Tablet Roma Gennaio 2015

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TABLET ANNO 3 NO 24 GENNAIO 2015 SOMMARIO

EDITORIALE

ROMA 5

Inizio 2015: una bella pagina di storia

PRIMOPIANO

7-8-9

Migrazioni: la verità, normativa alla mano

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LA RICETTA DEL MESE Calamari ripieni di cous cous...

LO FACCIO IN CASA

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Biologico? Sì grazie

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RACCONTO DEL MESE Un caffè? nero e senza zucchero

LE USCITE DEL MESE

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22 24

TERZA PAGINA Un Sabato italiano

ASSOCIAZIONE MUSICALE CORELLI

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Il Barbiere di Siviglia

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SISTEMA BINARIO “Chi ha smartwatch non aspetti tempo”

TABLET INCONTRA

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MuSa, la musica a portata di Ateneo

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LOVE PINK BEAUTY La rubrica anti age - Segreti di Potentilla

+BENESSERE

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Bocca, denti e i cibi che li proteggono

36 UN POSTO TRANQUILLO

+EVENTI ROMA 40

“Voglio una vita… piena di emozioni!”

LO SPORTELLO

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LETTERE AL DIRETTORE

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A 4 ZAMPE Il bassotto tedesco

SCUOLA NEWS

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Scuola 2.0. Gli assetti istituzionali

SCADENZARIO FISCALE MOZART NEWS

52-53-54

Movimento Difesa del Cittadino MDC diffida Poste italiane e chiede alla Consob indagini accurate

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MESTIERI

ANNUNCI

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PARTNERS&DISTRIBUZIONE

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[Editoriale] Inizio 2015: una bella pagina di storia Riprendo il filo diretto, dopo le vacanze natalizie, con un sentito augurio di buon anno a tutti i lettori di Tablet! Lo scorso 17 dicembre, in concomitanza con il compleanno di Papa Francesco, è accaduta una cosa straordinaria, attesa per oltre mezzo secolo. Nel lontano aprile del 1961, nel pieno della guerra fredda tra USA e URSS, tra occidente e mondo comunista, vi fu un tentativo ordito dai servizi segreti americani di sbarcare a Cuba per rovesciare il regime di Fidel Castro, che aveva iniziato la nazionalizzazione di società di grande interesse economico per Washington, due anni dopo la conclusione della rivoluzione con la quale era stato costretto alla fuga il dittatore Fulgencio Batista. Ma quello sbarco avvenuto nella baia dei Porci, di 1500 soldati cubani esuli anticastristi, appoggiati anche economicamente dagli americani, naufragò miseramente. Le contromisure del governo di Fidel Castro, furono quelle di un avvicinamento ulteriore all’Unione Sovietica di Nikita Kruscev, il quale decise di armare Cuba con missili sovietici a testata atomica, con tutte le conseguenze che questa drastica opzione portarono con sé. Dopo le ricognizioni aeree dell’ottobre 1962 che confermavano rampe di lancio per missili puntati verso gli Stati Uniti, infatti, Kennedy decise per il blocco navale attorno a Cuba da parte della flotta americana, con ultimatum alle i li ll navii sovietiche i i h di tornare indietro col loro carico di morte. Furono giorni molto difficili durante i quali si sfiorò il terzo conflitto mondiale. L’intermediazione di quelle ore drammatiche tra l’allora Presidente Kennedy e il Segretario Generale dell’URSS Kruscev, fu svolta dal Capo del più piccolo Stato del mondo (soli 0,44 km quadrati): il Vaticano. Papa Giovanni XXIII riuscì a trovare, confortato dalle preghiere di milioni di cattolici, una soluzione che non facesse “perdere la faccia” a nessuno dei due contendenti. Si stabilì il rientro delle navi sovietiche nei loro porti e lo smantellamento delle rampe missilistiche in cambio della promessa solenne che mai più l’America avrebbe tentato un assalto militare nei confronti della maggiore isola caraibica. La questione si risolse per grandi linee in questi termini e, anche e soprattutto grazie al Papa, fu scongiurata una nuova guerra. Gli USA tuttavia, convinsero i Paesi del blocco occidentale a inasprire le sanzioni già varate nel 1960 e a porre un ulteriore, durissimo embargo nei confronti de l’Havana, alla quale non giunsero più materie prime o prodotti finiti se non dai Paesi appartenenti all’altro blocco, quello dell’Est Europa, della Cina e degli altri Paesi d’ispirazione comunista. L’embargo è durato oltre 53 anni. In questo lunghissimo periodo, in cui è cambiato il mondo, almeno due generazioni di cubani hanno vissuto, tra stenti e dittatura, una vita che facile non è stata di sicuro. Pur tuttavia, ho personalmente avuto modo di toccare con mano l’aria respirata in quell’isola dei Caraibi e la cosa che mi ha maggiormente colpito è stata la dignità con cui impiegati, commercianti, insegnanti, medici o studenti hanno reagito a privazioni che andavano da quelle alimentari - con l’esclusione dei prodotti locali e del grano e generi di prima necessità forniti dal blocco socialista - a quelle sanitarie con particolare riferimento ai medicinali, benché la scuola di medicina a Cuba fosse allora e sia tutt’oggi tra le migliori al mondo. Con l’avvento di Francesco al soglio pontificio, molto è cambiato. La curia romana è stata ridimensionata e la ricerca del Pontefice è volta (come testimoniato anche dalle recenti enunciazioni delle nomine cardinalizie per il prossimo concistoro) più a quei testimoni di solidarietà, d’aiuto concreto ai poveri e ai meno abbienti, che non ai cosiddetti principi della chiesa, per restare in tema di “curia vaticana”. E proprio il Papa, con semplicità e umiltà francescana, ha scritto a fine estate una lettera al presidente Barack Obama e all’omologo cubano Raul Castro, per invitarli a mettere la parola fine a una situazione senza senso, che dura ormai da più di mezzo secolo. La risposta dei due leader, certamente anche grazie al grande carisma di Francesco e alla sua straordinaria coerenza e credibilità di fronte al mondo, ha portato all’annuncio contestuale, nella giornata del 78° compleanno del successore di Pietro, dell’imminente ripresa delle relazioni diplomatiche tra le due Nazioni, con conseguente aperture di ambasciate, cosa reputata impensabile solo fino a qualche mese fa. Di questa straordinaria storia bisogna parlare e magari non solo i giorni deputati alle conferenze stampa o agli annunci al mondo. Occorre che certi passaggi storici vengano narrati, spiegati e fatti metabolizzare da chi non ha vissuto direttamente queste drammatiche vicende. Ai giovani, in special modo, affinché facciano tesoro degli errori umani del passato evitando, con i loro comportamenti virtuosi e con una morale di alto profilo, situazioni simili a quelle vissute sulla pelle da tantissime persone, vittime di manie d’espansionismo, di guerre o di situazioni post-belliche davvero insostenibili. il Direttore Stefano Quagliozzi

TABLET Roma. Periodico a distribuzione gratuita iscritto nel registro della stampa periodica del Tribunale di Roma al n°296/2012 del 19.10.2012

www.tabletroma.it Finito di stampare il 7 Gennaio 2015

TabletRoma

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É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da TabletEdizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi.

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[Primo piano] di Cristina Ippoliti

Migrazioni: la verità, normativa alla mano. “Non opprimeremo uno straniero, perché conosciamo il cuore di uno straniero - un tempo anche noi siamo stati stranieri. Siamo forse una nazione che tollera l’ipocrisia di un sistema dove i lavoratori che raccolgono la nostra frutta e rassettano i nostri letti non hanno mai la possibilità di mettersi in regola con la legge? Siamo tutti qui solo perché questo paese ci ha accettati.” Queste le parole con cui Barack Obama ha bloccato d’autorità la cacciata di cinque milioni di illegali, che oggi vivono nel Paese su un totale di 11,2 milioni, e offerto loro la possibilità di ottenere un permesso di lavoro.

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CHE COS’È IL FEI: PER FARE CHIAREZZA SULLA PROVENIENZA DELLE RISORSE ECONOMICHE Con decisione del Consiglio dell’Unione Europea n. 2007/435/ CE, in data 25 giugno 2007 è stato istituito il Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi, per il periodo 2007-2013, nell’ambito del programma generale “Solidarietà e gestione dei flussi migratori”. Il Fondo ha lo scopo di aiutare gli Stati membri dell’Unione Europea a migliorare la propria capacità di elaborare, attuare, monitorare e valutare tutte le strategie di integrazione, le politiche e le misure nei confronti dei cittadini di paesi terzi, lo scambio di informazioni e buone prassi e la cooperazione, per permettere ai cittadini di paesi terzi, che giungono legalmente in Europa, di soddisfare le condizioni di soggiorno e di integrarsi più facilmente nelle società ospitanti. Sulla base delle priorità di intervento specificate dalla Commissione Europea per la destinazione delle somme stanziate, il Ministero dell’Interno, Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, individuato quale autorità responsabile per l’Italia, ha sviluppato una strategia per l’utilizzo delle risorse del Fondo, predisponendo un programma pluriennale.

FOCUS: MINORI NON ACCOMPAGNATI Il sito di “Save the Children” può aiutare ognuno di noi a chiarirsi le idee sulla normativa europea in merito ai diritti dei minori stranieri non accompagnati. Innanzitutto, anche se entrati irregolarmente in Italia, sono titolari di tutti i diritti sanciti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, ratificata in Italia e resa esecutiva con la legge n. 176/91. Si applicano, tra le altre, le norme riguardanti: il collocamento in luogo sicuro; l’affidamento del minore, temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, a una famiglia o a una comunità; non possono essere espulsi, tranne che per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato (e in questi casi il provvedimento di espulsione è disposto dal Tribunale per i minorenni) e salvo il diritto a seguire il genitore o l’affidatario espulsi; possono, però, essere rimpatriati mediante il “rimpatrio assistito”, che si differenzia dall’espulsione in quanto è un provvedimento che può essere adottato solo se si ritiene che ciò sia opportuno al fine di garantirne il diritto all’unità familiare, e questo non comporta il divieto di reingresso per 10 anni, ma in generale il minore non può essere rimpatriato se il rimpatrio comporta gravi rischi come, per esempio, se non si riescono a individuare né i familiari né autorità del paese d’origine disposte ad assumersi l’affidamento del minore, o se i genitori hanno tenuto comportamenti gravemente pregiudizievoli nei confronti del minore, o se il minore proviene da un paese in guerra o dove rischierebbe di essere perseguitato; i minori stranieri non accompagnati, che temono di subire persecuzioni nel loro paese, per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le proprie opinioni politiche, hanno diritto di presentare domanda di asilo; tutti hanno diritto alle cure ambulatoriali ed ospedaliere essenziali; anche se privi di permesso di soggiorno hanno diritto di essere iscritti a scuola; la possibilità di restare in Italia, con un regolare permesso di soggiorno, dopo aver compiuto 18 anni, dipende dal tipo di permesso di soggiorno che il minore ha ricevuto precedentemente e da una serie di altre condizioni, ovvero: non aver ricevuto un provvedimento di rimpatrio da parte del Comitato per i minori stranieri; essere entrato in Italia prima del compimento dei 15 anni; aver seguito per almeno 2 anni un progetto di integrazione sociale e civile; frequentare corsi di studio, o svolgere attività lavorativa retribuita; avere la disponibilità di un alloggio.

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STATUS DI RIFUGIATO: UN’OCCHIATA VELOCE ALLA NORMATIVA “Melting Pot” e “Redattore Sociale” fanno una sintesi chiara della situazione, affinché sia la legge a parlare. Così recita l’articolo 13, punto 2, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: “Ogni individuo ha il diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese”. I principi internazionali di protezione dei rifugiati e di non respingimento trovano fondamento nella Convenzione di Ginevra del 1951, da cui deriva la definizione di rifugiato ripresa nella normativa italiana. Il rifugiato è il cittadino di un Paese non appartenente all’Unione europea il quale, per il timore fondato di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o opinione politica, si trova fuori dal territorio del Paese di cui ha la cittadinanza, oppure, se apolide, si trova fuori dal territorio nel quale aveva precedentemente la dimora abituale e non può o non vuole farvi ritorno. Nelle Linee guida della Commissione Nazionale Asilo del 2005 si dice che tra i “casi umanitari” possono essere inclusi:

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“Condizioni di salute, familiari o legate all’età, ad esempio bambini; pena sproporzionatamente severa per la renitenza alla leva e diserzione; severa punizione in conseguenza della fuga dal paese o della presentazione di una domanda di asilo all’estero.” Vi sono, inoltre, delle condizioni generali che possono portare a riconoscere questa protezione: “Situazione di guerra, guerra civile o disordini nazionali o etnici; instabilità politica, episodi di violenza o insufficiente rispetto dei diritti umani; carestia o disastri naturali o ambientali; rifiuto del paese di origine di riammettere i richiedenti asilo. I soldi per l’accoglienza, si legge sul sito del Ministero dell’Interno, provengono dal “Fondo Europeo per i Rifugiati” che “riguarda le politiche e i sistemi dell’Asilo degli Stati membri e promuove le migliori prassi in tale ambito. Obiettivo finale è quello di creare un sistema unico di asilo, improntato al principio della parità di trattamento, che garantisca alle persone effettivamente bisognose un livello elevato di protezione, alle stesse condizioni, in tutti gli Stati membri”.


LA CITTÀ DEI MESTIERI E IL PROGETTO “ROMA INCLUDE” Abbiamo incontrato Franco Giampalmo, direttore della Città dei Mestieri , per parlare del progetto “Roma Include” , realizzato tra ottobre 2013 e giugno 2014, dal Campidoglio (Dipartimento Attività Economiche e Produttive, Formazione e lavoro) e co-finanziato dal Ministero dell’Interno nell’ambito del fondo europeo FEI (Fondo Europeo per l’Integrazione dei cittadini di paesi terzi). La rete di enti ed associazioni coinvolte era composta da Roma Capitale, dall’IRFI (Istituto Romano per la Formazione Imprenditoriale, azienda della Camera di Commercio), dal consorzio Il SOL.CO., dalla Caritas Roma, dal COL (Centro Orientamento Lavoro) romani e, infine, dagli Sportelli Unici per le Attività Produttive (SUAP). Obiettivo del percorso è stato quello di promuovere l’occupabilità e l’inclusione di cittadini immigrati, curandone l’orientamento lavorativo e l’accompagnamento nella progettazione di attività imprenditoriali. Le attività erano rivolte a 187 cittadini immigrati, titolari di permesso di soggiorno per protezione umanitaria, lavoro, attesa occupazione e motivi familiari.

I destinatari hanno usufruito di percorsi di gruppo, volti all’orientamento al mercato lavorativo, e di percorsi individuali, strutturati in colloqui periodici volti alla promozione dell’occupabilità e all’autonomia nella ricerca del lavoro; a seguire, workshop di orientamento su informatica di base, bilancio di competenze tramite colloqui con psicologi, coaching e accompagnamento individuale attraverso la stesura del curriculum vitae. In tutto sono stati effettuati circa 200 colloqui di lavoro, non direttamente realizzati dalle strutture, ma grazie al lungo lavoro incentrato sull’indipendenza dei singoli soggetti. È stato anche stilato, dal Centro Ascolto Stranieri della Caritas di Roma, “RiconoscerSi”: vademecum per il riconoscimento dei titoli di studio di cittadini stranieri, che nasce dal lavoro sul campo del Centro Ascolto Stranieri di Via delle Zoccolette, nel sostegno all’inserimento lavorativo dei cittadini stranieri, nel tentativo di offrire, attraverso informazioni chiare e il più possibile semplificate, uno strumento che sia di aiuto per dipanare la matassa di norme, procedure amministrative e aspetti burocratici da seguire per il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero.

