RASSEGNA STAMPA DEL 25 MAGGIO 2021

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Primo Piano

Martedì 25 Maggio 2021 www.gazzettino.it

Il Covid a Nordest LA PROFILASSI VENEZIA E adesso spazio ai giovani e agli operatori del turismo. Dopo aver messo in sicurezza gli over 80 (con il 97,8 per cento che ha avuto almeno una dose) e dopo aver riservato appositi slot di prenotazione ai settantenni, ai sessantenni, ai cinquantenni e pure ai quarantenni, ora la Regione del Veneto vuole dedicarsi ai teenager. «Perché sono i giovani ha detto il governatore Luca Zaia - le persone che si muoveranno di più questa estate: la grande mobilità estiva ce l’avranno i ragazzi». E quindi? E quindi Zaia intende fare un bel “liberi tutti”, con le prenotazioni aperte a chiunque, ma riservando più posti ai giovani. Quanti posti? «Su 100 posti, ne terrei 80 per i giovani», ha risposto Zaia. E poi ci sono gli operatori turistici, tutte quelle persone che lavorano nelle spiagge, ai monti, alle terme, negli alberghi così come nei campeggi. Di quanta gente si tratta? Il conteggio lo sta curando l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin: «Stiamo parlando di circa 80mila addetti per il solo comparto turistico. Ma vanno aggiunti anche i 35mila operatori dei centri estivi».

GLI OSPITI Zaia, dunque, insiste con il comparto del turismo: «Sulle vaccinazioni ai turisti serve una decisione nazionale: a me sembrava un’ovvietà vaccinare i nostri turisti, sembrava una cosa semplice da fare, in poche ore, in realtà pare non sia così». Zaia ha precisato che «l’approccio dei vaccini ai turisti varia a seconda delle regioni in cui ci si trova. Ed è impensabile fare accordi bilaterali tra le regioni come fatto ad esempio tra Piemonte e Liguria, perché noi prima regione turistica con 72 milioni di presenze e il 67% di ospiti stranieri - dovremmo fare accordi con tutta Italia. Ma ho visto con piacere che la stragrande totalità di esponenti politici e del mondo scientifico condivide

Vaccini, i prossimi obiettivi giovani e addetti del turismo `In Veneto ulteriori prenotazioni saranno riservate Consegne a rilento: si va a un terzo del potenziale Previsto l’arrivo di 454mila dosi solo per il 30 maggio ai teenager e agli operatori nei luoghi di vacanza `

l’idea del vaccino in vacanza e spero quindi che questa partita non diventi per qualcuno un totem e si prenda presto una decisione a livello nazionale». Il governatore, tra l’altro, è fiducioso per la stagione estiva: «In Veneto le prenotazioni dei turisti stanno

incrementando decisamente, sarà l’anno d’oro».

I TEMPI Quando ci sarà questo atteso “liberi tutti”? Zaia non ha fornito date: «Questione di ore, di giorni. Dipende dalle forniture, se aves-

simo certezze apriremmo tutte le agende da qui a fine anno». L’impianto di massima è che ci saranno posti disponibili per ciascuna di queste categorie - i giovani, gli addetti turistici, i volontari dei centri estivi - e lì dove non arriveranno i codici fiscali nella identi-

Vaccinazioni in Veneto DOSI SOMMINISTRATE IERI

+34.339 Totale

Dosi fornite

2.555.351

95,4%

Il bollettino

PRIME DOSI

Zero morti in Friuli, in Veneto 10 milioni di test

Totale

VENEZIA A quindici mesi dallo scoppio della pandemia, il Veneto ha superato quota 10 milioni quanto a tamponi. E il Friuli Venezia Giulia chiude la giornata senza neanche un morto di Covid-19. In Veneto dal 21 febbraio 2020 a ieri sono stati fatti 5.318.150 tamponi molecolari e 4.704.616 test antigenici rapidi, per complessivi 10.022.766 esami. Il virus, però, sta frenando: se si considera il bollettino serale delle 17 confrontato con quello

+9.966 della stessa ora di domenica, ci sono stati solo 73 nuovi casi positivi con il recrd di Rovigo che non ha avuto neanche un contagio. Il totale degli infetti dall’inizio dell’epidemia è salito a 422.129, quello delle vittime a 11.532 (+4). Continua a scendere la pressione sugli ospedali, dove si trovano ricoverati 738 malati di Covid (-19) nelle aree non critiche e 95 (-1) nelle terapie intensive. I soggetti positivi attualmente in isolamento sono 10.597. In Friuli Venezia Giulia su un

totale di 1.413 test sono state state riscontrate 2 positività al Covid-19, pari allo 0,14%. Ieri non sono stati registrati decessi. I ricoveri nelle terapie intensive rimangono 9 e quelli in altri reparti sono 58 (+1). Il Fvg, secondo quanto emerge dai dati Agenas, è una delle regioni con i numeri migliori per quanto riguarda il tasso di occupazione ospedaliero da parte di pazienti Covid: il 5% in terapia intensiva e 4% nei reparti di area non critica.

Popolazione

1.731.030 35,3% CICLI COMPLETATI

+24.373 Totale

Popolazione

824.303

16,5%

CON ALMENO 1 DOSE Popolazione OVER80

97,8% Popolazione 70-79 anni

85,1% Popolazione 60-69 anni

75,8%

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Popolazione 50-59 anni

35,1% Popolazione 40-49 anni

14,1% Disabili

73,9% Vulnerabili

71,6%

IL 97,8 PER CENTO DEGLI OVER 80 HA AVUTO ALMENO LA PRIMA INIEZIONE «SIAMO PRIMI IN TUTTA ITALIA»

NB: Popolazione di riferimento ISTAT

Andamento giornaliero ∆

Totale campagna ULSS n. 1 Dolomiti

1.210

115.435

ULSS n. 2 Marca Trevigiana

7.563

ficazione delle persone, l’invito sarà di forzare il sistema esattamente come era avvenuto per gli accompagnatori dei disabili, con l’obbligo però di presentare una autocertificazione. Intanto uno slot di prenotazioni è stato riservato alla cosiddetta categoria 4, i pazienti dai 16 anni in su con esenzione del ticket per una patologia: su 444mila persone, ne restano da vaccinare 194mila.

LE FORNITURE Il punto, però, resta sempre la fornitura di vaccini. Nel Bassanese ci sono state proteste perché, causa mancanza di sieri, 300 persone sono state spostate tramite un messaggio sms con un preavviso di 24 ore e l’inoculazione l’avranno tra due settimane. Tra i quarantenni che si sentono ripetere di affrettarsi a prenotare altrimenti finiranno in coda in molti hanno consumato i polpastrelli sulla tastiera del computer a furia di provare e riprovare a trovare un posto. I posti liberi fino al 16 giugno ci sono - ha detto Zaia ma non in tutte le Ulss. Ieri sono arrivati 29mila dosi di Moderna e 11mila di AstraZeneca, complessivamente la fornitura settimanale è stimata in 206mila dosi. Al 30 maggio, quindi la settimana prossima, sono attesi altri 454mila vaccini: se saranno confermati, potrebbero esserne somministrati più di 50mila al giorno. Cioè il doppio di quanto si sta facendo in questi giorni. Domenica le dosi inoculate sono state 34.339 per un totale di 2.555.351. «Siamo la prima regione d’Italia», ha detto Zaia. Ma si viaggia a un terzo del potenziale. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

447.873

ULSS n. 3 Serenissima

3.742

ULSS n. 4 Veneto Orientale

IL CASO ROMA «Operazione di precisione, chirurgica» dicono al Ministero della Salute dove l’obiettivo ora è raggiungere quella parte di over 60 che ancora non è stata vaccinata e neppure si prenotata. Il vertice è previsto per domani e vedrà la partecipazione del ministro Roberto Speranza, del generale Francesco Figliuolo e dei rappresentanti dei medici di famiglia. Proprio questi ultimi saranno coinvolti per andare alla ricerca degli anziani che ancora non si sono protetti. Non si tratta necessariamente di “no vax”, ma di persone che magari vivono in paesi isolati lontani dai grandi centri vaccinali, o di over 80 che hanno poca dimestichezza con piattaforme informatiche e call center e non sanno come prenotarsi, di pazienti poco informate che ancora sono diffidenti e per i quali la spiegazione del medico può essere decisiva. Racconta il dottor Silvestro Scotti, segretario nazionale di Fimmg, la federazione nazionale dei medici di famiglia: «Noi insieme a Cittadinanzattiva, al consulente del ministro, il professor Walter Ricciardi, al professor Pier Luigi Lopalco e al professor

