ACILIA
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Editoriale di Stefano Quagliozzi
Il dono della lungimiranza
Mentre il mondo da tempo cambia climaticamente, politicamente ma anche geograficamente e ne è testimonianza lo sgretolamento dell’ex URSS alla fine degli anni ‘80 o la successiva cruenta disintegrazione dell’ex Jugoslavia negli anni ‘90, o ancora la più recente e pacifica divisione dell’ex Cecoslovacchia, ulteriori spinte autonomiste riaffiorano ciclicamente come la Scozia dopo Brexit o con il recente referendum per l’indipendenza della Catalogna, che vorrebbe distaccarsi dalla giurisdizione spagnola contro la volontà del governo di Madrid. A Barcellona si prospettano momenti difficili dopo l’intervento della Guardia Civil e l’occupazione delle sedi di votazione, al punto che la consultazione referendaria non potrà essere svolta con serenità e porterà forti tensioni, destinate ad avere ripercussioni anche in Italia e in tutta Europa. Se non si vuole risolvere le questioni delle autonomie con repressioni nel sangue, lo spazio non può che essere lasciato alla diplomazia, che rappresenta l’arte di avvicinare con dialogo e pazienti trattative, posizioni anche molto distanti tra loro. Nella storia, grazie al Cielo, è successo tante volte. Ma come si concilia un mestiere così prezioso con la società attuale - che mira alla concretezza tramite obiettivi d’esclusivo profitto economico nell’ottica di un orientamento al lavoro per i giovani? Già dopo le medie una parte importante dell’orientamento scolastico viene assorbito dai licei e, nel loro ambito, è appannaggio dell’indirizzo proposto dai licei scientifici, adesso anche con la formula “internazionale” per lo studio di alcune materie in lingua inglese. Ma mentre la società e l’economia vengono spesso trainate da persone provenienti soprattutto dal mondo della concretezza dei numeri e dalla sfera più scientifica, più difficile è trovare chi ha abbracciato studi sociali e umanistici col liceo classico, proseguendo l’università con facoltà come Lettere e Filosofia, Scienze Umane o Psicologia. E così mi viene in mente chi filosofeggiando, quasi 150 anni fa, scriveva ciò che oggi si sta puntualmente verificando, contro previsioni che i nostri politici non riescono a cogliere neanche un quinquennio prima che i fatti accadano. Come spunto di riflessione vi propongo di leggere queste poche illuminanti parole scritte nel XIX secolo dal filosofo svizzero Henri-Frédéric Amiel - tratte dalla sua opera Diario Intimo - quando ancora nel mondo non era diffusa la corrente elettrica e le persone si lavavano con l’acqua fredda o riscaldata con i pentoloni sul fuoco. Così scriveva Amiel nel 1871 dando sfoggio di una lungimiranza non comune, anzi, da brivido: “Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà e la democrazia arriverà all’assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell’uguaglianza, che dispensa l’ignorante di istruirsi, l’imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. Il diritto pubblico fondato sulla uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze, perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale, destinata a culminare nel trionfo della feccia e dell’appiattimento. L’adorazione delle apparenze si paga.”
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TABLET ROMA
ANNO 5 NO 54 OTTOBRE 2017 SOMMARIO
6 PRIMO PIANO Il fantastico mondo di Lindsay Kemp
16 EVENTI ROMA Le mostre
26 SISTEMA BINARIO Polaroid e la rinascita delle istantanee con One Step 2
28 TABLET INCONTRA Silvia Casonato, una globetrotter come influencer
TabletRoma è distribuito da Tablet Distribuzione in tutte le principali attività commerciali, sportive e di servizio e parziale porta a porta nei quartieri di Casalpalocco, Axa, Infernetto, Acilia, Dragona, Ostia, e presso i nostri partners. É inoltre distribuito nei quartieri del Torrino, Eur e Spinaceto TabletRoma Reg. Trib. di Roma n° 296/2012 del 19/10/2012 WWW.TABLETROMA.IT editore Tablet Edizioni di Cristina Anichini Via Difilo 41 - 00124 Roma - P.I. 13042831001 C.F. NCHCST66E63H501F anichini@tabletroma.it direttore responsabile Stefano Quagliozzi - quagliozzi@tabletroma.it community manager Cristina Ippoliti - tabletromasocial@yahoo.com progetto grafico tablet ADV Maurizio De Vincentiis impaginazione e grafica Marco Flore stampa Poligraf s.r.l. Via Vaccareccia, 41/b - Pomezia - tel. 06 9106822 pubblicità 340.340.69.70 Rita Chiodoni - pubblicita@tabletroma.it - ritachiodoni@libero.it direzione e redazione redazione@tabletroma.it tablet eventi Massimo Gallus - eventi@tabletroma.it mob. 334.39.22.475 Hanno collaborato a questo numero Cristina Anichini, Giorgia Conti, Annamaria De Calisti, Barbara Donzella, Massimo Gallus, Simona Gitto, Libreria Novarcadia, Alessandra Lino, Federica Lorenzetti, Valentina Mele, Giulia Migani, Paolo Ricci, Davide Sagliocco, Luca Carlo Santagà, Lorenzo Sigillò, Emanuela Sirchia, Alber to Terraneo, Armando Vitali
40 IL VIAGGIO DEL MESE Parco Yosemite
46 TABLET ARTE Simone Bucri con “Figli Maestri” vince Venezia
É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da Tablet Edizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi. La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi.Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 6 Ottobre 2017
P rimopiano
Intervista di Barbara Donzella Photo Courtesy © Maria Grazia Lenzini
Il fantastico mondo di Lindsay Kemp Tablet ha avuto il piacere di incontrare e intervistare a Firenze, il grande Maestro Lindsay Kemp, il poeta della danza, in occasione dell’omaggio fiorentino tributatogli. Danzatore, attore, regista, coreografo e pittore, Lindsay Kemp è un artista poliedrico e immaginifico, che coniuga nei suoi lavori diverse forme artistiche. Tra le sue produzioni più famose “Flowers” (nelle versioni del 1968-1969 e del 1974), liberamente tratto da “Nostra Signora dei Fiori” di Jean Genet e considerata la sua produzione di punta nonché la messa in scena dei concerti “The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars” del suo allievo David Bowie, pietra miliare nel genere dell’opera rock, in cui Bowie cantava accompagnato da mimi e dallo stesso Kemp. Ma anche “Salomè” (1977), “Sogno di una notte di mezza estate” (1980), “Onnagata” (1991), “Variété” (1996), “Elizabeth” (2006), solo per citarne alcune, sino ad arrivare all’odierno “Kemp Dances. Invenzioni e Reincarnazioni”. Il suo è un genere di danza che non parte dal passo, nel senso di movimento puramente estetico, ma bensì da una spinta interiore, una motivazione, che porta il corpo a muoversi. Per lui tutto deve essere vero e bello. Ogni sguardo, gesto o passo è un miracolo che deve essere sentito fino in fondo e necessario a raccontare una storia, da condividere col pubblico. Ecco perché nelle sue opere danza, teatro e mimo convivono in simbiosi, comunicando pathos, sottile ironia e innocenza e lasciando nello spettatore un grande trasporto. E proprio a Lindsay Kemp la terra toscana, sua seconda casa (abitando Kemp a Livorno), ha dedicato - dal 19 al 30 settembre 2017 - mostre di suo disegni, bozzetti di costumi di scena e foto d’archivio, oltre a masterclass di teatrodanza, incontri col pubblico e una rappresentazione di “Kemp dances”. Nello spettacolo, l’artista, col volto lunare sbiancato dal cerone, fa rivivere, insieme alla sua Compagnia - formata dai bravi David Haughton, la prima ballerina Daniela Maccari, l’attore e primo ballerino Ivan Ristallo, il danzatore James Vanzo e Alessandro Pucci - alcuni dei suoi più intensi personaggi.
Cosa che era alquanto poco comune a Liverpool negli anni quaranta, ma io ho continuato ad avere questa necessità di condividere il mio piacere. In una società come quella odierna, in cui il rischio di omologazione è sempre più alto, essere creativi e fuori dagli schemi sembra quasi un difetto. Lei si è mai sentito fuori dal coro? Sì, certamente! Mi piace essere me stesso e quindi ho cercato di esserlo sempre. E se non piaccio, pazienza! Spesso mi sono sentito uno straniero. In Inghilterra mi sento uno straniero. È una nazione conservatrice che incoraggia ad essere tutti uguali, a fare le stesse cose e a mangiare le stesse cose. Io odiavo tutto questo e infatti sono stato mandato in un collegio militare che cercava di formare persone tutte uguali, e mi sono ribellato. Vorrei che il mio lavoro incoraggiasse ogni persona ad essere libera, se stessa, così come cerco di spiegare anche nei miei workshop. La danza e più in generale l’arte hanno, secondo lei, un ruolo attivo nella società e se sì quale? C’è bisogno degli artisti oggi più che mai, perché gli artisti sono portatori di un messaggio di pace, amore e speranza e incoraggiano. Questo è lo scopo dell’arte, il bene del genere umano. Pablo Picasso diceva: “Ogni bambino è un artista. Il problema è poi come rimanere un artista quando si cresce.” Cosa ne pensa? Sono assolutamente d’accordo con Picasso. Però non penso che ogni bambino sia un artista, ma bensì che nasca genio. Sfortunatamente succede poi che, anche se con buone intenzioni, la famiglia e la società lo reprimono con continui “No, non puoi fare questo.”. Quello che chiede la società è di conformarsi e seguire un leader. Ci consigliano di vivere una vita più sicura di quella di un artista, ma la vita di un artista è questo, una vita di pazzia.
Gentile Maestro noi vorremmo cominciare questo viaggio nel suo mondo, chiedendole chi o cosa le ha trasmesso l’amore per la danza.
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Io amo la vita. La vita in sé mi ha dato questa passione, specialmente quando ero molto giovane, molto più che adesso, perché la vita adesso non è meravigliosa come quando era bambino. La mia danza è espressione del mio piacere ed è anche il mio bisogno di dare piacere agli altri. Ed è per questo che non ho mai smesso di danzare. Io non cammino, danzo, in qualsiasi posto vada.
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Lei ha studiato, tra gli altri, anche con uno tra i più grandi maestri di mimo, Marcel Marceau. Ci vuole raccontare qualcosa? Quando Marcel Marceau è venuto a vedermi la prima volta stavo indossando la classica maglietta a righe di Marcel Marceau, col volto truccato di bianco alla Marcel Marceau. L’avevo visto già altre volte e lo adoravo. Anche se mimavo sin da quando ero bambino, è stato lui a farmi conoscere un mondo al quale sentivo di appartenere. Lui mi ha trasportato nel mondo del teatro antico, della pantomima e della Commedia dell’Arte. Io però non l’ho mai imitato, perché non ho mai avuto il talento per imitare. Piuttosto ho quello di creare, fortunatamente. Quando venne a vedermi quella prima volta al mio spettacolo, in una piccola sala al Festival Fringe di Edimburgo, erano le nove del mattino, perché gli spettacoli erano talmente tanti che non c’erano altri spazi. Quando sono entrato sul piccolo palco con il mio cerone bianco sul viso e la maglia a strisce, non c’era un gran pubblico, forse una decina di persone, ma l’ho riconosciuto immediatamente, Marcel Marceau. Ho dovuto cambiare tutto il mio materiale e fortunatamente lui non ha riconosciuto che stavo imitando le sue cose. A fine spettacolo mentre ero nel camerino preoccupatissimo, ho sentito bussare, la porta si è aperta ed è entrato Marceau. Con così tanto amore e gratitudine, mi ha detto: “Tu sei un poeta. Condividiamo lo stesso mondo.
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Batiste, Deburau, la lunga tradizione della pantomima francese. Spero di formare la mia Compagnia. Non so quando, ma quando lo farò spero che tu verrai. Non posso insegnarti, tu sei già un mimo, però posso aiutarti, posso darti delle mani.” E così lui ha trasformato le mie mani da boxeur in ali di farfalle. Dopo il Festival mi ha invitato a Londra, dove stava facendo degli spettacoli. Alloggiava all’Hotel Savoy e io andavo tutti giorni alle 9 del mattino. Mi offriva una spremuta d’arancia e iniziavamo queste sessioni di esercizi per le mani.Poi è diventato un amico e un grande ammiratore. Lei ha incontrato e guidato molti artisti illustri, proviamo a definire con una parola alcuni di loro? Kate Bush: Si muove troppo.
Quando darà un’occhiata lo vedrà. Capirà tutti i pittori a cui ho “rubato”. Come quando danzo può vedere quelli a cui mi ispiro. Isadora Duncan, Nijinsky, Pina Bausch, Martha Graham. Da tutti, ma solo le cose migliori. Dicevamo di questa serie di tributi di cui l’ha omaggiata la città di Firenze. Come si sente di fronte a questa grande testimonianza di affetto e stima? Amo l’Italia, mi sento a casa. Alcune volte un poeta si sente straniero in Patria, mentre qui mi sento parte dell’Italia, mi sento amato. Peter Gabriel: Genius. Fellini: Another genius. Romolo Valli: Another genius and a very beautiful man. Una persona a cui sono molto grato perché è stato il primo a portare la mia Compagnia in Italia. Mick Jagger: Sexy man, I love him, non ho altre parole. David Bowie: È difficile in poche parole. Sono stato molto innamorato, lo sono ancora e sto ancora soffrendo per la perdita. Indubbiamente un altro genio, intelligente, multiforme. Gli ho insegnato molto, gli ho fatto vedere come fare. La sua passione per la pittura è forse la forma d’arte meno conosciuta dal grande pubblico. Quali sono i pittori che più ama e l’hanno influenzata?