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Anno nuovo vecchi dubbi Il 2014 ci saluta e l’arrivo del nuovo anno porta con se i buoni propositi per l’avvenire nella top ten della lista dei desideri incompiuti torna ogni gennaio puntuale il “mi segno in palestra”. Spesso la causa principale del fallimento di tale buon proposito nasce dal fatto di non saper cosa fare e cosa cercare nei vari centri fitness guardando i vari planning delle lezioni si rischia la labirintite, tra un g.a.g e una lezione di zumba passando per il body flow finendo allo spinning. Ogni corso ha le sue peculiarità senza dubbio, ma non tutte il giusto appeal quel qualcosa in più che ci fa alzare dal divano. Quindi quali sono le discipline da cercare? Che siano motivanti ma accessibili che siano briose ma funzionali divertenti ma con metodo. La risposta è all’Aris Sporting Village e si chiama PREPUGILISTICA Contrariamente a quanto si possa pensare e a quanto il nome stesso lascerebbe intuire la prepugilistica non è una disciplina propedeutica alla boxe, bensì una specializzazione che da essa deriva ma che ne è, allo stesso tempo, indipendente. Della ‘sorella maggiore’ la prepugilistica conserva una serie di caratteristiche quali: ritmi, numerosi esercizi, la base tecnica e l’impostazione metodologica.

Frequentata da uomini e donne la prepugilistica, migliora il fiato, la resistenza e la grinta. Si indossano guantoni da boxe e si “strapazzano” i sacchi e questo permette di acquisire consapevolezza dei propri mezzi, sicurezza e disciplina. É un lavoro intenso sia sul fisico che sulla propria volontà e permette di sentirsi forti sotto tutti i punti di vista. Permette di scaricare in maniera positiva lo stress, la tensione accumulata nello studio o sul lavoro in modo semplice e divertente. Le lezioni dura 90 minuti. La prima ora totalmente concentrata sul lavoro aereobico e funzionale comprensiva di defaticante e allungamento muscolare finale. La restante parte di circa 30 minuti è dedicata alla tecnica boxe dove si colpisce il sacco si provano delle figure tipiche della box e per i più motivati anche qualche scambio sul ring con gli istruttori. Il corso si tiene tutti i giorni alle ore 19:00 presso l’Aris Sporting Village di Via Senocrate all’Axa.

La prepugilistica è ideale per mantenersi in forma, mantenere muscoli tonici e scolpiti, riflessi pronti e resistenza aerobica. É un’attività alla portata di tutti: uomini, donne, giovani e meno giovani, ed il cui livello di apprendimento accresce sempre di più con la pratica, non si finisce mai di imparare o di migliorare tecnica e prestazioni. Le lezioni, molto varie e mai scontate, comprendono una fase di riscaldamento iniziale, una centrale molto intensa che poi si conclude con il defaticamento e lo stretching. Molto spesso questo allenamento è accompagnato dalla musica con volume alto, ritmo concitato e forza dirompente in moda da fornire la giusta carica ed energia.

Non vi resta che sfoderare l’asciugamano da battaglia e prendere a pugni il nuovo anno!


[Saper mangiare] di Marco Lungo

Il lievito madre e la pizza

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Ogni tanto si assiste a qualche ondata di mode. Succede in tutti i campi, figuriamoci nell’enogastronomia, ormai così drogata da nuovi acculturati della materia e da massicce iniezioni di estasiati televisivi, quasi tutti laureati in “Masterchef” e specializzati in “Hell’s Kitchen”. Nel campo della pizza, così, vediamo che la parola chiave che gira da un po’ è “Lievito Madre”, il nuovo sigillo di garanzia sulla qualità assoluta di Margherita e le sue Sorelle. Ha un senso o no questo che alcuni pensano sia il nuovo “must”, la linea di divisione tra chi ne capisce e chi no? Me lo sono chiesto e, perciò, vediamo insieme le risposte che ne sono scaturite. Intanto, partiamo dalla definizione del Lievito Madre. Si tratta di un prefermento, in cui la farina viene lasciata a fermentare con dosi più o meno alte di acqua e con sistemi che ne inducano tale tipo di processo o meno, “catturando” anche, dall’ambiente circostante, oltre che dalla farina stessa, i componenti vivi che lo creano. Il lievito madre, infatti, alla fine risulta composto da una colonia batterica, lactobacilli in larghissima parte, che coesistono con un insediamento di saccaromiceti. I saccaromiceti, come sanno anche coloro i quali frequentano il primo anno de “La Prova del Cuoco”, sono lieviti ma, prima ancora, li conosciamo come muffe. Mentre nel caso dei lieviti, che si usano normalmente nell’impasto di pizza o anche pane, di queste muffe si usa la selezione del lievito della birra, nel lievito madre può essere captato dall’ambiente qualsiasi altro tipo di lievito, prevalentemente, oltre al suddetto Saccaromyces, Candidae, Pichiae o Hansenulae. Il meccanismo di funzionamento del lievito madre, per quello che è necessario sapere in questa discussione, si può configurare molto banalmente in un sistema di arricchimento della produzione di aromi e di sapori da parte dei lactobacilli, che verranno poi veicolati ai nostri sensi del gusto dagli etili prodotti principalmente dai saccaromiceti quando lavorano in assenza d’aria. Non sto a fare le singole proporzioni o altro di più tecnico relativo al suo impatto sulle caratteristiche del glutine, ripeto, banalizzo molto, perché a me interessa parlare del gusto.

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Sì perché, alla fine, di questo stiamo trattando e, per via induttiva, di “Quale è la differenza tra il pane e la pizza?”. Per molti rimane un grosso mistero anche dopo aver conseguito un Master in “Cucine da Incubo”. Provo a specificare. Il pane, praticamente da sempre, è prodotto con l’impiego di lievito madre, il sistema più semplice che la Natura ha messo a disposizione dell’uomo per avere un prodotto fragrante e profumato con sofficità ed ariosità della mollica. La pizza, come la conosciamo noi oggi, per quanto derivi forse anticamente dall’usanza di “far da piatto” a ciò che si mangiava e non era lievitata più di tanto, è invece ottenuta


principalmente impiegando solo lievito di birra. Nella tradizione più stretta del riferimento italiano della pizza, cioè la Napoletana, si impiega anche il riporto, cioè si usano nell’impasto del giorno successivo le pallette di impasto avanzate dal giorno precedente. Questo conferisce un aroma diverso, più ricco, perché le pallette dell’impasto avanzate sono state già state lasciate a completare una fermentazione il giorno prima e, parzialmente, si sono innescati anche meccanismi di sviluppo batterico. Parzialmente, quindi, cioè in maniera molto limitata. Ora, lettori che state al quinto anno di “Cuochi per un Giorno”, capite bene che si è ben lontani dai tempi di fermentazione di un lievito madre, e che quindi la principale differenza che si nota è proprio nel gusto che il pane ha rispetto alla pizza. Evito di fare disquisizioni su chi fa il pane solo con il lievito di birra, sto parlando ovviamente solo di chi fa il pane o la pizza in maniera qualitativamente di livello. Perciò, ad oggi, il diverso impiego del tipo di lievito determina anche la definizione del prodotto impastato e, una volta cotto, i gusti sono quindi molto diversi a parità di farine ed altri ingredienti usati. Allora sto per arrivare a dire che la pizza fatta con il lievito madre sa di pane, è “panosa”? Sì. E che, questo è “negativo”? Boh? No, perché vedete, alla fine, è questione di gusti personali. A me la pizza che sa di pane non piace, mi sembra di mangiare una bruschetta molto ben condita, a parte altre caratteristiche dell’impasto che non incontrano i miei gusti, però c’è qualcuno a cui garba. Sicuramente, la pizza realizzata con i metodi che ho descritto sopra è, prima di tutto, riconoscibile senz’altro da tutti, anche da coloro i quali frequentano il primo anno di “Cucine da Incubo”. Questo, senza parlare poi degli aspetti professionali di produzione, perché mentre in un panificio la gestione del lievito madre è cosa routinaria e c’è spazio e personale anche specializzato per fare ciò, in pizzeria non è che ci sia generalmente altrettanta disponibilità di spazi, tempi e competenze, quindi diventa a volte un peso o un elemento mal gestito, con tutto quello che ne consegue. Perciò, a mio avviso, usare il lievito madre per la pizza come è attual-

mente concepita, forse è sbagliato. Lo trovo uno snaturamento, un non avere chiaro che cosa è la pizza e qual è la sua essenza, sia di gusto, sia di lavorazione. Non posso, però, non notare che in molti blog e similari si afferma con convinzione che il lievito madre è praticamente una specie di panacea e di bollino di qualità per tutto, quindi anche per la pizza, senza aver mai provato la differenza dal vivo o, peggio, innamorandosi di immagini di strutture di pizza decisamente belle e non tenendo perciò assolutamente in conto che poi è il sapore quello che conta. Per cui, il mio consiglio è provare e scegliere personalmente con il proprio gusto, non facendosi mai condizionare da mode del momento o parole chiave del marketing che, spesso, poco hanno a che fare con la realtà scientifica e, soprattutto, con ciò che veramente ci piace.

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[Lo faccio in casa] di Massimo Gallus

Biologico? Sì grazie nomi e indirizzi di chi produce a marchio BIO Lo Faccio in Casa è un portale che promuove uno stile di vita sano e consapevole. I suggerimenti, le ricette e, in generale, gli argomenti trattati sono rivolti a fornire ai lettori informazioni in linea con uno stile di vita orientato al biologico, ecologico, equo solidale e solidale. Naturalmente la società odierna a volte non lascia scampo e quindi non sempre è possibile seguire alla perfezione un filo di coerenza, perciò vi chiediamo un po’ di tolleranza. Inoltre Lo Faccio in Casa è aperto e accoglie chiunque voglia condividere esperienze e quindi in alcuni post sarà possibile trovare informazioni magari più distanti del solito dalle linee guida ma nel rispetto della visione soggettiva di chi scrive. Buona lettura

Ecco la lista dei produttori consorziati: http://www.ccpb.it/ilbiologico/category/associati

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Cerchiamo di capire insieme chi sono: Il Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici (CCPB) è stato fondato nel 1988 da un gruppo di aziende operanti nei settori della produzione, della trasformazione e della distribuzione di prodotti agricoli e alimentari ottenuti con il metodo dell’agricoltura biologica con lo scopo di fornire le migliori garanzie ai consumatori e al mercato. Dal 2 gennaio 2008 le attività di controllo e certificazione sono state conferite a CCPB Srl, società interamente controllata dal Consorzio a cui continueranno a far capo invece le attività di promozione, divulgazione, formazione. Oggi CCPB opera come organismo di certificazione e controllo dei prodotti agroalimentari e “no food” ottenuti nel settore della produzione biologica e in quella eco-compatibile. Nel comparto no food CCPB è attivo nel settore della cosmesi e della detergenza, nel tessile e in quello delle aree verdi coltivate con metodo biologico.

CCPB è in possesso di tutti gli accreditamenti e autorizzazioni. Tra questi citiamo il Ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali per la conformità alle norma europea Reg CE 834/07 sull’agricoltura biologica, l’accreditamento secondo la Norma UNI CEI EN 45011 e le autorizzazioni negli Usa, Giappone, Canada, Svizzera, Svezia, Regno Unito, Germania, Francia, Norvegia, Brasile e Corea… Il Consorzio ha sempre considerato suo compito fondamentale valorizzare ed espandere la propria attività realizzando iniziative tese a promuovere e divulgare i metodi dell’agricoltura biologica presso gli operatori ed i consumatori, come la partecipazione a fiere, l’organizzazione di convegni, incontri, la pubblicazione di newsletter e proprio materiale informativo. Possono diventare soci del Consorzio tutti i produttori, trasformatori, distributori o importatori di prodotti agricoli secondo le modalità previste dallo Statuto. I Soci possono partecipare alle iniziative promosse dal Consorzio ed, in particolare, essere presenti a quelle manifestazioni fieristiche in cui viene organizzata una partecipazione collettiva. I soci hanno diritto inoltre all’utilizzo dei marchi consortili sui prodotti controllati da CCPB Srl e sul loro materiale di comunicazione.

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[Racconto del mese] di Valentina Mele

Un caffè? nero e senza zucchero

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Un caffè nero e senza zucchero, amaro; amaro come la mia vita, come il sapore che sento costantemente alla bocca dello stomaco. Ogni cosa è amara per me da quando non ho più lei. Amaro. Non riesco a provare altro. Forse anche un po’ di rimorso, ma quello è duro d’accettare. Si preferisce sempre nascondere il rimorso, il pentimento, magari, nasconderlo con una bugia. La bugia ci logora dall’interno, ci corrode l’anima; sale lenta ed inesorabile verso i nostri organi vitali e li distrugge lentamente. Come tra l’altro il caffè che sto bevendo: bollente. Lo sento scendere nella gola ed arrivare nello stomaco. Fa male. Guardo lei, non posso farne a meno, nonostante sia distruttivo per me, continuo a fissarla. La guardo muoversi tra i tavoli, parlare con le persone e servire la gente. Poi la guardo baciare lui, e la mano si serra in automatico in un pugno, ma non posso fare niente. Non è mia. Non è più mia. Il fatto che il tutto si sia potuto svolgere in un mese, un misero mese, mi manda ai pazzi. Solo un mese fa era mia. Potevo odorare i suoi capelli, stringerla tra le braccia, seguire la forma del suo viso, perfetto. Ed ora invece posso solo osservarla da lontano e senza farmi vedere, altrimenti mi farebbe cacciare all’istante. Avevo ragione. Nuoto in questo mare, nel mare della ragione che sono convinto di avere. Solo perché ora sta con lui. Vorrei chiamarla. Vorrei urlare il suo nome in mezzo alla folla. “Claudia!” ma mi manca la forza. Non avrei nulla da dire, o meglio, avrei tutto da dirle ma niente che lei abbia voglia di ascoltare. Quindi, non lo faccio. Preferisco guardarla. Perdermi nei suoi lineamenti, perdermi nel suo corpo, quel corpo a cui non posso più avvicinarmi. Ho anche la denuncia sulle spalle e solo perché quella sera la volevo di nuovo. Vorrei dirle che l’amo, che l’amo ancora, che voglio lei, che l’altra per me non significava niente. Eppure ci sono stato a letto insieme. Così risponderebbe lei. Ma solo perché ero convinto che lei, la mia Claudia, stava con

