TabletRoma settembre 2018

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Editoriale a cura del direttore Stefano Quagliozzi

Pagareunpedaggiopermorire Costernazione, incredulità, rabbia. Sono queste le sensazioni provate da milioni di italiani dopo l’infausta notizia del crollo del ponte Morandi di Genova, la vigilia di ferragosto. Questo fatto che ha scosso pesantemente l’opinione pubblica e le coscienze di ognuno, è stato trattato da tutti i giornali, le radio e le televisioni. Anche noi, nel nostro piccolo ma puntuale sistema d’informazione, abbiamo già affrontato l’argomento col nostro settimanale online il 16 agosto, all’indomani dell’evento, per mano di del cronista genovese Stefano Benzi. Torniamo oggi su questo fatto, di una gravità unica, per analizzarne i retroscena, poiché non è ammissibile che nel XXI secolo, con fior di tecnologie a disposizione possa accadere che 43 persone siano vittime innocenti del crollo di un ponte aperto al transito di veicoli leggeri e pesanti senza distinzioni. Il fatto più sconcertante è collegato alla concessione rilasciata dallo Stato alla Società privata Autostrade SpA, che ogni anno raccoglie milioni di euro di pedaggi, con la grave mancanza - evidentemente - di non aver fatto tutto il possibile per controllare che alla viabilità sulle autostrade italiane, da essa stessa gestite, sia garantita la massima sicurezza. Il paradosso è che le vittime in transito sul ponte in quel momento, hanno pagato persino un pedaggio per andare a morire. La notizia ha fatto il giro del mondo in un attimo, facendo inevitabilmente vacillare la fiducia sulle opere edili notoriamente belle ed efficienti dell’ingegneria italiana - vanto da sempre del nostro Paese - con un danno d’immagine di cui si prenderà piena coscienza solo negli anni a venire. Di domande sul perché del disastro ne sono state formulate in grande quantità ma l’aspetto più inquietante, oltre naturalmente le vittime, riguarda anche

gli accordi e le concessioni che vengono stipulate dallo Stato con attori privati, che non portano eclatanti vantaggi economici nelle casse del concedente mentre invece arricchiscono letteralmente la parte concessionaria. A tal fine è assurdo apprendere in circostanze drammatiche come questa del ponte Morandi che vi siano delle parti dell’accordo di concessione con allegati secretati da anni, ovvero letteralmente nascosti alla pubblica opinione. Appare assurdo anche che vi sia a carico dello Stato, in caso di revoca della concessione, una penale pari a 20 miliardi di euro (pari quasi a una manovra finanziaria) perché si devono garantire al Concessionario tutti gli introiti mancati dal momento della revoca alla scadenza naturale della concessione. E’ lapalissiano (per noi comuni mortali) che la Società che aveva in carico di curare la manutenzione di quel tratto di autostrada debba farsi carico del risarcimento ai nove feriti e alle 43 famiglie delle persone decedute per il crollo, nonché il totale sostentamento delle famiglie sfrattate dalla zona rossa, interdetta al passaggio e investire nell’immediata ricostruzione del ponte, a prescindere dalla possibilità della revoca della concessione da parte dello Stato. Inoltre, per dare completezza al lavoro, bisognerebbe “scovare” quale politico ha apposto la firma su tali accordi e poi pretendere dal firmatario (e in solido da chi presiedeva il governo che ha avallato l’idiozia di una penale fuori misura), il corrispettivo a totale reintegro economico per il danno arrecato ai cittadini italiani che anticipano ogni spesa con le loro tasse. Analogamente andrebbe ricercato nel firmatario degli accordi di Dublino, relativamente ai porti di sbarco dei migranti, la responsabilità dell’attuale situazione

migratoria ai danni dell’Italia. Giusto sarebbe, a mio avviso, pretendere anche in quel caso un risarcimento delle tasse spese per un’accoglienza indiscriminata, senza alcuna ripartizione del carico tra tutti i Paesi della UE ma a solo di quelli affacciati sul mediterraneo come Italia, Spagna e Grecia che fino ad oggi si sono fatti carico di accogliere centinaia di migliaia di migranti provenienti dal vicino continente africano e dal medio-oriente. La novità che andrebbe evidenziata a chiare lettere è quella della responsabilità soggettiva dei ministri, che già impone loro col giuramento di “agire nell’esclusivo interesse del proprio Paese”. Questi annosi fatti confermano invece l’approssimazione e l’impreparazione di alcuni nostri politici che, per convenienza o per incapacità, non riescono a comprendere - quando hanno ruoli di governo - quanto possano essere devastanti le conseguenze dell’apposizione di una semplice firma in calce ai documenti che impegnano e vincolano lo Stato e possono segnare una condanna economica insostenibile per intere generazioni di connazionali.

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ANNO 6 NO 64 SETTEMBRE 2018 SOMMARIO 8 PRIMO PIANO Geisha, la mostra sull’arte e la persona

12 IL LIBRAIO CONSIGLIA Presentazione di Barcellona desnuda e consigli di lettura 24 TABLET BIKE Shibumi: quando ascoltare fa bene

30 ALLENARSI IN CUCINA La colazione dello sportivo goloso

44 TABLET SCUOLA Quanto costa l’anno scolastico

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Chi siamo TabletRoma Reg. Trib. di Roma n° 296/2012 del 19/10/2012 WWW.TABLETROMA.IT editore Tablet Edizioni di Cristina Anichini Via Difilo 41 - 00124 Roma - P.I. 13042831001 C.F. NCHCST66E63H501F anichini@tabletroma.it direttore responsabile Stefano Quagliozzi - quagliozzi@tabletroma.it progetto grafico tablet ADV Maurizio De Vincentiis impaginazione e grafica Marco Flore stampa Poligraf s.r.l. Via Vaccareccia, 41/b - Pomezia - tel. 06 9106822 pubblicità 340.340.69.70 Rita Chiodoni - pubblicita@tabletroma.it - ritachiodoni@libero.it direzione e redazione redazione@tabletroma.it tablet eventi Massimo Gallus - eventi@tabletroma.it mob. 334.39.22.475 Hanno collaborato a questo numero Guido Befani, Vincenzo Ber tolini, Giorgia Conti, Gabriele Conti, Annamaria De Calisti, Barbara Donzella, Massimo Gallus, Simona Git to, Marina Grappasonni, Libreria Novarcadia, Alessandra Lino, Federica Lorenzet ti, Giovanni Masia, Giulia Migani, Giuliana Muti, Alessandro Polinori, Davide Sagliocco, Luca Carlo Santagà, Lorenzo Sigillò, Francesco Vitolo

É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da Tablet Edizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi. La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi. Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 4 Settembre 2018

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Primo Piano di Barbara Donzella

Ritratto nascosto dal ventaglio della giovane maiko, attualmente geiko, Tomitsuyu, dell’okiya Tomikiku

Geisha,

la mostra sull’arte e la persona

Le geisha eleganti e piene di grazia, come farfalle, incarnano l’immagine di donna delicata ma, al tempo stesso, dal forte spirito. Un mondo al femminile, riservato e misterioso, in cui è possibile solo affacciarsi, senza la certezza di comprenderlo. A questo affascinante universo è dedicata la mostra “Geisha - l’arte, la persona”, visitabile dal 26 luglio al 30 ottobre 2018, al Museo delle Civiltà - Museo preistorico etnografico “Luigi Pigorini. Un’esposizione unica nel suo genere che presenta alcuni preziosi oggetti che lo scultore palermitano Vincenzo Ragusa raccolse, tra il 1876 e il 1882, durante il suo soggiorno in Giappone, per insegnare scultura occidentale alla Kobu Bijutsu Gakko, la prima scuola statale di Belle Arti in Giappone. La ricca collezione risalente ai periodi Edo (16031868) e Meiji (1868-1912) esibisce splendidi e preziosi kimono, accessori antichi per le acconciature e vari oggetti come: trucchi, set per la scrittura, vasi e strumenti musicali tradizionali. Oggetti che raccontano dell’eleganza e della conoscenza delle varie arti da parte di queste giovani donne.

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Harunobu toilette

Le geisha a dispetto della confusione che si è creata nell’immaginario occidentale, infatti, non erano prostitute di lusso, ma bensì artiste raffinate e colte, capaci di intrattenere grazie all’arte della conversazione, della danza e della musica, che acquisivano dopo un lungo e faticoso percorso. Geisha è, infatti, l’unione di due kanji che significano “arte” e “persona”, quindi letteralmente “artista” o meglio “arte della donna”. Il successo delle geisha va rintracciato nella condizione passata della donna giapponese, sottomessa, confinata in casa e con un’educazione approssimativa,

che la rendeva poco attraente e non le permetteva di conversare e interessare il proprio uomo. Questa cortigiana, al contrario, rappresentava un’esponente di una cultura alternativa, paragonabile a quella del ceto aristocratico. Il tirocinio per diventare una geisha, come detto, era lungo e faticoso. Rigore e ritualità che, dalla modulazione della voce al trucco, dalla vestizione del kimono


al muoversi per la città, portavano la giovane ad acquisire una gestualità elegante, lenta e precisa. Si cominciava come Shikomi (di solito in tenera età), apprendista Maiko, per un periodo di circa un anno, in cui il suo lavoro somigliava a quello di una domestica. Doveva attendere sino a notte inoltrata il rientro delle Maiko e Geisha, dai loro impegni serali e svegliarsi prima di loro per preparare il necessario per la loro nuova giornata di lavoro. Oltre a questo doveva frequentare un’apposita scuola dove studiare testi classici e moderni di poesia e letteratura, imparare a suonare lo shamisen, il koto (una sorta di cetra) o le percussioni, ad eseguire la danza tradizionale (Nihon buyō) e cantare canzoni tipiche. Inoltre doveva apprendere l’arte della recitazione e della calligrafia (Shodō), quella di creare composizioni floreali (ikebana, ovvero arte di “far vivere i fiori”), oltre che conoscere la cerimonia del tè, per intrattenere i clienti nei ryotei.

di fermagli (kanzashi), diventavano più serie, con solo un paio di pettinini di tartaruga ad adornarle. La mostra romana racconta non solo i momenti pubblici, ma anche quelli privati di una geisha, celati dietro le finestre scorrevoli. Immagini in cui possiamo intravederla che fuma, legge, si svaga con animali domestici o si dedica a giochi di carte o da scacchiera e passatempi. Oggi, come cento anni fa, il tirocinio di formazione ed educazione per diventare geisha è il medesimo ed esiste una specie di albo professionale che obbliga coloro che vi sono iscritte al rispetto di regole morali ed estetiche molto severe, dall’abbigliamento, al trucco e allo stile di vita. Le geisha stanno man mano scomparendo, perché le ragazze giapponesi preferiscono intraprendere altri percorsi. Alcune comunità, tuttavia, resistono, come quella di Tokyo e quella di Kyoto, la più importante. E principalmente nel quartiere di Gion, a Kyoto, sono scattate le bellissime fotografie di Fabrizio e Federico Bonifazi, esposte al Museo della Civiltà.

Dopo questo periodo e aver superato un esame, la ragazza poteva essere promossa al secondo grado dell’apprenScatti che mostrano geisha (chiadistato, “minarai” (imparare mate geiko a Kyoto) tra moderne osservando), per poi diventare insegne al neon e luci delle auto, Maiko. Capita spesso di incontrare le geisha accompagnate dalle padrone delle okiya o da mentre camminano, sorridono o Una maiko era un’apprendista giovani istruttrici scendono da un taxi anziché da un geisha che, seguendo la sua tradizionale risciò (jinrikisha). onee-san (sorella maggiore) in tutti i suoi impegni, imparava da lei le abilità, come l’arte della conversazione, che a I colori sgargianti dei kimono della maiko, col pas- La geisha richiama un Giappone antico, fatto di scuola non le erano state insegnate. Questo periodo saggio al titolo di geisha - come quello del passaggio lentezza e tradizioni, che non vuole arrendersi a scompoteva durare fino a cinque anni, dopo il quale la mai- dall’età infantile a quella adulta - diventavano tenui, parire e con la sua grazia eterea, fluttua in un mondo così come le acconciature che, da appariscenti e ricche mutevole e confuso. ko veniva promossa al grado di geisha.

tablet ph Barbara Donzella

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LA STORIA Dal 1989 il Patio Antico è al servizio della sua clientela distinguendosi per la ricerca del particolare e della qualità. Dati i suoi pregressi professionali nel mondo della moda, Lidia, tramite la sua creatività è stata in grado di coniugare il gusto per l’abbigliamento alla passione e la cultura per la casa. Al suo fianco Laura, che si è formata invece nell’ambito dell’arredamento di interni, offre il suo supporto sempre gentile e sorridente. Lidia e Laura esercitano una vera e propria funzione di consulenti d’immagine. Sanno consigliarti un look originale e personalizzato per la casa, con una competenza nel settore tendaggi maturata nei trent’anni di attività. Fissando un appuntamento, è possibile ricevere una consulenza di un’arredatrice e di un architetto per la progettazione degli interni. Negli ultimi anni il Patio antico si è ampliato con una sala esposi-zione dove è possibile acquistare mobili, opere d’arte, quadri, specchi, arredi e casalinghi. Al suo interno sono presenti mobili antichi itaiani e francesi risalenti al 700’ e al 800’, come pure le riproduzioni in stile dei nostri ebanisti, un vasto assortimento di ceramiche e porcellane artistiche, lampade e decorazioni da parete. Vi sorprenderà la quantità disponibile di articoli da regalo in vetro, cristallo, argento ricoperto, ceramica, porcellana, legno e bigiotteria. Già dalle vetrine del negozio si può intuire il grande assortimento di merce e la varietà di generi. Grande spazio è riservato al settore natalizio con il collezionismo di porcellane danesi, piatti, statuine e decorazioni.

