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TABLET ANNO 3 NO 25 FEBBRAIO 2015 SOMMARIO
ROMA
PRIMO PIANO 7-9
SALUTE 38-45
CUCINA 12-19
TENDENZE 48-56
CULTURA 20-35
SERVIZI 57-68
attualità
slow food - ricette - curiosità
storie - libri - musica - tecnologia
estetica - benessere - medicina
eventi - moda - feste
scuola - fisco - diritti
BR AIO DA FEB I TROVARE CI PUO CINELAND! A
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[Editoriale] Habemus Mattarellum L’Italia ha un nuovo Presidente della Repubblica. E’ il costituzionalista Sergio Mattarella, palermitano, 73enne, entrato in politica nel 1980 a seguito dell’omicidio del fratello, Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Sicilia ucciso dalla mafia. Tutte le parti politiche, che abbiano o no partecipato alla sua elezione, riconoscono a quest’uomo grande rigore morale, onestà intellettuale, capacità di mediazione, buonsenso. Unica voce fuori dal coro quella del M5S che per tutta la durata dei primi tre scrutini, quelli che richiedono una maggioranza qualificata dei due terzi, ha mirato alla demolizione del personaggio Mattarella con allusioni su sue responsabilità per l’uso di uranio impoverito nella guerra dei Balcani, quando era Ministro della Difesa del governo D’Alema. Una curiosità è che a elezione avvenuta, ovvero dopo il 4° scrutinio, la stessa forza politica, guidata da Grillo, ha riconosciuto la statura del personaggio, lasciando decadere la questione dell’uranio, che dipendeva più da scelte della Nato che dal Ministro in carica all’epoca dei fatti e che la contrarietà al nome era solo frutto di una questione di merito sbagliata nel proporre il candidato in fase di consultazioni preliminari. Ma la dinamica dell’elezione del 12° Presidente della Repubblica italiana, merita ulteriori riflessioni per il comportamento delle forze politiche in campo. E’ indubbio che dall’architettura della candidatura Mattarella, esce l’immagine di un Presidente del Consiglio giovane ma scaltro, cinico e abile. Nel pieno dell’accordo con Forza Italia per le riforme costituzionali e per la legge elettorale, ha osato - e chi osa in politica generalmente prende punti come fece Craxi ai tempi di Sigonella o del referendum sulla scala mobile - fare scelte attente ad un ricompattamento del suo partito, il PD, cui si sono aggiunti, oltre ai voti dei dissidenti pronti ad una scissione, anche quelli della sinistra Tsiprasiana con SEL e dopo un appello del premier alle altre forze politiche, anche degli alleati di governo del Nuovo Centro Destra, di Area Popolare nonché di diversi grandi elettori del M5S e di Forza Italia che, nel segreto dell’urna, hanno fatto convergere le proprie preferenze verso il candidato proposto da Renzi. Così Sergio Mattarella ha raccolto 665 preferenze, che assommano i due terzi del totale dei suffragi e quindi danno al neo eletto una larga maggioranza rappresentativa. Il risultato della bagarre dei partiti in occasione dell’elezione del Capo dello Stato, è che il patto del Nazareno sembra vacillare (a riprova le astiose dichiarazioni a caldo del falco Brunetta, già zittito da Berlusconi più di una volta per le sue uscite incaute) ma vedrete che andrà avanti fluidamente perché una prosecuzione degli accordi conviene a tutti: grandi schieramenti, compreso il M5S che però non l’ha capito ancora e, paradossalmente, anche ai piccoli partiti o movimenti perché viene loro garantita la possibilità d’entrare in Parlamento, essendo stata drasticamente ridotta la soglia minima d’ingresso dall’8% al 3%. E’ vero che tutto è perfettibile. E’ vero che la legge elettorale e le variazioni della Costituzione in senso monocamerale potrebbero essere ulteriormente migliorate. Ma se è vero che una marcia di diecimila chilometri comincia con un passo, è giusto che questo sia fatto nella direzione di un migliore funzionamento delle istituzioni dello Stato, anche se le aspettative e i “desiderata” dei cittadini possono andare oltre ciò che è davvero realizzabile con un parlamento diviso in tre blocchi numericamente equivalenti e allo stesso tempo equidistanti l’uno dagli altri. Contraddizioni in politica sono sempre esistite, ma oggi appare sempre più difficile capire perché una forza politica che possiede un terzo dei consensi, si limiti a fare semplicemente un’opposizione di denuncia (peraltro anche utile) ma si smarchi in continuazione non prendendo parte a nessuna delle importanti fasi di svolta repubblicana, arroccandosi sul “no” a prescindere dalla bontà delle proposte o dai tentativi di riforma, affinché l’Italia risponda al meglio alle importanti sfide economiche e sociali che si troverà ad affrontare nei prossimi anni.
il Direttore Stefano Quagliozzi
TABLET Roma. Periodico a distribuzione gratuita iscritto nel registro della stampa periodica del Tribunale di Roma al n°296/2012 del 19.10.2012
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É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da TabletEdizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi.
La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi. Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 5 Febbraio 2015
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[Primo piano] di Valentina Ecca
Che il ControSanremo abbia inizio! Qui di seguito diciotto artisti dell’underground italiano che fanno musica di alto livello, bei concerti e che, probabilmente, a Sanremo non vedremo mai…e forse è meglio così.
Seguirebbero I Ministri, da Milano con il loro alternative-rock. Indossano sempre giubbe militari e vanno in giro per i festival europei più importanti. Contano collaborazioni con Afterhours e Caparezza, hanno quattro album all’attivo, sold out in Italia e settanta settemila seguaci sui social networks. Niente male per essere una band, a molti, sconosciuta.
Sarebbe la volta di Errichetta Underground: musica klezmer, improvvisazione e folk. Questi gli ingredienti della band romana che annovera, tra i suoi componenti, dei musicisti stellari. Per ora live nelle piazze di Roma, lì non deludono mai. Ecco Le Strisce; con loro si cambia genere e si arriva fino a Napoli per ascoltare del sano e proprio pop. Commerciali e orecchiabili ma non scontati. Loro tra le nuove proposte di Sanremo c’erano quasi arrivati… quasi.
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Dal 10 al 14 febbraio 2015 la televisione italiana, come ogni anno, sarà inondata da conferenze stampa, interviste, scoop e, si spera musica. Sono questi, infatti, i giorni in cui si svolgerà la sessantacinquesima edizione del Festival di Sanremo. Faranno gli onori di casa Carlo Conti e le sue due “vallette” d’eccezione Emma e Arisa. Sul palco si daranno battaglia (o forse sarebbe meglio dire promuoveranno il loro prossimo album) venti big e otto nuove proposte della musica italiana. A essere onesti quest’anno il cast della kermesse non è così povero e scontato come lo è stato in altri anni. Tornano, sul famoso palco dell’Ariston, Alex Britti, Malika Ayane e Irene Grandi. Fa il suo primo ingresso nella vetrina più importante d’Italia il rapper Nesli e il vizietto della rispolverata quest’anno è affidato ai redivivi Grazia Di Michele e Marco Masini. La categoria “nuove proposte” punta molto su quelli che dai talentshow non ne sono usciti alla grandissima. Eccoli che cercano di reinventarsi con un salto a Sanremo gli “Amici di Maria”: Amara ed Enrico Nigiotti. I due cambiano look ma sono sempre loro. In queste quattro giornate si parlerà di musica e si dirà che su quel palco ci sono alcuni dei rappresentanti più forti e innovativi della musica italiana. Forse è vero, forse sarà un bellissimo spettacolo da cui tutti usciranno bene e il pubblico sarà soddisfatto ma è anche bene ricordare, a chi ha poca dimestichezza con YouTube e molta di più col telecomando, che la musica italiana è anche tanta altra roba. Non meglio, non peggio, solo ALTRA. Ecco l’obiettivo allora: vi presentiamo diciotto artisti che non vedrete a Sanremo, ma che movimentano le notti italiane nei locali e nei luoghi dove tanta, davvero tanta, gente va a sentire musica dal vivo. Che ci crediate o no questi nomi (alcuni di loro non hanno neanche un contratto discografico) fanno bei dischi, sono Made in Italy, piacciono al pubblico, sono originali, e avrebbero tutte le carte in regola per l’Eurovisione. Però in diretta dall’Ariston, vestiti bene e accompagnati dall’orchestra non li vedremo. Poco male, perché si potrebbe comunque andare in qualche “cantina” a sentirli; la prima fila sarebbe assicurata, l’acustica buona un po’ meno, ma lo spettacolo sarebbe indimenticabile. Partiamo dalle band. Il concetto di gruppo è quanto mai forte negli artisti emergenti, forse per quell’idea romantica del creare grandi canzoni insieme in un garage e del poter dire: “ci conosciamo da quando eravamo piccoli”. Ad aprire questo “ControSanremo” avremmo: I Cani. Si definiscono «l’ennesimo gruppo pop romano» ma non lo sono. Sonorità elettroniche e testi disincantati raccontano loro stessi e le cose semplici. Hanno già molti fans e il loro ultimo album, “Glamour”, gli ha fatto guadagnare un bel tour in tutta Italia e l’attenzione di artisti più grandi.
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Morgan con la I, loro sarebbero molto sanremesi; due voci (una femminile e una maschile) e una chitarra spicca nell’irresistibile indie da cantautori che presentano nel disco di debutto “Blu”. Tutta un’altra musica è quella de I Mostri, di nome e di fatto. Fanno davvero paura, sono politicamente scorretti, il frontman è un provocatore nato, ma dal vivo sono davvero bravi. Canzoni orecchiabili in pieno stile britpop; ci sono Oasis e Rino Gaetano nelle loro influenze musicali. C’è spazio anche per la musica impegnata e per i temi sociali con Il Muro del Canto, collettivo romano guidato dalla profonda voce di Daniele Coccia, che tra sonorità rock e popolari intona testi in romanesco pieni di racconti. Dal folk passiamo al puro e datato punk-rock con gli Zen Circus, band che sopravvive dal 1994 tra cambi di formazione e di lingua madre. Partirono con l’inglese per poi approdare alle composizioni in italiano con l’album: “Andate tutti affanculo” nel 2009. La band dal vivo dimostra grande esperienza e sciorina un cospicuo repertorio. Sono sempre una band, ma sul palco non hanno chitarre e batteria bensì console e microfoni; sono tra i primi esponenti dell’hip hop italiano; in attività dal 1991: sono gli Assalti Frontali. Tra centri sociali e impegno politico hanno all’attivo sette album in studio e innumerevoli collaborazioni, una su tutte quella con Il Muro del Canto con cui hanno cantato “Il Lago che Combatte” in sostegno della preservazione dell’unico lago naturale romano risorto sulla via Prenestina. Sempre di hip hop si parla con Gemitaiz & Madman. Duo della nuova scuola rap italiana che sempre di più conquista il pubblico più giovane. Tra collaborazioni, battaglie di free style e concerti, i due rapper sono molto attivi nella scena underground italiana. Degno di nota è anche il rapper sardo Salmo. Il suo sound è molto più dark e “arrabbiato” dei due rapper romani. Molto ricercato per le collaborazioni; a lui Jovanotti ha affidato la regia del suo ultimo videoclip. C’è anche una rappresentate femminile nel mondo dell’hip hop odierno; si chiama Nill viene da Perugia e, in un mondo maschilista come quello del rap, la ragazza è riuscita a ritagliarsi spazio e credibilità. Il suo ultimo EP “Presibbene” mette a posto tutti quelli che non le davano fiducia e lo fa con il brano State Zitti; ottimo esempio di old school e di rime ben fatte. Se siete in vena di cantautorato, l’Italia alternativa ne ha da vendere. Partiamo con un’artista che è riuscita a sconfinare dalla nicchia delle piccole etichette ed ha conquistato il pubblico con un pezzo estivo esilarante: il suo nome è Levante. Viene dalla Sicilia, suona la chitarra e ha raccontato l’inadeguatezza che si prova a certe feste di compleanno in un modo dolce e divertente, il brano era Alfonso. Levante ha una bella voce e dal vivo si scatena come una rockstar, ricorda la prima Carmen Consoli, ma meno insicura.
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La femminilità, in questo ControSanremo, si chiude con Cassandra Raffaele. Lei ci ha provato a uscire dalle cantine ed è andata a X Factor; poi però è tornata a fare musica vera come l’è sempre piaciuto fare. Si definisce una “cantora”, suona l’ukulele e ha una voce precisa e potente. Ha vinto numerosi premi della critica e aperto concerti d’importanti artisti italiani come Elio e le Storie Tese. Se ne consiglia l’ascolto. Passando ai maschietti cantautori; c’è l’imbarazzo della scelta. Uno bravo, che ancora scrive in inglese, è Ed Ward. Cantautore italoscozzese, ha esordito con l’album “Man Overboard” e porta in giro il suo country blues in tutta l’Europa. Più conosciuto e produttivo è Giuseppe Peveri, in arte Dente. Il cantautore emiliano calca le scene dal 2006 con testi divertiti e pieni di giochi di parole. È un artista apprezzato e ricercato dal panorama degli interpreti italiani per testi e collaborazioni. Da tenere sotto controllo anche Simone Avincola. Autore, chitarrista, giovane e folk. Scuola Mannarino per capirci, ma meno romanesco e metaforico. Ha collaborato con Riccardo Sinigallia e Fiorello, attendiamo il suo album e, nel frattempo, godiamocelo in giro per i locali di Roma. Ultimo, ma non per importanza, è Nicolò Carnesi; cantautore siciliano dalle
sonorità new wave. Amato da Brunori SAS che se l’è portato nel tour del 2014 come artista d’apertura dandogli la possibilità di presentare al pubblico l’album “Ho una galassia nell’armadio”. Ce n’è per tutti i gusti, dunque, nell’underground italiano. La cosa che stupisce, guardando una manifestazione come Sanremo, è che, spesso, questa varietà non venga mostrata o, se ciò avviene, sia messa in scena da surrogati. Ora la domanda sorge spontanea: sono questi artisti, così detti di nicchia, che non vogliono andare al Festival della canzone italiana o è il Festival della canzone italiana che non vuole questi artisti? Perché se è vero che Sanremo deve mostrare ciò che c’è nel panorama musicale nostrano, e magari dare visibilità a qualcosa di nuovo, come mai c’è sempre la stessa gente su quel palco? Come mai artisti che hanno tutti i numeri, per portare ascolto, buona musica e originalità non sono presenti, spesso, in quella lista? La speranza è che la risposta sia che loro non ci vogliono andare; perché “se la tirano” e non vogliono diventare popolari. Perché sarebbe davvero bello se fosse così. Sarebbe davvero bello se il Festival fosse un luogo d’espressione aperto a tutti dove sono selezionati i pezzi per la loro bellezza. Il dubbio è che non sia sempre così, ma che la kermesse sia solo un luogo dove vince chi ha più potere; ecco perché i nostri diciotto eroi preferiscono starne fuori.
Sono aperte le iscrizioni per partecipare alle selezioni interregionali del Festival Italia in…canto 2016, organizzato dall’Associazione 50&PIU’ e riservato ai Soci. Ultimo arrivato tra i grandi eventi associativi è un concorso riservato a tutti i soci amanti della canzone e del canto. Il concorso, la cui manifestazione canora finale si terrà a Napoli, intende riproporre e giudicare canzoni e brani famosi attraverso la interpretazione giocosa e spontanea di melodie classiche napoletane e della tradizione italiana interpretate dai concorrenti 50&Più d’Italia, purché dilettanti. Per maggiori informazioni andare sul sito www.50epiu.it
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DANSYNG
DANSYNG
[Saper mangiare] di Marco Lungo
Il Pane. Per certi versi, questo sconosciuto... Il pane è considerato tra i cibi più elementari tra quelli elaborati dall’Uomo, eppure proprio per questo racchiude in sé una notevole complessità, oltreché una storia millenaria, che pochi raccontano in tutta la sua completezza. Lungi da me volermi cimentare in tale compito, però qualcosa possiamo sempre scriverla e fare anche un po’ di chiarezza su quello che, oggi, è diventato comunque un campo nel quale cimentarsi per i nomi più o meno noti, seguiti di pari passo dalle aziende molitrici. Le prime storie sul pane risalgono addirittura a 12.000 anni fa, pensate, quando la coltivazione dei cereali si cominciò a diffondere in Centro Africa ed in quella che diventerà poi la Mezzaluna Fertile. Come sia avvenuta tale comunicazione non si sa, anche perché “più o meno” c’è convergenza storica sul fatto che circa 9.000 anni fa avvenne un evento di proporzioni planetarie che cambiò molte cose della Vita sulla nostra Terra. Si ricomincia, quindi, a parlare di coltivazioni e di qualcosa di simile alle farine in coincidenza dell’apparire improvviso in Africa di una civiltà evoluta, la Civiltà Egizia che, a partire dal 2.950 a.C. circa, ha nel suo re Menes colui che unì i due Regni dell’Alto e del Basso Egitto. Quindi, qualcosa prima già c’era, altrimenti, che si univa questo bravo re Menes? Siamo sempre in Africa, quindi, e questo sarà sempre molto importante da tenere presente. Ora, la lievitazione così come la conosciamo, altro non è che da sempre l’azione di alcuni funghi di un gruppo particolare, chiamato Ascomiceti, di cui un ceppo specifico, quello dei Saccaromiceti, è sopravvissuto per secoli a tutte le battaglie ambientali e di altri organismi a cui è stato sottoposto, arrivando fino a convincere l’Uomo a dargli una coltura continuativa. Questo avvenne già nell’antico Egitto, più o meno 5.000 anni fa, con
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la scoperta della prima bevanda fermentata che noi oggi chiamiamo birra ma che in realtà era comunque il risultato dell’aver avuto di fronte, per la prima volta, una fermentazione naturale che era (ed è) il normale prodotto di carboidrati, quindi cereali, immersi in acqua e portati alla giusta temperatura. Ecco perché l’Africa era importante, capitolo primo. Non a caso, si sono ritrovate tracce analoghe anche in quella che è la Mesopotamia, dove il caldo era pressoché analogo e c’era una civiltà sviluppata. Bene, scoperto questo processo fermentativo, qualche popolo iniziò ad impastarci i cereali, all’epoca frantumati a pietra. Questo conferiva al prodotto finale una diversa morbidezza e consistenza, considerando che i forni veri e propri erano ancora di là da venire e c’erano principalmente pietre lisce rese bollenti al sole su cui cuocere questi impasti primordiali. Parliamo di fermentazione. La fermentazione, nel senso stretto del termine, cioè che avviene in mancanza di aria, produce anidride carbonica e alcool. Adesso, non è che l’alcool sia proprio gradito in posti dove si suda parecchio, anzi. Magari, aiuta nelle notti fredde del deserto, ma durante gran parte della giornata no. Non solo. Il prodotto così realizzato non durava molto, si degradava presto e non era l’ideale per chi praticava la pastorizia. L’Esodo degli Ebrei, avvenuto sotto il Regno del Faraone Ramses II, porta quindi ad un’altra scoperta: quella del pane azzimo, non lievitato se non al vapore, che garantiva una maggior durata durante la lunga traversata del deserto, non potendo portarsi appresso ulteriori masserizie. Ecco perché l’Africa è importante: capitolo secondo. A questo punto, della storia del pane sappiamo che è nato in climi caldi
altrimenti la fermentazione non avveniva, che si attiva mettendo dei carboidrati in acqua ed aspettando che la reazione avvenga. Bene. Facciamo un bel salto temporale ed arriviamo alla nostra epoca. Lasciamo il caldo dell’Africa e pensiamo un attimo a come dovevano fare nel Nord Europa, ad esempio, dove fa un freddo notevole sempre e comunque, quindi la fermentazione / lievitazione non erano facili da innescare a temperatura ambiente. Furono i Polacchi a trovare una soluzione, quasi 200 anni fa, inventandosi il Polish, nome inglese antico della Polonia, che è di fatto un prefermento realizzato in pasta piuttosto acida, perché questo era l’elemento sfuggito precedentemente agli altri Popoli. Il saccaromiceto, per dare il meglio di sé, ha anche bisogno di un ambiente acido. Per questo, finalmente, si arrivò a circoscrivere il fenomeno della fermentazione ai parametri fondamentali ancora oggi reali che sono temperatura del liquido di coltura, presenza di carboidrati, acqua e acidità che non sia inferiore a pH 5. Questo, per quanto riguarda far crescere il pane o anche fare la birra, perché il processo è analogo sotto molti aspetti. Nel frattempo, c’è stata una evoluzione anche dei cereali, evoluzione naturale ed evoluzione cercata dall’Uomo. E’ cambiata la materia prima, ed è cambiata profondamente. Si è passati dai primi cereali dell’Antico Egitto, diploidi (cioè con due filamenti di DNA) ai cereali a cui appartiene ad esempio il grano duro (tetraploide, quattro filamenti di DNA), presente in Nord Africa, fino al grano tenero moderno che è un esaploide (non scrivo sei filamenti di DNA, tanto lo avete capito) che è l’ultima mutazione naturale dei nostri amati cereali. L’Uomo è poi intervenuto con selezioni più o meno “naturali” per migliorare alcuni aspetti delle colture, ma questo è un altro discorso. Il vero passaggio è stato dal grano duro a quello tenero. Il grano duro è, infatti, di consistenza vetrosa di tutto il cariosside (cioè, il chicco), mentre il grano tenero ha un cariosside strutturato che contiene al suo interno una sacca con l’endosperma, che è ciò che la moderna tecnica molitoria
estrae come farina, che è anche molto più semplice da lavorare in panificazione. Poi, ci sono stati dei fattori di diffusione locali più o meno voluti dall’Uomo, cito per tutti ad esempio i molti che oggi parlano del grano Senatore Cappelli e non sanno che deve il suo nome al senatore dell’epoca del Duce che, tra il 1925 ed il 1927, dette questo grano duro tunisino ai braccianti del Sud dell’Italia a condizioni agevolate per rilanciare l’economia del Primo Dopoguerra. Le caratteristiche dei vari tipi di grano e di cereali sono decisamente cambiate con il tempo. Non c’è più paragone tra un farro piccolo ed un farro spelta, per dire un altro cereale evoluto da diploide a esaploide, in termini di gusto, di resa, di lavorabilità. Ora, invece, si assiste quasi ad una spasmodica rincorsa verso i “sapori antichi” come se, e chissà perché, debbano a tutti i costi essere migliori dei sapori attuali. Beh, vorrei dire, ma chi l’ha detto? Avete per caso sottomano un nonnetto di 2.000 anni che ci dica se il pane e la birra di allora erano meglio? No. Usiamo le stesse tecniche di lavorazione dei cereali antichi per tirare fuori gli stessi prodotti di allora? No. Quindi, che cosa stiamo facendo? Marketing, soprattutto. Non c’è discorso su questo, perché oggi il nostro top dei prodotti è senz’altro superiore a quello di 2.000 anni fa, da qualsiasi punto di vista. La Natura si evolve, noi ci siamo evoluti, non possiamo neanche pensare che secoli di sviluppo umano possano essere stati del tutto inutili. Possono essere cambiati i gusti, questo sì, però un riscontro certo ce l’abbiamo: si vive di più, e sappiamo che questo dipende anche dall’alimentazione. Quindi, l’azienda alimentare moderna deve impegnarsi a fornire oggi il massimo della salubrità e del gusto in quello che produce, a partire dalle farine e da tutte le altre materie prime attuali. Questo è un impegno che molti si stanno prendendo, ognuno secondo la propria coscienza. Siamo qui per evolverci, non per tornare indietro.
