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Editoriale di Stefano Quagliozzi
Paesi feriti. E ricomincia un altro inverno... Ho avuto, recentemente, occasione di recarmi nelle Marche, una Regione dalle straordinarie caratteristiche paesaggistiche, morfologiche, economiche e nel mio caso anche affettive, visto che per decenni è lì che ho passato le mie vacanze d’estate. Riconosciuta da tutti come una Regione molto produttiva, con un buon PIL, corredata di lavoratori instancabili e di buoni amministratori della “res publica”. Perfino le coltivazioni collinari, viste dall’alto saltano all’occhio perché sembrano un ricamo, tanto sono precise nelle loro forme geometriche. Ebbene, questa meraviglia di terra, profondamente ferita dal terremoto di tre anni fa, assieme ad altre in Umbria, Lazio e Abruzzo, risulta ancora lontana da una ripresa della normale vita di tutti i giorni. Nel percorrere la strada che da Roma porta alle pendici dei Monti Sibillini, infatti, mi sono imbattuto in una serie di insediamenti urbani ancora completamente stravolti. Palazzi puntellati e imbracati da ponteggi e da fasciami di legno, macerie ancora a vista, ruderi non ancora abbattuti e intere zone interdette al transito fanno delle cittadine che si affacciano sulle vie principali e secondarie - un tempo rigogliosamente gremite di persone e di attività culturali e commerciali - delle aree pressoché fantasma. Piccole città come Muccia, Ussita, Visso, Caldarola, Camerino, Gualdo di Macerata o Tolentino vedono ancora, purtroppo, i segni evidenti di un cataclisma che ha colpito duramente la popolazione e il territorio
con le forti scosse telluriche dell’ottobre 2016. Anche il Patrimonio Culturale ha subito un grande sfregio e si spera possa essere restaurato al più presto, per dare ai cittadini un segnale che nonostante gli sforzi degli Enti locali e dell’Amministrazione centrale dello Stato non abbiano prodotto i risultati sperati, qualcosa nella macchina burocratica si muove ugualmente. In alcuni casi le funzioni religiose che venivano svolte in piccole ma antiche chiese, divenute ora inagibili, sono state trasferite in capannoni, garage o altri luoghi di fortuna. Sarà a causa dei paletti dell’Unione europea per i vincoli di bilancio, sarà per l’eccessivo indebitamento dell’Italia che non consente di sforare il 3% del rapporto deficit-Pil, sarà per il mancato sblocco dei lavori per le opere pubbliche o sarà per le priorità date ad altre emergenze ma la situazione, già dal precedente sisma dell’Aquila, nonostante la passerella di politici di ogni colore e fazione, non ha risolto il problema alla radice, lasciando una parte del Paese da solo ad affannarsi con la tipica inventiva italica, per sopperire alle carenze dello Stato e dell’Europa. Per non dimenticare e per non ricordare questo evento solo in occasione degli anniversari, occorre
mantenere vivo il ricordo di ciò che era - e che si spera torni ad essere - ogni volta che sia possibile, suscitando in coloro che stimolati a pensare alla tragedia vissuta da concittadini più sfortunati, rivolgano un pensiero, un segno tangibile, un’occasione di incontro, una visita di persona in quelle terre dove spesso, tra impalcature e macerie non ancora del tutto rimosse e in attesa di una ricostruzione che sostituisca le casette messe provvisoriamente a disposizione dalla Protezione Civile, alcune aziende agricole e taluni storici esercizi commerciali resistono, resistono, resistono a dispetto di tutto e tutti, dimostrando una volontà e una caparbietà pari a quella messa in campo 43 anni fa dal popolo friulano, dopo un’analoga tragedia portata, anche quella volta, dalla forza incontenibile della natura.
TABLET ANNO 7 NO 77 NOVEMBRE 2019 SOMMARIO
8 PRIMO PIANO Marco Gradoni, World Sailor 2019
10 TABLET PRESENTA Ostia, dalla bonifica alla ricostruzione
12 TABLET COUTURE Sara Cancia
40 RICETTA DEL MESE Risotto di zucca 2.0
44 TABLET SCUOLA Libriamoci 2019
45 L’AVVOCATO RISPONDE La revoca dell’assegno divorzile
ROMA
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Primo Piano di Alessandro Mei
Marco Gradoni, il ragazzo d’oro della vela mondiale
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Non è un personaggio nuovo per gli amici di Tablet Roma, ma torniamo a parlare di lui su queste pagine perché, dopo aver vinto tre Campionati del Mondo nella classe Optimist, ora è stato “incoronato” da World Sailing, la Federazione Internazionale della vela, come miglior velista al mondo nella stagione 2018-2019. Si tratta di Marco Gradoni, romano di 15 anni, che lo scorso 29 ottobre alle Bermuda ha ricevuto il premio “Rolex World Sailor of the Year 2019”, quello che in ambiente calcistico potrebbe essere paragonato al “Pallone d’oro”. Quella trasferta alle Bermuda assieme alla mamma Anna l’aveva presa un po’ come una vacanza, un modo per spezzare dallo studio e dalla routine quotidiana. Invece, durante la serata dei World Sailing Awards, il giovanissimo atleta del Tognazzi Marine Village, quando ha sentito pronunciare la fatidica frase… “The winner is…” seguita dal suo nome, si è reso conto di aver battuto in questa “Speciale regata” il francese Antoine Albeau, campione mondiale del PWA World Tour Slalom, l’equipaggio australiano composto da Mat Belcher and Will Ryan, vincitori nel 2019 della Hempel World Cup Series campioni mondiali e europei nel doppio 470 e del 63enne francese Francis Joyon, vincitore della Route du Rhum e con alle spalle un giro del mondo in solitario senza scalo. Insomma, a contendergli il titolo c’erano davvero mostri sacri della
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vela, personaggi che hanno segnato la storia di questo sport. Per la giuria, Marco non è stato da meno: dopo aver concluso, ad appena 12 anni, il Campionato mondiale Optimist del 2016 al quarto posto, negli anni successivi è riuscito a vincerlo per tre volte consecutive: nel 2017 a Pattaya (Tailandia), nel 2018 a Cipro e nel 2019 ad Antigua. Nell’ultima stagione il velista romano ha vinto ben 14 manifestazioni nazionali e internazionali, confermandosi un vero talento della specialità giovanile. Il World Sailor of the Year 2019, che dal 1997 ad oggi è stato consegnato a vere icone della vela mondiale fra cui Peter Blake, Russell Coutts, Robert Scheidt, James Spithill, Torben Grael e tanti altri, è così andato al biondino del quartiere romano di San Lorenzo, cresciuto sulla spiaggia di Ostia. Dopo la campionessa di windsurf Alessandra Sensini, vincitrice del World Sailor of the Year nel 2008, quattro medaglie olimpiche al collo e oggi vice presidente del CONI, Marco Gradoni è il secondo italiano ed il più giovane atleta al mondo a ricevere il prestigioso premio. Per Marco la passione della vela è nata quasi per caso sulla spiaggia di Fano, città Natale del papà Luigi, dove ha frequentato i primi corsi di vela presso il Club Nautico Fanese. “Mi trovavo al mare, con le vele bianche
sullo sfondo. E’ stato questo il primo stimolo. A Fano ho fatto le prime esperienze, seguito dall’istruttore Francesco Zimelli, poi, vivendo a Roma, ho cercato sul litorale romano un circolo ed un allenatore che potessero seguirmi in questa passione”. E, fra le dune di Capocotta e il Villaggio Tognazzi, Marco è “approdato” al Tognazzi Marine Village dove il giovane allenatore Simone Ricci (Marco è il suo “Bimbo de oro”, “Il Manita”) segue da diversi anni la squadra Optimist: una barchetta di appena 2,30 metri di lunghezza adatta a bambini dai 6 ai 15 anni, un punto di partenza un po’ per tutti i velisti. A guardarla, potrebbe sembrare una “vasca da bagno”, in realtà, proprio per la sua forma squadrata richiede una grande capacità tecnica nella conduzione. E’ l’imbarcazione giovanile più diffusa al mondo, presente in oltre 120 Nazioni di cui ben 61 erano presenti all’ultimo Campionato del Mondo vinto da Marco ad Antigua. Se il papà ha contribuito nell’avvicinarlo al mare e allo sport velico, la mamma Anna, medico di base a Roma, non ha avuto un ruolo marginale nella sua formazione sportiva. Appena ricevuto il premio Rolex World Sailor of the Year dalle mani del presidente della Federazione Internazionale della Vela Kim Andersen, il primo pensiero è andato a lei. “Non ho parole – ha detto Marco commosso e incredulo per il risultato ottenuto - voglio prima di tutto ringraziare mia mamma. E’ una persona speciale per me. Voglio ringraziare poi la Classe internazionale Optimist che mi ha dato la possibilità di essere qui, i miei amici e la giuria che mi ha votato”. “Non so proprio come sia riuscito ad ottenere questo riconoscimento, avrei voluto chiederlo alla giuria – ha detto Marco Gradoni, ancora incredulo -. Oltre all’emozione di poter sedere a fianco a velisti che per me sono sempre stati e saranno sempre degli idoli sportivi, questo premio rappresenta il coronamento
anche grazie al suo tecnico e al supporto del suo Circolo, il Tognazzi Marine Village ASD, quanto il lavoro e la programmazione diano i propri frutti, senza mai perdere la gioia e le emozioni che solo la vela può dare”. Anche il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti ha voluto evidenziare la straordinaria impresa del velista romano: “Complimenti a Marco Gradoni, romano che a soli 15 anni ha ottenuto il World Sailor of the Year 2019, il più importante riconoscimento al mondo per un velista. Sei un esempio, ti aspetto presto in Regione Lazio!”.
di un percorso impegnativo e che mi ha visto fare numerosi sacrifici” ha aggiunto Marco. La vittoria di Marco ha suscitato un forte interesse in Italia: a complimentarsi con lui sono stati il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora che in un Twitt ha scritto “L’ha spuntata tra diversi lupi di mare. Il suo nome è già nella storia di questo sport dopo le vittorie in Thailandia nel 2017, a Cipro nel 2018 e ad Antigua nel 2019, dove si è imposto su 250 partecipanti provenienti da oltre 60 nazioni. Tantissimi complimenti Marco e continua così, la tua forza e il tuo talento sono di ispirazione per tutti i ragazzi italiani”. A lui è arrivato il saluto del Presidente del CONI, Giovanni Malagò: “A 15 anni hai già scritto pagine indelebili nella storia della #vela... adesso vento in poppa verso nuovi traguardi!!!”. Il presidente della Federazione Italiana Vela, Francesco Ettorre, ha evidenziato come “Questo traguardo premia tutto il movimento velico giovanile italiano che in questi ultimi anni ha visto crescere costantemente il proprio livello migliorando la qualità degli interpreti e ottenendo risultati prestigiosi. Gradoni ha dimostrato
Il giorno prima della proclamazione del vincitore del Rolex World Sailor of the Year, il Municipio X ha voluto assegnare a Marco il premio Claudio Zolesi, al quale però non ha potuto partecipare perché in viaggio per le Bermuda. “Assente giustificato – ha detto il presidente del X Municipio Giuliana Di Pillo -. Siamo orgogliosi per questo riconoscimento a Marco che non fa altro che confermare la passione dei nostri cittadini per lo sport ed in particolare per quelli legati al mare. A nome mio personale e dell’Amministrazione rivolgiamo un plauso a Marco e lo aspettiamo per complimentarci personalmente con lui”. Per Marco il Rolex Sailor of the Year non è certo un punto di arrivo. “La mia attività sportiva ora prosegue sul 29er, un’imbarcazione doppia – ha spiegato Gradoni - . Con il mio compagno cercherò di raggiungere nuove vittorie nel corso della prossima stagione prima di passare alla classe olimpica. Devo ancora scegliere cosa fare, ma sarà il 470 o il 49er”. Lo aspetta un anno davvero impegnativo. Nella vita di tutti i giorni, come tutti gli adolescenti, non c’è solo lo sport: a settembre Marco ha iniziato la terza media al Liceo Plinio e a giugno lo attende un’altra prova importante per la sua vita! Siamo certi che la sua umiltà e la sua determinazione l’aiuteranno a superare anche questo esame con il massimo dei voti!
