Alessandra Conticini for Shared Territories

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B5, Olanda Processi di colonizzazione di territori difficili

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B5, Olanda Processi di colonizzazione di territori difficili

Alessandra Conticini Relatori: Prof.Angelo Sampieri Prof.ssa Cristina Bianchetti Prof.ssa Laura Cantarella Politecnico di Torino I Facolta’ di Architettura a.a 2011/2012 3


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C o n t e n u t i

Abstract

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0.Territori della condivisione di Cristina Bianchetti

2.Breda

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3.Nuove forme dell’abitare condiviso. Strategie del progetto

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3.1 Partire da quel che c’è

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3.2 Il territorio dell’acqua

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2.1 Lettura dello spazio

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2.2 Popolazioni

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2.3 Condivisioni

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1.1 Il sistema policentrico del Brabante 1.2 La condivisione negli spazi tra acqua e industria

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2.4 Politiche e progetti

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3.3 Una mobilità alternativa

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2.4 Spazi condivisi

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2.5 Nuove forme dell’abitare

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1.2.1 Tilburg, Puishaven 1.2.2 Helmond Willemsvaartkanaal 1.2.3 ‘s-Hertogenbosch Binnenhaven 1.2.4 Eindhoven Willelmsvaartkanaal

2.5 Belcrum, un progetto sbagliato di valorizzazione immobiliare

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4.Bibliografia

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1. Brabantstad, Olanda

1.2.5 Breda, Markadde

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Ringraziamenti 60

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B5, Olanda. Processi di colonizzazione di territori difficili

Questa tesi esplora una parte del territorio del Brabante, fortemente segnata dalla presenza dell’acqua e dell’industria. In esso, cinque città sono, per ragioni storiche, culturali e funzionali strettamente connesse: Tilburg, Helmond, s-Hertogenbosch, Eindhoven, Breda. Scopo della tesi è cogliere differenti espressioni di un abitare condiviso che negli ultimi venti anni ha letteralmente colonizzato molte parti di questo territorio. Si tratta di episodi puntuali e ripetuti che occupano luoghi non più utilizzati, abbandonati o, al contrario bene inseriti entro contesti urbani. In questi episodi si ritrovano nuove e diverse declinazioni di un “vivre ensemble” che ha, nel nord Europa (e nell’Olanda, in particolare), antiche radici. La prima parte della tesi è focalizzata sulla presenza di pratiche abitative condivise nelle cinque città. L’indagine è stata condotta a mezzo di ripetute osservazioni, ampi rilievi fotografici e la costruzione di mappe che tendono a rappresentare la frequenza di episodi di condivisione nei diversi contesti territoriali. Esito di questa prima parte è la mappa B5 Kanaalzones: una rappresentazione sintetica che, mezzo di diversi registri grafici e interpretativi, fornisce una interpretazione del territorio orientata all’abitare condiviso. La seconda parte della tesi indaga la città di Breda: una piccola città, di 176.000 abitanti, la cui popolazione ha tratti singolari anche in rapporto alla situazione olandese: si tratta di una popolazione in crescita, giovane, meno cosmopolita di quella di altre realtà urbane, con una bassa (a volte bassissima) presenza di famiglie, rispetto ad individui singoli. La crisi economica di questi anni ha inciso sull’attività produttiva locale, ma non in misura consistente sul mercato immobiliare, trainato da episodi di riqualificazione di intere parti urbane. La tesi ha esplorato l’attuale situazione di Breda a mezzo di indagini statistiche e di rilievi che hanno riguardato, in particolare, gli usi e la consistenza dei suoli. A valle di queste indagini, Breda pare una città ordinata nelle sue diverse parti, permeabile (a meno delle fratture generate nei tessuti urbani da importanti episodi


di dismissione), connotata da un vivace associazionismo. Mappe e diagrammi restituiscono la localizzazione e l’intensità delle realtà associative. La città di Breda è stata oggetto recentemente di numerosi progetti urbani. Il più noto dei quali è il progetto Chasse Park: un nuovo grande quartiere nella parte sud del centro storico, progettato, tra gli altri, dallo studio OMA, a partire da un principio insediativo proprio del campus. Altri progetti di cui oggi è fatta oggetto la città sono assai meno interessanti. Tra questi, il progetto “Via Breda” che è diventato all’interno di questa ricerca pretesto per l’esercizio progettuale che ne costituisce la terza parte. Si tratta di un progetto, di iniziativa pubblica che insiste su un’ampia parte di territorio liberata dai binari e dalle presenze industriali, a nord del centro storico, oltre il canale e la ferrovia. “Via Breda” è un progetto sbagliato, ancorché imponente. La sua decostruzione è stata il primo passo di un’esplorazione progettuale tesa ad una migliore configurazione di questa parte della città, cioè ad una configurazione rispettosa dei caratteri del luogo, attenta ai problemi relativi all’abitare e capace di dare spazio a pratiche associative e di condivisione. Il progetto sviluppato dalla tesi concerne le due parti di Markoevers e Zoete Inval a oggi non ancora investite dalla trasformazione e prende avvio da tre strategie di riconfigurazione territoriale. La prima è una strategia di attenzione alle condizioni specifiche del suolo: dei suoi caratteri fisici e morfologici, del grado di inquinamento, dei manufatti che vi insistono. Questa prima strategia detta azioni di bonifica, coltivazione, riforestazione, costruzione. Una seconda strategia ha attenzione alla presenza dell’acqua e alle attività che con essa hanno direttamente a che fare. Ad essa è riconducibile la decisione di espandere il sistema delle acque fino a raggiungere le tre grandi vasche presenti nella parte centrale di Zoete Inval. Alla presenza dell’acqua è connesso un insieme vasto di pratiche che riguardano la navigazione, la costruzione di barche e house boat, la residenza, attività associative, educative e di svago connesse all’acqua. La terza strategia riguarda la mobilità su acqua e

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su strada e, in particolare il ridisegno dell’infrastrutturazione viaria a nord della città, nell’ampio settore compreso tra la circonvallazione esterna e la ferrovia. Questa strategia detta un nuovo sistema di connessioni tra il centro e i nuovi quartieri e una trama minuta di percorsi. Le tre strategie sono sintetizzate in uno schema concettuale che permette di articolare la nuova espansione in quattro parti: la membrana (ovvero quella parte di territorio che distingue e mette in relazione l’area artigianale a nord con il nuovo quartiere abitato; la membrana è il supporto più importante per l’associazionismo locale); la piazza d’acqua (ovvero la parte di territorio, in connessione con il canale principale, la parte più pubblica dell’abitare a Zoete Inval); il parco (in connessione con i territori agricoli a nord e diversamente progettato in funzione di necessità di bonificare, proteggere l’abitato da inquinamento sonoro, introdurre pratiche condivise di coltivazione); l’abitato che si declina ulteriormente in differenti principi insediativi i quali prendono spunto da progetti emblematici della sperimentazione olandese sull’abitare degli ultimi venti anni. Il masterplan restituisce sviluppo e definizione delle quattro parti del progetto.

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0. Territori della condivisione

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Territori della condivisione è il titolo di una ricerca condotta sul riarticolarsi dei rapporti tra individualizzazione e condivisione nella città. L’attenzione è posta sul presente e sul modo in cui si sta trasformando la città. La città contemporanea, in Europa, ha caratteri profondamente diversi, rispetto a quelli di una ventina d’anni fa: la dispersione non è più fenomeno emergente; le rapide dinamiche di trasformazione che aveva­ no messo a valore i terreni lasciati dall’industria hanno esaurito un ciclo; le politiche hanno esaurito i finan­ ziamenti; trent’anni di neo‐liberismo hanno cambiato profondamente la nozione di diritto. L’abitare muta in modo così evidente, che le descrizioni fenomenologiche faticano a stare dietro alle sue forme. Il proble­ ma non è affermare il cambiamento, ma capire come attrezzarsi a coglierlo: dove situare la propria lettura. In questa ricerca osserviamo gli aspetti spaziali delle pratiche di condivisione. Ovvero quei luoghi nei quali si dichiara la volontà di stare assieme: territoires partagés, connotati da legami che non sono stabili, non sono solo funzionali, ma solidaristici. Fondati sul riconoscimento, lo scambio e, a volte, la gratuità. E’ l’uso che ne definisce il carattere. Osserviamo forme della condivisione oggi frequenti: situazioni di coabita­ zione, di imprese sociali, di associazioni. Forme di protezione dalla solitudine dell’individuo contemporane­ o, una volta sfaldate le robuste reti di protezione della seconda metà del XX secolo. Con due convinzioni: che alle spalle vi sia l’indebolimento di soluzioni biografiche e la riduzione del pubblico; che sia interessante osservare questi deboli legami nel momento in cui si istituzionalizzano. Le forme della condivisione non possono pertanto essere estrapolate da un quadro, per così dire, strutturale. Ovvero da alcuni rilevanti problemi che riguardano la città oggi e da una sostanziale difficoltà di fare 11


