tesi claudio fumagalli

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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PERUGIA FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE

Tesi di Laurea

L’approssimarsi delle elezioni presidenziali americane del 1992 e il giudizio sui vari candidati da parte dei giornalisti del “Corriere della Sera”, de “la Repubblica” e de “La Stampa”

Laureando Claudio Fumagalli

A mio fratello, a mia madre e a mio padre, persone vere e sincere sulle quali poter far sempre affidamento e che si sono sempre contraddistinte in ogni campo della loro vita per la loro onestà, lealtà, competenza e capacità.

Relatrice Prof.ssa Cristina Scatamacchia

Anno Accademico 2006-2007

3


INDICE

INTRODUZIONE

5

CAPITOLO 1 Analisi dei primi tre anni della presidenza di George Bush fino alla vigilia delle elezioni presidenziali del 1992 1.1 1.2 1.3

Una presidenza procedurale Una società in preda al malessere Le elezioni presidenziali

14 40 57

CAPITOLO 2 Analisi dell’anno preelettorale 1991 attraverso i quotidiani il “Corriere della Sera”, “la Repubblica” e “La Stampa” 2.1 2.2

2.3

George Bush: presidente senza rivali? Decisione di candidarsi e discorso di candidatura alla presidenza degli Stati Uniti di Bill Clinton, governatore dell’Arkansas Periodo antecedente l’inizio delle primarie: la scelta dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti

EPILOGO

Attuale situazione preelettorale negli Stati Uniti

BIBLIOGRAFIA E FONTI

Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini seri e impegnati possa cambiare il mondo. In verità, questa è la sola opportunità che abbiamo Margaret Mead

76 262 280

599

611

3

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INTRODUZIONE

l’allora presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Rappresentanti nonché noto economista, Leon Panetta, il potente

Il presente lavoro ha mirato a valutare l’opinione dei giornalisti

banchiere della Lazard Freres di New York, Felix Rohatyn, l’esperto

dei tre principali quotidiani italiani, il “Corriere della Sera”, “la

di economia e di strategie militari, Edward Luttwak, e il massimo

Repubblica” e “La Stampa”, riguardo all’entrata in campo dei vari

storico dell’America contemporanea, Arthur Schlesinger Jr. I

candidati democratici e repubblicani aspiranti alla presidenza degli

giornalisti italiani hanno riportato, inoltre, opinioni, indicazioni e

Stati Uniti d’America durante l’intero anno preelettorale 1991. La

commenti di personalità politiche democratiche e repubblicane, di

scelta è caduta su questi tre giornali perché ritenuti in grado di fornire

storici, di economisti, di politologi e di gente comune, che hanno

una visione esaustiva di tutti gli avvenimenti di politica estera, di

contribuito alla comprensione degli avvenimenti, degli umori e delle

politica interna e di economia accaduti in America da gennaio a

sensazioni prevalenti nell’America del ’91.

dicembre del 1991. Data l’importanza ed il numero degli eventi che

Passando ad una sintetica descrizione degli eventi trattati anticipo

hanno caratterizzato il ’91 e che hanno poi rivestito un ruolo cruciale e

il contenuto dei due capitoli in cui è suddivisa la mia tesi e sottolineo

centrale sull’esito della successiva elezione presidenziale del 3

anche che alla fine di essa è stato inserito un conciso epilogo in cui si

novembre 1992, la mole di articoli apparsi sui tre quotidiani è stata

dà notizia di coloro che, in previsione dell’elezione presidenziale

decisamente notevole, in particolare su “la Repubblica” e sul

americana del 4 novembre 2008, nei primi sei mesi di quest’anno

“Corriere della Sera”. I giornalisti che hanno realizzato tali articoli

preelettorale 2007 si sono già candidati per la conquista della

sono stati per il “Corriere della Sera” Rodolfo Brancoli, Stefano

nomination democratica e repubblicana. Nel primo capitolo ho

Cingolani, Rocco Cotroneo, Massimo Gaggi, Gianni Riotta e Franco

analizzato i primi tre anni della presidenza del repubblicano George

Venturini; per “la Repubblica” Ennio Caretto, Romano Giachetti,

Bush, la situazione interna all’America alla vigilia dell’anno elettorale

Franco Marcoaldi, Eugenio Occorsio, Roberto Petrini, Alberto

1992 e, infine, ho descritto il funzionamento del sistema elettorale

Ronchey, Arturo Zampaglione e Vittorio Zucconi; per “La Stampa”

presidenziale americano inserendo anche alcuni riferimenti storici,

Furio Colombo, Franco Pantarelli e Paolo Passarini.

mettendone in evidenza le peculiarità che lo caratterizzano e

Gli autori degli articoli presi in considerazione nella tesi, oltre a

sottolineandone i pregi e i difetti. Il primo capitolo è stato scritto sulla

riportare i fatti e gli avvenimenti più importanti per la comprensione

base di testi riguardanti sia colui che sarebbe divenuto nel 1992 il

di ciò che accadeva in America nel ’91, si sono avvalsi di interviste

futuro presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, sia le elezioni

realizzate con autorevoli economisti, politologi e storici americani

presidenziali del ’92 comprensive degli eventi e delle analisi dell’anno

quali: il decano degli economisti statunitensi, John Kenneth Galbraith,

preelettorale 1991. Gli autori di tali testi includono Horst Dippel,

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6


Ferdinando Fasce, Mario Francini, Andrea Giardina, Giovanni

la candidatura di Clinton alla Casa Bianca, mi è parso utile

Sabbatucci, Vittorio Vidotto, Paul Krugman, Giuseppe Mammarella,

sottolineare il fatto che la decisione di candidarsi era scaturita

Massimo Teodori, Bob Woodward, Empedocle Maffìa, Robert E.

principalmente dall’opera di convincimento del suo consigliere più

Levin, Maria Giovanna Maglie ed Ennio Caretto, che è anche il

importante e principale, la moglie Hillary. Donna ambiziosa,

giornalista che ha scritto il più copioso numero di articoli per “la

determinata e tetragona nelle proprie idee, la signora Clinton è

Repubblica”.

attualmente la candidata democratica più forte e più accreditata a

Nel secondo capitolo ho attuato un’analisi approfondita dell’anno preelettorale 1991 attraverso i tre quotidiani italiani sopra citati e ho

vincere la corsa per la nomination democratica nel 2008 in base a tutti i sondaggi di opinione statunitensi.

riportato quasi 200 articoli, che rappresentano le fonti primarie sulle

Da quanto scritto nella mia tesi si deduce che la presidenza Bush

quali ho basato la mia ricerca. Ho scritto un’introduzione per ogni

nei primi tre anni era stata tanto forte e risoluta in politica estera

articolo che illustra il pensiero del giornalista. Ho poi inserito i passi

quanto debole, distratta, incolore, disinteressata e indecisa in politica

più salienti dell’articolo stesso, ritenendo che potessero essere utili a

interna tanto da essere soprannominata una “presidenza procedurale”,

chiarire ed a specificare meglio la realtà sociale, politica, economica e

cioè incapace di scatti di immaginazione politica in campo economico

culturale americana del momento.

e sociale. Per di più nel 1991 la società americana era in preda ad un

Nel secondo capitolo, inoltre, ho dato una serie di indicazioni

malessere assai diffuso le cui cause andavano ricercate principalmente

relative alla figura del governatore dell’Arkansas, Bill Clinton, che in

nelle politiche economiche dei presidenti Reagan prima e Bush poi,

quel momento era solo uno dei sei candidati democratici scesi in lizza,

cioè nella Reaganomics e nella Bushnomics, che negli anni ’80

ma che sarebbe poi emerso sul finire del ’91 e successivamente nelle

avevano ampliato in modo spaventoso e “selvaggio” la forbice tra

elezioni primarie divenendo presidente degli Stati Uniti nel 1992. Ho

ricchi e poveri. Tali politiche avevano finito per indebolire ed

anche riportato i passi più salienti del suo discorso di candidatura alla

impoverire una parte della classe media americana, al punto che essa

presidenza, pronunciato il 3 ottobre 1991 a Little Rock in compagnia

aveva smesso di credere nel Sogno Americano, ossia di pensare che il

della moglie Hillary e della figlia Chelsea, in cui esponeva le sue idee,

domani potesse essere migliore dell’oggi. Di conseguenza, per la

i suoi propositi, i suoi obiettivi e quindi, in sostanza, il suo programma

prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, i figli avrebbero

elettorale. In tale discorso Clinton parlava anche di un New Covenant,

dovuto prepararsi a stare peggio dei loro genitori.

cioè di un Nuovo Patto di Alleanza che aveva lo scopo di risollevare

Dall’analisi del secondo capitolo si evince sia che i tre quotidiani

la classe media americana, bistrattata e dimenticata da Ronald Reagan

italiani hanno analizzato il 1991 nella stessa ottica sia che hanno finito

prima e da George Bush poi, e di ridarle speranza. Per quanto riguarda

per evidenziare in maniera pressoché identica la realtà americana di

7

8


allora pervenendo alle medesime conclusioni. Tutti e tre i giornali,

rappresentavano il tallone di Achille di Bush. I giornalisti, inoltre,

infatti, hanno sottolineato chiaramente il crollo di popolarità che aveva

evidenziavano che proprio i successi ottenuti dal presidente in politica

avuto il presidente Bush nel corso del ’91, un crollo che sul finire

estera avevano tolto a quest’ultimo, soprattutto con il crollo

dell’anno veniva definito da alcuni giornalisti così inesorabile da non

dell’Unione Sovietica, la sua carta migliore da giocare in campagna

avere precedenti nella bicentenaria storia presidenziale americana. Ciò

elettorale (cioè il settore in cui era più preparato e verso cui nutriva il

ha portato i tre quotidiani a concludere che esso preludesse ad una

maggior interesse). Gli elettori americani davano ormai per acquisiti i

molto probabile, quasi certa, sconfitta elettorale di Bush nel novembre

trionfi internazionali del presidente repubblicano, cosicché la loro

del ’92.

attenzione si era riversata completamente sul campo economico e

Secondo i tre quotidiani, l’indice di approvazione della

sociale. Ennio Caretto, in particolare, sottolineava che fin da settembre

presidenza Bush, che era al 91% ai primi di marzo del ’91, cioè

i democratici avevano incominciato a credere nell’“effetto Churchill”,

appena conclusa la guerra del Golfo, era passato a dicembre per la

cioè che a Bush, il vincitore sull’Iraq e sull’Urss, sarebbe potuto

prima volta sotto il 50%, assestandosi al 46-47%. Questo calo era

accadere ciò che dopo la Seconda guerra mondiale era successo a

dovuto principalmente alla crisi economica che, iniziata nell’estate del

Churchill, il trionfatore sulle Potenze dell’Asse. Lo statista inglese,

’90 dopo gli otto anni del più lungo ciclo espansivo della storia

infatti, era stato giudicato dai suoi elettori un prode condottiero ma un

americana, si era aggravata con il passare dei mesi e aveva portato la

mediocre governante, inadatto a risanare la società e l’economia

disoccupazione intorno al 7%. Nel mese di ottobre i licenziamenti

nazionali, con il risultato che essi avevano votato per lo sconosciuto

avevano toccato tutti i settori, dai colletti bianchi ai colletti blu, e tutte

Attlee. Ugualmente Bush avrebbe potuto subire la stessa sorte nel ’92,

le aree geografiche del Paese, susseguendosi al ritmo di 2600 persone

cioè essere sconfitto da un outsider democratico considerato molto più

al giorno. Tra le altre cause del crollo di popolarità di Bush era stato

preparato di lui in politica interna ed economica.

