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Laura Becker
dovute a camion in sovraccarico a causa di pesi o dimensioni errati del prodotto.
Ora siamo anche in grado di portare la nostra analisi dei dati e l'IA al livello superiore, perché abbiamo una base solida e affidabile di dati di prodotto che possono essere abbinati a dati esterni sui consumatori. Alle aziende che intraprendono il proprio percorso verso l'eccellenza dei dati posso offrire tre consigli.
• Il primo è che i dati di alta qualità sono il denominatore comune. È la valuta futura di nuove iniziative, a tutti i livelli. Se non ci riteniamo responsabili della creazione e del mantenimento di rigorosi standard di qualità dei dati, nessuno di noi raggiungerà i propri obiettivi.
• Il secondo è che queste cose si fanno sempre in due. Noi, in qualità di partner commerciali, dobbiamo ritenerci reciprocamente responsabili per portare avanti questo lavoro. I proprietari dei marchi devono fornire dati coerenti e di alta qualità e i rivenditori devono utilizzarli nei loro processi. È così che creeremo un ecosistema che sfrutti i risultati di questi sforzi. È così che tutte le parti vedranno un ritorno sul proprio investimento.
• E infine, vorrei che le persone si rendessero conto che siamo davvero in un momento cruciale e determinante e che dobbiamo coglierlo. L'arrivo di codici a barre di nuova generazione in grado di contenere più informazioni rispetto a quelli tradizionali, la crescente richiesta di dati ambientali e di sostenibilità: questi sono grandi cambiamenti che possiamo sfruttare per soddisfare le esigenze dei consumatori in un modo incentrato sui dati.
Laura Becker presidente global business services Procter & Gamble
FiGURA 3
I Risparmi Totali Annui Per Il Foodservice Derivanti
DALL’ADOZIONE DEGLI STANDARD GLOBALI
6% Rettifiche e riconciliazioni inventariali (8mln €)
11% Anagrafica e codifica articoli (15 mln €)
14% Chiusura degli ordini e carico a sistema (18 mln €)
Dagli standard impatto sul margine operativo lordo del +10,8% (beverage) e +12,3% (food)
15% Ordini ai fornitori (20 mln €)
35% Attività di pick dei prodotti (46 mln €)
18% Ricezione della merce (24 mln €)
In particolare, si stimano oltre 131 milioni di euro di risparmi totali all’anno, di cui il 73% collegati all’automatizzazione con applicazioni WMS (Warehouse Management System, per ottimizzare le funzionalità del magazzino e la gestione dei centri di Distribuzione).
( V e Di F iGURA 3 )
Con l’adozione degli standard GS1, quindi, il risparmio per la Distribuzione e le relative efficienze saranno sia indipendenti dall’assetto tecnologico sia condizionate alla gestione della logistica di magazzino con applicazioni WMS.
Senza contare i benefici immateriali. Parliamo di armonizzazione dei linguaggi, migliore qualità e aggiornamento delle immagini e migliore descrizione dei prodotti come strumento per una vendita più efficace. E ancora: maggiore precisione nell’operatività, riduzione degli errori qualitativi, percezione di una superiore professionalità della filiera, maggiore velocità nella formazione e nell’inserimento dei venditori, fino alla possibile vendita aumentata verso i supporti di raccolta ordini dei venditori, attraverso l’erogazione diretta di materiale informativo e promozionale.
«Il mondo del fuori casa ha ampi margini per ottimizzare i processi e per digitalizzarsi. Questa evoluzione non può che fondarsi sull’adozione degli standard GS1»
CAPITOLO 4.1
dichiara Paolo Cibien, industry engagement director GS1 Italy. «I nostri standard portano efficienza logistica, migliorano lo scambio delle informazioni, generano maggiore trasparenza e riduzione dei costi di gestione, il tutto a vantaggio anche del consumatore finale. Entrare a far parte del sistema GS1 significa, inoltre, generare condivisione e dialogo tra gli attori della filiera. E questo è il momento propizio per farlo, così da poter agganciare al meglio la ripresa economica del paese».
Progetto Comune
NELLE COSTRUZIONI
Rendere più efficiente il settore delle costruzioni utilizzando un linguaggio comune nei processi e nelle relazioni di business è l’obiettivo dell’accordo siglato tra IBIMI-Istituto per il BIM (Building Information Modeling) in Italia, capitolo italiano di buildingSMART International (l’ente mondiale che guida la trasformazione digitale del settore delle costruzioni) e GS1 Italy.
Il comparto delle costruzioni, infatti, soffre di un basso incremento della produttività generale (meno dell’1% all’anno), per problemi di coordinamento degli attori coinvolti in progetti di medio-grandi dimensioni, per una scarsa qualità nei dati di prodotto dei materiali (dovuta, appunto, alla mancanza di uno standard globale e interoperabile) e per un basso livello di digitalizzazione e di automazione dei processi.
In questo scenario l’adozione degli standard GS1 consentirà alle aziende del settore di condividere in maniera automatica le informazioni, di avere sempre accesso a dati di qualità e tracciabilità sui materiali
Gli standard GS1 nelle costruzioni
L’uso degli standard globali GS1 per identificare i materiali da costruzione e per condividerne le informazioni agevola i processi di supply chain e di gestione del ciclo di vita dei prodotti. In particolare, nel supply chain management, supporta gli operatori nell’approvvigionamento dei materiali e nell’efficientamento della logistica, consente di generare schede di prodotto con informazioni affidabili e di qualità, di disporre di un’autenticazione dei materiali attraverso la tracciabilità e di favorire l’incremento di tecnologie digitali (“gemello digitale”). Inoltre, nel lifecycle management, favorisce processi efficienti con l’identificazione univoca di materiali e strumenti e migliora l’efficienza nella gestione dei rischi e della garanzia della qualità. Il tutto, in aderenza alle regole BIM (Building Information Modeling), la metodologia che permette di condividere le conoscenze e le informazioni relative a una costruzione, fornendo una solida base per qualunque decisione da prendere durante tutto il ciclo di vita della struttura (pianificazione, realizzazione e gestione).