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Lo faccio in casa
di Giorgia Conti
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per La Rosa del Dessert
I gattini innamorati La vita frenetica e piena di impegni che ognuno di noi affronta giornalmente tende ad allontanarci dalle piccole ricorrenze che sono invece buone occasioni per regalare e regalarci qualcosa di bello, romantico e non necessariamente dispendioso. Una chance preziosa per lasciare fuori dalla porta i pensieri quotidiani e offrire alla nostra metà un momento di dolcezza, capace di sorprendere, scaldare i cuori e deliziare i palati con un tono appena speziato. Due gattini innamorati che contemplano la luna a lume di candela e regalano alla tavola una luce suggestiva e romantica, un duplice utilizzo della torta anche come illuminazione per il tete à tete, in attesa del “dulcis in fundo”… Cake cioccolato e caffè: Ingredienti: 200 gr di farina 00 220 gr di zucchero 50 gr di cacao amaro 2 cucchiaini di caffè solubile mezzo litro di latte una tazzina da caffé di olio di arachide una bustina di lievito per dolci Procedimento: In una ciotola ampia mischiare bene farina, zucchero, cacao e lievito. Incorporare olio e latte (nel quale avrete sciolto il caffè solubile) e amalgamare il tutto per qualche minuto. Imburrare uno stampo circolare da 22 cm, versare il composto e infornare a 160° per 40/45 minuti. Sfornare e lasciar raffreddare, poi capovolgere. Per la farcitura: Ganache al peperoncino Ingredienti: 200 g di panna da montare 200g di cioccolato fondente 1 cucchiaino di peperoncino in polvere Procedimento: Scaldare la panna sul fuoco senza farla bollire. Spegnere il fuoco e tuffare la cioccolata nel pentolino. Attendere 5 minuti e mescolare finché la crema non si amalgama totalmente. Lasciar raffreddare a temperatura ambiente. Prima di far riposare in frigo per qualche ora, aggiungere il cucchiaino di peperoncino. Una volta fredda, montare con le fruste per renderla morbida e spumosa.
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Decorazione: 500g di pasta di zucchero rosso rubino 150g di pasta di zucchero bianco panna 100g di pasta di gomma nera Stampini a cuore (tre dimensioni diverse) 1 disco di polistirolo diam. 10cm h. 1,5 cm circa Stecchi da spiedo e stecchini Colla alimentare 1 coltello affilato di piccole dimensioni 4 tea light color rosso rubino(candeline)
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Procedimento: una volta bagnata e farcita la torta, lasciatela riposare almeno un’ora in frigo. Quando è ben fredda, praticate con il coltellino affilato degli incavi che possano accogliere le candeline sulla parte superiore. Considerate la misura “abbondante” sia in profondità (la candelina non dovrà sporgere) che in larghezza (la pasta di zucchero aggiungerà altro spessore). A questo punto potete ricoprire la torta con della panna vegetale ben ferma o della crema al burro e procedere poi con la copertura in pasta di zucchero rosso rubino. Se nel modellarla negli incavi questa si dovesse rompere, non preoccupatevi, tanto comunque fra la candelina e la torta metterete un piccolo cerchio di carta d’alluminio o di pellicola per alimenti. PASSO PASSO Per prima cosa realizziamo i gattini: da una pallina di nero modelliamo una piccola “pera” e mettiamo a seccare. Con un’altra pallina più piccola stendiamo un serpentello che diventerà la coda. E’ importante che questa secchi bene perché dovrà assumere una posizione verticale: se potete organizzatevi qualche giorno prima. Una terza pallina leggermente schiacciata orizzontalmente sarà la testolina del gattino. Per realizzare le orecchie, “pizzicate” le estremità superiori, ci vorrà un secondo! Con gli stampini ritagliate dalla pasta di zucchero bianca i cuoricini di varie dimensioni: i più grandi saranno utilizzati capovolti alla base della torta, i medi si posizioneranno in maniera asimmetrica al di sopra. I cuoricini piccoli vi serviranno, alternati ai medi, per rifinire gli incavi nei quali metterete le candeline. Qualche cuoricino grande potrà essere messo qua e là per riempire…si sa, a San Valentino i cuori non sono mai troppi! Prepariamo ora la luna: spennelliamo con la colla il disco di polistirolo e attacchiamo su un lato un disco di pasta di zucchero di uguale dimensione. Stendiamo altra pasta e ricopriamo, proprio come faremmo con una torta, la parte restante ed il bordino. Con le dita cerchiamo di “saldare” la giuntura fra le due paste in modo che la copertura risulti omogenea. Con un attrezzo arrotondato in punta creiamo i crateri grandi e piccoli. Poniamo la luna su uno stecco da spiedo e posizioniamola sulla torta. Mettiamo infine i gattini vicini con la luna di sfondo, le candeline nei loro incavi, accendiamole e…Buon San Valentino!
ME LÕHA DETTO LÕ ARCHITETTO Archirubrica per sopravvivere ad una ristrutturazione a cura di Studio 2:00 PM - Arch. Daniela Montalto - Arch. Isabella Proietti Muzi
La scelta della cucina
É
facile farsi conquistare da una cucina, soprattutto quando la vediamo esposta nelle fiere o nei negozi. Ma trasferita nel vostro ambiente domestico? Suscita ancora lo stesso fascino? Ecco perché è fondamentale partire da un progetto accurato prima di lanciarsi in costosi investimenti. Un progetto che riesca ad individuare la disposizione più logica e funzionale degli elementi e soprattutto che soddisfi le vostre esigenze e le vostre abitudini. Esistono fondamentalmente tre tipi di cucine: COMPONIBILE E MODULARE SU MISURA IN MURATURA Quale composizione scegliere? LINEARE: in cui tutti i mobili e gli elettrodomestici sono allineati lungo una sola parete. “L”: dove mobili ed elettrodomestici sono allineati lungo due pareti contigue della cucina. “C”: dove mobili ed elettrodomestici sono allineati lungo tre pareti contigue della cucina. ISOLA e PENISOLA: in cui ad una delle combinazioni precedenti, si aggiungono un’isola o una penisola al centro, spesso come blocco elettrodomestici o piano di lavoro. Il mercato oggi offre una vastissima gamma di alternative, dalle più economiche alle più preziose, da quelle standard a quelle più innovative Ecco dunque un progetto dello studio 2:00pm che propone alcuni spunti interessanti su cui ragionare prima di acquistare una cucina. IL PIANO DI LAVORO E PENSILI Un piano di lavoro standard è alto all’incirca 85 cm. e largo 60 cm…. e se invece fosse un po’ più alto e un po’ più profondo? Quali benefici ne trarremmo? Sicuramente assumeremmo posizioni di lavoro più comode e avremmo una visibilità maggiore sul piano di lavoro e una maggiore comodità di utilizzo dei pensili. L’ILLUMIINAZIONE Un aspetto importante che viene spesso tralasciato è sicuramente quello dell’illuminazione. La disposizione dei punti luce è importante non solo per l’aspetto estetico ma anche per una questione funzionale. La lampada posta centralmente all’ambiente cucina è sicuramente la soluzione peggiore che possiate scegliere ma è anche la più comune.
In questo modo la luce proietta la nostra ombra sul piano di lavoro creandoci difficoltà e fastidio per lavorare. Spostiamo il punto luce? Non serve! Basta semplicemente dotare di luce la base dei pensili con appositi dispositivi che possono trovarsi anche nei negozi di ferramenta più commerciali. PIANO COTTURA Il grande dilemma dell’ultimo momento riguarda il piano cottura. La scelta vacilla tra le piastre ad induzione e il tradizionale sistema a gas. Le piastre ad induzione sono indubbiamente molto belle, soprattutto in una cucina moderna, più sicure perché non c’è fiamma e si scaldano solo a contatto con il fondo della pentola. La pulizia è facilitata poiché l’induzione si attiva solo a contatto con materiali metallici, quindi le eventuali fuoriuscite di cibo durante la cottura non bruciano perché rimangono fredde. Su internet ci sono pagine e pagine che declamano le virtù di questo sistema: le cucine ad induzione utilizzano il 90% di tutta l’energia assorbita. La preoccupazione più diffusa invece è il costo di mantenimento di un sistema del genere. Stando alle statistiche con i nuovi modelli si dovrebbe riuscire ad usare tutte e 4 le posizioni con poco più di 1 kW. Sebbene non sia quindi necessario aumentare il voltaggio del contatore, la soluzione per risparmiare sull’elettricità rimane l’utilizzo del limitatore. Vi raccomandiamo di accertarvi, all’atto dell’acquisto della cucina, che il vostro modello abbia questo dispositivo!! Non ci resta che augurarvi… Buon Appetito!!
studioduepiemme @gmail.com @ arch. Daniela Montalto arch. Isabella Proietti Muzi
++39/338.1433315 39/328.1765086
[Progetto Memoria] di Simone Gamorra Bulla
Conferenza sulla giornata della memoria “Non dimenticare” Il 30 Gennaio 2015 presso l’Aula Magna dell’Istituto “Giulio Verne” Via di Saponara 150 Acilia, la dirigente dell’ Istituto Patrizia Sciarma ha organizzato un Convegno la cui missione è sintetizzata nelle parole della Prof.ssa Simona Gamorra Bulla, referente del Progetto Memoria. “Nel giorno della memoria 2015 vogliamo ricordare i 70 anni dalla liberazione di Auschwitz. L’obiettivo è non dimenticare quanto accaduto e aprire una riflessione sugli avvenimenti che, seppure relegati a ricordi in bianco e nero, tornano di profonda attualità, come la Shoah, la sparatoria al museo ebraico in Belgio, quella nel cuore di Parigi, perpetuate da chi, nella falsa convinzione di agire in nome di Dio di una razza eletta, umilia i suoi simili privandoli della dignità, della libertà e della vita”. Gli studenti hanno assistito alla proiezione di un DVD su Auschwitz e di filmati realizzati dagli alunni che hanno partecipato al Viaggio della Memoria organizzato dalla Provincia di Roma. Di importanza rilevante è stata la testimonianza di Alberto Mieli, sopravvissuto ad Auschwitz e Mauthausen, che ha raccontato la propria drammatica esperienza, e la lettura di poesie da parte di alunni.
“Sopravvissuto all’inferno Alberto Mieli aveva solo 17 anni nel 1943” Alberto Mieli aveva diciassette anni nel 1943 e viveva con la famiglia nelle case popolari della Garbatella. Ricorda che quel 16 ottobre vennero avvisati e scapparono a nascondersi in una casa dietro il Ministero di Grazia e giustizia. «Ci avvisarono che stavano facendo rastrellamenti al ghetto. Credevamo prendessero solo gli uomini per mandarli a lavorare, invece purtroppo presero bambini, donne incinta, vecchi e malati; 1200 persone. In giro per la città c’erano dei delatori, per tremila lire vendevano la vita di un uomo. Ma non posso dire ci fosse antisemitismo a Roma, tanto è vero che dei miei familiari sono stato preso solo io. I miei fratelli, eravamo in otto, sono stati accolti ciascuno da una famiglia della Garbatella, ci fu una grande solidarietà, vennero trattati come figli». «Del 16 ottobre c’è poco da raccontare si commuove Alberto Mieli, ricordando quel giorno ed ha anche un tremolio mentre parla fecero trovare i camion fuori dalla piazza dove oggi c’è la scritta che ricorda il rastrellamento, e caricarono le persone». Non bastarono quei cinquanta chili d’oro che i tedeschi vollero dalla comunità ebraica (e molti cattolici parteciparono a questa raccolta) con l’assicurazione che gli ebrei non sarebbero stati toccati. «Io fui preso a novembre, per una banalità». Racconta quel giorno in cui suonò l’allarme e si nascose in un ricovero antiaereo, in
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Alberto Mieli
un sottoscala: «per fare l’uomo, detti dieci lire a due partigiani. In cambio ricevetti due francobolli ai quali non detti nessuna importanza, e li misi nel taschino della ggiacca». Dopo tre giorni nello stesso sottoscala entrarono tre della Gestapo e quattro della Xa Mas; messo al muro e perquisito gli trovarono i francobolli: «Ebbi la presenza di spirito di dirgli che li avevo trovati per terra davanti a un negozio in via Arenula». In prigione al Regina Coeli fu messo nel sesto braccio :«Il braccio era sotto controllo diretto della Gestapo e della SS. Ero insieme ai prigionieri politici; non saprei dire i loro nomi e poi adesso non li riconoscerei perché stanno disgraziatamente tutti dentro le fosse Ardeatine. Tutto il sesto braccio finì completamente alle fosse Ardeatine e poiché non raggiunsero il numero, presero anche cinquantasei ebrei» (Alla domanda su Priebke, risponde controvoglia: «Lui non solo dette l’ordine, ma fece parte dell’uccisione diretta; ma è una cosa vergognosa tutta l’importanza che televisioni e giornali hanno dato a costui. Che importanza vuole dare a un uomo che ha vissuto cento anni senza pentirsi?»). Dopo essere stato torturato per quei francobolli -lo portarono al campo di Fossoli vicino a Carpi, quindi ad Auschwitz. «Nessuna mente umana può immaginare che cosa facessero ad Auschwitz. Uccidevano per la malvagità di uccidere. Era una cosa indescrivibile. Non avevano nessun rispetto per la vita umana. I bambini di due tre mesi, presi per i piedini, lividi di freddo, li facevano dondolare e poi con violenza li lanciavano in aria e gli sparavano come se fossero stati dei volatili. Una malvagità incredibile. Prendevano ragazze, appena adolescenti, le portavano nelle baracche adibite a bordelli».
Mostra il numero marchiato sul braccio a Birkenau: «Eri un numero, non un essere umano. Mi salvai perché mi mandarono a lavorare nelle fabbriche di guerra a Sosnowiec, c’era un poco più di mangiare ed ho avuto la fortuna di lavorare con civili. Ricorda la marcia dei 620 km per arrivare al confine della Cecoslovacchia, nel mese di febbraio, notte e giorno. «Avevamo perso la cognizione del tempo. Eravamo lerci, non ci facevano lavare e la notte dormivamo in mezzo alla fanghiglia delle bestie. Ci rinchiusero poi per sei giorni nei vagoni piombati, senza acqua e senza cibo. Molti morivano e i corpi venivano messi lungo le pareti dei vagoni. Di notte li usavamo come cuscini; a volte ti voltavi e ti trovavi col viso del morto davanti». Mentre piange, Alberto Mieli spera che nessuno veda più ciò che i suoi occhi furono costretti a vedere. “Papa Wojtyla mi chiese un giorno: figliolo come hai fatto a salvarti da quell’ inferno? Io gli dissi: Santità a questa domanda non so risponderle”. Non sa rispondere. Ha le mani che tremano e gli occhi lucidi Alberto quando se ne va.
LIBRERIA ARCADIA Calendario di FEBBRAIO 2015 Presentazioni, laboratori per bambini, passeggiate
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Sabato Febbraio ore 15:00
FACCE! LABORATORIO CREATIVO SUL COLLAGE. PER BAMBINI DAI 4 AGLI 8 ANNI. Ispirati al bel libro “Facce” di Topipittori, i bambini saranno guidati da un’illustratrice a creare un volto umano, tra espressioni, emozioni e sentimenti. Useremo il collage, e a partire dai ritagli colorati ogni bambino potrà creare le sue facce. Insieme ci divertiremo e scopriremo ciò che dicono i volti, anche quelli più strani e inventati.Il laboratorio è gratuito, ad esaurimento posti.
Domenica Febbraio ore 7:20
TREKKING GEOLOGICO DA MANDELA A COLLE VALIANNA In collaborazione con Trekking Italia, organizziamo un’escursione volta a scoprire, con l’aiuto di due geologi, le stratificazioni millenarie del nostro pianeta. Il percorso avrà un dislivello di circa 300 mt. e durerà fra le quattro e le cinque ore. Appuntamento alle 7.20 del mattino davanti alla libreria. Per informazioni, costo e modalità, contattateci.
