TabletRoma Febbraio 2020

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Paolo Bernacca



Editoriale di Stefano Quagliozzi

Corsi e ricorsi amari della storia Da qualche giorno non si parla d’altro. C’è molta preoccupazione attorno alla notizia della diffusione del “corona-virus”, che sta mietendo vittime principalmente nella città di Wuhan, in Cina. Si parla ufficialmente di oltre 14mila contagiati e di più di 300 morti, ma i dati sono in continua ascesa e non sempre la fonte si ritiene possa essere attendibile. Come nelle migliori tradizioni di popoli che hanno al governo regimi totalitari, la notizia è trapelata molto tempo dopo la sua prima manifestazione, che sembra risalga all’inizio del mese di dicembre dello scorso anno. Sono passati da allora due mesi, due lunghissimi mesi che per un’emergenza da contagio sono un’eternità. La città di Wuhan conta oltre undici milioni di abitanti. Il regime ha impedito la diffusione di notizie sull’argomento, sperando forse di prendere tempo e riuscire a controllare i contagi. Rendendosi conto che la situazione stava degenerando, con il rischio di una vera pandemia, la Cina ha ufficialmente comunicato il 31 dicembre 2019 all’OMS Organizzazione Mondiale della Sanità - di alcuni casi verificatisi nella provincia Hubei del gigante asiatico, tacendo ad altri ciò che stava accadendo all’interno del propri confini. Tant’è che lo stesso sindaco di Wuhan, intervistato nei giorni scorsi, ha dovuto ammettere che non era autorizzato a fornire notizie che potessero in qualche modo creare panico nella popolazione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Il virus, come nei passati casi di SARS ed Ebola, si replica ad una velocità sostenuta, per quanto siano molti a parlare stavolta di un virus passato da pipistrelli e serpenti, comunemente nella dieta alimentare dei cinesi, all’uomo e da questi con opportune mutazioni, con contagio diretto uomo-uomo. Nelle scorse settimane si è sentito fare anche altre ipotesi sull’origine del virus, questioni che tirano in ballo laboratori batteriologici dove, a causa di qualche non meglio precisato errore, avrebbe avuto origine un’azione di fatto sfuggita al controllo, sulla falsa riga del film degli anni settanta Cassandra Crossing, con Sophia Loren come protagonista. Ma senza voler dare seguito alle storie che tanto affascinano i complottisti, rimane un problema grande che ha già travalicato i confini cinesi ed è arrivata in 24 Paesi tra cui Australia, Stati Uniti, Germania, Francia e Italia, con i due casi conclamati di coronavirus, tra turisti in viaggio, intercettati dopo una decina di giorni di permanenza nel nostro Paese e ricoverati all’Ospedale Spallanzani di Roma. Chissà chi hanno

Paolo Bernacca

incontrato in questo lasso di tempo, nel periodo presumibile d’incubazione, che alcuni medici danno per asintomatica e già potenzialmente attiva per il contagio. Il Ministro della Salute, On. Speranza (dal cui nome si evince comunque ottimismo), da diverse settimane ha allertato le strutture sanitarie nazionali, alzando la guardia ma continuando ad invitare alla calma e - giustamente - a non farsi coinvolgere da atteggiamenti di panico incontrollato che non aiutano in momenti delicati il corretto dipanarsi della crisi. Raccomandiamo anche noi una regolare pulizia delle mani al rientro a casa o appena possibile quando si è avuto accesso a trasporti pubblici o luoghi frequentati da migliaia e migliaia di persone, senza ulteriori eccessi come quelli che hanno portato la psicosi nei confronti dei cinesi, peggio ancora se comunemente raffreddati, o al boicottaggio naturale che sembra si sia verificato nei confronti dei ristoranti cinesi o dei negozi gestiti da imprenditori cinesi. Ma grazie all’informazione che ormai appare sdoganata sull’argomento anche dalle ammissioni (seppur tardive) del governo cinese, dovremmo vedere con maggiore ottimismo gli sviluppi di una storia che, sebbene con punte di marcata crisi sanitaria, rientra, nel bene e nel male, nella normalità di una società davvero globalizzata.

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TABLET ANNO 8 NO 80 FEBBRAIO 2020 SOMMARIO

8 PRIMO PIANO Paolo Bernacca. Una carriera senza tempo

12 TABLET PRESENTA La filosofia coatta di Giulio Armeni

20 TABLET RUN 16 febbraio, la Run for Love

24 TABLET TERRITORIO IEVA, più autonomia per lavorare meglio

ROMA

Chi siamo TabletRoma Reg. Trib. di Roma n° 296/2012 del 19/10/2012 WWW.TABLETROMA.IT Editore Tablet Edizioni di Cristina Anichini Via Difilo 41 - 00124 Roma P.I. 13042831001 C.F. NCHCST66E63H501F anichini@tabletroma.it Direttore responsabile Stefano Quagliozzi - quagliozzi@tabletroma.it Direttore editoriale Cristina Anichini Progetto grafico tablet ADV Maurizio De Vincentiis Impaginazione e grafica Marco Flore Stampa Poligraf s.r.l. Via Vaccareccia, 41/b - Pomezia - tel. 06 9106822 Pubblicità 340.340.69.70 Rita Chiodoni ritachiodoni@libero.it Direzione e redazione redazione@tabletroma.it Tablet eventi Massimo Gallus - eventi@tabletroma.it - mob. 334.39.22.475 Comunicazione & Marketing on line Maria Rosa Cappelli - cappelli@tabletroma.it Hanno collaborato a questo numero Giorgia Conti, Annamaria De Calisti, Daniela De Girolamo, Carlo Dut to, Marina Grappasonni, Alessandra Lino, Federica Lorenzet ti, Giuseppe Menzio, Giulia Migani, Alessandro Polinori, Davide Sagliocco, Luca Carlo Santagà, Emanuela Sirchia, Lorenzo Sigillò, Alber to Terraneo, Francesco Valente, Maria Flaminia Zacchilli

34 UN POSTO TRANQUILLO La coppia. Il patto infranto

40 ALLENARSI IN CUCINA Merluzzo orientale cocco e lime

É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da Tablet Edizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi. La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi. Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 7 febbraio 2020

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Ostia Città dei Mestieri e delle Professioni, Biblioteca Elsa Morante, Asl Sant’Agostino, Ufficio di Collocamento, Scuola Professionale CIOFS Lazio, Scuola Professionale Alberghiero CastelFusano, Scuola di Ostia Scacchi, Ostia Danza, Attività e chioschi del lungomare, Via delle Baleniere, Via Isole di Capoverde, Via Pietro Rosa, Piazza della Rovere, Corso Duca di Genova, Via dei Misenati, Via Capo Soprano, Piazza Gregorio Ronco, Via Paolini - Multisala Cineland Zona industriale Dragona e Dragona Centro Sporrtivo Helios, Via Ortolani, Via Charles Lenor-mant, Todi’s, Via di Dragone, Via Casini, Via Donati - Parrocchia di Centro Giano Eur e Torrino Bar e Ristorante ‘Il Fungo’ - Palombini - Giolitti Mc Donald - Highlands Institute Attività di Viale Europa - Viale dell’Oceano Atlantico - Viale Oceano Pacifico - Via della Grande Muraglia - Via Mar della Cina - Piazza Cina - Viale Città d’Europa - Via del Pianeta Venere Stardust Village - Via Beata Vergine del Carmelo - Supermercato Elite Via Cristoforo Colombo - Parrocchia Stella Maris


Primo Piano foto Pino Rampolla

di Cristina Anichini

La carriera senza tempo di

Paolo Bernacca

Incontrare Paolo Bernacca nel suo studio è uno dei privilegi che si hanno quando si vuole fare un’intervista ad un bravo e stimolante creativo. Il fatto, poi, di poter scambiare due chiacchere su un papà famoso come il suo, il Colonnello Generale Edmondo Bernacca, che ha informato, con signorilità e ironia, le famiglie italiane sul tempo meteo ogni sera per tantissimi anni, è un vero piacere.

temperatura dei mari, che è un ‘fattore causa’ di probemi e fenomeni meteo così violenti. Ai tempi di mio padre certe cose cominciavano a capirsi ma non c’erano ancora certezze. Oggi abbiamo personalità di meteorologi, scienziati e fisici come Antonello Pasini, Franca Mangianti e Filippo Thiéry e molti altri, che lavorando su modelli matematici riescono ad essere molto più precisi del passato.

Paolo, immagino che il clima fosse uno dei temi più ricorrenti a casa vostra? Mio padre aveva una vocazione e ne ha fatto una professione. A me e mia sorella ha insegnato il rispetto per il clima e per le stagioni, facendoci apprezzare anche la pioggia e il freddo. Approdò in televisione nel 1968 un po’ per caso. Successe dopo un giorno di forte maltempo che una troupe della RAI si recasse all’Eur, dove lavorava, per un servizio e trovandolo disponibile a rilasciare una dichiarazione sull’argomento venne intervistato. La professionalità, l’approccio e l’ironia del Colonnello, che all’epoca era ancora Capitano, piacquero tanto che lo chiamarono per altri interventi sul meteo direttamente in sede RAI. In seguito nacque l’appuntamento fisso prima del Tg, che tutti ricordiamo.

Un anno e mezzo fa è stato inaugurato a Fivizzano, in provincia di Massa Carrara, il Museo Bernacca. Un motivo in più per andare a visitare quei luoghi. È una zona della Toscana molto bella rimasta un po’ fuori dal circuito turistico. La famiglia di mia madre è originaria di lì, così come me e mia sorella che ci siamo nati. Da giovanissima si conobbe con mio padre, nato a Roma ma originario di Carrara, a Marina di Massa. È per questo motivo che proponemmo il Museo al Sindaco di Fivizzano, dove loro riposano, perchè molto del materiale che ci era rimasto lo abbiamo voluto tutelare. Individuammo con il primo cittadino una location molto carina all’interno della Biblioteca comunale in cui siamo riusciti a collocare tutto. Io ne ho curato la grafica, il logo, l’allestimento, come anche i pannelli su cui è riportata la storia della meteorologia. Oltre al materiale iconografico ne abbiamo raccolto di audiovisivo, con video fatti ad hoc e altro materiale di archivio, tra cui quello delle Teche Rai. In più ci sono parecchi strumenti e la carriera di papà ripercorsa per immagini. Si possono trovare molte barzellette che lo prendevano un po’ in giro sul tempo, quando sbagliava! Sulla volta di questo ambiente vengono proiettate immagini che, con effetti speciali, propongono il cambio delle stagioni. Quindi un luogo di informazione completa su mio padre e sulla meteorologia.

Già a quei tempi parlava dei cambiamenti climatici? Si, già diceva delle cose importanti e sosteneva che alcuni cambiamenti erano dovuti al fattore umano, anche se in percentuale minore rispetto ad una naturale evoluzione climatica. I mutamenti ci sono sempre stati ma solo negli ultimi 50 anni grazie alla tecnologia abbiamo la possibilità di rilevare dati certi. Attualmente possiamo constatare un effettivo innalzamento della

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Parliamo ora di te. Sei un illustratore, un grafico, un artista. Mi sono laureato in Scienze Politiche e contemporaneamente a quegli studi ho frequentato Industrial Design allo IED, con Lenci e Urbinati, i primi anni della sua fondazione. Ho collaborato poi qui in zona con professionisti come Piero Daneo, Pironti, Laudisa, Paolo Fratini. Con alcuni di loro ho lavorato quando aprirono uno studio e disegnavano tessuti. Con Piero Daneo mettemmo in piedi un piccolo laboratorio di falegnameria disegnando mobili con i quali abbiamo partecipato alla Triennale di Milano e a rassegne di artigianato come quella di Todi, vincendo anche dei concorsi.

