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Poesia – E. Pon

SCANDAGLIO

di Emanuele Pon Gettato lo scandaglio in silenzio tra il cuoio dei sedili e il rollio d’ovatta dell’autobus low cost – occasione di tendenza sulla tratta Principe-Tiburtina, ore di convivenza non su rotaie inamovibili ma su asfalto drenante a rispecchiare bagnaticcio un cielo che a smetterla non si decide.

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Gettato lo scandaglio all’altezza di colline flesse impaludate alla radice dei vigneti, o gli orti di chi è lontano dal nostro bordo incastonato tra l’etere d’un wifi e la chimica d’una toilette – di chi in pianura, solo con le nuvole, sussiste.

Gettato lo scandaglio sul ponte tra il fondo di fango del fiume le case impilate sui colli, incastrate tra cisterne di vino, mura di vento:

gettato lo scandaglio, e rinvenuto auspici limacciosi d’acquitrino a noi in liminare condizione – passeggeri; bussato, cercato di là di qua dal finestrino – verso il termine, scovato il punto sempre interrogativo di chi scorre sulla strada, guardando un contadino:

se sia vita nuova il viaggio in cerca o, tra nuvole di tre dimensioni, sussistenza tirata fino al mattino.

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