TabletRoma Giugno 2019

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ACILIA

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Editoriale di Stefano Quagliozzi

Il collo di bottiglia La fatidica data del 26 maggio 2019, giorno delle consultazioni europee, è dunque arrivata. Il governo giallo-verde, in carica dal 1° giugno 2018, ha da sempre guardato con interesse e preoccupazione a questo giorno, già dopo alcune settimane di guida dell’esecutivo. Infatti, dopo diversi appuntamenti di carattere amministrativo, tra cui Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Abruzzo, Sardegna e Molise tutti, dove più dove meno, vittoriosi per la Lega di Salvini, ecco apparire il test più rilevante, quello che porta ancora alle urne gli italiani, quello che investe l’Europa, la Regione Piemonte e 3500 Comuni, cioè poco meno della metà del loro totale. E’ il collo di bottiglia tanto atteso e al tempo stesso tanto temuto. Oltre che per la rilevanza numerica della popolazione coinvolta, il 26 maggio è stato importante per le posizioni assunte dal governo italiano contro le direttive dell’Unione europea; da quella più squisitamente economica, con lo sforamento a lungo negoziato al 2,04% del rapporto debito-PIL, a quella “disgraziata” dell’immigrazione, con un’Europa assente e troppo spesso cinica. Da quando si è entrati più addentro alla campagna elettorale, le due compagini che compongono il governo hanno iniziato a porre distinguo sempre più marcati sull’azione dello stesso esecutivo, fino a rivendicare le azioni portate a compimento con leggi dello Stato, dividendosi la paternità delle attività più vicine ad una politica sociale (M5S) e quelle più vicine ad una politica liberale e di sicurezza (Lega).

Ma mentre a sinistra c’è un Partito Democratico che dà - seppur velati - segni di risveglio dopo l’avvento alla Segreteria di Nicola Zingaretti, a destra Forza Italia è ancora investita da una crisi senza precedenti, nonostante la candidatura diretta di Silvio Berlusconi, che ha raccolto alle europee una quota dell’8,5%, vale a dire quasi venti punti percentuali sotto la media standard del Partito fondato nel 1993 dal “Re di Arcore”. Risultato: al di là dei distinguo per il voto che non investe il Parlamento italiano ma quello di Strasburgo, chi ha idee di sinistra ha preferito - nonostante il reddito di cittadinanza - il Partito originale della Sinistra italiana al Movimento 5 Stelle che raccoglie al suo interno anche tantissimi voti di tutti gli scontenti della politica vista negli ultimi 20 anni, di centro e di destra, reincrementando così le fila del PD. Chi è di destra ha dato credito al leader leghista che parla fin troppo chiaro alle masse, con provvedimenti drastici sull’immigrazione. Ora che in qualche modo si sono invertite le forze all’interno del governo, che a guardar bene in controtendenza con quasi tutti i Paesi della UE ha anche incrementato di 3 punti percentuali la compagine che guida l’esecutivo, le strade sono due: o si continua sulla traccia dell’accordo di governo sottoscritto a maggio dello scorso anno, oppure uno dei due Vice Presidenti del Consiglio staccherà la spina, assumendosi la responsabilità di portare l’Italia alle urne, con tutti i rischi connessi ad operazioni di questo tipo che non sempre piacciono alla base elettorale.

In ogni caso, azzardando una previsione di voto imminente si potrebbe pensare ad un’ulteriore crescita del centro-destra di Matteo Salvini e Giorgia Meloni e con un marcato assottigliamento di FI (sempreché a Berlusconi non piaccia essere ricordato come “l’affondatore” di un partito che dalle stelle è finito alle stalle) e un PD dove, nonostante il cambio di Segreteria, l’anima ancora numericamente rilevante dei parlamentari di Matteo Renzi potrebbe essere attratto dall’ennesima scissione attraverso la nascita di un Partito dell’ex Presidente del Consiglio, seguito o forse preceduto da quello di Carlo Calenda, anch’egli collocato più al centro che a sinistra e di cui in tempi non sospetti lo stesso Cavaliere lodò alcune sue mosse politiche, accreditandolo agli occhi dei suoi elettori come interlocutore affidabile. Adesso il boccino è in mano ai politici. Se non ci sarà modo di ritrovare serenità e accordo nel governo, prepariamoci a recarci davvero e di nuovo presto alle urne.


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TABLET ANNO 7 NO 73 GIUGNO 2019 SOMMARIO

ROMA

Chi siamo

8 PRIMO PIANO Intervista a Davide Mengacci

TabletRoma Reg. Trib. di Roma n° 296/2012 del 19/10/2012 WWW.TABLETROMA.IT Editore Tablet Edizioni di Cristina Anichini Via Difilo 41 - 00124 Roma P.I. 13042831001 C.F. NCHCST66E63H501F anichini@tabletroma.it Direttore responsabile Stefano Quagliozzi - quagliozzi@tabletroma.it Direttore editoriale Cristina Anichini Progetto grafico tablet ADV Maurizio De Vincentiis Impaginazione e grafica Marco Flore Stampa Poligraf s.r.l. Via Vaccareccia, 41/b - Pomezia - tel. 06 9106822 Pubblicità 340.340.69.70 Rita Chiodoni pubblicita@tabletroma.it - ritachiodoni@libero.it Direzione e redazione redazione@tabletroma.it Tablet eventi Massimo Gallus - eventi@tabletroma.it mob. 334.39.22.475

Facebook ed Instagram: La Rosa del Dessert

14 I DIARI DI WATSON Narrativa Interattiva

24 ALLENARSI IN CUCINA Tiramisù a colazione

35 MASI IN FORMA

Hanno collaborato a questo numero Cristina Anichini, Giorgia Conti, Annamaria De Calisti, Carlo Dut to, Marina Grappasonni, Libreria Novarcadia, Alessandra Lino, Federica Lorenzet ti, Giuseppe Menzio, Giulia Migani, Oriana Orlandi, Alessandro Polinori, Davide Sagliocco, Luca Carlo Santagà, Lorenzo Sigillò, Alber to Terraneo, Francesco Valente

42 STORIA DELLA POSTA I precursori del francobollo

46 TABLET ARTE Roma romantica

É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da Tablet Edizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi. La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi. Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 4 Giugno 2019.

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TABLET ROMA

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Ostia Città dei Mestieri e delle Professioni, Biblioteca Elsa Morante, Asl Sant’Agostino, Ufficio di Collocamento, Scuola Professionale CIOFS Lazio, Scuola Professionale Alberghiero CastelFusano, Scuola di Ostia Scacchi, Ostia Danza, Attività e chioschi del lungomare, Via delle Baleniere, Via Isole di Capoverde, Via Pietro Rosa, Piazza della Rovere, Corso Duca di Genova, Via dei Misenati, Via Capo Soprano, Piazza Gregorio Ronco, Via Paolini - Multisala Cineland Zona industriale Dragona e Dragona Centro Sporrtivo Helios, Via Ortolani, Via Charles Lenormant, Todi’s, Via di Dragone, Via Casini, Via Donati - Parrocchia di Centro Giano Eur e Torrino Bar e Ristorante ‘Il Fungo’ - Palombini Giolitti - Mc Donald - Highlands Institute Attività di Viale Europa - Viale dell’Ocea-no Atlantico - Viale Oceano Pacifico - Via della Grande Muraglia - Via Mar della Cina - Piazza Cina - Viale Città d’Europa - Via del Piabeta Venere - Stardust Village - Via Beata Vergine del Carmelo - Supermercato Elite Via Cristoforo Colombo - Parrocchia Stella Maris

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Primo Piano di Cristina Anichini

Intervista a Davide Mengacci Davide Mengacci, uno dei volti più noti e simpatici della televisione privata degli ultimi 30 anni. Lo incontriamo di passaggio a Roma, al 532, il Restaurant Grill del BO.MA., una splendida Country House nel cuore della Riserva Naturale della Marcigliana, durante un soggiorno di riposo dalle riprese che lo impegnano per ‘Ricette all’italiana’, la trasmissione che sta conducendo in questa stagione con la cuoca Anna Moroni. Lo ricordiamo sulle reti Mediaset fin dagli anni ‘80 e con programmi di grande successo su Rete 4 negli anni ‘90.

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Cosa ricorda di quelli che sono stati gli anni d’oro della televisione di Berlusconi? Innanzitutto una televisione allo stato nascente come era quella degli anni ‘90. Un’ esperienza irripetibile, per certi versi esaltatante e per altri sconvolgente nella parabola che va da quegli anni ad oggi. Ho cominciato a fare questo mestiere nel momento in cui, come dicevo, la televisione, per lo meno quella privata, era allo stato nascente, quindi c’erano tante idee, tanti soldi, tanta disponibilità a realizzare cose nuove, tanta voglia di costruire personaggi e programmi. E’ tutto cominciato partendo da un buon livello che negli anni è salito fino ad esplodere. Solo negli ultimi 10 ha cominciato una parabola discendente, soprattutto dal punto di vista qualitativo.

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Da cosa può essere dipeso? A mio parere questo è dovuto soprattutto al fatto che negli anni Novanta la torta degli introiti pubblicitari, che è quella che dava la linfa vitale alla produzione di programmi (perchè la cosa importante da dire è che non c’è possibilità di fare televisione senza soldi), era divisa in 6 fette, le tre reti RAI e le tre reti Mediaset. In più c’era solo Telemontecarlo che poi è diventata La 7. Nel momento in cui sono arrivate le televisioni del digitale terrestre e poi quelle dei satellitari, la torta è rimasta la stessa ma le fette invece di essere 6 sono diventate 200. E’ chiaro che ogni emittente televisiva ha a disposizione meno denaro per produrre buoni programmi. Il lamento generale del pubblico di adesso che denuncia un abbassamento della qualità dei programmi è dovuto essenzialmente al fatto che ci sono meno soldi, ma non che che ci sono meno cervelli, meno autori, meno idee. Per fare lo spettacolo televisivo ci vuole l’orchestra con tanti elementi, ci vogliono le scenografie, ci vogliono gli ‘elefanti’, ci vogliono cose costose. Ha condotto sempre format di successo. A quale è più legato? Da un punto di vista del successo vero e proprio sicuramente a ‘Scene da un matrimonio’ che è stato il programma che conducevo negli anni ‘90 e che mi ha fatto conoscere al grande pubblico. E’ il programma che faceva più numeri in termini di ascolto ed è quello che ha creato un


Con quale dei tanti personaggi televisivi con cui ha lavorato si è trovato più in sintonia? Con tanti! Beh il primo da cui ho imparato quello che so, è stato Mike Bongiorno, con il quale ho

lavorato tre anni che mi ha, suo malgrado, insegnato a fare televisione. Lui non era un tipo didattico e non era neanche un tipo che aveva voglia di insegnare. Dovevi avere voglia di imparare da lui e allora prendevi delle cose. Un altro personaggio indimenticabile, con il quale ho lavorato anche in quel caso tre anni, è stato Corrado, un signore, un grande personaggio dal quale ho imparato l’ironia e certamente un comportamento misurato. Tra i nuovi perosnaggi televisivi posso citare solo Sgarbi con cui sono sempre andato d’accordo e che mi ha sempre affascinato. Ha girato tutta l’Italia per lavoro. Come l’ha vista cambiare in tutti questi anni? Il cambiamento più sensibile l’ho riscontrato al sud del paese. Perchè 20 anni fa arrivare al sud era un’avventura. Ti trovavi in un modo diverso dal resto dell’Italia, dal punto di vista logistico, di organizzazione generale, di ristorazione. Invece da 20 anni a questa parte, soprattutto i giovani che hanno viaggiato e che hanno fatto esperienze in altri paesi, sono poi ritornati nel paese di origine costruendo delle realtà che oggi sono assolutamente a livello di quelle dell’Italia più mitteleuropea come al nord, ma anzi, tante volte la superano. Quale luogo l’ha colpita più degli altri? Non ce ne è uno. Io viaggio l’Italia da più di 30 anni, l’ho vista praticamente tutta, è impossibile scegliere. Sono affascinato però in particolar modo dalla Sicilia, che come regione italiana posso dire che è quasi come un altro continente. E’ un luogo che, grazie alla sua conformazione geografica e al vantaggio di essere un’isola, ha conservato una serie di tradizioni, di monumenti, di culture, di prodotti di ogni tipo assolutamente unici, che non hanno subito contaminazioni, come è successo nel resto dell’Italia. Per farvi un esempio in Sicilia ci sono delle razze autoctone di capre che producono latte e formaggi che non ci sono da nessun’altra parte d’Italia, perchè non sono mai state portate via da lì e trapiantate altrove. E’ un luogo incontaminato, anche se mi rendo conto essere un controsenso dire ciò

perchè in Sicilia sono passate tutte le dominazioni possibili e immaginabili. Però quello che hanno portato lì gli arabi, i fenici, i greci e gli spagnoli, è rimasto. Questo è sensazionale. Parliamo ora di Ricette all’italiana. Il format di successo dura da qualche anno. Dal 29 aprile è ripartito con Anna Moroni, la cuoca che dava lezioni alla Anonella Clerici. Oggi è lei il suo allievo. Come sta andando con Anna? E’ una professoressa ‘cattivella’? Passa il tempo a rimproverarmi perchè non faccio niente di quello che vorrebbe lei. Anna è una talebana. Basta dire che quello che cuciniamo durante la trasmissione, lei lo cucina per davvero tant’è che noi tutti della troupe mangiamo quello che cucina. E allora nella realizzazione del programma dobbiamo rispettare i tempi di cottura dei cibi. Per esempio se prepara il risotto, ci dobbiamo fermare con le registrazioni e aspettare che il risotto sia cotto. Inoltre le materie prime con le quali cucina devono essere non solo di prima qualità, ma esattamente quelle dei suoi fornitori, quindi chi si occupa degli acquisti deve andare a comprare dai suoi fornitori di fiducia. Questo aspetto non è solo maniacale ma avviene anche perchè il risultato che si deve ottenere è giustamente quello che vuole lei. Che rapporto ha con il cibo? Le piace più mangiare o cucinare? Io non cucino assolutamente, non ho mai cucinato. Sono una discreta forchetta. Ho una certa cultura del cibo che mi sono fatto in tanti anni di lavoro ma non cucino perchè non mi interessa e poi perchè, se occupandomi di cucina da cosi tanti anni quando torno a casa mi mettessi a cucinare, sarei come un calciatore che palleggia mentre va a comprare il giornale. Progetti per il futuro? No mi basta quello che sto facendo. Anzi progetti per il futuro no grazie.

