www.thema.es ISSN 2384-8413
THEMA
FIGURAZIONE DI UNA CAPPELLA UNIVERSITARIA le terre, i segni e i simboli
CENTRO STUDI DI ARCHITETTURA E LITURGIA
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Università degli Studi “G. D’ANNUNZIO” DIPARTIMENTO DI ARCHITETTURA PESCARA
CENTRO STUDI DI ARCHITETTURA E LITURGIA
ARCHITETTURA e LITURGIA
CORSO DI PERFERZIONAMENTO
Cultura e Progetto dello Spazio Sacro DIREZIONE: Prof. Arch. LUDOVICO MICARA - Prof. DON ANTONIO DE GRANDIS Coordinamento Scientifico Arch. Fernando Cipriani - Coordinamento Didattico Arch. Michele Giuliani
INDICE
EDITORIALE Proposte per un'architettura aperta al dialogo di Leonardo Servadio
LETTURE 2
Le forme del sacro di Ludovico Micara
4
Lo spazio liturgico tra sacro e profano di Fernando Cipriani
PROGETTI Christian Nardini Daniela Manzoli
Rita Bellei 17
7
Daniele Di Flavio 10
Agnese Senerchia 19
Chiara Trapanà Simona Valente
Fausta Fuggiano 13
21
Giada Giampaolo 15
LINK www.thema.es www.chiesacattolica.it
Alessia Todisco 24
Proposte per un'architettura aperta al dialogo Leonardo Servadio
L
a rivista Thema.es nasce da una costola del “Corso di perfezionamento su Architettura e Liturgia” da molti anni organizzato congiuntamente dalla Facoltà di A r c h i t e t t u ra d e l l ' U n i v e r s i t à “ G a b r i e l e D'Annunzio” e dal Centro Studi di Architettura e Liturgia di Pescara. È quindi rilevante mostrare ai nostri lettori quel che si può intendere come un parziale risultato del Corso svoltosi nel 2013 col nome di “Cultura e progetto dello spazio sacro”. Risultato parziale perché nella formazione di un professionista del progetto un singolo corso costituisce un singolo passo, uno dei tanti che la persona muove verso la propria maturità. Tuttavia è bene ricordare che si tratta di un passo di enorme significato, tanto più dal momento che l'attenzione e lo studio del luogo di culto sono rimasti a lungo cospicuamente assenti nelle facoltà di Architettura e solo negli ultimi due o tre lustri alcuni - pochi - atenei hanno offerto seminari o “master” dedicati: e questo per quanto la tradizione cristiana trasmessa nei secoli dalle Chiese, e in particolare in Italia dalla Chiesa Cattolica, sia il pilastro centrale della storia dell'architettura e più in generale della storia di quel che individuiamo comunemente come “civiltà occidentale”. È bene quindi tornare anzitutto a rendere omaggio alla sensibilità e all'accortezza di tutti coloro che dalla metà degli anni '90 a Pescara hanno dedicato tempo e impegno per mettere in campo un corso incentrato sul progetto degli spazi per la liturgia. Perché solo esercitando la dovuta attenzione a questi luoghi così straordinari, ovvero fuori dall'ordinarietà del “mercato” della progettazione (per sua natura concentrato su quegli ambiti più direttamente collegati alla rendita, intesa in termini anzitutto economici e di prestigio, e proclive a tralasciare gli edifici che esprimono anzitutto l'identità di un luogo e di una comunità ma che nel contesto attuale non sono collegati alla logica del profitto) i giovani possono maturare la loro sensibilità verso elementi di grande significato nell'arte del costruire, quali la soglia, il dialogo tra luce e ombra, il senso della progressione entro ambienti gerarchicamente organizzati. THEMA I 1
Inoltre solo pensando al tema dei luoghi di culto si sviluppa un'attenzione verso gli aspetti simbolici che le composizioni architettoniche possono assumere anche in edifici che nulla hanno a che vedere con le chiese. Al riguardo si pensi solo a come alcuni maestri del recente passato, quali Jujol o Gaudí, hanno elaborato progetti di carattere residenziale che tuttavia sono pervasi da emergenze di notevole significato, tipiche della grammatica consueta nell'architettura “sacra”. Gli otto progetti realizzati a conclusione del corso svolto nell'anno 2013, come nota nel suo commento introduttivo il Prof. Ludovico Micara, responsabile di quello specifico percorso formativo, pur nella varietà delle soluzioni proposte e degli esiti ottenuti, insistono tutti proprio sull'aspetto simbolico della cappella universitaria che è stata l'oggetto delle elaborazioni. E tale aspetto simbolico è ovviamente inteso come cruciale per ottenere quanto indicato da Fernando Cipriani: che lo spazio “sacro” possa indurre una trasformazione nella persona che vi accede. Tutti gli edifici, tutti gli organismi che definiscono gli spazi entro i quali passiamo il nostro tempo, hanno un effetto su di noi in quanto loro abitatori. È quindi necessario che chi compone progetti sia pienamente cosciente degli effetti che gli edifici possono riversare sulle persone. Per questo è tanto importante che chi studia Architettura sia iniziato alla progettazione dello spazio “sacro”: esso infatti è affine alla sensibilità e alla nobiltà che c'è nell'essere umano e solo chi conosce a fondo tali tematiche potrà consapevolmente progettare per aiutare le persone a trovarsi bene negli edifici che nasceranno dai suoi disegni. La chiesa è tradizionalmente una presenza centrale nella città europea e per quanto nelle periferie del secondo postguerra la sua presenza sia stata emarginata, reste pur sempre momento qualificante del quartiere e recentemente questa posizione di rilevanza è stata nuovamente ribadita in diversi episodi: si pensi per esempio alla chiesa del quartiere Tor Tre Teste di Roma, affidata a Richard Meier, o alla chiesa del Santo Volto progettata da Mario
In un panorama universitario nel quale solo negli ultimi anni si è andata riaprendo l'attenzione verso la progettazione degli spazi per il culto, il “Corso di Perfezionamento su Architettura e Liturgia” che si svolge da tempo a Pescara ha il merito di offrire una preparazione, prima ancora che specialistica, attenta alla sensibilità verso l'essere umano.