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Tablet presenta
a cura di Cristina Anichini
Ostia, dalla bonifica alla ricostruzione Intervista all’autore
Marco Severa
Questo mese abbiamo il piacere di presentare sulle nostre pagine il libro di Marco Severa, pubblicato da pochi giorni e in vendita su tutte le piattaforme book store, ‘Ostia, dalla bonifica alla ricostruzione’, edito da Aporema Edizioni Società Cooperativa.
un momento in cui il nostro territorio era al centro della cronaca nazionale, mi prefissai l’obbiettivo di dimostrare che Ostia non è solamente mare o turismo estivo Mi hai detto di essere partito da uno studio concentrato sul periodo bellico, e successivamente lo hai approfondito andando a
Stiamo vivendo in un contesto storicoculturale molto delicato, in cui pare che la memoria su cui è fondato il nostro Paese sia stata accantonata. Episodi di discriminazione, di negazionismo, di antisemitismo e di razzismo sono all’ordine del giorno. Parlare del passato ci aiuta anche a comprendere meglio i fatti attuali e a darne la giusta interpretazione e l’eventuale soluzione. Noi che ci occupiamo di questi argomenti abbiamo l’obbligo di tutelare la nostra Memoria storica, ma anche di affrontare temi che, purtroppo, non vengono affrontati nei programmi scolastici, o che, purtroppo, sono altamente stereotipati. Solo così i nostri ragazzi avranno la giusta percezione della storia
Marco è un giovane storico, attivista ambientalista molto impegnato nell’ambito dell’associazionismo e del volontariato, che coopera con realtà che si occupano di tutela e valorizzazione di beni pubblici e di territorio, ma anche di cooperazione internazionale a sostegno delle popolazioni di Paesi colpiti da guerre decennali come, attualmente, i curdisiriani. L’amore che nutre per il territorio in cui vive e la passione per la storia, hanno reso possibile la pubblicazione di questo libro nato come tesi di Laurea, e successivamente trasformato in un testo completo sulla storia di Ostia e del suo entroterra.
Sei molto impegnato, lavorativamente parlando, nelle scuole. Che grado di ricettività hanno i ragazzi con cui ti confronti?
Ciao Marco, quanto ti sei emozionato nel vedere finalmente il tuo lavoro stampato su un libro vero e proprio? È stata un’emozione indescrivibile. Appena ho ricevuto la prima copia tra le mani e letto il mio nome sulla copertina, ho provato un insieme di sensazioni contrastanti; il lavoro di mesi e mesi finalmente era arrivato a compimento, non senza momenti di tensione. Ora, invece, è subentrato il nervosismo legato al giudizio dei miei lettori.
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Come è nato questo progetto storico sul territorio di Ostia? Tutto nasce da una idea sorta durante il mio servizio civile effettuato nel nostro municipio. Nelle attività portate avanti in quei mesi, notai quante storie parlavano di Ostia e quanto esse fossero sommerse, quasi dimenticate. Capii che, prima o poi, quei racconti andavano portati in superficie. Immediatamente, in
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Sei uno storico, quindi una persona che dà molta importanza al passato. Quanto ritieni che sia importante ancora oggi mantenere la memoria? E quanto sia importante far conoscere ai giovani anche fatti che non vengono riportati sui libri scolastici?
ritroso nel tempo, fino al periodo delle bonifiche. Hai trovato materiale interessante che ti ha supportato? Il mio è stato un lavoro di ricerca quasi estenuante. Ho passato intere mattinate a spulciare negli archivi nazionali e in quelli privati, ad ascoltare testimonianze di vecchi abitanti, ad individuare vecchi testi e a cercare di rispondere a determinate domande. Ciò che alla fine è emerso, è che il nostro territorio, già all’epoca, godeva di una notevole importanza data dalla sua posizione geografica, ma anche dall’interesse che tanti personaggi storici gli diedero. Per il resto, non voglio anticiparvi niente.
Non è facile affrontare determinati argomenti nelle scuole, per via del poco tempo a disposizione e per la lunghezza dei programmi da affrontare. Per fortuna i ragazzi hanno una sensibilità che spesso li distingue dagli adulti e non hanno, nella maggior parte dei casi, una mente stereotipata. Dobbiamo lavorare sui giovani e scardinare determinati pregiudizi, perché saranno gli adulti di domani a cui spetterà l’onere di tutelare la nostra memoria. Grazie Marco per il tuo impegno storico e sociale. Invitiamo i nostri lettori ad acquistare il tuo libro. Per chi fosse interessato, consigliamo di seguire le pagine social del progetto denominato “Il filo di Dina”, con il quale Marco è impegnato nella raccolta fondi per la costruzione di una ludoteca all’interno di un asilo per i bambini rifugiati siriani, e quella di Joy for Children, l’associazione di cui egli è uno dei soci fondatori.
Il libraio consiglia a cura della libreria Novarcadia
VALERIA D’ANNIBALE PRESENTA
Viola Ardone Presenta
SABATO
SABATO
9 NOVEMBRE
9 NOVEMBRE
ORE 18:30
Ore 11:00
SILVIA DAI PRA’ PRESENTA
SABATO 16 NOVEMBRE
ORE 18:30
SUSANNA TARTARO
PRESENTA
SACHA NASPINI PRESENTA
SABATO
SABATO
23 NOVEMBRE
30 NOVEMBRE
ORE 18:30
ORE 18:30
Tablet Couture di A.T.
Sara Cancia L’eleganza e il buon gusto sono le sue due armi vincenti. Sara Cancia è bella, semplice e - forse proprio per questo - ancor più affascinante. Ad appena 18 anni, si è già tuffata nel mondo della fotografia. Fotomodella per hobby, in attesa di capire se potrà diventar qualcosa di più serio. Nel mentre, accumula esperienza e mette fieno in cascina in vista del futuro che verrà. Il presente, invece, si chiama scuola: iscritta all’ultimo anno di Liceo con specializzazione in Scienze Umane, la sua ambizione è quella di uscire con ottimi voti. Insomma, una ragazza con la testa sulle spalle che dalla sua Roma vuol farsi conoscere in giro per l’Italia. Molto dipende da lei. Di sicuro, le armi non le mancano. Essere al centro dell’attenzione la diverte e la fa sentir bene. “Ho iniziato a scattare quasi per gioco, ma ho subito capito che questo mondo mi piaceva – racconta – così ho continuato a posare e ho preso parte ai primi lavori importanti con la mia agenzia di moda a cui sono iscritta da due anni”. Il suo curriculum artistico, alla faccia dell’età, si sta allungando col passare dei giorni. Ed infatti… Ho posato come modella alla scuola romana di fotografia, esperienze che mi arricchiscono profondamente. Scatto per atelier che creano abiti da sposa e ultimamente ho partecipato come hostess all’Autodromo di Vallelunga dove sono state presentate le auto della Ferrari ai migliori compratori d Europa. E non è tutto… Ho scattato per un fotoromanzo che viene venduto in Belgio e ho partecipato alla sfilata di un noto stilista
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romano svoltasi in un palazzo d’epoca del centro storico di Roma. Ultima ma non meno importante, la partecipazione ad una trasmissione di new talent su una rete privata del Lazio nel doppio ruolo di valletta e modella. Naturalmente, Sara Cancia è anche sui social. Con i social ho un ottimo rapporto, uso molto Instagram postando storie e foto. Mi piace postare le mie foto con i miei outfit: mi piace molto la moda e mi ritengo una ragazza con stile. Non amo vedere le foto delle ragazze che vestono volgare e ostentano il loro mood. Mi piacerebbe diventare influencer per comunicare i miei ideali e i miei principi per far capire alle ragazze di oggi che si può vivere in semplicità senza esagerare… Anche se Sara Cancia è… un angelo con la coda del diavoletto! Mi soprannominano così! Sono una ragazza dolcissima, sensibile e
solare ma nello stesso tempo posso essere esattamente l’opposto con chi mi calpesta. Fisicamente come ti giudichi? Il mio pregio è il mio bel sorriso, difetti... non ne possiedo! Sono molto sicura di me stessa ed è questo il mio punto di forza. Non solo fotografia nel tuo bagaglio di esperienza. Ho preso parte come soprano per molti anni al coro delle voci bianche del teatro dell’Opera di Roma, ma ora non ho hobby perché il mio tempo lo dedico al mio obiettivo principale: uscire con ottimi voti a scuola. Quanto è difficile far convivere la fotografia con la tua quotidianità? Questo lavoro mi sta dando molto e, anche se mi impegna del tempo, non mi pento di aver rinunciato
ad uscire con le mie amiche o con il mio ragazzo. Al contrario, un consiglio che posso dare alle mie coetanee è quello di provare a fare questo lavoro. Se poi le cose non vanno come vorremmo che andassero, il tutto resta un bellissimo ricordo. Ti piacerebbe sperimentare il mondo dello spettacolo? Non ho avuto ancora delle esperienze cinematografiche, però ci sono stata molto vicina. Credo che il mondo dello spettacolo e cinematografico non sia così malvagio come viene descritto. Sono una persona positiva e vedo sempre positivo… se ci sarà occasione, sarò felice di provare anche questa nuova avventura. Come ti piace vestire? I miei outfit sono sempre ben curati e pensati. La sera mi provo gli abiti che indosserò il giorno dopo. A scuola vesto tra lo sportivo e l’elegante, ma sempre con stile. Mi piace essere sempre perfetta quando esco di casa, dal capello al leggero quasi inesistente maquillage. Amo fare shopping che faccio volentieri con mia madre perché abbiamo gli stessi gusti. Sono esibizionista? No, mi ci fanno sentire gli altri. Di sera vesto elegante, il nero è il colore che preferisco e in spiaggia indosso sempre il bikini insieme da un copricostume originale. Come ti vedi fra dieci anni? Difficile immaginarlo. Sicuramente dopo le superiori mi dedicherò agli studi universitari. Mi piacerebbe studiare lingue straniere per poter lavorare come interprete, magari in qualche seduta parlamentare. Sono una ragazza ambiziosa e cerco di ottenere sempre quello che voglio: sono del segno del Leone, forse anche questo fa la differenza. CONTATTI SOCIAL https://www.instagram.com/sara.cancia/
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di Lorenzo Sigillò - immagini © di Foto in Corsa.com (2018)
La Deejay Ten diventa una bella abitudine!