individuato dai vari giornalisti l’enorme deficit di bilancio, che a

I tre quotidiani rilevavano che la disaffezione degli americani

settembre aveva toccato la cifra record di circa 263 miliardi di dollari

verso il loro presidente era stata evidente a novembre del ’91, quando

e che si prevedeva avrebbe raggiunto i 350 miliardi l’anno successivo.

alle elezioni amministrative tenutesi in 26 Stati (che erano state

Inoltre Bush trascurava la politica interna in un momento così

definite alla vigilia un “referendum su Bush”) avevano vinto degli

delicato per la società e la politica americana, riponendo quasi tutta la

outsider, in stragrande maggioranza democratici, i quali nella loro

sua attenzione nella politica estera. Secondo i tre quotidiani, però, già

campagna elettorale avevano puntato su temi come la sanità pubblica

nel ’91 era chiaro che la campagna elettorale si sarebbe vinta sul

gratuita (in America 37 milioni di persone erano senza qualsiasi tipo

terreno di casa, cioè sui pressanti problemi economici e sociali che

di assistenza medica), la scuola, i sussidi di disoccupazione e tutto ciò

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che era a favore della classe media. Una settimana dopo da tale tornata

inesorabile di Bush, molto probabilmente anche la presidenza. Tra

elettorale i sondaggi avevano riportato che se l’elezione presidenziale

tutti i giornalisti colui che aveva riposto la maggiore attenzione su

si fosse tenuta in quel momento solo il 41% degli americani avrebbe

Clinton, che lo aveva più in simpatia e che lo riteneva particolarmente

votato per il presidente americano in carica mentre il 43% per un

capace di tagliare il traguardo della presidenza era stato Ennio Caretto

candidato democratico qualsiasi.

che a testimonianza di ciò aveva successivamente scritto anche una

Di fronte alla caduta in picchiata della popolarità di Bush i tre

monografia sul governatore dell’Arkansas e sulle elezioni del ’92.

quotidiani avevano puntato l’attenzione sull’entrata in campo nelle fila

Il motivo per cui ho deciso di prendere in esame il 1991, cioè

democratiche di sei completi outsider che avevano deciso di giocare

l’anno preelettorale, piuttosto che il 1992, cioè l’anno elettorale, sta

tutte le loro chance con programmi elettorali incentrati sul campo

nel fatto che mi è sembrato particolarmente interessante analizzare

economico e sociale e a favore del ceto medio americano, ovvero sulla

come i giornalisti italiani dei tre principali quotidiani avessero

fetta di popolazione che avrebbe deciso le elezioni del ’92. I tre

descritto e commentato l’emergere dei vari candidati alla presidenza e

giornali erano arrivati alla conclusione che almeno uno di essi avrebbe

soprattutto l’ascesa della stella Clinton. L’analisi del 1991 risulta oggi

potuto sconfiggere il presidente americano in carica. Sebbene con

attuale, visto che anche il 2007 è un anno preelettorale e stiamo

varie sfumature, tutti i giornalisti erano concordi nel considerare Bill

assistendo all’emergere di candidati che hanno molto in comune con

Clinton come il più accreditato a svolgere il ruolo di anti Bush. In

alcuni di quelli del ’91. Mi sto riferendo in primis alla senatrice di

effetti, in tutte le consultazioni preelettorali di novembre e di dicembre

New York, Hillary Clinton, che nel 1991 era al fianco del marito in

Clinton, che era considerato un nuovo Kennedy e che con il suo New

veste di aspirante First Lady d’America e ora mira a diventare la

Covenant si riallacciava al New Deal di Roosevelt, si era nettamente

prima presidente donna degli Stati Uniti; attualmente è in testa a tutti i

piazzato al primo posto ed era apparso come la stella più splendente

sondaggi d’opinione per la conquista della nomination democratica

nelle fila democratiche.

nel 2008. Tuttavia mentre Clinton era un completo outsider nel ’91,

Con l’emergere di Clinton i quotidiani avevano riposto sempre

sua moglie è una donna conosciuta da tutti in America e nel mondo e

meno attenzione verso il governatore italoamericano di New York,

quindi ha un notevole vantaggio di immagine rispetto al senatore nero

Mario Cuomo, che fino ad allora era stato considerato come la grande

dell’Illinois, Barack Obama, per ora secondo nella corsa democratica

speranza democratica per il ’92. Ma il 20 dicembre ’91 Mario Cuomo

in base ai sondaggi. La posizione di Obama in un certo senso può

aveva deciso di non correre per la presidenza, come già era avvenuto

essere accomunata a quella di Clinton del ’91 perché il senatore

quattro anni prima, con il risultato che, secondo tutti e tre i quotidiani,

afroamericano, oltre ad essere altrettanto giovane nonché un completo

Clinton aveva ormai l’investitura democratica in tasca e, dato il crollo

outsider come lo era lui, ha delle potenzialità enormi, è carismatico, è

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CAPITOLO 1

un ottimo oratore e sta acquisendo sempre più notorietà e consensi negli Stati Uniti.

1.1 Una presidenza procedurale

Un altro punto di contatto tra il 1991 e il 2007 è dato dalla famiglia Bush, cioè da George Bush presidente nel ’91 e dal figlio

Il 20 gennaio 1989, grazie anche al successo dei suoi incontri con

George W. Bush, attuale presidente in carica. Quest’ultimo, come era

il leader sovietico Mikhail Gorbaciov e all’avvio di una nuova fase di

accaduto a suo padre nel ’91, è attualmente in netto calo di popolarità

distensione con l’URSS, Ronald Reagan aveva potuto concludere il

a causa della politica estera (in questo caso per la guerra in Iraq),

suo secondo mandato brillantemente, con grande consenso e con una

dell’elevato aumento della disoccupazione, del drastico aggravamento

popolarità, già altissima, pressoché intatta. Il vecchio combattente

del deficit pubblico e dell’economia in recessione. Infine, come nel

della guerra fredda, il fautore del riarmo dell’America era diventato

1991 il più forte candidato nelle fila democratiche per la conquista

l’ambasciatore della pace; egli aveva incarnato l’ottimismo e la

della nomination era considerato l’italoamericano governatore di New

solidità americani e aveva coronato la sua politica come presidente

York, Mario Cuomo, così attualmente un altro italoamericano, l’ex

della pace e del disarmo.1

sindaco di New York, Rudolph Giuliani, è in testa a tutti i sondaggi

La disponibilità al negoziato di Gorbaciov, infatti, aveva trovato

per la conquista della nomination repubblicana nel 2008. Ma se ad

un interlocutore interessato proprio in un Reagan, desideroso di

accomunarli ci sono il fattore etnico e la stessa avversione e condanna

concludere in bellezza la sua esperienza presidenziale e di dimostrare

di allora e di ora verso la guerra del Golfo e la guerra in Iraq, a

al mondo che l’ostentazione di forza di cui era stato protagonista

dividerli c’è sia una diversa affiliazione partitica sia un modo diverso

(soprattutto in materia di armamenti) non portava necessariamente allo

di prendere le decisioni: Cuomo alla fine non si candidò mentre

scontro, ma al contrario poteva costituire la migliore base per una

Giuliani lo ha già fatto e i giornali americani auspicano uno scontro

nuova trattativa globale con l’URSS. Due successivi incontri tra

per la presidenza con la signora Clinton o con Obama. Il prossimo

Reagan e Gorbaciov, a Ginevra nel novembre del 1985 e a Reykjavik

anno, pertanto, in America molto probabilmente sarà eletto o il primo

nell’ottobre del 1986, pur non raggiungendo risultati conclusivi,

presidente donna o il primo presidente nero o il primo presidente

avevano così segnato la fine di una lunga stagione di incomunicabilità

italoamericano.

e inaugurato un clima più disteso nei rapporti USA-URSS. Un terzo vertice a Washington nel dicembre del 1987 aveva portato a uno storico accordo sulla riduzione degli euromissili, cioè degli armamenti missilistici in Europa: un accordo che, al di là della sua limitata 1

13

Horst Dippel, Storia degli Stati Uniti, Roma, Carocci Editore, 2002, p. 140.

14


portata pratica, aveva un alto valore simbolico, perché per la prima

contro il 46% di Dukakis, cioè l’80% degli elettori che dichiaravano di

volta prevedeva la distruzione concordata di armi nucleari. Pochi mesi

approvare l’operato di Reagan, dava un’impressione di continuità,

dopo, nell’aprile del 1988, l’URSS si era poi impegnata a ritirare le

rispetto al predecessore, che mancava da tempo e che faceva sperare

sue truppe dall’Afghanistan: ritiro ultimato nel gennaio del 1989. Tutti

in un consolidamento della ripresa della istituzione presidenziale

questi successi di Reagan in politica estera e la conseguente politica di

avviata dall’ex attore. Meno confortanti erano stati, tuttavia, i dati

distensione tra USA e URSS avevano favorito indubbiamente la

riguardanti la partecipazione, che per la prima volta dal 1924 era

vittoria, nelle elezioni presidenziali del 1988, del repubblicano George

tornata attorno al 50% (50,1%), e quelli relativi al voto parlamentare,

Bush, già vicepresidente con Reagan in entrambi i mandati. Politico

che aveva riprodotto una situazione di voto e governo assolutamente

più esperto del suo predecessore, anche se non altrettanto dotato di

divisi, per lo più in una misura sfavorevole al presidente mai vista:

carisma personale, esponente dell’ala moderata del suo partito, Bush

maggioranza democratica di 10 seggi al Senato e di 99 alla Camera.3

aveva ripreso nella sostanza l’eredità reaganiana, ma con uno stile più

Il neopresidente mancava della forza carismatica di Reagan, e ciò

prudente ed equilibrato, tanto da essere definito da più parti un

veniva messo ben in luce, in un articolo del 21 dicembre del 1988, dal

2

“reaganiano anomalo”.

settimanale “Time” che, facendo un pronostico, che si rivelerà esatto,

Oltre alla popolarità di Reagan e ai suoi successi in politica

sulla presidenza di George Herbert Walker Bush, 41° presidente degli

estera, anche le persistenti difficoltà dei Democratici, nel clima

Stati Uniti, aveva scritto: “Il reaganismo senza l’ideologia. Continuità

dominante di riflusso e conservazione dei tardi anni ’80, avevano

senza vivacità”. Bush, che dopo una trentennale carriera di “grand

garantito la vittoria a Bush che, nella campagna elettorale del 1988, si

commis” 

era presentato come un fedele seguace del “grande comunicatore”

legislature in rappresentanza del collegio di Houston (Texas),

affermando: “Non abbiamo bisogno di nuove direzioni […] abbiamo

segretario

solo bisogno di ricordare chi siamo”. La campagna si era distinta per

diplomatico del suo paese presso le Nazioni Unite, ambasciatore in

la durezza degli attacchi personali e della pubblicità negativa di Bush

Cina e direttore della CIA  e otto anni di vicepresidenza esemplare

contro il rivale, il timido e grigio difensore della ormai estenuata

per lealtà e discrezione si accingeva ad assumere l’eredità reaganiana,

cultura dei diritti, Michael Dukakis, governatore del Massachusetts,

era per origine, gusti e personalità una figura molto diversa da

che era stato bollato dal futuro presidente come un inetto liberale.