Botta a Torino. La cappella universitaria è invece per natura luogo riposto, intimo, non necessariamente evidente nell'economia dell'ateneo: ma fondamentale sia come momento di testimonianza, sia, soprattutto, come luogo dove rifugiarsi nel richiamo della spiritualità. Si ricordi che una delle esperienze fondative della riforma liturgica ha avuto luogo proprio nel contesto del mondo giovanile cattolico tedesco ispirato da Romano Guardini: la famosa “sala dei Cavalieri” del castello di Rothenfels è assimilabile a una cappella universitaria. Altri episodi di alto significato esprimono un simile grado di intimità: si pensi alla cappella universitaria di Pordenone progettata da Glauco Gresleri entro uno spazio le cui ridotte dimensioni non impediscono di disegnare un sinuoso percorso introitale che definisce un'assemblea piccola, raccolta entro un grande, immenso, eloquente silenzio. Nei progetti pescaresi si trova un'accentuazione segnica: oltre che intima e introversa, le cappelle proposte sono ben visibili. Sono a tutti gli effetti quasi chiese urbane. Negli otto progetti emersi dal Corso, si nota una notevole attenzione verso la ricerca di una forma espressiva, che sia eloquente nel contesto urbano: il che è relativamente inconsueto in una cappella universitaria, solitamente intesa più come uno spazio interno che come un segno esterno. Si tratta di proposte che desiderano parlare alla città, progetti che mirano ad allacciare un dialogo più intenso tra polo universitario e quanto sta fuori di esso. Cercano di favorire l'incontro. L'auspicio è che in qualsiasi ambito si trovino a operare i giovani architetti che hanno preso parte al corso, sappiano far tesoro di questa esperienza in cui hanno potuto disegnare uno spazio complesso e di alto significato, silente e accogliente, come è accogliente solo chi sa ascoltare. Questo di per sé sarebbe un grande risultato nel m o n d o c o n t e m p o ra n e o, a b i t u a t o a l l a competizione tra coloro che ambiscono “gridare” sempre più forte, e non sanno ascoltare che sé stessi..
Le forme del sacro Progetti per una cappella nel polo universitario di Pescara Ludovico Micara
I
n una società oggi sempre più globalizzata e secolarizzata la ricerca di spazi dedicati all'incontro delle comunità e alla riflessione sul sacro risulta difficile e problematica. Questa considerazione vale a maggior ragione quando ci si propone di progettare una cappella all'interno di una struttura universitaria, per sua natura dedita alla formazione di studenti che opereranno nella società e, allo stesso tempo, allo sviluppo di una ricerca e di tecniche che fanno della scientificità la loro principale ragion d'essere. Per non citare la progressiva trasformazione del corpo studentesco, che accoglie sempre in maggior misura giovani appartenenti ad altre nazioni, altre culture, altre religioni. La risposta che è stata data a queste diverse esigenze da parte dei progetti degli iscritti al corso di perfezionamento “Architettura e Liturgia. Cultura e progetto dello Spazio Sacro” nel Dipartimento di Architettura dell'Università “G. d'Annunzio” a Pescara mette in luce una serie di tematiche di particolare rilevanza relativamente al rapporto tra il progetto dello spazio sacro e dello spazio liturgico con l'istituzione e la vita universitaria, e con il più ampio ambito territoriale ed urbano in cui tale struttura è collocata. Quest'ultimo tema è particolarmente delicato e apre a soluzioni molto diverse tra loro. Per alcuni progetti lo spazio sacro si rivolge prevalentemente alla comunità universitaria di cui tende a diventare l'edificio simbolo, rappresentazione e metafora dell'aspirazione, aldilà delle singole specificità disciplinari, ad una più ampia solidarietà tra chi, studenti e docenti, si dedica alla formazione e allo sviluppo dei valori della persona. In questo senso le soluzioni architettoniche tendono a privilegiare il ruolo dello spazio sacro per eccellenza, la cappella, attraverso forme autonome, tendenzialmente simboliche come la sfera, il cubo o la spirale, o direttamente iconiche come la barca o il pesce stilizzato, ichthys, della prime comunità cristiane. Queste forme tuttavia non costituiscono un segno unicamente all'interno dell'area
universitaria. Data la loro dimensione, l'emergenza rispetto a un intorno scarsamente qualificato, i valori simbolici da esse espressi vengono comunicati a un ambito più vasto di cui possono costituire elementi di riconoscimento e identificazione. Altri progetti privilegiano invece un rapporto più diretto e coinvolgente con la città, l'intorno più o meno prossimo, in un sistema spaziale aperto, fluido, liberamente fruibile e non limitato da artificiose delimitazioni. L'icona di riferimento diventa allora il “recinto”, il bordo dell'area piuttosto che il suo centro; un bordo n o n in valic abile ma poros o, che s i compromette con l'esterno attraverso aperture, modificazioni, prudenti e limitati slittamenti che favoriscono la comunicazione e lo scambio tra i diversi spazi. In questo tipo di atteggiamento progettuale lo spazio più significativo non è più la chiesa come ambito del sacro, ma piuttosto il sagrato come luogo di incontro tra la comunità urbana e la comunità studentesca, o lo spazio fluido e adattabile a usi diversi compreso tra la chiesa e il bordo del recinto. Gli strumenti privilegiati del linguaggio architettonico diventano allora setti murari aperti, a volte divergenti, piuttosto che scatole murarie chiuse; la trasparenza piuttosto che l'opacità delle delimitazioni, affidata all'uso di pareti vetrate o a elementi di percorso sacro come la Via Crucis che, attraversando l'area ne unificano i diversi spazi. Assistiamo allora con sorpresa alle metamorfosi di un piccolo tema di architettura attraverso il dipanarsi di narrazioni diverse, ognuna coerente in se stessa, che tuttavia esprimono l'insospettata, meravigliosa varietà semantica delle forme del sacro.
A conclusione del corso di perfezionamento “Architettura e Liturgia. Cultura e progetto dello Spazio Sacro”, svoltosi nel Dipartimento di Architettura dell'Università “G. D'Annunzio” nell'anno 2013, i partecipanti si sono cimentati nel progetto di una cappella per il campus. Il Responsabile di quel corso, Prof. Ludovico Micara, ne commenta gli esiti.