cit­ tà. Si cadrebbe altrimenti nell’inseguimento di un quotidiano cui è attribuito valore in sé, come è accaduto in molta ricerca degli anni 90. Non vi è alcuna pretesa di cogliere nella condivisione una forma, seppure de­ bole, di riscatto. La condivisione non è qualcosa di buono in sé, né ha la forza di contrastare condizioni pro­ blematiche, di ricostruzione di legami sociali. Convive con il contrasto, il conflitto. E a volte contribuisce a generarli. E’ tuttavia una connotazione importante della città contemporanea. La ricerca di qualcosa che ancora possa libèrer de la solitude. Ovvero dall’angoscia dell’individualizzazione. Il rinegoziarsi di condivisione e individualizzazione impegna in profondità azioni, politiche, progetti. E, per quel che ci riguarda, incrina le forme con le quali ha lavorato tradizionalmente la cultura tecnica dell’architettura e dell’urbanistica. Questo cambiare il progetto introduce aspetti contraddittori, ideologici, valoriali. E un’importante frattura con la tradizione del XX secolo. Questa ricerca si costruisce e viene illustrata attraverso un blog. Il blog attivo ormai da alcuni mesi, ha costituito itl supporto di un insieme di ragionamenti, grazie al fatto che in esso si sono depositati (e continuano a depositarsi) suggestioni su casi, letture, riflessioni critiche. Il blog si articola in tre sezioni: razioni e potenziamenti”. Le ricerca e tematiz­ zano piani comprensione dei modi con i valle di una profonda crisi

Giovanni Hänninen, fotografo

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“Antiurbanesimo”, “Nuovi urbane­ simi”, “Minotre sezioni sono esito della prima fase della di lavoro che ci sono parsi rilevanti per la quali si sta modificando la città europea, a economica e di trent’anni di neo‐liberismo.

Cristina Bianchetti


Giovanni H채nninen, fotografo

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1.B5, Brabantstadt, Olanda

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1.1 Il sistema policentrico del Brabante

Il Brabantstad si trova nell’area piu’ meridionale dell’Olanda , nel cuore della provincia del Nord Brabante .Non è tuttavia possibile tracciare i confini esatti di questo network urbano poichè la regione non fa parte dei tre livelli amministrativi olandesi ovvero municipalità, province e stato centrale.In questa sede definiremo Brabanstad come un network di trenta municipalità facenti parte dei cinque maggiori centri urbani della Provincia (la B5) ovvero Eindhoven, Tilburg, Breda, ‘s Hertogenbosch and Helmond, città di media grandezza che al 1 Gennaio 2000 contavano complessivamente 25.000 abitanti.Alla stessa data la dimensione delle citta’ della B5 variava dai 200000 abitanti di Eindhoven a un numero leggermente superiore agli 80000 ( Helmond). Il concetto di network necessità allora di un chiarimento laddove con il termineci si riferirà a tre piani di significato distinti,ovvero ad aspetti morfologici, interelazionali e organizzativi. L’interpretare un network urbano in senso morfologico è da collegarsi ad una tendenza spaziale tipica delle società avanzate : la trasformazione da configurazioni urbane monocentriche a policentriche.Processi simultanei di deconcentrazione e riconcentrazione spaziale hanno trasformato città industriali relativamente compatte in configurazioni disperse di aree residenziali e luoghi di lavoro o dedicati ai servizi a distanze crescenti dal centro cittadino, connessi a questo da una rete infrastrutturale in continua espansione.Il policentrismo è niete di meno che “ uno degli aspetti caratterizzanti il paesaggio urbano delle economie moderne” (Kloosterman and Musterd, 2001: 623). Le aree urbane policentriche si originano da frammenti di paesaggio urbano su una scala ben maggiore di quella delle città monocentriche e rispettivi immediati sobborghi.Una scala ancora più ampia nel caso delle regioni policentriche dove città e villaggi prossimi tra loro tendono a fondersi.I poli che finiscono per formare 15


simili configurazioni variano in dimensione, forma e vocazione: villaggi frontiera, aree residenziali gentrificate, città areoporto, zone periferiche caratterizzate da industrie altamente tecnologiche, poli commerciali e aree di intrattenimento sono solo alcuni esempi. In generale vi è la tendenza ad affermare che i confini di tali entità singole sfumano entro configurazioni policentriche nel senso che “il distinguo tra cosa sia urbano, suburbano ed extraurbano si fa sempre piu’ ambuiguo” .Le interviste condotte tra investitori pubblici e privati durante le fasi iniziali del piano provinciale “ Brabant in Balans” confermano questa tenden-

La regione del Nord Brabante

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za. Le interviste rivelano opinioni piuttosto unanimi circa la perdita del confine rurale/urbano a causa della costruzione di nuovi distretti residenziali, industriali e di intrattenimento in aree vuote, marginali rispetto al centro cittadino (Provincie Noord-Brabant/


Kernteam Streekplan, 1998). Il concetto di Brabanstad come sistema organizzativo viene fatto risalire al 1998 quando otto città e due province pubblicarono il memorandum “The Foreland” .Il titolo stesso sottolinea come questi territori non si considerino l’hinterland del

La provincia del Nord Brabante e le citta’ della B5.Fonte

http://www.brabant.nl

Randstad e che non vogliono essere trattati come tali.Territori che rivendicano proprie peculiarità e potenzialità al fine di trasformarsi in una regione competitiva entro una prospettiva europea. Tali potenzialità includono numerosi distretti industriali,una piacevole alternaza tra spazi verdi aperti e aree densamente costruite e ,non da ultimo, una posizione geografica baricentrica tra le tre conurbazioni Randstad, Flemish Diamond and RhineRuhr. “Foreland” formulava una serie di raccomandazioni finalizzate a capitalizzare tali punti di forza all’interno del proceso di trasformazione verso una configurazione policentrica. A seguito di 17


tale dichiarazioni di intenti , dopo una conferenza tenuta nel Settembre 2001 le cinque maggiori città del Brabante , insieme con la Provincia, fondano l’Alleanza cooperativa del Nord Brabante nell’ottica di rendere piu’ competitiva la regione.Nel 2001 la B5 e la Provincia formulano piu’ chiaramente le loro intenzioni all’interno di un documento chiave, il ‘Vision on BrabantStad in 2001’, definiscono programmi di sviluppo a breve termine e fondano un Gruppo di Programmazione quale strumento per corregere il tiro del Vision in itinere.Emerge con chiarezza la volontà di rafforzare la complementarietà urbana e regionale, obiettivo che si fonda sulla consapevolezza di una generale trasformazione della geografia urbana contemporenea che segna il passaggio da città ad entità policentriche, che per quanto amministrativamente indipendenti sempre di piu’si fanno funzionalmente dipendenti. Attraverso questa vasta operazione di cooperazione si prevede dunque di imprimere una svolta a livello regionale al locale mercato del lavoro, ma anche quello immobiliare, nonchè al comparto turistico senza perdere di vista le vocazioni specifiche di ogni città.A partire infatti dai punti di forza di ciscuna di esse, ogni città è tenuta a sviluppare con maggior impegno settori specifici complementari al tempo stesso anche attraverso una precisa promozione d’immagine e t i chettandosi come “città del design” (Eindhoven) piuttosto che come “città della cultura”(Tilburg) o “dei servizi” (‘s-Hertogenbosch).L’effettiva complementarietà dei centri urbani alla scala regionale dipende dalla velocità, affidabilità e comfort delle connessioni tra questi.Per questo motivo il Brabandtad sta promuovendo la costruzione della Brabant Rail, un sistemo ferroviaro leggero a antaggio della B5. Inoltre, per capitalizzare la posizione strategica rispetto a rotte commerciali internazionali 18


un’ampia fetta di investimenti sono riservati all’implementazione del sistema autostradale e ferroviario verso il Randstad, il Flemish Diamond e il RhineRuhr.Da ultimo accrescere il contrasto tra zone verdi e zone rosse aspira alla creazione di una rete paesaggistica di alta qualità in grado di attrarre investimenti esteri e turismo, motivo per cui risulta di fondamentale importanza mantenere la compattezza dei centri urbani.Per raggiungere simili risultati il Brabantstad non investe solo sulla cooperazione delle amministrazioni locali, ciascuna secondo i propri programmi, ma esporta il suo spirito cooperativo all’interno dei confini regionali attraverso opere di sensibilizzazione affidate alla rete di associazioni e all’educazione, appoggiandosi agli istituti di ricerca e alle Università. Tra queste la Tu/e di Eindhoven che da anni affronta il tema del recupero di aree dismesse all’interno della B5 : all’interno di questo quadro (peraltro personalmente non sempre condiviso), si inserisce la mia proposta per restituire ad una delle cinque città (e dunque all’intero network urbano) ampie superfici di territorio dismesso.