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quello lì. Quello lì che l’abbraccia e che la bacia, adesso. Avevo ragione. Lei mi ha giurato il contrario. Mi ha detto moltissime volte che lui, non riesco neanche a chiamarlo, era solo un caro amico per lei; qualcuno con il quale poter parlare e a cui confidare i problemi, visto che io non c’ero. Questo è vero. Pensavo solo a lavorare e ai suoi problemi mai. Non mi sono neanche accorto che stava male. Mi sono accorto che aveva problemi di stomaco solo il giorno in cui mi ha scoperto. E mi ha confermato che era un mese che non faceva altro che dare di stomaco, tutte le mattine. Tra poco lo farò anch’io. Lui, il mio migliore amico, l’ha aiutata: l’ha pure portata in giro a fare analisi, ed io invece… lavoro lavoro lavoro. Non avevo tempo per lei, ma per l’altra il tempo l’ho trovato. Mi colpisco da solo. Se tornassi indietro a quel giorno, sentirei il mio corpo andare a fuoco. Non solo, darei volentieri al fuoco, Clara. Come ha potuto dimenticare i suoi trucchi nel bagno? Se non fosse stata così distratta, Claudia sarebbe ancora mia. Quell’unica volta di sesso dentro casa, mi ha rovinato la vita. Ora sono costretto a guardare la donna che ho amato e che amo ancora abbracciata con il mio migliore amico, con il mio ex migliore amico. Se chiudessi gli occhi rivedrei il suo volto arrabbiato, serrato, inferocito che mi punta contro tutto il suo odio, quando quell’ultima volta sono tornato a casa nostra. Non sapevo come aveva fatto ma capii al volo che aveva scoperto. La guardai senza pronunciare parola. Poi mi mostrò i trucchi che, per quanto io potessi sapere, erano i suoi e me li ha lanciati addosso mi, gridando, di chi fossero. E pensare che li avevo visti. Li avevo visti lì, sul bagno, vicino alla


Avevo ragione. Lasciatemi cullare in questa bugia. Perché tanto lo so che è una bugia. L’ho persa per sempre. Non è più mia. Solo la notte quando sogno è mia. Nella vita reale è sua, è di Marco. Lo sento. Percepisco il suo profumo nell’aria. Sento i suoi occhi su di me. Marco mi ha confermato che c’è. È seduto ad un tavolo, nascosto da alcune piante e dal muro. Ha ordinato caffè nero senza zucchero da questa mattina. Senza zucchero? Impossibile. Lo riempiva sempre di zucchero. Non lavora più. Sta qui tutto il giorno, tutti i giorni. Ed io non lo sopporto. Non lo mando via, lo lascio là. Mandarlo via equivarrebbe a vederlo ed io non voglio vederlo. Io non lo vedo. Sento i suoi occhi addosso. E pensare che un mese fa mi vedeva di sfuggita. Nonostante vivessimo insieme non ci vedevamo mai. Non si era neanche accorto che stavo male. Si accorgeva solo che Marco mi stava vicino e si è ingelosito per questa storia assurda che non c’è mai stata. È un amico e lo è tuttora. Mi sta aiutando. Mi ha trovato casa lontano da qui. Una settimana, devo resistere una sola settimana e poi finalmente mi allontanerò per sempre da lui. Dai suoi occhi che frugano il mio corpo. Lo odio. Ho buttato tutto quello che appartiene a lui o che me lo ricorda. Vorrei andare lì e urlargli di smetterla di guardarmi, di andare a guardare Clara. Ma non ne ho la forza. Lo amo. Lo amerò per sempre. Non voglio più vederlo. Ti prego non mi guardare. Prego che non se ne accorga. Prego costantemente che non se ne accorga. Prima ho detto di aver buttato via tutto quello che apparteneva a lui. Era una bugia: una cosa l’ho tenuta. La custodirò in eterno, almeno finché posso. Lui non lo saprà mai.

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soluzione salina per le lenti, ma per me erano di Claudia. Risposi alle sue urla non capendo, dicendo che erano i suoi; ne aveva così tanti come poteva ricordare con certezza che quelli non li aveva mai comprati. Erano trucchi! Lei allora raccolse il mascara, almeno così credo che si chiami, e lo aprì: era blu. Claudia, il mascara blu, non lo portava. Non lo aveva neanche mai comprato o provato. Rimasi in silenzio. Poi però, mi prese la paura di poterla perdere e cominciai di nuovo a negare. Negare. Negare. È sempre stato il mio motto. Negare finché non è ovvio il contrario. Claudia smise di urlare, aprì il mio cassetto e tirò fuori quella scatola, quella dannata scatola di preservativi, che da stupido come sono, non avevo tolto. Claudia prendeva la pillola. Ormai negare era inutile. Cominciai a giustificarmi. Giustificazioni che più le pronunciavo e più le sentivo stupide. Lei urlava e mi lanciava tutti gli oggetti che gli capitavano a tiro, anche quelli che amava di più e che gli avevo regalato io. Claudia. Come ho potuto perderla? Come ho potuto essere così stolto? Ho dubitato del mio amico. Stavano sempre insieme e si sentivano per telefono. Io lavoravo e spiavo loro. Quando quel giorno la sentii bisbigliare al telefono con lui ne fui convinto e mi lasciai andare con Clara. Ero convinto che Claudia mi tradisse con Marco –sono riuscito a pronunciare il suo nome-. Con me non faceva neanche più l’amore: non ne aveva mai voglia. Litigavamo sempre. Io mi arrabbiavo perché stava sempre con lui e lei si infuriava con me perché io stavo sempre a lavoro. “Mi tradisci con il tuo lavoro” diceva. L’ho tradita con la segretaria. Un clichè vecchio: l’avvocato e la segretaria. Lo diceva pure Venditti. –come fanno le segretarie a farsi sposare dagli avvocati?- Io non l’ho sposata, anzi non la vedo più. Non lavoro neanche più. Ho mandato al diavolo tutti i miei clienti ed ora passo le giornate in questo bar a bere caffè bollenti e a guardare lei che, fortunatamente, non mi vede mai. Vengo qua tutti i giorni e la guardo da lontano. La osservo come farebbe un astronomo quando guarda il cielo. La guardo scientificamente. Mi accorgo se ha accorciato i capelli, o cambiato il colore, se indossa una maglietta nuova, se ha un profumo diverso, se è più triste o più allegra. È solare. Radiosa, come sempre o forse più del solito. Ha il viso un poco più rotondo. Ha messo su qualche chilo. Il ventre piatto che possedeva un po’ di tempo fa non lo ha più. Ha le curve più morbide ma è bella lo stesso. Vorrei andare lì ed abbracciarla, ma lei non gradirebbe, Marco non gradirebbe.

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[Le uscite del mese] di Cristina ippoliti

prima volta dal vivo il 27 febbraio prossimo, alla Cadogan Hall Interpretato da Eddie Redmayne, “La teoria del tutto” racconta di Londra. Da qui avrà inizio il tour europeo, che precederà la storia di Stephen Hawking, a partire dal 1963, anno del suo quello italiano, fino alla sera del 27 marzo, quando Allevi si incontro fatale con la prima moglie Jane Wilde, fino ai giorni esibirà a Roma presso l’Auditorium della Conciliazione. nostri. Il regista è il geniale James Marsh, premio Oscar per il miglior documentario con “Man on Wire”. Marsh decide di LIBRO “NOTE A MARGINE DI UNA SCONFITTA” DI bypassare le teorie di Hawking e l’importanza del suo pensiero NADEEM ASLAM scientifico per privilegiare la storia d’amore fra Stephen e Quello che porta la firma di Nadeem Aslam è un romanzo Jane. I due hanno avuto insieme tre figli e sono ancora amici, contemporaneo, ambientato tra il Pakistan e l’Afghanistan, nonostante il divorzio, dopo trent’anni di matrimonio. Nel dopo i fatti dell’11 settembre. “The blind man’s garden” momento stesso in cui Hawking cercava di dare un senso logico racconta una storia di guerra e di perdite, accanto agli impulsi al mondo, era protagonista di un miracolo irrazionale, che umani più semplici e più pervicaci, come l’amore. Il tutto si combinava l’amore, la fede della moglie, e la sua inesauribile snoda sullo sfondo di un giardino incantato, luogo segreto curiosità intellettuale. L’uomo che ha teorizzato la scomparsa in grado di assorbire la violenza di ciò che accade intorno, dei buchi neri è riuscito a non scomparire nel buco nero della contrapponendo l’innocenza della natura alla crudeltà degli sua malattia. Ad attenderci, un finale fuori dagli schemi della uomini e alle loro guerre insensate. Il giardino appartiene al razionalità, ai confini delle possibilità del tempo e dello vecchio Rohan, saggio e devoto musulmano, che ha costruito spazio. un’oasi di pace, una scuola aperta ad allievi di ogni credo religioso. MUSICA “LOVE” di Ma le speranze di Rohan di porre un freno alle violenze GIOVANNI ALLEVI della guerra saranno deluse. Sono trascorsi quattro tragicamente anni da Alien, l’ultimo “Note a margine di for tunato album una sconfitta” è di Giovanni Allevi, soprattutto la lotta fra certificato disco di due mali: da una parte, Platino. Per il nuovo il fondamentalismo di anno ci sarà una ogni credo; dall’altra, sorpresa per i seguaci l’imperialismo camuffato del compositore da democrazia. Nessun italiano. Il nuovo lavoro del pianista si intitolerà “Love”, su bene trionfa alla fine. etichetta Bizart/Sony Music, e registrato al SAE Institute di C’è solo una condanna Milano, polo universitario all’avanguardia per la produzione senza appello ai signori audio-video in Europa. Sono stati coinvolti anche “non addetti della guerra, i carnefici ai lavori”, che hanno avuto la possibilità di essere presenti del nostro presente e nella fase finale della lavorazione. Allevi, infatti, ha deciso di futuro. regalare ad alcuni dei suoi fedelissimi la possibilità di entrare nello studio di registrazione. “Love” verrà presentato per la

FILM “LA TEORIA DEL TUTTO” DI JAMES MARSH

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[Terza pagina] di Valentina Ecca

Un SABATO italiano: il nuovo inno da stadio di Lorenzo Jovanotti SABATO è il nuovo singolo di Lorenzo Jovanotti che anticipa l’album “Lorenzo 2015 cc” in arrivo a febbraio 2015. Si tratta di un brano ipnotico di difficile interpretazione, all’inizio, ma in grado di catturare la mente e di non lasciarla più andare. L’artista 48enne, riconosciuto come uno dei cantautori italiani più influenti degli ultimi anni, ha composto l’atteso album tra Cortona (città dove vive) e New York. Lo strano connubio si percepisce già dalle note di questo primo singolo: sonorità all’avanguardia e sempre più orientate verso un’America che riscopre l’elettronica e testo malinconico, semplice e palese, che suscita quella classica sensazione di rabbia e disfatta tipica dei “sabati sera in provincia”. In realtà Jovanotti non ha fatto che riportare in auge argomenti che già tempo fa alcuni autori italiani avevano sperimentato con grande successo. Cantare la frustrazione tipica di un’Italia dove tutto sembra rimanere fermo e, se si muove, non è mai nella giusta direzione, è qualcosa che già gente come Rino Gaetano, Ivan Graziani, Alberto Fortis e un giovanissimo Max Pezzali avevano fatto e con grande capacità. Fotografare l’istante, raccontare le piccole cose, quelle che sono così parte della quotidianità da divenire invisibili. Quando l’ululato di due cani in una strada vuota, il non

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leggere Freud, i cortei di Milano, entrano in un testo e diventano musica smettono di essere cose semplici e banali, riacquistano forza, importanza, e da semplice routine divengono arte e poesia. Questa è l’operazione che sta dietro l’ultimo singolo di Lorenzo Jovanotti; l’artista ha messo da parte il fatalismo del “più grande spettacolo dopo il Big Bang” e l’amore eterno di “A Te” per dedicarsi al “Sabato italiano, dove sembra tutto perduto ma alla fine ci rialziamo”. La scelta di tornare “a terra” sembra dettata dai tempi: mai come ora ciò che più muove le classifiche sono i testi con un senso, sì proprio così, quelli che raccontano una storia e lo fanno in maniera cruda, senza giri di parole, magari con qualche rima. Jovanotti, che da più di venti anni domina la scena italiana, l’ha capito. Proprio lui che negli anni ’80 capì la potenza dell’hip hop americano e cercò di crearne un surrogato in Italia, attraverso la neonata Radio Deejay. Proprio lui ha capito che i tempi sono maturi e che quello che forse trent’anni fa sembrava avanguardismo esterofilo, poco adatto ad un’Italia che faceva trionfare ancora Al Bano e Romina, i Ricchi e Poveri e Massimo Ranieri a Sanremo, ora è invece possibile. Lo dimostrano le classifiche e i sold out dei concerti di artisti come Clementino, Marracash e un sempreverde J-Ax. Jovanotti torna quindi alle origini, si sporca nell’underground; da artista attento e curioso non si culla nel successo facile e già rodato ma cerca, scava e cambia le regole del gioco. Sceglie un video provocante e “cattivo” girato in un Luna Park che sa di decadentismo e ricorda lo storico film del 1979, “I guerrieri della notte”. Si avvale della collaborazione di Salmo, uno dei rapper più innovativi del momento, per la regia del video, e sceglie qualcosa di poco rassicurante. Che dire, non ci resta che aspettare l’album, in arrivo a febbraio 2015, e il tour che farà tappa a Roma il 22 luglio 2015, pronti a scoprire un nuovo Lorenzo Jovanotti, che mantiene il suo stile e cambia tutto il resto.



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[Ass. Musicale Corelli] di Lanfranco di Paolo

Il Barbiere di Siviglia L’Associazione Corelli presenta nella sesta stagione dedicata al maestro Willy Ferrero un’ampia rassegna di concerti, alcuni dei quali già realizzati ed in particolare una delle opere più famose e più amate dal pubblico internazionale ovvero ‘Il Barbiere di Siviglia’. La rappresentazione di quest’opera è avvenuta lo scorso 5 dicembre nella sala Riario del borgo medievale di Ostia antica, sede ormai fin dalla prima stagione del festival Willy Ferrero. Sul palco la Ostia Chamber Orchestra, costituita circa un decennio or sono dall’Associazione Corelli, impeccabilmente diretta dal maestro Mirco Roverelli con interpreti della levatura di Enrico Marrucci, Cesidio Iacobone, Giorgio Carli, Tonia Langella e Simone Ponziani. Pur con qualche inevitabile adattamento, la freschezza, l’immediatezza e la comicità della partitura rossiniana è stata restituita intatta al pubblico, che ha molto apprezzato l’esibizione degli artisti. Dopo l’apertura del Festival con il Barbiere, la stagione ha visto l’esibizione dello straordinario violoncellista Francesco Storino dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia, accompagnato al pianoforte dalla bravissima Catia Capua, che da diversi anni collabora con la stessa Accademia, con musiche di D. Shostakovich, A. Piazzolla, P. Ciaikovskij, A. Glazunov. La chiusura dell’anno 2014 è avvenuta con il Concerto di Natale, tenutosi il 19 dicembre, nel quale il classico quintetto di fiati (flauto, oboe, fagotto, corno, clarinetto) è stato affiancato da Cesidio Iacobone, Basso-baritono del coro dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia, che ha interpretato alcune delle arie più famose della storia del melodramma, dalla cavatina di Figaro dal Barbiere di Siviglia di G. Rossini, a “Non più andrai...” da “Le nozze di Figaro” di W. A. Mozart, dalla “Chanson du toreador” della “Carmen” di G. Bizet a brani della tradizione vocale partenopea come “Funiculì funiculà”, “O paese d’ ‘o sole”. Il quintetto da parte sua ha egregiamente eseguito l’ouverture da “Le nozze di Figaro” di Mozart, la “Egyptischer marsch” ed il “Pizzicato polka” di J. Strauss, restituendo appieno l’atmosfera delle parti-

ture originali per orchestra. L’Associazione, ha inoltre ospitato il giorno 20 dicembre, sempre nella sala Riario, in un concerto straordinario, il complesso di ottoni e percussioni Italianbrassband nel primo anniversario della sua fondazione. L’evento ha visto la presenza di un pubblico numeroso ed interessato a questa inusuale formazione strumentale, magistralmente diretta dal M° Filippo Cangiamila, che ha fatto risuonare le note dei brani di J. Curnow, G. Holst, P. Sparke e P. Graham, e che ha sottolineato con calorosi applausi le esecuzioni strumentali. Infine, il giorno 21 dicembre, su invito dell’Assessorato alla cultura del Comune di Fiumicino, diretto dalla Sig.ra Daniela Poggi, l’Associazione ha presentato la classica formazione del quartetto d’archi, in un’esecuzione dei bravissimi solisti Lorenzo Fabiani e Francesco Peverini ai violini, Fabio Catania alla viola e Paolo Andriotti al violoncello, del quartetto n° 1 di F. J. Haydn, di quello KV 421 di W. A. Mozart ed, a conclusione del concerto, il quartetto n° 2 di A. Borodin, riscuotendo ampi e meritati consensi dal pubblico. Trascorse le feste natalizie, il festival Willy Ferrero riprende il 9 gennaio 2015 con “The art of clarinet, che vedrà l’esibizione del “Carbonare Trio” composto da artisti della levatura di Alessandro Carbonare al Clarinetto, Elisa Papandrea al Violino e Monaldo Braconi al pianoforte. Questa formazione ha aperto lo scorso anno la quinta edizione del festival con un concerto in anteprima, presentato nei mesi successivi in moltissimi teatri e auditorium d’Italia, nonché la sua esecuzione trasmessa da Radio RAI 3, a diffusione nazionale, dalla Cappella Paolina del Quirinale. Gli appuntamenti di gennaio proseguono il giorno 23 con “Il jazz incontra il cinema”, a cura del M° Andrea Zanchi, che si esibirà con il suo quartetto jazz nell’interpretazione di famosi motivi e colonne sonore di noti autori di musiche per film come N. Rota ed H. Mancini, solo per citarne alcuni.