343.116

1.954

117.352

ULSS n. 5 Polesana

1.373

134.546

ULSS n. 6 Euganea + AOUPD

6.058

474.634

ULSS n. 7 Pedemontana

3.268

Un algoritmo per stanare gli over 60 non protetti Piano con i medici di base PALAEXPO Il generale Francesco Paolo Figliuolo in visita al centro vaccinale di Marghera

VERTICE CON SPERANZA E FIGLIUOLO: «LE BANCHE DATI DEVONO DIALOGARE» SCOTTI (FIMMG): «GLI HUB NON BASTANO, SOLO NOI CONOSCIAMO I PAZIENTI»

Paolo Bonanni, un algoritmo che permettere di mettere in relazione le piattaforme regionali o nazionale e i nostri sistemi gestionali. Dividiamo i soggetti in sei categorie di rischio e incrociamo i dati. Un problema che oggi abbiamo è che un medico di base non può sapere se un suo paziente si è vaccinato o no. Prendo il mio caso: io sono un medico vaccinatore, ho ricevuto, sia pure in quantità scarsa, le dosi, ma alla fine utilizzo il tempo soprattutto

a chiamare le persone che mi rispondono che si sono già vaccinate o si sono prenotate agli hub. Così non ha senso. La cooperazione informatica tra i vari sistemi sarebbe banale. Ma fino ad oggi c’è stato uno scarso coinvolgimento dei medici di medicina generale».

DIFFIDENZA Quali sono le cause principali della mancata adesione di una parte degli over 60? «I grandi

3214d067-bf93-425a-b19b-7dbf9329bd30

187.001

ULSS n. 8 Berica

2.790

259.460

ULSS n. 9 Scaligera + AOUIVR

6.381

462.465

Istituto Oncologico Veneto

0

13.469 TOTALE

34.339

2.555.351 L’Ego-Hub

hub non sono un sistema equo e solidale, i percorsi di adesione sono tutti mediati da sistemi informatici, ma non tutti i cittadini hanno la possibilità di accedervi, anche in termini di informazione». Quanto tempo servirà per recuperare il numero più alto possibile di over 60 che ancora non si è vaccinato? I dati aggiornati parlano di una alta adesione tra gli over 80, superiore al 90 per cento, discreta nella fascia di età tra i 70 e i 79 anni (attorno

all’80 per cento), scarsa dai 60 ai 69 anni (64 per cento). Certo, tra i sessantenni una fetta si è comunque prenotata e dunque è stata di fatto raggiunta, ma è ancora troppo ampia la parte di chi non si sta presentando. Come mai? Secondo Scotti «prima di tutto bisogna riservare una quota più ampia delle dosi ai medici di base. Tra i pazienti che ancora non hanno prenotato comunque una certa resistenza è determinata in parte dalla paura che si è irrazionalmente innescata su effetti collaterali che in realtà si sono rivelati poco significatici; alcuni vorrebbero addirittura fare esami prima, altri ancora sono semplicemente poco informati: a me è capitata un’assistita che rifiutava di vaccinarsi con Moderna perché voleva aspettare Pfizer, quando in realtà sono due prodotti molto simili». L’operazione di precisione di ricerca degli over 60 paradossalmente rischia di essere rallentata dall’effetto dei numeri di questi giorni, con un crollo dei nuovi casi positivi (ieri solo 2.490, il dato più basso da inizio ottobre 2020) che fa passare l’illusione che la pandemia sia finita. Mauro Evangelisti © RIPRODUZIONE RISERVATA



MARTEDÌ 25 MAGGIO 2021 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

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La tragedia del lago Maggiore normativa covid

Proroghe sulle revisioni La richiesta del Veneto destinata ad evaporare BELLUNO

In piena emergenza Covid, a gennaio, il ministero delle Infrastrutture ha concesso una proroga su parte delle revisioni degli impianti a fune: le revisioni generali e speciali quinquennali, e in particolare degli scorrimenti e delle sostituzioni delle funi, nonché il rifacimento dei loro attacchi di estremità degli impianti, sono state rimandate a fine luglio. Con la richiesta veneta di un’ulteriore proroga perché, si diceva, senza aver potuto lavorare d’inverno, le società sono in crisi di liquidità. Il caso era stato rilanciato dal consiglio regionale che, su iniziativa di Daniele Polato (Fratelli d’Italia) ha votato un atto di impegno nei confronti della giunta perché intervenisse presso il ministero dei Trasporti per verificare la possibilità di concedere una congrua proroga a tutte le scadenze ricadenti negli anni 2021 e 2022 riguardanti le revisioni di tutti gli impianti a fune. Non è accaduto. «Immagino che in queste

Federico Caner, assessore regionale al Turismo

condizioni proroghe non arriveranno – chiosa l’assessore Federico Caner, che in Regione è titolare del Turismo, oltre che dell’Agricoltura – Comunque, attenzione: chiedere proroghe non significa che le revisioni non si fanno. Ho la certezza, da parte degli impiantisti, che comunque vengono realizzate e si prendono i necessari provvedimenti.

D’altra parte la Regione finanzia anche queste opere di riqualificazione». In queste ore Caner ed i suoi collaboratori hanno ricontattato gli operatori del settore e le associazioni di categoria (Anef, l’associazione nazionale degli esercenti funiviari e Fedrfuni), e non sono arrivate segnalazioni di impianti obsoleti o in difficoltà.

Anche se in attesa dei 430 milioni di ristori, in ambito nazionale, tante strutture hanno dovuto far ricorso ai prestiti bancari. «La Regione, a cui spetta il compito di programmazione e pianificazione degli impianti, emana periodicamente dei bandi per lo sviluppo e l’ammodernamento degli stessi. Nell’ultimo bando, ad esempio abbiamo programmato finanziamenti di maggior entità addirittura, fino anche a quattro milioni di euro, per la costruzione di nuovi impianti anche in sostituzione degli impianti esistenti. E per gli investimenti a seguito delle eventuali revisioni». Impianti nuovi non hanno visto la luce, in questi mesi, ad eccezione di una sciovia ai piedi del Civetta, in Val Zoldana. Invece i fondi sono stati utilizzati per buona parte nella sistemazione delle strutture che presentavano l’esigenza di nuovi adeguamenti per essere poste nella massima sicurezza. Da Caner anche una precisazione sulle proroghe: le nuove scadenze delle revisioni, quelle appunto fissate alla fine di luglio, non valgono per tutti gli impianti: sono escluse le strutture che hanno già beneficiato di tempi allungati, le funi tenditrici in scadenza, la cui età massima è prefissata in 12 anni o 18mila ore di esercizio, e gli attacchi di estremità delle funi a teste fuse metalliche, la cui età massima è fissata in 5 anni di esercizio. — FDM © RIPRODUZIONE RISERVATA

Seggiovie, telecabine, funivie: il Bellunese fa la parte del leone degli investimenti veneti

Un viaggiatore a bordo di una cabina osserva il “salto” sottostante, la circostanza che emoziona forse di più nel tragitto

controllano ogni operazione e, in prima istanza, se il personale ha eseguito puntualmente tutto quanto doveva fare». Varallo confida che gli impianti di Superski Dolomiti stanno aprendo “col pianto nel cuore” degli addetti delle società per le vittime della tragedia e le loro famiglie. «Apriamo con un rinnovato atto di fiducia e come tale raccogliamo anche l’iniziativa

della Commissione turismo della Conferenza delle Regioni che ieri ha avanzato alla stessa Conferenza la proposta di consentire la riapertura senza il contingentamento, il numero chiuso ogni comprensorio sciistico, com’era previsto l’inverno scorso» (qualora, ben s’intende, gli impianti avessero aperto. Ma così putroppo non è stato). —

sono due portanti ed una traente. «Se ci sono punti di rottura? È consentito fino al 3% dei fili rotti. Le nostre funi, di quattro centimetri, ne hanno 300, quelle delle funivie anche 700» . Una fune che dovesse superare la soglia del 3% di sfibratura non può che essere sostituita; l’investimento può andare da 200 mila euro a 700 mila euro. Il sistema della sicurezza di un impianto dipende da un direttore di servizio, che di solito è un professionista esterno della società, un ingegnere che ha la responsabilità di ogni aspetto relativo appunto alla sicurezza. Secondo la classificazione dell’impianto, ogni cinque, dieci o più anni ci sono le re-

visioni. A queste scadenze ci sono pezzi di funivia, telecabina o seggiovia che vengono comunque sostituiti, ancorché funzionanti. Provvedono alle operazioni ditte esterne, con tanto di specialisti. «Ecco spiegato il motivo perché un impianto non è mai fermo ed ha bisogno di personale permanente, oltre che di stagionali. Personale che vi lavora tutto l’anno – puntualizza Moretti – Non è vero, dunque, che tra una stagione e l’altra, la telecabina piuttosto che la funivia viene abbandonata a se stessa. È sempre in funzione e si può davvero parlare di verifica continua». —