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1.2 La condivisione tra spazio e industria

In Olanda, la dismissione di parti consistenti del sistema produttivo ha determinato la disponibilità di grandi aree urbane finora occupate dall’industria. Lungo i canali delle cinque città del Brabante, Helmond, Tilburg, Eindhoven, Hertogebosch e Breda, vaste porzioni di suolo abbandonato sono oggi attraversate da nuovi usi da nuove esperienze abitative supportate da una formidabile rete associativa. In Olanda, il fenomeno dell’associazionismo è tanto radicato e capillare da essere considerato parte della cultura nazionale: “se esiste un problema, esiste un’associazione per risolverlo” si è soliti dire. Le implicazioni sulla forza delle nuove colonizzazioni sono importanti, fuori e dentro una tradizione che conta mezzo secolo di esperienze che vanno dal collaborative housing, fino allo squat, che in Olanda è regolato da leggi che ne monitorano e consentono la diffusione. Le reti, in forma di comunità più o meno coesa e organizzata, si addensano entro edifici da recuperare in città, ne costruiscono di nuovi, si allentano nell’immediata campagna in cerca di spazi incolti e terreni inospitali dove insediare orti e fattorie. A Helmond, lungo i tratti in cui il Willemsvaart Kanaal si allontana dal centro cittadino ed attraversa residui di campagna tra magazzini, vecchie industrie e piazzali logistici, si impiantano fattorie didattiche dove vivere e lavorare assieme, spartirsi beni e frutti della terra, prendere decisioni ed assumersi responsabilità comuni in nome dell’autosussitenza

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e della pedagogia. A Tilburg, entro formati non dissimili, si abitano houseboats lungo l’Hoevense Kanaaldijkeche e si coltivano i suoli attigui abbandonati. A Belcrum, quartiere operaio inglobato dall’area industriale lungo la Kanaalzone di Breda, un’incredibile concentrazione associativa prova a resistere alle operazioni immobiliari in corso, mentre nei vicini spazi abbandonati dall’industria, forme di socialità più discontinua e incerta, mettono in scena la domanda di spazi più flessibili e duttili. A Eindhoven, l’ecologismo anarchico che segna il carattere delle nuove occupazioni, riscrive una tradizione fitta di esperienze


e bene strutturata. Mappe e social network disegnano la disponibilità di spazi e la varietà dell’offerta abitativa per i nuovi squatter. Non più i punk degli anni ottanta e novanta, ma famiglie e piccole comunità che tengono alla promozione dei propri principi morali quanto alla loro protezione entro rifugi ben protetti da barriere fisiche e simboliche. Nel complesso, le diverse esperienze disegnano una geografia, ed invitano a riflettere sull’elaborazione di una diversa organizzazione spaziale costruita a partire da pratiche abitative informali convergenti verso un comune orizzonte di condivisione (di disagi, vantaggi, interessi).

Questi luoghi sono stati esplorati ricorrendo alla fotografia come strumento in grado di costruire un repertorio utile alla progettazione .Nelle selezioni di foto che seguono ci si avvale di categorie esplorative costanti proprio per costruire un vocabolario per quanto riguarda i materiali del paesaggio e dell’architettura ma anche le pratiche d’uso piu’ o meno informali di spazi residuali o in attesa di definizione. 1.materiali si propone come contenitore di repertori materici, un serbatoio di soluzioni alla scala architettonica e paesaggistica, dal dettaglio costruttivo al progetto del suolo. 2.tracce raccoglie segni di uso spontaneo e collettivo di spazi residuali e documenta i segni delle pratiche d’uso dello spazio. 3.presenze ,in analogia a tracce, documenta tali pratiche nel loro distendersi sullo spazio mentre 4.colonizzazioni si concentra sul risultato fisico-architettonico di appropriazioni spontanee piu’ o meno legali: indagine fotografica che racconta territori segnati dalla dismissione industriale, capaci di accogliere-secondo forme di volta in volta diverse-nuovi modi dell’abitare e dello stare insieme nello spazio non necessarimente aperto. 21


B5 Kanaalzoones - Geografia della condivisione

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Tilburg || Puishaven

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Area indagata Willelmsvaartkanaal Corsi d’acqua Fasce boscate Verde pubblico Piastra industriale Trasporti su gomma Trasporti su rotaia

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Tilburg || Puishaven

Il binomio acqua-industria, peculiare, seppur non esclusivo dei territori olandesi, a Puishaven trova conferma lungo un’ex propaggine produttiva dell’Hoevense Kanaaldijkeche che dal centro cittadino si protrae verso l’esterno della città attraverso insediamenti dalle geometrie rigorose e dai materiali duri.Qui è chiaro l’intento della pubblica amministazione di spingere progressivamente verso l’esterno le attività produttive, demolendo o riconvertendo gli edifici industriali più vicini al ring. Fuori dal centro della città, in prossimità delle aree esondabili, laddove la pressione del mercato immobiliare è più debole, si possono osservare alcune forme dell’abitare che convivono con le attività industriali. Forme e modi mutevoli e temporanei, che occupano spazi tra terra e acqua, stratificando qui, su di una striscia di suolo profonda pochi metri, alcune pratiche di condivisione. Da un lato, case galleggianti che gettano l’ancora in prossimità di un attracco libero (solitamente dotato dall’amministrazione cittadina di numero civico e di un kit per la raccolta differenziata), dall’altro, approdi che consentono agli abitanti delle imbarcazioni l’uso collettivo dell’argine, dove si organizzano orti, si accumulano attrezzi da lavoro per la manutenzione delle barche ed ancore per eventuali naviganti che desiderino ormeggiare per un po’.

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Nonostante sia il Comune a regolarizzare l’houseboating (generalmente confinandolo nelle zone di esondazione), il punto di riferimento per gli abitanti delle houseboat è l’associazione Wateridee, anch’essa a pelo d’acqua. Gestita da una pittrice e da uno skipper, l’associazione si è dotata di un duplice programma: da un lato sensibilizza la popolazione verso questo tipo di abitare, dall’altro sostiene chi vi ha già aderito. Chi sceglie di vivere nelle case galleggianti non deve necessariamente affiliarsi all’associazione. Può trovare aiuto in caso di riparazioni veloci


o consigli sulla navigazione.Il programma on line dell’associazione (www. wateridee.nl) illustra la promozione di workshops/crocere, attraverso un’offerta diversificata di iniziative: pacchetti per bambini, famiglie, coppie, comprendenti attività molteplici, che vanno dal corso di pittura alla scuola di vela. Tutte le attività (ovviamente a pagamento) sono improntate sulla convivialità, e si concludono generalmente con un pasto genuino offerto sottocoperta.Il tema della condivisione a Tilburg torna ad incrociare la rete associativa che, tra impianti industriali attivi e capannoni dismessi, promuove uno stile di vita alternativo, dove i cittadini si trasformano in equipaggio e condividono, anche se solo temporamenamente, la passione ed i disagi di un abitare a pelo d’acqua.

Tessuto residenziale Tessuto industriale Condivisioni (nell’indagine fotografica si dividino in Tracce, Presenze, Colonizzazzioni)

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Materiali 28


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Tracce 30


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Presenze 32


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Colonizzazioni 34


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Helmond || Willemsvaartkanaal

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Area indagata Willelmsvaartkanaal Corsi d’acqua Fasce boscate Verde pubblico Piastra industriale Trasporti su gomma Trasporti su rotaia

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Helmond || Willemsvaartkanaal

Percorrendo il Kanaaldijk N.W (tratto centrale del Willemsvaart Kanaal), il passato industriale di Helmond si legge attraverso gli interventi di rifunzionalizzazione che hanno sostituito le storiche manifatture tessili con negozi e ristoranti ad uso del vicino centro storico. Un recupero che si è arrestato a sud, in prossimità dei volumi della Vlisco, anch’essi dismessi ma dimensionalmente ingestibili, ed a nord, al confine con la campagna e l’urbanizzazione diffusa. Sui due fronti si sono nel tempo addensate pratiche di tipo diverso. A sud, gruppi di senzatetto occupano i reparti non più attivi della Vlisco. Fabbricati isolati rispetto al nucleo storico novecentesco ancora produttivo, separati da questo attraverso la ferrovia. La demolizione di parti importanti degli edifici esistenti ha generato qui un paesaggio di architetture surreali, prive di collegamenti verticali e fitte di aperture inaccessibili. Operazioni brutali, tese a rendere inabitabili i fabbricati, ed evitarne così occupazioni abusive (la legge olandese permette l’occupazione di immobili se inutilizzati da più di due anni) A nord la condivisione (di spazi, pratiche e valori) assume un carattere di diversa radicalità. Tutto ha inizio nel 2005, quando una coppia originaria di Helmond acquista un modesto fabbricato rurale (raro, se non unico superstite del processo di industrializzazione del canale) ed alcuni terreni tra magazzini, industrie e piazzali logistici. L’obiettivo è quello di fondare una vera e propria comune cui possa aderire un numero

