Fare di conto. Quanto capiamo l’economia contemporanea?

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Numero 13 28 Febbraio 2019 MARZO 2019

L'economia raccontata dagli under 35

COPIA OMAGGIO the-newsroom.it

Fare di conto. Quanto capiamo l’economia contemporanea?

Focus

NUDGING E SCELTE INCONSAPEVOLI Intervista

SALVATORE ROSSI, DG BANCA D'ITALIA

POSTE ITALIANE S.P.A. SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% S/CE/16/2018

Educazione finanziaria e i miti da sfatare dell’Italia



PROLOGO

The New’s Room cresce e vi da appuntamento ogni mese, anche in edicola, con un focus rinnovato sull’economia. Il nostro 2019 inizia con molte novità da condividere con i lettori che hanno imparato a conoscerci. Siamo partiti dall’idea di creare una rivista nuova, un punto di riferimento in grado di portare la voce di una generazione spesso inascoltata. Siamo cresciuti e la redazione che abbiamo selezionato attraverso un contest meritocratico è pronta a raccontarvi il mondo che cambia. Ciò che non cambia è la volontà di indagare a fondo un tema per tutto il numero, fuori dalla frenesia dell’attualità, ma senza dimenticare il contesto in cui viviamo. Parleremo di economia e abbiamo scelto, per il primo numero, una sorta di esame iniziale: quanto gli italiani sono in grado di capire l’economia e prendere decisioni di conseguenza? Buona lettura e buon viaggio con The New’s Room. Pierangelo Fabiano, Fondatore


EDITORIALE di Barbara Gasperini

N

ella Cromoterapia, metodo utilizzato fin dall’antichità per curare

disturbi fisici, mentali ed emotivi, al colore blu viene riconosciuto un effetto benefico e altamente calmante. Rallenta la frequen-

za cardiaca e abbassa la pressione sanguigna, tendendo ad allontanare il senso di ansia. Abbiamo scelto una copertina blu per questo primo numero del 2019 di The New’s Room e non c’era scelta migliore dal momento che il tema trattato è l’economia, la cui gestione è fonte di tensioni e conflitti tra nazioni, forze politiche, aggregati sociali e individui. l titolo del primo numero è Fare di conto. Quanto capiamo l’economia contemporanea? Educazione finanziaria e i miti da sfatare dell’Italia. La parola recessione rimbalza ormai da giorni a gran velocità diffondendo preoccupazione sulle strategie da percorrere. Per quanto il nostro art director sia stato capace di interpretare la realtà attraverso un colore, non vi stiamo suggerendo di fissare pareti blu nei prossimi mesi ma di provare a capire l’economia approfondendone alcune dinamiche anche qui, sul nostro mensile redatto da soli giornalisti under 35 che abbiamo selezionato per offrirvi un punto di vista originale e indipendente su un tema che porteremo avanti nel corso degli altri numeri declinandolo secondo le sue molteplici forme e riflessi. Economy e Digital Economy sono i Dioscuri dell’economia contemporanea, sempre più connesse tra loro nello scenario globale come nella realtà quotidiana delle persone che si affidano in numero crescente alle app finanziarie per gestire i propri conti anche se, secondo fonte Eurostat, tra i 28 Paesi UE noi italiani siamo agli ultimi posti nell’utilizzo dell’home banking e dei pagamenti elettronici insieme a Ungheria, Portogallo, Cipro, Croazia, Grecia, Romania e Bulgaria. Migliorare la conoscenza di un settore complesso come quello economico è un passo fondamentale da compiere per avere maggiori informazioni da aggregare e maggiore competenza nella gestione e anche nella comprensione di alcuni fenomeni che subiamo, a volte senza esserne consapevoli. Abbiamo deciso perciò di dare spazio a focus sul fenomeno del nudging, del microcredito, all’ecosistema delle app bancarie che hanno sancito l’obsolescenza dei token e a quelle che propongono metodi innovativi di gestione delle spese. Con un’educazione finanziaria adeguata, gli italiani che oggi risparmiano 1.300 miliardi di euro, aumentano la probabilità di interpretare più criticamente i fenomeni economici che, se rappresentati da un vocabolario vuoto, possono condurre ad una palude di incertezze e amplificare la piaga della diseguaglianza, il nuovo spettro che si aggira nelle società occidentali post-industriali.


Numero 13 | Febbraio 2019 the-newsroom.it

INDICE 2

Editoriale

4 6

Uno sguardo ai numeri Glossario finanziario

9

Vero e Falso

11

Collezione di luoghi comuni

14

Mappamondo

di Barbara Gasperini

di Elena Pompei di Pietro Mecarozzi di Laura Bonaiuti

Cover Story 16

Sai fare di conto? di Vittoria PatanĂŠ e Greta Ubbiali

Intervista 20

La pagella degli italiani

22

Cultura dell'economia

di Maria Chiara Bo di Lorenzo Sassi

Focus 24

Nudging, le manipolazioni gentili che ci fanno vivere meglio

26

Da piccoli è meglio

28

La banca con un tap

30

Guadagnare credito

32

Chi studia finanza

36

Insegnare a educare

di Alessia Laudati

di Giulia Lucchini e Eugenio Giannetta di Salvatore Tancovi

di Roberto Rotunno e Gian Luca Atzori di Livia Liberatore

di Francesco Malfetano

Fuoricampo 38

Viaggio telefonico nel Paese reale di Roberto Moliterni

Rubriche 43

L'oggetto dell'economia

46

Libreria

48

Appunto

50

L'agenda del CEO

di Livia Liberatore di Giulia Elia di Barbara Polidori a cura di Luca Sandrini


6

NUMERI

uno sguardo ai numeri

Fonte:

% di adulti in possesso di competenze finanziarie

55 - 75 45 - 54

55 - 75

35 - 44

45 - 54

25 - 34

35 - 44

0 - 24 No data

25 - 34 0 - 24 No data

% di adulti in possesso di competenze finanziarie 80%

80%

80%

80% 60%

60%

40%

40%

20%

20%

Principali economie avanzate

100%

Russia

India

0%

Cina

Principali economie emergenti

Principali economie emergenti

Sudafrica

Sudafrica

Russia

India

Cina

20%

Brasile

0%

40% Brasile

Stati Uniti

Stati Uniti

Giappone

UK

UK

Italia

Principali economie avanzate

Giappone

Italia

Germania

Francia

Germania

Canada

0%

Canada

0%

20%

Francia

40%

Fonte: S&P Global FinLit survey

60%

60%


40% 16% 13% Principali economie avanzate

60%

53%

20% NUMERI 40%

53%

25% 52%

non so 5% Principali economie emergenti preferisco non rispondere

47%

0% 53%

20%

52%

47% rischio rendimento

CONCETTI FINANZIARI DI BASE inflazione

0% 100%

8% inflazione

8% rischio rendimento

100% 26%

80%

80% 13%

60% 100%

errata

53%

non so

37%

preferisco non rispondere

49%

60%

Fonte: Consob 2018 Campione unico: 1.601 famiglie (ovvero decisori finanziari) – percettore di reddito più elevato in famiglia (o l’uomo più anziano quando nessuno lavora, o la donna più anziana quando non ci sono uomini in famiglia), fra 18 e 74 anni. Sono esclusi soggetti attivi nel settore finanziario.

5% 53% 45% 40%

20% 60%

37% 47%

52% 49% 27%

33%

44%

25%

20%

0%

40%

corretta

9%

9%

10%

45%

diversificazione

9% diversificazione

25%

16%

10%

40% 80%

interesse33% semplice

7% interesse semplice 21% 10%

23%

10%

7

33%

5%

inflazione 27% 0%

20%

18%

rischio interesse rendimento 16% 44% semplice 25%

10%

rischio rendimento

interesse semplice

inflazione

diversificazione

UE28: INDIVIDUI CHE HANNO UTILIZZATO L'INTERNET BANKING 18% 16%

Dati in percentuale della popolazione relativi al10% 2015 0% 100% 9% 10% 10% rischio interesse 85 85inflazione rendimento semplice 81 80 80%

51

51

51

25%

50 48 44%

47

39

37

34

34

33

31

28

28

5

Italia

14

Grecia

Polonia Cipro

Croazia Portogallo

interesse semplice

Slovienia

rischio rendimento

10%

14

28

Italia

inflazione Lettonia

28

20

Svezia Belgio Lussemburgo Francia Lettonia UK Belgio Germania Francia Irlanda UK Austria Germania Lituania Irlanda Rep. Ceca Austria Area Euro Lituania Malta Rep. Ceca Spagna Area Euro Slovacchia

16%

80

31

20

18%

Estonia

Olanda Lussemburgo

Danimarca

Svezia

Olanda

Estonia

81

33

5

5

5

7,6

8,3

Cashless Society Index

2,4

2,0

2,0

Grecia

Romania

Bulgaria

Bulgaria

Romania

3,1 Croazia 2,0

Grecia Bulgaria

3,2

3,5

3,8

4,2

4,4

3,7

=

Lettonia 3,7

3,5 Italia Slovacchia Polonia

Cipro 3,2

Polonia 3,1

Croazia Polonia

Ungheria Italia

Croazia Portogallo Grecia Cipro Romania

-2

-1

=

=

+1 +1

-2

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+1

-1

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=

Posizione 2018 vs. 2017

=

+1

-1

=

=

=

+1

=

-2

+1

=

+1

-1

+2

=

+1

-2

+1

-1

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=

+1

=

-1

=

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=

Posizione 2017 vs. 2016

=

=

+1

-1

7

+1

-1

,8

-2

,3

=

-2

,0

+1

5,4

=

5,5

6,0

8,3

=

=

=

+1 +1

-2

-1

+2

-1

=

=

+1

=

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=

-2

+1

-1

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=

20

Ungheria 2,0

Italia 2,4

Malta 3,8 Slovienia Cipro

=

+3

Austria4,5 Portogallo Malta Lituania Slovenia4,4 Spagna Malta Rep. Ceca4,2 Slovacchia Lettonia Portogallo4,2