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fenomeno di costume. ‘Scene da un matrimonio’ è stato il primo vero reality italiano perchè i matrimoni venivano fatti con la gente vera, quello che succedeva era vero, era un reality ante litteram. Inoltre, e soprattutto, raccontava la storia del matrimonio in Italia, cioè come ci si sposava dall’Alto Adige alla Sicilia. Raccontava mondi opposti. Da un punto di vista invece di ambizione personale, direi la ‘Domenica del Villaggio’. Perchè la mia personale ambizione in televisione è stata sempre quella di fare cultura popolare con lo ‘scatolone’. Mi spiego meglio. La televisione è un mezzo di informazione di massa, non necessariamente di intrattenimento, quindi non è adatto a fare cultura ‘alta’. Per fare cultura ci sono i libri, il cinema, il teatro. Quando io dico popolare, intendo dire che un programma come la Domenica del Villagio mi ha permesso di far conoscere a tutti gli italiani le realtà della provincia italiana che sono il vero tessuto connettivo del nostro paese, perchè il nostro paese non è fatto solo da città grandi come Milano, Roma Firenze e Venezia. E’ fatto dalla provincia che produce, nella quale si vive bene, si fanno le cose con tranquillità e che soprattutto mantiene le tradizioni del nostro paese. Allora questo programma permetteva per prima cosa di far vedere a tutti gli italiani i paesi della nostra provincia, belli e generalmente poco conosciuti. Secondo, mi permetteva di far vedere agli italiani aspetti di cultutra popolare come l’enogastronomia, l’artigianato, le piccole indutrie locali, gli imprenditori che pur rimanendo radicati nel territorio espandevano i loro prodotti in tutto il mondo. Quindi da questo punto di vista gli undici anni (tanto è durata la trasmissione) trascorsi con questo programma, sono quelli in cui ho ricevuto più soddisfazione. E soprattuto sono quelli in cui mi è stato permesso di realizzare quella che era la mia ambizione.

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Tablet Incontra di Paola Martin Rosset

Cogli l’attimo: intervista ad

Enrico Galiano

Sulle nostre pagine ecco il Keating all’italiana: lo scrittore e professore Enrico Galiano. Ve lo ricordate l’iconico professor Keating de “L’attimo fuggente”? Avete mai sognato di incontrarlo, di farci due chiacchiere, di riempirlo di mille domande? Ecco, se la vostra risposta a queste domande è “sì”, allora siete nel posto giusto. O meglio, avete colto l’attimo giusto!

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Tablet Roma ha avuto, difatti, l’onore di fare due chiacchiere con il Keating tutto all’italiana: lo scrittore e professore Enrico Galiano. Eletto nel 2015 come uno dei 100 insegnanti migliori d’Italia sul portale Materprof.it, Enrico è diventato idolo social dei ragazzi (e non solo) grazie alla webserie da lui creata con ScuolaZoo: Cose da prof. Esattamente come l’insegnante del prestigioso film, si contraddistingue per il suo modo piacevolmente vero e diretto di rivolgersi ai ragazzi, ma anche a chi ci orbita attorno, lanciando così un messaggio alquanto rilevante per la società: quello della spontaneità. La spontaneità delle idee, dei sentimenti e persino degli errori che, post dopo post, ci insegna ad ammettere.

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La medesima spontaneità che gli ha permesso, nel 2017, di scalare la vette delle classifiche con il suo libro “Eppure Cadiamo Felici”, romanzo che lo incorona definitivamente come “professore a domicilio”: in grado di portare una lezione sotto a quei tetti che, a quanto pare, non coprono una cattedra. Ciao Enrico! Grazie mille per la tua disponibilità, iniziamo: come ti descriveresti a chi ancora non ti legge e/o non ti segue sui social? “Uno che insegna, scrive, fa video, canta in bicicletta, balla Baby Shark con sua figlia, mangia tanto, dorme poco e cerca di stanare ovunque siano tutte le schegge di bellezza che ci sono in giro.” Quando è iniziata la passione per la scrittura? “Alle elementari. Ho iniziato come poeta. E non ti nascondo che un giorno mi piacerebbe scrivere un libro di poesie.” Sarebbe davvero interessante! Tu sei insegnante, scrittore e webstar di ScuolaZoo: rinunceresti ad uno di questi ruoli per dedicarti soltanto ad uno in particolare? “Se la matematica non mi inganna, per dedicarmi solo ad uno… dovrei rinunciare a due! – scherzaComunque insegnare e scrivere sono due cose che, finché avrò forze, non vorrei mai smettere di fare. Non chiedermi di rinunciare a nessuna di queste due!” Hai ragione! Effettivamente la matematica non è mai stata il mio forte, prof! Ecco, a proposito di

prof: quanto i tuoi alunni influenzano i tuoi libri? Ci sono episodi a cui hai assistito magari in classe che hanno ispirato, anche in minima parte, i tuoi racconti? “Scrivere significa fare dei mosaici con la realtà: la realtà ti dà milioni di piccole tessere, poi tu le ricombini per costruire qualcosa che prima non c’era. Quindi almeno il 90% di quello che racconto è frutto di storie vere.” Dai social vediamo che sei anche uno splendido papà! Ecco, il pensiero che un giorno tua figlia potrà leggere i tuoi libri ha, per qualche verso, condizionato il tuo modo di scrivere? “Moltissimo, specialmente nell’ultimo libro, tra i cui personaggi è presente un meraviglioso papà che descrive esattamente il tipo di padre che io vorrei essere per mia figlia.” Parliamo proprio del tuo ultimo romanzo, “Più forte di ogni addio”, che a pochi giorni dall’uscita ha già ottenuto un notevole successo. Come lo definiresti se avessi a disposizione un solo aggettivo? “Toccante.” Ringraziamo ancora Enrico per la sua disponibilità nell’averci dedicato parte del suo tempo e, nel caso non aveste ancora avuto l’occasione di conoscerlo (quasi) in prima persona, vi lasciamo il link che potrebbe proprio fare al caso vostro: www.facebook.com/enricogalianoautore


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SABATO 8GIUGNO

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Gli appuntamenti di Giugno ALESSANDRO MAURO PRESENTA

GIANLUCA WAYNE PALAZZO PRESENTA

SABATO

SABATO 8GIUGNO

VENERDì

22GIUGNO

Ore 18:30

28GIUGNO

Ore 18:30

Ore 18:30

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L’ incontro avrà luogo presso il Centro Sociale Polivalente di Casal Palocco, Viale Gorgia di Leontini, 171 Roma

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ENRICA ARAGONA PRESENTA


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Il diario di Watson

di Ivan Alemanno - www.watsonedizioni.it - watsonedizioni@gmail.com

Joe Dever autore di “Lupo solitario”

Narrativa interattiva. Nuova vita per i librogame!

Fenomeno degli anni ‘80, diffusissimi tra gli adolescenti pre smartphone e consolle, i libri gioco, o romanzi interattivi che dir si voglia, stanno vivendo una rinascita e sono più esplosivi che mai. Grazie al riposo degli ultimi 20 anni, le nuove proposte inserite sugli scaffali da un anno a questa parte stanno ottenendo fortissimi consensi anche dalle attuali generazioni. Si parte dalla riedizione dei classici come “Lupo solitario”, “Fighting Fantasy” e “Lex Arcana” per proseguire con assolute novità a firma di grandi e piccoli editori. Ma è d’obbligo spiegare a tutti voi cosa sia un librogame: il lettore si trova davanti un testo di narrativa suddiviso in paragrafi e senza il numero di pagina, questo perché a ogni paragrafo sarà chiamato a fare una scelta che lo porterà a leggere il prosieguo dell’avventura e quindi affrontare tanti bivi quanti saranno necessari per giungere alla conclusione del libro. Un vero e proprio gioco da leggere. Un toccasana per l’attuale situazione dell’intrattenimento dei bambini e dei ragazzi, uno stimolo a divertirsi leggendo. Ecco quindi che anche la nostra casa editrice, i cui genitori sono cresciuti tra i balzi di paragrafo, ha voluto pensare a una collana dedicata a questo tipo di

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narrativa. Ricordo che due anni fa, mentre ero in un istituto scolastico del viterbese, ebbi modo di rispondere alla domanda di uno studente che mi chiedeva quali fossero stati i libri con cui ero cresciuto. Oltre ad alcuni classici della letteratura mondiale, citai i librogame e raccontai di cosa si trattava: fu l’apoteosi dell’attenzione! Oltre 250 ragazzi con occhi sbarrati e orecchie attente a vivere il mio ricordo per concludere con un “E dove si possono comprare?”. Oggi abbiamo realizzato il nostro primo prodotto, figlio di quell’esperienza e del nostro passato da ragazzi privi di tecnologia. Si tratta di una ri-narrazione di Jekyll e Hyde di Robert Louis Stevenson in cui il giocatore/lettore veste i panni di Henry Jekyll, con la coscienza di Edward Hyde che lo accompagna per tutta la lettura in qualità di secondattore. La collana, a differenza di quelle viste fin’ora, vedrà la riscrittura di alcuni grandi classici della letteratura gotica mondiale offrendo un percorso alternativo a chi ha già letto il testo e un approccio più ludico ai giovani avventori. Siamo certi che la seconda vita dei romanzi interattivi porterà ottimi frutti e darà grandi soddisfazioni a chi vuole solleticare l’interesse dei ragazzi verso la lettura. Vi lascio con la copertina del nostro volume targata Vincenzo Pratticò Artworks.

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Tablet presenta a cura di Cristina Anichini

Le liste bianche

Una storia incredibile. Strane coincidenze e misteriosi incontri. Inquietanti missioni. Dimensioni parallele, sogni e realtà Intervista all’autore

Iacopo Bellavia

Iacopo Bellavia è nato a Roma nel 1971. Dopo gli studi classici si è dedicato allo studio della comunicazione e all’esplorazione della creatività. Ha lavorato come grafico illustratore e pubblicitario, progettatore di loghi, identità, strategie di marketing, prodotti cartacei e giochi da tavola. Specializzato come designer, sviluppatore, copywriter e content editor, nutre da sempre la passione per la fantascienza: fin da ragazzo ha letto autori classici e moderni, perdendosi in realtà parallele e in altre dimensioni, al punto da intraprendere egli stesso la strada della scrittura. Le liste bianche è la sua prima storia. Editore L’Erudita.

Come possiamo definire il genere in cui ti stai cimentando? In effetti non mi è semplice spiegarlo. Sicuramente il mistero e il surreale sono alla base dei miei scritti, però credo sia la fantascienza, che la faccia da

IACOPO BELLAVIA

“Un strano colloquio di lavoro sconvolge la vita di Giona, giovane impiegato in un supermercato e in cerca di una nuova occupazione. Non ricorda nulla ma in mano ha un foglio con delle istruzioni per svolgere una misteriosa missione. Con l’aiuto del suo migliore amico, Leo – anch’egli inspiegabilmente coinvolto – si ritrova a vivere situazioni incredibili, viaggiando per l’Europa nel tentativo di ricomporre i pezzi di un puzzle inquietante. Un burattinaio occulto inizia a guidarlo alla scoperta di terribili segreti, svelandogli che nulla è come sembra. Chi si nasconde dietro alla bella Moira e allo studio dell’avvocato Leonetti? E cosa sono le Liste bianche? Per chiudere il cerchio e spezzare la catena di misteri che lo ha coinvolto, Giona dovrà scendere nelle profondità del suo inconscio e affrontare un avversario che è rimasto nascosto in attesa del momento giusto Il misterioso essere per colpire. Con uno stile fantastico, Iacopo Bellavia accompagna il gli si avvicinò a pochi centimetri, lettoreilinfiato un’avventura di colpi di scena, ne poteva udire dentro ricca l’orecchio. alla ricerca di un nemico a Poi qualcosa lo sfiorò. metà strada tra sogno e realtà”

i sogni di Lovecraft, gli orrori di Stephen King e la fantasia di Tolkien. Ma c’era qualcuno che mi attendeva pazientemente dietro l’angolo del tempo, per indicarmi la giusta direzione: Clive Staples Lewis, autore di storie incredibili che, una volta lette, ti porti appresso per sempre. Il mix tra fantascienza, mistero e profonda introspezione, mi ha catturato.

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A chi è ispirato il personaggio protagonista della tua storia? Credo sia originale, è arrivato da solo. Sai, spesso con la mente vago in altre dimensioni alla ricerca di persone, luoghi e storie da raccontare. È lì che trovo i personaggi. Giona, protagonista suo malgrado, si è presentato un giorno per raccontarmi la sua storia. L’ho ascoltato, ma l’ho trovata molto confusa. Poi, quando Giona se n’è andato, ha bussato alla mia porta Leo, il coprotagonista, che invece mi ha raccontato tutt’altra storia, all’insaputa del suo amico. Duelaottiche diverse Un strano colloquio di lavoro sconvolge divita uno stesso incubo. Nella di Giona, giovane impiegato inloro un dimensione c’erano anchee un molodidiunalegno supermercato in cerca nuovascricchiolante, abbandonato un lago occupazione. Nonsuricorda nulla freddo ma in e grigio, e una silenziosa sul per vialetto di uno manopanchina ha un foglio con delle istruzioni strano illuminata da un svolgereparco, una misteriosa missione. Conlampione che non faceva luce… troppo per non l’aiuto del suo migliore amico,interessante Leo – anch’egli inspiegabilmente coinvolto – si scriverne. ritrova a vivere situazioni incredibili,

LE LISTE BIANCHE

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Ciao Iacopo, presentiamo ai nostri lettori il tuo esordio letterario. Come nasce questa passione per la scrittura? Ciao Cristina e ciao a tutti i lettori di Tablet, in realtà la mia passione è la comunicazione. Ho sempre avuto tante cosa da dire a tutti e la scrittura è il mezzo che mi sembra più idoneo. L’ho sempre ritenuta rapida e veloce. Basta un pezzo di carta e una penna, e il gioco è fatto! Che genere di letteratura e quali autori ti hanno più affascinato negli anni? Ho cominciato con l’avventura. Da piccolo ho letto molti classici, Jules Verne, Melville, www.lerudita.com Twain, Clarke… ma poi la nostra dimensione ha iniziato ad andarmi stretta e quindi ho imparato da Isaac Asimov come far 9 788867 705412 viaggiare la mente per gli infiniti universi dell’immaginazione. Vagando ho incontrato

padrona. Ma non necessariamente quella distopica, che cerca di trasportare il lettore in un’era cupa in cui regnano atmosfere post atomiche e tecnologici cavalieri medievali. A me piace scavare nella mente dei personaggi e raccontare le loro storie fantastiche.

IACOPO BELLAVIA

le liste bianche

ISBN 978-88-6770-541-2

Una storia incredibile. Strane coincidenze e misteriosi incontri. Inquietanti missioni. Dimensioni parallele, sogni e realtà.