Quali sono i suoi progetti futuri? Fortunatamente “Kemp Dances” continua il tour in Spagna e Giappone, è il modo per pagare l’affitto, perché insegnare non è sufficiente, ovviamente. Danzo perché è la mia vita, è quello che faccio ed è ciò che mi fa sentire utile. È importante fare qualcosa di utile e lasciare qualcosa di positivo negli animi ma danzo anche... per pagare l’affitto. Ringraziando il Maestro per il tempo concesso, gli auguriamo buon lavoro. Grazie a Tablet e ai suoi lettori.
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TLaablet Run rubrica per i runners di Lorenzo Sigillò Foto di Barbara Donzella
A Roma arriva la 7fit Training & Combat Academy
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Questa volta il Tablet Run va indoor, a scoprire una nuova struttura di Roma. Ma guai a chiamarla solo palestra! 7Fit è una nuova realtà ed un progetto molto ambizioso nato dall’amore di tre ‘fratelli sportivi’ , uniti appunto dallo sport e non solo. Da queste basi la 7Fit Training & Combat Academy ha creato un luogo altamente specializzato per le arti da combattimento, con il desiderio di dare qualcosa in più alla periferia di Roma nord ovest. L’elenco delle discipline e delle attività della 7FT è travolgente: boxe, MMA, judo, kickboxing, brazilian jiu jitsu, karate, allenamento funzionale, tonificazione, pilates, cross training, body flow, combat kids, postural fit e body workout! E allora conosciamoli questi tre ‘fratelli’: Roberto Serravento, è insegnante tecnico FIKBMS e gode di ampia stima nella sua disciplina, la Kick Boxing, dove vanta numerose partecipazioni a finali nazionali, dove più volte è salito sul podio fregiandosi di metalli prestigiosi. Cintura nera II° Dan, è figlio della storica New Contact 82 di Liberati e Carella. Dopo una lunga pausa, in questi ultimi anni è tornato velocemente a competizioni di rilievo, aggiudicandosi più volte la convocazione in nazionale. Massimiliano Pascale, cintura nera V° Dan Fijlkam, una vera e propria garanzia nell’arte del Judo. Membro del comitato regionale Lazio e tecnico presso il Centro Olimpico di Ostia dove si preparano le varie classi della
Nazionale, esprime il giusto equilibrio tra il rispetto della disciplina e rispetto dei valori umani. Anche lui un lungo trascorso da agonista nelle finali di Coppa Italia e Campionati Italiani Assoluti per poi perfezionare la sua tecnica nelle file del gruppo sportivo dell’Esercito, sezione Judo, dove vanta diversi piazzamenti di squadra in tornei prestigiosi. Francesco Serravento, cintura nera III° Dan Fijlkam, ha conquistato titoli nazionali di classe fino ad ottenere qualificazioni di rilievo a Campionati Italiani Assoluti e Universitari e partecipazioni a tornei internazionali molto blasonati. Ha perfezionato la sua formazione in vari stage mettendo nel bagaglio non solo il diploma da Allenatore, ma anche quello di insegnate di 1°livello di MGA (metodo globale di autodifesa) e MMA presso la Legio’s Team di Alessio Sakara. Ottavia è un quartiere dal cuore judoka e per questo rappresenta la base di questo disegno sportivo, grazie anche al solido supporto di chi ha posto i semi del Judo in questa zona di Roma ben 40 anni fa, quello di colui che sportivamente viene considerato il “Guru” sportivo del quartiere, il Maestro Giuliano Pascale (papà di Massimiliano). Cintura Nera 5 Dan di judo, “Maestro dello Sport”, fuciniere di atleti di livelli nazionali ed internazionali, oggi anche responsabile nazionale CSEN della Ginnastica Artistica Femminile, il suo è un nome a cui a cui molti sportivi sono legati e che ora passa il testimone virtuale ai tre eccezionali istruttori-atleti. Questi fantastici 4 sono una squadra di professionisti con la certezza di raggiungere obiettivi sportivi e non, grazie anche alla collaborazione di eccezionali tecnici nelle accattivanti discipline che offrono alla 7Fit. A chiudere un cerchio ideale di vita e della palestra, l’interno della struttura ha un perimetro che ricorda una pista di 200 metri, omaggio ad un grande sportivo, Pietro Mennea, che vuole essere in questo luogo il simbolo della tenacia e dell’amore verso lo sport. All’inaugurazione della struttura era presente Manuela Oliveri, moglie del campione, che ha omaggiato la 7FIT anche di una maglia originale dell’atleta, nonché di una gigantografia che ricorderà ogni giorno ai frequentatori che “la fatica non è mai sprecata. Soffri, ma sogni“. La 7Fit è in via Panizzi 80, a pochi passi dal centro commerciale Gulliver e dal multisala Starplex! (www.7fit.it) Stay Tablet, stay Run, stay 7Fit!
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di Paolo Ricci
La Laughter Dance Parte una Nuova stagione di appuntamenti, siamo alle prese con nuove scelte che riguardano la nostra Vita. Qual è l’ultima volta che abbiamo dedicato un po’ di tempo per scegliere qualcosa che abbia a che fare con la nostra Crescita Personale? Sì proprio quella! Non mi riferisco alla crescita organica che ogni giorno accade con gli alimenti che mangiamo, sto parlando di quegli strumenti a cui possiamo attingere per poter continuare a crescere nelle nostre parti interiori, nel carattere, nello spirito. Tra i tanti strumenti che esistono oggi vorrei consigliarne uno relativamente Nuovo, è nato nel 1995 in India ad opera di un Medico Indiano il Dottor Madan Kataria e si chiama Yoga della Risata. Forse qualcuno ne avrà già sentito parlare, magari anche della sua efficacia! Ci aiuta a Ridere quando non abbiamo un buon motivo per Ridere. Quindi quasi tutti i giorni della nostra Vita. Ridere fa buon sangue dicevano i nostri nonni. Quante verità e quanta saggezza! Come si a Ridere senza averne un motivo facile, si comincia a Ridere e basta! Pare semplice, ma non del tutto. È necessario farsi aiutare almeno all’inizio. Come? Scegliendo di prendere parte ad un Corso di Formazione per diventare Leader di Yoga della Risata con Certificazione Internazionale riconosciuta dalla Laughter Yoga University di Bangalore ( India ). Il Teacher e Prof Paolo Ricci opera da diversi anni sul territorio romano e proprio nel mese di Ottobre si appresta a condurre proprio delle attività formative inerenti allo Yoga della Risata.
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Le date del Corso per Leader sono il 14 e il 15 Ottobre. Un weekend dedicato completamente alla conoscenza e all’esperienza su di noi dello Yoga della Risata. A partire dalle 9,30 e fino alle 18,30 con una pausa pranzo ci si dedicherà full time alla conoscenza di esercizi di Respirazione combinati con eseecizi di Risata, utilizzando i 4 principi della Gioia identificati dal Dottor Kataria, ossia il Ridere, il Giocare, il Ballare e il Cantare. Oltre a questo si conosceranno delle tecniche di rilassamento quali lo Yoga Nidra e l’Humming. Insomma se si è riusciti a mantenere viva nella nostra Vita la Curiosità, garantisco che i partecipanti al termine del weekend torneranno alla loro Vita con un’opportunità valida per poter ri-scoprire la Gioia e soprattutto la possibilità di poterla allenare quotidianamente.
La sede del corso è la palestra dell’Aris Sporting Village che si trova nel quartiere dell’Axa alle spalle del centro commerciale Eschilo. Sempre in questa sede il Teacher Ricci affiancato da un’altra Teacher Erika Nadia Suriano condurranno insieme il giorno sabato sabato 28 Ottobre un Workshop di Gibberish NonSense e una Master Class di Laughter Dance. Cosa è il Gibberish? È un linguaggio NonSense con il quale scopriremo com’è possibile comunicare in forma ludica utilizzando un nuovo linguaggio; utilizzare voce e corpo in un dialogo; dare spazio all’emisfero destro e alle sue potenzialità creative; gestire e liberare le emozioni. Cos’è la Laughter Dance? È un format dove il movimento, la musica, il corpo e la voce si mettono in gioco, scopriremo come il nostro corpo può tornare ad esprimere liberamente le emozioni, giocando e muovendoci ognuno con il proprio ritmo. Con la Laughter Dance il Prof. Ricci a Novembre sarà a Torino e a Civitanova Marche. Recapiti utili sono la pagina Facebook RICCI PAOLO LAUGHTER TRAINER La mail paoloricci65@gmail.com Scopriremo come il nostro corpo può tornare ad esprimere liberamente le emozioni, giocando e muovendoci ognuno con il proprio ritmo.
Viento de Tango è la scuola di Tango Argentino che nasce sotto la Direzione Artistica di Chiara Giuliano e Massimiliano Miglioranza finalisti al Campionato Metropolitano di Buenos Aires, una coppia di ballerini professionisti con esperienza decennale che ha vissuto, studiato e gareggiato in quel di Buenos Aires, patria del famoso ballo. Nello spazio del “LOFT4 - La cantina milonguera”, il tango viene praticato e insegnato in una perfetta atmosfera argentina. Perchè il Tango non è solo un ballo, è un modo di comunicare e di sentire se stessi diverso da altre discipline di danza. Praticare il Tango è come entrare in una nuova realtà, un modo di venire coinvolti in un mondo affascinante e pieno di emozioni. Incontriamo Chiara Giuliano nella sua accogliente scuola, dove, appena entrati, veniamo immersi in una piacevole atmosfera di luci e arredi che ci proietta immediatamente in un altra dimensione. Le rivolgiamo alcune domande per conoscere meglio questo ballo. Buongiorno Chiara, intanto complimenti per questo spazio molto accogliente. Sei una ballerina professionista e un insegnante di tango. Credo che la maggior parte di noi abbia una visione non corretta di questo ballo, che viene definito Ballo Sociale. Buongiorno a Tutti. Si, spesso l’immagine comune del Tango è quella che proviene dalla televisione o dagli spettacoli teatrali, definiti tango show o escenario, che sono coreografie per lo spettacolo che si discostano dal tango che si balla nelle milonghe (locali dove si balla il tango). Il Tango è un ballo popolare e sociale che nasce tra le strade di Buenos Aires ed è basato sull’improvvisazione e non su coreografie. Ma per imparare a ballare il tango non si deve venire obbligatoriamente in coppia? In realtà viene praticato da single o da coppie, la maggior parte delle persone vengono da sole e poi le coppie si formano ai corsi. In ambo i casi, essendo basato sull’improvvisazione, non si balla sempre con la stessa persona, a meno che ovviamente uno preferisca solo il proprio compagno. La coppia deve essere fissa o può essere intercambiabile? La crescita avviene soprattutto nel cambio coppia perché permette sia all’uomo che alla donna di sensibilizzarsi nella marca e nell’ascolto. Il tango nasce dalla voglia di comunicare con l’altro e permette ad ognuno di esprimere la propria personalità in base al proprio sentire. Ognuno balla la sua storia creando un dialogo non verbale con l’altro, ogni tango sarà sempre diverso in base alla persona che ci troviamo davanti. La corporeità e la sensualità che questo ballo esprime potrebbe mettere a disagio chi vorrebbe approcciarsi da singolo? Anche qui lo stereotipo comune ci mette davanti ad un immaginario molto sensuale ed eccessivo che è quello dello spettacolo ma il ballo di coppia è un dialogo più intimo e discreto. L’abbraccio è un atteggiamento naturale, ci si lascia andare, ci si affida all’altro... è un processo graduale. Chi vuole iscriversi ad un corso deve aver avuto in precedenza qualche esperienza di ballo? No, la maggior parte delle persone che si approcciano al tango non hanno mai ballato, sono incuriosite dall’alchimia che si crea nella coppia, dalla musica e dall’ambiente. È un ballo adatto a tutti e a tutte le età? Si, comprende una fascia di età molto ampia dai 26 ai 70 anni. È incredibile vedere come generazioni tanto differenti si amalgamino in una passione comune tanto forte. Ci sono dei ruoli ben definiti nella coppia? Si è questa forse la parte più affascinante. C’è un ripristino dei ruoli tra l’uomo e la donna. Gli uomini ritrovano il proprio di leader e la propria mascolinità e la donna riscopre il piacere di lasciarsi andare, impara ad affidarsi riscoprendo la propria femminilità. È un dialogo silente basato sulla comunicazione prima interiore e poi fisica, uno scambio di emozioni. Il tutto avviene attraverso un Galateo ormai dimenticato fatto di attenzioni e gentilezze. Che impegni comporta imparare il tango? Ballare in tango non è un impegno è una passione. Si inizia con una volta la settimana e poi si può venire alle serate che organizziamo per praticare in compagnia di altri allievi che condividono lo stesso percorso. È un’occasione per ballare e socializzare. Poi se uno si appassiona non ci sono limiti, è una scoperta continua e sempre più profonda di se stessi e dell’altro e più si va avanti e più grandi sono le emozioni che si provano. Il Tango ti cambia la vita senza che te ne rendi conto... La Scuola diventa una piccola comunità di persone che hanno la stessa passione. Organizzate anche attività alternative? Si, in realtà il LOFT4 nasce come uno spazio per socializzare attraverso le passioni comuni. Organizziamo serate, eventi a tema, cene, vacanze, stage con ospiti internazionali. È un punto di aggregazione. Inoltre abbiamo inserito, oltre al tango, anche una serie di altre attività con altri professionisti del settore sia per il ballo (Salsa, Balli Country, Zumba) che per le attività olistiche (Yoga, Pilates, Ginnastica Posturale, Tai Chi) ed il Teatro.