+3

=

Spagna4,5

=

=

Rep.Euro Ceca Area

=

=

=

Rep. Ceca Slovenia

=

=

Francia 4,8

=

=

Estonia4,7

=

=

=

Lituania Austria

=

=

Regno Unito Irlanda UK Lussemburgo Belgio Germania Francia Germaia Irlanda Irlanda Estonia

Lituania4,2

4,2

+1

Ungheria Slovacchia

4,2

=

Belgio 5,0

5,3

+1

Austria Spagna

5,4

=

28

5,5

5,5

=

28

5,6

5,5

31

Finlandia

33

Belgio Lussemburgo

34

6,6

34

Svezia

-1

37

Lettonia Regno Unito +1

Germaia Francia PAesi Bassi 5,6

6,0

6,6

39

4,5

4,5

47

4,7

47

4,8

5,0

5,4

5,5

5,3

48

6,9

6,9

50

7,4

7,4

51

7,6

7,6

51

=

Danimarca Estonia Svezia Svezia Finlandia Lussemburgo PAesi Bassi Danimarca

Olanda

8,3

51

5,5

5,6

6,6

6,0

6,9

7,4

65 dei 64 principali posizionamento Paesi europei su Cashless Index basato su Kpi che monitorano stato dei pagamenti elettronici e sviluppo 62 58 del sistema abilitante questa58 tecnologia

Danimarca

Danimarca

85

34

47

20%

85

34

Ungheria

27%

Fonte: Eurostat

37

58

Slovacchia

58

Spagna

62

Romania

39

64

40%

0%

47

Bulgaria

47

Grecia

48

Cipro

50

Romania

51

Portogallo

51

Slovienia

65

51

Malta

81 60% 80

37%

58

Bulgaria

62 49%58

Polonia

64

45%

Ungheria

85

Croazia

65 85

14

-1

-1

5

=

=

5

=

=

Posizione 2018 vs. 2017

=

=

Posizione 2017 vs. 2016


8

PAROLE

GLOSSARIO FINANZIARIO Anche quando si parla di economia le parole sono importanti

di Elena Pompei

Debito pubblico

È il debito di uno Stato nei confronti di altri soggetti nazionali o esteri - possono essere banche, persone, imprese o stati terzi - che finanziano il debito nella forma di obbligazioni o titoli di stato.

Rapporto Deficit/PIL

Il deficit è la differenza annuale tra entrate e spese di uno Stato, mentre il PIL indica la ricchezza prodotta nello stesso lasso di tempo. Uno dei requisiti necessari per gli Stati membri dell’UE è che il rapporto tra i due non superi la soglia del 3% del PIL.

Titoli di stato

Sono obbligazioni emesse dallo Stato per finanziare le proprie attività, mantenersi e produrre servizi. In Italia, Il Ministero dell'Economia emette cinque diversi tipi di titoli di stato, che variano principalmente a seconda della loro durata, rendita e interessi.

Inflazione È l’aumento generale del livello medio dei prezzi, che porta alla perdita del potere d’acquisto di una certa moneta.

Spread

Recessione tecnica

È l’indicatore che misura la capacità di un paese di restituire i prestiti. Corrisponde, nel caso italiano, alla differenza di rendimento decennale tra Btp e i Bund, rispettivamente i titoli di stato a tasso fisso italiani e tedeschi. Tanto più uno stato è economicamente stabile, tanto meno renderanno i suoi titoli, perché considerati poco rischiosi. Di conseguenza, se la differenza di rendimento tra i due titoli è alta, essa indica che un paese è poco affidabile.

Poiché l’andamento economico si misura in trimestri, quando l’economia decresce per due trimestri di fila si parla di recessione “tecnica”. Differisce da una recessione “certa” solo nella dimensione in cui non è ancora possibile stabilire la sua gravità, le sue conseguenze e la sua durata.


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FACT CHECKING

vero e falso Le migliori promesse elettorali hanno a che fare con i numeri. Ma non tutti hanno la memoria corta di Pietro Mecarozzi

Luigi Di Maio, 8 gennaio 2019 «Non abbiamo dato un euro alle banche» FALSO Tra i punti più farraginosi della lista comparativa dei casi Carige ed Etruria, salta all’occhio sicuramente il primo. Tuttavia l’articolo 22 comma 1 dello stesso decreto parla chiaro: “Nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze è istituito un Fondo con una dotazione di 1,3 miliardi di euro per l’anno 2019”. Il fondo servirà in primis per il consolidamento patrimoniale dell’istituto di credito genovese (300 milioni) e per sostenerne le azioni (1 miliardo).

Matteo Salvini, 19 febbraio 2017 «I Paesi che in Europa crescono di più non hanno l'Euro: Ungheria, Polonia, Gran Bretagna». FALSO I dati non sono dello stesso parere. Il Pil di Gran Bretagna, Ungheria e Polonia nel 2018 secondo le statistiche della Commissione europea ha subito e subirà un netto calo proprio per la mancanza della moneta unica.


12

FACT CHECKING

Matteo Renzi, 10 aprile 2017 «Abbiamo lasciato un tesoretto da 47 miliardi di euro» FALSO Per comprendere scelte e bisogni di un governo, bisogna sempre valutare l’operato del de cuius. Insomma, il cosiddetto tesoretto del governo Renzi non sono soldi disponibili, tantomeno garantiti. Si tratta in realtà di un fondo che lo Stato istituì con la legge di bilancio, nel quale i 47 miliardi avrebbero dovuti essere spalmati nei futuri 15 anni ma che attualmente non sono nelle casse statali.

Silvio Berlusconi, 27 gennaio 2018 «A regime, la flat tax non sarà un costo e quindi non avrà bisogno di coperture..». FALSO La flat tax è l’imposta ad aliquota unica uguale per tutti. Mirata a sostituire l’Irpef (l’imposta sui redditi delle persone fisiche) la flat tax italiana dovrebbe interessare i redditi dei cittadini. Il Fondo Monetario Internazionale ha però specificato che nessuna flat tax sia mai riuscita a ripagarsi da sola. Anzi. L’applicazione di questo sistema fiscale ha come conseguenza una riduzione delle entrate fiscali e non un loro aumento.

Beppe Grillo, 9 maggio 2015 «Un terzo delle nostre aziende hanno chiuso da quando siamo nell’Euro» FALSO L’affermazione di Grillo è completamente falsa per il semplice motivo che sì molte imprese hanno chiuso - comunque non un terzo del totale -, come del resto però di nuove sono state aperte. Dopo l’entrata della moneta unica, il numero di imprese è perfino aumentato.

Giovanni Tria, 13 gennaio 2019 «Rispetto alla pressione fiscale senza manovra, che comprende l’aver trovato 12,5 miliardi per coprire quelle clausole disinnescate, abbiamo ridotto la pressione fiscale». FALSO Il Documento programmatico di Bilancio redatto da Tria evidenzia come la manovra pentaleghista non solo non ha arginato l’ascesa della pressione fiscale, bensì nel 2019 questa salirà al 42,3 per cento rispetto al 41,9 del 2018.


FACT CHECKING

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Collezione di luoghi comuni economici Domande e risposte per fare un'ottima impressione a cena con gli amici

di Laura Bonaiuti

La crisi è colpa dell’Euro: torniamo alla lira! Quando la moneta unica non c’era, l’inflazione italiana era molto più alta e i tassi di interesse erano il doppio o il triplo di quelli prevalenti negli altri paesi europei. Se l’Italia uscisse dall’Euro adesso, ci sarebbe una forte svalutazione, che avvantaggerebbe sicuramente le esportazioni, ma questo vantaggio sarebbe di breve durata e sarebbe accompagnato da una crescita dei prezzi in lire dei beni acquistati all’estero, che potrebbe far ripartire l’inflazione interna, oppure provocare un devastante peggioramento nel potere di acquisto di chi ha salari e stipendi fissi non indicizzati.

Lo spread alto è colpa degli speculatori internazionali, delle agenzie di rating e delle banche! Lo spread è il risultato delle aspettative di numerosi operatori di mercato che temono che lo Stato Italiano, se aumentasse ancora l’indebitamento, potrebbe dichiarare la bancarotta e quindi decidere di non pagare più il proprio debito, gli interessi e i rimborsi. Oltre al rischio di un default del debito, gli operatori temono anche un rischio di cambio, che seguirebbe una uscita dell’Italia dall’Euro e quindi chiedono un tasso di interesse più elevato per tenere in portafoglio i titoli italiani.


14

FACT CHECKING

Gli stranieri rubano il lavoro agli italiani! Tutti a casa loro devono tornare! I posti di lavoro occupati dagli stranieri e quelli cercati dai disoccupati italiani – salvo casi marginali come l’edilizia – non sono gli stessi. Gli stranieri sono più dediti ad attività poco qualificate a reddito basso. I disoccupati italiani cercano occasioni di lavoro con competenze diverse e dunque nel mercato del lavoro c’è ben poca concorrenza tra italiani e stranieri.