È il negozio ideale per trovare tutto per la casa, ad un ottimo rapporto qualità-prezzo. A questa attività si è affiancata di recente la vendita di abbigliamento per donna. L’ampia scelta proposta permette a tutte le clienti di trovare il proprio stile per vestire. Sono presenti le linee moda di Elisa Cavaletti, Pierre Mantoux, Penny Black, Myrine, Aldomartins, Marina Militare e tante altre. In inverno si può trovare l’intimo tricot, calze e collant, cappotti, spolverini e capi d’abbigliamento. Nel mese di settembre si effettuerà una grande vendita promozionale di tutta la pigiameria uomo, donna e biancheria per la casa, con sconti reali fino al 50%. PS:La merce presente in negozio è esclusivamente made in italy o proveniente dalla comunità europea.


Il libraio consiglia a cura della libreria Novarcadia

Libreria Novarcadia | Via Senofane 143 00125 Roma | Tel. 06.50.53.354 | libreria.novarcadia@libero.it

ORIGAMI CHE PASSIONE

LABORATORIO PER BAMBINI Il laboratorio di ORIGAMI, si rivolge ai bambini di età compresa tra i 7 e i 10 anni e avrà luogo presso la Libreria Novarcadia – Ubik Casalpalocco nei giorni 5,12,19 e 26 Maggio dalle ore 15:00 alle ore 16:00. Apprendiamo insieme una delle più antiche arti giapponesi che coniuga concentrazione, relax e divertimento assicurato. Impariamo insieme a creare segnalibri, fiori, scatoline, animali, decorazioni e molto altro ancora. Il costo dell’intero corso, materiale compreso, è di 20,00 euro. Le lezioni singole, materiale compreso, euro 7,00. Numero massimo di partecipanti 10 Per prenotarsi chiamare lo 065053354 o passare in libreria.

Il corso sarà a cura di Lauretta Belardelli, giornalista con esperienza teen/kids per la Walt Disney, blogger e cultrice di origami da anni.

www.librerianovarcadia.it

LIBRAI CONSIGLIANO

Barcelona desnuda

Fuga nella città: letteratura, luoghi comuni e insoliti cammini Amaranta Sbardella EXORMA

WAIS E MELODY 3 - ALI DI FERRO Il consiglio della piccola lettrice, Alessandra Prosperi.

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Wais e Melody tornano in un altro volume anch’esso pieno di avventura. In questo libro, i nostri protagonisti, scopriranno il magnetismo. Inoltre utilizzeranno un veicolo che potremo trovare nel futuro e anche lì sarà molto originale, favorirà gli spostamenti in luoghi stupendi; ci ritroveremo nell’Antica Grecia, nel cuore della terra ovvero nell’Isola d’ Elba dove esploreremo la miniera di magnetite e infine guarderemo, con l’aiuto di Caterina, una ricercatrice italiana, la bellissima e magica aurora boreale. Troverete in questo libro la simpatia di Weis, la fantastica Melody e i due amici giocherelloni Lara e il cane di Wais. Il mistero da svelare è legato ad una misteriosa sfera ma non posso dirvi altro. Un libro che vi insegnerà tante cose sulla scienza e vi informerà sui luoghi in cui si svolge il racconto. Leggetelo e non perdetevelo per nulla al mondo, parola di Alessandra.

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Nella Barcellona dei nostri giorni, i protagonisti di alcune delle maggiori opere letterarie sulla città catalana, Petra Delicado, Clara Barceló, Pepe Carvalho e molti altri con loro, scappano da una stanzetta malridotta del Raval e tornano come spettri in libertà alla Barcellona narrata nei libri. Vagano indisturbati, entrano in caffè e teatri, si calano di nuovo nei luoghi che conoscono, oggi mutati profondamente se non addirittura scomparsi, svelandoci una città più intima e segreta. Grazie a loro scopriamo una Barcellona a tratti sconosciuta, ben lontana dalla cristallizzazione turistica e modernista che da sempre ne accompagna l’immaginario. Nel libro, sono i quartieri barcellonesi e gli episodi salienti nella vita della città e dei suoi abitanti, le Esposizioni universali, le rivolte anarcosindacaliste e la guerra civile a comporre un iridescente rosone gaudiano non solo letterario ma artistico, storico e culturale. All’interno del libro, il lettore incontra personaggi amati o viene sedotto per la prima volta da scrittori e grandi classici della letteratura novecentesca catalana e castigliana: da Carlos Ruiz Zafòn a Josep Pla con UN SIGNORE DI BARCELLONA; e poi Joan Sales, Salvador Espriu, Mercè Redoreda con il suo LA PIAZZA DEL DIAMANTE, Edoardo Mendoza, i romanzi polizieschi di Manuel Vazquez Montalbàn e Alicia Gimènez-Bartlett.

Venerdì 28 Settembre, ore 18:30 I LIBRAI RACCONTANO

Le vacanze estive sono giunte al termine e la routine ha ricominciato ad assalirti, file interminabili, traffico, agenda piena d’impegni e stress alle stelle? NOI ABBIAMO LA RISPOSTA GIUSTA… IL CIRCOLO LETTERARIO Ritorna il consueto appuntamento mensile con i librai, i loro consigli di lettura, la scoperta in anteprima

del libro del mese e gli eventi futuri ai quali proprio non potrai mancare, compreso il gruppo di lettura. SONO APERTE LE ISCRIZIONI PER:

CORSO DI ORIGAMI PER BAMBINI. LABORATORIO PER BAMBINI

Il laboratorio di ORIGAMI, si rivolge ai bambini di età compresa tra i 7 e i 10 anni e avrà luogo presso la Libreria Novarcadia – Ubik Casalpalocco nei giorni 6,13,20 e 27 Ottobre dalle ore 15:00 alle ore 16:00. Apprendiamo insieme una delle più antiche arti giapponesi che coniuga concentrazione, relax e divertimento assicurato. È necessaria la prenotazione.

CHE MUSICA BAMBINI.

SONO APERTE LE ISCRIZIONI PER I BAMBINI DAI 3 AI 6 ANNI PER IL CORSO MUSICA INSIEME. Il corso si svolgerà nei seguenti giorni: SABATO 10, 17 e 24 Novembre e 1 Dicembre a partire dalle ore 15:00 in libreria. Per quaranta minuti l’associazione Pirimpumpara proporrà una lezione di musica ispirata alla Musica Learning Theory di E. Gordon per lo sviluppo musicale del bambino. Prenotazione obbligatoria.


Centro Commerciale 'Le Terrazze'


Il diario di Watson di Ivan Alemanno - www.watsonedizioni.it - watsonedizioni@gmail.com

Libri fantastici sotto l’ombrellone

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Anche questa estate, sotto l’ombrellone, c’è chi ha potuto godere della piacevole compagnia di un buon libro. Dilettevole passatempo e alleato fedele di viaggi in universi immaginari, ogni testo che scegliamo di leggere racchiude in sé il lavoro di molte persone che formano le redazioni di migliaia di case editrici italiane. La Watson edizioni è una di queste. Ci occupiamo di narrativa di intrattenimento, specialmente libri di genere fantastico. Dal 2009 a oggi abbiamo pubblicato circa 80 testi, soprattutto di autori esordienti e italiani. È bello pensare di poter scoprire dei nuovi talenti letterari, o di costruirne di nuovi facendo formazione nelle scuole. Ebbe inizio tutto proprio tra i banchi e i testi scolastici, quei cosiddetti classici che segnano ognuno di noi. Non basta farsi piacere Calvino o Manzoni, bisogna leggere tra e righe, lasciarsi avvolgere dalle sensazioni che permeano tutti i sensi e derivano dal vissuto di chi ha composto determinati versi o paragrafi. Per generare un universo narrativo c’è bisogno di fantasia e anche di vita reale, esperienze. Alcuni di noi leggono, altri leggono e si nutrono del vissuto degli autori, studiandoli a fondo e arrivando persino a odiarli o amarli. Arthur Conan Doyle ha avuto una vita incredibile, in giro per l’Europa e l’Africa. laureato in Medicina e

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Chirurgia, giornalista, sportivo, profondamente interessato allo spiritismo, amico di Harry Houdini e molto altro. Leggendo “Uno studio in rosso” ebbi modo di fare la sua conoscenza e quella di due personaggi universali quali Sherlock Holmes e John Watson. Il primo di tante letture, la nascita di un grande interesse nella ricerca e nello studio delle cose che accadono e ci circondano, la passione per un genere che non lascia nulla al caso ma determina le conclusioni solo e esclusivamente attraverso il metodo deduttivo. Sebbene avessi 13 anni quando iniziò quest’avventura, trascorse del tempo prima che potessi giungere alla conclusione che fare l’editore sarebbe stato uno dei miei interessi maggiori, e non ci volle molto a scegliere il nome che avrebbe dovuto rappresentare il mio lavoro: John Watson, o semplicemente Watson. Il narratore perfetto. A 10 anni, quasi, dalla nascita della casa editrice, sono fiero del lavoro svolto e sono sicuro di aver regalato gioia a molti lettori di ogni età, grazie agli splendidi autori che ho incontrato durante il cammino e i numerosi collaboratori che si sono succeduti. Curiamo romanzi di vario genere, prediligendo il fantasy, la fantascienza, l’horror, il giallo, le antologie e i racconti. Vogliamo essere dei cantastorie, intrattenere il pubblico che ci sceglie e far sì che ogni libro rappresenti il miglior passatempo possibile. Il primo approccio lo voglio fare proponendovi uno dei nostri best seller: “Non contate su di me” di Antonio Schiena. Si tratta di una commedia nera in cui il protagonista, Primo, non vuole avere a che fare con la gente. Uno di quelli che non vogliono ricevere aiuto né si sentono in grado di darlo; uno che vuole rimanere sulle sue, insomma.

Questo finché non incontra Futura, una giovane che soffre di manie di persecuzione. Primo tenta di starle alla larga, ma quando i due rinvengono il cadavere di una ragazza inevitabilmente la sua vita subisce un cambiamento che lo costringe a uscire dal suo guscio. Questo romanzo è un giallo perfetto. Se volete conoscerci meglio, potete scovare i nostri testi in tutte le librerie (Più probabile che dobbiate ordinarli) sia fisiche che online, e anche in digitale, oppure partecipare agli eventi che pubblicizziamo attraverso la nostra pagina Facebook. In ogni caso, ci leggiamo al prossimo articolo!


È dal 1995 che uso prodotti privi di sostanze petrolchimiche a seguito di un’accurata ricerca professionale e ad una scrupolosa attenzione alle esigenze delle clienti piu sensibili, nel salone di Ostia in via Mar Rosso.

Essere soddisfatti di sè anche dal punto di vista estetico ha rappresentato lo studio a cui mi sono dedicata per rendere le persone felici attraverso la propria immagine estetica che nutre anche l‘animo.

Gli ottimi riscontri e i riconoscimenti delle clienti, nel tempo, già nel mio salone, hanno determinato l’attuale scelta di avere un Salon Concept Bionaturale che ho chiamato Aessenze.

Il Salone Aessenze garantisce professionalità e risultati in un ambiente sereno e armonico che non tralascia quelle coccole e giuste attenzioni che ognuno di noi merita, tutto ciò nel maggior rispetto del rapporto qualità-prezzo.

Ogni prodotto utilizzato è un olio essenziale estratto da piante officinali unito a sale rosa dell’Himalaya ed erbe, per infusi rituali di altissima qualità, elemento significativo per la cura della cute e della bellezza dei capelli.

Il look personalizzato e i trattamenti di salute e di bellezza sono rivolti all‘uomo con prodotti specifici naturali organici per barba e capelli. Una simpatica attenzione è rivolta ai bambini mentre una “trasgressiva complicità” è rivolta agli adolescenti per un look avant garde.

Grazie all’aromaterapia e alle caratteristiche sensoriali di cui sono ricchi, questi elementi sono di grande aiuto anche al benessere mente-corpo. Gli ingredienti (a base botanica) vengono raffinati con metodi risultati da avanzate ricerche tecnologiche scientifiche innovative e certificati. I preziosi poteri terapeutici, gli aromi e i colori che caratterizzano ogni essenza vengono conservati in modo assolutamente naturale senza l’uso di additivi nocivi. La costante rinnovata preparazione mia e dello staff fanno di AESSENZE il luogo elettivo per chi desidera ricevere la giusta consulenza e un’accurata diagnosi affidando, con fiducia a noi la scelta per un look personalizzato, dal taglio, ai colori fino ai trattamenti, senza sottovalutare il desiderio del cliente.

Da questo mese sarò presente sulle pagine di Tablet Roma con una rubrica in cui approfondirò le tematiche più importanti in questo settore, accompagnate da promozioni ad hoc. Se avete delle domande potete scrivermi su Facebook o Wzap ma soprattutto venite a trovarci.