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Dolomiti costellate da impianti LA MAPPA

ire impianti di risalita, in Veneto, equivale a dire Dolomiti. In provincia di Belluno c’è la gran parte delle infrastrutture. Il Falzarego può contare sulla funivia del Lagazuoi e su una seggiovia. Il Col Gallina mette a disposizione una sciovia. Le 5 Torri vantano una seggiovia ad agganciamento automatico coperta. Fino al rifugio Averau arriva una seggiovia. Restiamo in zona: altre due seggiovie al Fedare e sulla Croda Negra. Scendiamo a Cortina e qui l’offerta è davvero ampia: la seggiovia ad agganciamento automatico Olimpia, la Baby Socrepes, La Gilardon/Roncato, la Ra Freza. La Tofana Express,. La Piè Tofana-Duca d’Aosta, la Duca D’Aosta Pomedes. Tra Cortina ed il Col Drusciè fa sfoggio la nuova telecabina ad agganciamento automatico. Per imbarcarsi su una funivia dobbiamo salire sul Col Drusciè, poi su fino a Ra Valles. Accontentati? No. A ra Valles, con la Freccia del Cielo, cioè un’altra seggiovia saliamo alla Cima Tofana. Altre seggio-

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La cabinovia del Col Drusciè

Attorno a Cortina la concentrazione maggiore di offerte per estate e inverno vie, invece, sono a disposizione al bus Tofana e alla ‘Cacciatori’. Poi, sempre a Cortina, abbiamo il sistema Faloria, con la funivia, la sciovia Tondi di Faloria, la seggiovia Vitelli, e poi la seggiovia Rio Gere-Pian de Ra Bigontina. Un’altra seggiovia è disponibile a Pian de Ra Bigontina. Dall’altra parte della montagna, ecco il Cristallo, con due seggiovie: la Rio Gere/San Forca, la Pa-

deon. Salendo fino a Misurina troviamo la seggiovia verso il Ciol de Varda e la sciovia Loita. Siamo in Comune di Auronzo, che offre la seggiovia Toiarezze/Malon, la seggiovia Malon e la sciovia Ansiei. Il Comelico può contare sulla seggiovia Col d’la tenda. In Cadore, San Vito offrer due seggiovie, la Tambres e la San Marco, e la sciovia Donariè. Arabba e la Marmolada offrono il massimo. Intanto le seggiovie: Alpenrose, Arabba-MonteBurs, Arabba Fly, Campolongo-Bec de Roces, Carpazza,Cherz1 e Cherz2 le Pale, Lezuo, Masarei, Mesiola, Padon 1° Saletei, Sass de la Vegla, Vizza. E poi la Funivia Arabba-Porta vescovo e tre telecabine: Dmc Europa 1° tronco, Dmc Europa 2° tronco, Fodom, inoltre la sciovia incisa. La regina delle Dolomiti, ovvero la Marmolada, è conquistabile attraverso le Funivie Branc-Serauuta, Malga Serauta, Serauta Punta Rocca. Strategicaanche la seggiovia Padon2°. E poi la sciovia Val d’Arei2° Chi vuol fermarsi sul sistema Civetta, ecco le due telecabine Alleghe-Pian di Pezzè e Col dei Baldi. Le seggiovie sono quelle di Ba-

by-Pian di Pezzè, Pelmo, Col Forest; le sciovie sono due: Belamont e Mariaz. Nello Zoldano troviamo la telecabina Pian del Crep, le seggiovie Delle Coste, Cristelin, Valgrande-Col de la Grava, Casot di Pecol, e poi le sciovie Campetto, Palma, Casot di Pecol... In località Palafavera un’altra seggiovia, la Pioda e due sciovie, la Palafavera e la Pelmetto. Selva di Cadore dà il proprio contributo con la seggiovia da Pescul per Fertazza e con la Fertazza, nonché con tre sciovie: Lastiè, Rio Canedo, Santa Fiosca. Falcade si associa al San Pellegrino, in Trentino, con sedici impianti. Falcade vanta la telecabina per le Buse, dove parte la seggiovia fino al rifugio Laresei. Alle Buse c’è anche la sciovia. Un’altra seggiovia tra saline e Laresei. Poi si entra nel Trentino, ma non si può non menzionare la storica Funivia Col Margherita. Da non dimenticare, ovviamente, il Nevegal con due seggiovie fino al Col dei Pez e a Faverghera. Ben tre le sciovie. E, infine, il monte Avena e Croce d’Aune con una seggiovia ed una sciovia. — FDM © RIPRODUZIONE RISERVATA


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MONSELICE - CONSELVE - ESTE - MONTAGNANA

MARTEDÌ 25 MAGGIO 2021 IL MATTINO

la viabilità tra bassa padovana e veronese

Nella foto principale, il punto in cui la nuova Statale 10 (i cartelli indicano quella che è ancora oggi la denominazione ufficiale) termina in territorio comunale di Carceri: il cantiere si è fermato qui nel 2007 In alto a destra, l’assessore regionale alle Infrastrutture, Elisa De Berti, nell’ultimo convegno tenuto a Montagnana sul futuro della nuova Statale 10. Sotto, il tratto finale della strada (FOTOSERVIZIO ZANGIROLAMI)

Statale 10, forse ci siamo Iniziati carotaggi e rilievi L’arteria è interrotta a Carceri dal 2007, la competenza ora è passata all’Anas Ma l’inizio del cantiere slitta al 2023 e i costi di realizzazione sono lievitati Nicola Cesaro / CARCERI

Una notizia buona (i carotaggi), una meno buona (i tempi che slittano) e una che cambia decisamente le carte in tavola (il costo che schizza). Il soggetto è la nuova Statale 10, la strada ferma dal 2007 a Carceri nonostante il progetto prevedesse il suo sviluppo fino al Veronese. Dopo anni di annunci disattesi e speranze represse, negli ultimi mesi i “motori” del cantiere sembravano essersi riaccesi, merito del trasferimento della strada regionale all’Anas (per questo oggi la chiamiamo statale), che dunque con-

cretamente dovrà mettere i soldi per realizzare i chilometri che mancano. LA BUONA NOTIZIA

La buona notizia arriva da Confagricoltura, che annuncia effettivi “movimenti” del cantiere: «Sono partite in questi giorni le indagini geognostiche e le analisi chimiche dei terreni nelle aree interessate dal tracciato della nuova Statale 10 tra Carceri e Legnago. Veneto Strade, intende infatti procedere con urgenza e tempestività alle attività di progettazione dell’intervento, che ricade all’interno dei territori del

Comune di Montagnana». Continua l’associazione: «Decine di agricoltori hanno ricevuto una lettera con cui la società chiede l’autorizzazione ad accedere nelle proprietà private per procedere con prove e campionamenti». Va ricordato che sarà Anas ad accollarsi il costo del cantiere, ma su progetto di Veneto Strade che di fatto metterà il disegno esecutivo del tracciato nelle mani dell’ente statale. LA NOTIZIA MENO BUONA

E qui arrivano le note un po’ meno rassicuranti, quelle legate alle tempistiche di avvio

le reazioni

«Sono 40 anni che aspettiamo ma preoccupano gli espropri» Confagricoltura sta assistendo i proprietari dei terreni interessati al passaggio dell’infrastruttura e confida nella collaborazione CARCERI