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variabile di persone capaci di assumersi responsabilità collettive ed occuparsi delle mansioni necessarie alla sopravvivenza della struttura. Le attività che si svolgono oggi nel nuovo insediamento sono di tipo diverso. Da un lato pratiche di autosussistenza legate all’uso dei suoli: agricoltura biodinamica, permacoltura, allevamento responsabile. Dall’altro, la promozione di workshop ed eventi, come l’annuale Celebrazione della Primavera (ma anche dell’Estate, dell’Autunno, dell’Inverno, del Silenzio, del Sole), ad evidenziare la volontà di sensibilizzazione degli abitanti della vicina città nei confronti di alcuni temi, ma


anche il carattere marcatamente imprenditoriale delle iniziative e della promozione (si veda il programma on line: www.praktijkdeweide.nl). E’ interessante osservare alcune delle attività. Per capire meglio la loro organizzazione, le retoriche, i valori che esse promuovono. Durante i workshop, ad esempio, i bambini delle famiglie di Helmond che hanno aderito alle iniziative vengono guidati alla scoperta del mondo agricolo (dalla semina, alla tosatura alla preparazione della biada), educati alla costruzione di piccoli orti da portare a casa. Nel frattempo, mentre gli abitanti della comune si occupano dei bambini, i genitori trovano il loro spazio accanto al falò, dove si beve the, si parla, si stringono legami che si rinsaldano stagione dopo stagione. A fine giornata, piccoli e grandi si ritrovano all’interno della tenda cerimoniale, insieme agli abitanti della comune ed a qualche passante curioso che si unisce al gruppo per canti e balli. Una comune che promuove teorie della decrescita ed economie di sussistenza, coltiva la terra ed amministra attività imprenditoriali, lavora su twitter (http://www.twitwheel.com/praktijkdeweide) e distribuisce biglietti da visita. Una comune dai tratti vagamente hippies che, tra scheletri di carriponte e vecchi capannoni abbandonati, acquista suoli non più occupati dall’industria e li riconverte in campi coltivati da nuovi contadini di città

Tessuto residenziale Tessuto industriale Condivisioni (nell’indagine fotografica si dividino in Tracce, Presenze, Colonizzazioni)

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Materiali

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Tracce

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Colonizzazioni 44


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‘s-Hertogenbosch || Binnenhaven

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Area indagata Zuid Willelmsvaartkanaal Corsi d’acqua Fasce boscate Verde pubblico Piastra industriale Trasporti su gomma Trasporti su rotaia

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‘s-Hertogenbosch || Binnenhaven

A Binnehaven, un molo industriale ad ovest della città antica di ‘sHertogenbosch, le poche forme di condivisione presenti ruotano attorno all’associazione Watersport Vereniging Neptunus. Fondata nel 1934, dal 2001 l’associazione ha stabilito la propria sede sulla Jack Beton, una houseboat ormeggiata in inverno a Binnenhaven ed in estate a Kroonward, più lontano dalla città, in un ambiente dai caratteri naturalistici di grande qualità. L’associazione promuove la vita all’aria aperta, l’uso dell’acqua per gli spostamenti, e si offre agli appassionati di vela come punto di riferimento per riparazioni e consigli sulla navigazione. I membri dell’associazione dispongono di spazi ben attrezzati e strumenti di lavoro di vario genere, da quelli più minuti per le piccole riparazioni, fino alle infrastrutture necessarie per il sollevamento delle imbarcazioni. L’houseboat comprende spazi ricreativi con caffetteria, sale per riunioni e feste, docce e locali di servizio che, seppur dichiarati aperti al pubblico, sono in realtà utilizzati dall’esclusiva cerchia degli affiliati. Così come gli eventi che qui si organizzano: sebbene aperti all’intera città, sono in realtà diretti ad un pubblico molto selezionato e ben tagliato sugli interessi e sulle reti dell’associazione (http://wvneptunus.mickers.org). E’ evidente che sono pochi i caratteri che differenziano la Watersport Vereniging Neptunus da una qualsiasi altra associazione nautica presente sul territorio olandese e non solo. Qualche maggiore inclinazione pedagogica circa un quadro di valori di matrice ambientalista e poco più. Tanto che

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non è difficile riconoscere le forme di condivisione che la connotano come esclusive ed elitarie. Il fatto però che l’associazione sia sull’acqua e che si muova sul territorio non è da considerarsi un dettaglio. Perché forse qualche specificità è riscontrabile proprio nella dimensione nomade della Neptunus, poco territorializzata, anche quando e dove attracca. A differenza di associazioni simili, e pur occupandosi di ambiente e territorio, la Neptunus non sembra infatti particolarmente implicata nei processi di trasformazione dei territori su cui insiste, e non si impegna in azioni contrastative rispetto alle decisioni che il Comune sta pren-


dendo per il molo di Binnehaven. I membri dell’associazione sono mobili, come l’associazione stessa, possono per cui seguirla nel caso in cui il Comune decida (come sembra) di trasformare l’area: ampliando il complesso espositivo del BrabantHallen, alle spalle del molo, ed invitando la Neptunus a stabilizzarsi definitivamente a Kroonward su di una nuova club house galleggiante (si vedano sul sito dell’associazione i progetti per la nuova sede di cui si prevede la realizzazione entro il 2014). Non è difficile cogliere in questo passaggio, il mutamento di un’associazione che, per quanto di tipo sostanzialmente tradizionale, è mancata finora di qualsiasi forma di territorializzazione capace di renderla reattiva rispetto alle trasformazioni in atto sulla terra ferma, e che è oggi orientata a radicarsi ricostruendo la propria esclusività al di fuori dalla città, riducendo così ulteriormente quelli scambi con la città che, suppur rari, sono stati finora possibili .

Tessuto residenziale Tessuto industriale Condivisioni (nell’indagine fotografica si dividino in Tracce, Presenze, Colonizzazzioni)

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Materiali

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Tracce

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Presenze 56


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Colonizzazioni 58


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Eindhoven || Willelmsvaartkanaal

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Area indagata Zuid Willelmsvaartkanaal Corsi d’acqua Fasce boscate Verde pubblico Piastra industriale Trasporti su gomma Trasporti su rotaia

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Eindhoven || Willelmsvaartkanaal

Tijng Yeung, 37 anni, nata a Rotterdam da genitori cinesi, un passato da squatter, è stata negli anni novanta tra gli occupanti della storica Sigarenfabrieken di Eindhoven. “Eravamo organizzatissimi: c’erano turni per pulire, turni per cucinare, ci aiutavamo per tutto, chi aveva un lavoro pagava la spesa a chi era senza soldi, e chi non era dei nostri era comunque accolto, poteva avere un pasto caldo o un letto. Nel nome dell’anarchia, del veganesimo e dell’antifascismo, ci sentivamo una cosa sola”. Della Sigarenfabrieken resta oggi uno scheletro addossato al Zuid-Willemsvaart Kanaal. Una copertura accartocciata, qualche muro diroccato e solai senza connessioni verticali. Poco distante, la Linnennfabrieken, una cortina muraria che cinge un luogo storico del movimento punk della città: l’Effenaar. “Là ci andavamo quando ci sgomberavano e quando dovevamo organizzare qualcosa di grosso, qualche incontro con gruppi di altre città”. WWTutto questo oggi non c’è più. Il movimento punk che ha animato Eindhoven nell’ultimo ventennio del secolo scorso scompare alla fine degli anni novanta, assieme alle prime demolizioni di fabbriche ed i progetti di riqualificazione di alcune aree lungo il canale. Persistono invece le occupazioni. Più regolate ed organizzate di un tempo, meno aggregate nei luoghi della vecchia dismissione. Oggi, si occupano spazi spesso piccoli,

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variamente dislocati nella città: un appartamento in pieno centro come il pilone del ponte verso Geldrop. Forme e modi nuovi che si avvalgono di social network e di una rete molto strutturata a supporto degli occupanti. L’Ass (Advisory Service for Squatters) è una di queste associazioni, che oltre a fornire assistenza legale durante i contenziosi con i proprietari, dà consigli su come condurre l’occupazione e mappa gli edifici facilmente occupabili. Tanto che oggi, a Eindhoven, si possono organizzare veri e propri tour in bicicletta in giro per proprietà occupabili.


Per tenersi informati si possono consultare siti come http://kraakverbod. squat.net/opendag.php/ o http://planet.squat.net/. Il fenomeno è indice, al contempo, delle dimensioni che l’occupazione abusiva sta assumendo e dell’organizzazione che a questa domanda fa seguito. Guida alla mano (http://kraakhandleiding.squat.net/english.html), i nuovi squatter occupano nella consapevolezza di alcuni diritti. Dei supporti ideologici di un tempo resta poco. Prevale il riferimento ad un vago ecologismo anarchico che orienta forme e modi del nuovo vivere assieme.