YOGA DELLA RISATA

di Paolo Ricci

Sta finendo l’estate! Ecco la frase che più sta sulla bocca di tutti. È vero sta per terminare tutto ciò che l’estate rappresenta nell’immaginario di ognuno di noi. Per quanto riguarda lo Yoga della Risata e me, l’estate non è mai iniziata, oppure non è ancora finita. Perché gli appuntamenti di SummeRidens sulla spiaggia del Curvone di Ostia non si sono mai interrotti da Giugno in poi, ed andranno avanti fino a tutto Settembre. Evento unico Martedì 11 Settembre dove oltre alla Sessione di Yoga della Risata si aggiungerà anche un Bagno di Gong, sempre sulla spiaggia. Ed ancora a Settembre, curerò due Presentazioni riservate ad un pubblico adulto la prima, il 4 Settembre alle ore 17,30, ed una rivolta al binomio Genitori&Figli, il 15 Settembre alle ore 11,00 presso la Biblioteca Elsa Morante di Ostia, all’interno delle Iniziative “ Settembre Benessere “. Settembre, mese della vendemmia, quindi di raccolta, sarà l’occasione per raccogliere tutti i consensi da parte dei bambini in età compresa tra i 6 e i 12 anni che potranno partecipare agli appuntamenti settimanali al Primo “ MiniClub della Risata “. Iniziativa unica sul territorio del X Municipio, ogni Martedì dalle ore 17,00 alle 18,00 presso “ Spazio Libero “ all’Axa. Si ripeterà sempre a “ Spazio Libero “ ogni Giovedì sera alle ore 20,00 lo Yoga della Risata per gli Adulti. Vale la pena ricordare anche l’appuntamento Ridente del Martedì pomeriggio dalle 18,00 alle 19,00 ad UniOstia, che svolge attività didattiche negli spazi della Scuola Mar dei Caraibi, ad Ostia. In ultimo, non per importanza, ma solo per un fatto cronologico, dal 26 al 30 Settembre a Rimini si svolgerà il Congresso Nazionale di Yoga della Risata con ospite fisso il fondatore di questa disciplina, il Dottor indiano Madan Kataria e sua moglie coofondatrice, Madhuri.Cinque Giorni in cui il Dott. Kataria incontrerà tutti i curiosi e gli addetti ai lavori, provenienti da tutta Italia e dall’estero per apportare gli insegnamenti frutto della sua esperienza maturata in giro per il Mondo. Venti relatori italiani racconteranno la loro esperienza maturata nell’ambito del mondo dei bambini, adulti, anziani, disabili ed aziende, ed io sarò uno di loro per apportare con il mio entusiasmo e la mia professionalità tutto ciò che ho sperimentato nel campo della Laughter Dance, ovvero tutte le possibilità di lasciar andare lo Stress mentale e fisico attraverso il Movimento abbinato al Canto, al Gioco ed alla Risata. Per tutti coloro che vorranno conoscere in maniera più approfondita, lo Yoga della Risata, il 6-7 Ottobre condurrò un Nuovo Corso di Formazione di Yoga della Risata con Certificazione Internazionale riconosciuta dalla Laughter Yoga University di Bangalore ( India ). Vi aspetto ad uno dei futuri appuntamenti e se proprio non potrete esserci, allora venite a trovarmi sul sito www.paoloricci.info. Grazie Ho Ho Ha Ha




Tablet Couture di Cristina Anichini

Coco Chanel, la classe

Il 19 agosto 1883 nasceva una delle personalità più influenti di tutti i tempi nel campo della moda: Coco Chanel. Coco Chanel, una icona della moda di tutti i tempi. Dal vestitino nero al completo in tweed, alla borsa 2.55 e Chanel n° 5, sono parte dell’eredità lasciata da questa piccola grande donna. Nata povera in un paesino della Loira, Saumur, Gabrielle Bonheur Chanel muore a Parigi nel 1971, all’età di 88 anni. La sua vita è stata un susseguirsi di eventi e di incontri importanti che l’hanno portata fin dai primi decenni del ‘900, nonostante la prima grande guerra, ad imporsi nella moda. I suoi modelli erano ispirati ad alcuni abiti che comunemente venivano portati dalle persone. La rivisitazione di Coco dava un tocco charmant che li trasformava in capi di lusso. Da subito la sua clientela, grazie all’aiuto di Boy Capel suo grande amore, fu facoltosa. Celebre la sua frase “Alcune persone pensano che il lusso sia l’opposto della povertà. Non lo è, è l’opposto della volgarità” Trasformava così il maglione dei marinai in un capo di leggerezza unica. E così per i cappellini che da quella che era la moda di piume e sontuosità diventa semplicità di una classe unica.

Gabrielle non era una sarta ma una creatrice di moda. Le sue creazioni oggi sono anche diventate ottimi oggetti a scopo di investimento. Il valore delle borse Chanel è aumentato di oltre il 70% negli ultimi cinque anni e il valore della flap bag classica non è mai sceso. La sua verve e intuizione non si fermava agli abiti e agli accessori. Lancia anche mode come quella del capello corto che spopola negli anni Venti. O come il profumo Chanel n° 5 che crea insieme al figlio del profumiere dello Zar, Ernest Beaux. Nascono in quell’epoca i profumi di sintesi. E’ dalle sue varie intuizioni e intercettazioni della società che nasce il cosiddetto modello alla Garçonne. Uno stile semplice pratico che rende la donna dinamica, lavoratrice non più costretta nell’abbigliamento soffocante della Belle Epoque. Nasce con Coco Chanel la donna moderna. La sua vita ricca di amori e di incontri professionali è una sequela di successi. Porta la lunghezza delle gonne sotto il ginocchio, abbassa il punto vita, utilizza il jersey e promuove lo stile alla marinara, introduce l’utilizzo dei pantaloni femminili. Una rivoluzionaria che afferma la propria femminilità attraverso la rivisitazione di abiti

maschili. Grazie Gabrielle per aver contribuito in modo forte ad un cambiamento nello stile femminile. Uno stile che ancora oggi persiste e non invecchia mai. Perché la classe non tramonta, come non tramonta il tuo nome. Grazie per averci regalato sobrietà e gusto. Una nuova bellezza, un nuovo gusto.


Vintage e 2.0? Insieme si può

nuovi lavori (in edizioni limitate) di Jovanotti e Ligabue, tra gli altri. Per chi non si punta sempre più in alto ed è disposto a dedicare un’intera giornata alla scoperta del vinile d’autore consigliamo il negozio di recente apertura Vinyl Room ( Via Della Frezza, 53). Nella VINYL ROOM chi non si accontenta della musica in\streaming e di un paio di auricolari\potrà trovare long playing nuovi ed usati, rari e meno rari, ogni genere musicale dal rock al folk, dal\jazz alla canzone d’autore: cofanetti in edizione limitata, edizioni di lusso, proposte di ogni tipo\per amatori e per collezionisti.

La tecnologia ci mette a dispozione la possibilità di andare avanti, ma sta da sempre a noi scegliere come e quanto lasciarci alle spalle quel che abbiamo vissuto. Prendiamo un ambito a caso che ha sfruttato e subito il progresso più di chiunque altro: la musica. La musica oggi è tutto un mondo diverso rispetto a quello che gli anni ‘70-’80-’90 hanno conosciuto Le classifiche radiofoniche dettano legge e le radio sono diventate etichette discografiche esse stesse; I Talent sono i nuovi Sanremo e Festivalbar; iTunes, Spotify e Apple Music hanno soppiantato i negozi di dischi, i juke box e i cari vecchi cd. Eppure, mentre tutto questo si faceva strada nel futuro che diventava presente, tornava la passione per una cosa che nessuno di noi ha smesso di amare, e che i giovani con la passione per la musica stanno imparando a collezionare: parliamo del caro vecchio vinile. Per chi dei nostri lettori volesse toccare con mano quello che dico, vi consigliamo di passare un’oretta da Video Top (Via Di Saponara, 71) e scoprirete quanti capolavori vecchi e nuovi sono stati rimessi in commercio in 33 e 45 giri. Rino Gaetano, De Andrè ma anche i

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Non siamo in grado di dirvi cosa sia meglio tra il vinile, il cd e l’mp3; la differenza si basa sostanzialmente tra analogico e digitale. Per i cultori della musica e per gli appassionati del suono “vecchia maniera” sicuramente vince il vinile, ma come riporta anche un approfondimento di qualche anno fa di linkiesta.it, è quasi impercettibile all’orecchio umano la differenza tra i due supporti. Nel recente passato, come dicevamo, la differenza è stata fatta più dal marketing che non dalla tecnica di riproduzione: è sopratutto il packaging del nuovo vinile e dalle chicche che vengono confezionate appositamente per chi sceglie questo supporto tradizionale a renderlo la scelta preferita dagli appassionati. Ma veniamo ora ai tipi di impianti che possiamo acquistare per ascoltare vinili di nuova e vecchia generazione. Abbiamo fatto per voi dei test sul mercato, e attualmente la migliore soluzione qualità prezzo per lettori vinili, bluetooth, usb e cd è Séleco. Reperibile in grande e piccola distribuzione, questo brand unisce tradizione e innovazione, legate da un design ricercato ed esclusivo Adesso avete tutto: a voi la scelta

Per proposte su temi da approfondire e richieste sugli argomenti trattati Direct Instagram SerenaBasciani Facebook Official Page Serena Basciani Editoria e Comunicazione



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Tappeti d’autore, rigorosamente contemporanei: ecco il nuovo trend dell’interior design 2018!

Generalmente, quando si parla di tappeti, non ci sono vie di mezzo: c’è chi li ama e c’è chi li odia! Il tappeto, elemento di decoro tanto in voga negli anni d’oro, è stato nell’ultimo decennio quasi del tutto dimenticato. Negli ultimi anni definito dal minimalismo nordico elemento superfluo, è oggi una nuova icona decor, protagonista di interessanti operazioni di sperimentazione e ricerca. Così, uno degli oggetti d’arredo più antichi presenti nelle nostre abitazioni si è finalmente adattato al gusto contemporaneo, grazie ai brand specializzati e ai designer affermati, che hanno reinterpretano l’oggetto cult per eccellenza della casa borghese. Il tempo e i nodi restano le matrici su cui si fonda la preziosità di un tappeto, la cui realizzazione può impiegare anche mesi di lavoro; matrici che sono composte dall’intreccio di fili di lana, di seta, di cotone, provenienti dalla Persia, dall’Afghanistan, dal Nepal, dall’’India, per formare capolavori unici. Ma ora, tramontata l’era polverosa dei tappeti persiani fieramente esibiti dalla ricche signore borghesi, il tappeto moderno si libera dai retaggi barocchi, reinventandosi e rieleggendosi nuovamente quale oggetto cult delle nostre abitazioni. Quest’anno, infatti, al Salone del Mobile, edizione 2018, sono state molte le aziende che hanno presentato le loro collezioni di tappeti firmate da design – star di fama mondiale.

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Potendo vantare tra le sue collaborazioni i più grandi designer della scuola milanese: quali Giò Ponti, Ico Parisi e Joe Colombo, l’azienda lombarda Amini presenta la collezione Trasparenze [ foto ], una collezione contemporanea di tappeti moderni nella quale i colori chiari e dominanti, nell’uniformità della loro cromia, sono in grado di proiettare una profondità oltre la tela. Interessante è la linea Blur di Nanimarquina, brand spagnolo vincitore dell’Elle Decor International Design Award 2018 per la categoria Floor Covering, realizzata dai fratelli francesi Bouroullec. La sequenza di linee geometriche a ripetizioni sono i tratti distintivi di questi designer che con la loro collezione offrono due letture diverse dello stesso prodotto. Infatti, questi tappeti, se osservati da lontano appaiono come superfici indefinite e sfocate; ma, se ci si avvicina, rivelano linee e rombi scanditi ritmicamente in proporzioni diverse, quali elogio al più puro stile cinetico. L’effetto sfocato è stato ottenuto invertendo il senso in cui viene tradizionalmente tessuto un kilim. Questo cambiamento nella tessitura rende le linee sfocate e il processo più laborioso, ma al contempo crea l’effetto di un tappeto invecchiato. [foto]

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Mentre i Bouroullec giocano con le geometrie, la designer turca Begüm Cana Özgür con la collezione Shade [foto] immagina un paesaggio di sfumature, che abbracciano e coordinano tappeti e pouf.

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La collezione Tres Vegetal di Nani Marquina ed Elisa Padron celebra la naturalezza dei materiali. Le forme semplici e i colori neutri raccontano una placida atmosfera mediterranea. Lo stile rustico di questa collezione è dato dall’uso della canapa. Questa fibra filata a mano è stata scelta sia per la sua natura biodegradabile, leggera ma resistente, sia quale elemento di connessione con la passione del marchio per la natura. La bellezza di questa collezione, creata in India, risiede nella trama piatta, ma piena di irregolarità generate dall’incrocio delle fibre nei loro diversi spessori, ma anche nelle tonalità delle fibre beige, avorio e bianco sporco.

