Tablet Roma Ottobre 2016

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SENZA LISTA DI ATTESA



Editoriale di Stefano Quagliozzi

L’inferno e il paradiso del web

A chi non è capitato di pensare ai propri trascorsi scolastici, ripensando ai propri compagni di viaggio dalla tenera età di sei anni oppure cinque, per chi frequentava la vecchia “primina”, fino ai tempi dell’università e, per chi ne ha avuto occasione, per i Master all’estero… Tutti, ma proprio tutti prima o dopo ci sono caduti. Ma caduti dove? Nella tentazione di “riagganciare” i contatti con amici di vecchia data, con persone con le quali si è passato molto tempo assieme, per motivi ludici ma più frequentemente per motivi di studio, periodi in cui una buona metà della giornata sia stata dedicata a contatti sociali e ravvicinati con altre persone della stessa età, spesso in un luogo circoscritto, che col tempo ha facilitato aggregazione, il nascere di amicizie, simpatie, talvolta antipatie, ma non di rado anche amori sui banchi di scuola. Nella migliore tradizione, dunque, è capitato anche a me di essere ricontattato, qualcosa come 44 anni dopo, nientemeno che dall’insegnante della quinta elementare, che al telefono, dopo aver chiesto conferma del mio nome e del luogo dove avessi frequentato la scuola primaria, si qualificava come Suor Rosa, al secolo Lina, una delle insegnanti più in gamba che io ricordi nella mia ventennale carriera scolastica. Inutile soffermarsi sulle sensazioni che ognuno di noi prova dopo incontri di venti, trenta o quarant’anni con i propri compagni di classe, c’è molta letteratura in proposito che racconta di emozioni, ricordi, argomenti di ritrovato interesse, sguardi, affetti disinteressati d’amicizia vera, perduta nel tran-tran della stessa città e talvolta dello stesso quartiere. Raggiunto l’obiettivo del nuovo stare assieme, è invece utile fare riflessioni sul come, oggi, ci si riesce a rintracciare; come sia facilitata la strada che cinquant’anni fa percorrevano anche i nostri genitori, con gli scarsi mezzi a loro disposizione, se non il riferimento dell’edificio scolastico, le voci del quartiere, un vecchio numero di telefono, qualche insegnante dalle sinapsi reattive, conoscenze più o meno dirette dei compagni di scuola, cui veniva chiesto dopo decine di anni uno sforzo di memoria improbo per cercare di rimettere assieme tutti i tasselli del mosaico. La nostra generazione, quella dei quarantenni e cinquantenni, sotto questo profilo, è avvantaggiata. Può avvalersi dei social network che solo dieci anni fa non esistevano. Una sorta di pagine gialle universali, che scovano qualsiasi persona che abbia utilizzato anche un minimo internet e che abbia ceduto alla curiosità di interagire con la rete. Un mondo che si svela e che ti svela. Identità, vizi e virtù, un mondo che abbatte segreti, che può riportare alla luce scomode verità o far viaggiare chi naviga su straordinarie lunghezze d’onda, anche tremendamente bugiarde, che in rete abbondano e che celano talvolta incontri poco raccomandabili che ciascuno di noi eviterebbe volentieri. E’ questa l’altra faccia della medaglia di quel meraviglioso “cyber mondo” che non garantisce più neanche di essere nati in pelle e ossa, fatti di sangue, tendini e muscoli, di sensazioni ed emozioni, di memoria e di sentimenti. Quelli veri. Quelli che mai nessuna macchina potrà dare all’uomo. E come in un film dell’orrore, in cui il protagonista annaspa verso la salvezza, capita che qualcuno rimanga imbrigliato nella rete perché magari per superficialità, per gioco o per sciocchezza correlata all’età, non ha calcolato ciò che può celarsi dietro questo diabolico maxi schermo, alla portata di tutti. Viene in mente il caso di Tiziana Cantone, la ragazza dell’hinterland napoletano che si è tolta la vita perché proprio in rete, in quel luogo accessibile a conoscenti e sconosciuti, viaggiava un video che la ritraeva in atteggiamenti esplicitamente hard col proprio “fidanzato”. E proprio dalla rete, nei social che frequentava, veniva derisa, sbeffeggiata, emarginata e, dopo il rifiuto del diritto all’oblìo, lasciata sola a scegliere la strada della morte solo per coprire la vergogna. Questo, a differenza delle gioie provocate da ritrovamenti di persone che si sono perdute di vista da decenni, anche da un capo all’altro del mondo, è l’epilogo tragico di uno dei tantissimi casi di cyberbullismo che non è difficile incontrare parlando di internet, ovvero di quella finestra aperta sul mondo che può condurre, attraverso un utilizzo improprio, all’annientamento della persona, alla perdizione, al nichilismo. E quindi determinante un controllo genitoriale discreto ma costante sui figli adolescenti, affinché certi fatti terribili non abbiano davvero mai più a ripetersi.

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TABLET ROMA

ANNO 4 NO 43 OTTOBRE 2016 SOMMARIO

TabletRoma è distribuito da Tablet Distribuzione in tutte le principali attività commerciali, sportive e di servizio e parziale porta a porta nei quartieri di Casalpalocco, Axa, Infernetto, Acilia, Dragona, Ostia, e presso i nostri partners. É inoltre distribuito nei quartieri del Torrino, Eur e Spinaceto TabletRoma Reg. Trib. di Roma n° 296/2012 del 19/10/2012 WWW.TABLETROMA.IT

PRIMO PIANO 8 MODA. I TREND AUTUNNALI

Foto di copertina editore Tablet Edizioni di Cristina Anichini Via Difilo 41 - 00124 Roma - P.I. 13042831001 C.F. NCHCST66E63H501F anichini@tabletroma.it direttore responsabile Stefano Quagliozzi - quagliozzi@tabletroma.it community manager Cristina Ippoliti - tabletromasocial@yahoo.com progetto grafico tablet ADV Maurizio De Vincentiis impaginazione e grafica Marco Flore stampa Poligraf s.r.l. Via Vaccareccia, 41/b - Pomezia - tel. 06 9106822 pubblicità 340.340.69.70 Rita Chiodoni - pubblicita@tabletroma.it - ritachiodoni@libero.it direzione e redazione redazione@tabletroma.it tablet eventi Massimo Gallus - eventi@tabletroma.it mob. 334.39.22.475

LO FACCIO IN CASA 12 LA BECCUTA TRADIZIONE MARCHIGIANA

TABLET INCONTRA 20 LUCA SANTAGÀ PASSIONE MOUNTAIN BIKE

OSTIA LOVE 32

Hanno collaborato a questo numero Cristina Anichini, Giorgia Conti, Annamaria De Calisti, Rita De Francesco, Barbara Donzella,Valentina Ecca, Simona Gitto, Cristina Ippoliti, Federica Lorenzetti, Valentina Mele, Giulia Migani, Giuseppina Montaruli, Daniele Romani, Davide Sagliocco, Lorenzo Sigillò, Emanuela Sirchia, Laura Ventura

IL PIANO REGOLATORE DI OSTIA NUOVA

MESTIERI 40 LA RISTORAZIONE IN FRANCHISING

Buona

E CAMMINA CAMMINA 45 COMUNICAZIONE CANE-UOMO E CANE CANE

Centro Commerciale “Le terrazze” casal palocco via Prassilla 41, int 33-1° piano

É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da Tablet Edizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi.

Pasqua!

La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi.Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 29 Settembre 2016

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P rimopiano di Valentina Mele

I TREND AUTUNNALI L’estate sta finendo e un anno se ne va... Canzone più triste di questa non credo sia mai stata scritta. A dire la verità poi non ho mai capito il senso del verso “un anno se ne va”: se l’estate sta finendo siamo a settembre e quindi prima che l’anno se ne vada devono passare 3 mesi. Sarebbe più appropriato mettere questo verso in una canzone natalizia: Din don dan che felicità, il Natale arriverà e un anno se ne andrà. Avrebbe un senso logico, anzi, cronologico. Tralasciando ciò, il punto focale della canzone è che l’estate sta finendo e ditemi quello che volete ma è sempre un gran dispiacere, anche quelli che odiano l’estate dovrebbero ammettere che è senz’altro la stagione più comoda. É quel periodo dell’anno in cui non si è obbligati ad indossare un migliaio di vestiti; in cui si può uscire di casa al volo anche così come si è, senza doversi infilare calzini, scarpe, felpe, sciarpe e cappotti; in cui si può chiudere una valigia con all’interno tutto l’armadio senza dover chiedere aiuto ai pompieri. É vero che a volte fa così caldo che non si respira ma è innegabile che, almeno per il fattore abbigliamento, è tutto molto più facile. Per chi non è ancora convinto propongo una carrellata di alcuni trend della collezione autunno inverno, presi direttamente dalle passerelle delle Fashion week. Il capo principale di questo periodo è senza ombra di dubbio il soprabito: cappotti, giacche ecc...

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Balenciaga

La moda autunnale per i capi sopra citati vuole un cappotto strutturato, squadrato, maschile, informe... Secondo Valentino il cappotto deve scivolare fino ai piedi senza minima-mente seguire il corpo, creando l’effetto: “Sono uscita di casa troppo leggera ed ho trovato un galantuomo che mi ha prestato il suo cappotto per scaldarmi”. Cose alla Jane Austen. Che poi su di una modella magrissima e filiforme ha anche il suo perché, ma su noi comuni mortali l’effetto è “Mi sono infilata in un sacco di juta per fare la corsa in campagna e non sono più riuscita a venirne fuori”. D’altro canto c’è sempre Balenciaga che ci viene incontro e crea delle linee sagomate che esaltano le forme femminili... Tanto per chiarire, il mio è sarcasmo.

Lo avete visto sulla foto di Balenciaga quindi è inutile negarlo: Valentino ebbene sì è tornata di moda la fantasia scozzese! La si trova ovunque: vestiti, scarpe, borse... Ogni volta la stessa storia, quando meno te lo aspetti ecco che esce di nuovo fuori. E tu stai lì a pensare che se avessi aspettato qualche mese prima di aver dato via tutti gli indumenti a quadri che avevi nell’armadio, adesso non ti ritrovavi nella situazione di doverli comprare di nuovo. Consiglio personale: ignorate questo motivo! Tanto c’è poco da fare, dura sempre una sola stagione e per quelle successive proprio non si può indossare. Che poi, parliamoci chiaro, forse ha un suo perché solo in Scozia altrove è un tantino fuori luogo; a meno che non sia verde e rosso, in quel caso sotto le feste natalizie è perfetto. Un altro grande ritorno, direttamente degli anni ‘90 sono le giacche di Jeans e il chiodo! La prima già questa estate ha fatto capolino e il secondo aveva solo un vago accenno nelle giacche di pelle corte che girano già da un paio di anni. Qui però parliamo veramente dello stile anni ‘90 con tanto di borchie e scritte. Guardate in fondo agli armadi e rispolverate le vostre giacche, informi anche queste, per l’autunno. Esaltare le forme non è proprio una prerogativa degli stilisti, però devo ammettere che questo ritorno non mi spiace molto.

Celine


Quello che mi spaventa di più è l’idea malsana di utilizzare di nuovo le spalline, ed anche più folli di un tempo. Spero che Jacquemus stesse scherzando, vero?

vare al volo il compagno giusto del paio di orecchini che volevate indossare fa nulla, potete abbinarlo ad un altro, anche al primo che trovate. Ma la moda dei calzini spaiati, no? Là sarei insuperabile!

