TABLET ROMA
ANNO 4 NO 37 MARZO 2016 SOMMARIO
PRIMO PIANO 6 Oscar 2016. Tutto su ... Di Caprio
LA RICETTA DEL MESE 8 A tutto carciofi
TABLET RUN 16 La primavera dei runners. Tra gare ed allergie
UN POSTO TRANQUILLO 26 Perchè tu mi fai arrabbiare
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ATTUALITÀ 47 Roma 2024. Per Roma, per l’Italia, per i nostri figli
IL VIAGGIO DEL MESE 49 HOLA BCN. Come visitare Barcellona in tre giorni
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Editoriale di Stefano Quagliozzi
Siamo tutti petalosi. Ma anche risparmiosi, sciccosi e comodosi Oggi vorrei parlarvi di due diversi argomenti: uno bello e con aspetti da favola moderna; l’altro inquietante e potenzialmente lesivo della libertà di espressione. Tutti e due innegabilmente, una testimonianza dei tempi che cambiano. Cominciamo col primo: cosa trovò Matteo? Un simpatico neologismo già accolto dai filologi italiani della Crusca. Proprio così. Matteo Trovò, uno studente della terza classe della scuola primaria di Copparo in provincia di Ferrara, durante un compito in classe in cui la maestra aveva chiesto di descrivere un fiore, ha usato l’inesistente aggettivo “petaloso”. Niente di più normale direte voi, chissà quanti insegnanti vedono e ascoltano quotidianamente parole strambe e di fantasia, detti o scritti da bambini di otto anni, che vanno a scuola semplicemente perché stanno imparando… magari in uno di questi casi la questione si sarebbe risolta con un segno rosso sul compito e con la sottolineatura dell’errore, in quanto parola inesistente nel vocabolario della lingua italiana. Ma la prontezza di un’insegnante, Margherita Aurora, evidentemente sensibile alle nuove proposte di linguaggio dei giovani e giovanissimi, ha consentito di creare un vero caso nazionale, verso il quale si sono schierati a favore (molti) o contro (pochi) gran parte di coloro che hanno dato per qualche motivo attenzione a questo particolare. La maestra di Matteo, divertita e incuriosita dall’accaduto, ha invece deciso di farne un approfondimento e d’inviare il nuovo lemma all’Accademia della Crusca per una valutazione del caso e la Crusca ha risposto come è giusto che rispondesse, ovvero, nella sostanza, che la lingua italiana è una lingua viva, in movimento continuo e quindi ogni anno si arricchisce e perde alcuni vocaboli che vengono o meno usati massivamente e riconosciuti d’un significato comunemente recepito. Personalmente trovo “petaloso” una parola poetica, che può descrivere perfettamente un fiore - ma non solo - dando al lettore una sorta di sensazione tridimensionale: il petalo, nel caso del fiore non è più solo colorato o di una tal forma, ma si arricchisce di uno “spessore” inaspettato, diviene nella sostanza “cicciotto”, “tenero” e “palpabile” ma anche fresco, gioviale e moderno. Lasciando per un attimo l’ovattato mondo botanico e filologico, sposterei la riflessione sulla recentissima maxi-fusione dei giornali Repubblica, Stampa e Secolo XIX, ad opera degli influenti rampolli di due famiglie storiche del capitalismo italiano, che per decenni hanno avuto l’onore del proscenio e che adesso vogliono tornare a far parlare di sé. Mi riferisco alle famiglie Agnelli e De Benedetti. L’operazione esclude FCA dal capitale del nuovo soggetto editoriale che costituisce, con i suoi 6 milioni di lettori, una quota importante nel panorama dell’editoria italiana, tanto che qualche voce si è già sollevata sulla concentrazione nelle mani di un unico soggetto di tanta carta stampata, col rischio di vedere penalizzata la pluralità di idee e il contraddittorio, bello e utile alla legalità e alla libertà d’espressione per i singoli e per la collettività, benché i portavoce della nuova società si siano affrettati a dire che le linee editoriali non cambieranno e che non ci saranno differenze sostanziali rispetto al passato. Evidentemente gli spazi esigui lasciati alla gestione del comparto automobilistico dal plenipotenziario amministratore delegato di FCA, Sergio Marchionne, ha indotto John Elkan, rampollo di casa Agnelli, a cimentarsi nell’altra grande mission del business di famiglia, la comunicazione, l’informazione e l’editoria, in società con un altro figlio d’arte, Rodolfo De Benedetti, con l’implementazione di fatto del vecchio pallino voluto a suo tempo dall’avvocato Agnelli, avvocato che, giocando negli anni ’80 a tutto campo col lancio pubblicitario per il debutto della Fiat Uno, fece usare copiosamente aggettivi rivolti proprio alle presunte qualità di quell’auto, che venne definita risparmiosa, comodosa, sciccosa e scattosa. Mancava solo che fosse petalosa perché risultasse anche ecologica!
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OSCAR 2016 TUTTO SU... DI CAPRIO L’88 edizione degli Accademy Awards, passata da qualche giorno, è stata forse la più attesa da diverso tempo, probabilmente la visione di essa ha superato di gran lunga il numero di spettatori dell’anno scorso e a giudicare dai tweet e dai social in generale, in molti sono rimasti svegli per seguire la diretta, a differenza degli anni precedenti. Neanche fosse stato Capodanno. Il motivo principale era solo uno, che però rimando a qualche riga più giù. Il tema della serata è stato senz’altro le discriminazioni razziali, il presentatore Chris Rock non ha fatto altro che farcelo notare e, azzarderei, pesare. Infatti da qualche giorno era in corso una protesta contro questa edizione, perché non vi erano candidati di colore e neanche l’anno scorso (ma John Legend per la miglior canzone, non conta?). Ormai i vestiti delle star sono visti e rivisti ma non si può non menzionare il vestito “petaloso” di Cate Blanchett, lo splendore di Charlize Theron in rosso, l’assurdità del vestiario di Jared Leto; è necessario anche porsi un paio di domande tipo: Jennifer Lawrence era vestita oppure aveva una sorta di body painting sul torace e una gonna piumosa sotto? Ma sopratConferma per Ennio Morricone Oscar 2016 per la Miglior Colonna Sonora con The Hateful Eight 2
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tutto lo stilista di Kate Winslet è un alto funzionario dell’Ama, o chiunque si occupi dell’immondizia americana? Avendo appena menzionato la Lawrence va sicuramente precisato che quest’anno non è caduta, oppure non lo hanno mostrato. (Ricordo che nel 2013 è caduta sulle scale per ritirare l’oscar e nel 2014 sul red carpet, appena arrivata). Da annoverare tra le stranezze c’è decisamente l’assenza sentita di Meryl Streep. Cosa aveva da fare quella notte? Le hanno dato una serata di riposo? Le sue 19 candidature l’avevano resa un’ospite fissa, una sorta di abbonata. In fondo è una certezza per chi decide le candidature: loro stanno lì a scegliere chi infilare tra le attrici protagoniste e non, che non è un’impresa facile, e possono contare sulla sua presenza, che è sempre una sicurezza e risolve molti problemi. “Chi si inserisce nelle migliori attrici? Ne manca una forza... Meryl ha girato qualche film quest’anno? Perfetto allora ci mettiamo lei!”. Facile, no? Gentile sig.ra Streep non faccia scherzi! Il prossimo anno la vogliamo al suo solito posto. Questa notte è stata anche quella di una grande delusione: Sly in the Sky! Sylvester Stallone strizzato in un bel completo blu notte, con una moglie assurdamente bella e sexy, si è trascinato fuori di casa (lui stesso ha asserito di non essere un tipo mondano e di non frequentare granché questo genere di serate), perché dopo il primo Rocky è riuscito ad ottenere una nuova nomination come miglior attore non protagonista e tutti ci hanno sperato. Quell’attore che non consideri mai essere da Oscar, quell’attore che ha all’attivo molti film inverosimili, con parti ai limiti dell’assurdo te lo ritrovi nominato e fa un certo effetto. L’attore che in fondo è in tutti i nostri cuori. In più nominato per il ruolo che è caro a tutti, il ruolo che rimarrà per sempre il suo alter ego e... niente, non vince. Perché illudere così qualcuno? Potevano lasciarlo a casa, no? O forse è una sorta di messaggio subliminale dell’Accademy: Sly è ora che appendi Rocky al chiodo? Naturalmente va menzionata anche la grande vittoria, terribilmente in ritardo, ad un 87enne Ennio Morricone che ha meritato una lunga (giusto il tempo di arrivare sul palco) standing Ovation. Il premio ricevuto, come Miglior colonna sonora per “Hateful Height”, diciamo la verità, è un riconoscimento che vale per tutte le splendide colonne sonore che ha realizzato. Ritengo che sia opportuno ricordare anche la vittoria di Sam Smith come Miglior canzone originale (per il film Spectre) che ha orgogliosamente ricordato di essere il primo artista apertamente omosessuale ad aver vinto un Oscar (George Clooney non conta?). Intorno alle 5 di mattina il grande momento, quello più atteso, quello che in realtà ha reso tutta la serata un preludio, -i primi premi sembravano buttati lì, tanto per perdere tempo, si erano anche un po’ incantati con lo stesso film “Mad Max: Fury Road”: ha vinto 6 Oscar di seguito.-
Comunque alle 5.20 del mattino Julienne Moore ha pronunciato il nome del miglior attore protagonista e la platea è scattata in piedi, regalando una magnifica e commovente standing ovation al troppo preso di mira Leonardo Di Caprio. “Questa notte io non la davo per scontata!” ha asserito con la statuina tra le mani. L’edizione 88 è stata in realtà un’edizione jolly, un’edizione in cui i giurati degli Accademy Awards hanno voluto dire “ Va bene, Leo, questo è tuo. Abbiamo capito! Ora basta però!”. Adesso mentre il caro Leonardo Di Caprio se ne starà tranquillo, seduto sul divano di casa, con i piedi poggiati sul tavolinetto a fissare la sua statuetta dorata sul camino, viene da chiedersi: Perché? In fondo ci sono moltissimi attori, meritevolissimi, che non hanno un Oscar in casa. Johnny Deep, John Travolta, Harrison Ford, Michelle Pfeiffer ecc... Perché tutta questa agitazione solo per lui? Ve lo spiego io: tutta colpa di Titanic! É da questo film che si è beccato l’etichetta del grande Escluso. La notte degli Oscar 1998 Titanic ebbe la candidatura per tutti i premi possibili, probabilmente si sarà anche discusso se candidare il trailer come Miglior Cortometraggio. Si potrebbe dire che quella serata era una sorta di festa per tutto il cast e la troupe del film... c’erano tutti: dai truccatori agli addetti al montaggio, dagli scenografi agli esperti degli effetti speciali, dalla migliore attrice protagonista a Celine Dion... insomma tutti hanno ricevuto una candidatura per quel film, se ci fosse stato il premio per il Miglior addetto alle pulizie, avrebbe ottenuto anche quella. L’unico assente, l’unico che non solo non ha vinto e non è stato candidato, ma non è stato proprio invitato era lui: Leonardo Di Caprio. E diciamoci la verità, per quanto il film fosse molto bello, toccante, girato egregiamente, con degli effetti speciali da urlo, basato su una tragedia memorabile uno dei principali motivi di successo -possiamo anche dire IL principale motivo- fu proprio il suo attore protagonista. Se tutte le ragazzine dell’epoca (me compresa) non fossero letteralmente impazzite per lui, il film avrebbe incassato molto meno. Si sentivano sospiri (anche i miei) e urletti, altro che 50 sfumature, dai primi minuti del film, in cui si intravedevano i suoi occhi. La leggenda narra che le tredicenni che sono andate al cinema a vederlo una sola volta sono quasi contabili sulle dita di una mano. E loro che fanno? Lo snobbano! Ebbene sì, si sa che i giurati degli Accademy Awards detestano gli idoli delle ragazzine ed è per questo che Di Caprio è stato messo ad un angolo; e pensare che aveva cominciato bene: era entrato
nella volta celeste degli Oscar a soli 22 anni, con la candidatura di Buon Compleanno Mr Greape, facendo un figurone e creando ampie aspettative e poi è stato declassato a pane per le tredicenni. Il povero Leo ci ha messo quasi 20 anni, ha recitato di tutto, e alla fine è riuscito a scrollarsi di dosso questa nomea e si è portato a casa l’Oscar con l’interpretazione strabiliante di un... moribondo! Ma ci rendiamo conto che quest’uomo ha dovuto farsi squartare da un orso per vincere un Oscar? Per la maggior parte del film recita rantolando, ansimando e trascinandosi in terra. The Revenant è un film in cui ogni istante sembra essere studiato per fargli vincere la statuina. Un’interpretazione che supera i confini della recitazione, un’interpretazione mai vista, dove a recitare è ogni parte del suo corpo, croste e sangue secco compreso. Un film che è stato girato non per raccontare la storia di vendetta di quest’uomo, tra l’altro sapientemente modificata, ma per far vincere l’Oscar al suo interprete, perché se i giurati non capiscono con le buone capiranno almeno con le cattive. E non finisce qui, nel grande disegno va inserito tutto il resto. Gli stessi altri candidati per tale categoria si sono messi sullo sfondo, non ci sono interpretazioni o ruoli stellari, solo Eddie Redmayne, che interpreta il primo transgender della storia avrebbe potuto minacciare la riuscita di Leo, ma ha vinto l’anno scorso e quindi pericolo scampato; e come se non bastasse dichiarano, in interviste precedenti, di essere #TeamDiCaprio anche loro. Ed è lampante dalla reazione di Matt Damon che applaude felicissimo come se l’avesse vinto lui. Tutti sono a suo favore, tutti sembrano essere lì per lui, Kate Winslet candidata anche lei è tremante ed euforica quando lo guarda sul palco. Il regista Alejandro Gonzales Inarritu che vince il premio come Miglior Regia (per la seconda volta di fila, quasi un fatto storico) ringrazia Di Caprio, affermando che è merito suo perché il film è lui! Infine l’ultima certezza arriva dalla piccola presentazione dei vari candidati in cui vengono mostrati pochi secondi dei film, i pochi secondi di The Revenant non sono quelli in cui lotta con l’orso, che tutti ricordano, neanche la cena con la carne cruda, né la lotta finale con l’antagonista Tom Hardy, ma quelli in cui Leo dice al figlio mezzosangue di rendersi invisibile, perché quando parla lui l’unica cosa che vedono è il colore della pelle. Considerando il tema preponderante della serata, era ovvia la vittoria, no? Scoccata finale: far passare questo film come una denuncia contro le discriminazioni. Ve n’eravate accorti voi? Quindi mio caro Leo, tu non l’avevi data per scontata la serata? Per noi, che comunque eravamo a tuo favore, era così ovvia da sperare quasi in un colpo di scena.
