Educazione diffusa

Page 1

Questo libro accompagna il lettore (sia egli genitore, educatore, insegnante o qualsivoglia vocazione abbia chi si accinge a leggere queste pagine) attraverso un percorso chiaro e concreto per capire “come si fa” e “con chi si fa” l’educazione diffusa. Per cambiare veramente paradigma educativo, anche da domani. Basta volerlo.

Paolo Mottana è professore di Filosofia dell’educazione e di Ermeneutica della formazione e pratiche immaginali all’Università di Milano Bicocca. Ha ideato l’approccio dell’educazione diffusa, illustrato in numerosi libri e articoli. È co-fondatore del progetto “Tutta un’altra scuola”. Giuseppe Campagnoli è architetto, ricercatore e saggista. Opera nel campo dell’educazione, dell’architettura per l’educazione e la cultura, nonché della formazione in campo artistico. Ha fondato e amministra il blog multidisciplinare ReseArt.com, dove scrive di scuola, architettura, arte, politica e varia umanità.

www.terranuovalibri.it ISBN  88  6681  555  6

€ 13,00

ecologica 100% • carta in Italia • stampa  inchiostri naturali • rilegatura di qualità • circuito solidale •

Scopri di più su: www.nonunlibroqualunque.it

Paolo Mottana Giuseppe Campagnoli

EDUCAZIONE DIFFUSA  •  Istruzioni per l’uso

Superare l’idea della “scuola” come mondo confinato tra mura, distaccato dal resto della realtà e della società, in modo che il bambino e il ragazzo siano messi nelle condizioni di fare esperienze dirette nel mondo, quello vero, di ogni giorno. È la visione, fortemente innovativa, attorno alla quale Paolo Mottana e Giuseppe Campagnoli hanno formulato la loro proposta di educazione diffusa e di città educante. Che non è solo un concetto astratto, tutt’altro. È una logica, pianificabile e organizzabile, una nuova modalità per aprire ai giovani le porte dell’apprendimento e del sapere.

Paolo Mottana Giuseppe Campagnoli

EDUCAZIONE DIFFUSA

Istruzioni per l’uso Una proposta rivoluzionaria per superare la gabbia scolastica che imprigiona l’apprendimento e soffoca l’insegnamento: portare la scuola fuori dalle aule, o. a contatto con la vita di ogni giorn



Paolo Mottana e Giuseppe Campagnoli

Educazione diffusa Istruzioni per l’uso

Terra Nuova Edizioni


Direzione editoriale: Mimmo Tringale e Nicholas Bawtree Autori: Paolo Mottana e Giuseppe Campagnoli Editing: Claudia Benatti Direzione grafica e copertina: Andrea Calvetti Impaginazione: Daniela Annetta Crediti fotografici ©: Pag. 19, dal film Zéro de conduite di Jean Vigo (1933); pag. 27, dal film Tideland di Terry Gilliam (2006); pag. 32, Gabriele Basilico, Parco Lambro, Milano (1976); pag. 41, Henri Matisse, La gioia di vivere (1905-6); pag. 42, disegno “I luoghi della città educante”, Giuseppe Campagnoli 2019; pag. 54 foto di una scuola media a Recanati, Giuseppe Campagnoli 2018; pag. 57 “Progetto Ayacucho”, disegno degli studenti dell’Istituto d’Arte di Pesaro, Giuseppe Campagnoli 1997; pag. 59 “Lucca città educante”, rendering di Giuseppe Campagnoli e Stanislao Biondo 2009; pag. 65 Scuola elementare a Montelabbate (PU), foto Giuseppe Campagnoli 2019; pag. 67, “Aula vagante a Venezia”, rendering di Giuseppe Campagnoli e Stanislao Biondo 2009; pag. 76 “I fili di Arianna per la città educante”, disegno di Giuseppe Campagnoli 2019; pag. 77 Collage di foto di repertorio (Common Licence), di Giuseppe Campagnoli 2019. ©2020, Editrice Aam Terra Nuova, via Ponte di Mezzo 1 50127 Firenze - tel 055 3215729 - fax 055 3215793 libri@terranuova.it - www.terranuova.it I edizione: marzo 2020 Ristampa VI V IV III II I

2025 2024 2023 2022 2021 2020

Collana: Tutta un’altra scuola ISBN: 9788866815556 Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero dati o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, inclusi fotocopie, registrazione o altro, senza il permesso dell’editore. Le informazioni contenute in questo libro hanno solo scopo informativo, pertanto l’editore non è responsabile dell’uso improprio e di eventuali danni morali o materiali che possano derivare dal loro utilizzo. Stampa: Lineagrafica, Città di Castello (Pg)


Per genitori, insegnanti, educatori e tutti coloro che hanno a cuore una felice educazione per i loro cuccioli. Gaia educazione diffusa (Mottana e Campagnoli, 2017) è un’educazione che concilia il piacere di apprendere e il ritorno nella società di bambini e ragazzi da troppo tempo reclusi nelle scuole carcerarie e privati del diritto a contribuire alla vita reale e a imparare da essa. La gaia educazione diffusa è un percorso articolato di esperienze di apprendimento vitali nel cuore pulsante della società (si veda anche il Manifesto dell’educazione diffusa, in coda al testo).