Facoltà di Architettura «G. D’Annunzio», Pescara
L’area di progetto
THEMA I 2
Planimetria generale dell’area universitaria di Pescara
THEMA I 3
Lo spazio liturgico tra sacro e profano Fernando Cipriani
L
o spazio liturgico è lo spazio della condivisione per eccellenza, lo spazio in cui una comunità si riunisce nel nome di Dio e, nello svolgimento del rito, Egli si manifesta. Ma è anche lo spazio dell'accoglienza, della preghiera, della riflessione e dell'incontro; è lo spazio a disposizione di ognuno in cui c'è spazio per tutti. Diventa lo spazio in cui il privato dell'uomo e il pubblico della comunità si incontrano, lo spazio nel quale l'ordinario diventa straordinario, cioè altro. Questo spazio è necessariamente un luogo dai caratteri propri e originali, con una storia ben precisa, una storia che racconta della formazione e dello sviluppo dello spazio sacro e del suo rapporto con il profano, della trasformazione di uno spazio profano in uno spazio sacro. Comunemente, è sacro tutto ciò che è oggetto di timore e venerazione: qualcosa di intoccabile perché assolutamente riservato. L'etimo latino sacer significa ristretto, limitato, o anche iniziato. Il sacro è ciò che ogni religione ha di peculiare, di originale, di irriducibile ad alcunché altro. Il sacro non è mai qualcosa che coincide con la normalità. Sacro evoca sempre l'idea della straordinarietà, di ciò che è oltre il quotidiano, ciò che è oltre il normale. Lo spazio sacro, è lo spazio separato da quello ordinario, come il tempo sacro è un tempo fuori dell'ordine normale. Il sacro quindi, è qualcosa di assolutamente irriducibile ad altro, perché il sacro è lo spazio dell'alterità. Qualcosa di assolutamente estraneo, diverso, indeducibile, che irrompe nell'ordinario. La storia lo ha anche identificato come il numinoso, dal latino numen, che significa la misteriosa, cioè senza nome, potenza divina. Il Sacro si manifesta i molti modi. Attraverso le jerofanìe, che sono le manifestazione del sacro; le cratofanìe, cioè le manifestazione di forze occulte; le teofanìe, cioè le manifestazione del dio, le epifanìe, cioè la presenza-apparizione del dio, e così via. Ci sono poi le jerofanìe di rivelazione (miracoli e prodigi), che sono propriamente le rivelazione su cui si fondano le religioni. L'esperienza del sacro avviene nella coscienza umana e rimanda a qualcosa di ulteriore
l'ordinarietà. Ogni uomo ha potuto cogliere il sacro nelle sue manifestazioni come percezione interiore ed ha sedimentato la sua esperienza “evidente” nelle manifestazioni del sacro, nelle jerofanìe. In queste ultime, troviamo il sacro "mescolato" in cose profane e codificato nei linguaggi umani. L'architetto ha a disposizione questi documenti del sacro. Studiando questi documenti coglie alcune evidenze, alcune costanti e scopre il sacro come un elemento strutturale dell'esperienza religiosa interiore e l'unità dei suoi atteggiamenti; l'esperienza interiore, cioè, è connaturale al Sacro. Tra i documenti del sacro troviamo colori sacri, forme sacre, figure sacre, simboli sacri, pietre, acque, montagne, statue, animali: si tratta di oggetti-evento "jerofanici", che rivelano il sacro e allo stesso tempo lo nascondono in se stessi. L'arte e, nello specifico, l'architettura, sono i mezzi con cui l'uomo cerca di raggiungere il sacro che è perfezione, perciò bellezza, armonia, verità, bontà, giustizia, e di renderlo sensibile, percepibile, a tutti. Negli edifici di culto cristiani, per esempio, c'è sempre l'arte, sia architettonica, sia pittorica che scultorea, ma c'è anche la musica, con la presenza dell'organo, il quale allude al fatto che il sacro presente in quel luogo non è separato in modo assoluto dal mondo profano, non è irraggiungibile, intoccabile. Sicuramente il sacro è separato dal mondo profano e deve essere rispettato, ma è anche passibile di contatto e il modo universale per mettersi in contatto è il linguaggio dell'arte, il cui ruolo diventa anche didattico, dottrinale. O g n i m a n i f e s t a z i o n e d e l s a c r o, o g n i “architettura sacra”, indistintamente, trasfigura il suo teatro: da spazio profano, quale era prima, quel luogo è promosso a spazio sacro. La costruzione da parte dell'uomo di spazi sacri si fonda in ultima analisi su una rivelazione primordiale che è capace di disvelare l'archetipo dello spazio sacro, archetipo copiato e ripetuto all'infinito per l'erezione di ciascun nuovo altare, tempio, santuario, cappella. In questo senso ogni costruzione di una nuova architettura sacra è la ricostruzione del mondo stesso.
Il sacro come luogo che rimanda a un'alterità infinita, luogo per eccellenza simbolico che si presenta quale centro ideale e apice di incontro, nell'esclusività di un rapporto che richiede iniziazione. Di qui la netta distinzione tra sacro e profano. Ma anche l'apertura operata nella tradizione cristiana verso il cammino di santificazione..