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Tablet Bike di Luca Santagà - fb avventure in bici

Shibumi: quando ascoltare fa bene

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Siamo fatti per la maggior parte di acqua, è cosa nota, ma non tutti conoscono le proprietà dell’ acqua come terapia, non solo per il corpo, ma anche per la mente. I giapponesi, infatti, che da sempre hanno un’attenzione particolare al benessere interiore con le loro millenarie discipline, lo Zen in testa, ci insegnano che avere un buon rapporto con l’acqua, è addirittura un toccasana per le nostre menti. Lo Shibumi,che affonda le sue radici nella notte dei tempi, è forse la disciplina orientale con la quale mi trovo più in sintonia. Questo perchè esalta questo prezioso elemento in tutte le sue forme, e raggiunge il suo apice nell’ascolto. Si, ascoltare l’acqua, fa bene. Immaginate di versare l’acqua dalla bottiglia in un biccchiere, o il suono delle onde del mare che si infrangono su una spiaggia, oppure la pioggia che cade dolcemente sul tetto, o addirittura il possente rombo di una cascata. Può sembrare strano, ma non è solo piacevole. Fa bene. Immaginate poi di pecorrere un sentiero che fiancheggia un torrente in mountain bike, attraverso un bosco incontaminato, in compagnia di amici, sotto un sole invernale che fa capolino tra gli alberi...direi che gli elementi per una giornata perfetta ci sono proprio tutti. La nostra escursione, inizia Domenica mattina alle prime luci, quando lasciamo Roma con le auto cariche di bici verso la necropoli etrusca di Cerveteri, da dove partirà il nostro giro in mountain bike. L’ itinerario prevede la visita alle spettacolari cascate di Castel Giuliano. Parcheggiate le auto nei pressi della necropoli, un ultimo controllo all’attrezzatura e via! Cominciamo a pedalare. Dopo pochi chilometri di salita su un fondo che alterna tratti di ciottoli a strade sterrate, incontriamo il Fosso Della Mola, un torrente che si snoda in un fondovalle ricchissimo di vegetazione, il rumore provocato dalla cascata, che ancora non vediamo, è ben presente. Ci troviamo di fronte alle rovine di un antico ponte, il passaggio sopra di esso è difficoltoso e decidiamo che è più sicuro guadare il torrente. Dopo qualche centinaio di metri, al termine di una dicesa talmente ripida e dissestata che ci obbliga a scendere dalla bici, ecco la prima delle nostre mete: la cascata superiore. È splendida: l’acqua compie un salto di più

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di trenta metri tuffandosi in un laghetto dal colore cristallino, i riflessi dell’acqua polverizzata formano più arcobaleni, ne rimaniamo cosi’ incantati che per qualche secondo nessuno di noi dice una parola. L’incantesimo è rotto solo dall’arrivo di un altro gruppetto di bikers, e come spesso accade si condivide e ci si bea dello spettacolo che la natura ci regala, e... a dirla tutta, ci esibiamo in un curioso scambio di barrette energetiche e cioccolato che magicamente spuntano dagli zaini, chiaccherando di questo e di altri itinerari. Ritornati sul sentiero principale, si fiancheggia il Fosso della Mola per alcuni chilometri, il terreno viscido è a tratti scavato nel tufo e bisogna rimanere concentrati sulla guida per evitare pericolose scivolate. Il torrente che abbiamo alla nostra destra prosegue fra decine di cascatelle; si pedala a singhiozzo e ogni scusa è buona per scattare qualche foto. Ed eccoci alla cascata inferiore, meno maestosa ma non per questo priva di fascino, con il suo laghetto tranquillo, la compagnia dell’ acqua oramai è la nostra costante in questa escursione, e l’ultimo guado del torrente, da affrontare in piena velocità da’ anche quel pizzico di pazzo divertimento... e che ci fa tornare bambini per qualche secondo. È febbraio, siamo zuppi, ma non ci importa... Quello che colpisce, per tornare alle considerazioni iniziali, è che prestando attenzione al suono prodotto dall’ acqua a contatto con le pietre, che per conformazione sono differenti l’una dall’altra, esso assume una musicalità diversa. Un piccolo dislivello, un tronco d’albero caduto, plasmano la direzione dell’acqua in milioni di modi. E di conseguenza in milioni di suoni diversi. In sintesi, possiamo assistere ad un vero e proprio concerto. Tutto questo aggiunge al piacere di una bellissima giornata in mountain bike, un senso di pace e appagamento profondo. Un antico maestro Shibumi diceva: non dimentichiamo mai di guardarci intorno. Prescindendo dai nostri beni materiali, ogni abitante della terra ne possiede una piccola, infinitesima parte. Cosi come uno spicchio di cielo, un albero,una porzione del mare e dei fiumi... Ed io mi permetto di aggiungere: rispettiamo il nostro mondo, in fondo, è tutto ciò che abbiamo.


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Mettiamoci al lavoro Per la crema al mascarpone Separate i tuorli dagli albumi. In una ciotola montate con le fruste elettriche i tuorli insieme allo zucchero fino a quando un composto gonfio e spumoso, quindi aggiungetevi il mascarpone mescolando bene fino ad ottenere una crema liscia e omogenea. Montate gli albumi a neve ferma e incorporateli al composto mescolando con una paletta da pasticceria, delicatamente dal basso verso l’alto in modo da non smontarli. Mettete il composto in frigo, ben coperto e lasciate raffreddare. Una volta che il composto sarà ben freddo aggiungete del caffè freddo da aromatizzare la crema. Gelèe di fragole Mettete la gelatina a mollo in acqua fredda per circa dieci minuti. Nel frattempo lavate le fragole, togliete il picciolo e frullatele. Prendete una piccola parte e fatela scaldare in un pentolino insieme allo zucchero e al succo di limone, facendo atten-zione a non portarla in ebollizione. Fatevi sciogliere la colla di pesce ben strizzata. Aggiungete a poco a poco la purea di fragole, fredda a quella calda, sempre mescolando, in modo che si raffreddi gradualmente e non si formino grumi. Fate riposare e inserite il composto in una sacca da pasticceria. Per i Paccherini alla fragola Cuocete i Paccherini alla fragola in abbondante acqua salata per circa dodici minuti, scolateli e adagiateli su carta assorbente, fateli freddare fino a quando saranno pronti per essere farciti con la crema al mascarpone.

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Composizione del piatto Inserite la crema al mascarpone in una sac a poche e farcite delicatamente i Paccherini alla fragola. Spolverate con il cacao amaro tre Paccherini lasciandoli due neutri. In un piatto piano, formate con la gelèe di fragole un semi cerchio al bordo del piatto, aggiungetevi la polvere di meringa (meringa sbriciolata) e sistematevi in altezza i Paccherini farciti, alternandoli alle fragole tagliate a metà. Servite in tavola.

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Tablet run

Di Lorenzo Sigillò - “immagini dalla pagina Facebook ufficiale di Giorgio Calcaterra”

Calcaterra e le 10 maratone in 10 giorni

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Giorgio Calcaterra incarna forse il mito del maratoneta della nostra era moderna. La sua vita da runner è conosciuta da tutti gli appassionati e per i pochi che non lo conoscono, invitiamo a fare una ricerca su questo eccezionale atleta del nostro tempo. Se ne scrivessimo qui, infatti, non basterebbero migliaia di battute. Senza snocciolare la sua vita sportiva quindi, siamo però lieti di poter testimoniare di essere vissuti, e magari talvolta anche di essere stati così fortunati da aver corso, ai tempi di re Giorgio e di poter raccontare le sue mirabolanti avventure. Una di queste è appena terminata e si tratta della manifestazione “10in10 di Orta”, in Piemonte, ben 10 maratone da correre in 10 giorni consecutivi, corse nel solleone dell’estate italiana. Per i novizi sembra un’impresa possibile, mentre qualche professionista obietterà che non è certo l’unico a correrle. Verissimo, ma l’alone di leggenda vivente che accompagna Giorgio Calcaterra, il suo essere un atleta rappresentativo e d’ispirazione per tante persone normali, consente al podista romano l’onore delle cronache più degli altri, più del vincitore! Calcaterra infatti non ha vinto e questa è un’altra cosa che può far storcere il naso a chi sente la scena rubata, eppure rimane il simbolo di un impegno e di una forza per tutti gli appassionati, la faccia pulita, a 46 anni, di chi ha fatto del correre la sua vita, come titola uno dei suoi libri e cult motivazionale per ogni runner (“Correre è la mia vita”, scritto con Daniele Ottavi, edizioni LSWR ) Forse troppo pochi i chilometri per il corridore romano, abituato a trionfare ben oltre i 42,195 km, che anche se fa sorridere è una reale motivazione tecnica, visto che Giorgio si esalta ormai nelle gare secche di ultramaratona, prima non subentra l’essere sovraumano capace di vincere le “Wings for Life” di resistenza o tre volte il campionato del mondo dell’ultramaratona o per

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ben 13 volte la mitica 100km del Passatore! Ed ora eccola la nuova sfida del podista romano, le 10 maratone consecutive in 10 giorni sul Lago D’Orta, dove tanti ultramaratoneti amano da anni passare le vacanze. Naturalmente se ne possono correre quante se ne vogliono o anche scegliere la mezza maratona da 21,097 km o la 10 km. L’organizzazione a cura del Club Supermarathon è stata come sempre impeccabile e la vittoria finale è andata all’incredibile inglese Adam Holland che già lo scorso anno trionfò con un record di 27h 45’ 35” e che quest’anno si è dovuto ‘accontentare’ di chiudere in 28h 38’ 13”, con una media di 2h 51’ 49” a gara. Seguono Calcaterra con 31h 31’ 49” e Marco Rossi con 32h 54’ 59”. Tra le donne vittoria e record mondiale per la norvegese Therese Falk con 36h 24’ 45”. Ma i nostri occhi sono stati solo per il nostro eroe, forse Giorgio sapeva di non poter competere con il superinglese, anche perché non è in< forma perfetta e caldo, percorso e terreno del Lago d’Orta non sono esattamente confortevoli! Da sabato 4 agosto a lunedì 13 agosto sono partiti in 250 per arrivare in 71 a tutti e dieci gli arrivi ma l’avventura è divertente per tanti appassionati che corrono e fanno vacanza. I veri marziani da citare in questo evento sono altri 4 splendidi atleti e si chiamano Luisa Betti, Paolo Saviello, Giuseppe Angelini e Andrew Coveney che hanno accolto la sfida impossibile di correre 10 ultramaratone di 56 km in 10 giorni consecutivi. Avete letto bene, i magnifici quattro hanno corso tra le 60 e le 80 ore, anzi per la precisione Luisa ha trionfato con 59h 37’ 40” sui tre uomini! La Calcaterra-mania ha comunque travolto il runner che è stato travolto dall’affetto anche su facebook con aggettivi come leggendario, superman, fenomenale, indescrivibile, extraterrestre, sovraumano, mostro, immenso… sono solo alcuni con cui tifosi, appassionati, podisti hanno raccontato le sue gesta piemontesi. Grazie Re Giorgio per averci fatto ancora sognare solo

con un paio di gambe che si muovono sull’asfalto! I tempi delle 10 maratone di Calcaterra: 1a – 4 agosto: 2h 59’ 48” 2a – 5 agosto: 3h 15’ 32” 3a – 6 agosto: 3h 15’ 19” 4a – 7 agosto: 3h 17’ 34” 5a – 8 agosto: 3h 16’ 43” 6a – 9 agosto: 3h 07’ 09” 7a- 10 agosto: 2h 54’ 23” 8a – 11 agosto: 3h 13’ 34” 9a – 12 agosto: 3 h 08’ 39” 10a – 13 agosto: 3h 03’ 00” Totale 31h 31’ 49” (media 3h 09’ 11”) Purtroppo quando leggerete il pezzo sarà anche andata in scena la prima edizione della Calcaterra Run, il primo settembre, nella cornice familiare di Villa Pamphili, con una competizione di 8 chilometri e una camminata di 4 chilometri. Se volete sapere com’è andata trovate gli ultimi aggiornamenti sulla nostra versione digitale: tabletroma.it . Stay Tablet e Stay Run con re Giorgio!


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E TU TI ACCONTENTI DI INVECCHIARE…? “Siamo ciò che scegliamo di essere attraverso il nostro modo di vivere, le azioni che facciamo, i nostri comportamenti.” Oggigiorno è risaputo che il nostro invecchiamento e la nostra pelle vengono regolati dal patrimonio genetico che riceviamo attraverso la nascita. Possiamo definirlo un “orologio biologico”, che si differenzia per ogni essere umano a seconda dei geni ereditati. Quel che però non si sa, o per lo meno a cui si da poco peso, è quanto in realtà il nostro stile di vita e le nostre azioni possano influire sul derma. L’esempio perfetto è la sigaretta, è ben rinomato quanto fumare possa portare un invecchiamento precoce della pelle. È qui che entra in gioco l’EPIGENETICA, la nuova scienza che studia come abitudini e ambiente circostante possano intervenire e variare l’attività cellulare del singolo individuo. Parliamo di vizi, cibo che mangiamo, notti insonni, emozioni positive e negative come gioia, piacere, dolore e sofferenza, il luogo in cui viviamo, l’aria che respiriamo, addirittura le troppe esposizioni solari oppure la “manutenzione” che dedichiamo con più o meno dedizione alla nostra pelle.

Insomma qualsiasi cosa, tutto viene trascritto e lascia una traccia. La pelle non mente mostrando chi siamo come esseri viventi, lasciando in alcuni casi profondi ed evidenti segni. La buona notizia è che questi “inconvenienti” si possono recuperare più facilmente rispetto a quelli dovuti alla genetica. Basta introdurre delle accortezze, modificando il nostro life-style e seguendo una beautyroutine corretta. Un sano stile di vita ci permette di fare attenzione al nostro corpo e di prendercene cura. “Chiediti se ciò che stai facendo oggi ti avvicina al luogo in cui vuoi essere domani” Cit Walt Disney. È questa la frase che rappresenta il nostro centro. Ci prendiamo cura della cliente come singolo individuo, accompagnandola nel suo percorso, resettando l’inestetismo attraverso l’estetica personalizzata. Il trattamento personalizzato ha lo scopo di colpire l’alterazione specifica di ogni persona. Nel nostro centro tutti i nostri trattamenti sono svolti per far ritrovare l’equilibrio e il benessere psicofisico. Siamo molto più attenti alla ricerca piuttosto che alla tendenza delle ultime mode spesso inefficaci, i nostri percorsi sono costruiti per ricondizionare, rigenerare e riparare.