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[Sistema Binario] di Simona Gitto

“Chi ha smartwatch non aspetti tempo” Il 2015 potrebbe essere l’anno in cui concedersi qualcosa in più, in cui cambiare le proprie abitudini e sfruttare in modo diverso il proprio tempo. O “guardarlo” in maniera totalmente nuova. Perché, infatti, accontentarsi solamente di conoscere l’ora quando al polso potremmo avere un vero e proprio ritrovato tecnologico? Perché preferire un tradizionale orologio a un innovativo smartwatch? Ad oggi, il mercato degli smartwatches è stato dominato quasi senza rivali dal Samsung Galaxy Gear, la cui vendita, secondo la ricerca svolta dalla società Canalys, ammonta all’80% di tutti i dispositivi distribuiti nei primi mesi dello scorso anno, su un totale di circa 2 milioni di pezzi venduti globalmente. Il successo è stato assicurato soprattutto dal lancio, nel 2014, di ben sei smartwatches disponibili con diverse caratteristiche e dal variegato range di prezzo, che li ha resi anche facilmente accessibili al grande pubblico.

euro), e con caratteristiche e funzionalità più o meno articolate ma differenti, a seconda dei vari modelli. Quando si parla di Apple, oltretutto, il prezzo non varia poi molto rispetto ai rivali (349 $, quasi 280 euro) e questo permette di considerarlo uno smartwatch accessibile e concorrenziale. Tinitell: lo smartwatch mini per bambini “Lo smartwatch più piccolo al mondo” è svedese ed è davvero minimal: è disponibile in quattro colori e ha solo microfono, altoparlanti, pulsante centrale per il riconoscimento vocale e le chiamate. Non mancano CPU, GPS, GSM e l’accelerometro, e resiste agli urti oltre che al contatto con l’acqua (forse un aspetto banale, ma da non sottovalutare con i bambini). La brutta notizia è che per avere questo smartwatch wearable i piccoli dovranno aspettare Aprile, dato che si stanno ancora raccogliendo fondi su Kickstarter. È comunque già possibile pre-ordinarlo dal sito ufficiale al prezzo lancio di 129 $, poco più di 100 euro.

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Ma quali sono queste famigerate caratteristiche innovative di cui gli smartwatches si vantano tanto? Non si tratta, prima di tutto, di telefoni canonici, sebbene li richiamino per qualche aspetto funzionale: per quanto riguarda specificamente i Galaxy Gear, possono notificare sia i messaggi che le chiamate in entrata sul nostro personale smartphone, ormai anche non Samsung, opportunamente collegato. Così anche messaggi vocali, eventi in agenda, email, sms, e proprio per questo è stata studiata la funzione SmartReady, che permette di continuare a leggere notifiche a partire dal punto in cui si erano interrotte sullo smartwatch. Con questi orologi smart è possibile rispondere alle chiamate che si ricevono senza dover minimamente toccare il telefono, grazie a microfono e altoparlante equipaggiati sul cinturino (in questo, quindi, simula lo stesso tipo di movimento che normalmente si compie con il telefono tradizionale). E se volessimo fare una foto? Nessun problema: con Memografo basterà effettuare uno swipe verso il basso sullo schermo e premere per scattare foto e condividerle su ogni social. Ma è possibile che Apple non abbia ancora sfornato il suo smartwatch “di razza”? Fans della Mela, non disperate! Fra qualche mese potrete avere al vostro polso l’Apple Watch, che avrà diversi stili riuniti in tre collezioni, sportive o più eleganti, da sincronizzare subito con l’iPhone e tutte le sue funzioni. Funzioni, o complicazioni, che sono molte e possono aumentare (cronometri, meteo, indici di borsa,…); con dei leggeri segnali audio ri-

chiama l’attenzione sulle ultime notifiche ricevute, mentre basta premere lo schermo per inviare una piccola vibrazione a chi desideriamo, con la funzione Taptic Engine, che riproduce la sensazione del tocco umano. Inoltre, anche con Apple Watch sarà possibile scattare foto, e più che precise, controllando la fotocamera iSight dello smartphone e scegliendo di volta in volta la migliore inquadratura. Non sono, ovviamente, le sole caratteristiche che possiamo trovare in questi dispositivi, né questi sono gli unici smartwatches in circolazione (o comunque in arrivo nel corso dell’anno): Pebble, I’m Watch, Martian Passport, MetaWatch STRATA, Sony SmartWatch, sono solo alcune delle proposte disponibili sul mercato, i cui prezzi oscillano dai 99 ai 299 euro (a questo prezzo era venduto il Samsung un anno fa, oggi a 99

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[Tablet Incontra] di Cristina Ippoliti

MuSa, la musica a portata di Ateneo Una realtà istituzionale, ma anche un punto di aggregazione, all’interno del quale possono incontrarsi le personalità più disparate: violinisti, coristi, classica, etnica, canti popolari. Insieme per la musica, insieme per fare musica. Una collaborazione tra docenti, studenti e professionisti quella che dà vita a “MuSa”. Un trampolino di lancio per i più talentuosi, un’esperienza unica per tutti i partecipanti. “MuSa - Musica Sapienza”, un acronimo che vuole significare “fare, ascoltare, vivere la musica”. L’Ateneo avvia questo progetto nel 2006, per iniziativa dell’allora Rettore Renato Guarini. MuSa è ora divisa in quattro macroaree. Innanzitutto “MuSa Classica”, diretta da Francesco Vizioli, la cui orchestra, a partire dal 2011, è membro dell’European Network of University Orchestras (ENUO), costituito da 117 orchestre partner provenienti da 16 Paesi Europei. Segue “MuSa Jazz”, diretta da Silverio Cortesi: si tratta di un genere che si basa sull’improvvisazione, una forma musicale legata, sin dalla sua nascita, alle deportazioni, agli spostamenti, ai viaggi, e alle tematiche del lavoro. Un altro gruppo è costituito da “MuSa Coro”, diretta da Paolo Camiz, la cui l’attività perdura sin dagli anni Novanta, presentando brani di un repertorio orientato verso la polifonia del Cinquecento. Si è assistito poi alla ramificazione del coro, e quindi alla nascita di “MuSa Blues”, diretta da Giorgio Monari, che si è occupata dell’iniziativa dello scorso mese, “Musica in tempi di schiavitù”, svoltasi presso la sala prove, in Viale dell’Università. Sono stati eseguiti antichi canti di lavoro, canti spirituali afroamericani e letture da testi classici e dei giorni nostri. La finalità era quella di rievocare la storia e i suoni della schiavitù dei

neri d’America, e affrontare un tema attuale come lo sfruttamento delle popolazioni più povere nell’epoca della globalizzazione, anche in riferimento ai tristi avvenimenti che vedono il Mar Mediterraneo protagonista di numerosi fatti di cronaca. La musica, quindi, come linguaggio universale, in grado di unire i singoli e i popoli, moltiplicare e diversificare usi e costumi, legando animi e intenzioni nell’unico linguaggio realmente universale, che consente di comunicare con gli altri e, insieme, di esprimere se stessi. Gli studenti Erasmus sono, infatti, i primi ad essere ben accetti all’interno del circuito MuSa, tesa a sviluppare un più vasto ed eterogeneo programma universitario di sviluppo delle attività culturali, promuovendo collaborazioni con formazioni musicali di atenei stranieri, in uno spirito di scambio interculturale e umano, verso interessanti casi di contaminazione culturale internazionale. Sicuramente il repertorio “EtnoMuSa”, a cura di Letizia Aprile, è quello più vicino agli studenti stranieri, in quanto spazia dai brani etnici di altre culture internazionali, alla ricerca delle diverse tipologie di tarantelle, dove prezioso è il contributo degli studenti fuori sede provenienti in gran parte dal sud Italia, fino alle ballate narrative di lavoro o di corteggiamento, comuni a tutte le regioni italiane. Tra le innumerevoli iniziative, i gruppi cameristici hanno una regolare stagione concertistica, “I Venerdì della MuSa”, che prende vita presso la sala prove. Ormai anche “La Notte dei Musei” è diventato un appuntamento fisso, fondamentale per riadattare la musica all’attualità, farla rivivere nella contemporaneità e, infine, per presentarla ad un più vasto pubblico possibile.

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Love Pink Beauty La rubrica anti age I Segreti di Potentilla

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I muscoli superficiali del viso sono “inseriti” nello strato profondo della pelle (tessuto connettivo) , sono di piccole dimensioni e si tonificano facilmente. Rughe frontali, glabellari, nasolabiali, labbro superiore, ecc… saranno meno evidenti se ci “volumiziamo”. Vi consiglio 10 sedute per apprendere la tecnica e poi tanta costanza.......il risultato è garantito! Il vantaggio è che si è liberi di praticarla da sole in tutta libertà.

Salve ragazze, è nata una nuova rubrica che vi farà compagnia per tutto l’anno. Una rubrica tutta rivolta all’ amato, ironico, splendido universo femminile! Come uno scrigno, si aprirà ogni mese per dispensare consigli divertenti, ma al contempo saggi... Parleremo di ogni aspetto della vita femminile, ci faremo insieme 4 risate e riusciremo nell’impresa di essere sempre belle e giovani a tutte le età....e allora incominciamo! Prima regola: NEGARE SEMPRE, neanche sotto tortura... non chiedetemi l’età! Seconda regola: COMBATTERE IL NEMICO NUMERO 1...la forza di gravità! SÌ, PROPRIO LEI... LA TEMUTA, TERRIBILE, INESORABILE, ODIATA FORZA DI GRAVITÀ: OGNI ANNO CHE PASSA TUTTO SCENDE!

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CONCENTRIAMOCI SUL VISO, IL NOSTRO BIGLIETTO DA VISITA. Con il tempo le rughe nasolabiali si accentuano, la zona mentoniera scende, le guance si afflosciano..è una TRAGEDIA! Non è quindi la ruga che infastidisce, ma il rilassamento dei muscoli che “cadono” sulla ruga stessa. Non conosco nessuna donna che non si sia messa davanti ad uno specchio come per mimare un lifting! Ragazze la soluzione c’è, bisogna correre ai ripari! La ginnastica facciale In America molte attrici famose la praticano per 15 minuti al giorno. E’ un must! Ma come tutta la ginnastica richiede costanza e applicazione.

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Se riuscite ad applicare questo metodo su di Voi potrete perdere i chili di troppo senza sciupare il vostro viso (la magrezza è un’altro fattore anti age) Io la insegno e la pratico giornalmente su di me! Un Potentilla Kiss e ricordatevi...la guerra è guerra! per informarzioni potete scrivere a: redazione@tabletroma o contattarmi al 3382566208


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+Benessere di Veronica Militano Specialista in Naturopatia e Riflessologia Plantare veronicamilitano@libero.it

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Bocca, denti e i cibi che li proteggono …

candida albicans, che però sono presenti in piccole quantità per risultare dannose per l’organismo. Se ci fosse un indebolimento delle difese immunitarie, la virulenza di questi funghi aumenterebbe manifestando, ad esempio, il mughetto, tipico in bambini e anziani. E’ fondamentale quindi per ridurre la formazione della placca batterica di limitare il consumo di dolciumi, pasta e pane bianchi, riso brillato e sostituendoli con cereali integrali. E’ consigliabile una dieta ricca di frutta e verdure, occorre evitare i lieviti presenti in pane, torte, biscotti, ma anche in formaggi fermentati, dadi da cucina, vino e birra perche’ possono causare la candida nel cavo orale. Le arance sono alimenti amici della b o cca. L’arancia si raccoglie da fine ottobre a gennaio, è un agrume che rafforza le difese immunitarie, e nello specifico abbiamo il tarocco, che è utile contro le malattie da raffreddamento (infatti è l’arancia a più alto contenuto di vitamina C) prevenendo raffreddore e influenza. Il sanguinello previene l’arterosclerosi contenendo un’antiossidante contro colesterolo e invecchiamento. Il moro riduce adipe e i livelli di trigliceridi nel sangue, il suo succo bevuto regolarmente fa accumulare meno adipe. Il navel, che ha un’azione antiossidante, digestive e diuretica.

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La bocca è la prima parte dell’apparato digerente, infatti lì avviene una prima elaborazione del cibo ad opera della saliva. Grazie alla masticazione entra in gioco la secrezione salivale e quest’ultima è influenzata anche dalla vista e dal ricordo del cibo. Le ghiandole salivali, infatti, sono in connessione con il cervello. Nella bocca ci sono moltisissimi micro-organismi e alcuni di essi portano ad infezioni e infiammazioni delle gengive, altri alla carie dei denti. La giusta alimentazione puo’ fare molto per tenere sotto controllo la flora batterica: una patina che aderisce ai denti nella quale si sviluppano i batteri. I principali responsabili della carie sono lo steptococcum mutans e l’actobacillus acidophilus. L’organismo si difende dal loro attacco attraverso la saliva, ma poco puo’ fare se la dieta e’ ricca di zuccheri, soprattutto quelli raffinati, e se c’è una scarsa igiene orale. L’afta e’ una piccola ulcerazione superficiale dolorosa, che si localizza sulla mucosa interna di guance e labbra, ma si puo’ presentare anche su lingua e palato. Generalmente guarisce in modo spontaneo, ma si puo’ ripresentare soprattutto nei momenti di maggiore stress. Non si e’ scoperta ancora una causa precisa, ma tra i vari fattori ci sono l’origine virale, la carenza di certi micronutrienti (come ferro e acido folico) oppure intolleranze alimentari. Finchè è in corso l’infiammazione è necessario evitare cibi salati, caldi e piccanti e aumentare il consumo di alimenti come pesce azzurro, verdure, olio di semi di lino e di girasole. Importante e’ la prevenzione e l’uso costante di colluttori disinfettanti a base di calendula. Anche il cattivo odore (alitosi) può essere segno della presenza di colonie batteriche, il cui metabolismo produce sostanze volatili dall’odore sgradevole. Nella bocca di persone sane si possono trovare funghi come la

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[+Eventi Roma] di Valentina Ecca

Pochi concerti e spettacoli teatrali per questo inizio d’anno, ma sulla quantità vincerà sicuramente la qualità.