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Sabato Febbraio ore 19:00
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Domenica Febbraio
GIAPPONE: L’ESOTICO PIU’ ESOTICO CHE C’E’! Per “Viaggiare leggendo”, vi invitiamo ad un incontro che amplierà la nostra conoscenza del Giappone: non solo geishe e samurai, insomma. Il “mondo fluttuante” significava vivere momento per momento, volgersi alla luna, ai fiori di ciliegio e alle foglie rosse degli aceri; bere the e consolarsi dimenticando la realtà. Quanto di quell’atmosfera e dell’estetica sottile e raffinata che ammiriamo sopravviva nel Giappone odierno e tecnologico, lo scopriremo con Marta Bianchi, grafica specializzata in tecniche incisorie, e Tatsuo Uemon Ikeda, artista e pittore giapponese, la cui opera è sostenuta da Iseki Masaaki, direttore del Tokyo Metropolitan Teien Art Museum. IL GHETTO EBRAICO. PASSEGGIATA LETTERARIA CON ANNA FOA. Imperdibile incontro con la storica e scrittrice Anna Foa che ci accompagnerà in una passeggiata per il ghetto ebraico di Roma, ricco di storia, arte e dolore; tra i più antichi del mondo, istituito come fu nel 1555, il ghetto di Roma conserva negli edifici, nei negozi, nella sua cucina tipica, tratti che lo rendono unico rispetto ad altri quartieri ebraici nel mondo. Particolare attenzione verrà posta alle storie delle persone comuni che vivevano, nel lungo ed infausto inverno del 1943, nella casa sita al civico 13 di via di Portico d’Ottavia. Per informazioni su dettagli, costo e modalità, contatteci.
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Appuntamento al CSP di Via Gorgia da Leontini CHARLIE E LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE. Dopo l’efferato attentato di Parigi alla sede del settimanale Charlie Hebdo, l’Occidente si interroga sulla libertà d’espressione e sullo scontro supposto delle civiltà. La scrittrice Chiara Mezzalama si trovava a Parigi, a pochi metri dalla redazione del settimanale satirico, e ci racconterà le sue impressioni sull’accaduto e sugli interrogativi e preoccupazioni che ha scatenato.
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PARLIAMO DI AUTISMO. L’autismo, un “disturbo pervasivo dello sviluppo” che negli ultimi anni sembra essersi diffuso in maniera iperbolica, è al centro di “Leggere il silenzio”, il libro dello psicologo Antonio Rinaldi, che ci ha convinto da subito, sin dal titolo. Spesso il cinema o la letteratura, anche in tempi recenti, propongono un’idea dell’autistico come di un genio incompreso o sensibilissimo, ma la realtà, come ben sa chi l’ha affrontata, è ben più sfaccettata ed al di là del successo di pellicole come Rain man o di libri come Se ti abbraccio non aver paura di Ervas c’è ancora molto da sviscerare sull’argomento.Rinaldi, pioniere della Surfing Therapy nel nostro paese, è il fondatore del progetto “Resumption”, diretto ai bambini autistici e alle loro famiglie. Questa forma di intervento terapeutico si è poi estesa fino a curare o lenire forme di disagio, le più diverse (stati d’ansia, insicurezza cronica, disabilità post traumatiche, etc. ). Si può incontrare l’altro ed aiutarlo persino (e soprattutto) su di una tavola da surf…
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LABORATORIO CREATIVO SUGLI ANIMALI, ISPIRATO A “LA MIA FAMIGLIA SELVAGGIA”. PER BAMBINI DAI 4 ANNI IN SU. Che famiglia è mai questa? Venite a scoprire, grazie ad una lettura animata, che il papà è un leone: sa esser feroce, ma anche crogiolarsi pigramente al sole. La mamma invece è una giraffa: elegante come un’indossatrice. Il fratello più piccolo è un uccello, e come tutti gli uccelli ha la testa tra le nuvole. I cugini sono scimmiette: sempre pronti a fare scherzi e smorfie e versacci. E la protagonista è una zebra, ma poi ci sono gli zii, i nonni e l’amichetto preferito. Davvero una ben strana famiglia, tutta da conoscere! Verranno stimolati il colpo d’occhio e l’attenzione al dettaglio dei bambini.
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L’AVVENTURA DEL TOPINO CHE SORVOLO’ L’OCEANO CON LA SUA MACCHINA VOLANTE. PER I BAMBINI DAI 6 ANNI. Lettura teatralizzata di “Lindbergh”, una storia di aviazione e coraggio che ha ottenuto applausi a scena aperta all’ultima fiera del libro per ragazzi di Bologna. I bambini conosceranno l’avventura della prima transvolata oceanica e resteranno catturati da una storia avvincente e dalle splendide illustrazioni di Torben Kuhlmann. Davvero imperdibile!
Giovedì Febbraio ore 17:00
Sabato Febbraio ore 19:00
Sabato Febbraio ore 11:00
Sabato Febbraio ore 15:00
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[Racconto del mese] di Valentina Mele
Inquietante o simpatico
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Inquietante o simpatico? Il pagliaccio non riusciva proprio a decidersi. Continuava a guardarsi nello specchio, a scrutare ogni angolo del suo viso. L’intento di un clown è quello di divertire, ovvio, però alcune persone sostenevano di averne paura. Come poteva essere possibile? Quel viso bianco e il naso tondo e rosso erano simpatici, non si poteva dir di no. Che dipendesse dai capelli ricci e rubicondi? É vero, nell’immaginario collettivo, nella mitologia antica e nelle vecchie credenze popolari i capelli rossi erano il simbolo del Diavolo. Basti pensare che generalmente Giuda Iscariota e Caino venivano rappresentati con i capelli rossi. Ma non poteva dipendere da quello, e poi questo era un rosso palesemente finto e colorato. No, probabilmente era tutta colpa di quel film di paura uscito anni fa. D’altro canto, una famosa linea di fast food utilizza un pagliaccio come testimonial da sempre e quello risulta simpatico, no? É strano, per lui è sempre stato un personaggio buffo, simpatico... forse un po’ triste e solo, ma di certo non inquietante. Adorava il circo da bambino e insisteva spesso ai suoi genitori perchè lo accompagnassero, non per gli animali o per gli acrobati ma proprio per i clown. Adorava questi strambi e colorati personaggi, quel modo di camminare e di parlare. Riuscivano a salire in equilibrio su una scala senza cadere e quando accadeva non si facevano affatto male, non come lui che cadeva spesso, specialmente quando il padre lo spingeva. Lui si faceva male ma non piangeva, era un maschio e i maschi non piangono. Almeno questo era quello che ribadiva suo padre... non è che il padre lo facesse cadere di proposito, no no... è che era solo un po’ distratto... ecco. Quando beveva troppo vino diventava improvvisamente distratto sia con lui che con la madre, ma la madre piangeva, in fondo lei non era un maschio. In realtà anche la madre era molto distratta a tal punto che una volta distrattamente cadde giù dalla finestra e non pianse, no... rimase in silenzio... per sempre. Rimaneva il fatto che per lui i pagliacci erano divertenti e forti, altro che supereroi. Un pagliaccio, nonostante le scarpe più grandi di molti numeri, era in grado di saltare da un palazzo in fiamme, di andare su una bicicletta con una ruota, di mantenere l’equilibrio su una scala, di spruzzare acqua da un fiorellino, il tutto senza farsi male, senza nemici, senza cadere e senza l’aiuto di superpoteri e regalando risate al pubblico. No... continuava a sfuggirgli. Cos’è che spaventava tanto? Forse proprio il fatto che siano indirizzati ai bambini, quindi qualcosa di innocente, puro e buono, li rende ancora più inquietanti in un determinato
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contesto, in fondo anche le bambole di porcellana tendono un po’ a spaventare... una sorta di legge di contrappasso: se prendi un luogo buio e ci metti un omone grande e grosso con lo sguardo truce non crea inquietudine, te lo aspetti. Ovvio che è bene evitarlo, ma è qualcosa di noto e non ti spaventa poi molto. Ma se nell’angolo buio di una strada malfamata ti ritrovi un pagliaccio l’effetto è diverso... probabilmente un po’ di ansia la susciterebbe. Non era il suo caso. Lui era diventato un clown per far ridere e per prendere la vita in un modo più allegro di quanto avesse fatto nella sua adolescenza. Ricordava ancora quando a quindici anni, dopo l’ennesima distrazione del padre ubriaco, decise di uscire di casa e scappare. Iniziò a correre senza una meta... si fermò quando non aveva più fiato, quando sentì i polmoni che stavano per esplodere e reclamavano aria. Si chinò, poggiando le mani sulle ginocchia e cercò di respirare... era finalmente salvo? Si guardò indietro ma non vide nessuno... era solo... La parte più brutta del fuggire da qualcuno è quando ti rendi conto che in fondo quel qualcuno non ha mai iniziato a seguirti... e forse stai solo scappando da stesso e da quel senso di solitudine che ti porti dentro... probabilmente il padre stava ancora sdraiato sul divano a bere, o a dormire, o ad imprecare senza essersi reso conto che il suo unico figlio era corso via e forse non se ne sarebbe mai accorto. Dal canto suo, quando finalmente aveva ritrovato le capacità di respirazione, si ritrovò davanti i colori sfavillanti e le luci abbaglianti... cos’era? Un tendone da circo! Un segno del destino. Non aveva perso tempo, era entrato e insistito con il direttore più che poteva per farsi assumere, anche solo per pulire, o dare da mangiare agli animali, o riparare gli oggetti di scena che si potevano rompere. Insomma era disposto a fare ogni cosa. Ed eccolo lì, ora, quel clown diventato uomo che dopo anni di lavori umili era riuscito a conquistare la sua corona, la sua vittoria. Finalmente faceva ridere, finalmente donava felicità alle persone, quella felicità che lui non aveva mai avuto per sé. In realtà per un breve periodo lo era stato... felice. Aveva da poco assunto il suo ruolo da pagliaccio e le vendite erano aumentate. Il direttore era contento e soddisfatto, aveva fatto bene a fidarsi di quel ragazzo disperato. Faceva ridere e tanto e di cuore. Era bravo e spesso le persone venivano per lui, i bambini lo cercavano e poi un giorno era apparsa lei. Bella, eterea, bionda, angelica... lo aveva folgorato dal primo minuto.
Tra il pubblico, seduta in prima fila con il suo vestito bianco e leggero, i capelli che le ricadevano sul viso arrossato per il caldo e per le risate e la pelle umida a causa di un’estate bollente. Quel suo sorriso limpido lo aveva incantato... per qualche secondo si era anche distratto, perso nel suo spettacolo... cosa doveva fare? Fortunatamente nessuno se ne accorse, improvvisò e poi riprese il filo della sua esibizione. A fine spettacolo la cercò tra la folla, rincorse riccioli biondi ovunque, vestiti bianchi che frusciavano ad ogni angolo e proprio nel momento in cui rinunciò sentì due dita delicate che gli toccarono la spalla. “Stai forse cercando me?” disse con la voce più soave che fosse mai esistita. Ovvio che sì, e non smise di cercarla per diverso tempo. D’improvviso il tarlo della solitudine si quietò e i suoi occhi brillarono di felicità. Continuava a far ridere, forse anche di più, a volte le esibizioni sembravano destinate solo a lei, ma al pubblico andava bene. Ridevano insieme, ballavano, parlavano e riempivano le loro giornate di loro stessi. Era sempre in prima fila ad applaudirlo e lui si beava della sua bellezza in ogni momento possibile fino al giorno in cui scomparve. Improvvisamente non si vide più, non era più seduta al suo posto, non rideva, né applaudiva più alle sue battute, non rispondeva più al telefono e nessuno sembrava conoscerla o sapere nulla di lei. Cosa era successo? Forse era a causa sua? Forse la sera prima avendole rivelato che l’amava l’aveva fatta allontanare, l’aveva spaventata? Forse anche lei aveva paura dei pagliacci? Il motivo non si seppe mai ma lui non fu più lo stesso. Il tarlo della solitudine tornò a rosicchiare, il rifiuto di essere amato un’altra volta non poteva essere dimenticato. Smise di far ridere. Cercava in ogni maniera di dare allegria ma non ci riusciva più e non se ne accorgeva neanche... o forse fingeva. L’unica cosa che gli era rimasta nella sua vita era quel tendone da circo, quel naso rosso e le scarpe di qualche numero più grande.
Non avrebbe smesso, avrebbe continuato fino a che riusciva a tenersi in piedi. In scena, sotto i riflettori era l’unico momento in cui il tarlo sembrava sparire, in cui qualcuno sembrava amarlo. In fondo i bambini ridevano sempre, anche solo per come camminava o parlava... Le luci della ribalta lo facevano stare bene, non poteva smettere e il direttore del circo non poteva pretenderlo, non aveva nessun diritto di sostituirlo. Con quale cuore era venuto poco prima a dirgli che quello sarebbe stato l’ultimo spettacolo che avrebbe fatto? No, non era possibile. Non sarebbe accaduto mai. Non era più divertente ma patetico, questo aveva detto il direttore. Non era vero. Lo sapeva lui: vedeva ancora i sorrisi dei bambini, anche se solo accennati c’erano ancora. Si guardò allo specchio per l’ultima volta e si chiese ancora se fosse più inquietante o simpatico. Scelse la seconda, poi scavalcò il corpo del direttore che giaceva senza vita sul pavimento del suo camerino e andò in scena.
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[Terza pagina] di Cristina Ippoliti
Bibliolibrò: libri, coraggio e fantasia per l’avventura di Valentina Rizzi e della sua Apetta itinerante
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Valentina, come nasce Bibliolibrò? Bibliolibrò nasce con la vittoria del bando per il “Fondo per la Creatività” di Roma del 2009, dedicato ad un progetto di promozione della lettura itinerante. È così che ho potuto acquistare l’ape calessino, e dare vita alla mia “libroteca”, artistica ambulante. Non solo libreria, ma anche biblioteca! Spesso, infatti, raccogliamo libri usati, per fare un’opera di bookcrossing. Inizialmente l’idea era quella di dare un aiuto economico alla libreria dedicata alla letteratura per l’infanzia dell’Infernetto, con la quale collaboravo regolarmente con interventi di lettura animata (nel teatro ci sono le mie origini e le mie radici professionali e artistiche), che, purtroppo, si trovava in una situazione veramente difficile. Sfortunatamente l’esito del bando è arrivato troppo tardi per potersi rimboccare le maniche e riavviare l’attività. A questo punto Bibliolibrò è diventata la mia personalissima sfida; ero in possesso della prima bibliolibreria a tre ruote italiana, ero da sola, e volevo portare avanti il mio sogno di aiutare i piccoli e medi editori. Giacché il problema maggiore è nella difficile reperibilità delle opere. La distribuzione è quello che taglia le gambe a grandi scrittori, che non sono però pubblicati dall’editoria dei monopoli, quella che sopravvive ad ogni crisi, ed è presente in ogni libreria, perché si adegua al commerciale, al maggiormente richiesto. È stata davvero un’avventura coraggiosa, ma le mie scelte anticonvenzionali e un po’ folli mi hanno davvero portato fortuna! Ho mantenuto le buone abitudini dell’artista e dell’artigiana che è in me: per esempio, le mie ricevute cartacee, i miei ordini telefonici, il mio rifiuto di dover utilizzare il computer e internet per portare avanti la mia attività. Oramai sei diventata anche un’autrice di racconti per l’infanzia… Scrivere è sempre stata la mia passione, nel 2009 ho pubblicato la mia prima audio- fiaba “Il vento della verità”, Edizioni Paoline. È stato fondamentale l’apporto degli stessi bambini. Quando inizio a raccontare le mie storie, ad un certo punto la fantasia dei bambini si accende. Nessuna fiaba procede e termina così come era stata pensata e scritta. A forza di assorbire tutta la gioia e l’entusiasmo di questi giovanissimi lettori e uditori, anche io sono finita per immaginare ogni
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giorno una favola differente. Nel luglio del 2013 è uscito il mio albo illustrato “Le fantastiche avventure di Mister P”(Edizioni La margherita), realizzato assieme a Paolo Donzelli. Sono molti i collaboratori che Bibliolibrò è riuscito a conquistare? Sicuramente gli editori hanno accolto a braccia aperte la mia figura di neolibraria itinerante; sono state tante le occasioni in cui ho avuto modo di farmi conoscere, tramite i progetti scolastici di letture teatrali, e grazie al Minifestival della lettura itinerante nel X Municipio, ormai giunto alla sua V edizione; ma più di ogni altra istituzione, mi sono state sicuramente vicine le biblioteche comunali Elsa Morante di Ostia e la Sandro Onofri di Acilia, che ci permettono di invitare grandi personalità della letteratura per l’infanzia, e sono fondamentali per far quadrare i conti e andare avanti, nonostante i sempre numerosi problemi economici, scegliendo noi come editori, e affidandosi a noi per quel che concerne la distribuzione della letteratura dell’infanzia. Si fidano di noi, e noi offriamo loro, come sono solita dire sempre, piccoli editori e grandi storie! E questo si può fare solamente puntando su un messaggio educativo con una forte vocazione sociale, tenendo sempre presente l’importanza della “bibliodiversità”, della differenziazione e della diversificazione dell’offerta libraria. Quando dici “noi”, ti riferisci alla appena nata casa editrice Bibliolibrò? Bibliolibrò è da poco diventata una casa editrice, grazie al supporto di Barbara Brocchi, Insegnante dello IED di Roma. E il marchio Biblio è stato proprio oggetto del Master di Grafica dello IED; gli studenti Federico Baldassarre e Eleonora De Martini sono rimasti nel nostro gruppo editoriale. Ci tengo a ringraziare personalmente anche Francesco Giuliani, mente del progetto e del visual. Diventare una casa editrice ci ha permesso di partecipare al Festival dell’Erranza di Caserta e al NiNiN Festival di Genova. Sono nove i nostri titoli pubblicati nel 2014, insieme al primo fantastico calendario di Bibliolibrò.
[Le uscite del mese] di Cristina ippoliti
sostituito il suo Il nuovo film del regista tedesco Pepe Danquart, tratto superiore. Si convince dall’ominomo libro dello scrittore polacco Uri Orlev, racconta che i suoi sospetti la vera storia di un bambino di otto anni, ambientata durante il siano fondati e che sia necessario scavare nel passato. secondo conflitto mondiale. Il protagonista è Jurek, che, resosi conto di essere ormai rimasto solo al mondo, sceglie di fuggire MUSICA Bob Dylan e il suo omaggio jazz alla musica dal ghetto di Varsavia, e, di lì in poi, cercerà in ogni modo di di Frank Sinatra sopravvivere, affrontando un’esistenza miserabile. Si unisce “Shadows In The Night” vede Bob Dylan impegnato i un prima ad un gruppo di altri ragazzini ebrei fuggiaschi come lui, lavoro-dedica all’opera di Frank Sinatra. Non un disco d’inediti, poi si inoltra nella foresta dove impara a sopravvivere giorno piuttosto una rivisitazione personale di una delle figure dopo giorno nutrendosi di quello che trova, resistendo anche musicali più amate al mondo. La scelta è ricaduta su dieci al gelo dell’inverno polacco. Per poter sperare di salvarsi dovrà dei brani tra i più popolari cantati da Sinatra, per dare vita cambiare nome, dimenticarsi del passato, dimenticare il nome ad un disco unico nel suo genere, una leggenda della musica dei genitori e dei fratelli. Comincia allora una nuova vita, una che canta un’altra leggenda. Dylan parla di questa sua ultima vita il cui scopo principale è sopravvivere fino alla fine della fatica come di un progetto lungamente sognato, ideato, guerra. Braccato dai tedeschi, vive nella foresta, ma ogni tanto programmato. Un onore,ma anche una responsabilità, con la si avventura a cercare lavoro presso case di contadini polacchi preoccupazione legata alle molteplici interpretazioni dei brani andando di villaggio in villaggio, lavorando in cambio di un di Sinatra, che sono stati cantanti, riarrangiati, rivisiti e suonati tetto e di un po’ di cibo, e così via fino all’arrivo dei Russi. La da moltissimi artisti fino ad oggi. Bob Dylan ha voluto, invece, storia di Jurek è una storia vera. È la storia di Yoram Friedman, risollevare la sorte di questi brani, facendoli tornare al vecchio che oggi vive e insegna in Israele. splendore, come se Sinatra fosse stato ancora vivo. Questa la tracklist ufficiale di “Shadows In The Night”: I’m a Fool to LIBRO “Le mille luci del mattino” di Clara Sanchez Want You, The Night We Called It a Day, Stay With Me, Autumn In uscita il dodicesimo libro della filologa e traduttrice Leaves, Why Try to Change Me Now, Some Enchanted Evening, spagnola Clara Sanchez. Dopo la vincita del Premio Nadal nel Full Moon and Empty Arms, Where Are You?, What’ll I Do, That 2010, per il suo romanzo “Lo que esconde tu nombre”, si apre Lucky Old Sun. le porte delle librerie italiane con una vicenda ambientata a Madrid. La protagonista de “Le mille luci del mattino” è Emma, un’impiegata di un ufficio di una grande azienda, che ancora interiormente lotta contro l’incessante e opprimente quotidianità, nonostante il recente fallimento della sua storia d’amore e del sogno di diventare una scrittrice. Improvvisamente, però la sua vita cambia: un giorno, mettendo in ordine alcune vecchie carte, smuove qualcosa che doveva rimanere nascosto. Dopo la sua misteriosa scoperta il suo capo perde la carica di vicepresidente e dopo pochi giorni muore. Emma si mette in testa di voler scoprire la verità, e inizia ad indagare su due oscuri personaggi, due fratelli manager di successo, che hanno
FILM “Corri ragazzo corri” di Pepe Danquart
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Centro Commerciale “Le terrazze” casal palocco via Prassilla 41, int 33-1° piano tel. 06.50915297-338.7725338
taglio uomo 14,00 taglio bimbo 0/10 anni 8,00 taglio ragazzo 11/14 anni 10,00 taglio ragazzo 15/18 anni 13,00
Orario 8:00/19,30 la domenica 9:30/13,30 Chiuso il lunedì (ovviamente...)