Reagan.4

era stato tra le varie cose congressman per due

nazionale

del

Partito

repubblicano,

rappresentante

Bush, anche grazie a un discreto margine di voto popolare, il 54% 2

Andrea Giardina, Giovanni Sabbatucci e Vittorio Vidotto, L’età contemporanea, Roma-Bari, Editori Laterza, 2000, pp. 827-831.

15

3 Ferdinando Fasce, Da George Washington a Bill Clinton. Due secoli di presidenti USA, Roma, Carocci Editore, 2000, p. 151. 4

Giuseppe Mammarella, Storia degli Stati Uniti dal 1945 a oggi, Roma-Bari, Editori Laterza, 1993, p. 511.

16


Ad esempio, durante la campagna elettorale del 1988, il democratico Dukakis aveva posto un quesito velenoso che metteva in

tradizione di quella aristocrazia politica che aveva governato l’America fino alla Seconda guerra mondiale.5

risalto la figura opaca che rappresentava Bush rispetto a Reagan: “Va

Di Reagan, Bush aveva assunto l’eredità politica senza tuttavia

bene, George Bush ha avuto tanti incarichi. Ma cosa ha fatto?”. In

condividere le espressioni più estreme. Conservatore di vecchia

effetti anche i suoi sostenitori ammettevano che il neopresidente, pur

scuola, non condivideva né gli eccessi né i dottrinarismi della Nuova

essendo stato un buon esecutore di direttive e un ottimo organizzatore,

Destra, da cui era guardato con sospetto, ma alle cui posizioni durante

non aveva mai brillato in alcuna delle cariche ricoperte, anche se, di

la campagna elettorale del 1988 si era mantenuto molto vicino, ben

contro, si potevano vantare del fatto che egli avesse ricoperto tanti

sapendo che la mobilitazione e il sostegno delle sue organizzazioni e

incarichi federali senza mai lasciarsi invischiare in uno scandalo e

dei suoi attivisti sarebbero stati elementi essenziali e insostituibili

nemmeno in una polemica. Autentico wasp (white anglo-saxon

della propria vittoria. Durante la campagna elettorale Bush aveva

protestant), cioè protestante di origine anglosassone e di razza bianca,

avuto la meglio nelle primarie su candidati di tutto rispetto: Robert

Bush era nato nel 1924 da una delle più influenti famiglie

Dole, potente e stimato senatore del Kansas, Jack Kemp, deputato e

dell’aristocrazia finanziaria dell’Est, aveva studiato alla Phillips

principale teorico della Reaganomics, Alexander Haig, ex segretario

Academy di Andover, nel Massachusetts, e aveva fatto la guerra come

di stato e Pat Robertson, reverendo e uno dei profeti della Nuova

ufficiale di marina, ottenendo una decorazione. Nel 1945 aveva

Destra. Più accanita era stata, invece, la competizione in campo

sposato Barbara Pierce, la figlia dell’editore delle riviste McCall’s e

democratico. Il front runner Michael Dukakis aveva vinto contro

Redbook, e nel frattempo si era laureato in economia all’Università di

avversari temibili e accreditati: il deputato Richard Gephardt, il

Yale. Mentre suo padre, che era un banchiere, veniva eletto senatore

senatore Albert Gore e soprattutto il reverendo Jesse Jackson. Dukakis

repubblicano del Connecticut, egli si era trasferito a Houston, nel

aveva scelto come suo vicepresidente Lloyd Bentsen, un anziano e

Texas, dove aveva dato vita a una società petrolifera che rapidamente

stimato senatore del Texas (che nel 1970 aveva sconfitto Bush alle

aveva operato su scala mondiale, la “Bush-Overby Development Co.”,

elezioni al Senato). Meno felice era stata invece la scelta di Bush, che

che gli aveva assicurato l’ingresso nel novero dei milionari. Aveva

aveva designato come suo vice il giovane senatore Dan Quayle,

cominciato la carriera occupandosi della macchina elettorale del

dell’Indiana, esponente dell’estrema destra, ma sconosciuto alla

partito in sede locale e nel 1966 era stato eletto alla Camera dei

maggioranza degli americani. Quando i riflettori della televisione si

rappresentanti, dopo che aveva fallito l’elezione al Senato nel 1964:

erano spostati su di lui e i media avevano indagato sul suo passato di

22 anni dopo sarebbe divenuto presidente. La sua vera vocazione era

imboscato nella guardia nazionale per evitare il Vietnam, Quayle era

quella del governo e della vita pubblica, in forte sintonia con la

17

5

Mario Francini, Storia dei presidenti americani, Roma, Newton & Compton Editori, 1996, pp. 91-92.

18


divenuto un serio pericolo per Bush e il bersaglio preferito dei

Nonostante Dukakis avesse ottenuto più voti di ogni altro candidato

commentatori politici per le sue gaffe e la sua impreparazione all’alta

democratico dai tempi di Johnson, con l’eccezione di Carter nel 1976,

6

carica a cui era stato designato.

Bush aveva vinto con 47.662.777 voti e 40 Stati. A Dukakis erano

Nel 1988 era divenuta famosa una sua gaffe durante un dibattito

andati 40.817.438 voti e 10 Stati. Tutto ciò a conferma che il pendolo

televisivo con il suo rivale alla vicepresidenza, il potente senatore

della politica americana si trovava ancora spostato a destra, una destra

texano Lloyd Bentsen. Dan Quayle, che amava paragonarsi a John

i cui valori (lotta al crimine, patriottismo, religiosità, bassa pressione

Fitzgerald Kennedy, era caduto in un’imboscata tesagli dal boss del

fiscale e bassa spesa pubblica) erano ormai penetrati in profondità

Texas col memorabile: “Senatore, io ho conosciuto John Kennedy. Io

nella cultura politica e nello spirito degli americani.8

ho lavorato con Kennedy. Io ero amico di Kennedy. Lei, senatore, non

Il primo anno della nuova presidenza era stato deludente.

è un John Kennedy”. Una battuta che, oltre ad aver coperto di ridicolo

Abituata alla vivacità di Reagan, grande comunicatore e, come uomo

7

Dan Quayle, è rimasta nella storia americana.

di spettacolo, grande entertainer, la gente aveva trovato un po’ noiosa

Il duello Bush-Dukakis, come detto, si era svolto con una

la nuova amministrazione, i cui inizi erano stati problematici e gli

crescente violenza di linguaggio da parte di Bush e con scarsa

auspici poco favorevoli. Il nuovo presidente aveva tentato di trovare

attenzione per i grandi temi della società e dell’economia, temi che

l’equilibrio tra un’estenuante e a lungo andare improduttiva politica di

invece saranno centrali nella campagna elettorale del 1992. Poiché

conciliazione e negoziazione col Congresso (che il neopresidente

ambedue i candidati alla presidenza erano privi di carisma e scarsi di

conosceva bene e cercava di conquistare, nonostante la diversa

comunicativa, le scelte dell’elettorato furono influenzate da altri

affiliazione partitica della maggioranza parlamentare) e l’esigenza di

fattori. A favore di Bush aveva giocato sia la sua maggiore popolarità,

proseguire a sostenere le ragioni ideologiche, politiche e organizzative

sia il suo impegno a continuare la politica di Reagan, di cui,

del partito. Un esercizio, questo, reso tanto più difficile dal fatto che i

nonostante le difficoltà negli ultimi anni in politica interna sul

fondamentalisti della “maggioranza morale” si erano nel frattempo

versante economico e sociale, l’elettorato continuava a mantenere un

organizzati in una forza esplicitamente politica, la cosiddetta Christian

buon ricordo, sia la promessa di non imporre nuove tasse. “Read my

Coalition, e premevano sul Partito repubblicano e sulla sua minoranza

lips: no new taxes”: l’enfatica assicurazione di Bush aveva

alla Camera bassa, nella quale andava emergendo l’estremista

tranquillizzato l’elettorato ed era divenuta il più efficace degli slogan.

antifederale georgiano Newt Gingrich, affinché spingessero Bush a farsi promotore dell’agenda legislativa che stava a cuore agli ultras

6

Mammarella, Storia degli Stati Uniti dal 1945 a oggi, cit., pp. 511-512.

religiosi: aborto, insegnamento obbligatorio della religione nelle

7

Ennio Caretto e Maria Giovanna Maglie, Presidente Clinton. L’America volta pagina. Dall’Arkansas alla Casa Bianca: La generazione dei quarantenni al governo degli Stati Uniti, Venezia, Marsilio Editori, 1992, p. 108.

19

8

Mammarella, Storia degli Stati Uniti dal 1945 a oggi, cit., pp. 512-513.

20


scuole, censura antipornografica e pena di morte, che erano poi tutte le 9

grandi issues di quegli anni di forte revival religioso.

che, nella sua qualità di vicepresidente, era stato sfiorato dallo scandalo. Il processo si chiudeva con condanne poco più che

Inoltre, il 1989 aveva segnato una ripresa della violenza, specie di quella a sfondo razziale (a Miami, in seguito all’uccisione di due

simboliche a North, che era divenuto quasi un eroe nazionale, e a McFarlane.10

neri da parte della polizia, che aveva portato a due giorni di violenze

Lo scandalo Iran-Contras, una sorta di Watergate di minori

che avevano messo a soqquadro la città, e a New York con cruenti

proporzioni, era comparso verso la fine del secondo mandato

scontri tra neri e gli abitanti di origine italiana di Bensonhurst, un

presidenziale di Reagan, precisamente tra la fine del 1986 e l’inizio

quartiere di Brooklyn) che si ripeterà nel maggio del 1992 a Los

del 1987, e aveva informato i cittadini americani che il governo aveva

Angeles, con la più grave rivolta urbana della storia degli USA, tra

segretamente venduto armi all’Iran di Khomeini nel tentativo di

bianchi, neri e nuovi immigrati “ispanici” e “asiatici”, e si sposterà poi

liberare uno o più americani tenuti in ostaggio a Beirut, nel Libano,

per il resto del paese e tanto peserà sulle sorti di Bush alle

dalla Jihad islamica e che, con il ricavato di quell’operazione, erano

presidenziali di quell’anno. Anche la criminalità, legata al traffico di

stati finanziati i contras, cioè i guerriglieri antisandinisti attivi ai

droga,

a

confini del Nicaragua (e con il fine di rovesciare il governo sandinista

Washington, dove nei primi due mesi erano stati commessi ben cento

del Nicaragua), scavalcando così il veto del Congresso. La vendita

assassini (l’anno dopo a New York ne verranno registrati ben 2200) e

delle armi all’Iran era avvenuta in aperto conflitto con la politica di

dove persino il sindaco Marion Barry era stato accusato e poi

dichiarata ostilità verso il regime khomeinista e con l’aiuto all’Iraq,

processato per uso di droga. Anche sul terreno politico la nuova

allora in guerra contro l’Iran, mentre le sovvenzioni ai contras erano

amministrazione si era trovata di fronte a una serie di difficoltà. Quasi

avvenute in violazione del Boland Amendment approvato dal

subito il nuovo presidente si era scontrato con il Congresso sulla

Congresso nel dicembre del 1982.11

aveva

assunto

proporzioni

allarmanti,

soprattutto

nomina del senatore John Tower del Texas a ministro della Difesa. Le

Tutta

l’operazione

si

era

svolta

segretamente

con

la

debolezze di Tower nei confronti dell’alcol e del gentil sesso avevano

partecipazione dei più vicini collaboratori del presidente, Robert

indotto il Senato, che doveva confermare la nomina, a una levata di

McFarlane, consigliere per la sicurezza nazionale, l’ammiraglio

scudi che aveva costretto Bush ad abbandonare la candidatura del

Pointdexter, successore di McFarlane dopo le sue dimissioni, e il

texano e a sostituirla con quella del deputato conservatore Richard

colonnello Oliver North, suo consigliere militare. Le rivelazioni

Cheney. Inoltre, la ripresa del processo Iran-Contras contro Oliver

avevano sollevato scalpore non solo in America, con forte reazione

North e Robert McFarlane aveva creato qualche imbarazzo a Bush

10

Mammarella, Storia degli Stati Uniti dal 1945 a oggi, cit., p. 513.

