ACILIA
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Editoriale di Stefano Quagliozzi
Non è tutto oro quel che luccica
Da un po’ di settimane e chissà per quanto tempo ancora, si fa un gran parlare di molestie sessuali subite da personaggi famosi dello spettacolo, perlopiù all’inizio della carriera. Questo accade anche perché l’argomento è piccante, perché le persone coinvolte sono spesso conosciute al grande pubblico, perché (e ciò accade in Italia più che altrove) quando parte un argomento che tira, viene cavalcato anche per mesi, fino a quando non sarà soppiantato da un altro filone più interessante nella cronaca rosa o nera. Il curiosare è tipico dell’uomo - guai non lo fosse perché questo aspetto è uno dei principali che concorre alla conoscenza - magari però un impegno meno convinto in questioni di “cronaca” e “privacy” e più di fatti utili alla crescita culturale dell’individuo sarebbe decisamente meglio. Ma per non smentire la tradizione, stavolta ci accodiamo all’interesse internazional-popolare suscitato nel mondo dalle rivelazioni del New York Times, con reazioni a catena. Le indagini del tabloid della Grande Mela verso uno dei più grandi produttori cinematografici, Harvey Weinstein e su attenzioni non propriamente galanti verso giovani aspiranti attrici che anelavano ad avere delle parti nei film prodotti e girati nel gotha della cinematografia planetaria: Hollywood. Infatti sembra si sia trattato proprio di molestie e abusi eseguiti senza consenso e, purtroppo, senza successiva denuncia da parte delle vittime. I fatti risalgono infatti alla fine degli anni ‘90 e fino ai tempi più recenti. Il presunto orco di Hollywood è un uomo in vista, potente, ricchissimo, vicino agli establishment della politica americana, alla quale non ha lesinato cifre da capogiro per sostenere campagne elettorali e candidati, come nel caso della democratica Hillary Rodham Clinton che dopo l’emergere di voci, man mano concretizzatesi anche con dettagli, si è affrettata a restituire i copiosi contributi in dollari per la sua campagna elettorale contro Trump. Le domande più frequenti dei lettori di cronaca in queste settimane è stata: ma perché lo scandalo non è emerso prima? Perché si sono attesi in alcuni casi anche trent’anni prima di denunciare pubblicamente l’accaduto? E poi parliamo di persone conosciute e amate dal pubblico, entrate dal grande e dal piccolo schermo nell’immaginario collettivo, nelle case e nelle famiglie italiane e di tutto il resto del mondo. Da Angelina Jolie alla nostra Asia Argento, sono state tra le prime a liberarsi del fardello, con pesanti accuse al magnate statunitense. I fatti più remoti verranno certamente derubricati e prescritti, garantendo così l’impunità al colpevole. Ma facendo un’analisi profonda, quanti si sentirebbero di suggerire a una figlia diciottenne di mettersi in gioco per denunciare uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo, senza rischiare di vedere capovolti i capi d’accusa e di rimanere marchiate a vita e al centro di una gogna mediatica fatta di controaccuse, derisione e di sconsolate pacche sulle spalle che trasudano finta solidarietà? E allora bene hanno fatto a parlare, anche se con ritardo, perché altre persone non siano costrette a subire violenze fisiche e psicologiche da persone che si sentono intoccabili per la rete di protezione su cui possono contare da sempre. La dinamica delle accuse dell’ambiente cinematografico internazionale ha avuto un effetto domino non solo sul numero delle vittime uscite allo scoperto, ma anche su altre situazioni, magari meno eclatanti, di cui tuttavia per la tradizione “gossippara” e per la notizia che fa cassetta, sentiremo parlare ancora molto a lungo, almeno fin quando non ci sarà un nuovo filone scandalistico, magari in politica, che avvierà il suo corso per rimanere a lungo sulla cresta dell’onda.
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TABLET ROMA
ANNO 5 NO 55 NOVEMBRE 2017 SOMMARIO
7 PRIMO PIANO Chef Rubio. La cucina come strumento di cultura
18 TABLET PRESENTA BANCHA Il romanzo di Micaela Giambanco
26 UN POSTO TRANQUILLO Dallo psicologo? Assolutamente no
40 TORTE DAL MONDO Il Croquembouche
TabletRoma è distribuito da Tablet Distribuzione in tutte le principali attività commerciali, sportive e di servizio nei quartieri di Casalpalocco, Axa, Infernetto, Acilia, Dragona, Ostia, e presso i nostri partners. É inoltre distribuito nei quartieri del Torrino, Eur e Spinaceto TabletRoma Reg. Trib. di Roma n° 296/2012 del 19/10/2012 WWW.TABLETROMA.IT editore Tablet Edizioni di Cristina Anichini Via Difilo 41 - 00124 Roma - P.I. 13042831001 C.F. NCHCST66E63H501F anichini@tabletroma.it direttore responsabile Stefano Quagliozzi - quagliozzi@tabletroma.it community manager Cristina Ippoliti - tabletromasocial@yahoo.com progetto grafico tablet ADV Maurizio De Vincentiis impaginazione e grafica Marco Flore stampa Poligraf s.r.l. Via Vaccareccia, 41/b - Pomezia - tel. 06 9106822 pubblicità 340.340.69.70 Rita Chiodoni - pubblicita@tabletroma.it - ritachiodoni@libero.it direzione e redazione redazione@tabletroma.it tablet eventi Massimo Gallus - eventi@tabletroma.it mob. 334.39.22.475 Hanno collaborato a questo numero Cristina Anichini, Giorgia Conti, Annamaria De Calisti, Barbara Donzella, Massimo Gallus, Simona Gitto, Libreria Novarcadia, Alessandra Lino, Federica Lorenzetti, Valentina Mele, Giulia Migani, Paolo Ricci, Davide Sagliocco, Luca Carlo Santagà, Lorenzo Sigillò, Emanuela Sirchia, Alber to Terraneo, Armando Vitali
46 TABLET BIKE Un serpente all’Infernetto
54 + DESIGN Lurvig: la nuova sfida IKEA
É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da Tablet Edizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi. La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi.Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 6 novembre 2017
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P rimopiano
Intervista di Barbara Donzella Foto di Lorenzo Sigillò
Intervista a Chef Rubio
“La cucina è uno strumento per parlare di cultura” Abbiamo intervistato Chef Rubio, all’anagrafe Gabriele Rubini, al Cooking show Aran presso l’Aran Store Gregorio VII a Roma e ci ha parlato del suo rapporto con la cucina e della sua web serie di ricette con traduzione in Lingua dei Segni. Incontrando Chef Rubio, la prima sensazione che si ha non è sicuramente quella di trovarsi di fronte a uno dei soliti vip della tv, quelli che, dopo aver avuto un po’ di visibilità, cominciano a soffrire di quello strano ed epidemico disturbo di scollamento dalla realtà. Al contrario lui risulta una persona schietta e affabile che parla del proprio lavoro e progetti con rispetto e pragmatismo, come di chi mette molta cura in tutto ciò che fa. Eppure di motivi per vantarsi ne avrebbe. 3 edizioni di Unti e Bisunti su DMAX (canale 52 dtfree), in cui ha fatto conoscere tradizioni e cucina di
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strada di tutta Italia, I re della Griglia, Il cacciatore di tifosi, il programma in 6 puntate È uno sporco lavoro e 3 edizioni (l’ultima delle quali conclusasi a fine settembre 2017) della web serie dal titolo Cucina in tutti i Sensi. Video-ricette inclusive, rivolte a tutti e tradotte in Lingua dei Segni Italiana dalla LIS coach, istruttrice e attrice sorda Deborah Donadio (ISSR), per una cucina senza barriere, oltre ogni disabilità. Novità dell’edizione 2017 è stata, poi, quella d’aver reso accessibile il programma anche alle persone cieche, grazie all’integrazione di una serie di applicazioni screenreader, che convertono le immagini e i testi in contributi audio per l’utenza cieca e all’aver incluso, nella squadra ai fornelli, anche la Sous Chef ipovedente Serena Sacco (L’Altro Spazio). Come più volte ha precisato Rubio: “La cucina è uno strumento per parlare di cultura, di popoli. L’arte culinaria è solo un tramite, mentre il punto di partenza e quello di arrivo sono sempre le persone, il loro vissuto, la loro storia, il territorio”. Tablet Roma ha avuto il piacere di incontrarlo e intervistarlo al Cooking show Aran che si è tenuto a Roma, venerdì 13 ottobre, presso l’Aran Store Gregorio VII a Roma, in una serata divertente, conviviale e ricca di spunti, che ha coinvolto anche il numeroso pubblico non udente, con domande e tantissime curiosità. Buonasera Chef Rubio, possiamo chiederti chi ti ha trasmesso l’amore per il cibo e la cucina? Diversi fattori. La famiglia, il mondo, le esperienze che ho avuto da ragazzino. O sono stato fortunato o ero predisposto al mondo gastronomico.
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Grazie al tuo lavoro e ai tanti programmi che hai condotto hai potuto testare tante cucine, tra le quali anche quelle tradizionali italiane. Ce n’è una che reputi la migliore? Direi di no. Sono tutte interessanti e varie, da Nord a Sud. Ci sono piatti estremamente semplici, ma proprio perché vanno nella direzione della semplicità sono difficili da eseguire. Chi li fa bene non è un improvvisato, anche se non ha la qualifica di chef, ma è una persona che conosce bene la materia prima e la maneggia con tutte le attenzioni di questo mondo. Ovunque si va in Italia, se si trova il giusto interprete, si può mangiare bene. E delle cucine un po’ più innovative, tipo quella fusion, cosa ne pensi? Tutte le cucine sono interessanti e vale la pena osservarle. Poi ce ne sono di più solide e di meno solide. Tra i tuoi ultimi programmi c’è la web serie Cucina in tutti i sensi, in cui hai preparato alcune ricette conosciute, con la traduzione in Lingua dei Segni, grazie a Deborah Donadio – insegnante LIS all’Istituto Statale per Sordi di Roma e in questo caso anche tuo Sous Chef – che ti ha affiancato nel programma. Ci vuoi raccontare com’è nata questa idea? È nata dallo studio della Lingua dei Segni. Ho frequentato il primo corso di LIS presso l’ISSR (Istituto Statale Sordi di Roma). Prima è cominciata la passione per la lingua e poi mi sono detto, perché non fare dei video destinati anche a loro? Da lì è stato poi abbastanza facile, perché comunque avevo fatto amicizia con Deborah Donadio, che è l’assistent coach, ma è anche un’attrice, quindi molto portata a stare di fronte al video ed è stato poi semplice coinvolgerla e fare questa cosa insieme. Quindi conosci bene la LIS? No, è un qualcosa che va sempre rinfrescato. Se smetti due o tre mesi già cominci a perdere i vocaboli. La lingua la comprendo, ma se non mi esercito ogni tanto è difficile riuscire a parlare in maniera fluida. A maggio 2016 sei stato nominato dal Comitato Paralimpico Italiano, Chef Ufficiale di Casa Italia alle Paralimpiadi di Rio, tenutesi a settembre 2016. Visto il tuo impegno sociale, potremmo dire che sei diventato il portabandiera di questo messaggio di integrazione? Ma se ce n’è pure un altro non mi dispiace…anzi!
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Come sicuramente saprai è stato da poco approvato in Senato il testo del Disegno di Legge sul riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana, l’inclusione sociale delle persone sorde e il superamento delle barriere comunicative. Il testo passerà adesso alla Camera dei deputati. Cosa ne pensi? Tanto prima che diventi legge ce ne vorrà. (un po’ disilluso) La cucina Aran dello Store Gregorio VII
a Roma, è stata la location in cui hai realizzato le tue video-ricette e stasera si replica. Cosa ci preparerai? Avendo poche possibilità a livello di cappe, visto che siamo in un negozio e per non dare troppo fastidio, abbiamo deciso di fare un piatto dei quattro della web serie, la Tempura di verdure, una frittura giapponese leggera e croccante. L’abbiamo riproposta come esempio, come scusa per poter chiacchierare e avere degli interpreti LIS che traducano quello che faccio, mentre ho le mani impegnate e permettere anche a persone non udenti di vivere un live e una chiacchiera. Posso chiederti un’indiscrezione? Visto il successo degli altri tuoi programmi, sei stato per caso contattato da qualche canale tv per far diventare questa web serie un prodotto televisivo? No! Per le cose delicate e sociali non è che ci si smuova più di tanto. Non m’aspettavo e non m’aspetto nulla di tutto ciò.
sua espressività facciale molto utile per i sordi. Lo bacchetto solo con i suoi segni, che spesso confonde. Come lo vedete nella serie, così è anche fuori. Sappiamo che sei anche un’attrice, qual è stato il tuo percorso? In Italia la Lis non è riconosciuta, per cui una persona sorda non ha la possibilità di fare un percorso di formazione accessibile presso Accademie note di Cinema e Teatro. Sin da piccola ho fatto teatro presso le scuole pubbliche poi, quando sono arrivata a Roma dalla mia Basilicata, ho trovato un corso di teatro del duo Diversamente Comici, accessibile sia ai sordi e udenti. Ho continuato con loro a fare spettacoli, dopo il corso “Città dei Sordi”, al Teatro2 di Roma, al teatro Zelig con vari cabarettisti famosi per “Diversamente Zelig” e poi è arrivato “Figli di un Dio Minore”. Grazie a questo lavoro ho avuto modo di formarmi sempre di più nella recitazione con l’attore Giorgio Lupano e nella dizione con Cristian Giammarini, un altro bravissimo attore.
Cogliamo l’occasione e conosciamo da vicino Deborah Donadio, partner di Chef Rubio nella web serie “Cucina in Tutti i sensi” e persona versatile. Deborah, oltre ad essere coach della Lingua Italiana dei Segni, è attrice e organizzatrice del “CineDeaf”, il Festival dedicato al cinema sordo. Benvenuta Deborah, ci vuoi spiegare in cosa consiste il tuo ruolo di coach LIS? Il docente sordo di Lingua dei Segni Italiana lo troviamo nelle classi dove gli udenti imparano la Lis per diventare interpreti o assistenti alla comunicazione. Il “Coach Lis”, diversamente, non insegna tutta la Lingua dei Segni perché, come per tutte le Lingue del Mondo, serve un lungo percorso di teoria e pratica per averla nelle proprie mani. Il mio è un ruolo che nasce proprio per il mondo dello spettacolo e si adegua ai tempi di regia. Il coach è una persona sorda segnante, esperta nel campo, che affianca la persona udente durante la sua preparazione. Far sì che l’attore possa conoscere la Lis di scena, confrontarsi e relazionarsi direttamente con la persona sorda e non con una persona udente per approfondire al meglio l’espressività.