I l libraio consiglia a cura della libreria Novarcadia
Storie di dodici manoscritti
Il libro del mese di Ottobre
Un libro che è una riflessione affascinante sui legami di sangue, le scelte sbagliate e gli sforzi tormentosi che è necessario affrontare se si vuol vivere da essere umani in un’era dominata dal digitale. In questo libro le coincidenze non esistono
Storie ribelli Luis Sepulveda Guanda Editore Uno degli scrittori più importanti del nostro tempo torna a far parlare di se con un libro forte e potente nei contenuti e nella scrittura. In Storie Ribelli, pubblicato da Guanda, sono raccolte le storie di di una lunga vicenda umana, politica e civile, che ripercorrono oltre quarant’anni di storia personale e corale. In queste pagine vibranti di passione affiora di
Christopher DE HAMEL Le scie MONDADORI Non succede spesso di aprire un libro e di iniziare uno straordinario viaggio nel tempo e nello spazio. Di imbattersi, pagina dopo pagina, in vicende di cui serbiamo una sbiadita memoria. Di passare dalle nebbie cupe d’Irlanda all’inebriante tepore della Spagna moresca, dal mistico silenzio delle colline toscane al vociare sboccato delle taverne tedesche. Ebbene, Storia di dodici manoscritti di Christopher de Hamel, uno dei massimi esperti mondiali di codici miniati, ci accompagna in questo viaggio sfogliando e analizzando alcuni tra i più affascinanti e preziosi manoscritti medievali. Dal Vangelo di Sant’Agostino, al Codice Amiatino, la più antica Bibbia a noi pervenuta; dal Libro di Kells, simbolo iconico della cultura irlandese, al Libro d’Ore di Giovanna di Navarra. E altri ancora. In questo libro, finemente realizzato dal punto di vista stilistico, sfogliare un manoscritto medievale vuol dire risalire lungo la catena dei pro prietari che lo hanno acquistato, rubato, custodito, ammirato, dimenticato, venduto. Perché ogni manoscritto ha una propria storia da raccontare.
IL CONSIGLIO DI UNA PICCOLA LETTRICE DELLA LIBRERIA… ALESSANDRA PROSPERI
Le tue antenate
Donne pioniere nella società e nella scienza dall’antichità ai giorni nostri. Gallucci
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continuo il narratore di razza, con i racconti densi e fulminei che da sempre sono la sua cifra distintiva. Il volume si apre con un breve racconto, 11 settembre 1973: E ‘Johny’ prese il fucile, dedicato alla memoria di Oscar Reinaldo Lagos Rios, il più giovane della scorta che quel giorno maledetto restò fino alla fine accanto al presidente Allende nel palazzo della Moneda, e si chiude con il testo scritto a caldo nel giorno della morte di Pinochet. In mezzo i ricordi di una vita avventurosa, le vicende di cui sono protagonisti amici e «maestri» come, tra gli altri, Neruda, Saramago, le storie in cui filtra il suo impegno per la natura e l’ambiente ma su tutto prevale il piacere di narrare.
Questo libro è una raccolta di biografie di donne pioniere, di donne forti che non si sono fermate difronte alle difficoltà; di donne che hanno fatto la storia e lasciato il segno. Leggendo le vite di queste grandi scienziate ho scoperto un mondo di passioni, di bravura ma anche di tristezza. Le storie sono descritte nei minimi dettagli e mi hanno coinvolta così tanto da appassionarmi e incuriosirmi molto. Consiglio la lettura di questo libro ai bambini e ai ragazzi anche perché l’autrice è la famosa Rita Levi Montalcini, scienziata, premio Nobel e fondatrice di vari istituti.
+E venti Roma a cura della redazione
Le Mostre Hokusai Dal 12 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018 presso il sito dell’Ara Pacis la mostra che ospita circa 200 opere del Maetro giapponese, racconta e confronta la produzione del Maestro con quella di alcuni tra gli artisti che hanno seguito le sue orme dando vita a nuove linee, forme ed equilibri di colore all´interno dei classici filoni dell´ukiyoe. Monet Dal 19 ottobre all’11 febbraio 2018 al Complesso del Vittoriano la mostra dedicata al grande maestro dell’impressionismo, , occasione unica per ammirare i dipinti più cari all’artista oltre 60 opere, tra cui le splendide ninfee, custodite nella casa di Giverny fino alla sua morte e oggi conservate presso il Musée Marmottan Monet di Parigi. Marilyn Monroe Fino a novembre è possibile visitare la mostra al Palazzo degli Esami sulla donna che è diventata l´icona e il mito del cinema di Hollywood presenta nella prestigiosa sede di Palazzo degli Esami, gli oggetti che ne raccontano, molto da vicino, la storia. Grazie alla collaborazione dei maggiori collezionisti internazionali e alle recenti intese tra questi raggiunte, è stato possibile configurare la più importante esposizione sulla vita di Norma Jeane Mortenson The Spirit of Caravaggio. Immersive Experience Fino al 15 novembre ancora la possibilità di visitare alle Sale del Bramante la mostra, mostra multimediale sull’affascinante artista, personaggio controverso talvolta avvolto nel mistero. Un´esperienza multisensoriale che si dipana non solo attraverso i mille volti ritratti dal pittore: i Bari, Giuditta, Amore Vincitore, La Maddalena Penitente, ma attraverso le emozioni che questi comunicano; dolore, stupore, agonia, ironia, pietà e violenza, purificazione e rinascita, in una cornice d´eccezione; le spettacolari Sale del Bramante. Pablo Picasso. Tra Cubismo e Neoclassicismo: 1915-1925 in mostra a Roma alle Scuderie del Quirinale, dal 22 settembre 2017 al 21 gennaio 2018. È il febbraio del 1917 e in Europa infuria la Grande Guerra. Pablo Picasso, che ha solo 36 anni ma è già il grande pittore che ha guidato la rivoluzione cubista, arriva per la prima volta in Italia. A cento anni da quel viaggio che segnò tanto la sua arte quanto la sua vita privata (proprio a Roma, mentre preparava i costumi e le scene per i Ballets Russes di Diaghilev ,conobbe Olga), le Scuderie del Quirinale celebrano Pablo Picasso con una grande mostra che conclude le manifestazioni, aperte a primavera, dedicate al gran tour dell´artista spagnolo nel nostro paese. Enjoy. L´Arte incontra il Divertimento: in mostra a Roma al Chiostro del Bramante Tinguely, Calder, Fogliati, Erlich, Creed, Neto, Collishaw, Ourlser, Wurm, TeamLab, Hans op De Beeck, De Dominicis, Gander, Kelley, Huyghe dal 23 settembre 2017 al 18 febbraio 2018. Dopo il successo della originale mostra Love, l´Arte incontra l´amore, che ha registrato in sei mesi l´afflusso di 150mila spettatori, soprattutto giovani, il Chiostro del Bramante continua il suo innovativo percorso programmatico proponendo ancora una volta una esposizione unica per la singolarità delle opere, che pone sotto la lente di ingrandimento le diverse possibilità percettive ad esse connesse. Una esperienza che lo spettatore può fare attraverso i linguaggi e le poetiche di alcuni tra i più importanti e provocatori protagonisti dell´arte contemporanea. Ripartita la stagione presso il Guido Reni District con i seguenti eventi: COSMOS Discovery la mostra mondiale sull’era aerospaziale dell’umanità, aperto dal 30 settembre, sta per atterrare a Roma e vi offrirà storie reali di eroi che hanno attraversato i confini della nostra atmosfera. Toccherai il terreno lunare, ti potrai sedere nella cabina di guida di una navetta spaziale e salirai a bordo di una stazione spaziale
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Dinosaur Invasion la mostra sui dinosauri che ha sconvolto il mondo. Dal Giurassico tornano in vita dinosauri iperrealistici e a grandezza naturale che vi affascineranno tra scienza, storia. Dinosaur Invasion, un indimenticabile viaggio a ritroso nel tempo fino all´Era Mesozoica, in cui i dinosauri dominavano il mondo.
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Dott. Antonino Marchese
Dott. Antonino Marchese
Oggi ti svelo i motivi per cui non hai mai ottenuto risultati concreti. Se ti dicessi che c’è un modo per farti avere risultati che finora non ha mai ottenuto, lo vorresti conoscere? Se stai ancora leggendo credo di averti incuriosito quindi fai molta attenzione a quello che sto per dirti! Non voglio parlarti di macchinari di ultima generazione o beveroni miracolosi, anche perché se sei qui a leggere sicuramente hai già provato di tutto magari con dei risultati momentanei che poi hai subito riperso in breve tempo! Il punto è proprio questo, non esistono le bacchette magiche!! Purtroppo i troppi interessi commerciali hanno divulgato l’idea e la convinzione che si possa arrivare ad ottenere risultati velocemente attraverso rimedi facili o diete strampalate! Ti stai chiedendo il perché di tutte queste premesse e perché ti sto dicendo tutto questo? Semplicemente perché è doveroso da parte mia spiegarti che tutti questi rimedi hanno la particolarità di non lavorare in sinergia ma ognuno di loro lavora soltanto su un comparto o segmento del corpo. Ti faccio un esempio: ipotizziamo che sei in sovrappeso e che tu decida di rivolgerti ad un nutrizionista, bene ti strutturerà la tua dieta e ti organizzerà se tutto va bene uno o due controlli per valutare come stai procedendo, sicuramente perderai dei kg che poi non è detto sia tutto grasso, ma ciò che stai facendo è lavorare solo sul tuo metabolismo, un comparto quindi, ma la tua pelle? I tuoi muscoli? E parliamoci chiaro quanto pensi di poter resistere ad un regime alimentare ristretto e SEVERO? Questo è il vero motivo per cui dopo un po’ si abbandonano le diete e tutti quei sacrifici fatti vanno a farsi benedire! Se invece tu sei tra quelle persone che frequenta abitualmente I vari circoli sportivi dedicando ore ed ore ad estenuanti allenamenti ti sei mai chiesta perchè la tua cellulite e le tue forme non sono cambiate nonostante tutti gli sforrzi e l’impegno che ci stai mettendo? Devi sapere che un buon allenamento non deve mai mandare in superaffaticamento il muscolo! Hai presente quella sensazione di bruciore che hai slle gambe, quando fai centinaia di piegamenti e il coach ti urla nelle orecchie che va tutto bene, è normale, è così che devi fare se vuoi risultati? Beh, niente di più sbagliato, dato che quel bruciore arriva da un’altissima produzione di acido lattico, proprio l’ultima cosa di cui ha bisogno la cellulite per essere eliminata... I buoni risultati sono frutto di un percorso che deve seguire degli iter ben precisi e che soprattutto debbono essere personalizzati. Il mio centro è specializzato nel modellamento del corpo con un metodo esclusivo coperto dalla formula soddisfatto o rimborsato frutto di anni di esperienza e continua ricerca in Italia e all’estero. I nostri percorsi vengono costruiti su misura e tengono conto delle esigenze del corpo con un metodo innovativo che mette in sinergia alimentazione, manualità ed apparecchiature che danno risultati e benefici sin dalla prima seduta. Perché funziona? Perché è una sinergia di più cose insieme, non tiene conto solo di un aspetto ma il tuo corpo viene considerato su tutti i piani senza trascurararne nessuno. Sarai seguita a 360°, il nostro supporto sarà costante per tutto il tuo percorso sia dentro che fuori dal centro. Riscontro ogni giorno purtroppo che tanti dei clienti che arrivano nel mio centro magari come te hanno già provato di tutto e come dicevamo prima qualcuno con dei buoni risultati iniziali ma poi tornati inesorabilmente con gli stessi problemi di prima, se sei tra loro
capisco il tuo scetticismo so perfettamente cosa si prova ad essere illuse e vedere che nonostante l’impegno, il tempo e il denaro speso nulla è cambiato! Ma non è il nostro caso ti assicuro che con il metodo BODYSHRINK avrai risultati sicuri e con la garanzia soddisfatti o rimborsati! Ti stai chiedendo come fare per provare ed essere sicura che questa sia la volta giusta? L’UNICO modo che hai è trascorrere due ore nel mio centro provando il nostro WELCOME BODY EVOLUTION: faremo prima una valutazione personalizzata con il nostro esclusivo checkup, tappa fondamentale per comprendere come il tuo corpo ha dato origine ai tuoi inestetismi e capire cosa funzionerà davvero nel tuo caso specifico e subito dopo farai un trattamento con le nostre migliori manualità innovative, sentirai subito benefici e cambiamento già dopo la prima seduta, Saranno 2 ore in totale relax durante la quale sarai coccolata/o come un re o una regina senza mai essere lasciata/o sola/o SEI PRONTA/O? chiamaci entro il 30/10 Diagnosi + WELCOME BODY EVOLUTION questo trattamento ha un valore di € 120 ma solo te che chiami entro il 30/10 lo potrai acquistare a soli € 69 ma c’è un problema! Avremo pochi posti disponibili perché come ti dicevo seguiamo tutti i nostri clienti a 360° sia dentro che fuori dal centro passo a passo per aiutarti e per darti tutte le attenzioni che MERITI Possiamo prendere in cura solo un numero limitato di persone. Affrettati a prenotare e riservati il posto Chiama per info e prenotazioni 0652361800
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La resilienza: mi piego ma non mi spezzo! Lo scorso numero di Tablet ho scritto dell’umore triste e depresso che ci accompagna quando pensiamo alle vacanze finite e al ritorno alla pesante vita di tutti i giorni, della sensazione di impotenza e di ineluttabilità quando pensiamo che… non possiamo farci niente, ci tocca. Possiamo solo resistere ed andare avanti. Questo mese si parla di una abilità che appunto ci è necessaria per “resistere ed andare avanti”: la resilienza. C’è un mini-cartone della Pixar che si intitola “Partly cloudy” (“Parzialmente nuvoloso”), che io personalmente adoro e che racconta il difficile lavoro di una cicogna alla quale vengono affidati cuccioli un po’ particolari. Si trova facilmente su Youtube e consiglio a tutti di dedicare 5 minuti di tempo per guardarlo perché, oltre ad essere molto divertente, illustra perfettamente il significato della resilienza, quale competenza importantissima per l’essere umano: “anche se è un lavoro duro, va fatto”… potremmo sintetizzarla in questo modo…
Persone resilienti sono coloro che, immerse in circostanze avverse, hanno la capacità di andare avanti nonostante la crisi, che riescono contro ogni previsione a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza, che vedono anche in un fallimento una opportunità di crescita personale e di miglioramento delle proprie competenze. Da quanto scritto, sembra chiaro come la resilienza diventi una abilità fondamentale per il raggiungimento dei propri obiettivi, perché è la capacità di attingere a tutte le risorse fisiche e mentali per arrivare al traguardo, superando gli inevitabili stop che si incontrano lungo il cammino.
