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Prossa dei lettori – E. Giomi

. Loro ovviamente non rispondono, anzi precipitano verso la propria camera da letto, infilandosi nelle vestaglie . Io passerei davanti a tutti in pigiama – con questo, magari – o in abito da sera – sarei a una festa aziendale, di quelle noiose –. Chissà la mia faccia . La porta continua a tuonare fino a che non la apre il portiere, ubriaco . Una faccia preoccupata, o forse di più: angosciata, tormentata. Senza lacrime però . E qui sta la grandezza, perché Shakespeare capisce che dopo streghe, battaglie, tempeste e pugnali, il pubblico non ne può più, vuole ridere!, e allora infila il portiere ubriaco che parla del pisello che non gli si rizza . Una volta dentro mi sistemerei al bordo del tuo letto. Con una mano ti accarezzerei sul ginocchio e ti chiederei se sei pazzo ! Ma i registi cani questo non lo capiscono e il custode o lo espungono o ne fanno un grottesco matto da manicomio ? E tu mi diresti che sì, sei pazzo di me. Non sarebbe bellissimo, Miche

(ha gli occhi minuti e leggermente allungati, ricordano due mandorle tolte dal guscio; il buio lì intorno si infossa, è ancora più denso che in cielo. Le peonie rosa antico, cresciute da sole in mezzo alla salvia, mandano un odore davvero troppo sottile perché uno dei due riesca a sentirlo)

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PROSSA DEI LETTORI

Si può raccontare qualcosa utilizzando parole che non esistono? Può risultare comprensibile? Può evocare pensieri diversi in lettori diversi? Può lasciare più spazio alla creatività del lettore? Credo che più la parola si allontana dalle altre esistenti più sia potenzialmente evocativa… Ma anche inespressiva, è un rischio.

LA LEGGENDA DELL’AMBICO CORTOMUSCHIATO

di Enrico Giomi

Una perturnicolazione stereomansibile si è protomantata nell’istamento in cui sorreddigitanti multescenti si corrobinavano maldestrisciatamente. Accamminarono repensosamente i mistori galattocardici, famolosi per la loro borangità, sguainastrarono i

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