Dall’oltremoda, ossia quel luogo in cui vanno a giacere le mode passate, ritorna anche il velluto. Velluto ovunque, anche sulle scarpe e qui sono in vantaggio, per caso una scarpa in velluto di qualche anno fa era rimasta tranquilla nella mia scarpiera ed è stata sapientemente rispolverata. Un altro nuovo trend di questa stagione è la camicia bianca. Citando Meryl Streep in Il Diavolo veste Prada direi: avanguardia pura! Celine gli dà un aspetto leggermente diverso allungandola fino le ginocchia. Ringrazio quei simpatici stilisti, tra cui Prada, che hanno cortesemente deciso che per questa stagione fredda non vanno di moda le gambe viola ed hanno inserito nelle loro collezioni le calze di lana. Prada si è fatta un po’ troppo trasportare utilizzando in alcune casi solo quelle, ma dopo anni e anni in cui eravamo terribilmente fuori moda con le calze di lana apprezziamo lo stesso lo sforzo. Una reale novità che ha sfilato sulle passerelle delle più importanti città della moda è stata la doppia borsa. Molte case di moda, tanto per citarne un paio Dior e Prada, hanno fatto sfilare le loro “adorabili” modelle con 2 borse. Abbinate tra loro e di grandezze diverse. Ora, molte di noi amano le borse ma già comprarne solo una ci costa mezzo stipendio, se compriamo anche l’altra abbinata ci ritroviamo senza soldi. Il problema più grande da considerare è un altro: se impieghiamo all’incirca 40 minuti, davanti la macchina, per cercare le chiavi dentro la nostra costosissima e amata borsa, quanto tempo in più ci vorrà se i luoghi in cui cercare diventano due? Per non parlare del fatto che non è proprio comodissimo avere sempre una borsa sulla spalla, in ultimo aggiungo avete idea della scocciatura quando andate a cena e dovete trovare un posto dove mettere entrambe le borse?

Prada

Ultima novità autunnale sono gli orecchini spaiati. Esattamente. Per i prossimi mesi potremo tranquillamente andare in giro con orecchini diversi nella forma, nel metallo e nel colore. Se non doveste tro-

Schouler

Dior

Lacquemus

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Balenciaga

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L a ricetta del mese di Davide Sagliocco

Tentacoli di polpo in agrodolce Nella versione più tradizionale è proposto in insalata, accompagnato da patate lesse, sedano tritato, olive taggiasche e una spruzzata di paprica dolce, in omaggio alla tradizione gallega.

Cosa ci serve per quattro persone 
 un polpo pulito ( circa un chilo )
 una costa di sedano
 60 g di carota
 40 g di cipolla 
un porro
 60 g di prezzemolo 
5 g di maggiorana
 5 g di erba cipollina 
fiori eduli viole per la decorazione del piatto 
un rametto di rosmarino per la decorazione del piatto 
un limone non trattato
150 ml di olio extravergine d’oliva
 8 g di sale
 3 g di pepe nero macinato

 Mettiamoci al lavoro
Mettete in pentola il polpo coperto di acqua fredda con una cipolla tagliata in due, una carota a rondelle, mezzo porro, un ciuffo di prezzemolo, mezzo limone non trattato e una costa di sedano; portate sul fuoco e dall’ebollizione, che dovrà essere molto leggera, cuocete per almeno un’ora, infine spegnete e lasciate intiepidire il polpo nel suo liquido di cottura.

Tritate maggiorana e erba cipollina a piacere, aggiungere granelli di ribes rossi e mescolate tutto con il polpo, tagliato a pezzetti.
In una ciotola, preparate un condimento con olio extravergine di oliva, il succo di mezzo limone, le erbe e un pizzico di sale e pepe.
Condite l’insalata e servite.

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Impiattamento
Impiattate l’insalata di polpo in modo circolare in un piatto piano, quasi a formare una mezza luna e decorate con un rametto di rosmarino, ribes e fiori eduli.

 Buono a sapersi
Come tutti i prodotti ittici, anche il polpo è facilmente deperibile e per questo motivo il consumo deve avvenire in tempi abbastanza brevi dall’acquisto. La scelta di un esemplare freschissimo è quindi fondamentale: carne soda ed elastica, oltre a pelle lucida e ventose ben consistenti sono i dettagli che possono aiutare nell’acquisto sicuro.



Lo faccio in casa

di Giorgia Conti Tel. 339 7268608 email: larosadeldessert@gmail.com Facebook: La Rosa del Dessert Instagram: La Rosa del Dessert

La Beccuta Tradizione marchigiana C’è un odore legato alla mia infanzia, alle tradizioni della mia famiglia. C’è un sapore che mi ricorda questa stagione, così introspettiva e così piena di attività. È un dolce fatto di avanzi e arricchito con il frutto più diffuso in questo periodo: l’uva. Si chiama Beccuta, almeno nelle Marche dove mia mamma ha le sue origini ma in questa Italia così creativa prende un nome diverso per ogni regione che lo cuoce, con infinite varianti. È fatto con polenta già cotta (spesso l’avanzo della polentata domenicale) che, con i dovuti accorgimenti, diventa un dolce prelibato che sa di spensieratezza, di festa, di antico e di famiglia. Almeno per me.

Ingredienti (per una comune placca da forno quadrata): 1,5 kg di polenta avanzata non condita 300 g di farina di frumento (io uso la tipo 2) 100g di uvetta 2-3 mele 100 g di acini di uva fresca (meglio rossa) 100 g di zucchero di canna integrale (più una manciata per la guarnizione) 4 cucchiai di olio evo

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Procedimento: Unire alla polenta la farina e lo zucchero e impastare con un cucchiaio di legno; aggiungere l’uvetta precedentemente ammollata e ben strizzata, le mele sbucciate e tagliate a tocchetti, l’olio. Mescolare bene fino ad ottenere un composto umido e appiccicoso senza grumi di farina, unire qualche acino di uva fresca. Oliare la placca da forno o rivestirla di carta forno (che comunque va unta d’olio, perché mele, uva ed uvetta tendono ad attaccarsi al fondo) e versarvi l’impasto. Stendere con le mani, con l’aiuto di un cucchiaio (la Beccùta dovrebbe essere spessa circa un dito) e cospargere la superficie di zucchero, inserire in ordine sparso gli acini di uva rimasti. Infornare a 200 ° (forno preriscaldato) per almeno 45 minuti, ma potrebbe volerci anche un’oretta. Decidete voi quanta crosticina vi piace.


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Le uscite del mese di Cristina Ippoliti

AL CINEMA. “Qualcosa di nuovo” e “Tommaso”

A partire da metà mese, troveremo nelle sale una nuova commedia all’italiana, firmata Cristina Comencini “Qualcosa di nuovo”, produzione Cattleya, Rai Cinema, con il contributo del MiBACT, distribuzione 01 Distribution. Paola Cortellesi e Micaela Ramazzotti interpretano Lucia e Maria, due donne che si conoscono da sempre. Due amiche che più diverse non si può. Lucia ha chiuso col genere maschile, Maria invece non riesce proprio a farne a meno. Una sera nel suo letto capita (finalmente!) l’Uomo perfetto. Bello, sensibile, appassionato, maturo. Il mattino però porta con sé incredibili sorprese e tra equivoci, grandi bugie e piccoli abbandoni Lucia e Maria si prenderanno una bella vacanza da sé stesse. Forse quel ragazzo incontrato per caso è davvero l’Uomo che tutte cercano perché con le sue semplici teorie riesce a fare la vera radiografia delle loro vite, a buttare all’aria abitudini e falsi miti e a rivoluzionare ogni desiderio e ogni certezza. Kim Rossi Stuart, invece, torna in veste di attore-regista per la seconda volta, accanto a Cristiana Capotondi, in “Tommaso”, produzione Palomar, Rai Cinema, distribuzione 01 Distribution. Dopo una lunga relazione, Tommaso riesce a farsi lasciare da Chiara, la sua compagna. Ora ad attenderlo pensa ci sia una sconfinata libertà e innumerevoli avventure. È un attore giovane, bello, gentile e romantico ma oscilla perennemente tra slanci e resistenze e presto si rende conto di essere libero solo di ripetere sempre lo stesso copione: insomma è una “bomba innescata” sulla strada delle donne che incontra. Le sue relazioni finiscono dolorosamente sempre nello stesso modo, tra inconfessabili pensieri e paure paralizzanti. Questa sua coazione a ripetere un giorno finalmente s’interrompe e intorno a sé si genera un vuoto assoluto. Tommaso ora è solo e non ha più scampo: deve affrontare quel momento del suo passato in cui tutto si è fermato.

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IN LIBRERIA: “Storia umana della matematica” di Chiara Valerio Per Einaudi, Chiara Valerio racconta la storia della matematica attraverso le vite di sette matematici. Gente come noi, alle prese con i nostri stessi problemi quotidiani. Esseri umani fatti della stessa sostanza con cui è fatto il tempo. E che cos’è il tempo, se non l’invenzione di una mente matematica? Per capire come János Bolyai, matematico, abbia risolto il problema delle parallele, bisogna

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tornare indietro di una vita, a Farkas Bolyai, suo padre, matematico. Senza Mauro Picone, giovane matematico, sull’altopiano della Bainsizza – lo stesso di Emilio Lussu – l’esercito italiano non avrebbe mai potuto fare la guerra. Se Alan Turing, il risolutore di Enigma, desiderava ardentemente essere una macchina, Norbert Wiener, il padre della Cibernetica, non avrebbe mai e poi mai voluto essere un bambino prodigio: entrambi tuttavia progettavano automi. Se Lev Landau, fisico e matematico valentissimo, non muore in un incidente sulla strada che da Mosca porta a Dubna, è perché in ospedale, oltre ai medici migliori di tutte le Russie, arrivano i fisici piú preparati di tutte le Russie. Chiara Valerio ci dimostra come ragione e sentimento, irrazionale e razionale, reale e immaginario non siano concetti opposti ma possibilità dell’essere. La capacità di calcolare il mondo lo determina nel momento stesso in cui lo descrive, attraversando i confini, le epoche storiche e le generazioni. La matematica nasce perché gli esseri umani sono fatti della stessa sostanza di cui è fatto il tempo.

MUSICA: Briga, “Mentre nasce l’aurora” è il nuovo singolo che anticipa “Talento” Un tour, un libro ed un singolo di successo. Briga ha vissuto gli ultimi dodici mesi in maniera sorprendente. E ora si spiana la strada al nuovo album, “Talento”, in uscita Venerdì 7 Ottobre. Un lavoro che sancisce la fine della collaborazione con Universal Music (questo nuovo lavoro è distribuito da Sony). E che apre la strada ad altri generi musicali, rendendo il rapper più trasversale che mai. Ne sono una dimostrazione i numerosi featuring: Gianluca Grignani, Lorenzo Fragola, Gemitaiz, Alessio Bernabei, Clementino, Mostro, Sercho e GemelloAlbum anticipato dal nuovo singolo, “Mentre nasce l’aurora”. Un brano scritto dallo stesso Bellegrandi e prodotto ancora dal duo Takagi & Ketra.