L ’ ERUDITA

tentativo viaggiando perche l’Europa Sappiamo è nelgià in dicantiere una ricomporre ipubblicazione. pezzi di un puzzle inquieprossima Si tratta di un tante. Un burattinaio occulto inizia a guisequel? alla scoperta di terribiliè segreti, LedarloListe Bianche unasve-lunga storia landogli che nulla che è come sembra. Chisequel, si autoconclusiva non ha un almeno nasconde dietro allalabella Moira e allo stu- verte su ben per ora. Invece prossima storia dio dell’avvocato Leonetti? E cosa sono le altri scenari e si svolgerà in un altro quando. Liste bianche? Per chiudere il cerchio e Al momento sono a caccia dei protagonisti, spezzare la catena di misteri che lo ha che si nascondono in luoghi profondi e bui, coinvolto, Giona dovrà scendere nelle difficili dadelinterpretare. Per ora ne ho tratto suo inconscio e affrontare profondità alcuni piccoli racconti che ho sottoposto a varie un avversario che è rimasto nascosto in persone, e devo giusto dire che sono risultati molto attesa del momento per colpire. inquietanti… sembraIacopo promettere Con uno stile fantastico, Bellavia bene! accompagna il lettore in un’avventura ric-

Grazie Iacopo per la disponibilità. A breve ca di colpi di scena, allatua ricerca di un il nemico tuo libro verrà in alcuni luoghi a a metà stradapresentato tra sogno e realtà. Roma e nel nostro Municipio. Ti auguriamo il meglio e aspettiamo le date degli eventi. Ai nostri lettori consigliamo di seguirci nelle prossime settimane anche on line su www. tabletroma.it


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Un mondo migliore...inizia a casa!

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Si intitola così l’ultima campagna internazionale di Ikea, lanciata per ispirare le buone abitudini in fatto di ecologia a partire dalle mura delle nostre abitazioni. Il colosso svedese si fa sempre più green e affronta il tema della sostenibilità con due nuove campagne ideate per favorire ed incentivare il rispetto per l’ambiente. Riflettendo sull’importanza della sostenibilità ambientale nelle vite dei cittadini, Ikea ha pensato che un ulteriore aiuto, su questa tematica, potesse arrivare anche dai suoi servizi e prodotti. Così, Alla base di questa campagna, che parte dai gesti quotidiani, troviamo alcuni dei prodotti Ikea. Quelli pensati per conservare, risparmiare e gestire al meglio oggetti, risorse e alimenti all’interno delle nostre case, come le bottiglie in vetro per contenere l’acqua del rubinetto, i contenitori per conservare gli alimenti o i miscelatori per ridurre il consumo di energia ed acqua calda. Sulla scia di questa campagna e nell’ottica dell’economia circolare, è stata lanciata anche l’iniziativa “dai una seconda vita ai tuoi mobili Ikea usati” promuovendo così, anche il tema del second hand. Il progetto permette ai clienti di riconsegnare un mobile in buono stato in

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cambio di un buono acquisto da rispendere nei negozi Ikea. Iniziativa questa, pensata come elemento comune tra coloro che vogliono rivendere o ricomprare un prodotto di seconda mano o chi vuole donargli unicamente una seconda vita, aggiustandolo o personalizzandolo per un nuovo ambiente o uso, oppure semplicemente per donarlo a chi può averne bisogno. In occasione di queste campagne Ikea organizzerà alcuni seminari, dedicati alla sostenibilità e guidati da un green team di esperti, in grado di fornire consigli utili, anche nel progettare o riorganizzare spazi, nel pieno rispetto dell’ambiente. In Ikea, dichiara Alessandro Aquilio Country Communication and Sustainability Manager per Ikea Italia, siamo convinti che sia dalle piccole azioni all’interno delle nostre case che può iniziare un mondo migliore. E proprio su queste piccole azioni si basa la nostra campagna che avrà una durata triennale e la finalità di ricordare quali sono le piccole cose che possiamo fare ogni giorno per segnare un cambiamento positivo e rispettare l’ambiente: riducendo le emissioni, rispar-

miando risorse preziose come acqua e gas, usando materie prime provenienti da sorgenti sostenibili, sfruttando fonti di energia rinnovabile, diminuendo la produzione di rifiuti da smaltire nel modo corretto dando nuova vita agli oggetti che ci circondano”. Oltre alle campagne lanciate, è stata anche avviata una collaborazione con il brand Wölmann per rendere disponibile l’acquisto di pannelli fotovoltaici in alcuni negozi Ikea e sullo store online. www.ikea.com/it Vivere una vita più sostenibile fa bene all’ambiente ma anche al portafogli. Bastano piccoli gesti quotidiani per ottenere grandi risultati quali: ridurre gli sprechi di cibo, scegliere borse per la spesa riutilizzabili, consumare più alimenti di origine vegetale, far asciugare i panni all’aria, ecc.. Sembrano gesti minimi ma spesso, anche questi, non vengono, seguiti da tutti. Eppure, sono proprio le piccole azioni che messe insieme diventano grandi!



Tablet musica di Francesco Valente

La Voce, il Canto

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Noi usiamo oggetti per semplificare la nostra vita, e questa facoltà è anche una delle importanti differenze che ci distinguono dagli animali e dimostra la nostra unica e straordinaria capacità intellettiva. L’utilizzo di questi strumenti e attrezzi di ogni genere ha di straordinario anche il fatto che lo facciamo con animosità, cioè gli trasmettiamo le nostre volontà, li usiamo con più o meno talento, a seconda dell’esperienza e delle capacità individuali, insomma un prolungamento della nostra fisicità a cui trasmettiamo la nostra anima. Questo vale anche per gli strumenti musicali ovviamente, pieghiamo le dita per far suonare quel pezzo di legno come noi vogliamo, passione, dolcezza, impeto…. ahhhhhh che fatica e che bellezza! siamo veramente degli esseri straordinari noi umani. Ma quando questo strumento è dentro di noi, e non abbiamo bisogno di qualcosa che sia altro da noi, si raggiunge il top della nostra espressione. Beh avrete capito, mi riferisco allo strumento degli strumenti, all’ “All In One” che abbiamo di serie: La Voce umana, la nostra voce. Per un appassionato autore e arrangiatore di canzoni come me è naturale mettere la voce al centro di ogni cosa, e dare per scontato che tutto gli debba girare intorno, ma ovviamente la Musica è anche strumentale e in certi casi la voce è uno strumento come altri che ha il suo spazio e non necessariamente centrale, ma a servizio dell’opera. Certo che a quella nota cantata così bene, con quel bellissimo timbro originale e caratteristico si aggiunge un testo che ti commuove o ti diverte… insomma il risultato emotivo credo sia il doppio, anzi direi esponenziale. Detto questo, vado a presentare gli strumenti, ed è la prima volta che mi capita di intervistarne uno, anzi due, in carne ed ossa : ) ! Gli strumenti in questione si chiamano Daniela Pistagna e Laura Tarantini, le due bravissime e belle insegnanti di canto della nostra scuola, nonché performer di loro progetti discografici artistici e didattici, Daniela in quanto cantautrice e Laura in quanto voce della band Musita, un duo che si completa con il musicista/autore Ubaldo Schiavi.

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Ciao Laura, ciao Daniela. Voi secondo me siete fortunate, e non lo dico perché ai concerti non caricate e scaricate strumenti tipo i batteristi … siete d’accordo? D. Assolutamente si, chi canta si fa portavoce di melodia e testo e nessun altro strumento ha questo onore che è anche un onere però, ma mi nutre e galvanizza. L. Si siamo fortunate perché il nostro strumento è dentro di noi… meraviglioso, ci permette di esprimere le nostre emozioni e ci rende strumenti unici al mondo. Perché avete scelto di cantare? lo chiedo anche per sottolineare il fatto che bisogna avere una predisposizione caratteriale di un certo tipo, che ha mille sfaccettature diverse, ma secondo me una matrice comune…. perlomeno per essere un front man. D. Cantare per me è fisiologico, respiro, mangio e bevo, rido e piango…e canto, ma so che è un dono di cui ho cura e l’ ho trasformato in mestiere.. è una questione di carattere. L. Io non ho scelto nulla, ho sempre cantato. È sempre stato essenziale per la mia esistenza come il bisogno di respirare. Si può cantare in coro, sotto la doccia o in macchina, non è un obbligo essere un frontman. Chi canta lo fa perché sente di esprimersi al massimo della sua potenzialità con la voce piuttosto che con un violino, per citarne uno. Perché la voce la chiamano lo strumento dell’Anima? D. La voce coglie qualcosa che arriva da un’altra dimensione e te la suona e con il testo te la racconta. L. Perché è l’unico strumento che suona dentro e non fuori di noi, è l’eco diretto della nostra energia intima. Ho notato, e quasi sempre in ambito di musica leggera, che alcuni cantanti soffrono di un senso d’inferiorità’ rispetto ai loro colleghi musicisti? perché ? D. È verissimo, e questo è uno dei motivi per cui fin da giovane ho approfondito gli studi sopratutto di Armonia che amo in modo particolare…studiare ti mette su un piano più consapevole e pareggia il rapporto con i musicisti…è un po come saper parlare

due lingue, l’altra è quella dell’anima e li non ci sono studi che tengano. L. Forse perché il cantante spesso viene visto come chi non deve studiare nulla per fare musica, che si poggia solamente su doti naturali. Quando invece il cantante, più di ogni altro musicista, si espone maggiormente da un punto di vista fisico. Se sei stanco, se hai l’ansia, se hai mal di pancia, insomma ogni piccola debolezza fisica può indebolire il tuo strumento. Rinforzare la mente per sormontare tutti questi aspetti è fondamentale. Bisogna studiare. Saluto e ringrazio Daniela e Laura, credo che abbiano detto tutto loro, alla prossima puntata qui su TabletRoma.


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Tablet presenta a cura di Cristina Anichini

Basilio.

Racconti di gioventù assoluta Intervista all’autore,

Alessandro Mauro

Esce in questi giorni il suo nuovo libro edito da Augh!. Classe ‘65, Alessandro Mauro ha fatto della scrittura il suo mestiere da sempre, pubblicando centinaia di articoli su testate a diffusione nazionale e curando molti prodotti editoriali. Al suo secondo esordio in libreria e in occasione della presentazione presso la Novarcadia di Casalpalocco scambiamo con lui qualche battuta su Basilio e dintorni. Scrivi da tantissimi anni per gli altri. Cosa ti sta spingendo a uscire allo scoperto con dei tuoi scritti? Credo che proprio scrivere per mestiere mi abbia tenuto in contatto con questa pratica. Che siano articoli, testi per video oppure per pagine pubblicitarie, passo un sacco di tempo in mezzo alle parole. Quasi sempre, però, per gli scopi di chi mi commissiona il lavoro. Tutto sommato era prevedibile che a un certo punto mi venisse voglia di una scrittura più libera, di usare le parole per dire quello che mi pare. Sono passati due anni dalla pubblicazione del tuo primo libro che, ricordiamo ai nostri lettori,

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è stata un’originale ‘guida’ in prosa sulle scale di Roma. Oggi ti presenti nelle librerie con una raccolta di racconti che hanno, come peculiarità, lo stesso protagonista, Basilio. Chi è Basilio? Basilio è un ragazzino, che racconto dopo racconto cresce. All’inizio fa la prima elementare e a un certo punto lo invitano a una festa per la maturità. In mezzo succedono tutte le cose del libro. Percorri con Basilio dei momenti importanti della crescita di un individuo durante l’infanzia e la giovinezza. Sono quasi tutti ricordi del tuo percorso di vita? L’idea che sta dietro questi racconti è che ci sono stagioni in cui quasi tutto è importante, perché quasi tutto è inizio. Molte delle cose che capitano a Basilio nel libro, gli succedono per la prima volta. Questo aggiunge intensità ai giorni. O almeno questa è la visione che ho io di infanzia e giovinezza. Quanto all’origine delle storie, c’è qualcosa di “mio” in un libro che parla delle scale di Roma; figurati se non c’è qui. Però tutto è mischiato con molto altro. Alcune cose sono successe a me, altre a persone che conosco, altre ancora sono proprio inventate. Una mescolanza molto frequente in letteratura, che ovviamente è un parolone. Quanta nostalgia hai del bambino che sei stato? La risposta vera è che non lo so. Non credo di avere proprio nostalgia, almeno nel senso che non ho desiderio di tornare indietro. Di sicuro però, c’è un senso di profonda appartenenza a ciò che sono stato. Qualsiasi adulto ha una relazione con quello che era a tredici anni, e questo mi sembra interessante. Detto questo, se penso a Basilio, e al fatto che è quasi sempre alle prese con qualche guaio, quasi sempre in soggezione per qualcosa, non mi sembra che la nostalgia sia il tasto principale suonato dai miei racconti. Il punto è che, spesso, quegli anni paiono belli nonostante tutto. Quanto si perde di noi stessi nel diventare adulti? Domandona. Non è facile dirlo in modo che non sembri una scemenza, però magari si può provare a restare un po’ amici del ragazzino o della ragazzina che siamo stati. La gioventù è la stagione della forza e della bellezza, ma anche dell’insicurezza profonda, dell’adesione ai modelli. Con molta fortuna si può restare se stessi, o diventarlo, addirittura invecchiando. Questi racconti non sono collocabili in uno spazio tempo ben preciso, anche se si intuisce che siano ambientati in anni in cui le relazioni tra le persone ancora godevano di una certa spontaneità.

Vedi molta differenza tra la tua giovinezza e quella dei ragazzi di oggi? Ho scelto di non connotare con precisione spazi e tempi per lasciare più margine all’idea che Basilio siamo tutti. Mi diverte pensare che ciascun lettore ambienterà i racconti dove e quando gli pare. Detto questo, per me i luoghi sono molto definiti. Anche le parti del tutto inventate me le figuro in posti piuttosto precisi. Credo che, per chi li conosce, non sarà difficile riconoscere alcuni paraggi. Qui, di sicuro, qualche riferimento personale c’è: ricordo l’arrivo a Casal Palocco a metà degli anni Settanta. Venivo dall’Appio Latino, e mi sembrava di essere approdato su Marte. Quanto ai giovani d’oggi, bisogna anzitutto dire che alcuni degli spunti per le storie di Basilio arrivano proprio da loro. Dopodiché, per accorgersi che telefoni e social hanno cambiato le relazioni, non serve essere scrittori. Basta avere l’età sufficiente per ricordarsi com’era prima. Un primo libro di prose brevi, un secondo di racconti ma molto vicino al romanzo. Sono il preludio a qualcosa di più strutturato che hai già in mente? Mi piace molto che tu definisca Basilio “molto vicino al romanzo”. In realtà i racconti non rimandano in modo esplicito l’uno all’altro, ma è possibile che il fatto di avere tutti lo stesso protagonista dia loro una certa compattezza. È come un romanzo fatto di piccoli accadimenti sparsi. Un’unica storia con molte parti mancanti. Scrivere un romanzo vero e proprio è una partita diversa, e richiede un impegno maggiore in termini di costruzione, di architettura. Un paio di documenti aperti sul computer ci sono, e anche una nuova cosa su Roma. Vediamo. Alessandro grazie, salutiamo te e Basilio, invitando i nostri lettori a conoscervi, cercandovi nelle proprie librerie di fiducia.