[Ass. Musicale Corelli] di Lanfranco di Paolo
Nel numero dello scorso mese, era stato riportato l’annuncio del concerto del “Trio Carbonare”, composto da musicisti di levatura internazionale come Alessandro Carbonare, che attualmente ricopre il ruolo di primo clarinetto della prestigiosa Orchestra Nazionale dell’Accademia di Santa Cecilia, Elisa Papandrea, stella nascente del violino, anch’essa collaboratrice dell’Accademia e Monaldo Braconi, straordinario pianista con il quale l’Associazione Corelli collabora ormai da molti anni, anch’egli maestro collaboratore della Accademia di Santa Cecilia. Nel programma intitolato “Contrasti”, si è voluto prendere spunto da i “Contrasti per Clarinetto, violino e pianoforte”, del compositore ungherese Béla Bartók, presentando brani che hanno spaziato da Rossini con “Un mot a Paganini” per violino e pianoforte, alle danze per il trio di D. Shostakovich, con una intrusione nella musica contemporanea con il brano “Come un ricordo” della compositrice contemporanea italiana Ada Gentile, eseguito in prima assoluta italiana per il pubblico della sala Riario. Una citazione particolare è necessaria per il brano di Bartók, che ha rappresentato l’elemento centrale del concerto, iniziando con la menzione della sua prima esecuzione pubblica avvenuta a New York il 9 gennaio 1939, che vide l’esibizione di un apprezzatissimo clarinettista come Benny Goodman, più noto e conosciuto nell’ambito della musica jazz, dell’allora famoso violinista ungherese Joseph Szigeti e dello stesso compositore al pianoforte, dai quali quest’ultimo aveva ricevuto la committenza della composizione ed ai quali Bartók aveva dedicato il lavoro e con i quali, infine, ne effettuò una registrazione, peraltro ascoltabile dal sito http://classical-music-online.net/en/composer/Bartok/62. Con questo brano, riproposto, dopo le vacanze natalizie, alla ripresa del festival Willy Ferrero, proprio il 9 gennaio scorso a distanza di 76 anni, si è voluto rendere omaggio ad uno dei maggiori compositori del ‘900, a 70 anni dalla sua scomparsa, il quale ha saputo rinnovare il linguaggio musicale, grazie anche all’instancabile ricerca effettuata nel folclore musicale dei balcani e della sua patria ungherese. Il concerto si è chiuso con l’esecuzione di due travolgenti brani di musica klezmer - Abdala e
Blistpost - del compositore tedesco R. Kuttenberger, che hanno trascinato in un sentito e calorosissimo applauso gli ascoltatori, che hanno voluto sottolineare così l’apprezzamento della proposta musicale e della sua magnifica esecuzione. Di tutt’altro stampo è stato il concerto del 23 gennaio, intitolato “Il jazz incontra il cinema” nel quale si è potuto ascoltare l’esibizione del pianista Andrea Zanchi e del suo quartetto, con l’interpretazione di trascrizioni ed adattamenti di famose colonne sonore e musiche da film. A seguire, nel mese di febbraio sono previsti altri originali appuntamenti, a partire da venerdì 6, in cui si potrà ascoltare il gruppo vocale “Novesesti”, accompagnato al pianoforte dal M° Paolo Tagliapietra, spaziare “Da Bach...a Bacharach”, in una inusuale rassegna di musiche di J. S. Bach, J. Brahms, J. Dowland, C. Jannequin, O. di Lasso, G. F. Haendel, G. Gershwin. La giornata di venerdì 20 febbraio vedrà l’allestimento di due appuntamenti: • la mattina un concerto dedicato alle scuole del territorio, con il Quintetto di fiati “Millennium Ensemble”, composto da Fabio Angelo Colajanni al flauto, Massimo Lamarra all’oboe, Salvatore Schembari al clarinetto, Paolo De Gasperis al corno, Gaetano Lo Bue al fagotto e la voce recitante di Roberta Grenci, che con il concerto - incontro “Le favole di Esopo” avrà modo di illustrare agli alunni le caratteristiche degli strumenti a fiato. • la sera, lo stesso Quintetto si esibirà, poi, in un “Family concert” in cui saranno eseguite le sinfonie dalle opere di Rossini e di J. Strauss e di nuovo presentate “Le favole di Esopo”, questa volta per un pubblico non scolastico.
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Per il mese di marrzo due appuntamenti eccezionali: Domenica 8 marzo ore 11,00 Concerto Aperitivo LA FESTA DELLA DONNA. Duo Flauto & Arpa Musiche di Bach, Saint Saens, Naderman, Rota Matteo Evangelisti Flauto Roberta Inglese Arpa Domenica 15 marzo ore 11,00 Concerto Aperitivo IL VIRTUOSO NELL’ERA BAROCCA Vivaldi Trascrizione Concerto in B flat major BWV982 G.F. Handel Suite in G minore HWV432 J.S. Bach Sicilienne (dalla sonata per flauto e Klavier) J.S. Bach Concerto italiano BWV971 Il tutto, come sempre, nella cornice della splendida sala Riario nel Borgo Medievale di Ostia Antica.
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[Tablet consiglia]
Dagli Stati Uniti all’Italia, Ely Bruna presenta il nuovo disco “Synesthesia” Tra sonorità nu-jazz rivivono brani pop del passato. Questa la formula magica che troveremo alla base del nuovo album, in uscita il 14 febbraio 2015, di Ely Bruna. Prodotto da Papik e dall’Irma Records. Ely Bruna è una cantante nata in Messico, cresciuta negli Stati Uniti, amata in Oriente e approdata in Italia. È, infatti, qui che vive e qui lavora con il produttore Papik (Nerio Poggi). Ely è una cantante multilingua e autrice, ha scritto alcuni testi anche per Mario Biondi. Nel 2010 è uscito l’album di debutto “Remember the time”, un disco contenente quindici brani storici del pop anni ‘80 e un inedito, tutti arrangiati e “stravolti” da sonorità bossa nova, lounge e jazz. Il 14 febbraio, invece, vedrà la luce il nuovo progetto “Synesthesia”; anche qui ritroveremo dei grandi brani del passato rivisitati in chiave nu-jazz. Abbiamo intervistato Ely per parlare del nuovo album, delle sue collaborazioni e della passione per la musica. Come inizia la tua passione per la musica? Io sono cresciuta negli stati Uniti, questo ha fatto si che lì potessi sviluppare tutto il mio estro artistico, lì le scuole incentivano i bambini ad esprimersi. In famiglia sono tutti artisti e quindi lo avevo nel DNA. Quando mi sono trasferita in Italia ho avuto uno shock, ma tanto ho fatto che sono riuscita a mettere insieme delle bambine e ho insegnato loro una coreografia e la canzone e ho messo su questo spettacolino. Da lì in poi è stato un continuo. La musica l’hai dentro, per una serie di motivi nella vita io ho iniziato a cantare. Quando frequentavo la seconda media uscì Whitney Houston e da lì si è accesa la mia scintilla.
Qual è il tuo brano preferito di quell’album? Forse è “Take on me” degli A-HA. Ricordo perfettamente com’è nata, eravamo in macchina io e Papik, Nerio Poggi, e la suonavano alla radio.
Lui non apprezzava, io invece gli ho detto di ascoltare la melodia, ho spento e gliel’ho cantata lenta e lui si è ricreduto. Secondo me è una delle più riuscite.
Parlaci del nuovo album, che atmosfere e sonorità ci sono e quando uscirà? Esce il 14 febbraio, a San Valentino, si chiama “Synesthesia”, e ricalca in parte lo stesso percorso di “Remember the time”. Abbiamo riscontrato un bel successo con l’album del 2010 e quindi abbiamo continuato su quella scia. Qui ci sono quattro inediti, non uno solo come nel precedente, e ci sono musiche degli anni ‘80, ‘90 e qualcosa di attuale. Gli inediti rispecchiano gli altri arrangiamenti, sono tutti suonati non c’ è nulla di elettronico. In questo disco ho la fortuna di collaborare con Fabrizio Bosso in un brano, di fare un duetto con Neja, uno con Wendy Lewis e di lavorare con musicisti bravissimi. Quando potremo vederti dal vivo a Roma? All’uscita dell’album sarà sicuramente organizzata una serata di presentazione, però a oggi non ho una location né una data precisa. A noi capita di fare molti concerti fuori Roma e all’Estero; qui non c’ è ancora la cultura giusta né i locali che ospitano il nostro genere di musica.
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Com’è nata l’idea di “Remember the time”, il tuo primo album di debutto? Io sono una “poppettara”, amo la musica degli anni ‘80, per un fatto di affettività, credo, poiché mi ricorda gli anni più spensierati, a prescindere dalla qualità. I musicisti con cui collaboro invece la detestano, ma abbiamo trovato un compromesso. Abbiamo completamente svestito i brani che si trovano nell’album e l’arrangiatore Papik li ha arrangiati con un gusto più raffinato, così detto nu-jazz.
Photo by Silvia Gustin
di Valentina Ecca
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[Sistema Binario] di Simona Gitto
L’importanza del non sapere al Festival delle Scienze di Roma “Ho capito qual è la qualità che ci vuole per fare un uomo di successo (…) intendo dire la Capacità Negativa e cioè quando un uomo è capace di stare nell’incertezza, nel mistero, nel dubbio senza l’impazienza di correre dietro ai fatti e alla ragione (…) perché incapace di rimanere appagato da una mezza conoscenza.” Così parlava il poeta John Keats dell’incertezza, di come accettarla. Questo è anche lo spirito che ha animato il Festival delle Scienze, svoltosi presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma dal 22 al 25 gennaio scorso, e prodotto in collaborazione con la Fondazione Musica per Roma e Codice. Un appuntamento giunto ormai alla sua decima edizione e che richiama ogni anno non solo studiosi e scolaresche, ma anche curiosi o semplici appassionati di tutte le età e di ogni provenienza. Ed è con il tema dell’Ignoto, che si aprono le danze per questo evento mirato paradossalmente ad accrescere la nostra conoscenza, o sarebbe meglio dire la nostra incertezza riguardo la conoscenza. In effetti, ogni scoperta scientifica nasce dal dubbio, dall’ignoto appunto, anzi è sempre una sfida contro di esso, che ci permette di capire quanto conosciamo di una determinata cosa, e quanto ancora possiamo scoprire. “Chi sa tutto fa paura” ha affermato il sindaco di Roma, Ignazio Marino, durante la conferenza stampa di apertura del festival, tenutasi il 15 gennaio in Campidoglio, alla quale hanno preso parte anche Vittorio Bo, direttore scientifico per questo festival e quello di Genova, e Carlo Fuortes, sovrintendente della Fondazione, che ha sottolineato l’importanza di un festival aperto a tutti i saperi e a tutti noi, indiscriminatamente. Obiettivo pienamente raggiunto.
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Il festival si è strutturato su un duplice binario, consistente in conferenze (al costo “simbolico” di 2 € l’una), e in uno spazio antistante alle diverse sale dedicato alle installazioni fisse e ad ingresso libero. Nell’area dell’Auditorium destinata all’exhibit, si sono potute visitare per l’intera durata dell’evento, tre installazioni, ognuna focalizzata su un diverso aspetto dell’ignoto. Nel foyer Petrassi, Indovina che? la quale, come può essere intuibile, consisteva in una riproduzione formato persona del noto gioco da tavolo che ci ha accompagnato fin da piccoli: a ciascun estremo un personaggio da indovinare (la chicca è stata l’uso delle caricature dei diversi ospiti del festival) con un serrato botta e risposta, perlopiù un sì o no, e con l’aiuto di un mazzo di carte, finché uno dei due partecipanti non scopre l’identità nascosta del suo avversario. Consistente è stata la partecipazione a questo “gioco dell’incerto”, soprattutto da parte dei bambini, che hanno più volte monopolizzato la scena e mostrato il loro entusiasmo: ma d’altronde se si può lecitamente giocare, e in un contesto “istruttivo”, come dargli torto? Un’interattività più digitale, invece, è stata allestita nel foyer Sinopoli, per un progetto a cura di Davide Coero Borga e dmostra (proprio come il precedente): un dizionario interattivo dell’ignoto dall’emblematico nome, Tutto quello che non so. Si trattava di diversi cubi disposti a terra, ognuno con un tema scientifico diverso, dall’universo al viaggio, dall’io all’estraneo, ma tutti con qualcosa in comune: sono concetti di cui non
nale, per dimostrare come l’ignoto in realtà unisca tutti i saperi, insieme nel continuo tentativo di far luce sull’incerto che circonda non solo l’universo ma anche le nostre esistenze.
Risk Intelligence: Come calcoliamo (male)l’incerto.
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abbiamo una piena conoscenza, di cui si può ancora scoprire qualcosa. Bastava soltanto sollevare di volta in volta un cubo da terra e passare il codice QR sul lettore collegato a uno schermo per avere istantaneamente la definizione audio-video di quel concetto. Si può considerare come un doppio dizionario: da un lato di ogni cubo la definizione pura e semplice, sullo schermo una descrizione quasi “poetica” dell’argomento, una vera narrazione scientifica, ma umanistica allo stesso tempo, che probabilmente mirava proprio a rendere accessibili concetti non proprio semplici per tutti. L’ultima installazione, Meet LHC, era invece più che altro una celebrazione dei sessant’anni dalla nascita del Cern, il Centro Europeo di Ricerche Nucleari (avvenuta nel 1954 a Ginevra), e che oggi è il centro di ricerca in fisica delle particelle più importante al mondo, in cui lavorano, fra gli altri, circa 1700 italiani. Sempre all’interno del foyer Sinopoli, e realizzato in collaborazione con l’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) un grande cubo retroilluminato mostrava le splendide foto dei quattro rivelatori di LHC (acceleratore che ha permesso di scoprire il bosone di Higgs, nel 2012) in tutta la loro complessità, con cui i fisici ricercatori devono fare i conti ogni giorno, mentre fa parte dell’installazione anche una componente originale di LHC proveniente da Ginevra. Retroilluminato è anche un percorso fotografico relativo ai sessant’anni del centro, che mostra di anno in anno le scoperte, i passi avanti e i riconoscimenti che il Cern è riuscito a conquistare, in un orizzonte di profonda incertezza e nel pieno campo dell’ignoto. Non solo exhibit ma anche conferenze, dialoghi, spettacoli. Il Festival delle Scienze è anche questo. La sera concerti, come “Mare Ignotum”, ma anche narrazioni/spettacolo, sul tema dell’evoluzione, o restando nell’ambito dell’INFN, uno spettacolo artistico-scientifico sulla fisica, “Quello che non so”, sia una narrazione che un’esibizione, sul rapporto tra materia e antimateria e su tutti i quesiti che hanno più impegnato gli scienziati nel XXI secolo. Fittissima l’agenda di impegni rivolti espressamente alle scuole, soprattutto laboratori didattici, sull’universo, sul giornalismo scientifico, e molte proiezioni soprattutto a cura dell’INAF, l’Istituto Nazionale di Astrofisica e dell’Osservatorio Astronomico di Roma. Moltissimi gli ospiti, scienziati ma anche filosofi della scena internazio-
Questo il titolo della lectio magistralis dello scrittore e imprenditore inglese Dylan Evans, tenutasi nella giornata del 23 gennaio in sala Petrassi. Incontro che si è conquistato molta partecipazione e interesse da parte degli spettatori. Forse per il tema, che ben si lega alle insicurezze della nostra società, al rischio del futuro, che percepiamo sempre come incombente. La paura dell’incerto è sia psicologica che culturale e può rischiare di paralizzarci, letteralmente. Il segreto è trasformare le incertezze in stime di probabilità, suggerisce Evans, che ha condotto molti studi su due categorie particolari di soggetti quotidianamente sottoposti al rischio e che usano dunque la risk intelligence: i meteorologi e i giocatori d’azzardo. Delle due, questa seconda categoria è forse la più interessante e mostra come l’intelligenza legata al rischio non dipenda dalla formazione scolastica (molti di loro non sono bravi in matematica) ma dall’intuitività, dalla capacità di mettere a fuoco i problemi e le possibili risoluzioni, dal modo in cui si riesce ad utilizzare positivamente le emozioni, e a non farne un ostacolo, e infine dal “piacere” di mettersi alla prova e saggiare le proprie abilità. Insomma, i giocatori d’azzardo (professionisti, intendiamoci, non chi ne è, purtroppo, dipendente) e i meteorologi sanno fare previsioni sul futuro più esatte di noi. Questo perché riescono ad evitare le distorsioni cognitive pervasive, che a noi “comuni mortali” fanno invece sottostimare o sovrastimare il pericolo e che non ci permettono, invece, di trarre vantaggio dall’incerto. D’altronde non si può pensare di conoscere tutto, ma nemmeno il contrario: bisogna trovare la zona grigia, il confine tra certo e incerto, bisogna sapere cosa si sa. E per tutti coloro che fosse curiosi di scoprire quanto siano in grado di affrontare il rischio è possibile misurare la propria risk intelligence sul sito www.projectionpoint.com con 50 quesiti a cui attribuire un valore percentuale in base al nostro grado di certezza o meno. Nonostante sia totalmente in inglese è sicuramente un’esperienza illuminante!