Indice Prefazione 7 Introduzione 10 L’esperienza 12 13 Il sapere 14 Spazio e tempo Mèntori 15 Contenuti 16 18 Mutamento sociale

Capitolo 1 Gaia educazione diffusa: come fare

19

Qualità del creatore di Gaia educazione diffusa 19 Per partire occorre un pur piccolo manipolo di eroi 20 22 Sedurre dirigenti scolastici e/o similia 23 Setacciare e rastrellare il territorio 25 Acciuffare tutti gli attori sociali influenti Persuadere i genitori 26 28 Accendere insegnanti, educatori e altre catastrofi Il mèntore o guida indiana 30 Osare predisporre programmazioni ricche di eros, di esperienza e di soddisfazioni 31 Il curricolo dell’educazione gaia e diffusa 33 37 Come si programma FAC (fuck) 38

4

Capitolo 2 I passi e i luoghi per l’educazione diffusa

42

Architettare

43


Indice

Sognare e fare dove? 44 Sognare e fare come? 45 47 Le tre vie 48 Partire e viaggiare. Il portale, la base, la tana libera tutti 49 Gli spazi e i tempi Conservare e mutare. Una vecchia scuola che diventa una tana 50 La vecchia scuola 51 52 Una storia utile Forma e sostanza del portale 52 53 Via le aule da subito! 54 Qualche idea viene anche da lontano. Un villaggio educante L’abbecedario di forme per un portale 56 58 Migrare. I luoghi della città, le aule vaganti, le reti e le vie Pensare e disegnare. Geometri, architetti, capimastri o mèntori urbani? 60 62 Complicità e connivenze virtuose Tanti architetti per la città educante 63 Le vie e i tessuti 65 Coraggio (o temerarietà), danari (poi non tanti…) e buon (o cattivo) senso 66 Quali sono allora i passi minimi da fare? 68 69 La trasformazione dei luoghi per una città in educante Ricapitolando… 74

Capitolo 3 Il Manifesto dell’educazione diffusa. Compendio utile e necessario 78 Azioni di educazione diffusa Una traccia operativa e un modello di progetto per avviare sperimentazioni di educazione diffusa nei territori

81 84 5


Educazione diffusa. Istruzioni per l’uso

Caratteristiche di un progetto di realizzazione dell’educazione diffusa nella scuola pubblica La sostenibilità economica

85 88

Appendice 89 Quale scuola? 89 Racconti, suggestioni, esperienze, motivi dell’adesione al Manifesto dell’educazione diffusa 99 101 La scuola diffusa e i giovani del NABA di Milano Educazione e percorsi per gli adolescenti fuori dalle mura della scuola 103 Educazione diffusa: fuori dalle aule per andare nel mondo 105 110 Il territorio, una grande risorsa per l’apprendimento 114 Per un’esperienza autentica Sul marketing dei santoni e sulla traccia incerta dei mèntori 119 Gli autori 123 Bibliografia 125

6


Prefazione di Silvano Agosti Quando Paolo e Giuseppe mi hanno chiesto di esprimere un mio pensiero in relazione al nuovo e complesso edificio educativo che hanno chiamato educazione diffusa, ho pensato subito a quanto fitto esso sia di proposte e pensieri scolpiti nel buon senso e nella certezza che esista davvero la necessità e l’intenzione di “educare” l’Essere Umano. Ma a mio personale parere gli Esseri Umani andrebbero nutriti e ospitati gratuitamente dai Governi e gli Stati del mondo. Soprattutto ogni Essere Umano andrebbe lasciato in pace nel territorio di crescita che la natura gli offre, ovvero il proprio DNA; oppure andrebbe lasciato libero nella pratica completa e totale del Gioco. Sì, sempre a parere strettamente personale, il solo desiderio di ogni Essere che viene al mondo, almeno dalla nascita fino ai 5 anni di età, è unicamente quello di giocare, giocare e giocare. Naturalmente se nell’infanzia i giochi saranno semplici, già dalla prima adolescenza ogni Essere Umano fruirà dei vari linguaggi creativi che traggono origine dal gioco, ovvero la pittura, la danza, la musica, la letteratura, la recitazione, il cinema e così via, proprio come Paolo e Giuseppe propongono nel loro progetto di educazione diffusa. Importante è che ognuno scopra la propria unica, rara e irrepetibile creatività finora completamente estinta da qualsiasi esperienza scolastica. Ovviamente gli adulti, che in genere riservano il loro tempo ad attività ricreative precostituite (poker compreso) o perfino a giochi d’azzardo, non sanno nemmeno più quale sia il vero Gioco, cioè 7


Educazione diffusa. Istruzioni per l’uso

la creatività da cui l’Essere Umano non dovrebbe separarsi mai. L’ideale quindi, come è previsto in modo specifico nel mio testo Lettere dalla Kirghisia, invece di imprigionarli in qualsiasi edificio educativo, sarebbe di consentire agli esseri umani di recarsi ogni giorno nei parchi a giocare, (giocare e nient’altro) più o meno fino alla soglia di età dei 18 anni. Cari Giuseppe e Paolo, un edificio giustamente va protetto nel corso della sua esistenza ed è giusto concepire restauri anche strutturali, come, di fatto, si rivela essere la vostra proposta di un’educazione “diffusa”, che lentamente restaurerebbe una educazione “confusa”, che dura ovunque da circa due secoli e mezzo. È importante, infatti, non dimenticare che l’educazione di massa ha origine nel 1700 e si sviluppa insieme alla nascita della società industriale. Oggi stiamo assistendo all’evidenza spettacolare ormai storica di una decadenza della produzione solo industriale dei beni (le città sommerse dal veleno dell’ossido di carbonio emesso durante la giornata da milioni di automezzi industriali, vedi rifornimenti energetici delle grandi industrie a base di carbonio, vedi nocività del cibo industriale ecc.). Oggi quindi, più che restauri, si dovrebbero progettare edifici nuovi assolutamente diversi e quindi già previsti dalla Natura. In uno dei miei dialoghi apparentemente surreali con una quercia, stupendamente alta oltre una ventina di metri, mi sono figurato di chiederle da quale processo educativo era nata tanta sua bellezza. E facilmente mi sono figurato che rispondesse: “Tutte le istruzioni della mia educazione erano rinchiuse in una minuscola ghianda di qualche manciata di millimetri. La mia educazione fa rima con inseminazione, ma oltre la minuscola ghianda ho fruito anche di nutrimenti preziosi a base di pioggia e di sole”. 8