TLaablet Run rubrica per i runners

di Lorenzo Sigillò

I quattro piccoli (e dannati) problemi fisici del runner

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Alcuni runners americani li chiamano i four little fuckin’ problems: sono i quattro piccoli fastidiosi ostacoli fisici che ogni corridore, prima o poi, si trova ad affrontare. Tablet Run prova a raccontarveli e a prevenirli, per tenere sempre alta la guardia. Prima di tutto, difendiamo le cervicali! Il collo, purtroppo, è sempre molto sollecitato dal ‘passo del corridore’ e oltre alle classiche contratture da torcicollo, i più antipatici sono senz’altro i dolori cervicali. I migliori alleati saranno naturalmente le scarpe giuste, un buon preriscaldamento muscolare di braccia e collo ed il mantenimento di una buona postura. Con pioggia, vento e freddo, difendetevi anche con uno scaldacollo in materiale adatto alla stagione. Se, invece, il disturbo è già presente, antinfiammatori in crema o gel e soprattutto massaggi, saranno di sollievo, mentre Stop! in caso di ernia. Altrettante sollecitazioni arrivano, purtroppo e in diverse forme, anche sulla nostra schiena. Quella più comune è sicuramente la lombosciatalgia, vale a dire l’infiammazione del nervo sciatico. Il dolore arriva pungente nella parte bassa della schiena e spesso si irradia fino ai glutei e alle gambe. Se il fastidio è isolato, è probabile che sia dovuto a una scarpa sbagliata, un sovrallenamento mal programmato o un cambio climatico repentino, magari pregno di umidità. Analgesici, antinfiammatori (il cortisone su tutti) e le manipolazioni saranno gli antidoti e ottimi aiuti immediati. Poi il consiglio è di ripartire gradualmente, magari con una cintura del dr. Gibaud in vita. Una cronicità, invece, va meglio valutata col medico per cure fisioterapiche, posturali e diagnostiche ed anche qua un’ernia potrebbe essere ad esempio in agguato, quindi ricordate di trattare bene le vostre vertebre! Ma forse al primo posto dei guai del runner, c’è il martoriato ginocchio! Pensate infatti che dove non vi sostiene il resto del corpo, arriva lui a sorreggere i vostri vizi e… chili, quindi cercate di essere almeno vicini al peso forma! Se non derivante da un trauma specifico, il ginocchio doloroso del corridore può avere comunque diverse cause. L’incredibile complessità di tutto ciò che vi ruota intorno fa sì che un’eventuale infiammazione possa essere dovuta ad esempio ad un allenamento errato o un problema cartilagineo o una lesione meniscale. Nella prima ipotesi sarà sufficiente un periodo di riposo e la rimodulazione delle vostre ‘uscite’, anche se è bene tenere sempre a mente che è necessario rinforzare i muscoli che “scaricano” le fatiche sul nostro prezioso amico, mentre invece dovrebbero ‘aiutarlo’. Esistono tanti esercizi per migliorare i quadricipiti o i muscoli posteriori

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della coscia, ma vanno ben mirati dal vostro medico per essere svolti in maniera corretta e non peggiorare la situazione. E ovviamente occhio sempre a postura e scarpe! Arriviamo in fondo al nostro corpo con l’ultima debolezza del runner: le caviglie! Il cattivo appoggio del piede può essere la causa principale di un dolore in aumento che va arginato, mentre la classica distorsione o anche solo un’infiammazione possono necessitare di un recupero più lento. Nel primo caso migliorare la postura, scegliere una scarpa più funzionale ed eventualmente utilizzare dei plantari, possono essere una panacea del male, mentre, invece, la maledetta ‘storta’ magari con un po’ di versamento necessiterà di cure mediche e fisioterapiche. Questa articolazione è infatti tra le più delicate ed è costantemente soggetta a complessità soprattutto per l’interessamento dei legamenti, quindi non sottovalutate i semplici inciampi, consultate subito uno specialista e soprattutto non accelerate mai il recupero, pena ricadute peggiori! Ghiaccio, antinfiammatori e gamba in alto sono le difese-base del caso. Ma se questi 4 piccoli contrattempi non vi fermano… ottimo! Perché ad ottobre è tempo di maratone ed altre gagliarde corse alla portata di tutti. Come anticipato lo scorso numero di Tablet, il 9 ottobre si svolge quella che ormai è una classica, “La Trenta del Mare” di Roma Ostia, nella versione 30 chilometri ma anche di 10 km. Il 16 invece arriva l’undicesima edizione della “Zero Hunger Run – Run for Food”, 10 chilometri alle Terme di Caracalla. Bella alternativa sulla stessa distanza a Viterbo, se volete cimentarvi con la nona “StraViterbo”. Come accennato però, ottobre è un ottimo periodo climatico per le maratone e allora ecco che il 16 si può scegliere tra i 42.195km della “Internazional Lake Garda Marathon” o della “Maratona di Pescara”, mentre il 23 arriva la “Maratona di Venezia” ed il 30 la “Maratona di Rieti”. Poi il 1° novembre arriva un tradizionale appuntamento romano, i 10km de la 9a “Corsa dei Santi” , ovviamente nei pressi di San Pietro! Stay Santo Tablet, Stay Santo Run!



Il Circolo del Golf Casal Palocco

è la tua opportunità per giocare a golf comodamente a pochi passi da casa; oltre cinque ettari di verde e tranquilità dove avvicinarsi al gioco del golf, allenarsi e perfezionare il proprio gioco grazie ai numerosi corsi dedicati. Il golf è finalmente uno sport in rapida crescita e sempre più persone si stanno avvicinando ad una disciplina sportiva che consente di conciliare tempo libero, natura, allenamento e competizione. Roma sarà il palcoscenico di alcuni tra i principali eventi golfistici dei prossimi anni e sono attesi tanti nuovi giocatori italiani e stranieri. Tanti appassionati stanno scoprendo finalmente uno sport non più elitario ed inaccessibile ma, al contrario, a portata di tutti e spesso praticato in luoghi dove viene data molta attenzione al benessere dei giocatori dentro e fuori dal campo. Il Circolo del Golf Casalpalocco offre tutto questo, con servizi e strutture innovative che vengono modellati sulle esigenze di ogni appassionato. Oltre 15 anni di esperienza hanno portato alla realizzazione di un luogo ideale sia per i golfisti più esperti che per le famiglie ed i ragazzi; una costante trasformazione tesa al miglioramento dell’offerta e che presenta sin da questo autunno due grandi e belle novità: l’inaugurazione del primo GoGolf Training Center in Italia e l’apertura di uno spazio dedicato al benessere psicofisico: The Golf Lab. Il GoGolf Training Center, inaugurato Domenica 11 Settembre con una giornata demo con lezioni gratuite, prova attrezzatura, club fitting, prova launch monitor, yoga specifico per golfisti e tante altre iniziative destinate indistintamente agli amanti del golf ed a chi non aveva mai visto un ferro da golf nella propria vita, ha visto una straordinaria affluenza di visitatori. L’attività del GoGolf Training Center, innovativo centro di avviamento al golf nato da un’idea di Romano Cianfrini, da sempre impegnato nel panorama golfistico, è iniziata nel mese di settembre ed offre una grande varietà di corsi e servizi dedicati ai giocatori ed ai neofiti. Si potrà scegliere tra corsi individuali e collettivi, con lezioni di prova per chi non ha mai giocato a golf, corsi start riservati ai principianti e corsi di gioco avanzato. Particolarità innovativa del GoGolf Training Center sono i corsi dedicati ad aspetti singoli del golf: dal gioco corto, al driving, dal putting all’uscita dal bunker. L’offerta è integrata con corsi dedicati ai bambini ed alle lezioni in campo. L’obiettivo è dare a chiunque la possibilità di provare, migliorare ed ovviamente trasmettere la bellezza di questo meraviglioso sport.

The Golf Lab è invece un laboratorio che, a partire da lunedì 3 Ottobre sarà operativo presso il circolo nei nuovi ambienti dedicati; un insieme di nuovi servizi a disposizione con l’obiettivo di migliorare e completare l’offerta dedicata ai soci. Ideatore e responsabile scientifico del progetto è il Dott. Ezio Agnifili, che nel The Golf Lab ha voluto mettere insieme una serie di figure professionali, organizzando un team che opera nel campo della prevenzione e del mantenimento di un giusto stile di vita. Osteopatia, psicologia dello sport, nutrizionismo, massaggi sportivi e hatha yoga, sono alcune delle discipline che saranno fruibili da tutti i soci, non soci, golfisti e sportivi di ogni genere ed età. Il Circolo è aperto tutti i giorni dell’anno dalle ore 8.00 alle 20.00; vi aspettiamo in Segreteria per ogni tipo di informazione e per provare insieme questo meraviglioso sport che è il più praticato al mondo (strano ma vero). Uno sport ideale da praticare con amici o con tutta la famiglia e che, grazie allo spirit of the game vi proietterà in un mondo di divertimento ed etichetta che sarà impossibile da abbandonare. CIRCOLO DEL GOLF CASALPALOCCO VIA NICENETO, 2 TEL. 06 93379279 WWW.GOLFCASALPALOCCO.IT Mail: info@golfcasalpalocco.it


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24/09/16

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Tablet Roma incontra a cura di Cristina Anichini

Luca Santagà. Passione mountain bike Un giorno di agosto incontro dopo tanti anni un amico con cui ho condiviso gran parte della mia infanzia, Luca Santagà, e tra una chiacchera e l’altra scopro la sua nuova attività. Con un trascorso importante di velista come insegnante professionista e competitore, nonchè di sciatore, oggi Luca è completamente dedito alla bicicletta, precisamente alla Mountain Bike, e mi racconta di come questa passione si sia trasformata in una professione seria, l’ACCOMPAGNATORE MTB. Le mountain bike da decenni sono entrate nell’uso comune, molti le privilegiano alle normali biciclette perchè con esse è possibile fare fuoristrada. Scegliere quindi percorsi alternativi alla strada che ti introducono in ambienti naturalistici, spesso a pochi passi dai luoghi più conosciuti, come per esempio nel nostro territorio è la Pineta di Castelfusano. Il mountain biking è inoltre uno sport riconosciuto dall’Unione Ciclistica Internazionale e una delle sue specialità, la cross country, è stata inserita nel 1996 agli eventi dei Giochi olimpici estivi. Ecco qualche domanda a Luca su questa bellissima disciplina che contempla sia l’agonismo che l’attività ricreativa o salutistica. Come è nata l’idea di diventare ACCOMPAGNATORE MTB? Vado in mtb da tanti anni, e un giorno, durante un’escursione in un bosco, ho incontrato una guida a piedi seguita da qualche decina di persone. Dopo aver scambiato qualche parola con loro, mi sono chiesto: perche’ non in bici? Da li l’idea si e’ sviluppata, e guardando su internet mi si e’ aperto un mondo. Come si diventa accompagnatori mtb? In Italia ci sono diverse scuole di mtb ma quello che mi serviva non era semplicemente un corso, ma una preparazione specifica per poter oganizzare e gestire delle escursioni guidate in maniera professionale. La SCUOLA NAZIONALE MAESTRI DI MOUNTAIN BYKE, organizza corsi specifici e rilascia, al termine di un esame piuttosto severo, un diploma nazionale riconosciuto, che consente di condurre escursioni in mtb in percorsi difficili. Sono corsi estremamente impegnativi, tra le materie trattate, primo soccorso, tecniche di guida avanzate, meccanica, cartografia, orientamento gps, e forniscono una preparazione adeguata, privilegiando l’aspetto della sicurezza. Le valutazioni da parte di formatori nazionali sono continue, e se non si raggiungono, al termine del corso, i fatidici 225 punti non si e’ ammessi all’esame finale.

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Quali sono i requisiti per partecipare ad un’escursione in mtb? Beh...un minimo di allenamento, poi dipende dal grado di difficolta’ dell’escursione, di solito si sceglie il percorso in base alle proprie possibilita’, e’ compito dell’ accompagnatore mtb, fornire ai partecipanti tutte le informazioni relative all’escursione:l unghezza del percorso, difficolta’, ma anche fontanelle, punti di ristoro, e anche eventuali scorciatoie. I percorsi, vengono di norma catalogati come le piste di sci, anche se con colori diversi: si parte dal verde che indica di solito piste ciclabili o percorsi molto facili, per passare al giallo, poi al rosso, ed infine il viola colore riservato a percorsi cicloalpinistici.