Facebook ed Instagram: La Rosa del Dessert

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Burro e Menta e la Pinsa Romana Tante sono le domande che molti si pongono intorno alla Pinsa, da non confondere assolutamente con la Pizza. Ci risponde Marco Porrini illuminandoci su questo piatto tanto chiacchierato. Burro e Menta è ristorante certificato per la produzione della Originale Pinsa Romana. Ciao Marco, perché la pinsa in un ristorante ‘gourmet’ come il tuo? La presenza della Pinsa Romana nelle proposte culinarie di Burro e Menta nasce per un mio personale interesse per i lievitati. Sono un fan del carboidrato e la pizza mi ha sempre appassionato fin da bambino. Mi incantavo a vedere i forni accesi con i pizzaioli che a volte si divertivano a farle volteggiare in aria. Il forno a legna e certi profumi sono le cose che mi hanno sempre colpito del lavoro del piazzaiolo. Quindi, quando ho deciso di aprire Burro e Menta, ho voluto offrire ai clienti un prodotto di qualità anche relativamente nuovo, perché sono da pochi anni che il marchio e il prodotto Pinsa Romana è sul mercato. La pinsa romana è quindi anche un marchio certificato? Si, parlo di marchio perché effettivamente è un prodotto specifico, un po’ come la Verace Pizza Napoletana. C’è un disciplinare che la protegge, che la tutela per evitare che chiunque faccia un impasto e gli dia una forma allungata possa definirla Pinsa. Solo seguendo certe istruzioni, utilizzando specifiche farine e attuando delle lavorazioni fatte a mestiere, si ottiene la fragranza e la leggerezza tipica della pinsa. Perchè una pinsa costa più di una pizza? La pinsa comporta una lavorazione particolare e l’uso di prodotti di alta qualità. Nonostante gli ingredienti di base siano gli stessi della pizza i criteri di produzione sono diversi, più complessi e richiedono personale adeguatamente formato e preparato.

ottimale riparte e comincia a nutrirsi di tutto quello zucchero che, nelle 24 ore di riposo (tempo minimo richiesto dal disciplinare della Pinsa Romana) si è venuto a creare nell’impasto. Il lievito, così mangiando, diviene molto energico e permette il gonfiarsi dell’impasto. Anche la lavorazione è particolare? Ci sono alcuni passi da seguire dopo aver tirato fuori l’impasto dal frigofero: si alternano lavorazioni e riposi, dopodiché si inforna. Le farine che si usano hanno la caratteristica di trattenere l’acqua fino all’80% del loro peso. Quando entra in un forno ad altissima temperatura, tutta questa acqua diventa vapore che si espande e forma le bolle che troviamo a fine cottura. Questo è uno dei motivi che rende la pinsa particolarmente leggera, croccante e digeribile, oltre al fatto che viene usato un mix di farine Di Marco, certificato, che permette la realizzazione di questa specialità. Da dove deriva il nome pinsa? L’origine risale agli antichi romani che preparavano delle focacce con un mix di farine di cereali, un cibo povero. Il nome deriva dal termine latino ‘pinsere’ cioè schiacciare, allungare. Infatti la forma ovale è dovuta proprio alla manipolazione durante la stesura del panetto, tutto lavorato esclusivamente a mano, divieto assoluto di strumenti che non siano le mani e le dita del pizzaiolo. Perchè è diventata di moda? Grazie all’interesse di un mulino di Roma, Farine Corrado Di Marco, che ha riscoperto e ristudiato questo impasto perfezionandolo con tecnologie moderne e con un impianto di produzione altamente innovativo. Inoltre ha voluto proteggere questa lavorazione da possibili falsi creando un’Associazione di tutela del consumatore: L’Originale Pinsa Romana che certifica le Pinserie che rispettano il rigoroso decalogo.

Ci spieghi un po’ più nel dettaglio? Farina, acqua, olio, lievito e sale. Sono 5 ingredienti. Intanto è il procedimento nel suo complesso che rende il prodotto croccante e molto alveolato. Le bolle che si creano sono date dall’alta percentuale di acqua presente nell’impasto. A questo si aggiunge la bassa quantità di lievito presente, 15 grammi su circa 12 chili di prodotto lavorato, che rende il tutto altamente digeribile.

Quali sono i condimenti di una pinsa oltre ai classici gusti? Si può condire come qualsiasi altra pizza. La caratteristica di essere molto croccante, digeribile consente al pinsaiolo di usare anche condimenti più ricchi. Per esempio nel nostro prossimo menù siamo lieti di proporre alla nostra clientela la pinsa con porchetta di Ariccia IGP, friggitelli e scamorza affumicata. Il nuovo menù presenterà delle vere sorprese, ma non voglio anticipare troppo. Venite a trovarci! Non facciamo pinsa da asporto, una volta a casa e fredda perderebbe tutte le caratteristiche del prodotto che vi ho illustrato.

Perchè così poco lievito? L’ impasto viene fatto maturare in cella frigorifera. La bassa temperatura consente il formarsi di una serie di zuccheri all’interno di esso. Tirato fuori dal frigo si riattiva il lievito, che al freddo era bloccato. Pertanto appena raggiunge la sua temperatura

Con quali bevande abbinate la pinsa? Abbiamo un’ottima scelta di birre alla spina e artigianali in bottiglia. Di recente è di moda abbinarla al Lambrusco, che sta tornando in auge e che si sposa molto bene con la pinsa grazie alla sua nota frizzante.

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DRINK: IRON MAN-GO PUNCH (ispirato al film “Avengers: Endgame”, di Anthony e Joe Russo, 2019) BARMAN: Nicholas Pinna, barmanager dell’Hotel Locarno di Roma INGREDIENTI: 6 cl Gosling’s Rum 4 cl purea di mango 1.5 cl sciroppo ananas e rooibos 2.25 cl succo di lime Angostura bitter Top Champagne Jacquart Bicchiere: iron shaker usato per la preparazione del drink Garnish: frutti rossi e foglie di menta PREPARAZIONE Versare direttamente tutti gli ingredienti nell’iron shaker, shakerare e decorare. ISPIRAZIONE: Un drink con spoiler: chi lo beve, alla fine....ne ordinerà un altro! Nell’iron shaker tutto si consuma: dramma, commedia e momenti epici, con finale in climax crescente di gusto. Il Gosling’s Rum si unisce alla squadra della purea di mango dal classico costume giallo, con quindi il succo di lime, inizialmente acerbo, ma raddolcito dallo sciroppo di ananas e rooibos. L’angostura bitter si sacrifica per tutti e arriva il top delle bollicine di Champagne Jacquart a risolvere la situazione e il combattimento finale. Una garnish virata al rosso, con frutti come ribes e ciliegia, omaggio al personaggio interpretato da Robert Downey Jr. Iron Man-Go è un amico fedele, che non tradisce, dalla corazza rigida e il cuore leggero.

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DRINK: MULHOLLAND DRIVE (ispirato al film “Mulholland Drive”, di David Lynch, 2001) BARMAN: Gian Paolo Di Pierro, barmanager del Club Derrière di Roma INGREDIENTI: 30 ml Teeling Irish whiskey 20 ml Cocchi storico 30 ml Campari Bitter 10 ml Chartreuse Verde 2 das Angostura bitter Bicchiere: Coppetta PREPARAZIONE: Mescolare tutti gli ingredienti con ghiaccio e filtrare in coppetta. ISPIRAZIONE: Drink ispirato al visionario film che prende il via da un incidente stradale sulla famosa Mulholland Drive di Hollywood. Parlando di strade, boulevard e vite mondane, non si poteva che rendere omaggio a un grande classico della miscelazione, appunto, il Boulevardier, con un “incrocio” (ops!) spiccatamente irlandese. Non solo la sostituzione del whisky americano con un superbo Teeling irlandese, espressione della sapienza della famiglia Cooley, ma anche un intreccio con la ricetta di un altro drink classico, il Tipperary.

DRINK: ANDREA GAIL (ispirato al film “La Tempesta Perfetta”, di Wolfgang Petersen, 2000) BARMAN: Dario Paolucci, barmanager del Wisdomless Club di Roma INGREDIENTI: 4 cl bourbon Jefferson’s Ocean 2 cl whiskey Teeling Float di whisky Laphroaig Lore Zucchero Bitter al cardamomo Gocce di soluzione salina Bicchiere: Old Fashioned Garnish: scorza di limone PREPARAZIONE: In un bicchiere Old Fashioned, sciogliere mezza zolletta di zucchero nel bitter al cardamomo e soluzione salina, aggiungere il bourbon Jefferson’s Ocean e il whiskey Teeling e mescolare su ghiaccio. Versare un piccolo strato di whisky Laphroaig Lore sulla superficie del drink e guarnire con scorza di limone. ISPIRAZIONE: Drink ispirato alla vicenda del peschereccio Andrea Gail, che alla fine dell’ottobre del 1991, spingendosi fino a Flemish Cap, a est di Terranova, si trovò al centro di quella che poi venne definita come “La Tempesta perfetta”, che causò la morte di tutti i membri dell’equipaggio e che ha ispirato l’omonimo film con George Clooney. Due tempeste, una proveniente da sud e l’altra da nord-ovest, andarono a unirsi all’uragano Grace, che si era formato il 27 ottobre da un sistema subtropicale. L’Oceano si scatenò con una furia senza precedenti e le onde si trasformarono in terribili pareti verticali d’acqua. Queste tempeste sono rappresentate dai tre spirits del drink, uno americano, uno scozzese, uno irlandese, a simboleggiare i confini dell’Oceano Atlantico e i differenti caratteri che si incontrano e si scontrano all’interno del bicchiere.



Medicina R

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NOLEGGIO APPARECCHI ELETTROMEDICALI E AUSILI PER DISABILI

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P iscrizione albo ordine nazionale biologi n. 061170

Dott. Roberto Federici Specialista in Chirurgia generale Proctologia

(emorroidi, ragadi anali, fistole)

CHIRURGIA AMBULATORIALE DELLE ERNIE INGUINO-CRURALI Centro Salus Casalpalocco, Piazza Filippo il Macedone 23 (Centro comm.le Le Terrazze) - Tel. 06/50912203 e-mail rf@robertofederici.it Ostia, Viale Del Lido, 5 - Tel 06/5600223 - 06/5600648 Acilia, Via Gino Bonichi 111 - Tel. 06/52350770 - 52352569

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La CELLULITE… PREDISPOSIZIONE, STILE DI VITA, ED ORMONI… Intervista al Dott. Daniele D'Andria, a cura di Lorenzo Sigillò

Definita la malattia del benessere… Scopriamo cosa è e se si può curare Arriva l’estate, tutti si affannano per prepararsi alla prova costume, ma come accade ogni anno, si ripropone il problema dell’antipaticissima buccia d’arancia, la cosiddetta CELLULITE. Su giornali e social non si parla d’altro: cuscinetti, grasso, cellulite e ritenzione idrica, ma nella realtà sono la stessa cosa? O parliamo di problematiche differenti? Scopriamolo intervistando il Dott. Daniele D’Andria, docente di Medicina Estetica all’Università di Chieti.

Dott. Daniele D’Andria

Dottore, cos’é dal punto di vista medico la CELLULITE? Possiamo definirla una malattia o è solo un semplice inestetismo? La Cellulite o tecnicamente P.E.F.S. (Pannicolopatia Edemato Fibro Sclerotica), è una patologia vera e propria, caratterizzata da un processo infiammatorio cronico ed ingravescente, dovuto ad un’acidificazione dei tessuti che evolve in vari stadi. Si passa dalla iniziale ritenzione idrica, dovuta ad un deficit micro-

Creme, fanghi, linfodrenaggi possono risolvere o migliorare la situazione? Tutto ciò che riesce a drenare, sgonfiare, quindi decomprimere il sistema linfatico (caratterizzato da un diametro veramente piccolo, pertanto estremamente delicato e superficiale), può essere efficace per migliorare la situazione, ma è come prendere un farmaco sintomatico, che ci fa sparire il mal di gola nell’immediato, ma poi se non si eradica la causa il problema ritorna molto presto. Il proseguimento di queste applicazioni, generalmente porta ad una sempre minore efficacia. Pertanto possono essere degli ottimi coadiuvanti, ma consiglio sempre di associare tali trattamenti e terapie mediche specifiche. SETTI FIBROSI RESPONSABILI DELLA BUCCIA D’ARANCIA

circolatorio-linfatico, successivamente avviene il deposito di sostanze di rifiuto (metaboliti) che non riescono più ad essere eliminate; la fase finale, quella che dà l’aspetto a buccia d’arancia, è la fibrosi. La comparsa di grasso in eccesso, i tanto odiati cuscinetti, sono la stessa cosa? Il malfunzionamento del Sistema Microcircolatorio, l’inefficienza del Sistema Linfatico, portano ad una scarsa ossigenazione dei tessuti; pertanto una dieta ipercalorica associata ad una scarsa attività fisica contribuisce al deposito di grasso: quest’ultimo va a peggiorare la situazione di compressione del sistema linfo-circolatorio. Tutto questo meccanismo si autoalimenta peggiorando entrambe le problematiche. ACIDIFICAZIONE

A livello medico, cosa si può fare per combattere la cellulite? Fino a qualche anno fa, i mezzi a disposizione per curarla erano poco efficaci e con risultati spesso insoddisfacenti; oggi grazie agli innumerevoli studi scientifici, che hanno permesso di studiare approfonditamente questa patologia, permettendoci di capirne le cause e grazie al progresso tecnologico che ha sviluppato metodiche moderne, si può trattare la Cellulite in maniera efficace. Generalmente per un risultato ottimale e duraturo spesso, avendo una causa multifattoriale, vanno associate più tecniche. Possibili trattamenti CARBOSSITERAPIA: Un tempo definita estremamente dolorosa, oggi con il miglioramento delle tecniche è diventata molto più confortevole; ancora essenziale nel trattamento del microcircolo e del S. Linfatico superficiale. Consiste nell’iniezione sottocutanea di Anidride Carbonica Il più potente antiedemigeno naturale e senza effetti collaterali -

COMPRESSIONE

Come mai colpisce sia le donne magre che quelle grasse? Il grasso in eccesso tende a peggiorare la Cellulite vera e propria, ma essendo un fenomeno infiammatorio cronico, come detto in precedenza, non risparmia le donne magre. Viene definita la malattia del benessere perché lo stile di vita “occidentale” contribuisce enormemente allo sviluppo di questa malattia. Basti pensare che le donne asiatiche non soffrono di questa patologia, anche grazie alla dieta ricca di soia, ma le stesse donne trasferitesi in occidente tendono a sviluppare la pelle a buccia d’arancia. Lo stile di abbigliamento tanto amato dalle donne: vestiti e pantaloni attillati, creano dei fenomeni compressivi a livello cutaneo, rendendo inefficace il drenaggio linfatico fisiologico. Lo stress fa produrre ormoni che contribuiscono a questo fenomeno di stasi linfatica.