Prefazione

Desidero concludere questa mia riflessione proponendovi di immaginare che, forse, la crescita in libertà di ogni essere umano non dipende dal progettare nuovi e spettacolari edifici educativi, ma finalmente dalla decisione che tutti gli Stati e i Governi facciano ciò che avrebbero da sempre dovuto fare. Cioè? Cioè Stati e Governi fin qui soffocati dai privilegi e barricati dietro montagne di chiacchiere politiche, di leggi, leggine e leggette comunque mai rispettate, decidano di procurare a tutti gli abitanti della terra, nessuno escluso, casa e cibo gratuiti. Ma i fondi per tale buona e naturale azione di massa? Semplicemente prelevando il 22 per cento delle spese militari, ma non una sorta di IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) bensì una sorta di IVU (Imposta sul Valore Umano). Solo così, cari Paolo e Giuseppe e cari lettori, sparirebbero immediatamente dal mondo le Guerre, il Denaro, la Prostituzione, le Droghe, il Lavoro obbligatorio e sparirebbero anche tutti i ragionieri, i genitori, gli insegnanti, gli educatori, i mariti, i preti, i medici, gli artisti da un Pianeta ormai e finalmente abitato solo da Esseri Umani. Un abbraccio a tutti voi.

9


Introduzione di Paolo Mottana Quella dell’educazione diffusa è una proposta di mutamento radicale della formazione in età scolastica ed è focalizzata sull’idea che la società e non gli edifici scolastici siano l’ambiente adatto per l’apprendimento, che le esperienze debbano essere ricche, intense e appassionanti e il più possibile trovare compimento nella realtà e non negli artifici del contesto scolastico. I saperi sono molto più vasti e complessi di quelli presenti nei curricoli scolastici e le esigenze formative di bambini e ragazzi sono molto più ampie – con riferimento alla corporeità, all’immaginazione, alle emozioni, alle vocazioni e ai talenti multiformi dei soggetti stessi – di quelle prese in considerazione dalla grandissima maggioranza delle istituzioni scolastiche. Inoltre, orari rigidi, frammentazione dei saperi, valutazioni pervasive, normative obsolete e un generale clima di minaccia e di controllo non si ritiene giovino affatto a un apprendimento sensato e duraturo. Sotto questo profilo, l’approccio dell'educazione diffusa si inscrive nel solco di una lunga tradizione di critica e ripensamento dell’educazione scolastica, che ha i suoi capisaldi da un lato nella cosiddetta teoria della descolarizzazione (Illich 2010; Schérer 2006; Fourier 1966) e dall’altro nell’educazione esperienziale (Dewey, 2014; Montessori, 2008; Freinet E e C, 1976). Si ricollega a suo modo anche al filone della pedagogia di comunità (Tramma, 2009) e della liberazione (Vigilante-Vittoria, 2011; Capitini, 1967-68; Freire, 2002). Sotto il profilo delle pratiche ha anche molto in comune con le pedagogie libertarie (Trasatti, 10


Introduzione

2014; Codello, 2016) e le sperimentazioni di “scuola-quartiere” degli anni Sessanta e Settanta. Per tutte queste ragioni e altre ancora, l’educazione diffusa intende ridurre il ruolo della scuola nella formazione e farne una sorta di base o di portale (Mottana e Campagnoli, 2017) da cui partire e a cui tornare dopo aver vissuto esperienze complesse, multidisciplinari e concrete nel tessuto sociale esterno all’ambiente scolastico e progressivamente più ampio (con la graduale autonomia dei ragazzi). L’educazione diffusa avviene nella società, a contatto con situazioni reali, nella multiformità inesauribile delle occasioni di apprendere che possono essere preparate, organizzate e anche semplicemente incontrate, secondo un approccio di tipo “incidentale” (Trasatti, 2014; Ward, 2018), nella vita del mondo nelle sue infinite sfaccettature. I ragazzi possono imparare, contribuire, collaborare, ideare e partecipare, e a loro volta creare vere e proprie occasioni di apprendimento aperto e collettivo. L’educazione diffusa dunque vuole che i bambini e i ragazzi imparino dentro la società, da considerarsi nel suo insieme un reticolo di opportunità formative. Si tratta di una rivoluzione culturale e sociale che vuole riportare adulti e giovani a vivere insieme e a crescere in un mondo un po’ meno separato e, in questo senso, a realizzare la piena cittadinanza di ragazzi e ragazze, dove la scuola, intesa come sistema articolato di apprendimenti ed esperienze, venga a configurarsi più come “base” che come edificio-sistema definito e delimitato. Si tratta di un modo di fare scuola basato sull’apprendimento attraverso l’esperienza perlopiù svolta fuori dalle mura scolastiche, nel territorio. Il presupposto di base è che l’apprendimento autentico si attiva e si interiorizza solo se mobilitato da «un’attrazio11


Educazione diffusa. Istruzioni per l’uso

ne appassionata» (Fourier, 1966), da un desiderio, dall’interesse, dalla curiosità e dunque è molto più efficace e ricco quando avviene attraverso esperienze reali (e non fittizie) e attraverso la progettazione condivisa con ragazzi e ragazze.