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Il mese di gennaio si prospetta un po’ povero di appuntamenti musicali nella Capitale; ma ciò per quanto riguarda i numeri e non la qualità. Si aprono le danze con il grande concerto di Capodanno il 31 dicembre 2014 dalle 21.30. La location torna ad essere il Circo Massimo, dopo gli anni passati a Via dei Fori Imperiali. A guidare la notte dell’ultimo dell’anno romana nomi importanti della scena alternative rap come Gemitaiz e Madman, si continuerà, poi, col cantautorato “made in Rome” a firma di Alessandro Mannarino e chiuderanno il grande concerto i Subsonica, ai quali seguirà il djset di Daddy G (Massive Attack). Un inizio davvero importante, quindi, per questo primo di gennaio nella Capitale, che decide di portare in piazza degli artisti davvero molto amati e seguiti dal pubblico. Nomi internazionali e italiani calcheranno i palchi di Roma questo mese: dopo la data annullata di ottobre 2014 a causa di una forte laringite, torna sul palco d e l l ’ A u d i to r i u m PdM, l’11 gennaio 2015, Anastacia. Cantante statunitense dal timbro inconfondibile, che ha scalato le classifiche mondiali negli ultimi dieci anni. Siamo al suo sesto album: “Resurrection”, un inno ad affrontare la vita nonostante le difficoltà. E infatti l’artista ha cercato di portare, in quest’ultimo lavoro, tutta la fatica che ha affrontato nella sua lotta contro il cancro. Musica popolare italiana sarà, invece, quella che porterà Davide Van De Sfroos il 14 gennaio 2015 all’Auditorium PdM. Ritorno alle origini e rivisitazione della tradizione, questi gli ingredienti del cantante di Monza e del suo “Tùur Teatràl”. È già sold out la data del cantautore inglese Ed Sheeran, 26 gennaio 2015, al Palalottomatica. L’artista, dagli inconfondibili capelli rossi, ha vissuto un’ascesa mostruosa negli ultimi anni, passando da sei dischi di platino con il primo album del 2011 e continuando con due concerti, anche questi sold out, al Madison Square Garden di New York. Non male per

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un ragazzo classe 1991 cresciuto nel West Yorkshire e arrivato presto alla fama mondiale. Torniamo in Italia e cambiamo completamente genere con gli Afterhours. La band milanese sarà all’Auditorium Conciliazione il 31 gennaio 2015. Scelta nuova per la band di rock alternative che ha deciso di portare uno spettacolo inedito, intimo e pieno di emozioni nei teatri italiani. Queste le parole del frontman Manuel Agnelli: « I teatri sono una preziosissima occasione per sperimentare un tipo di tensione completamente diversa dal concerto rock, fatta di tempi dilatati, pause e silenzi, e di una più intima complicità con il pubblico».

In teatro continuano le repliche degli spettacoli di Dicembre e si aggiungono: “L’Amico del cuore” con Biagio Izzo, al teatro Ambra Jovinelli dall’8 al 18 gennaio 2015; “C’è qualche cosa in te” con Enrico Montesano, dal 13 al 25 gennaio 2015 al Teatro Sistina; un imperdibile Giorgio Albertazzi ne “Il Mercante di Venezia”, dal 15 gennaio all’8 febbraio 2015 al teatro Ghione; “Le voci di dentro” di Eduardo De Filippo, portato in scena da Toni e Beppe Servillo dal 20 gennaio al 15 febbraio 2015 al Teatro Argentina. Per quanto riguarda il musical, degno di nota è: “Rapunzel” con Lorella Cuccarini, al Teatro Brancaccio fino al 18 gennaio 2015. Per questo mese di gennaio la musica e il teatro avranno il gusto e l’originalità come fattori in comune: un ottimo modo per far ripartire l’anno con i giusti presupposti.


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Roberto Federici, medico chirurgo La visita Proctologica

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ffettuare una visita specialistica rappresenta sempre un momento di impaccio e di irritazione per moltissimi di noi, quando poi si ha la necessità di effettuare una visita proctologica… apriti cielo!!

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA a cura della Redazione

“Ma perché esiste il proctologo? chi è? ma mi deve vedere proprio lì? Ma io mi vergogno, la visita sarà dolorosa!!” Ecco, in sequenza ho riportato quanto di solito ascolto a inizio visita, terminata la quale, però, tutti, specie i più ritrosi, escono dallo studio rasserenati e consape consapevoli che nel corso della vita si è spesso costretti ad affrontare situazioni non sempre gradevoli, ma che anche queste, se sapute ben affrontare e se ben condotte, si rivelano in realtà di facile risoluzione. Anche nel settore proctologico, la visita rappresenta il gesto imprescindibile per ottenere la giusta diagnosi e quindi un appropriato atteggiamento terapeutico. Come detto è una di quelle visite che in molti ingenera timore e vergogna e che quindi, è volutamente ritardata, con la evidente conseguenza della possibilità di far peggiorare l’iter terapeutico di una malattia facilmente guaribile se trattata al suo esordio o, ancor peggio, di ritardare la diagnosi e la conseguente terapia di patologie molto serie. La visita deve essere demonizzata, spiegando ai pazienti come anche il più banale sintomo, anche il più fugace, non deve essere minimizzato, ma al contrario valutato con attenzione dal pensiero di chi si dedica allo studio e alla pratica di questa branca specialistica.

Il colloquio con il paziente è essenziale, è ovviamente condotto dallo specialista ed ha lo scopo di conoscere in modo approfondito le abitudini di vita del paziente (lavoro, attività sociali, attività sportiva, abitudini alimentari, eventuali diete seguite); si devono poi esaminare le caratteristiche dell’alvo, dato fondamentale per una corretta diagnosi. Per alcuni pazienti, quando si intuisce una patologia funzionale, si è soliti far compilare dei questionari utili per meglio misurare la qualità di vita del paziente. La visita in quanto tale, deve essere svolta in un ambiente confortevole, rispettando in primo luogo il senso di pudicizia, spiegando sempre e preventivamente i gesti che si compiono e la loro finalità.

“Tutto qua Dottore? Chissà che credevo! Mi potevo far visitare prima, a quest’ora!!”

Dott. Roberto Federici Specialista in Chirurgia generale

Proctologia (emorroidi, ragadi anali, fistole)

CHIRURGIA AMBULATORIALE DELLE ERNIE INGUINO-CRURALI Centro Salus Casalpalocco, Piazza Filippo il Macedone 23 (Centro comm.le Le Terrazze) tel. 06.50.91.53.05 e-mail rf@robertofederici.it


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Un posto tranquillo Dott.ssa Giulia Migani Psicologa – Psicoterapeuta Analista transazionale socio-cognitiva

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“Voglio una vita… piena di emozioni!” Vi sarà sicuramente capitato di sentire persone affermare di voler vivere una vita piena di continue emozioni, o magari di leggerlo in qualche status pubblicato sui vari social network. Le emozioni sono un argomento molto gettonato… e anche molto di moda. Prima di tutto, bisogna chiarirsi su cosa siano le emozioni. Questa è la definizione che troviamo sui dizionari di psicologia: “Reazione affettiva intensa, con insorgenza acuta e di breve durata, determinata da uno stimolo ambientale. La sua comparsa provoca una modificazione a livello somatico, vegetativo e psichico”. Le emozioni sono un elemento essenziale dell’esistenza umana: permeano le reazioni dell’individuo all’ambiente, influenzano la percezione, svolgono una fondamentale funzione organizzatrice nel valutare il mondo circostante, hanno un importantissimo valore di segnale. Ciò che caratterizza l’emozione è di essere accompagnata da sensazioni più o meno nette di piacere o dispiacere: gli eventi piacevoli sono accompagnati da emozioni piacevoli o positive, quelli di dolore e pericolo da emozioni sgradevoli o negative. L’emozione motiva e orienta l’azione: dal latino ex-movere, la radice etimologica suggerisce proprio l’esperienza di movimento in senso indefinito. In modo abbastanza generale potremmo dire che il “soggetto emotivo” è un soggetto “mosso da”.

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Le emozioni fondamentali (di base), cioè comuni a tutte le popolazioni ed indipendenti dalla cultura di appartenenza, che vengono considerate innate e più o meno correlate con i bisogni organici umani, sono secondo alcuni autori 6, secondo altri 7, altri dicono 8: rabbia e paura, tristezza e gioia, sorpresa e attesa, disprezzo/disgusto e accettazione. Ma nella realtà, poi, ci sono centinaia di emozioni, con tante mescolanze, mutazioni e sfumature, e le parole di cui disponiamo sono insufficienti a spiegare ogni sottile variazione emotiva. Infatti, si parla anche di emozioni secondarie o complesse, che derivano da quelle primarie e che invece risentono delle influenze culturali: l’allegria, la vergogna, l’ansia, la rassegnazione, l’interesse, la gelosia, la speranza, il perdono, l’offesa, la delusione, la nostalgia, il rimorso. Le emozioni si differenziano dal “sentimento”, in quanto il sentimento è considerato una risonanza affettiva, più stabile e duratura dell’emozione. Si può dunque vivere una vita piena di emozioni, andandone continuamente alla ricerca? La risposta a questa domanda è sì… ma anche no! Io immagino queste

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persone alla continua ricerca di emozioni come persone, in realtà, tristi e forse (ma è solo una mia fantasia) un po’ depresse… Infatti, se ci riflettiamo, non c’è bisogno di andare alla ricerca di emozioni, perché, che ci piaccia o meno, la nostra vita è un continuum di emozioni: più o meno intense, più o meno gradite, che viaggiano tra i due poli opposti del piacevole e dello spiacevole. Noi non possiamo decidere di sentire le emozioni, così come non possiamo decidere di non sentirle. Le sentiamo e basta. In terapia, capita spesso che la richiesta del paziente sia quella di non sentire qualche emozione negativa: dolore, tristezza, ansia. Ebbene…. Non si può. Non si può non sentire. Quello che si può fare è, per prima cosa, accettare la loro esistenza in noi. Tutte le emozioni “vanno bene”, nel senso che, proprio poiché è impossibile non sentire, “va bene” accettare quello che sentiamo. Anche la rabbia, l’invidia, la paura, la gelosia, il rancore. Non si può fare altrimenti. Le sentiamo, sono nostre, sono “roba nostra”. Non è un percorso semplice da fare, anzi, a volte richiede molto tempo. Perché siamo noi i primi a non accettare di provare queste emozioni negative e spiacevoli. Il passo successivo è imparare a conoscerle e riconoscerle, controllarle e gestirle. Il problema non è tanto quello che sentiamo, ma quello che facciamo. È vero che l’emozione motiva ed orienta l’azione, ma siamo noi che poi scegliamo come “agire” l’emozione che stiamo sentendo. E possiamo farlo consapevolmente soltanto quando impariamo a gestire le nostre emozio-ni. E scopriremo di avere un “alleato” fenomenale in questo difficile cammino…



Fisioterapista Osteopata D.O.

Trattamenti Privati/SSN

cell. 368.900426

CHI E’ Osteopata l’abbiamo descritto nel precedente articolo. Di COSA FA ne parliamo subito L'Osteopata D.O. (Doctor of Osteopathy) fa la "revisione" della "macchina corpo umano" valuta nella sua seduta, attraverso l’ascolto e l’osservazione del paziente, le sue RX e RMN, i test ortopedici, fasciali, neurologici e viscerali, cosa può aver generato, magari 30 anni prima a causa di un trauma, di un incidente, di un intervento, una serie di compensi, di blocchi, e restrizioni di mobilità tali da generare malessere e dolore. Dunque attraverso una visione globale cerca la causa che non sempre risiede nel luogo del dolore. Le tecniche manipolative variano da paziente a paziente. Per alcuni ci vogliono tecniche "Trust" (scrocchio) per altri invece manipolazioni dolci e amorevoli. Il numero delle sedute (spesso una) e il tempo, variano dalla necessità e dalle risposte individuali. L'Osteopata D.O. è un professionista preparato a distinguere quando fare o non fare un Trust, nella tutela del paziente. Il corpo umano è la macchina più sofisticata e preziosa che possediamo spetta a noi trattarla con cura e rispetto, facendo periodicamente le varie revisioni, e personale qualificato e competente sono la vostra garanzia. ...al prossimo appuntamento eleobassi@hotmail.com


Nutrizione applicata allo sport a cura del dott. Fabrizio Spataro e del dott. Antonio Sartini

Le “diete alla moda” nello sport, tra falsi miti e verità

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Le diete alla moda hanno avuto, in alcuni casi, il pregio di richiamare l’attenzione del mondo scientifico su particolari concetti da applicare all’alimentazione. Tra le numerose “innovazioni” nutrizionali proposte negli anni per favorire la prestazione sportiva, merita una citazione particolare il programma alimentare che prevede una costante suddivisione tra i nutrienti, in modo che ad ogni pasto i carboidrati rappresentino il 40% dell’energia, le proteine il 30% ed i grassi il restante 30%. Tale “Nutrition Program 40/30/30”, nato nel 1992 ad opera di alcuni nutrizionisti della Bio-Foods, un’azienda americana produttrice di integratori, venne successivamente sviluppato e commercializzato da Barry Sears, tramite il best sellers “The zone” a partire dal 1995. Più che una semplice dieta, è proposto come un vero e proprio stile di vita, infatti per Sears ‘zona’ significa “essere in quei rari momenti in cui vi sentite proprio bene, pieni di ottimismo, tutto vi riesce facilmente, il vostro corpo è pieno di energia, vi sentite forti, infaticabili, probabilmente siete nella ‘zona’”. Da allora ad oggi, questo modello alimentare è stato accompagnato da una forte pressione mediatica, trovando molti seguaci, sia fra i sedentari, sia fra gli atleti. Gli effetti proposti dagli ideatori della zona prevedono: la riduzione dell’infiammazione, la perdita di massa grassa ed il mantenimento della massa magra, efficienza fisica aumentata, favorevole azione sul GH. Inizialmente questa ‘alimentazione’ venne proposta specialmente per gli atleti di endurance, i quali tuttavia ci misero poco a percepire la necessità di modificarla per ottimizzare la prestazione. Infatti gli adattamenti della “zona” agli sport di fondo, prevedono la possibilità di utilizzare precise quantità di carboidrati prima, durante e/o subito dopo l’allenamento o la competizione. Tuttavia, con tali accorgimenti, non viene più rispettato il rapporto

calorico costante 40/30/30, quindi, a rigore di logica, la “zona modificata” non è più la “dieta a zona”. Questo programma alimentare, diff uso da Barry Sears, nonostante tutto, ha avuto il pregio di focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti che tutt’ora fanno stabilmente parte delle scienze tecniche dietetiche applicate, come l’indice e il carico glicemico. Per dovere di cronaca, tale indice, fu proposto, per la prima volta, nel 1981, quando, l’ideatore, il Prof. D. J. Jenkins, pubblicò il suo lavoro sull’American Journal of Clinical Nutrition. La dieta a “zona”, pertanto, presenta qualche aspetto positivo e alcune zone d’ombra, ma potrebbe, all’occorrenza, essere applicata in determinati atleti ed in specifici momenti della stagione. Tuttavia, affinché l’intervento nutrizionale nello sportivo abbia successo, è necessario che venga deciso non tanto in base al nome, più o meno accattivante, di una dieta, né sugli effetti reclamizzati dagli ideatori (che spesso hanno interessi commerciali su i prodotti correlati ) quanto, piuttosto, sulle caratteristiche genetiche e del somatotipo, sulla composizione corporea (grasso, muscoli e liquidi corporei), sul metabolismo e sul dispendio energetico dell’atleta (misurati e non stimati), e, non ultimo, sul suo stile di vita. Tutte queste informazioni devono essere analizzate, interpretate e valutate da professionisti che si occupano, nello specifico, di nutrizione applicata allo sport. Solo in questo caso si possono superare le pressioni mediatiche e gli interessi dell’industria alimentare, selezionando, sulla base delle evidenze scientifiche, il meglio che l’atleta ha a disposizione per ottimizzare la propria performance, garantendo, prima di tutto, il suo stato di salute e benessere.


