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Nicoletta Corrocher

molto rilevanti, oltre a una tradizionale resistenza al cambiamento.

Per quanto riguarda le strategie di sostenibilità (ambientale), circa il 34% delle PMI ha implementato almeno un’azione. Le più comuni sono il riciclo e riuso di materiali (61%), la riduzione del consumo (o dell’impatto) delle risorse naturali (52%), il risparmio di energia o la transizione verso energie da fonti rinnovabili (52%). Il 30% delle PMI sta sviluppando innovazioni sostenibili di prodotto e di processo.

Un’analisi preliminare (vedi Corrocher, N. and Mancusi, M.L. (2022), “The complementarity between digitalization and sustainability strategies in European SMEs”) dell’impatto delle strategie di digitalizzazione e sostenibilità sulla performance e sull’attività innovativa delle PMI rivela che l’adozione delle due strategie ha un effetto positivo sia sul fatturato sia sull’innovazione.

In primo luogo, le tecnologie digitali consentono alle imprese di accedere ai dati dei clienti, aumentando così la personalizzazione, migliorando la qualità dei prodotti e servizi esistenti e sviluppandone di nuovi. Allo stesso tempo, le aziende digitalmente avanzate sono in grado di attrarre e trattenere una forza lavoro di maggiore qualità e di mettere in pratica processi produttivi più efficienti, migliorando così la produttività e la crescita del fatturato. In secondo luogo, l’orientamento ambientale favorisce il vantaggio competitivo e in particolare lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi e nuovi processi produttivi, promuovendo così la crescita delle imprese.

Nicoletta Corrocher lecturer Università Luigi Bocconi

Per fare un esempio, l’energia prodotta dalle turbine eoliche dipende in modo cruciale dagli eventi meteorologici. Gli algoritmi di intelligenza artificiale possono generare reti elettriche intelligenti, che attraverso una maggiore precisione delle previsioni meteorologiche permettono di stabilizzare la produzione di energia. Allo stesso modo, i sensori IoT (Internet of Things) che rilevano ed elaborano i dati riguardanti oggetti o dispositivi anche di uso quotidiano e li mettono in rete, possono rilevare perdite d’acqua e prevenirle, mentre la blockchain permette la tracciabilità del cibo attraverso la registrazione ed elaborazione dei dati sulla provenienza di prodotti e materie prime e sulla garanzia dell’autenticità e dell’immutabilità delle informazioni a essi collegati, riducendo gli sprechi alimentari e aumentando la trasparenza della catena di approvvigionamento”.

Secondo Francesca Poggiali, chief public policy officer Europa di GS1 Europe, «Non esistendo al momento criteri orizzontali comuni di sostenibilità in ambito europeo, la maggior parte della normativa specifica di settore e prodotto si è sviluppata separatamente, con conseguenti incoerenze tra i settori. Nelle imprese, poi, l’interazione tra le strategie digitali e la sostenibilità non è ancora dominante, anche se guadagna terreno ed è accelerata da recenti programmi europei come il Green Deal, i cui obiettivi si trasformano in azioni concrete essenziali per raggiungere l'obiettivo di zero emissioni di CO2 nel 2050».

Tuttavia, è opinione diffusa che le soluzioni digitali adottate non debbano avere come conseguenza indesiderata una maggiore generazione di CO2. L’impatto ambientale del crescente uso delle tecnologie digitali è spesso sottovalutato. Corrocher riporta alcuni dati: per esempio che il contributo delle emissioni di gas serra da computer, data center e dispositivi elettronici era di circa l’1,6% nel 2007 e del 3-3,6% nel 2020, ma si stima che raggiungerà l’8,5% nel 2025 e che i rifiuti generati dai dispositivi elettronici dismessi in Europa crescono del 3-5% all’anno, tre volte più velocemente di quanto crescano i rifiuti in generale.