L’esperienza Il modello dell’educazione diffusa pone al centro il valore dell’esperienza, delle esperienze effettive, intense, qualitative. Occorre mettere i ragazzi nella condizione di vivere appieno l’esperienza e di potersi esprimere nella realtà poiché è solo da qui che può nascere un apprendimento autentico. Esperienza nel senso pieno di questa espressione, ossia vivere il più possibile in modo completo, con il coinvolgimento di tutte le dimensioni di personalità del soggetto come sensibilità, emozioni, intuizioni, immaginazione intelligenza ecc., delle situazioni stimolanti. Che poi queste situazioni stimolanti portino alla fine a un risultato osservabile o no, non è così rilevante. Ciò che è importante è il coinvolgimento appassionato generato da quell’esperienza che non può che comportare introiezione di saperi e di capacità ben integrati grazie al vissuto positivo in cui l’accostamento a queste conoscenze si è dato. L’apprendimento attraverso l’esperienza viene interpretato perlopiù in una prospettiva di tipo pragmatico e comportamentale mentre invece apprendere dall’esperienza è anche un’espressione che è stata coniata in ambito psicoanalitico per indicare l’introiezione profonda di certi contenuti in virtù dell’essere inseriti in un contesto emotivamente positivo, legato al desiderio e alla partecipazione affettiva profonda (Bion, 1990; Mottana, 1993). Significa dunque fare un’esperienza interiore di ciò con cui si entra in rapporto, non tan12


Introduzione

to e non solo eseguire una serie di operazioni di problem solving. Si tratta quindi di un apprendimento processuale, che può iniziare con un certo grado di coinvolgimento per poi gradualmente diventare sempre più intenso.

Il sapere Si presume che, mentre vivono una forte esperienza di coinvolgimento in quello che fanno, e anche in virtù di momenti di riflessione su ciò che accade in tempo reale, i bambini e i ragazzi imparino anche a conoscere meglio se stessi, i loro desideri, passioni, attitudini, verso i quali potranno rivolgersi per approfondire e sviluppare i propri talenti. Avranno imparato inoltre a confrontarsi con i vari contesti e realtà sociali fuori dalla scuola, accrescendo il loro senso di appartenenza e cittadinanza. Avendo acquisito maggiore consapevolezza di sé e del mondo, sapranno dunque meglio orientarsi rispetto alle scelte che si prospettano loro nell’immediato, guadagnando abilità progettuali, sensibilità pragmatica, percezione del contesto e delle sue opportunità. Fatte salve le competenze di base, nel confronto con un percorso tradizionale, con questa sperimentazione vengono privilegiati lo sviluppo e il consolidamento delle metacompetenze rispetto alle competenze più tecniche e specifiche delle singole discipline. Eventuali carenze in quest’ultime possono essere compensate dalle capacità di ricerca e approfondimento in modo critico e autonomo che i ragazzi avranno avuto occasione di maturare. Inoltre, il fatto di essersi sperimentati in molteplici direzioni, avrà portato i ragazzi a maturare sapere in molti ambiti di operatività e 13


Educazione diffusa. Istruzioni per l’uso

di ricerca non tradizionalmente percorsi dalla scuola, in particolare nella espressività simbolica, nella corporeità nel senso più vasto, nel lavoro, nell’ambiente urbano, nei servizi, nella natura.

Spazio e tempo L’aula, il più possibile personalizzata e senza la necessità di cattedra, banchi e sedie ma caratterizzata da un ambiente più accogliente, caldo, colorato e adatto ai corpi dinamici dei bambini e degli adolescenti (per esempio con divanetti o cuscinoni a terra), non è più il luogo dell’apprendimento ma una base dove riunirsi per partire, in piccole squadre, e poi rivedersi per condividere, rielaborare e approfondire. Gli spazi dovranno essere ripensati e organizzati dai soggetti stessi, in modo da corrispondere alle loro necessità di conforto e di sintonia estetica, oltre che funzionale. Una parte del lavoro iniziale dell’educazione diffusa consiste anche nell’appropriazione dello spazio come di uno spazio proprio da cui partire e a cui ritornare con piacere e con affetto. I luoghi per apprendere veri e propri sono tuttavia per lo più all’esterno della scuola, nel territorio, con eccezione per i laboratori specifici. La gestione e la fruizione dello “spazio fuori” è dunque un tema importante che viene negoziato con enti pubblici e privati per l’individuazione di luoghi di apprendimento ma anche di semplici luoghi-presidio che fungano da punti di riferimento e di percorsi dedicati a forme di viabilità leggera (piste ciclabili, zone pedonali ecc.), affinché ragazzi e ragazze possano muoversi nel loro territorio in sicurezza e raggiungere sempre più autonomia. L’obiettivo è anche che il confine tra il tempo dentro e quello fuo14


Introduzione

ri la cornice scolastica sia sempre meno percepito, configurandosi tutto come tempo di vita piena. L’orario complessivo settimanale viene rispettato (30 o 40 ore) ma, in situazioni particolari in accordo con le famiglie, gli orari di frequenza possono essere rivisti in base alle esigenze dei progetti e delle attività.

Mèntori Le figure di insegnamento diverranno più complesse, assumendo funzioni di guida, di accompagnamento (solo dove necessario), di progettisti, di esperti e consulenti, di conduttori di gruppi di approfondimento o di acquisizione di specifiche capacità e conoscenze, di ascolto e di elaborazione delle negatività, di incoraggiamento, supporto ecc. A una o più figure di coordinamento e guida generale il compito di organizzare e negoziare i percorsi, di monitorarli, di fungere da riferimento stabili per i gruppi e i singoli in azione nel territorio, da interlocutori per tutti i soggetti esterni che collaboreranno. Tali figure, che potranno essere chiamate “mèntori” (Mottana, 1996 e 2010), avranno la responsabilità di coordinare un gruppo, “banda”, “stormo" di non più di 20 persone. Essi negozieranno i luoghi dove fare esperienze e faranno sopralluoghi, inizieranno le attività con i ragazzi ogni giorno e le concluderanno insieme, li seguiranno individualmente e saranno sempre reperibili. Discuteranno con loro, li ascolteranno e cercheranno di cogliere le loro attitudini e di intercettare le aspettative, aiutandoli a soddisfarle e leggere i talenti, indirizzandoli sul come svilupparli. Si metteranno in ascolto e aiuteranno gli altri educatori e insegnanti a mantenere la sintonìa e l’armonia con il progetto. Si tratterà di figure di pre15


Educazione diffusa. Istruzioni per l’uso

valente indole educativa, più che didattica, dotate di amore per i ragazzi, di sensibilità, di intuizione, di energia e di creatività. Figure da selezionare e formare ad hoc, figure chiave per far avanzare il progetto e per custodirlo, rivederlo, aggiustarlo secondo i problemi emergenti e le opportunità che si presenteranno. Tutti gli altri operatori contribuiranno secondo le loro capacità, chi con ruoli più didattici, chi di accompagnamento, chi di monitoraggio e supervisione, andando nell’insieme non tanto a costruire un collegio di docenti che deve solo coordinare i contenuti o le valutazioni, quanto invece a comporre una vera e propria équipe, che si riunisce spesso e cerca in ogni modo di uniformare stili di comportamento, comunicazione e relazione.