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Bisogni e Permessi in adolescenza”

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Eric Berne, il padre dell’Analisi Transazionale, sosteneva che le persone hanno tre bisogni fondamentali, definiti “fami”: la fame di stimoli (stimolazione fisica, sensoriale e mentale), la fame di riconoscimenti (le famose “carezze” di cui ho spesso scritto) e la fame di struttura (struttura di una cornice temporale all’interno della quale poter soddisfare la fame di stimoli e poter scambiare riconoscimenti e carezze). Per gli adolescenti quale di queste fami è la più importante? Ritengo tutte, proprio perché si tratta di bisogni fondamentali. Ma una in particolare… Abbiamo scritto che l’adolescenza è un momento di vita segnato da grande ambivalenza: la crisi adolescenziale è un vero e proprio sovvertimento di valori, ricordi, pensieri… di se stessi. Il passaggio dal bambino all’adulto interessa cognizioni ed emozioni e richiede di scoprire in modo creativo (ma comunque solido) le proprie potenzialità e anche di ristrutturare i propri percorsi mentali. È uno sconvolgimento fisiologico e psichico, a causa del grande cambiamento della struttura di personalità, che passa dalla identità di bambino a quella di adulto. Il giovane adolescente riconosce la propria irrinunciabile e ormai innegabile responsabilità esistenziale (responsabilità = response-ability, cioè essere capace di dare risposta); vive, non senza pena, questo momento di riflessione su se stesso, percorrendo un cammino arduo verso la grande conquista del crescere. Ma ritorniamo alla “fame” dell’adolescente: vi è mai capitato di trovarvi con un giovane che vi chieda un consiglio? Magari su un libro o un film da scegliere? Alla fine, qualsiasi sia il suggerimento dato, sembra

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per loro essere il peggior consiglio del mondo. Un dialogo del genere, si configura (in Analisi Transazionale) come un gioco psicologico, dove il fine della doppia transazione comunicativa (apparentemente tra IO Adulto e IO Adulto, ma a livello ulteriore tra IO Genitore e IO Bambino) è, per il giovane, quello di confermarsi che egli non può dipendere ancora dai consigli degli adulti di famiglia. Si tratta di una spinta verso l’autonomia, che serve a lui per “darsi il permesso” di una ridecisione identificatoria. E cioè: “ho bisogno di un nuovo modo di giudicare, valutare e scegliere che sia il mio e non più il tuo”. Uno scambio di questo tipo serve a “soddisfare” la fame più urgente dell’adolescente: la fame di riconoscimento, cioè il bisogno fondamentale di percepirsi e darsi credito come “grande e autonomo” e, allo stesso modo, essere “visto”, riconosciuto dall’interlocutore, come persona ormai adulta. Secondo l’Analisi Transazionale e la sua teoria degli Stati dell’IO (Genitore, Adulto e Bambino), il principale compito dell’adolescente (in termini di formazione della personalità) è appunto quello di sviluppare un IO Adulto competente e autonomo, che sappia relazionarsi correttamente con l’IO Bambino e l’IO Genitore. Sinteticamente: l’IO Genitore è il risultato dell’integrazione che il bambino, e poi il ragazzo, opera tra le regole apprese dai genitori o figure per lui importanti, le regole imposte dalla società civile e le proprie caratteristiche di personalità. L’adolescente ha già “fatto sue”, interiorizzato, alcune fondamentali regole. Una buona parte di queste “regole” non sono consapevoli: il ragazzo non si rende conto di seguirle e non saprebbe esprimerle con le parole, poiché apprese da molto piccolo; altre “regole” vengono invece da un apprendimento più tardivo, hanno a che fare con gli insegnamenti dei genitori e sono dunque consapevoli. L’adolescente ha il complicato compito di integrare i precetti genitoriali con le richieste del gruppo sociale cui appartiene, così da sperimentare il senso di appartenenza al gruppo dei pari, scontrarsi con i valori sociali nei quali è cresciuto e individuare un nuovo e personale insieme di valori che saranno le linee guida da seguire. È un compito complicato appunto, che genera sofferenza e conflitto e che si esprime con la

ribellione. La ribellione dell’adolescente è dunque la spinta verso la realizzazione di questo compito: creare un nuovo e personale insieme di regole. E all’interno di questo arduo cammino, il bisogno primario diventa la “fame” di essere riconosciuto (cioè di trovare senso e soddisfazione nel riconoscimento), che verrà vissuta all’interno di un conflitto sia intrapsichico che sociale: - A livello intrapsichico il conflitto sarà tra i propri bisogni di gratificazione e le regole genitoriali. Questo scontro richiederà un’evoluzione dell’ IO Adulto, così da individuare un compromesso rispettoso tra queste due istanze. L’IO Adulto dovrà sviluppare la capacità di pensare realisticamente, di individuare soluzioni efficaci, di tenere in considerazione il bisogno di gratificazione all’interno di un sistema di regole condivise; - A livello sociale, il conflitto sarà tra l’adolescente ormai vicino ai propri ‘pari’ e le generazioni precedenti per imporre i propri bisogni e valori. Gli adolescenti dovranno sperimentare potenzialità e capacità di promuovere cambiamenti nella loro vita, tenendo presente le conseguenze delle loro scelte ed azioni. I genitori (o altri adulti di riferimento) dovranno invece dovranno porre i giusti divieti, con la capacità di allargare o restringere il campo d’azione a seconda dell’evoluzione dell’adolescente. L’azione dei genitori è fondamentale per permettere al ragazzo di calibrare il proprio IO Adulto, tramite un processo di modellamento: le competenze dell’IO Adulto vengono apprese principalmente grazie a chi le possiede ed è in grado di usarle e mostrare come usarle, in un compromesso accettabile tra libertà e confini. Dopo questo sguardo verso le necessità, i conflitti e i compiti evolutivi in adolescenza, vediamo più nello specifico quali sono i bisogni del ragazzo e quali permessi genitori ed educatori possono dare: BISOGNO DI ATTACCAMENTO: i ragazzi hanno bisogno di sentire fiducia in loro stessi così da affrontare le nuove sfide e hanno bisogno di percepire questa fiducia in loro da parte dei genitori; vogliono poter contare sui genitori che forniscono loro strumenti e informazioni su come comportarsi di fronte e novità e rischi e vogliono poter decidere da soli. Il permesso da dare loro è quello sul PENSARE:


“Puoi prenderti il tempo di cui hai bisogno… se ti accorgi che qualcosa non va, rifletti e se vuoi ne parliamo…” BISOGNO DI ESPLORAZIONE: l’adolescente esplora: si guarda spesso allo specchio, modificando il proprio aspetto fisico, il proprio look, cambia spesso umore, esplora nuove abilità, ha bisogno di fare cose indipendentemente dai genitori, di sperimentare i propri limiti e di scoprire che riesce a superarli. Da una parte chiede aiuto agli adulti, dall’altra parte rifiuta l’aiuto, è ambivalente in modo spiazzante per il genitore e per lui stesso. Il permesso da dare è quello sul FARE: “Puoi prendere iniziativa, esplorare, sperimentare, Puoi essere curioso, intuitivo, puoi fare le cose in modo autonomo e al tempo stesso chiedere sostegno”. BISOGNO DI SEPARAZIONE: l’adolescente mette alla prova la sua indipendenza e crea situazioni in cui verificare se va bene o no separarsi. Può anche accadere che si senta “costretto” a separarsi, perché sollecitato in maniera eccessiva ad essere indipendente, quando invece avrebbe ancora bisogno di sostegno e guida. I comportamenti sono spesso caratterizzati da ostinazione, ribellione, negatività, confusione. Il permesso da trasmettere è quello sull’ESSERE AUTONOMO: “Sono contento che tu stia crescendo. Puoi separarti da me, pensare con la tua testa, esprimere quello che pensi e che senti, Puoi pensare

a te, non devi preoccuparti di prenderti cura di me o di altri”. BISOGNO DI SOCIALIZZAZIONE: nel confrontarsi con i propri pari, l’adolescente attraversa una fase in cui vive grandi mutamenti del suo corpo e deve

chiarirsi circa la propria identità e sessualità. Nonostante siano molto curiosi riguardo la sfera sessuale, tendono a non fare domande agli adulti, desiderando tenere le cose per sé e preservare la propria intimità. Nonostante ciò, hanno però bisogno di sapere dagli adulti cosa è positivo e cosa no riguardo a questo ambito. Il delicato permesso da veicolare in questa fase è quello sull’IDENTITA’ (a livello fisico): “Puoi

esplorare, scoprire chi sei e come sei fatto”, così da aiutarli a vivere la corporeità liberamente e naturalmente, a parlare senza tabù del proprio corpo e dei propri interessi sessuali, in una dimensione di normalità. BISOGNO DI COSTRUZIONE: è quel bisogno fondamentale che si rifà alla ricerca di senso e pone domande esistenziali: “chi sono io?, qual è il senso della mia esistenza?”. Il giovane sta modificando la struttura del suo stato dell’IO Genitore: decide cosa è importante e cosa non lo è, cosa è bene e cosa è male… sta costruendo se stesso. Anche qui il permesso da dare è quello sull’IDENTITA’ (a livello psicologico): “Puoi avere una tua idea ed esser in disaccordo con me. Senza che io ti giudichi, puoi imparare a fare le cose a modo tuo, senza che io ti critichi, puoi esprimerti liberamente ed essere autentico, senza pensare di adattarti a me per non deludermi”. Questo articolo conclude l’esplorazione del tema dell’adolescenza, iniziata nel numero di Tablet di maggio. La richiesta era arrivata da Voi Lettori e, sperando di essere stata chiara ed utile con i miei scritti, Vi invito a scrivere e contattare me e la redazione, per qualsiasi chiarimento o per eventuali richieste e proposte di argomenti da affrontare.

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Tablet Sociale

a cura di Emanuela Borin, Presidente Comitato Disabilità Municipio X e Pamela Pompei, Vice Presidente Area Centro Italia FIRST

La “buona scuola” sta per iniziare, ma non per tutti

Buona per chi?

Fra pochi giorni ricomincia la scuola. Per alcuni alunni, il prossimo anno potrebbe non essere rispettato il diritto allo studio e la possibilità di acquisire gli apprendimenti necessari per aspirare ad una vita autonoma ed indipendente. Sono gli alunni con disabilità, che da un rapporto recente del Miur, nel solo Lazio, durante l’anno scolastico 2017/2018 tra la scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado se ne contavano, su un totale di circa 736.000, più di 24.000, praticamente più del 3% degli studenti laziali. Circa tre mesi fa, un comitato genitori, costituito da più di 250 famiglie, ha lanciato sulla piattaforma CHANGE.ORG una petizione GIÚ LE MANI DAL GLHO E DAL PEI (https://www.change.org/p/marco-bussetti-ministro-dell-istruzionegi%C3%B9-le-mani-dal-glho-gi%C3%B9-le-mani-dal-pei-bussetti-marcomariopittoni-luigigallo15) raggiungendo oltre 40 mila sottoscrizioni. Il COMITATO DISABILITÀ MUNICIPIO X (https://www.comitatodisabilitam10.it/), un’associazione presente nel Municipio X di Roma, che ha al suo interno più di 150 famiglie con figli disabili, ha scelto di appoggiare la petizione, insieme ad altre associazioni tra le quali la FIRST, una federazione nazionale che tutela i diritti delle persone con disabilità di cui il CDMX è uno dei soci fondatori (https://firstfederazione65.it/). Cosa accade? Con la Legge 107/2015 meglio conosciuta “Legge della Buona Scuola”, nel 2017 sono stati emanati dei decreti legislativi che andranno a compromettere pesantemente l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità. Come ben spiegato nella petizione, il governo italiano con DLGS 66 del 2017 (decreto per la promozione dell’inclusione scolastica) intende togliere il potere attribuito per legge al GLHO, (Gruppo di lavoro Operativo per l’alunno con disabilità), nell’ambito della redazione del PEI (Piano Educativo Individualizzato) di indicare le ore di sostegno necessarie per l’alunno/a con disabilità. Questo è gravissimo perché se si toglie al GLHO questo potere, anche il resto diventa fragile. Come potrà il GLHO programmare una didattica inclusiva se non ha il potere di personalizzare il PEI con le ore ritenute necessarie caso per caso? Come potrà il GLHO programmare una didattica inclusiva ed i giusti apprendimenti se non ha idea di quante ore saranno dedicate di sostegno a quell’alunno? Perché le ore dovranno essere decise da un altro organo che non conosce la storia dell’alunno? Le famiglie perderebbero un punto di riferimento fondamentale per la vita dei loro figli, dove potersi confrontare non solo nell’ambito della redazione congiunta del PEI ma anche per la condivisione delle strategie didattiche/educative da attuare in classe.

Il COMITATO DISABILITÀ MUNICIPIO X chiede a tutti i cittadini italiani maggiorenni di sottoscrivere la petizione GIÚ LE MANI DAL GLHO E DAL PEI,

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affinchè nessuno sia lasciato solo. Le nostre leggi a tutela degli alunni con disabilità sono invidiate in tutto il mondo e ciò che il nostro governo dovrebbe fare è lavorare per la piena applicazione della legge 104/92 e 122/2010 e non per depotenziarle ed annullare tutto ciò che è stato fatto fino ad oggi per una corretta inclusione degli alunni con disabilità.