In questi giorni, come annunciato da Confagricoltura, sono in corso le indagini geognostiche ai terreni che ospiteranno il futuro tracciato

della nuova Statale 10. Le aziende agricole potenzialmente associate all’occupazione e all’espropriazione dei terreni hanno chiesto l’assistenza di Confagricoltura Padova. Che, attraverso il suo presidente Michele Barbetta, ha scritto a Veneto Strade per avere maggiori ragguagli sulla progettazione e sugli espropri. «Per lo svolgimento della nostra attività di affiancamento agli

agricoltori risulta molto importante conoscere le tempistiche delle prossime fasi operative, nonché le modalità e i criteri che Veneto Strade intende mettere in atto per gli espropri», scrive Barbetta. «Questo al fine di indirizzare i nostri associati alla definizione consensuale delle occupazioni e dei passaggi di proprietà, oltre che nella programmazione dell’attività aziendale».

del cantiere. Ad aggiornare sui tempi è l’assessore regionale Elisa De Berti, sempre trasparente sulla partita della nuova Statale 10: «Confermo che in questi giorni stanno avvenendo i carotaggi funzionali alla progettazione dell’opera, segno che stiamo lavorando concretamente per il futuro dell’opera». Ma se prima della pandemia la chiusura del progetto era fissata per fine 2020, oggi i tempi sono altri: «Il progetto definitivo sarà terminato per l’estate, quindi si procederà con la fase di Via nazionale, la vera incognita», sottolinea l’assessore. «Qui i tempi sono

L’associazione ricorda che da 40 anni Monselice attende un collegamento rapido verso Legnago, e che dal 2007 il cantiere si è fermato a Carceri: «Da un lato siamo soddisfatti, perché da tanti anni si attende questa arteria, fondamentale collegamento per tutto il territorio», spiega Giovanni Dovigo, segretario di zona di Montagnana per Confagricoltura Padova, «che consentirà agli agricoltori di raggiungere più facilmente i mercati ortofrutticoli di Padova e Verona. Dall’altro c’è preoccupazione per i futuri espropri, che interesseranno parecchie decine di aziende. Perciò ci mettiamo subito a disposizione di tutti per seguire il procedimento e dare assistenza. È

variabili e non dipendono da noi: si va da 8 mesi a 2 anni». Una differenza non banale. «Dalla Via si passerà alla Conferenza dei servizi, quindi entro dicembre 2022 avremo il progetto esecutivo, almeno per lo stralcio da Carceri a Santa Margherita d’Adige». Quindi per i 7 chilometri fino alla Valdastico Sud. «Se la Via nazionale non andrà oltre gli 8 mesi di attesa, l’avvio dei lavori è fissato per il 2023. Ma, ripeto, tutto dipenderà da quanto si impieghe-

Per completare l’opera si parla di 366 milioni, 65-80 per arrivare a S. Margherita d’Adige rà a Roma per la Via», chiude l’assessore, che nei prossimi giorni verrà a compiere un sopralluogo. LA VARIABILE NON BANALE

Oltre al ballo delle date, che purtroppo sposta in là l’avvio dei lavori auspicato prima della pandemia, a ballare sono pure le cifre richieste. L’iniziale project financing –

importante che le prossime fasi operative procedano nel segno del massimo spirito di collaborazione, perché si arrivi in tempi ragionevoli alla concretizzazione del prolungamento. Il nuovo tratto di strada sarà importante, infatti, anche in vista della realizzazione del nuovo Polo logi-

Il nuovo tratto di strada sarà importante anche in vista di Agrologic, il polo di Monselice stico Agrologic, che Aspiag Service, società proprietaria della catena di supermercati Despar, costruirà a Monselice. Le aziende agricole po-

quello che affidava l’investimento ai privati e prevedeva il pagamento di un pedaggio, tramontato dopo il ritiro degli stessi privati – parlava di un investimento da 292 milioni di euro. La cifra è stata poi ridimensionata: «Ritornando a un progetto meno complesso, senza sottopassi e cavalcavia, con 50 milioni la strada si riesce a fare», aveva assicurato la stessa Regione nel gennaio 2020. Ecco, quei 50 milioni oggi sono ritornati ad essere molti e molti di più: «In fase di progettazione, ogni sindaco ha proposto delle varianti e delle connessioni con la viabilità locale: il costo è così lievitato a 366 milioni», annuncia la De Berti. Sette volte tanto. «Solo le richieste avanzate dal Comune di Montagnana valgono 40 milioni di euro», spiega l’assessore. Va da sé che l’obiettivo resta lo stralcio che da Carceri porta a Santa Margherita, il cui costo oggi è stimato tra i 65 e gli 80 milioni di euro: più probabile che Anas tiri fuori una somma come questa, che i 366 milioni previsti per raggiungere Legnago. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

tranno disporre infatti di un collegamento rapido e diretto per portare i prodotti nel centro». La nuova Statale 10, variante alla Padana Inferiore, richiede 7 chilometri per arrivare da Carceri al casello A31 di Santa Margherita d’Adige. Altri 10 sono quindi i chilometri per arrivare a Montagnana, quindi ne servono altri 17 per terminare il collegamento con Legnago e dunque con il territorio veronese. Collegare Monselice con i confini padovani significa non solo dare compimento alla macro-viabilità di questo territorio, ma anche garantire il collegamento della Bassa padovana all’ospedale di Schiavonia. — N.C.


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Martedì 25 Maggio 2021 Corriere del Veneto

VE

La montagna e il turismo

Impianti, piano di controlli del Veneto «Funivie giovani e sicure fino al 2039» L’Anef: «Verifiche attente». Caner: «Strutture rinnovate». Il «nodo» dei troppi controllori VENEZIA Per disegnare un Paese, a volte, basta una linea. Perché sia precipitata la funivia del Mottarone ancora non si sa, ma unire Stresa a Genova, le vittime del crollo del Morandi e quelle della nuova tragedia sul Lago Maggiore, è istintivo e porta a dipingere l’Italia come il Paese delle cose che precipitano. Vista da qui, con il rispetto che si deve ai morti e alle loro famiglie, si può chiedere: il riverbero dell’incidente allontanerà la gente (anche) dagli impianti di risalita del Veneto? «Noi speriamo di no - dice Renzo Minella, di Anef - perché possiamo garantire la piena sicurezza delle nostre strutture. Dall’ultimo incidente era passato tanto tempo (funivia del Cermis, 9 marzo ‘76, 42 vittime, ndr). Speriamo che, al di là della comprensibile ondata emotiva, le persone possano capire che gli impianti a fune sono sicuri». Ci saranno «nuovi controlli», aggiunge il presidente veneto dell’associazione che riunisce i gestori degli impianti di risalita, ma «le strutture garantiscono massima sicurezza, e proprio grazie ai controlli, che già ci sono». Funivie, cabinovie, seggiovie e sciovie: quanti sono, com-

plessivamente, gli impianti veneti? Nel database della Regione quelli attualmente attivi risultano 176: due terzi nel Bellunese (115), 51 nel Vicentino e dieci nel Veronese. L’autorizzazione ad operare va chiesta alle singole Province, che poi comunicano a Venezia. Il dialogo tra amministrazioni non è necessariamente puntuale e, del resto, la Regione ha mera funzione di programmazione del settore. Impossibile chiedere e ottenere età e stato di manutenzione di ciascuno ma, assicura Minella, «la roba vecchia non esiste più; è stata sostituita da tempo, anche grazie agli investimenti arrivati proprio della Regione». In ogni caso, la data media di scadenza della vita

tecnica degli impianti a fune veneti è fissata al 2039: il numero viene dagli uffici regionali, passati al setaccio i dati d’archivio. «Siamo in contatto costante con gli operatori del settore e le associazioni di categoria, Anef e Fedrfuni. Ad oggi - spiega Federico Caner - non ci sono mai arrivate segnalazioni di impianti obsoleti o in difficoltà». L’assessore veneto al Turismo ricorda l’azione per il rinnovamento delle strutture: «Nell’ultimo bando, ad esempio, abbiamo programmato finanziamenti fino a 4 milioni di euro per nuovi impianti, anche in sostituzione di quelli esistenti». Il controllo sulla sicurezza spetta allo Stato. L’autorità di

sorveglianza, Ustif, è un ramo del ministero delle Infrastrutture e neanche da quella sponda «sono mai giunte segnalazioni di situazioni di difficoltà», conclude Caner. Per legge, un po’ come per le nostre auto, gli impianti a fune sono sottoposti a controlli periodici. Le norme prevedono una revisione speciale ogni cinque anni e poi quella generale, fissata dopo 15 o 20 anni dall’entrata in funzione. A queste vanno aggiunte le «scadenze di vita», che variano a seconda del tipo di struttura: sessant’anni per le funivie, quaranta per seggiovie e cabinovie, trenta per le sciovie. Il presente, leggi pandemia, porta però una complicazione sul punto.