[La psico-pedagogista risponde] La mala educación

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Cari lettori, ho ricevuto tantissimi solleciti da parte di genitori e insegnanti a trattare un argomento che coinvolge un po’ tutti: la maleducazione. Sempre più spesso capita di trovarsi a contatto con “nuovi barbari” e si rimane interdetti e quasi inermi davanti a comportamenti inaspettati e incivili. Purtroppo, per il quieto vivere, abbiamo inconsciamente alzato la nostra soglia di tolleranza condizionati in questo anche da una pessima televisione che invade le nostre case; prepotenza e arroganza si riversano nella quotidianità fornendo un pessimo esempio alle giovani generazioni che hanno perso il rispetto per ciò che li circonda, per se stessi e per gli altri. E’ una società in cui si corre, in cui l’altro è visto come una perdita di tempo, come una distrazione da se stessi, dai propri impegni e dal proprio EGO sempre più ingombrante. Oggi chi rispetta le regole, chi parla con tono pacato, chi sa stare al suo posto è considerato un perdente, una persona da bypassare o addirittura soggiogare. Non si capisce che si può essere educati e rispettosi ed ottenere le cose senza prepotenza. L’altro giorno ho incontrato i genitori di un bambino disabile inorriditi dal fatto che, sebbene loro abbiamo il posto auto riservato a scuola, lo trovano sempre occupato e che, quando lo fanno presente a chi sta in quel posto abusivamente (quasi sempre grossi SUV di altrettanto grandi prepotenti e cafoni), devono prendersi anche improperi e occhiatacce. Tra l’altro non si degnano di un cenno di scusa, ma, al contrario, esordiscono con: “ahó ma che voi?” “ che te lo sei comprato?” Devo dire che come “educatrice” sono preoccupata, perché i bambini rispondono a tutto questo con una assoluta mancanza di rispetto soprattutto verso gli adulti ai quali si rivolgono come se fossero dei pari, rispondendo, a volte, con quell’arroganza che hanno assorbito in altre situazioni fra adulti o alla TV. Cominciano in casa con i genitori e poi pensano di poter replicare anche all’esterno. Non dobbiamo dimenticare che i bambini crescono e da grandi saranno capaci anche di affrontarci con forza rendendo la convivenza difficile. Non è raro il caso di genitori che chiedono consulenza e aiuto per i ragazzi delle medie di difficile gestione. Per non parlare del rispetto delle cose! Io metterei una telecamera nella mensa, nei bagni e nelle aule. A mensa i bambini si tirano il cibo senza alcuna vergogna di essere ripresi per un gesto del genere. Non hanno il senso dello spreco né il rispetto per chi siederà dopo di loro a mensa, per le inservienti che devono pulire. Nei bagni succede la stessa cosa: ci sono bambini che fanno la pipì per terra, non un goccio per sbaglio, ma tutta, per gioco, per vantarsi. Quasi sempre, i genitori informati dei fatti, giustificano dicendo (davanti ai figli) “è una ragazzata” non pensando al danno educativo dei loro “pargoli” aumentando sempre di più la soglia del comportamento inadatto. Tra l’altro i loro figli avranno dei bagni perennemente sporchi. In aula succede la stessa cosa: mangiano sbriciolando a destra e a manca, buttano le cartacce per terra, scrivono sui banchi e sui muri. lli Fino ad una decina di anni fa non era così, o perlomeno erano pochi quelli che ripetutamente trasgredivano le regole. Forse ci siamo distratti un po’ tutti concentrando le nostre energie altrove ( una bella borsa firmata, un lavoro che ci assorbe troppo, l’estetista, la palestra, ecc). E’ ora di dare un staglio alla mala educacion. E’ tempo di riprenderci, di insegnare ai nosdi tri ragazzi il rispetto e l’educazione. Purtroppo non sono innati. Quindi adoperiamoci per rimetterci tutti in riga, per capire che il nostro vicino e ul’ambiente in cui viviamo sono beni preziosi e che l’arroganza e la maledu-

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cazione non ci porteranno lontano. Per migliorare i comportamenti dei nostri figli, dobbiamo lavorare su di noi, sulla nostra famiglia, sugli amici, per un rispetto sociale. Solo così si potrà arrivare a formare i futuri adulti ed una comunità in armonia. Dove manca il rispetto nelle piccole cose manca anche quello per le persone. Non si può credere come la vita abbia in pochi anni perso valore. Ho dovuto constatare anche in recenti incontri allo sportello di ascolto quanto il rispetto, anche della dignità, sia venuto meno anche fra familiari. Ultimamente ho avuto anche una brutta esperienza in un ospedale dove malati nel pronto soccorso venivano trattati con arroganza e indifferenza . E’ l’arroganza, è la mala educacion che tutti insieme dobbiamo combattere. Basterebbe una maggiore cortesia, attenzione e gentilezza verso il prossimo e vi assicuro che ne gioverebbero tutti e non solo chi le riceve. Mi auguro che, pur in questo periodo di crisi generale dei valori, nella nostra piccola comunità e nelle scuole del nostro territorio, sia maggiore, in occasione dell’inizio del nuovo anno, il contributo di ciascuno di noi alla solidarietà, al rispetto, all’educazione. Dott.ssa Paola D’Errico

Questa rubrica è stata pensata con il preciso intento di dare un servizio utile, un contatto diretto tra noi e chi ci legge, grazie all’ausilio e alla generosa disponibilità di due figure professionali importanti come l’avvocato Federica Lorenzetti e la psico-pedagogista Paola D’Errico. Per contattare la psicopedagogista Paola D’Errico inviate una email a:

paola.derricoguarino@gmail.com


[L’avvocato risponde] L’eredità

Potete inviare i quesiti all’ Avvocato al seguente indirizzo email:

federicalorenzetti@libero.it

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Ogni mese risponderanno ai quesiti importanti dei nostri lettori, garantendo l’anonimato ove richiesto. La possibilità di interfacciarsi con i professionisti in maniera privata è un valore aggiunto offerto da Tablet Roma.

Salve a tutti e ben ritrovati. In questo mese Vi voglio parlare di un argomento molto complesso, che necessiterà certamente di ulteriori approfondimenti, ma di certo utile anche alla luce delle Vostre numerosissime domande inviatemi, quale: l’eredità. Orbene, occorre preliminarmente evidenziare come il patrimonio ereditario sia offerto a determinati soggetti individuati o per legge oppure per testamento (chiamati all’eredità). Il chiamato all’eredità ha diritto di accettare o meno il patrimonio ereditario, con la conseguenza di poter scegliere se diventare o meno erede. Difatti, il patrimonio ereditario può essere composto da elementi sia attivi che passivi, motivo per il quale, il chiamato ha tutto il diritto di considerare se accettare o meno l’eredità, e di esercitare i mezzi messi a disposizione dal Legislatore, per salvaguardare, ove necessario, il suo personale patrimonio. Importantissimo ricordarVi come il diritto di accettare l’eredità si prescriva in 10 anni. Trascorso il termine il chiamato perde il diritto di accettare. Ovviamente, laddove possa trascorrere del tempo per decidere se accettare o meno l’eredità, al nostro chiamato sono conferiti dei poteri finalizzati alla conservazione, all’ amministrazione e alla vigilanza del patrimonio. Comunque, nell’ipotesi in cui il patrimonio ereditario sia costituito soltanto da posizioni attive, ovviamente, il chiamato all’eredità, nel caso di accettazione, non avrebbe alcun tipo di problemi connessi con la confusione del propri patrimonio con quello ereditato. Invece, nel caso in cui la predetta eredità fosse costituita sia da crediti che da debiti, il Legislatore ha concesso la possibilità, laddove si volesse accettare comunque il patrimonio, di farlo ”con beneficio d’inventario” in pratica chiedendo all’erede di inventariare tutti i beni lasciati in eredità (attivi e passivi) per poterli così tenere distinti dal proprio personale patrimonio. Evidente quanto tale tematica sia complessa e quanto spesso sarebbe più opportuno, di certo, prima di compiere qualsivoglia azione, chiedere un consiglio ad esperti professionisti che possano indicare le diverse tipologie di accettazione dell’eredità, nonché tutte le azioni da non compiere prima di decidere se accettare o meno l’eredità al fine di non veder compromessa la possibilità, anche di rinunciare, eventualmente, all’eredità medesima. Tali istituti trovano giusta collocazione anche presso i Tribunali ove esistono sezioni specifiche e specializzate istituite proprio per garantire al cittadino la migliore scelta possibile affrontando così il percorso più idoneo per non arrecare danno al chiamato all’eredità ed ai propri beni personali e che ancora non abbia deciso se divenire erede a tutti gli effetti o meno. Nei prossimi numeri Vi indicherò nello specifico tutte le azioni che i chiamati possono compiere e quelli dai quali doverosamente astenersi, senza pregiudicare il loro diritto di accettare o meno l’eredità. Avv. Federica Lorenzetti

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[Lettera al direttore] I NOSTRI MARO’ Caro Direttore, siamo prossimi alla scadenza del rientro in India del nostro marò Latorre, rientrato in Italia 4 mesi fa per curarsi. Non trova sia grottesco inviarlo nuovamente in India? (lettera firmata)

EMERGENZA EBOLA Caro Direttore, è guarito il medico di Emergency tornato infetto, causa Ebola, dalla Sierra Leone. Pensa ci possano essere problemi per la popolazione anche dopo la guarigione? Carmelo Occhipinti - Roma

Caro amico, condivido con te la parola “grottesco”, perché grottesca è stata anche la modalità d’arresto dei due marò, grottesco il trattenerli tre anni in India senza ancora un capo d’imputazione preciso, grottesco che la Corte del Kerala pretenda il rientro immediato di Latorre, un uomo operato al cuore pochi giorni fa e ancora bisognoso di cure in Italia a causa dell’ictus che lo ha colpito, magari proprio a causa delle tensioni e dello stress patito. D’altronde stanno venendo fuori anche altre verità, come quelle che volevano impedire a Latorre di rientrare in Italia per curarsi e il contestuale stop alla richiesta di Girone di passare le festività di Natale in famiglia, quasi a volersi garantire il rientro del marò sottoposto a cure nel nostro Paese, tenendo l’altro nostro militare in “ostaggio”. E’ vero che la diplomazia lavora meglio se i riflettori sono spenti - e ci sono diversi casi che sono lì a testimoniarlo - ma è anche vero che se, come appare accertato, la cattura dei nostri militari è avvenuta con l’inganno e il fatto (se mai sia stato causato dai nostri due marò) è avvenuto a bordo di una nave italiana e per giunta in navigazione in acque internazionali, c’è da chiedersi perché siano stati inviati nuovamente in India dopo il rilascio delle autorità asiatiche per far passare loro il Natale in famiglia. Per quell’azione il ministro degli Esteri del governo Monti, Terzi di Sant’Agata¸ si dimise mentre passò la linea dell’allora ministro della Difesa, Generale Di Paola. E oggi sono questi i risultati. Mentre Girone e Latorre potevano essere processati in Italia da un tribunale militare né più, né meno di quanto accade ciclicamente per i militi appartenenti alle forze armate USA che commettano qualsiasi infrazione a leggi e regolamenti nell’esercizio delle loro funzioni all’estero (funivia del Cermis, caso Calipari, carcere di Abu Ghraib, ecc...) i nostri soldati si trovano ancora al centro di una questione senza fine con l’aggravante che almeno su uno di loro, ancora nelle mani delle autorità di New Delhi, possa ricadere il peso di reati non commessi e di scelte discutibili del governo Monti e speriamo non motivate, invece, da interessi commerciali con il gigante asiatico.

Caro Carmelo, è vero che talvolta ci troviamo, specie in Italia di fronte a verità nascoste, reticenze o etichette discutibili, ma se le autorità preposte dicono che la guarigione del paziente c’è stata - con tanto di sbandieramento e conferenza stampa del Ministro della Salute e dello staff medico dell’ospedale Lazzaro Spallazani - ritengo che a questo e solo a questo si debba credere, dando piena fiducia alle strutture sanitarie italiane. Strutture che hanno dimostrato, ancora una volta, che nonostante le condizioni di salute critiche in cui versava Fabrizio Pulvirenti, anche con bruschi peggioramenti e momenti di forte preoccupazione durante i due mesi di degenza, le precauzioni prese dai medici ed infermieri curanti e le cure somministrate al paziente italiano, sono state vincenti dando peraltro grande lustro alla Sanità italiana, alle prese con una malattia insidiosa e molto pericolosa che lascia al contagiato solo una possibilità su due di guarigione. Complimenti dunque al professionale staff medico e infermieristico dell’ospedale romano Spallanzani, specializzato nel trattamento di malattie infettive e tropicali.

CANONE RAI Caro direttore, come sempre ad inizio anno parte la campagna televisiva di sensibilizzazione per il pagamento del canone Rai. rova giusta questa tassa oppure sarebbe meglio abolirla? Simone Battistelli - Roma

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Caro Simone, pur pagandole regolarmente, ho sempre “brontolato” contro quelle tasse che non avessero un’indiscussa utilità sociale o che fossero mascherate per scopi non chiari. Fino all’avvento degli smartphone il canone Rai era una di quelle. Innanzitutto la raccolta pubblicitaria e le relative interruzioni dei programmi mandati in onda, non si sposavano con lo spirito pubblico dell’emittente televisiva di Stato. Per quale motivo si dovrebbe pagare una quota associativa (perché di questo checché se ne dica si tratta) ad una rete televisiva quando questa si comporta in modo identico alle Tv commerciali, vantando magari anche una raccolta pubblicitaria maggiore? Il tutto corredato da programmi tendenzialmente scadenti, con assenza pressoché totale di programmi culturali. La diffusione di internet ha di fatto integrato anche il mondo Rai nella rete e oggi è quasi impossibile non imbattersi in qualche filmato, servizio giornalistico o testimonianza che prima di youtube non sia passata per la Tv. Essendo inoltre molto diffusi i mezzi per un utilizzo di massa (smartphone, tablet, computer, parabole, wi-fi) ed essendo tutto sommato rimasto nel tempo tra i canoni più bassi in Europa, oggi appare più giustificato pagare il canone d’abbonamento alla Rai, a patto che i nostri soldi vengano poi gestiti in maniera oculata su investimenti e programmazione e non per dare lavoro stabile a qualche sgallettata (o sgallettato) di turno, amico di Tizio, Caio o Sempronio.