Prima di lasciarci, potresti dare un consiglio a chi volesse avvicinarsi allo studio della Lingua dei Segni? È una Lingua che non va studiata se si ha lo scopo di trasformarla in un qualcosa per fare business, ma solo per usarla con passione. Vedo tanti corsi online sulla Lis che assicurano si possa imparare in soli 240 ore, è una cosa allucinante. Per cui, se vi piace, prima di immergervi, è importante che la esploriate bene, per capire se si è adatti. Le porte dell’Istituto Statale per Sordi a via Nomentana 54/56 - sono aperte, perciò, se avete dubbi e/o volete imparare o approfondire la Lingua dei Segni, noi siamo disponibili. Salutando e ringraziando Chef Rubio e Deborah Donadio del tempo concesso, gli auguriamo buon lavoro, sperando che la web serie Cucina in tutti i Sensi approdi presto anche in tv, magari proprio su un’emittente pubblica, la cui prerogativa dovrebbe essere quella di intrattenere e informare, in maniera accessibile, Tutti.
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Tra i personaggi noti a cui hai insegnato c’è Valeria Golino e, come abbiamo visto, Chef Rubio, con cui hai collaborato anche nella web serie Cucina in tutti i sensi. Ci racconteresti qualcosa di questa esperienza? Con la Golino è stata un’esperienza breve, perché abbiamo avuto poco tempo a disposizione per entrare nel suo personaggio, madre di un ragazzo sordo. Per far sembrare che segnasse da sempre la Lis, oltre alla memorizzazione/esercitazione dei segni, abbiamo anche chiacchierato molto sulle nostre vite per entrare meglio nel personaggio di Anna de “Per Amor vostro”. Con Chef Rubio invece son nate tante cose, è una persona meravigliosa che riesce sempre a trovare spazio per la Lis, nonostante tutti i suoi impegni. È molto espressivo di sua natura, per questo non lo sgrido mai per la
Sei organizzatrice del CineDeaf, Festival internazionale dedicato al cinema sordo, arrivato oramai alla sua quarta edizione e che si terrà dal 17 al 19 novembre 2017. Quali saranno gli appuntamenti principali? Per chi ama l’arte vi invito a vedere il Contest Europeo di Visual Vernacular nella sera del 17 novembre, alle ore 19:30, presso il ristorante del MAXXI. È comprensibile a tutti, sordi Italiani, stranieri e udenti. Il 18 e del 19 novembre ci saranno, invece, le proiezioni, tutte molto interessanti. Invito i lettori a visitare il sito www.cinedeaf.com per vedere il programma completo e conoscere meglio i film e documentari in concorso. Infine, nella mattina del 19 novembre alle ore 11:00 ci sarà, in anteprima Europea, il docufilm “Listen” sulla musica dei e per i sordi.
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TLaablet Run rubrica per i runners di Lorenzo Sigillò Immagini di Foto in Corsa 2016 © (fotoincorsa.com)
Roma Caput Mundi delle corse di novembre!
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Corse di novembre a Roma? Siete nel posto giusto se volete scegliere le top run! Questo mese saremo ‘locali’, perché Roma e dintorni saranno davvero Caput Mundi con più di venti corse a cui partecipare! Quando ci leggerete sarà già andata in scena una grande classica come La Corsa dei Santi, tradizionale 10 chilometri con partenza e arrivo a San Pietro: se l’avete mancata, cerchiate già il 1° novembre del 2018. Cominciamo con i prossimi impegni, domenica 5, quando un’altra prestigiosa location romana come Villa Borghese, ospita la nona edizione dei 10km della Corsa per la Sicurezza Stradale, nell’ambito della campagna di sensibilizzazione della Giornata Mondiale per la Sicurezza Stradale. Se invece avete voglia di “scampagnate” fuori Roma, abbiamo ampia scelta! Montalto (VT) presenta la 10 chilometri della sua Maratonina di Montalto di Castro, Cisterna di Latina (LT) corre la 12 km del Trofeo Giacomo Ippoliti e Fiuggi (FR) la sua Scorrendo tra le Fonti da 13,3 km. Si alza invece l’asticella delle difficoltà, con i trail, a Morlupo di 13 km (trail dei Fontanili) o a Segni (Trail dei Monti Lepini) di ben 18 km. E se non vi basta, arriviamo a 32 chilometri, con il Lunghissimo di Castelchiodato, con il quale si percorrono ben tre Comuni della Sabina Romana: Castelchiodato di Mentana, Palombara Sabina e Moricone. Scivoliamo al weekend successivo, sabato 11, con la Maratonina di S. Alberto Magno, 33ª edizione al Parco delle Sabine sulla distanza di 6,8 chilometri. È un bel riscaldamento in quel di Montesacro, per chi sceglie invece di passare poi la domenica 12… al mare. Di scena infatti la Half Marathon Fiumicino sui tradizionale 21,097 km, ma se lo vorrete anche solo la 10km. Da sud ovest a nord est di Roma, troviamo anche un’altra 10 km, la Monterotondo Scalo run. Se invece volete scegliere il “fuori porta” abbiamo due gare giovani ma avvincenti, a Terracina (LT) e Pofi (FR), la prima edizione della 9,3 km della Corri a Terracina oppure la seconda Pofi Run di 10 chilometri. Domenica 19, scatta dal Circo Massimo la Radio Deejay Ten, ovviamente da 10 km ma anche da 5km. Per la seconda volta a Roma, grazie al battage pubblicitario della famosa radio, siamo sicuri che richiamerà molti partecipanti! Per chi invece vuole corse meno caotiche e più intense, ci possiamo spostare a Monterano per l’Archeo Trail di 12,5 o a Tivoli per il Tibur Eco Trail di 18 km. Infine Frosinone, protagonista con i 21,097 km della Mezzaciocia…ra. Di corsa arriviamo all’ultima domenica di novembre, giorno 26, per scegliere dove correre i 10 chilometri del mattino! A Roma alla Acquacetosa per la sesta Run for Autism o alla Garbatella per la 26esima edizione della Corri alla Garbatella! Oppure appena fuori città, a Montecompatri, per Corsa dell’Angelo numero 36 o fino a Monterosi (VT) per la dodicesima Monterosi Run. Stay Tablet, stay run, stay a Roma e dintorni!
T ablet consiglia
di Paolo Ricci
Ginnastica senza stress In un mondo ed una società, che non lasciano spazio a chi non vince o chi non si produce in una competizione sembra alquanto strano proporre un’attività sportiva senza Stress, se poi l’attività in questione è la Ginnastica Artistica tutto ciò si amplifica ancor di più. Dieci anni orsono il Prof. Paolo Ricci, diplomato all’ISEF di Roma ed insegnante da più di 30 anni di Ginnastica Artistica e attività di Fitness in generale, ha fatto una scelta forte e tutto sommato controcorrente, iniziare un percorso d’insegnamento della Ginnastica artistica senza Stress. In questa parola lui ha identificato tutto ciò che mettesse ansia da prestazione ad alcuni bambini. Per il professore l’ansia da prestazione, già conosciuta nel mondo dei “grandi” come attivatrice di stress ha ben pensato di non volerla proporre assolutamente al mondo dei piccoli. Quindi armatosi di tanto coraggio, capacità dialettica e voglia di creare qualcosa di innovativo, ha cominciato nel 2006 i suoi primi corsi di Ginnastica Artistica dove i bambini che si iscrivevano ricevevano in maniera chiara notizie riguardo al fatto che avrebbero condotto un anno sportivo senza doversi confrontare con altri ginnasti/e se non, con loro stessi. Non è stato facile all’inizio, e a dir la verità anche oggi la maggior parte delle famiglie pensano che lo Sport abbia un senso solo se legato all’agonismo. Sia ben chiaro che il Prof. Ricci non è contrario a questa realtà, essendo stato anche lui a suo tempo un’agonista per 8 anni, ma sostiene che non tutti i bambini sono pronti ad affrontare un’attività bella, divertente, socializzante come lo sport solo in maniera agonistica. Nei suoi ricordi, tornando indietro con la mente, riaffiorano tanti esempi di bambini
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che in occasione di un evento agonistico, inteso come Competizione esterna, ma anche solo come impegno forte, a livello emotivo, quale un Saggio di fine anno, vivevano con un eccessiva ansia, preoccupazione e tensione tutto ciò che invece avrebbe dovuto rappresentare per loro un momento di gioia. In questi anni di analisi e di studio, Ricci ha visto che basta che uno solo dei tre elementi della triade Genitore, Allenatore, Bambino porti un po’ di stress all’interno del sistema gli altri due inevitabilmente vengono coinvolti nel ciclone. Ebbene sì, di un vero e proprio ciclone si tratta, soprattutto se sia i genitori che l’allenatore sono convinti che il bambino possa dare dei risultati sportivi, che tutto sommato al bambino in fondo in fondo non interessino tanto. In poche parole spesso i bambini si trovano spinti a fare quello che il mondo dei Grandi decide senza neanche essere stati interpellati! I bambini in quanto bambini hanno bisogno e diritto a giocare, imparare giocando, crescere giocando, fino a che sono bambini. Il termine del loro essere bambini è estremamente soggettivo e varia da bambino a bambino, quello che è uguale per tutti e voglio ripeterlo è il diritto al divertimento. Ciò che loro imparano a livello psicomotorio divertendosi ha una valenza doppia rispetto a tutto il resto. I vantaggi di un’attività sportiva senza Stress sono dati da un clima di serenità profonda, quello stesso clima che i bambini recepiscono da subito come ambiente dove ognuno di loro potrà semplicemente essere ciò che è e ciò che sarà, senza dover vestire i panni scomodi di colui che dovrà “ dimostrare di essere “. Gli stessi istruttori riescono ad attivarsi con tutta una serie di attenzioni ed accorgimenti che fanno tanto bene ai bambini che scelgono la ginnastica artistica senza stress, innalzando la loro autostima e la voglia di continuare ad imparare e a muovere il loro corpo. Quindi evviva l’agonismo e il giusto stress per quei bambini che chiedono di volerlo fare , scevri da aspettative dei loro genitori e dei loro allenatori, e altrettanto evviva per tutti quei bambini che chiedono di approcciarsi alla Ginnastica artistica con la sola volontà di sperimentare il loro coraggio, la loro voglia di apprendere e di crescere ritenendo importante tutto ciò che accade mentre stanno imparando qualcosa. Troverete impegnato il Prof. Ricci con L’Associazione Sportiva ANGEL presso la Scuola di Piccolo Circo Volavoilà in Via dei Pescatori 224. Per ulteriori informazioni scrivete a paoloricci65@gmail.com o contattatelo telefonicamente al 339.24.93.270
B otta e R isposta Domande a intervista doppia
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PRESENTATI: NOME, COGNOME, ETÀ! Celeste Silvestro, 23 anni DOVE ABITI? Abito a Latina. COME TI CHIAMI SU INSTAGRAM? Su Instagram potete trovarmi come Celeste Silvestro COSA FAI NELLA VITA? Sono studentessa universitaria di Scienze motorie e lavoro come modella PERCHÈ TI SEI ISCRITTA SU INSTAGRAM? Mi piace condividere con tutti le mie passioni! PERCHÈ LA GENTE TI SEGUE? Penso che miei “followers” apprezzino molto le mie foto TI REPUTI UN PERSONAGGIO FAMOSO? No, mi reputo una ragazza con la passione per la moda COSA NE PENSI DELLE INFLUENCER? Gli influencers fanno tendenza, hanno il fascino di condizionare. TRE AGGETTIVI PER DESCRIVERTI… Determinata, sognatrice e solare FISICAMENTE, IL TUO PUNTO FORTE Le gambe! COSA PIACE DI TE ALLA GENTE? Il mio sorriso QUANDO HAI INIZIATO A FARE FOTO? All’età di 17 anni, per il mio primo book QUAL È LA FOTO PIÚ BELLA CHE HAI FATTO? In bikini per una campagna pubblicitaria ad Amalfi DOVE TI PIACEREBBE REALIZZARE UNO SHOOTING? Sott’acqua, nei fondali marini C’È QUALCUNO A CUI DEVI DIRE GRAZIE? Alla mia famiglia, che mi sostiene sempre. UN PERSONAGGIO DELLA MODA A CUI TI ISPIRI Coco Chanel, colei che ha rivoluzionato il concetto di femminilità INTIMO PREFERITO? Un completino intimo della Twinset UN ACCESSORIO CHE NON PUO’ MANCARE SU UNA DONNA? Tacchi alti e borse… non possono mai mancare LA PRIMA PARTE CHE UN UOMO NOTA DI TE? Il mio sguardo e la mia fisicità. HAI ANIMALI DOMESTICI? Ho un gatto,adoro i felini. SINGLE O FIDANZATA? Fidanzata PER CHE SQUADRA TIFI? Milan QUAL È LA CITTÀ PIÚ BELLA DEL MONDO? Roma! Una città che brilla di luce propria IL TUO LIBRO PREFERITO? Oceano Mare di Alessandro Baricco. LA TUA SERATA IDEALE? Ovunque con le persone che amo LA TUA VACANZA IDEALE? Deve avere tre requisiti: avventura, scoperta e suggestione. LA PERSONA PIÚ IMPORTANTE DELLA TUA VITA? Mia sorella, con lei ho un legame indissolubile COSA TI DÀ SODDISFAZIONE? Il mio lavoro fotografico! È sempre un arricchimento professionale e personale SOGNO NEL CASSETTO? Poter lavorare nel mondo dello spettacolo e nel cinema
PRESENTATI: NOME, COGNOME, ETÀ! Laura Fremiot, 25 anni DOVE ABITI? Pioltello, vicino a Milano COME TI CHIAMI SU INSTAGRAM? laurafremiot: cercatemi! COSA FAI NELLA VITA? Modella per Instagram PERCHÈ TI SEI ISCRITTA SU INSTAGRAM? Inizialmente per curiosità PERCHÈ LA GENTE TI SEGUE? Perché sono una bella ragazza e pubblico cose interessanti da vedere TI REPUTI UN PERSONAGGIO FAMOSO? Per ora no, spero presto! COSA NE PENSI DELLE INFLUENCER? Le stimo, si sono messe in gioco! TRE AGGETTIVI PER DESCRIVERTI… Permalosa, testarda, modesta FISICAMENTE, IL TUO PUNTO FORTE Sguardo e... fondoschiena COSA PIACE DI TE ALLA GENTE? Il mio carattere, la mia simpatia! QUANDO HAI INIZIATO A FARE FOTO? A 18 anni QUAL È LA FOTO PIÚBELLA CHE HAI FATTO? A Santo Domingo a capodanno... era uno dei miei sogni! DOVE TI PIACEREBBE REALIZZARE UNO SHOOTING? Ai Caraibi C’È QUALCUNO A CUI DEVI DIRE GRAZIE?Sì, a tutte quelle persone che non hanno mai smesso di incoraggiarmi UN PERSONAGGIO DELLA MODA A CUI TI ISPIRI Mi piace lo stile di Belen, molto femminile e sensuale INTIMO PREFERITO? Victoria’s Secret UN ACCESSORIO CHE NON PUÒ MANCARE SU UNA DONNA? Il sorriso! Ma amo avere addosso bracciali con un valore affettivo LA PRIMA PARTE CHE UN UOMO NOTA DI TE? Dipende da che prospettiva mi guarda… HAI ANIMALI DOMESTICI? Sì, un cane di ben 17 anni SINGLE O FIDANZATA? Dipende quando non mi fa arrabbiare! PER CHE SQUADRA TIFI? In realtà nessuna ma mi attrae un calciatore: Ibrahimovic QUAL È LA CITTÀ PIÚ BELLA DEL MONDO? Parigi IL TUO LIBRO PREFERITO? Non mi piace leggere libri LA TUA SERATA IDEALE? Sushi, dolcetti e film sotto le coperte LA TUA VACANZA IDEALE? Polinesia LA PERSONA PIÚ IMPORTANTE DELLA TUA VITA? Mia mamma COSA TI DÀ SODDISFAZIONE? Vedere la mia famiglia e chi mi vuole bene essere fieri di me SOGNO NEL CASSETTO? Avere una famiglia forte ed unita, diventare famosa... e ricca !