LASER LIPOLISI NON CHIRURGICA: Consiste nello scaldare i tessuti profondi con un impulso laser che crea un fenomeno di lipolisi; efficace nei casi di eccesso di adipe per decomprimere i tessuti. TRATTAMENTI DETOSSIFICANTI: aiutare il S. Linfatico ad eliminare le tossine intrappolate nell’interstizio è essenziale per combattere l’acidosi dei tessuti che inevitabilmente porterà alla fibrosi. MESOTERAPIA: definita in passato poco efficace come tecnica, è ritornata molto di moda, perché, se associata ad altri trattamenti con macchinari dà il suo contributo per velocizzare i risultati. ONDE ACUSTICHE: ultime arrivate, tecnologicamente avanzate, attraverso delle onde d’urto creano una vibrazione del tessuto che rimuove quasi istantaneamente i liquidi in eccesso, ripristinano la circolazione e rompono i setti fibrosi caratteristici della pelle a materasso. Molto gradite dal paziente per l’assenza di dolore e l’utilizzo senza aghi.


ONDE ACUSTICHE AWT STORZ MEDICAL TUTTI NE PARLANO… MA COSA SONO?

RIGENERARE I TESSUTI, SCONFIGGERE LE CELLULITE, DISTRUGGERE IL GRASSO CON LA TECNOLOGIA DI ULTIMA GENERAZIONE

Il trattamento ad onde acustiche “Acoustic Wave Therapy” o brevemente AWT®, è un processo che utilizza i naturali meccanismi di riparazione del corpo umano per rassodare, rigenerare e mobilizzare il tessuto adiposo, attraverso delle onde sonore , che mandano in risonanza i tessuti. Le onde utilizzate vengono somministrate al paziente dall’esterno, con un dispositivo a contatto con la pelle, senza l’utilizzo di aghi e senza creare alcun danno ai tessuti. Gli effetti di queste onde acustiche migliorano la “permeabilità della membrana cellulare” con effetto immediato di riassorbimento dei liquidi in eccesso, una forma di ginnastica per cute, linfatico e tessuti sottocutanei. Il risultato sarà un tessuto drenato, compatto ed una pelle più elastica.

Nell’80% dei casi, la tipica pelle a buccia d’arancia si sviluppa su cosce, glutei, fianchi e braccia. La cellulite è diventata un problema frequente nella nostra società che spesso implica una diminuzione della qualità della vita dovuta al disagio psichico che tale patologia può creare. Le onde acustiche rappresentano uno strumento terapeutico molto efficace per il rimodellamento del corpo e un rimedio efficace contro la cellulite. La cellulite è connessa ad una ridotta capacità di trasporto dei vasi linfatici. Il Trattamento e i macchinari estetici per sconfiggere la cellulite di AWT® STORZ accelerano il flusso linfatico, migliorano il metabolismo e promuovono l‘eliminazione del grasso. L‘applicazione delle onde acustiche sul tessuto ha come effetto una stimolazione delle cellule ed un aumento di permeabilità della membrana, con conseguente drenaggio di acidi grassi e glicerina dalle cellule. I risultati degli studi condotti confermano la straordinaria efficacia delle onde acustiche nel rimodellamento del corpo. L‘applicazione delle stesse nel trattamento AWT® STORZ ha come effetto acuto una mobilizzazione di glicerina e di acidi grassi liberi, garantendo una difesa antiossidativa del tessuto. In uno stato patologico, il sistema linfatico non riesce più ad allontanare dall‘interstizio una quantità sufficiente di molecole proteiche e di prodotti catabolici per farli passare nel circolo venoso. L‘applicazione delle onde acustiche induce una permeabilità temporanea delle membrane cellulari che porta all‘attivazione delle lipasi, enzimi responsabili della scissione dei grassi.

Le rughe sono una conseguenza naturale dell’invecchiamento, dai 25 anni (circa) la pelle comincia a invecchiare, il tessuto connettivo accumula meno umidità e cala la produzione di cellule. Queste piccole piaghe sono il risultato della minore elasticità delle fibre del derma con effetti particolarmente evidenti sul viso: contorno labbra, perilabiali, perioculari e periorali. Per combattere la perdita di elasticità, le onde acustiche stimolano i fibroblasti in profondità all’interno della pelle per ripristinare la produzione di collagene ed elastina. Un trattamento estetico naturale per le rughe, che promuovono il rinnovamento cellulare per migliorare la densità della pelle, donandole un aspetto più liscio e sano.

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Tablet Couture di A.T

Veronica Raso

C’è stato un periodo dell’adolescenza in cui, col suo corpo, Veronica Raso proprio non riusciva a convivere. Mesi duri, un periodo senza luce in fondo al tunnel. Finchè, nella Primavera del 2015, mentre la natura là fuori si popolava di fiori e colori, lei cadde nel baratro dell’anoressia. Normale che sull’argomento non ci voglia tornare. Il conflitto col cibo, con lo specchio, con gli “altri”, chiunque essi fossero. Ma la storia di Veronica Raso ha un lieto fine, bello da raccontare affinchè sia da sprone per le altre. Oggi sui social ha quasi 40.000 followers e la fotografia è divenuta una compagna di viaggio da cui è impossibile staccarla. “Ma diciamolo, la carriera da fotomodella è iniziata un po’ per caso. Due anni dopo quei momenti difficili, ho iniziato a posare davanti all’obbiettivo di fotografi professionisti”. Inutile dire che è stato amore a prima vista. Il suo corpo, i suoi lineamenti, curve e misure, improvvisamente sono diventate una magia da valorizzare. “È stato grazie a questa avventura che ho iniziato ad amare il mio corpo ed ho scelto di continuare. Voglio mettermi in gioco per realizzare fotografie che valorizzino il mio fisico senza lanciare un messaggio di volgarità”. Idee ben chiare che le hanno permesso di realizzare scatti che hanno fatto il giro dei social. La fotografia, però, forse era nel tuo destino. Fin da piccola mi divertiva ritrovarmi davanti ad una macchina fotografica, poi negli anni questa passione è diventata un qualcosa in più. Ogni volta, provo emozioni uniche che mi hanno permesso di realizzare collaborazioni di prestigio.

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Ad esempio? Sono riuscita a collaborare con piccoli brand e con fotografi conosciuti. In realtà all’inizio della carriera ero abbastanza impacciata, poi a lungo andare ed anche grazie ai giudizi positivi ricevuti dai fotografi, tutto è diventato più semplice. E questo ha fatto sì che fossi meno rigida e molto più tranquilla. Le tue collaborazioni si allungano giorno dopo giorno. In realtà ho reputato sempre tutti i lavori importanti, ogni set rappresenta un’opportunità per crescere, maturare, migliorarsi. Certo, poi di alcuni lavori sono stata più contenta che di altri, ma questo fa parte del gioco. A livello fotografico mi piace sperimentare, quello che ho capito è che… al centro dell’attenzione voglio esserci solo io sul set. Cosa ti ha dato la fotografia? Mi ha dato modo di conoscere nuove persone e le loro idee, mi ha aperto a nuovi modi di pensare. I lati oscuri non mancano. Purtroppo ci sono persone che sono pronte a dare giudizi senza nemmeno aver scambiato una chiacchierata, magari solo per aver visto una foto senza veli. Nonostante le critiche, il fatto di scattare mi rende libera di mostrarmi per come sono: quando sono sul set riesco totalmente a liberare la mente da tutto. Non solo fotografia nella tua carriera. A novembre 2017 mi sono iscritta ad un’Accademia di Cinema, da lì sono riuscita a partecipare a parecchie comparse e esperienze televisive. Sicuramente il sogno più grande è di riuscire a realizzarmi nell’ambito della moda e cinema. Ci sto lavorando, spero che il tempo porti con sé importanti novità… Il mondo dello spettacolo potrebbe esporti ancor più all’opinione della gente. È vero, attraverso la tv si raggiunge un numero di persone più elevato… e di conseguenza sono possibili più giudizi. Purtroppo, volendo o nolendo, di gente pronta a giudicare ce n’è a bizzeffe e di certo non si può pretendere di essere sempre elogiata. Però guardiamo la parte bella dello spettacolo: la possibilità straordinaria di farsi conoscere per come si è. Chi è Veronica Raso lontana dai riflettori? Sono una ragazza tranquilla a cui non piace troppo stare sotto i riflettori. Mi piacciono le piccole semplici: una cena in compagnia di amici, una chiacchierata o stare a casa con la mia famiglia. Al di fuori della fotografia non sono una persona che sta ore e ore a prepararsi: per uscire, anche una tuta va bene. Che rapporto hai con i social? Sono una persona abbastanza social, Instagram è quello che preferisco. Mi piace condividere alcuni momenti della mia vita e delle mie avventure ,mi fa piacere quando riscontro un risultato positivo dai miei followers. ACCOUNT INSTAGRAM @veronicaraso_


Masi In Forma

di Marina Grappasonni - Masi Beauty Center - 06/52361800

Le creme solari e i fototipi

Il sole rappresenta un prezioso alleato per la nostra salute e un’ insostituibile fonte di vita. I suoi raggi forniscono calore e luce e sono responsabili di tutti i processi vitali sulla terra. Anche per l’essere umano il sole con i suoi raggi ha molteplici aspetti positivi. L’esposizione al sole ha un impatto benefico sul nostro organismo. Le ultime ricerche hanno dimostrato che stare pochi minuti esposti al sole aiuta il nostro organismo a sviluppare la vitamina D molto importante per la salute delle nostre ossa, muscoli e del sistema immunitario. Il sole inoltre favorisce l’equilibrio dei neuro trasmettitori che regolano il ciclo sonno/veglia ed il tono dell’umore e sollecita la produzione di citochine, in grado di proteggerci da alcuni tipi di cancro. Il sole ha un potere terapeutico contro molte patologie della pelle come dermatite e psoriasi. Dunque il sole rappresenta un vero elisir per la nostra salute a patto che l’ esposizione sia moderata e ben gestita. Se da un lato il sole è fonte di benessere dall’ altro può essere molto pericoloso. È bene proteggere la nostra pelle e imparare ad esporci in modo corretto così da evitare danni e invecchiamento cutaneo: ispessimento del tessuto, rughe, macchie e perdita di elasticità! Mettere in atto la prevenzione contribuisce al mantenimento dello stato di salute dell’organo pelle. Adottare quindi delle misure per proteggere la pelle da un’ eccessiva esposizione al sole non solo ci permetterà di preservare la sua integrità ma anche di ottenere un’ abbronzatura più sana e più bella. Le creme solari sono uno strumento utile per proteggerci dai raggi UV. Per scegliere il prodotto ideale per ognuno è bene conoscere il fototipo di appartenenza . Questa classificazione è importante per sapere come ci si deve comportare quando ci si espone al sole e quale protezione è più adatta a noi.

Che cosa significa spf? Spf sta per Sun protection factor (fattore di protezione solare) che misura la capacità di protezione dei raggi UV ed è un coefficiente che indica quanto idealmente può essere aumentato il tempo di esposizione al sole quando si usa una crema esempio: un filtro spf 15 su una pelle che resiste al sole per 1015 minuti offre una protezione prolungata per 100- 150 minuti.

Un buon prodotto solare deve essere ad ampio spettro e contenere sia lo schermo per i raggi UVB responsabili di danni a breve termine come le scottature sia lo schermo sui raggi UVA responsabili dei danni alla pelle a lungo termine come l’invecchiamento cutaneo.

Non dimentichiamoci però che per essere efficace la protezione solare deve anche essere applicata in modo corretto: distribuire il prodotto in modo abbondante su tutta la superficie del corpo almeno 30 minuti prima di esporsi la giusta quantità da distribuire ovviamente dipende dalle dimensioni della persona (non deve essere al di sotto di un bicchierino da liquore); applicare poco prodotto o non distribuirlo in modo uniforme riduce la capacità del filtro a svolgere la funzione di protezione; riapplicare la stessa quantità ogni due ore anche se il prodotto è water proof soprattutto in caso di bagni, docce e sudorazione . In generale è consigliabile usare protezioni più alte nei primi giorni di esposizione. Via via che ci si abbronza e nelle ore in cui il sole non è allo Zenith si possono usare protezioni più basse. Altri fattori da tenere in considerazione per la scelta del solare sono i luoghi dove ci si espone: mare, montagna, altitudine. Da tenere presente che una protezione solare 30 filtra circa il 97 % dei raggi UVB mentre una 15 ne filtra circa il 93 %. Infine ricordiamoci di utilizzare solari che non siano scaduti e che l’efficacia del prodotto dipende anche dalla sua conservazione: sabbia, calore e umidità possono alterarne le caratteristiche. Il segreto per una abbronzatura perfetta ?l Prepara prima la pelle con dei trattamenti specifici prima di iniziare a prendere il sole, e poi non dimenticare mai di dissetare la tua pelle sia dentro che fuori: bevi acqua e idrata il tuo corpo con crema restituenti. Ricorda che la protezione solare è il tuo alleato per un colorito perfetto !! Buon sole! Marina GRAPPASONNI Consulente di bellezza

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Tablet Sociale a cura di Giuseppe Menzio

Mosaico di Eraclea, VI sec. d.C.

devozionali, metafisiche, teologico-speculative, modi di comportarsi, abitudini quotidiane spesso eterogenee, con un nucleo comune, ma differenti tra loro a seconda del modo in cui interpretano la tradizione e i testi religiosi. Sabato 15, a Santa Cecilia, il grande concerto “tutto Beethoven” diretto dall’effervescente Gustavo Dudamel. In programma, oltre all’ouverture dall’ “Egmont”, la Sinfonia n.4, e poi la stupenda Settima Sinfonia. L’evento conclusivo sarà la mostra fotografica “Deserti” (con foto di Miranda Gibilisco e Giuseppe Menzio) e il pranzo a bordo piscina, il 19 Giugno al Golf Club “Marediroma” (a Marina di Ardea). La prossima stagione di “Nuova Acànto” partirà venerdì 27 Settembre alle ore 15:30 nel salone grande del CSP (via Gorgia di Leontini, 171 a Casalpalocco). All’inizio di Settembre verrà pubblicata una sintesi degli eventi che saranno programmati per il mese di Ottobre. Ai lettori di “Tablet Roma” e a tutti gli amici, tanti auguri per delle vacanze serene e interessanti. All’inizio di Giugno il viaggio in Albania e Macedonia, un viaggio ricco di