Le banche non vanno salvate con i soldi nostri, lasciamole fallire! Salvare le banche da eventuali situazioni di difficoltà non è un favore che viene fatto al sistema bancario, ma un’azione di sostegno dell’intera economia perché se venisse alimentato uno stato di sfiducia verso tutte le banche ci potrebbero essere conseguenze devastanti. Se i risparmiatori non utilizzano più le banche perché non hanno fiducia verso di loro, le banche presteranno di meno a famiglie e imprese e a costi più alti.

La Banca d’Italia deve poter stampare moneta! Così non saremmo più soggetti alla Bce controllata dai tedeschi! Stampare nuova moneta significa immettere nell’economia nuova liquidità per fare diminuire i tassi di interesse. Ma i tassi di interesse a livello europeo sono già molto bassi, ai limiti storici. La liquidità non serve nemmeno a stimolare le esportazioni, perché nel commercio internazionale c’è molta incertezza: per lo stesso motivo le imprese non fanno investimenti e le esportazioni hanno una bassa crescita. Si correrebbe il rischio di un’altissima inflazione, cioè l’aumento dei prezzi dei beni correnti.


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mappaMONDO WASHINGTON stati uniti Anna Maria Lusardi dirige il centro sulla alfabetizzazione finanziaria della George Washington University. Pag. 22

TORINO ITALIA Il Museo del Risparmio, spazio aperto a tutti con l’obiettivo di contribuire a migliorare l’educazione alla gestione consapevole del denaro. Pag. 19 Nel 2017 Benedetta Arese Lucini, Claudio Bedino e Edoardo Benedetto fondano Ovalmoney, l’app che monitora automaticamente le spese ed accumula risparmi nel salvadanaio digitale in modo facile e divertente. Pag. 28 Nel 2013 Alberto Dalmasso e Samuele Pinta a soli 30 anni fondano Satispay, la startup che da sola rappresenta buona parte dei pagamenti via smartphone nei negozi “reali”. Pag. 28

NASHVILLE

Nel 2007 nasce PerMicro, principale attore italiano del microcredito che permette un finanziamento a chi è ritenuto “non bancabile” dagli istituti tradizionali.

Nel 2008 Richard Thaler , premio Nobel per l’economia nel 2017, è il primo a teorizzare il Nudging.

Pag. 30

Pag. 24

stati uniti


BERLINO GERMANIA Nel 2015 nasce N26, la mobile bank presente anche in Italia che oggi guadagna oltre 2500 nuovi utenti al giorno. Pag. 24

MILANO ITALIA Dal 2016 con la Global Thinking Foundation, Claudia Segre si occupa di iniziative volte ad accrescere l’alfabetizzazione finanziaria femminile. Pag. 16 Nel 2011 Paolo Galvani e Giovanni Dal Pra fondano Moneyfarm per offrire un servizio innovativo e tutto digitale di gestione del risparmio. Pag. 28 L’AIEF (Associazione Italiana Educatori Finanziari) promuove iniziative per migliorare le competenze dei cittadini in materia di risparmio, investimenti, previdenza e assicurazione. Pag. 36

ROMA ITALIA Banca d’Italia: il Direttore Generale Salvatore Rossi discute dell’educazione finanziaria in Italia e del ruolo della di Bankitalia nella diffusione di questa cultura.

Nell’autunno 2017 Mik Cosentino che si definisce info-imprenditore pubblica per Mondadori “La Bibbia dell’infobusiness”.

Pag. 20

Pag. 40


18

COVER STORY

SAI FARE DI CONTO? Perché la scarsa consapevolezza dei cittadini con i numeri è un pericolo per il Paese, e rischia di alimentare la piaga delle diseguaglianze di Vittoria Patanè e Greta Ubbiali

È

un Paese di contrasti l'Italia, anche quando si parla di educazione finanziaria. Siamo un popolo di grandi risparmiatori - sui conti correnti sono depositati 1.300 miliardi di euro - ma finiamo sempre in fondo alle classifiche internazionali di alfabetizzazione finanziaria. Basti pensare che nel nostro Paese solo il 37% della popolazione conosce i concetti base di economia e finanza, contro il 71% di Norvegia, Svezia e Danimarca. Coccolati da un passato in cui investire nel mattone e nei titoli di Stato permetteva buoni interessi senza particolari grattacapi o conoscenze pregresse, oggi gli italiani si trovano senza una "cassetta degli attrezzi" che li aiuti a districarsi nella nuova realtà. "D'un tratto gli italiani si sono ritrovati con i conti correnti che non danno più rendimenti e con investimenti immobiliari difficilmente liquidabili. Così oggi rischiano di ridurre il capitale e non avere prospettive”, ammonisce Roberta Rossi Graziano, consulente finanziario indipendente. Tre sono le categorie più a rischio: "I giovani, che sembrano avere un atteggiamento addirittura ostile nei confronti della finanza; le pensionate che tendenzialmente vivono più dei mariti e percepiscono redditi da pensione inferiori; e le donne che scelgono di lasciare il lavoro per la famiglia", spiega l'esperta, autrice insieme a Debora Rosciani del libro "Ma-


COVER STORY

trimoni e Patrimoni", edito da Hoepli. Le donne di 45 anni laureate sono invece le uniche ad avere competenze finanziarie pari alla controparte maschile. Hanno più confidenza con i temi economici, maggiore propensione al risparmio e investimento e peso nella gestione economica di casa. Claudia Segre è presidente di Global Thinking Foundation e da anni si occupa di iniziative volte ad accrescere l’alfabetizzazione finanziaria femminile. A The New’s Room spiega: “Caratteristiche molto rischiose dell’Italia sono l’assenza di parità salariale e la carenza di servizi alla famiglia che consentano di ridurre i casi di interruzione della propria carriera per via della maternità. Due aspetti che limitano in maniera evidente le risorse economiche a disposizione delle donne". Queste discriminazioni, salariali e di opportunità, dovrebbero spingere le lavoratrici ad essere più responsabili delle proprie finanze e invece spesso sembra che le donne non conoscano neppure gli strumenti per farlo. Stando a uno studio del Museo del Risparmio, il 21% delle intervistate non ha un conto corrente, a fronte del 5% degli uomini. Il 9% non ha nemmeno accesso a quello familiare. Le donne hanno inoltre minore propensione all'investimento (lo fa solo il 45% di chi risparmia) e preferiscono prodotti meno rischiosi. “Ciò che distingue in maniera ancora più evidente l’Italia dagli altri Paesi è l’ampio differenziale di genere in materia di educazione finanziaria, nonostante un’aspettativa di vita maggiore dovrebbe rendere le donne ancor più attente alla gestione sul lungo termine dei propri risparmi, soprattutto verso il periodo di quiescenza”, aggiunge Segre. Quasi assente l'utilizzo del denaro come strumento di realizzazione degli obiettivi a lungo termine nelle donne Millennials. "Le ragazze spesso non hanno capacità di risparmio e contemporaneamente consumi alti. Rischiano di fare scelte rinunciatarie sul fronte familiare quando si renderanno conto di essere deboli", commenta Rossi Graziano. Il divario di genere tra uomini e donne per conoscenza economica si riflette anche tra i giovani. Secondo i risultati dell’Ocse Pisa - indagine internazionale promossa dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico sull’educazione finanziaria degli studenti solo l’Italia registra un significativo gender gap nelle conoscenze finanziarie di base tra i quindicenni. Se nella maggior parte dei Paesi analizzati le differenze di genere in financial literacy non hanno validità statistica e in altri - come Spagna, Australia e Polonia - le ragazze ottengono risultati migliori dei ragazzi, in Italia il divario è di addirittura 11 punti in favore degli studenti di sesso maschile. Una distanza che si amplia tra gli adulti, con gli uomini che superano le donne di 15 punti.

L’assenza di parità salariale limita le risorse a disposizione delle donne

Vedere alla base di questo gender gap motivazioni come reddito, educazione o stato di famiglia è riduttivo. Secondo alcuni studi questi indicatori incidono solo nel 25% dei casi. Più probabile che a pesare sia soprattutto la persistenza di una suddivisione dei ruoli di stampo tradizionale nelle famiglie che consegna agli uomini il ruolo di “tesorieri” dei beni e degli investimenti. Una realtà che, nonostante i progressi fatti, espone maggiormente le donne al rischio povertà e all’isolamento economico. Ci sono però pericoli ancora più grandi, come quello relativo alla violenza

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economica. Chi la subisce non ha il minimo controllo sull’economia personale e familiare, spesso non lavora e vive le risorse economiche a sua disposizione come una “concessione” di un marito o di un compagno dal quale dipende totalmente. Il rapporto “Una via d’uscita dalla violenza” di ActionAid mostra infatti che l’82,5% delle donne che si rivolge ai centri antiviolenza ha un basso livello di autonomia economica, non conosce il proprio reddito familiare e dichiara di non poter gestire le proprie spese. Una maggiore alfabetizzazione finanziaria diventa dunque fondamentale per una maggiore eguaglianza. Questo vale anche per i nuovi italiani per cui l’inclusione finanziaria è alla base di quella sociale. Uno studio condotto sugli immigrati economici che vivono in Italia da almeno tre anni racconta che il loro grado di conoscenza dell'abc finanziario è vicino a quello degli italiani, 30% contro il 37%. Nel caso delle donne da Europa dell’Est e Sudamerica le conoscenze sono superiori. Maggiore è l'integrazione nella società in cui vivono, migliore è la consapevolezza rispetto al bisogno di educazione finanziaria. Per gli immigrati una fragilità di queste competenze comporta un grave rischio: più vulnerabilità rispetto a frodi e forme di sfruttamento finanziario.