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I L R I N G I O VA N I M E N TO D E L L E L A B B R A L’Acido Ialuronico …per chi non vuole il volume Non per forza Acido Ialuronico significa labbra finte o volumi eccessivi L’Acido Ialuronico è una molecola normalmente presente nel nostro corpo ed è una componente essenziale dei nostri tessuti. Con il passare del tempo se ne produce sempre meno ed é per questo che la pelle appare più disidratata e raggrinzita. E’ una molecola estremamente “grande” pertanto non è possibile farla penetrare con una semplice crema, se non negli strati più superficiali dell’epidermide. Ha la caratteristica di essere “come una spugna” (idrofila) trattenendo l’acqua e dando turgore ai tessuti. Esistono tantissime tipologie di Acido Ialuronico, che donano caratteristiche completamente diverse a secondo del prodotto utilizzato:

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Dott. Daniele D’Andria DOCENTE UNIVERSITARIO Università degli Studi “G. D’Annunzio” - CHIETI MEDICO

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ACIDO IALURONICO MINIMAMENTE CROSS-LINKATO - Si inizia a parlare di FILLER, si utilizza per riempire le piccole rughe o grinze superficiali, per togliere il codice a barre, in associazione al botulino per trattare le “zampe di gallina” (rughe perioculari); - Non serve a dare volume, ma a correggere i piccoli dettagli; - SI ESEGUE IN UN’UNICA SEDUTA ED IL TRATTAMENTO DURA DAI 4 AI 6 MESI .

ACIDO IALURONICO MEDIAMENTE CROSS-LINKATO - Si tratta di un FILLER (riempitivo) vero e proprio, che si inietta nelle zone profonde per dare volume, correggere rughe più profonde e modificare la forma del viso ripristinando i volumi persi o correggere asimmetrie; - Utilizzo: regione zigomo-malare media, rughe nasogeniene, ridefinizione del bordo mandibolare, accentuazione del sopracciglio ; - SI ESEGUE IN UN’UNICA SEDUTA ED IL TRATTAMENTO DURA DAI 6 AGLI 8 MESI.

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ACIDO IALURONICO FORTEMENTE CROSS-LINKATO - Il FILLER per definizione, serve a dare grossi volumi o sostenere il peso dei muscoli del viso; - Utilizzo: lifting della regione zigomatico-malare, ridefinizione del profilo del naso con sollevamento della punta (rinofiller); - SI ESEGUE IN UN’UNICA SEDUTA ED IL TRATTAMENTO DURA CIRCA 12 MESI.

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Dott. Antonino Marchese

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Tablet Scuola di Massimo Gallus

Scuola, quanto costa l’anno scolastico? Scuola: per ogni ragazzo si spenderanno mediamente 540 euro per il corredo scolastico (+0,8% rispetto al 2017). Diminuiscono le spese per libri e dizionari, pari a 482 euro. Si fa sempre più vicino il rientro sui banchi di scuola. Si tratta di un appuntamento importante con cui fare letteralmente i conti: i costi di libri, astucci, diari e in generale di tutto l’occorrente per il ritorno dei ragazzi sui banchi di scuola rappresentano una notevole voce di spesa, tanto che le famiglie iniziano ad acquistare i prodotti necessari già da ora, in modo da spendere poco per volta. Come ogni anno L’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha monitorato del materiale scolastico, registrando un aumento medio del +0,7% rispetto al 2016. Complessivamente la spesa per il corredo scolastico (più i “ricambi”) passerà da 520,00 Euro dello scorso anno a 530,00 Euro di quest’anno. Ad aumentare maggiormente sono i diari e gli zaini. Libri Particolarmente gravosi, come sempre, risultano i costi per i libri di testo. Nonostante sia stata rilevata una flessione rispetto allo scorso anno, le spese sono ancora elevate e mettono a dura prova i bilanci delle famiglie: nel 2017 mediamente per i libri + 2 dizionari si spenderanno 465 € per ogni ragazzo, il -8,2%

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rispetto allo scorso anno (calcolo effettuato prendendo in considerazione le diverse classi delle scuole medie inferiori, licei ed istituti tecnici). Le spese sono particolarmente alte per gli alunni delle classi prime. Nel dettaglio: – uno studente di prima media spenderà mediamente per i libri di testo + 2 dizionari 475,00 € (il -8% rispetto allo scorso anno). A tali spese vanno aggiunti +530,00 € per il corredo scolastico ed i ricambi durante l’intero anno, per un totale di 995,00€. – Un ragazzo di primo liceo spenderà per i libri di testo + 4 dizionari 725,00 € (il -9% rispetto allo scorso anno) +540,00 € per il corredo scolastico ed i ricambi, per un totale di ben 1.265,00 €. Cifre di questa portata risultano proibitive per molte famiglie e non sono rari, purtroppo, i casi di ragazzi costretti, loro malgrado, a rinunciare agli studi superiori per motivi economici. È quindi evidente la necessità di potenziare le agevolazioni per l’acquisto dei testi scolastici destinate alle famiglie meno abbienti. “Le conseguenze della povertà e del disagio sociale si ripercuotono con particolare intensità sui minori e assicurare il diritto allo studio dei ragazzi attraverso sostegni mirati è un’operazione di civiltà”. In questo quadro è opportuno che il Ministero dell’Istruzione provveda ad avviare controlli rigidi sui tetti di spesa

previsti per i libri, per evitare che vengano superati, e ad intraprendere interventi mirati ad incentivare l’editoria elettronica. Sarebbe opportuno che si inizino finalmente a pubblicare online gli aggiornamenti per le nuove edizioni dei testi e ad ampliare i prestiti da parte di scuole e biblioteche comunali. Libri di testo, agevolazioni per l’a.s. 2018-2019: chi ne ha diritto? Come possiamo leggere dal testo del decreto che trovate di seguito, il MIUR ha messo a disposizione 32.981.794,80 di euro - con il contemporaneo impegno a favore delle Regioni - per garantire la fornitura dei libri scolastici necessari per l’a.s. 20172018 agli studenti appartenenti ad una famiglia in difficoltà. Nel dettaglio, per rientrare nelle agevolazioni statali le famiglie devono avere un reddito imponibile netto nel quale sono inclusi anche i fitti figurativi - inferiore ai 15.493,71 euro. Per conoscere le modalità con le quali i cittadini potranno accedere al contributo quindi ci sarà ancora da attendere; la pubblicazione del decreto del MIUR, infatti, è solo il primo passo della procedura che porterà all’assegnazione dell’agevolazione alle famiglie meno abbienti.


L’avvocato risponde a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti - lorenzettiavv@gmail.com - 06.56305241

L’assegno di mantenimento e gli assegni familiari Come sempre salve a tutti e ben ritrovati nel nostro sportello. In questo articolo vi voglio parlare dell’assegno di mantenimento avendo riguardo alla possibile o meno della detrazione del predetto ed agli assegni familiari, questione sempre fin troppo controversa tra i coniugi nelle more della separazione. Doveroso preliminarmente evidenziare come il genitore che versi l’assegno di mantenimento per i figli possa godere anche del 100% della detrazione di imposta per figli a carico se l’altro genitore non prova di contribuire a sua volta per il 50%. Tale informazione risulta di fatto importantissima ai fini fiscali nel momento in cui incombe l’onere di presentare la dichiarazione reddituale. Altro discorso riguarda, invece, l’attribuzione effettiva degli assegni familiari soprattutto a seguito della separazione tra i coniugi. Difatti, l’assegno al nucleo familiare costituisce un sostegno per le famiglie dei lavoratori dipendenti e dei pensionati da lavoro dipendente che abbiano redditi inferiori a quelli determinati dalla legge. In caso di separazione e divorzio gli assegni familiari spettano al coniuge collocatario e cioè al genitore cui sono affidati i figli, anche se a percepirli sia l’altro coniuge. Pertanto, il genitore non affidatario titolare degli assegni

familiari è tenuto a corrisponderli all’altro coniuge, in aggiunta all’assegno di mantenimento. Mi preme evidenziare come poi di fatto, durante la stesura della separazione, i coniugi possano accordarsi per una diversa ripartizione degli assegni familiari ma, ovviamente, in questo caso la quota degli assegni familiari trattenuta dal coniuge che li percepisce

costituisce reddito e, dunque, se ne potrà tenere conto nel determinare l’assegno di mantenimento. Se il genitore titolare degli assegni familiari non li corrisponde al genitore collocatario può configurarsi il reato di “appropriazione indebita”, incassando del denaro non proprio, ma dell’altro genitore e che ha percepito per conto di quest’ultimo.



Sistema Binario di Simona Gitto

Google sa cosa fai e dove vai, anche senza il tuo consenso Disattivare la registrazione della posizione e della cronologia di navigazione pare non sia più sufficiente. A quanto sembra Google ne tiene traccia anche quando crediamo di averglielo impedito.

Per deselezionare il salvataggio della cronologia delle posizioni dal profilo Google, si va su Dati personali e privacy —> Gestione attività —> Cronologia delle posizioni. Nella stessa schermata si trova anche la funzione “Attività web e app” che, se si deseleziona, dovrebbe impedire a qualsiasi servizio di archiviare dati sulla navigazione.

Sapere che la nostra posizione sia registrata sempre e comunque sembra non sia nemmeno un’informazione così facile da ottenere. Noi sappiamo di non voler essere tracciati e andiamo manualmente a deselezio-

Google Maps comunque non è l’unica app incriminata. Google raccoglie le informazioni sulla posizione anche in altri servizi, come con gli aggiornamenti meteo quotidiani su Android, o semplicemente effettuando ricerche generiche sul motore di ricerca, anche se queste ricerche apparentemente non c’entrano nulla con la nostra posizione (nell’inchiesta Associated Press fa l’esempio dei biscotti al cioccolato). I dati raccolti in questo caso non vanno nella cronologia delle posizioni ma in un altro “scomparto” della grande banca dati Google. La stessa Associated Press ha contattato Google che oltre ad aver confermato il tutto ha anche spiegato che in realtà eliminare la registrazione della posizione è un processo molto lungo perché bisognerebbe selezionare i servizi di cui non si vuole tenere traccia uno per uno, a meno che non si cancellino tutti i dati da Google (così non si potrebbe di fatto utilizzare Google).

nare la spunta relativa: solo allora Google avverte che «alcuni dati sulla posizione potrebbero essere salvati come parte della tua attività su altri servizi Google, come Ricerca e Maps». E chi non disattiva questa famigerata spunta? Sicuramente non gli interessa che Google tenga conto della sua posizione, ma non sarà mai nemmeno consapevole del fatto che Google la sua posizione la registrerebbe comunque.

Perché Google ci tiene così tanto a registrare le nostre attività? Prima di tutto per conoscere meglio le nostre abitudini, ma anche e soprattutto perché i dati raccolti consentono di vendere inserzioni pubblicitarie personalizzate e geolocalizzate. Anche nelle ricerche, avere la possibilità di registrare le attività di navigazione degli utenti dà modo al motore di ricerca di migliorare il reindirizzamento e a suggerire pagine che potrebbero essere interessanti. Da “migliorare” tuttavia resta ancora la trasparenza.

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Associated Press, in collaborazione con alcuni informatici dell’università di Princeton, è stata la prima a scoprire che a nulla valgono tutti i tentativi di rendere la propria navigazione “a riparo da occhi indiscreti”, perché a quanto pare Google ha una funzione che è in grado di tracciare i nostri dati a nostra insaputa. Che l’opzione di registrazione dati si attiva o che si sia provveduto a deselezionarla volontariamente (proprio questo fa riflettere) Google se ne infischia e profila comunque la navigazione. Questo succede sia su dispositivi con sistema Android che su quelli con iOS e con diverse applicazioni: prima fra tutte Google Maps. Tutti aprendo questa applicazione ci saremo trovati di fronte alla domanda “ vuoi consentire a Google Maps di accedere alla tua posizione?”. Se rispondiamo sì la nostra posizione andrà a depositarsi nella cosiddetta cronologia delle posizioni, In sostanza un servizio di Google che permette di ricevere migliori risultati e «consigli basati su luoghi che hai visitato con dispositivi su cui hai eseguito l’accesso oppure previsioni sul traffico lungo il tuo tragitto giornaliero». Se la nostra risposta è no, la cronologia delle posizioni è disattivata (è comunque possibile disattivarla in qualsiasi momento) e i luoghi

che visitiamo e la nostra posizione non vengono registrati. Ma a quanto sembra a Google non importa la nostra risposta, soprattutto se questa dovesse essere contraria a quello che più farebbe comodo a Mountain View, ovvero il no. Google bypassa completamente il fatto di non avere il nostro consenso.