Quando è arrivata l’illustrazione? Ho cominciato a fare illustrazioni per Panorama e l’Espresso e il disegno è quello che mi è sempre piaciuto. Con Panorama ho iniziato negli anni in cui ogni lunedì arrivava l’art director che dava temi sia economici che satirici, e noi illustratori lavoravamo su carta e penna alla mano. Lo stesso con Repubblica e L’Espresso, il giro era quello. Poi ho lavorato con il Globo, un quotidiano di area socialista, perchè venni chiamato da Franco Bevilacqua e Adriano Merlo. Una bella esperienza dove ho curato molte illustrazioni tra cui, in toto, il relativo supplemento domenicale. Successivamente sono passato a Reporter, del Direttore Deaglio, con Adriano Sofri, lavorando a Fine Secolo che ne era il supplemento culturale. Era la metà degli anni ‘80 e c’era tanto lavoro. Avevo uno studio a Trastevere, con Piero Daneo e Arrigo Barbieri. Vivemmo insieme una bella esperienza nell’ambito della comunicazione visiva con un’ agenzia milanese che ci scelse come base su Roma, un piccolo nucleo creativo che poteva seguire i clienti romani. Tante furono anche le illustrazioni per Terza Fase, un mensile dell’area politica legata a Donat Cattin. Infine, sono approdato alla Giunti grazie a Valerio Eletti, allora direttore di Arte e Dossier, collaborando come grafico per la sede romana delle loro riviste di Arte e Musica, un lavoro stimolante che mi ha molto gratificato. Tra i tanti bei personaggi che ho conosciuto e con cui ho collaborato mi piace citare Jader Jacobelli, un grande


Giochi e Headu, ai lavori per l’Università di Tor Vergata passando per la collaborazione con l’Associazione Spazi all’Arte, alla grafica per la Banca di Credito Cooperativo e a Giunti con i Dossier. Dal logo del Consorzio di Casalpalocco al Museo Edmondo Bernacca. E molto altro, tra cui i lavori miei personali. Mi piacciono molto i tuoi calendari, il lavoro dei fari e i disegni sulle pagine di giornale. Per non parlare delle marine. Ogni anno, dal 1988, realizzo un calendario in cui gioco molto, graficamente e sintatticamente, con i numeri. Quest’anno è dedicato alla ‘Rosa dei Venti’. Il lavoro dei fari è nato poco dopo, nel 1990, durante un viaggio con la famiglia tra i fiordi norvegesi. Un paese fantastico e una luce stupenda con i cieli bassi. Non ho fatto per nulla fotografia ma solo disegni. Mi piace l’idea del faro, e allora li ho disegnati e anche dipinti.

studioso e filosofo per il quale ho curato alcune iniziative editoriali tra cui un libro su Pico della Mirandola per l’editore Laterza. Con il digitale e il computer alcune figure professionali sono cambiate, ma tu continui sempre a disegnare? Si io disegno. Anche se oramai uso molto il computer. Lavoro con l’Ateneo di Tor Vergata per il quale ho disegnato le prime linee grafiche della Facoltà di Economia e volumi per studenti in lingua inglese. In più, da circa 12 anni, organizzo la Corporate Identity del campus/incontro tra studenti e aziende. Con Giunti continuo a collaborare per la parte scolastica. Poi collaborazioni con molte aziende e banche. Non hai mai insegnato? No, ho fatto piccoli laboratori con la scuola Qasar, con Benedetto Todaro.

Paolo continua a farmi vedere i suoi lavori, i materiali che utlizza, le carte, i colori, i neri e i bianchi. Sono tanti e sono belli. Mi racconta come li sceglie, come li usa e come questa passione lo porta a spasso per il nostro meraviglioso paese. E io sempre affascinata viaggio nel tempo e nella fantasia.

La tua produzione è molto grande, sia quella professionale (su commissione) che quella artistica. Come possiamo farla vedere ai nostri lettori nel poco spazio che abbiamo a disposizione su queste pagine? Visitando la mia pagina https://cargocollective. com/paolobernacca/Portfolio si possono scorrere quasi tutti i miei lavori. Dai commerciali, come quelli commissionati da Lisciani

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Oltre a tutto ciò, sei sempre impegnato in produzioni artistiche personali. Calendari, dipinti, mostre. Sono membro dell’Associazione Spazi all’Arte per la quale ho curato fino ad un anno fa la comunicazione, quando l’associazione si occupava più di arti visive, quindi di grafica e di pittura. Ora sono più concentrati sulla poesia e la letteratura. Da qualche anno faccio parte del gruppo di artisti dello Sketchcrawl. Un gruppo spontaneo nato su facebook dall’idea di un illustratore italiano che vive a San Francisco, Enrico Casarosa, che ha cominciato a postare i suoi

disegni di strada, per dire “usciamo dai nostri studi e raccontiamo la vita che ci scorre sotto gli occhi attraverso i disegni”. Ha cominciato da solo e poi ha lanciato degli inviti su rete. L’adesione è stata immediata e oggi in molte città d’ Italia ci sono delle persone che si incontrano e disegnano. Legati a questa iniziativa si sono cominciati a organizzare appuntamenti annuali di incontro a livello internazionale, come quello di Mestre. Ci sono mostre in cui si espongono le proprie opere e si sviluppano anche dei workshop. Quest’anno ci sono stato con Maurizio Moretti, con il quale disegno e collaboro ad un progetto che ho proposto all’editore Palombi sulla rappresentazione illustrata dei quartieri di Roma. Abbiamo già pubblicato un libro sui quartieri di Flaminio e Parioli, sperando poi di proseguire con gli altri. Intanto, su richiesta dell’editore, stiamo preparando un lavoro sull’architettura a Roma dal 900 fino ai giorni nostri e uno sui 100 anni della Garbatella.

Le marine sono invece i lavori che io chiamo pagine salate, realizzate con materiale di recupero. Il soggetto è appunto marino, le isole, il mare, la vela, un genere minimalista che ogni tanto espongo presso la Libreria del Mare degli amici Giulia D’Angelo e Marco Firrao in Via del Vantaggio, nel cuore di Roma.

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Classic Blue… siete pronti ad innamorarvi?

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Elegante nella sua semplicità, calmante, deciso ed intenso, il Classic Blue – pantone 19 - 4052 è il colore pantone dell’anno 2020. Una tonalità di blu intenso che si avvicina all’indaco. Dopo l’energico Coral Living del 2019 ora è la volta di un colore “rassicurante, pieno di calma e sicurezza, che crea connessioni e ci incoraggia a guardare oltre l’ovvio per espandere il nostro pensiero, sfidandoci a pensare in profondità, ad ampliare la nostra prospettiva e ad aprire il flusso della comunicazione”, come dichiarato da Leatrice Eiseman, Executive Director di Pantone Color Institute, che afferma inoltre che “viviamo in un momento che richiede fiducia e fede. Credo che questo tipo di costanza e di fiducia sia ben espressa dal Pantone 19 - 4052 Classic Blue, un blu solido e profondo su cui possiamo sempre fare affidamento”. Basta farci caso, perché già è ovunque! Sono giorni infatti che vediamo questa tonalità sulle passerelle delle sfilate, sulle copertine delle riviste, su molti siti web e su Instagram. Questa tinta seppur fredda è capace di creare un contrasto piacevole con il bianco e le cromie neutre. Un tono scuro in grado di restituire la luce naturale con riflessi eleganti, si presta agli accostamenti materici di legno e di pietra, ma anche con tessili dalle texture morbide come i velluti e la moquette. Questa punta di blue, che si ispira alle suggestioni naturali di un cielo all’alba, sa essere anche molto moderna nel mondo

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delle decorazioni d’interni. Una colorazione che dà carattere alla casa esaltando e legando anche gli elementi di arredo esistenti. Ma come possiamo portare questa nuance nelle nostre case? Secondo Houzz, la piattaforma online per il rinnovo e design della casa, il blu è un colore che inneggia alla calma interiore e per questo è possibile sceglierlo per una camera da letto anche nell’effetto “scrigno”, ovvero con tutte le pareti blu per rendere la zona notte un vero rifugio. Oppure per una cucina, accostandolo al legno ma anche

abbinandolo ad altre tinte quali: il corallo, il grigio, il verde, il giallo, il bianco o alle infinite colorazioni neutre. Il blu si pone come morbida sostituzione al classico nero o al bianco scandinavo, per dare una gradazione intensa ma dotata di più respiro e profondità. Un altro modo per inserire il pantone dell’anno nelle nostre case, con naturalità e senza grandi stravolgimenti, è quello di avvalerci di questo colore, per ravvivare gli ambienti attraverso dettagli quali la tappezzeria di un divano, un copriletto, un cuscino o piccoli arredi capaci di catalizzare l’attenzione senza appesantire la stanza. Che altro dire se no …..sbizzarritevi a provarlo!


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Ecco la Filosofia Coatta di Giulio Armeni

La presentazione del libro “Manuale di Filosofia Coatta” Socrate, Aristotele e Platone; ma anche Kant, Hegel, Heidegger e Schopenhauer. Raccontati con lo sguardo e il linguaggio di un “coatto” de Roma. Questa la premessa del simpaticissimo “Manuale di Filosofia Coatta”, scritto da Giulio Armeni. Una raccolta di biografie e trattati a tema filosofico, che narrano tutta la storia della filosofia, i precetti e gli eventi che ne hanno tracciato il corso, attraverso il linguaggio romanesco e con un umorismo caratteristicamente coatto. Armeni presenta il libro presso la libreria Feltrinelli Red di Roma, a Via Tomacelli, e racconta di come è nata l’idea di ridere romanamente di uno degli argomenti più seri della storia dell’uomo. “Prese in giro” simpatiche, sempre affettuose, che trattano i filosofi in questione come le personalità che sono, ma sempre molto divertenti.

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L’avventura di Filosofia Coatta Prendere in giro i filosofi con biografie e dialoghi in romanesco ha sempre rappresentato, per Armeni, un rilascio della tensione liberatorio. Sin dai tempi della scuola si è dilettato a dare un’INTERPRETAZIONE personale del filosofo, scrivendo dialoghi e biografie: è sempre stato un “suo” modo per dire cosa ne pensa. L’avventura di “Filosofia Coatta” ha avuto inizio su Facebook, che ha coinvolto subito molti studenti. Si forma presto una comunità di appassionati e contribuenti, che si danno una serie di soprannomi buffi, come “Ariscrofane”, “Clitoride di Lesbo” e “Drogate”. Si è iniziato con Socrate, naturalmente: il primo arrivato deve essere importante una figura importante. “Non Feuerbach”, dice ridendo Armeni, con tutto il rispetto per Feuerbach”. E così nasce la pagina Facebook e, successivamente, anche il libro che ha pubblicato e pubblicizzato. Un libro ‘romano’ ma non in romanesco Armeni adora la filosofia, ma ammette che questa prevede degli svantaggi. I detrattori esterni, con

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le consuete battute che tutti hanno sentito o fatto, soprattutto legate al lavorare nel fastfood. La seconda sono gli individui più presuntuosi che dicono che la filosofia, essendo disinteressata, non è e non può essere “utile”. Non può avere scopo pratico, deve essere trattata come qualcosa di lontano dal mondo reale, praticato in maniera fine a sé stessa. Armeni preferisce un approccio più pratico, più ironico: già ai tempi del liceo, egli viveva quelle biografie come uno sfogo tra le lezioni. Il libro “Filosofia Coatta” non è in romanesco, “la lingua di Trilussa” come dire Armeni, ma piuttosto “romano”: un romano “letterario”, semplice e comprensibile anche a chi, non essendo di Roma, non sa nemmeno cosa significhi la parola “coatto”. Delle biografie immaginarie si può semplicemente ridere, ma anche apprezzarle. Biografie, citazioni moderne e fatti divertenti Le biografie e i fatti divertenti fanno riferimento a personaggi antichi, ma contengono anche citazioni moderne, come a Facebook e ai profili social. Un’altra presenza fissa è quella di “Er Brasile”: per i non romani, si tratta di un personaggio presente sui social, un influencer che interpreta la figura di un tipico “coatto” romano. Armeni ha spesso visto i suoi video, per impratichirsi nell’uso di un romanesco più autentico. Lo stesso Er Brasile, nel manuale ha un cameo nella biografia di Antonio Gramsci. Armeni afferma che oggi ogni discorso filosofico anche in generale, sgorga dal quotidiano e dai giochi di parole.