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EREDITÀ Come aiutare i figli a non sperperare miliardi? Warren Buffett ha deciso che i suoi eredi avranno solo l’1% della sua ricchezza, Bill Gates lascerà quasi tutto alla sua fondazione. Per chi intende essere più generoso, c’è una guida di JPMorgan che spiega come educare all’eredità i futuri miliardari. (v.p.)

TORINO In un’epoca condizionata dai temi finanziari è nato a Torino il Museo del Risparmio, spazio aperto a tutti con l’obiettivo di contribuire a migliorare l’educazione alla gestione consapevole del denaro. Il progetto è interattivo e multimediale; è spiegata la storia economica e sono previsti percorsi innovativi e sperimentali.

CINEMA And the Oscar goes to? Margot Robbie. Categoria? Una nuova: miglior attrice-insegnante. Prima è stata la femme fatale di Jordan Belfort (Leonardo Di Caprio) in The Wolf of Wall Street (2013); poi Margot Robbie himself, nuda in una vasca da bagno mentre sorseggia bollicine, quando spiega i mutui subprime (“shit”), in The Big Short (2015).


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INTERVISTA

LA PAGELLA DEGLI ITALIANI Il ruolo di Bankitalia e la diffusione della cultura: siamo indietro mA i più giovani danno segnali molto positivi di Mariachiara Bo

Economista e banchiere italiano, Salvatore Rossi è dal 2013 il direttore generale della Banca d'Italia e il presidente dell'Ivass, Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni. Con lui abbiamo discusso del tema dell’educazione finanziaria in Italia. Iniziamo subito dalla pagella: quanto siamo finanziariamente consapevoli noi italiani? “Purtroppo lo siamo molto poco: stando a quanto emerge da una nostra indagine, noi italiani siamo all’ultimo posto in termini di competenze finanziarie, ci mancano le conoscenze di base, l’abc della finanza. Meno di un terzo della popolazione adulta è ad esempio in grado di calcolare il tasso di interesse semplice e composto. Oltre il 50% degli italiani è tuttavia cosciente delle proprie lacune in materia economica e questa è indubbiamente una consapevolezza su cui fare leva nella nostra azione e nell’attuazione della strategia portata avanti dal Comitato Nazionale per l'Educazione Finanziaria a cui anche la Banca d’Italia e l’Ivass partecipano. Per quanto riguarda invece le nuove generazioni, qualcosa sta cambiando: i nostri studenti quindicenni mostrano ora un livello di alfabetizzazione finanziaria solo lievemente inferiore alla media registrata nei paesi dell'Ocse. I miglioramenti ci incoraggiano e sono al contempo uno stimolo a fare di più”.


INTERVISTA

Come lavora la Banca d'Italia per prevenire i problemi legati all’asimmetria - ovvero quando un cliente ne sa molto meno del consulente bancario che ha di fronte? “Le informazioni sui contratti bancari sono difficili da comprendere anche per coloro che hanno una buona conoscenza di base. Il cliente nella relazione con la banca è la parte debole: ha meno informazioni e meno potere contrattuale. Noi operiamo con più strumenti, tra loro integrati. Innanzitutto fissando regole di trasparenza e correttezza il cui scopo è consentire che i clienti compiano scelte consapevoli. Con controlli, interventi nella risoluzione di controversie, ad esempio grazie a figure come l’Arbitro Bancario Finanziario, ed eventualmente sanzioni nei confronti della singola banca o, se il problema ha rilievo generale, con iniziative nei confronti dell’intero sistema. Regole e controlli sono più efficaci se i clienti sono più consapevoli”. I progetti di alfabetizzazione finanziaria proposti da Banca d'Italia nelle scuole si stanno rivelando efficaci? “Il nostro progetto è orientato alla formazione degli insegnanti, che partecipano su base volontaria, e mira allo sviluppo di competenze e abilità degli studenti, il cui numero in continua crescita - oltre 110.000 nello scorso anno - testimonia la qualità e l’interesse per il progetto. Quest’anno verranno utilizzate per la prima volta nuove risorse didattiche per promuovere un coinvolgimento più diffuso e attivo dei ragazzi ed è stato anche avviato una rigorosa metodologia di valutazione con un progetto di respiro internazionale”. Vi sono eventuali programmi di alfabetizzazione finanziaria rivolti ad un pubblico più generale, e qualcosa di più specifico pensato per i soggetti più vulnerabili? “Per gli adulti i dati suggeriscono prioritariamente la necessità di avviare una diffusa campagna di sensibilizzazione e comunicazione su quei concetti di base che mancano e, in parallelo, programmi per specifiche fasce di popolazione e su questo stiamo lavorando con il Comitato Nazionale. Inoltre abbiamo deciso di lanciare quest'anno un nostro portale dell’educazione finanziaria, ricco di informazioni e consigli e, già dallo scorso anno, abbiamo sono state avviate iniziative dedicati a segmenti più vulnerabili, come le donne, i migranti e gli anziani, per questi ultimi in collaborazione con le Università della terza età”.

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INTERVISTA

CULTURA DELL'ECONOMIA "Le competenze finanziarie devono essere disponibili a tutti, perché ciascuno possa costruire un futuro sereno e sicuro" di Lorenzo Sassi

Laurea in Bocconi, poi dottorato a Princeton. Oggi insegna alla George Whashington University, dove dirige un centro di ricerca sull’alfabetizzazione finanziaria, il Global Financial Literacy Excellence Center (Gflec). Dall’autunno 2017, incaricata dall’allora ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dirige il Comitato italiano per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria. È “la signora dell’educazione finanziaria”, Anna Maria Lusardi. Suo compito è proporre e promuovere, col Comitato, la “finance literacy”. Oggi, spiega, “il Comitato ha definito un programma per l'esecuzione della strategia per l'educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale” (consultabile su www.quellocheconta.gov.it). L'obiettivo della strategia è a lungo termine: “Una condizione in cui conoscenza e competenze finanziarie siano disponibili a tutti, perché ciascuno possa costruire un futuro sereno e sicuro”. “Il Comitato - racconta Lusardi - è partito con una iniziativa per tutti, ovvero un portale di educazione finanziaria. Ha fatto iniziative con la televisione (per esempio una serie di educazione finanziaria con Rainews24), i giornali, come Il Sole 24 Ore che ha trasformato e pubblicato le informazioni disponibili sul portale, e una serie di educazione finanziaria per le donne con Donna Moderna. Ha poi lanciato il mese dell'educazione finanziaria per il mese di ottobre 2018 invitando tutti a fare


INTERVISTA

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educazione finanziaria. I numeri sono stati impressionanti: si sono fatte piu' di 300 inziative in 120 citta', coinvolgendo tutti i gruppi di interesse per il Comitato: i giovani, le donne, gli anziani, i migranti, i piccoli imprenditori”. Qual è il vostro target? E chi oggi sembra aver più bisogno di una formazione sull'argomento? “I destinatari della strategia sono l’intera popolazione e gruppi specifici di cittadini, individuati secondo una scala di vulnerabilità espressa dal deficit di conoscenza e competenze. Il programma presenta le principali iniziative raggruppandole per i seguenti destinatari: l’intera popolazione, i giovani, gli adulti, alcuni gruppi vulnerabili (donne, anziani, migranti) e i piccoli imprenditori. Ma non ci sono gruppi privilegiati quando si tratta di educazione finanziaria”. Quali sono i progetti per il 2019? “Siamo partiti firmando un protocollo di intesa con l’Inail per fare educazione finanziaria con i loro lavoratori e per promuovere l'educazione finanziaria sul posto di lavoro. Lavoreremo anche sulla conoscenza assicurativa, partendo da una nuovo test per misurare la conoscenza assicurativa. Nel passato si doveva saper leggere e scrivere (un analfabeta non sarebbe riuscito a vivere bene nella società di allora), adesso si deve sapere un po' di finanza. Un analfabeta finanziario non riesce a vivere bene nella società di oggi, credo che ne abbiamo avuto tante prove”.


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Nudging Le manipolazioni gentili

che ci fanno vivere meglio Al confine tra spinta gentile e marketing, possiamo scoprire come fare la scelta giusta di Alessia Laudati

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u svariati temi non solo economici siamo un po’ somari e cognitivamente limitati. Ma c’è un rimedio per spingerci verso un ecosistema vitale più funzionale. Si chiama nudge, traducibile in italiano come “la spinta gentile”. L’abbonamento che si rinnova di default grazie al silenzio-assenso, le app-salvadanaio che attraverso la gamification aiutano a tenere sotto controllo i conti e ancora, su un piano più sensibile, il consenso alla donazione degli organi che si considera come effettivo in mancanza di un esplicito diniego. Sono alcuni casi di nudging, un campo di studio dell’economia comportamentale reso famoso dal premio Nobel Richard Thaler, che studia i fattori emotivi e cognitivi che influenzano le decisioni degli agenti economici con lo scopo di spingerli delicatamente verso le scelte migliori per il loro interesse e per quello del sistema di riferimento. Tra nudging e marketing il confine è sottile e spesso la distinzione dipende solo dalla bontà dell’obiettivo finale. Più facile quindi parlare di nudge quando il traguardo è connotato eticamente. Oggi poi il suo fondamento teorico può risultare persino provocatorio in un momento nel quale qualsiasi mediatore è guardato con sospetto. Siccome l’essere umano non compie quasi mai scelte


FOCUS

razionali e su certi temi è un po’ analfabeta - vista anche la complessità dei sistemi che si trova di fronte - è l’amministratore e a volte un intero reparto di marketing, a indirizzarlo verso decisioni positive. Questo senza negare l’esercizio della libertà personale come fanno invece obblighi e divieti. Siamo insomma in una via di mezzo tra la carezza del padre e il pugno forte dello Stato di diritto. Il nudging è talmente utile nel rapporto con i cittadini che se la sua logica è disattesa, come per l’obbligo degli shopper ortofrutticoli bio, le conseguenze possono essere significative. Aver deciso di disincentivare il consumo di plastica costringendo all’uso di buste bio e imponendo un costo relativo, alla fine ha prodotto un aumento della vendita di frutta confezionata - più costosa e imballata - rispetto a quella sfusa (economica e senza packaging). Si poteva fare diversamente. Stickk.com è per esempio un sito che aiuta l’utente a raggiungere i propri obiettivi incentivando la condivisone del proprio percorso con famigliari e amici. La base teorica dello sharing è la stessa delle terapie collettive degli Alcolisti anonimi o dei gruppi antiviolenza: la pressione della massa sociale alla fine educa. Magari la prossima volta cominciamo con un cartello esposto nei supermercati che recita: ’10 dei tuoi amici hanno già utilizzato un sacchetto bio’ e vediamo cosa succede.