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DIMISSIONI NAPOLITANO Caro direttore, che le dimissioni di Napolitano fossero probabili è stato lui stesso a farlo capire all’indomani dell’accettazione del reincarico al Colle. Chi vede oggi al Quirinale, nel quadro politico attuale? (lettera firmata) Gentile amico, in questi casi solo una sfera di cristallo ci aiuterebbe a fugare ogni dubbio... Non saprei risponderle, senza sembrare retorico. Eppure la Sua domanda è stuzzicante e dunque un profilo si può tracciare. E’ chiaro che dopo Napolitano chiunque vada al Colle rischia di apparire meno autorevole mantenendo un comportamento istituzionale compassato, che faciliti un paragone diretto. In più l’attuale presidente è particolarmente apprezzato all’estero (in ogni dove) con particolari picchi in alto nella vecchia Europa e negli Usa. Parla correntemente quattro lingue, è un politico di lungo corso, intelligente, raffinato nei modi ed estremamente autorevole, che non ha mai avuto intemperanze nei nove anni di mandato, se si eccettua la questione del presunto accordo Stato-mafia, per il quale si è comunque messo a disposizione dell’autorità giudiziaria, con tanto di testimonianza dal Quirinale. Se proprio dovessi sbilanciarmi, mi lancerei nel nome di un personaggio che non abbia a che fare con la politica attiva ma che conosca la politica da cittadino, che sia conosciuto e benvoluto dagli italiani e che sia famoso all’estero. In tal senso, oscillerei tra i due grandi nomi di Riccardo Muti e Roberto Benigni. LUTTO DELLA MUSICA Caro Direttore, il caso Pino Daniele e, sempre recentemente, di Mango, venuti a mancare alla soglia dei 60 anni per infarto, possono a suo avviso, farsi risalire al tipo di vita stressante e alla sregolatezza che inevitabilmente il cantante incarna nel corso di tutto il suo percorso artistico? (Sergio Catricalà - Roma) Caro Sergio, purtroppo non sono un medico e non posso darti risposte in tal senso che non siano semplicemente intuitive e comunque non basate su fondamento scientifico. Premesso questo, credo che una vita costante di tournèe, ristoranti e di viaggi per il mondo protratti per decenni, metta a dura prova qualsiasi organismo. In più, nel caso di Pino Daniele, c’era una patologia cardiaca conosciuta e quattro angioplastiche subite negli anni, fattore che sicuramente non ha aiutato l’artista, che tra l’altro si era esibito il giorno di Capodanno a Courmayer, in un freddo glaciale. Nel caso di Pino Mango non so dirti; singolare è stata la contestuale morte del fratello nell’apprendere la notizia nonché il malore degli altri due fratelli all’arrivo in ospedale. Sicuramente loro non avevano lo stesso stress del loro congiunto ma, evidentemente, col cuore non si può davvero scherzare.



Centro Commerciale “Le terrazze” casal palocco via Prassilla 41, int 33-1° piano tel. 06.50915297-338.7725338

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[A quattro zampe] di Vittorio Ruberti

Cari amici, in questo numero parleremo di un piccolo grande cane

Il Bassotto tedesco Il bassotto tedesco è un cane assolutamente riconoscibile per il suo aspetto morfologico. Zampe corte che sorreggono un corpo lungo e apparentemente sproporzionato. Testa allungata su un collo sottile ma dotato di notevole muscolatura. Andatura sicura e a volte spavalda. Selezionato in Germania tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo per una attività venatoria finalizzata a stanare la selvaggina da tane sotterranee, il dachshund (cane da tasso), questo è il suo nome originale, ha caratteristiche fisiche che gli permettono di affrontare i selvatici ungulati all’interno di cunicoli scavati sottoterra. La selezione consentì di perfezionare i già esistenti segugi a gamba corta ma, per capire quanto l’idea di un cane con queste fattezze fosse nella mente dell’uomo, basti sapere che in alcune tombe egizie furono ritrovati scheletri molto simili a quelli del nostro amico. La razza è suddivisa in nove varietà: tre per taglia e tre per caratteristiche del pelo. Il bassotto è un cane coraggioso

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che adora la compagnia dell’uomo, con il quale tende ad instaurare un rapporto, per quanto possibile, paritario. Meraviglioso compagno di lunghe passeggiate, ama correre a perdifiato per i prati ed inseguire le prede con grande tenacia. Altra peculiarità del bassotto è la combattività, che gli consente di affrontare avversari selvatici ben più pesanti di lui. Questa caratteristica la si riscontra anche nell’ambito della vita cittadina, quando assume atteggiamenti da “gradasso” con cani di dimensioni molto maggiori delle sue. Il bassotto è stato ed è considerato anche oggi un simbolo della Germania, tanto che in occasione delle olimpiadi del

1972, svoltesi a Monaco di Baviera, fu adottato come mascotte il peluche di nome Waldi, con le fattezze di un cane bassotto. Nell’esercizio dell’attività venatoria, uno dei primi motivi della morte del nostro cane è causato dalla incapacità di fare marcia indietro nei cunicoli sotterranei. Se non esiste una seconda uscita rimane imprigionato. Le malattie più frequenti dei bassotti sono la cecità e deterioramento dell’udito, ma solamente per gli esemplari a macchie doppie. Inoltre, vista la conformazione scheletrica anomala vanno soggetti a problemi ortopedici. Solitamente molto longevo, ama la comodità dei morbidi cuscini, ma per vedere la sua vera natura, dobbiamo portarlo nei boschi, a contatto con gli odori degli animali. Il nostro bassotto si trasformerà e diventerà una vera macchina da “cerca”. Non tollera bene i rigori della stagione invernale e per questo dovrà vivere in un ambiente caldo. Proverbiale è la testardaggine di questa razza. Se non educato con fermezza e coerenza, tende a prendere il sopravvento e a diventare un despota capriccioso. Fin dai primi mesi di vita dovremo insegnargli ad obbedire e a rispettare fondamentali “NO”. La sua simpatia, la sua vitalità, il suo affetto nei confronti di tutti i componenti la famiglia, lo renderanno altresì un compagno meraviglioso per un percorso di vita insieme.

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[Scuola news] di Chiara Libertini

SCUOLA 2.0. GLI ASSETTI ISTITUZIONALI

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Ora che Facebook ha spento dieci candeline, e Twitter lo segue di due lunghezze, non è prematuro stendere un bilancio degli sviluppi della socialità digitale dell’ultimo decennio: nati per mettere in contatto amici e conoscenti e destinati alla condivisione di contenuti altrimenti privati e confinati a un ambito comunitario tutto sommato ristretto, i due portali multimediali hanno oltrepassato le loro specificità originarie per allargarsi a un ambito sociale tout court; non manca azienda, associazione, specialista o libero professionista che non ne faccia uso e non ne sfrutti le “amicizie” e le sequele virtuali, con lo scopo di pubblicizzare e divulgare la propria attività e di raccogliere un pubblico più vasto – e, forse, più indistinto – della clientela e dell’utenza dedicata. Con un certo ritardo, la pubblica amministrazione ha percorso questa medesima strada e proposto piattaforme sociali proprie: il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca si è affacciato su Facebook nel febbraio del 2012, e su Twitter qualche mese dopo, lanciando le pagine MIUR Social (https://it-it.facebook.com/MIURsocial e https:// twitter.com/miursocial). Iniziative del genere applicano, come è ovvio, il criterio della trasparenza, da sempre caposaldo delle istituzioni pubbliche; non vanno considerate, tuttavia, omologhi social del sito web (www.istruzione.it) o delle pubblicazioni ufficiali veicolate dalla rete: la dizione Social ne chiarisce, in effetti, la diversità delle prerogative e degli scopi. La divulgazione capillare delle attività ministeriali è demandata a sedi altre, rivolte precipuamente agli addetti ai lavori. Attraverso i portali sociali, invece, il Ministero rappresenta e promuove online quelle iniziative che rispecchiano finalità di partecipazione e confronto: fra scuole, enti, amministrazioni, comunità e progettualità studentesche. È palese, in tal senso, il tentativo di raccordo con realtà culturali, formative e professionali, e di allargamento di un orizzonte scuola e università oltre le aule, che non sia relegato alle risoluzioni isolate e perlopiù teoriche di singoli istituti o studenti. Intento diverso ha invece la pagina ufficiale dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico (https://it-it.facebook.com/pages/Urp-MIUR/254620331364650), lanciata lo scorso anno: in questo caso, nel rispondere alle esigenze garantite per legge al cittadino, di chiarezza, trasparenza e accessibilità amministrativa, la piattaforma Facebook ha buon gioco nel consentire al pubblico un’informazione immediata e di semplice fruizione. Sebbene non esuli da una certa componente promozionale, la pagina si caratterizza per il suo assetto, appunto, informativo, e presenta aggiornamenti su iscrizioni, linee guida, bandi di concorso, eventi. Il bacino d’utenza di ognuna di queste iniziative sociali è potenzialmente sconfinato, giacché raccoglie un’infinita congerie che si confronta quotidianamente con il mondo della formazione scolastica, universitaria e specialistica. C’è un portale ulteriore, tuttavia, che ha scelto di rivolgersi dedicatamente agli utenti ultimi dell’istituzione ministeriale: gli studenti. Si tratta del forum ilsocial.eu (www.ilsocial.eu/) ed è dichiaratamente una piazza virtuale nata dalle istanze e dalle proposte dei suoi giovani fruitori. Le sezioni del forum, sconfinate, spaziano fra contenuti più strutturalmente legati alla pubblica amministrazione (progetti, concorsi, assetti

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organizzativi delle scuole e delle università) e altri culturali e formativi in senso lato (musica, sport, tecnologia). Il social strizza l’occhio alle modalità comunicative ormai radicate nei nativi digitali e vuol proporsi, ben lungi dall’essere solo istituzionale, foriero di condivisione, accattivante e innovativo. Trasparenza, innovazione e condivisione sono i capisaldi di un progetto recentissimo che campeggia sulle pagine social del Ministero. Protocolli in rete (www.istruzione.it/ProtocolliInRete/) è un piano di divulgazione degli accordi stipulati dal MIUR con enti e aziende, per fornire alle scuole che aderiranno all’iniziativa strumenti e servizi tecnologici a supporto delle attività didattiche. Le aziende operanti nei settori della tecnologia e della comunicazione digitale (Samsung e Intel, fra gli enti già partecipanti) potranno mettere a disposizione degli istituti scolastici gli strumenti più vari: tablet, processori, software, piattaforme e-learning. Fino al 9 gennaio le scuole potranno accedere al sistema, tramite un facsimile delle domande di adesione, contestualmente alla piena attivazione del portale. A partire dalla metà del mese sarà possibile presentare la candidatura a un progetto di propria scelta. Analoga partecipazione viene consentita alle aziende, che potranno proporre accordi ulteriori o integrare le proprie risorse in quelli già esistenti. L’invito rivolto a dirigenti scolastici e docenti è che siano garantiti ampi spazi allo sviluppo delle specializzazioni tecniche e all’applicazione dei dispositivi digitali alla didattica: per incrementare i processi di apprendimento e allargarne le basi e, ancora, per applicare linguaggi e strumenti innovativi che, laddove sono imprescindibili nella vita quotidiana, altrettanto lo saranno come veicolo culturale. Il Ministero non è nuovo all’attivazione di portali digitali, nessuno dei quali ha tuttavia caratteri tali di complementarità e condivisione fra scuole ed enti extra scolastici, né aspirazioni di sviluppo del sistema scolastico altrettanto ampie. In effetti, il progetto ventilato attraverso Protocolli in rete è assai ambizioso, e punta a un sistematico rinnovamento della didattica e a un incremento sensibile delle sue ricadute sociali, e non manca di connettere e raccogliere le istanze che, in questi stessi giorni, stanno emergendo dal piano “La Buona Scuola”.

Associazione culturale KALPE @Kalpe_AC

www.kalpe.org Info.kalpe@gmail.com


[Scadenzario Fiscale

Anna Maria De Calisti commercialista - Marta Montini consulente del lavoro

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Lo Studio De Calisti A.M. e Montini M. manda un saluto di inizio anno a tutti i Lettori che si inoltrano nello scadenzario fiscale di Gennaio 2015. L’augurio più grande dell’anno 2015 è quello di trovare un po’ di serenità fra tutti noi, che in questo momento stiamo sopravvivendo affrontando tutti i disagi con grande dignità.

in qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati - ISEE, RED, Detrazioni ecc. - Gestione Badanti e Colf Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione per ogni ulteriore chiarimento. Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma tel. 06/52352585 cell. 3333087137 e-mail: amdec@libero.it

S t u d i o Anna Maria De Calisti Via L. Mellano, 72 - 00125 Roma tel/fax 06.52352585

Anna Maria De Calisti Commercialista Ufficiale Revisore dei Conti CAF autorizzato CGN Conciliatore

mail: amdec@libero.it cell: 333.3087137

Assistenza Fiscale e Tributaria alle Imprese e ai Liberi Professionisti Centro Assistenza Fiscale CGN abilitato a fornire i servizi di: - 730 per dipendenti, collaboratori, pensionati - Compilazione ISEE, RED, Detrazioni, ecc. - Gestione Badanti e Colf -Successioni

Marta Montini Consulente del Lavoro

cell. 333.9626220 mail: martamontini@libero.it

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Lo Studio augura ai Lettori un sereno e proficuo 2015.

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La prima scadenza del 2015 è il pagamento dei contributi per i datori di lavoro domestico. Il pagamento che va dal 1° gennaio al 10 gennaio, secondo la nuova circolare Inps, potrà essere versato esclusivamente secondo le seguenti modalità: a) rivolgendosi ai soggetti aderenti al circuito “Reti Amiche” (tabaccherie); b) online sul sito internet “www.inps.it”, nella sezione Servizi on line – Elenco di tutti i servizi - Pagamento contributi lavoratori domestici; c) telefonando al Contact Center 803.164, tramite utilizzo di carta di credito; d) utilizzando il bollettino MAV. Lo Studio rammenta che avendo dipendenti o collaboratori occasionali la scadenza del 16 gennaio prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, e contributi INPS Chi non ha potuto pagare l’IMU o la TASI il 16 dicembre 2014, con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 15 gennaio. Con la scadenza del 25 gennaio coloro che ne sono soggetti, vi è la presentazione degli elenchi riepilogativi Intrastat. Inoltre, entro il 16 gennaio coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile dovranno effettuare il versamento. Chi non ha potuto pagare l’acconto dell’IVA il 29 dicembre 2014 con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 28 gennaio.