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Tablet Territorio

di Francesco Vitolo, Presidente Commissione III - Ambiente, Territorio e Sicurezza

Le vie dell’acqua:

una risorsa ambientale per uno sviluppo sostenibile del territorio a misura d’uomo

Molte aree della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano (RNSLR) sono attraversate da canalizzazioni a cielo aperto che oltre a concorrere al drenaggio delle acque meteoriche, svolgono un importante ruolo nel mantenimento del residuale ecosistema umido che le ha caratterizzato fino al 1800. Garzette, aironi, gallinelle, folaghe, germani, tartarughe, nutrie, ecc. sono tutte specie uscite dai libri e dai documentari per i frequentatori del nostro territorio; avendo questi ormai imparato a riconoscerle ed apprezzarle proprio perché abbondano nei nostri corsi d’acqua (soprattutto da quando è entrato in vigore il divieto di caccia nelle aree della RNSLR). Sviluppo sostenibile ed escursionismo turistico C’è un altro elemento che come Presidente della Commissione Ambiente del X Municipio vorrei evidenziare: quello della valenza dei corsi d’acqua dal punto di vista paesaggistico ambientale per lo sviluppo di una sentieristica da percorrere a piedi a cavallo o in bicicletta. La progettualità è da leggere in un disegno più ampio di promozione turistica per uno sviluppo sostenibile delle attività produttive possibili nel nostro territorio con riferimento anche alle molte aziende agricole presenti. I canali di bonifica, visti come insieme di alvei, argini e aree di rispetto, unitamente all’argine sinistro e le aree golenali del Tevere, costituiscono aree di territorio sopravvissute alla cementificazione di alto valore

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strategico. Opportunamente valorizzate possono diventare una sorta di ricucitura viaria delle aree verdi sotto tutela ora completamente disgiunte. Potremmo definirle dei veri e propri corridoi ecologici che un ipotetico fruitore potrebbe percorrere da Roma fino al mare passando per la meravigliosa pineta di Castel Fusano. A tal proposito è interessante notare come nella “Relazione Generale” del Piano di Gestione della RNSLR (in corso di ratifica presso il Ministero) in relazione all’asta fluviale del Tevere si dice: “Il bacino del fiume Tevere, uno dei biosistemi tra i più pregiati nel Lazio, (pag 103) ...... si manifesta principalmente con attività di cantieristica navale ubicate in zona golenale, e necessita di interventi che ne migliorino la fruibilità, sia aumentando la navigabilità, sia realizzando percorsi pedonali e ciclabili in un’ottica di turismo sostenibile” e aggiunge per le aziende agricole (pag 106) attraversate dai canali di bonifica: Considerato il contesto urbanizzato in cui si inserisce la Riserva (leggi Acilia, centro Giano, Dragona, Dragoncello, Ostia Antica) si intende promuovere un modello di sviluppo delle attività agricole basato sulla multifunzionalità dell’azienda, che si inserisce nel tessuto produttivo e sociale in modo attivo, integrando i servizi tradizionalmente associati all’agricoltura (agriturismo e turismo rurale, ristorazione, vendita diretta…) ed alla fruizione della riserva (centri visita, punti espositivi, centri per la didattica ed educazione ambientale…) con servizi più legati al contesto periurbano (fattorie educative, agri-nido, attività ricreative e sportive, orti ricreativo-sociali…). Criticità amministrative Per poter realizzare una sentieristica pubblica c’è però necessità di risolvere una serie di criticità all’accesso laddove esiste un titolo di proprietà dell’area (aziende

agricole) o altri diritti d’uso ad esempio di gestione dell’opera idraulica (canale impianto di sollevamento vasche di accumulo). Stante infatti le recenti vicende calabresi sulla tragedia del torrente Raganello nel Pollino, stanno proliferando nel nostro territorio cartelli di divieti di accesso a strade e sentieri poderali, fino a ieri frequentate da appassionati, proprio nell’ottica che un ramo di albero che cade o qualsiasi altro incidente occorso ad un passante chiamerebbe in causa l’incauto proprietario dell’area. Se da una parte, giustamente, la normativa in tema di libero accesso alle aree demaniali marine è fortemente garantista prevedendo l’obbligo ai titolari delle concessioni “di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione” e, addirittura, nel caso di aree private l’accesso è garantito per l’esercizio della caccia e della pesca (Art. 842 del Codice Civile e per i fondi chiusi la legge 157/92). Di tutt’altra natura è invece l’attenzione riservata dal legislatore al generico accesso in aree private prospicenti siti di alto pregio paesaggistico e naturalistico. Frequentazioni ambientali e codice della strada Pur non essendo un esperto in materia legale, da ricerche fatte risulterebbe che uno dei riferimenti


Il “Sentiero Pasolini” è una iniziativa civica volontaria nata con l’intento di realizzare una sentieristica ciclopedonale sull’argine sinistro del Tevere, in prima istanza dalla località Centro Giano fino ad Ostia Antica e, risolti alcuni impedimenti, fino all’omonimo parco Pasolini, sito nei pressi del Centro Habitat Mediterraneo dell’oasi Lipu, con l’obbiettivo più esteso di realizzare, progressivamente, un collegamento sentieristico tra l’Urbe e il suo mare. Con tali presupposti, cittadini armati di buona volontà hanno intrapreso lo sfalcio e la pulizia di un percorso in terra battuta interessando in parte la sommità, fortemente inerbita, dell’argine del fiume e, laddove questo è sostituito dall’orografia collinare del tratto, ricavando un camminamento, di non più di un metro di larghezza in prossimità del ciglio della sponda del fiume, in aree golenali detenute a vario titolo da privati (imprenditori agricoli, rimessaggi e altro). Dopo un primo periodo di pacifica convivenza i titolari di queste attività hanno impedito l’accesso alle aree di loro pertinenza, impedendo a tutti di beneficiare di particolari scorci ad alto valore paesaggistico lungo il Tevere e l’accesso (tollerato fino a ieri) a manufatti storici quali, una bellissima Torre medievale in località Dragoncello e altri edifici dell’antica impiantistica agraria, testimonianza delle attività svolte nell’agro romano. Dimostrato oggettivamente l’interesse pubblico generale di carattere paesaggistico e ambientale sarebbe quindi possibile in via ipotetica attribuire al nuovo sentiero lo status di strada vicinale, definita dallo stesso art. 3 del Codice della Strada al punto n. 52 come “strada privata fuori dai centri abitati ad uso pubblico”. Diritti di Proprietà Quanto sopra deve essere anche contemperato con i diritti dei proprietari dei terreni attraversati, fattispe-

cie che espone l’Amministrazione spesso a lunghi contenziosi di natura amministrativa. L’inserimento di un percorso sentieristico come strada vicinale nell’elenco delle vie da uso pubblico, ha infatti un valore puramente dichiarativo di una presunzione di pubblicità dell’uso, superabile con un’azione negatoria di servitù tesa a dimostrare l’inesistenza di tali diritti da parte del proprietario presso la giurisdizione del giudice ordinario. Conclusioni Come ho cercato di illustrare in queste poche righe, il problema dell’accessibilità ai siti di alto valore paesaggistico ambientale, nello specifico il passaggio sugli argini e aree prospicenti acque interne, è un tema complesso che richiede l’attenzione del legislatore nel rinnovato spirito di promozione del legame tra ambiente e cittadino. Sarebbe pertanto auspicabile un intervento di riordino normativo atto a favorire, ad esempio, un’autonomia della prassi programmatoria da parte delle Amministrazioni rispetto ai contesti di mobilità e trasporto del codice della strada. La fruibilità di un bene in campo ambientale dovrebbe basarsi piuttosto sul principio costituzionale del primato dell’utilità sociale sull’interesse privato inteso questa volta come libero accesso al godimento paesaggistico e naturale di boschi, laghi, fiumi, colline e monti, dando pieno significato all’articolo 41 quando dice che la libera iniziativa economica “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. (foto tramonto) Resta da chiedersi se privare un cittadino del diritto di osservare un animale nel suo habitat o più semplicemente di ammirare un tramonto sulla sponda del Tevere sia da considerarsi o meno una cosa che reca danno alla libertà e alla dignità umana.

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normativi sul tema sia l’elezione della percorrenza a sentiero in forza del vigente Codice della strada (decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, art. 3 n. 48) che lo identificherebbe come “strada a fondo naturale formatasi per effetto del passaggio di pedoni o di animali”. Questa definizione, se di facile applicabilità per un sentiero comunemente noto e accettato da una comunità in quanto “formatasi dal passaggio di pedoni o di animali”, mal si presta alla programmazione di un sentiero ex-novo sull’argine di un canale di bonifica dove la questione sembrerebbe da inquadrare piuttosto in una logica di utilità pubblica, anzi di un interesse pubblico generale di carattere paesaggistico e ambientale, non limitato quindi solo alla necessità di transito per raggiungere un luogo magari su un percorso alternativo a piedi più breve rispetto ad una strada pubblica. La tesi troverebbe conforto nell’articolo 825 del Codice civile quando dice che: “Sono parimenti soggetti al regime del demanio pubblico, i diritti reali che spettano allo Stato, alle province e ai comuni su beni appartenenti ad altri soggetti (servitù pubbliche), quando i diritti stessi sono costituiti per l’utilità di alcuno dei beni indicati dagli articoli precedenti o per il conseguimento di fini di pubblico interesse corrispondenti a quelli a cui servono i beni medesimi (servitù di uso pubblico, che vengono in essere a vantaggio di una collettività indeterminata di persone)”. Immaginate, a titolo di esempio, l’interesse pubblico generale che potrebbe avere un sentiero ciclo pedonale sull’argine e aree golenali del Tevere da Roma ad Ostia (ci si riferisce alla sponda sinistra stante che a destra, lato Fiumicino, c’è già una sentieristica più o meno identificata). Oltre al valore paesaggistico ambientale, in associazione storica si potrebbe far valere il tema del trasporto fluviale lungo il Tevere (Ostia/ Fiumicino Ripa Grande) che avveniva tramite il traino di barche da terra da parte di animali (bufale) su piste che seguivano il vecchio percorso del fiume come dimostrano i nomi ancora presenti nella toponomastica corrente di alcune località toccate dal tracciato (Tor Boacciana, Mezzo Cammino, Capo due Rami, ecc.), strade che restarono funzionanti fino a quando entrarono in servizio i battelli a vapore nel 1826 (vedi box su iniziativa sentiero Pasolini).

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Tablet Natura di Alessandro Polinori

Liberazione rapace - foto di M. De Silvi

Ho trovato un animale selvatico ferito: cosa devo fare? I consigli della Lipu

Civetta - foto di A. Polinori

Rampichino - foto di A. Polinori Falco Pecchiaiolo

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Il recupero degli animali selvatici in difficoltà rappresenta una delle attività più impegnative, sia dal punto di vista fisico che emotivo, per i volontari del Centro Habitat Mediterraneo Lipu Ostia. Ogni settimana, infatti, centinaia di cittadini del Litorale Romano si rivolgono alla struttura lidense, per avere consigli e, soprattutto, consegnare animali selvatici feriti o caduti dal nido. In particolare, giugno e luglio 2018 sono stati mesi record, con ben 213 animali consegnati a giugno e 164 a luglio, un trend in crescita rispetto agli anni precedenti (con un +10% rispetto al 2017). In questi soli due mesi, i più numerosi ad essere recuperati sono stati i rondoni (62 esemplari), in una lista che comprende numerosissime altre specie, tra cui rondini, pipistrelli, civette, falchi pecchiaioli, gheppi, volpi, ricci, upupe, merli, garzette, aironi guardabuoi, per citare solo alcune delle più note. Tutti gli animali, come da prassi, dopo essere accolti e soccorsi al Centro LIPU di Ostia, sono prontamente consegnati dalle staffette Lipu al Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma, struttura specializzata diretta da Francesca Manzia, che cura oltre 6000 esemplari l’anno. Ma cosa fare in caso di ritrovamento di animali selvatici in difficoltà? Tralasciando per il momento il caso dei giovani nidiacei (di cui parleremo in un prossimo articolo, essendo ormai terminata la stagione riproduttiva), è fondamentale far pervenire nel minor tempo possibile l’animale ad un centro recupero. Nel territorio romano, è possibile consegnarli direttamente al Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma (sito all’interno di Villa Riccio- foto di A. Polinori Borghese, in Via Ulisse Aldrovandi 2), ogni giorno dalle ore 9.30 alle ore 17.30 ( tel. 06/3201912) oppure al Centro Habitat Mediterraneo LIPU di Ostia (parcheggio del Porto di Roma, con ingresso da Via dell’Idroscalo) nei giorni di lun-

mer-ven-sab dalle 9 alle 13 (tel. 3791205540). Come alimento universale di emergenza, è possibile somministrare pezzetti di carne cruda o camole (larve della farina o del miele) e acqua con un contagocce o con una siringa senz’ago, mentre sono tassativamente da evitare molliche di pane, latte o derivati del latte. Se si tratta di un uccello, depositarlo in una scatola di cartone di dimensioni adeguate (poco più grandi dell’animale). Per favorire l’aerazione, fare dei fori sulla parte alta della scatola, mentre, sul fondo della stessa, sistemare dei fogli di giornale. Altra raccomandazione fondamentale è quella di non utilizzare gabbiette o trasportini per gatti. Gli animali selvatici sono insofferenti alla cattività e, se collocati in gabbie o simili, possono agitarsi e ferirsi seriamente, peggiorando la situazione. Per mammiferi molto giovani è sufficiente una scatola di cartone imbottita con fogli di carta assorbente da cucina o fogli di giornale, mentre, per mammiferi adulti, occorrono contenitori più robusti, dove posizionare gli animali avendo comunque cura di richiedere il rapido intervento di esperti. Non mettere nella scatola alimenti o acqua e collocare lo scatolone in un luogo riparato, il più possibile tranquillo e al buio: l’animale in tal modo si tranquillizzerà, evitando di aumentare lo stress causato dalle ferite. È importante ricordare che alcuni animali selvatici sono potenzialmente pericolosi, poiché potrebbero mordere, artigliare o beccare. Si consiglia, quindi, di munirsi di guanti spessi e di maneggiare l’animale facendo attenzione a non avvicinarlo al corpo e soprattutto al volto. Una volta giunto ad un centro di recupero Lipu, l’animale sarà sottoposto ad adeguate cure veterinarie, in un contesto di professionalità e passione, finalizzato alla sua reintroduzione in natura. Grazie alla preziosa collaborazione tra Lipu e cittadini e ad una crescente, diffusa, sensibilità, migliaia di animali selvatici possono, così, tornare ogni anno liberi in natura, spesso in cerimonie aperte al pubblico, alcune delle quali organizzate presso il Centro Habitat Mediterraneo Lipu di Ostia. La prossima liberazione pubblica, in programma presso l’oasi Lipu di Ostia, avrà luogo il 22 settembre, nell’ambito dell’evento nazionale #tuttiinnatura, durante il quale sarà rilasciato uno splendido esemplare di rapace notturno. Una buona occasione per trascorrere una giornata all’aria aperta e condividere splendide emozioni Alessandro Polinori Consigliere Nazionale Lipu - BirdLife Italia Responsabile Centro Habitat Mediterraneo Lipu Ostia Cell. 3355721232