11

9

Fasce, Da George Washington a Bill Clinton, cit., p. 152.

21

Giuseppe Mammarella, Liberal e conservatori. L’America da Nixon a Bush, Roma-Bari, Editori Laterza, 2004, p. 66.

22


del Congresso e dei media, ma anche tra gli alleati europei. Infatti, era

diritti civili, la Corte Suprema aveva compiuto ciò che Thurgood

inconcepibile che proprio il governo americano, che aveva voluto

Marshall, suo unico membro di colore, aveva definito un “gigantesco

l’embargo alla vendita di armi all’Iran, gliele avesse poi fornite

passo all’indietro”. Inoltre la Corte Suprema, che negli anni di Reagan

sottobanco; ma ancora più grave era stato il dirottamento dei fondi ai

era divenuta a maggioranza conservatrice con le nomine da parte del

contras, ai quali con voto del Congresso erano stati sospesi gli aiuti. Il

presidente di Sandra O’Connor (il primo giudice di sesso femminile),

presidente Reagan si era assunto la responsabilità della vendita di armi

dell’italoamericano Anthony Scalia e del suo presidente William

all’Iran, ma aveva negato di essere stato informato del trasferimento

Rendquist, aveva riconfermato la liceità della pena di morte, pur

dei fondi ai contras, sollevando dubbi sulla sua buona fede o

lasciandola alla decisione degli Stati, per i minori e per i ritardati

alternativamente sulla sua capacità di controllare ciò che facevano i

mentali e il diritto degli Stati di limitare il ricorso all’aborto negli

12

suoi più stretti collaboratori.

ospedali pubblici. Tutte decisioni che avevano continuato ad

La scoperta dell’affare Iran-Contras aveva, così, sia riproposto a

influenzare la società americana in senso antiriformista.14

14 anni dal Watergate la questione dell’affidabilità del governo e

Sul piano della politica internazionale il 1989 era destinato a

dell’equilibrio dei poteri tra Esecutivo e Legislativo, sia offuscato in

passare alla storia come l’anno del crollo del comunismo. Era stato

parte l’immagine di Reagan, che aveva anche rischiato l’impeachment,

l’anno in cui la nuova politica gorbacioviana, sfuggita ormai al

cioè la messa in stato d’accusa da parte del Congresso, come accaduto

controllo del suo ideatore, aveva prodotto effetti dirompenti che

in precedenza a Nixon nel 1974. Però, come già detto, nel momento in

avevano portato alla disintegrazione del blocco sovietico e alla caduta

cui Reagan aveva lasciato la carica presidenziale la sua popolarità era

dei regimi comunisti già satelliti di Mosca: prima in Polonia, poi in

di nuovo alta, grazie soprattutto al grande disgelo portato avanti con

Ungheria, in Germania Orientale, in Cecoslovacchia, in Bulgaria ed

l’URSS, tanto da essere ancora considerato nei sondaggi del 1989 uno

infine, più drammaticamente, in Romania, dove la dittatura di

13

dei più popolari presidenti dei tempi recenti.

Ceausescu veniva rovesciata dopo una cruenta sollevazione popolare.

Sul piano dei diritti civili, invece, si erano manifestati contrasti

Cadeva, inoltre, il Muro di Berlino il 9 novembre e venivano poste le

tra progressisti e conservatori, che avevano visto vincitori

premesse per la riunificazione della Germania che sarebbe avvenuta

quest’ultimi, quando, con l’abolizione della clausola che riservava una

un anno più tardi, il 3 ottobre del 1990, con il pieno accordo dei

percentuale di lavori pubblici a costruttori neri e con il veto che Bush,

sovietici, che ne avrebbero anche accettato l’ingresso nella NATO. La

unico tra i presidenti moderni, aveva opposto a una nuova legge sui

reazione del governo americano a tutti questi avvenimenti era stata

12

Mammarella, Storia degli Stati Uniti dal 1945 a oggi, cit., p. 507.

estremamente cauta e prudente. Nel primo anno della sua presidenza

13

Massimo Teodori, Storia degli Stati Uniti e il sistema politico americano, Roma, Newton & Compton Editori, 2004, p. 98.

23

14

Mammarella, Storia degli Stati Uniti dal 1945 a oggi, cit., p. 514.

24


Bush aveva assunto una posizione attendista nei confronti dell’Unione

A risollevare l’immagine del presidente, su cui erano cominciate

Sovietica e non era sfuggito alle accuse che gli erano state mosse da

a pesare accuse di eccessiva prudenza o addirittura di timidezza  a

democratici e repubblicani di lasciare a Gorbaciov l’iniziativa; poi,

whimp, un piagnucolone, secondo la voce popolare , era intervenuta

dopo i fatti del 1989, la politica presidenziale era divenuta più attiva,

l’impresa di Panama nel dicembre del 1989 contro Manuel Noriega e

ma sempre preoccupata di non assumere impegni compromettenti. La

il suo regime. I motivi ufficiali dell’operazione americana, battezzata

linea scelta da Bush scontava due realtà. La prima era che il tempo

in codice “giusta causa”, erano il coinvolgimento di Noriega nel

lavorava a favore dell’Occidente e difficilmente il processo di

traffico di droga, che da alcuni paesi veniva smistata negli Stati Uniti,

disgregazione del blocco comunista si sarebbe arrestato. La seconda

e la forzata deposizione operata da Noriega stesso di Guglielmo

era che gli avvenimenti dell’Est riguardavano principalmente l’Europa

Endara, il legittimo presidente eletto nel maggio precedente. Il motivo

occidentale e che, poiché gli Stati Uniti, non erano in condizione di

vero dell’impresa era, invece, quello di lasciare “libero” il Canale di

intervenire con massicci aiuti finanziari, era opportuno che fossero i

Panama, linea di comunicazione vitale per il commercio americano e

paesi della Comunità Europea ad assumere le più dirette responsabilità

di importanza strategica per il passaggio di unità della flotta americana

politiche ed economiche delle situazioni aperte dalla crisi del

tra Atlantico e Pacifico. L’operazione veniva attuata con un tale

comunismo. Nel corso di un viaggio in Europa orientale, nel luglio del

dispiegamento di forze da non lasciare dubbi sul suo esito: il dittatore

1989, Bush si era limitato a promettere un prestito di un centinaio di

veniva catturato, arrestato, deposto dalla sua carica e trasferito negli

milioni di dollari al governo polacco e aiuti per 25 milioni a quello

USA per essere processato. Il successo dell’operazione contro Noriega

ungherese, suscitando in ambedue i casi la delusione dei suoi ospiti.

aveva fatto risalire l’indice di popolarità del presidente, sceso a livelli

Anche alle ripetute proposte sovietiche per un “vertice” Bush aveva

preoccupanti nei mesi precedenti, a conferma che gli americani

dato una risposta interlocutoria e aveva finito per accettare un incontro

preferivano le presidenze forti. Però, qualche mese dopo, Bush

con Gorbaciov solo in seguito alle pressioni da parte degli alleati

commise quello che molti commentatori definiranno l’errore più grave

europei, ansiosi di sostenere il leader sovietico nella sua opera

della sua presidenza, destinato a pesare sulla sua reputazione e sulla

riformatrice. L’incontro si svolse a Malta ai primi di dicembre del

sua immagine negli anni successivi, fino alla campagna elettorale del

1989, registrò un nuovo avvicinamento tra le due superpotenze e la

1992. Nel gennaio del 1990, in occasione dell’annuale dibattito con il

promessa di Bush della concessione all’URSS della clausola di

Congresso sul bilancio, caratterizzato da varie riduzioni di spesa  tra

15

nazione più favorita: ma niente di più.

cui quella della difesa di un 2,6%, dei sussidi agli agricoltori e delle cure mediche per gli anziani (Medicare) , Bush si era dichiarato

15

disponibile a introdurre nuove tasse per aumentare le entrate, in aperta

Ivi, pp. 514-515.

25

26


contraddizione con quanto aveva insistentemente promesso durante la

l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq, si stava trascinando nei mesi

campagna elettorale. Era seguito un braccio di ferro con il Congresso

autunnali senza un’apparente via d’uscita.16

durato varie settimane, nel corso delle quali, per la mancata

L’aggressione dell’Iraq al Kuwait aveva un significativo valore

approvazione del bilancio entro i termini di legge, erano stati dovuti

politico e una forte valenza economica e, quindi, aveva imposto agli

varare

permettere

Stati Uniti l’obbligo di un intervento diretto a mantenere gli equilibri

all’amministrazione di continuare a funzionare. Alla fine il bilancio su

nella zona del Golfo. Il 9 novembre del 1990, dopo un incontro

cui era stato trovato l’accordo prevedeva una revisione della pressione

avvenuto a Helsinki per consultarsi sulla crisi del Golfo, Bush e

fiscale per le diverse categorie di contribuenti, e precisamente il 15%

Gorbaciov si erano dichiarati d’accordo nel considerare inaccettabile

per i redditi più bassi, il 28% per quelli intermedi e il 31% per i redditi

l’aggressione di Saddam Hussein e nel chiederne il ritiro

con un imponibile dai 78 mila dollari in su. Venivano confermati i

incondizionato dal Kuwait. Il sostegno dell’Unione Sovietica e il largo

tagli sull’assistenza medica e aumentati i contributi dei pazienti per i

consenso che l’azione americana  promossa dal suo presidente e che

trattamenti sanitari. Veniva aumentata di 5 centesimi di dollaro al

rappresentava un suo grande successo grazie proprio al vasto

gallone la tassa federale sulla benzina; altre tasse venivano imposte sui

appoggio internazionale ottenuto, appoggio che, cosa non da poco, era

biglietti aerei, su alcuni prodotti di grande consumo (birra, vino e

stato raggiunto anche nel rispetto del diritto  aveva trovato in seno

sigarette) e su alcuni generi di lusso (auto di grossa cilindrata, yacht e

alle Nazioni Unite, che decidevano di imporre sanzioni economiche

aerei privati). Si era trattato di aumenti modesti, non tali da influire in

all’Iraq, avevano indotto Bush a lanciare un ultimatum a Hussein a

modo significativo sul deficit  cresciuto ancora di più nel frattempo

metà novembre: se entro due mesi gli iracheni non si fossero ritirati, la

anche per le enormi perdite delle Casse di Risparmio, il cui

forza multinazionale che si era formata e che vedeva accanto agli

salvataggio sarebbe costato al governo federale attorno ai 500 milioni

americani anche alleati europei come la Francia, l’UK e l’Italia e Paesi

di dollari  ma sufficienti a riproporre le accuse di incertezza e di

Arabi come Egitto, Siria e Arabia Saudita, sarebbe ricorsa all’uso

indecisione di Bush, a cui si aggiungevano quelle di malafede per la

della forza. Il 17 gennaio 1991, due giorni dopo la scadenza

promessa elettorale violata. Dall’87% dell’inizio del 1990 l’indice di

dell’ultimatum, aveva inizio l’operazione Desert Storm (Tempesta del

popolarità del presidente era così sceso al 56% nell’ottobre dello

Deserto), comandata dal generale americano Norman Schwarzkopf

stesso anno. Però, sul giudizio popolare pesava ormai anche l’effetto

che nei mesi precedenti, con un grandioso sforzo logistico (425 mila

della nuova crisi del Golfo che, iniziata nell’agosto del 1990 con

uomini su di un totale di 690 mila) compiuto dal suo esercito che

ben

quattro

stanziamenti

straordinari

per

aveva stupito il mondo, aveva messo a punto una formidabile 16

27

Ivi, pp. 516-517.