È una corsa giovane per essere considerate una “Top”, ma la Deejay Ten torna a Roma per il terzo anno di fila (quarta edizione, contando anche quella del 2009) e comincia a fare la voce grossa! Enorme è infatti la cassa di risonanza che questa corsa può vantare, grazie al supporto della radio conosciuta ormai da almeno 4 generazioni: la partecipazione in ogni città d’Italia (Bari, Firenze, Milano) non delude mai, figuriamoci a Roma! Dopo il successo di Milano del mese scorso, il 24 novembre si correrà, probabilmente, come si suol dire, con un po’ di ‘freschino’, pertanto ai meno avvezzi alle corse, consigliamo un buon riscaldamento, sia
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che la Deejay Ten sia bagnata come lo scorso anno, sia bagnata dal sole. Ed è pur sempre una dieci chilometri, quindi non da prendere sotto gamba per i meno allenati, mentre invece per i runners più preparati, rappresenta comunque molto più che un allenamento. Niente paura per chi non se la sente di percorrere questa distanza, perché ci sarà anche la possibilità di partecipare alla 5 chilometri, eventualmente anche solo passeggiando in compagnia, nelle splendide vie centrali della Capitale! Visto il periodo dell’anno, solitamente la Deejay Ten fornisce una maglia tecnica a manica lunga, ma essendo fine novembre è consigliabile procurarsi anche un gilet antivento o un k-way in caso di pioggia. Anche una bandana per il collo potrà essere utile in caso di vento e se invece la temperatura sarà
più godibile, potrete metterla al polso per asciugarvi il sudore, dopo un’ora di corsa ne avrete bisogno! Ma non solo ascoltatori della radio, ragazzi o neofiti della corsa alla Deejay Ten, perché la festa di Radio Deejay sulla percorrenza dei 10 chilometri è anche competitiva e possono partecipare tutti gli atleti tesserati Fidal o affiliate Fidal, IAAF, EPS oppure i possessori di Runcard con certificato medico d’idoneità agonistica specifica per atletica leggera. Per tutti i partecipanti, sia della 10 competitiva e non, che della 5 non competitiva, sarà su via Viale Terme di Caracalla, lato stadio Nando Mertellini dalle 09:30 e vedere il serpentone di migliaia di romani e non lungo il percorso storico della Capitale è sempre una cornice da brividi. La magia di qualsiasi corsa cittadina romana è sempre speciale e passare accanto al Circo Massimo, al Colosseo o sotto l’Altare della Patria non stancherà mai nessun runner! E per chi è la prima volta… bè non si scorda mai! I 5km si snoderanno proprio nel centro Storico, mentre le 10 km si allungheranno in zona Aventino fino alla Piramide Cestia. Vi abbiamo fatto venire voglia di correre? E allora cosa aspettate, c’è tempo fino al 20 novembre, basta andare sul sito deejayten.deejay.it/roma/ iscrizioni o nel punto vendita New Balance di via delle Convertite o in uno dei Cisalfa Sport autorizzati. Il costo è di 20 euro per la 10 km competitiva e 18 euro per le non competitive (10 euro per i bambini fino a 12 anni). Alla manifestazione sono ammesse carrozzine spinte a mano, ma purtroppo per ragioni organizzative e logistiche non sono ammesse le hand-bike. Il ritiro dei pettorali e del pacco gara potrà avvenire dalle 9 alle 20 di sabato 23 novembre e domenica 24 dalle 7 alle 9 al Village allestito allo Stadio Martellini delle Terme di Caracalla, dove non mancherà come tutti gli anni l’intrattenimento dei protagonisti di Radio Deejay! Stay Tablet Stay Deejay e Run!
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News X Municipio a cura di Emanuela Sirchia
Di Pillo posa la prima pietra,
Progetto skate park
Rinasce lo Skate Park ad Ostia: uno spazio pubblico per tutti e a livello internazionale Oltre cinque anni fa l’incendio che distrusse lo Skate Park di via Baffigo ad Ostia. Una ferita ancora aperta che a breve sarà completamente rimarginata, con la costruzione di un nuovo impianto sportivo che sorgerà nell’area individuata alle spalle della Chiesa di Nostra Signora di Bonaria e del mercato dell’Appagliatore. Impossibile ricostruire nello stesso spazio ma,
Di Pillo con uno Skater
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l’Amministrazione del Municipio X, sin dal suo insediamento nel dicembre del 2017, ha avviato l’iter, individuando l’a nuova area e per ripristinare lo Skate Park che non è soltanto un luogo per fare uno degli sport più amati dai giovani, ma era e sarà, un luogo di aggregazione per tutti. La prima pietra che dà il via alla costruzione del nuovo impianto è stata messa nei giorni scorsi dalla Presidente Giuliana Di Pillo, presenti rappresentanti della Giunta e del Parlamentino lidense, tanti cittadini, il Direttore del Municipio X Nicola De Bernardini ed anche appassionati dello Skate, rimasti senza “orfani” dell’area sulla quale effettuavano volteggi e gare. I lavori iniziano in questi giorni ed il completamento degli stessi è previsto per la tarda primavera/ estate. Come ha avuto modo di sottolineare la Presidente Di Pillo, quella del 18 ottobre è stata “Una giornata ricca di emozioni perché noi stiamo ridando ad Ostia uno spazio importante che c’era, un luogo di
aggregazione venuto a mancare a causa di un incendio oltre cinque anni fa. Un luogo di aggregazione sotto la nostra attenzione sin dal nostro insediamento in Municipio e tra le prime cose per le quali ci siamo messe al lavoro assieme alla Sindaca Raggi che ringrazio pubblicamente per l’aiuto che ci ha dato nella realizzazione di questo progetto. Non essendo possibile ricostruirlo nello stesso luogo, abbiamo individuato questa area. Il percorso per arrivare a questo giorno è stato lungo perché abbiamo voluto uno skate park ad alto livello; che possa ospitare sia momenti estemporanei e liberi per gli appassionati, sia gare internazionali. E così sarà. Uno skate park pubblico quindi con caratteristiche per ospitare gare ad alto livello che porteranno lustro a questo territorio. Un ringraziamento va ai progettisti, al Direttore De Bernardini, all’onorevole Roberta Lombardi che ha ritenuto opportuno essere qui oggi e a quanti hanno lavorato a questo progetto. Ai consiglieri nostri rappresentanti in Campidoglio Paolo Ferrara, Carola Penna e Nello Angelucci protagonisti in Aula Giulio Cesare di un lavoro fondamentale senza il quale oggi non saremmo qui”. A rafforzare l’importanza della presenza della nuova struttura, la presenza il giorno dopo, della Sindaca di Roma Virginia Raggi, impossibilitata ad assistere alla posa della prima pietra. Una presenza significativa a ribadire gli sforzi fatti e dal Municipio X e dal governo centrale di Roma Capitale per dotare non solo il Litorale romano ma l’intera città di uno spazio pubblico per tutti. Un’area, quella interessata ai lavori, di 1.600 mq, illuminata a Led con 837 mq destinati a Park e 617 street con spazi di servizio. Uno spazio all’avanguardia e per progettistica e per realizzazione grazie alla quale l’intero quartiere potrà usufruire di grandi vantaggi. Il nuovo SkatePark di Roma sorgerà in un’area abbandonata situata tra via della Martinica e via Nostra Signora di Bonaria e questa mattina, con la posa della prima pietra, si è dato il via non soltanto alla riqualificazione di una intera zona ma di fatto, si riconsegna alla città uno spazio ludico/sportivo che, a causa di un incendio, era andato perso. Un ambito molto frequentato dai ragazzi del quartiere situato nella zona del Mercato Appagliatore. Qui, oltre alla libera ed estemporanea attività, sarà possibile approntare gare a livello internazionale La struttura è infatti omologata per manifestazioni a livello possibili anche grazie alla collaborazione tra Municipio X, Coni e Federazione Italiana Sport Rotellistici. L’illuminazione dell’area inoltre consentirà di illuminare gran parte dell’area circostante. La ditta risultata vincitrice a seguito di una gara d’appalto è la Lotti&Partners di Ravenna.
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Contenitori per la raccolta differenziata a vista o nascosti: di design?