I l libraio consiglia a cura della libreria Novarcadia
Il libro del mese di Novembre Un grande romanzo sudamericano intriso di umorismo, amore ,umanità e storia. Una scrittura, che dalle prime pagine, ci ricorda cosa significa leggere per puro piacere perché dietro, c’è la penna di un narratore profondo e di largo respiro.
Le tre del mattino
Gianrico Carofiglio Einaudi Questo libro e i suoi personaggi (uno escluso) sono frutto di finzione narrativa. La storia si ispira però a fatti realmente accaduti. Persino la città in cui i fatti sono stati ambientati, Marsiglia. Il personaggio vero è l’io narrante, Antonio, il quale, diventato uomo adulto, ricorda con struggente tenerezza un episodio avvenuto 33 anni prima, quando non era nemmeno diciottenne, vale a dire il momento in cui ha potuto riscoprire il padre che se ne era andato di casa quando lui era bambino. Complice un viaggio della speranza a Marsiglia, padre e figlio sono costretti a stare insieme due giorni e due notti senza mai dormire per verificare se l’epilessia idiopatica di cui il ragazzo soffre da quando era piccolo sia stata veramente debellata dopo le cure che ha seguito nei precedenti tre anni.Con una lingua netta, di precisione geometrica eppure capace di cogliere le sfumature più delicate, Gianrico Carofiglio costruisce un indimenticabile racconto sulle illusioni e sul rimpianto, sul passare del tempo, dell’amore, del talento.
Nonnitudine
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Fulvio Ervas Marcos y Marcos C’è una strana malattia che si impadronisce di noi quando un bimbo viene al mondo e che va a colpire soprattutto i nonni è la NONNITUDINE, che cambia il modo di stare al mondo. Così il protagonista, tra una riunione al bar con i neononni, una birra fresca e ordinarie vanterie, cresce la voglia di discutere, esplorare, tornare a correre insieme, vivere per durare. «I bambini nascono quando vogliono. Non possiedono orologi, non usano calendari e non hanno bollette in scadenza. Sono come fulmini nel cielo, incerti se svanire o illuminarci.»
Atlante delle isole del Mediterraneo Simone Perotti Bompiani Un libro più che da leggere, da navigare. Sempre. Muoversi prevalentemente tra le isole. Tracciare rotte e percorrerle, evitando quelle soltanto immaginate come fossero teredine in grado di sbriciolare lo scafo duro della più resistente esistenza. Disegnare poi, col carboncino del fuori rotta, che differisce sempre dall’idea primigenia, immagini marine occulte, tinte di sorpresa e sconcerto, giorni duri e meraviglia. Comprendere, soltanto molto tempo dopo, che quel profilo, che pareva solo linea rotta, somiglia a ciò che non sapevamo immaginare così puntualmente, l’idea mai avuta di sé, che dovevamo avere nel “tempo sognato in cui bisognava sognare”. Un libro sulla ricerca dell’isola che non c’è ma che al contrario esiste eccome, ed è possibilmente bella e vera. IL CONSIGLIO DI UNA PICCOLA LETTRICE DELLA LIBRERIA… ALESSANDRA PROSPERI
100 Racconti per bambini coraggiosi
Mondadori ElectaKids Volete sapere cos’è il coraggio? In questo libro troverete la risposta. La forza, la genialità e la grandezza di uomini di un tempo lontano e del presente. Da Einstein a Cannavacciuolo, da Mozart a Barach Obama, da Annibale a Michael Jackson; Una biografia dopo l’altra vi appassionerà e vi affascinerà. Uomini e ragazzi che possono essere presi da esempio positivo nella vita di tutti i giorni per affrontarla con la dignità, con la tenacia giusta e con la perseveranza. Una lettura che vi conquisterà pagina dopo pagina aiutandovi nei momenti difficili e facendovi sognare nei momenti più bui, allontanando la paura
T ablet presenta di Cristina Anichini
BANCHA,
Il romanzo di esordio di Micaela Giambanco Micaela Giambanco, romana, classe ‘72, nome d’arte Mika. La conosciamo molto bene per le sue doti culinarie, in particolare nell’ambito della cucina tradizionale giapponese di cui è una Chef impeccabile. Attualmente lavora come free lance nella formazione del personale di cucina in Ristoranti giapponesi in tutta Italia oltre ad organizzare corsi di cucina giapponese e non. Il Giappone che frequenta dall’età di 19 anni è una seconda terra natale. Vi si recò la prima volta per perfezionarsi in arti marziali, e da allora ogni anno torna a respirare un po’ di aria locale. Conoscendola meglio possiamo dire che tutto di Micaela parla giapponese e si nota subito che la cultura nipponica è parte integrante della sua vita. Oggi si presenta a noi e ai nostri lettori in veste di scrittrice con un romanzo ambientato per l’appunto in Giappone. La storia di una ragazza romana che intraprende un viaggio in quella meravigliosa terra alla ricerca delle proprie origini.
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Micaela, l’ambientazione del tuo romanzo non è un caso che sia il Giappone. Ma cosa ti ha spinto a scrivere? Mi accade a volte la notte di svegliarmi e di non riprendere sonno. Tra i pensieri, i ricordi e le fantasie che si creano nelle ore notturne è nata questa storia. Scriverla è stato come raccontare un film che avevo visto mille volte nella mia mente. Ovviamente l’influenza non poteva che nascere dalle mie esperienze vissute in Giappone. Nel tuo libro descrivi molto la cultura giapponese e in particolare gli aspetti culinari. Cosa ti ha affascinato nella tua vita del Giappone? La cucina giapponese mi affascina ed è un mondo intero da scoprire. Il mio primo lavoro lì è stato nel ristorante di un albergo e quindi ogni giorno avevo modo di conoscere tante cose nuove alle quali sono molto legata. Torno in Giappone almeno una volta l’anno e ogni volta mi sembra che non mi basti. Ad oggi mi affascina ancora tutto. Trovo che sia stupendo come il Giappone abbia saputo crescere e svilupparsi diventando un paese ultra moderno e molto organizzato restando al tempo stesso così attaccato alla propria cultura ed i loro rituali. Forse è anche questo che mi piace molto. Girare per Tokyo ed uscire da un grattacielo per andare a visitare l’adiacente tempio perfettamente curato e conservato è davvero fantastico.
La storia della protagonista ha un qualcosa di autobiografico? Ci sono tanti aneddoti e situazioni che ho vissuto la prima volta che sono stata in Giappone, però la trama è di pura fantasia. Quando sei andata a vivere in Giappone per specializzarti in arti marziali, eri anche alla ricerca di una te stessa? Crescendo come adolescente con i film di Karate Kid ovviamente avevo voglia di vivere quell’esperienza anche in modo spirituale. Sono stata fortunata a trovare la famiglia Kawamura che mi ha accolta proprio nel sud del Giappone, dove 26 anni fa, una straniera era abbastanza rara. Ho avuto modo di frequentare il dojo di karate ma anche di vivere stupende giornate in un luogo spirituale sulle montagne vicino il monte Aso. Ho sicuramente imparato molto, conosciuto e fortificato diversi lati del mio carattere. Quindi, per rispondere alla tua domanda, non ero andata alla ricerca di me stessa…però ho avuto l’occasione di trovarmi. Cosa ti ha affascinato di più della loro cultura? La prima volta che sono stata non conoscevo la lingua quindi, il primo periodo, è stato particolarmente vissuto attraverso ciò che osservavo. La bellezza che veniva espressa nei modi, nell’abbigliamento, nella cura della natura sono tutte cose che mi hanno decisamente affascinato. Poi, conoscendone anche i significati che stavano dietro ad ogni cosa, ho apprezzato ed ancora di più amato molti lati di questa cultura. Bancha è il nome di un tè giapponese. Come titolo del tuo romanzo ha un significato particolare? Diciamo che è stato il primo tè che ho conosciuto e che riuscivo a bere senza zucchero…per il tè verde invece ho faticato un pochino di più. Ogni giorno provavo a mangiare qualcosa di nuovo e di diverso ma l’unica costante era il bancha! Grazie Micaela per la tua disponibilità. Invitiamo i nostri lettori a seguire l’uscita del tuo libro ‘Bancha’ che è proprio in questi in giorni, 6 novembre, con l’editore ‘Giovane Holden’. Il libro verrà presentato e distribuito nelle migliori librerie italiane e distribuzione on-line (libro in versione cartacea e in versione digitale e- book) tramite i maggiori portali di librerie virtuali.
Il 22 novembre alle ore 19.00 Bancha verrà presentato presso la Libreria Novarcadia-Ubik di CasalPalocco.
Medicina R
O
M
A
iscrizione albo ordine nazionale biologi n. 061170
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LA TECNOLOGIA CHE AVANZA ... MANOMETRIA ANORETTALE Un indispensabile metodo di immagine per la più completa diagnosi proctologica
[Proctologia alla mano]
Tutte le branche mediche si avvalgono di nuovi apparati strumentali che giornalmente la ricerca biotecnologica mette a disposizione del clinico. La proctologia, specie in questi ultimi anni, ha potenziato il suo raggio di azione nel settore clinico, ampliando la strumentazione chirurgica e consentendo nuove indicazioni e nuovi approcci terapeutici: si pensi all’intervento di emorroidopessi effettuato con stappler, o alla Vaaft per la terapia delle fistole, effettuata con tecnica endoscopica o alla legatura di singoli plessi arteriosi ricercati con doppler. Anche nel campo diagnostico importanti progressi si sono compiuti, la creazione di anoscopi/rettoscopi monouso che consentono oltretutto una maggiore duttilità d’uso con evidenti migliorie per il paziente, la creazione dell’MFA multifunctional anoscope che consentiva, nell’impossibilità di completare al meglio un’indagine proctologica, di effettuare la misurazione della ipo e/o ipersensibilità dell’ampolla rettale consentendo quindi delle indicazioni diagnostiche simili a quanto si poteva ottenere tramite una manometria ano-rettale. La manometria anorettale è una tecnica utile alla misurazione della contrattilità della muscolatura dell’ano e del retto, in particolare degli sfinteri (interno ed esterno). La tecnica consente di raccogliere informazioni sulla fisiopatologia del tratto terminale del retto e della muscolatura del pavimento pelvico. È particolarmente utile allo studio della continenza e dell’evacuazione del contenuto intestinale. Con questa metodica i meccanismi di evacuazione e di contenimento delle feci possono essere valutati sotto gli aspetti motori e sensitivi. La manometria misura in particolare la forza di contrazione della muscolatura dello sfintere anale, la sensazione di presenza di feci nel retto, i riflessi che sovraintendono l’attività intestinale e i movimenti dei muscoli del retto e dell’ano. La metodologia di registrazione fa ricorso a rilevatori dei valori pressori presenti nell’ampolla rettale e nel canale anale. In particolar modo la manometria anorettale può essere utilizzata nella diagnosi delle seguenti condizioni: · Stipsi cronica e defecazione dissinergica (defecazione ostruita) · Incontinenza fecale · Malattia di Hirschsprung · Studio della funzione anorettale prima o dopo un intervento chirurgico intestinale · Sindrome del pubo-rettale · Sindrome del perineo discendente Un esame completo di manometria anorettale in genere richiedeva circa un’ora di tempo. Veniva effettuata in ambulatori specialistici considerati di ‘secondo livello’, e riservata, proprio per questi motivi, a pazienti a difficile intepretazione diagnosica. La novità nel campo diagnostico, cui volevo riferirmi, è la possibilità, formita dalla ricerca tecnologica di poter utilizzare un’apparecchiatura di relative dimensioni in grado di effettuare l’indagine manometrica (tecnica totalmente indolore) ambulatorialmente, riducendo notevolmente il tempo d’uso (minor aggravio per il paziente) e consentendo una precisa indicazione sulla fisiopatologia dell’ano-retto e sulla muscolatura del pavimento pelvico, consentendo un importante completamento diagnostico nell’ambito di una singola visita oltre ad impostare al meglio una più precisa indicazione terapeutica sia essa di carattere medico che chirurgico. L’indagine si effettua ponendo nel retto un piccolo sensore collegato a un sistema computerizzato (che è anche in grado di registrare i valori misurati) che calcola la pressione e la forza dei muscoli anali e rettale. L’esaminatore nel corso della procedura chiede al paziente di eseguire una serie di manovre che comportano il rilassamento della muscolatura pelvica oppure uno sforzo simile a quello della defecazione. Tutte queste indicazioni vengono registrate in un apposito programma e rese manifeste su schermata che, stampata, andrà ad arricchire la scheda nosologica del paziente. In ultimo ritengo importante sottolineare come la manometria sia indagine di fondamentale importanza per la diagnosi della dissinergia del pavimento pelvico causa di prolasso intestinale, uterino, vescicale, situazioni sempre più frequenti e di come sia parimenti importante nel dare l’indicazione a quella riabilitazione Roberto Federici di fondamentale importanza per la prevenzione della incontinenza anale e vescicale. medico chirurgo
Dott. Roberto Federici Specialista in Chirurgia generale Proctologia
(emorroidi, ragadi anali, fistole)
CHIRURGIA AMBULATORIALE DELLE ERNIE INGUINO-CRURALI Centro Salus Casalpalocco, Piazza Filippo il Macedone 23 (Centro comm.le Le Terrazze) - Tel. 06.50.91.53.05 e-mail rf@robertofederici.it Ostia, Viale Del Lido, 5 - Tel 06/5600223 - 06/5600648 Acilia, Via Gino Bonichi 111 - Tel. 06/52350770 - 52352569
Patologia felina Diagnosi e trattamento del tromboembolismo aortico È caratterizzato dalla migrazione di un coagulo di sangue a partire dall’atrio o dall’auricola fino all’aorta distale. Per stabilire la diagnosi si possono prendere in considerazione 5 criteri: assenza di polso, pallore, estremità fredde, dolore e paresi. La causa principale (90%) dei tromboembolismi aortici felini è la cardiomiopatia (ipertrofica o non classificata). Quasi il 25% dei gatti colpiti da cardiomiopatia sviluppa la patologia. Possono esservi associate anche neoplasie, ipertiroidismo, traumi o malattie endocrine. La diagnosi è solitamente clinica; quando è incerta, il trombo può essere visualizzato ecograficamente nell’aorta distale. Inoltre, può essere di aiuto effettuare il confronto tra la glicemia sistemica e quella dell’arto interessato e della lattatemia sistemica con quella dell’arto interessato. Si possono notare anche segni di insufficienza cardiaca congestizia, presenti in circa la metà dei casi, e indicativi di una pro-gnosi negativa. L’ecocardiografia e le radiografie toraciche aiutano a caratterizzare il tipo di cardiomiopatia, e a determinare la presenza di insuficienza cardiaca congestizia e/o di versamento pleurico. L’esecuzione di esami biochimici consente di valutare la funzione renale iniziale e/o di individuare i segni di riperfusione precoce (iperkaliemia). Trattamento Si basa su: - gestione della malattia primaria: ossigeno, furosemide, altri trattamenti cardiaci; - miglioramento della circolazione dell’aorta distale e dei rami collaterali. Nel caso di un tromboembolismo aortico l’uso di vasodilatatori può essere benefico; - gestione del dolore con oppioidi; - il nursing: possono essere necessarie da 2 a 4 settimane per il recupero della funzione neuromuscolare e delle capacità deam-
bulatorie; - prevenzione delle recidive: uso di anticoagulanti. Si possono usare: eparina non frazionata, eparina a basso peso molecolare, aspirina, clopidogrel, warfarin, agenti trombolitici. A oggi, in veterinaria nulla giustifica un trattamento piuttosto che un altro a lungo termine e a scopo preventivo, ma sembra sensato l’impiego di un antiaggregante piastrinico. Prognosi Benchè non sia disponibile alcuno studio prospettico su larga scala, dalla letteratura si possono trarre alcune conclusioni rispetto alla prognosi. La guarigione si osserva in circa la metà dei casi se l’embolia è localizzata distalmente. Quando al momento del ricovero non sono presenti nè polso nè locomozione, la prognosi è ancora più infausta (30% di recupero). Per contro, se la motricità e il polso sono sempre presenti o se sono colpiti solo gli arti antoeriori, la guarigione si può ottenere nel 70% dei casi. Il tasso di recidiva è di circa il 50% in un periodo di circa 6 mesi. La metà dei gatti rischia di morire nei 3-6 mesi successivi e il tempo medio di soppravvivenza può raggiungere un anno, se si instaura un trattamento.