A marzo 2020, il decreto Cura Italia (la legge di conversione è del mese successivo, pubblicata in Gazzetta ufficiale il 29 aprile 2020) concede la «Proroga dei termini degli adempimenti tecnici e amministrativi relativi agli impianti a fune», agli ascensori e alle scale mobili... La richiesta viene dai gestori, presi tra due fuochi: le costosissime verifiche da un lato, le strutture bloccate causa Covid e restrizioni dall’altro. Il Governo risponde concedendo dodici mesi di rinvio. Rodolfo Cecconi, ingegnere funiviario attivo in tutto l’arco alpino, docente e organizzatore di corsi di formazione/abilitazione per addetti ai controlli di sicurezza, vede un possibile «baco» in

quella scelta: «La proroga è stata condizionata a una dichiarazione del direttore d’esercizio che certificasse la piena funzionalità e sicurezza dell’impianto. Il problema è che pochi direttori hanno certificato, perché attestare senza fare le prove, ovviamente, è come firmare una condanna», se poi capita qualcosa d’inatteso. «In questo modo - aggiunge, però, l’esperto - il ministero dei Trasporti ha scaricato su altri il problema. Lo ha fatto anche perché i funzionari ministeriali che fanno i collaudi di questo tipo sono ormai pochi e quando si chiede una prova bisogna aspettare mesi...». Provincia che autorizza, Regione che programma, Stato che deve controllare... Se tutti decidono un poco, chi decide? Il punto di domanda riporta a Stresa: il fermo prolungato degli impianti causa pandemia può incidere sulla loro efficienza? Può essere un elemento di questa tragedia? Cecconi dice di sì: «Tant’è vero che, a livello normativo, per gli impianti a funzionamento stagionale, attivi d’inverno o solo d’estate, alla ripartenza è obbligatoria la “famosa” messa in servizio, in cui il direttore d’esercizio ha l’obbligo di effettuare determinate prove». L’esperienza dell’ingegnere ha una direzione certa: «Per buona abitudine tecnica, in tutti gli impianti che sono stati fermi anche per uno o due mesi, credo che prima di riaprire al pubblico si facciano i controlli sull’efficienza di tutti i sistemi». Poi c’è l’imponderabile, e speriamo davvero che solo di questo si tratti. Renato Piva © RIPRODUZIONE RISERVATA

La cabina di Andrea Priante

BELLUNO L’impianto di risalita della Marmolada, sopra Passo Fedaia, comprende tre funivie che da Malga Ciapèla portano fin sulla cima di Punta Rocca, a 3.265 metri di quota, proprio di fronte a Punta Penia, la più alta delle Dolomiti. Lassù, da quarantadue anni, lavora Emilio Sirena. «E

Emilio, da 42 anni in cabina «Una volta la pilotavi a mano per sbloccarla uscivi nel vuoto»

un po’ ho imparato a volergli bene, alla “mia” funivia. Mi mancherà, quando andrò in pensione. E già mi ci vedo a salirci all’alba, stavolta come un normale turista, per godermi lo spettacolo del sole che sorge dalle montagne». Quando ha cominciato? «Nel 1979, ero uno studente di 18 anni. C’era ancora il vecchio impianto, inaugurato appena un decennio prima. All’inizio doveva essere soltanto un lavoretto estivo, per un paio di mesi. Invece nel 1981 mi diplomai e la società si offrì di assumermi. Accettai, e da allora sono rimasto

In servizio dal 1979 Emilio Sirena nel 1979 fu assunto per la prima volta dalla società che gestisce l’impianto di risalita della Marmolada

sempre qui, sulla Marmolada». Di cosa si occupa? «Ho svolto un po’ tutte le mansioni che prevedono un contatto diretto con la funivia. Ho iniziato come agente di vettura: in pratica rimanevo nella cabina, accompagnando i turisti in salita e al ritorno. Se, a causa di qualche imprevisto, scattava il freno di sicurezza, dovevo salire sul carrello esterno della vettura e sbloccarlo. Dopo qualche anno sono stato promosso a vice-macchinista e poi a macchinista: dalla sala comando avevo la responsa-

bilità di far partire l’impianto e, visto che all’epoca si “pilotava” manualmente, regolare la velocità più opportuna, tenendo conto anche del vento o delle eventuali intemperie. Oggi è tutto automatizzato, invece. In più, svolgevo il monitoraggio: questo impianto lo conosco come fosse casa mia». E oggi? «Sono caposervizio. Faccio un po’ di tutto: organizzo anche la manutenzione della funivia e faccio il macchinista del secondo troncone, quello che raggiunge Serauta, a 2.950 metri di quota. D’inver-

no c’è da prestare attenzione alla neve che si accumula sui cavi, controllarne l’usura con la magnetoscopia che ne rivela eventuali criticità...». Quarantadue anni di servizio sono un’eternità... «La funivia è diventata la mia passione. È un lavoro di responsabilità, considerando che ognuna delle due cabine trasporta fino a settanta persone e 5.600 chilogrammi di peso. Ogni tanto c’è pure qualche brivido...». Brivido? «Qualche turista che soffre di vertigini e scoppia a piangere... Altre volte si rimane

Lo spavento A volte capita che qualche turista scoppi a piangere perché soffre di vertigini. Una volta rimanemmo bloccati e svenirono in tre La sicurezza Per tranciare il cavo di una funivia, con la corretta manutenzione , serve un fattore esterno: l’impatto con un aereo come accadde sul Cermis

bloccati lassù, di solito per la mancanza di corrente elettrica. Con l’impianto vecchio capitava più di frequente. Ricordo che era il 17 agosto di molti anni fa, una giornata bellissima. La funivia si fermò per un guasto e io, per evitare allarmismo tra i passeggeri, cercai di rassicurarli dicendo che presto saremmo ripartiti. Funzionò per qualche minuto, finché una signora se ne uscì strillando: “Oddio! Ma oggi è venerdì 17!”. Bastò questa frase per scatenare il panico e nel giro di poco tre persone crollarono a terra, svenute...». Mai temuto che si verificasse un incidente grave? «No, assolutamente mai: chi come me conosce gli impianti, sa che non può accadere nulla. Però una volta perfino io ho avuto molta paura: mentre eravamo sospesi nel vuoto si alzò un forte vento. Sulla Marmolada le raffiche possono raggiungere i 170 chilometri orari, e quella volta investivano la cabina facendola oscillare in un modo davvero spaventoso». Lei dice che gli impianti sono sicuri. Ma allora che idea si è fatto del disastro di Mottarone? «È inspiegabile. Dalla mia esperienza, per tranciare il cavo di una funivia, se la manutenzione viene fatta correttamente, serve un fattore esterno: l’impatto con un aereo, ad esempio, come accadde sul Cermis. E poi, se anche dovesse rompersi, scattano i freni che agganciano la vettura all’altra fune, quella portante. Per questo dico che gli impianti sono sicuri. A Mottarone è accaduto qualcosa di imponderabile». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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MARTEDÌ 25 MAGGIO 2021 MESSAGGERO VENETO

PRIMO PIANO

In Friuli Venezia Giulia

Manutenzione delle funivie Costo di 3,7 milioni l’anno Sono 75 gli impianti gestiti da Promoturismo nei sei poli di montagna Nel 2021 lavori straordinari per Cimacuta, Florianca e cabinovia del Lussari «Siamo senza parole – spiega Valeria Ghezzi, presidente dell’Anef, l’associazione nazionale esercenti impianti a fune -. Questi mezzi di trasporto sono tra i più sicuri in

Maurizio Cescon / UDINE

Sono 75 gli impianti di risalita attivi nei sei poli turistici montani del Friuli Venezia Giulia. Solo due di essi però, a Ravascletto e a Sella Nevea, sono vere e proprie funivie, realizzate a suo tempo dal colosso del settore Dopplmeier. Tutti gli altri impianti - telecabine, seggiovie, skilift e nastri trasportatori - sono della Leitner, l’altro big mondiale. Ogni anno sono utilizzati da 600 mila utenti, per 8 milioni di passaggi complessivi. La tragedia del Mottarone, naturalmente, non può non far correre un brivido lungo la schiena a chi questi impianti a fune deve gestirli, nonostante incidenti gravissimi come quello di domenica, siamo davvero molto rari. Il direttore di Promoturismo Fvg (la società regionale che ge-