Del suo trattato dice che “piacerebbe a Wittgenstein, il filosofo del linguaggio”. Nel frattempo si scherza sulle sembianze di Marx, così simile fisicamente a un certo vecchietto con la barba bianca che ama consegnare regali, e si ride di come Sigmund Freud abbia la passione di sospettare determinate cose sui suoi clienti di psicanalisi. E alla domanda se ci sarà un “secondo trattato” o magari altri o spin-off, oltre a quello che si trova regolarmente sui social, Armeni non esclude un sì. Parlando anche di attualità, magari, ma sempre evitando termini alla moda e trend topic, mantenendo l’attualità in argomenti più senza tempo. Il rapporto filosofia-attualità è molto delicato, e si può mantenere vivo attraverso l’ironia.




Tablet Sociale a cura di Giuseppe Menzio

Febbraio quest’anno ha 29 1 Febbraio giorni e quest’anno la nostraQuesti associazione è nella conferenza di Donato Di Stasi dal titolo alcuni dei temi affrontati ha 29 giorni e la nostra “Sogneremo pecore elettriche?” (7 Febbraio). riuscita a programmare nel mese ben associazione è riuscita a con cuiuno Stravinskj aprì una nuova stagione del balletto, “Petrushka”, sarà programmare nel cioè mese inL’opera otto eventi, media ogni ben otto eventi, cioè in illustrata da Arrigo Telò il 14 Febbraio, e a questo evento è legato il concerto 3,5 giorni media uno ogni… 3,5 giorni del 22 all’Auditorium, quando l’Orchestra di Santa Cecilia, con la direzione

di Daniele Gatti, ci farà ascoltare appunto “Petrushka”, e poi il capolavoro che Si comincerà con Serghei Prokofiev compose per “Alexandr Nevskj”. l’archeologia, e con Si comincerà con l’archeologia, e con uno dei monumenti più significativ uno dei monumenti La bella mostra su Canova a Palazzo Braschi è prevista per mercoledì 19 dellasignificativi romanità, Terme famose di Caracalla chescultore stupiscono anche le enorm opere del grande e il contesto che trovòper a Roma più dellale Febbraio; romanità, le Terme di quando vi arrivò nel 1779. strutture sotterranee necessarie per riscaldare acqua e aria delle terme più Caracalla che stupiscono anche per le enormi Comunicare significa esistere… nella conferenza di Giuseppe Menzio del 21, grandi maisotterranee costruite.si partirà dagli albori della civiltà, dai graffiti delle grotte di Lascaux per arrivare strutture necessarie per riscaldare alle astronavi e allo smartphone, e tracciare così la storia della comunicazione acqua e aria delle terme umana e della posta. pervasività della tecnologia, il condizionamento della pubblicità, la più grandiLa mai costruite. Mercoledì 26 faremo una bella gita in giornata che avrà come metà l’Abbazia povertà dei contenuti, le violazioni della privacy, la passività di molti, sono La pervasività della di Farfa (poi il Museo dell’olio); il pranzo a Civita Castellana, con successiva visita al Duomo e al Forte. tecno-logia, condizionamento della negativamente pubblicità, la povertà dei contenuti, le vita fattori cheil stanno agendo sulla nostra sociale e privata. Questi alcuni dei temi affrontati nella violazioni della privacy, la passività di molti, sono fattori che stanno agendo conferenza Donato Stasi dal titolo “Sogneremo pecore elettriche?” Febbraio). Chiuderemo Febbraio (il(728) con una conferenza di Aldo Mancini che ci negativamentedi sulla nostra vitaDi sociale e privata. aiuterà ad orientarci nel mondo non semplice dell’architettura moderna e contemporanea, ripercorrendo gli ultimi cento anni così ricchi di novità e di utilizzo di tecnologie innovative. FEBBRAIO L’opera con cui Stravinskj aprì una nuova stagione de

Mer 05 Le Terme di Caracalla Ven 07 “Sogneremo pecore elettriche ?” Ven 14 “Petrushka” di I.Stravinskj Mer 19 Mostra “Canova, eterna bellezza” Ven 21 Evoluzione della comunicazione umana e della posta Sab 22 Concerto Stravinskj - Prokofiev Mer 26 Gita all’Abbazia di Farfa, Museo dell’olio e Civita Castellana Ven 28 Capire l’architettura moderna MARZO Gio 05 “Il giardino dei ciliegi” di A.Cechov Ven 06 “Simmetrie”

2 La bella mostra su Canova a Palazzo Braschi è prevista per mercoledì 19 Febbraio; famose opere del grande scultore e il contesto che trovò a Roma quando vi arrivò nel 1779. Comunicare significa esistere… nella conferenza di Giuseppe Menzio del 21, si partirà dagli albori della civiltà, dai graffiti delle grotte di Lascaux per arrivare alle astronavi e allo smartphone, e tracciare così la storia della comunicazione umana e della posta Mercoledì 26 faremo una bella gita in giornata che avrà come metà l’Abbazia di Farfa (poi il Museo dell’olio); il pranzo a Civita Castellana, con successiva visita al Duomo e al Forte.

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 Le immagini in questa pagina : Le immagini in questa pagina : 1. Dal balletto “Petrushka” di Stravinskj. antico papiro. 1. Dal balletto “Petrushka”2.diUnStravinskj. 3. Una veduta dell’Abbazia di Farfa. 2. Un antico papiro. 3. Una veduta dell’Abbazia di Farfa.

balletto, sarà illustrata da Arrigo Telò il 14 Febbraio, e Per “Petrushka”, informazioni ed aggiornamenti : G.Menzio, 347.3738360; giuseppe.menzio@fastwebnet.it a questo evento è legato il concerto del 22 all’Auditorium, quando l’Orchestra di Santa Cecilia, con la direzione di Daniele Gatti, c farà ascoltare appunto “Petrushka”, e poi il capolavoro che Serghe Prokofiev compose per “Alexandr Nevskj”.

15 Chiuderemo Febbraio (il 28) con una conferenza di


Tablet Natura

Ph. Costante Cavallaro

Alessandro Polinori - Vice Presidente Lipu - BirdLife Italia - Responsabile Centro Habitat Mediterraneo Lipu Ostia

Ph. LIPU Torino

Ph. Costante Cavallaro

Nidi artificiali, un modo concreto per aiutare gli uccelli selvatici

Ph. Costante Cavallaro

Nell’immaginario collettivo, i nidi degli uccelli sono rappresentati dalla classica coppa di ramoscelli e pagliuzze, collocata alla biforcazione di un ramo. Nella realtà, però, i nostri amici alati realizzano ed utilizzano una gran varietà di nidi. Molte specie, ad esempio, al fine di poter deporre le uova in un luogo protetto dagli agenti atmosferici e difficilmente raggiungibile dai predatori, sono solite nidificare in cavità: in alcuni casi, come ad esempio i simpatici picchi, scavandole attivamente nei tronchi, mentre altre specie, come i colorati gruccioni ed i veloci martin pescatori, prediligono scavare tunnel lungo gli argini sabbiosi. Vi sono poi specie (soprattutto quelle di dimensioni più limitate), che sono

Ph. LIPU Prabiago

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solite utilizzare cavità naturali, come buchi nei vecchi alberi o fessure nelle rocce. E sono proprio queste specie, come ad esempio le piccole cince, ad incontrare sempre maggiori problemi, in campagna perché il taglio dei boschi, per la produzione di legna, finisce per eliminare gli alberi più vecchi e quindi maggiormente dotati di cavità ed in ambito cittadino perché gli alberi sono quasi sempre giovani, o comunque “gestiti” dall’uomo, con il risultato che, anche in questo contesto, le cavità naturali sono sempre più rare. Cosa fare per ovviare a questa crescente “crisi degli alloggi” per i nostri amici alati? Un modo concreto ed economico per aiutare l’avifauna, in città come in campagna, è offrire agli uccelli una valida alternativa in cui poter metter su famiglia, collocando i classici nidi artificiali (o cassette nido) nel nostro giardino, cortile ed in alcuni casi anche sul nostro balcone. Come Lipu – BirdLife Italia, da sempre promuoviamo buone pratiche finalizzate a rendere più facile la vita ai nostri amici alati, con una serie di utili attività di “bird-gardening”(di cui parleremo in maniera più approfondita nei prossimi numeri), in grado di regalare grandi soddisfazioni ed emozionanti avvistamenti anche a pochi metri dalle nostre abitazioni. Esistono numerosissime tipologie di nidi artificiali, diverse a seconda della specie che si desidera aiutare: la classica cassetta nido è quella in legno per cinciallegra, cinciarella, passera mattugia e passera d’Italia, praticamente quelle specie che, in condizioni normali, utilizzerebbero come nido le cavità naturali o i buchi nei muri, ma che hanno dimostrato di gradire anche la soluzione “artificiale”.

Ph. Costante Cavallaro

In generale, è buona prassi posizionare il nido durante la stagione fredda, in modo da consentire ai potenziali inquilini di avere il tempo per ispezionarlo ed eventualmente sceglierlo quale sito riproduttivo. Molto importante è anche la scelta del luogo in cui collocare il nostro nido artificiale. Occorre individuare uno spazio tranquillo, al riparo dal disturbo umano, da eventuali atti vandalici, ma anche dai nostri amici animali domestici (cani e gatti). Durante la collocazione bisogna fare grande attenzione che il nido sia fissato in maniera stabile e sicura, per evitare che, cadendo, possa rappresentare un pericolo per le persone, o che, spostandosi, possa provocare il fallimento di eventuali nidificazioni.. Anche se gli uccelli spesso dimostrano buona capacità di adattamento, per i nidi da appendere agli alberi è importante scegliere la giusta esposizione (di solito Est, comunque mai Nord e Sud, se non ombreggiato), l’altezza da terra (in genere non meno di 2-2,5 metri) e la posizione (leggermente inclinata in avanti, per far si che il tetto spiovente impedisca all’acqua di entrare all’interno della cassetta). I nidi necessitano, inoltre, di manutenzione e pulizia periodica, da effettuarsi in genere alla fine della stagione riproduttiva. Laddove le cassette non dovessero venire occupate durante la prima stagione, malgrado il buon esito non sia naturalmente assicurato, non dovremo però disperarci, molto spesso agli uccelli occorre del tempo per “familiarizzare” con queste nuove strutture e, con un po’ di fortuna e pazienza, potremo riuscire ad assistere ad emozionanti nascite a pochi metri dalla nostra abitazione. Nidi artificiali e relativi schemi di costruzione sono disponibili presso il Centro Habitat Mediterraneo Lipu Ostia Per informazioni ed approfondimenti scrivere a: alessandro.polinori@lipu.it


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Tablet Bike di Luca Santagà - fb avventure in bici

Il mare d’ inverno

Ci sono cose nella vita che non accadono da sole. A volte, bisogna un po’ forzare la mano al fato, e agire almeno su ciò che possiamo controllare. Non voglio impantanarmi in discorsi complicati, mi riferisco semplicemente all’ attività fisica quando il tempo meteorologico non è proprio l’ideale ed i fiorellini non sbocciano nei campi. Avete capito bene, al fare sport durante la stagione fredda. L’uomo è proprio uno strano bipede, a pensarci bene:

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se il tempo non è idilliaco, si indispone e si prepara ad andare in letargo finchè non sente di nuovo i tiepidi raggi del sole sul viso. Nella maggior parte dei casi non sa cosa si perde. È ormai cosa nota che fare sport all’aperto quando fa freddo ci tempra nello spirito e rinforza le nostre difese immunitarie ma c’è di più: si prova una soddisfazione particolare proprio a sfidare le temperature rigide e a tornare a casa vincitori. Noi che andiamo in mountain bike per passione oltre che per lavoro, ovviamente non ci fermiamo mai, estate o inverno che sia, e vi posso assicurare che durante la stagione fredda si possono visitare dei luoghi che in altri periodi sono proibitivi. I miei lettori più affezionati, sanno che sono sempre in cerca degli itinerari più belli dove mettere le ruote, sempre a condizione che non siano posti super-affollati perché sono sicuro che in questo caso, mi rovinerei la giornata. È proprio vero che viviamo in un Paese meraviglioso: abbiamo l’arte, il calore della gente, la buona cucina… e soprattutto il mare. L’Italia vanta migliaia di chilometri di coste per lo più splendide ma purtroppo, vissute solo durante l’estate. È indescrivibile la sensazione che si prova quando si arriva su una spiaggia con la bici durante l’inverno, ma ci proverò. Immaginate questa situazione: solito gruppetto di amici, tanta voglia di muoversi e di stare insieme. La mattina è frizzante per non dire

freddina quando carichiamo le bici in macchina tutti imbacuccati in giacche e cappelli ma il cielo azzurro e terso ci promette una giornata serena. La nostra meta è vicina, poco meno di un’ora di viaggio. La prua è orientata a sud, verso Latina. Forse, dopo questo preambolo qualcuno rimarrà deluso, magari si aspettava un posto più esotico, noi no. Perché a volte, la bellezza dipende non soltanto dal luogo che visitiamo, ma anche dal nostro stato d’ animo e dalla situazione. Quando arriviamo a Capo Portiere, lo spettacolo che ci si presenta è il seguente: il mare è liscio come l’olio, la sagoma del Circeo in lontananza sembra volerci chiamare, e la totale assenza di vento mitiga parecchio il freddo che adesso quasi non si sente. A perdita d’occhio, sulla spiaggia e sulla strada verso Sabaudia che percorreremo tra poco, decine di persone che corrono o che vanno in bici. Con i nostri zaini pieni di prelibatezze preparate il giorno prima cominciamo a pedalare senza fretta su questa strada che durante


l’estate è un groviglio di traffico e lamiere ed ora invece è tutta nostra. Siamo letteralmente sulla duna, con il mare a destra ed il Lago di Fogliano a sinistra, la strada è diritta e scorrevole ed i primi chilometri scorrono sotto le ruote senza alcuna fatica. Il silenzio è totale, ma se si ascolta con più attenzione si sente con un orecchio la leggera risacca sulla spiaggia e con l’altro l’occasionale gracidio degli uccelli che sul lago scorrazzano in cerca della colazione. La proverbiale ambientazione da cartolina. Si prosegue fino a Rio Martino che ci costringe a piegare su una nuova e bella ciclabile verso

l’entroterra fino al primo ponticello e ad un’altra ciclabile che ci porta di nuovo sul mare. Arrivati alla spiaggia, la strada asfaltata finisce ed inizia il divertimento vero. Un sentiero sterrato prosegue infatti lungo la duna e noi lo percorriamo con

campo-base. E siccome abbiamo deciso di fare finta che sia estate, fuori i teli mare e prima di ragionarci troppo, di corsa a fare il bagno. Era fredda. Era proprio fredda, non posso negarlo ma il piacere che ci ha dato questa cosa un po’ folle è stato grande. Proprio perché abbiamo improntato questa giornata all’insegna della gita e non propriamente dell’avventura, dai nostri zaini esce di tutto: dai fusilli gamberi e pachino al Falanghina del Sannio, diciamo che non ci siamo fatti mancare nulla. Sole, amici, buon cibo ed il mare

poterle quasi toccare con le dita, mentre sul nostro sentiero compaiono alcuni tratti sabbiosi che ci costringono a faticare un po’ per non scendere dalla bici. A mattina inoltrata tutto cambia. Stiamo oramai pedalando in maglietta e la tentazione di scendere dalla duna e arrivare sulla battigia è irresistibile. Ed ora ditemi se avete mai provato un’emozione simile: guardiamo a destra. Nessuno. Guardiamo a sinistra. Nessuno. Chilometri e chilometri di spiaggia senza presenza umana. La sabbia, proprio in riva al mare è compatta, così incredibilmente percorriamo qualche chilometro pedalando sul bagnasciuga a meno di un metro dall’acqua con la sensazione di essere in un altro continente, in un altro mondo. Tutta questa bellezza mette fame ed approfittiamo di un grosso tronco d’albero portato a riva da chissà quale mareggiata per fare una sorta di

davanti. Ma cosa volere di più dalla vita? Un buon caffè; quindi dopo aver pranzato, decidiamo di rimetterci in sella alla volta di Sabaudia distante oramai solo qualche chilometro, per bere il caffè in una nota pasticceria locale. Dopo, la situazione cambia di nuovo con la rapidità propria della stagione invernale: il crepuscolo ci trova sulla via del ritorno e il freddo ricomincia a farsi sentire, ma siamo attrezzati e non ci fa paura. Il cielo che ha illuminato la nostra giornata ora si ammanta di nuvole scure e basse, dando vita ad un tramonto dai mille colori e decisamente mozzafiato. Alle nostre spalle la sagoma del Circeo che solo poche ore prima sembrava placida ed attraente ora sembra cupa e minacciosa. Non lo dico in senso negativo: tutti questi rapidi mutamenti a mio avviso non fanno che accrescere il fascino delle belle giornate invernali regalandoci quel pizzico di incertezza che è il sale della vita. Mentre ci fermiamo per indossare indumenti più pesanti, guardiamo rapiti per qualche minuto il mare che si fa sempre più scuro. La giornata è stata decisamente allegra e piena di risate, ma ora stiamo in cordiale silenzio, ognuno con i propri pensieri, come se in un contesto del genere le parole fossero superflue. Quando arriviamo alle macchine è completamente buio, il parcheggio che stamattina era gremito ora è deserto ma la “civiltà” ci attende inevitabilmente poco oltre, sulla Pontina che è un fiume di puntini rossi e di traffico intenso e che segna ufficialmente la fine di una straordinaria, appagante giornata invernale in mountain bike.

gusto, occhieggiando la miriade di viottoli che si dipanano alla nostra sinistra verso un altro specchio d’acqua, il Lago dei Monaci che ci accompagnerà per qualche chilometro. Oltre la pia-nura, si staglia la sagoma delle montagne, che il cielo cristallino fa sembrare così vicine da

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Tablet run

di Lorenzo Sigillò immagini © fotoincorsa.com (2019)

D e c i m a edizione per la competizione B r o n z e organizzata dall’ Amatori Podistica Terni, inserita nel calendario Fidal, in collaborazione la Diocesi di Terni Narni Amelia, con i Comuni, gli Enti e le Associazioni Pro Loco di Terni, Ferentillo, Arrone, Montefranco, Collestatte,

Corsa di San Valentino, il 16 febbraio Run for Love!

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La maratona di San Valentino (in versione anche mezza maratona) di Terni celebra naturalmente l’Amore, ancor più quello verso il running. L’inverno ancora non molla, ma la testa e le gambe sono già in condizione, si ‘vede’ la primavera, si attendono le emozioni della Roma-Ostia e della Maratona di Roma, ma “Terni val bene una Messa”! Una corsa amata, e non potrebbe essere altrimenti, con uno slogan consolidato nel tempo, quel “Corri l’Amore – Run for Love” che fa di Terni e della sua gara, un appuntamento imperdibile. A due giorni dalla celebre festa degli innamorati, le strade umbre si tingeranno di appassionati.

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Narni, con il patrocinio della Fondazione Carit e la CCIA di Terni, con i gruppi podistici di Terni, con il patrocinio della Regione Umbria e della Provincia di Terni. Prevista anche una 5 chilometri di divertimento, praticamente alla portata di tutti, per saggiare le strade di San Valentino. Il percorso rispetto alle precedenti edizioni, cambia leggermente in un itinerario già incantevole di per sé, che vedrà attraversare il cuore verde dell’Umbria della Valnerina e la cascata delle Marmore.

Si parte da Terni alle 9.30 dalla Piazza del Popolo, in direzione Basilica di San Valentino, leggera salita di qualche centinaio di metri, poi percorso piano di 1,5 km e giù verso la Valnerina! Da qui si va verso la cascata delle Marmore in leggera salita, per poi tornare sul piano fino a Torre Orsina, dove si gira la boa della 21km. La maratona invece prosegue fino a Ferentillo in leggero falsopiano, per poi tornare verso Terni a ritroso. Percorso più veloce dicono gli addetti ai lavori, ma sicuramente non da sottovalutare, non vi fate illudere dall’Amore!!! Iscrizione fino al 10 febbraio, affrettatevi Run Lovers! “Ama la corsa, ama la maratona di San Valentino!” Stay leggendo Tablet Stay innamorato del Run


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Tablet musica di Francesco Valente

Lʼarrangiamento Pitch e Stretch Per chi come me si occupa di musica leggera e di canzoni in genere, non di rado accade che arrivi la richiesta di realizzare un arrangiamento di un brano, di “produrlo“. Questo brano arriva spesso realizzato in maniera molto semplice e molto probabilmente per come èstato composto, cioè chitarra e voce o pianoforte e voce. Insomma la linea melodica e la struttura armonica (accordi) con un andamento ritmico, se non proprio con un arrangiamento già suggerito, spesso non adeguato nella scelta dei suoni o dellʼatmosfera generale, altrimenti che mi chiamano a fare? :))) Preferisco in generale non aver nessun tipo di suggerimento e partire dalla cellula base di un semplice chitarra e voce. La prima cosa che faccio è di ascoltare il brano diverse volte per vedere cosa mi suggerisce la scrittura, se dentro la composizione, nella sua anima, esista già la strada da seguire. Importo il file (perchè di file audio si tratta) sul mio software e trovo il tempo (Bpm) con cui è stato scritto e registrato, premesso che oggi le canzoni sono praticamente tutte già registrate da chi le compone,

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a tempo con un click metronometrico facilmente individuabile su una griglia di tempo di qualsiasi software per la produzione musicale. Ok fatto. Ascolto e di conseguenza comincio a fare dei tentavi. Tra le prime cose, provo a vedere se la velocità del brano può essere migliorata, intendo dire che se velocizzandolo o rallentandolo succede qualcosa di inaspettato che tolga il senso di noia o di eccessivo isterismo, e va detto che questo processo, oggi, lo si può fare in qualsiasi momento della realizzazione grazie alle funzioni di time strecth che sono pazzesche … per i meno esperti il time stretching di un brano è praticamente quella cosa che si faceva con le cassette aumentandone la velocità, ma si aumentava anche lʼintonazione rendendo la voce paperina… faceva ridere. Oggi questo è possibile, ma senza modificare lʼintonazione, se volete fare una prova, andate su qualsiasi video di YouTube e nelle impostazioni si può regolare la velocità di riproduzione… incredibile, soprattutto per studiare un brano particolarmente difficile. Trovato il tempo che mi piace, che va relazionato allʼidea di “genere” musicale con cui si vuole realizzare il brano, passo allʼaltra fase importante,

tanto quanto se non di più. Lʼaltezza tonale del brano. Se il brano da realizzare è composto da chi poi lo canterà siamo già in una confort zone, ma mi riservo sempre il tentativo di alzare od abbassare un pò il pitch per vedere se aumenta il fascino vocale e quindi di atmosfera generale. Se il brano invece deve essere cantato da un interprete sia maschio che femmina, bisogna adeguare lʼaltezza al talento di chi effettivamente lo canterà. In entrambi i casi la frequentazione con il cantante è importante per i motivi sopra descritti. Una volta fatte queste impostazioni strutturali si puoʼ cominciare ad aggiungere altro, e a vestire la canzone. Questa prima fase della realizzazione di un arrangiamento può sembrare un pò noiosa e poco stimolante, ma in realtà è importantissima ed ho imparato a rispettarla e a volergli bene.. troppe volte ho buttato giorni di lavoro per errori che derivano da una poca attenzione a questa fase strutturale. I Beatles che non avevano i mezzi tecnici di oggi, prima di registrare un brano provavano tutto il giorno per ore ed ore in tutte le velocità perseguibili e le tonalità possibili, fino a trovare il giusto focus, noi oggi in fondo lo possiamo fare con molta meno fatica… certo era un bellissimo confronto tra musicisti, ma se proprio ne sentiamo la necessità possiamo ritrovarci in una sala prove strumenti alla mano. Quindi, fatto questo, possiamo cominciare ad arrangiare ed escludere gli errori. Al prossimo mese in cui entreremo nel vivo di un arrangiamento.