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La Ricetta del mese di Davide Sagliocco
A Tutto Carciofi
Lo spinoso di Sardegna o della Liguria, il Tondo di Paestum, la Mammola Romanesca, il Violetto di Toscana: sono tantissime le qualità di carciofo coltivate in Italia, soprattutto al sud. Per un’infinita variante di preparazioni. Ravioli di Carciofo alla Romana con Ragù di Agnello Il carciofo è chiamato anche il principe degli ortaggi invernali, per i suoi elevati pregi organolettici. Indicato per chi deve seguire un regime dietetico, ha una grande quantità di fibre ed è ricco di sali minerali. Ricchi di sali minerali quali sodio, potassio e calcio, contengono anche una buona dose di vitamina C, B e K, utile nella prevenzione dell’osteoporosi. Hanno proprietà diuretiche e i derivati dell’acido che contengono, garantiscono effetti antiossidanti ed epatoprotettivi. Ne esistono circa novanta varietà coltivate in tutto il mondo: in Italia le zone più evocate sono il Lazio, la Sardegna, la Puglia e la Sicilia. I carciofi sono facili da cucinare e si possono preparare in tanti modi diversi: crudi in insalata, alla brace, fritti o in umido.
Le mosse giuste per liberare i carciofi da spine e barba, prima di cucinarli. Pulire un carciofo non è esattamente l’attività più divertente che possa capitare. Ecco una semplice guida per velocizzare il processo senza rischiare di farsi male. Per prima cosa tagliate via la punta dei carciofi. Puliteli con un coltellino, partendo dal gambo verso le foglie. Poi torniteli, pulendoli ancora con un coltellino, seguendo la circonferenza. Infine togliete la barba interna aiutandovi con uno scavino. Potete tenere una parte del gambo e cuocerla insieme ai cuori oppure eliminarli. Immergete i carciofi in acqua acidulata con succo di limone, per impedire ai carciofi di ossidarsi.
Questo primo piatto rustico, deciso ed elegante nel suo stile è molto legato al territorio del Lazio utilizza tre prodotti simbolo: il pecorino romano, i carciofi “Mammole”e il vino scelto tra i bianchi dei Castelli Romani. Cosa ci serve per quattro persone Per la pasta sfoglia: 500 g di Farina 00 5 uova 5 g di olio extravergine ( per dare elasticità all’impasto ) 5 g di prezzemolo uno spicchio di aglio 80 g di sedano 60 g di carota 40 g di cipolla foglie di alloro
100 g di pecorino romano grattugiato 400 g di cosciotto d’agnello le ossa del cosciotto d’agnello 100 ml di vino bianco secco 10 g di sale 5 g di pepe nero macinato 30 g di mentuccia romana fresca 10 g di salvia 40 g di rosmarino 40 g di burro 200 ml di olio extravergine di oliva
Procedimento per il ripieno
Mondate i carciofi, riempirli con un trito di mentuccia, prezzemolo e aglio e poneteli a testa in giù insieme ai gambi in una pentola riempita per due terzi di olio extra vergine e per un terzo di acqua. Coprite e lasciate cuocere sino a quando saranno teneri ( per circa 30 minuti ). In un mixer ad immersione tritate i carciofi e amalgamate con il formaggio pecorino grattugiato.. Stendete la pasta all’uovo, inserite il composto di carciofi in una sacca da pasticceria e incominciate a farcire la sfoglia, formate dei ravioli.
Procedimento per il fondo d’agnello
Tostate le ossa d’agnello al forno, ponetele in una casseruola con il burro insieme al sedano, alla carota, aglio, la cipolla, la salvia e il rosmarino. Fate appassire a fuoco lento. Bagnate con il vino rosso, lasciate evaporare e coprite con acqua molto fredda, preferibilmente cubetti di ghiaccio. Lasciate ritirare e poi passare allo chinoise
Procedimento per la salsa d’agnello
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Disossate il coscio d’agnello e tagliatelo a coltello. In una padella antiaderente aggiungete l’olio, aglio e rosmarino, far prendere calore e inserire una bronuase di sedano, carota e cipolla, inserite i cubetti d’agnello. Salate e pepate. Rosolate bene, sfumate con vino bianco e infine bagnare con il fondo di vitello finché non si ritirerà.
Preparazione del piatto
Lessate i ravioli in abbondante acqua salata per circa cinque minuti, scolateli con una schiumarola e finite di cuocerli nella salsa d’agnello, decorate con scaglie di pecorino e foglie di mentuccia.
Lo faccio in casa di Giorgia Conti – La Rosa del Dessert email: larosadeldessert@gmail.com Facebook: La Rosa del Dessert Instagram: La Rosa del Dessert
Fiori e farfalle Quest’anno niente uova nel mio angolino dedicato alla Pasqua… Voglio essere politically correct e festeggiare l’inizio della Primavera, il risveglio della natura e dei colori e così ecco un vaso che esplode in tutte le sfumature: fra i fiori svolazzano colorate farfalle che non sarà difficile catturare perché … sono sullo stecco! Prepariamo innanzitutto i biscotti:
Ingredienti (per circa 7 biscottoni): 2 tuorli 80gr zucchero a velo 300gr farina 00 150gr burro freddo a cubetti 1 pizzico di sale Buccia di limone bio grattata Metodo: Mettete tutti gli ingredienti nell’impastatrice e azionatela, per pochi secondi alla volta. Quando la pasta comincia ad aggrumarsi in piccole briciole estraetela e lavoratela a mano fino a renderla una palla liscia. Appiattite la frolla in un disco spesso un paio di centimetri. Avvolgete in pellicola e lasciate riposare in frigo fino all’uso. Stendete una sfoglia di circa 1 cm, ritagliate le forme e applicate in ogni biscotto uno stecco da spiedo in bambù. Cuocete a 180° in forno statico.
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Ed ora la decorazione! Materiale occorrente Pasta di zucchero vari colori (ne bastano 100g di ogni colore) Stecchi in bambù Colla alimentare Stampini fiore e farfalla Stampini mini varie forme (goccia, cerchio, etc) Contenitore spugna per fioristi Pellicola trasparente Pennellino alimentare
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Ora che avete tutto date spazio alla fantasia e colorate i vostri biscotti con piccole forme in pasta di zucchero, poi allestite il contenitore con la spugna per fioristi che ricoprirete di pellicola dopo averla tagliata a misura (per evitare che la polvere prodotta dalle spugne possa finire sui biscotti…) e voilà! Buona primavera a tutti!
Ristorantino dei Folli Lo Slow food nel cuore Mangiare deve essere un’ esperienza, stravolgere la banalità, dare forma al gusto e importanza al palato. Piatti di culinaria follia: l’incontro tra la tradizione e l’innovazione, mantenere alcune consistenze e variarne altre. la carne è carne e come tale va gustata apprezzandone la fibrosità e il sapore, ma con i complementi si può giocare Solo da un ottima materia prima può nascere un ottimo piatto
Un ritorno alle origini, alla ricerca di sapori vieni a scoprire dimenticati e chi è lo chef uno sguardo al futuro, innovando, perchè per ottenere un piatto eccezionale occorrono tre ingredienti: qualità, professonalità e passione; Ristorantino dei Folli, contrari all’industrializzazione alimentare.
Perchè mangiare non debba essere solo una necessità o un piacere ma una scoperta.
Tartare di fassona piemontese da presidio slowfood con tartufo
crudo di mora romagnola presidio slowfood 36 mesi di stagionatura tagliata di Equino con bacche dei cinque sapori Tagliata di filetto di Bellota con germogli
Roastbeff di fassona piemontese cottura sous vide “Gasperino er Carbonaro” l’uovo Folle!
Via Guido Maria Conforti, 21 – Acilia (Rm) Telefono: 06 52 36 31 49 - 392 3108955 E-mail: info@ilristorantinodeifolli.it Il Ristorantino dei Folli
V ini, Oli e... Birra di Laura Ventura
Lambic
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Qualcuno le ha definite “l’anello mancante tra vino e birra”. Lambic è uno stile di birra caratterizzato dalla fermentazione spontanea. Le birre lambic sono prodotte esclusivamente nella regione del Payottenland, a sud-ovest di Bruxelles, in Belgio. La lambic è prodotta attraverso fermentazione spontanea: il mosto di birra viene esposto ai lieviti selvatici e ai batteri autoctoni della valle della Senne, in cui si trova Bruxelles. Questo particolare processo di fermentazione conferisce alle birre un sapore assolutamente particolare: secco, vinoso e sidroso, con un retrogusto acidulo. Generalmente le tipologie di birra Lambic vengono prodotte utilizzando una miscela a base di malto d’orzo (70% circa), frumento non germinato e luppolo. Attraverso la cottura di questi ingredienti in una soluzione acquosa si estrae il cosiddetto mosto di birra, che viene fatto raffreddare ed esposto all’aria in particolari locali le cui pareti sono dotate di finestre che consentono la circolazione libera della stessa. Proprio grazie all’aria liberamente circolante avviene l’inoculo dei lieviti e dei batteri selvatici, e prende avvio la fermentazione spontanea della miscela. A causa delle condizioni meteoclimatiche tipiche dell’Europa settentrionale, il processo di produzione è generalmente limitato nei mesi freddi compresi fra ottobre e maggio; quando le temperature sono elevate, infatti, nell’aria sono presenti troppi batteri in grado di avviare fermentazioni anomale . Per questo, storicamente, le birre Lambic vengono prodotte utilizzando grandi quantità diluppolo, un ingrediente che svolge anche la funzione di conservante naturale ostacolando lo sviluppo di determinate specie di microorganismi. Il luppolo fresco ha tuttavia un sapore spiccatamente amaro; per ovviare a questo problema, i mastri birrai utilizzano luppolo essiccato, dall’amarezza attenuata e dal sapore meno resinoso ed erbaceo. In seguito all’avvio della fermentazione, la birra viene trasferita in barili di legno di castagno o rovere, e lasciata invecchiare per periodi di tempo anche abbastanza lunghi. Per renderne più gradevole il gusto vengono addizionate con sciroppi di frutta, ad esempio utiliz-
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zando i lamponi si ottiene la birra framboise, oppure con l’aggiunta di zucchero si ottiene la birra faro, o ancora con le amarene la kriek. Miscelando invece vari tipi di lambic di diverse annate si produce la geuze. Nel panorama delle birre internazionali, le Lambic rappresentano una tipologia del tutto unica e particolarissima. Il sapore di queste birre è decisamente particolare e i loro consumatori abituali appartenenti più ad una nicchia di estimatori, piuttosto che al grande pubblico. Le birre Lambic sono tutte da scoprire. si usa dire solitamente, infatti, che le Lambic “o si odiano, o si amano”.
Le tipologie di birra Lambic più celebri GEUZE BOON, CANTILLON GUEUZE 100% LAMBIC BIO, LINDEMANS KRIEK, LINDEMANS FRAMBOISE Curiosità: Prepara il bicchiere giusto Per la gueuze e le lambic fruttate usa coppe a tulipano, snifter e stange. Usa dei bicchieri flute per la gueuze, le lambic fruttate e la faro. La maggior parte delle lambic non assemblate si bevono in flute o stange
Incontriamo Marco Morolli Aversano, titolare della Charlot Eventi, un impresa giovane e creativa che abbiamo avuto il piacere di intervistare, dopo esserci innamorati delle loro proposte di arredo e complementi.
Quando si fondono passione e lavoro
Ciao Marco, presentiamo ai nostri lettori e clienti la tua azienda e i suoi lavori, dai quali emerge un amore per il design e la passione per il tuo lavoro. Vengo dal settore degli eventi, ma ho sempre avuto una predisposizione al lavoro materiale e manuale, ed è proprio per questo che ho trovato il coraggio di ricominciare da zero e buttarmi in questa nuova avventura. L’unione del legno con altri materiali come l’alluminio, ferro, ceramica e ghisa ha dato vita a forme di design che ho cominciato a proporre, sono piaciute molto e ho cominciato. Produciamo elementi di arredo come tavoli sedie sgabelli rivestimenti e complementi d’arredo. Il mio motto è: fai cosa ti dice il cuore..cio che vuoi.. Unisco così la mia passione con il lavoro.
Il nome Charlot è un evidente omaggio a un grande personaggio della nostra storia, non solo un uomo di spettacolo ma un vero e proprio genio. Cosa ammiri di lui? Charlie Chaplin è fonte di ispirazione, è la leva che mi ha dato la forza di abbandonare il vecchio per il nuovo, il certo per l’incerto. Le sue frasi mi hanno sempre molto colpito. Una delle sue storiche “un giorno senza sorriso è un giorno perso”, la porto sempre con me in mente.
O ancora “vivi come credi, fai cosa ti dice il cuore” e ancora “la vita è un opera teatrale senza prove iniziali, canta ridi balla ama e vivi intensamente ogni attimo prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi”. Avendo avuto diverse esperienze nel mondo del teatro la sento particolarmente mia.
La clientela a cui ti rivolgi sono principalmente le attività commerciali, bar ristoranti ma anche privati che vogliono rinnovare o costruire il loro ambiente esterno. Qual’è il tuo valore aggiunto in un mercato del prodotto in-dustriale molto concorrenziale? La nostra forza è la possibilità di ragionare e progettare insieme al cliente per raggiungere un prodotto adatto alle sue esigenze. Tutti i nostri arredi sono personalizzati nella forma e colore, e vengono trattati con protettivi trasparenti che garantiscono un’ottima resa nel tempo, adatti quindi anche ad ambienti esterni. I costi? Assolutamente accessibili e per tutte le tasche. Mi permetto di affermare che sono più che concorrenziali con qualsiasi altro arredo commerciale e industriale, prodotto su vasta scala. Alcune delle nostre produzioni sono visibili in zona presso: La Locanda alle Terrazze, Osteria Scarchilli, Stabilimento Mami a Ostia, da Gilda allo Stabilimento la Marinella, Ristorante Don Pepe a Ostia, BBQ Sogno del Mare, Riviera a Fregene.