+3-5%

all’anno l’aumento dei rifiuti elettronici in Europa

«Uno dei pilastri della strategia “verde” – sostiene Corrocher –dovrebbe essere quello di utilizzare data center e fornitori di servizi cloud alimentati da fonti rinnovabili, favorendo un taglio sostanziale delle emissioni totali dell’Ict, così come nel processo di

La certezza dei dati

Il punto critico nell’affrontare l’economia circolare e la decarbonizzazione riguarda il calcolo delle emissioni generate dalla catena del valore dell'azienda. «Le aziende riflettono molto sui processi interni e sui processi produttivi, ma è necessario ragionare più in generale sul prodotto, sulla catena del valore dell’azienda – sostiene Roberto Davico, area manager southern & central Europe di DNV-Business Assurance – per creare un ambiente in cui i dati e le informazioni possano essere condivisi e verificati da qualcuno e resi trasparenti, per esempio attraverso la blockchain. Le dichiarazioni Epd (Dichiarazione ambientale di prodotto) che contengono numeri verificati lungo la supply chain allar- produzione dei dispositivi elettronici il passaggio alle energie rinnovabili sembra essere ancora una volta la soluzione più appropriata».

Misurare Per Agire

La sostenibilità sta entrando nei piani strategici di molte aziende, ma ancora non esistono criteri condivisi per una misurazione oggettiva dei tre fattori che la determinano riassunti con l’acronimo ESG (Environmental, Social, Governance). «Se non definiamo uno standard condiviso a livello globale – osserva Luca Dal Fabbro, presidente del Consiglio direttivo di ESG-European Institute – è alto il rischio di incorrere in operazioni di green washing. La base di partenza condivisa sono i 17 goal dell’Agenda 2030 dell’ONU e gli elementi comuni dei principali standard di misurazione esistenti».

«Le organizzazioni e gli individui sono chiamati ad agire per una grande transizione basata gano la certezza e la fiducia sul calcolo dell’impronta di carbonio e i dati verificati, veri e immutabili permettono alle aziende di agire come se appartenessero a un ecosistema industriale, elemento abilitante per una virtuosa economia circolare. Agire sulla produzione di informazioni quantitativamente verificabili è una necessità essenziale per agire in modo tracciabile e credibile: abbiamo le tecniche per verificare, abbiamo l’infrastruttura perché le informazioni siano a disposizione delle aziende. È necessario che le aziende ci credano e che cominci la creazione di questa onda virtuosa che non solo ricicla prodotti ma anche dati veri e verificati e soprattutto credibili per il consumatore finale».

FiGURA

Il Processo Verso La Massimizzazione Della Circolarit

maximization sull’implementazione di processi di innovazione legati all'energia, alla trasformazione digitale, alla green economy e all’economia circolare», aggiunge Fabio Iraldo, professore di Economia e gestione delle imprese della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. «Tali azioni, se opportunamente intraprese, contribuiscono tutte al raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Per affrontare in maniera adeguata il compito di sostenere la transizione, a livello aziendale, dell'economia circolare e dello sviluppo di strategie innovative, diventa fondamentale e strategico lo sviluppo e l'adozione di specifiche metriche in grado di monitorare gli aspetti fisici, economici, sociali e organizzativi del sistema esaminato, per acquisire informazioni utili e affidabili». (VeDi FiGURA 1)

Proprio per supportare le aziende del largo consumo in questo percorso, GS1 Italy in ambito ECR ha messo a punto negli anni una serie di strumenti, con il contributo delle aziende associate che hanno partecipato ai gruppi di lavoro dedicati:

• Ecologistico2, tool web per la gestione green della logistica.

• Il manuale pratico Misurare l’impatto climatico aziendale: come ottenere dati strutturati e affidabili, per impostare un sistema di misurazione strutturato e che produca dati affidabili. Nel manuale sono illustrati due approcci: uno semplificato, che ha l’obiettivo di arrivare a un ordine di grandezza delle emissioni di CO2, pensato per le aziende che stanno

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