stati grandiosi per tutti noi. Dopo aver fatto questa scoperta, abbiamo proseguito nell’osservazione. Le piante di finocchio hanno ottimamente svolto il loro lavoro. Ospitano numerosissimi afidi e quindi lo scopo è raggiunto. Il passo successivo è stato collocare le coccinelle adulte, acquistate, sulle piante ospitanti gli afidi. Ora non dobbiamo fare altro che aspettare ed osservare. Le nostre coccinelle sono a lavoro, la prima settimana di giugno andremo a verificare cosa hanno fatto di buono per noi. Quello che sappiamo è che sicuramente il loro prossimo inverno sarà confortevole grazie alle casette che i nostri “ragazzi” hanno progettato, costruito e collocato per loro nel nostro piccolo laboratorio all’aperto. Ricordiamo che il progetto si è potuto realizzare oltre che con l’impegno della scuola, del corpo docenti e dell’Associazione Learn&Practice, anche con il contributo del Centro Agricolo Lopez di Via Macchia Palocco.
Rimborso del Quinto a cura di Paolo Chianta
Finanziamenti contro cessione del quinto dello stipendio: cosa c’è da sapere!
La cessione del quinto e/o delega di pagamento è un prestito personale la cui rata mensile viene trattenuta sulla busta paga dal datore di lavoro (che in questo caso liquida direttamente la finanziaria). Questo tipico contratto di finanziamento prevede che la finanziaria si trattenga all’origine tutte le spese, oneri, interessi, commissioni bancarie e assicurative, liquidando un netto: importo totale (montante) meno le spese. Il cliente quindi paga in anticipo tutti gli oneri per l’intera durata del finanziamento. Molti clienti, nel corso del contratto, decidono di rinnovarlo: in pratica estinguono il finanziamento in corso e ne accendono uno nuovo. Cosa succede in caso estinzione anticipata? Nel conteggio di estinzione la finanziaria dovrebbe riconoscere gli oneri non goduti relativamente alle commissioni bancarie, finanziarie e di agenzia, oltre che ai premi assicurativi.
RDQ Consulting srl si è specializzata nel corso di questi mesi ed è pronta ad ottenere in tempi rapidi il giusto rimborso. Pertanto, chiunque abbia rinnovato (o comunque estinto anticipatamente), una cessione del quinto (o delega di pagamento) potrà affidare a RDQ Consulting srl la pratica di rimborso senza spese o anticipi; solo nel caso di effettivo rimborso, verrà riconosciuta una commissione sull’importo restituito dalle banche. A tutti gli interessati non ci rimane che augurare BUON RIMBORSO!
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Facciamo un esempio pratico: un cliente ha acceso una cessione del quinto per 10 anni ed ha pagato 1.000,00 € di commissioni e 1.000,00 di premi assicurativi; nel caso in cui rinnova/estingue anticipatamente il contratto al 5° anno, la finanziaria deve riconoscere nel conteggio estintivo il 50% di queste spese (1.000,00€).
In genere le banche e le finanziarie non hanno mai riconosciuto questi oneri non goduti, nonostante le leggi vigenti in materia di finanziamenti (L.142/1992, L.180/96 e L. 141/2010), oltre al pronunciamento della Banca d’Italia attraverso anche le sentenze dell’Arbitro Bancario e Finanziario. Per ottenere il rimborso Banca D’Italia ha predisposto una procedura da seguire.