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Tablet Incontra
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di Cristina Ippoliti
Javier Espinal e la rivincita dei colori di Acilia Sono due i Murales che l’artista Javier Espinal ha regalato al quartiere di Acilia tra la fine del 2014 e l’arrivo del nuovo anno, con la collaborazione degli stessi abitanti. Un’opera artistica vissuta a pieno da chiunque abbia avuto la voglia di dare il suo contributo, anche solo con una timida pennellata: magari dopo un giornata in ufficio, si è piombati improvvisamente in una dimensione parallela; magari ci si è seduti su un marciapiede a due passi dalla stazione della Roma-Lido, e ci si è messi in gioco per la prima volta, senza la paura di sporcarsi i vestiti e con la sola voglia di colorarsi l’anima e i pensieri. Adulti e bambini, sconosciuti, senza indicatori sociali, senza giusto e sbagliato, tutti insieme per condividere giornate di libertà e fantasia, raccontando a suon di pennellate la storia di San Giorgio di Acilia. L’ artista, pittore e muralista, proveniente dall’Honduras, Repubblica dell’America Centrale, è stato, infatti, proprio finanziato dagli stessi abitanti, per mezzo di tornei di calcio amatoriale e di donazioni spontanee. Lo spazio in questione è un angolo del muro della chiesa di San Giorgio, quello che dà su Via di Saponara, concesso da un parroco lungimirante, che per primo, infatti, ha colto il potenziale di aggregazione sociale di un lavoro di gruppo continuativo come questo. Un elogio al potere narrativo dell’Arte, alla sua funzione affabulatoria, grazie alla quale le epoche lontane e la Storia più recente si fondono, in parallelismi volti ad accendere l’interruttore della luce sul mondo, il nostro mondo, sulle problematiche sociali ed economiche, sulle disuguaglianze, sulle guerre, sulle migrazioni, sulla fame, sulla povertà. Sporcarsi le mani di colore insieme significa essere alla pari, abbandonare le nostre comode maschere, e aprirsi ad un sorriso inaspettato. Il Mural di Acilia è, pertanto, un elogio ai diritti e la libertà degli esseri umani: può essere immaginato diviso in due parti, una per facciata di muro. La storia raccontata sul muro di sinistra è quella delle famiglie dei circa duemila profughi giuliani, istriani e dalmati, che si insediarono nel villaggio tra la fine degli Anni Quaranta e l’inizio degli Anni Cinquanta. La zona venne, appunto, ribattezzata “Villaggio Giuliano”. Nella parte centrale si può riconoscere un volto meticcio, che ricorda il periodo delle grandi colo-
nizzazioni europee nelle Americhe, contornato da due mani che si tengono strette in segno di pace e di proposta di perenne aiuto reciproco, in un mondo politicamente ed economicamente separato, sconvolto, disastrato, ma unito in ogni suo punto dalle nostre esistenze, dalle vite di noi tutti, uomini e donne, bambini, ovunque, allo stesso modo. Nella parte di destra, l‘immagine delle migrazioni attuali, i profughi del nostro mare, gli esiliati dalle guerre e dallo sfruttamento economico della Neocolonizzazione. Un secondo Mural nasce, invece, tra gli orti della “verdissima” associazione “Zolle Urbane”, situati presso il Parco dei Germogli di Acilia, in Via Romagnoni. L’esplosione di colore si mescola, questa volta, all’educazione, alla formazione e alla ricerca rispetto ai temi della sostenibilità, della cittadinanza attiva, del recupero delle aree verdi urbane. L’impegno sociale e politico di Javier Espinal è costante da decenni, e il suo viaggio «zaino in spalla» sta ora proseguendo in Europa, con le sue tele e la sua pittura, raccontando un Honduras, che mette i brividi. Uno dei paesi più violenti del mondo, e certamente del Centro e del Sud America, controllato dai poteri forti, e che porta comunque il nome di “repubblica”.
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Love Pink Beauty La rubrica anti age I Segreti di Potentilla
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Salve donne, grazie per il vostro consenso e per la fiducia accordatami: il primo argomento della rubrica “Pink love beauty” riguardante la ginnastica facciale è stato apprezzatissimo. In redazione sono pervenute tantissime richieste. Risponderemo a tutte voi. Per prenotare le lezioni private potete mandare un email a potentilla@tabletroma.it o telefonare allo 3382566208 Veniamo a Noi e alla nostra bellezza! Nel corso degli anni ho scoperto che, anche dormire con la guancia appoggiata sul cuscino ha effetti devastanti! La mattina rischiamo tutte di avere qualche segno in più sul nostro volto. Amo talmente “l’anti age” che il mio cervello ha cominciato a viaggiare alla ricerca della soluzione perfetta. Ho cercato di capire come poter fare: dormire a pancia all’aria?... E’ impossibile… mi dovrebbero legare! Una soluzione potrebbe essere quella di farsi costruire un materasso con un buco centrale dove infilare il nostro bel viso e dormire a pancia in giù… credetemi…io lo farei…ma voi no!....e allora ho sperimentato i mitici cerotti americani antirughe, molto in voga negli anni ‘60 e inventati ben 120 anni fa da Margaret Kroesen che aveva la necessità di preservare la giovinezza della figlia pianista. I cerotti sfruttano il principio base dei muscoli del viso e hanno avuto successo in tutto il mondo. Tutte le dive di Hollywood hanno amato Margaret Kroesen e i suoi cerotti…..e la amo e la amerò anche io a vita! I cerotti servono per aiutare a decontrarre i muscoli laddove vi siano rughe di espressione. Si applicano la sera e si rimuovono la mattina. L’abbinamento ginnastica facciale e frownies risulta essere un metodo naturale per combattere i segni del tempo…..e con la costanza, la perseveranza e le buone abitudini sarete sempre più belle a tutte le età. Un Potentilla kiss …e ricordatevi: la guerra è guerra
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Potete scrivermi alla seguente mail: potentilla@tabletroma.it PER ACQUISTARE I CEROTTI DEVI SCRIVERE ALLA MAIL O TELEFONARE AL 338 2566208
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[Alimentazione ] di Veronica Formica, nutrizionista
Dietologo, nutrizionista o dietista? Tutti, una volta presa la decisione di rivolgersi ad una professionista per dimagrire, si sono trovati alle prese con questo dubbio, spesso senza riuscire a percepire quali sono le differenze fra queste tre figure professionali. Quali sono le differenze tra essi? Quali le finalità? Come scoprire se una specialista fa al caso nostro rispetto ad un altro? E soprattutto, come riconoscere chi davvero possiede i requisiti per esercitare nello specifico? Chi è il DIETOLOGO? Per poter svolgere la professione del dietologo è necessario conseguire la laurea in Medicina e la specialità in Scienze dell’ Alimentazione che si ottiene frequentando, post laurea e per 4 anni, un’apposita scuola di specializzazione. Si tratta quindi di uno specialista in alimentazione il quale, essendo però a tutti gli effetti un medico, oltre che prescrivere una dieta può anche prescrivere una terapia farmacologica, effettuare una diagnosi relativamente a tutta una serie di problemi. Quindi un medico dietologo ha la responsabilità clinica dei propri pazienti: gli competono la diagnosi, l’inquadramento nosologico e clinico e la prescrizione della dieta. Chi è il DIETISTA? Non dovete assolutamente confondere un dietologo con un dietista. Quest’ultimo infatti non è un medico ma un laureato in dietistica (laurea triennale). Il dietista è definito dalla legge come “l’operatore sanitario competente per tutte le attività finalizzate alla corretta applicazione dell’alimentazione e della nutrizione, compresi gli aspetti educativi e di collaborazione all’attuazione delle politiche alimentari” (D.M. 14/09/1994). Dal punto di vista professionale, il dietista: • organizza e coordina le attività specifiche relative all’alimentazione in generale e alla dietetica in particolare; • collabora con gli organi preposti alla tutela dell’aspetto igienico sanitario del servizio di alimentazione; • elabora, formula ed attua le diete prescritte dal medico e ne controlla l’accettabilità da parte del paziente; • collabora con altre figure al trattamento multidisciplinare dei disturbi del comportamento alimentare; • studia ed elabora la composizione di razioni alimentari atte a soddisfare i bisogni nutrizionali di gruppi di popolazione e pianifica l’organizzazione dei servizi di alimentazione di comunità di sani e di malati; • svolge attività didattico- educativa e di informazione finalizzate alla diffusione di principi di alimentazione corretta tale da consentire il recupero e il mantenimento di un buono stato di salute del singolo, di collettività e di gruppi di popolazione.
Chi è il NUTRIZIONISTA? A differenza del dietologo il nutrizionista, pur essendo un esperto di alimentazione, non è laureato in medicina ma in biologia; per questo motivo non può prescrivere farmaci. L’art. 3 della Legge 396/67 e il D. M. 22 Luglio 1993, n. 362 consentono al biologo di elaborare diete ottimali. Tali diete possono essere rivolte a tutta l’utenza in condizioni fisiologiche. Se invece il cliente presume di essere affetto da una qualche patologia e vorrebbe dal biologo consigli alimentari per curarla, il biologo lo invierà al medico perché accerti, con le sue competenze, se il soggetto è affetto da una qualche patologia e solo dopo questo accertamento potrà determinare ed elaborare una dieta che consenta, unitamente ai farmaci consigliati dal medico, il recupero dello stato di benessere. Il Consiglio Superiore di Sanità ha precisato testualmente che “ … le competenze del biologo in campo nutrizionale afferiscono ad una serie di atti ed attività, fra le quali : la prescrizione di diete, sia in funzione dei fabbisogni nutritivi sia in funzione delle intolleranze alimentari; l’elaborazione di diete destinate sia a soggetti sani sia a soggetti cui è destinata una patologia; la prescrizione o, anche il semplice consiglio o indicazione di integratori/supplementi alimentari o altri prodotti dietetici di libera vendita, concludendo poi che il “biologo può autonomamente elaborare profili nutrizionali al fine di proporre alla persona che ne fa richiesta un miglioramento del proprio benessere, quale orientamento nutrizionale, finalizzato al miglioramento dello stato di salute” ( Parere del Cons. Sup. Sanità del 12/04/2011). Quindi il biologo iscritto nella Sez. A dell’Ordine Nazionale dei Biologi può svolgere la professione di Biologo Nutrizionista in totale autonomia e firmare diete e consulenze nutrizionali.
“L’ uomo è ciò che mangia” diceva Feuerbach, Le persone hanno bisogno di mangiare, spetta a noi indirizzarle verso la giusta alimentazione.
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Roberto Federici, medico chirurgo Continuando con i “nostri incontri di proctologia”, oggi mi soffermo su di una patologia la cui caratteristica è l’avverbio “molto”: molto comune, molto frequente, molto dolorosa, molto poco considerata:
“La Ragade anale”
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a Ragade anale è una affezione frequente che provoca una sintomatologia dolorosa del tutto sproporzionata all’estensione della lesione. É costituita da una ferita, o meglio, da una ulcerazione, in quanto la sua cicatrizzazione avviene con grande difficoltà; dimostra eguale frequenza nei due sessi ed ha, come caratteristica, la costanza della sua posizione: si trova sempre sulla parete posteriore dell’ano lungo la linea mediana. La causa della formazione di una ragade non è ancora ben chiara, molte sono le teorie espresse, ma, difatti, il traumatismo dovuto al passaggio di feci ben formate e dure o, al contrario, una violenta scarica diarroica, sono certamente in grado di lesionare la mucosa anale così da dar passaggio a dei germi che, annidandosi al di sotto della mucosa, provocano un’infezione. Sintomo principale di una ragade è il dolore, accusato dal paziente durante l’evacuazione ma, in particolar modo, dopo l’evacuazione; il dolore è gravativo e può durare da pochi minuti a molte ore!
La perdita di sangue è, al contrario, un sintomo incostante e comunque è sempre di lieve entità. La diagnosi prevede inevitabilmente una visita specialistica, svolta con particolare delicatezza ed attenzione, il dolore è importante e molti pazienti sono decisamente timorosi nei confronti di un esame. La visita deve essere effettuata il più precocemente possibile, non solo per escludere altre patologie ma anche per consentire al proctologo di mettere in atto terapie mediche che al giorno d’oggi raggiungono risultati ottimali specie se applicate si ragadi di recente acquisizione.
Dott. Roberto Federici Specialista in Chirurgia generale
Proctologia (emorroidi, ragadi anali, fistole)
CHIRURGIA AMBULATORIALE DELLE ERNIE INGUINO-CRURALI Centro Salus Casalpalocco, Piazza Filippo il Macedone 23 (Centro comm.le Le Terrazze) tel. 06.50.91.53.05 e-mail rf@robertofederici.it
[+Benessere] Di Veronica Militano
L’orecchio e i rimedi che lo ripuliscono … L’orecchio si divide in tre parti: l’orecchio esterno che raccoglie e conduce lo stimolo sonoro, l’orecchio medio che ha la funzione di trasformare lo stimolo acustico in stimolo nervoso e l’orecchio interno formato da due labirinti, fondamentali per il mantenimento dell’equilibrio. L’orecchio può risentire dell’inquinamento da rumori, ma anche della cattiva alimentazione e dello stress. Spesso la formazione eccessiva di cerume o la percezione di ronzii sono un segno di un surplus di tossine che va eliminato, quindi attenzione agli eccessi di pasta e derivati, a troppi dolci e grassi e anche a stress frequenti e soggiorni prolungati in ambienti rumorosi.
Ci sono piante utili per la disintossicazione delle orecchie che assicurano il benessere e la funzionalità dell’organo e dell’udito. Il timo è disinfettante, antibatterico, antivirus, infatti le foglie e i fiori contengono timolo che disinfetta le orecchie. I semi della piantagine, contengono mucillagini disinfiammanti che disintossicano l’intero organismo e acidi grassi che tolgono l’infiammazione alle orecchie. Inoltre, la menta cura i dolori delle orecchie grazie alla sua attività di rilassamento della muscolatura liscia e la si impiega soprattutto sotto forma di olio essenziale. Le gemme di noce, sotto forma di macerato glicerico, svolgono un’azione drenante sull’intestino e sull’orecchio. È utile anche in eccesso di cerume e come cura di sostegno in caso di micosi dell’orecchio.
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Le infezioni alle orecchie interessano soprattutto i bambini, il cui sistema immunitario è ancora in formazione, piu’ raramente gli adulti. Sia che si tratti di una complicanza da raffreddore, sia che derivi da batteri, è utile l’assunzione di due oligoelementi: il bismuto, antinfettivo e
antinfiammatorio delle alte vie respiratorie e svolge anche un’azione antidolorifica e il rame, che stimola le difese immunitarie. In fase iniziale è sufficiente una fiala di rame al mattino e una di bismuto alla sera. In fase avanzata si possono alternare fino a 4/6 fiale complessive al giorno.
L’orecchio accoglie come un grande contenitore che prende in sè tutto ciò che sta accadendo. Rumori, suoni, parole trovano qui il loro punto di raccolta e di sintesi e da qui vengono trasmessi al cervello, dove partecipano alla conoscenza e coscienza. Sentire non è solo sapere ascoltare, ma anche un sapersi ascoltare, cioè orientarsi sul proprio mondo interiore e coglierne i contenuti. L’orecchio simboleggia quindi una sensibilità verso la dimensione piu’ sottile del vivere: sapersi collocare su un certo tipo di frequenza, quindi entrare in sintonia con gli altri, ma anche con se stessi. Una persona che sa ascoltare sa anche accogliere umananamente, fa sentire compresi e in questo caso l’ascolto si configura come una presenza: ascoltare significa esserci … … Un disturbo all’orecchio esprime, in genere, un problema nella disponibilità all’ascolto di un’altra persona, o di se stessi. Tipica è la situazione nella quale non si possono sentire piu’ certe parole (rimproveri, critiche, …) che si manifesta in diversi casi di otite.
Veronica Militano Specialista in Naturopatia e Riflessologia Plantare - veronicamilitano@libero.it
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Fisioterapista Osteopata D.O.
Trattamenti Privati/SSN
cell. 368.900426
Nutrizione applicata allo sport a cura del dott. Fabrizio Spataro e del dott. Antonio Sartini
Gli “Energy Drink” nello sport e nei giovani.
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cosiddetti “Energy Drink” sono bevande in genere zuccherine, che contengono sostanze nervine o psicoanalettiche, cioè capaci di produrre effetti di stimolo sulle funzioni psichiche. Negli Energy Drink l’elemento principale è la caffeina. A basse dosi (paragonabili a due - tre tazzine di caff è), la caffeina aumenta lo stato di veglia, di allerta, la capacità di concentrazione e un miglioramento dell’efficienza fisica e mentale. A dosi maggiori può provocare agitazione, tremori, nausea, irrequietezza, performance discontinua e diuresi. Gli effetti sono però soggettivi, dipendono in parte dal corredo genetico individuale e dall’abitudine al consumo di caffeina. Infatti, la caffeina, è in grado di dare fenomeni di tolleranza, cioè di assuefazione alle dosi che, per fare effetto, devono essere sempre più elevate, è anche in grado di dare sintomi da astinenza proprio come una droga. Possiamo distinguere la risposta tra utilizzatori abituali (users) e saltuari (non-users). Nei primi gli effetti sono attenuati mentre, nei secondi, possono essere molto accentuati. Inoltre, possiamo trovare la caffeina o composti a lei correlati (metilxantine) in vari alimenti (thè, cioccolata, matè, guaranà, ecc.) pertanto si possono verificare anche sovradosaggi involontari se non si valuta bene l’introito alimentare quotidiano. La caffeina nel 2004 fu rimossa dalle liste delle sostanze vietate per doping. Benefici per la performance derivano da modeste assunzioni di caffeina con dosi paragonabili a due/ tre tazzine di caff è. L’incremento della prestazione negli sport di endurance (con durata maggiore di 60 minuti) è, al massimo, dell’1-3 % simile a quello che, comunque, si otterrebbe utilizzando in maniera adeguata dei semplici carboidrati con acqua. In un Energy Drink standard di 250 ml sono contenuti in media 80 mg di caffeina, quindi paragonabili ad una tazzina di caff è espresso, la differenza sostanziale sta nel fatto che nel drink è aggiunta pura. Oltre a tale principio attivo sono presenti anche altre sostanze vitaminiche e/o pro-energetiche aggiunte allo scopo di potenziarne gli effetti. Bambini e adolescenti non dovrebbero consumare tali bevande, mentre gli adulti maggiorenni, è buona norma che si limitino a una, massimo due, lattine da 250 ml al giorno, sporadicamente e non in maniera continuata. E’ sconsigliato associare l’assunzione di più lattine nell’arco di tre - quattro ore. Gli Energy drink, storicamente, nascono come bevanda per i lavori faticosi e prolungati, si sono poi diffusi tra chi deve guidare per molte ore,
tra chi fa lavori notturni, tra gli studenti e tra gli sportivi, anche se questi ultimi possono contare su integratori più adeguati alle necessità della prestazione sportiva. Negli ultimi anni, purtroppo, gli Energy Drink, sono diventati appannaggio del popolo della notte e delle discoteche. Il problema principale è che sono assunti assieme a super-alcolici. Farmacologicamente, l’associazione tra alcol e caffeina porta ad un’esaltazione reciproca degli effetti psico-fisiologici con aumentato rischio di tossicità acuta e cronica. Tale associazione può portare al mascheramento dell’azione depressiva dell’alcol sul sistema nervoso, inducendo il consumatore a sottovalutare il proprio grado di ebbrezza alcolica. Inizialmente, c’è una sinergia con l’effetto disinibitorio legato a piccole dosi di alcol, ma in quantità più elevate, differentemente da quanto si crede, non è contrastata l’azione inibitoria sui riflessi e sulla capacità di discernimento psicomotoria. Esiste, pertanto, un aumentato rischio di essere vittime o carnefici in episodi di violenza/abuso sessuale, di provocare incidenti stradali, di sottovalutare l’ebbrezza di chi è alla guida di un veicolo. Il sapore dolce delle bibite maschera quello dei super-alcolici, pertanto se ne bevono di più e perciò aumenta il rischio di dipendenza. Inoltre, incrementa il rischio di disidratazione, per elevata sudorazione e diuresi, che in ambienti chiusi, caldi e umidi, come le discoteche, può essere molto pericolosa. Si possono verificare, infine, alterazione del ritmo cardiaco e della funzionalità renale. L’associazione alcol-energy drink è tipica anche nel “binge drinking”, che consiste nell’assunzione di più bevande alcoliche in un breve arco di tempo. Scopo di queste “abbuffate alcoliche” è l’ubriacatura immediata nonché la perdita di controllo. Inoltre, tale associazione, rientra anche nella “Drunkoressia”, fenomeno non ancora riconosciuto dalla medicina ufficiale. Si tratta di un nuovo disturbo del comportamento alimentare diff uso specialmente tra le adolescenti, le quali arrivano a digiunare per non ingrassare e per poi assumere forti quantità di alcolici allo scopo di farsi accettare nel gruppo dei pari. Ovviamente, tali comportamenti possono avere gravissime ripercussioni sulla salute dei giovani. In definitiva, un’assunzione smodata degli energy drink deve essere evitata. Gli sportivi hanno prodotti migliori da utilizzare, mentre adolescenti e bambini dovrebbero evitarli. L’alimentazione deve essere tale che cibo e bevande siano le meno elaborate possibili, come la natura le produce, evitando tecnologie pseudo-farmacologiche.
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[La psico-pedagogista risponde] Scuola? Che fatica!