Controlli di sicurezza pianificati a cadenze differenti a seconda di tipologia ed età

Turisti in coda alla partenza della cabinovia del Lussari

stisce le strutture) Lucio Gomiero, pensa che questo sia il momento dedicato al lutto e al ricordo delle 14 vittime. «Ci sentiamo vicini al dolore delle famiglie - dice - e ci sentiamo indirettamente colpiti

dalla tragedia del Mottarone per un importante mestiere che anche il nostro ente svolge con ingenti responsabilità. Confidiamo in tutti gli accertamenti del caso per fare piena luce sulla vicenda».

assoluto. Basti pensare che gli ultimi incidenti in Italia, entrambi sul Cermis, risalgono al 1976, per un errore umano, e al 1998 quando un aereo (un caccia Usa partito dalla base di Aviano) tranciò i cavi della struttura. L’attenzione nei confronti della manutenzione e dello stato degli impianti è sempre altissima, la nostra priorità, è una tragedia che non riusciamo a

spiegarci». In Friuli Venezia Giulia l’attenzione per la sicurezza è massima. Promoturismo segue quanto previsto dalle disposizioni normative in materia attraverso una linea di comando che parte dal ministero dei Trasporti, il quale detta le leggi nazionali in merito ai protocolli e alle misure da adottare, in seconda battuta il costruttore degli impianti che impartisce indicazioni sui controlli e arriva infine all’ente gestore che, attraverso il direttore d’esercizio, effettua le necessarie verifiche e manutenzioni sotto la supervisione dell’autorità di sorveglianza regionale. Senza il cui nullaosta non viene concessa l’autorizzazione all’apertura dell’impianto. In regione operano tre direttori di esercizio, un dipendente interno a Promoturismo e due figure esterne come certificatori degli impianti, che sono figure di garanzia che operano con autonomia decisionale. Accanto alla manutenzione ordinaria che impegna risorse in media di 1,2 milioni di euro si aggiungono mediamente altri 2,5 milioni di euro per le manutenzioni straordinarie per interventi che godono di una piena copertura da parte dell’amministrazione regionale. Quest’anno i lavori più importanti saranno eseguiti sulla cabinovia del Lussari che compie

20 anni di esercizio, sul Florianca e sulla seggiovia Cimacuta di Forni di Sopra. Gli impianti a fune sono soggetti a rigorosi controlli di sicurezza che vengono pianificati con cadenze differenti a seconda della tipologia e dell’età dell’impianto. I controlli sono articolati in prove giornaliere, settimanali, mensili e annuali, con interventi di revisione straordinaria sotto la diretta supervisione e responsabilità del direttore dell’esercizio supportato dal capo servizio dell’impianto. Annualmente, prima di ogni apertura al pubblico, funivie o cabinovie e seggiovie, sono sottoposti a delle prove e verifiche funzionali effettuate sia a vuoto sia a pieno carico per simulare la massima portata, così da verificare la funzionalità e l’efficienza di tutti i sistemi di sicurezza nelle più gravose condizioni di utilizzo. Tutti gli elementi di sicurezza (funi, sistemi frenanti, strutture, azionamenti elettrici, veicoli e relativi sistemi di collegamento dei veicoli alle funi) vengono controllati con esami funzionali e visivi, controlli non distruttivi e sostituzioni periodiche a intervalli regolari secondo le indicazioni previste dal costruttore. La normativa tecnica nazionale è quella più severa nel panorama internazionale. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


12 CRONACA

Lunedì 24 Maggio 2021 IL GIORNALE DI VICENZA

L’INTERVENTO Sotto i ferri Giacomo Zanella, Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi

LA COMPETIZIONE I risultati della finale nazionale delle Olimpiadi

Gare della matematica Svettano i geni berici Un record di medaglie per gli alunni vicentini Anna Madron

Piccoli Archimede cresco•• no. E vincono. Sono gli stu-

InpiazzaSan LorenzoL’iniziativadiEngim Venetoinizierà dallastatua diGiacomoZanella con lapulizia ela sigillaturadelleparti erose

Statue del centro malate Il restauro farà scuola Gli studenti dell’Engim Veneto si occuperanno gratuitamente di tirare a lucido i monumenti che sono in pessime condizioni Laura Pilastro

Dopo il monitoraggio e •• la schedatura attraverso i ri-

lievi fotografici e tecnici eseguiti nei mesi scorsi, il restauro delle statue di Giacomo Zanella, Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi è pronto a entrare nel vivo. In particolare, sarà il monumento del sacerdote poeta di Chiampo, che campeggia in piazza San Lorenzo, il primo ad essere sottoposto alle attente cure degli studenti di Engim Veneto professioni del restauro, a partire dalla seconda settimana di giugno. La scuola, infatti, ha dato la disponibilità ad eseguire tutti gli interventi che permetteranno di riportare le statue al loro antico splendore e di sensibilizzare i ragazzi alla cura del patrimonio pubblico. Un’operazione che proseguirà con l’intervento in piazza Castello per ripulire il manufatto di Garibaldi che lo scultore Ettore Ferrari realizzò nel 1887, e successiva-

mente in piazza Duomo, in soccorso a quello dedicato al primo re d’Italia, opera di Augusto Benvenuti eretta tra il 1878 e il 1880. Un’iniziativa, promossa dal consigliere delegato alle relazioni istituzionali con le associazioni combattentistiche e d’arma Ivan Danchielli, che si concluderà con l’ultima statua alla fine di settembre. L’estate scorsa, gli studenti hanno effettuato il monitoraggio dei tre monumenti con produzione di documentazione fotografica, schedatura dello stato di conservazione e verifica accurata della possibile presenza di graffiti, che sono stati individuati sulla scultura di Garibaldi, per la quale sarà necessario intervenire con l’aiuto anche di uno speciale laser. I docenti hanno quindi elaborato il progetto di restauro che ha avuto il via libera della Soprintendenza e dell’amministrazione comunale. Per ognuna delle statue, l’intervento durerà circa 4 settimane. Per quanto riguarda l’opera dedicata a Zanella, rea-

bia i connotati magari con dell’acido in faccia, quel giorno io e mezza Italia festeggeremo con lo spumante». Non smettono di scuotere le pesanti parole indirizzate via social all’eurodeputata del Pd Alessandra Moretti, come da lei stessa denunciato nei giorni scorsi, sia pubblicamente, sia alle forze dell’ordi-

ro del Quadri. «Con questo risultato Vicenza consolida la sua posizione nel gotha delle province con gli studenti più forti d’Italia in matematica», fa notare Francesco Rizzotto, presidente di Mathesis e coordinatore delle competizioni scientifiche studentesche, ricordando che anche nei Giochi matematici curati dall’Università Bocconi i vicentini nonostante le difficoltà legate alla pandemia si sono distinti non solo per bravura ma anche per quanto riguarda la partecipazione che è stata massiccia con 1.347 iscritti alla gara, il numero più alto a livello nazionale. «La semifinale dei Giochi disputata il 24 aprile scorso - aggiunge Rizzotto - ha visto impegnati

in presenza 360 concorrenti di cui 160 negli spazi del liceo Lioy e 190 in quelli dell’itc Ceccato di Thiene». Un’occasione “coraggiosa” quella, che ha visto tutti i partecipanti ritrovarsi dopo mesi di isolamento e senza il filtro del digitale a risolvere problemi e quesiti di logica opportunamente distanziati nelle aule dei due istituti. «Il risultato aggiunge Rizzotto - è che in virtù del fatto che solo poche sedi in Italia hanno organizzato la semifinale in presenza, alla finale nazionale che verrà disputata probabilmente in autunno ci saranno 199 concorrenti vicentini sui 645. Quasi un Vicenza contro il resto d’Italia».