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Fino a qualche tempo fa i contenitori per la raccolta differenziata erano estranei nelle nostre case. Tutti i rifiuti venivamo stipati insieme in un’unica busta, quindi in casa le pattumiere erano decisamente meno ingombranti e difficilmente a vista! Oggi invece, le nostre cucine o una terrazza, per chi ha la fortuna di averla, sono piene di contenitori per la raccolta differenziata. Il più delle volte non sappiamo dove posizionarli e spesso ricorriamo a soluzioni di fortuna. Tuttavia il posizionamento di questi contenitori è una questione di spazio e funzionalità ma, sempre più spesso, anche di estetica. Su questa tematica, designer e brand si sono ingegnati proponendo contenitori per la raccolta differenziata di ogni tipo, da quelli nascosti sotto - lavello a quelli da tenere a vista, come contenitori multipli, come le borse in tela realizzate con tessuti ecosostenibili e come i sacchi in carta. Ecco una mini – lista di contenitori per la raccolta differenziata, utilizzabili sia da interno che da esterno, rispettosi dell’ambiente e perché no! ….. alcuni, anche di design. C’è né per tutti i gusti. Per chi vuole nasconderli, può ricorrere a Variera – utustra, il sistema per la raccolta differenziata ideato da Ikea, che può essere comodamente alloggiato nel vano sotto al lavello o in un mobile con ante. Per chi invece vuole lasciarli a vista, tante le novità! Sempre Ikea propone Dimpa, un set di tre borse, di misure differenti, disponibili in diverse colorazioni facili da pulire e trasportare. Dimpa può essere usata sia in un interno che in un esterno. (foto1) Tra le borse per la raccolta differenziata ci sono anche le Seletti Recycle Bags, contenitori robusti uniti tra loro da un sistema di calamite e dotati di ganci interni per fissare i sacchetti. Grazie alla struttura in polipropilene con anima in materiale plastico, possono essere usati sia all’interno che all’esterno delle vostre abitazioni. (foto 2) Cantù propone invece i bidoni ecologici, pensati proprio per risolvere il problema del riciclaggio. Disponibili in tre dimensioni, vengono venduti in pratici kit piatti con all’interno due contenitori e due sacchetti di carta riciclabile, resistente all’umidità. Per il montaggio non servono né colla né nastri. (foto 3) Fantoni, azienda specializzata in mobili per ufficio, propone Atelier, un sistema di arredo flessibile e modulare dotato di ruote e realizzato in metallo, all’interno del quale è posizionato “bins”, un cestino per la raccolta differenziata, dal carattere industriale. (foto 4) Pratici e colorati, i contenitori Acrimet realizzati in plastica resistente e facile da pulire. Su di ognuno c’è stampato il simbolo del materiale da riciclare e quando sono vuoti, possono essere anche
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comodamente impilati. (foto 5) Tra i vari contenitori per la raccolta differenziata c’è anche il mega cestino con pedale colorato, che apre il coperchio corrispondente al materiale da riciclare. Scocca esterna in acciaio inossidabile e base in materiale plastico. Facile da spostare e pulire, è dotato di cestini estraibili interni semplici da svuotare. (foto 6) Divertenti e colorati, i contenitori per la raccolta differenziata domestica Lego richiamano nel nome e nella forma i famosi mattoncini, che tanto fanno impazzire piccoli e grandi. Grandezza e colorazione indicano la tipologia di rifiuto da inserire. Azzurro e verde per alluminio e vetro, bianco e giallo, di dimensioni maggiori, per carta e plastica. La scocca esterna è realizzata come un vero e proprio mattoncino Lego e ne permette l’assemblaggio a incastro, mentre la parte frontale a ribalta è predisposta per il sacchetto. Realizzati dallo studio Flussocreativo sono in materiale polimerico. Utili anche per sensibilizzare i più piccoli al rispetto dell’ambiente attraverso il gioco. (foto 7)
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Mentre, tra le soluzioni più economiche e facili da trovare in commercio, si trovano sempre le sacche in plastica, colorate per differenziare facilmente e velocemente. (foto 8)
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Tablet musica di Francesco Valente
DAL BASSO Riprendiamo la nostra conoscenza con alcuni degli strumenti più amati e noti. Ho molto rispetto per questo strumento che porta con se una serie di competenze e responsabilità, e che a me piace anche associare ad istinti caratteriali, che spesso immagino siano la fiammella interna che ci fa scegliere uno strumento piuttosto che un altro. Quindi, come si farebbe con un personaggio importante, poco frivolo e che va dritto al sodo, elegante, ma sobrio… ho il piacere di presentare il Basso Elettrico, parente moderno del Contrabasso. Chi vuole costruire una casa solida parte da delle buone fondamenta.. ecco ilBasso, tra i vari ruoli che ricopre, rappresenta le fondamenta di un brano, espesso alle fondamenta non ci si fa caso, ci si lascia affascinare dalla forma di una casa, e dagli arredi e un questa cosa vale un pò anche per il Basso… a volte sembra non ci sia.. non ci costringe ad unʼattenzione se non quando va via… e allora sembra che il brano sia vuoto..senza corpo, piccolo.. ma che è successo? Ma come mai?.. Niente, non è successo niente, semplicemente il Basso non sta suonando. Mi faccio come sempre aiutare da chi di questo strumento se ne intende, un musicista autore e compositore di canzoni, per il teatro e la televisione, che ha dedicato la sua vita alla musica. Ubaldo Schiavi che vive ed opera ad Ostia sia come insegnante di Basso di ruolo sia di Chitarra classica, concentrandosi inquesto caso sui bambini a cui insegna con metodo e passione. Ciao Ubaldo Ciao! Sting, che tra le varie è un bassista, diceva che un accordo, per fare un generico esempio di nota, non è un accordo di Do, fino a quando con il basso non lo decideva lui… che vuol dire? Il basso grazie alla forza che deriva dalle sue frequenze, non solo completa l’armonia di un brano, ma può addirittura modificarne il risultato influenzandolo totalmente. Perchè hai scelto questo strumento? Non ho scelto io il basso ma è stato lui a scegliere me. Ogni strumento emette le sue vibrazioni. Quando queste entrano in sintonia con la nostra anima ecco nascere l’amore tra noi e lo strumento. Si dice che tra il bassista e il batterista esista una sorta di matrimonio, come va questo menage? Il matrimonio nasce solo dopo aver suonato insieme. Un vecchio detto tra bassisti recita: “se un batterista con il tempo tira avanti tu tira indietro. Se tira indietro tu tira avanti. Se suona a tempo sposalo!” In uno dei concerti organizzati nella nostra scuola, la SocialMusicSchool, ti abbiamo visto accompagnare in un modo molto affascinante una canzone di Sting “ Fragile “ supportando un coro e senza nessun altro strumento, ma allora il Basso può anche sostenere armonicamente un brano?
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Il basso dopo la rivoluzione apportata dal grande Jaco Pastorius non èstato più lo stesso, diventando uno strumento anche melodico, armonico e percussivo. Armonizzare con il basso non è facile perché si usano meno corde e meno note rispetto ad una chitarra. Note che devono incastrarsi e completarsi armonicamente con la linea melodica. E’ molto complesso ma i risultati possono essere veramente affascinanti. Ringrazio Ubaldo per la disponibilità e con lui ci vediamo nella nostra scuola qui allʼInfernetto.Ho notato che le cose che fanno breccia, che si impongono in sistemi stabili esi conquistano un ruolo importante vengono spesso dai livelli semplici e bassi,come la musica popolare o le ricette di cucina o tanto altro .. diciamo che vengono dal Basso! Ecco faccio questo superficiale gioco di parole tanto per sottolineare il rispettoche ho per questo strumento , che considero una colonna portante chesostiene tutto, ferma, elegante e lineare, con la speranza che si possa farinnamorare qualcuno di questo fondamentale strumento, e vi do appuntamento al mese prossimo.
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Tablet Sociale a cura di Giuseppe Menzio
Abbiamo iniziato il mese di Novembre con un’altra bella gita, questa volta a Foligno e al borgo di Rasiglia. Venerdì 8, il prof. Donato Di Stasi ci proporrà un tema assai stimolante : “L’arte contemporanea è veramente incomprensibile ?”, per sfatare pregiudizi e banalità, e fornirci strumenti di lettura adeguati di un mondo non facile. Mercoledì 13 faremo una gita verso sud; la meta sarà il museo dedicato a Giacomo Manzù, ad Ardea, mentre nel pomeriggio si visiteranno le Cantine del “Casale del Giglio” e la bella tenuta, chiudendo poi con una degustazione di alcuni vini accompagnati da prodotti tipici locali. Si riprende la tematica delle religioni Venerdì 15 con la conferenza del prof.Carlo Scopelliti, che ci parlerà della storia, dei riti e delle architetture del Buddismo, in particolare di quello tibetano. Ricordando l’interessante viaggio del Giugno scorso, ecco, Venerdì 22, una conferenza di Giuseppe Menzio, su Albania e Macedonia, paesi a noi assai vicini, eppure poco conosciuti, con una storia complessa e di notevole interesse artistico, dai mosaici paleocristiani di Heraclea, a Beràt, la “città dalle mille finestre”, dai monasteri ortodossi alle chiese bizantine con le loro icone. Il quadro sui Balcani si completerà con una mostra fotografica, abbinata alla tradizionale polenta autunnale, Mercoledì 27. Non poteva mancare la musica; Sabato 23 è prevsto un bel concerto diretto da David Afhkam che a Santa Cecilia dirigerà Wagner (“Preludio e morte di Isotta”) e la Sinfonia n.3 di Brahms. A Dicembre, Mercoledì 4 si andrà a Palazzo Bonaparte (dove visse Letizia Ramolino, madre di Napoleone) da poco riaperto dopo un accurato restauro. Qui è stata allestita la mostra “Impressionisti segreti”; saranno esposte oltre 50 opere di artisti tra cui Monet, Renoir, Cézanne, Pissarro, Sisley, Morisot, Gauguin, Signac, provenienti da collezioni private raramente accessibili e concessi eccezionalmente per questa mostra. Il 6 Dicembre è prevista l’Assemblea dei Soci. E Lunedì 9, un altro evento eccezionale, di nuovo la grande musica con il recital di Evgenj Kissin all’Auditorium, tutto dedicato a Beethoven: tre delle sue sonate più famose, “La Patetica”, “La Tempesta”, “Waldstein” e le Variazioni op.35 “Eroica”. Mercoledì 11 alle Scuderie del Quirinale, la mostra “Pompei-Santorini : l’eternità di un giorno”, un parallelo tra due tragedie dalla genesi simile. Nelle immagini : Museo di Arte Contemporanea ad Aarhus
Venerdì 22, una conferenza di Giuseppe Menzio, su Alb sciuti, con una storia complessa e di notevole interesse “città NOVEMBRE tine co mostr 08 Ven Capire l’arte contemporanea Merco 13 Mer Museo Manzù e “Casale del Giglio” 15 Ven Il Buddismo 22 Ven Albania e Macedonia, conferenza 23 Sab
Concerto Wagner-Brahms
27 Mer Mostra “Balcani” e polenta DICEMBRE 04 Mer “Impressionisti segreti” 06 Ven Assemblea dei Soci 09 Lun
Recital Evgenj Kissin a S.Cecilia
Non p to dire (“Prelu
A Dice Letizia accura segreti Renoir nienti nalme
11 Mer Mostra su Pompei-Santorini
Il 6 Dic l’Assemblea dei Soci. E Lunedì 9, un altro evento eccezio (Danimarca). Renoir “Bougival” (Pal.Napoleone) Sul prossimo numero, altre notizie relative a Dicembre e Gennaio. grande musica con il recital di Evgenj Kissin all’Auditoriu a Beethoven : tre delle sue sonate più famose, “La Pateti sta”, “Waldstein” e le Variazioni op.35 “Eroica”. Mercoledì 11 alle Scuderie del Quirinale, la mostra “Po l’eternità di un giorno”, un parallelo tra due tragedie da Sul prossimo numero, altre notizie relative a Dicembre e
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Tutti i dettagli, quote di partecipazione, orari e contatti Il calendario con tutti gli eventi di Dicembre uscirà il 15 N sono riservati ai Soci; agli altri eventi possono accedere
Per informazioni e aggiornamenti : G.Menzio, 347.373 Tutti i dettagli, quote di partecipazione e contatti sono disponibili nel “calendario” mensile (può essere richiesto a giuseppe.menzio@fastwebnet.it,cell. 347.3738360, oppure cliccando su https://www.csp-palocco.it/associazioni-e-gruppi/associazione-culturale-nuova-acanto.html.)