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L’argomento dell’articolo di questo mese mi è stato richiesto a più voci soprattutto dai genitori, preoccupati dall’eco dei tagli che ci sono stati e che hanno provocato un profondo cambiamento nella scuola. In questi ultimi anni, soprattutto nella Scuola primaria, ogni nuovo ministro ha ritenuto necessario modificare, e talvolta stravolgere, ogni cosa, sia l’ordinamento, i programmi e l’organizzazione funzionale del personale. Ogni ministro ha pensato a tagli epocali, e poi tocca agli insegnanti rimediarvi, a noi che realmente ci occupiamo della scuola e non solo per la durata della legislatura ministeriale. In realtà sappiamo tutti che non si parla di riforme per la “buona scuola”, ma per far quadrare la finanza. Purtroppo, proprio in questo periodo in cui ci scontriamo con una crisi valoriale profonda, con la famiglia in difficoltà nel gestire i disagi economici e l’educazione dei propri figli, la scuola dovrebbe essere un cardine importante, un faro nella notte. Invece si provvede ai tagli, ci si preoccupa di dare risorse in base al numero delle ore di insegnamento frontale e non alle reali difficoltà. I politici, per risparmiare, non perdendo voti, inoltre, hanno sempre cercato di presentare il docente, all’opinione pubblica, come un privilegiato, che ha tante ferie, un numero di ore di lavoro limitato, facendo passare in secondo piano l’importanza del ruolo che ricopre. Perciò le varie legislazioni hanno toccato la scuola per prima, perché è quella che non dà un ritorno economico allo Stato, ma solo costi. Inutile evidenziare che il ritorno per lo Stato è la formazione di capitale umano che possa reinvestire le sue risorse nei vari campi lavorativi e della ricerca, magari in Italia. Per rimediare ci si è sentiti in dovere di riempire questo “esiguo tempo lavorativo” il più possibile togliendo la qualità. Personalmente insegno da 30 anni e ho toccato con mano questo cambiamento. Quando ho iniziato a insegnare esistevano le compresenze: cioè per due o quattro ore a settimana, i docenti, che condividevano una classe, potevano stare insieme per fare attività laboratoriali: musica, manipolazione, drammatizzazione, informatica, ma, soprattutto, recupero con i bambini in difficoltà o stranieri. Oggi queste ore sono state tolte in nome dei tagli di spesa, come, per lo stesso motivo, è stato eliminato il sostegno ai DSA (dislessici, disgrafici, disortografici, discalculici). Inizialmente si voleva creare una figura esperta che affiancasse i docenti nei percorsi didattici personalizzati o individualizzati, ovviamente distaccata dall’insegnamento, ma poi si è lasciato tutto alla buona volontà dei docenti cercando di formarli attraverso corsi. Senza contare che le classi, oggi, sono difficili anche per la presenza di bambini che mostrano disagi vari dovuti alla complessità della società che rende le relazioni più fragili (perdita di lavoro dei genitori, separazioni in disaccordo, famiglie allargate, ecc.). Per questo è stata introdotta una nuova sigla BES (Bisogni Educativi Speciali) affinché ci sia attenzione particolare nella gestione di queste situazioni. Ma è sempre un solo docente per volta che deve gestire i disagi, predisporre più lavori contemporaneamente (in classi spesso troppo numerose), correggere, spiegare con metodologie diverse, fare il recupero ai bambini in difficoltà, predisporre la lezione sul tablet o computer e via dicendo. Non è un problema dell docente, è il suo lavoro e lo fa con la massima attenzione, nella mag-gioranza dei casi, aggiornandosi, spesso a sue spese e in sedi disagiate,, per far fronte alle novità. E’, però, inevitabile che la qualità ne risenta,, perché il tempo a disposizione è quello ed è inutile accelerare, perchéé l’attenzione dei bambini è limitata e gli apprendimenti vanno sedimen-tati e assimilati. Ho conservato nel tempo i quaderni su cui appuntavoo giorno per giorno le lezioni e devo dire che il tempo dedicato a queii
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programmi non si riesce più a mantenere. In alcuni casi fortunati si può usare la LIM (lavagna interattiva multimediale) promessa a tutti, ma di cui solo alcune classi possono beneficiare. Speriamo di poterle coprire tutte. Ci sono molti genitori che partecipano attivamente alla crescita tecnologica della scuola attraverso un contributo sia economico che di competenza, anche con le sponsorizzazioni; supportano i docenti cercando di sopperire alla carenza di quelle ore di compresenza tolte. Genitori che si improvvisano registi, attori, coach, scultori, pittori, imbianchini, muratori, giardinieri, ecc. L’arte dell’arrangiarsi che comunque si verifica solo dove ci sono insegnanti motivate e dinamiche che trascinano tutti per il bene dei bambini. E’ grazie a coloro che credono nella scuola e che, in tempi di crisi, aiutano a farla ben funzionare, condividendo le difficoltà, che i nostri figli avranno in futuro. Alla domanda: - Come sono le nostre scuole? Ci sono sufficienti insegnanti di sostegno? Si può tranquillamente rispondere che si fa il possibile per tenere alta la qualità con un’ attenzione capillare verso gli alunni. Le/gli insegnanti e le Dirigenti, nonostante le poche risorse economiche fornite dal Ministero per progetti, dimostrano la propria professionalità testimoniata da programmi attuati, alunni e genitori motivati. Certo, a volte, ci si demotiva un po’, ma la nostra utenza è fortunatamente viva e ci si rimbocca subito le maniche e si va avanti con entusiasmo. Anche per quanto riguarda la disabilità si è fatto tutto il possibile per aumentare il numero delle ore per il sostegno e si è arrivati a dare dignità anche a questo servizio offerto, ricordiamolo, solo nelle scuole italiane. La criticità della nostra scuola risiede nell’alta percentuale di precari che, purtroppo, non assicurano la continuità, ma questo è un male comune delle scuole di peri-feria difficilmente raggiungibili dai mezzi. Al di là delle opinioni personali, comunque, la qualità del servizio reso nelle nostre aule trova riscontro incontestabile nell’aumento di anno in anno del numero di alunni, nelle iniziative ed attività complementari e nell’apprezzamento e partecipazione di alunni e genitori.
Dott.ssa Paola D’Errico Questa rubrica è stata pensata con il preciso intento di dare un servizio utile, un contatto diretto tra noi e chi ci legge, grazie all’ausilio e alla generosa disponibilità di due figure professionali importanti come l’avvocato Federica Lorenzetti e la psico-pedagogista Paola D’Errico. Per contattare la psicopedagogista Paola D’Errico inviate una email a:
paola.derricoguarino@gmail.com
[L’avvocato risponde] Il minore ed i conflitti genitoriali: forme di tutela Salve a tutti e ben ritrovati. In questo mese Vi voglio parlare di un argomento molto sentito da Voi lettori, che spesso mi interrogate sulle possibili modalità di tutela dei propri figli minori nelle ipotesi in cui, per l’educazione la crescita e le scelte più importanti per il loro benessere psico-fisico vi siano contrasti tra genitori anche all’interno di una famiglia unita ovvero già disgregata. Orbene, è noto come, sino alla maggiore età, il minore sia rappresentato da entrambi i genitori, ovvero, in mancanza, la rappresentanza venga affidata dalla Legge al tutore nominato dal Tribunale. In caso di conflitto di interessi, spetta al Giudice procedere alla nomina di un curatore speciale su richiesta del PM oppure di qualunque parte vi abbia interesse
Potete inviare i quesiti all’ Avvocato al seguente indirizzo email:
federicalorenzetti@libero.it
Avv. Federica Lorenzetti
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Ogni mese risponderanno ai quesiti importanti dei nostri lettori, garantendo l’anonimato ove richiesto. La possibilità di interfacciarsi con i professionisti in maniera privata è un valore aggiunto offerto da Tablet Roma.
ed anche d’ufficio. Dunque, in primis, la rappresentanza processuale quanto sostanziale del minore, spetta ad entrambi i genitori. Avendosi, però, due persone fisiche ben distinte può anche accadere che il meccanismo di rappresentanza del bambino, volto sempre all’interesse migliore per il medesimo, si trovi davanti a momenti di “blocco”, dando luogo, così, al sorgere del conflitto genitoriale. Solitamente, tale conflitto, riguarda una sostanziale divergenza di opinioni tra la madre ed il padre in ordine alle scelte per la vita del minore per la risoluzione del quale, sarebbe sempre auspicabile che le parti raggiungessero un accordo congiunto, anche con l’ausilio della mediazione famigliare e dei professionisti esperti nel settore come la nostra amica Paola D’Errico, ma, laddove ciò non dovesse per nulla accadere, il Legislatore fornisce strumenti giudiziari di tutela finalizzati, a questo punto perentoriamente, a risolvere i conflitti sorti. L’art 145 del c.c. disciplina l’ipotesi in cui, in caso di disaccordo non conflittuale, ciascuno dei genitori possa chiedere, senza formalità, l’intervento del Giudice nel circondario ove la famiglia abbia la residenza, il quale, sentite le diverse opinioni tenta preliminarmente di raggiungere una soluzione concordata. Ove, però, questa non sia possibile, il Giudice, sempre su richiesta congiunta delle parti, adotta con provvedimento non impugnabile la soluzione che ritiene più adeguata alle esigenze dell’unità e della vita della famiglia. Laddove, invece, il conflitto genitoriale sia conflittuale, l’art 316 del c.c. stabilisce sempre la possibilità di ricorrere senza formalità al Giudice, il quale, sentite le parti ed ove possibile il minore che abbia compiuto gli anni 12 ovvero anche di età inferiore se capace di discernimento, suggerisce le determinazioni che ritiene più utili. In caso di contrasto, però, il Giudice attribuisce il potere di decisione a quello dei genitori che, nel singolo caso, ritiene il più idoneo a curare l’interesse del figlio. Ovviamente, tali ipotesi, riguardano un conflitto genitoriale esistente in una famiglia comunque unita, poiché, nel caso in cui tale conflitto sorga in una famiglia già disgregata, soccorrono altre norme recentemente novellate dalla riforma del 2014, quali gli artt. 337 bis e seguenti del codice civile, i quali prevedono la possibilità di incardinare un ricorso, avanti il Tribunale ordinario, proprio al fine di vedersi regolamentate le modalità di affidamento del figli minori ed, in caso di disaccordo tra i genitori, anche in tale sede è sempre previsto l’intervento del Giudice adito.
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[Specialmente Roma] Di Lorenzo Sigillò
EVENTI IMPERDIBILI PER UN S.VALENTINO INDIMENTICABILE
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Per molti è il momento più temuto dell’anno, per altri la grande occasione di “buttare il cuore oltre l’ostacolo”, per la maggior parte è un giorno come gli altri, ma alla fine guai a non festeggiare San Valentino! Almeno il famoso “pensiero che conta” bisogna provare… a pensarlo! L’atmosfera di Roma dà già un bel vantaggio agli abitanti della Capitale rispetto agli innamorati dell’intero Belpaese. Per una giornata o una serata low cost, la Città Eterna non potrebbe essere di migliore aiuto: al tramonto sarà sufficiente prendere il vostro Amore per mano e passeggiare ai piedi del Colosseo e dei Fori Imperiali. Infatti, la giunta ha prorogato, nei weekend, la pedonalizzazione della zona fino al 30 giugno, dalle 9 alle 18. Ma gli scenari per le passeggiate romantiche romane sono potenzialmente infiniti, da una discesa lungo la Scalinata di Trinità dei Monti all’incantevole Piazza di Spagna, alla meraviglia della Fontana di Trevi (ora in restauro, ma accessibile attraverso una passerella che permette di ammirare il monumento da distanza ravvicinata), fino naturalmente all’immensità di S. Pietro. Una buona occasione per riscoprire i luoghi più affascinanti di Roma, mentre per una visione panoramica, consigliamo l’intramontabile Gianicolo o il vialetto degli Innamorati del Parco Mellini, dove naturalmente potrete anche prenotare al famoso ristorante Lo Zodiaco (viale del Parco Mellini 88 - 0635496744). Entriamo quindi nelle vostre tasche ed andiamo a proporre alcune ottime idee culinarie a lume di candela, come quelle dell’Hostaria Po (via Po 118 – 068552016), uno dei migliori ristoranti emergenti del centro di Roma. Per questa giornata speciale gli chef Niko Polichiso e chef Natividad presentano due portate eccezionali: ravioli ripieni di zucca, gamberi e asparagi e tonno in crosta di pistacchi e pomodori secchi con salsa di soia. Da provare! E se le vostre intenzioni d’amore non sono solo gastronomiche, all’Ostia Antica Park Hotel (viale dei Romagnoli 1041 – 065652089) troverete assieme ad un menù dedicato agli innamorati, anche l’esclusivo centro benessere di recente costruzione, dove potrete godere di un day spa per coccolarvi per l’intera giornata (a due passi dagli scavi archeologici di Ostia Antica!). Per palati alla moda o anche di ferma convinzione, ecco l’Arancia Blu al Flaminio (via Cesare Beccaria 3 – 064454105), cucina vegetariana e vegana con enoteca, tutto di ottimo livello. Abbiamo anche la soluzione per celiaci: il Casale Realmonte, infatti, è una location eccezionale sulla via Aurelia con vista panoramica
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che propone una cena preparata ad hoc dagli chef a base di pesce di qualità, disponibile anche in versione “San Valentino senza glutine!” (via Licio Giorgieri 55 – 0668403342). E se ancora manca originalità alla vostra serata, dall’obelisco dell’Eur, la proposta è di un 14 febbraio in movimento a bordo di un romantico Bus inglese d’epoca. Vi aspetta un’elegante cena a lume di candela in un suggestivo tour romano con pregiato “menù di terra” (Piazzale Guglielmo Marconi, 0696847028). Atmosfera altrettanto affascinante sul Tramjazz, un tram storico, restaurato e riadattato come ristorante e sala da concerto viaggiante. Cibi squisiti ed una serata assieme al Trio Chantons! di Awa Ly con Arturo Valiante al pianoforte e Valerio Serangeli al contrabbasso, promettono un perfetto Valentino, con le più belle canzoni degli chansonniers francesi (Piazza di Porta Maggiore – 3381147876). Per chi invece preferisce un giorno degli innamorati ‘culturale’ consigliamo gli ultimi giorni di una fortunata mostra nella splendida cornice del Chiostro del Bramante: stiamo parlando delle opere di M.C. Escher ecclettico artista, incisore e grafico olandese. Le incredibili opere del genio di Escher danno un diverso punto di vista del quotidiano proiettandoci in mondi paralleli affascinanti. Il 14 febbraio è anche la data della prima rappresentazione al Teatro dell’Opera de Le chant du rossignol e della Carmina Burana, con orchestra, coro e corpo di ballo del Teatro dell’Opera. Oltre al prezioso balletto, a San Valentino le musiche di Stravinskij e Carlo Orff saranno senz’altro una colonna sonora perfetta! Infine per i più pigri, segnaliamo l’uscita del film più discusso dell’anno, 50 sfumature di grigio , prevista ad hoc proprio per il giorno di San Valentino Non poteva mancare un pensiero ai fortunati o sfortunati (a seconda dei punti dei vista) single, a cui suggeriamo il divertimento del “Single Party” al locale 45giri all’Ostiense (via Libetta 19) o di tentare la sorte con un classico “Speed Date” al Futurarte dell’Eur (viale della Civiltà del Lavoro 50): che storia incredibile sarebbe raccontare ai propri figli di aver conosciuto l’amore della propria vita ad uno speed date, il giorno di San Valentino, grazie alla dritta di Specialmente Roma di Tablet! Auguri a Tutti!
[+Moda e design] di Alessandra bassetti
KARL I LOVE U Se mi fosse chiesto di indicare le più grandi personalità della moda viventi non avrei dubbi: Valentino Garavani, con il suo stile raffinato e femminile, mai uguale a se stesso, Giorgio Armani, austero e rigoroso ed infine Karl Lagerfeld poliedrico, geniale, unico, perché classico e innovativo allo stesso tempo. Se poi novella “Paride” fossi costretta a donare il pomo d’oro al preferito tra i tre citati, beh non avrei dubbi, sceglierei Karl.
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Questo mese dedichiamo il nostro spazio proprio a lui, una delle personalità più rappresentative del mondo della moda, l’unico, il solo, il grande Lagerfeld. Ma chi É costui? Il “Kaiser” nasce ad Amburgo almeno 80 anni fa, riguardo all’anno della sua nascita regna il mistero: c’è chi sostiene sia nato nel 1933, mentre egli stesso dichiara nel 1938. Del resto come ogni divo che si rispetti il mistero è d’obbligo. Ad ogni buon conto, la famiglia di Lagerfeld era una famiglia abbiente, il padre era proprietario di una banca d’affari che aveva fatto fortuna introducendo in Germania il latte condensato, la madre una ricca borghese. Le origini di Karl traspaiono nella sua moda, ma anche nel suo modo di essere. C’è chi lo ha definito l’incarnazione moderna del salottiere settecentesco, questo sia per l’innata eleganza che contraddistingue la sua figura, ma anche per il suo essere caustico, pungente e sempre profondamente ironico. Riguardo ai suoi esordi è noto che Lagerfeld all’età di 14 anni si trasferisce a Parigi, dove si mette in luce vincendo un concorso nazionale per la creazione di un cappotto. Grazie a questo riconoscimento inizia a lavorare per Balmain, e da li seguono numerose collaborazioni con le più grandi maison. Ma il salto di carriera è nel 1982 quando Lagerfeld viene messo a capo della maison Chanel. Negli anni ‘80 Chanel era divenuta una moda stantia e che non rappresentava più l’eleganza. É lo stesso Karl ad affermare che a quel tempo “Chanel era finita. Era una griffe senza speranza”. Parole forti, ma legittimamente pronunciate da chi è stato in grado di dare nuova vita alla maison, rendendola nuovamente simbolo del lusso e dell’eleganza. Con Lagerfeld la maison Chanel è nuovamente in auge. Il Kaiser è in grado di creare uno stile perfetto per tutte le età che può essere indossato dalla signora agée ma anche dalla giovane donna. Ma soprattutto Karl Lagerfeld da importanza agli accessori, borse bijoux, scarpe, sono il focus delle collezioni Chanel.
Infatti già negli anni ‘80 da nuovo smalto alla borsa icona di Coco Chanel la “2.55”. Creata da Madamoiselle nel lontano 1955, il Kaiser fa un restyling della stessa regalandole una chiusura con la doppia C - la cosiddetta “double c “e aggiungendo alla catena una sottile striscia di pelle, da lì il trionfo, declinata in mille colori e pellami, la 2,88 , questo il suo nuovo nome, è di nuovo una “IT Bag”. Ed ancora recentemente Karl regala a noi donne un altro piccolo gioiello di pelletteria la “boy bag “. Borsa unica nel suo genere, in quanto riesce ad essere maschile e femminile, rock e classica al tempo stesso, un sogno. È sorprendente come Lagerfeld sia stato capace di infondere al marchio Chanel una versatilità mai avuta prima e un essere sempre all’avanguardia, pur mantenendo un’ indiscutibile eleganza. Karl è, a prescindere dal suo successo ottenuto con maison Chanel, una personalità complessa poliedrica, vulcanica. Infatti, nonostante la sua veneranda età continua a collaborare con numerose firme (Fendi ad esempio), ha una sua linea di moda omonima e non disdegna neppure di collaborare con H&M, per la quale ha disegnato una collezione, ovviamente sold out in poche ore. Ma il suo estro e il suo genio si esprimono in ogni campo. Il Kaiser è anche fotografo, regista. Nel 2011 è stato autore di una splendida edizione del calendario Pirelli, dedicato alla Mitologia, con modelli e attori nei panni degli Dei dell’Olimpo.
E del resto egli stesso è fotografo delle campagne pubblicitarie delle case di moda che dirige. Ma che dire ancora Karl, è una personalità affascinante e misteriosa, sempre vestito in banco e in nero con il suo codino da dandy e gli immancabili guanti di pelle. Amico intimo di Carolina di Monaco, e della bella principessa Charlotte. É anche noto per essere un tipo eccentrico, adora la sua piccola gatta chiamata Choupette , che ha dichiarato di voler sposare(!) alla quale ha dedicato una collezione di accessori deliziosamente spiritosa. La micia bianca vive in una delle case di proprietà di Karl accudita da ben due badanti, i quali relazionano via whatsapp sullo stato della gatta. Recentemente gli è stata dedicata una Barbie da collezione che riproduce le sue fattezze, sold out in poche ore. Che dire d’altro. Karl ti adoro, come te non c’è nessuno!