Ogni spazio sacro, pur nella sua diversa elaborazione, ha un tratto comune con tutti gli altri: c'è sempre una zona ben definita che rende possibile, in diverse declinazioni, la comunione con la sacralità. Il Centro del Mondo è il luogo dove si incontrano tutte le dimensioni e dove si può passare dall'una all'altra. Lì si situa l'asse del mondo che collega tutte le dimensioni divisibili in Cielo, Terra e Inferi. Nel Centro del mondo si situa la Montagna Sacra, dove si incontrano Cielo e Terra. Il tempio, lo spazio sacro, è il luogo dove gli altri mondi si sono manifestati in questo mondo, dunque in questo luogo c'è la Montagna Sacra, questo luogo è attraversato dall'asse del mondo, li è il Centro del mondo. Il nostro mondo è stato creato nel Centro del Mondo: ogni nuova creazione sacra in questo mondo è ripetizione della creazione archetipica, primordiale. Su tutti valgano gli esempi della montagna sacra del Sinai e del recinto sacro del tempio di Gerusalemme. Tutti i simbolismi però ci dicono che l'uomo può vivere soltanto in uno spazio sacro che sia nel Centro e che tutte le consacrazioni di spazi al sacro mirano a realizzare l'archetipo del Centro. Abbiamo definito il sacro come il luogo dell'extra-ordinario; il suo antonimo, l'ordinario, è il profano. Profano è tutto ciò che rientra nell'ordinarietà dell'esistenza: il mondo, l'uomo, le cose. La unificazione e/o separazione di sacro e profano è un tema antico quanto l'uomo. Nel passato remoto, c'era la percezione di una non-distanza, non-separazione tra spirituale e materiale, tra corpo e anima, tra teorico e pratico, tra spazio e tempo, tra simbolo e realtà, tra apparenza ed essenza, tra sacro e profano. Quindi, l'approccio universale inseguiva il modello unitario , a-duale. Sacro e profano non dovevano essere separati, anzi, l'idea era quella di mantenere l'unità tra il sacro e la vita ordinaria: il sacro era considerato potenza soprannaturale, cioè vita; mentre una vita desacralizzata assumeva il connotato di una vita de-potenziata, debole, precaria. Il sacro doveva pervadere tutta la vita; il cosmo tutto era considerato come possibile luogo per THEMA I 4
la manifestazione del sacro: esso poteva essere attivato ovunque. Ordinariamente ogni azione della vita quotidiana era legata al sacro e si ritrovano ovunque luoghi sacri e oggetti sacri. Alcuni luoghi venivano considerati sacri , cioè scelti rispetto a tutti gli altri: i santuari. Nelle civiltà antiche il sacro si presenta come una dimensione separata dal profano, dalla ordinarietà. Separata nel tempo, nello spazio, nelle persone, nelle cose e governata dal sovrano: il sacro, allora, si presenta in strutture stabilmente organizzate e separate da quelle profane, le istituzioni sacre: caste sacerdotali, templi, calendari religiosi. In particolare, il Tempio è una istituzione religiosa dai caratteri determinati e specifici: è uno spazio sacro, circoscritto, riservato all'incontro con gli dèi. Può essere un campo o un edificio, o uno specchio d'acqua, un fiume, una montagna. Nel tempio lo spazio templare viene normalmente diviso in 3 parti: il santuario in cui si trova il santo dei santi, mai accessibile o accessibile solo in determinati tempi ai sommi sacerdoti, spazio riservato al simbolo della divinità; il fano, la parte sacra accessibile al clero, cioè i sacerdoti; il profano, la parte accessibile ai laici, cioè il popolo. Si deve alla cultura greca, al tempo dello sviluppo della filosofia, la concezione della dualità anima-corpo, la separazione tra spiritomateria, apparenza-essenza, sacro-profano. Tale mentalità venne trasferita nei templi, per cui in essi troviamo spazi separati per il sacro e il profano. Nell'ebraismo biblico Dio si è rivelato come santo, parola che indica qualcosa di assolutamente diverso, trascendente, separato da questo mondo, sacro per eccellenza, radicalmente incompatibile con il profano e particolarmente con il male che questo inevitabilmente contiene. Egli anzi è santissimo, perfetto, puro, onnipotente, tremendo, divino appunto. Egli non può venire a contatto diretto con il profano, l'imperfetto, impuro, che è debole, perché lo distruggerebbe. Il sacro è percepito come qualcosa di puro-perfetto e il profano come qualcosa di impuro-imperfetto e la mescolanza sacro-profano è sempre considerata pericolosa. Per accedere al santo è necessario essere santi. L'uomo non può santificarsi da sé poiché non possiede il sacro, ma Dio sì: l'uomo, che appartiene al profano, può essere santificato dalla potenza del sacro ed entrare nella dimensione del santo (i sacerdoti, i profeti, i re venivano "unti" dal sacro, lo Spirito di Dio, e perciò santificati. Venivano infatti qualificati come messia, unti, appunto consacrati). Sacro e profano, a livello di luoghi, tempi, persone, oggetti, nell'ebraismo dovevano rimanere rigorosamente separati. Tale separazione spesso implica conseguenze: il profano che invade il sacro provoca una profanazione; il sacro che invade il profano provoca una contaminazione; solo un rito di purificazione può ristabilire l'ordine. Sacro e profano possono quindi comunicare secondo un ordine preciso stabilito da Dio: la liturgia, il rito religioso, mira proprio a questa comunicazione. Nel rito religioso l'uomo riceve l'inseminazione THEMA I 5
Duomo di Urbino_photo Silvana Di Stefano