La natura, come pure il nostro corpo, a novembre entra in una sorta di “riposo metabolico”. È in questo periodo che il corpo comincia ad accumulare scorte per l’inverno mettendo le riserve nel tessuto adiposo, ed è per questo motivo che d’inverno si aumenta di peso con più facilità.
limitando l’assorbimento di qualsiasi sostanza applicata. Come abbiamo visto l’obiettivo dello scrub è quello di stimolare la pelle al rinnovamento cellulare.
La riduzione della luce del sole ci porta a rallentare, restringendo anche il tempo dedicato al movimento all’aria aperta. Tutto questo ovviamente grava sulla nostra attività circolatoria predisponendoci con più facilità agli accumuli adiposi e cellulitici. Questo è il motivo per cui da qui ai prossimi mesi attraverso questo redazionale voglio darti piccole strategie da applicare per superare meglio il periodo autunnale e mantenere questi processi in previsione anche dell’arrivo del Natale. Per iniziare a prenderti seriamente cura di te il primo step fondamentale da fare è partire dalla pelle, anche perché dopo lo stress estivo e le lunghe esposizioni solari è proprio la pelle a subire i primi effetti del cambio di stagione. Passare da abiti leggeri a stare sommersi da strati e strati di tessuti senza averla accuratamente preparata è deleterio per questo organo che funge da prima barriera di protezione.
Quando farlo? Il mantenimento domiciliare di questo trattamento è obbligatorio e deve essere fatto con costanza sotto la doccia almeno una volta la settimana tuttavia sarebbe opportuno fare una consulenza con una BEAUTY di fiducia per capire qual è il prodotto più adatto e con che frequenza farlo in base alle caratteristiche della propria pelle. Voglio darti un motivo in più per iniziare a prendere questo trattamento sul serio raccontandoti un segreto: la pelle curata, liscia ed omogenea, nasconde per un effetto ottico le imperfezioni della buccia d’arancia. Una bella gamba senza problemi di cellulite ma con una pelle secca ed un colorito spento comunque non mette in risalto le sue virtù, mentre la pelle morbida e setosa anche se ha piccole imperfezioni è molto piu seducente! Per te che sei un lettore di TabletRoma e non ci conosci ho riservato una special edition! Allora ho deciso di concentrarmi su questo obiettivo: voglio regalarti una pelle di seta!! Prenota entro il 30 di novembre il tuo trattamento SKIN HEALTH potrai pagarlo 59 euro anziché 100!
Pronta
per il cambio di
stagione ? Oppure te lo sei concessa solo
nell’armadio?
Quando si parla di trattamenti di bellezza per la cura del corpo in grado di purificare la pelle non si può non pensare allo SCRUB! Oggi voglio spiegarti i suoi reali benefici e i vantaggi che può darti.
Senza dubbio sottoporsi a questo trattamento in un centro specializzato nella cura del corpo è la soluzione ideale poiché solo attraverso strutture di eccellenza potrai trovare consigli ed essere accompagnata verso un percorso piacevole e delicato come l’esfoliazione della pelle! Esfoliare la pelle significa rimuovere lo strato più superficiale dell’epidermide che con il passare del tempo e a causa di smog e delle esposizioni solari si compone per lo più di cellule morte, ciò comporta perdita di brillantezza, di lucentezza ma soprattutto perdita di elasticità. Proprio a causa dello scarso ricambio cellulare infatti la pelle appare ispessita e disidratata rendendola più fragile e soggetta a reattività cutanea. È importantissimo quindi sottoporsi ad un trattamento di scrub se si vuole preservare lo stato di confort e benessere della pelle. È la base fondamentale per avere un buon trofismo cutaneo e per godere di una pelle sempre tonica vivace ed elastica. Esfoliare la pelle vuol dire eliminare impurità e tossine predisponendola ad un migliore assorbimento di sostanze nutritive. Spesso mi trovo a dover spiegare a chi mi racconta che nonostante l’applicazione giornaliera di un buon cosmetico idratante continua a sentirsi ‘tirare la pellÈ sentendo il tessuto secco e molte volte addirittura vederlo “sfarinare“ per la forte disidratazione. Questo accade proprio perché lo strato di cellule morte fa da barriera
Saranno 90 minuti di benessere in cui vedrai la tua pelle rifiorire ed inoltre avrai una consulenza per ricevere tutti i consigli per la tua Skin care home. Sentirai subito •pelle più luminosa •tessuto idratato e compatto •relax e leggerezza per il tuo corpo Ma c’è un problema : poiché è nostra consuetudine prenderci cura di ogni cliente facendogli vivere una esperienza da “first class” “ Questa special edition possiamo riservarla solo ad un numero massimo di 7persone! Ti aspetto Per info e prenotazioni chiama lo 06 52361800 Continua seguirci ci vediamo sul prossimo numero!!
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Dott. Antonino Marchese
Dott. Antonino Marchese
La risonanza magnetica per portatori di device medici cardiologici Come molti di voi ormai sapranno, nel centro di CasalPalocco, quartiere residenziale del X municipio, ha sede una delle più importanti Cliniche Cardiologiche private italiane. La struttura fa parte del circuito sanitario della GVM Care e Research che conta oltre 35 cliniche ad alta specializzazione in Italia e all’estero. L’Istituto Clinico Cardiologico - ICC è all’avanguardia per le attrezzature tecnologiche con cui esegue tutti gli esami diagnostici. In particolar modo la struttura è tra le poche in Italia a poter offrire esami di Risonanza Magnetica per pazienti portatori di devicemedici cardiologici come il pacemaker e il defibrillatore. Ne parliamo con il dott. Massimiliano Sperandio, medico radiologo, specialista in diagnostica per immagini ed imaging cardiovascolare con TC ed RM. Buongiorno dottore, si sta riscontrando un problema grosso nell’ambito della sanità pubblica e privata. Non ci sono strutture come la vostra che si prestano alla diagnostica RM per soggetti in possesso di apparecchi di monitoraggio cardiaco. Come è possibile? Occorre specificare che per molto tempo nel mondo la possibilità di eseguire un esame RM è stata preclusa sino al 2008 con l’inserimento sul mercato di dispositivi compatibili con RM. Inoltre i dati sottolineano come in ambito medico l’impianto di pace maker (PM) e defibrillatori (ICD) è aumentato notevolmente e solo nel 2011 sono stati impiantati più di 40000 device. Purtroppo In Italia allo stato attuale esistono poche strutture, che hanno organizzato un percorso protetto per questi Pazienti, e come sempre accade ai giorni nostri, il problema alla base è una cattiva comunicazione. Mi spiego, il Paziente portatore di tali apparecchiature pensa che avere un PM o un ICD RM compatibile gli permetta di entrare e sottoporsi ad un esame RM con estrema facilità, in realtà non è cosi. Tale Paziente deve essere indirizzato ad un percorso di sicurezza per poter eseguire senza alcun rischio l’esame di RM prescrittogli. Per questa ragione abbiamo voluto creare un percorso, attualmente assente in molte strutture, mirato a seguire questi Pazienti dalla loro accettazione sino alla fine dell’esame RM basato su una collaborazione tra Medico Radiologo e Cardiologo. Legge italiana, legge europea e Istituto superiore sanità. In Italia la nostra legislazione attualmente non ci aiuta. Nel nostro paese la possibilità di eseguire esami di Risonanza Magnetica su pazienti portatori di PM o ICD è regolamentata all’interno dell’allegato I del DM 2 Agosto 1991, dove viene esplicitamente indicato che: ”debbono essere escluse da analisi RM persone portatrici di pacemaker cardiaco; altre protesi dotate di circuiti elettronici....” tant è che ogni consenso informato di RM deve riportare tali divieti ed escludere dall’esame questo gruppo di Pazienti. Dunque come può capire esiste un divieto esplicito di eseguire esami RM su questi pazienti. Per fortuna in ambito europeo L’ESC (European Society of Cardiology) nel 2013 e l’ACR (American College of Radiology) hanno redatto delle linee guida che riconoscono la possibilità di eseguire esami di RM in Pazienti portatori di dispositivi RM-conditional. Va sottolineato che le linee guida di società scientifiche rappresentano lo stato dell’arte ed il consensus della comunità scientifica ed hanno un valore nella valutazione di eventuali decisioni/responsabilità; inoltre L’istituto superiore di Sanità ha redatto un documento (ISTISAN15/9), che spiega passo passo come muoversi in questo ambito. Cosa può accadere ad un soggetto con queste caratteristiche durante una risonanza magnetica? Ad un paziente RM conditional in corso d’esame RM non dovrebbe accadere nulla se le norme di sicurezza vengono opportunamente rispettate. Comunque il paziente in corso di RM viene sottoposto ad una campo magnetico statico sempre attivo e mai spento, questa informazione va precisata perchè molti tra pazienti ed operatori sanitari (non in campo radiologico) pensano che il campo magnetico si attivi solamente durante l’esame radiologico, ciò è falso e bisogna prestare attenzione anche quando la Risonanza non è in funzione. Dunque il Paziente, in un esame di RM, viene sottoposto contemporaneamente a molteplici campi elettromagnetici rispettivamente statico, ribadisco sempre attivo, e campi di gradiente e di radiofrequenza, questi attivati e spenti in corso d’esame, banalmente potrei spiegarlo nei diversi rumori che il Paziente avvisa in corso d’esame. Semplicisticamente cosa potrebbe accadere qualora in un ambiente di risonanza venga introdotto un apparecchio
classificato come RM unsafe (NON SICURO)? Il campo magnetico statico creerebbe una dislocazione di tale dispositivo, basti pensare ad una moneta che viene fatta muovere all’avvicinarsi di una calamita. Il campo di gra- scansione sagittale T2 diente su di un pesata del rachide cervicale, PM/ICD potrebbe in assenza di patologia generare un funzionamento inap- significative discali. propriato del dispositivo; ed infine un campo a radiofrequenza potrebbe generare un effetto termico provocando un riscaldamento del dispositivo, che si estenderebbe ai tessuti biologici circostanti provocandone una bruciatura più o meno profonda dunque un danno tissutale. Come si procede per impedire che ci siano effetti deleteri? È fondamentale una corretta valutazione anamnestica. Nella nostra struttura viene eseguita dapprima una visita medica radiologica, che valuta la richiesta, il quesito diagnostico ed esegue una valutazione tecnica del dispositivo impiantato nel Paziente. Fatto ciò si esamina la possibilità di realizzare in sicurezza, con quel tipo di dispositivo, l’esame richiesto in relazione alle caratteristiche tecniche esplicitate dal fabbricante del device. Il giorno dell’esame viene eseguita una visita cardiologica, che valuta prima il corretto funzionamento del device e successivamente effettua un cambiamento sul settaggio del dispositivo rendenolo RM conditional. Si esegue l’esame di RM sotto monitoraggio ECG e di pulsossimetria e nuovamente al termine dell’esame viene eseguito un nuovo controllo cardiologico, che ripristina le condizioni iniziali di funzionamento del dispositivo e ne certifica l’integrità. Come vede esiste un flusso di lavoro mirato ad un attento monitoraggio del Paziente e del dispositivo stesso lungo tutte le fasi di lavoro. Come siete organizzati per eventuali controindicazioni? Come ha ben specificato all’inizio la nostra struttura ha come organo target il cuore e proprio su questo e sulle sue patologie siamo maggiormente focalizzati. Prima di tutto il cardiologo è specializzato in aritmologia (branca della cardiologia, che studia le patologie per cui si adotta l’impianto di PM ed ICD), ed inoltre la nostra struttura è certificata per quanto concerne studi di elettrofisiologia ed eventuali impianti di PM ed ICD, qualora dovessero verificarsi delle complicanze il personale cardiologico è addestrato a gestirle in sicurezza.
radiografia del torace AP, che documenta la presenza di uno stimolatore cardiaco bicamerale
Un posto tranquillo Dott.ssa Giulia Migani Psicologa / Psicoterapeuta Analista transazionale socio-cognitiva Mediatore Feuerstein PAS Basic e Standard I livello EMAIL: giuliamigani@yahoo.it Cellulare: 338 3839479
Dallo psicologo? Assolutamente no!