Deserto di Atacama, Cile

di Giugno il inviaggio e Macedonia, un viaggio attrattive due paesi in pocoAlbania conosciuti. Come detto altre volte, i viaggi “si fanno ricco prima, durante e dopo”. Per il “prima” abbiamo avuto la conferenza di A.Tamasco esi poco altre volte, viaggi “si fanno il 21conosciuti. Maggio, che ci haCome fornito ledetto basi per apprezzare in modoi più consapevole quei luoghi. Luoghi ricchi di storia e di cultura perché civiltà come quelle greca e o”. Per ilromana “prima” abbiamo avuto conferenza di A.Tamasco il sono state molto presenti nell’area.laBasti pensare che la Macedonia è la di Filippo II che nel 338 a.C. aveva conquistato la Grecia, ed era il padre di fornitopatria le basi per apprezzare in modo più consapevole quei Alessandro Magno, e che la via Egnatia, creata dai Romani nel 146 a.C. collegava Bisanzio a Durazzo, da dove poi si proseguiva mare per ricchi Brindisi. Importanti luoghi.viaLuoghi di storia e di cultura perché civiltà come quelle greca e le tracce dell’epoca bizantina, gli affreschi e le icone, i monasteri ortodossi, poi la lunga dominazione turca, e le tormentate vicende degli ultimi secoli. Una curiosità romana sono state molto presenti nell’area. Basti pensare che la Macedonia è : recentemente Atene e Skopje hanno messo fine ad oltre 30 anni di dispute sul nome, che non è “Macedonia” (la regione storica attualmente è suddivisa anche la patria di Filippo II che nel 338 a.C. aveva conquistato la Grecia, ed era il con Grecia, Bulgaria, Albania, Serbia e Kossovo), ma “Repubblica della Macedonia padre di Alessandro Magno, e che la via Egnatia, creata dai Romani nel 146 del Nord”. a.C. collegava a Durazzo, da dove poi si proseguiva via mare per BrinAl rientro ecco, venerdì 14, l’interessante conferenza del Bisanzio prof. Carlo Scopelliti sull’Induismo, la più antica fra le grandi religioni, e assai complicata. Più che una disi. Importanti tracce dell’epoca bizantina, gli affreschi e le icone, i monasingola religione in senso stretto, si può considerare una serie dile correnti religiose, steri ortodossi, poi la lunga dominazione turca, e le Giugno tormentate vicende degli 02-08 Viaggio in Albania-Macedonia ultimi secoli. Una curiosità : Ven 14 L’Induismo VI sec. d.C. recentemente Atene e Sab 15 Concerto “tutto Beethoven” Skopje hanno messo fine ad Mostra fotografica “Deserti” e te sul nome, che non è “Macedonia” (la regione storica Mer 19 pranzo di chiusura sa anche con Grecia, Bulgaria, Albania, Serbia e Kossovo), Macedonia del Nord”. Dal 20 Giugno : vacanze estive

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27 Settembre : Apertura stagione 2019 -

Al rientro ecco, venerdì 2020, rinnovi e nuove iscrizioni 14, l’interessante conferenza del prof. Carlo Scopelliti sull’Induismo, la più antica fra le grandi religioni, e Tutti i dettagli, quote di partecipazione e contatti sono disponibili nel “calendario” mensile (può essere richiesto a giuseppe.menzio@fastwebnet.it,cell. Più che una singola religione in senso stretto, si può conside347.3738360,assai oppure complicata. cliccando su https://www.csp-palocco.it/associazioni-e-gruppi/associazione-culturale-nuova-acanto.html.) rare una serie di correnti religiose, devozionali, metafisiche, teologicospeculative, modi di comportarsi, abitudini quotidiane spesso eterogenee, con


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Un Posto Tranquillo Dott.ssa Giulia Migani Psicologa / Psicoterapeuta Analista transazionale socio-cognitiva Mediatore Feuerstein PAS Basic e Standard I livello EMAIL: giuliamigani@yahoo.it Cellulare: 338 3839479

Adolescenti che si tagliano:

il fenomeno del cutting

Alcuni ritengono che il fenomeno del cutting sia una moda, altri un modo per attirare l’attenzione… magari è così. Ma sicuramente siamo di fronte ad un gesto che rivela una intensa sofferenza e l’incapacità di gestirla. Questi ragazzi esprimono un malessere profondo che si tramuta in angoscia, altre volte rabbia e odio per chi non si accorge di loro, perché li guarda ma non li vede, li ascolta ma non li sente.

Negli ultimi tempi, per via del mio impegno con l’Associazione Hikikomori Italia e i ragazzi in isolamento sociale, ho avuto contatti con diversi insegnanti. Da una di loro, insegnante presso una scuola media, ho ricevuto una richiesta: “Dottoressa, abbiamo bisogno di maggiori informazioni sul fenomeno del cutting, che sta riguardando sempre più i nostri alunni”. Negli ultimi anni si è assistito allo sviluppo di questo inquietante fenomeno, il cutting. Il termine deriva dall’inglese to cut, che significa tagliare, ferire. Ragazzi giovanissimi si feriscono la pelle delle braccia o di altre parti del corpo con lamette, forbicine, coltelli, lame di temperino e oggetti taglienti in generale. Compiono questa azione nella convinzione di riuscire così a sopportare una disperazione per loro insostenibile.

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L’Osservatorio Nazionale Adolescenza lo denuncia come fenomeno sempre più precoce, si inizia anche a 11 anni, e sempre più diffuso: due adolescenti italiani su dieci sono autolesionisti, si fanno del male intenzionalmente e nel segreto della propria stanza senza che i genitori sappiano nulla. Riguarda in prevalenza le ragazze (il 67 % del totale) e un altro dato importante da tener presente è che il 50% di chi pratica cutting è (o è stato) vittima di bullismo o cyberbullismo.

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I ragazzi che praticano cutting usano i tagli come veicolo di gestione delle emozioni: una lite, un brutto voto, una derisione o episodio di bullismo ed ecco che ci si ferisce per convogliare lì la sofferenza. Il bisogno di tagliarsi fa fluire il dolore: con il sangue esce il negativo che si ha dentro. Il tagliarsi è anche una sorta di ribellione alla insensibilità che vivono nei rapporti umani. Ribellione che non riescono a manifestare attraverso il rifiuto di situazione deludenti ma con l’aggressività autodiretta. Tagliandosi cercano di sopravvivere a quel dolore profondo che avvertono, al sentirsi soli perché hanno la certezza che nessuno li può capire e aiutare… e allora si “aiutano da soli” mettendo in atto una sorta di “auto-terapia” disfunzionale, malata. Un taglio e… arriva il sollievo. Come se la lametta che incide la carne sciogliesse al tempo stesso rabbia, dolore, vuoto. Ma è un sollievo transitorio, così come il falso benessere che può dare una droga… E poi le maniche lunghe, tantissimi braccialetti, pantaloni lunghi anche durante l’odiata estate, così da coprire tutto. La letteratura clinica descrive 3 tipologie di cutters: alcuni di loro sono ragazzi profondamente rabbiosi che cercano di

eliminare la rabbia sfogandola sulla propria pelle. Si fanno male per urlare la loro rabbia e per sfidare attraverso il corpo sfregiato chi li ferisce ogni giorno non amandoli. Altri sono ragazzi che hanno perso anche la rabbia e sono diventati insensibili a tutto, non sentono più emozioni e non hanno più interesse per loro stessi e per il rapporto con gli altri. Si tagliano per poter così sentire “qualcosa”: il dolore e il sangue che vedono lentamente uscire serve a farli sentire ancora vivi, provare ancora qualcosa. Infine ci sono i ragazzi che si feriscono graffiandosi, grattandosi, scorticandosi le ferite, procurandosi bruciature. Sono fenomeni meno violenti del cutting, forme cosiddette “minori” che comunque esprimono sofferenza e senso di colpa che li porta a punirsi. Perché il cutting? Le cause sono varie: aver subito bullismo e cyberbullismo, atti di violenza fino alle molestie e abusi sessuali, in cui vengono violati i confini intimi e distrutta l’identità psichica ed emotiva. Spesso si sviluppa in famiglie “normali” e ben integrate socialmente, dove non compaiono situazioni palesemente patologiche ma dove i rapporti umani sono deludenti perché basati sulla soddisfazione dei bisogni materiali ma in un clima di anaffettività che non considera il bisogno di essere compreso, amato, “visto”. Il cutting, in questo caso, racconta di una realtà interiore lesionata nel suo bisogno profondo di legami di attaccamento caldi, intimi, sicuri. Il ragazzo quindi, ferito interiormente dalla violenza di rapporti emotivamente freddi, si rende attivo nell’infliggersi ferite violente come per “punirsi” di essere incapace di rifiutare e ribellarsi in modo sano all’anaffettività subita da parte delle persone care.


Cosa raccontano i cutters e come arrivano a scegliere la strada del tagliarsi? Parlano della scuola come “terreno di guerra” , dove vivono la presa in giro e gli insulti dei compagni, parlano di un nodo allo stomaco, che se ne va solo quando si tagliano. Alcuni ragazzi raccontano di aver cominciato a tagliarsi perché su Internet avevano trovato siti pro-autolesionismo che affermavano che dopo il taglio sarebbero stati meglio. Per un po’ sembra che funzioni ma poi i tagli diventano sempre più frequenti e sempre più profondi e la situazione sfugge al loro controllo. Il ruolo della Rete, il legame tra cutting e social network, è preoccupante: il “tutto” che viene nascosto da maniche e pantaloni lunghi, diventa invece mostrato e condiviso su social e blog. Ragazzi (e soprattutto ragazze) additate come sole, “sfigate”, “perdenti” si tagliano e condividono le foto con altri autolesionisti su Instagram e blog vari, affermando di riuscire così a stare bene.

In questo modo, il mondo sommerso del cutting, trova spazio per rinforzarsi e proliferare… nei confronti di ragazzi che sembrano non trovare più, in famiglia e scuola, punti di riferimento a cui chiedere attenzione e aiuto nelle loro difficoltà e malesseri e così se ne vanno “allo sbaraglio” a cercare risposte e soluzioni (patologiche, come nel caso del cutting) nel mondo di internet. I ragazzi che si tagliano si vergognano e hanno una grande paura di essere scoperti, di essere giudicati stupidi o pazzi, per cui si rifugiano in Rete dove ci sono tantissime comunità (su Instagram e YouTube), di teenagers che condividono questo segreto. Solo in questi “luoghi” si sentono liberi di confrontarsi, ricevono consigli su come non farsi scoprire dai genitori, trovano un rifugio dove venir emotivamente sostenuti e non sentirsi soli. E talvolta, dato il peso che il segreto ha sui ragazzi, accade che si rinunci alle relazioni sociali reali, fonte di dolore, in favore di quelle virtuali.

DOTTOR GIANFRANCO PANARELLO MUSCOLINO MEDICO CHIRURGO

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Studio: Via Raffaele De Cosa, 61, palaz. A3 - Ostia - Tel. 06.563.398.60 Studio: Galleria n°24 Le Terrazze Casal Palocco Tel. 06.50.91.52.79 - 06.50.91.21.02 Studio: Via Gino Bonichi, 111 - Acilia - Tel. 06.52.35.07.70 Studio: Via Torgegno, 65F - AssoMedical - Infernetto - Tel. 06.50916397

Per concludere, alcuni suggerimenti per genitori e insegnanti. Come possono fronteggiare il fenomeno? Detto che importantissima è la prevenzione nelle scuole, con interventi nelle classi e sportelli di ascolto, il primo passo è senza dubbio l’osservazione, appunto il vedere (e non più solo guardare) il ragazzo e i suoi segnali: la chiusura, il nascondersi, il coprirsi. Il secondo passo è l’ascolto: laddove si abbia il sentore che il ragazzo si faccia del male si deve accogliere ed ascoltare senza mortificare. Bisogna evitare stili inquisitori, scenate e drammi familiari, parlare senza accuse e giudizi, affinché non si senta ancora più in colpa e si rinchiuda maggiormente. Il terzo passo è sostenerli nel chiedere aiuto: l’intervento specialistico, la psicoterapia è assolutamente necessaria per aiutarli a trovare risposte e modalità differenti per affrontare malesseri e difficoltà.



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a cura di Giuseppe Menzio

I precursori del francobollo Nel corso dei secoli il francobollo è stato preceduto da vari precursori. In Francia la posta era, come ovunque, un servizio riservato al re e allo stato. Nel 1653, il gestore della posta cittadina di Parigi, JeanJacques Renouard de Villayer, crea la petite poste, un servizio di recapito della corrispondenza in Parigi a disposizione di tutti i cittadini. Si acquistava un billet de port payé, una striscia di carta simile a un francobollo però privo di colla; veniva fissato alla lettera per mezzo di un fermaglio o di un filo. Nascono anche le prime “cassette postali” per imbucare la corrispondenza. E’, su scala ridotta, l’dea del francobollo che due secoli dopo verrà sviluppata in Inghilterra da Rowland Hill. Dopo qualche anno qualcosa di analogo entra in funzione anche a Londra, al prezzo fisso di un penny (la “penny post”), pagato dal mittente. Anche questa fu una novità perché, da sempre, il costo del recapito della posta era a carico del destinatario. Si trattava del cosiddetto “porto dovuto”, spesso abbreviato “P.D.” Pagare prima di spedire la lettera era considerato bizzarro, ma sarà l’innovazione decisiva per riuscire a far funzionare sistemi postali pubblici efficienti. A Venezia all’inizio del 1600 erano stati creati dei fogli di carta bollata obbligatori per la corrispondenza fra gli uffici della repubblica. Altre simili “carte valori” postali appaiono in vari paesi, come in Lussemburgo nel 1790, e nella città di Sidney in Australia, nel 1838. Alla base di queste iniziative c’è il tentativo di rispondere in modo adeguato all’enorme aumento della corrispondenza dovuto allo sviluppo dei commerci, della cultura, dei viaggi, a cui però un sistema postale farraginoso, complicato, frammentato, lento e costoso non è in grado di dare una risposta soddisfacente. Ed in più tutte le Poste nei vari Stati erano in forte deficit, a causa della concorrenza dei corrieri privati. Un’altra novità viene realizzata nel 1660 in Inghilterra; si tratta del primo timbro postale, con mese e giorno, da apporre sulle lettere in partenza.