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E la bici? Non e’ indispensabile che la bici sia sofisticata e costosa, l’ importante e’ che sia una mountain byke, della taglia giusta e tenuta in efficienza. Non si tratta del resto di una competizione, l’essenziale e’ d ivertirsi, in totale sicurezza. La mountain byke ci regala sempre delle emozioni, soprattutto quando le strade ci portano dove non ci sono piu’ strade, ed e’ straordinario come basti allontanarsi anche solo pochi chilometri dai centri urbani, per scoprire che la natura e’ ancora indiscussa protagonista. Che suggerimenti puoi dare a chi volesse iniziare a praticare la mtb? Premesso che andare in bici e’ un’ attivita’ che consiglio a tutti, la cosa migliore e’ senza dubbio iniziare con brevi percorsi, ma anche di avere una certa costanza (meglio poco ma spesso) e poi aumentare gradualmente i ritmi, facendo attenzione a non esagerare. In sintesi: anche piano ma dappertutto! E’ importante l’ attrezzatura: pantaloncini imbottiti, guanti, occhiali, non sono solo accessori ma protezioni...come il casco (mai uscire senza) deve essere omologato, della giusta misura e sempre ben allacciato. Ed ora si puo’ partire... PER AVERE INFORMAZIONI PIU’ DETTAGLIATE E POTER PARTECIPARE A ESCURSIONI ORGANIZZATE CONTATTARE LUCA SANTAGA’ AL 347 0704344. amibike.com/maestri-accompagnatori-cicloguide/lazio



S istema Binario di Simona Gitto

L’affidabilità delle auto Tesla

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Sono passati solo tre mesi dal fatale incidente che ha coinvolto la Tesla Motors, azienda automobilistica impegnata nello sviluppo delle auto elettriche, e il pilota quarantenne Joshua Brown, morto il 7 maggio durante un test-drive in Florida, mentre guardava un film di Harry Potter lasciando che fosse l’auto stessa, una Model S, a guidarlo a destinazione. L’uomo ha perso il controllo del veicolo, che a sua volta non ha riconosciuto un altro mezzo in movimento sulla strada. Lo scontro è stato inevitabile. Per prevenire eventuali ulteriori tragedie come quella di Joshua, la Tesla Motors ha studiato un aggiornamento del software Autopilot, che è alla base della guida automatica: l’obiettivo è stato quello di porre nuovi limiti per evitare distrazioni fatali per l’autista. Il sistema invierà segnalazioni all’autista soprattutto nel momento in cui registrerà una qualsiasi minima distrazione alla guida, costringendolo a rimettere le mani sul volante; nel caso in cui il pilota non dovesse riassumere il controllo manuale del veicolo, il sistema automatico si disattiverebbe, rendendo obbligatoria la guida manuale. L’aggiornamento del sistema poggerà le sue nuove basi, inoltre, sui radar, che già erano stati installati sulle automobili Tesla dall’ottobre del 2014, implementandoli, con una conseguente diminuzione dell’importanza data in passato alle telecamere e agli ultrasuoni. Questo garantirà maggior precisione di analisi rispetto a ciò che circonda la vettura in movimento, proprio in modo da far sì che incidenti come quello avvenuto in Florida non accadano mai più. Allo stesso tempo, i radar permetteranno maggior stabilità in condizioni climatiche avverse come pioggia, nebbia o neve. Il sistema di frenata sarà in grado di agire con prontezza anche senza riconoscere immediatamente un ostacolo come tale, ma semplicemente considerandolo a priori come oggetto abbastanza grande e solido sulla stessa traiettoria percorsa dal veicolo. Elon Musk,ceo dellaTesla Motors,intende sottolineare la maggior stabilità e sicurezza delle sue automobili rispetto alle vetuste autovetture manuali in circolazione,insistendo sulle percentuali: le auto Tesla,con il nuovo aggiornamento del sistema, ridurranno la percentuale di incidenti di più della metà. Nonostante Musk tenda a precisare come l’idea di zero vittime e zero feriti resti sempre una chimera, ha posto appunto l’accento sul grado di rinnovata affidabilità dei suoi veicoli: “Ora una Tesla - ha spiegato - sarebbe persino in grado di riconoscere e schivare un Ufo in una giornata di fitta nebbia, con visibilità prossima allo zero”. Con questo aggiornamento, in effetti, la Tesla Motors ha raggiunto livelli di maggior precisione per quel che riguarda l’assistenza alla guida, soprattutto se parliamo di automobili che potrebbero potenzialmente rappresentare il futuro dell’idea di trasporto e mobilità.

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Questo, tuttavia, non significa che la strada verso una maggior sicurezza sia in dirittura d’arrivo, anzi. La stessa Tesla aveva ammesso, in passato, i limiti suoi e del sistema Autopilot: gli oggetti metallici erano percepiti come specchi con proprietà distorcenti; le persone, avvertite come traslucide; il legno e la plastica verniciata risultavano del tutto invisibili. Adesso, con l’update 8.0 la rilevazione radar sarà più intelligente, la risoluzione migliorata, con la trasformazione in tempo reale di tutto ciò che viene analizzato attorno al veicolo in una sorta di mappa 3d. Grazie al radar ora le Tesla sono perfino in grado di visualizzare anche ciò che succede di fronte all’auto che precede il veicolo. Vengono effettuate scansioni ogni decimo di secondo, confrontandole tra loro e con i dati di percorrenza del veicolo, in modo che il sistema sia pronto ad ogni minimo accenno di pericolo. Quanto viene analizzato viene poi condiviso tra le diverse auto Tesla, e questo consentirà di avere a disposizione un database dell’ambiente stradale e architettonico che il mezzo si troverà di fronte durante i suoi viaggi. Le premesse per il successo ci sono, manca solo la completa sicurezza del mezzo.



Medicina R

O

M

A

FISYOLAB

FISIOTERAPIA ANALISI CLINICHE ECOGRAFIE VISITE SPECIALISTICHE

Dott. Roberto Federici Specialista in Chirurgia generale

Proctologia

(emorroidi, ragadi anali, fistole)

CHIRURGIA AMBULATORIALE DELLE ERNIE INGUINO-CRURALI Centro Salus Casalpalocco, Piazza Filippo il Macedone 23 (Centro comm.le Le Terrazze) tel. 06.50.91.53.05 e-mail rf@robertofederici.it





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VERRUCHE Antiestetiche, contagiose ed antisociali… Le verruche sono delle formazioni cutanee causate da un virus (virus del papilloma umano o HPV -Human Papilloma Virus). Il virus penetra nell’epidermide e la infetta; si producono queste lesioni benigne formate da tessuto epiteliale con alta velocità di replicazione. Le verruche sono considerate estremamente contagiose, anche nel soggetto stesso, da una zona all’altra del corpo. Questo si spiega con il fatto che il contagio avviene per semplice contatto (o autocontatto), poiché il virus HPV resta confinato nella pelle e non penetra nel sangue. I luoghi a rischio per la diffusione delle verruche comuni sono quelli dove una maggiore promiscuità favorisce il contatto con soggetti infetti, soprattutto se si è in ambienti caldi e umidi, che mantengono a lungo il virus in fase attiva anche lontani dal soggetto portatore. Se dovessero mancare questi requisiti ambientali, il virus non avrebbe lunga sopravvivenza al di fuori della cute. (Piscine, palestre, docce e asciugamani comuni, saune e terme sono luoghi privilegiati per la proliferazione e la diffusione delle verruche). Diverso è il contagio delle verruche genitali, conosciute come conditomi o creste di gallo. Queste rientrano nelle malattie sessualmente trasmissibili e il contagio è favorito da scarsa igiene e presenza di altre infezioni. La diffusione delle verruche è comunque legata allo stato delle difese immunitarie dell’individuo e alla virulenza dell’HPV. Perciò se il soggetto viene a contatto con il virus, le probabilità che provochi una verruca sono giocate dalla capacità di “annidamento" del virus stesso contro la capacità di reazione dell’organismo. Se la persona ha un fragile sistema immunitario, è più facile che sia esposto al rischio di verruche.

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I trattamenti proposti negli anni sono stati svariati: Ac. salicilico, Laser, Chirurgia, Crioterapia, ma il problema del trattare le verruche è la recidiva: a distanza di qualche mese la verruca si ripresenta. La motivazione di questa recidiva è che è sufficiente un piccolissimo frammento epidermico contenente il virus per far ritornare la lesione. Grazie alla metodica ideata dal Dott. D. D’Andria, che combina l’utilizzo della Tecnologia al Plasma con tecnica microchirurgica abbiamo ridotto le recidive a meno dell’1 %! - Il Plasma vaporizza la lesione in maniera superselettiva, senza danneggiare i tessuti circostanti (guarigione precoce) - Il microscopio operatorio permette l’individuazione e quindi l’asportazione, sotto visione, della “radice” della verruca, riducendo al minimo (meno dell’1%) il ripresentarsi della malattia - Sterilizzazione del fondo della verruca, mediante un prodotto a base di T.C.A. (Ac. TriCloroAcetico) specifico.

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La didattica inclusiva

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Dopo l’estate… ricomincia la solita vita. Il lavoro per i grandi e la scuola per bambini e ragazzi. Cominciando da questo numero di Tablet e per qualche mese ancora, mi soffermerò su alcuni argomenti che riguardano proprio la scuola. Perché questa decisione? La “buona scuola” italiana è nel caos: questo è quello che maggiormente si sente dire da più parti. Non voglio addentrarmi in questo discorso che ha a che fare con le decisioni prese da chi governa l’Italia ma, essendo la scuola un ambito di profondo interesse per me e nel quale mi muovo anche professionalmente, ritengo possa essere in utile per genitori, insegnanti ed educatori alla ricerca di informazioni, chiarimenti e risposte, affrontare alcuni temi. Iniziamo con la DIDATTICA INCLUSIVA. Diverso tempo fa (Marzo 2015) avevo scritto circa i BES; i Bisogni Educativi Speciali, spiegando di cosa si trattasse. Faccio un breve riassunto: con BES ci si riferisce ad un vasto numero di studenti che vivono una situazione che ostacola l’apprendimento e lo sviluppo. Secondo l’ICF (lClassificazione Internazionale del Funzionamento - OMS) «il Bisogno Educativo Speciale è qualsiasi difficoltà evolutiva di funzionamento, permanente o transitoria, in ambito educativo e/o apprenditivo, dovuta all’interazione dei vari fattori di salute e che necessita di educazione speciale individualizzata». Lo Stato italiano, con la Legge 170 (sui Disturbi Specifici di Apprendimento) e con la Direttiva Ministeriale del 27/12/2012, ha cercato di dare una linea di intervento di fronte ai Bisogni Educativi Speciali e si è così espresso: “ogni alunno, in continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta”. Ecco, questa “risposta adeguata e personalizzata” dovrebbe proprio attuarsi tramite la didattica inclusiva. Ma, anche se intuitivamente tutti possono arrivarci, nello specifico della vita scolastica in che cosa consisterebbe esattamente questa didattica inclusiva, tanto auspicata e reclamata ma assai raramente realizzata? Diamo una definizione: in generale, per INCLUSIONE si intende quel processo attraverso cui il contesto scuola diventa un ambiente capace di rispondere ai bisogni di TUTTI gli alunni, non solo di quelli con BES. Di conseguenza, le azioni e strategie da adottare sono quelle che rimuovono ogni forma di esclusione degli alunni con bisogni educativi speciali e non. Nei documenti dell’Unesco (2000) vengono evidenziati i 4 punti fondamentali su cui si poggia la didattica inclusiva: tutti i bambini possono imparare; tutti i bambini sono diversi; la diversità è un punto di forza;