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Tablet Territorio RETAKE ROMA Gruppo Infernetto ringrazia la redazione di TABLET per lo spazio di pagina che le è stato permesso di utilizzare, a titolo completamente gratuito. ======= ===== ======= Cari amici del quartiere Infernetto, per chi ancora non ci conoscesse, vorremmo presentarci : siamo un’organizzazione di volontari, apolitica, con la finalità (unita a tanto entusiasmo e ad un po’ di spirito di sacrificio) di aumentare il decoro del nostro quartiere attraverso alcune azioni:
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monitoraggio ed individuazione delle zone degradate con conseguenti segnalazioni alle competenti Autorità (vedi più appresso); pulizia dei siti degradati e raccolta differenziata del pattume (smaltito, poi, dall’Ama) mediante interventi organizzati e scadenzati (autorizzati dal Municipio e con la collaborazione dell’Ama); sensibilizzazione degli abitanti del quartiere ai problemi ambientali con interventi mirati nelle scuole, nei circoli culturali e ricreativi,
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nelle parrocchie, ecc.
Utilizzeremo questo spazio per tenervi informati sulle nostre iniziative, dei risultati ottenuti, delle prospettive ed aspettative che la nostra organizzazione si prefigge. Chi volesse aderire può farlo utilizzando la nostra pagina “Facebook RetakeRoma Infernetto” oppure può contattare l’Amministratrice volontaria Luisa Postumi anche tramite messanger (senza
costi da sostenere) tel. 3290606174. Chi volesse informazioni riguardanti la nostra Onlus può andare sul sito web www.retakeroma.org Il prossimo intervento sarà il 9 novembre dalle 8.30 alle 12.30 per iniziare pulizia di via di Castelporziano (appuntamento all’incrocio di via di Castelporziano con via Canale della Lingua alle 8.30) Poiché riteniamo che l’unione delle forze sia un’arma efficace per contrastare il degrado, è nostra volontà unire per il retake di dicembre quante più associazioni presenti sul territorio operanti nel campo ambientale. Per conoscere il prossimo retake di dicembre potete consultare la nostra pagina facebook RetakeRomaInfernetto. Per segnalazioni di zone degradate potete utilizzare la nostra pagina facebook allegando foto e specificando via e numero civico preciso; qualora non vi sia un numero civico potete fotografare il numero del lampione più vicino. Potete anche utilizzare la nostra mail retakeinfernetto@gmail.com. oppure direttamente npd.polizialocale@ comune.roma.it Vi aspettiamo numerosi ed entusiasti. Ciao a tutti.
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di Luca Santagà - fb avventure in bici
Autunno con brio Novembre: il mese delle castagne. Forse un tempo. Negli ultimi anni, assistiamo a eventi climatici impensabili rispetto a quando le parole riscaldamento globale ed effetto serra non erano ancora state coniate. Quindi, mentre nei supermercati vediamo le prime montagne di pandori e panettoni, noi che andiamo in bici, stiamo inanellando una serie eccezionale di belle escursioni, e non vi nascondo che durante questa striscia di bel tempo ho fatto più bagni in mare che durante l’estate. D’accordo, siamo tutti preoccupati per questi cambiamenti contro natura e non pensate nemmeno
per un minuto che io non lo sia. Vorrei però soffermarmi sugli aspetti positivi che in un certo senso favoriscono chi pratica sport all’ aria aperta. L’ aria è tiepida, quindi salire in bici e pedalare con pantaloncini e maglietta ha tutto un altro sapore. Per la scuola di mountain bike, il tempo stabile e temperato ha rappresentato un vero e proprio mare di iscrizioni, e se ci incontrate per strada, mentre ci rechiamo in pineta, potete assistere al passaggio di una lunga colonna di bimbi che, in fila indiana pedalano allegramente e con energia. Questo articolo è per loro. I miei piccoli allievi sono proprio speciali: prima di tutto sono bimbi (e bimbe) che hanno scelto di alzarsi dal divano
spontaneamente per combinare qualcosa di originale. La scuola di mountain bike di Avventure in Bici è tutto fuorchè un parcheggio per ragazzini. Qui si cresce e ci si impegna, ma soprattutto ci si diverte. Anni di esperienza mi hanno insegnato un trucco che ritengo prezioso: riuscire ad insegnare a chi impara, facendo in modo che non se ne accorga, e che non si senta sotto esame o obbligato ad assistere ad una noiosa lezione. E credetemi, spesso non è facile come può sembrare. Ma se vi capita di fare un salto all’ Oasi AICS durante la lezione in pista vi accorgerete di un qualcosa di indefinibile che in una vita da sportivo ho sempre adorato: un mix di sudore e risate come solo una squadra felice riesce a produrre. Perché contrariamente a quanto si pensa, la mountain bike, così come la vediamo noi, è uno sport di squadra. E’ vero, ognuno pedala sulla propria bici, ma quando si esce dal cancello del Centro Sportivo, questa ventina di ragazzini ha una sola identità ed uno scopo comune: divertirsi in mezzo alla natura in compagnia degli amici. E per dei bimbi di pochi anni, scusate se è poco. Il nostro obiettivo è quello di formare dei giovani che, completamente autosufficienti, possano godere delle meraviglie di questo nostro vituperato pianeta, futuri adulti che abbiano la voglia e le capacità di andare alla ricerca degli angoli più belli e sperduti, in sella ad un mezzo, la bicicletta, così snobbato e sottovalutato da chi vuole solo apparire, e che invece rappresenta l’alternativa pulita all’ automobile, per il nostro (ed il loro) futuro. I numeri, e soprattutto i sorrisi sui volti dei nostri allievi ci gratificano, e confermano che siamo sulla strada giusta.
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Ma qual è il segreto di questo successo? Nessun segreto, ci mancherebbe, però ci sono alcuni fattori che giudico fondamentali: potrei cominciare a parlare di serietà, passione, impegno, delle nostre qualifiche, sono tutte qualità fondamentali ma non fanno la differenza con altri sport e con altri insegnanti. La verità è che ho sempre odiato andare a scuola. Proprio non mi andava giù. E per questo più che insegnare,
la mia filosofia è quella di condividere le mie conoscenze con persone che amano sentirsi libere e vive; in questo caso i miei allievi sono dei complici, autorizzati quando serve ad infangarsi o impolverarsi senza risparmio. Come me. Non ditelo a nessuno, ma io sono rimasto uno di loro. Un altro aspetto vincente di questa scuola è che la direzione del Centro Sportivo mi lascia la massima autonomia e questo significa poter inventare qualcosa di fantasioso e vario per rendere ogni lezione diversa dalla precedente. Quando mi sono diplomato alla
Noi istruttori siamo collegati via radio, uno in testa ed uno in coda al gruppo e ci divertiamo come pazzi mentre assistiamo all’esplosione di fantasia e libertà della nostra squadra che rumorosamente procede per i sentieri finchè il tempo che scorre non ci obbliga al rientro alla base. Arrivati al Centro, si defatica facendo qualche ulteriore giro di pista o si chiacchera per qualche minuto tutti insieme, ragazzi, genitori, insegnanti. In queste situazioni si imbastiscono nuovi programmi, si discute di nuove proposte, dall’acquisto di una bici o di un casco alle mille iniziative che gravitano intorno al mondo di questo sport. La scuola, oltre alla pista lunga più di 300 metri, dispone di un discreto parcobici e chi ne fosse sprovvisto può servirsene finchè non arriva il momento di volare alto e comprare una bici propria. Scuola Nazionale Maestri di Mountain Bike, ho capito che, prescindendo dall’assoluta capacità e competenza dei miei formatori, il divertimento è una cosa seria, e con il tempo ho fatto mio questo precetto. Senza eccezioni. Così, in questo grande contenitore umano che sono le nostre lezioni del lunedì e del mercoledì pomeriggio, c’è spazio per tutto e per tutti, nessuno viene lasciato indietro. Non abbiamo un inizio e una fine del corso, chi si iscrive viene portato avanti e aiutato ad entrare in squadra come se fosse con noi da sempre. I più grandi aiutano i piccoli e questi ultimi cominciano a capire che in mountain bike, come nella vita è bello aiutare ed essere aiutati.
Arrivasse pure l’ autunno, quello vero, non ci fa gran che paura. Alimentiamo un cantiere che non si ferma mai, con la pioggia o con il sole. E’ pomeriggio inoltrato ed i ragazzini sciamano via. Daniele ed io chiudiamo la pista, mettiamo a posto le bici e andiamo a casa contenti. La sensazione di aver fatto qualcosa di buono è tangibile. Forse uno dei regali più belli che la vita mi ha fatto è poter vivere ogni giorno pienamente ed in questo la mountain bike, ma in genere la bicicletta fa senz’altro la sua parte, come se fosse in grado di portarmi indietro nel tempo. A questo proposito il giornalista e scrittore Federico Pace afferma: ”La bici pare avere un legame stretto, più di altri mezzi, con quello che è la memoria, con il tempo che passa, con tutto quello che non si riesce più a recuperare. Forse anche perché è il mezzo che più di altri sembra essere legato all’ infanzia. A quel tempo in cui il tempo pareva ancora non esistere”. Buon autunno in bici a tutti! Scuola di mountain bike c/o Oasi AICS Via Varna, 66 Infernetto Per informazioni: Luca 3470704344
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Si impara a cadere e a rialzarsi, anche metaforicamente, e si apprendono cose che sembrano poco importanti nel mondo di oggi, dove la soluzione spesso ti appare servita comodamente su un display, ma per le quali stiamo perdendo capacità, come orientarsi in un luogo sconosciuto, con una bussola, con il sole, o come leggere una carta topografica. Tutto questo, lo trasmettiamo ai più giovani insieme ad un fondamentale concetto: la sicurezza.
Lasciatemi dire che in questo caso i bambini, possono sicuramente insegnare qualcosa a noi adulti: il rispetto delle regole. Una volta imparata (perché compresa) una regola, la rispettano e non ammettono eccezioni o deroghe come invece, talvolta per pigrizia o fretta facciamo noi quando siamo “grandi”. Vi garantisco che è un’emozione viaggiare per strada seguiti da una moltitudine disciplinata e attenta ma allo stesso tempo colorata e festante. E che soddisfazione sentire mentre ci si addentra nella nostra pineta, frasi come ”adesso siamo diretti verso nord-ovest…”
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a cura di Giuseppe Menzio Questo fatto suscitò molte proteste, per cui, esattamente un mese dopo, uscì un altro francobollo, nel quale al centro appariva la croce dei Savoia. Entrambi, ma specialmente il primo (noto come “Trinacria”, mentre il secondo è la “Crocetta”) ebbero una vita brevissima, e sono tra i più rari francobolli degli Antichi Stati Italiani.