del sacro, della potenza salvifica divina (la benedizione nell'ebraismo e nell'islam, la grazia santificante nel cristianesimo); nella ordinarietà della vita però è indispensabile mantenere la netta separazione tra sacro e profano. Il luogo sacro nell'ebraismo era uno solo: il Tempio di Gerusalemme; l'ultimo, distrutto dai Romani nel 70 d.C. non è stato ricostruito. Dalla distruzione del 1° tempio, nel 600 a.C. ca. si riuniscono in gruppi (sinagoghe); i luoghi di riunione si chiamano anch'essi sinagoghe. La sinagoga principale di una città viene anche chiamata "tempio". Il cristianesimo, nato come religione minoritaria, di piccoli gruppi, diventa in occidente, sotto il governo dell' Imperatore romano Teodosio (dopo il 330) religione dell'Impero e perciò religione di massa. I cristiani ricevono in dono le Basiliche Romane che vengono utilizzate come luoghi di riunione del popolo cristiano. Con il Medio Evo e con l'introduzione del culto Eucaristico , le Case dei cristiani, chiamate comunemente chiese, vengono strutturate come un tempio, con una parte sacra destinata al clero ed una parte destinata al popolo, separate da una Balaustra. Le Chiese cristiane riformate hanno evidenziato la realtà profana dell'edificio di riunione abolendo i simboli equivoci o addirittura tutti i simboli. Con il Concilio Vaticano II (1964) anche i cattolici hanno cercato di mettere in evidenza nei simboli delle chiese la specificità del cristianesimo abolendo le balaustre e la separazione tra clero e popolo, evidenziando la centralità dell'Assemblea e dell'altare. Il cristianesimo rivela che la trascendenzaseparazione di Dio rispetto al mondo non è assoluta: Gesù è l'uomo-dio, unione di natura umana e divina. Gesù è anche la fine della separazione tra sacro e profano tra materia e spirito, tra Dio e l'uomo, anzi è la incarnazione stessa del divino nell'umano. Gesù è il Cristo, il Messia che introduce i cristiani nella dimensione
divina facendoli partecipare della natura divina, dando loro lo status e le prerogative che anticamente erano riservate solo ai sacerdoti. Nel cristianesimo non dovrebbe esistere separazione tra sacro e profano poiché il sacro entra e dimora nelle persone, esse stesse sono il tempio della divinità e le chiese solo luoghi di riunione: Dio si manifesta esattamente quando la comunità si riunisce in Suo nome. I popoli cristiani però continuano a credere in una separazione tra anima e corpo, tra sacro e profano e a ritenere necessaria la mediazione di un luogo sacro, di templi sacri e di un sacerdozio sacro. Con l'introduzione della pratica della conservazione della riserva Eucaristica nel tabernacolo, presenza reale di Gesù nel segno del pane, gli edifici-chiese funzionano a tutti gli effetti come templi dotati di santuario (il tabernacolo appunto). La credenza di una reale presenza di Dio solo nel tabernacolo delle chiese, nella eucarestia, piuttosto che nelle persone cristiane, rimane ancora diffusa nella cultura occidentale contemporanea. Tutto il popolo è “sacerdotale”, nel senso che ha accesso diretto al sacro in quanto partecipa della natura divina stessa, ma anche i cristiani hanno un clero cioè persone sacre: vescovi, preti e diaconi. In ogni cultura il Tempio è un simbolo: esso attiva e orienta la persona umana, il sentimento religioso innato nell'uomo verso il mistero, il sacro, l'incontro con la divinità. Chiunque entri in un tempio, di qualsiasi religione, sente il Mistero più vicino, si dispone all'incontro con il trascendente. Prima di entrare nel Tempio l'uomo sente il bisogno di purificarsi, lavarsi, prepararsi all'incontro con il sacro, la perfezione. Nel tempio si svolgono i riti liturgici che, attraverso i simboli, dispongono la persona all'incontro. Ma lo spazio sacro contemporaneo, quello della city, non è solo questo, è lo spazio che coglie di
sorpresa l'uomo, che irrompe nel quotidiano, nella geografia raggiungibile, sulla soglia di spazi inattesi e che si scoprono altri, straordinari, sacri. Ma l'esperienza dell'uomo contemporaneo non è molto diversa da quella rivelata dalla Bibbia quando Mosè si avvicina inconsapevole, mentre pascolava il suo gregge, ad un luogo che si rivela sacro suo malgrado: “Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa (Es 3,5)”. Ecco, cambia lo scenario, ma il modello spaziotemporale è lo stesso: Mosè, come l'uomo contemporaneo, si avvicina “per caso” ad un luogo che scopre sacro; lo spazio sacro, cioè, prende l'iniziativa e sorprende, ti catapulta in un luogo e in un tempo sacro, è capace di trasformare e sacralizzare il luogo profano del viandante; poi, all'interno dell'edificio sacro, il viandante scopre che qui tutto è sacro, che lui stesso può diventarlo, che può essere iniziato, ma ogni volta che varca la soglia del sacro è soggetto alla tentazione di tornare indietro: nel Medio Evo, il tema del “leone iniziatico” sulla soglia del sacro, sul portale di ingresso, ha questa valenza simbolica, di passaggio, di passione, di combattimento. Ecco perché le “nuove porte del sacro” devono affascinare, pur se fanno paura, devono saper accogliere: lo spazio profano della via pubblica deve saper diventare lo spazio rassicurante di benvenuto del sagrato, che sappia essere il luogo fuori dal quotidiano che aiuti a vivere il quotidiano. In questo senso, tutti gli spazi sacri contemporanei, come anche lo spazio del sagrato e della cappella universitaria, possono interpretarsi come uno dei luoghi parlanti dell'oggi, assunti a segni del tempo, possibilità di uscita dalla solitudine radicale del deserto interiore D'altronde, anche la città contemporanea continua a cercare i suoi “monumenti”, i luoghi dove l'uomo trova la relazioni con gli altri attraverso il ricorso alla memoria ed all'esercizio dell'incontro mediato da uno spazio; così il luogo sacro, in quanto luogo dell'incontro e memoriale che rivela il divino ed il senso religioso, può ancora essere proposto come “monumento della contemporaneità”. L'uomo cerca e trova in tale monumento il racconto di se stesso; l'identità fluida del deserto interiore ricerca e trova nelle pietre solide del recinto e della montagna sacra la forma capace di arginare tale identità. Queste pietre devono saper raccontare chi sei e, nella loro essenza di “simboli”, queste pietre sono da interpretare e “lasciano pensare”, fanno riflettere: fanno pregare. Ecco, solo attraverso l'uso sapiente della pietra si giunge alla preghiera, all'incontro dell'uomo con Dio.