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Il Rossi all’avanguardia Primo nella robotica L’istituto ha vinto la manifestazione “Robocupjunior” Il Rossi svetta in roboti•• ca. Il tecnico industriale è sali-

InpiazzaCastello Per Giuseppe Garibaldianche un lavorocon illaser

lizzata da Carlo Spazzi nel 1883, non si tratterà di un vero e proprio restauro, piuttosto di una manutenzione che consisterà nella pulitura dei depositi superficiali e dell’attacco biologico – cioè le alghe che la deturpano - ma anche nella sigillatura delle parti erose del monumento. Le manutenzioni, a costo zero per il Comune (a carico del settore lavori pubblici so-

lo il ponteggio che era stato installato a suo tempo ma poi rimosso perché agli uffici comunali non era pervenuta adeguata documentazione sulla sicurezza), coinvolgeranno 3 classi iscritte a un corso post diploma finanziato dalla Regione: per gli studenti sarà l’occasione per cimentarsi dal vivo su monumenti di rilievo del centro.

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«L’odio in rete si combatte con l’istruzione» ne. «Vogliamo manifestarle la nostra solidarietà e il nostro sdegno nell’osservare come il “fenomeno” dell’hate speech stia diventando una vera e propria piaga della nostra società», interviene ora “Il Veneto che vogliamo”. Un fenomeno in continua crescita che richiede, secondo il movimento, un investimento «nell’educazione, nella cultura, nell’istruzione e nell’in-

IpiccoliArchimedeDavide, Luca, FrancescoeMatteo:medaglia d’oro

L’INIZIATIVA Una sfida a colpi di elettronica e automatismi

CASO MORETTI Solidarietà de “Il Veneto che vogliamo” all’eurodeputata dopo le minacce

«Non ti meravigliare se •• un giorno qualcuno ti cam-

denti vicentini che hanno preso parte alla finale nazionale delle Olimpiadi della matematica che causa pandemia si è disputata a distanza nella sede del Polo giovani del Comune dove si sono sfidati gli undici giovani meglio classificati nella selezione che si era svolta a novembre nei diciassette istituti superiori di città e provincia. I risultati sono ancora una volta da record e vedono un bottino di quattro medaglie d’oro, quattro d’argento e una di bronzo a testimonianza che la disciplina più temuta è anche quella che laurea il maggior numero di campioni. Le medaglie d’oro sono andate a Matteo Poletto, terzo assoluto con 41 punti su 42 e Luca Sartori, entrambi del liceo Da Ponte, Francesco Pozza del liceo Fogazzaro e Davide Caucchiolo del liceo Quadri. Argento per Francesca Busato del liceo scientifico Lioy, Giacomo Porcarelli e Lorenzo Mucchietto dello scientifico Quadri ed Enrico Zonta del liceo Da Ponte, mentre la medaglia di bronzo è stata conquistata da Anna Laura Pegora-

segnare alla popolazione ad usare la propria connessione, strumento che amplifica le proprie azioni e può creare danni agli altri come a sé stessi». «Le istituzioni tutte dovrebbero guardare nella stessa direzione in questa battaglia, perché può colpire chiunque, soprattutto persone che non hanno gli strumenti per difendersi».

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L’attaccoMinacce sociala Moretti

to sul gradino più alto del podio conquistando il primo posto in una delle gare della “Robocupjunior” che si sono tenute il 14 e 15 maggio scorsi, gestite dall’iis Volta di Pescara, l’istituto capofila dell’annuale competizione nazionale che coniuga ingegno e divertimento e vede gli studenti italiani fronteggiarsi a colpi di elettronica e automatismi. Causa Covid la manifestazione si è svolta interamente online, con i ragazzi che hanno partecipato da remoto alle diverse discipline previste dalla competizione sotto la supervisione della giuria di esperti. «Le squadre hanno eseguito diverse performance previste dal programma, dalle danze con robot nell’onstage ai tiri in porta e seguipalla nel soccer, fino alle risoluzioni di labirinti e di soccorsi nella rescue. Il tutto in ottemperanza a regolamenti internazionali e sotto attento controllo ed arbitraggio in tempo reale dei giudici della rete», fanno sapere al Rossi, sottolineando che anche quest’anno l’itis di via Legione Gallieno ha partecipato attivamente sia

Lacompetizione Sfidaa colpidielettronica perl’istituto Rossi. ARCHIVIO

nella conduzione delle gare, essendo scuola capofila della regione Veneto, sia con team di allievi dell’istituto. «I nostri allievi - proseguono - sono riusciti a progettare, costruire e programmare robot in grado di risolvere problemi in autonomia, in circuiti disegnati appositamente per dimostrare la bravura e la capacità di affrontare sfide dettate online dai giudici».

Un riconoscimento particolare va agli alunni di IV AIT Andrea Sinigaldi e Francesco Fortuna che sono arrivati primi nella competizione di Rescue Cospace, mentre il secondo posto nella gara di soccer light è andato a Filippo Nardello e Giacomo Zanatta, entrambi alunni della IV AEA e Francesco Rodeghiero della IV AIT. An.Ma.

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Primo Piano

Martedì 25 Maggio 2021 www.gazzettino.it

Il Covid a Nordest LA PROFILASSI VENEZIA E adesso spazio ai giovani e agli operatori del turismo. Dopo aver messo in sicurezza gli over 80 (con il 97,8 per cento che ha avuto almeno una dose) e dopo aver riservato appositi slot di prenotazione ai settantenni, ai sessantenni, ai cinquantenni e pure ai quarantenni, ora la Regione del Veneto vuole dedicarsi ai teenager. «Perché sono i giovani ha detto il governatore Luca Zaia - le persone che si muoveranno di più questa estate: la grande mobilità estiva ce l’avranno i ragazzi». E quindi? E quindi Zaia intende fare un bel “liberi tutti”, con le prenotazioni aperte a chiunque, ma riservando più posti ai giovani. Quanti posti? «Su 100 posti, ne terrei 80 per i giovani», ha risposto Zaia. E poi ci sono gli operatori turistici, tutte quelle persone che lavorano nelle spiagge, ai monti, alle terme, negli alberghi così come nei campeggi. Di quanta gente si tratta? Il conteggio lo sta curando l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin: «Stiamo parlando di circa 80mila addetti per il solo comparto turistico. Ma vanno aggiunti anche i 35mila operatori dei centri estivi».

GLI OSPITI Zaia, dunque, insiste con il comparto del turismo: «Sulle vaccinazioni ai turisti serve una decisione nazionale: a me sembrava un’ovvietà vaccinare i nostri turisti, sembrava una cosa semplice da fare, in poche ore, in realtà pare non sia così». Zaia ha precisato che «l’approccio dei vaccini ai turisti varia a seconda delle regioni in cui ci si trova. Ed è impensabile fare accordi bilaterali tra le regioni come fatto ad esempio tra Piemonte e Liguria, perché noi prima regione turistica con 72 milioni di presenze e il 67% di ospiti stranieri - dovremmo fare accordi con tutta Italia. Ma ho visto con piacere che la stragrande totalità di esponenti politici e del mondo scientifico condivide

Vaccini, i prossimi obiettivi giovani e addetti del turismo `In Veneto ulteriori prenotazioni saranno riservate Consegne a rilento: si va a un terzo del potenziale Previsto l’arrivo di 454mila dosi solo per il 30 maggio ai teenager e agli operatori nei luoghi di vacanza `

l’idea del vaccino in vacanza e spero quindi che questa partita non diventi per qualcuno un totem e si prenda presto una decisione a livello nazionale». Il governatore, tra l’altro, è fiducioso per la stagione estiva: «In Veneto le prenotazioni dei turisti stanno

incrementando decisamente, sarà l’anno d’oro».