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[+Eventi Roma] di Valentina Ecca
Tre grandi concerti, uno più diverso dell’altro, sono gli eventi che caratterizzano questo febbraio di ventotto giorni. Ce n’è per tutti i gusti questo febbraio a Roma; si passa dalla star di Violetta altri dischi, quell’idea di ballare sotto i bombardamenti. Ci saranno molte al Nu Metal dei Korn per un paio di concerti che accontenteranno molti canzoni che non suono da anni o che non ho mai suonato dal vivo e dopo romani. quest’anno di concerti da marzo a mggio le luci si fermeranno fino a chissà È Lodovica Comello a dare il via al mese, con il suo LodovicaWorldTour. quando». L’attrice della nota, e amata dai più piccoli, serie televisiva “Violetta” cal- Un annuncio che anticipa una lunga pausa quello del carismatico front man cherà il palcoscenico dell’Auditorium Conciliazione l’1 febbraio 2015. ma che promette anche una grande festa e un concerto davvero imperdiAvendo tra il pubblico dei giovanissimi ammiratori i concerti saranno due e bile. avranno degli orari insoliti: uno alle sedici e uno alle diciannove. Per quanto riguarda il teatro arriva a Roma dal 4 al 22 febbraio 2015 La La data romana dà il via a una serie di concerti che porteranno l’artista friu- Famiglia Addams; in scena Elio e Geppy Cucciari per uno spettacolo che lana in giro per tutto il mondo con l’album “Universo”. Alcune date saranno sembra essere l’evento teatrale dell’anno. Location dello show: L’Auditorium scelte dai fans, che dal sito www.lodovicaworldtour.com potranno suggerire della Conciliazione. delle tappe in cui far esibire l’artista. Termina, in questo febbraio 2015, la retrospettiva di uno dei più importanti Dalla teen-idol ventiquattrenne si passa a una band controversa, che si illustratori statunitensi; al Palazzo Sciarra, fino all’8 febbraio 2015, da non è imposta nel panorama musicale mondiale a metà degli anni novanta: i lasciarsi scappare è: “American Chronicles: The Art of Norman Rockwell”. Korn. Il gruppo statunitense ha visto il ritorno di Brian “Head” Welch, storico Korn chitarrista, dopo l’abbandono del 2005. Il musicista lasciò i compagni per affrontare la disintossicazione da crystal meth che lo stava distruggendo e per seguire la fede. Lodovica Comello
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La band, esponente di spicco del Nu Metal, torna, dopo dieci anni, al completo e arriva in Italia per due date importanti. Quella di Roma è prevista per il 2 febbraio 2015 all’Atlantico Live. Con loro sul palco una Special Guest non ancora annunciata. Dal Metal made in USA si passa al folk allegro ma impegnato di una delle band più produttive d’Italia: la Bandabardò. Il gruppo, che ha alle spalle oltre mille concerti e vent’anni di attività, porta in tour l’ultimo album registrato in studio: “L’improbabile”. Saranno a Roma il 28 febbraio 2015 all’Atlantico Live. Un altro grande concerto è previsto per il 19 febbraio 2015, quello de Le Luci Della Centrale Elettrica al Circolo degli Artisti di Roma. La band di Vasco Brondi, ha già collezionato un SOLD OUT per questa data che porterà sul palco del locale romano il “Firmamento Tour 2015”. Con queste parole Vasco ha presentato l’evento: «Un concerto elettronico ma suonato con le braccia. Un concerto discopunk. Elettrico ed elettronico. Con Fede Dragogna (I Ministri) alla chitarra elettrica, Matteo Bennici al basso elettrico e Paolo Mongardi (ZEUS!) alla batteria. Sarà uno spettacolo che tirerà fuori il lato più ritmico e distorto di Costellazioni e degli
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Bandabardò
Auguri aTutti Gli innamorati
STIRO CAMICIE 1,90 EURO LAVANDERIA A SECCO ECOLOGICO LAVORAZIONE TRADIZIONALE FRESCHEZZA E PUNTUALITA’ A PREZZI ECCEZIONALI!
[A quattro zampe] di Vittorio Ruberti
Cari lettori, Parleremo in questo numero di uno splendido cane.
Il Collie
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Iniziamo dal nome: collie deriva da col che in inglese significa nero. Il colore si riferisce al manto e soprattutto al muso delle pecore della Scozia che questo cane era abituato a condurre. La caratteristica del collie, comune solo al bobtail, il pastore inglese, è quella di indirizzare le greggi a colpi di spalla abbaiando molto poco, a differenza della maggior parte dei cani da pastore. Diventato popolare per i film e i telefilm di cui era protagonista “Lssie”, il collie, o pastore scozzese, è un cane agile, coraggioso e molto intraprendente, con una enorme fiducia nelle sue capacità. Il peso sarà di poco al di sotto dei 30 chili per il maschio e di circa 25 chili per la femmina con un’altezza variabile dai 51 ai 61 cm. È un cane completo, adatto per molteplici utilizzi, dal cane di compagnia all’accompagnatore per non vedenti, alla difesa della proprietà e dei componenti il nucleo familiare. Una nota particolare va fatta per il rapporto del nostro cane con i bambini. È meraviglioso vedere il senso di protezione che il collie ha nei confronti dei piccoli uomini affidatigli. Al bambino tutto è permesso, fermo restando il fatto che la priorità maggiore viene data alla sicurezza. Spesso il collie reagisce con durezza anche nei confronti di un genitore che rimprovera il proprio figlio. Le malattie a cui va soggetto con più facilità sono quelle oculari
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ereditarie, specialmente la atrofia progressiva della retina, che può manifestarsi entro il settimo anno di età. Il suo pelo, così folto, va spazzolato spesso, facendo attenzione che non si formino nodi dietro le orecchie e alla base delle zampe. Il lavaggio e consigliato un paio di volte l’anno. Per finire, voglio citare la descrizione caratteriale richiesta dallo standard ufficiale: “Indole amichevole, senza traccia di nervosismo o di aggressività “. Quindi calma, equilibrio fiducia in se stesso. Il pastore scozzese è, tra l’altro, un cane bellissimo e sembra che sappia di esserlo. Sono buffe le pose che è capace di assumere di fronte ad una macchina fotografica. Insomma un cane che giganteggia sulle poltrona buona del salotto, anche se non dobbiamo mai dimenticare che la sua principale attitudine e quella di guardiano delle greggi, attività nella quale si dimostra laborioso, forte, resistente, scrupoloso e molto affidabile.
CURIOSITA’ I cani si stressano Pipì fuori luogo, sbadigli, escoriazioni sulle zampe dovute a leccate incessanti, abbaiare continuo, sono tra i possibili segnali di stress nel cane. I motivi per cui i quadrupedi si stressano sono tanti e diversi. Ne elenchiamo qualcuno: un cane non ‘soddisfatto’ si stressa – ad esempio un border collie, straordinario cane da lavoro, che non può esprimere le sue capacità; un cane che è portato in luoghi e in situazioni in cui non si sente confortevole – ad esempio in mezzo a tante persone o dove c’è tanto rumore; un cane che non riesce a risolvere un problema (ad esempio nel corso degli esercizi di attivazione mentale); un cane che si sente inadeguato ad una situazione e non si fida che i padroni la sappiano gestire – ad esempio un cane insicuro quando incontra altri cani di cui ha paura e pensa che i suoi umani non lo difenderanno da quello che per lui è un pericolo; un cane che sente di dover riempire un vuoto di responsabilità lasciato dagli umani.
[Scuola news] di Alessia Bartolucci
SCUOLA 2015/2016: ISCRIZIONI ON LINE AL VIA! Un comunicato del MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) datato 15 gennaio 2015 rende noto che al primo giorno di iscrizioni on line sono già oltre 67.000 le domande effettuate dalle famiglie, 225.798 gli utenti che hanno richiesto la registrazione al sistema delle iscrizioni on line, 215.614 l’hanno confermata. C’è tempo fino al 15 di febbraio per iscriversi in una classe prima di scuola primaria o secondaria di I e II grado per l’anno scolastico 2015/2016. Il Miur, per aiutare le famiglie nella procedura, ha messo a disposizione materiali informativi ad hoc sul sito www.iscrizioni.istruzione.it, la pagina web per le iscrizioni è stata rinnovata e resa più accessibile. A disposizione degli utenti diversi materiali informativi: • una brochure sintetica, • una guida approfondita, • video tutorial, • contatti telefonici per poter parlare (dal lunedì al venerdì, fra le 9.00 e le 18.00) con un operatore. La Circolare n.51 del 18 dicembre 2014, pubblicata integralmente sul sito www.kalpe.org, disciplina le iscrizioni alle scuole dell’infanzia e alle prime classi delle scuole di ogni ordine e grado per l’anno scolastico 2015/2016 ed ha come principali destinatari le famiglie, le Istituzioni scolastiche, le Direzioni scolastiche regionali con i relativi Uffici territoriali, le Regioni e gli Enti Locali. In base a quanto disposto dalla legge n. 135/2012, recante “Disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica”, le iscrizioni dovranno essere effettuate esclusivamente on line, per tutte le classi iniziali dei corsi di studio (scuola primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado). Possono essere effettuate on line anche le iscrizioni ai Centri di formazione professionale accreditati dalle Regioni per lo svolgimento dei percorsi di istruzione e formazione professionale, qualora abbiano aderito alle procedure di iscrizione on line. Sono escluse da tale procedura le iscrizioni alla scuola dell’infanzia. Le istituzioni scolastiche destinatarie delle domande offriranno un servizio di supporto per le famiglie prive di strumentazione informatica. In subordine, qualora necessario, anche le scuole di provenienza offriranno il
medesimo servizio di supporto. Possono usufruire della procedura on line anche le famiglie che intendano iscrivere i figli alle scuole paritarie che abbiano svolto tutti gli adempimenti successivamente descritti. Infatti, per le scuole paritarie la partecipazione al progetto iscrizioni on line è facoltativa. Resta inteso che le famiglie possono presentare una sola domanda di iscrizione. ISCRIZIONE ON LINE PER I BAMBINI ADOTTATI E’ sempre del 18 dicembre 2014 il documento: LINEE DI INDIRIZZO PER FAVORIRE IL DIRITTO ALLO STUDIO DEGLI ALUNNI ADOTTATI (integrale su www.kalpe.org), elaborato con l’obiettivo di fornire conoscenze e linee di indirizzo teorico-metodologico che aiutino a far sì che la scuola possa garantire ai bambini e ai ragazzi adottati e alle loro famiglie ulteriori strumenti nel loro percorso di crescita. Dall’anno scolastico 2013/2014, per le scuole statali le procedure da seguire per l’iscrizione alle prime classi, fatta eccezione la scuola dell’infanzia, avviene esclusivamente online. La famiglia che adotta internazionalmente, tuttavia, può trovarsi ad iscrivere il bambino o il ragazzo in una fase in cui l’iter burocratico che porta alla formalizzazione dell’adozione non è ancora completato. La famiglia, pertanto, potrebbe non essere subito in possesso del codice fiscale del minore o di tutta la documentazione definitiva. La presentazione della domanda di iscrizione online è comunque consentita anche in mancanza del suddetto codice fiscale. Una funzione di sistema, infatti, permette la creazione di un “codice provvisorio”, che, appena possibile, l’istituzione scolastica cui è diretta l’iscrizione on line dovrà sostituire sul portale SIDI con il codice fiscale definitivo, avvalendosi dei documenti presentati dalla famiglia in grado di certificare l’adozione avvenuta all’estero (Commissione Adozioni Internazionali, Tribunale per i Minorenni). Poiché non può essere possibile prevedere il momento di arrivo dei bambini nei nuclei familiari adottivi, è comunque consentito alle famiglie - sia nei casi di adozione nazionale che internazionale - di iscrivere ed inserire i figli a scuola in qualsiasi momento dell’anno, anche dopo la chiusura delle procedure online, presentando la domanda di iscrizione direttamente alla scuola prescelta.
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La famiglia che adotta nazionalmente può dover affrontare lunghe fasi intermedie in cui i bambini e le bambine sono in affidamento “provvisorio” (anche chiamato affido o adozione a rischio giuridico) o in affidamento preadottivo. Pertanto, come evidenziato dal MIUR nelle FAQ sull’iscrizione online 2014, anche in tali contesti “stante la particolare situazione, al fine di garantire protezione e riservatezza ai minori, l’iscrizione viene effettuata dalla famiglia affidataria recandosi direttamente presso l’istituzione scolastica prescelta”, quindi senza dover obbligatoriamente usare la piattaforma delle iscrizioni online.
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[Movimento Difesa del Cittadino] di Diego Recino
Sicurezza stradale: il Comune di Roma apre dialogo con i consumatori Il 23 dicembre 2014 presso il Dipartimento Mobilità del Comune di Roma si è svolto un tavolo incontro alla presenza di una delegazione di Roma Servizi per la Mobilità, presieduta dal suo Presidente ed AD Carlo Medaglia, e di una folta rappresentanza di associazioni per discutere sulla possibilità di creare un tavolo tecnico permanente sui temi della mobilità e della sicurezza stradale.
«L’apertura di un dialogo con le rappresentanze dei consumatori e degli utenti è importante, considerata la sfiducia crescente nei cittadini romani rispetto alle amministrazioni comunali». È sferzante ma realista Carlo Pileri, portavoce della federazione IConsumatori, che ha partecipato all’incontro assieme a Konsumer Italia, ACU e MDC.
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«Una svolta è necessaria e urgente – aggiunge Pileri − da parte di una Amministrazione che ha aumentato finora tasse e tariffe senza migliorare le condizioni dei romani. Se vogliamo influire sulle politiche del Comune per aumentare i diritti dei cittadini, non possiamo però sottrarci da un ruolo educativo dei cittadini (automobilisti, pedoni, utenti di servizi pubblici) che, come diceva Kennedy agli americani nel 1962, non devono solo chiedersi “cosa fa il Comune per noi”, ma soprattutto cosa facciamo noi romani per far funzionare meglio il Comune. Il tavolo è aperto ora sta a tutte le parti lavorare in questa duplice direzione». Al tavolo tecnico si è parlato di adottare cartelloni luminosi sulle vie cittadine e sui mezzi ATAC, oltre a quegli strumenti, anche drastici, atti ad arginare la violenza dilagante nella circolazione stradale, specialmente a carico degli utenti più indifesi, come i pedoni ed i ciclisti. È stato proposto, ad esempio, che qualche pattuglia della Polizia di Roma Capitale venga incaricata, magari per più giorni di seguito, di presidiare alcuni attraversamenti pedonali, sanzionando gli automobilisti che non danno la precedenza ai pedoni. Segnali positivi ma inutili se non si è in grado di far rispettare le leggi vigenti, in primis la moderazione della velocità. Konsumer Italia, ACU, MDC, e la federazione IConsumatori ritengono che si debba aggredire la prepotenza da qualunque parte arrivi (anche da pedoni, ciclisti e motociclisti) per restituire l’ambiente urbano alla godibilità delle persone. «Bisogna elettrificare il trasporto urbano – sostengono i rispettivi presidenti Premuti, Cavinato, Longo e Pileri − sia privato che pubblico, restituendo al mezzo pubblico autorevolezza, garanzia di puntualità e rispetto del cittadino che oggi si sono persi. Inoltre, occorre combattere in modo efficace i “portoghesi”, problema secondo solo alle mazzette ed ai privilegi. Potenziare le piste ciclabili, le aree pedonali e decentrare gli uffici pubblici e privati
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significherebbe poi regalare alla città quel ruolo di polo aggregatore che gli compete, uscendo finalmente dalla giungla del traffico. Infine, si deve tornare ad utilizzare nel modo corretto la quota dei proventi delle multe, oggi in larga misura destinati ad altri capitoli di spesa». L’incontro rappresenta un primo passo verso un dialogo più strutturato del problema ‘mobilità’ ed è anche grazie alle segnalazioni dei cittadini che si possono affrontare e cercare di risolvere le criticità legate alla SICUREZZA STRADALE. Potete inviare le vostre segnalazioni che verranno raccolte e discusse nel tavolo tecnico che, hanno assicurato, sarà un appuntamento fisso a: sportelloroma10@mdc.it
Scarica l’app gratuita Cittadini Connessi! L’app gratuita “Cittadini Connessi” ti permetterà di partecipare e contribuire attivamente al miglioramento dei servizi pubblici della tua città. Come? L’unione fa la forza e se siamo tutti connessi possiamo produrre molti risultati! Segnala disservizi o buone pratiche in termini di tempi, costi ed efficienza, inviaci le foto, partecipa a brevi sondaggi e aiutaci a elaborare proposte di legge e/o interventi per tutelare e migliorare la tua fruizione e i tuoi diritti! Cittadini Connessi è scaricabile gratuitamente su Apple Store e Google Play, rileva in tempo reale i servizi di: Salute: rilevando i tempi delle prestazioni specialistiche e diagnostiche, di ricovero, l’efficienza del pronto soccorso, il costo dei ticket regionali, etc.; Servizi all’infanzia: rilevando i costi e la disponibilità di posti in asili nido e scuole materne e pubbliche; Mobilità: rilevando la frequenza e i ritardi del trasporto pubblico locale, il costo dei biglietti e degli abbonamenti, i parcheggi etc.
Vuoi mandarci anche materiale, foto e commenti approfonditi sulle tue denunce e segnalazioni? Scrivici all’indirizzo e-mail: sportelloroma10@mdc.it
[Scadenzario Fiscale
Anna Maria De Calisti commercialista - Marta Montini consulente del lavoro
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Lo Studio De Calisti A.M. e Montini M. saluta tutti i Lettori che si inoltrano nello scadenzario fiscale di Febbraio 2015. Il 2 mese dell’anno risulta corto ed amaro ed ancora una volta ci mette di fronte ad ulteriori scadenze fiscali.
Via L. Mellano, 72 - 00125 Roma tel/fax 06.52352585
Anna Maria De Calisti Commercialista Ufficiale Revisore dei Conti CAF autorizzato CGN Conciliatore
mail: amdec@libero.it cell: 333.3087137
Assistenza Fiscale e Tributaria alle Imprese e ai Liberi Professionisti Centro Assistenza Fiscale CGN abilitato a fornire i servizi di: - 730 per dipendenti, collaboratori, pensionati - Compilazione ISEE, RED, Detrazioni, ecc. - Gestione Badanti e Colf -Successioni
Marta Montini Consulente del Lavoro
cell. 333.9626220 mail: martamontini@libero.it
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S t u d i o Anna Maria De Calisti
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in qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati - ISEE, RED, Detrazioni ecc. - Gestione Badanti e Colf Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione per ogni ulteriore chiarimento. Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma tel. 06/52352585 cell. 3333087137 e-mail: amdec@libero.it
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La prima scadenza del mese è il 2 febbraio, è l’ultimo giorno utile per il pagamento del canone di abbonamento Rai Tv relativo all’anno 2015. Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 gennaio 2015), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 16 febbraio. Lo Studio rammenta che avendo dipendenti o collaboratori occasionali, la scadenza del 16 febbraio prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS. In riferimento ai Titolari di Partita Iva iscritti nell’albo Artigiani o Commercianti, la scadenza del 16 febbraio prevede i contributi INPS relativi al 4° trim. 2014 e la liquidazione INAIL del premio annuale 2014 – 2015. Inoltre, entro il 16 Febbraio coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile dovranno effettuare il versamento. Con la scadenza del 25 Febbraio coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat. Inoltre entro il 28 febbraio i datori di lavoro dovranno consegnare ai dipendenti la Certificazione Unica relativa all’anno 2014 che sostituisce il vecchio CUD. Lo Studio rammenta ai Lettori entro fine mese i titolari di Partita Iva con particolari condizioni di fatturato, dovranno presentare la Comunicazione IVA per l’anno 2014.
