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Planetario autori – L. Calpurni

PLANETARIO autori

SEAMUS HEANEY

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SCAVANDO CON LA PENNA di Laura Calpurni

Seamus Heaney, poeta irlandese di lingua inglese, è una voce profonda nella poesia della seconda metà del Novecento. Heaney nasce nel 1937, trascorrendo l’infanzia a contatto con la vita contadina dell’Ulster. I primi studi letterari lo portano ad ispirarsi alla poesia inglese di Keats e Hopkins. Dopo la laurea in letteratura alterna il mestiere di insegnante alla pubblicazione delle sue raccolte poetiche. La cultura classica e il folklore irlandese si intrinsecano nei suoi testi, trattenendo profonde radici che plasmano corpi, soggetti e parole. La ricerca poetica parte quindi dal fondo di ogni cosa, dal suo significato primordiale.

Esiste una forza tutta naturale e originale che traduce le sensazioni in fisicità; i versi sono costruiti tramite l’uso di un lessico essenziale nella sua eleganza. L’interesse di Heaney sta nel trarre argomentazioni da storie che si perdono nel mito o nella più profonda oscurità della terra, dando loro un significato storico e culturale. Il poeta ricava esperienza dal quotidiano, dalle emozioni più insignificanti raggiungendo scenari fortemente energetici, la sua penna diventa uno strumento non più solo fisico, tutt’altro. È l’allegoria dell’aratro. Come si traccia il terreno, così si plasma la parola. Non esiste retorica, solo un rapporto saldo tra natura e parola e tra parola e vita dove gli oggetti, i suoni, la stessa esistenza si fondono con la terra, il concreto genera l’astratto e dall’astratto ci si volge alla storia, al mondo. In Crossing, la figura del contadino irlandese, simbolo terreno, diventa un tramite, viene eretto a divinità classica nel suo sincretismo che si perde nel tempo. Il bastone di frassino, oltre ad un riferimento al Ritratto di un artista da giovane di Joyce, è anche il simbolo della guida tra due mondi, tra i vivi e i morti, tra il significante e il significato.

Continui sono i riferimenti ad autori come Joyce e Yeats, ma senza accostarvisi, lasciando segni e simboli allegorici persi tra le liriche. Il poeta compie un’indagine infinita, nella sua intera opera, con irrequietezza ed eleganza sposta le riflessioni sulle identità degli uomini e delle loro storie, intravvedendovi una dimensione di assolutezza quasi mistica. Heaney è scomparso a Dublino il 30 agosto 2013 dopo aver dedicato la vita all’isegnamento e alla scrittura, ricevendo per questo, nel 1995, il Premio Nobel per la letteratura.

ATTRAVERSANDO di Seamus Heaney

Tutto scorre. Anche in un uomo solido, pilastro di sé e del proprio mestiere, con tanto di scarponi gialli, bastone, feltro floscio in testa,

possono spuntare le ali ai piedi e farlo lesto, come un dio da fiera, da erma, bivio o stradone, patrono di viandanti e psicopompo.

“Sul battello cerca uno col bastone di frassino”, disse mio padre a sua sorella che partiva per Londra, “stagli vicino tutta la notte e sarai in salvo”. Che scorra, scorra pure il viaggio dell’anima con la sua guida, ed i misteri di intermediari col bastone!

SCAVANDO di Seamus Heaney

Tra il mio pollice e l’indice sta la comoda penna, salda come una rivoltella. Sotto la finestra, un suono chiaro e graffiante all’affondare della vanga nel terreno ghiaioso: è mio padre che scava. Guardo dabbasso finché la sua schiena piegata tra le aiuole non si china e si rialza come vent’anni fa ritmicamente tra i solchi di patate dove andava scavando.

Con lo stivale tozzo accoccolato sulla staffa, il manico contro l’interno del ginocchio sollevato con fermezza, sradicava alte cime e affondava la lama splendente per dissotterrare le patate novelle che noi raccoglievamo amandone tra le mani la fresca durezza. Il mio vecchio potrebbe impugnare una vanga presso Dio, proprio come il suo vecchio.

Mio nonno estraeva più torba in un giorno di qualsiasi altro uomo su, alla palude Toner. Una volta gli portai del latte in una bottiglia turata alla meglio con un pezzo di carta. Si raddrizzò e lo bevve, poi subito riprese a lavorare intaccando e dividendo, mentre con piote sulle spalle andava sempre più a fondo in cerca di buona torba. Scavando.

L’odore freddo dei solchi di patate, il tonfo e lo schiaffo dell’umida torba, i tagli netti di una lama tra le radici vive si destano nella mia memoria. Ma non ho una vanga per succedere a uomini come loro. Tra il mio pollice e l’indice sta comoda la penna. Scaverò con quella.

CHANSON D’AVENTURE di Seamus Heaney

Fissato a strap, scarrellato, sollevato, bloccato in posizione per il trasporto, scosso d’ossa, sbatacchiato per la velocità.

L’infermiera un passeggero davanti, tu installata nel suo posto d’angolo, libero, io, disteso piatto –le nostre posture immutate per tutto il viaggio,

detto tutto e niente, veloci i raggi dei nostri occhi fili di laser, nessun trasporto simile a quello sino ad allora, nel freddo assolato

di un’ambulanza una domenica mattina quando avremmo potuto, amore mio, citare Donne sull’amore sospeso, cuore e anima divisi.

SCHIERANDOSI di Seamus Heaney

Il peso da 56 libbre. Solida unità di ferro della negazione; marchiata e fusa con un tramezzo, una corta traversa forgiata per maniglia, spessa come un piolo,

peso squadrato dall’aspetto innocuo, finché non provi a sollevarlo, quindi uno scricchiolio d’ossa, forza disintegra-vita.

Nera scatola di gravità, l’inamovibile stampo, tarchiata radice del peso morto. Eppure prova a controbilanciarlo

con un altro peso posto su una basculla – una basculla ben calibrata, oleata di fresco –e ogni cosa trema, si effonde di dare e avere.

* E a questo ammontano le buone notizie: questo principio del sopportare, del far buon viso a cattivo gioco e dare il proprio appoggio dovendo solo

controbilanciare con il proprio ciò che è intollerabile negli altri, dovendo sopportare qualsiasi cosa sia stata concordata e accettata

contro il nostro migliore giudizio. La sofferenza passiva fa andare in tondo il mondo. Pace sulla terra, uomini di buona volontà, tutto ciò

porta bene finché l’equilibrio tiene, il piatto sorge fermo e lo sforzo dell’angelo si prolunga fino a un grado sovrumano.

* Rifiutare l’altra guancia, lanciare la pietra, non agire così, alle volte, non contrastare

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