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l’apprendimento si intensifica con la cooperazione tra insegnanti, genitori e comunità. C’è da sottolineare che esiste una differenza tra integrazione ed inclusione: nel paradigma dell’integrazione, l’alunno con BES viene aiutato ad integrarsi nel sistema “normale”, usuale. Il sistema mantiene il suo status, la sua rigidità (poiché pensato per soggetti senza difficoltà) ed “aiuta” l’alunno BES ad integrarsi.Il paradigma dell’inclusione supera l’ottica di integrazione, in quanto prevede interventi principalmente sull’intero sistema. Nella scuola inclusiva, il sistema-scuola sistema è preventivamente progettato per i vari tipi di bisogni: ogni variabile del sistema (libri, quaderni, ambiente, cartelli, lavagne interattive) è pensato per includere ogni tipo di necessità. L’inclusione dovrebbe dunque essere programmaticamente connaturata nel sistema. Per poter dunque parlare di didattica inclusiva, bisogna tenere in considerazione questi due aspetti: 1) la scuola è inclusiva quando sa accogliere tutte le diversità e riformulare le varie scelte organizzative, progettuali, metodologiche , didattiche, ambientali. 2) la scuola è inclusiva quando collabora costruttivamente con famiglie, servizi ed istituzioni. Una didattica inclusiva è una didattica equa e responsabile, che fa capo a TUTTI i docenti (e non solo quelli di sostegno) ed è rivolta a TUTTI gli alunni, non solo a quelli diversamente abili o con Bisogni Educativi Speciali. È una didattica creativa, adattiva, flessibile ed il più possibile vicina alla realtà, che usa tutti i facilitatori possibili e rimuove ogni barriera per l’apprendimento e la partecipazione e che rende la scuola un luogo dove valorizzare le differenze (andando oltre le etichette diagnostiche), per trasformarle in risorse. Cosa dovrebbe fare l’insegnante? Per lavorare in modo inclusivo l’insegnante dovrebbe: valutare la diversità degli alunni in termini di risorsa e ricchezza; sostenere gli alunni, ossia coltivare aspettative sul loro successo scolastico; lavorare con gli altri in team ed insegnare agli alunni a lavorare in team; sperimentarsi in una formazione continua ed avanzata. Tutto questo viene realizzato nelle nostre scuole? Purtroppo no. Ho svolto corsi su didattica e metodologie inclusive in diversi Istituti e quello che mi sento dire dagli insegnanti è: “è tutto bellissimo, ma come possiamo farlo? Non abbiamo tempo e risorse”. Per cui, si continua ad procedere con una didattica che rimane quella frontale, dove chi non ha difficoltà va avanti, ma chi ha qualche difficoltà molto spesso rimane indietro. I prossimi mesi si vedrà quali sono queste metodologie didattiche che rendono la scuola realmente inclusiva e che tipo di ricaduta esse possono avere per gli alunni, nella costruzione di una identità serena ed integrata.


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di Daniele Romani facebook.com/ostialove1 e-mail: ostialove@gmail.com

Il Piano Regolatore di Ostia Nuova Ricorre quest’anno il centenario dell’attuazione di quel Piano Regolatore che definisce i principali tracciati viari e i lotti edificati in parte visibili ancora oggi. L’Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura e Belle Arti di Roma è invitata dal Comune di Roma a redigere il Piano, approvato nel febbraio del 1916, a firma dell’architetto Gustavo Giovannoni, presidente e relatore dell’Associazione. È di fatto il secondo Piano dopo quello del 1908, ed è anche lo strumento che definirà la cosiddetta “prima” Ostia, quella che si svilupperà tra il 1919 fino agli inizi della seconda Guerra Mondiale. Il Lungomare, denominato viale della Marina di Roma (poi lungomare Cristoforo Colombo e oggi Lungomare Paolo Toscanelli) si estende per circa 1 km. L’attuale piazza Anco Marzio è il Grande Piazzale Popolare e Via del Comitato è l’attuale Viale della Marina mentre la Piazza Grande, che sorgeva lungo corso Regina Maria Pia, è prevista all’incrocio con via Angelo Celli. Il Viale delle Automobili (oggi Viale Paolo Orlando), concepito per il passaggio del traffico veicolare e per decongestionare il lungomare e le strade intermedie, si sviluppa, con tanto di cavalcavia, dalla zona di levante a quella di ponente. I tracciati viari seguono le morbide curve di livello del terreno nel rispetto delle caratteristiche morfologiche e per la presenza delle dune nell’area.

Ostia è così suddivisa: “Quartiere popolare”, situato nelle immediate vicinanze della futura stazione della ferrovia Roma-Lido; “Quartiere del Parco”, posto nella zona di levante in posizione più decentrata e destinato alla costruzione di villini a carattere signorile; “Centro Civico” collocato in posizione intermedia e impostato intorno alla “Piazza Grande”, sulla quale si affacciano la chiesa, le scuole, il mercato e la delegazione municipale.

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F otografia di Barbara Donzella

Gianni Berengo Gardin,la fotografia come frammenti di realtà

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Un narratore che scrive con la luce. Questo è quello che viene in mente appena si osserva la fotografia di Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 1930). E di storie ne ha raccontate tante, circa un milione e mezzo, tante quante sono le foto scattate in oltre 60 anni di attività. Con l’aiuto delle sue Leica grandangolo, ha cercato di catturare le persone e il loro ambiente, mettendo sempre al centro della sua osservazione l’umanità, fatta di gente comune - lavoratori, coppie di amanti, passanti, tutti colti nella loro quotidianità - con la quale Berengo Gardin instaura un rapporto empatico. Da questo immenso archivio sono state selezionate 250 fotografie (per la maggior parte stampe da pellicola alcune delle quali inedite, datate tra il 1954 e il 2015), che hanno costituito il percorso della grande retrospettiva a lui dedicata, e da poco conclusasi al Palazzo delle Esposizioni, dal nome “Vera fotografia, reportage, immagini, incontri”, con cui la città di Roma gli ha reso omaggio ripercorrendo la sua vita artistica. Ciò che affascina dei suoi lavori è lo sguardo documentaristico, attento e partecipe, che nulla ha a che fare con la “bella” fotografia, tecnicamente perfetta ma senza un intento comunicativo. Per lui una foto deve essere prima di tutto “buona”, vale a dire farsi portatrice di un messaggio e avere un significato. L’obiettivo è puntato su l’Italia, della quale coglie fisionomia e cambiamenti - come il passaggio dalla cultura contadina a quella operaia, la condizione della donna ecc. - con l’intento di lasciare una testimonianza visiva di un’intera epoca. Curiose appaiono, ad esempio, le tante foto di baci (la più famosa è forse quella di Parigi del 1954), soprattutto se si pensa agli anni in cui furono realizzate, vale a dire quando in Italia era proibito baciarsi in pubblico, e si poteva essere persino arrestati per oltraggio al pudore. Immaginatevi, quindi, un giovane fotografo italiano che arriva a Parigi nei primi anni ‘50, dove tutti si baciano liberamente. Come lui stesso ha umoristicamente confessato: “Sono diventato un guardone. Mi sembrava così strano che la gente potesse baciarsi dovunque: in strada, in autobus, in treno, che ero invidioso e avido di rubare queste fotografie, e la sensibilità per i baci mi è un po’ rimasta attaccata, come se fosse ancora proibito farlo in pubblico”. Per questo artista (anche se lui preferisce definirsi fotografo e basta!) la funzione sociale della fotografia si è spesso tradotta in una forma di denuncia, come dimostrato con le immagini dello stato de L’Aquila, prima e dopo il terremoto, documentando come gli unici edifici ricostruiti siano state le banche. Oppure con la serie di scatti del 2013 sul passaggio delle grandi navi nei canali di Venezia, che con la loro presenza invadono visivamente, e non solo, la laguna, mettendone a rischio il fragile ecosistema, oltre che la sicurezza dei monumenti stessi: basti solo pensare come queste navi siano lunghe il doppio di Piazza

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San Marco! Uno dei reportage più intensi rimane comunque quello dal nome “Morire di classe”. Realizzato nei manicomi italiani nel 1968 insieme a Carla Cerati, in collaborazione con Franco Basaglia (fondatore della concezione moderna della salute mentale, che portò all’approvazione della legge 180/78, con la chiusura delle strutture manicomiali), denunciò la condizione disumanizzante in cui “vivevano” le persone lì ricoverate, rinchiuse a chiave nelle celle, senza contatti col mondo esterno e private di ogni diritto. Un pugno diritto alla bocca dello stomaco, una storia scomoda e poco conosciuta, che ci mostra uomini e donne dallo sguardo perso, appoggiati ai muri come vecchie valigie dimenticate. E per dare maggior risalto ai volti, Berengo Gardin ha sempre preferito fotografare in bianco e nero - come i grandi maestri Cartier-Bresson, Robert Capa, Salgado - spiegando: “Nasco col cinema in bianco e nero, con la fotografia in bianco e nero e anche la lettura, in fondo, è in bianco e nero. Un fotografo, come uno scrittore ha un suo stile. Secondo me il bianco e nero è più intenso ed efficace.” Nella stessa direzione va la scelta di continuare a scattare su pellicola (ritenendo il digitale troppo freddo e metallico) perché genera un negativo, qualcosa di concreto e tangibile, che esisterà anche negli anni a venire. Nonostante questo, però, è lui stesso il primo a sostenere che le buone fotografie non si facciano con la macchina fotografica ma, bensì, come diceva Cartier-Bresson, con la testa, con gli occhi e con il cuore. Quindi, la prossima volta che avrete voglia di fotografare qualcosa, magari, fermatevi prima a pensare a cosa volete veramente raccontare con quell’immagine, ricordate il consiglio di Gianni Berengo Gardin e se alla fine vedrete, quella foto, ancora nitida dentro di voi, allora e solo allora…scattate!


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“Mio fratello rincorre i dinosauri” la storia di Giacomo Mazzariol, 19 anni, e la storia di suo fratello Giovanni, con un cromosoma in più