28


macchina da guerra. L’utilizzazione della più sofisticata tecnologia

e la popolarità del presidente di nuovo alle stelle (89% di

aveva permesso una rapida vittoria degli alleati sul campo raggiunta

approvazione di Bush in politica estera), la mancata eliminazione di

con perdite simboliche: appena un centinaio di uomini. Il tanto temuto

Saddam Hussein e il mancato aiuto alla rivolta curda verranno

sistema logistico e difensivo di Saddam si era sgretolato in meno di

rimproverati a Bush da più parti e peseranno non poco, l’anno

17

due mesi e si era rivelato un clamoroso bluff.

successivo, sulla sua mancata rielezione a presidente degli Stati Uniti.

La guerra del Golfo, però, era stata per Bush un successo politico

Infatti, l’euforia e l’apprezzamento per la politica presidenziale

e militare a metà: infatti, se da una parte tale successo aveva

saranno di breve durata, cosicché Bush non riuscirà ad approfittare del

confermato la volontà e la capacità degli Stati Uniti di svolgere per il

suo pur breve trionfo per assicurarsi un secondo mandato

presente e il prevedibile futuro il ruolo di unica superpotenza e di

presidenziale.20

garantire la pace nella turbolenta area mediorientale, dall’altra per

Però, con la guerra del Golfo, altri obiettivi erano stati raggiunti.

volontà di Bush tale guerra non era arrivata a spodestare con la forza il

Il prezzo del petrolio era rimasto ai livelli precedenti all’aggressione

dittatore Saddam Hussein, che era restato al potere a Bagdad e aveva

del Kuwait e gli Stati Uniti erano usciti dal conflitto con una forza e

continuato ad accumulare ogni sorta di armi, mantenendo l’intera area

un prestigio che permettevano loro di far accettare a Israele e ai Paesi

18

sotto ricatto e infierendo sulle minoranze curde e sciite.

Arabi un negoziato sulla questione palestinese e sugli altri aspetti del

La decisione di Bush di arrestare l’offensiva della coalizione ai

conflitto arabo-israeliano. Era questo il nuovo obiettivo della

primi di marzo, dopo la rapida vittoria ottenuta sulle forze avversarie

diplomazia americana, che per la prima volta in molti anni affrontava

nel deserto iracheno, e di non procedere oltre era stata commentata

il

dall’opinione pubblica moderata come un atto di saggezza ma come

peggioramento nei rapporti con Israele e uno scontro con la potente

un grave errore politico dalle forze più conservatrici e in particolare da

lobby ebraica in America. Come già Henry Kissinger 20 anni prima, il

alcuni esponenti neoconservatori, che 10 anni dopo faranno di un

segretario di Stato James Baker nei mesi estivi del 1991 aveva

secondo intervento contro l’Iraq uno dei principali obiettivi della loro

condotto la sua shuttle diplomacy tra Israele e le capitali arabe. I suoi

19

azione di lobby.

problema

palestinese

con

decisione

senza

escludere

un

sforzi avevano avuto un almeno iniziale successo e alla fine di ottobre

Così uno degli obiettivi dell’azione americana era fallito, e dopo una fase di grande entusiasmo per il successo militare, con il prestigio

del 1991, con la conferenza di Madrid, era riuscito a portare israeliani, palestinesi, siriani e libanesi attorno al tavolo dei negoziati.21

17

Giuseppe Mammarella, L’eccezione americana. La politica estera statunitense dall’Indipendenza alla guerra in Iraq, Roma, Carocci editore, 2005, pp. 212-213. 18

Teodori, Storia degli Stati Uniti e il sistema politico americano, cit., p. 100.

20

Mammarella, Storia degli Stati Uniti dal 1945 a oggi, cit., p. 520.

19

Mammarella, L’eccezione americana, cit., p. 213.

21

Ibidem, p. 520.

29

30


I colloqui di Madrid avevano posto le premesse per i successivi

neoisolazionista, alla politica anti-Saddam del presidente e all’impresa

negoziati segreti in Norvegia e porteranno allo storico accordo tra

irachena nonché sul problema palestinese, nella convinzione che tutto

Israele e l’OLP, che verrà firmato alla Casa Bianca il 13 settembre

ciò serviva in definitiva agli interessi di Israele. A testimonianza di

22

1993 sotto gli auspici del successore di Bush, Bill Clinton.

ciò, ad esempio, a suo tempo, il 6 ottobre 1988, Russel Kirk, uno dei

L’attivismo internazionale di Bush e di Baker non aveva mancato

grandi vecchi del conservatorismo americano, durante un discorso

però di scontrarsi con l’estrema destra del partito repubblicano in cui

tenuto alla Heritage Foundation, aveva suscitato una tempesta di

un

altrettanto

proteste accusando i neoconservatori di “scambiare troppo spesso Tel

tradizionale neoisolazionismo. Sia la vicenda irachena che quella

tradizionale

antisemitismo

conviveva

con

un

Aviv per la capitale degli Stati Uniti”. In realtà, sia Bush che Baker

palestinese avevano avuto luogo sullo sfondo di un contrasto

non dimostravano particolare attenzione verso Israele, e anzi proprio

all’interno della destra tra neo-conservatives e paleo-conservatives,

per questo alle elezioni del ’92 al presidente in carica mancherà il

cioè tra gli ex liberal degli anni Sessanta approdati da un paio di

sostegno dei neo-conservatives filo-israeliani, anche perché, come già

decenni sulle sponde della politica conservatrice e i conservatori di

detto, molti neo-conservatives erano ebrei.25

vecchia data.23

Nel frattempo Bush nei rapporti con l’URSS aveva confermato

Il partito repubblicano era così composto da due anime diverse e

una linea che, mescolando le manifestazioni di fermezza con la

in lite tra loro: accanto ai conservatori di vecchia data si collocava da

disponibilità alla trattativa, aveva consentito agli Usa di proseguire nel

circa 20 anni una nuova corrente costituita da personaggi fortemente

cammino della distensione, di porre le basi per ulteriori accordi sulla

politicizzati che, come l’ex presidente Reagan, provenivano dal Partito

riduzione degli armamenti strategici e poi di raccogliere i frutti politici

democratico, e alcuni di loro addirittura da quelli comunista e

della crisi dei sistemi comunisti.26

trozkista degli anni ’30, i cosiddetti Neocons, che erano quasi tutti 24

intellettuali, studiosi e pubblicisti di cultura e di religione ebraica.

Il presidente americano, infatti, aveva dato il meglio di sé proprio nella cauta e prudente gestione dei rapporti con l’URSS nel delicato

Una delle ragioni del contrasto all’interno del Partito

periodo della disintegrazione dell’impero sovietico. Evitando di far

repubblicano era appunto un certo antisemitismo, un elemento

pesare la forza degli Stati Uniti sulla drammatica debolezza

presente nella cultura politica della destra tradizionale che riemergeva

dell’URSS durante gli anni della transizione, Bush aveva negoziato un

nelle

parziale ma significativo processo di riduzione degli armamenti a cui

critiche

di

Patrick

Buchanan,

leader

della

destra

anche gli Stati Uniti erano interessati, ma che per l’Unione Sovietica 22

Teodori, Storia degli Stati Uniti e il sistema politico americano, cit., p. 100.

23

Mammarella, Liberal e conservatori, cit., pp. 80-81.

25

Mammarella, Liberal e conservatori, cit., p. 81.

24

Mammarella, L’eccezione americana, cit., p. 209.

26

Giardina, Sabbatucci e Vidotto, L’età contemporanea, cit., p. 827.

31

32


avveniva nel quadro di una crisi che sembrava inarrestabile e che 27

feriva profondamente l’orgoglio dei suoi quadri militari.

anche un accordo sulle armi chimiche con ispezioni previste per ambedue i contraenti; a novembre, alla Conferenza per la Sicurezza e

Nel corso del 1989 e del 1990 il riavvicinamento di Gorbaciov, la

la Cooperazione in Europa (CSCE), 21 Paesi, tra cui USA e URSS,

cui politica incontrava crescenti difficoltà ed era ormai apertamente

avevano stipulato un trattato per la riduzione delle armi convenzionali.

contestata, all’Occidente era continuato e anzi era entrato in una fase

Per ben due volte Gorbaciov aveva annunciato una riduzione

ancora più attiva. I negoziati sul disarmo erano proseguiti con

volontaria e unilaterale delle forze armate sovietiche. Infine, le annose

importanti risultati. Dopo il trattato di Washington del 1987, ai tempi

conversazioni sulle limitazioni dei missili intercontinentali, secondo il

di Reagan, sull’eliminazione degli euromissili  meglio noti come

programma Start, erano sfociate nel luglio del 1991 in un accordo che

accordi sull’INF (Intermediate Nuclear Forces) con cui erano stati

aveva ridotto il numero dei missili intercontinentali a circa 9000 per

rimossi i missili a gittata intermedia dal territorio europeo (gli SS20,

gli Stati Uniti e 7000 per l’URSS, cioè una riduzione di oltre 1/3 dei

che i sovietici avevano installato verso la fine degli anni Settanta e che

rispettivi arsenali nucleari. Accordo che poi sarà ulteriormente

avevano posto sotto tiro le maggiori capitali europee, e i Pershing e

sviluppato dal successore di Gorbaciov, Boris Eltsin, una volta che

Cruise americani, che nel 1983 erano stati posizionati in alcuni paesi

questi sarà divenuto il nuovo presidente della Federazione russa dopo

europei, Italia, Germania e Olanda, in risposta alla minaccia sovietica)

il crollo per implosione dell’impero sovietico.29

 che aveva rappresentato il primo passo verso un più ampio accordo

Quella del luglio del 1991 era stata l’ultima delle grandi intese

sul disarmo, erano seguiti con Bush una serie di trattati riguardanti

raggiunte con Gorbaciov, la cui posizione di leadership era ormai

soprattutto la riduzione delle armi convenzionali e in particolare i

minata dal fallimento della perestroika, dal continuo deterioramento delle condizioni economiche all’interno dell’URSS, nonché dallo

28

missili intercontinentali.

Nel marzo del 1989 si erano aperti a Vienna i negoziati sulle

sfascio dell’apparato statale scosso dai movimenti indipendentistici

armi convenzionali in Europa; nel gennaio del 1990 il presidente Bush

delle repubbliche e delle etnie che formavano la Federazione. Nel

aveva annunciato di voler ritirare 195 mila soldati americani dal

1991, infatti, era arrivato il momento di Boris Eltsin, eletto con voto

territorio europeo; a febbraio le due superpotenze avevano discusso

popolare alla presidenza della Repubblica russa. Prima sostenitore, poi

della riduzione degli armamenti, quindi della riunificazione della

antagonista di Gorbaciov, Eltsin trasformerà la perestroika in una vera

Germania che si sarebbe compiuta a settembre con il successivo

e propria rivoluzione democratica. L’occasione gli era stata offerta dal

ingresso nella NATO accettato dai sovietici; a luglio veniva raggiunto

fallito golpe dell’agosto del 1991, organizzato dagli esponenti della vecchia guardia approfittando dell’assenza di Gorbaciov dalla

27

Mammarella, L’eccezione americana, cit., pp. 211-212.