I TEMPI Quando ci sarà questo atteso “liberi tutti”? Zaia non ha fornito date: «Questione di ore, di giorni. Dipende dalle forniture, se aves-

simo certezze apriremmo tutte le agende da qui a fine anno». L’impianto di massima è che ci saranno posti disponibili per ciascuna di queste categorie - i giovani, gli addetti turistici, i volontari dei centri estivi - e lì dove non arriveranno i codici fiscali nella identi-

Vaccinazioni in Veneto DOSI SOMMINISTRATE IERI

+34.339 Totale

Dosi fornite

2.555.351

95,4%

Il bollettino

PRIME DOSI

Zero morti in Friuli, in Veneto 10 milioni di test

Totale

VENEZIA A quindici mesi dallo scoppio della pandemia, il Veneto ha superato quota 10 milioni quanto a tamponi. E il Friuli Venezia Giulia chiude la giornata senza neanche un morto di Covid-19. In Veneto dal 21 febbraio 2020 a ieri sono stati fatti 5.318.150 tamponi molecolari e 4.704.616 test antigenici rapidi, per complessivi 10.022.766 esami. Il virus, però, sta frenando: se si considera il bollettino serale delle 17 confrontato con quello

+9.966 della stessa ora di domenica, ci sono stati solo 73 nuovi casi positivi con il recrd di Rovigo che non ha avuto neanche un contagio. Il totale degli infetti dall’inizio dell’epidemia è salito a 422.129, quello delle vittime a 11.532 (+4). Continua a scendere la pressione sugli ospedali, dove si trovano ricoverati 738 malati di Covid (-19) nelle aree non critiche e 95 (-1) nelle terapie intensive. I soggetti positivi attualmente in isolamento sono 10.597. In Friuli Venezia Giulia su un

totale di 1.413 test sono state state riscontrate 2 positività al Covid-19, pari allo 0,14%. Ieri non sono stati registrati decessi. I ricoveri nelle terapie intensive rimangono 9 e quelli in altri reparti sono 58 (+1). Il Fvg, secondo quanto emerge dai dati Agenas, è una delle regioni con i numeri migliori per quanto riguarda il tasso di occupazione ospedaliero da parte di pazienti Covid: il 5% in terapia intensiva e 4% nei reparti di area non critica.

Popolazione

1.731.030 35,3% CICLI COMPLETATI

+24.373 Totale

Popolazione

824.303

16,5%

CON ALMENO 1 DOSE Popolazione OVER80

97,8% Popolazione 70-79 anni

85,1% Popolazione 60-69 anni

75,8%

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Popolazione 50-59 anni

35,1% Popolazione 40-49 anni

14,1% Disabili

73,9% Vulnerabili

71,6%

IL 97,8 PER CENTO DEGLI OVER 80 HA AVUTO ALMENO LA PRIMA INIEZIONE «SIAMO PRIMI IN TUTTA ITALIA»

NB: Popolazione di riferimento ISTAT

Andamento giornaliero ∆

Totale campagna ULSS n. 1 Dolomiti

1.210

115.435

ULSS n. 2 Marca Trevigiana

7.563

ficazione delle persone, l’invito sarà di forzare il sistema esattamente come era avvenuto per gli accompagnatori dei disabili, con l’obbligo però di presentare una autocertificazione. Intanto uno slot di prenotazioni è stato riservato alla cosiddetta categoria 4, i pazienti dai 16 anni in su con esenzione del ticket per una patologia: su 444mila persone, ne restano da vaccinare 194mila.

LE FORNITURE Il punto, però, resta sempre la fornitura di vaccini. Nel Bassanese ci sono state proteste perché, causa mancanza di sieri, 300 persone sono state spostate tramite un messaggio sms con un preavviso di 24 ore e l’inoculazione l’avranno tra due settimane. Tra i quarantenni che si sentono ripetere di affrettarsi a prenotare altrimenti finiranno in coda in molti hanno consumato i polpastrelli sulla tastiera del computer a furia di provare e riprovare a trovare un posto. I posti liberi fino al 16 giugno ci sono - ha detto Zaia ma non in tutte le Ulss. Ieri sono arrivati 29mila dosi di Moderna e 11mila di AstraZeneca, complessivamente la fornitura settimanale è stimata in 206mila dosi. Al 30 maggio, quindi la settimana prossima, sono attesi altri 454mila vaccini: se saranno confermati, potrebbero esserne somministrati più di 50mila al giorno. Cioè il doppio di quanto si sta facendo in questi giorni. Domenica le dosi inoculate sono state 34.339 per un totale di 2.555.351. «Siamo la prima regione d’Italia», ha detto Zaia. Ma si viaggia a un terzo del potenziale. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

447.873

ULSS n. 3 Serenissima

3.742

ULSS n. 4 Veneto Orientale

IL CASO ROMA «Operazione di precisione, chirurgica» dicono al Ministero della Salute dove l’obiettivo ora è raggiungere quella parte di over 60 che ancora non è stata vaccinata e neppure si prenotata. Il vertice è previsto per domani e vedrà la partecipazione del ministro Roberto Speranza, del generale Francesco Figliuolo e dei rappresentanti dei medici di famiglia. Proprio questi ultimi saranno coinvolti per andare alla ricerca degli anziani che ancora non si sono protetti. Non si tratta necessariamente di “no vax”, ma di persone che magari vivono in paesi isolati lontani dai grandi centri vaccinali, o di over 80 che hanno poca dimestichezza con piattaforme informatiche e call center e non sanno come prenotarsi, di pazienti poco informate che ancora sono diffidenti e per i quali la spiegazione del medico può essere decisiva. Racconta il dottor Silvestro Scotti, segretario nazionale di Fimmg, la federazione nazionale dei medici di famiglia: «Noi insieme a Cittadinanzattiva, al consulente del ministro, il professor Walter Ricciardi, al professor Pier Luigi Lopalco e al professor

343.116

1.954

117.352

ULSS n. 5 Polesana

1.373

134.546

ULSS n. 6 Euganea + AOUPD

6.058

474.634

ULSS n. 7 Pedemontana

3.268

Un algoritmo per stanare gli over 60 non protetti Piano con i medici di base PALAEXPO Il generale Francesco Paolo Figliuolo in visita al centro vaccinale di Marghera

VERTICE CON SPERANZA E FIGLIUOLO: «LE BANCHE DATI DEVONO DIALOGARE» SCOTTI (FIMMG): «GLI HUB NON BASTANO, SOLO NOI CONOSCIAMO I PAZIENTI»

Paolo Bonanni, un algoritmo che permettere di mettere in relazione le piattaforme regionali o nazionale e i nostri sistemi gestionali. Dividiamo i soggetti in sei categorie di rischio e incrociamo i dati. Un problema che oggi abbiamo è che un medico di base non può sapere se un suo paziente si è vaccinato o no. Prendo il mio caso: io sono un medico vaccinatore, ho ricevuto, sia pure in quantità scarsa, le dosi, ma alla fine utilizzo il tempo soprattutto

a chiamare le persone che mi rispondono che si sono già vaccinate o si sono prenotate agli hub. Così non ha senso. La cooperazione informatica tra i vari sistemi sarebbe banale. Ma fino ad oggi c’è stato uno scarso coinvolgimento dei medici di medicina generale».

DIFFIDENZA Quali sono le cause principali della mancata adesione di una parte degli over 60? «I grandi

3214d067-bf93-425a-b19b-7dbf9329bd30

187.001

ULSS n. 8 Berica

2.790

259.460

ULSS n. 9 Scaligera + AOUIVR

6.381

462.465

Istituto Oncologico Veneto

0

13.469 TOTALE

34.339

2.555.351 L’Ego-Hub

hub non sono un sistema equo e solidale, i percorsi di adesione sono tutti mediati da sistemi informatici, ma non tutti i cittadini hanno la possibilità di accedervi, anche in termini di informazione». Quanto tempo servirà per recuperare il numero più alto possibile di over 60 che ancora non si è vaccinato? I dati aggiornati parlano di una alta adesione tra gli over 80, superiore al 90 per cento, discreta nella fascia di età tra i 70 e i 79 anni (attorno

all’80 per cento), scarsa dai 60 ai 69 anni (64 per cento). Certo, tra i sessantenni una fetta si è comunque prenotata e dunque è stata di fatto raggiunta, ma è ancora troppo ampia la parte di chi non si sta presentando. Come mai? Secondo Scotti «prima di tutto bisogna riservare una quota più ampia delle dosi ai medici di base. Tra i pazienti che ancora non hanno prenotato comunque una certa resistenza è determinata in parte dalla paura che si è irrazionalmente innescata su effetti collaterali che in realtà si sono rivelati poco significatici; alcuni vorrebbero addirittura fare esami prima, altri ancora sono semplicemente poco informati: a me è capitata un’assistita che rifiutava di vaccinarsi con Moderna perché voleva aspettare Pfizer, quando in realtà sono due prodotti molto simili». L’operazione di precisione di ricerca degli over 60 paradossalmente rischia di essere rallentata dall’effetto dei numeri di questi giorni, con un crollo dei nuovi casi positivi (ieri solo 2.490, il dato più basso da inizio ottobre 2020) che fa passare l’illusione che la pandemia sia finita. Mauro Evangelisti © RIPRODUZIONE RISERVATA


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