Tablet Territorio a cura di Emanuela Sirchia

Il vice Presidente ed Assessore all’Ambiente,Territorio e Sicurezza parla del PUA (Piano Utilizzo Arenili) e dei “difetti” amministrativi che soltanto con i poteri speciali alla Capitale possono essere eliminati

“Servono risorse economiche e personale - afferma Alessandro Ieva - indispensabili per i Municipi che conoscendo bene il territorio possono incidere in maniera efficace”

Più autonomia per lavorare meglio

Prosegue il nostro ideale viaggio per meglio conoscere alcuni tra gli ambiti più importanti per la salvaguardia del nostro territorio. Speciale guida, l’Assessore Alessandro Ieva che ci parla dell’eccezionale patrimonio ambientale e turistico del quale è dotato il Municipio X: il mare

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Assessore Ieva, tra le sue competenze c’è anche la cura e la sicurezza delle spiagge. A nostro parere, una risorsa principale del Municipio X. Ed invece è ormai soltanto fonte di diatribe sterili. È d’accordo? Non solo. Attorno alla gestione degli arenili negli anni sono nati e cresciuti abusi e affari illeciti, quando invece a crescere sarebbe dovuto essere il Turismo. Portare la legalità, in questo e altri ambiti, è una nostra missione, anche se richiede tempo. Questa Amministrazione sta lavorando concretamente al rilancio del territorio nonostante le forti resistenze ancora presenti. Il Municipio X viene da uno commissariamento per mafia, perché chi lo ha governato prima del Movimento 5 Stelle ha ignorato quanto di illegale si era configurato rendendo permeabile


la macchina amministrativa alla criminalità. Aver abbattuto i chioschi fatiscenti sulle spiagge libere, assegnati con procedure illegittime, anche se impopolare, è stata una scelta indispensabile. Sugli arenili liberi garantiamo direttamente i servizi essenziali con fondi di bilancio capitolino: fontanelle e docce, bagni nella stagione balneare, campi sportivi, illuminati alcuni tratti di arenile, vagliatura e pulizia, anche con il servizio di manuale, isole ecologiche per la raccolta differenziata, servizio di salvataggio anche con il supporto delle unità cinofile, passerelle. E soprattutto lasciato libera scelta ai cittadini dove poter trascorrere momenti di relax, senza che qualcuno sfrutti arbitrariamente la situazione. Come Amministrazione municipale, abbiamo subito aderito alla campagna Plastic Free lanciata dal Ministero dell’Ambiente, mettendo in campo una serie di iniziative pratiche e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. L’8 settembre scorso, con una iniziativa che si è svolta sulla spiaggia libera di fronte alla Casa della Salute, abbiamo distribuito migliaia di borracce riutilizzabili, acquistate con fondi regionali, riscuotendo un grande successo in termini di partecipazione cittadina. Più recentemente, con “Io sono ambiente”, coinvolgendo le scuole del territorio, abbiamo presentato al Borghetto dei Pescatori preziosi supporti quali uno scarrabile per il recupero dei rifiuti in mare, 2 vagliatrici per la rimozione delle plastiche dalle spiagge e 59 raccoglitori per la raccolta differenziata. Questi ultimi saranno installati sul lungomare di Roma. È noto ormai a tutti che oltre il 75 per cento dei rifiuti presenti nei fondali marini, è plastica. Riteniamo che la legge “Salvamare” darà un grande supporto per pulire i nostri mari. Finalmente i pescatori potranno portare a terra i rifiuti “pescati” in mare e conferirli negli impianti di raccolta che saranno allestiti nei porti, e su questo il X Municipio si farà trovare pronto perché già si è attivato acquistando un cassone scarrabile da posizionare nei pressi del Canale dei Pescatori. Fino a questo momento i pescatori erano costretti a ributtare in mare i rifiuti perché avrebbero compiuto il reato di trasporto illecito degli stessi. Novità assoluta, l’approvazione del Codice etico volontario per l’osservazione dei cetacei. Un vademecum di regole di buona condotta in mare realizzato grazie ad un lavoro coordinato tra Commissione Ambiente, Territorio e Sicurezza, Assessorato, Capitaneria di Porto, Osservatorio Ambientale e l’associazione Oceanomare

Delphis Onlus, promotrice di un progetto denominato “Delfini Capitolini” con lo scopo proprio di assicurare una migliore conoscenza della presenza e dell’ecologia del tursiope, specie costiera, nel tratto di mare antistante Fiumicino, Ostia e Torvaianica che include l’Area Marina Protetta delle Secche di Tor Paterno. A che punto è il PUA, Piano Utilizzazione degli Arenili? Com’è noto il nuovo PUA è stato avviato durante il commissariamento straordinario con il quale è stato gestito il Municipio X, prima del nostro arrivo, la cui proposta con Deliberazione della Commissione Straordinaria del Consiglio del Municipio numero 19 del 2017 è stata recepita da Roma Capitale con memoria di Giunta capitolina. È l’unica strada per abbattere il cosiddetto “Lungomuro”, recuperare la percentuale di spiagge libere e quindi poter assegnare tramite gara nuove concessioni. La Delibera capitolina è in fase di discussione nelle commissioni competenti ed ha ricevuto un primo parere favorevole il 14 gennaio 2020, con alcune osservazioni migliorative, in Commissione Ambiente, Territorio e Sicurezza del Municipio Roma X. Il regolamento per la gestione dell’utilizzazione degli arenili dovrà seguire un iter che prevede anche il passaggio alla Regione Lazio e l’approvazione definitiva in Assemblea Capitolina. I tempi si potranno protrarre di circa 180 giorni se la Regione deciderà di assoggettare il piano alla VAS, anche se la riduzione del cemento sulle spiagge sarà notevole e questo mi porta a pensare che non sarà necessario questo passaggio, ma su questo, ripeto, sarà la Regione Lazio a decidere. Il mare della Capitale cambierà volto proprio grazie all’opportunità offerta dal PUA.

Assessore Ieva, in questa sua prima esperienza politica, secondo lei, quali gli ostacoli, quali i “difetti” amministrativi da eliminare? Devo dire che l’attività iniziale di ricognizione non è stata semplice, soprattutto in funzione della programmazione dei lavori. È stato necessario intensificare da subito incontri con il personale tecnico amministrativo per valutare dove migliorare gli aspetti organizzativi, soprattutto perché abituato nei due anni di commissariamento ad una gestione quasi autonoma, ma riscontrando subito disponibilità. Ritengo che fino ad oggi sia stato fatto un ottimo lavoro in sinergia tra parte politica, tecnica e amministrativa. I numeri di bilancio sui fondi impegnati e sulle gare effettuate sono elementi inconfutabili che premiano il grande impegno e la professionalità messi in campo. Un municipio, tuttavia, è performante se ha personale e fondi adeguati alle necessità del territorio. Questo di certo è un aspetto su cui continuare a lavorare, i municipi conoscono meglio il territorio rispetto alle strutture centrali e lavorano più velocemente rispetto ai Dipartimenti. Altro elemento critico da sottolineare riguarda le strutture assessorili municipali che non hanno personale tecnico e amministrativo su cui poter contare se non su una sola figura di segreteria, pertanto gli assessori sono costretti a lavorare h24 con grandi difficoltà. La soluzione non è Ostia Comune, ma Roma Capitale con poteri speciali affinché tutti i municipi abbiano più autonomia, maggiori risorse e personale, soprattutto quando un municipio come il decimo ha il decentramento speciale su temi quali spiagge e verde.

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Quali i punti fondamentali del PUA? Il regolamento suddivide stabilimenti balneari storici con valore architettonico, stabilimenti balneari con valore testimoniale, spiagge libere, spiagge libere con servizi. I pilastri del PUA sono: - Spiagge libere; - Tutela degli edifici storici; - Corridoi verso il mare; - Riaprire finalmente la visuale verso il mare; - Strutture con servizi, dal lungomuro al mare. L’obiettivo è la ridefinizione dei parametri della legalità intorno ai 18 chilometri di spiagge del litorale restituendole, insieme al mare, ai romani che per troppo tempo ne sono stati privati a causa del degrado e dell’abusivismo. I principali settori di riqualificazione previsti dal PUA sono quattro: - Settore Foce del Tevere; - Settore Urbano; - Settore Ricreativo Sportivo – Naturalistico; - Settore Naturalistico. All’interno di ogni settore sono previsti ambiti specifici di riqualificazione rispetto alle relazioni fisiche, morfologiche e relazionali, oltre al contesto territoriale e paesaggistico con cui confrontano o in cui sono inseriti. Secondo il piano, ogni ambito deve assicurare in modo imprescindibile la previsione di una quota pari al 50% che dovrà assolvere alla funzione di libera fruizione. Il regolamento prevede l’individuazione di edifici balneari storici con valore architettonico invarianti per la riqualificazione dell’arenile e dello stesso lungomare ma an-

che le spiagge con destinazione alla pubblica fruizione e i varchi di accesso all’arenile posizionati a distanza non superiore a 300 metri lineari l’uno dall’altro. Inoltre, prevista nel PUA la “passeggiata a mare”, intesa come fascia riservata al libero transito, che costituirà il limite massimo di avanzamento delle attrezzature da spiaggia. Quello che si sta portando a termine è un ottimo lavoro che ritengo fondamentale per restituire la visibilità del mare ed in piena legalità. È un’idea di lungomare fruibile 365 giorni all’anno e, rispetto al 50 per cento di spiaggia libera che il regolamento prevede, si andrà ben oltre. Molto importante, ai fini del recupero di maggiore percentuale di spiagge libere, aver espunto dal conteggio delle spiagge libere Castelporziano.