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Un posto tranquillo Dott.ssa Giulia Migani Psicologa – Psicoterapeuta Analista transazionale socio-cognitiva
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“Se qualcuno offende la mia mamma… si aspetti un pugno!”
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I fatti di Parigi hanno suscitato orrore, sconcerto e paura. Internet si è riempito di immagini “Je suis Charlie” e tanti hanno rivendicato la libertà di parola, di espressione, di fare satira. Giornali, televisioni e radio si sono affollate di dibattiti sull’argomento e probabilmente tutti noi abbiamo espresso opinioni. Certamente la libertà è un diritto fondamentale. Ma esistono dei limiti? La mia personale riflessione su quanto accaduto mi ha riportato al pensiero di un uomo che è stato “il punto di svolta” della mia vita, Viktor Emil Frankl. Avendo avuto la fortuna di assistere ai suoi seminari e conoscendo così il suo pensiero, ho scelto (molti anni fa) di diventare una psicologa. Viktor E. Frankl era un medico psichiatra austriaco, nato nel 1905 e morto nel 1997. Era ebreo e sopravvisse alla persecuzione nazista e a 4 campi di concentramento. La vita e il pensiero di Frankl sono estremamente affascinanti (il suo libro più conosciuto nel mondo ha il titolo italiano di “Uno psicologo nei lager” e andrebbe davvero letto da tutti) ma approfondire richiederebbe probabilmente un intero numero di Tablet! Nel suo percorso di vita, prima, durante e dopo i lager, egli elaborò la sua filosofia esistenziale e il suo modello terapeutico: la Logoterapia, cioè la Terapia del Significato (dal greco Lògos non inteso come “verbo, parola” ma come “significato, senso”). La Logoterapia di Frankl parla dell’uomo come essere tridimensionale (corpo, mente, spirito); di depressione come malattia dello spirito (e non solo della mente); di trascendenza verso un significato dell’esistenza. Tutto questo non riguarda la religione, riguarda proprio l’essere umano. Frankl era un medico, non un prete. Ha curato pazienti con malattie o difficoltà psichiche. Egli si opponeva al determinismo psichico dei suoi tempi (Freud, Adler) e proclamava fortemente che l’Uomo, nonostante tutto quello che la Vita ha deciso per lui, è libero di volere. Viktor Frankl parlava di “libertà da”, cioè non tanto libertà da determinazioni e condizionamenti che egli chiama “destino”, ma “libertà di” prendere posizione, comportarsi, decidere, scegliere, operare concretamente, realizzare dei valori di fronte a questo destino; egli parlava di “libertà in”, cioè l’interiore libertà di scelta rispetto a possibilità concretamente date. È vero che noi nasciamo con un corredo genetico, fisico, psichico e in un ambiente sociale non deciso da noi. Ma viene proclamata la capacità dell’uomo, nella sua unicità, di “prendere posizione”, di scegliere interiormente un atteggiamento, di andare oltre i propri “determinati” tratti caratteriali e dare libero spazio alla creazione della sua personalità. Infine, egli parla di “libertà per”, cioè libertà volta ad un significato, ad un senso dell’esistenza, ad un “compito” da realizzare. La libertà, per non scadere in confusione ed anarchia, ha bisogno di qualcosa che la diriga e di termini ai quali riferirsi: i valori. L’uomo è naturalmente orientato verso un significato della propria esistenza, verso dei valori. Ma affermare che l’uomo è libero, non significa automaticamente affermare che egli sappia anche orientare l’esercizio della sua libertà ai valori e al significato. Frankl afferma che l’uomo è libero per essere responsabile. Libertà e responsabilità sono indissolubil
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mente legate: non si può parlare di vera libertà se essa non è vissuta in termini di responsabilità. Torniamo ora a “Je suis Charlie” e al “pugno” di Papa Francesco… va bene rivendicare la propria libertà come diritto ma essa deve avere un limite, un confine? Ritengo che il confine della libertà sia proprio il senso di responsabilità. Non voglio esprimere pareri sull’insegnamento cattolico del “porgi l’altra guancia”. Il porgere l’altra guancia, secondo la concezione frankliana, è “libertà in”, cioè realizzare interiormente un valore di atteggiamento. Credo invece che Papa Francesco, il quale (come ho sentito dire ascoltando la radio) “ha un occhio in cielo e uno in terra”, abbia parlato delle reazioni istintive ed umane della persona: se qualcuno ferisce me o chi mi è caro, io soffro, mi difendo, mi arrabbio. Come appunto scrivevo la volta scorsa, non si può NON SENTIRE le emozioni. Questo non giustifica mai, in nessun caso, le reazioni violente ed omicide alle vignette satiriche di Charlie Hebdo. Ma nemmeno significa che, in nome della libertà di parola/espressione, si sia “liberi” di offendere o insultare qualcuno. Frankl diceva che la libertà, per avere senso, deve essere orientata ai valori. Ecco… uno di questi valori verso cui orientarsi, ritengo sia il rispetto dell’altro diverso da me. Noi siamo liberi, sì… ma che senso ha esserlo se ci perdiamo per strada il rispetto? Dott.ssa Giulia Migani Psicologa – Psicoterapeuta Analista transazionale socio-cognitiva giuliamigani@yahoo.it
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[Mestieri
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A cura della Citta’ dei Mestieri
Lavorare nell’area socio/sanitaria/2 Il fisioterapista Avere a che fare con il dolore è una esperienza che prima o poi, purtroppo, capita a tutti. Essere limitati nel muoversi, vuoi per un problema diciamo così, strutturale/congenito, vuoi a seguito di un intervento chirurgico, coinvolge non soltanto la sfera fisica ma anche quella psicologica. Non ci stancheremo mai di ripetere che è indispensabile, basilare, mettersi (e mai frase fu più azzeccata) nelle mani giuste. Ed ecco perché è altrettanto indispensabile, rivolgersi al medico di fiducia, sia esso quello di base o di famiglia, sia a chi ha eventualmente operato chirurgicamente. La figura del fisioterapista è una delle più importanti in questo senso ed è una delle professioni che danno più possibilità di lavoro. Essendo legato alla sfera sanitaria, è quanto mai importante il binomio predisposizione/ studio. Senza queste due pecularietà meglio lasciar perdere. Per se stessi e per coloro che si affidano alle cure e alla sensibilità dell’operatore. Fisioterapista vuol dire curare e riabilitare a partire dalle funzioni motorie a quelle neurologiche a quelle viscerali. Questa figura agisce su indicazioni del medico e con lui elabora un programma specifico tenendo ben presente la patologia del paziente e la sua sfera psicologica, mai divise tra loro. Molte delle tecniche usate in sede di riabilitazione sono di esempio e supporto per lo stesso paziente che, acquisendole, può esercitare anche in maniera individuale.
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Le tecniche sono le più svariate a seconda dei casi. Si passa da quelle idro/ balneoterapiche (alle terme per esempio) a rieducazione cardiocircolatoria. Ed è per questo che le competenze dell’operatore siano il più possibile complete per arrivare ad essere professionista in materia. Studiare dunque il corpo umano e quindi l’anatomia e la fisiologia, approfondire le tecniche fisioterapiche e aggiornarsi sulle ultime novità del settore sono quindi elementi obbligatori. A questo, come già detto, va abbinata una naturale predisposizione, una indole ed un comportamento che danno sicurezza a chi si abbandona con fiducia per guarire. Resistenza fisica e abilità manuale, completano l’opera.
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Terapista della riabilitazione Nell’ambito delle professioni sanitarie riabilitative, ecco le figure di terapista occupazionale, terapista della neuro, psicomotricità dell’età evolutiva e tecnico della riabilitazione psichiatrica. Il primo cura, previene e riabilita i soggetti affetti da problemi fisici e psichici (temporanei o permanenti). Questo professionista, in base alle prescrizioni del medico, valuta e programma riabilitativo e indirizza al reinserimento, all’adattamento e all’integrazione del paziente in cura. A volte prende parte all’ideazione di protesi o ausili, suggerisce stili di vita atte a migliorare l’esistenza del soggetto. Il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva previene le malattie neuropsichiatriche infantili e riabilita. Collabora con gli insegnanti per il bene dello studente. Il tecnico della riabilitazione psichiatrica interviene invece in ambito educativo su soggetti con disturbi psichici, collabora in merito alla valutazione della patologia e focalizza gli obiettivi della riabilitazione psichiatrica. Molto importante è il supporto relativo alla prevenzione sul territorio, intervenendo su eventuali situazioni sociali particolari.
Assistente sanitario Forse meno conosciuta delle altre è la figura dell’assistente sanitario. Il suo compito è la prevenzione, la promozione e l’educazione alla salute della persona, della famiglia e della collettività. Per questo progetta e programma interventi collaborando a campagne di sensibilizzazione all’educazione sanitaria e sessuale, collabora con i medici e prende parte a terapie singole o collettive. Svolge anche controllo sulle documentazioni sanitarie, assiste il medico nelle visite anche nelle scuole. Come negli altri casi, la conoscenza dell’anatomia, lo studio della psiche e del soma sono fondamentali. Di eguale importanza anche gli studi di assistenza e sostegno alle famiglie e alle comunità. Necessario inoltre soffermarsi sempre sulla predisposizione dell’operatore a svolgere un’attività che lo porta a relazionarsi con situazioni anche molto complicate dove il suo intervento può essere risolutore. Anche in maniera negativa.
FORMAZIONE E LAVORO Formarsi dunque è ancora una volta la parola magica. Per esercitare la professione di fisioterapista è necessaria la laurea triennale che si ottiene frequentando la facoltà di Medicina e Chirurgia. Sul fronte della carriera, grazie ad una legge, si può arrivare a dirigere i servizi dell’area di riabilitazione. Le opportunità di lavoro sono molteplici (strutture pubbliche e private, ospedali e case di riposo) ma anche palestre, gruppi sportivi e centri benessere. Nel pubblico ovviamente si accede solo per concorso. In Italia, si calcola che i fisioterapisti siano oltre 40mila ma le richieste sono in aumento e questo è dovuto anche al fatto che l’età della vita è aumentata; a questo corrisponde però un naturale aumento degli acciacchi dovuti proprio all’età. Identico discorso sul fronte della formazione del terapista della riabilitazione che necessita di lauree triennali della facoltà di Medicina e Chirurgia. Così come per l’assistente sanitario, figura che per esercitare deve essere in possesso della laurea triennale in Assistenza sanitaria, presente in alcune facoltà di Medicina e Chirurgia. Per esercitare questa professione occorre l’iscrizione all’albo tenuto dai collegi provinciali IPASVI – Federazione Nazionale dei collegi infermieristici, infermieri professionali, assistenti sanitari e vigilatrici d’infanzia. Tutte queste professioni sono in prevalenza appannaggio delle donne anche se non mancano gli uomini. Di certo, in ogni caso, c’è possibilità di carriera nel settore pubblico e in quello privato ed inoltre (tutto sta alla capacità del singolo) è possibile arrivare a ruoli direttivi proseguendo gli studi del settore.
Città dei Mestieri e delle professioni di Roma e del Lazio - Via del Sommergibile 11 - 00122 Ostia Lido Roma Orari di apertura al pubblico: Martedì 14.30 – 17.30 - Mercoledì e Venerdì 10.00 – 13.00 - Tel. 06.5672763 / 06.671073150 municipio10@cittadeimestieri.lazio.it - www.cittadeimestieri.lazio.it città dei mestieri e delle professioni Municipio X
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DOVE FORMARSI: FIF - Federazione Italiana Fisioterapisti - via S. Godenzo, 101 Roma AIFI - Associazione Italiana Fisioterapisti - via Claterna, 18 Roma AITO - Associazione Italiana di terapia Occupazionale - via Peralba, 9 Roma AITNE - Associazione Italiana Terapisti Neuropsicomotricità età evolutiva - via dei Sabelli, 108 Roma FIALS - Federazione Italiana Lavoratori Sanità - via C.Stazio, 1/5 Roma ACOS - Associazione Cattolica Operatori Sanitari - via Gregorio VII, 111 Roma
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“Questo rafforza la mia convinzione sul sorprendente avvenire che il commercio dei libri ha davanti a sè. Tutto sta nel dargli una dignità come a una professione. Il mio commercio è reclamizzato dalle menti che stimolo.” C. Morley - La libreria stregata - Sellerio editore Palermo
Dal 16 marzo al 1° luglio la SLI-Scuola Librai Italiani, la scuola di formazione dell’Ali, propone il 9° corso 2015 in gestione della libreria, con una didattica attenta alle innovazioni e alle tendenze del mercato per offrire agli aspiranti librai, ma anche ai librai già in attività, tutti gli strumenti necessari per intraprendere la professione e migliorare le competenze. Il corso prevede lezioni frontali in aula a Roma e stage nelle librerie Ali delle città di residenza degli allievi.
Per informazioni e scaricare il bando
www.libraitaliani.it www.scuolalibraitaliani.org
CENTRO DI PREVENZIONE E INTERVENTO SUL DISAGIO – SPES L’Associazione A.S.I.A ONLUS si impegna per la crescita della persona e il benessere psicofisico e sociale delle famiglie. A.S.I.A. Associazione a Sostegno dell’Infanzia e dell’Adolescenza Onlus vuole dare continuità alla sua azione di risposta alla domanda di aiuto presente sul nostro Territorio e prosegue l’opera di intervento, realizzando attività di sostegno e di promozione della famiglia e del suo benessere psico-sociale. Il Centro di Prevenzione e Intervento sul Disagio – SPES, che ha cominciato la sua attività nell’Ottobre del 2012, ha l’obiettivo di prevenire il disagio familiare, personale e scolastico tramite azioni di intervento, formazione e informazione, di promuovere l’educazione alla salute, aprendo il suo spazio di ascolto a chiunque (singolo, coppia, famiglie, minori), senta la necessità di essere accolto e ascoltato. L’equipe di psicoterapeuti dell’Associazione A.S.I.A svolgerà attività di: consulenza psicologica individuale, di coppia e familiare; mediazione familiare; sostegno alla genitorialità; seminari informativi e formativi per insegnanti, genitori, educatori, animatori; laboratori dedicati ai minori per il potenziamento cognitivo ed emotivo secondo il Metodo Feuerstein. I servizi sono gratuiti e sono promossi mediante la LR. 22/99 della Regione Lazio Per contattare il Centro di Prevenzione e Intervento sul Disagio-SPES è possibile chiamare i seguenti numeri: 338.3839479 - 340.7864599. Dott.ssa Giulia Migani Psicologa – Psicoterapeuta Presidente A.S.I.A. Onlus
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Valentina Ecca Primo Piano, Tablet Roma Consiglia, Eventi Aris Sporting Village Sport Marco Lungo Saper Mangiare Giorgia Conti Lo Faccio in Casa Veronica Militano + Benessere Fabrizio Cianciola La ricetta del mese Cristina Ippoliti Terza Pagina, TabletRoma Incontra, Le uscite del mese Veronica Formica Alimentazione Giulia Migani Un posto tranquillo Paola D’Errico Lo Sportello Federica Lorenzetti Lo Sportello Simona Gitto Sistema Binario Valentina Mele Il racconto del mese Lorenzo Sigillò Specialmente Roma Claudia Carloni I segreti di Potentilla Vittorio Ruberti A 4 zampe Alessia Bartolucci Scuola News Diego Recino Movimento Difesa Cittadino Città dei Mestieri Mestieri Annamaria De Calisti e Marta Montini Scadenzario Fiscale Lanfranco Di Paolo Associazione Corelli
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Il CIOFS FP Lazio, Centro Italiano Opere Femminili Salesiane, è un Ente di Formazione Professionale che opera sul territorio regionale, in 6 sedi accreditate dalla Regione Lazio che rispondono ai fabbisogni con una solida e variegata offerta formativa. Incontriamo la dott.ssa Ornella Gramigna, Direttrice della sede operativa di Ostia che, d’intesa con la Presidente regionale, Suor Novella, ci rilascia un’intervista sull’identità e la mission di questa realtà educativa. Buongiorno dottoressa, per prima cosa vorremmo sapere qual è la storia del CIOFS FP Lazio e come nasce. É una storia bellissima che ci porta indietro nel tempo, nella Torino di metà ‘800, quando Don Bosco fonda l’Ordine dei Salesiani, la cui vocazione è di portare avanti il progetto educativo e formativo che nasce dall’intento del giovane sacerdote di dare una chance a tutti i ragazzi e, in particolare, a quanti provengono da situazioni familiari disagiate, più che frequenti in una città che all’epoca è, anche, capitale industriale in cui sfruttamento minorile e delinquenza sono consuetudine. Vuole insegnare loro un mestiere e, soprattutto, infondergli la fiducia in un futuro migliore. Don Bosco istituisce l’oratorio maschile come luogo, oltre che di preghiera, d’incontro, di condivisione di momenti ludici e di riflessione che ospita i ragazzi appartenenti alle fasce deboli che vagano disperati per le strade torinesi, in cerca di un lavoro e di una collocazione sociale. Il futuro Santo dei Giovani ha anch’egli origini povere e, avendo avuto la fortuna di essere stato aiutato, decide che la stessa possibilità debba essere offerta a tutti i ragazzi. Tre i fondamenti della sua pedagogia ed opera: amicizia, istruzione e fede. In seguito, insieme a Maria Mazzarello, fonda l’Ordine delle Figlie di Maria Ausiliatrice, con lo scopo di educare, con il medesimo spirito, la gioventù femminile. Il CIOFS è espressione diretta di tale vocazione. Quindi, il CIOFS FP Lazio è solo per le donne? Lo era in origine ma oggi, chiaramente, accoglie tutti, ragazzi e ragazze. Pensate che Don Bosco ha elaborato e stipulato il primo contratto di apprendistato, il cui testo e concetti rimangono attuali: una delle norme più rivoluzionaria è quella che riguarda l’orario di lavoro, affrontando la piaga, tipica del suo secolo, dello sfruttamento minorile prodotto da un numero disumano di ore lavorative, spesso in condizioni igienico sanitarie pessime. Come funziona oggi il CIOFS FP Lazio? Presso i nostri centri, si possono frequentare i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale, della durata di tre anni e con un piano di studi che prevede, oltre la parte tecnico-pratica professionale, il regolare insegnamento delle discipline scolastiche di base definite dal POF nazionale, assolvendo, così, il diritto-dovere d’istruzione con il conseguimento di una Qualifica Regionale. Dal secondo anno si cominciano ad effettuare tirocini presso le imprese di settore del territorio. Al termine del terzo anno lo studente può, ottenuto l’attestato, scegliere di entrare sul mercato del lavoro, sia come dipendente sia come imprenditore oppure decidere di proseguire ed essere inserito in un istituto professionale statale, per conseguire il diploma di maturità. Perché un giovane dovrebbe decidere di venire da voi? Oltre ad offrire, a titolo del tutto gratuito, un percorso d’istruzione e formazione professionale valido ed al passo con i tempi, siamo inseriti in una rete di partenariati con le agenzie del territorio: servizi sociali, ASL, imprese e istituzioni municipali e comunali che si occupano d’istruzione, formazione e lavoro. Come ripeto, i corsi sono gratuiti; le strutture e le attrezzature, all’avanguardia. Attualmente, il CIOFS FP Lazio offre qualifiche professionali negli ambiti dell’informatica, dell’amministrazione, del turismo e della ristorazione, del commercio, dell’artigianato (parrucchiere ed estetica). Tutte professioni che hanno buoni sbocchi lavorativi. Un investimento sul futuro quindi? Certamente. In questa ottica infatti nell’anno formativo 2014-2015 il CIOFS fp Lazio ha avviato una importante sperimentazione per gli studenti frequentanti il primo anno dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale introducendo l’utilizzo del TABLET. Il TABLET, inteso come strumento di acquisizione delle conoscenze e competenze più vicine allo stile di apprendimento delle nuove generazioni. L’utilizzo dei TABLET avviene in sinergia con le LIM presenti in ogni aula e con i LIMBook. a cura di Cristina Anichiini
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