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«Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, passerà tutta la vita a credersi stupido». È la frase di Albert Einstein scelta per la prima pagina. La storia, che si cela oltre la copertina di questa opera prima, racconta un mondo colorato dalla fantasia di un bambino e dalla realtà che ha travolto suo fratello. “[…] aveva un talento particolare: sapeva creare una storia diversa con ognuno. Si sarebbe potuto scrivere un libro sul rapporto tra Gio e ogni singola persona che gli gravitava attorno […]. Gio creava mondi. Ognuno di noi camminava con lui lungo una strada personale. E la cosa pazzesca era che riusciva a essere diverso con tutti, “Come un treno sui binari, […] Giovanni avrà bisogno dei binari proprio ma sempre sé stesso.” (p. 69). Giovanni e Giacomo sono già famosi per il video come un treno, e i suoi binari saremo noi.” (p. 34). Nonostante la meravigliosa famiglia Mazzariol a fare da scudo, nido e che un anno fa ha spopolato su YouTube ed è diventato virale, The Simple Interview. “[…] nella vita ci sono cose che si possono governare, altre che bi- paraurti, non è facile per un bambino vivere la diversità di un fratello sogna prendere come vengono. È talmente più grande di noi, la vita.” (p. 29). all’interno di una società che, nella maggior parte dei casi, i supereroi Cosa significa essere il fratello di un bambino che tutti notano. “Mongoloide” non li capisce. “Insomma, mio padre faceva e fa il segretario. In un asilo. Fino a quel momento, fino a quel giorno, io avevo sempre risposto «Fa è un termine utilizzato come un insulto comune da comuni ignoranti. “Non è certo insultando che si convincono le persone a non insultarsi. Non è così che il contabile in un’azienda», e tutti mi guardavano come a dire, uau, pensi innesca il cambiamento nel cuore, nella pancia e nelle azioni della gente, così sando a chissà cosa, perché le volte che rispondevo segretario, così, senza come Gio lo aveva innescato in me con la sua presenza affettuosa e costante, con pensarci, la gente mi dava un colpetto sulla spalla, come per dire accipicla sua freschezza, con il suo sguardo meravigliato.” (p. 155). Si chiama sindrome di chia, lo so che è dura, ma tu lo sai che puoi sempre contare su di me, con lo stesso tono accondiscendente di quando dicevo che avevo un Down, e si tratta di possedere un cromosoma in più. “Giovanni si stava trascinando dietro un oceano di novità. Era una scintilla, e noi ci saremmo lasciati incendiare.” fratello Down. […] Ma quella mattina, al mercato, al tipo con la cravatta giusta eccetera, papà rispose: - Di lavoro faccio il papà. Nel tempo libero (p. 23). Giacomo, 19enne di Castelfranco Veneto, ce lo racconta. Ci racconta una sono imprenditore di timbri, ricercatore di errori nei bilanci, dottore per storia d’amore. L’amore di una famiglia, le difficoltà di persone comuni, perché il l’umore delle maestre. E calciatore professionista nelle ricreazioni. mondo non è abbastanza preparato a confrontarsi con tutta la gioia di vivere di E scrittore di genere… - Che genere? – Dramma aziendale. Hai presente Giovanni, e la sua straordinaria capacità di cambiare in meglio la vita di tutti quelli i verbali? – Maddài! Ma che stai dicendo? È un modo per dire che sei che incontra. “Gio era tutto, ma più di ogni altra cosa era la libertà. Lui era libero disoccupato? – Papà sorrise. – No. Per dire che sono segretario in un in tutti i modi in cui avrei voluto esserle libero io. Gio era tornato a essere il mio supereroe. E non avrebbe più smesso di stupirmi.” (p. 145). Giacomo mette nero su asilo. […] Tu che lavoro fai, Tommaso… - Veramente io sono Luca. – Oh, sì, certo, Luca. Che lavoro fai, Luca? – Avvocato. – Urca! – disse bianco le sue emozioni, l’amore viscerale per il fratello. “Mamma diceva che amare un fratello non vuol dire scegliere qualcuno da amare; ma ritrovarsi accanto qualcuno papà, con l’aria di uno cui era stato pestato il piede. – Mi spiace. E che non hai scelto, e amarlo. Ecco, scegliere di amare, non scegliere la persona da ne hai ancora per molto? – Ecco, andò più o meno così. Non che fare amare. Ma io non ci riuscivo. Perché ero io che avevo bisogno di essere amato.” (p. l’avvocato sia un brutto mestiere, sia chiaro. In ogni caso, ciò che più mi rimase impresso, di quell’episodio, fu il potere straordinario, sal83). Poi la vergogna, i sensi di colpa perché vorrebbe nasconderlo agli amici e al suo vifico, dell’ironia, questo avrei tenuto a mente, […] usare l’ironia. Con mondo di adolescente. “[…] era cambiato il rapporto tra me, lui e il mondo. […] Gio non era più il mio fratellino con i poteri speciali, tutto d’un tratto era fonte di imbarazzo, affetto. Smontando l’offesa, permettendo alla persona in questione qualcuno di cui incomprensibile e di cui giustificarsi.” (p. 60). Il dolore per non riuscire di capire che la diversità fa parte della vita.” (pp. 156-158). “Avevo impiegato dodici anni a vedere il mondo con gli occhi di mio fraa proteggerlo, la rabbia e il rifiuto che a tratti l’ha attanagliato nei confronti di quel tello; e ve lo giuro, quel mondo non era affatto male.” (p. 161). fratellino con gli occhi da cinese.

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L’avvocato risponde a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti lorenzettiavv@gmail.com

Tutela del Consumatore e innovazioni rilevanti in ordine alla sua definizione. PER LA TUA DISTRIBUZIONE

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Salve a tutti e ben ritrovati. In questo articolo Vi voglio parlare dell’attenzione riservata al consumatore e alla sua tutela da parte del Legislatore. Già con la Legge n.52/1996, sono stati introdotti degli specifici articoli nel codice civile finalizzati a riconoscere la tutela del consumatore soprattutto avuto riguardo ai contratti dal predetto stipulati con i professionisti. Di particolare rilievo sono state le norme finalizzate a proteggere il consumatore dalle clausole vessatorie così definite: “Nel contratto concluso tra il consumatore e il professionista che ha per oggetto la cessione di beni o la prestazione di servizi, si considerano vessatorie le clausole che, malgrado la buona fede, determinino a carico del consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto.” In sostanza, nel corso degli ultimi anni e grazie ad una evoluzione giuridica e giurisprudenziale estremamente celere si è andato a creare una branca del diritto privato applicabile unicamente ai contratti stipulati fra un professionista ed un consumatore, fino ad approvare un vero e proprio Codice, che tengono conto della specificità degli atti di consumo e del contesto nel quale vengono posti in essere. Pertanto ad oggi possiamo affermare come la tutela contrattuale specifica del consumatore si fondi sul presupposto di base che egli sia un contraente “debole”, che ne giustifica la sua protezione in sede legislativa. Nel contratto concluso mediante sottoscrizione di moduli o formulari, predisposto per disciplinare in maniera uniforme determinati rapporti contrattuali, incombe sul professionista l’onere di provare che le clausole, o gli elementi di clausola, malgrado siano dal medesimo unilateralmente predisposti, siano stati oggetto di specifica trattativa con il consumatore, tanto da richiedere la doppia sottoscrizione delle clausole rischiose, prevedendo, ove appunto vessatorie, la nullità delle predette. Importante evidenziarvi come il consumatore, nel nostro ordinamento, venga individuato nella persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta. Se l’acquirente non è una persona fisica e acquista i prodotti per fini professionali, oppure sottoscrive i contratti per fini professionali, la normativa non può trovare attuazione. Pertanto, l’assenza del contraente persona fisica rende superflua ogni valutazione sui soggetti che beneficiano dell’acquisto, anche quando quest’ultimo sembra collocarsi al di fuori dell’attività imprenditoriale/professionale. Evidente come tale tutela sia applicabile ogni qualvolta il consumatore stipuli contratti con soggetti imprenditoriali quali banche, istituti di credito, oppure acquisti via internet, oppure sottoscriva moduli prestampati e velocemente descritti per raggiungere scopi a volte non ben meglio definiti da chi li sottopone sfruttando il momento di “confusione” del proprio interlocutore. Insomma la tutela garantita è veramente vasta e a mio sommesso parere necessaria oggi più che mai attesa la forte esposizione che contraenti deboli hanno nel corso della loro vita anche quotidiana.

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Tendenze di Giuseppina Montaruli

Trucco per signore

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Ciao a tutte!!!! Spesso mi capita che molte donne mi chiedono come devono truccarsi e per questo vi scriverò quale tipologia di trucco viene utilizzata per ogni fascia di età, in modo di non finire nel ridicolo, nell’ eccesso o nella volgarità’. Ogni donna non deve mai perdere la propria femminilità e deve cercare con piccoli accorgimenti di migliorarsi. Per esempio: come mi trucco se ho 60 anni? Forse non si ha più’ voglia di farlo, ma io sostengo che un po’ di trucco raffina a ogni età. Non è facile a 60 anni perché bisogna considerare la forma del viso e il colore della propria pelle e lo stato di quest ultima. Iniziamo a nutrire e idratare la pelle con una buona crema. Dopodiché si può usare un siero per le parti dove è più facile che si presentino le rughe: alla fine dell occhio, ai lati della bocca e sul collo. Idratata la pelle stendiamo un fondotinta identico al colore della pelle se si hanno macchie o pelle omogenea altrimenti si può utilizzare una cipria colorata compatta. Sugli occhi si può usare un ombretto delicato anche un po’ perlato e per dare luce agli occhi un ombretto grigio o beige. Spesso consiglio i matitoni-ombretti perché più pratici da utilizzare. Sicuramente usando un tratto fine sfumarlo sulla palpebra mobile. si può anche utilizzare una matita in modo delicato per non appesantire lo sguardo verde, marrone o grigio. Oppure un ombretto bianco. Con i colori scuri invece si rischia di rimpicciolire gli occhi rendendo il volto più cupo.

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Giuseppina Montaruli - Visagista Freelance c/o Centro Estetico Somawell - Parchi della Colombo 349/7861613 giusymont@gmail.com All’ombretto chiaro si può abbinare anche una matita dello stesso colore occhi oppure ocra o bianca delineando un filo delicato e sottile. Se si vuole si può applicare un mascara di color marrone perché risulta più delicato. Scegliete un rossetto in base al proprio incarnato. Si può anche azzardare con colori rosso intenso e marrone purché siano opachi. Infine un velo di blush sullo zigomo per rendere il proprio viso luminoso. Spesso mi capita di vedere delle donne un pò più in la con l’età che esagerano troppo forse perché non hanno la possibilità di ricevere dei buoi consigli da persone competenti che possono renderle più belle di quello che sono già. Mi auguro che tutte le donne un po’ più adulte e non, possano trarre dei vantaggi da questo mio trasporto nel trucco e dei tanti consigli e possano continuarsi a volersi bene, perché il trucco non ha età. buon trucco a tutte.


Si è svolta il 29 settembre, come prevista, l’inaugurazione presso l’Istituto “Giulio Verne” dell’anno scolastico e accademico 2016/2017. È stata l’occasione per illustrare, in un clima di trasparenza e comunicazione, il bilancio sociale dell’Istituto. La Dirigente, Dott. ssa Patrizia Sciarma, ha colto l’occasione per aprire l’Istituto ad una collaborazione più ampia nei confronti delle realtà del territorio. L’Associazione Learn&Practice Formazione Europa ha brevemente illustrato le proprie attività. Presente già da tre anni con una sede convenzionata con l’Upter, Università Popolare di Roma, presso l’Istituto “Stanislao Cannizzaro”- zona Eur - e da due anni con una propria sede corsi presso l’Istituto Comprensivo “Fanelli/Marini – zona Ostia Antica – da quest’anno sarà presente presso l’Istituto “Giulio Verne” con una nuova sede sempre per i corsi convenzionati con la Upter. Il Presidente della Upter, Dott. Francesco Florenzano, ha illustrato le attività della Università che quest’anno compie 27 anni di attività.

La giornata inoltre si è pregiata della presenza della mostra fotografica “Storia di Acilia da borgo a quartiere di Roma” allestita dal Comitato di Quartiere Acilia sud e Monti di San Paolo. La mostra estremamente significativa ha rievocato l’evoluzione di Acilia attraverso scatti che ci hanno trasportato nel tempo. Interessante l’intervento dello storico Dott. Michele Mattei che ha illustrato uno dei siti archeologici sconosciuto ai più ma di valenza internazionale: la necropoli del monte di Ficana. L’incontro, fortemente voluto dall’Associazione Lear&Practice Formazione Europa, è stato pensato anche in un’ottica di apertura del territorio per una collaborazione proficua fra le diverse realtà e ha trovato nella persona della Dirigente Dott.ssa Patrizia Sciarma e nel Dott. Ezio Pietrosanti, Presidente del Comitato di Quartiere di Acilia Sud e Monti San Paolo, pieno accoglimento. Un ringraziamento a Tablet Roma, free press del IX e X municipio, per la collaborazione e a Bedda Matri che ha allietato l’evento.