L’entrata di Garibaldi a Napoli
Allo stato di “nuovo” la “Trinacria è quotata sui 400.000€, la “Crocetta” circa 80.000€.
Garibaldi e i “gioielli napoletani” 1860. La Spedizione dei Mille guidata da Garibaldi, sbarcato a Marsala l’11 Maggio, sta travolgendo le ultime resistenze borboniche. Il 7 Settembre dopo la fuga di Francesco II di Borbone, Garibaldi entra trionfalmente in Napoli ed assume, come in Sicilia, la “dittatura” in nome del Re di Sardegna. Ma il successo di Garibaldi, le sue inclinazioni repubblicane, i suoi propositi di continuare la marcia trionfale fino a Roma ed oltre, suscitano apprensioni in Cavour, che teme anche un intervento di Austria e Francia. Cavour pregò quindi il re di scrivere a Garibaldi. Il re nella lettera si rallegrava del suo arrivo a Napoli, si congratulava di quanto aveva fatto, gli ricordava che le truppe regie per ricongiungersi con le sue erano già state inviate, pronte ad occupare le Marche e l’Umbria; ma che questo aveva allarmato le potenze di tutta Europa, e che vi era il pericolo di essere attaccati dall’Austria, oltre che dalla Francia; quindi affermava che era necessario che l’azionemilitare avesse una sola direzione,e “...di non fare nessun attacco senza l’ordine mio”.
Garibaldi gli risponderà dandogli appuntamento a Roma per essere incoronato Re d’Italia, e nello stesso tempo lo esortava a liberarsi di Cavour (!). Poi tutto finirà bene, con l’incontro di Teano, che conclude la Spedizione dei Mille. A Napoli con il crollo dei Borboni e il cambio della moneta, era necessario emettere un francobollo per le stampe a tariffa ridotta, 1/2 tornese = 1/4 di grano, sostitutivo di quello borbonico. Il 6 Novembre 1860 venne emesso un francobollo azzurro da 1/2 tornese, ma che riportava ancora la “trinacria”, ossia il vecchio stemma borbonico.
Un caso particolare sono i francobolli “falsi” del Regno di Napoli; furono prodotti in grande quantità. Addirittura, ed è un caso unico,il 2 grana falso è più mune dell’originale! Ecco in alto il francobollo da 2 grana autentico, e sotto, un falso, passato regolarmente per posta. Alcuni falsi sono molto rari e su lettera arrivano addirittura a superarei 100.000 €. Sono falsi ma che “gioielli”!
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Qui sopra : la trasformazione dal 1/2 grana carminio del 1858 al 1/2 tornese blu ‘garibaldino’, ottenuto dalla tavola del primo, sostituendo la lettera “G” con una “T”. Successivamente la “Crocetta” fu ricavata sempre dalla stessa tavola, incidendo la croce sabauda al posto dello stemma borbonico. … A sinistra : Com’era bella Napoli in questa cartolina di fine ‘800! Via Caracciolo con gli asinelli e sullo sfondo il Vesuvio fumante.
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Gli amabili mostriciattoli che vivono sulla nostra pelle Periodicamente girano sul web foto terribili che ritraggono animali tipo alien: mostri a metà tra il terrificante e il rivoltante. Poi, sotto, una scritta che spiega che quei mostri in realtà sono batteri che vivono sulla nostra pelle. In questo articolo non userò una di quelle foto anche perché, sinceramente, mi fa impressione; però voglio usare e approfondire a vantaggio delle signore lettrici questo tema. La nostra pelle è popolata da batteri. Sono proprio alcuni di loro, che rendono e mantengono la nostra pelle liscia e morbida e, addirittura, agiscono come dei veri e propri antiage naturali. In particolare ci sono due batteri, tra i tanti, che giocano un ruolo chiave nel processo antiinvecchiamento e sono il “Bifidus” ed il “lactobacilli”. Come tutti gli organismi viventi, anche i batteri richiedono, per sopravvivere, particolari condizioni ambientali. Considerato che il loro ambiente è la nostra pelle, nell’articolo di questo mese andremo a vedere come mantenere l’habitat di questi batteri migliore possibile in modo da permettere loro di svolgere al meglio il proprio lavoro e far apparire la nostra pelle giovane e luminosa. I “batteri amici” (sì diciamolo che, dopo aver scoperto l’ottima influenza che hanno sul nostro aspetto, improvvisamente li vediamo in modo più tenero) cominciano ad essere utilizzati e sfruttati anche dalle case cosmetiche che oggi hanno sviluppato prodotti appositi per preservarli e fare in modo che lavorino per noi, fermando in maniera naturale il processo di invecchiamento della pelle. Sono creme che aiutano a mantenere un buon ph e, soprattutto, che vanno adattate alla diversa stagione e al diverso ambiente. Alla luce di tutto questo, è chiaro che la flora batterica cutanea non è più soltanto un elemento da preservare,
ma un fattore chiave per la bellezza della pelle. Ovviamente è fondamentale vedere come agire al meglio: ecco alcuni modi molto semplici per preservare la pelle e far combattere al tuo servizio questi batteri. Non farsi trovare trovare impreparati su questo argomento è oggi importantissimo perché questa è a tutti gli effetti una nuova frontiera della salute della pelle e ognuna di noi può esserne protagonista. Scelta della crema giusta: tra le tante creme disponibili in commercio, consiglio di usare quelle che contengono zuccheri e fibre naturali - ricavati per sintesi enzimatica – che sono in grado di proteggere l’integrità della flora cutanea e migliorare le difese della pelle. Limitare gli shock termici: gli sbalzi possono danneggiare la struttura cutanea causando rossore ed irritazione diffusi: è pertanto meglio evitare ambienti estremamente secchi e caldi e fare attenzione in caso di temperature sotto lo zero. Tenere sotto controllo la tipologia di cibi ingeriti: questo punto è ormai imprescindibile da qualunque riflessione sulla bellezza infatti non passa articolo nel quale non ne parli, ma è sempre meglio ripetersi che tralasciare: il cibo può essere una fonte di
infiammazione e rendere più sensibile la pelle. È perciò importantissimo riconoscere gli alimenti che favoriscono l’infiammazione e scegliere invece quelli che svolgono un’azione antinfiammatoria: alimenti ricchi di omega3 fanno davvero la differenza, in questo! Effettuare dei trattamenti veramente specifici per la pelle: come sai nessuna pelle è uguale all’altra. Ci si accorge di avere a che fare con una estetista professionista quando, prima di fare un qualunque trattamento, questa dedica del tempo a studiare dettagliatamente la pelle. L’osservazione professionale della pelle è l’unico modo per fornire la giusta “cura” che farà quindi bene ai tuoi batteri buoni ed alla tua pelle. Il rischio è incappare in estetiste superficiali che non solo non si rendono conto della natura della pelle ma che - è molto grave ma capita - utilizzino prodotti che, anziché preservare i batteri, li distruggano causando così un invecchiamento più veloce della pelle. Mi raccomando: ognuno di noi ha già sulla propria pelle la risorsa naturale per la lunga giovinezza, adesso che sai che esiste, aiutala prendendotene cura. A presto.
Marina skin terapist, consulente di bellezza
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Educare i sentimenti è possibile? di Ornella Gemito
”L’intelligenza emotiva è la capacità di servirsi di meta-abilità nella gestione dell’esperienza emotiva, ovvero, la capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli degli altri, di motivare noi stessi, di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente, quanto nelle relazioni sociali” Partendo da queste poche parole di Daniel Goleman, padre dell’intelligenza emotiva, la proposta di Coaching for life, mira attraverso una giornata di laboratorio interattivo, che si svolgerà a Roma il 30 novembre, a scoprire e gestire le emozioni. A tracciare un sentiero alla scoperta ad esempio delle intelligenze multiple, perché non vi è una sola intelligenza che governa il nostro sentire. Faremo insieme un percorso attraverso la scoperta di un mondo sconosciuto che ci fa paura, ma che se sapientemente utilizzato, aprirà una nuova consapevolezza alla nostra vita quotidiana, sociale, professionale e umana. Dalla prospettiva del lavoro i sentimenti contano nella misura in cui facilitano l’obiettivo comune o interferiscono con esso. Il paradosso, però, è che le nostre interazioni sul lavoro sono relazioni interpersonali esattamente come tutte le altre; le nostre emozioni operano anche in questo particolare ambiente. Sono proprio questi paraocchi che fanno poi propagare infiniti problemi. Di certo l’intelligenza emotiva non è una pallottola magica, l’ecologia di un’azienda è straordinariamente complessa, tuttavia “alla fine tutto si riduce alle persone”, e se l’ingrediente umano viene ignorato, nient’altro funzionerà bene come potrebbe. Ma a prescindere dal livello di intelligenza emotiva dell’azienda per la quale lavoriamo, il possedere questa capacità offre a ciascuno di noi, indipendentemente dal luogo in cui lavora, un modo per sopravvivere conservando intatti la propria umanità e il proprio equilibrio. Il percorso che faremo assieme è visualizzato qui, sei pronto ad iniziare il cammino? Ti aspetto
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Chi sono Ornella Genito, formatrice di lungo corso, life e business coach, 56 anni Il segreto della felicità è nella passione per quello che facciamo e io sono felice. Se dovessi dire cosa faccio come life coach, direi che aiuto le persone a scoprire chi sono, a soddisfare le loro esigenze e a realizzare i loro sogni. Questa mia passione è alimentata dall’attitudine alle relazioni: quelle con gli altri e quella che, senza ombra di dubbio, durerà per tutta la vita, ovvero quella con sé stessi. Potrei, pertanto, dire che aiuto le persone a migliorare le loro relazioni mentre scoprono chi sono, realizzano i loro sogni, consapevoli dei benefici che questo viaggio comporta;a questo fine offro loro una visione della realtà da diversi punti di vista, ricordando chi sono davvero, i loro desideri, quando le circostanze della vita sembrano distrarle
in altri luoghi. Ascolto e domando, traccio insieme alle persone la loro visione, fissando comunemente obiettivi possibili e graditi. Poi il viaggio ha inizio, e di sessione in sessione, e soprattutto nel tempo che intercorre tra queste, facilito le persone nel superare gli ostacoli, nell’attingere alle loro risorse a volte, ad alleggerire il carico, eliminando le “cianfrusaglie”, le cose inutili. Gli ostacoli lungo la strada sono inevitabili: se siamo vivi, ci saranno ostacoli. Ma la cosa immensa che mi affascina del coaching è a rendere percorribile lo spazio tra la definizione di un obiettivo e la sua realizzazione. GESTIRE LE EMOZIONI CON L’INTELLIGENZA EMOTIVA ROMA, 30 NOVEMBRE DALLE 10.00 ALLE 17.00 Per informazioni e prenotazioni chiamare il 347/6399510 o scrivere una mail a ogenito@bancafideuram.it facebook @Coaching for life @Ornella Genito
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Dott. Daniele D’Andria MEDICO CHIRURGO
DOCENTE DI MEDICINA ESTETICA Università degli Studi “G. D’Annunzio” - CHIETI
L’aspetto delle cose varia secondo le emozioni. Così noi vediamo magia e bellezza in loro, ma in realtà magia e bellezza sono in noi Kahlil Gibran
Un Posto Tranquillo Dott.ssa Giulia Migani Psicologa / Psicoterapeuta Analista transazionale socio-cognitiva Mediatore Feuerstein PAS Basic e Standard I livello EMAIL: giuliamigani@yahoo.it Cellulare: 338 3839479
La coppia e l’intimita Riferendosi al ciclo vitale della coppia, si è visto che essa attraversa una fase di fusione, poi di separazione ed individuazione per arrivare al riavvicinamento e all’interdipendenza. È in questa fase, nella quale i partner si percepiscono e manifestano nella loro individualità e volontà di reciproca scelta, che si può cominciare a parlare di intimità nella coppia.