Tessuto residenziale Tessuto industriale Condivisioni (nell’indagine fotografica si dividino in Tracce, Presenze, Colonizzazioni)

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Materiali

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Tracce

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Colonizzazioni 68


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Breda || Markadde

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Area indagata Zuid Willelmsvaartkanaal Corsi d’acqua Fasce boscate Verde pubblico Piastra industriale Trasporti su gomma Trasporti su rotaia

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Breda || Markadde

In Olanda, come altrove, la ristrutturazione e la rilocalizzazione di parti consistenti del sistema produttivo ha determinato la disponibilità di grandi aree urbane finora occupate dall’industria. La nuova destinazione d’uso comporta da un lato la necessità di una bonifica ambientale, secondo un approccio di tipo ingegneristico, dall’altro il ripensamento radicale del tipo di socialità che i luoghi si prestano ad accogliere. Per far questo è necessario immaginare un progetto capace di esprimere una nuova idea di urbanità, aderente alla domanda espressa dall’abitare contemporaneo, segnata, in questi luoghi come altrove, da pratiche temporanee e stratificate, istituzionalizzate o informali, spesso convergenti verso un comune orizzonte di condivisione (di disagi, vantaggi, interessi).Ad osservare le politiche delle amministrazioni olandesi coinvolte in processi di questo tipo, lo scenario che si presenta è spesso diverso. Tutta la complessità della trasformazione sembra ridursi entro strategie di city marketing. Mettendo così in evidenza come gli orientamenti prevalenti siano tesi a rendere attrattive le differenti situazioni per nuovi usi attraverso operazioni di sistemazione superficiale, ben veicolate da campagne di comunicazione pervasive ed elusive al contempo.Questa ricerca si offre come supporto a tutti i soggetti che partecipano, a vario titolo e con responsabilità differenti, ai processi di trasformazione delle aree industriali lungo il canale delle cinque città del Brabante: Helmond, Tilburg, Eindhoven, Hertogebosch e Breda (più conosciute come B5). Nella

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nota che segue illustro le ragioni della scelta del caso studio di Belcrum a Breda, la costruzione del campo d’indagine e la sua problematizzazione. Presso la Kanaalzone di Breda, si evidenzia la possibilità di immaginare una trasformazione supportata da numerose pratiche di condivisione informali (occupazioni spontanee, usi temporanei di spazi residuali) e da una formidabile rete associativa.In particolar modo attorno a Belcrum, quartiere storico inglobato dall’area industriale, dove un’incredibile concentrazione associativa prova a resistere ad un’operazione immobiliare dal carattere fortemente speculativo, tesa a selezionare gli abitanti su


base anagrafica e di reddito, attraverso offerte che prendono i nomi di superior e attractive.Belcrum è situato su un terreno di sessanta ettari, originariamente di proprietà del comune di Teteringen, nella parte nord di Breda, separato dalla città dalla ferrovia. Il primo piano per lo sviluppo dell’area prevedeva un disegno urbano caratterizzato da una serie di fabbricati residenziali attorno a piazze ed aree giochi per bambini, la costruzione di un porto e lo sviluppo dell’autostrada. Nel 1927 l’area è però acquisita dal comune di Breda che decide di farne il proprio distretto industriale sfruttando la presenza del porto, del mercato ortofrutticolo e la prossimità della linea ferrata (che di fatto verrà realizzata in trincea). Oggi, a Belcrum si trovano giustapposti la grande scala del comparto industriale, con le sue superfici dure e impermeabili, e la grana fine del tessuto residenziale in parte realizzato, con il suo sistema fitto di distribuzione viario. I due principi insediativi riflettono diversi regimi di proprietà e di funzionamento: accessi, gerarchie, materiali.La pratiche d’uso dello spazio, che per molti aspetti paiono ancora quelle degli anni trenta, mostrano un’introversione che si allenta all’interno di una rete associativa capillare e mimetica, ma che di nuovo si ripiega ove si istituzionalizza: “L’Associazione delle Associazioni” chiarisce bene questo aspetto. Ciò che ovunque si riscontra è l’assorbiamento da parte dello spazio individuale e privato di alcune prestazioni prima assolte in quello collettivo e pubblico. I giardini privati sono chiamati Tessuto residenziale Tessuto industriale Condivisioni (nell’indagine fotografica si dividino in Tracce, Presenze, Colonizzazioni)

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ad accogliere pratiche che non trovano altri spazi in cui depositarsi. La sfera del pubblico si esaurisce entro un ambito familiare ed entro spazi chiaramente privati. L’attacco a terra degli edifici, seppur privo di barriere, definisce con pochi strumenti (variazione di materiali, dislivelli minimi) proprietà e diritti d’uso esclusivi. E questo accade anche in presenza di soggetti collettivi come le associazioni di quartiere, distribuite in modo capillare all’interno della trama residenziale: le pratiche che esse accolgono non ispessiscono lo spazio, si archiviano come i verbali nelle rispettive sedi senza alcun riverbero o estreflessione. Il fenomeno dell’associazionismo olandese merita una riflessione approfondita, perchè si dà in forme assolutamente peculiari, stratificate nel tempo e nello spazio fino a divenire parte della cultura nazionale. Capillare e frammentata, la rete associativa, è in grado di esaurire al suo interno ogni tematica attorno alla quale possano coagularsi interessi, conflitti, passioni comuni. Non a caso si è soliti dire “se esiste un problema, esiste un’associazione per risolverlo”. A Belcrum, molte delle aggregazioni spontanee nascono alla fine degli anni novanta proprio in opposizione alle trasformazioni promosse dal Comune. A seguito di campagne di sensibilizazzione e informazione il fenomeno cambia scala e forma, passando da una dimensione sotterranea ad una più pubblica. Fino all’istituzionalizzazione dei movimenti entro “Comitati d’azione”, espressione di disagi comuni ma anche di impegno collettivo.

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Accanto a questo tipo di associazionismo, non mancano forme di socialità più incerta, discontinua come il paesaggio entro il quale se ne dà conto, appropriazioni temporanee che lasciano sconfinare nello spazio aperto esperienze di condivisione parziali.Studiando i verbali delle riunioni dei Comitati del quartiere di Belcrum si tracciano con chiarezza i contorni d’azione di un movimento di resistenza che gravita attorno alla sfera dell’associazionismo e che si oppone al city marketing promosso dal Comune. A partire da qui è possibile individuare il quadro degli attori e la “mappa del conflitto” stumentale alla formulazione di un’ipotesi progettuale al-


ternativa a quella istituzionale. Tale conflitto vede oggi essenzialmente coinvolti il Comitato Wijkraad Belcrum, che si oppone all’”irruzione del progetto nel quartiere” ed alla gentrification, ed il Comune, che confida nello scarso potere di resistenza dei residenti di fronte alla pressione del mercato immobiliare. A valle di una una selezione tra le differenti “sacche di resistenza” presenti sul territorio (molte delle quali trovano forza, anche propagandistica, nella semi-illegalità), formazioni in corso, nonchè fuoco di un progetto teso a ripensare il destino dell’intera area.

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Associazionismo

Occupazioni

Nuovi modi dello stare insieme

Nuovi modi dell’abitare

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2. Breda

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Edificato

Usi prevalenti Residenza Commerciale U f f i c i o Indusrtia C u l t u r a Associazioni

Fonte : rilievo Aprile 2012

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Suoli morbidi (pubblici)

Consistenza

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Parco monumentale

Giardini di quartiere

Parco di rappresentanza

Verde attrezzato per lo sport

Parco fluviale

Sponda alberata

Parco naturalistico

Boulevard

Parco urbano

Fascia boscata

Fonte : rilievo Aprile 2012


Suoli morbidi (privati)

Consistenza Giadini

privati

Giardini condominiali

Fonte : rilievo Aprile 2012

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Suoli duri (pubblici e privati)

Consistenza Piazzlai logistici privati Promenade pubblica

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Fonte : rilievo Aprile 2012


Aree oggetto di bonifica

Consistenza Studio

di

fattibilitĂ

Cantierizzazione

Fonte : rilievo Aprile 2012

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2.2 Popolazioni

Dall’alto in basso , da sinistra a destra: provenienza degli abitanti, distribuzione della popolazione per fasce d’età ,nazionalità Fonte : http://www.breda.nl/gemeente/feiten-cijfers

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Ad oggi Breda è una cittò di 176.553 abitanti di cui 86.091 uomini e 90462 donne. Le statistiche degli ultimi quattro anni mostrano un trend positivo , frutto di una precisa strategia promossa dal comune che punta all’incremento demografico. Stando alle ingadini del comune Breda è una città abbastanza giovane, ovvero una percentuale sensibilmente inferiore al 50% degli aotanti ha meno di 50 anni con un picco di donne tra i 25-27 anni.Per quanto riguarda la nazionalità degli abitanti, Breda è sicuramente meno cosmopolita di molte delle altre città della B5 (quali Eindhoven) ma comunque attrattiva per olandesi e stranieri.