28

Ivi, pp. 207-212.

29

33

Teodori, Storia degli Stati Uniti e il sistema politico americano, cit., p. 99.

34


capitale. I congiurati avevano mandato nelle strade di Mosca i carri

del 1991 ad Alma Alta, i rappresentanti di 11 delle 15 repubbliche

armati, ma Eltsin aveva chiamato il popolo alla resistenza contro il

facenti parte dell’URSS avevano dato vita alla nuova Comunità degli

golpe che, incerto nell’organizzazione e negli obiettivi, era fallito

Stati indipendenti (CSI) e avevano così sancito la morte dell’Unione

clamorosamente. Quindi, decisivo era stato in questa occasione il

Sovietica, decretando implicitamente anche la fine politica del suo

ruolo del presidente della Repubblica russa, che, dopo aver capeggiato

presidente. Il 25 dicembre Gorbaciov non aveva potuto far altro che

la resistenza popolare e aver imposto la liberazione di Gorbaciov, che

trarre le logiche conseguenze da quanto era accaduto e annunciare in

precedentemente era stato sequestrato nella sua casa di vacanza in

un discorso televisivo le sue dimissioni. Il giorno stesso, la bandiera

Crimea, si era proposto come il vero detentore del potere relegando in

sovietica era stata ammainata dal Cremlino e sostituita da quella russa.

secondo piano lo stesso presidente sovietico. Il presidente Bush aveva

Sarà la Russia di Eltsin ad accreditarsi come l’erede del ruolo di

seguito con attenzione gli avvenimenti, aveva condannato con

grande potenza già svolto dall’URSS e sarà in questo appoggiata

decisione il golpe e, dopo qualche esitazione, aveva appoggiato e

dall’amministrazione Bush e dalla comunità internazionale che le

incoraggiato l’azione di Eltsin promettendo riconoscimento e aiuti

riconosceranno il diritto di occupare il seggio permanente dell’Unione

materiali, che tuttavia saranno scarsi o ben lontani dal realizzare quel

Sovietica in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.31

nuovo piano Marshall che da più parti veniva auspicato per aiutare la

In ogni caso, nonostante i trionfi in politica estera e la

prossima ex Unione Sovietica nella difficile transazione verso

conseguente grande popolarità raggiunta, il presidente Bush non

l’economia di mercato. La maggiore preoccupazione di Washington

riuscirà però ad evitare un’amara sconfitta elettorale per un secondo

era stata quella di seguire da vicino il pericoloso processo di

mandato alla Casa Bianca. Nel 1992, infatti, l’improvvisa popolarità

disgregazione dell’URSS, con le incognite di natura militare,

dell’erede di Reagan, ottenuta con la vittoria su Saddam Hussein e

30

economica e politica che esso comportava.

rafforzata alla fine del 1991 dal crollo dell’URSS, che alimentava le

Disgregazione che si era accentuata dopo il golpe di agosto che

promesse del presidente di un “nuovo ordine mondiale” da costruire

aveva visto da una parte spazzar via quanto restava del potere

attorno alla sola superpotenza rimasta, non cancellerà le perplessità

comunista (il PCUS, un tempo onnipresente, aveva visto sospese le

sulla sua capacità di governo della società americana. Il persistere e

sue attività e requisiti i suoi averi) e dall’altra accelerare ulteriormente

l’incrudirsi di una recessione scoppiata nell’estate del 1990 faranno

la crisi dell’autorità centrale. Le spinte separatiste si erano accentuate

crollare l’indice di approvazione del primo cittadino, sulle questioni di

e Gorbaciov aveva tentato invano di bloccare il processo secessionista,

politica interna, a un modesto 43%. Nella recessione verranno al

ormai da tempo iniziato, delle repubbliche sovietiche. Il 21 dicembre

pettine i nodi di 3 mila miliardi di dollari di debito pubblico

30

31

Mammarella, Storia degli Stati Uniti dal 1945 a oggi, cit., p. 521.

35

Giardina, Sabbatucci e Vidotto, L’età contemporanea, cit., pp. 906-908.

36


reaganiano e delle disinvolte speculazioni finanziarie favorite dalla

Lo slogan del comitato elettorale clintoniano, “E’ l’economia

deregolamentazione introdotta dal “grande comunicatore”. Bush non

(che conta)”, colpirà il bersaglio e suonerà come un ironico suggello

riuscirà a riguadagnare consensi con una disoccupazione che marcerà

alla disfatta dell’erede di Reagan. A quest’ultimo, paradossalmente,

al 7,3%, il tutto in una situazione che, per la prima volta, visti la

proprio i successi in politica estera, culminati nella vittoriosa

dolorosa transizione in atto verso l’economia dell’informazione e gli

conclusione della guerra fredda, avevano tolto, con l’eliminazione

altissimi risparmi di lavoro anche impiegatizio che le nuove

della “minaccia comunista”, una delle principali riserve di consenso

tecnologie rendevano possibili, colpirà in maniera indiscriminata

ideologico repubblicano, riportando le questioni interne al centro del

anche colletti bianchi e quadri aziendali che avevano sostenuto la

dibattito pubblico, come non accadeva dalle elezioni del 1964, cioè

“rivoluzione reaganiana”. L’impressione di scarso dinamismo data

dai tempi della “Grande Società”. Per la prima volta da quell’epoca un

allora da Bush gli guadagnerà la nomea di “presidenza procedurale”,

democratico darà l’impressione di essere in grado di trovare soluzioni

rigorosamente attaccata alle norme e ai regolamenti, rinchiusa nel

efficaci per la gestione dell’economia e per fronteggiare le pressanti

ruolo di mediatrice fra le varie anime della compagine repubblicana,

questioni economico-sociali presenti nel paese. La promessa di

incapace di scatti di immaginazione politica.

32

risolvere, con la responsabilità fiscale, il sostegno alla formazione e

Nel 1992, quindi, una situazione economica estremamente

alla riconversione e il piano sanitario (che si rivolgeva ai 40 milioni di

difficile turberà profondamente il clima distensivo creatosi nel paese

americani privi di ogni copertura medica), e di garantire i programmi

nel 1991 con la nuova situazione internazionale, e l’evidente

pubblici di base, oltre a un ambizioso programma di assicurazione

impreparazione del governo a fronteggiare i problemi dell’economia

sanitaria nazionale, e la riduzione del deficit federale, nonché

annulleranno in breve il grande vantaggio di Bush che, ancora alla

l’assicurazione del lancio di nuovi piani formativi e di aiuti alla

vigilia della campagna elettorale, aveva indotto i maggiorenti

ricerca, a sostegno della rivoluzione informatica e della ripresa

democratici ad evitare di candidarsi. Tutto ciò aprirà la strada a Bill

economica, guadagneranno a Clinton un sostegno non straripante, ma

Clinton, sconosciuto governatore dell’Arkansas, che condurrà un’abile

comunque efficacemente distribuito in tutte le principali aree regionali

e ben organizzata campagna elettorale sullo slogan destinato a

del paese. I voti elettorali saranno più che triplicati rispetto a quelli

diventare famoso: “It is the economy” (Non capite che è l’economia a

conseguiti da Dukakis e si distenderanno dal Nord-est al Medio-ovest

33

decidere le elezioni).

e ai cinque stati del profondo Sud. La piattaforma democratica strapperà voti fra il ceto medio fluttuante e moderato e otterrà un forte appoggio giovanile (46%, contro il 32% per Bush, tra i giovani che

32

Fasce, Da George Washington a Bill Clinton, cit., pp. 152-153.

33

Mammarella, L’eccezione americana, cit., p. 213.

37

voteranno per la prima volta), nero (nove afroamericani su dieci

38


voteranno democratico) e femminile (il gender gap sarà circa del 4% a

1.2 Una società in preda al malessere.

favore di Clinton e del suo vice, il senatore ecologista del Tennessee

In ogni caso, a metà del 1991, quando stava per iniziare la

34

Al Gore).

lunghissima campagna elettorale per l’elezione del presidente degli

Il carisma del giovane candidato, le sue evidenti affinità con il

Stati Uniti, chi tentava di sostenere la possibilità sia pur remota di una

modello Rooseveltiano e Kennediano e la forte presenza sul versante

sconfitta di George Bush, veniva scambiato per un pazzo. Il presidente

di centro-destra della candidatura indipendente di Ross Perot, un

della guerra del Golfo , della ormai prossima e inevitabile caduta del

uomo d’affari noto per il suo nazionalismo e per le sue posizioni

pericolo comunista, l’uomo che aveva seguito Mikhail Gorbaciov nel

populiste che con il 19% sottrarrà voti a Bush, finiranno così per

suo cammino di riforma, firmato trattati che mettevano fine alla paura

decretare l’elezione di Bill Clinton a 42° presidente degli Stati Uniti.35

della guerra nucleare, non poteva non avere la fiducia degli americani per altri quattro anni. Il Paese festeggiava i reduci della guerra contro Saddam Hussein con un orgoglio quasi fanatico, quella vittoria lavava le sofferenze e l’onta del Vietnam. Semplicemente non si parlava di altri problemi. Se qualche giornale, qualche programma televisivo, qualche studioso poneva dubbi sulla situazione economica e sociale le domande sembravano cadere nel vuoto. Se gliele rivolgevano, Bush si spazientiva. L’unica superpotenza rimasta al mondo aveva tanto tempo davanti a sé. Ci credevano talmente anche i grandi capi del Partito democratico che nessun uomo forte, nessun personaggio di primo piano aveva neppure pensato di cominciare la lunga e faticosa costruzione di una candidatura. L’unica e sola speranza era rappresentata da Mario Cuomo, politico di razza, legislatore illuminato e governatore democratico dello Stato di New York, che però, come in passato, avrebbe rinunciato a candidarsi il 20 dicembre del 1991, per la certezza di non poter superare l’handicap di chiamarsi Mario.36

34

Fasce, Da George Washington a Bill Clinton, cit., p. 157.

35

Mammarella, L’eccezione americana, cit., p. 213.

36

39

Caretto e Maglie, Presidente Clinton, cit., pp. 7-8.