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FOCUS

DA PICCOLI è MEGLIO Il ruolo delle scuole nella formazione di una cultura economica di base di Giulia Lucchini e Eugenio Giannetta

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a scuola è un canale importante per veicolare conoscenze e competenze. Per questo negli anni sono state condotte alcune iniziative volte alla sensibilizzazione e all’educazione finanziaria. Tra queste, una è stata promossa dal Miur in collaborazione con Banca d’Italia e prevede un programma di sviluppo che assicuri alle giovani generazioni le capacità per assumere in futuro scelte consapevoli in campo economico, sia come cittadini che come utenti di servizi finanziari. Tra le materie trattate: la moneta e gli strumenti di pagamento alternativi al contante, la stabilità dei prezzi e il sistema finanziario. In collaborazione con l'IVASS, agli studenti è stato anche proposto un approfondimento su temi assicurativi. Il progetto andrà avanti e finora - in dieci anni - sono stati coinvolti 110mila studenti. Nel 2017 è stato anche istituto un Comitato per l’educazione finanziaria volto alla promozione e al coordinamento di questo tipo di iniziative. Secondo stime dell'Ocse, però, nonostante lo sforzo, l'Italia è ancora a un livello modesto di cultura finanziaria: ultima tra i Paesi del G7 e indietro anche rispetto ad altri Paesi del G20, sia in tema di alfabetizzazione che di digitalizzazione finanziaria, con un'alta

percentuale di persone che non ha familiarità neanche con termini come spread, inflazione o recessione. Tutto ciò, a fronte di un'offerta comunque ampia in termini di formazione: oltre 200 le iniziative organizzate da più di 250 enti su tutto il territorio, tra cui Fondazione per l'educazione finanziaria e al risparmio, Credito Cooperativo, Associazione italiana educatori finanziari. Tra le iniziative più recenti: "Il Risparmio che fa Scuola", progetto sottoscritto da Miur, Cassa depositi e prestiti e Poste Italiane, sviluppato su tre aree tematiche: risparmio, condivisione e qualità della vita, trattate con approccio laboratoriale, multidisciplinare e multimediale, per scuole primarie e secondarie di I e II grado, oltre a una sezione di e-learning sul risparmio per gli insegnanti.


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LA BANCA CON UN TAP Alcune app stanno cambiando il rapporto che abbiamo con il denaro, grazie ad alcune startup. Anche in Italia di Salvatore Tancovi

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el mondo a portata di app è l’usabilità la caratteristica principale che deve possedere il prodotto, alla sicurezza si unisce la comodità del doppio tap sullo schermo dello smartphone. Succede anche nel settore del digital banking dove le operazioni online non fanno più paura e i download delle app aumentano insieme ai login con impronta digitale e i prelievi senza carte. Così mentre si avvia il pensionamento dei token analogici per eseguire le operazioni digitali di mobile banking, le metropolitane di Roma e Milano si tappezzano della pubblicità di una nuova banca online. Non l’applicazione di un istituto di credito già esistente, ma una nuova banca con regolare licenza europea pensata per offrire i propri servizi esclusivamente da smartphone. Si chiama N26, è una strartup tedesca che opera sul mercato dal 2016, a inizio anno ha annunciato di aver raggiunto i 300 mila clienti italiani, triplicando la base in 6 mesi. L’operazione è fin troppo semplice: apri il tuo conto in 8 minuti. Detto fatto, in un paio di settimane arriva a casa una nuova Mastercard e a quel punto la gestione passa tutta sul touchscreen. L’app di N26 piace molto perché pensa a una gestione più semplice del proprio denaro. Quasi educativa è l’opzione ‘Spaces’ che consente di mettere da parte dei


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soldi togliendoli alla disponibilità del conto principale. Poi, per qualunque dubbio o problema, non c’è un numero verde o filiali sul territorio ma l’assistenza viene fornita in chat. I soldi però non solo devono stare al sicuro, ma bisogna saperli risparmiare. Questa è la mission della startup italiana Oval Money, su cui ha investito Intesa Sanpaolo: insegnarci a gestire meglio il denaro. Il principio è arrotondare per eccesso ogni spesa e mettere da parte i centesimi in più, un’applicazione votata alla saggezza guida il nostro conto corrente sulla strada della parsimonia. Ancora meglio se poi sulle spese possiamo I soldi però non solo ottenere una piccola percentuale di rimdevono stare al sicuro, borso, come nella ma bisogna saperli funzione ‘Cashback’ risparmiare di Satispay, altro astro splendente nel firmamento fintech tricolore. Il superamento della carta di credito è l’ambizione della startup, l’obiettivo è farsi tramite tra il negoziante e il nostro portafogli che, manco a dirlo, è lo smartphone. “Questa è roba per giovani”, certo, il linguaggio fresco e i colori pastello non mentono, ma una consistente fetta di clientela ha superato i 35 anni e qualche soldo da parte lo ha messo già. A questi parla Moneyfarm che vende soluzioni di investimento diversificate, a basso costo di gestione e, ovviamente, con un monitoraggio permanente tramite app. In sostanza un programma incrocia i dati del cliente con un portafogli di profili standard, sui quali poi c’è l’intervento di fino degli esperti. Questa ibridazione ha fatto storcere qualche naso, ma 200 mila clienti e il titolo di startup italiana del 2018 stanno dando ragione al progetto. Allo stesso modo i numeri di digital banking e tecnofinanza nel belpaese parlano chiaro: in Italia i soldi non vanno più sotto al cuscino, la nuova cassaforte sono le app.


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GUADAGNARE credITO Il microcredito si diffonde e permette un finanziamento a chi è ritenuto “non bancabile” di Roberto Rotunno e Gian Luca Atzori

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iacomo è un ventenne appassionato di mobili antichi e vive a Pieve di Cento, vicino Bologna. Ha imparato l'arte della verniciatura affiancando per un anno uno storico artigiano pensionato. Deciso a rilevare l'attività, si è però scontrato con la difficoltà di ottenere un prestito bancario; allora lo ha chiesto a PerMicro, principale attore italiano del microcredito, che gli ha concesso la somma per avviare l'impresa. Oggi Giacomo vanta diversi clienti nel territorio. È questo lo scopo del microcredito: permettere un finanziamento a chi è ritenuto “non bancabile” dagli istituti tradizionali. L'educazione Dal 2007, PerMicro ha erogato oltre 21 micro-finanziaria mila prestiti a impassa anche prese e famiglie per per le nuove tecnologie un totale di 152,6 milioni, con tassi di interesse di mercato. Chi li richiede per aprire un'azienda deve avere un progetto credibile, potrà ricevere fino a 25 mila euro e sarà seguito nello sviluppo del business plan. Le famiglie, invece, possono chiedere massimo 10 mila euro, per esempio per spese


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mediche o scolastiche. Una volta approvato il prestito, vengono responsabilizzate con corsi di educazione finanziaria. Insomma, viene loro insegnato come gestire bene i conti di casa. “Le persone che sosteniamo sono in genere straniere - spiega l'amministratore delegato Andrea Limone -. Spesso donne alle quali affidiamo la cura dei nostri anziani e bambini – aggiunge - ma che per assurdo non riescono a ricevere prestiti dalle banche”. L'educazione micro-finanziaria passa anche per le nuove tecnologie. Sardex è un’azienda sarda ormai diffusa in quasi tutta la penisola, elogiata sul Financial Times per il suo circuito di credito complementare.Con Sardex, aziende e cittadini possono scambiare servizi e prodotti in circuiti regionali. Ultimamente, Sardex promuove anche strumenti finanziari legati al welfare. È il caso di Social Pay, che permette di convertire le spese per l'estrema povertà dei comuni (come i beni di prima necessità) in una valuta digitale da utilizzare solo per determinati prodotti o attività. L'app permette al Comune di monitorare la spesa, verificando che venga indirizzata realmente verso beni primari, educando al tempo stesso l'utente ad acquisti più consapevoli e stimolando l'economia locale.

Formare un cliente significa responsabilizzarlo

Formare un proprio cliente o utente significa non solo fidelizzarlo, ma soprattutto responsabilizzarlo. Un'azione che sul piano finanziario e sociale ricade positivamente sulle stesse aziende e istituzioni, portandole a sviluppare una gestione più efficace delle proprie risorse.