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Mestieri A cura della Citta’ dei Mestieri
LA GIORNATA INFORMATIVA
Dopo il diploma, quali opportunità e quali strumenti Circa 70 ragazzi, in rappresentanza delle scuole superiori del territorio, sono stati ospitati nella sala formazione della Città dei Mestieri e delle Professioni del Municipio X, nell’ambito della Giornata informativa “Dopo il diploma, quali opportunità e quali strumenti”. Un argomento di particolare interesse per gli studenti “in uscita” dei licei Labriola, Enriques, Toscanelli, Magellano, e dei Centri professionali Ciofs e Pier Paolo Pasolini. Studenti a due passi quindi dal diploma e pronti o per il prosieguo degli studi o con l’intenzione di immettersi subito alla ricerca del lavoro, il loro primo lavoro. A relazionare in merito, la responsabile della Città dei Mestieri Anna Sagnella, Fabrizio Cucculelli, orientatore professionale della Città dei Mestieri, Nadia Zottino, responsabile del Centro dell’impiego di Ostia, Elena Bernini, referente di Italia Lavoro, Roberto Tropea dell’Area occupazionale e sviluppo economico Lazio, Italia Lavoro e Pietro Caporaso, anch’egli di Italia Lavoro. Tutti preceduti dal saluto di Anna Bovolini, posizione organizzativa Servizi Sociali del Municipio X Roma Capitale, in rappresentanza della direzione Socio Educativa. Al centro della Giornata informativa, “istituti contrattuali d’ingresso nel mondo del lavoro” e quindi il tirocinio, l’apprendistato, il contratto a tutele crescenti etc… Sono stati anche illustrati i singoli servizi rappresentati dai relatori. Il Centro Impiego, tappa obbligata non solo per quanti cercano un lavoro per la prima volta, ma anche per quanti lo hanno perso e devono rimettersi in gioco. Italia Lavoro, un organismo-contenitore, dal quale attingere notizie ed opportunità e, tra queste, “Botteghe di mestiere e dell’innovazione”, con percorsi di apprendistato e tirocini. Ed infine la città dei Mestieri, un Centro di orientamento per aiutare a
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cercare lavoro o corsi di formazione; un luogo dove poter compilare il curriculum o ancora, dove informarsi nel caso si abbia intenzione di aprire una attività. O, come in questo caso, un luogo dove poter approfondire tematiche specifiche. Molto incuriositi, gli studenti hanno anche posto domande sugli altri temi trattati quali ad esempio il progetto della Regione Lazio, Garanzia Giovani, Le botteghe di mestiere e qualche cenno anche sul decreto lavoro dello scorso anno, quello più noto come Jobs Act. Come è noto, nell’arco di questi mesi, si stanno mettendo in atto i “decreti attuativi”. Otto i decreti con i quali vengono regolamentate disposizioni e misure del Jobs Act. Si è parlato anche di come si scrive una lettera di presentazione o come si compila un curriculum, indispensabile per la ricerca del primo impiego. Un documento, come è stato sottolineato, con delle caratteristiche specifiche, con una serie di informazioni di base relative al percorso di studi ma anche al proprio modo di essere e di rapportarsi con gli altri. Uno strumento, biglietto da visita che introduce ad un eventuale colloquio di lavoro. La giornata informativa non ha avuto soltanto il momento teorico ma anche quello pratico con simulazioni di colloqui di lavoro. Un aspetto molto gradito dai ragazzi che, seppure con scontate difficoltà, per lo più dovute ad un naturale imbarazzo “da principiante”, hanno partecipato con interesse.
Città dei Mestieri e delle professioni di Roma e del Lazio Via del Sommergibile 11- Ostia Lido - Tel. 06.5672763 – 06.671073150 municipio10@cittadeimestieri.lazio.it - www.cittadeimestieri.lazio.it città dei mestieri e delle professioni Municipio X
Tendenze
di Giuseppina Montaruli
Un’ estate al mare con colori da invidiare! Ciao a tutti. Oggi vi parlerò di labbra e di quanto è importante truccarle idratarle e proteggerle. Spesso mi è accaduto di vedere labbra sottili, spigolose, secche e quindi non idratate e molto spesso non valorizzate. Sin dai tempi antichi le donne davano tanta importanza al trucco labbra. Oggi invece vengono ritenute volgari se truccate. Io penso invece che truccarle incornicia la propria bellezza! Il contorno labbra si può correggere con una matita che si chiama banana di colore ocra. Si devono annullare con un correttore beige, disegnarle con la matita ocra, fissarle con una cipria in polvere e poi scegliere il rossetto desiderato. Se avete le labbra molte secche, idratatele con un burro cacao: consiglio un prodotto miracoloso che si chiama carmess; spesso lo propongo anche quando ci sono forti secchezze e herpes. Anche i rossetti in commercio sono tanti: quelli opachi, lucidi e idratanti, indelebili opachi e un po’ metallici, gloss colorati e trasparenti; matitoni labbra delicati e coprenti. “Oh mio Dio cosa scelgo?” Innanzi tutto compro quello adatto alla mia età, alle mie labbra e alla disinvoltura che ho nell’indossarlo.