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Carl Withaker, psichiatra statunitense pioniere della terapia familiare, affermava che: “più due persone sono vicine, più sono separate. Se non riescono a separarsi, non possono nemmeno aumentare l’intimità. Se non possono aumentare la loro individualità non possono aumentare nemmeno il loro stare insieme. Più sei libero di stare con gli altri, specialmente con tua moglie, più ti senti libero con te stesso. Più se con te stesso e più puoi essere con lei”. Ma come… essere capaci di separarsi per poter diventare intimi? Sembra davvero un paradosso ed invece è proprio così. L’uso della parola “intimità” solitamente fa pensare all’intimità fisica, riferita non soltanto alla sessualità ma anche a tutti quei momenti in cui ci si scambiano sguardi, carezze, abbracci, baci. Sono momenti assolutamente fondamentali nella vita di una coppia ma non sono sufficienti per poter affermare che due partner siano intimi. Perché quello che capita, molto spesso, è che il canale sensoriale, non verbale, fisico sia quello più “facile” attraverso cui comunicare e, paradossalmente, diventi come una sorta di “paravento”, di muro, dietro al quale nascondersi e proteggersi da un altro tipo di intimità. Detto in altre parole, l’essere intimi fisicamente spesso si rivela più semplice dell’essere intimi psicologicamente ed emotivamente… Questo altro “tipo” di intimità in molte persone genera paura. La paura dell’intimità si determina a causa di vissuti e convinzioni formatisi in seguito ad esperienze in cui la vicinanza emotiva è stata magari percepita come minacciosa, con il timore che manifestare il proprio
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bisogno di relazione potesse essere una scelta poco prudente o anche pericolosa. Chi ha paura dell’intimità vive il timore di perdersi, di non essere visto e riconosciuto nella propria individualità, di non potersi esprimere liberamente e non avere il permesso di essere se stesso all’interno della relazione. Vive il desiderio di relazione e vicinanza ma percepisce il coinvolgimento affettivo come minaccioso e decide di rinunciarvi per proteggere se stesso. Così si presenta come una persona che non ha bisogno dell’altro, che nasconde la propria fragilità, con la reazione conseguente di allontanamento, di fuga dall’intimità e di mantenimento di una certa distanza dalle persone a cui è legato. Una distanza che può anche essere fisica ma che principalmente è cognitiva e soprattutto emotiva. Inoltre, viene disconosciuto il bisogno di sperimentarsi in una relazione in cui la vicinanza non limiti ma sostenga l’individualità, in cui ci sia consapevolezza, accettazione, condivisione: appunto, intimità.
Ma come fare per andare oltre questa paura? Come fare per imparare ad essere intimi? Eric Berne, il padre dell’Analisi Transazionale, affermava che esistono 3 FAMI: fame di stimoli, fame di riconoscimento o “carezze”, fame di struttura. Ogni uomo ha bisogno di stimoli fisici, sensoriali e mentali per potersi attivare, ha bisogno di riconoscimenti (chiamate “carezze”) necessari per la sua crescita emotiva e psicologica e, infine, ha bisogno di struttura. Essa è una estensione delle precedenti “fami” di stimoli e di carezze poiché, per poterle soddisfare, l’uomo deve definire una struttura temporale all’interno della quale stimoli e carezze possano essere vissuti e scambiati. Il modo in cui una persona dà struttura al suo tempo è condizionato dal come ci si sente con se stesso e con gli altri, da quanto desiderio e bisogno di vicinanza fisica ed emotiva proviamo o, al contrario, da quanto la temiamo. Pertanto, Berne ha descritto 6 modi per strutturare il
tempo, ognuno caratterizzato da un crescente grado di vicinanza: isolamento, rituali, passatempi, attività, giochi e intimità. In particolare, i passatempi sono focalizzati su scambi comunicativi che toccano argomenti e interessi “socialmente condivisi” (es. parlare di calcio, di moda, di cinema…) mentre i giochi si riferiscono a modalità relazionali che sono state apprese allo scopo di ricevere attenzioni ma in modo disfunzionale. Probabilmente conosciamo tante coppie che sono rimaste “bloccate” nei passatempi, dove la comunicazione e lo scambio si è fermato ad un livello per così dire “istituzionale” e affatto intimo. Altrettanto probabilmente conosciamo moltissime coppie (forse, purtroppo, la maggioranza) che si “fanno del male” in una comunicazione/relazione dove continuamente si mettono in atto giochi relazionali che si concludono sempre con vissuti emotivi negativi. Tante coppie all’intimità (così come la stiamo descrivendo) non ci arrivano proprio… L’intimità, per Berne, è: “uno scambio di espressioni affettive libero da giochi”. È la struttura temporale
all’interno della quale la persona si sente riconosciuto e riconosce l’altro, dove si esprime liberamente nel dire ciò che sente e pensa, senza messaggi segreti, senza pretesa di lettura della mente e con una comunicazione in cui il livello sociale e il livello psicologico della stessa siano congruenti. Da quanto scritto finora appare evidente come la comunicazione sia importante all’interno di una coppia. Effettivamente è proprio così… perché la relazione di coppia è totalmente condizionata dal modo in cui i due partner comunicano tra di loro e TUTTI i problemi cominciano quando non si sa comunicare, quando lo si fa in modo disfunzionale, quando ci si stanca di provare a farsi capire e si smette di comunicare. Appare altresì evidente quanto intimità ed interdipendenza siano strettamente collegate: se la coppia non impara ad interdipendere non può raggiungere l’intimità. Il concetto di interdipendenza è semplice: significa tenere presente sé e tenere presente l’altro nella relazione. L’interdipendenza è la risposta al quesito
che si poneva all’inizio di questo scritto: essere capaci di separarsi per poter diventare sempre più intimi. Pio Scilligo, mio professore e maestro, scriveva che due partner interdipendenti sono due persone che “danzano insieme”. È un’immagine bella ed immediata: fa capire che devo tenderti la mano (mi faccio presente) se voglio danzare insieme a te e che devo essere pronto a prendere la tua mano (ti tengo presente), se voglio che tu danzi insieme a me. A conclusione, voglio regalare a Voi Lettori queste parole con le quali Virginia Satir, grande psicoterapeuta familiare, descriveva l’interdipendenza e l’intimità, affinché possano ispirarvi e guidarvi nei momenti belli così come nei momenti difficili della vostra vita di coppia: “Voglio amarti senza aggrapparmi a te, voglio apprezzarti senza giudicarti, voglio essere con te senza invaderti, invitarti senza comandare, averti senza sensi di colpa, criticarti senza incolparti, aiutarti senza insultarti. Se posso avere la stessa cosa da te allora possiamo veramente incontrarci e arricchirci reciprocamente”.
DOTTOR GIANFRANCO PANARELLO MUSCOLINO MEDICO CHIRURGO
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DRINK: MINA VAGANTE (ispirato al film “Mine Vaganti”, di Ferzan Ozpetek, 2010) BARLADY: Ilaria Bello del Talea di Torvaianica (Roma)
DRINK: THE DEVIL’S ADVOCATE (ispirato al film “L’Avvocato del Diavolo”, di Taylor Hackford, 1997) BARMAN: Marco Riccetti, head bartender dell’Inside Restaurant & Cocktail Bar di Torino
DRINK: DAIQUIRI PRENESTINO (ispirato al film “Fantozzi”, di Luciano Salce, 1975) BARMAN: Alessio Ciucci, bartender del Borgo La Chiaracia Resort & SPA, di Castel Giorgio(Terni)
INGREDIENTI: 4 cl rum Don Papa 2 cl Fifty Pounds London Dry Gin 1,5 cl lime 2 cl purea di passion fruit Fabbri 1,5 cl apricot brandy 5 cl succo di ananas Top di Champagne Jacquart
INGREDIENTI: 4.5 cl rum Don Papa 2.5 cl liquore alla mela 3 dashes Peychaud’s Bitters 3 drop tabasco 1cl sugar syrup
INGREDIENTI: 4 cl rum Don Papa 2 cl vodka Imperial Gold 0,75 cl Molinari 1,5 cl shrub alle pere, zenzero e pepe rosa 1 cl succo di limone 2 cl succo di lime Una spruzzata di thè nero Lapsang Souchong estratto con vodka e gin Bicchiere: coppetta Garnish: scorza di limone
Bicchiere: calice di vino Garnish: foglie di menta e orchidea PREPARAZIONE: Versare tutti gli ingredienti - tranne lo champagne - in uno shaker, agitare vigorosamente e versare il contenuto, compreso il ghiaccio, in un calice da vino. Concludere con un top di Champagne Jacquart e decorare con foglie di menta e orchidea. ISPIRAZIONE: ‘Mina vagante’ è il soprannome della nonna, personaggio interpretato da Ilaria Occhini, recentemente scomparsa e a cui il drink è dedicato. “La mina vagante – si sente nel film - se n’è andata... le mine vaganti servono a portare il disordine, a prendere le cose e a metterle dove nessuno voleva farcele stare, a scombinare tutto....”. Il film racconta di delicati equilibri sociali e familiari, di rivelazioni e condizioni che uniscono o frantumano certezze e consuetudini. Questo drink vuole rappresentare proprio questo: uscire dal consueto, miscelando rum filippino Don Papa, gin britannico Fifty Pounds, Champagne Jacquart francese. Tutti prodotti apparentemente contrastanti, come i protagonisti del film, che, però, uniti insieme come nel ballo della scena finale, trovano un equilibrio e riescono a convivere, oltrepassando i luoghi comuni.