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CHI STUDIA FINANZA Dialogo con chi sa far di conto

di Livia Liberatore

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più di questi laureati di Harvard non valgono un ca**o. Serve gente povera, furba e affamata, senza sentimenti". Gordon Gekko, l’immaginario genio del male della finanza del film “Wall Street” non crede negli studi di Finanza. Eppure, quelli che aspirano a diventare come il giovane broker Bud Fox del film o a lavorare in una grande banca, a investire in una compagnia green o a diventare ricchi (perché no? Sono esempi, un po’ romanzati), sono molti, e spesso hanno frequentato un’università. A leggere l’indagine di AlmaLaurea sui laureati italiani nel 2017, il gruppo disciplinare economico – statistico è uno di quelli in cui si concentrano più corone d’alloro: i laureati di primo livello sono stati 24.012 e quelli con un titolo magistrale 15.322. In triennale sono più gli uomini dottori: il 52,6% e le donne il 47,4%. Nel biennio successivo c’è una leggera inversione delle proporzioni: aumentano le donne laureate (51,8%) rispetto agli uomini (48,2%). Quelli di Economia sono studenti “diligenti”: l’età media della laurea triennale è 24,2 anni, della magistrale 26,5 contro una media generale di 24,8 anni per i laureati di primo livello e 27,4 anni per i laureati magistrali. La maggior parte di loro arriva dal liceo scientifico (45,4%), e dal tecnico (36,3%). Stringendo l’obiettivo sul corso magistrale in Finanza, i laureati nel 2017 sono stati 829 e qui gli uomini sono la maggioranza: il 60,8% contro il 39,2% di donne. L’età media alla laurea è 26,1 anni.



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Lorenzo Vertechi, 32 anni, è uno di loro. Ha studiato Finanza in Bocconi, iniziato a lavorare per UniCredit a Milano e poi per la stessa banca a Londra. Da poco più di un anno è in Banca IMI, l'investment bank del gruppo Intesa Sanpaolo, sempre nella City. “La mia scelta di percorso universitario è avvenuta in un contesto diverso da quello attuale”, racconta. “Ho iniziato l'università nel 2005, prima della crisi finanziaria del 2008 e quando la percezione del pubblico verso la finanza e l'investment banking era sicuramente più favorevole di quanto non lo sia adesso”. Da lì di eventi sui mercati finanziari ne sono successi parecchi. Il grande pubblico si è accorto che non si trattava di grafici su un terminale, ma delle loro tasche e dei loro destini. “L'economia e la finanza sono argomenti che sono sempre più entrati nella L'economia è vita di tutti”, spiega Vertesempre più entrata chi, “basti pensare al ruolo nella vita di tutti che giocano nel dibattito politico Italiano, dove ad esempio è richiesto al cittadino medio di capire quale è l'impatto di una certa politica economica sulla crescita del Pil o sull'evoluzione del differenziale tra i titoli di Stato italiani e tedeschi”. E continua: “Ma un’alta percentuale della popolazione non ha neanche ben chiaro cosa sia un’obbligazione e cosa influenzi il suo valore di mercato. Senza parlare dei dissesti delle banche italiane, che hanno toccato da vicino centinaia di migliaia di risparmiatori che non credo avessero consapevolezza di quali strumenti finanziari (e i rischi connessi) stessero comprando”. Al di là di chi ha studiato Economia, quindi, le conoscenze finanziarie sono abbastanza limitate. “Ci sono molti concetti che a me sembrano ovvi e che invece sono completamente nuovi per una persona, per esempio, come mio padre, che ha una laurea in Ingegneria”, commenta Vertechi, “alcune materie si studiano solo all'università ma sarebbero molto più importanti di tante altre insegnate alle scuole superiori. Penso a Statistica, Microeconomia, Macroeconomia, il funzionamento dei mercati finanziari”.


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INSEGNARE A EDUCARE Il lavoro delle fondazioni che investono sulla cultura finanziaria di Francesco Malfetano

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conomia, questa sconosciuta. In Italia più della metà della popolazione (il 63%) non ne conosce le basi. Non solo rispetto a temi complessi come il funzionamento di hedge fund o la diversificazione degli investimenti, ma soprattutto rispetto a quello che è «l’abc della finanza domestica». Secondo Erasmo Gatti, responsabile formazione e sviluppo di Aief (Associazione italiana educatori finanziari), una delle fondazioni riconosciute dal ministero dell’Istruzione che agiscono in Italia, “soprattutto oggi che gli strumenti finanziari sono a portata di app, è fondamentale intervenire ed educare partendo dai ragazzi”. Un’urgenza tale che, a partire dal 2017, il governo Gentiloni ha ritenuto di istituire un comitato dedicato. L’ente si occupa di promuovere iniziative per migliorare le competenze dei cittadini in materia di risparmio, investimenti, previdenza, assicurazione. Una mission molto articolata di cui sono protagoniste proprio le associazioni come quella di Gatti. A loro è demandato il compito di mantenere un registro professionale degli “educatori finanziari” - figura istituita ad hoc dalla legge - e organizzare corsi ed eventi rivolti alle scuole di tutta Italia. “Non ci occupiamo solo di educare i ragazzi però - racconta - abbiamo soprattutto il compito di formare chi quelle nozioni deve


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fornirle ogni giorno”. Alle scuole italiane che hanno aderito al loro progetto, in maniera gratuita viene erogato un corso per gli insegnanti. Otto moduli realizzati da professori universitari ed esperti; circa trecento ore di lezione per affrontare i temi più disparati - dalla pianificazione delle spese agli strumenti di investimento - e fornire ai docenti di scuole di primo e secondo grado gli strumenti utili a preparare i propri alunni. “È un passaggio imprescindibile - continua Gatti - perché il problema è sociale oltre che culturale. I ragazzi sono influenzati dal rapporto con i compagni e con il web: se tutti i loro amici hanno un iPhone X tra le mani è ovvio che fatichino a capire le ragioni dei loro genitori che magari non possono permetterselo”. Per questo insegnargli a non Se il mio compagno inseguire gli standard passa ha un'iPhone da una maggiore conoscenperché non dovrei za delle dinamiche econopermetterlo miche e soprattutto da un anch'io? lavoro quotidiano. Non una missione impossibile però. Secondo il responsabile dell’A ief, “nonostante i genitori lamentino di essere inascoltati, a noi colpisce molto l’attenzione dei ragazzi su questo genere di argomenti. L’importante è riuscire a parlare in maniera chiara perché ne va del loro futuro”. Una correlazione su cui sembra essere d’accordo anche l’Ocse. Secondo alcuni dati ri-

lasciati dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel 2015, nel nostro Paese l’alfabetizzazione finanziaria è associata al riconoscimento dell’importanza di investire nell’istruzione. In pratica gli studenti che sono in grado di padroneggiare il tema con disinvoltura, hanno una maggiore probabilità di voler intraprendere un percorso universitario o di voler svolgere un’attività professionale altamente qualificata. È evidente come da questo tipo di crescita quindi, dipenda anche una maggiore maturità dell’intero sistema Paese. Tra le associazioni più attive nel perseguire questo obiettivo c’è anche il Museo del Risparmio di Torino. La struttura piemontese è protagonista di un progetto sui generis: fondendo tecnologia e interattività, all’interno delle sue sale i visitatori affrontano la storia economica e i temi finanziari attraverso attività esperienziali. Un approccio innovativo che letteralmente “apre la strada” a Save (acronimo di Sostenibilità, Azione, Viaggio, Esperienza), vale a dire a l’iniziativa itinerante dell’MdR. In pratica alcuni laboratori didattici sono stati agganciati a una motrice Scania e messi su strada. Partito da Pesaro il 29 ottobre scorso - nel pieno del mese mondiale del risparmio, altra iniziativa abbracciata dal 2017 - l’autoarticolato raggiungerà Roma ad aprile. Nel mezzo 20 tappe in cui i laboratori raggiungono i ragazzi di tutte le regioni italiane. Grazie al Museo, se l’Italia non va dall’educazione finanziaria, è l’educazione finanziaria che va dagli italiani.


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FUORICAMPO

VIAGGIO TELEFONICO NEL PAESE REALE In cerca di una fotografia dell'Italia, abbiamo iniziato a comporre numeri

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uando mi sono chiesto come raccontare il rapporto che gli italiani hanno con l'economia, cioè come la vivono, quanto ne sanno e se ne hanno confidenza, ho pensato che il modo migliore fosse chiederlo a loro. Così sono andato sulle Pagine Bianche, e ho chiamato numeri a caso in tutta Italia concentrando le telefonate in un pomeriggio infrasettimanale e un sabato mattina.