Mestieri A cura della Città dei Mestieri

Mettersi in proprio nella ristorazione

Dalle patatine al cartoccio di calamari al settore abbigliamento, tutto può essere oggetto di franchising Anche in Italia, come nelle altre grandi capitali europee, la ristorazione si sta rivelando il fulcro nel campo dell’occupazione. Per questo motivo, specializzarsi in questo campo, diventa sempre più opportuno e redditizio. Non ci stancheremo mai di affermare però che, come negli altri ambiti lavorativi, alla base delle scelte lavorative e quindi spesso di vita, devono esserci la passione e la predisposizione. Ristorazione sì, ma con canoni diversi. Non più il classico ristorante oggi prerogativa di pochi clienti. Piuttosto, la ristorazione veloce, quella che, non soltanto da turista, ti permette di assaporare cibi gustosi anche nella pausa di lavoro. La fanno da padrone, pizza, patatine e calamari al cartoccio etc... Ed il più delle volte anzi, quasi esclusivamente, si parla di gestione in franchising. Una formula della quale abbiamo parlato in altre occasioni e che permette di mettersi in proprio, “sposando” un marchio già noto. I vantaggi sono evidenti: si utilizza una griffe già nota, si affrontano minori rischi rispetto all’apertura di una impresa in proprio e l’investimento è nettamente inferiore. Ed eccoli i marchi più noti: Chips Amsterdam (patatine fritte con vari condimenti); Chicken Coop e Chiko e Chika (pollo fritto e insalate). E poi c’è Alice Pizza ed in questo caso la “casa madre” garantisce anche una formazione di tre mesi. Pizza Away promette vari tipi di impasto all’insegna dell’alimentazione moderna. Sul fronte dei panini ecco Passione Panino con prodotti freschi e, in questo caso, non serve nemmeno la canna fumaria. Un pensiero in meno dunque. Anche il dolce per soddisfare il palato puntando su Sweet&Chips, dove è possibile trovare alimenti dolci e salati.

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IL FRANCHISING Diventare imprenditori? Si può. Non ci sono limiti nella scelta del settore: dall’abbigliamento/accessori alla ristorazione, dalle cartucce per stampanti alle lavanderie alla telefonia, tutto può diventare oggetto di franchising. L’importante è avere un progetto chiaro e scegliere l’ambito più consono alle proprie predisposizioni e alla propria preparazione o esperienza. Il franchising, o affiliazione commerciale, è una formula di collaborazione tra imprenditori per la produzione o distribuzione di servizi e/o beni, indicata per chi vuole avviare una nuova impresa, ma senza partire da zero, affiliandosi ad un marchio già affermato. L’articolo 1 della Legge 129/2004 definisce l’affiliazione commerciale come “il contratto, comunque denominato, fra due soggetti giuridici, economicamente e giuridicamente indipendenti, in base al quale una parte concede la disponibilità all’altra, verso corrispettivo, di un insieme di diritti di proprietà industriale o intellettuale relativi a marchi, denominazioni commerciali, insegne, modelli di utilità, disegni, diritti d’autore, know how, brevetti, assistenza o consulenza tecnica e commerciale, inserendo l’affiliato in un sistema costituito da una pluralità di affiliati distribuiti sul territorio, allo scopo di commercializzare determinati beni o servizi”. L’azienda madre, che può essere un produttore o un distributore di prodotti o servizi di una determinata marca od insegna, concede all’affiliato, in genere rivenditore indipendente, il diritto di commercializzare i propri prodotti e/o

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servizi utilizzando l’insegna dell’affiliante oltre ad assistenza tecnica e consulenza sui metodi di lavoro. In cambio l’affiliato si impegna a rispettare standard e modelli di gestione e produzione stabiliti dal franchisor. In genere, tutto questo viene offerto dall’affiliante all’affiliato in cambio del pagamento di una percentuale sul fatturato (royalty) e/o di una commissione di ingresso (fee) insieme al rispetto delle norme contrattuali che regolano il rapporto. In Italia il franchising è regolamentato dalla Legge 6 maggio 2004, n. 129.

FONDO FUTURO Fondo Futuro è una rivoluzione, perché permette l’accesso al credito a un tasso dell’1% a tutte quelle piccole e nuove imprese che per il sistema attuale non sono bancabili, che non potrebbero mai avere accesso al credito per avviare o sostenere un’impresa. Le domande possono essere inoltrate fino al 14 ottobre. Si tratta di un’opportunità vera per chi vuole aprire un’attività ma non può farlo perché non ha le garanzie per chiedere un prestito. Come? Vengono messi a disposizione prestiti da 5.000 a 25.000 euro al tasso di interesse dell’1%, 35 milioni di euro il totale delle risorse a disposizione. Il progetto è rivolto a tutte e a tutti: ai giovani, agli over 50, a chi è economicamente più debole, ai lavoratori svantaggiati e a tante altre persone A chi sono rivolti i finanziamenti? • microimprese, in forma di società cooperative, società di persone e ditte individuali, costituite e già operanti, ovvero in fase di avvio di impresa che abbiano o intendano aprire sede operativa nella Regione Lazio; • soggetti titolari di partita IVA, anche non iscritti ad albi professionali, con domicilio fiscale nella regione Lazio Sono escluse le società di capitali e i soggetti che negli ultimi cinque anni presentino “anomalie bancarie” che saranno puntualmente elencate nell’Avviso (ad esempio: fallimento, bancarotta, …). PER INFO: lazioinnova.it

Città dei Mestieri e delle professioni di Roma e del Lazio Via del Sommergibile 11- Ostia Lido Tel. 06.5672763 – 06.671073150 municipio10@cittadeimestieri.lazio.it - ww.cittadeimestieri.lazio.it città dei mestieri e delle professioni Municipio X


+E venti Roma di Valentina Ecca

Dopo un settembre silenzioso torna la grande musica nella Capitale. Si parte con le tre date all’Auditorium Parco della Musica di Ennio Morricone. Il maestro dirigerà l’Orchestra e il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia nell’omonima sala dell’Auditorium il 5, 6 e 7 ottobre. Altro genere, altro background quello del duo Lorelle Meets the Obsolete; porta voci del rock psichedelico, la band sarà al Fanfulla di Roma l’8 ottobre per presentare la lor ultima fatica dal titolo Balace. La prima metà del mese scivola veloce e apre solo le danze a diversi grandi eventi che faranno fare “il botto” al mese di ottobre. Altro compositore di fama mondiale sarà, stavolta, all’Auditorium Conciliazione il 17 ottobre. Si tratta di Yann Tiersen. Il celebre musicista torna a Roma con un nuovo album, Infinity. Yann Tiersen è salito alla ribalta grazie alla colonna sonora de Il favoloso mondo di Amelie. Consacrato come uno dei migliori musicisti della sua generazione, l’autore, attraverso delle composizioni per

piano e violino, condurrà il pubblico in un viaggio sull’isola di Ushant, casa sua. “Ogni traccia è connessa a un specifica location di un’isola a largo della costa bretone chiamata Ushant dove io vivo – afferma Yann Tiersen Ushant è più di una semplice casa, è una parte di me, una parte di ciò che sono. L’idea è stata quella di realizzare una mappa musicale dell’isola e per estensione, di chi sono”. È sempre l’Auditorium Conciliazione ad ospitare la grande musica, stavolta quella dell’immenso Paolo Conte. Il cantautore sarà a Roma il 22 ottobre. Il mese si chiude con uno dei live più attesi della stagione, quello dei The Cure. La band inglese capitanata dall’iconico Robert Smith manca dall’Italia dal 2012 e decide di tornare, dopo quattro anni, nella Capitale per uno show imperdibile e grandioso come al loro solito. Poche chiacchere e ore dense di musica, questo ciò che contraddistingue i concerti di una delle band più emblematiche della nostra epoca. Trentasette anni di carriera in musica e degli inediti, questa la scaletta che aspetterà chi parteciperà all’evento. The Cure saranno al Palalottomatica di Roma il 30 ottobre. Un mese ricco di grandi eventi che apre le danze ad una stagione musicale, speriamo, altrettanto viva. Ennio Morricone

Paolo Conte

Robert Smith (The Cure)

Yann Tiersen

tablet 41 Lorelle Meets the Obsolete


Social

di Cristina Ippoliti

“Rovazzi, sed quam mentulam facis?” Quanto può darmi soddisfazione iniziare un articolo con un titolo contenente la frase a cui è seguito un numero incalcolabile di “NOOOOOO…!!!”, gridato da qualche genitore italiano in preda alla disperazione per tutta la durata dell’estate 2016…?!? I genitori eccome se le dicono le parolacce, ma quando si tratta della soave voce di J-Ax, che insegna “mentula, mentulae” (sostantivo femminile – ossimoro eh! – della prima declinazione) si surriscaldano parecchio. Rovazzi continua a far parlare di sé anche in autunno, ma questa volta non è solo merito suo e dei suoi dischi di platino (evento sociologico discutibile, ma realmente accaduto). Avete mai pensato quanto possa essere difficile insegnare i meccanismi della grammatica latina a qualcuno a cui tutti intorno a lui ripetono che 1) deve andare bene in questa materia nuova: il latino; 2) che il latino è una lingua morta, inutile, superata; 3) che anche se si tratta di una lingua morta, i voti e i debiti sono vivi, vivissimi! E perciò che fiocchino i sette! Insomma, i genitori sono i primi a sognare un 10 in latino, e a denigrare questa astrusa materia, perché l’inglese è molto meglio, perché l’informatica è il futuro, le materie pratiche sono quelle che avviano al lavoro, che poi “il Gabbiano Jonathan Livingston” sia l’unico libro mai letto, 50 pagine figure comprese, oltre alla rispettabilissima Gazzetta dello Sport, e che i congiuntivi siano ridotti ad antichi rituali di corteggiamento per topi di biblioteca, poco importa! Tornando alla questione “come interessare un giovane al latino”, un professore di un liceo ha deciso di accogliere i suoi studenti con una ver-

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sione un po’ particolare, trattandosi della prima del nuovo anno. Ha proposto la traduzione del tormentone estivo “Andiamo a comandare” di Rovazzi. «Ecco a voi “Andiamo a comandare” in latino, giusto perché il prof voleva farci riprendere a tradurre con simpatia». Gennaro Amandonico, professore di lettere presso il liceo scientifico Paolo Giovio di Como, prova così a rendere il ritorno sui banchi meno demoralizzante e più allegro. «Ho appena finito di tradurre “Andiamo a Comandare” dal latino all’italiano. Poi mi chiedono perché adoro il mio professore», così commenta una delle sue alunne su Twitter, ma non è l’unica. Tutti gli studenti sembrano aver apprezzato l’originale idea del professore, che dimostra tanto amore, non soltanto per le discipline da lui insegnate, ma anche per l’insegnamento. Sarebbe davvero da prendere a modello, così da rivedere il metodo didattico. Spiegazioni noiose e monotone, molte volte ripetitive di nozioni che possono benissimo essere apprese direttamente sui libri, potrebbero spingere i ragazzi a non appassionarsi ad alcune materie e alla non partecipazione in classe. Cosa che potrebbe avvenire attraverso la maggiore intraprendenza di insegnanti, che non disdegnerebbero un metodo didattico che non tralasci il gioco e il divertimento. Ad apprezzare l’iniziativa è stato lo stesso Fabio Rovazzi che sul suo profilo Twitter ha condiviso la versione. Ora c’è chi chiede una versione in greco. E quindi, anche noi… “Imperatum adeamus”!!!