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Giuseppina Montaruli - Visagista Freelance c/o Centro Estetico Somawell - Parchi della Colombo 349/7861613 giusymont@gmail.com
Se hai un colore olivastro scegli rossetti aranciati, bronzati, i rosati e i rossi. Se hai un incarnato chiaro utilizza i colori forti e se sei mora usa rossetti opachi e poco appariscenti. Con le labbra secche evita gli opachi o passaci sopra un burro cacao o un gloss trasparente. Quando usi rossetti opachi o luminosi utilizza per il contorno matite dello stesso colore o poco più scure, dopo applica il rossetto. Esistono anche i rossetti indelebili: ottimi sono quelli della prestige da me venduti che hanno una lunghissima tenuta a prova di bacio.. Ci sono poi i matitoni rossetti che sono un po’ lucidi e rimangono più delicati dando colore alle proprie labbra. Infine i gloss: li consiglio in estate con l’abbronzatura o passati dopo i rossetti. Ritengo che applicare un rossetto sulle labbra rende femminile, colorato e più fresco il proprio volto. Spesso mi capita di vedere le signore adulte con dei rossetti e io apprezzo e ammiro il loro volersi bene!!! Sempre per ogni consulenza dò ampia disponibilità. Buon trucco a tutte!!!!!
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S cadenzario Fiscale
Anna Maria De Calisti commercialista - Marta Montini consulente del lavoro
Lo Studio rammenta ai lettori che chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 maggio 2016), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 15 giugno;
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Per la scadenza del 16 giugno c’è da affrontare i versamenti che derivano dalla dichiarazione dei redditi (Unico) Irap e acconto della cedolare secca sugli affitti, sia per le persone fisiche che per i titolari di Partita IVA che applicano gli studi di settore; Per coloro che sono titolari di Partita IVA senza studi di settore (minimi) che applicano l’imposta sostitutiva la scadenza rimane al 16 giugno; Informiamo i lettori che a seguito della cancellazione della TASI sulla prima casa prevista dalla legge di Stabilità 2016, quest’anno i titolari di immobili aventi l’abitazione principale sono esonerati dal versamento dell’imposta. Mentre in altri casi i proprietari aventi ulteriori immobili e secondo regolamenti Comunali dovranno pagare sia TASI che IMU come primo acconto. I versamenti devono essere effettuati con il modello F24; Si raccomanda ai lettori di fare attenzione nei calcoli poiché quest’anno le novità in materia di IMU e TASI sono piuttosto rilevanti. Si rammenta che avendo dipendenti o collaboratori occasionali, la scadenza del 16 giugno prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS; Inoltre, entro il 16 giugno coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile dovranno effettuare il versamento; Entro il 16 giugno i titolari di partita Iva tra cui artigiani, commercianti iscritti al Registro imprese dovranno versare il Diritto annuale anno 2016; Il 16 giugno non per tutti c’è il versamento della TOBIN TAX, l’imposta sulle transazioni finanziarie.
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Con la scadenza del 27 giugno coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat;
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Si rende noto che con la scadenza del 30 giugno si può presentare in banca o in posta per i soggetti non obbligati alla presentazione telematica il Modello Unico. Inoltre se gli immobili posseduti hanno subito delle variazioni si presenta la Dichiarazione IMU/TASI.
Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione, per ogni ulteriore chiarimento. In qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati - ISEE, RED, Detrazioni ecc. - Gestione Badanti e Colf - Successioni Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma tel. 06/52352585 cell. 3333087137 e-mail: amdec@libero.it
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