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Tablet Couture di A.T. fotografie di Enrico Civitenga

Valeria Lupi È bastata qualche comparsa fra il pubblico del Grande Fratello, un paio di foto al fianco di vip e la giusta dose di “belle” foto per scatenare un autentico pandemonio. Valeria Lupi, d’altronde, di per sé non è abituata a passare inosservata. Curve da perdere la testa e sorriso innocente. Fotomodella, mamma e donna alle prese con un lavoro e mille faccende domestiche da sbrigare facendo i conti con l’orologio perennemente in ritardo. Da qualche mese i social di Roma e dintorni sono impazziti davanti ad ogni suo post e l’engagement è schizzato ben oltre le decine di migliaia di views a settimana. La sua d’altronde è una storia affascinante, dove la sensualità è solo uno dei capitoli da sfogliare. Valeria Lupi è una donna che – appena superata la soglia dei 30 anni – ha scelto di non rinunciare a nessun lato di se stessa e anzi di esprimerlo in modo artistico ed elegante. I suoi shooting, contraddistinti da outfit intriganti, hanno fatto il giro del web e le hanno permesso di conquistare anche le tv locali e forse nuovi importanti progetti per il 2020. Più di una trasferta l’ha portata in giro per l’Italia per partecipare a casting che potrebbero proiettarla nell’olimpo della tv. Per il momento si “accontenta” di partecipare come pubblico alle principali trasmissioni tv girate a Roma conquista platea, conduttori e producer. Un’onda d’urto che non si ferma davanti a nulla. “Ogni sfida voglio vincerla – confida Valeria – è il mio modo d’essere”. Non solo fotografia: sfilate e concorsi di bellezza sono diventati parte di lei, del suo personaggio e del suo sogno. Quello di conquistare un posto d’onore nel mondo dello spettacolo…

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E, infatti, i propositi per il 2020 partono tutti da qui. Nel corso di quest’anno mi rivedrete in qualche televisione locale, in radio e in qualche videoclip musicale. Lavoro nella speranza di affermarmi nel mondo dello spettacolo, penso di avere le carte giuste e la grinta giusta per farcela! Se ti dovessi immaginare sotto i riflettori, dove ti vedi? Mi piacerebbe fare la valletta, la showgirl, partecipare a qualche reality o ricoprire un piccolo ruolo nel grande schermo. Sono una ragazza esibizionista ed egocentrica, non mi piace passare inosservata di conseguenza anche l‘abbigliamento rispecchia il mio modo di essere. Se di giorno adoro jeans, tacchi e maglie scollate, la sera so che posso osare di più… Da dove nasce questa passione per la fotografia? È iniziato tutto qualche mese fa, quando attraverso i social mi è stato chiesto di partecipare a un concorso di bellezza. Ci ho pensato un attimo, mi sono buttata… e da lì è iniziato tutto! Ho sfilato più volte in passerella, sono stata chiamata come opinionista della Roma sulle tv locali del Lazio, ultima in ordine di tempo CittàCeleste dove ho potuto raccontare la mia storia. Sicuramente devo citare il mio primo fotografo, Nico Orlandi, che con la sua bravura mi ha rapidamente fatto superare qualsiasi imbarazzo insegnandomi i trucchi del mestiere. Ma le esperienze si sono presto accumulate. Ed è grazie a persone speciali che ho potuto compiere i miei passi nel campo della fotografia. Valerio Faccini mi ha trasmesso il senso della professionalità, Gianluca Soriconi ed Enrico Civitegna mi hanno fotografata in maniera divertente lasciandomi per sempre un ricordo speciale. I tuoi scatti hanno iniziato a girare per il web. Semplicemente voglio farmi conoscere per tutte le mie sfaccettature, raccontando chi sono. Mi piace chi, vedendo i miei scatti, crede in me e mi aiuta nel trasmettere la mia vena artistica. Non sopporto chi si ferma alla sola apparenza. Cosa rappresenta per te la fotografia? È libera espressione delle mie emozioni, una modella deve saper comunicare a prescindere dalla taglia o dall’età. La fotografia mi ha dato questo: consapevolezza del mio corpo e capacità di espressione delle emozioni. E, al tempo stesso, mi ha tolto l’imbarazzo iniziale. Lontana dalle luci dei riflettori, chi è Valeria Lupi? Adoro ballare, spaziando dai balli caraibici alla danza del ventre per arrivare alla pole dance. Lo confesso: vorrei provare anche burlesque! Adoro la natura, andare a cavallo, scoprire posti e culture nuove.


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Nutrire la pelle in inverno:

cosa non deve mancare sul vostro viso Se durante le stagioni calde alcuni tipi di pelle possono naturalmente bilanciarsi e non richiedere di ulteriori cure oltre alla corretta idratazione e una routine di pulizia adeguata, col freddo non c’è pelle che si salvi. Quando le temperature si abbassano, la pelle del nostro viso tira e le labbra si screpolano. A livello fisiologico questo avviene perché il freddo restringe i capillari e rallenta la circolazione, la pelle riceve così meno ossigeno e diventa quindi più arida e spenta. Come se non bastasse, la normale umidità della stagione causa il raffreddamento più veloce delle pelli umide alterandone gli equilibri naturali dei grassi cellulari che proteggono la pelle. Quando la struttura di questi lipidi viene aggredita e indebolita da umidità e sbalzi di temperatura, si creano screpolature, rossori e desquamazioni. L’unico modo che abbiamo per combattere questo fastidio è la cura specifica, attenta e costante. Ciò vuol dire che non basterà l’applicazione saltuaria di una massiccia quantità di qualunque idratante per curare la pelle rovinata dal freddo, ma sarà bene agire quotidianamente, nelle giuste quantità e nella corretta modalità. In questo articolo ti darò una serie di informazioni e consigli che potrai usare a tuo piacimento e senza paura di controindicazioni. Come abbiamo sempre detto, la salute della pelle passa anche dalla tavola. Se è vero come è vero che il freddo aggredisce la nostra epidermide e se è vero come è vero che le creme possono aiutare in modo incisivo il

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miglioramento di questa situazione, è anche vero che per aiutare le creme ad avere un effetto duraturo dobbiamo anche prenderci cura del nostro corpo dall’interno. Alcuni consigliano anche degli integratori ma, ovviamente, in questo caso è importante che ciascuno si rivolga a un medico con analisi alla mano. Quello che invece possiamo fare senza paura è scegliere gli alimenti in base alla stagionalità. Senza dubbio scegliere frutta e verdure di stagione rispetto a quelle di serra o importate e mantenere il corpo idratato permetterà all’organismo di dare un aspetto più salutare e mantenere più turgida l’epidermide. Ricordo che scegliere frutta e verdure di stagione rispetto all’altra di serra o di importazione, garantisce un maggior numero di vitamine e nutrienti: a livello di immagine, possiamo pensare che più km un alimento fa per arrivare alla nostra tavola, maggiore sarà la quantità di vitamine e nutrienti che lascia per strada. Per quanto riguarda l’idratazione poi, complice il freddo, in inverno è molto più facile “dimenticarsi” di bere. Una buon escamotage è quella di prepararsi delle tisane calde che ne invoglieranno l’assunzione. Badate però a non zuccherarle: scegliete gli infusi di fiori o frutta che hanno già naturalmente un sapore gradevole. Se ci abituiamo gradualmente ai sapori naturali, saremo portate ad apprezzare maggiormente le varietà di aromi. Togliere lo zucchero, a livello gustativo è come

allargare la gamma delle nostre esperienza gustative, questo perché il glucosio raffiato, oltre ad essere altamente infiammante per il nostro organismo, copre molti sapori rendendoli tutti simili. Una volta assicurato di aver fatto il nostro dovere a tavola, andiamo a vedere come trattare esternamente la pelle. La prima cosa da fare è usare una crema adatta all’inverno. La sua caratteristica sarà la profonda capacità nutritiva a base di acido ialuronico, glicerina e alloina; è possibile ache fare degli impacchi casalinghi con oli e burri vegetali ricchi di acidi grassi essenziali in grado di ridonare compattezza e turgore alle pelle. Per calmare il rossore consiglio i prodotti a base di argilla bianca, acido glicirretico, rusco e orzo, questi infatti hanno proprietà lenitive. Usate poi la malva, la calendula e il miele per restituire alla pelle morbidezza. Assolutamente da non dimenticare è la vitamina E che, con la sua azione antiossidante protegge la pelle dall’azione negativa dei radicali liberi. Per mantenere negli anni la pelle elastica, nutrita e turgida è importante trasformare questi semplici consigli in uno stile di vita: agendo adeguatamente a seconda della stagione e del contesto in cui si vive. Aggiungere ad una alimentazione sana e alla cura attenta dei trattamenti viso specifici, darà alla vostra pelle una carica di benessere in più che conserverà nel tempo. Buon febbraio allora e prendetevi cura della vostra pelle.



Il Qi Gong e le discipline integrate

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l Qi Gong è una disciplina che vanta circa 4000 anni di esperienza. Benché le sue origini si perdono nella notte dei tempi soltanto negli ultimi anni se ne inizia a sentir parlare. Più avanti ne comprenderemo il motivo. Il Qi Gong è una disciplina di origine cinese, la sua traduzione letterale significa “Lavoro sull’Energia”. Possiamo annoverare principalmente tre tipi di Qi Gong, quello di tipo medico, il Qi Gong marziale e quello di tipo Spirituale. Questo mese parleremo del Qi Gong medico. Il Qi Gong medico, è una branca della medicina cinese come la più famosa agopuntura. Questo tipo di Qi Gong ha una azione fortemente riequilibrante. Annovera tecniche dinamiche, statiche, meditazioni, suoni mantra e automassaggi sugli stessi punti dell’agopuntura. Attraverso una valutazione energetica della persona ed esercizi mirati è generalmente possibile ristabilire un equilibrio energetico perduto. I campi di azione sono vastissimi, i benefici vanno dai dolori articolari, al mal di schiena, il mal di testa, al calo delle difese immunitarie, respiro corto, ansia, sindrome premestruale, stress… e molti altri ancora. Le virtù sono talmente tante ed evidenti che hanno attirato la curiosità della scienza mettendo la disciplina sotto il “microscopio”. Il risultato per gli occidentali è stato sorprendente, i miglioramenti sono stati misurati e riscontrati. Questa disciplina è capace di portare reali miglioramenti nella qualità di vita. Essendo una disciplina Body Mind è capace di lavorare globalmente sulla persona, mostrando inoltre straordinari benefici sul tono dell’umore. Per questi motivi ed altri ancora è stata annoverata tra le discipline integrate. Le discipline integrate, sono quelle che a seguito di ricerca hanno mostrato risultati positivi ripetibili e sono di supporto alle normali terapie mediche, non si sostituiscono a queste né alla valutazione medica alla quale è di pertinenza la

diagnosi e la cura del paziente. La presenza delle discipline integrate si sta diffondendo nei centri Pnei ed anche in alcuni ospedali italiani come ad esempio a Roma il Policlinico Gemelli per il sostegno delle donne con tumore al seno. In America i reparti di medicina integrata mostrano un costante aumento, tra i più famosi centri di cura possiamo citare il Memorial Sloan-kettering di New York, il Dana Farber di Boston, Md Anderson di Houston..ecc.. anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha avviato un piano strategico 2014-2023 per la promozione delle Medicine Tradizionali. Tornando invece al cuore ed alle origini della disciplina, questa ci parla di un’antica saggezza basata sui ritmi naturali. Ci racconta di quando l’uomo era consapevole del proprio legame con la natura, ed insieme a questa modulava la sua vita, attraverso le ore del giorno ed il variare della luce poteva scandire le attività della giornata, attraverso le stagioni regolava le ore di sonno e di veglia e l’alimentazione, in questo modo poteva regolare tutta la sua esistenza. Il Qi Gong non si limita solamente ad una sequenza di esercizi, ma ci invita a rallentare per tornare ad una dimensione di vita naturale capace di permettere la relazione e l’ascolto. Ci invita al rispetto ed alla cura di sé stessi, è di fatto una disciplina di autoregolazione e di evoluzione personale. Per imparare il Qi Gong è necessaria la guida di un insegnante, non è possibile improvvisarsi oppure imparare attraverso libri o video “didattici”. Una volta appresa la tecnica sarà possibile svolgere la propria pratica in autonomia, dove avere uno spazio dedicato nella giornata è fondamentale per ottenere più velocemente dei risultati apprezzabili. Non esiste una fine alla pratica del Qi Gong, esiste soltanto un inizio, il primo passo che ci permetterà di affrontare il cammino. Ognuno ne farà esperienza diversa e potrà ricercare ciò che più gli serve e gli è affine. Possiamo concludere dicendo che le capacità di unire Movimento, Respiro ed Intenzione rendono questa disciplina capace di trasformare la vita.