Musica di Valentina Ecca

Ascolti per l’autunno maniacale alla ricerca del suono perfetto. Il tutto guidato dalla voce di LP. Spicca la personalità di un’artista che fa musica da vera professionista. Una che fa questo lavoro perché non potrebbe fare altro. Incuriositevi e cercate la cover eseguita dal vivo di Hello brano della ben più famosa Beyoncè. Una performance che mette i brividi e un’estensione vocale come non se ne sentivano da tempo. Il tutto cantato in maniera molto naturale, passeggiando sul palco, come se fosse la cosa più semplice del mondo. Solo due i compiti d’ascolto per questo ottobre; pochi ma ricchi. Buon lavoro!

in alto: Beyoncè al centro: JB , il disco dei Johnny Bemolle’s. in basso: LP

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“L’estate sta finendo” cantavano i Righeira nel lontano 1985. Fu un vero e proprio tormentone estivo nonostante raccontasse la malinconia della fine dell’estate. Sensazione sapientemente suggerita dal sassofono iniziale. Sulla scia della malinconia vi diamo questi due suggerimenti musicali. Sì perché l’autunno è una stagione piena di saudade, inizia a rinfrescare, le giornate si accorciano e le giacche escono dagli armadi. Perché allora non abbandonarsi un po’ a queste sensazioni e trovare il giusto accompagnamento musicale? Partiamo con l’Italia, o almeno così sembra, con JB il disco dei Johnny Bemolle’s. La band si cela dietro ad un velo di mistero, dice di aver ritrovare la valigia del cantautore, Johnny Bemolle appunto, e di aver deciso di portare in giro la musica contenuta in essa. Le canzoni del misterioso musicista vagabondo raccontano la sua storia e il suo vagare per l’Europa. JB è un bel disco con nove brani struggenti ben suonati da Antonello D’Ippolito, Stefano Di Liginio e Alessandra Macaluso. Un folk rock con punte di musica tradizionale irlandese che fa immaginare lunghe distese verdi, pioggia e aria frizzante. Rimaniamo sempre in tema di mistero con una cantautrice, americana, stavolta. Lei si chiama LP e per mesi abbiamo cercato informazioni su di lei e sulla sua musica senza aver molta fortuna. Scoperta grazie ad uno splendido brano soul, Muddy Waters, che accompagna l’ultima scena di una delle puntate più toccanti della serie Orange is the New Black, LP è una delle voci più potente e versatili in circolazione. Laura Pergolizzi, vero nome dell’artista, si muove nel mondo della musica come autrice da diverso tempo. Ha all’attivo tre dischi che stanno conoscendo, però, notorietà adesso, il più bello e significativo è quello del 2014 Forever for Now. Atmosfere che volano da ritmi dance a suoni celtici. Un vero e proprio lavoro

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Tablet associazioni di Cristina Ippoliti

La Parini di Ostia prende vita, immersa nei colori della fantasia

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E se una volta tornati a scuola non riconoscessimo più “le solite quattro mura”? È quello che è successo presso l’Istituto Comprensivo Parini di Ostia, per merito del progetto “Scuola Viva”, portato avanti dall’Associazione di volontariato C.I.A.O. Onlus. Tutto nasce da una proposta del MIUR (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca), che ha scelto di tenere aperte alcune scuole durante l’estate, dando così a molti bambini e ragazzi l’opportunità di vivere la scuola d’estate in un altro modo. La finalità è stata quella di offrire un’esperienza formativa e di condivisione a tutti quei bambini che non avevano alternative valide per trascorrere mesi estivi. C.I.A.O. Onlus ha portato avanti un laboratorio di muralismo, che ha prodotto un’esplosione di colori lungo le pareti esterni della scuola, un laboratorio di teatro, un laboratorio di videodocumentario e, infine, un laboratorio di italiano per stranieri. Il filo conduttore è il confine, la zona di confine tra la pineta e il quartiere di Ostia, ciò che è conosciuto, la civiltà e lo sconosciuto, l’immaginario, il possibile, il fantastico, rappresentato dalla pineta. Il confine, forse, tra ciò che è ordinario, tra ciò che rappresenta comunemente la scuola e ciò che potrebbe rappresentare: un luogo di crescita emozionale per bambini ed educatori, l’importanza di non sentirsi soli, abbandonati, di scovare le proprie passioni, sperimentare. Avere a contatto adulti non solo pronti a darti un voto, a giudicarti in base a quante “h” sbagli nel tema, se vieni da un emisfero più sotto, ma uomini e donne che, tra i tanti lavori possibili, hanno scelto quello di rimanere accanto a dei ragazzi, proprio quando tutti gli altri aspettano solo di poter correggere i compiti delle vacanze per confermare un pregiudizio negativo o positivo in base al rendimento dell’anno passato. Quali animalI avranno mai abitato la pineta? Quali animali fantastici la popolano? Una volta varcata la linea che separa la realtà dall’immaginazione, sono nati mostri, animali surreali, racconti leg-

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gendari e disegni straordinari... I disegni dei bambini, sono stati poi riprodotti sulle mura esterne, grazie all’arte dell’artista Groove. Ogni bambino ha avuto la possibilità di colorare il proprio animale fantastico. Mentre il mostro più grande, è il re di questa tribù, una sorta di leone che suona l’ukulele.È proprio la sua musica a donare vita ai colori, e così ai mostri più piccoli. Queste storie sono nate grazie al laboratorio di narrazione, ispirato ai racconti di Gianni Rodari. Ogni studente ha lavorato sulla storia del suo animale fantastico, raccontandola attraverso la magia della pittura. La speranza è quella di avere un nuovo rispetto per questi muri, che rimangano così, che nessuno ci disegni sopra, come simbolo di amore e protezione delle cose che sono di tutti, che appartengono alla comunità.


Comunicazione cane-uomo / cane-cane di Rita di Francesco

I cani ci parlano… Abbaiando? Certo! Scodinzolando? Anche! Ringhiando? Sicuramente! Quello che è sicuro è che non hanno un organo atto alla riproduzione di suoni articolati che noi chiamiamo parole. E allora come facciamo a comprenderli? La prima regola è: non cedere all’antropocentrismo. La seconda: non dare tutto per scontato. Partiamo dalla regola numero due. Sicuramente, se li osservate bene, le prime tre modalità che ho elencato sono, per chi ha un cane, cosa nota. Quello che succede spesso però è cadere nell’errore di associare un movimento ad un unico messaggio. Facciamo un esempio: il cane scodinzola…quindi è felice e non aggressivo… non è detto! Lo scodinzolio prevede, per esempio, tante modalità di tenere la coda, alta, bassa, da un lato, veloce, lento… Ognuna di queste modalità ha un valore, che sfuma se associato alle posture del resto del corpo. Non dimentichiamoci poi che proprio sotto la coda ci sono delle ghiandole che emettono feromoni, e quindi a volte lo scodinzolio non è il messaggio ma il mezzo con cui diffondere il vero messaggio contenuto nei feromoni che quel particolare cane sta mandando ad un altro cane. Altro errore molto comune, molto diffuso nel parchetto sotto casa, è quello di etichettare un cane che mostra i denti o che ringhia come aggressivo. In questo caso posso proprio dire: IO NON CI STO! Perché mostrare i denti e ringhiare sono chiari messaggi di un individuo che non gradisce quello che un altro cane sta facendo, un avvicinamento troppo repentino magari, o un’invasione di territorio eccessiva. Sono i primi segnali di comunicazione e se fatti nelle giuste modalità sono sani. Perché? Perché anziché partire e mordere io ti spiego che quello che stai facendo non mi aggrada… Diverso quando questo accade con i proprietari, ma qui entrano in gioco dinamiche dei ruoli del branco-famiglia mista (il cane e i suoi umani) e ogni caso va seguito e valutato da un professionista. Quindi osservare, valutare e informarsi, come sempre è il mio primo consiglio. Se poi siete proprio interessati a conoscere maggiormente le modalità di linguaggio intraspecifico (cane-cane) vi consiglio di partecipare a degli incontri (classi di socializzazione o comunicazione) che ormai sempre più educatori organizzano nei propri centri cinofili (ma che siano bravi, per carità!). Torniamo invece alla prima regola, ve la ricordo: non cedere all’antropocentrismo…

Non fare, cioè, una valutazione caratteriale del cane seguendo i nostri canoni umani. E cosa c’entra il carattere o il comportamento di un cane con il linguaggio? TUTTO! Perché è il comportamento il modo con cui il cane comunica all’esterno (e quindi anche a noi proprietari) il proprio mondo interiore. Se sta bene ed è in equilibrio, se sta male, se è stressato…ogni cosa esce attraverso pattern comportamentali. E come si leggono questi? Vi svelo l’ennesimo segreto…. Nemmeno qui esiste un vocabolario. Però vi faccio qualche esempio per comprendere meglio… Torno a casa e il cane ha smontato lo smontabile e distrutto il “distruttibile”… Lettura umana: Mi fa i dispetti (quanto odio questa frase…!) Lettura reale (una delle possibili): L’assenza dei proprietari crea al cane uno stress così forte che per scaricarlo deve utilizzare la bocca e mordicchiare. Oppure: Il cane segue costantemente il padrone anche quando va in bagno. Lettura umana: Questo cane mi ama moltissimo! Lettura reale (sempre una delle possibili): Il cane considera il padrone non in grado di gestirsi da solo e lo tiene costantemente sotto controllo quindi lo segue ovunque anche negli spazi di casa. Insomma ogni comportamento, semplice come un’occhiata o un movimento delle labbra, o più complesso, fa “parlare” il cane. Più raffinata è la conoscenza di tale varietà di modalità, più appare evidente che nessun vocabolario precostituito può esser utile. Il mio appassionato consiglio, se avete un cane, è quello di aumentare sempre di più la vostra conoscenza in merito, non fermandovi solo alle prime spiegazioni che sentite, ma leggendo, ascoltando, osservando. La comunicazione, a qualsiasi livello, è affare davvero affascinante. Provare per credere! Rita Di Francesco

E CAMMINA CAMMINA

Per informazioni: Rita 347 77 24 761 Fabio 338 90 08 208 ecamminacammina15@gmail.com FB: Educatori Cinofili (e cammina cammina) www.ecamminacammina.it

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Associazione culturale di diffusione della cultura cinofila. Le nostre attività hanno come cardine il benessere del cane e la prima base su cui si fonda tale benessere è una corretta, equilibrata e appagante relazione cane-proprietario-famiglia. Per questo svolgiamo educazione, attività ludicosportive e di divulgazione. Da anni inoltre svolgiamo attività di volontariato, prestando le nostre professionalità, in canili e rifugi nell’area della provincia di Roma Nord. Il nostro campo a sede in Campagnano di Roma.

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S cadenzario Fiscale

Anna Maria De Calisti commercialista - Marta Montini consulente del lavoro

Lo Studio De Calisti A.M. e Montini M. saluta tutti i Lettori che si inoltrano nello scadenzario fiscale di Ottobre 2016.

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La prima scadenza è il pagamento dei contributi per i datori di lavoro domestico. Il pagamento che va dal 1° ottobre al 10 ottobre, secondo la nuova circolare Inps, potrà essere versato esclusivamente secondo le seguenti modalità: a) rivolgendosi ai soggetti aderenti al circuito “Reti Amiche” (tabaccherie); b) online sul sito internet “www.inps.it”, nella sezione Servizi on line – Elenco di tutti i servizi - Pagamento contributi lavoratori domestici; c) telefonando al Contact Center 803.164, tramite utilizzo di carta di credito; d) utilizzando il bollettino MAV. Lo Studio rammenta, che per l’anno 2016, l’INPS ha suddiviso i contributi per i datori di lavoro domestico in due tabelle scindendo il tipo di contratto applicato da tempo indeterminato a quello a tempo determinato con l’aggiunta del contributo addizionale.

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Si prosegue poi con la scadenza del giorno 16 ottobre per coloro che hanno deciso di rateizzare i versamenti che derivano dalla dichiarazione dei redditi Unico/2016 ed Irap/2016, pertanto coloro che sono in possesso di partita IVA e le persone fisiche, dovranno effettuare tale versamento relativo ad Irpef, Irap, Ires, Iva, adeguamento studi di settore ed eventuale acconto della cedolare secca sugli affitti. Lo Studio rende noto che avendo dipendenti o collaboratori occasionali, la scadenza del 16 ottobre prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS. Inoltre, entro il 16 ottobre coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile dovranno effettuare il versamento. Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 settembre 2016), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 16 ottobre.

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Con la scadenza del 26 ottobre coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat. Inoltre entro il 26 ottobre i contribuenti potranno presentare attraverso i Caf e gli Intermediari il Mod. 730/2016 integrativo a modifica di quello originario.

Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione, per ogni ulteriore chiarimento. In qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati - ISEE, RED, Detrazioni ecc. - Gestione Badanti e Colf - Successioni Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma tel. 06/52352585 cell. 3333087137 e-mail: amdec@libero.it


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