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Questo mese pensavo di scrivere su altro ma… qualche giorno fa apro Facebook e mi compare questa notizia che mi lascia perplessa e, devo dirlo, anche un po’ amareggiata… perché non sentirsi “riconosciuto” è sempre brutto. Da qualsiasi parte ti arrivi… Per il 70% degli italiani è inutile andare dallo psicologo: non riconoscono l’importanza di questa figura, né per curare i propri disagi psicologici né per intervenire su quelli che ritengono “capricci” dei figli, anziché comportamenti disfunzionali. È un sondaggio online condotto dall’Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico) per AdnKronos Salute, su un campione di 800 persone, per valutare cosa pensino gli italiani della figura dello psicologo. Per il 70% di loro (560 italiani? Sigh!) lo psicologo è inutile: meglio farcela da soli o al limite parlare con un amico… ma di certo non con un estraneo! E ancora: questo 70% ritiene di non avere disagi psicologici e afferma che la psicoterapia potrebbe essere utile solo in casi di turbe psichiche, quindi per i cosiddetti “pazzi”. Per loro, chi va dallo psicologo è una persona fragile, poiché “con la volontà si supera tutto’”. Infine, per quanto riguarda i comportamenti disfunzionali di bambini e adolescenti, andiamo ancora peggio: addirittura per l’80% dei “sondaggiati” si tratta soltanto di capricci o è colpa dell’età adolescenziale, minimizzando con l’affermazione che… “sono ragazzi!”. È un risultato davvero sconfortante… arriverei ad affermare che mi sono sentita ferita. Ma come? Io do tutto per questo lavoro e per i miei pazienti: tempo, fatica, energie, rinunce e… questo è il riscontro? Ma, a pensarci bene, se guardo appena intorno a me, non avrei dovuto provare questo sbalordimento: su quattro fratelli che ho almeno due pensano che lo psicologo non serva a nulla. Per non parlare dei miei suoceri e probabilmente di qualche nipote… La cosa che mi ha intristito di più è che, anche se siamo nel 2017, proprio non si riescano a sradicare dalla testa degli italiani l’idea che lo psicologo sia per i matti e questo atteggiamento quasi omertoso per cui… meglio nascondere la testa sotto la sabbia, meglio lavare i panni sporchi in casa propria anziché ammettere di aver bisogno di aiuto. Cosa si può ribattere contro questa mentalità? Forse non serve a niente, ma io credo in quello che faccio e voglio fortemente ribadire
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il perché della mia scelta. E continuare a scrivere, parlare, gridare (se necessario) il senso dell’intervento psicologico. Noi siamo esseri umani e, come tali, viviamo tutti dei momenti di difficoltà e non sempre sappiamo risolverli da soli. Chiedere aiuto ad uno psicologo è una decisione che non ci indebolirà, al contrario ci renderà più consapevoli e forti. In che modo? - Mitigando la sofferenza, perché oltre ad alleviare i sintomi, comprenderemo come essi si siano manifestati e perché perdurino e ci insegnerà strategie per ridurre malessere ed angoscia e ad osservare quello che ci succede da un altro punto di vista; - il processo di esplorazione ci condurrà ad una maggiore comprensione del nostro mondo emotivo: paure ed emozioni represse, portate alla luce, non sembreranno più un problema così insormontabile; - ci darà la spinta per uscire da quella che viene definita la zona di confort: il punto in cui siamo abituati a stare, a rifugiarci, anche se magari non è il bene per noi. Perché il cambiamento, diciamolo, fa paura. E tanti scelgono di restare nel “fango” in cui si trovano perché, anche se li sporca, almeno è uno “sporco” che già conoscono… mentre, intraprendere una strada di cambiamento è rischio, è incognita. La psicoterapia è darsi l’opportunità del cambiamento e scoprire nuove alternative e scenari dove sentirci meglio di come ci sentiamo ora; - ci insegnerà a distanziarci psicologicamente dalle situazioni problematiche in cui ci sentiamo immersi e soffocati, valutando opzioni e possibilità diverse. Inoltre apprenderemo abilità nuove e importanti in ambito relazionale, come ad esempio la comunicazione assertiva, la comprensione empatica, l’interdipendenza. - ci condurrà a “fare la pace” con la nostra storia: i dolori, i rifiuti, le critiche, la mancanza di “carezze” che ci portiamo dentro come ferite reputate insanabili; - l’acquisizione di consapevolezza favorirà l’autoconoscenza e impareremo un modo migliore di trattare noi stessi: darci libertà ma con direzione, darci sostegno e protezione senza coercizione e ribellione. Imparare a fare questo con noi stessi è la strada per rafforzare la salute mentale ed emotiva. Certo la psicoterapia è una scelta che deve essere libera e sostenuta da una forte motivazione. E richiede un grande coraggio. Il coraggio
è difficile, più facili sono la negazione e la minimizzazione. Concordo con l’opinione della dottoressa Paola Vinciguerra, presidente dell’Eurodap, che afferma: “Il livello di tensione, stress, aggressività che sta caratterizzando la società, farà avverare quello che l’Organizzazione Mondiale della Salute ha già previsto: nel 2020 malattie emergenti saranno depressione e attacchi di panico insieme alle cardiopatie, anch’esse risposta ad uno stato emotivo alterato… Far comprendere che rivolgersi a uno psicologo/psicoterapeuta è un passaggio fondamentale per imparare a gestire gli stati d’ansia e la conseguente modificazione psicosomatica, è un passaggio culturale che dobbiamo assolutamente fare. Occorre aiutare a capire che non è una questione di forza o debolezza, che normalizzare l’interpretazione di comportamenti disfunzionali per paura di sentirci mentalmente malati, noi o nostri figli, è un atteggiamento autodistruttivo”.
Voglio concludere condividendo la mia riflessione personale, dopo la lettura dell’articolo su Facebook: è vero, tante persone riterranno inutile il mio lavoro, tante altre lo rifiuteranno, moltissimi non mi riconosceranno mai nella mia professionalità, tanti altri scapperanno spaventati dalla fatica del percorso, altri ancora mi si rivolteranno rabbiosi perché non ho magicamente risolto i loro problemi con una o due sedute… tutte queste esperienze sono conosciute da chi svolge la mia professione. E, pur dispiacendoci, siamo in grado di sostenerle. Ma quando penso a tutti i volti e le storie che ho incontrato, alle lacrime che ho accolto, alle cadute e “rialzate in piedi” che ho supportato e ammirato, alle conquiste e i successi che ho celebrato… io so che il cambiamento è possibile, perché l’ho visto e vissuto. E nessun sondaggio potrà mai intaccare questa mia certezza.
DOTTOR GIANFRANCO PANARELLO MUSCOLINO MEDICO CHIRURGO
OCULISTA 335.52.14.614
Studio: Via Raffaele De Cosa, 61, palaz. A3 - Ostia - Tel. 06.563.398.60 Studio: Galleria n°24 Le Terrazze Casal Palocco Tel. 06.50.91.52.79 - 06.50.91.21.02 Studio: Via Gino Bonichi, 111 - Acilia - Tel. 06.52.35.07.70 Studio: Via Torgegno, 65F - AssoMedical - Infernetto - Tel. 06.92093203
Tablet territorio di Cristina Anichini
A SUON DI RETAKE.
L’esempio di educazione alla bellezza e al senso civico. Intervista ad Antonino Battaglia La mia generazione è stata educata a suon di sganassoni e ciabatta della mamma. I genitori non parlavamo molto, agivano. Le modalità oggi sono cambiate, siamo diventati amici dei nostri figli con i quali dovremmo dialogare e dare il buon esempio, ma abbiamo poco tempo e a volte la qualità è scarsa. Il risultato è che i giovani hanno sempre meno regole da seguire e poco rispetto per le istituzioni e il bene comune. Il buon esempio è l’arma più importante con cui si può combattere l’ignoranza. È un investimento a lungo termine ma molto efficace. Retake fonda il proprio operato su questo principio basilare: il rispetto e il mantenimento del bene comune riporta all’ordine e alla bellezza un luogo, che diventa sacro, non più oggetto di vessazione e malcostume. Il movimento di Retake si sta espandendo molto velocemente. È una organizzazione di volontariato ai sensi del D.Lgs. 117/17 e che, al suo interno, è strutturato in gruppi di zona. A Roma è molto forte e ben organizzato. Il 3 ottobre scorso sono stati presenti all’audizione parlamentare della commissione di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, presso l’Aula del II piano di Palazzo San Macuto. La ricetta che il movimento ha presentato verte su alcuni punti fondamentali quali: urbanistica, sicurezza, istruzione, verde urbano, partecipazione civica, controllo del territorio, comunicazione, sviluppo economico.
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Raggiungiamo telefonicamente Antonino Battaglia, portavoce di Retake Roma. Buongiorno Antonino, il Retake è giunto in Parlamento. State facendo passi da gigante, siete ad oggi la massima rappresentazione, come movimento, di cittadinanza attiva. Sentite il peso di questa responsabilità? Indubbiamente. La difficoltà maggiore sta nel trovare delle argomentazioni che nella loro semplicità siano comun-que adeguate a spiegare quell’insieme di problematiche che, purtroppo e costantemente, vengono sottovalutate e non conside-rate degne di nota. La rivoluzione sta proprio del cambiare la percezione delle cose e nel mondo in cui esse vengono affrontate; comprendere che i tempi sono cambiati e che il concetto di delega non può essere più applicato ad ogni livello nella società moderna. Il civismo è un valore, la cui esistenza produce effetti ad ogni livello nella società, dal comportamento quotidiano del singolo cittadino, all’attitudine degli amministratori cittadini. Il cittadino deve essere parte attiva della comunità, per il quale la critica e la lamentala siano esclusivamente l’inizio del processo di pretesa e non la fine.
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Questo incontro in commissione parlamentare avrà un seguito? L’audizione in commissione parlamentare è stato solo l’inizio. Il preludio per diffondere il messaggio di Retake a livello nazionale. Lo scopo è, in primo luogo, quello di educare al problema per poter, poi, confrontarsi per la soluzione. Ciò può avvenire facendosi conoscere, dimostrando a quelle realtà simili alla nostra, per quanto piccole o grandi che siano, che esistono persone uguali a loro e che la soluzione sta nell’unione nello scopo. Stiamo entrando in campagna elettorale per le politiche. C’è pericolo che veniate strumentalizzati e istituzionalizzati da qualche partito? È un pericolo che c’è sempre stato e che sempre ci sarà ma la natura di Retake Roma, quale Organizzazione di Volontariamente statutariamente apartitica pone limiti formali che, sul piano sostanziale, vengono attuati attraverso chiari regole tra gli aderenti. Il problema è sempre dietro l’angolo, soprattutto in periodo elettorale. Si cerca sempre di limitare situazioni potenzialmente pericolose e ci si adopera quanto più in breve tempo per contrastare le eventuali strumentalizzazioni. Rendere i luoghi delle nostre città più vivibili è un grande obiettivo. Sentite che state procedendo sulla giusta strada? Ci stiamo provando ed andiamo avanti anche a tentativi nei diversi approcci. Tutte le azioni, però, condividono uno stesso principio: l’inesorabile connessione che esiste tra degrado e sicurezza. Nelle realtà cittadine il degrado urbano non ha ricadute negative solo sulla percezione della sicurezza ma sulla sicurezza stessa. Di fatti, in applicazione della Teoria delle Finestre Rotte secondo la quale curare e controllare ambienti urbani reprimendo i piccoli reati (quali vandalici, deturpazione dei luoghi, sosta selvaggia, ecc.) contribuisce a creare un clima di percezione di ordine e legalità capace di ridurre il rischio di crimini più gravi, favorendo la fiducia nel prossimo e alimentando il rilancio economico. Questa teoria andrebbe applicata a livello generale nelle città, dove il futuro delle periferie dipende dalla capacità di ridisegnarne il rapporto con il centro e di insediarvi funzioni simboliche che contestano di riaffermare il “diritto alla città” come diritto che non è mai appropriazione ma fruizione sostenibili dello spazio pubblico. Del resto la fruizione in libertà e sicurezza degli spazi pubblici è per i cittadini fattore primario di benessere psicofisico, in particolare per anziani giovani e bambini.