Contenuti Per quanto riguarda l’organizzazione dei campi di apprendimento nell’esperienza di educazione diffusa, occorre anche qui ripensare radicalmente la tradizionale forma dei curricoli disciplinari. Al posto di sequenze di obiettivi e contenuti per materie, si tratterà di passare, anche in riferimento alle opportunità che offre il territorio e alle competenze in campo, a una serie di focus tematici, grandi temi che incrocino gli interessi dei ragazzi e delle ragazze, al contempo cercando di costruire un intreccio di saperi che paiano adatti a fornire loro abilità e conoscenze in riferimento alle esigenze di vita attuali e in prospettiva nel loro contesto culturale e sociale. Quindi, si può immaginare che siano nei loro interessi e nelle loro esigenze vitali, per esempio, aree come quella dell’espressività simbolica (arte, musica, danza, poesia, teatro, cinema ecc.); l’area legata alla conoscenza e all’esercizio corporeo (arti marziali, yoga, meditazione, massaggio, sport, sessualità ecc.); un’a16


Introduzione

rea per la relazione con la natura (animali, piante, paesaggio, ecologia ecc.); un’area affettiva (esplorazione dei sentimenti, delle paure, della rabbia, dell’amore ecc.); un’area creativa e operativa (progettazione, costruzione, materiali, disegno, fisica, tecnica, chimica ecc.); un’area per i temi legati al dolore, la malattia, la morte, i deficit, un’area dei servizi sociali (assistenza, fare piccoli lavori di cura, accompagnare soggetti disabili ecc.); un’area del lavoro con visite a luoghi di lavoro, partecipazione a piccole imprese, messa in opera di mercatini, di chioschi ecc. Insomma, occorre immaginare grandi zone di esperienza, che a loro volta possano poi intersecarsi, da elaborare educativamente attraverso attività il più possibile coinvolgenti da svolgere nella realtà (visite ed esplorazioni, interviste e osservazioni, videoreportage e inchieste, progetti e costruzioni, erogazione di piccoli servizi, partecipazione a momenti decisionali e consultivi, seminari, creazione di opere simboliche, di spettacoli, di feste, di manifestazioni ecc.). Qui le possibilità sono inesauribili e dipendono in larga misura dalla disponibilità del territorio. In un secondo momento occorre anche pensare a momenti di approfondimento, di riflessione, di esercizio critico, di studio, di acquisizioni tecniche in luoghi protetti (la scuola stessa), di alimentazione culturale e preparazione cognitiva. Occorrerà pensare anche a forme di registrazione e osservazione critica permanenti (diario di bordo, discussioni e momenti di confronto di gruppo, autovalutazione e riprogettazione e così via) che sostituiranno sempre di più le comuni valutazioni. Queste ultime saranno sempre più legate al compimento di attività, di progetti, di compiti reali che semmai andranno rivisti nel processo e nelle singole operazioni per migliorarli e perfezionarli. Le singole acquisizioni, competenze, abilità, conoscenze, potran17


Educazione diffusa. Istruzioni per l’uso

no essere ricavate solo in parte a priori (una prima tavola analitica dei contenuti e delle abilità necessarie a porre in essere determinati compiti) ma poi soprattutto a posteriori, mediante la ricognizione delle attività effettuate e degli apprendimenti ottenuti.

Mutamento sociale L’educazione diffusa comporta non solo un cambiamento radicale dell’esperienza educativa degli allievi ma anche un mutamento radicale nella professione di insegnamento e soprattutto un guadagno enorme per la vita sociale, che vedrà di nuovo al suo interno la partecipazione dei più piccoli e dei più giovani come soggetti a pieno titolo e non più minori in attesa di giudizio. Soggetti che osservano, che contribuiscono, che partecipano, che offrono la loro creatività, la loro intelligenza e la loro fantasia per migliorare la vita sociale, che la colorano, la impregnano della loro vivacità e delle loro sfumature, della loro sensibilità e della loro freschezza e spontaneità. Una vera e propria rivoluzione non solo dell’educazione ma anche della società nel suo insieme, non più scissa tra adulti e minori ma aperta a tutti, costretta a ripensarsi in toto alla luce di questo reingresso, obbligata a interrogarsi sui propri ritmi, sulle relazioni e ad assumere in maniera diffusa il piacere di contribuire a sua volta a responsabilizzarsi nell’educazione dei giovani e a far loro spazio quotidianamente. Il tutto nella direzione di un mondo più armonico, più ricco, più variegato e finalmente davvero più democratico. È a partire dalla rinnovata presenza di bambini e ragazzi nel nostro spazio comune, non più rinchiusi e emarginati in luoghi fittizi e separati, che il mondo diverrà di nuovo organico, affettivo, a misura di tutti. 18


Capitolo 1

Gaia educazione diffusa: come fare Qualità del creatore di Gaia educazione diffusa