40


Ad una analisi più attenta, però, dopo quasi undici anni di

in un rafforzamento della sua presidenza. Stava iniziando a subire, al

amministrazioni conservatrici, il periodo più lungo registrato dopo la

contrario, un forte calo di popolarità determinato essenzialmente dai

Seconda guerra mondiale, le elezioni presidenziali del 1992 si stavano

problemi economico-sociali lasciati aperti da oltre un decennio di

per svolgere in un clima internazionale completamente nuovo.

amministrazioni repubblicane: entrata in crisi di interi settori

(L’ultima volta, prima di Reagan e di Bush, che i Repubblicani

industriali e di numerose imprese agricole perché privati di qualsiasi

avevano mantenuto la presidenza per dodici anni di seguito, era stato

sussidio governativo; crescita della disoccupazione, salita all’8% con

tra il 1920 e il 1932, con Harding, Coolidge e Hoover: un’èra chiusa

la perdita di milioni di posti di lavoro sia tra i colletti bianchi che tra le

con il crollo della Borsa di Wall Street, la Grande Depressione, e il più

tute blu, ben visibile nel crollo dell’industria manifatturiera, da sempre

drammatico sommovimento economico, sociale e politico della storia

bastione dell’economia americana, che ora produceva soltanto il

americana, dopo la guerra civile). La guerra fredda, a lungo la bussola

16,5% del prodotto nazionale lordo; taglio delle spese per l’assistenza

della politica americana nel mondo, di fatto non c’era più; il Muro di

pubblica con conseguenti servizi sociali insufficienti; dissesti delle

Berlino costituiva un ricordo; i Paesi ex comunisti dell’Europa

casse di risparmio che erano costati 150 miliardi di dollari ai

dell’Est avevano tutti acquisito indipendenza e autonomia; la

contribuenti; banche di ogni dimensione sul lastrico ad un ritmo

Germania si era riunificata il 3 ottobre del 1990 e l’URSS

preoccupante e con decine di fallimenti già avvenuti; aumento delle

sperimentava una completa disgregazione. Il conflitto nucleare non

distanze tra ricchi e poveri ben rappresentato dall’egoismo della classe

incombeva con i bombardieri americani permanentemente in volo e

dirigente e dal crepuscolo del ceto medio, per cui il 60% della

gli arabi si apprestavano a condurre negoziati diretti con gli israeliani

ricchezza generata nell’ultimo decennio era andato al 10% più

nel Medio Oriente. Dunque, una pagina di storia che imponeva le

abbiente della popolazione; calo generalizzato del tenore di vita che

priorità internazionali era superata e l’attenzione degli americani

vedeva in testa le minoranze, che nelle sacche di povertà erano ridotte

37

tornava ai problemi interni.

alla fame. Le statistiche precisavano che la fame la facevano

Bush, però, alla vigilia della sua campagna elettorale non si era

periodicamente 30 milioni di persone. A ciò andava aggiunto un

ancora reso conto che la doppia storica vittoria, ottenuta nel confronto

crescente deficit annuo del bilancio statale arrivato a 318 miliardi di

con l’URSS (il crollo totale, definitivo e ufficiale dell’Unione

dollari, il più alto della storia americana, e un debito complessivo

Sovietica sarebbe avvenuto per implosione nel giro di pochi mesi, per

degli Stati Uniti arrivato a 4 mila miliardi, che rendeva pessimistica

la precisione tra il 21 e il 25 dicembre ’91) e nello scontro armato col

ogni previsione per il futuro e aveva costretto, inoltre, il presidente ad

nazionalismo arabo incarnato da Saddam Hussein, non si era tradotta

aumentare la pressione fiscale, invertendo il corso inaugurato da

37

Teodori, Storia degli Stati Uniti e il sistema politico americano, cit., p. 101.

41

42


Reagan e smentendo le promesse formulate in campagna elettorale 38

quattro anni prima con lo slogan “Read my lips: no new taxes”

Nel giro di pochi mesi era cambiato il clima del paese. Quasi trionfale nella primavera del 1991, grazie alla vittoria su Saddam

deficit in pericoloso aumento. Ad esse si aggiungevano le preoccupazioni create dall’aggressività economica e commerciale dei giapponesi, presenti con i loro capitali e le loro tecnologie in un numero crescente di settori industriali e finanziari.39

Hussein, l’umore dell’America diveniva depresso e cupo nell’estate-

Uno dei titoli di giornale di quel periodo, richiamando

autunno dello stesso anno. Sulla stampa quotidiana e periodica si

l’attenzione sul contrasto tra la stagnazione americana e la corsa

moltiplicavano articoli e servizi ispirati a pessimistiche previsioni: la

apparentemente inarrestabile del Giappone, recitava La guerra è

caduta di competitività dell’economia, il difficile presente dei

finita. Il Giappone ha vinto. Che si sposasse o meno la tesi che

“babyboomers”, i quarantenni nati nell’immediato dopoguerra, e il

l’America fosse vittima della concorrenza sleale giapponese, alla fine

futuro pieno di incognite delle nuove generazioni. Quasi tutti, a destra

del 1991 tutta l’America era scoraggiata. Per l’americano medio si era

e a sinistra, si dichiaravano persuasi che negli ultimi anni il paese

in recessione costante: non solo la disoccupazione continuava ad

avesse vissuto al di sopra delle proprie possibilità. Gli anni della

aumentare, ma le cose non andavano meglio per i lavoratori che

presidenza reaganiana e bushiana cominciavano ad apparire come

riuscivano a mantenere il posto di lavoro, in quanto il salario reale del

quelli di una grande festa nazionale condotta con abile regia da un

lavoratore tipo era rimasto fermo o si era indebolito negli ultimi dieci

consumato uomo di spettacolo e dal suo vice, ma come tutte le feste

anni, le industrie tradizionali, come quelle dell’automobile e

anche quella era destinata a terminare. La frase “The party is over” era

dell’acciaio, in cui l’operaio poteva guadagnare buoni salari, erano in

diventato quasi uno slogan nazionale. Il 1991, quindi, in America si

netto declino e la povertà stava crescendo invece di diminuire,

chiudeva con due sentimenti contrastanti: da una parte c’era la

cosicché più del 20% dei bambini viveva al di sotto della soglia di

soddisfazione per la conclusione vittoriosa del conflitto quarantennale

povertà, la percentuale più alta dal 1964. Inoltre, la cultura popolare

con l’URSS e con il comunismo, ma dall’altra si sovrapponevano

rifletteva un profondo senso di sfiducia. Tra i film importanti dei primi

l’ansia per le incognite del futuro e le difficoltà del presente, come la

anni novanta ci saranno Un giorno di ordinaria follia, su un impiegato

ricerca di un nuovo ruolo, diverso da quello di potenza leader, di una

che viene licenziato e scoppia in una rabbia incontenibile, Grand

alleanza atlantica, la cui continuità era da più parti messa in

Canyon, sulla minaccia del crimine, e Sol Levante, sul declino

discussione, e i problemi di un’economia che ormai da un anno e

americano e l’ascesa del Giappone. Soprattutto, il popolo americano

mezzo era in fase di riconosciuta recessione con il ristagno più lungo

era deluso dai suoi leader, privati e pubblici. Le librerie di tutti gli

dalla Seconda guerra mondiale e con un tasso di disoccupazione e un

aeroporti esponevano pile di volumi con samurai sulle copertine, che

38

39

Giardina, Sabbatucci e Vidotto, L’età contemporanea, cit., p. 919.

43

Mammarella, Storia degli Stati Uniti dal 1945 ad oggi, cit., pp. 521-522.

44


promettevano di insegnare ai lettori i segreti della gestione

si esprimeva con la caduta del consenso verso le istituzioni, il

giapponese; il punto non era soltanto che i giapponesi sembravano

crescente discredito della classe politica agli occhi della gente

saper gestire le aziende moderne, ma sembravano non saperlo fare le

comune, la preoccupazione per un futuro che economisti e politologi

persone che gestivano le aziende americane. Tutti i gadget

presentavano più incerto e meno generoso del passato. Però, mentre il

sembravano arrivare dal Giappone; non solo il marchio “Made in the

futuro rimaneva nel vago, con i contorni sfumati tipici di ogni

USA” aveva smesso di essere una garanzia di qualità, ma molti

previsione, molto più avvertibile e dolorosa era la realtà del presente.41

consumatori avevano cominciato a perdere fiducia nei prodotti interni.

La condizione americana era seria: se l’Europa piangeva,

Gli amministratori delegati delle maggiori aziende venivano scherniti

l’America non rideva e infatti il 1991 trovava la superpotenza in preda

come pasticcioni incompetenti e super pagati.40

a un malessere profondo. Reagan, la cui popolarità nei sondaggi

Il “Japan bashing”, la sistematica critica alle azioni, ma anche ai

d’opinione era scesa sotto quella di Carter, appariva come un altro

valori e allo stile di vita dei giapponesi, era diventato un esercizio

Calvin Coolidge, presidente dal 1923 al 1928, un incantatore che per

quasi quotidiano a cui indulgevano uomini politici, industriali e

qualche anno aveva nascosto all’America i problemi, e quindi li aveva

giornalisti e che sull’altra sponda del Pacifico suscitava, insieme a

aggravati. Bush ricordava a sua volta il successore di Coolidge,

reazioni accorate, anche risposte più polemiche che ferivano la

Hoover, ben intenzionato ma incompetente, accolto con grandi

sensibilità popolare e allargavano il fossato di incomprensione e di

speranze che però stavano andando deluse. Con una situazione

diffidenza tra i due popoli e i due governi. Un’altra preoccupazione,

economica a dir poco tragica e un debito pubblico da capo giro,

corrispondente ad una minaccia ben più reale e immediata, era data

l’America non sapeva più a chi votarsi. Il “Washington Post”, in un

dal pericolo di proliferazione nucleare, ora che migliaia di testate

articolo del dicembre del 1991, riassumeva la sua condizione in una

nucleari sovietiche rischiavano di rimanere incustodite in una

illuminante vignetta dal sapore agrodolce in cui si vedeva Reagan che

condizione di caos e di confusione. Le conseguenze di queste tensioni

usciva da un negozio stracarico di regali costosissimi dicendo a Bush

e di queste inquietitudini si scaricavano sulla classe politica e sul

che lo guardava disperato e rimasto senza un soldo: “Paga pure il

presidente, che la rappresentava al più alto livello. A Bush si

conto”. Il “New York Times” parlava addirittura di Disunited States,

rimproverava l’eccessivo interessamento per la politica estera ed

Stati disuniti, accusando il reaganismo e il bushismo di aver

un’apparente disinteresse per l’economia e le condizioni sociali del

polarizzato i contrasti e le ingiustizie. Al riguardo pubblicava una

paese. Accuse in parte fondate, ma che in parte riflettevano un

mappa sconvolgente sull’America del 2092, divisa in sei o sette

malessere generale che in America, come in altri paesi dell’Occidente,

nazioni differenti: Dixie al sud, Texas, Oklahoma, la terra del petrolio,

40

41

Paul Krugman, La deriva americana, Roma-Bari, Editori Laterza, 2004, pp. 11-13.

45

Mammarella, Storia degli Stati Uniti dal 1945 a oggi, cit., p. 522.