Ma che cosa è questa resilienza? In senso molto ampio può essere descritta come la capacità dell’uomo di resistere a praticamente tutto, di sopravvivere a disastri naturali, guerre e catastrofi. Come se egli fosse in un certo senso “costruito” per combattere quotidianamente con lo stress e la fatica, per resistere ad ogni sventura, per cadere ma continuare a rialzarsi. Per magari piegarsi, appunto, ma non arrivare a spezzarsi. Ma come si fa ad affrontare tutte queste difficoltà e continuare ad andare avanti? La psicologia parla dell’abilità della “resilienza”, termine che viene dagli studi scientifici, perché indica la capacità di un metallo di resistere ad urti improvvisi senza spezzarsi. Da qui, il passaggio del concetto di resilienza in ambito psicologico è stato semplice. Più precisamente, in psicologia la Resilienza è: la capacità di autoripararsi dopo un danno, di far fronte, resistere ma anche costruire e riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita di fronte ad eventi difficili o traumatici che farebbero pensare ad un esito negativo, restando invece sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.
• l’impegno, cioè la tendenza a non farsi spaventare dalla fatica, a non abbandonare facilmente il compito, a non essere ansiosi ed a valutare le difficoltà realisticamente;
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Si può imparare ad essere resilienti? Possiamo dire di sì, perché la resilienza è una abilità psichica che si modifica nel tempo grazie alle nostre esperienze e vissuti. Le persone resilienti mostrano la presenza di tre tratti di personalità:
• il controllo, cioè la convinzione di avere potere circa ciò che si fa piuttosto che sentirsi in “balia degli eventi”; • il gusto per le sfide, cioè sentirsi disposti ad accettare i cambiamenti e cogliere gli aspetti positivi delle trasformazioni. Vivere il cambiamento come incentivo a crescere e non come difficoltà da evitare a tutti i costi e considerare le sfide stimolanti piuttosto che minacciose.
E se uno non possiede queste caratteristiche? Non possiamo essere tutti dei Superman o dei Rocky Balboa (la “persona” più resiliente che io conosca!), ma possiamo mettere in atto delle strategie per acquisire consapevolezza sui nostri tratti di personalità (le nostre risorse) da incoraggiare e sostenere. Eccone alcune: Mantenere un atteggiamento costruttivo: guardare gli aspetti positivi della situazione e percepire anche il fallimento come una potenziale risorsa costruttiva; Cercare di imparare da ciò che è accaduto: imparare da ogni errore, mettendo a fuoco quelle che possono essere potenziali lezioni di vita; Accettare la propria vulnerabilità: le persone resilienti non hanno paura di ammettere le proprie debolezze e usano le proprie esperienze negative per identificare quali aree di sé stessi possano migliorare. Riconoscere i punti di forza e potenziarli: focalizzare l’attenzione sulle esperienze passate, per ricordare ed individuare quali punti di forza, quali
risorse, siano state utilizzate in passato nei momenti difficili per superarli. L’insuccesso è l’inizio di un nuovo tentativo: consideriamo come possiamo diversamente affrontare la situazione, elaboriamo strategie alternative che ci conducano verso il nostro obiettivo. Concludiamo però dicendo che non possiamo considerare la resilienza come una sorta di armatura che renda invincibili sempre e comunque. A volte le situazioni sono talmente difficili o pesanti da sopportare che intestardirsi a “resistere” potrebbe anche non essere la scelta migliore. Pensiamo a situazioni molto tristi come l’accanimento terapeutico nei confronti di un nostro caro che non vorremmo mai lasciare andare o un rapporto di coppia giunto al termine dove proprio non ci siano più possibilità di farlo funzionare. In alcuni casi, purtroppo, l’unica scelta che ci resta è quella di “mollare la presa”, accettare il dolore e provare a ricominciare, ad andare avanti. Ma… se ci pensate, anche questa è resilienza.
DOTTOR GIANFRANCO PANARELLO MUSCOLINO MEDICO CHIRURGO
OCULISTA 335.52.14.614
Studio: Via Raffaele De Cosa, 61, palaz. A3 - Ostia - Tel. 06.563.398.60 Studio: Galleria n°24 Le Terrazze Casal Palocco Tel. 06.50.91.52.79 - 06.50.91.21.02 Studio: Via Gino Bonichi, 111 - Acilia - Tel. 06.52.35.07.70 Studio: Via Torgegno, 65F - AssoMedical - Infernetto - Tel. 06.92093203
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ha una lente migliorata, che permette di fare scatti ravvicinati stupendi, oltre che un flash integrato; il sistema di ricarica USB è forse l’aspetto che più può avvicinarsi alla tecnologia contemporanea, con una batteria interna dalla durata di 60 giorni. In ultimo, è presente la funzione di autoscatto.
di Simona Gitto
Polaroid
La fortunata rinascita si deve al coraggio e alla scommessa del team The Impossible Project, un gruppo di appassionati nonché ex dipendenti dell’azienda che nel 2008, quando la Polaroid aveva dichiarato di chiudere i battenti, ha deciso di rilevare l’unica loro fabbrica ancora in attività, continuando a produrre almeno le pellicole. Prima sotto forma di pellicole I-type compatibili con i modelli più datati, poi con la fotocamera a sviluppo istantaneo Impossible l-1 solo l’anno scorso. Oggi con la OneStep 2. Il gruppo di investitori che ha voluto ridare corpo al vecchio sapore vintage delle istantanee ha le idee ben chiare. Il CEO di Polaroid Originals, Oskar Smolokowski, ha spiegato la visione che c’è dietro il recupero del marchio: “Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un forte ritorno della fotografia analogica istantanea. Questa crescente richiesta va ben oltre l’effetto nostalgia. Nel mondo di oggi, frenico e digitale, un oggetto tangibile al di fuori dello schermo dello smartphone diventa un oggetto prezioso. Unico ed impossibile da riprodurre”. Quando si scattava una foto – e si parla anche di pochi decenni fa – per poterne avere il risultato finale in mano bisognava aspettare di portare il rullino a sviluppare. L’attesa era sicuramente una seccatura, ma poi poter tenere quel bel plico di fotografie in mano e sfogliarle era un piacere del tutto ripagato. Un po’ questo manca oggi. Molti ragazzi non sanno cosa vuol dire aspettare giorni per poter vedere i propri scatti, tenerli fra le dita. Molti non sanno più cosa sia un rullino. Ma forse è anche in questo caso solo questione di tempo. Per chi volesse acquistarla, la OneStep 2 sarà disponibile entro la fine di ottobre presso i migliori rivenditori ad un costo di circa 120 euro. Dal 14 settembre, invece, sono state messe sul mercato anche le nuove pellicole Polaroid Originals l-type, compatibili con la OneStep 2, al costo di 15.99 euro (circa otto pellicole).
e la rinascita delle istantanee con OneStep 2 La passione per tutto ciò che è vintage è inarrestabile. In questi anni infatti ha preso piede – basti pensare alla moda anni ‘70/’80 – proprio come uno stile di vita. Però non solo è tornata la voglia di vestirsi vintage, ma anche di vivere le stesse esperienze, replicare gli stessi stati d’animo. Oggi il mondo si muove attraverso le immagini. Le foto, che adesso sempre più spesso sono selfie, sono una delle attività centrali delle nostre giornate. Immortalare un momento particolare della nostra vita con una foto è qualcosa che abbiamo sempre fatto e di cui ancora non ci siamo stancati. Cosa unisce il fascino del vintage e le fotografie? La risposta arriva da Polaroid, che, è proprio il caso di dirlo, ha unito presente e passato. Nasce – anche se sarebbe il caso di dire “rinasce” – la Polaroid OneStep, nello specifico la versione 2, che all’apparenza è totalmente identica alla punta-e-scatta di 40 anni fa: è del tutto automatica, la scocca è squadrata, l’ottica centrale; ci sono flash e mirino analogico. E questo, che sembra essere un’inversione di tendenza rispetto a un mondo in cui tutto evolve verso esperienze sempre più total digital, è in realtà un evento molto speciale. Perché è davvero il caso di dire che a volte l’innovazione sta nel passato. La OneStep 2 farà già scendere una lacrimuccia ai nostalgici delle istantanee. Ma dove sarebbe la notizia se la nuova Polaroid fosse totalmente identica alla precedente? La OneStep 2, infatti, è leggermente diversa:
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T ablet incontra di Alberto Terraneo
Silvia Casonato,
una globetrotter come influencer
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Poteva essere un militare, di quelli impegnati in qualche missione speciale a disinnescare mine e restituire dignità a luoghi martoriati da guerra e povertà. I casi della vita invece, dopo un breve periodo trascorso nell’Esercito con tanto di divisa, l’hanno portata da tutt’altra parte. Più precisamente, a diventare una delle influencer più belle e seguite d’Italia, con oltre 700.000 follower che la seguono passo passo in tutto ciò che fa. E Silvia Casonato, di progetti ne realizza praticamente uno al giorno. Anche perché la sua vita di star del web è iniziata come fotomodella, si è trasformata in blogger, si è evoluta in stilista ed ora è giunta nella fase di fotografa. Insomma, nell’arco di un paio d’anni, fra una comparsata in tv e una in teatro, le occasioni l’hanno portata a sperimentare e vivere il mondo dello spettacolo e della moda da ogni angolatura. Già, la moda. Un’autentica mania, tratto caratterizzante di chi fa del fashion la propria ragione di vita. Una stanza intera della sua casa ospita capi d’abbigliamento per ogni occasione e contesto, scarpe, accessori e chi più ne ha più ne metta. E Silvia, dal suo profilo Instagram, non smette di dar consigli, di suggerire l’outfit giusto per seguire mode e tendenze, propone un look sbarazzino in cui ciò che conta non è il marchio ma sentirsi bene con se stessi. Ma oltre alla moda c’è di più. Di lei si sono accorti - e l’hanno scelta come testimonial - brand slegati dall’abbigliamento che l’hanno voluta per quella spontanea naturalezza che la rende perfetta per veicolare messaggi importanti. Amante dei viaggi, globetrotter per professione, il suo futuro potrebbe essere anche oltre Oceano. Da Los Angeles arriverà una collezione di vestiti griffati proprio SC, Silvia Casonato. Insomma, con una
vetrina di Follower che viaggia verso il milione di seguaci, c’è un mondo intero da scoprire e da coinvolgere Com’è iniziata questa avventura? Nella vita sognavo di entrare nell’Esercito, purtroppo un problema alimentare ha interrotto la mia carriera in divisa. Così, un po’ per gioco ed un po’ per curiosità, mi sono buttata nel campo della fotografia e del web. Ho iniziato a piccoli passi, finchè la gente ha iniziato a seguirmi. E su Instagram sei fra le social-influencer più seguite d’Italia. Ho numeri importanti, ma il mio bacino d’utenza è numeroso anche oltre Oceano. Penso di incarnare l’immagine della ragazza della porta accanto, che con naturalezza propone outfit, portando alla scoperta di novità che possono esserci utili nel quotidiano. Il tutto, scegliendo sempre contesti innovativi e diversi. Viaggiare è stupendo, è la mia passione. Scoprire il mondo significa scoprire culture, aprire la mente, spalancare gli orizzonti. Così, mi piace ambientare le mie fotografie in giro per l’Europa. Posso anticipare che presto sarò a Praga e in Spagna, sul mio profilo potrete vedere tutte le novità. E non saranno solo legate alla moda Da fotomodella a fotografa. Perché questo salto? Perché ho imparato ad apprezzare la fotografia guardandola da differenti angolature, per cui mi sono appassionata e ho deciso di passare dalla parte opposta dell’obbiettivo. Ho investito su un’attrezzatura professionale e nelle scorse settimane ho realizzato un importante servizio fotografico per i gioielli di Thais Bernardes. Chi si rivolge ad una influencer? Quelle aziende che comprendono l’importanza che hanno i social network nel 2017, chi vuol scegliere di veicolare messaggi inediti attraverso uno strumento moderno, avvincente, gratuito e giovane! Ecco perché ho la fortuna di avviare collaborazioni con brand sempre nuovi, motivo di soddisfazione personale. Ma mi piace sottolineare che il mio profilo non è una semplice vetrina: sono una persona in carne ed ossa, ed in quanto tale mi piace interagire con i miei follower, ascoltarli, sentire critiche e opinioni. E, naturalmente, rispondere a chi mi scrive: questa interazione fa sempre la differenza Instagram: @casonatosilvia E-mail: silvia@silviacasonato.com
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foto di Silvia Pozzati
PUMPKIN PIE
Gianfranco Vissani. Il primo Chef a calcare le cucine televisive dalla RAI a Mediaset passando per La 7. Non ha peli sulla lingua Gianfanco Vissani, il sanguigno cuoco umbro precursore di tutti gli chef-star che oggi popolano i palinsesti televisivi, il personaggio camaleontico capace di spaziare dalla cucina, quella veramente alta, alle boutade nei programmi TV, dall’attività di scrittore alle recensioni gastronomiche. Già ad agosto scorso li aveva attaccati col suo solito fare sanguigno: “Sono una setta. Sono uguali ai testimoni di Geova. Cosa farei ai vegani? Li ammazzerei tutti”. Un attimo di imbarazzo nello studio di “In Onda” su La7. Poi risate e sberleffi. E poi la tempesta di insulti contro Gianfranco Vissani, che si è abbattuta sui social media da parte dei vegani indispettiti. L’impetuoso Vissani, il sopra le righe, rigorosamente politically un-correct, è capace di alternare “parolacce, risate a momenti di riflessione” 30-40 anni fa l’Italia della ristorazione era una landa selvaggia e sperduta della Pampas. Parte in quarta Gianfranco Vissani, con lo stile che tutti conosciamo, e torna indietro nel tempo per parlare di oggi, e anche un po’ di domani. Maestro la invitano sempre dappertutto?