Per quanto concerne la composizione familiare si segnala una significativa percentuale di single : nel distretto centrale di Chasse Park le coppie sposate sono solo il 16% .Inoltre il numero dei divorzi è in crescita e si attesta al 3,85%.Il 35% delle famiglie, ovvero la maggioranza relativa non ha bambini , nel 26% ha un solo figlio, nel 25% ne ha due mentre nuclei familiari composti da 5 o piu’ indivudui è estremamente raro, solo il 7%.

Dall’alto in basso , da sinistra a destra: stato civile, numero di famigliein base al numero di figli. Fonte : http://www.breda.nl/gemeente/ feiten-cijfers

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Nonostante una crisi economica di proporzioni mondiali il mercato immobiliare a Breda è ancora dinamico, forte di un impressionante numero di transizioni. Qui è ancora piu’ frequente comprare casa piuttosto che affittare.Nei diagrammi che seguono possiamo confrontare l’incremento demografico con le disponibilità del mercato immobiliare : la linea tratteggiata mostra la domanda mentre la continua le disponibilità effettive

Dall’alto in basso , da sinistra a destra nelle tabelle : stato civile, numero di famiglie in base al numero di figli. Nel grafico percentuale di affitti e compravendite Fonte : http://www.breda.nl/

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Il mercato del lavoro non è totalmente immune dalla crisi mondiale e riporta un trend negativo dal 2009.Il numero degli occupati ha iniziato a contrarsi in quell’anno e in 3 anni si sono persi qualcosa come 432 posti di lavoro. Nei diagrammi a fianco si puo’ apprezzare un sorprendete aumento delle filiali rispetto l’andamento del mercato del lavoro da cui concludere che Breda ha progressivamente perso i grandi impianti industriali. Nascono nuove forme imprenditoriali , nuove per gestione e dimensione, piccole aziende che cercano di superare la crisi.

Dall’alto in basso , da sinistra a destra: Nelle tabelle : posti di lavoro,richieste di sussidio di disoccupazione disoccupati in cerca attiva.Nle grafico andamento dei posti di lavoro (tratteggio) e del numero di stabilimenti (continua) Fonte : http:// www.breda.nl/gemeente/feiten-cijfers

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A causa del suo passato industriale agli inizi degli anni 2000 Breda era la città piu’ invivibile e inquinata d’Olanda. Dopo dieci anni frenetica attività da parte dell’amministrazione la qualità della vita dei cittadini di Breda è significativamente miglioarata ed è adesso costantemente monitorata da un uffico dedicato all’interno del’Amministrazione cittadina. Il sistema di monitoraggio divide la città in distretti che guadagnano punti in base alla disponibilità di spazi pubblici, di eree verdi, del tasso di disoccupazione e della disponibilità di housing.

Da sinistra a destra lo stato di salute dei distretti amministrativi nel 2007, 2009, 2010 e 2011 Fonte : http://www.breda.nl/gemeente/feiten-cijfers

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2.3 Condivisioni

Tessuto associativo

Fonte : rilievo Aprile 2012

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Associazioni culturali

Associazioni quartiere

Associazioni tempo libero

Fonte : rilievo Aprile 2012

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2.4 Politiche e progetti

La politiche in atto hanno generato un programma di sviluppo orientato a produrre benessere in senso lato, tutti aspetti riscontrabili all-interno della politica adottata dalla municipalita’. Nello specifico Breda si e’ data come obiettivi un aumento del numero di abitanti da 170.000 a 185.000 entro il 2020, l’ incremento del turismo, puntando su funshoppers e businessman (inter)nazionali. ponendosi al contempo quale interlocutore commerciale nei confronti di Anversa e Rotterdam. Le strategie sono le piu’ varie : dalla riorganizzazione della domanda di housing alla regolarizzazione dei prezzi di vendita, passando per il potenziamento dell’offerta turistica e della rete infrastrutturale, tutto secondo un’attenta gerarchia degli interventi.Nonostante questo L’obiettivo dei 185000 abitanti sara’ raggiunto solo nel 2025 a causa di flussi migratori non previsti( 2004 - 2008), a condizione che si mantenga un livello annuale di crescita stabile di 500-600 abitanti. La GBA Burgerzaken registra anche un cambiamento nella composizione della migrazione per fasce d’eta’ e per stato civile . Gli studi di settore evidenziano che alla base dei flussi migratori verso Breda vi sono ragioni econimiche,che i migranti hanno un ‘età compresa tra i 30 e i 40 anni e sono tendenzialmente single, mentre è in calo dell’11% il numero di giovani famiglie ( famiglie dove l’età della persona di riferimento è di età inferiore ai 40 anni ).Una delle motivazioni è il prezzo me-

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dio degli immobili, fatto che costringe ad emigrare in un’altra città. Attualmente le trasformazioni territoriali di maggior rilievo si collocano nel settore Nord della citta’ e rientrano all’interno del piano Via Breda che comprende sei sub aree di intervento per un totale di 160 ettari ripartiti tra: Stationskwartier 290,000 m²(2007-18) Drie Hoefijzers 115,500 m² (2007-12) Havenkwartier 265,000 m² > 2020 Una trasformazione che coinvolge 190 ettari suoli, tagliati dal Mark, a cavallo tra il centro storico e il distretto industriale. Un’operazione complessa, che merita un’indagine conoscitiva piu’ approfondita a partire


2030

1

2020 2013 2012 2011 2010

2000 Completamento

450 2

4 3 6

5

7

8

160 140 234 100 97

61 Ettari

Servizi

Residenza

Agricoltura 1 Weerijs

2 Talmazone 3 Heuvel 4 Via Breda

4 Via Breda

5 Chassepark 5 Chassepark

6 Teteringen 7 Driesprong 8 Hoge Gouw

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proprio dalle quantità in gioco, dagli obiettivi e dalle aspettative, ovvero dai documenti (promozionali piu’ che altro) divulgati dal Comune e consultabili su www.viabreda.nl. In questa sede daremo conto dei 4 progetti piu’ significativi ovvero l’Havenkwartier, il Markoevers, la Stationkwartier e lo Zoete Inval.I passi che seguono sono tratti proprio dal “Deel B - Structuurvisie Spoorzone 2025”, riportati in modo testuale per dare conto dei toni entusiastici con i quali si descrive l’operazione e delle strategie di costruzione del consenso attorno al progetto.

Havenk wartier

Quartiere storico Belcrum Markoevers

Station kwartier

Zoete Inval

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Station kwartier

Lo Stationskwartier con il suo business center intorno alla stazione alta velocità è un progetto chiave all’interno di Via Breda. La nuova stazione raggrupperà all’interno dello stesso edificio terminal di ogni mezzo di trasporto e sarà l’icona del nuovo Trade Center Breda.Qui l’accento viene fortemente posto sulla mobilità, ma anche sulla fornitura di servizi alle imprese e al turismo nel rispetto delle seguenti quantità :Residenza : 50000mq (circa 500 unità) Lavoro : 80000 mq Servizi : 40000 mq

Haven kwartier

La curva del Mark e le sue rive verdi costituiscono i tratti distintivi di un ambiente residenziale con attività ricreative, tutto a pelo d’acqua. Posto al confine con Belcrum, il nuovo quartiere è offrirà spazi per lo shopping e servizi, con la monumentale Torre d’acqua a segnarne l’ingresso. Il quartiere del porto si presta ad un approccio mosaico dove ogni trasformazione puo’ avvenire indipendentemente dalle altre.Questa volonta si traduce nella pratica con la realizzazione di una nuova isola, espressione della volontà di connettere, letteralmente e figurativamente, con il centro storico seguendo la direzione della Speelhuislaan. Lo spazio verrà caratterizzato attraverso banchine pedonali lungo il fiume e approdi per le imbarcazioni non perdendo di vista la volontà di marcare nettamente le due sponde del fiume :ad ovest un’ampia area verde, punteggiata con occasionali edifici solitariad est una forma urbana compatta dove i bordi dell’isola sono costituiti da un continum chiuso edifici il cui piano terra possa, occasionalmente, ospitare funzioni che hanno a che fare con l’acqua.L’idea è di impostare l’area centrale come privata mentre quella a contorno dell’intervento, ovvero le banchine, come pubblica : passeggiate lungo i moli, ma anche aree gioco,attrezzate per la pesca, percorsi ciclabili senza escludere collegamenti leggeri per il traffico lento con l’altra sponda.Qui la crescita della popolazione rende possibile lo sviluppo di un nuovo centro di commerciale a servizio del quartiere: un rivenditore unici che sostituirà i servizi di vendita al dettaglio es103


istenti nella zona mantenedosi sulle seguenti quantità: Residenza : 60000 mq (circa 515 unità) Lavoro : 0 mq Servizi : 50000 mq TOTALE : 65000 mq Per lo sviluppo della zona risulta peranto centrale l’estensione della Belcrumweg, la concentrazione del commercio al dettaglio e dei servizi e la realizzazione del verde sulla sponda occidentale come precondizione un ambiente residenziale attraente sulla costa orientale. Markoevers