Entusiasmo, energia, tenacia, costanza, il credere che le utopie qualche volta si realizzano, umorismo, quella che gli psicologi e gli scienziati delle costruzioni chiamano resilienza (cioè del tipo che se te ne combinano di tutti i colori tu sei più forte e non ti arrendi), una certa dose di coraggio e di propensione alla trasgressività, una visione dell’uomo come di un essere che ha più diritto al piacere che alla sofferenza e la consapevolezza che è ora di fi19


Educazione diffusa. Istruzioni per l’uso

nirla con le morali che inneggiano al sacrificio e al rinvio delle legittime voglie che ogni tempo porta con sé; poi, incantamento per i bambini quanto per gli adolescenti, per la loro bellezza, potenza e intensità vitale, eros, cioè propensione a credere nel desiderio e nei desideri e a fare di tutto per soddisfarli purché non rechino danno a qualcuno o qualcosa; non credere alla pratica degenere delle misurazioni scolastiche e aver abbandonato ogni fiducia nella possibilità di poter migliorare la scuola lasciandone intatto l’hardware (cioè muri, aule, banchi, lavagne, interrogazioni, compiti in classe e compagnia cantando); disinvoltura e disinibizione, saper profanare le discipline e la disciplina, amore del rischio ecc. Soprattutto occorre essersi liberati dalla “scuola interna”, quella cosa che quasi tutti ci portiamo dentro avendola vissuta e che, in molti casi, non ci fa comprendere che la scuola, appunto, non è naturale, non è l’unica soluzione all’educazione di bambini e dei ragazzi, che anzi è un totale disastro sotto questo profilo. Ivan Illich ce l’ha spiegato bene, la scuola ci fa credere che solo lei possa educare anche se è vero proprio il contrario, e cioè che è lei a farci soffocare e castrare l’apprendimento autentico dei nostri cuccioli. Quindi, per farla breve, gente che si è sbarazzata degli scrupoli scolasticisti, che per esempio fanno dire a quelli che ancora li hanno, dopo che uno dei nostri eroi si è speso a spiegare tutta la bellezza dell’educazione diffusa: “Sì, ma… il latino e la geografia?”

Per partire occorre un pur piccolo manipolo di eroi Per mettersi in marcia alla volta dell’educazione gaia e diffusa occorre anzitutto un manipolo di eroici organizzatori che aggrediscano il mondo senza timori né reverenze. Non occorre essere molti, 20


Gaia educazione diffusa: come fare

bastano anche un paio in prima battuta, può essere un numero accettabile (da soli non è “igienico”, ci si può deprimere velocemente). Una squadra di genieri, guastatori, utopisti entusiasti, cercatori d’oro del nostro tempo, Aguirri furori di dio,1 capaci di vedere oltre, di esplorare il territorio palmo a palmo, di coinvolgere anche l’incoinvolgibile, di creare consenso, insomma combattenti per un mondo migliore. All’inizio non sono necessarie competenze specifiche, poi andrà formata la squadra di operatori-rivoluzionari che comprenderà, per ogni gruppo di ragazzi, almeno un mèntore, insegnanti, educatori e altri esperti o “guide indiane” per allargare il raggio delle opportunità in gioco, cercando di evitare gli psicologi guastafeste; meglio vecchi saggi, e anche non troppo saggi ma sapienti, maghi e streghe (in senso figurato), veggenti (tipo pittori, scultori, fotografi, designer, registi, visionari di ogni risma), cantastorie, viaggiatori, dandy, prestidigitatori e acrobati, bohemien, clown, cantori, maestri d’arte ecc. Il mèntore è una figura chiave nella squadra di supporto agli educandi gai e diffusi. È mezzo bambino e mezzo adolescente, interiormente e talora anche esteriormente, altrimenti non può avere autentico contatto con la sua gang di gai minorenni, uomo-donna molto sensibile, ospitale, empatico e gaudente, esploratore infaticabile, tessitore di reti di contatto, figura sempre presente a inizio e fine delle attività per elaborare il fatto e il da farsi, capoprogrammatore, custode del percorso e delle diramazioni singolari che può prendere, coordinatore della squadra, esperto di pubbliche relazioni e tutor, sempre rintracciabile in orario di esperienze felici tramite dispositivi cellulari o simili. 1 Il riferimento è al protagonista del film “Aguirre, furore di Dio”. [N.d.R.]

21


Educazione diffusa. Istruzioni per l’uso

Sedurre dirigenti scolastici e/o similia All’inizio occorre individuare un punto fermo. Benché sostanzialmente l’educazione diffusa abbia un carattere nomadico, specie nei suoi orizzonti futuribili, in partenza è necessario assicurarsi una base, un portale, una tana dove trovarsi, riflettere, progettare, riposare, complottare e tornare. Allo stato delle cose, se si vuole coinvolgere la popolazione che soffre maggiormente a scuola, sono meglio le sedi pubbliche (per evitare le solite esperienze aristocratiche). Altrimenti si può provare anche privatamente, con genitori coraggiosi e altre figure all’uopo. Nel pubblico (cioè una scuola, da rivoluzionare almeno inizialmente per una classe), occorre la complicità di: un dirigente didattico, il municipio di diretto riferimento, un plotoncino di insegnanti ed educatori a profusione. Ma la figura più importante è il dirigente, al momento plenipotenziario relativamente alla programmazione didattica, almeno stando alle ultime normative in materia. Attualmente non esistono veri programmi disciplinari nella scuola, semmai competenze necessarie per superare determinate prove alla fine del triennio di secondaria inferiore o simili. Deinde: c’è libertà di programmazione. Un dirigente didattico, se vuole (lo abbiamo verificato) può varare una sperimentazione interna (senza approvazione del Ministero dell’Istruzione) di educazione diffusa e gaia. Le complicazioni possono nascere in tema di organico, ma sono abbastanza facilmente superabili chiedendo un eventuale stanziamento di risorse all’ufficio territoriale. Non ci si faccia dunque spaventare. Un dirigente didattico convinto è il deus ex machina per partire alla volta del futuro. Certo, poi ci sono gli insegnanti da convincere, i genitori da sedur22


Gaia educazione diffusa: come fare

re, ma tutto questo lo si deve fare insieme, fianco a fianco, culo e camicia, con il dirigente didattico. È lui, o lei, il nostro uomo, o la nostra donna. Circuiamolo, seduciamolo, incantiamolo. Una volta ottenuta la carta vincente molti ostacoli possono essere superati agevolmente. Se poi c’è già un gruppo di insegnanti gai e una bella quota di genitori alla ricerca di bellezza, gioia e apprendimento autentico per i loro figli, allora siamo in una botte di ferro. Dirigente scolastico, tu sei la nostra pietra e su questa pietra edificheremo la nostra gaiezza e diffusione!