Sono il più amato di tutti, m’invitano dappertutto a intervenire sul qualsiasi cosa. Ma tu la guardi la TV? –chiede Vissani – Vado da Vespa, da Ballarò, alla 7, alla Vita in diretta. E parlo di tutto, di politica…”. E come dargli torto? Vissani non si è mai fatto mancare nulla, ha sempre detto la sua a dispetto di tutto e di tutti, aldilà di mode e tendenze, come l’ultima bordata, risalente a quest’estate, indirizzata al popolo vegano! Nel suo ristorante ricevere vip e personalità da tutta Italia come fa?
Io sono un portafortuna. Riempio le piazze da Nord a Sud, dal Trentino a Ortigia passando per Foligno. Quattro, cinque, seimila persone ogni volta. Guarda ‘sto locale: quanti ce ne stanno come questo in giro? Guarda ‘sto menu. L’ho appena rifatto: l’Emozione, i Sapori d’Autore e la Stagione. E la carta dei vini? Pop, Rock, Jazz e Classici? Spendi da 50 a 250 euro. Si dice che lei Maestro sia scaramantico? Guai se aprono un ombrello qua dentro. E se un gatto nero m’attraversa, dormo dentro la macchina finché non passa qualcuno. Che ci dice Maestro della farina di Manitoba?
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La Manitoba, una farina americana e canadese che oggi trovi ovunque: è una farina chimica, aiuta a far lievitare ma ti spacca le membrane” alla lontana!! Maestro come si sente oggi lo Chef Vissani?
Io penso solo alla cucina, al cibo, a come far star bene il cliente. Penso di aver dato molto al nostro Paese: il mio gusto, il mio lavoro, i miei soldi. E in cambio ho avuto la felicità degli altri.
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photo credits Silvia Pozzati
Eatò, il cuore pulsante del food concept, in una nuova idea di Bistrò, ad Ostia.
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Mezze Maniche al Ragù Bianco di Cinghiale, Zucchine e Pecorino.
Eatò
Via delle Gondole 175 / OSTIA, RM / +39 06.5610314 / info@eato.it
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D ue ruote sotto il tavolo
di Luca Santagà fb avventure in bici
Una nuvola all’orizzonte Dopo un’ estate secca che più di così non si poteva, qualche pioggia ha finalmente portato un po’ di refrigerio in una situazione che sembrava senza fine. Quando le prime nuvole si sono affacciate sopra le nostre teste eravamo tutti speranzosi e con il naso all’ insù, desiderosi di sentire l’ odore delle prime piogge stagionali, che mai come quest’ anno si sono fatte attendere. Non so se ci avete fatto caso: eravamo improvvisamente esperti di nuvole, snocciolando previsioni più o meno bizzarre su quando, dove e per quanto sarebbe piovuto. E a proposito di nuvole, proprio dietro casa mia ha aperto il Cloud Cafè 2.0, un nome decisamente originale per un bar. Effettivamente l’ effetto “nuvola” è evidente fin dall’ entrata: il bianco è il colore dominante e la simpatica grafica contribuisce a dare l’ idea di stare sospesi... nell’ aria. Chiaccherando davanti ad un cappuccino con Simone, il proprietario, mi confessa che il suo, oltre ad essere è un lavoro duro, è soprattutto una passione alla quale dedica praticamente tutto il suo tempo, e questo mi fà balenare un’ idea: perchè non unire le nostre due passioni ed organizzare qualcosa insieme? Ed il risultato è questo: una passeggiata in mountain bike abbinata ad un aperitivo speciale. In sintesi un APERIBIKE! Rimaniamo assorti per qualche istante, pensando a come rendere simpatica e realizzabile questa iniziativa, e piano piano le idee prendono vita.
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Ed ecco il nostro programma: Domenica 15 ottobre alle 9,30 raduno davanti al Cloud Cafè in via Pietro Romani 75 all’ Infernetto, per fare colazione tutti insieme. Alle 10,30 tutti in sella alla volta della pineta; arrivati qui percorreremo alcune tra le più belle strade sterrate che questa ci propone, e non solo; non ci faremo mancare dei tratti di single track, facili e molto godibili, per poi fare ritorno al Cloud Cafè per un totale di 16 km. Al termine della passeggiata ci aspetta il famoso aperitivo preparato da Simone del Cloud Cafè che darà l’ occasione a tutti noi di rilassarci e trascorrere la tarda mattinata in allegria. A seguire, per concludere in bellezza, una simpatica riffa offerta da Axabike.
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Partecipare all’ APERIBIKE costa 5 Euro a persona. Credo che questa sia un’ occasione simpatica per trascorrere una mattina di metà ottobre con ingredienti molto semplici: un pò di movimento, la natura della pineta e quattro chiacchere tra amici in spensierata allegria con in mano un bicchiere. E secondo il noto principio che più siamo e più ci divertiamo...vi aspettiamo numerosi!
I l Viaggio del mese fotografie e testo di Valentina Mele
Parco Yosemite
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Terza tappa del nostro viaggio negli Usa (letto iuessei) è il parco di Yosemite. Nella tarda mattinata, dopo esserci lasciati alle spalle la simpatica Monterey e aver percorso il tragitto verso Carmel, procediamo verso la Yosemite Valley. Qui il viaggio è stato un po’ più faticoso perché occorrono tra le 4 e 5 ore. Noi eravamo attrezzati con snack, sia dolci che salati, e molta acqua, Naturalmente ogni tanto ci siamo fermati per sgranchirci le gambe e altri bisogni biologici. Siamo arrivati nel primo pomeriggio al nostro albergo. La hall era molto simpatica e calata totalmente nell’atmosfera del parco, infatti vi erano finti alberi e pupazzi di orsi a grandezza naturale. Il tempo di entrare nelle nostre stanze, posare i bagagli e siamo partiti alla volta del parco. Qualche informazione su questo splendido parco: É un’area protetta naturale Si trova tra le contee di Mariposa e Toulemme, in California. Precisamente siamo sulla catena montuosa del Sierra Nevada. Copre all’incirca 3.081 km2 Istituito parco nel 1890 Dichiarato patrimonio dell’Unesco nel 1984 Per l’89% è ancora selvaggio, esattamente come madre natura l’ha fatto. Il biglietto costa all’incirca 30 dollari. Essendo molto esteso si visita in macchina, quindi altre due/tre ore si vanno ad aggiungere a quelle già compiute per arrivarci. Praticamente a fine serata il sedere era un tutt’uno con il sedile della macchina. Consiglio: se soffrite la macchina o non amate passare tante ore su di essa, avete sbagliato viaggio… no, scherzo. Inserite una tappa intermedia tra Monterey e qui. Il panorama che ci si staglia davanti mozza il fiato, forse il più simile ai nostri, ma con un’immensità che non si riesce neanche bene a comprendere. Ci sono diversi punti di belvedere dove fermarsi, fare foto e mangiare qualcosa. Tra i punti attrattivi più importanti di questo parco c’è la zona delle sequoia giganti che, purtroppo, noi non abbiamo potuto ammirare perché in quel periodo era chiusa al pubblico. Sicuramente sarà un motivo per tornarci, non si può non ammirare la Grizzly Giant, ossia la più grande sequoia del parco di forse 2000 anni. El Capitan è una roccia granitica che i nativi americani consideravano sacra, veramente splendida. Devo ammettere però che il mio respiro si è del tutto mozzato davanti ad Half Dome, la vetta più famosa del parco, circa 2700 m, che si può anche scalare. Ovviamente avendo i tempi stretti e non essendo informati di questa
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possibilità non abbiamo tentato la conquista della cima. Ci sono bastate le scalate sulle strade si San Francisco (su Tablet di Luglio/Agosto). Splendide anche le cascate. Consiglio: stando su una catena montuosa e immersi nella vegetazione meglio portarsi dietro una felpa leggera, anche se partite ad Agosto, come abbiamo fatto noi. Oltre ad ammirare questa natura splendida ci è capitato di imbatterci in diversi animali che vivono indisturbati nel loro habitat. Abbiamo visto simpaticissimi scoiattoli, dolci cerbiatti e naturalmente orsi… almeno io e la mia amica siamo sicure di averli visti i nostri compagni di viaggio non ci hanno minimamente creduto. La verità rimarrà un mistero. Di ritorno abbiamo mangiato nel ristorante dell’albergo, nonché unico nei dintorni. Temo che se avessimo dovuto cercare qualcosa in zona, saremmo morti di fame. La cena è stata decente, non dei migliori. Invece la colazione il giorno dopo è stata piacevole. Ed a quel punto siamo partiti per la quarta tappa, sicuramente tra le più affascinanti ma lo vedremo nel prossimo numero di TabletRoma. Ecco, creo pure suspence.