a cura di Avv. Vincenzo Bertolini e Dott. Giovanni Masia

Cosa significa

“Viaggiare Tutelato”? Quando si intraprende un viaggio, lo si fa per i motivi più disparati. Ci si imbarca su aerei, navi, treni, si parte a bordo di pullman, alla guida di automobili o in sella ad una moto per raggiungere la località di vacanza, una sede di lavoro o di studio, per incontrare o lasciare un amore. Si parte alla ricerca di esperienze di vita ricreative, remunerative, formative, emotive. C’è sempre una ragione alla base del nostro viaggiare, uno specifico interesse che desideriamo o dobbiamo soddisfare. Ecco; viaggiare tutelato significa proteggere questo interesse. Fare in modo, cioè, che le finalità del viaggio siano poste al riparo da tutti gli eventi che in qualche modo possono comprometterne il buon esito. In tal senso, viaggiare tutelato assume un significato concreto già nella fase di programmazione e preparazione del viaggio. Basti pensare alle valutazioni che ciascun viaggiatore compie circa il grado di sicurezza del paese che si accinge a visitare, alla disponibilità e qualità delle strutture turistiche, alla presenza di adeguati presidi sanitari. E ancora, ai controlli circa la documentazione di ingresso di cui si deve eventualmente munire o alla verifica di validità del proprio passaporto (molti paesi richiedono una validità minima da 3 a 6 mesi oltre il periodo di permanenza). Risulta quindi evidente che viaggiare tutelato vuol dire in primo luogo viaggiare informato. Anche la scelta del vettore aereo gioca un ruolo importante nel significato di viaggiare tutelato. Ove possibile, è sempre meglio optare per una com-

pagnia aerea tradizionale (c.d. legacy carrier) tendenzialmente dotata di una migliore capacità di assistenza al passeggero, sia a terra che in volo, in caso di disservizi. Da questo punto di vista, infatti, le tariffe ribassate praticate dai vettori low cost, per quanto economicamente appetibili, tradiscono tutti i loro limiti non appena ci si imbatte in una qualsiasi complicazione di viaggio. Non so a quanti di voi è capitato, trovandosi nella necessità, di aver sperato di udire all’altro capo del telefono la voce rassicurante di un essere umano in grado di comprendere il problema e magari di risolverlo? E quanti invece hanno dovuto fare i conti con la frustrante realtà sonora del percorso vocale a scelte obbligate, tasto 1, tasto 2, cancelletto #? Quando poi addirittura il vettore aereo prescelto è tanto low cost da non avere neanche una sede legale in Italia né una rappresentanza stabile cui poter indirizzare un eventuale reclamo, allora emerge chiara la differenza tra la tariffa aerea più economica e quella più vantaggiosa. Ma viaggiare tutelato ha anche un ulteriore significato. ViaggiareTutelato è, infatti, anche il nome di una moderna agenzia di reclami on line, che offre al viaggiatore, turista o passeggero un servizio gratuito di consulenza ed assistenza legale a fronte degli eventi che possono incidere negativamente sul viaggio. Con particolare riferimento ai trasferimenti aerei, il negato imbarco, la cancellazione o il ritardo prolungato del volo sono, infatti, fattispecie che frequentemente perturbano il viaggio dei passeggeri italiani. Seguono dappresso i sinistri ai bagagli nella forma di smarrimenti definitivi, tardive riconsegne, manomissioni e sottrazioni di quanto ivi contenuto. Ma il catalogo dei disservizi non

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si esaurisce qui. Ulteriori problemi possono sorgere anche sul luogo di villeggiatura dove il malcapitato viaggiatore può incappare in strutture fatiscenti, servizi scadenti, escursioni deludenti. In simili evenienze, può senz’altro rivelarsi utile ricorrere ai servizi di ViaggiareTutelato. Attraverso l’opera di un Team di legali esperti, appassionati e specializzati in diritto dei trasporti e del turismo, l’agenzia è in grado di affrontare e risolvere ogni problema di viaggio in modo semplice, veloce ed appagante. Uno dei punti di forza di ViaggiareTutelato è la totale assenza di costi per l’utente che richiede il servizio di assistenza. Nessuna trattenuta viene, infatti, operata sulle somme riconosciute dal vettore o liquidate dal giudice in favore del viaggiatore. I compensi per l’attività prestata in favore del Cliente vengono corrisposti dal soggetto che ha procurato il disservizio quali costi della transazione o della lite. Altro elemento distintivo, è la specifica conoscenza delle dinamiche operative tipiche del trasporto aereo. ViaggiareTutelato, infatti, si avvale di figure professionali che vantano approfondita conoscenza delle procedure di biglietteria, di scalo, di assistenza passeggeri e bagagli. Un mix di expertise in grado di garantire l’instaurazione di un dialogo negoziale con i vettori aerei, e con gli operatori del turismo in generale, in condizioni di simmetria informativa a beneficio di una gestione efficiente ed ottimale di ogni pratica risarcitoria. Insomma, Viaggiare tutelato ha un significato che parte da lontano, che inizia da Voi …ed arriva fino a noi!

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Tablet Avventura

Alla scoperta dell’altra Italia. Da Roma a Milano passando per Rimini.

Cronaca di viaggio della campagna del nord-Italia. intervista a Gabriele Conti e Guido Befani

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Se nel 2017 sono scesi da Roma a Brindisi lungo l’Appia Antica (si veda l’articolo tablet di luglio-agosto 2018 n.d.r.), quest’anno hanno voluto sperimentare l’antico detto “tutte le vie portano a Roma”. Stavolta la bussola ha puntato verso Nord. Direzione Milano. Stessa squadra, stesso equipaggiamento, stesso spirito e stessa voglia di ripercorrere gli antichi tracciati delle consolari romane. Partenza dal Marco Aurelio al Campidoglio, il punto 0 del miliario moderno delle strade da e per Roma, e poi sempre diritto lungo la via Flaminia e la Via Emilia. Di nuovo all’arrembaggio per l’Italia quindi? Beh, il richiamo dello sterrato era forte e mancava l’altra metà a completarla. Non potevamo più tirarci indietro. Quest’anno poi abbiamo avuto anche la fiducia di molte attività del territorio che hanno creduto nel progetto. Non smetteremo mai di ringraziare: Carlò Macrì della Hair and Body Institute dell’Infernetto, nostro primo fan e sostenitore; Marcello Capobianchi, angelo custode tecnico di questa spedizione e grande amico dei ciclisti. La Farmacia Fogliani, con la sua attenta e professionale supervisione sanitaria anche da remoto. Non da ultimo, un grazie speciale va all’Agenzia principale Generali Italia di corso Duca di Genova 6 a Ostia, che grazie agli illustri Agenti Odisio e Libutti, ci ha permesso di viaggiare con il leone alato generali sulle spalle. Grazie anche a Prestige e The White Universe. Perché proprio la Flaminia e la Emilia? La flaminia è stata la grande autostrada romana verso il Nord, e lo è rimasta fino a tutto il XX secolo assieme alla via Emilia, che da Rimini ne rappresenta il naturale complemento. Ogni passo lungo il loro cammino è intriso di storia. Ripercorrerle è stato come rivivere tutti gli eventi

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storici che hanno segnato lo spirito del popolo italiano. Spiegatevi meglio: Lungo la Flaminia si è combattuta la storica battaglia di ponte milvio tra Costantino e Massenzio dell’ottobre del 312 d.c., e a Malborghetto lungo la Flaminia era accampato Costantino quando gli apparve in sogno Cristo e la croce. L’in hoc signo vinces accadde proprio a Malborghetto poco dopo Prima Porta, e sul punto esatto è stato eretto un arco di trionfo quadriportico che tutt’ora visibile. Lungo la Flaminia scesero i cartaginesi di Annibale, e da Roma salirono le legioni di Cesare alla conquista della Gallia. Nel medioevo costituiva ancora l’unico punto di accesso a Roma da nord e fu percorsa dall’orda di oltre cento mila goti di Alarico impegnati nel sacco di Roma. Così come le truppe napoleoniche che scesero fino Roma passando per la gola del Furlo. La stessa Flaminia veniva percorsa con regolarità da Mussolini, e permangono ancora oggi simboli e omaggi

della propaganda del tempo che fu. Dalla monumentale scritta arborea DUX sui monti di Gualdo Tadino, alla “Testa del Duce” scavata nella parete rocciosa della gola del Furlo. Anche la via Emilia non è certo da meno. Sul ponte lungo il Rubicone è passato Giulio Cesare il 10 gennaio del 49 a.c. per marciare su Roma con le sue legioni. Un viaggio all’insegna della storia insomma: Non solo la storia. Attraversare l’Italia in bicicletta consente di riscoprire le tutte le bellezze naturalistiche, culturali, paesaggistiche e anche gastronomiche che questo Paese ha da offrire. Viaggiare in biciletta significa viaggiare lenti. Il tempo si ferma e tutto assume una prospettiva differente. E’ lo “Slow tourism” come si dice ora. Noi preferiamo ciclo-turismo. La bicicletta, infatti, rappresenta l’anello di congiunzione tra il modo di viaggiare antico (a piedi o cavallo) e i viaggi moderni in macchina o in treno. Con l’alta velocità ferroviaria è possibile raggiungere


Milano in meno di 3 ore, ma ti accorgerai che avrai si e no 3 minuti di esperienza di viaggio da raccontare. L’A1 corre lungo l’Italia lambendo le principali città, senza più attraversarle. Le soste si fanno all’Autogrill. Le consolari romane attraversano città, borghi e paesini. Luoghi rimasti intatti da secoli e ancora abitati. Ogni posto ha la sua storia e le sue bellezze. Avete mai avuto difficoltà? Le solite di questa tipologia di viaggi. In primis la fatica. Passare gli appennini non è stato semplice. Due sono stati i valichi di montagna da accimare. Il Valico della Somma tra Terni e Spoleto (700 mt s.l.m.) e il passo di

Scheggia al confine tra Marche e Umbria (632 mt s.l.m.). La salita è dura, ma come anche la vita nella sua metafora, dopo la salita c’è sempre una discesa. L’importante è andare avanti e superare le avversità, come nel quotidiano di ogni giorno del resto. Anche in caso di avaria o di guasti: dove è carente il mezzo, sopperisce lo spirito. Immagino le storie che avrete da raccontare. Abbastanza, non basterebbe un intero numero di Tablet per raccontarle tutte, ma per chi volesse, può leggere il diario di viaggio sulla pagina fb: Alea Iacta Est – Roma Milano Bike tour 2018 Con questo viaggio avete percorso l’Italia, cosa

farete ora? Se ci fosse un’altra Italia da percorrere, non avremmo la minima esitazione. Certo non siamo riusciti a vederla tutta nella sua interezza. Ma possiamo dire di avere sulle gambe più di 1.400 km lungo lo stivale. Di certo non abbiamo intenzione di fermarci qui. Altre parti d’Italia meritano un tour approfondito, e chissà che non ci troveremo nuovamente qui su Tablet a raccontarvi un altro capitolo di viaggio… Non chi comincia, ma quel che persevera!

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Scadenzario Fiscale Anna Maria De Calisti commercialista

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Chi ha scelto di rateizzare le imposte relative ai Mod. PF SC SP 2018 redditi 2017 la prima scadenza del mese è il 17 settembre per i titolari di Partita IVA. Si fa presente che la rateizzazione di imposte comprende se dovuta anche l’acconto della cedolare secca. Si rammenta che avendo dipendenti o collaboratori occasionali, la scadenza del 17 settembre prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS. Inoltre, entro il 17 settembre coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile dovranno effettuare il versamento. Con la scadenza del 17 settembre si rammenta di presentare la Comunicazione dei dati delle liquidazioni periodiche IVA effettuate nel secondo trimestre del 2018, attraverso l’utilizzo del modello “Comunicazione liquidazioni periodiche IVA” salvo proroga dell’Agenzia delle Entrate al 30 settembre 2018.

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Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 20 agosto 2018), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il mese di settembre nel giorno 19.

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Con la scadenza del 25 settembre coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat.

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Il 30 settembre è l’ultimo giorno utile per sanare la mancata presentazione,in formato cartaceo,della dichiarazione dei redditi modello “Redditi PF 2018”,e della busta contenente la scheda per la scelta della destinazione dell’otto, del cinque e del due per mille dell’Irpef. Si rende noto che entro il 30 settembre il dipendente o pensionato può richiedere al datore di lavoro o all’Ente Previdenziale INPS sotto la sua responsabilità di non effettuare il secondo acconto Irpef per il 2018 o di effettuarlo in misura inferiore. Per la presentazione dei Modelli PF SP SC IRAP 770/2018 (trasmissione telematica) sono stati prorogati al 1° ottobre 2018. In scadenza lo Spesometro 2018 sia trimestrale che semestrale con i dati delle fatture emesse e ricevute, note di variazione e bollette doganali. La scadenza originaria era prevista per il 30 settembre, ma tale adempimento è stato rimandato al 1° ottobre 2018.

Si rinnova ai lettori che in qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: • 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati. • ISEE, RED, Detrazioni ecc. • Gestione Badanti e Colf. • Successioni. Lo studio augura un sereno rientro!

Lo Studio offre servizi di consulenza del lavoro




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