Duomo di Fabriano_photo Silvana Di Stefano
Cappella di Mogno, Mario Botta, photo_Pino Musi: abside
Cappella di Ronchamp, progetto Le Corbusier, photo_Lucido De Gregorio: abside
Cappella Redemptoris Mater in Vaticano (Mosaici di Marko Rupnik): abside
THEMA I 6
Area di in tervento
PROGETTI
L
a scelta progettuale è quella di trasformare il sito in un edificio simbolo nel polo universitario, connessione tra spazi aperti collocati a quote differenti : la Cappella e il Sagrato nella parte superiore, e nella parte inferiore uno spazio adibito ad un locale per il parroco ed un' aula circolare per gli studenti. Un complesso unitario, ma che riguarda tre spazi distinti e complementari: La Cappella, il Sagrato e l'Orto degli Ulivi. Il Sagrato, posto lungo la strada parco, diventa punto di sosta e di incontro della comunità. La fontana centrale a raso simbolicamente rappresenta il fonte battesimale collegato agli altri fuochi liturgici con un percorso tracciato sul sagrato attraverso differenti tipi di pietra naturale e luci poste su di esso. Il campanile, contiene l'ascensore e diviene collegamento verticale tra la piazza ed il sottostante portico. La Via Crucis trova collocazione dietro l'edificio e rappresenta un percorso all'interno di uno spazio complesso ove è posto l'Orto degli Ulivi e una gradinata. La cappella e' di forma circolare, una semisfera dinamica che si espande lungo gli assi perpendicolari della chiesa, una croce virtuale che divide lo spazio originando da un lato il nartece, un volume porticato in pietra, in cui e' posto l 'ingresso laterale e dall'altro l'aula. Al centro della facciata, il portale è evidenziato da un alto setto verticale in cemento intonacato su cui è posta una croce intagliata. Queste semplici forme creano un gioco di luci e volumi accentuato dai contrasti dei materiali utilizzati, la pietra naturale e il bianco splendente della leggera membrana in fibra di vetro e Teflon traslucida e che di notte illuminandosi ridonano alla cappella il suo ruolo di punto focale dell'ambiente urbano. All'aula si accede da un ingresso laterale posto a destra del portale, mentre a sinistra è collocata la penitenzieria; sul lato opposto dell'aula si trova il presbiterio, di forma semicircolare dove trovano collocazione l'altare la sede il tabernacolo e l'ambone, tutti in pietra naturale. L'assemblea è semicircolare rivolta una metà all'altra, rispetto all'asse porta–altare con una disposizione a raggiera delle panche. La struttura interna della cappella è in legno lamellare a vista e copertura in fibra di vetro e teflon, che smaterializza la copertura e simbolicamente rievoca un luogo aperto. L' aula e' illuminata da una luce zenitale data dal taglio che la percorre in senso longitudinale Est-Ovest e la collega virtualmente con la parte esterna, creando un asse fontana - Altare - Via Crucis. L'altare centrale dalle dimensioni contenute è illuminato dalla finestra a nastro che taglia tutta la volta. L'ambone ha una forma semplice ed è inondato di luce da una ampia finestra collocata nella facciata principale. Planimetria generale
gruppo Rita Bellei
THEMA I 7
A - A’
Analisi dei fuochi liturgici
Piante livello 0 - livello 1
Pianta piano -1
Pianta piano terra
THEMA I 8
rivestimento PTFE
sezione A/2
prospetto nord
sezione A/1
prospetto ovest
assonometria
THEMA I 9
L
'intero corpo della chiesa assomiglia ad una grande imbarcazione": una porzione di arco e una semiellisse, compongono una piccola barca orientata sull'asse est/ovest. La parete ellittica svetta sopra il corpo della piccola cappella rastremandosi e alleggerendosi con le bucature campanarie. La facciata curva della chiesa segnala il percorso con luce zenitale radente, offre la visione del Tabernacolo tramite bucature e si chiude col vestibolo posto a filtro dello spazio sacro. Il nartece, di memoria paleocristiana, invita alla sosta con piccole sedute che contornano le aiuole di ulivi aperte in alto. La pavimentazione ripropone il “Nodo di Salomone” unione dell'Uomo col Divino e la particolare scala d'accesso al cortile universitario sottostante, ricorda un antico fonte battesimale. Lo spazio interno si dispone assialmente. Bucature sulla parete nord forniscono un illuminazione riflessa e costante. I fuochi si distribuiscono agevolmente sul piano del presbiterio senza sovrapporsi e un sottile diaframma ellittico dona intimità allo spazio illuminato dalla grande vetrata ad est che fa da sfondo al corpo absidale. Il volume del Tabernacolo, posizionato in un ambiente separato, si proietta all'esterno, rivolto verso l'Università, segnalando la sua presenza e sovrastando l'ingresso coperto a “guscio di Tartaruga” del piano seminterrato, sfruttato per spazi idonei ad accogliere eventi. Il “tartarouchos”, “abitante delle tenebre”, indica simbolicamente i luoghi bui dello studio e della ricerca propedeutici al “piano alto” della spiritualità.
Pianta piano terra
Prospetto strada
Il Nodo di Salomone simboleggia, nella sua valenza originaria, l’unione profonda dell’ Uomo con la sfera del divino.
Linee costruzione
gruppo Daniele Di Flavio
THEMA I 10
Prospetto ovest
«la tartaruga, animale mite e silenzioso, veniva considerato un simbolo del male. Il suo nome infatti deriva dal greco «tartarouchos», da cui il latino «tartaruchum»: «abitante del Tartaro», abitatore degli Inferi, delle tenebre e quindi essere demoniaco. Le abitudini dell’ animale d’altra parte favorirono questa connotazione negativa in quanto l’animale vive in letargo durante i mesi freddi e, quando ha paura, si ritira nel suo carapace.»
Pianta copertura
Prospetto est
Prospetto interno
THEMA I 11
Pianta seminterrato
Sezione trasversale
Sezione longitudinale
THEMA I 12
L
' “ichthýs”, ovvero un pesce stilizzato, uno dei più antichi simboli della cristianità, sta alla base della concezione spaziale del progetto; formato da due curve che partono da uno stesso punto, la "testa", e che si incrociano dalla parte opposta a formare la “coda”. La pianta a forma di pesce si innalza costituendo lo spazio e la struttura. Importante è la differenza di materiali utilizzati tra interno ed esterno, questo per sottolineare l'idea del rifugio, che una cappella dedicata agli studenti universitari deve avere, un luogo in cui ognuno può ritrovarsi e vivere nella propria intimità un momento di contatto con il divino. L' esterno prevede un rivestimento in pannelli di fibrocemento, lo spazio interno, più tradizionale in legno e pietra. Gli arredi liturgici anch'essi ricordano la vecchia tradizione cristiana ad esempio l' altare è una grossa pietra che simboleggia il luogo in cui Dio strinse la sua prima alleanza chiedendo ad Abramo di sacrificare suo figlio e l' ambone è una pietra, a ricordo delle tavole della legge di Mosè attraverso le quali Dio parlò agli uomini (come avviene con la lettura dei testi Sacri durante ogni Messa).