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L’assistente virtuale Bixby 2.0 è la prima vera risposta di Samsung ai suoi competitor
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L’assistente virtuale Bixby, la cui versione 1.0 aveva fatto la sua comparsa appena sette mesi fa, è già al suo primo upgrade. La sua entrata in scena non era stata così splendente: inizialmente le versioni di Bixby – Voice, Home e Vision – non avevano granché convinto. Poi un piccolo miglioramento si è avuto con l’introduzione di altre 200 lingue e l’ampliamento d’uso a più dispositivi android. L’evoluzione di Bixby si traduce in Bixby 2.0, che la casa sudcoreana ha presentato alla Samsung Developer Conference 2017 tenutasi a ottobre, mostrando l’evidente intento di sfidare tutti gli altri competitor sulla scena, da Cortana (Microsoft) a Siri (Apple), passando per Alexa (Amazon) e arrivando a Google Assistant. Questi ultimi non solo sono predominanti su smartphones, infatti, ma hanno conquistato altri prodotti come televisori, speaker, stereo e in generale diversi dispositivi presenti nelle nostre case. Per Bixby non è stato così. Ed è a questo che Samsung vuole porre rimedio con la sua versione 2.0. Bixby 2.0, per ora installato solo sui top di gamma Galaxy S8 e Note 8, è stato migliorato in diversi aspetti che lo rendono sicuramente più competitivo. Prima di tutto sarà più intelligente, in grado di riconoscere i comandi di persone differenti – elemento tuttavia già presente in Alexa e Google Assistant – in questo modo offrendo un’esperienza più completa e personalizzata. Più importante, avrà la capacità di prevedere in anticipo le necessità degli utenti, quindi personalizzando i servizi offerti. Facendo riferimento ai dati memorizzati nel cloud funzionerà come un hub tramite cui controllare i diversi dispositivi intelligenti collegati alla rete. Oltretutto diventa un assistente virtuale del tutto open, aperto a tutti gli sviluppatori, attraverso il Bixby SDK. In questo modo è un prodotto in continua innovazione ed evoluzione, e chiunque vorrà contribuire potrà creare app e servizi compatibili. I primi dispositivi ad integrare questo Bixby rinnovato saranno le smart tv, ovviamente targate Samsung, e i
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frigoriferi Family Hub. Mentre il debutto effettivo avverrà su prodotti in uscita negli Stati Uniti e nella Corea del Sud, ma questo non sorprende dal momento che l’italiano non è ancora una lingua masticata dall’assistente virtuale. Inizialmente si prevede il passaggio attraverso il chip Project Ambience, un accessorio esterno in grado di portare Bixby su diversi dispositivi – tutto nell’attesa che questo diventi parte integrante di questi dispositivi già dalla loro realizzazione. L’obiettivo è quello di proiettarci verso un living del tutto smart, essere circondati da dispositivi intelligenti in grado di comprendere il linguaggio naturale e che permettano di semplificare la nostra vita quotidiana. Alcuni come Amazon e Google, come abbiamo visto, sono già sulla strada giusta per raggiungere risultati sempre migliori. Anche Samsung non vuole essere da meno e sta cercando di raggiungere almeno il livello dei suoi competitor, iniziando già con delle interessanti premesse. Per la loro concretizzazione forse ci vorrà solo più tempo, ma le basi di una casa del tutto interattiva e smart sono sicuramente ormai state gettate.
T ablet incontra di Alberto Terraneo CREDITS FOTOGRAFICI ph Paolo Darcoli ph Giovanni Zacché
Martina Meneghini,
Eppure, tutto è partito dalla tv. Può sembrare strano, ma è così. Ero giovane ma venni scelta per lavorare come valletta e co-conduttrice ad un talent show in onda su Canale Italia. Una bella avventura: lavoravo in tv, entravo nelle case degli italiani, nel mentre studiavo. Fu un’ondata di popolarità importante, senza dubbio mi ha permesso di trovare nuove collaborazioni. Il mondo artistico quindi scopre Martina Meneghini. Con umiltà e a piccoli passi ho iniziato a collaborare in video musicale, a ballare per clip usate dai cantanti anche al Festival di Sanremo. Ho realizzato video con i Sismica, i Los Locos, Stefy NRG Dj. Ma la mia vita, giorno dopo giorno, è diventata la fotografia. Tu dici che la fotografia è la tua vita. È così, io vivo delle emozioni che mi trasmettono le immagini. Gli altri dicono che sono portata, io sono consapevole che sul set riesco ad esprimere emozioni e personalità. È un mix straordinario, al quale non potrei più rinunciare. Perché hai scelto di diventare fotomodella? Perché se da un lato credo molto nei valori della famiglia, dall’altro questo lavoro soddisfa il mio sano egocentrismo, la mia voglia di mettermi in gioco. Sarà poi che sono figlia di due artisti e la fotografia è davvero una forma d’arte, sarà che non potrei mai vedermi seduta dietro una scrivania dalla mattina alla sera. Soffocherei, non sarei più me stessa Cosa rappresenta per te il make-up? Una straordinaria passione per la quale ho studiato a lungo, ma anche lo strumento che mi permette di esprimere la mia innata creatività. Quando ho iniziato la mia carriera di fotomodella, spesso ero scontenta del trucco che mi veniva fatto. Così, ho scelto di studiare ed ho conseguito due attestati in trucco fotografico fashion, glamour, correttivo e sposa.. Mi si sono aperte nuove opportunità di lavoro, ho collaborato nei panni di make-up artist con fotografi fra i più importanti d’Italia come Enrico Ricciardi, Paolo Darcoli e Alex Aldeghieri fotografo di PlayBoy, GQ e BikersLife dove sono stata pubblicata come modella. Sono così poi stata scelta per curare la parte di trucco nel catalogo di Aeronautica Militare ed entrata a far parte di Brentelle Magazine in Veneto. Cosa regala un buon trucco? Lo ripeto spesso alle mie amiche ed è un messaggio che cerco di veicolare anche su Instagram: un make-up ben fatto è fondamentale per acquisire sicurezza e autostima. Altrimenti, ne risente il carattere e la personalità. Invece il segreto di un buon make-up è molto semplice: valorizzare ciò che già è bello in una persona, e questa sfida rappresenta per me un’autentica passione. Di recente hai ottenuto l’ennesimo traguardo importante della tua carriera... Ho partecipato come comparsa nel video ufficiale di Fedez e J-AX che uscirà a breve, nel quale ho avuto una parte nella clip. Inutile dire che è stata una grande soddisfazione. Ne vedrete anche qui delle belle All’inizio lo abbiamo detto: Mendy Tyna è mamma. Sì, la più grande soddisfazione della mia vita. Un figlio è ciò che conta davvero per una donna, è la cosa più bella che mi ha permesso di sentirmi realizzata. È un dono che ti fa vedere il mondo da un’altra prospettiva, che ti fa dare il giusto peso alle cose. Se prima consideravo ciò che diceva la gente, ora credo in me stessa e vado avanti a testa alta.
quando la fotografia ha... il trucco! Senza voler scomodare paragoni troppo “celesti”, Martina Meneghini è davvero “una e trina”. Nel senso che, artisticamente parlando, è una di quelle ragazze che non si sono fermate al primo step ma hanno lavorato sempre per migliorarsi. Così, oggi, oltre ad essere mamma e influencer, è anche make-up artist con tanto di diplomi in tasca, fotomodella per campagne pubblicitarie nazionali e protagonista di videoclip musicali al fianco delle pop-star più conosciute del Paese. Insomma, ovunque la si metta, il risultato è garantito. D’altronde, Martina Meneghini, in arte “Mendy Tyna”, al mondo della moda e della fotografia ci ha dedicato la vita. Una vocazione che arriva da lontano e che le ha permesso di far strada nel mondo dello spettacolo stando alla larga dai compromessi. Un dettaglio non proprio da tutte. Dalla sua Vicenza,“Mendy Tyna” gira l’Italia intera, è la protagonista di shooting e workshop, è stata testimonial per campagne pubblicitarie di dress, è partita dalla tv ed ha conquistato il mondo dei videoclip musicali al fianco dei Sismica, di Los Locos, Stefy NRG Dj e Michele Guazzo. Di recente ha lavorato per cataloghi di abbigliamento, ha truccato personaggi della televisione - ultime in ordine di tempo, l’ex coniglietta del Chiambretti Night Micol Ronchi e la soubrette Justine Mattera - ed è stata sul set del nuovo videoclip di Fedez e J-AX. Trucco, parrucco, fotografia e telecamera. Il giusto mix per chi - come lei - non ne vuol sapere di fermarsi. Anzi. Piede sull’acceleratore sui social dove è un autentico personaggio, gas a manetta quando si tratta di crescere l’amata figlia Emma, che con lei sta iniziando a condividere qualche shooting fotografico.
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Sotto i portici di Via Gigi Chessa, quartiere di Axa Malafede, si affaccia discreto un ristorante dal gusto semplice e di raffinata eleganza. È il Ristorante Nunzia Ferrieri, dal nome della Chef che ne è la proprietaria. La incontriamo per conoscerla meglio e ne scopriamo una persona simpatica, gentile che trasmette immediata la passione per il proprio mestiere. Chef e imprenditrice, Nunzia è una delle poche donne che in un mondo maschile come quello della ristorazione comanda ai fornelli e lo fa con umiltà e grande professionalità. Figlia d’arte si cimenta fin da ragazza nella cucina di famiglia, a Melfi nel famoso ristorante ‘Il Castagneto’. Studio, impegno e amore sono gli ingredienti principali che impiega nella sua crescita professionale che la porta 16 anni fa ad aprire il suo primo locale De Gustibus. Qui la cucina italiana viene interpretata in modo creativo senza mai perdere di vista la tradizione, soprattutto quella lucana dalla quale proviene. 5 anni fa rinnova i locali con il proprio nome. Cucina a vista al centro della sala in cui vengono preparati preziosi piatti curati con ingredienti freschissimi di prima qualità. Leggendo il menù notiamo subito che la tua cucina è prevalentemente a base di pesce. Quali sono i tuoi piatti forti? Direi tutti e tutti graditi dalla mia clientela. Gli ingredienti sono rigorosamente di stagione. In questo periodo va molto un fagottino di orata al timo e bufala servito su crema di melanzane alla soia su pomodori confit. Oppure una tagliata di tonnocon mandorle, erbe aromatiche e riduzione di aceto balsamico. Andando verso l’inverno la richiesta si orienta verso la spigola servita gratinata con cime di rapa su crema di topinambur. Sono molto richieste le speciali crocchette di patate al limone con tonno, salmone e gamberi, il polpo corccante su patate aromatizzate e il baccalà in tempura con marmellata all’arancia fatta da me. Avete una bellissima macchina per la pasta a vista. I primi li preparati quindi con pasta fresca? Tutti i primi sono fatti con fresca o in alternativa con una pasta di Gragnano di qualità speciale che rende i miei primi piatti morbidi e gustosi. Tra i primi di pasta fresca cito i ravioli di baccalà su passatina di ceci e le trofie con spigola, limone e pistacchi, un piatto in auge da 16 anni. Ottimi gli gnocchi con ombrina, asparagi e fiori di zucca croccanti. La passione per la cucina nasce in famiglia. Chi dettava legge ai fornelli? Assolutamente mia madre, pertanto rispetto la tradizione di famiglia. Il ristorante era suo e lo gestiva al meglio. I cuochi erano tutti baresi e di Andria. Ancora oggi, quando sta con me, è lei che prepara la pasta fresca. La cucina di Nunzia è una cucina espressa. Questo ha un grande valore rispetto ad altri tipi di ristorazione. Andiamo tutti di fretta e abbiamo un pò perso le buone abitudini del mangiar bene. Nel tuo ristorante i tempi della buona cucina sono rispettati? Si, tutta cucina espressa. niente di precotto. Le materie prime vengono preparate con anticipo ma i piatti sono elaborati e impiattati sul momento. I dolci tutti rigorosamente fatti in casa. Oltre al pesce il menù presenta secondi piatti elaborati con ottima carne. Nel menù avete la pizza. Impasto a lievitazione lunga. Anche qui la fretta non comanda. Pizza alla romana o alla napoletana? Nessuna delle due. È un impasto a lunga lievitazione con farine speciali ad alta digeribilità. La proposta delle pizze è molto tradizionale, ma è presente qualche variante. Nunzia, lanciamo un invito affinchè i nostri lettori vengano a trovarti . Li invito a venire per avere un’esperienza culinaria sublime, proponendo un menù a prezzo fisso da 35 euro, dagli antipasti fino al dolce. Possono venire sempre perchè il ristorante non ha giorni di chiusura ed è aperto sia pranzo che a cena. Organizzo anche corsi di cucina, cene e pranzi aziendali, per eventi di compleanno e cerimonie. Li aspetto!
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Ingredienti: 1 cipolla,1 carota,1 costa di sedano tutto tritato finemente e fatto soffriggere in olio a fuoco medio per evitare si brucino. Aggiungere 500 gr. di pieslli e 1/2 litro di acqua, sale q.b. Giunti a bollore spegnere il fuoco, aggiungere un bel pò di basilico e 5 gr. di gelatina. Setacciare e far raffreddare in frigo. Impiattare la crema su cui poggiare la capesanta che nel frattempo avete reso croccante in padella avvolta uìin na fetta di prosciutto crudo.
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di Armando Vitali Presidente dell’Associazione dei Commercianti e delle altre Imprese del Litorale Romano - X Municipio
CARO AVVIAMENTO...
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Si parla di aziende. Si parla sempre di aziende. Ogni imprenditore associato è, per esserlo, ovviamente, titolare di una o più azienda. E quindi, a maggior ragione in un momento storico così particolare del commercio in generale, ed a seguito di numerose richieste, diamo una schiarita ad un concetto complesso ma che interessa tutti gli operatori del settor: l’avviamento commerciale di un’azienda. Il tema vanta una vasta dottrina e numerosi testi più che autorevoli, per cui lungi da me la presunzione di dare risposte definitive, ma uno spunto snello e concreto per delimitare il campo di valutazione. Fatta questa doverosa premessa, cos’è l’ avviamento? O meglio, quali sono i fattori che oggi concorrono a creare un avviamento? Il significato di questa parola negli anni ha subito alcune modifiche. Partendo dalla definizione generica e sempre immutata dell’ avviamento commerciale di un’ azienda al dettaglio come la capacità di un’azienda a produrre un certo reddito, i fattori che ieri concorrevano a “produrre il reddito” non sono esattamente gli stessi di oggi, o comunque è cambiata in maniera rilevante la loro percentuale di influenza. Chiarirò meglio questo principio quando nelle prossime righe si parlerà di avviamento potenziale. Ultimamente il concetto è stato spesso ( ed a volte a torto) “bistrattato”, e ciò è dovuto soprattutto al decreto legislativo 114/1998, ovvero la legge sulla nuova disciplina del commercio ed alla tanto discussa “liberalizzazione” insita nella Legge Bersani nell’ anno 2006. Nel momento in cui le licenze sono state prima divise in “alimentari” e “non alimentari” con la conseguente abolizione delle tabelle merceologiche, e successivamente “liberalizzate” ( con alcune eccezioni) soprattutto le licenze che generavano un avviamento “non alimentare” (ma è comunque un fenomeno che ha investito tutti) hanno subito schiaccianti riduzioni dei prezzi di mercato. Giusto? Forse, è anche vero che da qui a dire (come purtroppo ogni tanto accade) che oggi l’ avviamento commerciale non esiste più ce ne vuole. Ricordiamo che i concetti di licenza ( nel caso di alcune tipologia di aziende, come ad esempio il settore food) /esercizi di vicinato ( nel caso di altre) ed avviamento sono 2 cose distinte e separate: posto che l’avviamento non può esistere senza una regolare licenza (o dichiarazione di esercizio di vicinato), è anche vero che mentre la licenza ha si un valore oggettivo
ma cartaceo, l’avviamento è un insieme dinamico di fattori commerciali (avviamento potenziale), economici (momento economico), materiali (arredamento del locale) e personali (capacità imprenditoriali) che al pari della licenza produce un valore oggettivo aggiunto. Esempio: se vado ad acquistare un’ azienda x che incassa da tre anni 1000 euro al giorno, nel momento in cui domani io, nuovo proprietario dell’azienda, vado ad alzare la serranda, ho un incasso e quindi “godo” dell’avviamento che fino a ieri era di un altro, è giusto che a quell’ “incasso acquisito” dia un valore. E’ vero anche che l’incidenza dell’avviamento in una ipotetica valutazione, diventa piena ed importante quanto più è “oggettiva”, cioè non legata alle capacità professionali e soggettive dell’ imprenditore. Difatti, come posso pagare o comunque attribuire un prezzo pieno ad un’ avviamento legato proprio all’ unica persona (o gruppo) che domani non ci sarà più..? Questo ci conduce diretti al concetto di avviamento potenziale, che non è altro che il valore dato dalla “localizzazione” (o posizione commerciale) dell’ azienda. Attenzione, perchè oggi la localizzazione è, sotto gli occhi di tutti, importantissima, è il vero valore aggiunto dell’azienda ben localizzata, capace di generare prezzi di vendita da capogiro anche se l’avviamento in sè è debole. Una localizzazione che separi solo di alcuni metri due negozi che vendano lo stesso identico prodotto, può fare in alcuni casi la fortuna dell’uno e la sfortuna dell’altro. E comunque, oggi c’è una oggettiva difficoltà a reperire locali vuoti in posizioni pur minimamente commerciali, per cui se non si può attendere con paziente speranza la possibilità di un locale libero (evento raro), non si può far altro che acquistare un’azienda già esistente. Va da sè che l’ avviamento, in virtù di quest’ultimo fenomeno, si consolida e giustifica la richiesta di un giusto corrispettivo per la vendita.