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Bicchiere: vintage Garnish: mela essiccata, peperoncino e ciuffo di menta PREPARAZIONE: Con la tecnica dello Stir&Strain, versare il tutto nel bicchiere vintage, Old Fashioned (Stile Sazerac) e aggiungere come guarnizione mela essiccata, peperoncino e un ciuffo di menta. ISPIRAZIONE: L’ispirazione nasce dal concetto della tentazione dell’inganno, presenti nel film: tutta la vicenda e la narrazione si evolvono in maniera fluida e calcolata, a quanto sembra. Fino ad arrivare al momento in cui il Diavolo svela le proprie carte al suo avvocato, nonchè suo figlio. Facendogli capire le sue intenzioni, l’avvocato si appella al libero arbitrio per ribaltare la situazione. Quindi si scopre che era tutto un “Sogno”, ma che in realtà si tramuta nuovamente in un volere orchestrato dal Diavolo per ottenere ciò che vuole. Il concetto dell’inganno è quindi alla base di questo drink, un twist su un grande classico, come il Sazerac. Questo viene servito in un bicchiere senza ghiaccio, facendolo sembrare un classico bicchiere di whiskey, ma che in realtà non è. E con lo stesso principio il drink gioca con l’inganno di un rum invecchiato, in questo caso il rum filippino Don Papa. Il tutto unito al gusto dolce e ammaliante della vanillina, alla parte tentatrice del liquore alla mela, al retrogusto amaro del bitter aromatico, e alla speziatura e piccantezza del tabasco. Tutte caratteristiche dello stile ammaliante e pungente del Diavolo, che fa leva sull’Ego d e l l ’a v v o c a t o , puntando alla sua superbia, uno dei Sette Vizi Capitali.
PREPARAZIONE: Versare gli ingredienti in uno shaker, shakerato il tutto e versare in una coppetta. ISPIRAZIONE: Il nome del drink ‘Daiquiri Prenestino’, ha un doppio significato: uno più personale e l’altro a tema film. Su tutto aleggia un tema ‘romano’ legato al bartender: “I miei nonni abitano a Roma e, ogni volta che vado in centro dopo che sono stato da loro, prendo la Prenestina”. Per quanto riguarda il film, il drink cita il ragionier Fantozzi nella celebre scena dell’autobus preso al volo! Dopo la Prenestina ci sono infatti delle strade sopraelevate e dal terrazzino di una delle case a picco sulla sopraelevata, Fantozzi, saltando, prende l’autobus che lo porta al lavoro. La vodka Imperial Gold – la vodka premium più venduta in Russia - ricorda la scena della Corazzata Potemkin, mentre la spruzzata di thè nero Lapsang Souchong, estratto con vodka e gin, nel fondo del bicchiere rappresenta proprio il traffico romano.
Tablet Scuola Libriamoci.
Giornate di lettura nelle scuole Dall’11 al 16 novembre in tutta Italia
Dall’infanzia alle superiori, una settimana per alzare il volume delle storie! Torna per il sesto anno Libriamoci. Giornate di lettura nelle scuole. È l’iniziativa promossa dal Centro per il libro e la lettura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo e dalla Direzione Generale per lo Studente del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che si svolge in tutte le scuole del territorio nazionale. Lo scorso anno la campagna ha coinvolto 437.000 alunni di tutte le età e oltre 370 lettori volontari. Hanno partecipato scrittori, giornalisti, attori, membri di associazioni culturali, bibliotecari e privati cittadini. Sono state registrate 3.093 iniziative, oltre a migliaia di altre organizzate spontaneamente in tutta Italia con tantissimi studenti, ma non registrate nella banca dati dell’evento. Lo spirito che anima insegnanti, studenti e lettori è sempre il medesimo: far scoprire ai più giovani la bellezza della lettura e il suo potere di coinvolgimento soprattutto se fatta a voce alta e condivisa in un’esperienza corale. Libriamoci si rivolge a tutte le classi di tutte le scuole, dall’infanzia alle superiori, invitandole a includere nelle attività scolastiche delle sei giornate momenti di lettura ad alta voce svincolati da ogni valutazione didattica. Quest’anno vengono suggeriti 3 filoni tematici a cui insegnanti e lettori possono ispirarsi per sviluppare le proprie iniziative. Per ciascuno di questi temi è stata sviluppata una bibliografia di riferimento: Gianni Rodari: il gioco delle parole, tra suoni e colori, in vista del centenario dalla nascita (bibliografia www.libriamociascuola.it/II/?p=11472
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Noi salveremo il pianeta, sul ruolo decisivo delle nuove generazioni nella lotta ai cambiamenti climatici (www.libriamociascuola.it/II/?p=11475) La finestra sul mondo: perché leggere i giornali, dedicato alle letture di giornali in classe e al confronto con i giornalisti che aderiranno come lettori (www. libriamociascuola.it/II/?p=11477) Questo ultimo punto è stato sviluppato perchè negli ultimi due anni si è registrata una crescente partecipazioni di giornalisti che sono andati nelle scuole per condividere la propria esperienza di lavoro e analizzare alcune pagine insieme ai ragazzi. L’esperienza è stata accolta con tale entusiasmo e vivace partecipazione dagli studenti, che si è deciso quest’anno di dedicare al giornalismo uno spazio ampio e specifico all’interno della campagna, individuando un filone tematico ad hoc. Più nello specifico, con il primo tema omaggiamo lo scrittore, pedagogista, giornalista e poeta Gianni Rodari, del quale nel 2020 ricorre il centenario della nascita. I suoi testi, che oggi come ieri continuano a scandire l’infanzia di molti, sono capaci di parlare a
piccoli e grandi: dalle Favole al telefono a Le avventure di Cipollino, sino alla Grammatica della fantasia, le sue opere affascinano l’immaginario di ogni età e possono essere un utile apparato teorico sulla narrazione e sui suoi meccanismi. Il secondo tema riguarda la crisi climatica, un argomento che da quest’anno, con l’introduzione dell’Educazione ambientale, entra nelle aule scolastiche con tutta la sua urgenza. La giovanissima Greta Thunberg e il movimento da lei fondato Fridaysforfuture hanno catalizzato l’attenzione dei media su questa tematica invitando a una presa di coscienza: Libriamoci ha voluto rispondere all’appello di Greta, coetanea di tanti nostri studenti. Infine, il terzo tema abbraccia tante e diverse questioni d’attualità che speriamo possano emergere durante la lettura dei giornali nelle aule, anche in compagnia dei giornalisti che, come nelle ultime due edizioni, si offriranno in veste di lettori volontari e condivideranno con gli studenti il senso e gli strumenti di una professione sempre in prima linea, svelando anche alcuni trucchi e segreti del mestiere utili anche fuori dalle redazioni.
La revoca dell’assegno divorzile se l’ex coniuge ha una nuova famiglia di fatto. Salve a tutti e ben ritrovati. Nell’articolo di questo mese voglio parlarvi delle recentissime sentenze della Corte di Cassazione che di fatto pongono nuovi principi fondamentali per stabilire se e quando l’ex coniuge, in sede di divorzio, abbia o meno il diritto di godere dell’assegno divorzile; ciò anche alla luce del decreto Cirinnà e delle importanti innovazioni dal medesimo apportate al nostro assetto societario e alla previsione dei patti di convivenza. Con un’innovativa sentenza del 3 aprile 2015, n. 6855, difatti, la Cassazione, afferma chiaramente il principio in base al quale, ove il coniuge divorziato, abbia una nuova famiglia di fatto, venga meno il presupposto per affermare e riconoscere in suo favore una somma di denaro mensile quantificata quale è l’assegno divorzile. Tale sentenza risulta essere di estrema importanza in quanto la Corte di Cassazione, prende in considerazione l’istituto della “famiglia di fatto”, definendola non come mera convivenza more uxorio (“fuori dal matrimonio”) ma come vera e propria “famiglia”, portatrice di valori di solidarietà, di arricchimento e sviluppo della personalità di ogni componente, e di educazione e istruzione dei figli, e che trova da sempre un riconoscimento nell’art. 2 della Costituzione Italiana. Pertanto, ove l’ex coniuge concorra alla formazione di una “famiglia di fatto” con il nuovo partner, si deve considerare risolto ogni eventuale legame con il tenore ed il modello di vita caratterizzanti la precedente convivenza matrimoniale, cadendo di fatto ogni possibile presupposto per il
L’avvocato risponde
a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti - lorenzettiavv@gmail.com - 06.56305241 riconoscimento dell’assegno divorzile. Tale orientamento si pone in contrasto con il prevalente e sino ad oggi seguito indirizzo giurisprudenziale, in base al quale la “famiglia di fatto” dia luogo ad un momento di sospensione del diritto all’assegno, destinato a rivivere in caso di rottura della convivenza more uxorio. L’estinzione del diritto all’assegno divorzile è giustificata dalla Suprema Corte con la necessità dell’assunzione
piena del rischio da parte dell’ex coniuge, che, quando instaura una “famiglia di fatto”, deve considerare la possibilità che tale convivenza possa poi cessare rischiando, comunque, la perdita di una tutela economica. Motivo per il quale, attualmente, tale pronuncia suscita alcune perplessità che saranno con il tempo di certo superate dalle nuove configurazioni sociali che si stanno gradatamente sviluppando nel nostro Paese.
Scadenzario Fiscale Anna Maria De Calisti commercialista
Lo Studio De Calisti A.M. saluta tutti i Lettori che si inoltrano nello scadenzario fiscale di Novembre 2019.
11
Si informano i lettori che il giorno 11 novembre è il termine ultimo per la consegna sia all’Agenzia delle Entrate che al dipendente o pensionato del modello 730 integrativo e del prospetto di liquidazione mod. 730/3 integrativo.
15
Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 ottobre 2019), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 15 novembre.
16
Per coloro che hanno dipendenti o collaboratori occasionali, il 18 novembre prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS. Inoltre, entro il 18 novembre coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile o trimestrale ( Luglio, Agosto, Settembre 2019) dovranno effettuare il versamento. In riferimento ai Titolari di Partita Iva iscritti nell’albo Artigiani o Commercianti, la scadenza del 18 novembre prevede sia i contributi INPS relativi al 3° trim. 2019 che la 4° Rata INAIL del premio anno 2019 - 2020 ( per coloro che hanno deciso di rateizzare).
25
Con la scadenza del 25 novembre coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat.
30
Si informano i Lettori che con la scadenza del 30 novembre con proroga al 2 dicembre 2019 sia i titolari di Partita Iva che le persone fisiche verseranno mediante F24 il 2 acconto IRPEF, IRES, IRAP, cedolare secca ed eventuali addizionali comunali. Si rinnova ai lettori che lo Studio essendo anche CAF CGN è in grado di fornire ulteriori servizi tra cui: 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati. Mod. Redditi IRAP e 770 Successioni. Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione, per ogni ulteriore chiarimento. Studio De Calisti Anna Maria Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma - 06/52352585 cell. 3333087137 - e-mail: amdec@libero.it
Lo Studio offre servizi di consulenza del lavoro