L’oroscopo di Mozart per il 2015

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[Mozart news] di Cristiana Sottile

Scuola Secondaria di primo grado indirizzo sportivo

“Più sport a scuola e vince la vita” In Italia, i ragazzi che praticano attività agonistica e che partecipano a gare a livello federale si vedono, di sovente, costretti ad operare una scelta drastica tra gli impegni scolastici e la pratica sportiva. In altre nazioni, tra le quali spiccano gli Stati Uniti d’America, questi stessi ragazzi sarebbero, invece, il fiore all’occhiello di scuole ed università, che farebbero a gara per annoverarli tra i propri studenti. Riceverebbero bonus, crediti e privilegi. Senza mirare a così elevati livelli di onorificenze, l’Istituto Comprensivo Mozart vuole creare una struttura curriculare che favorisca e non limiti, come invece accade, le abilità di ormai molti giovani che frequentano la scuola statale. Attualmente esistono solo pochissime scuole secondarie di primo grado ad indirizzo sportivo, ed esclusivamente nelle regioni a statuto speciale … il nostro obiettivo è quello di aprire la strada verso nuove prospettive! Il ruolo fondamentale assunto dallo sport nella formazione e nello sviluppo dell’individuo è ormai ampiamente riconosciuto anche e soprattutto nella sua dimensione educativa, sociale e culturale e nello sviluppo della cittadinanza attiva. Non a caso, il Libro

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Bianco sullo Sport della Commissione Europea, concentra l’attenzione sul suo ruolo nel campo della formazione. Come per l’indirizzo musicale, è stata prevista una procedura di ammissione che terrà conto dei titoli didattici, dell’attività sportiva praticata dagli alunni e dei risultati di un test effettuato a scuola. Il Consiglio d’Istituto e la Commissione Scuola del X Municipio hanno espresso parere favorevole all’attivazione del percorso formativo … siamo solo in attesa degli ultimi adempimenti … SPERIAMO BENE!!!

ISCRIZIONI ON LINE ANNO SCOLASTICO 2015/2016 TRANNE CHE PER LA SCUOLA DELL’INFANZIA, LE ISCRIZIONI SI EFFETTUANO ESCLUSIVAMENTE ON LINE (LEGGE 7 AGOSTO 2012, N. 135). • DAL 12/01/2015 AL 15/02/2015: REGISTRAZIONE FAMIGLIE le famiglie, sul por tale “Iscrizioni on line”, eseguono la registrazione per ottenere user-id e password di accesso al servizio. • DAL 15/01/2015 AL 15/02/2015: INSERIMENTO DOMANDE FAMIGLIE apertura servizio alle famiglie.


STIRO CAMICIE 1,90 EURO LAVANDERIA A SECCO ECOLOGICO LAVORAZIONE TRADIZIONALE FRESCHEZZA E PUNTUALITA’ A PREZZI ECCEZIONALI!


[Movimento Difesa del Cittadino] di Diego Recino

MDC diffida Poste italiane e chiede alla Consob indagini accurate Il Movimento Difesa del Cittadino (MDC) ha inviato una diffida ai sensi del Codice del Consumo a Poste Italiane per la violazione del dovere di trasparenza, correttezza e adeguata informazione nella prestazione dei servizi finanziari, e richiesto un approfondimento ed una estensione dell’indagine avviata dalla Consob. Sono molti i consumatori che hanno segnalato all’associazione di essere stati sollecitati dai dipendenti di Poste Italiane all’acquisto di prodotti finanziari ed assicurativi complessi, e comunque con una rischiosità del tutto inadeguata ai profili dei risparmiatori postali. Tanti coloro che hanno subìto perdite rilevanti del capitale investito, come nel caso del Fondo Europa Immobiliare 1, collocato attraverso gli uffici di Poste Italiane e che ha registrato una perdita di almeno il 54,52% del valore dalla data di collocamento. Come emerso nell’ambito di un Procedimento avviato dalla Consob nei giorni scorsi, lo svolgimento dell’attività dei dipendenti di Poste è soggetto al perseguimento di specifici interessi “di business”, che avrebbero determinato atteggiamenti lesivi verso la clientela. Secondo la Commissione sono soltanto 330.000 i clienti, su 900.000, ad avere un profilo di rischio che rispetta la direttiva europea MIFID (rapporto corretto tra chi vende prodotti finanziari e le competenze e la propensione al rischio della clientela).

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Da quanto emerso, sembrerebbe che ben il 74,5 % dei clienti del BancoPosta si classificherebbe sui tre livelli più elevati di “esperienza e conoscenza” in materia finanziaria e soltanto il 5% avrebbe conoscenze minime. Addirittura il 91% della clientela con la licenzia media rientrerebbe tra i soggetti cui si potrebbero vendere prodotti più sofisticati. Ancora, da quanto diffuso sulla stampa, l’80% dei clienti sopra i 70 anni che hanno comprato una polizza index-linked (strumento finanziario a tutti gli effetti per la Cassazione) avrebbero un orizzonte di investimento superiore ai 7 anni.

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La domanda è: cosa intende fare Poste Italiane per quei consumatori spinti in investimenti rischiosi senza un’adeguata informazione e che oggi subiscono perdite ingenti sui risparmi investiti? L’associazione incoraggia la Consob ad un approfondimento delle indagini in corso sino al 2014 ed ha già formalizzato la richiesta di partecipazione al procedimento in rappresentanza delle migliaia di risparmiatori coinvolti. É possibile inviare a spotelloroma10gmail.com oppure attraverso il sito www.mdcroma10.org, nella sezione CONTATTI, un’ email in cui indicare eventuali perdite di risparmi dovute a questii investimenti rischiosi.


[Mestieri

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A cura della Citta’ dei Mestieri

Bilancio di un anno con la Città dei Mestieri

tema che spiegano un mestiere o una professione. Numerose le persone intervenute all’incontro con la stampa e che hanno ascoltato con interesse i dati illustrati da Anna Lezzi, coordinatrice del Centro e da Franco Giampalmo, direttore della Città dei Mestieri di Roma e Lazio. “La città dei Mestieri - ha affermato l’assessore al Welfare e alla Salute del Municipio X, Emanuela Droghei - offre una possibilità in più al territorio, arricchisce quindi la proposta di lavoro e formazione, e questo anche attraverso eventi a tema oltre che al lavoro quotidiano. Da questi dati dichiara Droghei - si intuisce che tanto è stato fatto e che possiamo fare di più. Anche con l’aiuto dei preziosi partner pubblici e privati” E tra i partner, Il Sol.co, l’Aisf, Istituti scolastici e Ascom-Confcommercio. La dirigente del Servizio sociale del Municipio X, Loredana Betti, in proposito, ha tenuto a sottolineare come “il contributo dei partner sia assolutamente a costo zero per l’amministrazione”. Maria Anna Bovolini, P.O. del Servizio sociale I livello, ha parlato di questa occasione come di “un giorno di riflessione” e di “cosa, con questi dati, possiamo mettere ancora in campo, tenendo presente i nuovi bisogni degli utenti”. Mario Monge, presidente de Il Sol.co, ha dichiarato che “è necessario coinvolgere le forze imprenditoriali. I dati illustrati oggi sono un punto di partenza per migliorare il servizio”. La sede del Centro (aperta tre giorni alla settimana) ha tra le prerogative principali quella di essere uno spazio aperto ed in autoconsultazione delle novità che riguardano corsi, bandi e annunci di lavoro.

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Poco più di un anno di attività. Una lunga serie di iniziative tutte volte al raggiungimento dello scopo: informare e orientare gli utenti in merito alla ricerca del lavoro e della formazione. Sono infatti queste le basi che hanno portato all’apertura della Città dei Mestieri di Ostia, seconda sede nel Lazio dopo quella del Tuscolano. E non a caso parliamo di basi, perché è da quelle che si è deciso di partire, ed è dalle stesse che si riparte per il futuro, grazie al bilancio stilato che racconta un lungo ed intenso periodo di attività della CdM lidense di via del Sommergibile. Ed è stato proprio il bilancio di un anno di attività il tema del quale si è parlato il 5 dicembre nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella sala formazione del Centro. E, dati alla mano, ne scaturisce un’ immagine chiara del tessuto sociale del territorio del Municipio X Roma Capitale. Innanzitutto, cos’è la Città dei Mestieri e delle Professioni. È presto detto, in quanto si tratta di un progetto che aderisce alla rete Regionale e Internazionale delle Città dei Mestieri; è un modello di orientamento diffuso in Europa e nel mondo, che peraltro si integra perfettamente con il nuovo modello di Welfare del Municipio X. Il Centro svolge un’attività gratuita di accompagnamento alla ricerca del lavoro, alla costruzione di percorsi di orientamento e formazione, alla creazione dell’impresa; e si rivolge a tutti i cittadini senza distinzione di età. Un’attività svolta costantemente dagli operatori della Cdm e dal prezioso contributo dato dai partner con i quali è stato sottoscritto un protocollo d’intesa. Si è formata, così, nel tempo (per il momento sono 18), una rete (in continuo aggiornamento) di situazioni pubbliche e private unite dalle stesse motivazioni. Viviamo un tempo di grande crisi e spesso l’utente è un persona che perde il lavoro in un’età matura, magari perché la sua azienda ha chiuso. O, ancora, è un giovane alle prese con la ricerca del primo lavoro e che, oltre agli studi conclusi, ha desiderio di formarsi ulteriormente. Ed è a questo punto che intervengono gli operatori della CdM. Ascolto, informazione, supporto nella compilazione di un curriculum che corrisponde ai canoni europei, ed inoltre la possibilità di prendere parte ad eventi a

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A proposito di formazione, la Città dei Mestieri, nell’ambito del progetto AISF, ha organizzato 3 Corsi di Formazione gratuiti: • Corso di Assistente Familiare per 20 persone • Corso per Badanti per 20 persone I corsi mirano a sviluppare competenze specifiche, tecniche e relazionali, per rendere questi lavori qualificati e non più improvvisati; prevedono anche dei tirocini formativi, organizzati in collaborazione con strutture qualificate (case di riposo, ASL, Ospedale “Grassi”) per agevolare la conoscenza diretta nel mondo del lavoro. • Corso PC base Sempre nell’ambito del progetto AISF si è attivato un corso di informatica di base per circa 20 persone, poiché molti utenti evidenziavano, nel corso dei colloqui di orientamento, un’ importante carenza in materia, che poteva costituire un ostacolo importante nella ricerca del lavoro e nel mantenimento di una continuità lavorativa. Inoltre l’AISF, in merito all’Orientamento ed inserimento lavorativo rivolto a soggetti in condizioni di fragilità sociale ed in carico ai Servizi Sociali, offre anche la possibilità di accedere a tirocini di inserimento e reinserimento lavorativo attraverso Borse Lavoro. L’attività annuale svolta dal servizio è la seguente: 411 colloqui 30 tirocini 9 assunzioni 10 tirocini in corso di attivazione Per il 2015 è previsto un tavolo inter-istituzionale sulla formazione professionale, un progetto contro la dispersione scolastica, l’attivazione di uno sportello di orientamento curato dalla cooperativa Futura ed eventi sulla Green Economy.

I PARTNER • • • • • • • • • • • • • • • • • •

Centro Formazione Professionale “Pier Paolo Pasolini” SYNCO Tablet – Roma Istituto Tecnico “Faraday” Idea Agenzia per il Lavoro Società Cooperativa Sociale “Le Tamerici” Feder-Lazio Istituto Paolo Toscanelli Ascom Ostia- Confcommercio Easy speak ex Wall Street Institute Associazione Guardia Ecozoofila Nazionale Onlus Observo Onlus Ciofs fp Lazio Sindacato Immigrati della UGL Associazione di promozione Sociale Humus Sapiens Zetema progetto cultura s.r.l. Cooperativa Socio-Sanitaria Grimaldi Associazione YUT

IL BILANCIO DI UN ANNO Numero di cittadini che hanno usufruito del servizio Nel periodo ottobre 2013/2014 sono stati in totale n. 3374 suddivisi in : • 1612 maschi (48%) • 1762 donne (52%) Dall’analisi dei dati emerge che la fascia più alta d’età interessata alla richiesta di accompagnamento alla ricerca del lavoro è quella che va dai : • 1772 dai 30 ai 49 anni (52%) • 1317 dai 18-29 anni con (39%) • 229 50 anni (7%) • 56 18 anni (2%) La percentuale relativa alla nazionalità dell’utenza è così ripartita: • 2551 italiani (76%) • 759 stranieri dell’Unione Europea (22%) • 64 stranieri non U.E. (2%)

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Statistiche richieste espresse Dai colloqui degli operatori con gli utenti, in merito alle richieste specifiche espresse, si evidenzia come i bisogni più alti siano legati alla metodologia relativa alla ricerca del lavoro e l’orientamento: • con 2836 richieste finalizzate alla metodologia ricerca del lavoro • con 2812 richieste di orientamento • con 1240 richieste auto consultazione PC • con 1046 richieste di informazioni • con 669 richieste di formazione • con 138 richieste fare impresa

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Open Day alla Città dei Mestieri Consueto appuntamento con gli studenti delle scuole medie del territorio che hanno assistito ad alcune dimostrazioni pratiche dei corsisti del Centro professionale Pier Paolo Pasolini e del Centro provinciale Alberghiero di Castelfusano

dimostrazioni degli allievi dei corsi di ristorazione, estetica, elettricista, barman e operatore della ristorazione. E la curiosità è stata l’anello di congiunzione con una realtà non a tutti conosciuta. In tarda mattinata, la visita dell’assessore al Welfare e alla Salute del Municipio X, Emanuela Droghei che si è fermata a parlare con tutti i ragazzi e che ha rilevato come sia importante informarsi per meglio scegliere, senza lasciare nulla di intentato. Il prossimo Open Day sarà dedicato alle scuole superiori, dove, secondo i dati, la dispersione scolastica, l’abbandono delle aule, è più forte.

Città dei Mestieri e delle professioni di Roma e del Lazio - Via del Sommergibile 11 - 00122 Ostia Lido Roma Orari di apertura al pubblico: Martedì 14.30 – 17.30 - Mercoledì e Venerdì 10.00 – 13.00 - Tel. 06.5672763 / 06.671073150 municipio10@cittadeimestieri.lazio.it - www.cittadeimestieri.lazio.it città dei mestieri e delle professioni Municipio X

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Cosa fare dopo la terza media? Quali prospettive di lavoro ci possono essere scegliendo i classici percorsi, quelli dei licei e degli Istituti tecnici? I tempi in cui viviamo, con la crisi che investe tutti i settori, impongono una scelta che possa portare ad una occupazione il più possibile lineare. Certo, non è semplice a 13 anni o poco più, decidere il percorso di studi idoneo. Ed inoltre, lo spauracchio dei 5 anni ai quali deve poi seguire la carriera universitaria, non a tutti piace. Ed allora ecco i corsi triennali per imparare un mestiere. Per orientarsi in questo senso e per conoscere alcune realtà del territorio, ma a carattere nazionale, la Città dei Mestieri ha organizzato un Open Day, una intera giornata dedicata ai ragazzi delle scuole medie del Municipio X che, nella sede CdM di via del Sommergibile, hanno potuto informarsi direttamente con i ragazzi che questi corsi già li frequentano. Una giornata nata grazie alla collaborazione di Ciofs, Col, Centro Pier Paolo Pasolini e Centro professionale Alberghiero di Castelfusano. Accompagnati dagli insegnanti, i ragazzi, in procinto di prendere la fatidica decisione, hanno potuto fare dei test (con Ciofs e Col), hanno assistito alle

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