Marco Morolli Aversano - Charlot-eventi - 340 67 29 395 - info@charlot-eventi.it - www.charlot-eventi.it
L’imprenditore del mese
ZIA VALE
MOVING SHOP da New York a Roma, È la nuova tendenza commerciale del momento: il negozio creato su un mezzo itinerante. Valentina in arte ZiaVale da oggi nelle strade del decimo municipio....e non solo... con una brillante iniziativa, un furgoncino “paperella” pieno zeppo di abbigliamento per bambini da 0 a 12 anni! L’abbiamo incontrata di buon’ora intenta ad allestire il suo furgoncino itinerante ricco di novità per intervistarla e farci raccontare la sua nuova avventura imprenditoriale. Il nome Zia Vale ha un significato particolare? Zia: il nome Zia Vale nasce dall’amore che può avere una Zia per i propri nipoti...io avendone diversi, acquisiti e non, mi sento molto Zia... per l’appunto Zia Vale! Come organizzi le tue giornate, e dove ti possono trovare i potenziali clienti? Attraverso i social! Essendo una forma di commercio itinerante, i clienti attraverso questo sanno dove trovarmi, visionano i miei articoli attraverso le foto, rimangono aggiornati sui nuovi arrivi e prezzi, e prenotano i loro articoli con possibilità di ritiro successivo. Le persone possono acquistare on line? Assolutamente si! Attraverso Facebook e Instagram con l’indirizzo per entrambi uguale ZiaValeAbbigliamento possono da lì, scegliere gli articoli effettuano il pagamento e entro 24/48 ore ricevono gli articoli comodamente a casa, le spedizioni vengono effettuate da un corriere qualificato in tutta Italia!
Quanto ti piace questo lavoro? Tantissimo!! Ho sempre lavorato a contatto con il pubblico... che è poi la cosa che amo fare di più... sia in negozi di abbi-gliamento che poi in un negozio di giocattoli dove in quei 7 anni ho scoperto la purezza e l’innocenza dei bambini, e il bello di lavorare per loro. Ti mandano le foto con vestiti che hanno comprato da Zia Vale? Certo! Mi mandano le foto dei loro bellissimi bambini vestiti ziavaleabbigliamento, ed è per me una grande soddisfazione vedere i piccoli felici, e con l’autorizzazione dei genitori pubblico le foto sui social! Raccontaci un pregio ed un difetto di questo lavoro… Il pregio più grande è fare il lavoro che Amo! Il difetto è l’essere esposto ad ogni condizione climatica, freddo, pioggia, sole e vento, ed essere poi lavorativamente parlando condizionata da esse. Cara Valentina...anzi Zia Vale, complimenti per questa nuova attività e un grande in bocca al lupo (CREPI) dalla redazione di Tablet, vorresti ringraziare qualcuno? Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno creduto in me e che ci credono ancora, sopratutto i miei clienti...tutti i miei nipotini...grazie per la fiducia!!! ZiaVale vi aspetta per farvi conoscere la paperella itinerante!!! da Massimo Gallus è tutto! passo e chiudo.
Auguriamo Buona Pasqua a tutta la nostra clientela
TLaablet Run rubrica per i runners di Lorenzo Sigillò
LA PRIMAVERA DEI RUNNERS TRA GARE ED ALLERGIE
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Inutile negarlo, arriva il periodo più bello per i runners, con il clima che diventa mite e perfetto per allenamenti e gare! Non è un caso che le corse più gettonate arrivino infatti in questo periodo. Così come è facilmente constatabile che anche i corridori occasionali si facciano attirare dalle belle giornate, magari per qualche chilometro di divertimento. Questo è bene, ma val la pena ricordarvi di non esagerare con velocità e distanza e di evitare le ore più calde che potrebbero tentarvi di più. Inoltre sarà importante anche un abbigliamento traspirante e scarpe il più possibile adatte al terreno. Poi nessuno vi multerà se vi svegliate a mezzogiorno col sole, vi infilate canotta e pantaloncini ed andate a correre a piedi nudi nel parco… si può fare tutto, correre è prima di tutto libertà, però state attenti e poi non dite che non vi avevamo avvertiti! A parte gli entusiasmi, non tutti sono d’accordo con la bellezza del risveglio della primavera ed in pole position troviamo gli allergici. Un male di stagione è sempre dietro l’angolo per chi ama gli sport all’aria aperta e per i runners non vi è eccezione. L’allergia ai pollini è la più comune in questo periodo dell’anno e spesso non si manifesta durante la corsa ma quando si conclude l’allenamento, magari sotto forma di prurito e pelle arrossata o più banalmente di starnuti continuativi. Per chi fosse alla sua prima reazione allergica, consigliamo subito un’altra corsetta in farmacia e poi una visita da uno specialista per esami e terapia. Esistono vaccini e farmaci molto efficaci fin da subito, ma poi raccomandiamo lo stesso di ripetere visite annuali dal vostro medico di fiducia. Infatti entrambi possono risultare meno adeguati nel tempo, da un lato per via del mutamento delle sostanze che generano le allergie, dall’altro per il cambiamento della vostra forza anticorpale. Per chi invece combatte già con questa seccatura, sconsigliamo purtroppo le ore più fresche di mattino e sera, i giorni ventosi e le ville (meglio il mare), mentre sempre utili gli occhiali da sole e le mascherine tecniche di protezione specifica. Ma torniamo alle informazioni liete perché, come accennato in
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apertura, alcune delle gare più attese arrivano proprio in questo periodo ed a marzo la mezza maratona più partecipata d’Italia forse passerà proprio sotto casa vostra! Ovviamente stiamo parlando della Roma-Ostia del 13 marzo, giunta alla 42esima edizione. Tradizionale start sulla Via Cristoforo Colombo in direzione Roma per poi attraversare il Laghetto dell’Eur, assaporare alcune strade del quartiere e lanciarsi nuovamente sulla “Colombo” in direzione Mare! Niente paura per i non maratoneti, anche quest’anno c’è la 5 km non competitiva, la “Euroma2 Run”, che, pochi minuti dopo, segue lo stesso percorso della mezza maratona per poi deviare a destra all’altezza del noto Centro Commerciale. Arrivo finale previsto nel piazzale antistante Euroma2, dove vi attenderà la medaglia di partecipazione, punto ristoro ed intrattenimento. Altro Centro Commerciale, altra corsa, perché una settimana dopo, il 20 marzo, ci sarà anche la 7a edizione della “I Granai Run”, con la 10 km competitiva e la non competitiva di 4 km. Ed infine segniamo un bel tracciato ‘misto’ davvero stimolante nello splendido Parco della Caffarella: il 26 marzo arriva il “Caffarella cross – Trofeo LBM sport” con 8 chilometri da correre nel pomeriggio romano (ore 15). In attesa della Maratona di Roma di aprile… Stay Tablet Stay Run!
Info: 06.52355665
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L’estate è dietro l’angolo!!
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Iniziamo a scommettere sulle onde gravitazionali…
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Se finora la teoria di Einstein, formulata nel 1916, non era stata sufficiente (o sufficientemente chiara da decifrare) per capire come poter osservare il fenomeno delle onde gravitazionali (se mai esse fossero esistite), adesso il loro manifestarsi ha una precisa e chiara origine, e finalmente abbiamo anche la prova della loro esistenza. La scoperta di queste “fantomatiche” e sfuggenti onde si deve alla fusione tra due corpi, due buchi neri per la precisione, rispettivamente di 29 e 36 masse solari circa, che sono letteralmente collassati uno sull’altro, generando un ulteriore buco nero di dimensioni maggiori. In parole povere, si è trattato di fare 2 più 2: il primo buco nero, di 29 masse solari, unito al secondo, di 36, hanno dato vita ad un buco nero di 62 masse solari… Sì, i conti non tornano, ma è proprio questo il bello. Le 3 masse solari che mancano al totale sono, in effetti, la quantità di energia emessa durante lo scontro, sotto forma delle tanto agognate onde gravitazionali. Ma com’è stato possibile arrivare finalmente ad osservarle? E cosa può significare questa scoperta per noi? Prima di tutto rispondiamo alla prima domanda. L’osservazione ha richiesto molto tempo, anni, e di certo non è stata semplice. La rilevazione delle onde gravitazionali si deve al fortunato sodalizio scientifico tra l’osservatorio statunitense LIGO – Laser Interferometer Gravitational Wave Observatory (Washington D.C.) e VIRGO, situato nel comune di Cascina (Toscana), che appartiene all’European Gravitational Observatory, che sono stati anche i primi a darne l’annuncio ufficiale. La nascita di questi osservatori, rispettivamente nel 2002 e nel 2003, segna anche l’inizio della ricerca tangibile di prove reali di questo fenomeno. Ma in realtà la nostra storia non comincia qui. Bisogna fare qualche passo indietro. Tutto comincia nel lontano 1915, quando Einstein (di nuovo lui) teorizza la relatività generale. In base a questa teoria, sostanzialmente, sappiamo che la presenza della materia curva spazio e tempo (che poi sarebbe esattamente la struttura quadrimensionale in cui noi siamo immersi). La distorsione dello spaziotempo potrebbe essere vista anche in maniera semplificata: se immaginassimo di stendere un lenzuolo e di porvi un oggetto sopra, questo non resterebbe teso ma si curverebbe. La deformazione che ne deriva possiamo percepirla come gravità. Ora, se la materia che deforma lo spazio-
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tempo si muove, allora anche la deformazione stessa non sarà statica ma oscillatoria (di nuovo, come se ci figurassimo delle onde che increspano l’acqua), ed ecco qui le nostre onde gravitazionali. E quindi, detto questo, è possibile affermare che qualsiasi corpo, muovendosi, genera onde gravitazionali. Ma allora come mai non sono state rilevate finora? Eppure Einstein ci aveva messo sulla buona strada. Il motivo sta nel fatto che queste onde sono troppo deboli per essere percepite, quindi solo se a muoversi nello spazio-tempo fossero delle masse davvero enormi potremmo averne una minima manifestazione. Un esempio a caso: due buchi neri che collassano uno sull’altro. È una vera fortuna per noi aver potuto osservare questo fenomeno, allora. Un po’ meno fortuna per Einstein, anche se almeno ci era andato vicino. Quello che viene da chiederci, a questo punto, è se cambierà qualcosa dopo questa scoperta. E così rispondiamo anche alla seconda domanda. Aver fatto finalmente la conoscenza delle onde gravitazionali potrebbe non cambiare poi molto nelle nostre vite, nel nostro piccolo, ma ci permetterà di osservare l’Universo con nuovi occhi. La collisione di questi due immensi buchi neri ha generato un rilascio di energia pari a tre volte la massa del Sole, una quantità incredibile di energia che le onde gravitazionali, in grado di attraversare spessi strati di materia, ci hanno permesso di misurare. Questo, prima di tutto, ha confermato una volta per tutte l’esistenza dei buchi neri. Ma aver trovato il modo di poter verificare questo fenomeno, inoltre, ci permette di poter gettare uno sguardo indietro nel tempo, alle origini dell’Universo, e poter riscrivere la storia, dimenticando tutto quello che abbiamo studiato sui banchi di scuola, ponendo le basi per nuove regole fisiche. E non scordiamoci delle implicazioni tecnologiche che potrebbero seguire. D’altronde, quando nel 1887 Heinrich Hertz si imbattè per la prima volta nelle onde radio non sapeva che solo tre anni più tardi sarebbe arrivato Guglielmo Marconi, che con il suo primo sistema di radio trasmissione avrebbe dato vita a una vera e propria rivoluzione globale per il sistema di comunicazione. Si tratta solo di aspettare ancora un po’ e dare tempo alla scienza di continuare il suo percorso, spinta da inesauribile curiosità. Sperando non occorrano altri 100 anni.
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[Proctologia alla mano]
Roberto Federici, medico chirurgo
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i sono dei medici che fanno della loro professione una missione e, nell’applicare le giuste metodologie e nell’attenersi al giuramento di Ippocrate, risolvono i problemi delle persone, soprattutto quando è loro obiettivo alleviare quei dolori e quei fastidi che in molti di noi sono ancora tabù, perchè coinvolgono parti del corpo intime e recondite. Il dottor Roberto Federici è uno di loro. É Specialista in Chirurgia e si occupa in particolar modo di Proctologia e Chirurgia delle Ernie Inguinali, curando attraverso piccoli interventi ambulatoriali di ultima generazione alcune delle patologie più comuni al genere umano. Un ingente numero di persone è affetto da questi disturbi, ma se ne sa poco perchè chi ha il problema spesso riserva silenzio e cautela per motivi di pudore. É quindi importante potersi affidare a un medico di fiducia che opera da tanti anni nel settore e che lo fa, oltre che con coscienza ed alta professionalità, utilizzando le più innovative tecniche chirurgiche accompagnate da nuovi materiali biocompatibili. Sono patologie per le quali non si fa molta prevenzione ma per le quali è assolutamente necessario porre rimedio ai primi sintomi senza trascurarsi per rendere così un eventuale intervento più semplice e meno invasivo. Nell’ambito proctologico, che si occupa in maniera specifica delle malattie del Colon, del Retto e dell’Ano, il dottor Federici consiglia alle persone che soffrono di disturbi legati all’evacuazione, stipsi o diarrea, di fare un controllo anche dal proprio medico di famiglia che li dirotterà, qualora lo ritenesse opportuno, verso uno specialista del settore, per evitare delle complicanze spesso asintomatiche. I fastidi anche notevoli che spesso denunciano molti pazienti non sono altro che le complicanze a cui vanno incontro le emorroidi se trascurate. Come tiene subito a precisare, le emorroidi e tutti i problemi legati alle varici appartengono solo agli esseri umani e ai primati, che subiscono le leggi della gravità. Il nostro corpo è in continua competizione con la natura esterna e la sua perfezione talvolta cede in alcuni punti e allora le vene si gonfiano, si prolassano e si arrendono. Nel campo delle ernie inguinali il dottore è un chirurgo all’avanguardia, avendo applicato tra i primi in Italia le innovative tecniche di intervento ambulatoriale che permettono al paziente un recupero fisico nel giro di pochissimo tempo, senza rischi di recidive. Sono più di trent’anni che si dedica a questo tipo di chirurgia. Il metodo da lui applicato permette al paziente di essere dimesso dopo due ore, viene eseguito in anestesia locale e permette di riprendere da subito una vita normale con leggeri fastidi che passano con la rirpesa della deambulazione, dei bagni caldi e l’assunzione di alcune compresse di fans. Anche dal punto di vista estetico l’intervento è molto ridimensionato rispetto al passato. L’incisione è piccola e la sutura non è classica ma il dottore utilizza dei particolari cerotti che garantiscono un potere tensivo superiore ai punti. É inoltre importante sapere che questo tipo di intervento ha quasi del tutto abbassato il rischio di recidive.