X MUNICIPIO Piazzale della Posta 2 - 00121 OSTIA LIDO - ROMA Tel. 06/5623356 – Fax 06/233238149, cell. 393/8800627 E-mail ostia@confcommercioroma.it www.confcommercioroma.it
L’ avvocato risponde a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti lorenzettiavv@gmail.com
Come contestare l’autovelox Salve a tutti e ben ritrovati. Nell’articolo di questo mese voglio parlarvi delle ipotesi di contestazione dell’ autovelox e degli oneri che deve assolvere il conducente. Difatti il predetto, laddove voglia ricorrere contro l’autovelox e dunque contro la multa sollevata per eccesso di velocità, deve dimostrare come i segnali - che indicano la presenza dell’autovelox - siano inadatti ad assolvere la loro funzione di avvisare che l’andatura dei veicoli è rilevata lungo la carreggiata da apparecchi elettronici. Precisamente vi evidenzio come, le postazioni di controllo sulla rete stradale per il rilevamento della velocità debbano essere preventivamente segnalate e ben visibili, ricorrendo all’impiego di cartelli o di dispositivi di segnalazione luminosi, conformemente alle norme stabilite nel regolamento di esecuzione del codice della strada. Le postazioni di controllo per il rilevamento della velocità sulla rete stradale possono essere segnalate: a) con segnali stradali di indicazione, temporanei o permanenti, b) con segnali stradali luminosi a messaggio variabile, c) con dispositivi di segnalazione luminosi installati su veicoli. I segnali stradali devono essere realizzati
con un pannello rettangolare, di dimensioni e colore di fondo propri del tipo di strada sul quale saranno installati. Sul pannello deve essere riportata l’iscrizione “controllo elettronico della velocità” ovvero “rilevamento elettronico della velocità”, eventualmente integrata con il simbolo o la denominazione dell’organo di polizia stradale che attua il controllo. I segnali stradali luminosi a messaggio variabile sono quelli già installati sulla rete stradale I dispositivi di segnalazione luminosi, sono installati a bordo di veicoli in dotazione agli organi di polizia stradale o nella loro disponibilità. Se installati su autovetture le iscrizioni possono essere contenute su una sola riga nella forma sintetica: «controllo velocità» ovvero «rilevamento velocità. Pertanto, laddove tali prescrizioni siano rispettate, un eventuale ricorso avverso la multa potrebbe risultare illegittimo ed infondato; mentre, in assenza dei suindicati requisiti, il conducente avrebbe fondato motivo di sostenere le sue doglianze e trovare positivo esito nell’annullamento della sanzione amministrativa.
L’Associazione Bambini Liberi.
Per il diritto dei bambini alla bigenitorialità. email: associazionebambiniliberiostia@gmail.com www.associazionebambiniliberi.jimdo.com Via Galli della Mantica, 32/a - 00122 Ostia Lido info: 333/3633578 - 334/1370123
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Cosa succede quando due genitori si separano? Può accadere di tutto. La peggiore delle ipotesi è quando la separazione non è consensuale e soprattutto quando uno dei due genitori non permette all’altro di vedere il proprio o i propri figli. L’egoismo all’ennesima potenza dell’adulto si ripercuote in maniera devastante sui piccoli, qualsiasi sia la loro età, ma soprattutto sui minori che non possono decidere autonomamente di poter vedere il proprio genitore. Per la tutela dei minori e in aiuto del genitore vessato nasce nel settembre 2017, sul territorio del X municipio, un’associazione dai nobili intenti. È rivolta a quei genitori che vivono il dramma, e il conseguente disagio psicologico, di non poter vedere i propri figli in seguito ad una separazione difficile, nonostante ne abbiamo tutto il diritto. Lo scopo è quello di portare all’attenzione delle isituzioni competenti questi casi, affinchè ci sia una conseguente sensibilizzazione al problema.L’Associazione è stata fondata da persone che hanno vissuto da molto vicino questa situazione di dramamticità e saranno portavoce di tutti coloro che
hanno necessità di risoluzione del problema. L’Associazione si avvale di persone competenti tra cui professionisti come un avvocato e uno psicologo in grado di ascoltare e aiutare. Giuseppe Apadula - Presidente Simona Fares - Vice Presidente e coordinatrice di volontariato Simona De Rosa - Commercialista, Responsabile Segreteria e Amministrazione Francesca Pagnota - Avvocato, Coordinatrice Sezione Legale Antonella Aloisio - Psicologa, Coordinatrice Sezione Psicoterapeutica Domenica 29 ottobre 2017 alle ore 16.00 l’Associazione si è presentata ai cittadini e alla stampa presso i locali del Ristorante ‘La Scarpetta d’Oro’, zona Longarina. Una buona partecipazione di pubblico che ha avuto anche il piacere di incontrare come ospiti alcuni dei candidati alla Presidenza del nostro municipio. Coloro che hanno accettato l’invito sono stati Eugenio Bellomo, Giuliana Di Pillo, Andrea Bozzi, Monica Picca e Giovanni Fiori
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Tablet Bike
di Luca Santagà fb avventure in bici
UN SERPENTE ALL’ INFERNETTO
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Chi l’ ha visto sostiene che fosse lungo più di cento metri. Di sicuro era colorato ed allegro. Era il serpentone di bici che domenica 22 ha sfilato per le vie dell’ Infernetto, per poi raggiungere i sentieri sterrati della pineta di Castel Fusano. Un serpentone innocuo ed eterogeneo: bambini, ragazze e ragazzi, adulti di ogni età tutti insieme per partecipare alla prima edizione dell’ APERIBIKE, un aperitivo abbinato ad una passeggiata nel verde, in mountain bike. Un’ idea folle? Può darsi, ma visto il successo di partecipazione, direi che la cosa è piaciuta a tante persone. Neanche a farlo apposta, il tutto prende forma davanti ad un aperitivo. Cristina Anichini di Tablet Roma ed io stavamo chiaccherando di escursioni in bici e dei miei articoli sul suo giornale, quando ad un tratto comincio a pensare a come sarebbe apparsa la piazzetta antistante il bar, se al posto delle automobili ci fosse stato un mare di biciclette. In pochi minuti, quello che sembrava un pensiero bizzarro si è invece trasformato in qualcosa di realizzabile ed originale. A questo punto ci serviva un complice, e chi meglio di Simone del Cloud cafe avrebbe potuto fiancheggiarci? Chi avrebbe potuto fornirci il supporto tecnico se non Axabike? Cosi, in poche settimane di piani, progetti e sopralluoghi è nato l’ APERIBIKE. Ero un pò preoccupato, la mattina presto di domenica: mi sono svegliato che era ancora buio, e sono uscito con una tazza di caffè in giardino a guardare il cielo. Neri cumuli gravidi di pioggia transitavano veloci sulla mia testa, a dire poco, si preannunciava una giornata incerta. Una vita in barca a vela e tanti anni di escursioni in mountain bike però mi hanno abituato a non dare troppo peso alla situazione atmosferica: se ti piace quello che fai, lo fai volentieri con qualsiasi tempo e quindi di buon ora mi sono avviato al Cloud cafe 2.0 per accogliere i partecipanti. Per primi sono arrivati i miei amici del gruppo sportivo da Roma (ovviamente in bici) che insieme al sempre presente Vincenzo, hanno poi tenuto insieme il serpentone, e soprattutto hanno reso sicuri tutti gli attraversamenti per le vie dell’ Infernetto. Poi, alla spicciolata, l’ arrivo di amici e persone che non conoscevo; una molti-
tudine di pedalatori allegri e pronti a mettersi alla prova lungo il percorso di 16 chilometri. E dopo un’ abbondante colazione, finalmente tutti in sella e via! La prima cosa che mi ha stupito, è che dopo poche centinaia di metri, i bambini, liberi dal “controllo” dei genitori si sono portati alle mie spalle e sono stati per tutto il giro gli indiscussi protagonisti. Ma oltre a questo, ho avuto modo di osservare il comportamento degli automobilisti che pazientemente hanno atteso che tutti attraversassimo viale di Castel Porziano. Era domenica, è vero, ma abitando nelle vicinanze sono abituato al comportamento di gente che ha fretta o che comunque non ha pazienza, e che quando è costretta ad attendere, si attacca al clacson. Ed invece mi è sembrato di vedere negli occhi delle persone che alla fine del nostro passaggio ho
ringraziato, un lampo di genuina curiosità, ed ora ho l’occasione di ringraziarle di nuovo. Eccoci in pineta quindi, sotto il cielo grigio siamo una vociante macchia di colore che si snoda nei tranquilli sentieri e dopo qualche chilometro nel verde accade come sempre quello che ho sempre considerato il valore aggiunto di questa attività: andare in mountain bike unisce le persone. Anche se ognuno pedala sulla propria bici, basta
Ho avuto occasione di parlare un pò con tutti, in tanti mi hanno ringraziato e si sono complimentati con Cristina e con me per l’ organizzazione e questo ci ha fatto enormemente piacere. Ma questa volta, credo di dover essere io a ringraziare tutti voi che avete animato questa domenica di sport e di risate. A partire dal mio amico Alvise, che non avrebbe perso l’ APERIBIKE per niente al mondo. Il mercoledi precedente era come si dice “sotto i ferri”, ma anche con i punti addosso, lui c’ era. Come c’ erano altri amici, quelli veri, insieme a tante persone che ho rivisto volentieri ed altrettante che ho conosciuto domenica.
un momento per diventare amici; non esistono più differenze, si condivide tutto; a volte la fatica, ma soprattutto le sensazioni. Pedalare in gruppo ti fa sentire parte di un meccanismo che vive di vita propria e del quale tutti sono il cuore pulsante. Si può parafrasare un antico proverbio africano che recita: se vuoi arrivare primo, pedala da solo, se vuoi arrivare lontano, pedaliamo tutti insieme. Ne ho fatto il mio motto, applicabile tanto in una semplice passeggiata come questa quanto nell’ escursione più difficile. Il nostro rientro al Cloud cafe avviene quindi con il serpentone compatto ed al completo, qualche viso è arrossato per lo sforzo ma il vero obbiettivo della nostra idea credo proprio che sia stato raggiunto: bere un aperitivo tra persone che sorridono, dopo un bel giro in mountain bike. Il piazzale è pieno di gente che chiacchera e di biciclette e mentre aspettiamo che gli stuzzichini, e la pasta, e la pizza vengano pronti, il più piccolo della comitiva estrae i bigliettini per il sorteggio dei premi e dei gadgets forniti da Axabike.
Sono sicuro che tanti di loro parteciperanno alle future escursioni di AVVENTURE IN BICI. Ed io li aspetto, come sempre, in sella.
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Mestieri
a cura della Città dei Mestieri
CERCHI LAVORO? SÌ MA COME?
Dal web ai periodici di settore qualche “dritta” per candidarsi. L’importanza del curriculum e di come sottolineare aspetti fondamentali del proprio talento “Cercare un lavoro è un lavoro”. Quante volte lo abbiamo ripetuto da queste pagine. Un’affermazione, un motto sempre più attuale sul quale è bene soffermarsi per essere quantomeno certi di essere ascoltati e valutati per quello che si è. Come candidarsi? E, soprattutto, come essere sicuri che la propria candidatura arrivi al posto giusto ed alla persona giusta? Com’è noto le aziende non hanno più un ufficio personale inteso come luogo al quale far pervenire un curriculum ed eventualmente dove poi presentarsi per un colloquio. Oggi l’ufficio del personale è il luogo dove gestire il personale già assunto. Ovvio quindi che l’invio del CV è quanto mai fondamentale per farsi conoscere ed apprezzare. Sul web e su alcune guide alla ricerca del lavoro ci sono vari modelli; quello più noto è Europass. Fondamentale è l’aspetto certo ma altrettanto fondamentale è il contenuto che deve essere essenziale e annoverare le proprie competenze. Non guasta la foto che deve essere semplice e non posata. Aziende private e pubbliche amministrazioni puntano infatti sulla preparazione dei propri dipendenti anche per una questione di immagine oltre che per risparmiare tempo e denaro.