Un Posto Tranquillo Dott.ssa Giulia Migani Psicologa / Psicoterapeuta Analista transazionale socio-cognitiva Mediatore Feuerstein PAS Basic e Standard I livello Associazione Hikikomori Italia Onlus Area psicologica Referente Roma Sud

EMAIL: giuliamigani@yahoo.it

Cellulare: 338 3839479

La coppia: il patto infranto

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Prosegue il “viaggio” nel mondo della coppia… Dopo aver visto come patto dichiarato assunto e patto segreto praticabile (Tablet Gennaio 2020) si incontrino per permettere alla coppia coniugale di soddisfare reciproci bisogni e desideri, fornire cura e protezione ed essere capace di “rilanciarsi” nei momenti di difficoltà, questo mese vedremo cosa accade quando invece tutto ciò, purtroppo, non accade. È praticamente inutile sottolineare (perché è una realtà sotto gli occhi di tutti) come oggi ci si trovi di fronte a una fragilità estrema dei rapporti di coppia e ad un contesto sociale dove si è indebolita la dimensione dell’impegno aumentando conseguentemente il fenomeno dell’instabilità coniugale.

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Ciò è dovuto a molteplici cause: le difficoltà a relazionarsi in modo intimo, a costruire un progetto condiviso e portarlo avanti, la mancanza di dialogo, l’irrigidimento sulle proprie posizioni, la “lotta”

nella gestione del potere e nella condivisione di responsabilità, magari l’invadenza da parte delle famiglie di origine. E si potrebbe continuare... La relazione di coppia non si esaurisce più nel discorso relativo a sentimenti, sessualità, procreazione, famiglia ma mette in gioco molti altri aspetti che portano ad un aumento delle aspettative verso il coniuge e ad un confronto di personalità e mentalità che può diventare sia terreno di crescita che di scontro. Ogni coppia è costituita da un Io un Tu e un Noi e la costruzione di un buon rapporto dipende da come la coppia sia capace di integrare e far interagire queste tre “entità”. Quando lo scontro prevale sulla crescita prima o poi si arriva alla crisi della coppia, che non nasce all’improvviso ma dipende da un sommarsi di incomprensioni e fraintendimenti, delusioni e sofferenze emozionali e conseguenti attacchi, ripicche, fughe o lamenti, con la tendenza di attribuire all’altro l’intera responsabilità della situazione problematica. Questo scenario odierno, dove avere un matrimonio sereno che dura da diversi anni sembra essere diventata l’eccezione piuttosto che la regola, ha probabilmente contribuito al diffondersi della scelta di convivere anziché unirsi in matrimonio. Ciò può essere interpretato come un tentativo di mantenere viva la relazione di coppia riducendo l’impegno esplicito e istituzionale, cioè il patto dichiarato assunto. Quando arriva il matrimonio, solitamente in seguito all’evento della nascita di un figlio, in tal caso è il figlio stesso a “rendere istituzionale” il legame di coppia. Ma, ormai troppo spesso, nemmeno l’impegno assunto dalla coppia di fronte alla nascita di un figlio sembra essere una motivazione che possa mantenere

al sicuro la famiglia e, come abbiamo visto, sono veramente tante le ragioni che possano condurre alla delusione, alla crisi della coppia e quindi alla rottura del patto: il patto viene pertanto infranto. Cosa si intende quando si parla di “patto infranto”? Il tradimento, la rottura del patto può nascere dal sentir venir meno uno dei patti segreti che i partner si erano implicitamente assunti, principalmente la promessa di amare, prendersi cura e rimanere vicino psicologicamente ed emotivamente al coniuge. Tutto ciò può crollare non soltanto di fronte al tradimento con una terza persona ma anche quando il coniuge inizi a comportarsi in modo non accettabile, per esempio diventi violento, emotivamente inaccessibile o trascurante poiché sceglie di “sposarsi” col proprio lavoro a scapito del legame di coppia e familiare. Varie situazioni e scelte di vita, poi, possono produrre il cambiamento di un solo partner, che finisce per evolvere in consapevolezza e maturità allontanandosi così dall’altro, non riconoscendolo più come la persona di cui ci si era innamorati o comunque sentendolo a una distanza tale da non poter essere colmata. Inoltre possono intervenire imprevedibili eventi di vita che superano la soglia della sopportabilità, veri e propri traumi (per esempio una malattia incurabile, la morte di un figlio, la nascita di un figlio disabile, un tracollo economico) che la coppia non è psicologicamente pronta ad affrontare e che possono creare un effetto così dirompente da raderla al suolo come un terremoto, lasciandone le macerie. In tutte queste situazioni (e sicuramente ce ne


saranno altre) il patto di coppia intriso delle aspettative di entrambi viene rotto nel suo doppio registro (implicito ed esplicito) ed è a questo punto che si parla di patto infranto. Ma sciogliere il patto dichiarato, cioè a livello dell’impegno, non significa automaticamente infrangerlo anche a livello del patto segreto, cioè implicito. Questo è il caso del “legame disperante”, di cui parla Vittorio Cigoli (“Il patto infranto”, 1999): uno dei partner della coppia sente come intollerabile la fine del legame e non può smettere di sperare in

esso; anche quando si torni nelle proprie famiglie di origine o si viva da soli coi figli, è soltanto quel legame ciò che domina su tutto. Oppure un’altra forma di legame disperante è quella per cui, nel tentativo di salvare l’idea di se stessi come capaci di vivere un legame, allora si cerca in ogni modo di levarsi di dosso l’altro, di annullarne e distruggerne la presenza, considerandolo come un essere contagioso e persecutorio e mettendo in atto modalità proiettive e di scissione che conducono a negare il rapporto vissuto e la propria partecipazione ad esso.

Quando la coppia infrange il proprio patto si trova di fronte ad un altro compito: quello della separazione. Il separarsi è un’esperienza complessa e molto dolorosa che non prevede solo vivere la pena relativa alla fine del patto coniugale ma anche affrontare il mutamento di un nucleo familiare che si deve riorganizzare. Ciò che è importante sottolineare è che come insieme si stringe il patto, così insieme lo si scioglie e pertanto la separazione è un compito congiunto e non individuale. Ne parleremo nel prossimo numero di Tablet.


a cura di Giuseppe Menzio

I “Cacciatori del Tevere” Il 7 Settembre 1860 una colonna di volontari, che si erano autodefiniti “Cacciatori del Tevere”, al comando del colonnello Luigi Masi, con mezzi improvvisati e senza divise, iniziava dalla Toscana, e precisamente da Chiusi, l’invasione dello Stato Pontificio, allo scopo dichiarato di accelerare la realizzazione dell’unità d’Italia. L’azione cominciò con una serie di successi militari, ed i volontari, nel frattempo rinforzati da altri uomini provenienti dall’Umbria, occuparono successivamente Orvieto, Montefiascone, Civita Castellana, Fiano, Vitorchiano, Castelnuovo del Porto, Poggio Mirteto, Magliano Sabina, Toscanella ed altre località. Ma l’iniziativa era politicamente prematura e rischiosa, per cui venne fermata da un intervento di Cavour, anche in seguito alle pressioni di Napoleone III, il quale aveva garantito l’indipendenza allo Stato Pontificio.

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I “Cacciatori del Tevere” furono così costretti a ritirarsi, concludendo la loro breve, vittoriosa campagna militare il 20 Ottobre, cioè dopo 43 giorni. Da notare tuttavia che Orvieto riuscì ad ottenere l’annessione al costituendo Regno d’Italia, cogliendo l’occasione per dimostrare, sulla base di documenti d’archivio, che la città ed il suo territorio non avevano mai fatto parte, formalmente, del Patrimonio di San Pietro a partire dal 1360. I “Cacciatori del Tevere” avevano portato con sé un certo numero di francobolli del Governo Provvisorio di Toscana, che avevano acquistato prima di partire da Chiusi, e che usarono per affrancare la loro corrispondenza, affidata poi per l’inoltro agli uffici postali locali, i quali annullarono i francobolli con i timbri di cui disponevano, cioè quelli pontifici, le cosiddette “griglie”. I francobolli del Governo Provvisorio di Toscana con lo stemma sabaudo erano stati emessi il 1° Gennaio 1860, dopo che nel 1859 il granduca Leopoldo II di Lorena aveva abdicato, ed il barone Bettino Ricasoli aveva assunto la carica di capo del governo, in attesa dell’unione al Regno d’Italia. Le lettere spedite dai “Cacciatori del Tevere” furono assai poche, e naturalmente trattandosi di un periodo d’uso molto breve è facile intuire che tali lettere sono diventate nel tempo dei veri “gioielli filatelici”, rarissime, molto ricercate e del valore di centinaia di migliaia di Euro.

In basso a sinistra due francobolli del Granducato di Toscana (da 40 e da 10 cent.) con annullo “normale”; non sono rari. Invece è rarissima la lettera spedita da Orvieto a Genova, l’8 Ottobre 1860, affrancata con una coppia del francobollo da 10 cent. del Governo Provvisorio di Toscana. I francobolli stati sono annullati con la “griglia” dello Stato Pontificio.Èla più bella e la meglio conservata delle sole tre lettere conosciute. Valutata circa 500.000€. Sotto: lavandaie presso la rocca di Orvieto in una stampa dell’800.





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TABLET DRINK: CHIACCHIERE E DISTINTIVO (ispirato a The Untouchables – Gli Intoccabili, di Brian De Palma, 1987) BARMAN: Gianluca Amato INGREDIENTI: 50 ml Gin del Professore Monsieur 20 ml Vermouth Mancino Amaranto 10 ml Vermouth Dry Oscar.697 5 ml Liquore di Maraschino Pallini 1 dash di Boker’s bitter

DRINK: GHINO (ispirato al film “Hammamet”, di Gianni Amelio, 2020) BARMAN: Antonio Tittoni, bar manager e proprietario del Depero Club di Rieti INGREDIENTI: 45 ml Vermouth Del Professore Classico infuso ai lamponi 45 ml VII Hills Italian Dry Gin 7,5 riduzione di bitter rosso all’arancia 4 drops bitter ai chiodi di garofano rim di cioccolato bianco ai petali di fiori oro edibile in polvere Bicchiere: Old Fashioned Garnish: polvere d’oro edibile e un lampone PREPARAZIONE: Raffreddare il bicchiere con ghiaccio, versare tutti gli ingredienti all’interno di un mixing glass e stirrare con ghiaccio, quindi versare su un cubo di ghiaccio in bicchiere Old Fashioned precedentemente bordato con cioccolata bianca sciolta a bagnomaria con una piccola quantità di latte e aromatizzata con liquore alle rose. Guarnire con polvere d’oro edibile e un lampone adagiato sul cubo. ISPIRAZIONE Drink ispirato alla nuova avventura cinematografica di Pierfrancesco Favino, “Hammamet”, dove veste i panni di Bettino Craxi, nei suoi ultimi sei mesi di vita e che fu soprannominato da Eugenio Scalfari “Ghino di Tacco”, brigante ‘gentiluomo’ toscano del tredicesimo secolo che aveva l’abitudine di lasciare alle sue vittime sempre qualcosa di cui vivere. Questo drink vuole essere un omaggio a uno dei personaggi più discussi e controversi della recente Storia della Politica italiana. Il drink, composto da una riduzione di bitter rosso con scorze d’arancia, fino a raggiungere metà del suo volume, che legano Craxi alla sua città natale e al teatro - la corte di Milano - dei suoi ultimi atti. Il VII Hills, gin romano che riporta Craxi al periodo in cui fu Primo Ministro e all’apice della sua carriera, mentre il Vermouth Del Professore classico infuso al lampone liofilizzato, realizzato utilizzando sifone per panna e due cariche di N2O, con 4 gocce di bitter ai chiodi di garofano e bordatura del bicchiere al cioccolato bianco e liquore alla rosa. Il tutto servito su ice cube, polvere di oro edibile, a simboleggiare uno dei momenti più bui della sua vita: il celebre episodio del lancio delle monetine all’uscita dell’Hotel Raphael di Roma.