Roberto Federici medico chirurgo
Dott. Roberto Federici Specialista in Chirurgia generale
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VERRUCHE Antiestetiche, contagiose ed antisociali… Le verruche sono delle formazioni cutanee causate da un virus (virus del papilloma umano o HPV -Human Papilloma Virus). Il virus penetra nell’epidermide e la infetta; si producono queste lesioni benigne formate da tessuto epiteliale con alta velocità di replicazione. Le verruche sono considerate estremamente contagiose, anche nel soggetto stesso, da una zona all’altra del corpo. Questo si spiega con il fatto che il contagio avviene per semplice contatto (o autocontatto), poiché il virus HPV resta confinato nella pelle e non penetra nel sangue. I luoghi a rischio per la diffusione delle verruche comuni sono quelli dove una maggiore promiscuità favorisce il contatto con soggetti infetti, soprattutto se si è in ambienti caldi e umidi, che mantengono a lungo il virus in fase attiva anche lontani dal soggetto portatore. Se dovessero mancare questi requisiti ambientali, il virus non avrebbe lunga sopravvivenza al di fuori della cute. (Piscine, palestre, docce e asciugamani comuni, saune e terme sono luoghi privilegiati per la proliferazione e la diffusione delle verruche). Diverso è il contagio delle verruche genitali, conosciute come conditomi o creste di gallo. Queste rientrano nelle malattie sessualmente trasmissibili e il contagio è favorito da scarsa igiene e presenza di altre infezioni. La diffusione delle verruche è comunque legata allo stato delle difese immunitarie dell’individuo e alla virulenza dell’HPV. Perciò se il soggetto viene a contatto con il virus, le probabilità che provochi una verruca sono giocate dalla capacità di “annidamento" del virus stesso contro la capacità di reazione dell’organismo. Se la persona ha un fragile sistema immunitario, è più facile che sia esposto al rischio di verruche.
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I trattamenti proposti negli anni sono stati svariati: Ac. salicilico, Laser, Chirurgia, Crioterapia, ma il problema del trattare le verruche è la recidiva: a distanza di qualche mese la verruca si ripresenta. La motivazione di questa recidiva è che è sufficiente un piccolissimo frammento epidermico contenente il virus per far ritornare la lesione. Grazie alla metodica ideata dal Dott. D. D’Andria, che combina l’utilizzo della Tecnologia al Plasma con tecnica microchirurgica abbiamo ridotto le recidive a meno dell’1 %! - Il Plasma vaporizza la lesione in maniera superselettiva, senza danneggiare i tessuti circostanti - Il microscopio operatorio permette l’individuazione e quindi l’asportazione, sotto visione, della “radice” della verruca, riducendo al minimo (meno dell’1%) il ripresentarsi della malattia - Sterilizzazione del fondo della verruca, mediante un prodotto a base di T.C.A. (Ac. TriCloroAcetico) specifico.
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In forma con lo zenzero? La dieta del momento non convince gli esperti
Polpette, risotti e tisane allo zenzero. E’ questo l’ultimo trend alimentare che spopola tra i salutisti: la spezia sembra curare tutti i mali, dal sovrappeso alla pesantezza. Sempre più spesso lo zenzero viene utilizzato nelle nostre cucine: fresco o essiccato per insaporire il cibo, come tisana o decotto. La spezia, oltre al sapore piccante, vanta infatti anche innumerevoli proprietà curative e benefiche. Insomma, quasi un toccasana per la salute. Sarà vero? Non tutti ne sono convinti. In particolare gli esperti (dietisti e nutrizionisti) che sembrano nutrire forti dubbi circa i benefici della cosiddetta ‘Dieta dello Zenzero’.
29 febbraio da record a Milano: nati 59 bebè, ma c’è chi rimanda il cesareo
La cicogna del 29 febbraio? Con ben 59 ‘bebè bisestili’ si è rivelata prolifica per Milano. Il giorno più raro del calendario nella metropoli lombarda si è archiviato con un numero di nascite record, nonostante qualche mamma destinata al cesareo programmato abbia preferito rimandare o anticipare il parto pur di non regalare al proprio rampollo un compleanno bisestile. Il 29 febbraio 2016 batte anche il mini-baby boom registrato nella stessa data di 4 anni fa, quando di bambini ne erano venuti al mondo 56, cioè 25 in più rispetto al 29 febbraio del 2008 che si era chiuso con soli 31 nuovi nati. Numeri consistenti anche rispetto alla media quotidiana di parti all’ombra della Madonnina, dove nascono ogni giorno dai 30 ai 40 bebè. E quest’anno nella cucciolata bisestile prevale il rosa: fra i figli del 29 febbraio ci sono infatti 33 femmine, contro i 26 ‘colleghi’ maschi.
Chi dorme poco mangia di più. E ingrassa
Le visite notturne al frigorifero per uno spuntino fuori programma, oppure mangiare caramelle e cioccolatini come fossero pop corn, potrebbero forse risolversi dormendo di più. Non dedicare il giusto spazio al sonno fa mangiare di più, espone a stili di vita poco sani e al pericolo di ingrassare. Ora un nuovo studio americano individua il colpevole di questa catena, un segnale chimico che esalta il piacere di mangiare ‘cibo spazzatura’ ad alto contenuto di grassi. “Diminuire le ore di sonno sembra ‘accendere’ il sistema endocannabinoide, il bersaglio del principio attivo della marijuana, aumentando il desiderio di assumere cibo”, sintetizza Erin Hanlon dell’università di Chicago, tra gli autori della ricerca.
NUTRIZIONE e SPORT Negli ultimi anni è notevolmente aumentato l’ interesse per la nutrizione applicata allo sport. Le attuali raccomandazioni dietetiche per gli atleti e gli sportivi si discostano solo in tre aspetti rispetto alle raccomandazioni dietetiche per la popolazione in generale: - variazioni calorico-energetiche che possono caratterizzare i vari momenti della stagione agonistica ( fase di preparazione, periodo agonistico, fase di riposo), - apporto idrico-elettrolitico adeguato, - organizzazione temporale e composizione dei pasti durante la giornata. In generale, per sostenere le migliori prestazioni atletiche sono raccomandate diete ad alto contenuto di carboidrati, basso contenuto di lipidi e moderato consumo di proteine. Quindi è indispensabile l’elaborazione di un equilibrato e variato piano nutrizionale in cui i principali componenti nutrizionali, carboidrati, proteine e lipidi, siano presenti in proporzioni ben definite. Infatti una dieta erroneamente pianificata, che ponga troppo attenzione agli introiti proteici o lipidici, oppure una dieta che preveda un insufficiente apporto calorico comporta un ripristino inadeguato dei depositi di glicogeno muscolare e quindi un calo della performance, ed espone l’atleta al rischio di incorrere in traumi da sovraccarico o sviluppare patologie legate a carenze nutrizionali specifiche. Ancora oggi molti atleti,pur consapevoli dell’importanza della nutrizione ai fini di mantenere un elevato standard atletico, lasciano al caso o trovano soluzioni improvvisate quando si tratta di dover programmare un piano alimentare adeguato alle proprie esigenze. La “valutazione dei bisogni energetici e nutritivi” è competenza professionale specifica del Biologo Nutrizionista, quindi è bene ricordare che l’atleta deve rivolgersi al Biologo Nutrizionista che è sicuramente il Professionista di riferimento per la nutrizione in ambito sportivo. La collaborazione del Biologo Nutrizionista con l’atleta, l’allenatore e i familiari deve avere un fine comune: il BENESSERE DELL’ATLETA.
Un posto tranquillo Dott.ssa Giulia Migani Psicologa / Psicoterapeuta Analista transazionale socio-cognitiva Mediatore Feuerstein PAS Basic e Standard I livello. EMAIL: giuliamigani@yahoo.it
“Perché TU MI FAI arrabbiare!!!”
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Quante volte abbiamo detto o anche urlato questa frase al nostro partner, figlio, fratello o amico? Credo innumerevoli… Il figlio che va male a scuola o che lascia in disordine la stanza, il coniuge che non ci dà le auspicate attenzioni, il fratello o parente che magari “ruba” i nostri spazi, l’amico che sembra non stare completamente dalla nostra parte… Le relazioni interpersonali non sono un ambito semplice: sempre più raramente serene, a volte conflittuali, a volte un vero e proprio campo di battaglia! E tutte queste persone, gli “altri da noi”, sembra siano in grado di suscitarci le più svariate emozioni, dalla gioia fino a (sembra molto più spesso) la rabbia! Proseguendo il “cammino” intrapreso nei numeri scorsi sul tema comunicazione, questo mese voglio parlare della comunicazione IO (o messaggio IO). Di cosa si tratta? Quando ci troviamo di fronte ad un’altra che con il suo comportamento ci crea un problema, per esempio ci rende difficile o impossibile svolgere tranquillamente il nostro lavoro, possiamo ricorrere al messaggio-Io. È una modalità comunicativa efficace definita di “confronto”, poiché appunto si mettono a confronto i propri sentimenti e bisogni con i comportamenti disturbanti dell’altra persona. Attraverso la corretta espressione di ciò che stiamo provando, possiamo far rendere conto delle conseguenze del proprio agire e delle reazioni che ciò determina negli altri, cioè noi. Quando ci si trova a vivere una situazione di disagio è importante saperla comunicare efficacemente, senza incorrere in errori comunicativi. Ma come si fa, concretamente, questa comunicazione IO? Possiamo individuare 4 passi principali, che proviamo a spiegare con un semplice esempio, magari ipotizzando un dialogo tra genitore e figlio: si inizia descrivendo quel che si prova, come reazione al comportamento che crea la difficoltà: “Io mi sento irritato”; poi si descrive il comportamento dell’altro che crea il problema, ma senza esprimere un giudizio negativo, dicendo ad esempio “Quando vedo che tu non rimetti a posto i pennelli e i colori”; si specifica in che modo il comportamento è legato all’emozione, dando una motivazione concreta, così spiegando: “Perché possono cadere a terra e macchiare il pavimento”; infine si esprime ciò che si desidera: “Io voglio che tu sia più ordinato e rimetta a posto le cose quando le usi”. Oppure, per esempio… “Io mi sento triste – Quando ti parlo e tu non mi ascolti – Perché mi sento ignorata – E vorrei che tu dessi maggiore attenzione”. Il messaggio-Io “Io mi irrito quando…” è una comunicazione efficace, poiché non esprime alcuna valutazione (negativa) su colui che compie l’azione, ma lo pone innanzi alle conseguenze della propria azione ed ai sentimenti che ne derivano.
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Nell’esempio, infatti, il genitore comunica i propri sentimenti al figlio: tale autenticità fa percepire al ragazzo il reale vissuto del genitore, senza costringerlo ad assumere atteggiamenti di difesa. Allo stesso tempo, il messaggio indica al ragazzo il suo comportamento inaccettabile. Con il messaggio Io, dunque, gli interlocutori non si sentono né colpevolizzati, né giudicati e in questo modo possono ascoltare i bisogni degli altri con maggiore attenzione, ragionando sulle conseguenze a cui portano le proprie azioni. I messaggi-Tu, per esempio dire: “è colpa tua – quando tu non mi ascolti – perché mi sento ignorato – TU sei un egoista”, esprimono invece un giudizio (spesso accusatorio) su chi ascolta ed è praticamente inevitabile che l’interlocutore si offenderà, si arrabbierà e probabilmente attiverà un atteggiamento di difesa che interferirà con la comunicazione. Il messaggio-Tu è una comunicazione inefficace, perché provoca ribellione e atteggiamenti difensivi. La comunicazione Io pone in modo sereno e non conflittuale a confronto quelli che si reputano atteggiamenti inaccettabili; con semplicità si comunica all’altro come ci si sente in un determinato momento. Il pregio è quello di non dare svalutazioni alla persona (vi ricordate le carezze negative sull’essere?) ma confrontare il suo comportamento. Ma la comunicazione Io non è solo importante a livello di dialogo interpersonale. Ha un’ulteriore ricaduta, altrettanto fondamentale, a livello intrapsichico. Perché… se ci riflettiamo… dire ad un’altra persona “TU mi fai arrabbiare” oppure “TU mi fai soffrire”, significa conferire all’altro il potere di farci provare o meno delle emozioni. E, se diamo questo potere all’altro di fronte a noi, vuol dire che lo togliamo a noi stessi. Voi penserete… “è così che funziona!”. Io invece direi che non è proprio così che ha da funzionare: sono IO che sento e quindi sono IO che ho il potere su quello che vado a sentire. Questo è, ritengo, il maggiore punto di forza della comunicazione IO: quello di restituire a noi stessi il potere sulle nostre emozioni e non lasciarci “in balia” di quello che “altri”, possono o non possono farci sentire. Per cui… non più “Tu mi fai arrabbiare”, perché tu non hai il potere di farmi sentire rabbia o dolore… ma piuttosto “Io mi sento arrabbiato quando…”, perché sono io che sento, le emozioni sono mie e quindi… sono io che ho il potere su di esse. Può sembrare un discorso cavilloso ma quando, imparando ad utilizzare in modo continuativo i messaggi Io, comincerete a notare che il vostro partner o figlio non è più in grado (premendo i pulsanti dei “punti deboli”) di farvi scattare come una molla… vi sentirete molto ma molto più forti. La comunicazione IO è un modello di comunicazione assertiva e, appunto, di assertività parleremo la prossima volta.
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Per il restauro La Pietro Corrao Parquet è specializzata nel restauro del parquet, recuperando qualsiasi tipo di danno, di usura, di problematica ricorrente come rigonfiamenti causati da infiltrazioni di umidità prima dopo o di allagamenti. I nostri restauri contemplano anche le scale in legno.
Per esterni Tra i molteplici prodotti che forniamo abbiamo la possibilità di personalizzare al meglio il vostro spazio giardino, bordo piscina con speciali parquet per esterno. La Corrao Parquet è abilitata alla manutenzione ordinaria di parquet per esterni. Nuovo! Rivestimenti a parete Si effettuano rivestimenti di pareti a tema parquet, adatti a tutte le zone della casa, applicate su qualsiasi tipo di superficie.