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Fu introdotto dal “post master general” Sir Henry Bishop in seguito alle lamentele del pubblico per i ritardi con cui la corrispondenza veniva recapitata. Così si poteva almeno sapere con certezza quando la lettera era partita. Questi timbri furono chiamati “bishop marks”. Molto importante è quanto accade nel Regno di Sardegna nel 1819. Anche qui il servizio postale dello stato era in deficit perché il pubblico preferiva valersi di corrieri privati, meno costosi. Allora viene deciso che le lettere devono essere obbligatoriamente scritte su dei fogli di carta postale bollata da acquistare al prezzo di 15, 25 o 50 centesimi, a seconda della distanza. Inoltre viene tassativamente proibito di utilizzare altri sistemi per inviare la corrispondenza. In sostanza la posta diventa monopolio dello Stato. Questi fogli portavano l’immagine di un genietto a cavallo, e sono noti come i “Cavallini di Sardegna”. In questo modo si pensava di semplificare le cose per il pubblico e di sanare il bilancio delle poste. Tuttavia il successo fu inferiore alle attese.

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Un sistema simile vide la luce in Inghilterra il 6 Maggio 1840; vennero messe in vendita al prezzo di un penny le buste Mulready” (dal nome dell’ artista che le disegnò), ma non piacquero per niente al pubblico, che le considerò

brutte, poco pratiche, pompose, con un disegno allegorico incomprensibile. Furono presto ritirate, mentre esplodeva il successo incredibile del “penny black”, il primo francobollo al mondo, che era stato emesso lo stesso giorno. Ad esso dedicheremo il prossimo numero. Sopra a sinistra: Londra. 1839. Postino della “General Post”. La sera girava per le strade per accogliere la posta da spedire, richiamando l’attenzione della gente con una campanella. È riprodotto su un francobollo inglese del 1990. In alto a destra: 1840. Busta “Mulready” da 1 penny, indirizzata a Londra, annullata al centro con “croce di Malta” rossa. Il mittente si è divertito a colorarla, forse per renderla più attraente. Infatti queste buste avevano il disegno in nero su fondo bianco. Qui sotto: Regno di Sardegna. 1823. “Carta postale bollata” da 15 cent. spedita da Caluso. È visibile l’impronta a secco del genietto a cavallo. A destra il disegno del tipo da 50 cent, e da 25 cent. In basso: Una “carta valori” del 1628 (freccia rossa), con ornatissimo indirizzo a sinistra e sigillo a destra



Tablet Bike

di Luca Santagà - fb avventure in bici

BELLA, LEONÁ!

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Dovremmo proprio ringraziare un genio come Leonardo da Vinci. Per tanti motivi: per le opere d’arte che ci ha lasciato prima di tutto, ma anche per le sue invenzioni, che un tempo hanno rivoluzionato il mondo e tutt’oggi arricchiscono e semplificano la nostra vita. Una di queste sembra proprio essere, pensate un po’, proprio la bicicletta. Dico sembra perché di recente parecchi studiosi affermano che lo schizzo di una primordiale bicicletta attribuito al grande Leonardo, pare sia un falso. Probabilmente non accerteremo mai la verità, tuttavia il mistero che avvolge la vicenda, non fa altro che alimentare il fascino a proposito di questa favolosa invenzione a due ruote. Datemi pure del romantico ma a me piace credere che solo un genio come lui avrebbe potuto inventare un mezzo così speciale. Così, proprio nel cinquecentenario della sua morte, prendo a pretesto il Maestro per parlarvi ancora una volta di biciclette. Questa capricciosa ed infinita fase della primavera ha oramai i giorni contati e presto chi si ricorderà che ha una bici in garage deciderà che è ora di fare un giretto. La poverina avrà giusto un velo di polvere addosso e le gomme un po’ sgonfie, ma tirata lucido con pochi, semplici accorgimenti, sarà, come si diceva una volta, pronta per portarci a spasso. L’ unico suggerimento che mi sento di darvi, è quello di far controllare la “belva” ad un ciclista professionista prima di mettervi in marcia. A volte capita di non accorgersi di piccole anomalie che nella migliore delle ipotesi, finiscono per lasciarci a piedi. Spesso, se non gli mettiamo fretta, i ciclisti effettuano un veloce tagliando gratuito ed eventualmente intervengono in modo efficace e sicuro in caso

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di problemi. E chi invece una bici non ce l’ ha? Al giorno d’oggi comperare la bici “giusta” è tutt’ altro che semplice. L’offerta è pressoché infinita e si corre il rischio di acquistare un mezzo che potrebbe non fare al caso nostro. Facciamo un po’ di chiarezza. Prima di tutto, premesso che vogliamo scorrazzare sia in strada (affollato) che sugli sterrati (divertente) è necessario scegliere una bici adatta a tutti gli usi, cioè una mountain bike. Può essere sia tradizionale, la cosiddetta “muscolare” o con la pedalata assistita. Quest’ ultima, badate, non è un ciclomotore: bisogna comunque pedalare, lo sforzo però è coadiuvato da un motore elettrico, che può aiutarci in modo significativo nelle salite e farci godere appieno del piacere di andare in bici senza sfiancarci e con un trascurabile impatto ambientale. Per contro, queste bici hanno ancora prezzi elevati, e le ritengo per questo poco adatte a chi si affaccia per la prima volta al mondo della mountain bike. Parliamo di muscolare, quindi. Come orientarsi? Trattandosi di un mezzo che non deve dare problemi, è abbastanza scontato che il nostro acquisto debba avere un buon rapporto qualità/ prezzo. Rivolgersi ad un rivenditore che espone più marchi e che vi da la garanzia di essere assistiti anche dopo l’ acquisto è un fattore fondamentale. Detto questo, si comincia con la scelta della taglia. Come per l’ abbigliamento, la taglia della bici è importante: dovrà calzare come una seconda pelle, quindi consultiamo le tabelle che ci fornisce il rivenditore e scegliamo la misura giusta per la nostra altezza. Le mountain bikes si identificano con la dimensione delle loro ruote: possono essere da 27,5 o 29 pollici di diametro: le prime garantiscono una certa reattività e sono particolarmente indicate per passaggi stretti e discese accidentate. Le 29 invece, forniscono una maggiore capacità di allungo e sono l’ ideale per chi vuole fare chilometri sia su strada che sugli sterrati. Entrambe possono essere dotate di ammortizzatori sia davanti che dietro. Quando

abbiamo scelto il tipo di uso che vogliamo fare della nostra mountain bike, possiamo finalmente dedicarci alla scelta del modello. Qui possiamo spaziare praticamente all’ infinito, i limiti li mette solo il nostro budget; ma vi do un suggerimento prezioso: se pensate di fare un minimo di attività, spendete un poco di più di quello che avevate intenzione di spendere.


Di bici ne ho avute un’ infinità ma la prima che comprai è durata qualche mese…economica, un bel colore e mi sembrava spaziale. Lasciatemi dire che di spaziale aveva ben poco. Negli anni, parlando con i miei amici, ho scoperto che abbiamo fatto tutti più o meno lo stesso errore. Ebbene: risparmiate dei soldi e regalatevi una bella mountain bike. Entriamo nel dettaglio: chiacchierando con un noto rivenditore di

zona, ho dato un’ occhiata ai nuovi modelli e ho apprezzato alcune novità tecniche disponibili anche su modelli cosiddetti “entry level”. Per chi vuole iniziare e andare sul sicuro, le Pitch, o ancora meglio le Rockhopper della Specialized sono un ottimo compromesso tra peso/ allestimento/ prezzo, oltre ad avere un look particolarmente accattivante. Si parte dai 470 Euro della Pitch e si sale con la Rockhopper ai 700 e più, a seconda dell’allestimento, comunque si esce dal negozio con un prodotto che sicuramente non deluderà. Se invece volete comprare italiano, ad esempio ci sono le bici dello storico marchio Olympia che partono sempre da poco meno di 500 euro. Discorso differente per i più cari modelli in carbonio: ogni casa li include nella sua gamma e va considerato che attualmente i prezzi si sono abbassati; se si vuole comunque risparmiare un po’ vale la pena chiedere se in giacenza c’è ancora qualche esemplare dell’anno precedente: lo sconto è assicurato. Anche per le biciclette l’acquisto on-line risulta vantaggioso ma presenta alcuni lati negativi non da poco. Se conosciamo modello e taglia andiamo sul sicuro, in caso contrario, comprare una mountain bike senza averla nemmeno vista, se non in foto a mio avviso è un bel salto nel buio. Credetemi, quando provate a salire su una bici, anche all’ interno del negozio, vi accorgete subito se è quella giusta per voi. Inoltre, poter contare sull’ assistenza di chi vi ha venduto la bici è rassicurante,

soprattutto per chi è alle prime armi. Detto questo, l’acquisto del mezzo non è altro che il primo passo della vostra nuova vita da biker; vi si aprirà poi un mondo fatto di abbigliamento tecnico, accessori e quant’ altro, nel quale vi divertirete un sacco. E ancora non avrete visto niente, perché l’emozione ed il senso di libertà che proverete in sella alla vostra nuova mountain bike vi ripagheranno molto presto dei soldi che avete speso. Siccome, come diceva Leonardo ”la scienza è il capitano, e la pratica sono i soldati” ricordatevi che la bici più bella del mondo non vi trasformerà automaticamente in campioni, la pratica, come in tutte le discipline è necessaria. Per questo è opportuno iniziare gradatamente, meglio poco ma spesso, cominciando a partecipare a piccole escursioni e perché no, iscrivendosi ad un corso di mountain bike: perché andare in bicicletta, anche se lo facciamo tutti da quando siamo bambini, è molto diverso dal saperci andare bene ed in sicurezza. Sono certo che anche il Maestro approverebbe la vostra scelta.

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Tablet Arte di Oriana Orlandi

Roma romantica Sono tantissimi i luoghi romantici a Roma, la Città eterna. Ne abbiamo scelti alcuni, sicuramente tra i più conosciuti. Comunque luoghi da visitare per chi non ne ha avuto ancora la possibilità Lo Zodiaco Lo Zodiaco è uno dei luoghi più romantici di Roma. Chi non ha mai passato una serata romantica con il proprio partner lasciandosi avvolgere dalla meravigliosa vista mozzafiato su tutta Roma? Il belvedere è situato su Monte Mario, sopra Piazzale Clodio e a due passi dall’Osservatorio. La presenza di un ristorante permette di fare una bella cena romantica dominando la città. Il Gianicolo Il Gianicolo è uno dei luoghi simbolo della capitale, assieme a Monte Mario e al Pincio è uno dei luoghi più panoramici della città. Ricco di storia, ricorda con la statua equestre l’eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi. Da qui ogni giorno uno sparo di cannone batte le ore 12.00. La presenza del faro e di meravigliose ville, oggi sede di diverse ambasciate, rendono il luogo affascinante e romantico. Ponte Milvio Costruito nel 109 A.C. dal Censore Marco Emilio Scauro è il ponte degli innamorati. Diventato famoso dopo il grande successo del film “Tre metri sopra il cielo” e a seguire del film “Ho voglia di te”, Ponte Milvio rappresenta una delle mete privilegiate degli innamorati di tutto il mondo. L’atto di chiudere un lucchetto su Ponte Milvio e lanciare la chiave nel Tevere come promessa d’amore è diventato un vero e proprio rito. Nonostante ultimamente i lucchetti siano stati

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rimossi, il ponte resta comunque uno dei simboli di amore eterno e uno dei luoghi più romantici di Roma. La Fontana degli Innamorati Fontana di Trevi è una delle più fontane famose di Roma, ma non tutti sanno che sul lato destro della Fontana di Trevi si trova una vaschetta rettangolare con due piccole cannelle: è la Fontana degli Innamorati. Si dice che le coppie che bevono a questa fontanella resteranno innamorate e fedeli per sempre. La fontana e la piazza sono molto famose all’estero perchè location di molti film culto italiani e internazionali. Il Pincio Un angolo della città davvero imperdibile, immerso in un parco storico della capitale: Villa Borghese. Il Pincio costruito nei primi anni dell’800 è il primo giardino pubblico di Roma. Oltre alla presenza del Giardino zoologico, ormai denominato BioParco, la Villa ha al suo interno dei veri gioielli di arte, come la Galleria Borghese, Piazza di Siena, l’Accademia di Francia oltre numerose fontane e monumenti storici. La terrazza del Pincio con affaccio su Piazza del Popolo, soprattutto la sera segna momenti da non perdere. Il Giardino degli Aranci Il Parco Savello, conosciuto meglio come il Giardino degli Aranci, è uno dei posti dove poter fare una bella passeggiata con la persona che si ama e l’ingresso è gratuito.Inoltre tra il giardino degli Aranci e la villa del Priorato di Malta sorge il cosiddetto “buco della serratura” che altro non è il buco attraverso il quale si può vedere il Cupolone di San Pietro. Il momento migliore, forse, per visitare il Giardino degli Aranci è

proprio al tramonto. La scalinata di Trinità dei Monti Simbolo di Roma, affollata da romani e turisti tutti i giorni, è un altro dei luoghi più romantici della capitale. Si staglia su Piazza di Spagna per raggiungere da basso la chiesa di SS. Trinità alle pendici del Pincio. Dall’alto una meravigliosa vista sul rione Campo Marzio e la splendida Via dei Condotti.