DRINK: CAN BE SWEET (ispiratoalfilm‘ToroScatenato’diMartinScorsese,1980) BARMAN: Alessio Giovannesi, Head Bartender del Ristorante Baccano di Roma, entrato in 70ma posizione nella classifica del The World’s 50 Best Bars 2019 INGREDIENTI: 45 ml Maker’s Mark bourbon infuso al dattero 45 ml Vermouth Del Professore 3 gocce angostura bitter 3 gocce Peychaud’s bitter Bicchiere: coppetta Garnish: amarena PREPARAZIONE: Per il Maker’s Mark bourbon infuso al dattero, lasciare riposare 200 gr di datteri in una bottiglia di bourbon per 12 ore e filtrare. Quindi, con la tecnica dello Stir and Strain versare e mescolare tutti gli ingredienti in un mixing glass pieno di ghiaccio per dare la giusta diluizione, fare in modo che il drink arrivi alla giusta temperatura e versare in una coppetta, con un side di amarena. ISPIRAZIONE: Il drink, ispirato alla vera storia del pugile di italiano Jake La Motta, campione del mondo negli anni Cinquanta e interpretato magistralmente da Robert De Niro, è di fatto un twist sul Manhattan Cocktail. Il cocktail si chiama ‘Can be sweet’ perché, come nel film, la vita può offrire mille opportunità, ma se non si ha la costanza di mantenere tale fortuna, può diventare un’arma a doppio taglio e La Motta ne è l’esempio, con il suo stile di vita. Citando Shakespeare, ‘il mondo intero è un palcoscenico’.

Bicchiere: coppetta Garnish: twist di arancia PREPARAZIONE: In un mixing glass precedentemente ben raffreddato versare tutti gli ingredienti in ordine di ricetta. Quindi, stirrare e filtrare in coppetta ben ghiacciata e guarnire con un twist di arancia. ISPIRAZIONE: Versione moderna adottata dal Savoy Hotel di Londra, una variante del Martinez, considerato il Padre di tutti i Martini, creato in piena era speakeasy da Jerry Thomas, quando si trovava presso il bar dell’Occidental Hotel di San Francisco, il barman più famoso della storia. L’ispirazione di Gianluca Amato nasce dalla sua grande passione per i gangster’s movie americani e per la stima nei confronti di due dei quattro protagonisti del film, Robert De Niro e Sean Connery. Al primo, Amato ha anche avuto l’onore di preparare un Dry Martini mentre era seduto per un aperitivo all’Hotel de Russie di Roma, dove lavorava. Anche Sean Connery viene associato a un fatto personale del barman, l’aver vissuto in Scozia, al Gleneagles Hotel nel Perthshire, dove ebbe l’occasione di incontrare proprio l’attore scozzese, tra gli invitati a un matrimonio. “Lo ricordo vestito con il kilt e il suo Sporran nello stile delle Highlands, mentre ballava egregiamente”. Una passione per le interpretazioni di Connery, dal suo James Bond - “il migliore in assoluto della saga” al poliziotto incorruttibile irlandese Jimmy Malone che da la caccia allo spietato Al Capone nel capolavoro di Brian De Palma. Una versione twist del Martinez, quindi, di cui oggi esistono molte versioni differenti, e lasciando da parte Genever, Old Tom ci si tuffa in un gin di classe per ricordare quei tempi del Proibizionismo, con il Gin del Professore Monsieur, prodotto, dalla Distilleria Quaglia sotto la supervisione della crew del The Jerry Thomas Speakeasy di Roma, nello spirito della tradizione erboristica italiana. Il metodo di produzione bathtub, della vasca da bagno, risale proprio all’epoca del Proibizionismo, in cui era sufficiente un recipiente, anche una vasca da bagno, per miscelare in infusione a freddo gli alcolati e le varie erbe, spezie e bucce di agrumi, in modo da far assorbire tutti i profumi, i colori e le proprietà dei botanicals.



L’avvocato risponde

a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti - lorenzettiavv@gmail.com - 06.56305241

Tale tipologia di occupazione si configura ogni qualvolta il soggetto si trovi a stare dentro l’immobile senza alcun tipo di contratto (comodato, locazione etc…) né consenso da parte del proprietario.

Cosa fare quando terzi occupano il nostro immobile? Salve a tutti e ben ritrovati. Anche per questo anno le domanda che porgete al nostro sportello sono davvero innumerevoli, molte delle quali incentrate sulle problematiche relative alle proprietà immobiliari e alla necessità di tutelare le predette ogni qual volta veniamo lesi nell’esercitare legittimamente il nostro diritto. A volte, difatti, può verificarsi la malaugurata ipotesi che qualcuno decida di impossessarsi senza la nostra volontà, ovvero, acquisendo da noi in buona fede le chiavi di accesso con la promessa poi di “regolarizzare” la situazione, di un immobile che tenevamo momentaneamente libero, ovvero, ipotesi non rara, di acquistare un immobile con smisurati sacrifici per poi scoprire come lo stesso risulti essere occupato sine titulo da soggetti estranei.

La tutela di certo è giudiziaria, dovendo, il soggetto leso, necessariamente adire il Tribunale del luogo ove si trova l’immobile al fine di ottenere un provvedimento specifico che ordini il rilascio del bene e la reintegra nel possesso dell’immobile in favore del proprietario medesimo. Le possibili azioni da esercitare sono due: 1) atto di citazione che va ad incardinare una procedura ordinaria con i tempi del caso di fatto dilatati, ovvero, 2) un ricorso più breve “ex art 702 bis c.p.c.” che solitamente il legale affronta quando il cliente si trovi nella possibilità di consegnare tutta la documentazione idonea per richiedere l’accoglimento delle proprie doglianze, senza dover richiedere al Giudice mezzi istruttori complessi, ed in tale caso potrebbe doversi prevedere la rinuncia al risarcimento del danno e, dunque, all’indennità di occupazione (che la parte lesa si riserverà a quel punto di chiedere con separato autonomo giudizio) proprio al fine di non aggravare il predetto celere procedimento.

proprietario è da ritenersi “automatico” discendendo direttamente dalla perdita della disponibilità del bene e dall’impossibilità di conseguire l’utilità ricavabile dal bene medesimo in relazione alla natura normalmente fruttifera dello stesso. Quanto alla determinazione del danno risarcibile esso può essere operata direttamente dal Giudice in virtù di elementi presuntivi semplici con riguardo al valore locativo, anche tenuto conto dell’ubicazione dell’immobile, delle sue dimensioni e delle pertinenze eventuali. Come evidenziato da una recente sentenza della Corte di Cassazione, il danno per il proprietario usurpato è da ricollegandosi al semplice fatto della perdita della disponibilità del bene da parte del proprietario ed alla impossibilità per costui di conseguire l’utilità anche solo potenzialmente ricavabile dal bene medesimo in relazione alla natura normalmente fruttifera di esso. Dunque non solo il proprietario ad oggi possiede diversi strumenti a tutela del suo diritto di proprietà leso ma, altresì, potrà vedersi garantire il riconoscimento di un risarcimento del danno per il solo fatto di aver perduto la disponibilità del bene stesso.

Doveroso evidenziare come, in tema di occupazione sine titolo di un cespite immobiliare altrui, ovvero in caso di ritardato rilascio, il danno subito dal

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sabato 15 febbraio 21.15 domenica 16 febbraio 16.30 e 21.15 PINOCCHIO di Matteo Garrone con F.Ielapi, R.Benigni Avventura, 125’

sabato 8 febbraio 21.15 domenica 9 febbraio 16.30 e 21.15 (V.O. – sottotitoli italiano) PICCOLE DONNE di Greta Gervig con E.Watson, S.Ronan Drammatico, Storico 135’

giovedi 20 febbraio 21.15 sabato 22 febbraio 16.30 18 REGALI di Francesco Amato con B.Porcaroli, V.Puccini Drammatico, 115’

giovedi 13 febbraio 21.15 sabato 15 febbraio 16.30 IL PARADISO PROBABILMENTE di Elia Suleiman, con G.Garcia Bernal, A.Suliman Commedia, 97’

sabato 22 febbraio 21.15 domenica 23 febbraio 16.30 - 21.15 FIGLI di Giuseppe Bonito con V.Mastandrea, P.Cortellesi Commedia, drammatico, 97’ giovedi 27 febbraio 21.15 sabato 29 febbraio 16.30 IL MISTERO HENRI PICK di Rémi Bezançon con F.Luchini, C.Cottin Commedia, 100’

sabato 29 febbraio 21.15 domenica 1 marzo 16.30 e 21.15 (V.O. – sottotitoli italiano) JOJO RABBIT di Taika Waititi con R.Griffin Davis, T.McKenzie Commedia, drammatico, 108’ giovedi 5 marzo 21.15 sabato 7 marzo 16.30 CENA CON DELITTO di Rian Johnson con D.Craig, C.Evan venerdi 6 marzo Omaggio a Federico Fellini (film da definire) Evento speciale a ingresso libero sabato 7 marzo 21.15 domenica 8 marzo 16.30 e 21.15 (V.O. – sottotitoli italiano) RICHARD JEWELL di Clint Eastwood con S.Rockwell, O.Wilde Giallo, drammatico, 131’

Biblioteca Onofri Momenti Musicali in Biblioteca

22 febbraio 2020 ore 11.00 UN PIZZICO DI NOVECENTO Francesco Cuoghi, chitarra Sonia Maurer, mandolino Nazarena Recchia, arpa Musiche di: H.W. Henze, G. Petrassi, D. Zanettovich 7 marzo 2020 ore 11.00 DA BACH AL ‘900 parte seconda Simona Ciaccia, pianoforte Musiche di J.S. Bach, F. Chopin, C. Saint Saens, I. Cervantes

RelAzioni a catena

Prossimo appuntamento 11 febbraio h 15.30 – 17.30

Biblioteca Sandro Onofri - Via Umberto Lilloni 39/45 - 00125 Roma (Acilia) - Municipio X Tel. 06 45460641-46 - www.facebook.com/bibliotecasandroonofri

tablet

L’ASSOCIAZIONE AIM-Agenzia Intercultura e Mobilità coordina un gruppo formato da 14 associazioni, scuole e enti uniti per l’educazione dei giovani e l’attivazione della cittadinanza, con l’obiettivo di creare una “comunità educante” che possa prevenire e combattere la dispersione scolastica nella fascia d’età 11-17 anni. Nell’ambito dell’Attività 10 di questo progetto, finanziato dall’Impresa sociale Con i Bambini, è stata sviluppata e formalizzata una collaborazione tra la Biblioteca e il Circolo Oratorio ANSPI San Giorgio, dello stesso territorio. La collaborazione prevederà incontri mensili, durante i quali gli operatori del Circolo Oratorio ANSPI accompagneranno gli studenti iscritti all’attività di supporto al metodo di studio presso la Biblioteca, dove si terranno visite guidate e letture animate.

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Scadenzario Fiscale Anna Maria De Calisti commercialista

Lo Studio De Calisti A.M. saluta tutti i Lettori che si inoltrano nello scadenzario fiscale di Febbraio 2020.

17

La prima scadenza da considerare per il mese di febbraio è quella del 17 Febbraio 2020. Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 gennaio 2020), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 17 febbraio. Lo Studio rammenta che avendo dipendenti o collaboratori occasionali, la scadenza del 17 Febbraio prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS. In riferimento ai Titolari di Partita Iva iscritti nell’albo Artigiani o Commercianti, la scadenza del 17 febbraio prevede i contributi INPS relativi al 4° trim. 2019 e la liquidazione INAIL del premio annuale 2019 – 2020. Inoltre, entro il 17 febbraio coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile dovranno effettuare il versamento.

25

Con la scadenza del 25 febbraio coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat.

Si informano i lettori che lo Studio essendo anche CAF CGN è in grado di fornire ulteriori servizi tra cui: • 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati. • Gestione Badanti e Colf. • Mod. PF SP SC • Successioni. Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione per ogni ulteriore chiarimento. Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma - 06/52352585 cell. 3333087137 - e-mail: amdec@libero.it

Lo Studio offre servizi di consulenza del lavoro




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