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Il sogno di ogni donna è di dire addio in modo definitivo ai peli superflui, sogno in realtà ormai condiviso anche da molti uomini. Le metodiche di depilazione oggi usate sono molte, il laser a diodo rappresenta la nuova frontiera dell'epilazione definitiva affidata alla tecnologia del laser. L'apparecchiatura infatti genera un raggio laser di una particolare lunghezza d'onda in grado di attraversare la cute ed essere assorbita dai pigmenti dei peli all'interno dei bulbi piliferi, con conseguente aumento della temperatura e distruzione definitiva delle cellule germinative del bulbo stesso, ottenendo quindi un risultato QUASI definitivo tramite il principio del la fototermolisi selettiva, la zona trattata infatti non resta quasi mai definitivamente glabra ed è importante ricordare che una singola seduta non risolve nulla, i trattamenti vanno ripetuti a circa un mese di distanza l’uno dall’altro; il laser infatti è attivo solo sui peli in fase di ricrescita, e in genere sono necessarie almeno 7/8 sedute. Bisogna aggiungere che alcune aree rispondono meglio e garantiscono un risultato più rapido e definitivo: le ascelle, l’inguine e le gambe ad esempio; mentre altre al contrario non sempre danno i risultati sperati perché più sensibili all’influenza ormonale: il sottomento ed il labiale superiore. Proprio per questo non è mai possibile palare di depilazione definitiva.
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IL TELAIO.
40 anni insieme a voi. di Cristina Anichini
In questo numero di marzo siamo lieti di fare un omaggio ad uno dei negozi più importanti di Casalpalocco che quest’anno festeggia i 40 anni di attività. Il Telaio è una azienda a conduzione familiare che ha delle origini storiche che accompagnano la storia del nostro quartiere Era il 1976 quando la signora Paola Vanelli, in Ronco, apre il primo punto vendita all’Axa, su Via Euripide. Una strada di passaggio in una zona residenziale che si stava ancora costruendo. Arrivata da Firenze, si dedica all’insegnamento di economia domestica in una scuola privata di zona. Il marito lavorava nel settore dei tessuti e viaggiava molto in tutta Italia per la rappresentanza della Somma. Così grazie alla sua passione per la casa, quasi per gioco, decide di lanciarsi nella vendita dei filati, a cui accompagna subito la vendita di prodotti di biancheria per la casa e di tessuti di abbigliamento, supportata dall’attività del marito. L’ 8 dicembre del 1978 si trasferiscono alle Terrazze appena costruite aprendo quello che fino ad oggi rappresenta il miglior negozio di biancheria per la casa, tessuti d’arredo, tendaggi e molto altro ancora. Il giorno dell’inaugurazione le due grandi vetrine vennero allestite con la collezione Mastro Raphael “1880”, ispirata alle preziose biancherie ricamate di fine IX° secolo. Collezione che lo scorso anno è stata riproposta dal grande marchio. Sono passati decenni da quel giorno, in cui come pionieri cominciarono una grande avventura segnata da momenti di grandi soddisfazioni. Le Fiere importanti a cui parteciparono partendo da quella che fu nel 1981 l’Expò di Ostia, per poi passare a Moacasa, Casaidea, Vladimir a Mosca. I viaggi in Iran a scegliere i migliori tappeti persiani, che hanno arredato molti ambienti importanti della zona, insieme a complementi di arredo come letti e divani rivestiti con i migliori tessuti. Tra i clienti più noti si possono citare nomi dello spettacolo come Gino Bramieri, Massimo Troisi, la mamma di Bobby Solo, Licia Colò e i calciatori quali Falcao, Montella e Emerson. L’attività è sempre stata dinamica. Ne sono dimostrazione l’apertura di un punto vendita a Ostia, gestito dalla figlia Cinzia neglia anni ‘80, e quello del negozio di intimo, sempre alle Terrazze, dal 1999 al 2013. Non sono stati fermi neanche di fronte alle due grandi alluvioni di questi ultimi anni, una nel 2007 e l’altra del 2011, anno in cui vengono festeggiati i 25 anni di attività, con grande festa e grande torta. Quest’anno i 40 anni li hanno condivisi con la propria clientela in modo diverso. Un lungo week end di sconti eccezionali. Un’azienda sempre al passo con i tempi, moderna e classica allo stesso tempo. Tra le migliori marche e i miglior tessuti hanno spazio i clienti più innovativi e i più tradizionali.
Ostia ’81: partecipazione all’Expò di Ostia 1981
vetrina inaugurazione del 1978
I signori Ronco festeggiano il 25° anniversario di attività nel 2001 La disponibilità della famiglia Ronco aiuta il cliente a trovare la soluzione più adeguata alle esigenze del momento, con consigli specifici grazie alla grande esperienza decennale nel settore. Chi ama la casa, il buongusto e la serietà non può che affidarsi alle capacità che contraddistinguono Il Telaio, che è in grado di confezionare su misura qualsiasi richiesta del cliente, dalla semplice tendina all’arredamento completo di una stanza o della casa intera: tende, copriletti, divani, testate di letti, tovaglie, ecc. Augurando al Telaio altri 40 anni di florida attività, invitiamo i nostri lettori a visitare le nuove proposte di primavera!
Centro commerciale “le Terrazze” - tel 06.50.91.49.61 www.iltelaio.net iltelaio@iltelaio.net FB il telaio Casalpalocco
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Helen Creswell, Counselor (Integrative Approach) Member of L’Associazione Nazionale di Counselor Relazionali LLB (Hons), Diploma di Counselor ad Approccio Relazionali da CIPA e l’ Università di Tor Vergata, Roma Cell: +39 333 228 4093 Email: helen@cresco-io.com Website: www.cresco-io.com
I l libro del mese di Cristina Anichini
GRANDI UOMINI, PICCOLI PADRI Intervista all’autore Maurizio Quilici Maurizio Quilici è un giornalista, fondatore dell’Istituto di Studi sulla Paternità. A ottobre 2015 ha pubblicato con Fazi Editore il libro “Grandi uomini, piccoli padri” che presentiamo nel mese del papà, ai nostri lettori attraverso un’intervista esclusiva concessa dall’autore.
La paternità è un aspetto dell’essere umano spesso trascurato. La scelta di occuparsene e di studiare la figura di padre da cosa deriva? Ho cominciato ad occuparmi di paternità sui banchi dell’Università, quindi molto tempo prima di diventare padre. Credo che le motivazioni siano state fondamentalmente tre. Anzitutto una mia istintiva tenerezza nei confronti dell’infanzia che stimolava – proiettato nel futuro – il mio desiderio di paternità. Poi il bel rapporto avuto con i miei genitori: mio padre è stato per me un modello e un esempio in molte circostanze. Infine, il mio punto di vista professionale: come giornalista, mi rendevo conto che la figura paterna stava attraversando una profonda trasformazione sociale e culturale, così cercai di capirne le cause, le espressioni, ipotizzarne il futuro e le possibili conseguenze. Per questo decisi di fondare l’I.S.P., Istituto di Studi sulla Paternità: un osservatorio che monitorasse questo fenomeno nuovo e costituisse un punto di aggregazione e di riferimento per studiosi, ricercatori ed anche… padri. Il suo saggio centra l’attenzione su sei uomini molto importanti, che con la loro forte personalità hanno lasciato un segno nella storia. Dei geni che per grandezza hanno trascurato uno degli aspetti fondamentali della propria esistenza, l’essere padri. Quanto la paternità trascurata può aver inciso sul loro operato? Dal libro sembra emergere una specie di “legge”: il genio non può essere anche un padre attento, premuroso, dedito ai figli. La sua genialità, sommata ad una regolare dose di egocentrismo, egoismo, narcisismo…, non riesce a conciliare le due cose. Laddove gli affetti, l’amore, la famiglia, insomma il coinvolgimento emotivo, superano una certa soglia il genio sente il pericolo che la sua concentrazione ne venga turbata e ridotta. E si arresta, si ritrae, spesso fugge. Non è mancato, nella storia, qualche esempio di grande uomo che sia stato anche padre presente e attento, ma sono davvero pochi. Per rispondere alla domanda, credo di poter dire che aver trascurato la paternità è stata, per i sei geni del libro, condizione essenziale per poter raggiungere la loro grandezza.
Quale è stato il rapporto con il suo? Come ho accennato sopra, il rapporto con mio padre è stato senz’altro positivo. Lui mi ha insegnato molte cose (anche se, come spesso accade ai figli, me ne sono reso conto solo in seguito). Era un uomo del suo tempo e quindi non manifestava troppa tenerezza, ma il suo amore traspariva da molti comportamenti (per esempio amava fare cose assieme a noi, aprirci continuamente nuovi mondi stimolando il nostro interesse). Oggi mi scopro spesso a rispettare gli stessi principi e a cercare di affrontare la vita con la stessa serenità, equilibrio e forza d’animo che lui esprimeva. Secondo lei l’uomo diventa genio perchè la società gli permette di eludere i compiti affettivi e familiari, oppure è genio di natura e quindi inevitabilmente manca i suoi compiti di padre? Questa domanda richiama al vecchio dilemma: geni si nasce o si diventa? Personalmente, credo che perch é il genio possa svilupparsi sia necessario un “quid” particolare, una dotazione presente sin dalla nascita. In questo senso potremmo dire che si è geni “per natura”. Naturalmente, occorre poi che tutta una serie di circostanze (in primo luogo i genitori) favoriscano lo sviluppo di questo potenziale. Compresa, a quanto pare, una società che permetta ai padri di disinteressarsi dei figli a beneficio del proprio lavoro. L’Istituto di Studi da lei presieduto è un punto di riferimento a livello nazionale per tutti coloro che si interessano dell’argomento. Può brevemente spiegare ai nostri lettori quali sono le sue finalità? L’I.S.P. (Istituto di Studi sulla Paternità) è una Associazione di Promozione Sociale fondata nel 1988. Come recita lo Statuto, si propone di “promuovere lo studio della paternità con particolare riguardo agli aspetti psicologico, pedagogico, sociale, biologico, storico, giuridico”. Inoltre, si prefigge l’obiettivo di tutelare e valorizzare funzioni e ruoli paterni nella società, stimolando su questo tema una nuova sensibilità sociale”. L’Istituto offre una Biblioteca specializzata di quasi 1.300 titoli e ha assistito numerosi studenti provenienti da ogni parte d’Italia per la preparazione di una tesi sulla paternità. Offre assistenza ai propri soci per gli aspetti giuridici e psico-pedagogici legati alla paternità, organizza incontri e dibattiti, svolge ricerche (l’ultima, appena ultimata, sui padri detenuti). Pubblica un notiziario on-line, ISP notizie, ha un sito Internet (www.ispitalia.org) ed una pagina Facebook.
Il libro è disponibile per l’acquisto presso il giornalaio del Centro Vecchio di Casalpalocco, e ordinabile presso tutte le librerie
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Lei è padre? Che tipo di padre è? Sono padre di una figlia ormai grande (e nonno di vari nipoti). A suo tempo ho cercato di esserle vicino e di aiutarla a crescere sapendo che aveva un padre su cui poteva contare. Certamente ho commesso errori, sui quali, a volte, ancora mi interrogo. Oggi? Vorrei con lei una maggiore vicinanza, ma mi rendo conto che ha la sua vita e che questa, tra lavoro, marito, figli e con
le difficoltà legate ad una città grande e dispersiva come Roma, è già abbastanza complicata.
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Musica di Valentina Ecca
“Jailhouse Rock”
Johnny Cash
Suoni, suonatori e suonati dal mondo delle prigioni. Era il 1968 quando Johnny Cash entrò nel penitenziario di Folsom, in California, per tenere un concerto dedicato ai detenuti. Niente di più contrario a ciò che era il volere della casa discografica Columbia che mai avrebbe desiderato una tale pubblicità per il proprio artista di punta. Eppure il buon Johnny con due dei suoi musicisti e June Carter, sua futura moglie, attraversò le porte del carcere e si scatenò in un concerto per 3000 detenuti. Dopo lo spettacolo fu pubblicato un disco dedicato all’evento che vendette milioni di copie. L’impegno dell’artista americano nei confronti dei detenuti continuò per tutto il corso della sua carriera; egli varcò anche le porte di San Quintino; il penitenziario più duro degli Stati Uniti, per un’altra folle performance. Così come il cantante folk molti artisti hanno, nel tempo, fornito la propria immagine e solidarietà alle condizioni dei detenuti nel mondo. In Italia, i paladini della musica all’interno delle carceri si c hiamano Patrizio Gonnella e Susanna Marietti. I due attivisti dell’associazione Antigone da anni conducono una trasmissione radiofonica in cui si parla di carcere; ma lo si fa raccontando le esperienze di devianza vissute da alcuni dei musicisti più famosi nel nostro paese. Sapevate che Prince, Simon e Garfunkel e i Rem avessero avuto problemi con la giustizia? Di questo, e di molto altro, parla “Jailhouse Rock” in onda su Radio Città Aperta ogni lunedì alle 13. La trasmissione, però, non è solo un mezzo di divulgazione dove si trattano le tematiche della detenzione in veste rock; ma conta, anche, sulla partecipazione dei detenuti del carcere romano di Rebibbia Nuovo Complesso e del carcere milanese di Bollate. Ogni settimana, questi, realizzano un giornale radio e delle cover degli artisti ascoltati nella puntata.
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“Jailhouse Rock” è una trasmissione intelligente e fa comprendere quanto la musica possa avere un risvolto sociale e divulgativo. Come disse Pino Daniele nel 1995 quando entrò nel carcere di Poggioreale: «Ho pensato che la musica, per qualche attimo, può aiutarci a scurda’ ‘e guaie. Allora ho detto: mo’ ci vado. E vediamo che succede». Un ponte; questo è ciò che Jailhouse Rock cerca di fare dietro i suoi microfoni. Quale migliore mezzo per unire se non la musica. Già perché, questa, non è schizzinosa e non pretende location di lusso. La musica è uguale per tutti, quella che cambia è l’anima di chi l’ascolta.
S torie dai Municipi di Roma di Barbara Donzella
Dal Trionfale con furore!