Setacciare e rastrellare il territorio La prima manovra (dopo essersi assicurati una base sicura, cioè il dirigente con la sua scuola, possibilmente) sta nello scoprire tut-

23


Educazione diffusa. Istruzioni per l’uso

to ciò che può essere opportunità di esperienza nel territorio circostante. Facile dire che può essere tutto. Vero, secondo il catechismo dell’educazione incidentale; però in prima battuta occorre avere luoghi sicuri, accessibili, relativamente non pericolosi, in cui soprattutto esista la possibilità di vivere esperienze intense e coinvolgenti. Quindi: edifici smessi ma agibili e praticabili, terreni liberi e utilizzabili, parchi, campi, giardini pubblici o privati (accordandosi con eventuali proprietari), presenza di iniziative sociali da parte di associazioni, cooperative o altro, fattorie, officine, laboratori, botteghe, negozi, musei, biblioteche, ludoteche, atelier, teatri, oratori, tutti posti dove contattare i responsabili, spiegare, negoziare, fissare modalità di accesso e tipi di esperienze che si possano fare, prevalentemente cercando di ottenere opportunità di autentica esperienza, non solo di visita e osservazione che sono poco motivanti e poco formative, tranne in rari casi; bene anche assistere a prove teatrali, affiancare artigiani o altri operatori per imparare ecc. Il territorio deve divenire un paesaggio che possa ospitare in mille modi bambini e ragazzi, individuando tutte le possibili occasioni, anche transitorie, che vi possono essere coltivate. Facendo riferimento alla tavola orientativa delle aree di esperienza che seguiranno nel capitolo sulla programmazione, occorre immaginare con disinibizione tutto ciò che si può prestare, compresi individui privati che vogliano offrire le loro competenze per seminari, laboratori, attività anche volanti in posti di fortuna (casa loro per esempio, una volta assicuratisi che non siano serial killer o satanisti o pervertiti patologici). L’opera di ricerca è continua e recluta continuamente nuove risorse man mano che l’iniziativa assume visibilità e l’offerta di esperienza si amplia e si articola (nei due sensi: persone che si offrono per far fare esperienze ma anche persone 24


Gaia educazione diffusa: come fare

alle quali i ragazzi possono assicurare sostegno, servizio ed esperienza: anziani, disabili, senza fissa dimora ecc.) Alla fine del censimento va preparata una mappa molto precisa in base alla quale poi si potranno costruire percorsi, flussi, costellazioni di esperienze che costituiranno il canovaccio della programmazione delle attività.

Acciuffare tutti gli attori sociali influenti Uno dei pilastri dell’educazione gaia e diffusa è che non sia solo una rivoluzione scolastica che riguardi esclusivamente i ragazzi, ma un vero e proprio sommovimento sociale che riguardi tutti i soggetti che vivono in un determinato territorio. La partecipazione, il coinvolgimento, il consenso devono essere i più larghi possibili. Quindi non si tratta di assicurarsi solo la collaborazione degli attori scolastici o educativi della zona, ma di tutti i soggetti “molestabili”: anzitutto certamente quelli pubblici, municipio, enti sanitari, biblioteche, musei, ludoteche, teatri ecc. Ma anche i soggetti privati disponibili e generosi, cui chiedere magari piccole e saltuarie offerte di esperienza: dai bar alle botteghe, dalle officine ai mercati, dalle panetterie alle falegnamerie, con particolare attenzione per le attività artigianali e i maestri di mestiere, ma anche palestre, corsi di danza e di recitazione, attività circensi, laboratori di trattamenti corporei o di cura. Infine, non si deve sottovalutare il contributo che cittadini singoli possono offrire decidendo di mettere a disposizione una parte del loro tempo per stare con i ragazzi, condividere particolari esperienze o capacità, o anche semplicemente per accompagnare, vigilare, partecipare. Si tratta di risvegliare un intero tessuto sociale intorno alla formazione dei più piccoli, ciascuno per quel25


Educazione diffusa. Istruzioni per l’uso

lo che può, cogliendo anche l’opportunità di avvalersi poi dei ragazzi per attività in cui possono dare il loro contributo (dal fare la spesa per gli anziani all’accompagnamento di disabili, al babysitting per i più grandi, fino a piccole opere magari remunerate: lavare la macchina, riparare biciclette, organizzare catering, animare chioschi ecc.)