«L'adozione degli standard globali GS1 all'interno del BIM per l'identificazione dei materiali e lo scambio di dati è molto importante per determinare una maggiore efficienza del settore delle costruzioni. Per questo, siamo felici di poter supportare gli operatori del comparto con i nostri standard e le nostre soluzioni, nel creare relazioni più efficienti ed efficaci nell’intera filiera e farne crescere il livello di digitalizzazione» sostiene Bruno Aceto, ceo di GS1 Italy
- anche in un’ottica di economia circolare - e di riduzione dei costi.
L’accordo dà così il via a un progetto comune volto a promuovere la digitalizzazione del settore delle costruzioni, ottimizzare le risorse disponibili condividendo iniziative e attività su temi di interesse comune in ambito nazionale e internazionale, e migliorare la qualità delle attività con la condivisione di best practice.
«L’integrazione di questi due mondi di standard è essenziale per promuovere la vera economia circolare in quanto questa non dovrebbe nascere da una mera “certificazione dei processi” ai fini dei CAM (Certificazione Ambientale Minima) ma da un nuovo modo di progettare un’opera edile che considera, fin dalla progettazione preliminare, l’uso di materiali che abbiano un basso impatto ambientale o che utilizzino materiali riciclati.
Guarda il video
“Il settore delle costruzioni: scopri come digitalizzarlo”
Tutto al fine di ridurre l’impronta di carbonio del mondo costruito. Inoltre, questa integrazione permette di avere realmente un modello digitale gemello (digital twin) perché i materiali e i prodotti, inseriti in fase di progettazione, portano già in sé la possibilità di collegare il modello con le informazioni relative a qualsiasi proprietà e/o caratteristica ritenuta necessaria in fase di costruzione, di gestione, di manutenzione e di eventuale riciclo o smaltimento a fine ciclo vita di ogni elemento utilizzato» dichiara Anna Moreno, presidente di IBIMI.
Il Passaporto Digitale Del Prodotto
Alla necessità d veicolare il collegamento alle informazioni pubblicate sul web con un simbolo come il GS1 Digital Link si riferisce il Regolamento sulla progettazione ecocompatibile di prodotti sostenibili che definisce il passaporto digitale dei prodotti (in inglese Digital Product Passport, DPP) come un insieme di dati, relativi a un prodotto, che dovrà includere una serie di informazioni, accessibili per via elettronica mediante la lettura di un data carrier.
A ciascun prodotto dovrà essere associato un identificativo – Unique product identifier – e mediante la scansione di un simbolo in cui esso è codificato, permetterà alle persone di raggiungere, con un collegamento web, tutte le informazioni importanti relative al prodotto stesso. Informazioni non ancora definite nel dettaglio dovranno essere disponibili per attori diversi e per soddisfare esigenze diverse in tema di circolarità:
• Indicazioni su come riparare, riciclare, rigenerare o smaltire un prodotto, utili a un consumatore e a tutti gli attori che possono essere coinvolti in queste attività.
• Informazioni necessarie ad autorità e dogane, e alla stessa Commissione europea, per la verifica della conformità dei prodotti
DPP: un processo in divenire
La bozza di regolamento prevede che il Passaporto digitale dei prodotti (DPP) sia applicato a tutti i prodotti immessi sul mercato dell’UE, compresi componenti e semilavorati, con esclusione solo di alcuni settori (alimentare, mangimi e medicinali). I primi settori coinvolti sono:
• Le batterie
• Il tessile
• Le costruzioni
Attualmente la bozza è in fase di discussione e la pubblicazione è prevista per la fine del 2023; seguiranno poi i diversi atti delegati che, del Passaporto digitale dei prodotti, chiariranno:
• I requisiti da soddisfare nell’applicazione
Poiché la bozza di regolamento richiama in più punti la necessità di riferirsi a standard globali e aperti e conformi alla ISO/IEC 15459:2015, norma alla quale sottostanno tutti i codici e i barcode GS1, gli standard GS1 avranno un ruolo importante, soprattutto perché possono garantire l’interoperabilità e la continuità con le applicazioni attuali, senza la necessità di inventare un nuovo sistema da affiancare a uno già adottato. Ulteriore sostegno a questa tesi arriva da uno studio di Deloitte (Impact of international, open standards on circularity in Europe), secondo cui l’uso di standard aperti già esistenti e diffusi è da preferire nell’implementazione del DPP, e ciò è dovuto a una combinazione di fattori, tra i quali troviamo i minori costi di adozione, la conoscenza e la familiarità degli stakeholder, la possibile integrazione dei dati e l’interoperabilità.
• Le informazioni da gestire e la loro accessibilità
• Il livello di applicazione (modello, lotto o articolo)
• Quale data carrier dovrà adottare
• Come deve essere reso disponibile per la consultazione
• Chi potrà introdurre e modificare le informazioni contenute in esso Si tratta quindi di un progetto appena introdotto e che prenderà forma nel corso dei prossimi anni, ma che impatterà fortemente sulla gestione delle informazioni relative ai prodotti e sulla loro consultazione, e per questo è fondamentale seguirne gli sviluppi.
Adottare standard già esistenti per il DPP
Scopri di più a pag. 192