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“Sei sempre una mezza sega Angelo, hai fatto pure autogol!” fu l’ultima cosa che sentì mio fratello prima di scagliarsi, con tutta la forza, contro lo stomaco di Sandro e farlo cadere all’indietro su una pianta di fichi d’india. E Sandro aveva strillato e pianto mentre gli estraevano, una ad una, le spine dal sedere. Angelo, invece, non aveva versato neanche una lacrima quando Don Pasquale, dopo averlo rincorso per tutto l’oratorio sin dentro la chiesa, l’acchiappò e lo fece nero. Quel prete per quanto fosse gigantesco e lento aveva sempre avuto un’ottima mira, così nel momento in cui l’altro vide arrivare quell’enorme mano sulla guancia, sapeva già come sarebbe andata a finire e chiudendo gli occhi, contò sino a tre prima dell’impatto. In seguito mio fratello disse che, per vendetta, aveva inciso sotto l’inginocchiatoio del confessionale la scritta Don Pasquale puzza!, ma questo non l’ho mai verificato di persona. Quello che so è che, come segno di distensione o punizione - non è ben chiaro - Don Pasquale decise che, quell’anno, Angelo e Sandro lo avrebbero accompagnato durante la processione di San Giuseppe. Da noi a Trionfale, la festa di San Giuseppe era un giorno importante, tanto che facevi festa da scuola ed era l’unico giorno durante la quaresima in cui ti potevi abbuffare. Il quartiere si riempiva di bancarelle che vendevano bignè e frittelle dolci, tanto che pure il Belli, ai suoi tempi, ci scrisse sopra dei versi. Il momento principale della festa era la processione con la statua del santo che partiva dalla basilica di San Giuseppe, in Via Telesio, ed attraversava le vie del quartiere, accompagnata dalla banda della Gendarmeria Vaticana e dal Vescovo. Assistere Don Pasquale poteva voler dire due cose: dispensare incenso col turibolo, se eri fortunato, oppure tenere in aria, per due ore, una croce del peso di trenta chili. Ovviamente a mio fratello capitò quest’ultimo. Alle tre del pomeriggio del 19 marzo, lui ed io ci presentammo in chiesa, mentre il sacerdote stava finendo di dir messa. La luce che filtrava dalla finestra della sagrestia si rifletteva sul vaso dorato portaincenso ed alcuni registri erano ammucchiati in un angolo della scrivania. Ne presi uno dal dorso consumato con la scritta “battesimi” e cominciai a sfogliarlo. Angelo, invece, seduto su una logora poltrona di velluto rosso sul cui schienale era poggiata una veste talare profumata ed inamidata, fissava torvo una croce di oltre due metri. Poi prese dalla tasca del giubbotto un pacchetto avvolto in una carta scura e lo poggiò sul tavolo. Appena l’involucro si schiuse, apparve qualcosa di simile ad un pezzo di tabacco e strappandone un mucchietto lo poggiò con cura su un piccolo rettangolo di carta velina, che arrotolò. Subito dopo estrasse da una tasca dei jeans uno Zippo, uguale a quello che mio padre aveva perso qualche mese prima ed accese una delle due estremità, aspirando dall’altra. Un odore denso e dolciastro, simile a quello di cui una corda bruciata, ci avvolse. Mentre masticavo una Big Babol trovata sul fondo di un cassetto, l’occhio mi cadde su un nome scritto nel registro “Lino, Sandro Br….” e cominciai a ridere e quasi mi strozzai quando lessi il suo secondo nome. Improvvisamente, però, mio fratello si agitò e spegnendo la sigaretta sotto al piano della scrivania disse: “Cacchio è arrivato l’infame!” e proseguì “Vallo a bloccare mentre io metto tutto a posto!”. Tossendo e ridendo uscii dalla stanza, facendone ritorno dieci minuti dopo con Sandro e Don Pasquale, che nel frattempo aveva finito la funzione. Il registro era stato rimesso al suo posto sotto una pila di suoi simili e del pacchetto e dell’odore di prima non c’era più nessuna traccia.
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Al suo posto, invece, c’era un forte profumo di dopobarba scadente, uguale a quello che usava mio padre e che da una settimana non trovava più da nessuna parte. Alle 15.30 il Santo lasciò la chiesa per il suo giro annuale di routine, seguito da un lungo corteo e dalla banda, procedendo in mezzo alle luminarie che addobbavano il quartiere. Angelo portava tra le braccia la croce, mentre Sandro faceva oscillare le catenelle che sorreggevano l’incensiere. Ne usciva un profumo penetrante di resina d’albero ed erba. Dopo mezz’ora, a tempo di musica, anche Sandro dondolava come l’urna e se la faceva passare prima sotto un braccio e poi sotto l’altro, facendola infine roteare sopra le teste dei presenti, proprio come faceva, con una delle sue armi, un noto attore di certi vecchi film d’arti marziali che piacevano tanto a suo padre. Quando il Vescovo gli si avvicinò per tentare di calmarlo, Sandro credette di riconoscere in quell’uomo dai capelli rossi il suo acerrimo nemico e cominciò ad inseguirlo brandendo l’oggetto ed alla fine atterrò l’uomo, sotto gli occhi increduli di San Giuseppe e del bambinello, che con la manina aperta sembrò dire al prelato: “A chi tocca nun se ‘ngrugna!”. Il Messaggero del giorno dopo, sotto al titolo “Da Trionfale con furore!”, riportava un articolo con tanto di foto ed intervista ad un amico del giovane squilibrato che, giocherellando col suo accendino, alla domanda del giornalista, rispose: “Certo, lo conosco bene! Si chiama Bruce Lino!”, fornendo una dettagliata cronaca degli eventi, di cui solo io so che tralasciò una piccola parte.
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M ozart News di Cristina Sottile
EDUCARE GIOCANDO
Con la sezione sportiva la Scuola Mozart si presenta attiva sul territorio con i propri partners.
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Il 16 Febbraio è stato inaugurato il progetto “Educare Giocando” dell’Honey Sport City con la partecipazione di Acea, della Virtus Roma e In Più Broker. La scuola che ha avuto l’onore di tagliare i nastri dell’edizione del 2016 è stato l’Istituto Comprensivo W.A Mozart. Oltre 100 i ragazzi delle quinte elementari e della prima media ad indirizzo sportivo coinvolti nella prima giornata del percorso in due fasi che prevede un incontro in classe ed una giornata al centro sportivo. L’attività didattica in classe spiega ai ragazzi l’importanza e la serietà del gioco come vettore dell’apprendimento. In un mondo imperfetto e confuso, il gioco crea un ordine perfetto che sussiste fino a che le regole vengono da tutti rispettate. Senza regole, nessun gioco può esistere o essere giocato. Per tale ragione il gioco è in realtà qualcosa che va preso molto seriamente. Si insegna che la sconfitta fa parte integrante del gioco. Non potremmo mai migliorare se non ci misurassimo con la sconfitta, poiché è attraverso di essa che impariamo a “vincere” sia nello studio che nello sport. Divertimento, allenamento e apprendimento sono il circolo virtuoso di miglioramento continuo che si attiva per mezzo del gioco in qualunque campo di applicazione. I ragazzi sono quindi
guidati nella didattica a valutare l’importanza della figura dell’arbitro e del tifoso, cimentandosi in questi due “ruoli del gioco”. All’Honey Sport City i ragazzi svolgono dei “giochi” sportivi che li vedono protagonisti da “giocatori” e riguardano i fondamentali del basket. Questo per riaffermare ai ragazzi, in una società massificata da attività ludiche sedentarie e svolte in solitaria davanti ad uno schermo, che l’attività fisica è il gioco per eccellenza e che il vero gioco, per essere giocato, ha sempre bisogno della presenza dell’altro. Insegnanti nel percorso cestistico dedicato ai ragazzi sono gli istruttori dell’HSC Carlton Myers, asso delle nazionale italiana vincitrice dell’europeo, Alessandro Tonolli, ex capitano Virtus e Roberto Cipolat. A questi si sono aggiunti l’attuale capitano Virtus, Giuliano Maresca ed il campione Sofyane Mehiaoui, playmaker del Santa Lucia Basket campione d’Italia. Nella “question time” gli alunni hanno potuto rivolgere tutte le loro domande agli istruttori. Encomiabile ed esemplare l’educazione, la sensibilità e l’attenzione mostrata da tutti i ragazzi dell’Istituto Mozart in questa giornata. Il progetto “Educare Giocando” coinvolgerà le quinte elementari degli Istituti del X Municipio che hanno aderito o aderiranno, fino a Giugno 2016.
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I cani e la legge… (e i proprietari nel mezzo) prima parte
di Rita di Francesco
Avere un cane è una cosa meravigliosa… Tutti quelli che condividono la loro vita con uno o più di questi splendidi compagni saranno d’accordo con me. Certo, hanno bisogno di molte attenzioni e cure, l’alimentazione, l’educazione, le spese veterinarie… Queste sono le prime cose cui si pensa quando si intraprende la vita con loro… ma…e la legge? Sì, la legge, perché la nostra vita con il cane e la conseguente convivenza con il resto della società è regolamentata da una serie di leggi e norme: cosa dobbiamo fare per poterlo identificare; da come dobbiamo e possiamo tenerlo in casa; quando usciamo; quando lo portiamo con noi in macchina o in viaggio. Insomma è necessario essere informati, perché stare all’interno di queste norme fa di noi dei proprietari responsabili ed in molti casi protegge i nostri beneamati. Primissima cosa da sapere è che ogni cane di proprietà di privato (e non) deve essere munito di “documento d’identità”, deve cioè avere un chip di riconoscimento che contiene un numero identificativo dal quale si può risalire al suo proprietario. Si versa una piccola tassa alla regione, poi ci si deve recare in una struttura abilitata (anche questo ha un costo, in linea di massima simile un po’ ovunque), anche dal proprio veterinario, e si procede con l’impianto e la relativa iscrizione all’anagrafe canina. Tale procedura è obbligatoria entro i 60 giorni dalla nascita del cucciolo o entro 30 giorni dal possesso. (Se ad un controllo il vostro cane non risultasse iscritto sarete passibili di una multa). Il microchip è uno strumento importantissimo, perché se per un motivo qualunque il nostro cane dovesse allontanarsi da noi e perdersi, nel momento in cui venisse ritrovato da qualcun altro, basta che un veterinario o un addetto, legga con l’apposita macchinetta il numero e lo comunichi alla ASL noi verremo contattati e potremo recuperarlo. Come aggiunta alla sicurezza, vi consigliamo di munire il collare di un’apposita medaglietta con nome del cane e almeno due numeri che possano esser contattati in caso di ritrovamento. Dal momento dell’impianto del chip il cane è Nostro. Nel senso che è una Nostra proprietà, perché per l’ordinamento giuridico italiano, l’animale è considerato una “res” (cosa, bene, possesso), e noi siamo responsabili sia del suo benessere sia di eventuali danni o lesioni da lui provocati a persone, animali o cose. E’ possibile tutelarsi stipulando un’assicurazione che copra i danni causati dal proprio cane, che in genere ha scadenza annuale, basta aprire internet e valutare le varie proposte di alcune compagnie assicurative.
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Nelle prossime puntate parleremo dei comportamenti e delle problematiche da affrontare in vari ambiti e ambienti. In casa, in macchina, in viaggio su autobus, treni e navi, o semplicemente a passeggio. Ogni luogo e situazione ha le sue regole e vanno rispettate per il bene di una convivenza civile.
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E CAMMINA... CAMMINA EDUCATORI CINOFILI Da anni presenti su tutto il territorio di Roma e provincia. Ci occupiamo di: attività di educazione di base per cuccioli, cuccioloni e cani adulti. Di rieducazione, correggendo comportamenti problematici che derivano da una non corretta gestione del cane. Lavoriamo sia a domicilio sia all’aperto, in campo. Organizziamo puppy class (per una corretta impostazione della relazione tra proprietario e cucciolo, dai due ai sei mesi), junior class (per i cuccioloni dai sei mesi in su) e classi di socializzazione (per cani adulti) Svolgiamo attività ludico-ricreative e laboratori per bambini, con l’ausilio del cane Organizziamo seminari tematici su argomenti di cultura cinofila.
telefono: 347 77 24 761 (Rita) E-mail: ecamminacammina15@gmail.com FaceBook: E cammina cammina / Educatori Cinofili
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Pasqua!
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Un invito alla cultura per i nostri ragazzi Sabato 16 gennaio presso l’Hotel Sirenetta sul lungomare di Ostia, è stato inaugurato l’anno editoriale della casa editrice Bibliolibrò. L’evento vernissage, intitolato “Il colore del cielo”, è consistito in una mostra di tavole originali di alcuni volumi, “Vita” e “Il taccuino della notte” e l’esposizione di dodici tavole illustrate corrispondenti ai dodici mesi del Calendario di Bibliolibrò. La casa editrice, itinerante, che viaggia su di un tre ruote Ape Calessino, è da un paio d’anni al centro di una serie di attività di promozione della lettura, anche illustrata. Nell’ambito dell’appuntamento del 16 gennaio alcuni attori della Compagnia Teatrale “Gli Squilibristi,” hanno interpretato alcuni brani poetici di Valentina Rizzi, davanti ad un nutrito pubblico intervenuto ad assistere. In platea rappresentanti di varie realtà scolastiche come l’I.C. Mozart, l’I.C. Carotenuto, il 154° Circolo Didattico, il Liceo scientifico Labriola e l’Istituto Tecnico Commerciale Toscanelli. Dopo il recital, durante un vivace dibattito, si sono annunciate le date della Quarta Edizione del Minifestival Itinerante del Libro per Ragazzi, che quest’anno sarò dal 2 al 14 maggio, in occasione del Maggio dei Libri, manifestazione nazionale. Per il quarto anno consecutivo lo staff di Bibliolibrò, assieme ad alcune associazioni amiche, come Semi di Carta, Magazzino dei Semi, Clemente Riva, Ass. Teatro Stabile di Ostia Antica, organizza e ospita alcune attività di educazione alla lettura rivolte alle scuole del territorio. Come da tradizione, nel periodo del Minifestival, le due aree ragazzi delle due biblioteche del X Municipio ospiteranno attività gratuite, minilab e letture animate offerte da case editrici aderenti al Minifestival. Per tutte le scuole pubbliche interessate ad
ospitare presso la propria scuola un’attività gratuita gestita da esperti esterni (autori, illustratori, editori), si può scrivere alla mailinfo@bibliolibro. it per informazioni. Il dibattito si è concluso con l’intervento significativo di Tarzanetto, che ha raccontato della sua amicizia con Pasolini dichiarandosi disponibile ad essere ospitato durante il Minifestival Itinerante per parlare con i ragazzi. A seguire un ricco buffet offerto dall’Hotel Sirenetta, ha consentito ai partecipanti di proseguire nella conoscenza e nello scambio di buone prassi per la lettura. Un plauso va senz’altro a quest’iniziativa che ha saputo focalizzare l’attenzione sull’educazione dei nostri ragazzi e sull’importanza della rete nella costruzione di progettualità a lungo termine che riguardino la divulgazione della cultura e la promozione della lettura. Paola D’Errico Guarino
L’avvocato risponde a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti
Il diritto di richiedere la modifica dei provvedimenti di separazione, divorzio e quelli relative alle modalità di mantenimento e affidamento dei figli naturali. Il diritto di richiedere la modifica dei provvedimenti di separazione, divorzio e quelli relative alle modalità di mantenimento e affidamento dei figli naturali. Salve a tutti e ben ritrovati. Nell’articolo di questo mese voglio parlarvi dello strumento posto a tutela di chi ha diritto di richiedere al Tribunale civile di competenza la modifica dei provvedimenti assunti in sede di separazione, divorzio e quelli resi nei ricorsi che stabiliscono le modalità di affidamento e di mantenimento dei figli naturali. Occorre preliminarmente evidenziarvi come i provvedimenti resi dal Giudice nell’ambito delle materie sopra indicate siano sempre suscettibili di essere modificati, anche solo parzialmente, allorquando vadano oggettivamente a mutarsi le condizioni in base alle quali, quegli specifici provvedimenti, venivano illo tempore assunti dal Giudicante. Ciò risponde alla necessaria esigenza legata al fatto che, tali statuizioni, hanno a che fare con le condizioni personali dei soggetti coinvolti ed inevitabilmente, per quanto non sempre,
sottoposti a naturali cambiamenti ed evoluzioni che la vita stessa comporta. Tali modifiche, pertanto, necessitano di oggettivi mutamenti delle condizioni che hanno costituito il fondamento dei provvedimenti stessi, non potendo, le predette richieste, essere legittimate solo a fronte di una mera e sterile volontà del soggetto di cambiare i propri obblighi assunti precedentemente. Nel novero di tali oggettivi mutamenti vengono solitamente coinvolti due aspetti, quello economico reddituale strettamente legato a quello lavorativo ed i motivi attinenti la salute. Difatti, a fronte di un oggettivo peggioramento delle condizioni economiche (si pensi alla diminuzione senza colpa delle ore lavorative, oppure al licenziamento senza possibilità di prevedere un reintegro della propria capacità di produrre reddito) oppure di salute ( a volte sfortunatamente i soggetti obbligati a determinati oneri possono ammalarsi gravemente, riducendo in modo sensibile la propria capacità reddituale e produttiva, oppure si ritrovano improvvisamente nell’impossibilità di condurre una vita quotidiana regolare) gli obblighi assunti nelle suindicati sedi devono per giustizia subire una modifica a tutela di tali deterioranti eventi. Difatti, in ragione delle circostanze appena elencate, i soggetti onerati possono trovarsi nell’impossibilità di continuare a garantire, per esempio, la stessa somma mensile stabilita a titolo di mantenimento oppure di poter frequentare i propri figli con la stessa costanza di un tempo ( si pensi ad esempio in caso di grave malattia). Tali modifiche possono essere altresì essere previste anche quando le condizioni economiche e reddituali, sempre dei soggetti onerati in tal senso, vadano sensibilmente a migliorare (promozioni, cambi di lavoro fortunati etc..) ed allora giustamente anche alla prole deve garantirsi il medesimo tenore di vita di entrambi i genitori e, dunque, anche di quello che ha goduto del miglioramento stesso.