D onne 2.0 di Lorenzo Sigillò
foto di Federico Strinati
Notte Bianca, Donne senza Confini Quando si toccano le corde del mondo delle donne, il rischio è quello di andare dritti sulla retorica dei casi di cronaca dei nostri tempi. Ma se è importante denunciare qualsiasi sopruso, lo è altrettanto seminare costantemente la sensibilità culturale nei confronti delle donne. È per questo che esistono realtà che lavorano quotidianamente in questo senso, come La Casa Internazionale delle Donne, uno spazio unico al mondo sito in Via della Lungara a Trastevere, nel cuore di Roma. Qui si favoriscono gli incontri, le relazioni internazionali, la promozione dei diritti, della cultura, delle politiche, dei saperi e delle esperienze prodotte dalle donne e per le donne. La Casa è situata nel complesso monumentale già denominato Buon Pastore (fin dal ‘600 adibito a reclusorio femminile), destinato dal 1983 a finalità sociali, con particolare riguardo al mondo in rosa. Frequentata da oltre 30.000 donne l’anno, in realtà è stata simbolo di eventi al femminile fin dagli anni settanta ed oggi prosegue le sue attività con la forza e la costanza delle associazioni e delle donne che la vivono. La Casa è infatti un insieme di associazioni, una piazza che ospita eventi di politica, musica, arte e spettacolo, un ristorante (Ristrò L’Una e l’Altra), una foresteria, un centro congressi, un giardino di permacultura, una biblioteca (Archivia), insomma una casa, come dicono loro stesse, da cui si parte e dove si ritorna. Il desiderio di far crescere l’attenzione e l’informazione ha portato, tra le altre cose, alla serata evento del 30 settembre scorso, la “Notte bianca, Donne Senza Confini.” Aperta a tutti, la nottata ha visto susseguirsi 40 eventi nelle sale interne e negli spazi esterni della Casa, sul tema “La CASA oggi, la CASA che vorrei, un bene comune che può migliorare con il contributo di tutta la città”. Tante le proposte che si sono susseguite di teatro, poesia, musica, conferenze per adulti e laboratori per bambini, djset, proiezioni e danza. Tra le iniziative, la cantautrice jazz Chiara Civello è stata special guest dell’evento, così come preziosa la presenza della regista Karen Di Porto del film
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“Maria per Roma”. Decine le realtà presenti, da Cora a Essere Donna, da Azucar alle Donne Brasiliane in Italia, all’Udi Romana La Goccia, fino a Forma Liquida e Assolei e molte altre. Tra le associazioni esterne più impegnate della Notte Bianca, c’è stato il Circolo Letterario Bel-Ami (www.bellami.it), che ha abbracciato l’evento con tutta la forza culturale delle sue donne e non solo. Il Circolo è un associazione che realizza e valorizza ogni anno tanti progetti culturali nei settori della letteratura, del teatro, della pittura e dell’arte in genere, promuovendo e organizzando mostre, seminari, dibattiti, reading, conferenze e concorsi letterari. Il Bel-Ami ha condiviso gli intenti dell’evento de La Casa Internazionale delle Donne arricchendo di avvenimenti la serata trasteverina. Dalla gara “Poetry Slam”, alle performance teatrali ed artistiche come quella di Barbara Lalle, fino ai reading poetici e letterari impreziositi dall’arpista Chiara Evangelista, eccezionale artista poliedrica del Conservatorio di Santa Cecilia. Orgoglioso della sua Notte Bianca, il Circolo non è solo a connotazione femminile, come dimostra il ricco programma dei suoi lavori. Sono in corso, infatti, laboratori di narrativa e di poesia aperti a tutti nonché un calendario di incontri dedicato al cinema, che vi consigliamo particolarmente per dedizione nei contenuti. Ad esempio, il prossimo ciclo sarà dedicato a sette registi della commedia all’italiana da Corbucci a Salce a Nanni Loy, dal titolo “Al Diavolo la Celebrità”. Ogni primavera si celebra invece il “Festival dell’Autore - Dieci Lune”, ideato per valorizzare e formare talenti artistici nel campo letterario, musicale, cinematografico, teatrale e delle arti visive. Ma dicevamo della Notte Bianca dedicata alla Donne, un successo incredibile di presenze, una nottata che ha visto protagoniste loro, il cuore pulsante della cultura, di ogni età, ceto sociale e nazionalità. Sono donne che studiano, lavorano, viaggiano, si occupano dei figli: una ricchezza per la società. Il mondo è fiero di essere colorato di rosa ed è importante educare le generazioni perché non smetta mai di essere così.
T ablet sport a cura della redazione
Carla Gamboni #30 Nel numero 48 della nostra rivista Vi avevamo presentato la ragazza che vive nel nostro quartiere Carla Gamboni Campionessa Italiana QuadRacing 2016 Femminile, con la promessa che Vi avremmo aggiornati sullíandamento agonistico per la nuova stagione. Dopo l ‘esordio vincente della prima gara del 2017 la stagione è proseguita con la partecipazione al Campionato Internazionale d ‘Italia Supermare Quadcross perdendo il Campionato e arrivando solo 4° assoluta a causa di un problema tecnico durante lo svolgimento dell ‘ultima prova quando era in testa alla gara ed al campionato stesso. L ‘unica ragazza partecipante. Brillante 2° posto alla gara di Motard che si è tenuta in occasione della Fiera di Roma Motoday All ‘appuntamento che si è tenuto a Montelupo Fiorentino Carla ha preso il via con il “nuovo Quad KTM 450cc”. L ‘esordio è stato il massimo tra la soddisfazione della pilota e la soddisfazione del preparatore Massimo Gamboni,
che è riuscito a “creare” un prototipo fantastico unico in Italia. Nel Campionato Italiano QuadRacing al momento è in testa alla classifica del Femminile e 5° nell ‘assoluta quando ancora manca l ‘ultimo appuntamento che si terrà nel week-end del 14/15 ottobre a Mariana Mantovana. Nel Campionato Italiano Quadcross, a causa di un incidente, non ha potuto partecipare a due delle sei prove previste, resta comunque nella rosa dei 10 della classe regina (anchíessa solo maschile). Quest ‘anno è riuscita a partecipare all ‘appuntamento Mondiale che si tiene tutti gli anni in Francia a Pont de Vaux, la gara si è conclusa lo scorso 28 agosto una manifestazione alla quale voleva prendere parte da anni, e finalmente c’è riuscita grazie al Team Aeon Europa che ha creduto in lei. Riuscendo a stare nei 20 fino a quando per un banale problema tecnico, si è classificata 70ma su 110 dopo 4 ore di gara. Prossimi appuntamenti saranno EICMA a Milano e Motorshow a Bologna. Stay Tuned!
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Tablet Bike
di Luca Santagà fb avventure in bici
QUANDO MI PERDO...MI RITROVO Nel mondo di oggi siamo tutti molto presi, non abbiamo certo tempo da perdere e quindi, quando ci spostiamo, che sia per lavoro o per diletto, scegliamo sempre il modo più veloce per farlo. Eppure non sono così lontani i tempi in cui la gente si imbarcava su navi a vela mettendo in preventivo lunghissime e spesso faticose traversate. Oggi, se ci fate caso, ci si sposta dal punto A al punto B quasi in apnea, come se il viaggio fosse un inevitabile perdita di tempo. È vero che si coprono senza sforzo enormi distanze, tuttavia, se ci riflettiamo, abbiamo perso quasi tutto il piacere ed il senso dell’ avventura che i nostri antenati provavano andando appunto dal punto A al punto B. Quello che voglio dire è che se voglliamo goderci appieno un viaggio è necessario riconsiderare quello che accade tra questi due punti. Non sempre questo è possibile, ma se ne abbiamo l’ occasione, perchè non raggiungere la nostra destinazione ad esempio su una barca a vela, o perchè no su una mountain bike? Il tempo libero, visto che ne abbiamo sempre meno, a mio avviso va usato al meglio e da velista di vecchia data, vi confesso che la parola destinazione, per me acquista sempre meno significato. Non è un caso che dopo tanti anni in barca, mi sia legato ad uno sport come la mountain bike. Le sensazioni non sono poi così diverse; perdere il senso del tempo e delle distanze è un buon rimedio naturale per noi bipedi moderni, che non ci fermiamo mai. Qualche volta però, è opportuno almeno rallentare. Per farlo, prima di tutto scegliamo un mezzo più lento, una barca a vela oppure una mountain bike, in modo da concentrarci con maggior attenzione su ciò che ci circonda e puntiamo, magari senza una meta precisa, a goderci il viaggio. Ovviamente questo mio ragionamento trova difficile applicazione in quelli lunghi, di viaggi, ma nella vita di tutti i giorni, quando abbiamo del
tempo libero, fare una lunga passeggiata o una pedalata per i boschi “dimenticando” l’ orologio o il cellulare, ebbene è fortemente liberatorio. Un sabato pomeriggio di questo finale di estate, con il gruppone di Avventure in Bici, arriviamo ai margini del parco di Castel di Guido, dopo averlo percorso in lungo e in largo. La giornata è splendida e l’ energia nelle gambe c’ è ancora; quello che manca è la voglia di tornare a casa. Così cominciamo a pedalare senza meta sulle strade sterrate nei dintorni di Maccarese, costeggiando vigneti spettacolari ed aziende agricole, alcune di esse abbandonate e oramai preda della vegetazione. A velocità moderata, tutti insieme, chiaccherando del più e del meno come se la giornata non dovesse terminare mai. Quando arriviamo al castello di Torreinpietra il sole è basso sull’ orizzonte, cominciamo ad essere stanchi ma abbiamo tutti quella sensazione di benessere propria delle persone adulte quando riescono a rilassarsi in maniera naturale e completa. Percorrere queste campagne immense e silenziose, lontano dagli orari e dagli impegni di tutti i giorni è come sempre un toccasana che non costa nulla e non ha effetti collaterali. Una delle cose che amo di più di questo sport è che anche pedalando insieme ad altre persone ci sia comunque lo spazio per perdersi nei propri pensieri. Questo mi dà modo di ritrovare le mie energie ed il mio equilibrio e non è raro che in queste situazioni riesca a vedere la soluzione a qualche mio problema o preoccupazione. Sembra un gioco di parole, ma forse è proprio vero: per potersi ritrovare... prima è necessario perdersi.
Tablet Arte
di Cristina Anichini
Simone Bucri, con Figli Maestri
vince il concorso MigrArti al Festival del Cinema di Venezia. Figli Maestri, il documentario di Simone Bucri, girato ad Acilia, torna vincitore dalla 74° Mostra del Cinema di Venezia. La sezione di Concorso MigrArti ha premiato il giovane autore per il Miglior Messaggio G2 (Seconde Generazioni). Sullo sfondo del Parco della Madonnetta su cui incombono i Palazzi delle Terrazze del Presidente, e tra le strade di Acilia, si muovono le figure di Chiara 15 anni e Mhamud 21 anni, figli di immigrati. Le vite dei due ragazzi si incrociano alla scuola di italiano per stranieri Effathà di Acilia. Sono docenti volontari che insegnano la nostra lingua a persone straniere di ogni età e ceto sociale che vivono e lavorano nel nostro Paese. Sono insegnanti dei propri genitori. Sono la seconda generazione, figli di immigrati, con la differenza di non avere piÚ la connotazione di immigrato del genitore, quindi integrati in un contesto sociale ma stretti intorno alla propria comunità . Figli Maestri racconta due storie diverse, quelle di Chiara e quella di Mhamud, con l’asprezza di un giovane cineasta, che ci regala dei momenti di poesia e di simpatia. La poesia nelle immagini di Chiara sospesa sulle parole drammatiche del racconto della mamma. La simpatia di Mhamud e del fratello, due visioni contrastanti della stessa esistenza. Siamo avanti all’esperienza degli sbarchi, del viaggio, degli arrivi. Siamo di fronte alla vita e alle dinamiche familiari consolidate di chi vive con noi sotto lo stesso cielo.
ati in passato a Venezia e quindi ricevere un premio è stata un’enorme soddisfazione. Sia per me che per chi ha lavorato con me in questo progetto. Come è nato questo progetto? Questo progetto nasce dall’incontro tra due realtà attive sul Litorale Romano ovvero la CRT Cooperativa Ricerca sul Territorio di cui faccio parte e che produce documentari su temi storico sociali e culturali e la CIAO Onlus, che attraverso la scuola per stranieri Effathà di Acilia svolge una funzione molto importante per l’integrazione delle nuove generazioni di migranti. Avendo già avuto modo di conoscerci e lavorare insieme ci è sembrata un’ottima occasione partecipare al bando Migrarti promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo e quindi realizzare insieme il documentario Figli Maestri.
Continuerai questo percorso cinematografico? Se si, sempre nell’ambito sociale? Continuerò sicuramente il mio percorso CRT Cooperativa Ricerca sul Territorio e considerando che i miei interessi verpresenta tono su tematiche sociali credo che quella sarà la direzione dei miei prossimi lavori. Ritengo che al di là degli ambiti in cui uno sviluppa la propria cinematografia, sia il messaggio che viene trasmesso che faccia la differenza. L’integrazione culturale, il multiculturalismo sono connotazioni sociali che possono essere presenti in tutti i tipi di produzione audiovisiva, dal documentario ai film di finzione.
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Incontriamo il regista, Simone Bucri, al quale esprimiamo i nostri complimenti.