CERCARE LAVORO SUL WEB Ginepraio, labirinto. Il web, dopo i Centri per l’impiego è il punto di riferimento per chi cerca lavoro. Agenzie interinali su tutto. Serve metodo e capacità selettiva per distinguere quelle serie da quelle meno serie. E servono le regole del precedente capitolo relative al CV e a quanto contenuto al suo interno. Nell’era del social poi luoghi virtuali quali ad esempio Linkedln possono essere utili per delineare il proprio profilo lavorativo. Per i più giovani poi ci sono le opportunità offerte ad esempio dal progetto Garanzia Giovani (alcune offerte dei Centri per l’impiego sono dedicate proprio a GG). Informarsi vuol dire anche essere a conoscenza dei nuovi tipi di contratto, delle misure introdotte dal Jobs Act nel 2015 e che contengono agevolazioni per lavoratori ed imprese. Da non sottovalutare i periodici quali RomaLavoro e Roma Giovani (in edicola) e LavoroFacile (sul web). Ci sono poi i siti istituzionali quali cliclavoro.gov.it, regione.lazio.it (offerte lavoro) Anpal.gov.it, etc dove tra consigli, informazioni e anteprime si ha una possibilità in più per trovare un lavoro. Ancora un supporto (non ci piace la parola “consiglio” ). Mai arrendersi davanti alla frase “tempo determinato”. È ovvio che chi assume vuole mettere alla prova il dipendente, deve conoscerlo anche dal punto di vista umano oltre che professionale “sulla carta”. Città dei Mestieri e delle professioni di Roma e del Lazio Via del Sommergibile 11- Ostia Lido - Tel. 06.5672763 – 06.671073150 municipio10@cittadeimestieri.lazio.it - wWw.cittadeimestieri.lazio.it città dei mestieri e delle professioni Municipio X
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Ecco allora che diventa importante soffermarsi oltre che sul bagaglio formativo anche su quello della crescita delle competenze che possono essere racchiuse in 10 punti 1. Intelligenza emotiva e sociale e quindi il relazionarsi con gli altri 2. Pensiero adattivo; cioè individuare soluzioni alternative a quelle prestabilite. 3. Competenza cross-culturale: capacità di muoversi in ambiti multiculturali 4. Mentalità computazionale: flessibilità e capacità di organizzare dati e concetti 5. Competenze sui new media, quindi web, social etc. per informare e comunicare 6. Transdisciplinarità: capacità di capire ed integrare diverse discipline 7. Mentalità orientata al design: capacità di rappresentare obiettivi con grafici 8. Capacità di collaborare anche in gruppo anche in ambienti virtuali 9. Gestione di carico cognitivo: filtrare, selezionare organizzare informazioni 10. Sense making: dare senso a info e situazioni cogliendone il significato Insomma, proporsi vuol dire essere formati ma anche proseguire nella formazione, interessarsi a nuove discipline, tenersi aggiornati. E nel CV tutto questo deve trasparire in modo chiaro e sintetico per far valere il proprio talento, stimolando il datore di lavoro o chi per esso ad avere un colloquio che possa completare il quadro della candidatura.
Trovare una posizione in linea con il proprio talento non è facile e spesso, la necessità di avere una occupazione fa sì che ci si accontenti di altro. Questo non vuol dire farlo tutta la vita perché bisogna migliorare e provare a farlo senza partire sconfitti in partenza. Per emergere, per distinguersi dalla marea di persone che si candidano ad un posto di lavoro è indispensabile quindi offrire quel motivo in più, quell’aspetto del proprio carattere, della propria preparazione o delle proprie competenze, che possano invogliare l’interlocutore. Da questo punto di vista, ci si può anche candidare con un video oltre che con un CV. Importante sarà come presentarsi, lo spazio intorno dal quale si parla, la postura, l’atteggiamento, il parlare con cognizione di causa in merito alla candidatura scelta. Anche questo vuol dire avere talento.
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I l Viaggio del mese fotografie e testo di Valentina Mele
La Death Valley La quarta tappa del nostro viaggio americano ci porta ai confini della California e in minima parte in Nevada. Ci dirigiamo verso la valle della morte, la Death Valley. Scusatemi, ma mi sento di dire che non avrei mai immaginato che la “morte” potesse essere così suggestiva. Il tragitto dal parco di Yosemite al parco della Death Valley è lungo: impieghiamo all’incirca 5/6 ore per arrivarci. Il viaggio on the road è un po’ faticoso, ma lo spettacolo che vi si staglia davanti merita tale impresa. Il panorama che ci accompagna cambia di chilometro in chilometro, trasportandoci da una vegetazione rigogliosa, alla quale in fondo siamo abituati, ad una molto più arida e secca. Descrivendola in colori, direi che passiamo da un verde prato ad un giallo ocra, ma l’impatto visivo è potente. Anche le temperature salgono a dismisura e finché ci troviamo nella macchina con l’aria condizionata a coccolarci ce ne rendiamo poco conto, ma ci avviciniamo inesorabilmente verso i 40 gradi… Quando la temperatura supera i 40 gradi entriamo nel parco della Death Valley.
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Alcuni dati sintetici: -La valle è lunga 225 chilometri e larga 40 chilometri. -Si può accedervi da diversi punti. -Nell’era Paleozoica vi era il mare. -Fino a 10.000 anni fa vi erano diversi laghi che sono poi evaporati -Nonostante si pensi il contrario ci sono numerosi animali che vivono in questa valle. Appena varcata la soglia della Death Valley, l’atmosfera cambia e tutto intorno cala il silenzio, sembra quasi di essere inghiottite in un’altra dimensione. Fino a poco prima si
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percorre una strada con altre macchine, poi d’improvviso ci si ritrova da soli in mezzo al deserto e davanti una strada lunghissima senza nessunissimo altro veicolo, o individuo, in vista. Questa sensazione ci spinge a fermarci in mezzo alla strada e a scendere. Consiglio: Indossate un cappello e una crema solare. Il caldo è torrido e si posa sulla pelle come una calda coperta pesante, il sole è estremamente cocente e persistente ma dopo qualche minuto ci si abitua. Non è umido. Tutto è arido e guardarsi intorno senza riuscire a vedere nessuna ombra di vita è inquietante. Improvvisamente però vediamo un movimento ed appare un coyote del deserto tipico di questi luoghi. Dopo aver scattato alcune foto continuiamo il nostro percorso. Poco più avanti ci sembra di essere sprofondati nel deserto, una zona totalmente ricoperta di sabbia fine e di dune che sembrano disegnate. Ci sono diversi punti attrattivi segnalati e grazie ad una mappa che abbiamo ricevuto, nell’unico resort che vi è nella zona, siamo riusciti a raggiungerle facilmente. Siamo arrivati a Zabrinskie Point e ci siamo lasciati un po’ meravigliare da queste dune di terra gialla. Poi ci siamo fermati a Ubehebe Crater, un cratere dalle sfumature rossastre. Nella serata siamo tornati nel nostro albergo “The Inn Furnace Ranch” è una sorta di villaggio con un ristorante, un bar, un negozio e un supermercato. In più al centro, vi è una piscina e noi accaldati dalla giornata ne abbiamo approfittato. Ovviamente non siamo stati gli unici ad avere questa idea e la piscina era piena di gente. Molto grande ed abbastanza pulita ci ha invitato ad entrare sperando in un po’ di sollievo dal
caldo esterno, anche di notte la temperatura è intorno ai 40 gradi. La piscina ha esattamente la stessa temperatura, addio sogno di rinfrescarsi. Dopo aver sguazzato un po’ in questa finta piscina termale, siamo usciti; il tempo di dirigersi verso gli asciugamani adagiati su una sdraio siamo già asciutti. Non mi era mai capitato di uscire dall’acqua e di ritrovarmi asciutta, costume compreso, in pochi secondi. Abbiamo mangiato una semplice pizza, surgelata probabilmente, nel ristorante e poi abbiamo deciso di fare un giro nella notte nei dintorni. Consiglio: Uscire nella notte nella Death Valley può sembrare folle, ma l’effetto della vallata illuminata solo dalla luna è notevole… per 5 minuti poi basta perché tanto non si vede un bel niente.
Ah dimenticavo, di notte c’erano 49 gradi. Prima di andare a dormire ci siamo fermati al bar a prendere delle bottigliette d’acqua; ovviamente trovandoci nel deserto ed essendo l’acqua un bene prezioso, costava a dismisura.
Riepilogo dei consigli: -Portatevi cappelli e creme solari -Acqua -Date uno sguardo al panorama di notte -Preparatevi ad un caldo inusuale. -Essendo un clima particolare, non è del tutto consigliato andarci in piena estate. Pare infatti che gli americani ci vadano durante l’inverno, nel periodo delle piogge per poter ammirare alcune distese desertiche fiorite.
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Consiglio: Se non vi va di spendere 6 dollari per delle bottiglie di acqua da mezzo litro, partite premuniti. Il giorno dopo siamo usciti molto presto per poter ancora girare nella valle e vedere nuovi punti. Naturalmente non ci siamo fatti sfuggire l’attrazione principale: Il Badwater, ossia il punto più basso degli Stati Uniti, esattamente 86 metri sotto il livello del mare. Il paesaggio è veramente suggestivo, unico nel suo genere. Niente di simile, credo, esista altrove. In quel punto è come se ogni cosa che vi circonda perda colore, è tutto estremamente bianco; la terra compatta è così arida che si crepa in alcuni punti. Il caldo ti opprime più di un qualsiasi altro luogo, allontanandosi dai turisti e camminando sempre più in là ci si immerge in un silenzio assordante, la vista si perde in cerca di qualcosa: una distesa sterminata di terra bianca. All’inizio c’è un po’ d’acqua, rimasugli di piogge precedenti, poi il terreno diventa
sempre più disidrato. L’effetto è quello di trovarsi in un paesaggio lunare. Ci siamo diretti poi nello Scotty’s castle che ci ha delusi un po’, non c’era nulla di interessante, abbiamo fatto un giro in una delle diverse città fantasma che ci sono nella valle ed infine, oltre passando i confini della California, siamo entrati nello stato del Nevada. Appena usciti dalla Valle ci siamo fermati nella piccola cittadina di Beatty, che ha poco più di un migliaio di abitanti ed è la più vicina all Death Valley, praticamente all’uscita del parco. Ci siamo fermati a mangiare qualcosa in una piccola pizzeria in cui come cameriera e, forse proprietaria, vi era una simpatica ed esaltata ragazza bionda che ci ha divertito moltissimo. Dopo di che il nostro viaggio è proseguito verso una delle città più famose del Nevada e degli Stati Uniti in generale.
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S cadenzario Fiscale
Anna Maria De Calisti commercialista - Marta Montini consulente del lavoro
Lo Studio De Calisti A.M. saluta tutti i Lettori che si inoltrano nello scadenzario fiscale di Novembre 2017
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Per coloro che hanno dipendenti o collaboratori occasionali, il 16 novembre prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS. Inoltre, entro il 16 novembre coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile o trimestrale ( Luglio, Agosto, Settembre 2017) dovranno effettuare il versamento. In riferimento ai Titolari di Partita Iva iscritti nell’albo Artigiani o Commercianti, la scadenza del 16 novembre prevede sia i contributi INPS relativi al 3° trim. 2017 che la 4° Rata INAIL del premio anno 2016 - 2017 ( per coloro che hanno deciso di rateizzare).
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Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 ottobre 2017), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 15 novembre.
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Con la scadenza del 27 novembre coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat. Si informano i Lettori che con la scadenza del 30 novembre sia i titolari di Partita Iva che le persone fisiche dovranno versare mediante F24 il 2° acconto IRPEF con eventuali addizionali comunali.
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Con la scadenza del 30 novembre si rammenta inoltre di presentare la Comunicazione dei dati delle liquidazioni periodiche IVA effettuate nel terzo
Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione, per ogni ulteriore chiarimento. In qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati - ISEE, RED, Detrazioni ecc. - Gestione Badanti e Colf - Successioni Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma tel. 06/52352585 cell. 3333087137 e-mail: amdec@libero.it
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Lurvig: la nuova sfida Ikea
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IL celebre Brand svedese dopo aver introdotto nel 2003 una trentina di prodotti per animali, oggi annuncia l’arrivo di una linea di mobili ed accessori a questi dedicata. [foto 1] Questa nuova linea si chiama Lurvig che in svedese significa “pelo” o “peloso” ed è già disponibile nei 1 negozi americani, canadesi, francesi e giapponesi, noi … dovremmo aspettare la prossima primavera! Nell’immaginario gli accessori per animali sono legati a una certa leziosità, basti pensare ai cappottini e i tantissimi articoli per chihuaha. Ma la realtà è che oltre alla tendenza a viziare l’animale di casa, ci sono alcune necessità che le aziende stanno cercando di soddisfare, e i numeri le giustificano. Secondo l’associazione britannica dei produttori di alimenti per animali, in Europa 70 milioni di famiglie hanno almeno un animale in casa: per il 25% si tratta di gatti e per 2 il 26% di cani. Negli Stati Uniti più di metà delle famiglie possiede un animale e si contano 75 milioni di cani e 84 milioni di gatti. Secondo Eurispes, in Italia la spesa media per il mantenimento di un animale è di 50 euro al mese, ma un italiano su cinque investe fino a 100 euro al mese mentre l’1,6 per cento arriva a spendere anche 300 euro mentre un 1,4 per cento arriva a spendere anche di più. Ikea è partita non solo dall’analisi del mercato i cui numeri giustificano ampiamente la scelta di inserire tra i propri articoli anche una linea pet friendly; ma anche dal considerare un animale come un vero e proprio membro familiare. Questa linea è creata dalle sinergie di un gruppo di designer, amanti degli animali, e da un team di veterinari. Grazie alla consulenza di quest’ultimi, Ikea ha scelto materiali pratici e funzionali. Basti pensare 3 che le coperte di questa linea sono tutte lavabili in lavatrice [foto 2 - 3], le ciotole a prova di lavastoviglie [foto 4] e i giocattoli sono fatti per durare a lungo grazie all’impiego di materie particolarmente resistenti e non tossiche. [foto 5 - 6] I designer hanno parlato con gli esperti di animali, hanno osservato i cuccioli in casa e hanno usato l’esperienza Ikea, cosicché la linea con i suoi nuovi prodotti soddisfi i bisogni pratici degli animali e il gusto per il design dei proprietari. Gli amanti degli animali potranno sbizzarrirsi nell’arredare l’abitazione e il giardino per renderli ancora più confortevoli e adatti per il loro amici pelosi. Questa linea pensata, sia per gli ambienti interni che per l’esterno, include qualsiasi tipo di mobile ed accessorio per i nostri amici a 4 quattro zampe. Si va dalle linee più classiche a quelle più “stilose” che copiano, in versione ridotta, alcuni classici Ikea come ad esempio il divano Klippan. [foto 7] Ci sono poi: trasportini, guinzagli, collari, di ogni taglia; lettiere, ciotole, cuscini e tantissimi giochi da poter anche adattare a mobili di casa, come ad esempio, i tira - graffi da avvolgere intorno ai piedi del tavolo. [foto 8] E i prezzi?! Si parte da un minimo di 0.79 centesimi a un massimo di 55 dollari. Quindi se oggi entriamo da Ikea con un idea ben precisa per uscirne ore dopo con acquisti, che non avevamo minimamente
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considerato e con una lunga lista dei desideri, che non potevamo immaginare al momento del nostro ingresso, ebbene prepariamoci ad intensificare tutto questo, perché dalla prossima primavera, potrete acquistare anche per i vostri adorati amici a quattro zampe! ;)
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