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“ [...]L’area del Markoevers può essere vista come una moderna città parco. Luogo di un incontro, di riposo e relax, ma anche spazio per eventi e attività. [...]Lungo entrambe entrambe le rive del fiume è disponibile spazio per le grandi strutture che soddisferanno il potenziale internazionale di Breda : cultura e relax sulla riva occidentale, a pochi passi dal centro della città. Servizi sulla sponda orientale, correlati al carattere imprenditoriale della Stationskwartier.[...]Integrare acqua, spazio verde e tessuto urbano sono le principali giude progettuali garantendo ovunque la connessione ecologica con il fiume e il contenimento delle acque.[...]Il Maroevers consiste di due parti ben differenziate grazie al rapporto che instaurano con il Mark. Sul lato ovest si cerca di costruire meno possibile, mantenndo il carattere della sponda [...] In contrasto con quella occidentale trattata come unità urbana, chiusa e compatta . [...] L’area orientale è delimitata da Belcrumweg , il Mark , la linea ferroviaria e la connessione per la Princes Wharf verso la città. Non è solo il marchio di fiume, che dà un carattere speciale di questa posizione e determina l’attrazione di esso. La posizione strategica di questa zona, la coerenza con i quartieri circostanti è la base per un equilibrato mix di funzioni pubbliche e servizi nel rispetto dei particolari edifici storici che esistono sull’area.[...]Lungo la sponda occidentale il progetto mira acreare uno spazio contemporaneo compatto all’interno della penisola un delimitata dal Mark, dal porto, dal tracciato storico della Belcrumweg


e dalla Stationslaan che intersecal’area di progetto. Uno spazio urbano compatto, pubblico e aperto al Mark, concepito per i diversi utenti quali automobilisti, pedoni e ciclisti e automobilisti cui viene riservata una passeggiata pedonale.Il tessuto , compatto e chiuso, in termini di dimensioni e proporzioni sottolinea la situazione urbana unica per la presenza del Mark, del Belcrumhaven, della nuova stazione e del centro, prestandosi ad ospitare il nuovo “castello” di Breda, centro direzionale di 8 piani. Attorno a questo l’estensione del Belcrumhaven, sia come operazione paesistica che come riserva d’acqua. Vivacizzare il Markoevers è lo scopo dichiarato del progetto come mix di funzioni e attività pubbliche per offrire servizi di alta qualità , essenziale per il successo di Breda, ma anche residenze ed opportunità di lavoro.Per questo è importante che la progettazione segua queste linee guida : • apertura verso il centro città attraverso un nuovo ponte per incorporare il progetto all’interno della città; • Sviluppo separato delle sponde Est e ovest . • Migliorare la situazione ambientale sul lato ovest • Abbattimento dei livelli sonori Si dovranno inoltre rispettare le seguenti quantità : Residenza : 65000mq (circa 500 unità) Lavoro : 45000 mq Servizi : 40000 mq TOTALE : 150000 mq

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Zoete Inval

A pochi passi del centro della città e a pochi passi dal Stationskwartier, i terreni argillosi e la prossimità alla città hanno reso questo luogo il sito ideale per lo zuccherificio oggi demolito, un’ area copre quasi un terzo della superficie totale di Via Breda e che deve essere reintegrata all’interno del complesso urbano.[...]L’area di sviluppo è delimitato a sud è dalla linea ferroviaria che purtroppo la isola dallo Stationkwartier, sul lato ovest da Lunestraat, uno degli assi urbani di Breda, e dal Mar sul lato est.È necessario sollevare l’isolamento della zona attraverso un collegamento logico verso Belcrum attraverso un ponte e chiaro verso il centro cittadino attraverso uno scavalco oltre ferrovia. Lungo questa è prevista una zona cuscinetto che limiti l’inquinamento acustico anche con schermi trasparenti.A nord si svilupperà il nuovo distretto residenziale organizzato per fasce parallele al corso della ferrovia ma tra questo e la zona cuscinetto è da prevedere un parco per creare ulteriore distanza da possibili fonti di inquinamento sonoro. Nella parte piu’ settentrionale il progetto fa leva su un elevato grado di trasparenza con costruzioni solitarie in un ambiente verde, un costruito che si fa piu’ denso e differenziato spostandosi a sud dove alle residenze si alternano uffici .Zoete Inval è la più grande zona residenziale all’interno di Via Breda, capace di creare un mix interessante di funzioni nel rispetto delle seguenti quantità: Residenza : 190000 mq (circa 1500 unità) Lavoro : 110000 mq Servizi : 5000 mq

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2.5 Via Breda, un progetto sbagliato di valorizzazione immobiliare

Belcrum è un vasto terreno di 60 ettari originariamente di proprieta’ del comune di Teteringen situato nella parte Nord di Breda e tagliato via da questa dalla ferrovia. Nel 1924 viene avviata la costruzione del polder e nel 1926 ha inizio la sistemazione dell’area su progetto (alla scala urbana e architettonica) di Schapp che organizza il quartiere attorno ad un reticolo ortogonale rispetto alla Spelhiuslaan, un filo teso tra il castello trecentesco e una residenza di caccia settecentesca oggi scomparsa. Il piano prevede una serie di piazze e numerose aree giochi per bambini, la costruzione di un porto e lo sviluppo dell’autostrada ma nel 1927 l’area è acquisita dal comune di Breda che decide di farne il proprio distretto industriale sfruttando la presenza del porto, del mercato ortofrutticolo e la prossimita’ della linea ferrata (che di fatto diverra’ trincea) : la meta’ del suolo acquistato passa, ed è tutt’ora,in mano privata. La brusca deviazione dal piano originale genera un salto di scala non mediato : la trama urbana fina, serrata di Schapp cozza contro i volumi elefantiaci degli interventi post 1926. La grana fine del tessuto edilizio e la chiara gerarchia d’uso dello spazio rendono Belcrum l’anomalia rispetto ad un contesto sviluppato successivamente con finalita’ diametrali e, di riflesso, con implicazioni spaziali macchina-centriche. Qui la grande scala del comparto industriale cozza con le sue superfici dure e impermeabili contro la dimensione minuta del tessuto residenziale e del suo sistema di distribuzione viario. Cosi’ per il regime di proprieta’, il sistema di accessi, la gerarchia d’uso dello spazio e i materiali con i quali costruirla : indagata e definita fino al centimetro e, svoltato l’isolato, indeterminata e indeterminabile. Pratiche d’uso dello spazio da un lato congelate agli anni 30, una sfera del pubblico si esaurisce entro un raggio d’inclusione familiare all’interno di spazi chiaramente afferenti all’ambito privato. L’attacco a terra degli edifici, paradossalmente privo di barriere, definisce con pochi strumenti ( materiali, dislivelli minimi) proprieta’ e diritti d’uso in senso unicamente esclusivo. Un introversione che si allenta solo 107


Consistenza dei suoli Laterizio autobloccante (percorsi pedonali)

Cortili privati

Cls

Parco alberato

autobloccante

(percorsi

Terra battuta

Verde stradale

Asfalto

Vegetazione ripariale

Piazzali logistici impermeabili

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ciclabili)


all’interno di una rete associativa capillare e mimetica, ma che si piega di nuovo su se stessa in forme istituzionalizzate : “L’Associazione delle Associazioni” chiarisce bene questo concetto. Anche in presenza di spazi collettivi come le associazioni di quartiere, distribuite in modo capillare all’interno della trama residenziale : le pratiche che accolgono non ispessiscono lo spazio, si archiviano come verbali nelle rispettive sedi senza alcun riverbero o estreflessione fisica. Dall’altro una socialita’ incerta, discontinua come il paesaggio entro il quale se ne da conto, appropriazioni spontanee che lasciano sconfinare nello spazio aperto esperienze ristrette, altrove, attorno alla proprieta’ individuale. Sullo sfondo una rivendicazione di cittadinanza piu’ o meno cosciente . Linea di confine al di la’ del quale si giocano due mondi di relazioni : il canale. I piani comunali per l’area mirano a cancellare il passato industriale, con un’operazione immobiliare ampliamente speculativa che selezionera’ gli abitanti su via censitaria e, di riflesso, anagrafica con offerte “superior” e “actractive”.L’immediata ripercussione sul mercato immobiliare contempla prezzi di vendita e rendita dell’esistente al rialzo : chi puo’ vende e o affitta proprio lungo le arterie di maggior pregio del progetto comunale. A partire da questa anomalia la ricerca si ri-orienta verso altre fonti ( non piu’ la stampa locale) per correggere, eventualmente, il tiro di certe considerazioni. Nel testo che segue fisso attori e luoghi di un conflitto innescato a Belcrum dalle trasformazioni urbane promosse dal Comune nell’ambito di una politica di city marketing. A seguito di ulteriori sopralluoghi e indagine d’archivio si tracciano i contorni d’azione di un movimento di resistenza che gravita attorno alla sfera dell’associazionismo e che si oppone ai piani di trasformazione comunali. Attraverso le indagini conoscitive municipali e i verbali delle riunioni dei comitati d’azione si traccia un quadro degli attori e una “mappa del conflitto” , stumentali alla progettazione. Da un lato il Comitato Wijkraad Belcrum si oppone all’”irruzione del