All'inizio è stato difficile perché la gente rispondeva come rispondo io quando mi chiamano degli sconosciuti per offrirmi nuove tariffe telefoniche o del gas o della luce oppure, stranamente, negli ultimi tempi, per investire in Bitcoin; rispondo: “La ringrazio, non mi interessa”. E riattacco. Le prime venti o trenta telefonate sono andate così. Ma da questo fallimento ho iniziato a raccogliere dei dati che forse mi dicevano già qualcosa di come se la passa il Paese. Uno: c’è un sacco di gente che, anche nei pomeriggi infrasettimanali, sta a casa e non lavora. Quasi tutti quelli a cui ho telefonato hanno risposto dopo quattro o cinque squilli; sullo sfondo tv accese. Due: negli ultimi tempi molta gente ha tolto il telefono fisso; circa il 20% dei numeri di telefono che ho trovato sull'elenco risulta inesistente. Due persone su dieci hanno deciso di risparmiare tagliando una spesa considerata ormai inutile. Finalmente, dopo un po', ho iniziato a rice-

di Roberto Moliterni

vere delle risposte: “Cos'è quest'economia, non mi interessa” (Dolo, Veneto), “So solo che la pensione non mi basta” (Cosenza, Calabria) oppure “Me ne frego dell'economia, io sto male” (Assisi, Umbria) oppure ancora “Sono scompetente in queste materie” (Sciacca, Sicilia), infine il migliore: “Sono al lavoro, comunque l'economia fa schifo”, mi dice chiudendo frettolosamente il telefono una giovane estetista di Torino. La prima persona con cui riesco a instaurare un contatto è una dolcissima signora di Reggio Calabria, di 86 anni, che vive con la pensione di disabilità Sono del marito che faceva il bidello. Ci campa apscompetente pena appena, i suoi fiin queste materie gli invece stanno bene, hanno trovato un buon lavoro dopo la laurea a Messina (“però che fatica, fare su e giù col traghetto per studiare”). Preso dall'entusiasmo per questo primo contatto telefono a una azienda di infissi in Veneto, e mi dicono: “Siamo una piccola azienda, non possiamo dare tante informazioni”. Hanno pensato che fossi una spia di qualche azienda concorrente. Va meglio a Rimini, con una signora che fa la collaboratrice scolastica in un asilo (chiude la porta, il chiacchiericcio dei bambini si sente in lon-


tananza). Riesco a farle anche qualche domanda più tecnica, almeno sull'attualità: ha sentito parlare della Flat Tax, ma non sa cos'è, ha sentito parlare dello spread, ma non sa cos'è, si è informata sulla Quota 100 ma non le conviene e quando nomino la parola “banche”, senza che riesca a dire altro, mi assale di “ladri, delinquenti, ladri legalizzati. Nella mia famiglia abbiamo tolto i soldi dalle banche”». Le Poste le sembrano più oneste e ha messo i risparmi lì. Il figlio è un imbianchino, ma sta a spasso, dice per colpa degli immigrati che “con 50 euro ti fanno una stanza”. Mentre ci salutiamo, ci tiene a urlarmi “Evviva Salvini! Lo aggiunga questo!”. Più o meno quello che mi dice una donna di 40 anni di Bardi, in provincia di Parma: “Sono ottimista verso questo governo. Il futuro economico dell'Italia è difficilissimo, ma sono ottimista di natura”. Anche a una signora di 85 anni di Molteno, in provincia di Lecco, la pensione di 700 euro non basta, anche lei non sa cosa sia lo spread e mi chiede di spiegarglielo: “A Salvini gli danno tutti addosso, ma io non ne penso tanto male, quando parla è chiaro”. Torno al Sud, provo con le isole turistiche. Favignana, Sicilia. Chi mi risponde è una signora che gestisce due bed & breakfast “eco” sull'isola assieme al figlio, per il cui futuro “è molto preoccupata”. Da un anno a questa parte l'isola è in difficoltà, Ryanair ha tagliato l'aereo per Trapani, i turisti non arrivano più. Negli anni passati, di questi tempi, aveva già prenotazioni per Pasqua, quest'anno solo una. In più la Liberty Lines, ex Ustica Lines, la compagnia di aliscafi che porta da Trapani a Favignana, è in crisi: verranno licenziate 70 persone. Da qualche giorno ci sono scioperi e non si può raggiungere la Sicilia, né arrivano frutta e sigarette. Il turismo in Italia rappresenta il 13% del Pil pari a 223,2 miliardi


FUORICAMPO

(dato 2017). Quando qualcosa salta è come se venisse a mancare la terra sotto i piedi in luoghi che non hanno industrie, servizi, ma solo la propria bellezza. A Salsomaggiore, in provincia di Parma, si è verificata una catastrofe turistica ancora peggiore. Me la faccio raccontare dal diacono di una parrocchia. Negli ultimi due anni sempre più persone si presentano in chiesa a chiedere cibo. Il termalismo statale, gli anni d'oro in cui si mandavano i dipendenti delle aziende a curarsi alle terme, è finito: le storiche strutture di Salsomaggiore, in cui vedevamo le future miss Italia sfilare, “funzionano solo al 20% e l'80/90% degli alberghi di Salso e di Tabiano, vicina città termale, hanno chiuso”, di conseguenza chiudono anche La parola le piccole attieconomia spaventa, vità, come mi il solo sentirla conferma un nepronunciare goziante di capscatena un senso pelli a cui telefodi repulsione no poco dopo e che resiste a fatica (“la fattura elettronica mi ha dato il colpo di grazia”, sentenzia). Sono arrivato al sabato pomeriggio che mi pulsano le orecchie e ho in testa un impasto di accenti che, messi insieme, fanno la vera lingua italiana. Non so se ho capito qualcosa di più dell'Italia in queste 120 telefonate. Ho capito però che alla gente la parola economia spaventa, il solo sentirla pronunciare scatena un senso di repulsione astioso oppure inadeguatezza. È come se la fatica che ogni giorno fanno per aspirare alla sopravvivenza o alla felicità non avesse niente a che vedere con questo termine che sembra appannaggio di tecnici o di politici, eppure, in origine, il significato era quanto di più vicino ci fosse alla realtà delle persone: “amministrazione della casa”. E allora forse l'economia, per tornare vicina a chi la genera, la vive, o qualche volta la subisce, andrebbe raccontata trovando parole nuove: è quello che ciascuno degli intervistati, in modi diversi, chiedeva.




RUBRICA

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l'oggetto dell'economia

nutella Che mondo sarebbe senza...? Studiamo perché

di Livia Liberatore

L

’ultima a tuffare il cucchiaino nell’impero della Nutella è stata la Barilla con la Crema Pan di Stelle in vendita da gennaio. Negli anni, la crema al cioccolato della Ferrero ha avuto diversi competitor, ma con una quota del 54% del mercato globale e due miliardi di euro di vendite ogni anno, resta la regina. La Nutella è nata piemontese, ad Alba, nel 1964, ma le sue origini sono subito dopo la Seconda Guerra Mondiale quando Pietro Ferrero creò il Giandujot, una pasta di nocciole che si tagliava in fette e che conteneva solo una piccola quantità di cacao, scarso dopo il conflitto. Diventò poi la Supercrema, spalmabile, e poco dopo prese il nome della nocciola Nut con il suffisso orecchiabile -ella. Ebbe un grosso successo in Germania e in Francia e nel 1983 fu esportata per la prima volta negli Stati Uniti. L’anno seguente Nanni Moretti la immortalò nel suo film “Bianca” dove il regista si abbuffa di notte da un barattolo alto quasi un metro. Compagna prediletta delle ferite d’amore, venne pensata all’inizio come un brand per i bambini e per i loro genitori, fino allo spot in tv del 1995. Quello in cui al Nutella Party organizzato per il compleanno di Giorgio, durante una festa piena di giovani, viene pronunciata la famosa frase “Che mondo sarebbe senza Nutella”. Le sue confezioni sono entrate quasi in ogni casa: dai bicchieri di vetro da 200 grammi, alcuni decorati con motivi geometrici, altri con personaggi dei fumetti, al vasetto da 950, che alcuni conservano ancora personalizzato con il proprio nome.


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RUBRICA

10 cose che In ogni vasetto da 750 grammi ci sono 97 nocciole.

Giovanni Ferrero è al 32esimo posto del Bloomberg Billionaires Index, la classifica giornaliera delle persone piÚ ricche del mondo, solo due gradini al di sotto di Elon Musk.

Nel gennaio 2018, la catena francese di supermercati IntermarchĂŠ ha annunciato uno sconto di tre giorni del 70% sui vasetti e ha dato il via a code infinite e almeno tre visite della polizia, chiamata a ridurre la violenza fisica tra i clienti. Non sono rari i furti di barattolini: nel 2017 in Germania sono spariti cinque tir con 20 tonnellate di Nutella e ovetti Kinder per un totale di mezzo milione di euro in cioccolata rubato alla Ferrero. I ladri erano un gruppo di finti imprenditori.

Nel 2015 il tedesco Daniel Schobloch ha fabbricato un lucchetto per evitare che famigliari e coinquilini affondassero il cucchiaio nella Nutella.


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non sapevi Era il 1960 quando il chimico Francesco Rivella fu incaricato di creare "Nutella Vitamin". Si temeva che i concorrenti volessero mettere sul mercato una crema spalmabile fatta con l'aggiunta di sostanze "adatte alla crescita", per invogliare le mamme all'acquisto. Ma il prodotto non uscì mai dalle aree test.

Nel 2015 un tribunale francese ha impedito a una coppia di chiamare la propria figlia “Nutella”.

Lo YouTuber Matt Stonie ha impiegato tre minuti e 47 secondi per f inire un barattolo da 750 grammi.

Nel 2013 nelle mense della Columbia University venivano mangiate più di 2500 sterline a settimana di Nutella: gli studenti la portavano via nei piatti per consumarla in seguito. Scoppiato il caso, le spese si sono ridotte a circa 450 sterline a settimana.

Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) la Nutella è un esempio azzeccato di globalizzazione perché è una "multinazionale" alimentare con ingredienti che arrivano da Paesi sviluppati ed emergenti di almeno tre continenti.