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Le uscite del mese di Cristina Ippoliti
AL CINEMA: “La Macchinazione” di David Grieco Esce il 24 Marzo il nuovo film di David Grieco, dal titolo “La Macchinazione”, con Massimo Ranieri, come protagonista, e poi ancora Libero De Rienzo, François-Xavier Demaison, Matteo Taranto, Milena Vukotic, Roberto Citran, Catrinel Marlon, Paolo Bonacelli, e Toni Laudadio. Ennesimo tentativo di raccontare la fine della vita di uno degli scrittori italiani, la cui morte rimane un mistero, persino a distanza di 41 anni. Pier Paolo Pasolini ha cercato di divulgare le verità riguardanti gli angoli più bui del nostro paese. Contrastato da stampa, case editrici, e opinione pubblica, ha cercato di svelare le trame più profonde di una politica italiana e internazionale ormai del tutto corrotta. Era l’estate del 1975, quando Pasolini si stava dedicando al montaggio del più scandaloso dei suoi film, “Salò o le 120 Giornate di Sodoma”. Nel frattempo stava scrivendo “Petrolio”, predizione romanzata di alcuni dei cambiamenti epocali, che avrebbero trasformato l’Italia di ieri nell’Italia di oggi. La notte del 26 Agosto 1975, viene sottratto dagli stabilimenti della Technicolor il negativo di Salò. La notte, invece, in cui Pasolini cercherà di riavere il negativo del film, sarà anche l’ultima della sua vita. Una fine stigmatizzata, un giudizio già confermato, forse da riscrivere nero su bianco, per leggerne al suo interno la macchinazione di un assassinio pianificato in ogni dettaglio.
IN LIBRERIA:“Il Bazar dei brutti sogni” di Stephen King “The Bazaar of bad dreams”, eccola la nuova antologia di racconti horror firmata dal Re del terrore, Stephen King. Arriverà nel nostro paese il 22 Marzo, a soli quattro mesi di distanza dall’uscita negli Stati Uniti, avvenuta nel Novembre scorso. King ce l’ha messa tutta per creare scenari mostruosi e sempre più terrificanti. Siete pronti per essere catapultati in un nuovo mondo del terrore? Storie spaventose, proprio perché trasmesse per mezzo dell’oralità. La fonte narrativa più incredibile di Stephen King è, infatti, quella che parte dalle storie narrate nell’infanzia, durante la quale si stava attorno al focolare a raccontarsi vicende incredibili, patrimonio del sapere comune, di tanto in tanto reinventate per accrescere lo spavento dei nuovi ascoltatori. Quest’opera racchiude gli incubi di tutti noi e li porta sulla pagina, ma è come vederli, sono già pronti per una trasposizione cinematografica, pronti a vivere in ognuno di noi e a inquietarci giorno e, soprattutto, notte. MUSICA: “On” di “Elisa” Già in radio il singolo “No Hero”, che anticipa il nuovo capolavoro, il nono, di una della voci più limpide del panorama italiano. Sono trascorsi tre anni da “L’Anima Vola”, e ora siamo alle prese con un’uscita da non dimenticare: il 25 Marzo ecco che arriva il nuovo album di Elisa. “On”, verrà pubblicato su etichetta Sugar. Grande ritorno in strofe inglesi, forti emozioni, e parole che attraversano i più vari sentimenti. L’immagine del “gattino”, presente sulla copertina del disco, vuole rappresentare proprio questo: “una creatura semplicemente viva, forte nella propria fragilità - spiega Elisa, durante le varie interviste - capace di suscitare in tutti noi un’emozione pura, diretta, autentica”. Appuntamento il 19 Novembre 2016 al Pala Lottomatica!
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Per Roma, per l’Italia, per i nostri figli
Roma 2024 di Serena Basciani
E’ per la rivincita di una città che ha vissuto la pagina più triste della sua storia recente, è la possibilità per i giovani studenti di oggi di vivere la propria leggenda personale domani. Semplicemente è Roma2024. Al palazzo dei congressi dell’Eur il film del futuro di Roma è stato proiettato e non si può più tornare indietro, le olimpiadi a Roma sono un sogno a cui ormai nessuno vuole rinunciare. Alla cerimonia di presentazione il primo a prendere parola è stato il Presidente del Comitato Promotore dei Giochi, Luca Cordero Di Montezemolo, a cui è stato d’obbligo introdurre il discorso di carattere economico e organizzativo. Dunque alla platea indistinta delle eccellenze italiane di sport, politica, imprenditoria viene data certezza che per le Olimpiadi della Capitale non vi saranno ecomostri, non vi sarà sperpero economico, non ci saranno infrastrutture trascurate.
Il Foro Italico Lo Stadio Flaminio Villa Ada La Nuova Fiera di Roma Tor Vergata Il Palazzetto Dello Sport Sono solo alcune delle zone che verranno riqualificate e rese a norma per poter ospitare i giochi Olimpici e Paralimpici nel 2024. Particolare attenzione a questo momento narrativo-logistico è stata prestata dal Presidente del Coni Giovanni Malagò, salito sul palco dopo l’intervento dell’attore Sergio Castellitto. Al fianco di Malagò Diana Bianchedi (gloria della scherma italiana) Coordinatore Generale del Comitato Roma 2024, protagonista di un’ideale passaggio di consegne con la figlia (giovane schermitrice) con la quale duellato prima di salire sul palco per la parte protocollare della cerimonia. Ed è stata poi la volta del Vice Presidente di Roma 2024, Luca Pancalli (soprattutto Presidente del Cip). Il suo intervento è stato sicuramente il più empatico, quello che ha messo da parte i numeri ed ha parlato al cuore degli atleti, dei romani e di tutti i cittadini italiani che sperano di trovare in queste Olimpiadi un modo per raccontare ai propri figli un’Italia migliore di quella che hanno conosciuto fino ad oggi.
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Tendenze
di Giuseppina Montaruli, visagista
Le ciglia e il loro mascara Il fascino di uno sguardo impeccabile: mascara e ciglia finta. Tante donne ragazze signore ne fanno uso. Basta una semplice applicazione per rendere gli occhi e lo sguardo affascinanti!!! Io penso che tutte le donne non dovrebbero rinunciare ad applicare il mascara, anche quelle donne che spesso sostengono di non aver tempo! In commercio ci sono tanti tipi di mascara. Spesso consiglio quello più adatto ai vostri occhi e alle vostre ciglia. Ci sono: Mascara lengthening, per ottenere ciglia più lunghe, più folte, più definite, quello con lo scovolino sottile e in plastica. Per ciglia lunghe e normali con una migliore definizione. Extra Black: nero profondo più volume, più definito, forte, che enfatizza le ciglia. Per chi ha ciglia sottili, corte, chiare. Mascara curling: effetto incurvante, più volume, con un risultato professionale.Per chi la le ciglia che vanno verso il basso e dritte. Mascara volumizing: maxi spazzolino, ciglia all’insù, volume istantaneo. Per ciglia rade,dritte e fini. Bisogna sapere anche che spesso un solo mascara non basta se si vuole avere ciglia folte e ben definite. Si possono utilizzare ad esempio quello incurvante e poi quello volumizzante. Bisogna anche sapere che molte donne pensano di applicare il mascara su
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tutta la ciglia in un solo passaggio,ma in realtà prima si mette al centro iniziando dalla radice alle punte, poi l’esterno della ciglia e infine l’inizio anche se sono corte. Abbiamo anche il mascara di colore marrone che può essere utilizzato per un trucco da giorno o per un trucco naturale. Ci sono anche i colorati che sono molto utilizzati in estate e sono così belli che bastano da soli per creare dei look estivi. Ad esempio se abbiamo gli occhi azzurri e verdi possiamo utilizzare quello viola, se invece gli occhi sono scuri bellissimo e quello bluette. Si possono anche passarli su un mascara nero per renderlo più intenso o passarlo solo sulle punte per creare un look diverso. Sono del parere che Il mascara e un trucco favoloso, rende gli occhi luminosi, espressivi intensi, debbano essere sempre utilizzati. Se invece abbiamo una serata importante, un occasione diversa, per un ricevimento e magari un matrimonio possiamo applicare le ciglia finte, che applicate con una buona colla, e soprattutto acquistando ciglia di marca, leggere, che non sembrano finte vi assicuro realizzerete un trucco impeccabile, e tutti non faranno a meno di notarvi! Sperando che i miei consigli possano essere sempre utili buon trucco a tutti! Giuseppina Montaruli - Visagista Freelance c/o Centro Estetico Somawell - Parchi della Colombo 349/7861613 giusymont@gmail.com
I l Viaggio del mese di Cristina Ippoliti
HOLA BCN!
COME VISITARE BARCELLONA IN TRE GIORNI. Internet ci facilita di gran lunga la vita: ci bastano una carta ricaricabile, una casella di posta elettronica, e un po’ di dimestichezza con i motori di ricerca. E il gioco è fatto! Armatevi di una buona offerta telefonica giornaliera per l’estero, che comprenda telefonate, sms e internet, attivata preventivamente a Roma. Sarà comodo per comprare i ticket dei luoghi di attrazione sul momento, così da saltare le file; inoltre vi risparmierà di stampare i voucher, che vi manderanno per mail, conservando con un semplice screenshot il codice di prenotazione nella galleria dello smartphone! Dopo poco meno di due ore di volo, raggiungere il centro città è semplice, comodo e veloce: basta acquistare da casa, oppure sul momento stesso, i biglietti dell’Aerobús a 5,90€ a persona solo andata, e a 10,20 € a persona andata e ritorno, dalle 5,00 alle 1,05. I bambini al di sotto dei 4 anni viaggiano gratis. Il bus, con Wi-Fi gratuito a bordo, parte dal terminal 1 e dal 2 ogni 5 minuti, e nel giro di 20 minuti arriva nelle piazze principali, attraverso le fermate Aeroporto El Prat, Plaça Espanya, Gran Via(in direzione centro città), Carrer Sepulveda (in direzione aeroporto), Plaça Universitat (solo direzione centro città) e Plaça Catalunya. Muoversi con i mezzi a Barcellona è facilissimo. Sempre online da casa si può acquistare l’abbonamento, scontato, Hola Bcn Card della durata di 2 (13,30€), 3 (19,48€), 4 (25,17€) o 5 (30,40€) giorni. Basterà inserire il codice a barre del vostro acquisto in una delle macchinette “sputa-ticket” presenti in tutte le stazioni. Altrimenti potrete acquistare gli abbonamenti direttamente in stazione, senza sconto. Questa tessera ti permette di raggiungere l’aeroporto anche tramite il treno regionale e il bus 46. La Sagrada Familía è raggiungibile grazie all’omonima fermata della metro, per mezzo della linee L2 (viola) e L5 (blu). La costruzione porta la firma di Antoni Gaudí, che le ha dedicato più quarant’anni della sua vita, e la sua costruzione è iniziata addirittura 1882, e il termine dei lavori è previsto nel 2026. Il ticket base è di 15€ adulti,
13€ studenti, minori di 18 anni e pensionati, gratis minori di 11 anni e disabili. Parc Güell, opera anch’essa di Gaudí, è il luogo ideale per riempire di colori la propria giornata (raccomando una giornata di sole!). Per arrivare a destinazione è possibile prendere l’autobus 24, direzione Carmel, dalla fermata della L2 viola, L3 verde, L4 gialla, Passeig de Gràcia; dalla fermata Diagonal, raggiungibile con la linea verde L3 o la blu L5, fermata omonima; dalla fermata Gran de Gràcia-Lesseps, raggiungibile per mezzo della metro verde L3, fermata Lesseps. Scendere dal 24 in ogni caso alla fermata Ctra del Carmel-Parc Güell. Un’enorme parco di foreste di colonne e di verde (ingresso gratuito), il cui centro (ingresso a pagamento; mai uscire dalla zona monumentale, non potrete accedere nuovamente con lo stesso biglietto!) è illuminato dai riflessi dei mosaici che ornano tutte le strutture principali. Edifici che danno libero sfogo alla fantasia, in un continuo gioco di luci, con tutto il panorama della città ai vostri piedi! Prezzi: 7€ per gli adulti, e 4,90€ per i bimbi dai 7 ai 12 anni e over-65. Con il biglietto on-line dovrete indicare la data e l’orario scelto per la vostra visita! Al ritorno è consigliabile prendere direttamente l’autobus 116, subito fuori dalla zona monumentale, fermata Olot-Marianao, direzione La Salut, e scendere alla fermata Gran de Gràcia-Lesseps, collegata alla linea metro verde L3 per mezzo della fermata Lesseps. Casa Batlló si trova in una delle vie principali di Barcellona, la via delle gradi firme e dello shopping di lusso per eccellenza, raggiungibile grazie alla fermata della L2 viola, L3 verde, L4 gialla, Passeig de Gràcia. È stata soprannominata con diversi appellativi tra cui “Casa delle ossa” e “Casa del Drago”: i balconi sembrano le ossa mandibolari di qualche strana creatura e il tetto è a scaglie colorate a imitazione della schiena di un drago. Prezzo: 22,50€ a persona, accesso prioritario e senza code comprando on-line. Sulla stessa via si trova Casa Milà, detta La Pedrera (cava di pietra), dal 1984 Patrimonio dell’Unesco. Prezzo: 20,50€ a persona; comprando on-line accesso prioritario e senza code (orario prenotazione obbligatorio). La Rambla è un lunghissimo viale alberato, vivace, colorato, e popolato da artisti di strada, statue viventi, musicisti, caricaturisti, e fiorai. Senza dimenticare il famosissimo mercato della Mercato della Boqueria! Raggiungibile grazie alla fermata della metro Catalunya, linea verde L3 o rossa L1, arriva fino alla Statua di Colombo, fermata Drassanes, linea verde L3. Ci conduce fino alla zona portuale della città. Con una passeggiata sul lungomare si arriva fino alle spiagge del quartiere Barcelloneta. Questa zona è ben collegata, grazie alla fermata della linea gialla L4 Ciutadella-Vila Olímpica, a due passi dallo zoo e dal parco circostante, dove si trova l’Arco di Trionfo.