Tablet Natura

di Alessandro Polinori , Responsabile CHM Lipu Ostia, Consigliere Nazionale Lipu/BirdLife Italia

Per un’agricoltura amica dell’ambiente Da sempre l’agricoltura ha un impatto rilevante sulla vita dell’uomo. Se un tempo forniva una quota importante dei posti di lavoro, oggi, alla luce dei cambiamenti avvenuti nelle società occidentali e malgrado la progressiva distruzione degli ambienti agricoli per lasciare il posto a nuove, spesso inutili, cementificazioni, l’agricoltura sta provando a rivolgere maggiore attenzione verso le produzioni “di qualità”, con la tutela di colture tipiche ed il recupero di tradizioni contadine che stanno riuscendo, sempre più, ad appassionare anche le nuove generazioni. La stessa nascita del movimento ambientalista “moderno”, identificabile con i dibattiti sorti, negli anni ’60, negli strati più sensibili della società nordamericana ed europea, a seguito dei gravi effetti inquinanti provocati dallo sviluppo industriale, ricevette un impulso determinante da un tema legato all’agricoltura, con la pubblicazione, nel 1962, del libro “Primavera Silenziosa”, da parte della biologa marina statunitense Rachel Carson, la quale criticava il massiccio uso dei pesticidi ed i relativi effetti devastanti per l’uomo e l’ambiente naturale (“la silenziosità della primavera” è infatti il risultato della scomparsa delle rondini provocata dall’utilizzo dei veleni in agricoltura). Il libro della Carson suscitò numerose polemiche, riuscendo ad appassionare al tema anche la gente comune, timorosa per la propria salute, ed incoraggiò la prima emanazione di una serie di provvedimenti legislativi orientati alla tutela dell’ambiente (tra cui il divieto di utilizzo del DDT). Molti anni sono passati dal libro della Carson e la sensibilità della popolazione è cresciuta, anche se troppo spesso non accompagnata da atti altrettanto avveduti

Pavoncella - Luigi Sebastiani

da parte di governi ed organismi internazionali. Per quanto riguarda gli uccelli, ad esempio, BirdLife International (il network internazionale di cui la Lipu è rappresentante per l’Italia) ci ricorda che le specie che frequentano le nostre campagne si sono pressoché dimezzate negli ultimi decenni. Le aree agricole europee di pianura rappresentano l’habitat di 120 specie di uccelli, classificate da BirdLife come meritevoli di tutela (SPEC). Nessun altro tipo di habitat ospita un così elevato numero di specie di uccelli in calo numerico. La Politica Agricola Comune, pagata con fondi pubblici, ha incoraggiato l’intensificazione piantumazione delle pratiche agricole, causando enormi cambiamenti nel modo di gestire gli ambienti rurali. I dati scientifici ci confermano, in maniera drammatica, La velocità con cui si verificano questi cambiamenti non quanto sia importante destinare un’attenzione particoladà scampo a molte specie di uccelli che, incapaci di adatre alle campagne e ad un’agricoltura di qualità. tarsi, stanno scomparendo ed i cambiamenti climatici In tale contesto gli uccelli rappresentano un indicatore peggiorano la situazione. biologico eccellente, in grado di segnalarci qual è lo staLa Lipu sta lavorando per salvaguardare i paesaggi agrito di salute di un ambiente. coli tradizionali, incentivare un’agricoltura sostenibile e E proprio attraverso gli uccelli ci giunge una richiesta promuovere uno sviluppo delle comunità rurali compad’aiuto da parte del pianeta a cui, tutti noi, non possiatibile con l’ambiente. mo rimanere insensibili e che dovrebbe stimolarci a fare Ma cosa può fare ciascuno di noi, per compiere quotidiascelte quotidiane utili al nostro benessere ed a quello namente scelte ambientalmente sostenibili? dell’ecosistema e di tutti i suoi abitanti. Un ottimo punto di partenza è scegliere prodotti agricoli E decisamente utili anche alla fantasia, affinché il canto provenienti da colture biologiche, che non prevedano ed il volo degli uccelli possano continuare a regalare l’utilizzo di erbicidi e pesticidi, una scelta importante splendide emozioni, anche nelle nostre campagne. per la tutela della natura, ma anche della nostra salute. In aggiunta a ciò, è utile privilegiare prodotti a KM 0, Info: alessandro.polinori@lipu.it risparmiando il costo ambientale del trasporto e favorendo le piccole aziende agricole familiari che possono avere grande importanza nel preservare habitat agricoli. Fondamentale, inoltre, optare per prodotti di stagione. La produzione fuori stagione avviene, infatti, in serre (spesso riscaldate) che hanno un grave impatto sull’ambiente in quanto impermeabilizzano il terreno, utilizzano elevate quantità di prodotti chimici, distruggono l’ambiente rurale, consumano elevate quantità di energia non rinnovabile. Se la frutta e verdura fuori stagione non è stata prodotta in serra, allora proviene dall’altro emisfero, con un costo ambientale in termini di Tortora selvatica - Fabio Cilea trasporto. Foto di Franco Baccelli

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foto Gasperini


News X Municipio a cura dell’Ufficio Stampa del Municipio X

INAUGURATO IL PARCO A CASALETTO DI GIANO Un parco tutto nuovo nel Municipio X. Il 25 maggio è stata inaugurata in via Melicuccà, a Casaletto di Giano, l’area verde pubblica che consentirà ai residenti della zona di usufruire di un ambito dove poter far giocare i bambini e che consentirà ai più grandi momenti di aggregazione. E, a proposito di bambini, ecco i moduli giochi tra i più moderni e sicuri: altalene, tunnel e un ponticello in corda. Il parco è stato consegnato ai cittadini alla presenza della Presidente del Municipio X Giuliana Di Pillo, dell’Assessore all’Ambiente Alessandro Ieva e di numerosi consiglieri della maggioranza del Parlamentino lidense. “Non è stato semplice affrontare l’iter burocratico e

legale che ha richiesto l’avvio di questo spazio pubblico - hanno dichiarato in una nota congiunta Di Pillo e Ieva – lungaggini che non ci hanno demoralizzato e che anzi, ci hanno spronato a proseguire nel nostro intento. Questo parco è un bene pubblico tornato ai cittadini e saranno loro stessi e il Comitato di quartiere a curarlo e gestirlo. Abbiamo predisposto una recinzione, camminamenti e panchine e tre cancelli dai quali si può accedere. Oggi è una giornata di festa per tutti”. PLAUSO DELLA PRESIDENTE DI PILLO PER IL PICCOLO CORO DEL PONTILE “Complimenti a tutti voi ragazzi e ai vostri insegnanti per portare avanti questo progetto che oggi, con questa iniziativa, coinvolge tutti i cittadini. Cantare

in coro non è semplice ed è per questo motivo anche educativo; bisogna infatti lasciare da parte le individualità e collaborare con i compagni per riuscire nell’obiettivo che volete raggiungere”. Così la Presidente del Municipio X Giuliana Di Pillo intervenuta all’esibizione del Piccolo coro del Pontile lo scorso 23 maggio; performance patrocinata dal Municipio X e che peraltro si è tenuta proprio nell’area antistante il simbolo di Ostia. Il Piccolo coro è formato da studenti della scuola elementare Garrone ed è stato fondato 10 anni fa dalla maestra Laila Scorcelletti. Ed è per celebrare questo anniversario che il Coro si è esibito al Pontile. Nei prossimi giorni sarà anche al Chiostro di Palazzo del Governatorato nell’ambito di una iniziativa dedicata a Roma. Tra i brani del repertorio ce ne sono infatti alcuni in vernacolo.



L’avvocato risponde

a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti - lorenzettiavv@gmail.com - 06.56305241

La responsabilità dell’istituto scolastico in caso di caduta accidentale dell’alunno. Come sempre salve a tutti e ben ritrovati nel nostro sportello, al quale, anche in questo mese, avete rivolto numerosissime domande. In questo articolo vi voglio parlare dei profili di responsabilità, contrattuale,

che si possono configurare a carico della scuola e degli insegnanti in caso di caduta accidentale di uno studente durante l’orario scolastico. Occorre evidenziare come sia onere, da parte dell’Istituto scolastico, garantire tutte le misure di sicurezza idonee ad ospitare nella scuola gli alunni ed adempiere, altresì, al dovere di vigilanza dei soggetti di minore età da parte dell’insegnante al quale sono affidati.

Pertanto, laddove si verifichi una caduta accidentale dell’alunno ( ad esempio durante la ricreazione) in modo del tutto improvviso e repentino, non si può configurare la responsabilità della scuola che abbia comunque adempiuto ai doveri di cui sopra. Difatti si deve ritenere consolidato il principio per cui la scuola debba assicurare l’assenza di pericoli nei luoghi ove si svolge l’attività scolastica in tutte le sue espressioni, e l’insegnante debba adempiere agli obblighi di vigilanza nei confronti degli allievi di minore età. Pertanto, alla presenza delle condizioni di sicurezza dei luoghi e di vigilanza degli insegnanti, la repentinità dell’evento incide sulla “inevitabilità” del fatto, escludendo una condotta omissiva negligente da parte dell’insegnante in quanto impossibilitato ad un intervento efficace a impedire la caduta. Sarà pertanto onere dei genitori dell’alunno eventualmente dimostrare, ai fini della richiesta di risarcimento del danno, la possibile intrinseca pericolosità prevedibile “ex ante” delle strutture poste nell’istituto scolastico (scale, rampe, etc…) nonché la mancata adozione delle misure precauzionali. In assenza di tali presupposti, pertanto, anche per la Suprema Corte risulta esclusa qualsiasi responsabilità imputabile all’istituto scolastico.

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Tablet Eventi di Oriana Orlandi

La figura della

Wedding Planner Quello che dovrebbe essere giorno più bello della propria vita, andrebbe organizzato nei minimi particolari: la buona notizia è che da alcuni anni esiste una figura professionale che si occupa proprio di questo, pianificare e organizzare un matrimonio dalla A alla Z, la Wedding Planner. La Wedding Planner è una figura nata negli Stati Uniti e che successivamente si è sviluppata in Inghilterra. Film e trasmissioni tv hanno contribuito a

far conoscere la professione in Italia, anche se hanno alimentato la percezione che la Wedding Planner sia adatta esclusivamente a matrimoni da alto livello di budget. Niente di più sbagliato, la Wedding Planner è prima di tutto un aiuto operativo per rendere il matrimonio un evento perfetto, qualsiasi sia il budget a disposizione! La domanda che potrebbe sorgere spontanea è come mai sempre più persone ricorrono ai cosiddetti wedding planner per organizzare qualcosa che, tradizionalmente, è sempre spettato agli sposi o ai parenti più prossimi. La risposta a questo quesito va ricercata nello stile di vita sempre più frenetico cui si è normalmente esposti (lavoro, mansioni domestiche ecc.) che sicuramente non aiuta ad avere il tempo

e la serenità necessari per occuparsi del proprio matrimonio. La wedding planner svolge proprio questa funzione: proporre, scegliere, pianificare, organizzare e risolvere, il tutto entro un budget prefissato. Tra i primi aspetti da curare viene la ricerca della location, per passare alla scelta dei fornitori, dell’abito nuziale e delle bomboniere. E ancora.. il tipo del ricevimento, la musica, segnaposti, ecc . Ma al di là delle mansioni ordinarie, la caratteristica principale che fa della wedding planner una vero professionista è che, pur occupandosi di tutti gli aspetti organizzativi, lascia sempre che le decisioni finali spettino agli sposi.

CINEMA TEATRO SAN TIMOTEO

Programma Giugno 2019 - Via Apelle 1 – Casal Palocco - tel. 0650916710 Giovedì 13 giugno ore 21.15 Sabato 15 giugno ore 17.30 CAFARNAO – CAOS E MIRACOLI di Nadine Labaki con N. Labaki, Z. Alrafeea Drammatico (120’)

Sabato 22 giugno ore 21.15 Domenica 23 giugno ore 17.30-21.15 UN VIAGGIO A 4 ZAMPE di Charles Martin Smith con A. Judd Commedia (96’)

Sabato 15 giugno ore 21.15 Domenica 16 giugno ore 17.30-21.15 IL PROFESSORE E IL PAZZO di P.B. Shemran con M. Gibson, S. Penn, N. Dormer Biografico (124’)

Giovedì 27 giugno ore 21.15 Sabato 29 giugno ore 17.30 RIDE di Valerio Mastandrea con C. Martegiani, R. Carpentieri, M. Vukotic Drammatico (95’)

tablet

Giovedì 20 giugno ore 21.15 Sabato 22 giugno ore 17.30 BOOK CLUB – TUTTO PUÒ SUCCEDERE di Bill Holderman con D. Keaton, J. Fonda, C. Bergen Commedia (103’)

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Sabato 29 giugno ore 21.15 Domenica 30 giugno ore 17.30-21.15 MA COSA CI DICE IL CERVELLO di Riccardo Milani con P. Cortellesi, S. Fresi, V. Marchioni Commedia (100’)

Giovedì 4 luglio ore 21.15 Sabato 6 luglio ore 17.30 UN VIAGGIO INDIMENTICABILE di Til Schweiger -con N. Nolte, M. Dillon, E. Mortimer Drammatico (139’) Sabato 6 luglio ore 21.15 Domenica 7 luglio ore 17.30-21.15 THE FRONT RUNNER – IL VIZIO DEL POTERE di Jason Reitman - con H. Jackman, V. Farmiga, A. Molina - Biografico (113’) Giovedì 11 luglio ore 21.15 Sabato 13 luglio ore 17.30 L’UOMO CHE COMPRO’ LA LUNA di Paolo Zucca - con J.Cullin, F.Pannifino, S.Fresi Commedia (102’) Sabato 13 luglio ore 21.15 Domenica 14 luglio ore 17.30-21.15 DOLOR Y GLORIA di Pedro Almodovar - con P.Cruz, A.Banderas Drammatico (113’)



Scadenzario Fiscale Anna Maria De Calisti commercialista

15

Lo Studio informa i Lettori che chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 maggio 2019), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 15 giugno;

17

Si rammenta che avendo dipendenti o collaboratori occasionali, la scadenza del 17 giugno prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS; Inoltre, entro il 17 giugno coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile dovranno effettuare il versamento; Informiamo i lettori che con la scadenza del 17 giugno ed a seguito della cancellazione della TASI sulla prima casa prevista dalla legge di Stabilità 2016, i titolari di immobili aventi l’abitazione principale sono esonerati dal versamento dell’imposta. Mentre in altri casi i proprietari aventi ulteriori immobili e secondo regolamenti Comunali dovranno pagare sia TASI che IMU come primo acconto. I versamenti devono essere effettuati con il modello F24; Si raccomanda ai lettori di fare attenzione nei calcoli di IMU e TASI.

25

Con la scadenza del 25 giugno coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat;

30

Inoltre entro il 30 giugno se gli immobili posseduti hanno subito delle variazioni si presenta la Dichiarazione IMU/TASI. Si informano i Lettori che in data 30 giugno scade l’ Esterometro Mensile per coloro che sono titolari di Partita Iva ed hanno effettuato operazioni da e verso operatori non residenti. Per la scadenza del 30 giugno c’è da affrontare i versamenti che derivano dalla dichiarazione dei redditi (PF) Irpef, Irap e acconto della cedolare secca sugli affitti, sia per le persone fisiche che per i titolari di Partita IVA che applicano gli studi di settore; Per coloro che sono titolari di Partita IVA senza studi di settore (minimi) che applicano l’imposta sostitutiva la scadenza rimane al 30 giugno; Entro il 30 giugno i titolari di partita Iva tra cui artigiani, commercianti iscritti al Registro imprese dovranno versare il Diritto annuale anno 2019; Si rende noto ai lettori che le scadenze del 30 giugno slittano al 1 luglio 2019. Si informano i lettori che lo Studio essendo anche CAF CGN è in grado di fornire ulteriori servizi tra cui: • 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati. • Gestione Badanti e Colf. • Mod. PF SP SC • Successioni. Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione, sia per ogni ulteriore chiarimento che per eventuali prenotazioni riguardo il 730 e il Mod. PF, SP,SC. Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma - 06/52352585 cell. 3333087137 - e-mail: amdec@libero.it Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione, sia per ogni ulteriore chiarimento che per eventuali prenotazioni riguardo il Mod. PF 2019. Si informano i lettori che a fronte di eventuali proroghe le scadenze su citate potrebbero subire alcune modifiche.

Lo Studio offre servizi di consulenza del lavoro




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