Persuadere i genitori Non illudiamoci di trovare genitori affamati di novità. L’educazione diffusa è una grande rivoluzione, che va contro l’immaginario comune intorno a ciò che sia educazione e istruzione, che impatta sulle paure e sulle paranoie di molti genitori riguardo alla salute e alla sicurezza dei figli nonché sulle loro chance future di trovare lavoro, di poter proseguire gli studi a più alti livelli ecc. Solo pochi illuminati accorreranno spontaneamente. Gli altri bisogna convincerli. E non sarà impresa facile. Quest’opera non va improvvisata e non ci si può limitare a una presentazione al momento di partire. Occorre predisporre il terreno. E questo lo si fa con iniziative di sensibilizzazione: conferenze, assemblee pubbliche, possibilmente mobilitando soggetti autorevoli (personalità, autorità municipali, capipopolo ecc.). Poi con volantinaggi, azioni di propaganda capillari, feste e presentazioni in situ, per esempio organizzando una sorta di rappresentazione di come potrebbe essere la città o il paese una volta percorso e animato dalla presenza dell’educazione diffusa: una giornata in cui bambini e ragazzi mettono in scena la loro partecipazione alla vita sociale attraverso mercatini, chioschi, attività artigianali, conduzione di percorsi di conoscenza del territorio, esibizioni, spetta26


Gaia educazione diffusa: come fare 

coli, tavoli di discussione con loro protagonisti, ipergesti (Mottana, 2017) specifici. L’educazione diffusa deve imporsi come una straordinaria forza di risveglio sociale e civile, mostrandosi, raccontandosi, presentando l’incredibile trasformazione che comporta nella vita di tutti, rendendosi desiderabile. Il rischio altrimenti è ritrovarsi con il solito pugno di genitori colti, impegnati e sensibili (indispensabili peraltro) ma che non ci aiuterebbero a cambiare davvero il volto delle cose.

27


Un mondo migliore è già qui. Basta sceglierlo. Dal 1977 100 pagine a colori per uno stile di vita sostenibile.

Ogni mese a casa tua, in cartaceo o digitale alimentazione naturale • medicina non convenzionale • agricoltura biologica • bioedilizia ecovillaggi e cohousing • cosmesi bio • ecoturismo • spiritualità • maternità e infanzia prodotti a confronto • energia pulita • equo&solidale • ricette • finanza etica • lavori verdi esperienze di decrescita felice • ecotessuti • ecobricolage • fumetti • animalismo • annunci verdi

Il mensile Terra Nuova e i suoi libri sono distribuiti nei centri di prodotti naturali del circuito negoziobio.info, nelle principali librerie, fiere di settore o su abbonamento. Testata web: www.terranuova.it Terra Nuova Edizioni

Scarica la nostra APP

su

Disponibile su

e

… e ottieni subito un numero della rivista in omaggio!


ACQUISTANDO IL MENSILE E I LIBRI DI TERRA NUOVA EDIZIONI

Proteggi le foreste

Il marchio FSC® per la carta assicura una gestione forestale responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. Terra Nuova si trova nel primo gruppo dei 14 «Editori amici delle foreste» di Greenpeace.

Sostieni il riciclo

Il marchio Der Blaue Engel per la rivista e per i libri in bianco e nero certifica l’uso di carta riciclata al 100%.

Riduci la CO2

Terra Nuova stampa rigorosamente in Italia, anche i libri a colori, sempre più spesso prodotti nei paesi asiatici con elevati impatti ambientali e sociali.

Tuteli la «bibliodiversità»

I piccoli editori indipendenti garantiscono la pluralità di pensiero, oggi seriamente minacciata dallo strapotere di pochi grandi gruppi editoriali che controllano il mercato del libro. Terra Nuova non riceve finanziamenti pubblici.

Contribuisci a un’economia solidale

Terra Nuova promuove il circuito alternativo di distribuzione negoziobio.info e assicura un equo compenso a tutti gli attori della filiera: dipendenti, giornalisti, fotografi, traduttori, redattori, tipografi, distributori.

Diventi parte della comunità del cambiamento

Sono oltre 500 mila le persone che ogni giorno mettono in pratica i temi dell’ecologia attraverso la rivista, i siti e i libri di Terra Nuova.

Per saperne di più:

www.nonunlibroqualunque.it


Questo libro accompagna il lettore (sia egli genitore, educatore, insegnante o qualsivoglia vocazione abbia chi si accinge a leggere queste pagine) attraverso un percorso chiaro e concreto per capire “come si fa” e “con chi si fa” l’educazione diffusa. Per cambiare veramente paradigma educativo, anche da domani. Basta volerlo.

Paolo Mottana è professore di Filosofia dell’educazione e di Ermeneutica della formazione e pratiche immaginali all’Università di Milano Bicocca. Ha ideato l’approccio dell’educazione diffusa, illustrato in numerosi libri e articoli. È co-fondatore del progetto “Tutta un’altra scuola”. Giuseppe Campagnoli è architetto, ricercatore e saggista. Opera nel campo dell’educazione, dell’architettura per l’educazione e la cultura, nonché della formazione in campo artistico. Ha fondato e amministra il blog multidisciplinare ReseArt.com, dove scrive di scuola, architettura, arte, politica e varia umanità.

www.terranuovalibri.it ISBN  88  6681  555  6

€ 13,00

ecologica 100% • carta in Italia • stampa  inchiostri naturali • rilegatura di qualità • circuito solidale •

Scopri di più su: www.nonunlibroqualunque.it

Paolo Mottana Giuseppe Campagnoli

EDUCAZIONE DIFFUSA  •  Istruzioni per l’uso

Superare l’idea della “scuola” come mondo confinato tra mura, distaccato dal resto della realtà e della società, in modo che il bambino e il ragazzo siano messi nelle condizioni di fare esperienze dirette nel mondo, quello vero, di ogni giorno. È la visione, fortemente innovativa, attorno alla quale Paolo Mottana e Giuseppe Campagnoli hanno formulato la loro proposta di educazione diffusa e di città educante. Che non è solo un concetto astratto, tutt’altro. È una logica, pianificabile e organizzabile, una nuova modalità per aprire ai giovani le porte dell’apprendimento e del sapere.

Paolo Mottana Giuseppe Campagnoli

EDUCAZIONE DIFFUSA

Istruzioni per l’uso Una proposta rivoluzionaria per superare la gabbia scolastica che imprigiona l’apprendimento e soffoca l’insegnamento: portare la scuola fuori dalle aule, o. a contatto con la vita di ogni giorn


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook

Articles inside

Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.