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Mestieri A cura della Citta’ dei Mestieri
I mestieri del futuro
Quali i percorsi di studi da intraprendere per garantirsi una professione al passo con i tempi
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Crisi occupazionale, mestieri inflazionati, facoltà a numero chiuso. Tutto contribuisce a creare sgomento e confusione in chi deve scegliere il proprio futuro. E, molto spesso, ai desideri e alle aspirazioni non corrisponde una reale possibilità di inserimento. I giovani, in particolare, sono chiamati ad una vera e propria “impresa”, quella di “azzeccare” il percorso di studi che poi consenta di trovare un lavoro soddisfacente. Proiettandoci verso il futuro, proviamo, in questa occasione, a tracciare un profilo delle nuove professioni, quelle situazioni cioè in crescita. E non soltanto in Italia, in quanto ormai il lavoro all’estero è diventato una prassi consolidata se non altro anche soltanto per fare esperienza. In questi ultimi anni sono state effettuate ricerche proprio in questo senso ed è stato stimato ad esempio che nel 2020 le professioni maggiormente richieste saranno quelle legate al settore medico-infermieristico e quelle legate al settore del business e dell’informatica. Ed è logico in quanto, nel primo caso, aumentando l’età della vita, aumentano anche le esigenze legate all’assistenza diretta degli anziani. Il governo degli Stati Uniti prevede la creazione di altri 3 milioni di posti di lavoro nei prossimi anni in ambito sanitario: di questi 711.900 saranno infermieri. Nel settore delle scienze motorie invece la figura del fisioterapista sarà la più ricercata e la più remunerativa; Per quanto riguarda il secondo ambito, non serve fare considerazioni, tanto è evidente l’influenza dell’informatica in tutti i settori della società civile. Strettamente legata a questo settore è la professione dell’assistente sanitario remoto. È noto infatti di come l’uso smodato di smartphone ed altri dispositivi, abbia portato a vere e proprie patologie. Questa nuova figura è addetta al monitoraggio delle condizioni di salute dei maniaci del web e dei dispositivi elettronici. Il desiderio di abbandonare le caotiche città per trasferirsi in campagna ha portato anche a scegliere mestieri legati all’ambiente. Buone prospettive ci saranno per sommelier, affinatore di formaggi, birraio a chilometro zero, stagionatore di miele, agrigelataio, alchimista di campagna, food blogger. In continuo sviluppo la green economy e l’energia rinnovabile. L’industria americana, ad esempio, sta cercando nuove risorse sia per progetti nel settore dell’energia tradizionale (petrolio) che in quello dell’energia pulita, come il so-
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lare e l’eolico. Questa nuova tendenza sta creando nuove figure professionali come il consulente energetico, che aiuta a proteggere l’ambiente e combatte gli sprechi, controllando che le costruzioni non abbiano perdite energetiche. Nel 2016, le stime parlano di 100mila nuovi posti di lavoro. Ricercata sarà anche la figura del traduttore, dell’interprete, dell’insegnante di lingue e del mediatore linguistico e culturale, grazie alla globalizzazione e al costante aumento delle emigrazioni. Tutti coloro che amano le lingue straniere, quindi, potranno avere buone prospettive di lavoro, basti pensare che il Bureau of Labor Statistics prevede che queste figure professionali aumenteranno del 42 per cento entro il 2020. Anche in Italia, alcuni Organismi, confrontando dati a disposizione, hanno individuato alcune professioni tra le più richieste nei prossimi anni. Nel campo delle scienze economiche e statistiche sono previste 110.410 assunzioni; in quello delle scienze umane invece, sono previste 7.730 assunzioni entro la fine del 2013. Un settore che non conosce crisi è quello degli ingegneri che vede in pole position gli ingegneri gestionali. Da non trascurare l’artigianato con 147mila posti di lavoro disponibili (si cercano soprattutto installatori di infissi, panettieri, pasticceri, sarti, falegnami e cuochi). Con un pizzico di coraggio si può intraprendere anche la strada dell’imprenditoria, creando una piccola start-up o un piccolo business, in cui mettere in campo le proprie conoscenze e la propria creatività. Secondo uno studio recente di Babson College e Baruch College, il numero degli imprenditori in USA, salirà del 60 per cento entro il 2020. Per quanti sono interessati a “mettersi in proprio”, il consiglio è quello di tenersi aggiornati collegandosi ad esempio, al sito della Regione Lazio (www.regione.lazio.it) o a www.cliclavoro.gov.it o ancora collegandosi ai siti delle associazioni di categoria, quali Confcommercio, Confesercenti, Cna, etc....
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30/04/2016
Niente più riempie il tempo che con te scandiva lento, Niente più colma il mio sguardo di incontrarti ancora ardo, Sono fiera del coraggio in tutte le tue pene, del carattere e del sangue tuo che porto nelle vene. Vivrò sempre col ricordo ed in ogni mio pensiero, So di aver avuto, un amore grande e vero. Ed in tutto il mio dolore mentre piango, scrivo e penso Quello che mi fa più male è il rumore del silenzio. Tua Laura
VALIDA FINO AL
+Eventi Roma di Valentina Ecca
Tanta musica italiana per il mese di marzo a Roma
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Le danze si aprono con un “classicone”: il buon Eros Ramazzotti si darà da fare per ben due date, 3 e 4 marzo al Palalottomatica con l’Eros Word Tour 2016. Il cantante romano, trapiantato a Milano, è un vero e proprio trascinatore di folle basti pensare a come è stato in grado di risvegliare il pubblico dell’Ariston durante una delle serate di questo Sanremo 2016. Il tour si sposterà anche nel resto d’Europa e in Russia. Niente male per un ragazzo “nato ai bordi di periferia”. Per chi la musica italiana l’ascolta, ma è più propenso a delle scelte di nicchia, l’occasione giusta è quella che si terrà all’Atlantico Live il 4 marzo. La band capitolina Il Muro del Canto presenta, in anteprima nazionale, il terzo album in studio. Il gruppo ha all’attivo già due album: L’ammazzasette e Ancora ridi. Dopo numerosi concerti in giro per l’Italia, e il successo solista del loro chitarrista Giancane, il collettivo ha deciso di tornare in studio e di lavorare a dei nuovi brani. Sempre un cantautore e sempre un romano è Riccardo Sinigallia che sunerà dal vivo al Monk Club il 5 marzo. Con lui ci sarà la band che ha contribuito alla lavorazione del disco Per Tutti. Produttore, autore, cantante e musicista Sinigallia, in questi anni, si è affermato per la sua completezza e originalità nel mondo del pop d’autore italiano. L’opera rock sinfonica Stabat Mater è quella che offre l’Auditorium della Conciliazione il 15 marzo. Il compositore Franco Simone ha creato le melodie dell’opera sul testo originale del XIII secolo di Jacopone da Todi. Si spazia dalla musica classica al rock. Sul palco il soprano Rita Cam-
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marano e il cantante rock Michele Cortese. La voce recitante è dell’attore Alessandro Haber. Date imperdibili, sempre all’Auditorium Conciliazione, sono quelle del 16, 17, 19 e 20 marzo in cui andranno in scena Franco Battiato e Alice accompagnati dall’Ensemble Symphony Orchestra. I due artisti si presentano come anime affini che da-
gli anni ‘80 hanno collaborato creando capolavori assoluti della musica italiana. Il brano “Per Elisa” ne è un classico esempio. Il maestro catanese e la cantante di Forlì si ritrovano dopo tanti anni e tornano ad esibirsi insieme in uno spettacolo diviso, ma unito dal filo conduttore dell’affinità artistica. A chiudere il mese l’atteso concerto di uno dei fenomeni del rap italiano del momento: Dargen D’Amico. L’artista milanese si esibirà al Monk Club il 24 marzo. Sul palco solo i brani tratti dai suoi primi due dischi Musica senza musicisti e Di vizi Di forma Virtù. “Pochi ma buoni” potrebbe essere la sigla del mese di marzo per quanto riguarda i concerti previsti nella Capitale.
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INFERNETTO
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E’ il dilemma che ogni automobilista si chiede quando si è a un crocevia della vita della propria auto: riparare o cambiarla? A causa del periodo economico-politico che stiamo vivendo, noto che le persone stanno cambiando mentalità in fatto di consumi, almeno da quello che esce dalla loro bocca. Bisogna poi vedere se tra dire e il fare c’è di mezzo il mare, come recitava un vecchio proverbio popolare. Visto che stiamo nella sezione auto, mi limiterò ad affrontare solo questo discorso. Tra le persone che conosco, pertanto parliamo di amici, colleghi e familiari, in fatto di automobili, c’è la propensione a tenere l’auto il più possibile. Verso la fine degli anni novanta sentivo più spesso la frase “La tengo 4-5 anni e poi la cambio”. Oggi la frase che sento in maniera più ricorrente è “La tengo fino a 300.000km e poi la cambio”. Si è passati da una fase temporale più o meno piccola ad un chilometraggio elevato. Per mantenere efficiente un’ auto per un chilometraggio simile bisogna comunque sostenere delle spese importanti, oltre alla normale manutenzione, c’è da cambiare la cinghia più volte, sperando che in tutti questi km l’auto non dia problemi, se diesel, riguardo questi componenti: iniettori, turbina, pompa gasolio, salvo ogni altro problema comune a tutte le auto. Secondo me con una buona manutenzione corretta le spese da sostenere non sono esorbitanti...perchè se è vero che arrivati ad un certo chilometraggio devono essere sostituiti componenti come dischi dei freni, ammortizzatori, frizione che comportano dei costi è anche vero che da un lato un’auto con anni alle spalle costa meno come assicurazione (e non poco), è generalmente meno amata dai ladri, e spesso i ricambi si trovano di seconda mano a prezzi stracciati. Poi mettiamo anche che finita la garanzia la manutenzione può essere gestita liberamente senza vincoli (tipo interventi o tagliandi presso la rete ufficiale) ed anche questo secondo me ha il suo vantaggio economico. Non ultimo c’è da calcolare che se si da via un’auto dopo 2-3 anni c’è una grossa perdita di valore e prenderne una nuova comporta comunque un grossa spesa. Scegliere una buona officina di fiducia è molto importante.
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S cadenzario Fiscale
Anna Maria De Calisti commercialista - Marta Montini consulente del lavoro
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Lo Studio De Calisti A.M. e Montini M. saluta tutti i Lettori che si inoltrano nello scadenzario fiscale di Marzo 2016. La prima scadenza è il 1 marzo 2016 per la Registrazione del contratto di comodato d’uso relativo alle unità immobiliari concesse in comodato ai (genitori e figli) che la utilizzano come abitazione principale allo scopo di beneficiare della riduzione del 50% ai fini di IMU e TASI.
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Un’ultima novità riguarda il giorno 7 marzo 2016, in cui si presenta il CU 2016 (Certificazione Unica in sostituzione del CUD) sia per i dipendenti, pensionati, lavoratori autonomi e collaboratori.
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Lo Studio rammenta, che avendo dipendenti o collaboratori occasionali, la scadenza del 16 marzo prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS. Entro il 16 marzo dovranno effettuare il versamento coloro che essendo titolari di Partita Iva si trovano sotto un regime IVA mensile (febbraio 2016). Inoltre, coloro che presentano il Mod. Unico 2016 e risultano a debito con la dichiarazione annuale IVA 2015 dovranno effettuare il pagamento entro il 16 marzo. Si ricorda che il 16 marzo scade il pagamento della Tassa annuale di concessione governativa per la tenuta dei libri contabili e sociali delle Società. Il 16 marzo non per tutti c’è il versamento della TOBIN TAX, l’imposta sulle transazioni finanziarie.
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Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 febbraio 2016), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 17 marzo.
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Con la scadenza del 25 marzo coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat. Si rende noto che con la scadenza del 31 marzo gli Enti non Commerciali e agricoltori esonerati dovranno versare l’IVA relativa ad acquisti intracomunitari.
Lo Studio augura ai Lettori un sereno e proficuo 2016. Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione, per ogni ulteriore chiarimento. In qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati - ISEE, RED, Detrazioni ecc. - Gestione Badanti e Colf - Successioni Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma tel. 06/52352585 cell. 3333087137 e-mail: amdec@libero.it