PROCESSO PROGETTUALE
Celebrante
Schema dei fuochi liturgici
0
1m
N
5m
O
E
N-O
Aula liturgica
Seduta sacerdotale
Altare
Tabernacolo
Campane
Ambone
0
1m
5m
Aula liturgica Area presbiteriale Area battesimale Sacrestia Fuochi liturgici
0
1m
5m Pianta piano terra
gruppo Fausta Fuggiano
THEMA I 13
Prospetto Nord-ovest
Prospetto sud-est
Prospetto Sud
0
1m
ALTARE
TABERNACOLO
AMBONE
Prospetto Nord 0
THEMA I 14
1m
5m
5m
L
a cappella universitaria si propone come elemento catalizzatore all'interno del campus di Pescara, favorendo la creazione di un nuovo centro di aggregazione dell'area. L'edificio su due livelli, si compone di una sala polifunzionale al piano terra, naturale dilatazione dei locali dell'università attigua. Il campanile segna il collegamento con il livello superiore dove sono l'aula liturgica ed il sagrato, proprio in prossimità alla nuova direttrice della Strada Parco. Il progetto che si ispira al concetto di recinto sacro, asseconda la pendenza del terreno verso la parte centrale del campus . L'asse liturgico intercetta prima il sagrato ed il portale d'ingresso e, attraverso l'aula, si proietta alle spalle dell'altare segnando poi il percorso della Via Crucis. Un nartece fa da filtro tra il sagrato e l'aula liturgica e all'ingresso, l'immagine della pericope del Buon Pastore accoglie il fedele. Il percorso liturgico all'interno, nasce attorno ai fuochi scolpiti nella pietra ed in costante relazione con le stazioni della Via Crucis poste al di là della grande parete vetrata sullo sfondo. La luce piove dall'alto e scivola diffusa lungo le pareti dell'aula, enfatizzandone la semplice geometria ricavata all'interno di un volume cubico .
Concept progettuale: LA SPIRALE QUADRATA
gruppo Giada Giampaolo
THEMA I 15
PIANTA PIANO TERRA
PROSPETTO LATERALE
PROSPETTO LATERALE SULLA STRADA PARCO
THEMA I 16
P
rincipale intento nella progettazione della cappella universitaria è stata la volontà di creare uno spazio sacro non "altro" rispetto all'intorno, rispetto alle funzioni presenti nell'area, ma connaturato con il luogo in cui sorge, in linea con gli usi e le abitudini della popolazione studentesca ed allo stesso tempo della cittadinanza. In particolar modo lo spazio costituisce la testata di un doppio sistema, uno più legato al mondo accademico, ed uno legato maggiormente alla città. La cappella è concepita non come un edificio chiuso, introverso, introspettivo, ma piuttosto come un luogo sacro facente parte di un sistema aperto, fluido, dinamico, capace di essere fruito secondo diverse modalità ed adattabile alle esigenze di chi lo vive. Lo spazio aperto in cui è inserito e di cui è parte integrante lo spazio sacro, si configura come un luogo di incontro e di svago per gli studenti, organizzato con specchi d'aqua e sedute; una porzione di tale spazio è sollevata da terra, e ciò individua il volume della cappella, che presenta un sagrato coperto, utilizzabile per assistere alle funzioni dall'esterno, e concepito in modo da poter essere messo in relazione con l'interno mediante un sistema di setti con apertura a compasso. Un setto continuo che fiancheggia la strada parco diventa l'asse portante del sistema, elemento calamitante i diversi volumi che costituiscono lo spazio, che permette di resituire l'immagine riconoscibile del luogo di culto..
IL RECINTO SACRO
PLANIVOLUMETRICO
PROSPETTO EST
gruppo Daniela Manzoli Christian Nardini THEMA I 17
THEMA I 18
I
l progetto di una chiesa edificio è complesso e articolato. Esso si fonda sulla concezione del culto divino che tale spazio accoglie e manifesta. Corrispondendo alla logica dell'incarnazione, per cui le realtà spirituali trovano espressione in quelle sensibili, il luogo sacro è il rivestimento corporale dell'azione liturgica. Ne discende che l'impostazione di una chiesa edificio muove dalla concezione ecclesiale dello spazio di culto. Da qui nasce il concept di progetto per la nuova cappella de “IL CAMMIN DIVINO”, localizzata nel complesso universitario “G.D'Annunzio” di Pescara. Un sistema narrativo coerente e comprensibile dà figura allo spazio dedicabile al sacro in un programma iconografico unitario. Ogni elemento diventa parte integrante di un'unica «installazione» che trova fulcro in un impianto liturgico equilibrato e dall'esemplificazione spaziale e decorativa. Un'installazione che varia in riferimento ai tempi liturgici e ai riti celebrati, dove la luce filtra diffusa attraverso bucature irregolari alla Ronchamp. Lo spazio interno è strutturato in modo che si possano prevedere effimeri occasionali, giochi luminosi, percorsi processionali, zone differenti. Lo stile dispone i fedeli al raccoglimento religioso in un'aula a battaglione, rivolta verso l'altare illuminato dall'alto e dietro al quale vengono accolti gli spazi serventi e i locali di ministero pastorale. Lo spazio esterno che costeggia la Green Way si fa annuncio e invito attraverso il pronao, concepito come una piazza, un luogo di ritrovo e aggregazione punteggiato da una selva di pilastri che prende spunto dal Danteum di Terragni. Strutturalmente la chiesa edificio genera un impatto ambientale dove volumi, stile e materiali entrano in relazione con gli altri edifici e con il paesaggio. In antitesi all'intero complesso, vi è il campanile: una lanterna urbana che si staglia verso il cielo a simboleggiare l'unione tra sacro e profano. Ogni parte della chiesa edificio è dunque ordinata ad un insieme superiore e riceve linfa vitale dal culto divino. Si tratta di tante tessere di un unico mosaico, il cui artefice ultimo è Dio e il cui disegno celebra il suo incontro con la comunità.