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Ciao Simone,sei alla tua prima esperienza cinematografica e hai giĂ avuto un ottimo riscontro. Ti aspettavi questa vittoria? Sinceramente non ci aspettavamo di ricevere uno dei premi messi in palio per MigrArti. Anche perchĂŠ la qualitĂ dei lavori presentati era alta, con registi giĂ premi-
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CRT COOPERATIVA RICERCA SUL TERRITORIO + CIAO ONLUS “FIGLI MAESTRI� MHAMUD UDDIN YING ZIN WEI ZIXI PENG MOIN UDDIN c NICOLETTA NARDI /FRANCO PIETROPAOLI e KERIM BOLIMAR g MASSIMILIANO DE CICCO j PAOLO ISAJA /MARIA PIA MELANDRI a LORENZO IERVOLINO SIMONE BUCRI MASSIMILIANO DE CICCO k SIMONE BUCRI CRT Cooperativa
Ricerca sul Territorio
Hai dei registi come punto di riferimento artistico? Lavorando con la CRT Cooperativa Ricerca sul Territorio ho avuto la possibilità di crescere professionalmente a fianco di Paolo Isaja e Maria Pia Melandri, due autori di documentari attivi fin dagli anni settanta, che mi hanno trasmesso la loro esperienza e passione per questo lavoro, insegnandomi la loro metodologia di ricerca storica e antropologica con i mezzi audiovisivi. Tra l’altro il loro progetto di ricerca ha portato alla realizzazione dell’Ecomuseo
del Litorale Romano, l’unico polo museale presente sul territorio litoraneo. Altro punto di riferimento importante è Vittorio De Seta, autore sia di splendidi documentari che di film di finzione come Banditi a Orgosolo, un film del 1961 che oggi definiremo un docufilm,termine che allora neanche esisteva …quindi un precursore. Pensando al contemporaneo italiano seguo con molto interesse i lavori di Roberto Minervini. Questo cortometraggio mi ha molto commosso. È un docu film che racconta, non da giudizi. Non è demagogico. Ti rappresenta? È un documentario in cui vengono messi in luce aspetti intimi di relazione parentali, tra genitori e figli e tra fratelli. Dinamiche così personali che possono essere capite solo attraverso l’ascolto di chi le vive direttamente. Credo che la forza del documentario sia questa, nessun sceneggiatore avrebbe mai potuto scrivere il dialogo tra i fratelli di origine bengalese Mhamud e Moin, soprattutto le motivazioni che Mhamud porta in difesa del matrimonio combinato tipico del suo paese di origine. Lavorare su queste tematiche, confrontandosi con storie di vita così uniche non lascia spazio a pregiudizi ma apre a nuove prospettive di comprensione della realtà. Venezia è un importante trampolino di lancio. Hai già avuto qualche proposta per nuovi progetti? Hai qualcosa di già pronto da proporre? Come dicevo è stata una grande soddisfazione e partecipare a Venezia porta sicuramente molta visibilità. Con il gruppo di lavoro che ha realizzato Figli Maestri, in particolare con lo scrittore Lorenzo Iervolino e il direttore della fotografia Massimiliano De Cicco, abbiamo in cantiere nuove idee che stiamo sviluppando. Una di queste riguarda sempre storie di migrazione sul Litorale Romano, chiaramente il passaggio dalle idee alla realizzazione è sempre tortuoso ma gli stimoli non ci mancano. Rai Cinema, uno dei partner di MigrArti (assieme a Istituto Luce-Cinecittà, Film Commission Roma-Lazio), ha dato vita a un nuovo concorso collegato che prevede, per i più visti online, un contratto di messa in onda sui canali Rai del digitale terrestre. Dalla pagina del sito di Rai Cinema Channel è possibile vedere e quindi votare Figli Maestri. Questo il link http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-a8d0e3a2-5f9b45fc-9a2e-fcdce7e8ce33-cinema.html Buona visione a tutti!
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di Armando Vitali Presidente dell’Associazione dei Commercianti e delle altre Imprese del Litorale Romano - X Municipio
IDENTITÀ E TURISMO. IL DIRITTO/DOVERE DI COLMARE UN GAP Turismo. Per la città di Roma, e per il suo litorale, è insieme chiave di volta, croce e delizia. Problema e soluzione. Una recente ricerca del Comune di Roma ci mostra come la permanenza media di un turista straniero in molte città europee è superiore, in alcuni casi nettamente, a quella romana. Ad esempio, Londra registra una media di 6,2 notti, Amsterdam 3,9 notti. E Roma? Roma registra una permanenza da media di 2,6 notti, quasi un terzo di Londra. Questa ricerca non mostra tutto, ma mostra molto. Mostra quanto spreco e disorganizzazione regnano sovrane al netto dei governi che si sono accomodati ovunque. In un progetto di ampio respiro e di riorganizzazione dell’ immenso potenziale turistico di cui disponiamo, aumentare la permanenza media di un turista, identificando ovviamente target e calibrando l’offerta, sarebbe possibile. Coinvolgere in un progetto sinergico anche il litorale romano potrebbe dimezzare il gap dei giorni di permanenza turistica che ad esempio, ci separa da Londra. E consentirebbe di superare la permanenza media della pur organizzatissima e graziosa Amsterdam. Programmare progetti turistici coinvolgendo tutte le parti attrici, commercio, ricettività e balneazione, che si devono far trovare pronte e proattive, si può. Intercettare e dilatare la durata del soggiorno dei turisti stranieri a Roma, anche solo di due giorni ( come obiettivo intermedio) estendendolo territorialmente al litorale romano, si può. Le idee ci sono. Comprendere e sviluppare la propria identità è l’ ossatura indispensabile di un progetto organico. Anche con tutte le problematiche relative agli investimenti, alle infrastrutture, ai trasporti, che necessitano anni di programmazione, sviluppare un programma che annulli la disgregazione e aumenti qualità della vita e fatturati, migliori il decoro ed il senso di sicurezza, si può. Anzi, si deve.
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Si chiama circolo virtuoso. Il periodo di commissariamento che ci ha stritolato dentro una lattina mediatica nonché riconsegnato un territorio tutto da ricostruire, ha sortito però anche un effetto positivo. Ha creato un senso di compattamento, o meglio di voglia di riscatto. L’identità stessa di un’ intera e ben definita parte della città di Roma è stata marchiata in maniera infamante, e quindi il concetto stesso di identità è stato messo in discussione. E, paradossalmente quindi, proprio perché mossi dal senso di rivalsa e di riscatto a lavorare e ribadire la nostra identità, è questo il momento adatto di assumere la consapevolezza che l’ identità di questo Municipio reca l’effige di una vocazione fortemente turistica.
Per la prima volta dopo tanti anni, tutte le categorie imprenditoriali hanno deciso di collaborare e camminare verso un’ unica direzione, sedendosi attorno ad un tavolo comune per trovare il giusto equilibrio. All’ appello manca la parte più importante, quella che ci rappresenta, o meglio, dovrebbe almeno, farlo. Mi riferisco alla classe politica. Siamo alle porte ormai di una campagna elettorale per certi versi storica. Che non solo la coalizione vincente, ma tutte le classi politiche che in qualche modo parteciperanno al prossimo governo del municipio, sposino e sviluppino l’ innata matrice turistica di cui disponiamo, in collaborazione con i cittadini ed i corpi “ intermedi”, ovvero le associazioni di categoria. Perché forse mai come concentrato in questa parola, il turismo è il problema, ma soprattutto la soluzione.
X MUNICIPIO Piazzale della Posta 2 - 00121 OSTIA LIDO - ROMA Tel. 06/5623356 – Fax 06/233238149, cell. 393/8800627 E-mail ostia@confcommercioroma.it www.confcommercioroma.it
L’ avvocato risponde a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti lorenzettiavv@gmail.com
Il dovere di provvedere al mantenimento dei figli da parte di entrambi i genitori: Salve a tutti e ben ritrovati. Nell’articolo di questo mese voglio parlarvi del dovere posto a carico di entrambi i genitori alla partecipazione nel mantenimento della prole a prescindere dalla maggiore “ricchezza” di un genitore rispetto all’altro. In tal senso si è pronunciata recentemente (luglio 2017) la Corte di Cassazione, confermando un principio, ormai consolidato da tempo, secondo il quale le maggiori potenzialità economiche del genitore ( affidatario e non ) non possano giustificare una riduzione del contributo al mantenimento dei figli da parte dell’altro. Difatti, è doveroso ricordare il principio in base al quale ciascuno dei genitori deve provvedere al mantenimento dei figli in misura proporzionale alle proprie risorse economiche rimanendo, pertanto, estraneo a tale principio, l’esimente della minore redditività e ricchezza di un genitore rispetto all’altro. Il legislatore ha posto tale dovere imprescindibile di mantenimento a carico dei genitori e nei confronti della prole, la cui violazione
configura anche un’ipotesi di reato, al fine di garantire ai figli il mantenimento, l’educazione e l’istruzione senza prendere a riferimento una rigida comparazione della situazione patrimoniale dei genitori medesimi. Eventualmente, le maggiori potenzialità economiche di un genitore ( anche laddove il predetto fosse quello affidatario o convivente col figlio) concorrono a garantirgli un migliore soddisfacimento delle sue esigenze di vita, ed in generale del suo tenore di vita, ma di certo non comportano una proporzionale diminuzione del contributo posto a carico dell’altro genitore “meno abbiente”. Tale recente pronuncia, dunque, conferma fortunatamente l’obbligo gravante su entrambi i genitori di concorrere allo sviluppo psico-fisico della prole fin tanto che la stessa non sia economicamente autosufficiente, impedendo alle parti di rendersi inadempiente a tale dovere adducendo una minore redditualità dell’altro ovvero uno stato di disoccupazione non giustificato da gravi motivi.
In pensione sereni con le vostre risorse Lo stop a 67 anni dal 2021 dell’età pensionabile comporterebbe “141 miliardi di spesa in più da qui al 2035, quasi interamente destinati a tradursi in aumento del debito pensionistico implicito, dato che l’uscita prima del previsto non verrebbe compensata, se non in minima parte, da riduzioni dell’importo delle pensioni”. È la risposta secca del presidente dell’Inps Tito Boeri al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan: evitare la pensione a 70 anni è impossibile se non a costo di ridurre l’assegno mensile. Boeri ha definito pericoloso bloccare l’aumento dell’età pensionabile “senza toccare i coefficienti di trasformazione” (i parametri di conversione tra salario e assegno pensionistico). Se proprio si vuole ritoccare il sistema, le pensioni future, ma anche quelle attuali, dovranno essere obbligatoriamente più basse. In prospettiva – conclude Boeri – avremo invece un problema di pensioni troppo basse, soprattutto per le donne. Con lo stop sulla speranza di vita, tra l’altro, si bloccherebbe non solo il requisito di vecchiaia, ma anche quello che fa salire gli anni contributivi per l’anticipo. Penso che se accadesse si potrebbero avere circa 200 mila pensioni in più all’anno”. Questo purtroppo è il panorama del futuro che ci aspetta. L’unica soluzione per vivere una vecchiaia serena è quella di crearci un futuro da soli costruendoci dei mattoncini giorno dopo giorno. Il mercato immobiliare non è più sicuro come una volta, il mercato finanziario è diventato più una scommessa che una certezza. Una delle poche cose sicure sono le polizze vita che ci permettono di accantonare un capitale da utilizzare nel periodo pensionistico. Per poter scegliere nel mare delle offerte delle compagnie
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Mestieri
a cura della Città dei Mestieri
LAVORARE CON I BIMBI… E IN PROPRIO Oltre alla passione, le regole
Una volta era “maestra d’asilo” nella “scuola materna”. Il richiamo alla cura di bimbi piccoli quasi a sostituire la figura materna, era chiaro. E se consideriamo che gli alunni in questione hanno un’età compresa tra i 3 (anche due e mezzo) e 6 anni, è anche logico che in primo piano ci fosse proprio l’atteggiamento materno. Lavorare nel mondo della scuola non è semplice. Oltre alla specifica qualifica serve una buona dose di coraggio e, soprattutto pazienza, per affrontare gli anni della ascesa in graduatoria. Un lungo periodo di precariato con tutte le conseguenze del caso. Da qualche anno c’è un’alternativa che oltre a soddisfare l’indole e la predisposizione a lavorare con gli uomini di domani, consente di acquisire anche una indipendenza decisionale. Le ludoteche, perché è di questo che stiamo parlando, sono infatti spazi sempre più ricercati e specifici; luoghi dove poter acquisire o approfondire conoscenze utili alla crescita. Una possibilità in più per i piccoli ospiti e una possibilità in più per chi decide di lavorare mettendosi in proprio. Vero è che siamo davanti ad uno “spazio gioco” è un luogo dedicato al divertimento e destinato a bambini e ragazzi fra i 3 e anche fino a i 15. L’incremento di questi luoghi si deve alla mancanza di spazi sociali pubblici a cui i genitori possono rivolgersi, per i loro bambini, mentre sono al lavoro. La gestione delle ludoteche è affidata spesso a cooperative del settore o associazioni, il che rende spesso le persone coinvolte nelle attività della ludoteca, imprenditori sociali, soci e/o volontari.