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LIBRERIA Letture per capire l'economia di oggi

di Giulia Elia

I

l nuovo libro di Mik Cosentino, “La Bibbia dell’infobusiness”, edito da Mondadori, prova sin dal titolo a volare alto con la pretesa velleitaria - o solo provocatoria - di paragonarsi alle Scritture sacre; i comandamenti da seguire da 10 passano a 22, ma per raggiungere cosa? L’agognata libertà finanziaria. Per riuscire cioè, da soli, a creare un business online in grado di generare profitto automatico e senza sforzo, dopo uno sforzo iniziale pur sempre necessario. Sembra il paese delle meraviglie, ma l’autore racconta che è possibile. Mik Cosentino è oggi un imprenditore seguitissimo sul web: ex nuotatore pluripremiato, dopo un infortunio si è trovato senza più un soldo in tasca, si è rimboccato le maniche, e ha provato a ricominciare. La sua forza è stata la sua ri-partenza, il primo passo coraggioso che tutti vorrebbero fare e in pochi compiono. Col suo libro si rivolge a quanti desiderano reinventarsi: spiega ai disoccupati come risollevarsi dopo un periodo nero; ai lavoratori come ottenere un’ulteriore fonte di reddito, guadagnando di più e senza sforzo; ai creativi come avviare una professione online; agli imprenditori come far crescere la propria azienda. Tutto con consigli pratici. A fare la differenza non sono gli obiettivi, ma le strategie che usiamo per raggiungerli. E naturalmente competen-

za, determinazione, e soprattutto una visione chiara del progetto che si vuole avviare. Con un’idea vincente si può ottenere la libertà finanziaria e dire addio al problema di riuscire pagare le bollette a fine mese. Lo dice Cosentino, che se oggi può farsi portavoce di 22 comandamenti sul web, evidentemente ci è riuscito.


RUBRICA

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di Francesco Malfetano

ITALIANI POCA GENTE (Antonio Golini - Marco Valerio Lo Prete; Luiss University Press, 244 pag, 14€) L’Italia del 2019 è un caso studiato in tutti gli atenei del globo. La crisi demografica costringe l’ottavo paese più produttivo del mondo a ripensare ogni cosa: sviluppo economico, politiche del lavoro, welfare e politica estera. Questo libro racconta non solo come siamo arrivati fin qui ma soprattutto come si può provare a invertire la rotta.

BAD BLOOD: Secrets and Lies in a Silicon Valley Startup John Carreyrou; Knopf Publishing Group, 299 pagine, 27$) Il libro è la storia completa dell’ascesa e del collasso di Theranos, una startup biotech americana che solo nel 2014 aveva raccolto 700 milioni di dollari. In realtà, quella messa in piedi dalla Ceo Elizabeth Holmes, a lungo considerata alter ego femminile di Steve Jobs, è la più grande frode della storia della Silicon Valley.

IO KHALED VENDO UOMINI E SONO INNOCENTE (Francesca Mannocchi; Einaudi, 208 pag, 17€) Khaled è libico, ha 30 anni e ha partecipato alla rivoluzione per deporre Gheddafi. La rivoluzione “lo ha tradito” e allora lui, che voleva fare l'ingegnere, è diventato un trafficante di esseri umani. Khaled però non si sente in colpa perché non ritiene di avere un’alternativa. In questo libro, Francesca Mannocchi racconta un mondo in cui la demarcazione tra il bene e il male si assottiglia.


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APPUNTO Quattro app per risparmiare tempo e salute

di Barbara Polidori

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he tu abbia una vita frenetica o in slow-motion, i device interagiscono ormai con la nostra quotidianità sopperendo a tutto ciò di cui abbiamo bisogno e diventando fedeli interpreti dei nostri ritmi. E se lo smartphone si appresta a diventare sempre più una nostra estensione tecnologica, a rivelare i nostri interessi e tendenze sono sicuramente le app al suo interno. L’offerta degli store è variegata, ma il trend di quest’anno è un approccio smart ed easy alla routine giornaliera. Si chiama proprio Virtuoso l’app che, prelevando i dati da Salute di iOS o da Google Fit di Android, abbatte la sedentarietà e premia la nostra dedizione al fitness. Step by step, l’impegno si concretizza nel raggiungimento di target come sconti sul diet food, buoni in scooter sharing, premi in calzature fino a delle vere e proprie giftcard. Dalle fitness app alla realtà corporate, FlyTrendy ottimizza tempi e ricerche di tutte le piattaforme italiane dedite all’influencer marketing. Come? Connettendo in totale trasparenza le aziende con degli influencer comuni (con una base minima di 1.500 follower), ma soprattutto low budget: attraverso una dashboard gli utenti potranno inviare brief e richiedere preventivi direttamente agli influencer, coordinandosi su post e obiettivi. Anche SKEDit rivela il nostro bisogno di praticità e organizzazione, permettendo di pianificare tutti i nostri messaggi WhatsApp: basta creare una bozza, calendarizzarla con data, ora e destinatario e non dovrai pensarci più, l’app si occuperà di consegnare il tuo messaggio. Farà lo stesso anche con i post di Facebook, le mail e persino fungendo da promemoria chiamate. Infine, se il tuo telefono sarà esausto di tutta questa vita sociale non dovrai preoccuparti, ci penserà Die With Me, l’app da usare solo quando la batteria è scarica. Quando la batteria è al 5%, l’app si attiverà in modalità risparmio energetico permettendo di chattare con altri user, a cui chiedere aiuto, oppure di portarci nel minor tempo possibile una powerbank!


IMPOSSIBLE EVERYDAY. che È quello che abbiamo sempre fatto e nde. continueremo a fare solo più in gra

our com pa nie s


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L'AGENDA DEL CEO Intervista a Luca Colombo - Country Director Facebook Italia

a cura di Luca Sandrini

A che ora inizia la tua giornata di lavoro? Dopo circa 60/90 minuti di attività fisica, in palestra o piscina, inizio la giornata di lavoro intorno alle 8.00-8.30 con la lettura della posta elettronica e dei messaggi ricevuti nella notte, oltre all’aggiornamento sugli ultimi avvenimenti. Quanto lavori con lo smartphone e quanto con altri dispositivi? Lo smartphone mi accompagna durante tutta la giornata e quindi svolge un ruolo importante nell’attività lavorativa. Anche il pc gioca un ruolo rilevante, ma certamente non come uno strumento che è sempre con me come il cellulare. Qual è il tuo stile di gestione? Il settore nel quale operiamo richiede velocità e, per questo, decisioni rapide. In tal senso, è per me fondamentale operare in un team fortemente orientato alla produttività, spingendo verso l’autonomia, vuoi per pensiero che per esecuzione. La chiave in tutto ciò è orchestrare sempre un perfetto lavoro di gruppo con prese di decisione rapide e tempestive, in linea con le richieste del mercato.

Come ti comporti con i dipendenti che non sono d'accordo con te? L’ascolto di opinioni e idee differenti, nonché la valorizzazione della diversità, sono elementi fondamentali per il successo di qualsiasi azienda moderna. Facebook favorisce la condivisione di opinioni differenti e, in tal senso, cerco di stimolare il dialogo e la messa a fattor comune di punti di vista differenti all’interno del gruppo di lavoro. Non sempre facile, ma certamente di valore per i singoli e per il gruppo. In che modo “alleni” il carattere per il tuo ruolo? Confrontandomi quotidianamente con le diverse sfide, sempre nuove, che ci troviamo ad affrontare e cercando ispirazione da altri leader che rappresentino un esempio, sia internamente che esternamente all’azienda. Come affronti il fallimento degli obiettivi aziendali? Il contesto lavorativo attuale, vuoi per cultura aziendale che per dinamiche della industry di riferimento, considera il fallimento un ingrediente importante per l’innovazio-


RUBRICA

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ne e per lo sviluppo. Accettare il fallimento, inteso come forma di apprendimento e sviluppo, abilita ciascun dipendente a prendersi dei rischi, senza i quali sarebbe molto meno facile stimolare e costruire innovazione. Per me fallimento significa, quindi, porsi la domanda: “Cosa ho imparato?” Qual è la parte più difficile del tuo lavoro? Vivere in un mondo che è in costante avanscoperta richiede spirito di apprendimento ma, altrettanto, desiderio di scoperta. La parte difficile di questo lavoro è convincere team e colleghi a porsi degli obiettivi ambiziosi e che, nella maggioranza dei casi, sembrano irraggiungibili. Un consiglio chiave per una buona gestione? Apertura e trasparenza: sono due caratteristiche che hanno accompagnato questi 8 anni in Facebook e che hanno pagato e dato buoni risultati. Se avessi la bacchetta magica, cosa cambieresti subito nella tua realtà aziendale? La velocità a volte non facilita le interazioni tra le persone. Se avessi la bacchetta magica creerei un numero maggiore di momenti comuni con il team, che è cresciuto sensibilmente rispetto al passato.


L'economia raccontata dagli under 35.

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Pierangelo Fabiano Raffaele Dipierdomenico

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Gian Luca Atzori Mariachiara Bo Laura Bonaiuti Marco Bova Giulia Elia Danilo Garcia Di Meo Danila Giancipoli Eugenio Giannetta Sara Giudice Ilaria Lagioia Alessia Laudati Livia Liberatore Giulia Lucchini Francesco Malfetano Irene Masala Pietro Mecarozzi Roberto Moliterni Vittoria Serena Patanè Filippo Poltronieri Elena Pompei Francesco Rivano Roberto Maria Rotunno Luca Sandrini Veronica Andrea Sauchelli Lorenzo Sassi Antonella Scarfò Salvatore Tancovi Greta Ubbiali

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