gruppo
LA CAPPELLA DE «IL CAMMIN DIVINO»
PLANIVOLUMETRICO
PROSPETTO
Agnese Senerchia
THEMA I 19
SEZIONE CC’
PIANTA PIANO TERRA
THEMA I 20
L
a Cappella universitaria si inserisce all'interno del Campus di Pescara, su un'area adiacente i nuovi laboratori della Facoltà di Architettura e attraversata dalla Strada parco di cui rappresenta una delle testate principali. Il progetto nasce dal concetto di spirale a base quadrata. Essa si traduce in una pianta centrale, attorno alla quale si avvolge una cinta muraria che, crescendo in altezza, configura i prospetti della cappella, fino a chiudersi su se stessa con la croce rappresentativa. L'accesso alla cappella può avvenire da differenti livelli: dall'università attraverso un sistema di rampe che racchiudono i locali di servizio alla stessa, e dalla strada parco tramite la piazza antistante la facciata principale, che rappresenta non solo un fulcro religioso ma anche un punto d'incontro sociale. L'ingresso principale orientato sull'asse ovestest permette una visuale immediata del presbiterio e dei fuochi liturgici in esso collocati, i quali sono asimmetrici tra di loro. L’ambone si trova in una posizione intermedia tra il presbiterio e l'aula. L'altare, posto in una posizione centrale, è direttamente illuminato da un grande lucernario che insiste su di esso, chiudendo in sommità la struttura muraria. L'illuminazione naturale costituisce l'elemento forte della cappella, in quanto conferisce all'aula un effetto di luce soffusa fortemente suggestivo. Essa viene garantita anche da lucernari minori posti a diverse altezze e da una serie di tagli quadrangolari effettuati sulle cortine. L'utilizzo di materiale come il cemento armato a vista e la particolarità della conformazione strutturale rendono la cappella universitaria fortemente riconoscibile all'interno del contesto in cui nasce.
LA SPIRALE QUADRATA
Analisi dei fuochi liturgici
Planimetria generale
SEZIONE A-A’: Visuale dalla Strada parco
gruppo Chiara Trapanà Simona Valente THEMA I 21
A - A’
Piante livello 0
B - B’
Pianta livello 1
Visuale dall’università
THEMA I 22
C - C’
SEZIONE D-D’: Visuale dall’ università
THEMA I 23
I
l progetto è stato sviluppato pensando all'Abruzzo e alle numerose chiese campestri disseminate lungo gli antichi tratturi che percorrevano il territorio, che costituivano punti di riferimento e anche di sosta per i pastori. In questo senso la cappella è pensata come un luogo in cui fermarsi a riflettere, lungo un cammino, che è quello della vita. All'ingresso dell'edificio chiesa, perfettamente orientato secondo l'asse est-ovest, si arriva attraverso un vialetto in discesa, dal quale parte un deambulatorio che ospita il percorso e le stazioni della via crucis, in cui una leggera struttura in legno garantisce l'ombreggiamento. La cappella è sostanzialmente un cubo, sorretto da pilastri cruciformi in acciaio, che in pianta delimitano lo spazio di preghiera e in copertura sostengono delle travi a sezione variabile, che creano un cono di luce sopra l'altare. Tale volume sembra quasi levarsi dallo specchio d'acqua in cui è immerso, sensazione data da una fascia di luce posta a filo pavimento che corre lungo il perimetro delle pareti. Particolare attenzione è stata posta nella disposizione dei banchi nell'aula e dei fuochi liturgici.
gruppo Alessia Todisco
THEMA I 24
« La cappella per l’università diventa (...) segno e proposta. E’ segno di quanti configurano un sapere di ispirazione cristiana e professano la loro fede cattolica; è proposta ai ‘lontani’ o agli indifferenti con la prassi di vita dei credenti ed un sapere congruo agli insegnamenti del Vangelo»
troviamo in una città che nasce con il rapporto con il fiume e il mare, sia perché costituisce l’acqua l’elemento di salvezza e purificazione
SEZIONE AA’
SEZIONE CC’
SEZIONE BB’
THEMA I 25
THEMAINFOLIO «Città, chiesa e università»
Rettoria San Ferdinando
Rettoria San Ferdinando Centro pastorale universitario dell'Università Commerciale Luigi Bocconi, Milano Architetto: Ferdinando Reggiori Anno: 1961-1962
Cappella del Campus delle Scienze Università degli Studi, Parma Architetto: Pietro Pedrelli Anno: 2007
Cappella di San Tommaso d'Aquino Università Tor Vergata, Roma
Cappella del Campus delle Scienze
Architetto: Vittorio De Feo Anno: 2002
Cappella di San Tommaso d'Aquino
Le foto sono tratte dalla tesi di laurea «Città, Chiesa e Università» di Flavia Radice al Politecnico di Torino, relatore Andrea Longhi.
AUTORI
numero quattro/ ottobre duemilaquattordici
Leonardo Servadio Giornalista, direttore responsabile thema.es prof. Arch. Ludovico Micara Facoltà di Architettura, Pescara Arch. Fernando Cipriani Facoltà di Architettura, Pescara
Rita Bellei Architetto Daniele Di Flavio Architetto Fausta Fuggiano Architetto Giada Giampaolo Ingegnere edile-architetto Christian Nardini Architetto Daniela Manzoli Architetto
PATROCINI ISTITUZIONALI Servizio Nazionale per l’edilizia di culto Conferenza Episcopale Italiana
Agnese Senerchia Architetto Chiara Trapanà Architetto Simona Valente Architetto Alessia Todisco Architetto
MEDIA PARTNER Master in Progettazione degli edifici di culto Università La Sapienza, Roma
CHIESA OGGI
architettura e comunicazione
THEMA
Rivista di Architettura Sacra e dei Beni Culturali Ecclesiastici
numero quattro/ ottobre duemilaquattordici
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Pescara, con autorizzazione del 15/6/2011, registro di stampa 10/2011 ISSN 2384-8413 Editore Centro Studi di Architettura e Liturgia via della Liberazione 1, Montesilvano (Pe) Periodico Semestrale Direttore Responsabile: Leonardo Servadio Coordinamento Michele Giuliani Paola Renzetti Redazione Simona Valente Comitato Scientifico
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pubblicità gestita dall’editore
Luigi Bartolomei Università di Bologna Fernando Cipriani Centro Studi di Architettura e Liturgia P. Andrea Dall’Asta Direttore Galleria San Fedele di Milano don Antonio de Grandis Centro studi di Architettura e Liturgia Renato Laganà Università di Reggio Calabria Andrea Longhi Politecnico di Torino Ludovico Micara Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara Giuseppe Pellitteri Università di Palermo Carlos Clemente San Romàn Università di Alcalá de Henares (Spagna) Corrispondenze Roma/Silvia Stella Galimberti Milano/Silvana Di Stefano Sede redazione: Via Villa di Basile, 27 Pescara E-mail: architetturasacra.it@gmail.com
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Provincia di Pescara
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ISSN 2384-8413
THEMA
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