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È un luogo con una funzione educativa e aggregativa piuttosto recente. Il suo spazio protetto, oltre al gioco, contribuisce, alla formazione dell’individuo, allo sviluppo dell’autonomia e della responsabilità; educa al rispetto delle regole, alla convivenza civile e all’incontro con l’altro. Di norma la ludoteca non svolge servizio di custodia dei minori, che devono pertanto essere accompagnati da un adulto, e non prevede servizio mensa né uno spazio dedicato al riposo. Ma in diverse occasioni, associazioni e cooperative che hanno avviato una ludoteca, hanno individuato soluzioni per queste esigenze in accordo con la scuola dell’infanzia frequentata dai bambini iscritti alla ludoteca. Lo spazio gioco è entrato a tutti gli effetti tra i servizi di welfare per le famiglie, negli ultimi trent’anni. Ma è solo nel 1997, grazie alla legge n. 285 del 1997 ovvero “Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza”, che il concetto di ludoteca acquisisce rilievo come servizio all’infanzia; tanto che la legge riconosce i Ludobus come “buona pratica”. Ma cosa sono i ludobus? Una delle prime espressioni di spazi gioco per bambini realizzati evitando impegni onerosi per le associazioni e le cooperative; mezzi mobili attrezzati che possono garantire attività ludiche e ricreative senza bisogno di ricorrere a immobili ricavati in edifici di tipo residenziale. Una piccola rivoluzione, la legge e il riconoscimento dei ludobus, che rappresenta il volano di crescita per le ludoteche. Nel 1998, infatti, viene istituita a Parma “ALI per Giocare”, l’Associazione dei Ludobus Italiani che, anni dopo, nel 2006 assume il nome di Associazione Italiana dei Ludobus e delle Ludoteche.
professionali nel settore ludico-educativoculturale; nonché la frequenza di corsi di formazione e aggiornamento, seminari e corsi di specializzazione sull’animazione e sul gioco, organizzati da istituzioni, associazioni ed enti qualificati e riconosciuti.
Per quanto riguarda l’organizzazione degli spazi, l’ideale è servirsi di strutture mobili - oltre i ludobus - come pannelli mobili e muri divisori, che possano creare e disfare ambienti, a seconda delle esigenze che si presentano di volta in volta. L’edificio che ospita una ludoteca e i suoi locali deve essere in possesso di agibilità e di abitabilità nel rispetto dei regolamenti edilizi, urbanistici e igienico–sanitari, per poter costituire un ambiente sicuro e a misura di bambino. Ecco, quindi, ciò che non può mancare: pavimenti antiscivolo, protezioni per spigoli e parti esposte del mobilio, messa in sicurezza di porte e finestre, dotazione di suppellettili e tessuti ignifughi, impianti d’emergenza congrui e funzionanti. È importante che lo spazio per giocare venga articolato secondo le diverse fasce di età, ad esempio: 2-7 anni, 7-9 anni, 9-12 anni, 12-16 anni, oltre 16 anni. Meglio scegliere un locale a piano terra – consentendo l’accesso anche a adulti e bambini diversamente abili - e dotato di uno spazio circostante da utilizzare per attività ricreative esterne. Sono indispensabili aree interne riservate al gioco e ai laboratori; possibilmente, anche una sala lettura con angolo computer, zone per incontri con genitori e bambini, spazi per attività didattiche, uffici amministrativi. Tutti gli ambienti devono rispettare le norme previste dalla legge n. 104 del 1992 sulle barriere architettoniche, quelle igienico-sanitarie ed aver ottenuto dal comando provinciale del vigili del fuoco il certificato di prevenzione incendi. IL PERCORSO BUROCRATICO Il percorso burocratico e i requisiti strutturali possono variare da regione a regione: la materia è infatti oggetto della legislazione regionale e, a livello locale, possono esistere anche facilitazioni finalizzate a favorire la presenza di luoghi di ritrovo per ragazzi o, al contrario, limitazioni per aree ritenute inadatte a questo tipo di attività. Il primo passaggio sarà, pertanto, verificare presso gli sportelli dedicati del Comune e/o della Regione le norme vigenti, distinte da quelle che regolano gli asili. La ludoteca si configura come una normalissima attività commerciale di servizi. Sarà, quindi, opportuno: Aprire una partita IVA, se già non la si possiede, in forma societaria o come ditta individuale Iscriversi al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio Segnalare al comune l’avvio attività almeno 30 giorni prima dell’avvio attività Iscriversi all’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali presso l’Inail Iscriversi nella gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali presso l’Inps Non è necessario possedere titoli di studio specialistici nell’ambito della puericultura o della pedagogia ed esperienza pregressa nel settore. Costituiscono però titoli preferenziali, un diploma o una laurea inerenti alle Scienze dell’Educazione e alla Psicopedagogia; documentate esperienze
E C’È ANCHE IL FRANCHISING Un marchio spesso aiuta a districarsi meglio nell’avvio di una avventura così importante, con tutti i vantaggi del caso per acquisire conoscenza e sicurezza. Per affiliarsi a una delle catene di ludoteche presenti in Italia, la cifra varia a seconda delle caratteristiche dello spazio di lavoro, ma può essere in molti casi rateizzata. In pochi giorni e con costi iniziali contenuti si potrà usufruire così di uno spazio perfettamente funzionante e adatto allo scopo. Un altro vantaggio del franchising consiste nel potersi avvalere degli studi e degli esperti del settore che affiancheranno l’affiliato nella scelta e nella predisposizione del locale, lo guideranno nella selezione degli arredi e dei giochi, fornendogli la consulenza e la formazione necessarie ad affrontare al meglio il lavoro con i bambini fin da subito. Città dei Mestieri e delle professioni di Roma e del Lazio Via del Sommergibile 11- Ostia Lido - Tel. 06.5672763 – 06.671073150 municipio10@cittadeimestieri.lazio.it - wWw.cittadeimestieri.lazio.it città dei mestieri e delle professioni Municipio X
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Anna Maria De Calisti commercialista - Marta Montini consulente del lavoro
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Lo Studio De Calisti A.M. saluta tutti i Lettori che si inoltrano nello scadenzario fiscale di Ottobre 2017. La prima scadenza è il pagamento dei contributi per i datori di lavoro domestico. Il pagamento che va dal 1° ottobre al 10 ottobre, secondo la nuova circolare Inps, potrà essere versato esclusivamente secondo le seguenti modalità: a) rivolgendosi ai soggetti aderenti al circuito “Reti Amiche” (tabaccherie); b) online sul sito internet “www. inps.it”, nella sezione Servizi on line – Elenco di tutti i servizi - Pagamento contributi lavoratori domestici; c) telefonando al Contact Center 803.164, tramite utilizzo di carta di credito; d) utilizzando il bollettino MAV. Lo Studio rammenta, che per l’anno 2017, l’INPS ha suddiviso i contributi per i datori di lavoro domestico in due tabelle scindendo il tipo di contratto applicato da tempo indeterminato a quello a tempo determinato con l’aggiunta del contributo addizionale. Si rende noto che in data 2 ottobre è fissata la scadenza sia per il pagamento della seconda rata riguardo la Rottamazione delle cartelle Equitalia, sia per la presentazione della domanda di adesione a Voluntary Disclosure bis e sia per la presentazione della definizione Agevolata delle liti pendenti. A fronte di una proroga l’invio telematico della comunicazione dati Fatture Emesse e Ricevute (Spesometro 2017) dovrà essere comunicato all’Agenzia delle Entrate entro il 5 ottobre.
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Si prosegue poi con la scadenza del giorno 16 ottobre per coloro che hanno deciso di rateizzare i versamenti che derivano dalla Dichiarazione dei Redditi /2017 ed Irap/2017, pertanto coloro che sono in possesso di partita IVA e le persone fisiche, dovranno effettuare tale versamento relativo ad Irpef, Irap, Ires, Iva, adeguamento studi di settore ed eventuale acconto della cedolare secca sugli affitti. Lo Studio rende noto che avendo dipendenti o collaboratori occasionali, la scadenza del 16 ottobre prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS. Inoltre, entro il 16 ottobre coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile dovranno effettuare il versamento.
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Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 18 settembre 2017), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 17 ottobre.
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Con la scadenza del 25 ottobre coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat. Inoltre entro il 25 ottobre i contribuenti potranno presentare attraverso i Caf e gli Intermediari il Mod. 730/2017 integrativo a modifica di quello originario. Lo scadenzario Fiscale del mese di ottobre 2017 si conclude con importanti adempimenti dichiarativi interessati da una proroga dei termini. Pertanto per il 31 ottobre è fissata la scadenza per la presentazione dei Modelli: Redditi PF, SC, SP, ENC, IRAP, 770 nonché la certificazione unica dei lavoratori autonomi. Per la presentazione dei Modelli PF SP SC IRAP 770/2017 (trasmissione telematica) sono stati prorogati al mese di ottobre. Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione, per ogni ulteriore chiarimento. In qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati - ISEE, RED, Detrazioni ecc. - Gestione Badanti e Colf - Successioni Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma tel. 06/52352585 cell. 3333087137 e-mail: amdec@libero.it
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Stili di arredamento da conoscere
Sempre più spesso, nell’arredamento, si sente parlare di Boho Chic, Etnico, Eclettico, Vintage, Industrial Scandinavo, Rustico, Shabby Chic, Classico moderno, Contemporaneo, ecc.. Ma quanti di voi sanno di cosa si parla? Avete tutti le idee chiare?! Nessuno ha qualche perplessità sugli stili più comuni? Così ho pensato ad una mini lista che, in pochi punti, possa descrivere alcuni di questi stili di arredamento, per aiutare a schiarirsi le idee. Boho Chic: Dalla moda all’arredamento questo stile è entrato nelle nostre abitazioni reinterpretando le istanze bohémienne ed arricchendole di suggestioni hippie e Seventies. Ma come ricreare questo stile? Il segreto è la massima libertà! Le linee si fanno avvolgenti, i tessuti variopinti catturano la scena e torna il patchwork, purché di classe! [foto 1] Etnico: Largo spazio al colore, agli accostamenti audaci, ai legni pregiati, ai metalli, alla pelle e ai tessuti raw. La casa acquista personalità richiamando ed evocando terre lontane. Il segreto: attingete dai viaggi! [foto 2] Eclettico: Parola d’ordine: osare! Forme, colore, finiture, epoche: in un mix raffinato multiforme e vivace.Forme squadrate e sinuose pos6 sono convivere nello stesso ambiente. Ricordate che per ottenere un interno eclettico, non basta mixare arredi di epoche diverse. Il trait d’union è il buon gusto che permetterà di ottenere interni coerenti e belli da vedere. [foto 3] Vintage: Questo stile riporta voi e la vostra casa indietro nel tempo. I punti forti sono gli arredi, le lampade, gli oggetti e i dettagli provenienti dal modernariato. Questo stile è sempre più popolare: gli oggetti non perdono il loro fascino con il trascorrere del tempo, anzi recuperano un nuovo valore, se ricollocati al di fuori della loro dimensione temporale. [foto 4] Industrial: Superfici ruvide che presentano graffi e scalfitture, incisioni e segni. Pareti lasciate grezze e materiali che si mostrano nella loro naturalezza. Inizialmente utilizzato negli interni di locali e di negozi, oggi è diventato un must anche nelle abitazioni. [foto 5] Scandinavo: Legno, lana, lavorazioni tradizionali, inserti handmade, geometrie pulite e sobrie, che definiscono lo stile dei paesi del Nord Europa. La paletta cromatica raccoglie nuance chiare. Ammesse anche superfici lucide o riflettenti. Sono numerosi i richiami allo stile minimal, ma con più calore ed accoglienza, caratteristiche che insieme alla funzionalità e praticità incontrano anche il nostro gusto mediterraneo. La natura è fonte importante di ispirazione sia nella scelta dei materiali utilizzati sia nella progettazione dei mobili. [Foto 6] Rustico: Si contraddistingue per la prevalenza di arredi in legno dalle linee morbide, accostati a pareti in pietra e nuance calde. Negli interni non può mancare un camino o una stufa e soffici plaid poggiati su divani o poltrone.
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All’esterno: arredi in ferro battuto, complementi in ceramica e allestimenti verdi. Shabby chic: Lo stile traducibile letteralmente come: “trasandato elegante” si basa su regole precise: finiture e arredi prevedono una gamma cromatica univoca di tonalità pastello. Gli arredi possono essere pezzi autentici reimpiegati e dunque realmente usurati dal tempo e dall’uso, oppure nuovi elementi sui quali intervenire tramite un’azione di decapaggio. [foto 7] Classico moderno: Rassicurante e consolidato, presenta linee sobrie e arredi funzionali. Tendaggi e tessuti prediligono soluzioni tradizionali e monocromatiche. Come è deducibile, si compone di elementi antichi e moderni con la prevalenza dell’uno o dell’altro secondo il gusto del proprietario, ma con l’impegno di non appesantire l’ambiente. Con questo stile, si può raggiungere un effetto di grande raffinatezza e si può creare qualcosa di sorprendentemente inedito e personale. Contemporaneo: Difficile da definire, poiché soggetto a costanti evoluzioni. Ispirato al vivere di oggi, quindi all’innovazione, alla tecnologia, al cambiamento: dei tempi, delle abitudini, dell’organizzazione familiare. Negli arredi si prediligono volumi compatti, colori puri e soluzioni con margini di trasformabilità e adattamento. Non trascurabile l’attenzione al risparmio energetico. Tuttavia non preoccupatevi se non riuscite ad identificare quale stile prediligere, ricordatevi che esiste sempre la possibilità di mixare e personalizzare! ;)