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Usi prevalenti Residenza Commercio Indusrtia S c u o l a Associazioni

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Usi prevalenti Residenza Commercio Indusrtia S c u o l a Appartamenti in vendita o affitto

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progetto nel quartiere” e alla sua gentrification, dall’altro il Comune che confida nello scarso potere di resistenza dei residenti di fronte alla pressione del mercato immobiliare. La pianificazione olandese a livello urbano e territoriale si avvale della “planologie”, ambito del sapere privo di parellelo in Italia ma che puo’ tradursi come “ planologia” . A prescindere da qualsiasi personale divergenza di opinione, non puo’ non colpire la totale assenza di elaborati grafici nei documenti ufficiali : i piani comunali sono testi che indicano obiettivi e nemmeno orientano verso strategie per raggiungere le finalita’ preposte. Un perimetro o una campitura racchiude la zona d’intervento. Le implicazioni spaziali vengono interamente delegate agli studi professionali locali che sulla base di questo materiale sono chiamati a produrre delle “Visie”, composizioni volumetriche sulla base di una lista di obiettivi gia’ definiti. Il conflitto che nasce da una simile pratica progettuale è dunque una componente costitutiva del sistema e come tale trova immediato accoglimento in una fitta rete di “associazioni di residenti” che si oppongono ai progetti di trasformazione. A seguito di questa analisi il distretto Nord della città appare come problematico sotto molteplici punti di vista dal momento che l’approccio a queste ampie porzioni di territorio è stato finora per lo piu’ ingegneristico ed orientatoa risolvere (con successo) solo i problemi legati all’inquinamento aereo e sonoro. Il tasso di disoccupazione è piu’ forte

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che altrove e le modeste riprese non hanno riportato distretti come Belcrum e Zoete Inval ai tassi occupazionali ante crisi.La mia proposta progettuale vuole essere pertanto un’occasione per riattivare l’economia alla scala locale immaginando di assecondare politiche tese alla creazione di posti di lavoro per le fasce svantaggiate della popolazione che che risiedono spesso nel settore nord della città.Questo incontra pienemante un’altro degli obiettivi della Municipalità , ovvero la crescita demografica.Le statistiche ci dicono che il numero di disoccupati in ricerca attiva nel 2007 era maggiore rispetto a quello nel 2011, l’anno peggiore


dall’inizio della crisi. Ci dicono anche che non aumentano tuttavia le richieste di sussidio per la disocccupazione, segno che gli abitanti si sono spostati altrove in cerca di migliori condizioni.Le indagini demografiche ci informano inoltre come il settore nord sia quello piu’ giovane della città, qui vivono moltissimi bambini e nonostante questa evidenza c’è solo una scuola e nessun parco, fatti che implicano lunghi spostamenti quotidiani da parte dei genitori verso l’istituto piu’ vicino e comunque poche oppurtunità di socializzazione per i bambini. Qui le famiglie, generalmente composte da due, tre individui, risultano generalmente propriAll’inizio degli anni 2000 , intensificandsi gli interessi del comune per alcune aree dismesse contigue a Belcrum, i residenti locali hanno siglato un accordo non scritto a tutela dei loro interessi per poi far convergere i loro sforzi all’interno di una associazione creata ad hoc per combattere i piani della municipalità. Gli scenari progettuali previsti dal comune si riducono di fatti a politiche di marketing territoriale che densificano con housing un’area già molto popolata e già priva di servizi .Le nuove costruzioni insisteranno inoltre sui siti industriali ancora attivi, peggiorando la situazione lavorativa che i dati fanno emergere coem precaria. Senza contare poi la mancanza cronica di spazi pubblici, carenza cui gli abitanti sopperiscono appropriandosi delle sponde del canale. In conclusione i dati mostrano un urgente bisogno di lavoro e di spazi aperti pubblici. Una strategia agro- urbana coordinata dalla locale rete associativa risoverebbe pertanto entrambe i problemi offrendo alla città ampie porzioni di spazio pubblico e nuovi fonti alternative di guadagno .

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3. Nuove forme dell’abitare condiviso : strategie per il progetto

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Per colonizzare territori difficili nel rispetto delle quantità previste dal comune si adottano tre strategie.Secondo un approccio rispettoso di quel che c’è si progetta il suolo dopo averne rilevato le qualità tenendo conto della storia produttiva di quei suoli legata e della presenza di uno zucherificio - ad ovest, sotto l’ansa del canale- e di un discarica a servizio dell’intero distretto industriale che da est di allungava lungo la ferrovia.Tutti suoli che necessitano di una bonifica prima di poter passare alla costruzione.Grandi manufatti inamovibili, scavati o a livello del suolo, pongono poi il problema di uno smaltimento oneroso ovvero le vasche di depurazione, profonde 3,5 metri e i due grandi piazzali logistici a nord, entrambe in calcestruzzo, tuttp cio’ che resta dello zuccherificio. Gli zoccoli duri vengono mantenuti e saranno il supporto di un nuovo asse strutturante l’intero territorio, ospiteranno spazi di lavoro sedi associative,un mercato, un cantiere navale e residenze per i lavoratori. Si immagina inoltre di collegare gli invasi esistenti e di agganciarsi al canale con il minor scavo possibile.Un nuovo sistema delle acque penetra cosi’ all’interno dello Zoete Inval favorendone i processi di bonifica e per percolazione e supportando una mobilità e un abitare a pelo d’acqua. Ne consegue un funzionamento per isole all’interno delle quali declinare le nuove forme dell’abitare condiviso che ripropongono le forme e i modi dello stare insieme indagati nella B5.Infine si presta attenzione alla mobilità come strumento in grado di ordinare l’edifiicato e non come infrastruttura adagiata a posteriori sul suolo (vedi Secchi e Viganò ad Antwerp).Ad oggi è chiaro infatti come il sistea della mobilità sia tutt’altro che fluido poichè ha fatto i conti solo con i confini proprietari o con il disegno imposto dalla zonizzazione.E’ fondamentale garantire al nuovo insediamenti collegamenti efficaci verso il centro e la tangenziale e Belcrum.L’asse nord sud definisce la gerarchia stradale funzionando da perno per una viabilità secondaria ortogonale.Una mossa che non solo rende comprensibile come ci si muove in quegli spazi ma che scarica la quasi totalità del traffico dal lungo canale a vantaggio dei ritmi del parco. 115


3.1 Partire da quello che c’è

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3.2 Il territorio dell’acqua

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3.3 Una mobilitĂ alternativa

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Le forme dell’abitare 1.Gli orti Abitare condiviso

2.Il campus Residenza e commercio

3.Il molo Abitare intimo Scuole

4.Contract de confiance sedi temporanee

Uccupazioni legalizzate Residenze

Cantiere per lavoratori svantaggiati

L’asse delle associazioni mercato Sedi stabili

Gli uffici PRODUCED BY AN AUTODESK EDUCATIONAL PRODUCT

PRODUCED BY AN AUTODESK EDUCATIONAL PRODUCT

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Il parco Orti associati alla residenza

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Agricoltura di prossimità

Filtro verde

Parco urbano

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La piazza d’acqua

La membrana

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Il parco

Nuove forme dell’abitare


2.4 Spazi condivisi

L’asse delle associazioni

L’asse delle associazioni

Sedi temporanee

Sedi stabili

Residenze

mercato Cantiere per lavoratori Sedi stabili svantaggiati

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2.5 Nuove forme dell’abitare

Abitare gli orti Metri quadri residenza_17152 Metri quadri orti _14592 Abitanti_804

Ypenburg

Zoete Inval

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Abitare il molo Metri quadri orti _ 36489 Abitanti_ 1709

Sporenburg

Zoete Inval

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B

i

b

l

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o

g

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f

i

a

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R i n g r a z i a m e n t i

Desidero ringraziare i miei relatori professori Bianchetti, Sampieri e Cantarella il cui sopporto è andato ben oltre l’aspetto didattico.Mi hanno guidato con passione e dedizione nonostante il mio brutto carattere. Un sincero grazie va anche alla professore Curulli della Technishe Universiteit di Eindhoven che mi ha guidato durante la fase di ricerca in Olanda. Grazie alle persone che ho trascurato e che comuqnue ritroverò , ai miei genitori e ai miei amici che si sono rassegnati alle mie lunghe sparizioni, persa dietro a viaggi e disegni. Grazie ad Anna e Mattia che sono presi cura di me e ad Alessandro che c’era nel momento del vero bisogno.

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