46


la “California del Sur” di lingua spagnola, la Repubblica di Shasta, a 42

maggioranza nera, e così via.

avvocati americani, Talbot d’Alamberte, affermava: “E’ un triste primato. Getta un’ombra tragica sul futuro dei nostri figli”. Sempre

Secondo il censimento del 1990, tra i giovani dei ghetti di età

nel 1990, riferiva l’FBI, erano stati assassinati circa 25 mila

compresa tra i 15 e i 24 anni, i più propensi a rapinare e ad uccidere,

americani, un aumento del 33% rispetto al 1982, e del 24% rispetto al

vivevano in miseria il 60% dei neri, il 40% degli ispanoamericani e il

1987, l’anno in cui era cominciata l’esplosione del crimine. La

24% dei bianchi. Le percentuali di disoccupazione di questi gruppi

crescita più drammatica era stata quella degli omicidi commessi dai

oscillavano tra il 15 e il 45%. Tra i neri erano senza padre il 63% delle

ragazzi neri, di solito nei ghetti: il 145%, un balzo senza precedenti. I

famiglie, tra i bianchi e gli ispanoamericani il 28%. La situazione nei

minorenni neri uccidevano cinque volte di più di quelli bianchi,

ghetti era venuta aggravandosi negli ultimi 20 anni, fino a farsi

affermava d’Alamberte. Il direttore dell’FBI, William Sessions, aveva

disperata e precipitare a partire dal 1980, l’anno del riflusso

concentrato le proprie ricerche sui reati gravi: tra i minori di 18 anni,

reaganiano: nei ghetti i posti di lavoro erano scesi di oltre il 20%,

essi erano saliti del 27% dal 1982 al 1990. L’errore che da più parti si

mentre i finanziamenti governativi alle città erano calati del 63%. Il

imputava a Bush era di voler alleviare i sintomi senza curare il male,

senatore democratico Bill Bradley protestava vivamente contro

cioè senza eliminare i 250 milioni di armi che si trovavano nelle mani

Reagan e Bush, sostenendo che i giovani dei ghetti e la violenza da

dei privati cittadini e senza riformare la società.43

essi generata erano il frutto di più di 10 anni di malgoverno

Una società che era stata stravolta negli anni di Reagan con la

repubblicano, e affermava riguardo a tali giovani : “Non importa di

sua Reaganomics, cioè con l’economia dell’offerta o supply-side, e

che razza siano. Non credono in Dio. Non appartengono a una

che aveva prodotto il più grande spostamento, dal basso verso l’alto,

famiglia ma a una banda. La loro immaginazione è deformata dal rap

della ricchezza del paese. Nel 1980, il 4% della popolazione

e dalla tv. Per loro, le autorità sono corrotte e la polizia è repressiva.

americana considerata la più ricca guadagnava quanto l’insieme del

Si ispirano al modello del killer e del narcotrafficante. Sono un

35% degli americani: nel 1990, per arrivare al guadagno di quello

prodotto di Reagan e Bush”. Nel 1990 in America, su una popolazione

stesso 4%, bisognava mettere insieme il reddito del 51% del paese.

di 250 milioni di persone erano stati commessi quasi 2 milioni di reati,

Tra il 1980 e il 1990, l’1% degli americani guadagnava più di un

omicidi, stupri, rapine , aggressioni, una media di 5500 al giorno, per

milione di dollari l’anno, il 2% tra i duecentomila e il milione di

la maggior parte nelle grandi aree metropolitane. Un sesto erano stati

dollari, il 90%, cioè la classe media in tutta la sua estensione, dai

commessi da minorenni, in genere per questioni di droga o per rivalità

ventimila ai centomila dollari l’anno. In dieci anni, dunque, il reddito

tra bande giovanili armate. Il presidente dell’Associazione degli

dei ricchissimi era aumentato del 2.184%, quello dei ricchi del 697%,

42

43

Caretto e Maglie, Presidente Clinton, cit., pp. 114-115.

47

Ivi, pp. 65-71.

48


quello della classe media solo del 44%. Era stato, insomma, il

terzo posto tra le malattie mortali dopo l’infarto e il cancro; i

decennio del grande ridimensionamento della middle class come

sieropositivi saliti a circa un milione; la condizione degli anziani

centro della nazione America, nel quale la “folla solitaria” di David

schiacciati

Riesman diventava meno affollata e più sola: passava dal 71% al 63%

preoccupazioni della classe media di non riuscire a mantenere i

della popolazione, e il 10% del paese guadagnava quanto il restante

proprio livelli di vita e di consumo, in contrasto con le certezze di un

90%. Quella americana era diventata una società che si era rafforzata

tempo. Erano tutte situazioni che da una parte venivano imputate al

agli estremi: più ricchi e più poveri. E le linee della ricchezza e della

presidente in carica e ai repubblicani, ma dall’altra facevano temere

povertà erano diventate sempre più pesantemente quelle che avevano

che, insieme alla difficoltà di una crisi temporanea e superabile, si

diviso il paese secondo l’appartenenza ai diversi gruppi etnici. Infatti,

stessero manifestando i sintomi di quel “declino” che storici e

mentre tra i bianchi 19 su 100 erano diventati più poveri, tra le

politologi erano venuti teorizzando negli ultimi anni. L’opera di

minoranze, a cominciare dai neri, si erano impoveriti 40 su 100. Il

maggior successo che aveva aperto la discussione sul tema del declino

rapporto era stato inverso tra chi era salito nella scala sociale: il 16%

americano era il best-seller di Paul Kennedy, storico di origine

44

dei bianchi, e solo il 5% delle minoranze.

A ciò andava aggiunto: il grave degrado sociale e urbano dell’America e l’immagine della miseria visibile nella grandi città,

dal

costo

insostenibile

delle

cure

mediche;

le

britannica e docente all’Università di Yale, The rise and the fall of the great powers (Ascesa e declino delle grandi potenze), pubblicato nel 1988. 45

dove si erano espansi i ghetti e dove si moltiplicavano il numero dei

La tesi di Kennedy era che l’eccessiva spesa sostenuta soprattutto

senza casa, saliti a circa tre milioni, e di coloro costretti a vivere di

dal presidente Reagan nel corso dei suoi due mandati per mantenere

carità pubblica; 40 milioni di abitanti, cioè il 20% della popolazione,

un forte apparato militare americano, e che aveva garantito

senza alcuna assistenza medica, privata o assicurativa; la battaglia

all’America il ruolo di grande potenza, avrebbe potuto portare gli

contro la droga sempre più difficile; la scuola che versava in una grave

USA al loro stesso declino. Basandosi su tutta una serie di esempi e su

crisi, quasi tutta solo privata e costosissima (restarne fuori significava

una abbondanza di riferimenti attinti dalla storia delle grandi potenze

non avere la possibilità di una vita migliore), ed era ultima tra le

europee del passato, secondo Kennedy gli Stati Uniti si sarebbero

scuole dei Paesi più industrializzati; le difficoltà dei giovani laureati,

trovati esposti al rischio del declino. Infatti, dalla Seconda guerra

spesso anche di famose Università, nella ricerca del primo posto;

mondiale, i costi collegati alle guerre che gli USA avevano

l’AIDS, che solo nel 1991 aveva ucciso 300 mila persone, salito al

combattuto o a quelle che avevano evitato di combattere grazie ai

44

Empedocle Maffìa, Bill Clinton. Una Storia Americana, Torino, Nuova ERI, Edizioni Rai Radiotelevisione Italiana, 1993, pp. 95-96.

49

45

Mammarella, Storia degli Stati Uniti dal 1945 ad oggi, cit., pp. 522-523.

50


costosi riarmi, avevano ridotto la capacità economica degli Stati Uniti,

Kenneth Galbraith, con La cultura dell’accontentarsi (The Culture of

che era così scesa dal 40% del prodotto mondiale alla fine del

Contentement).46

Secondo Conflitto all’attuale 18%. La controprova della tesi di

In quest’ultima opera, Galbraith, il decano degli economisti

Kennedy era costituita dal Giappone e dai Paesi Europei che, liberi per

americani che non aveva smesso un sol giorno, nell’era Reagan-Bush,

propria scelta da pesanti ipoteche militari, stavano crescendo a ritmi

di dar voce all’America che i due leader repubblicani non avevano

molto più rapidi degli Stati Uniti. Altre opere, pur da angolazioni

rappresentato, scriveva: “In passato gli Stati Uniti, ci fossero al

diverse, confermavano le analisi dello storico inglese e mettevano in

governo i democratici o i repubblicani, vivevano una sensazione di

luce

e

cattiva coscienza e di disagio quando guardavano coloro che non

politicamente dandone principalmente la colpa alle errate politiche

potevano godere della stessa sorte dei più fortunati. Questa sensazione

economiche e sociali operate prima da Reagan, con la sua

è sempre stata lontana da Ronald Reagan e da George Bush: nella loro

Reaganomics, e poi da Bush, con la sua Bushnomics. Nasceva così

visione degli americani, chi non partecipava al banchetto della

una vera e propria corrente, il declinismo, che aveva la sua punta di

ricchezza lo doveva a sua incapacità o a sua scelta. Questa certezza ha

diamante proprio nell’opera di Paul Kennedy. Tra le altre opere di

preso credibilità, perché ha consentito a molti americani di sfuggire

maggior successo e più vendute nel corso degli ultimi anni negli USA

alla loro coscienza e alle loro preoccupazioni sociali e di assaporare,

c’erano: America: che cosa è andato storto, La fine del secolo

tranquilli, il profumo dell’autocompiacimento. Però, non tutti hanno

americano (The End of the American Century) di Steven Schlosstein

condiviso questo stato d’animo, perché, accanto ad esso, è cresciuto

del 1989, Può l’America competere? (Can America Compete?) di

un altro sentimento, di rabbia, peraltro sapientemente ignorato: che

Robert Lawrence del 1984, che esprimeva dubbi sulla capacità

l’agiatezza e il benessere economico della maggioranza soddisfatta

americana di sostenere la competizione di Paesi come il Giappone,

fossero possibili, in un’economia moderna, grazie alla presenza di una

che nel corso degli anni ’80 con la sua grande capacità espansiva

classe ampia, utilissima, per non dire essenziale, estranea ai piaceri

rappresentava la nuova sfida per l’America, con la graduale

della vita agiata, e tale da poter essere definita la ′sottoclasse

dissolvenza di quella comunista. Sui timori per il futuro dell’economia

funzionale′ alla ricchezza”.47

una

nazione

depressa

economicamente,

socialmente

americana si esprimeva anche Lloyd Dumas, autore de L’economia

Alcune

di

queste

opere

indulgevano

visibilmente

al

schiacciata (Overburdened Economy: Uncovering the Causes of

sensazionalismo, come per esempio il libro pubblicato nel 1990 C’era

Chronic Unemployment, Inflation, and National Decline) del 1986,

una volta il sogno americano di Edward N. Luttwak, esperto sia di

Joel Kurtzman, con Il declino e lo schianto dell’economia americana (The Decline and Crash of the American Economy) del 1988 e John

51

46

Mammarella, Liberal e conservatori, cit., pp. 73-75.

47

Maffìa, Bill Clinton, cit., p. 21.

52


strategia militare che di economia, che prevedeva che entro il 2020

trattano i singoli elettori non come cittadini che devono decidere del

l’America sarebbe diventata un paese del Terzo Mondo per l’incuria e

destino della loro nazione, ma come puri fasci di impulsi che

la trascuratezza in cui erano lasciate le sue città e le sue principali

aspettano di essere colpiti e confortati […] Al suo meglio la politica

strutture: aeroporti, autostrade, edifici pubblici. Dall’economia e dalla

democratica è pressappoco quello che Arthur Schlesinger Jr. chiama

politica internazionale il pessimismo dei declinisti si estendeva alla

′la ricerca del rimedio′. Lo scopo della politica democratica è di

cultura e alla società. Allan Bloom, illustre professore della Cornell

risolvere problemi e controversie. Però, fin dagli anni Sessanta, la

University, pubblicava nel 1988 La chiusura della mente americana

chiave di elezioni vittoriose è stata quella di riaffrontare le solite

(The Closing of the American Mind), in cui lamentava uno

questioni che dividono. Le questioni stesse non vengono ridiscusse,

scadimento della cultura umanistica che cominciava ad essere

non si fa nuova luce; al contrario, vengono riesumati vecchi rancori e

evidente nei grandi atenei, dove le nuove generazioni privilegiavano le

rabbia per fare in modo che gli elettori diano ancora una volta un voto

materie tecniche e scientifiche, che più facilmente aprivano le porte

di protesta […] Alla fine l’organizzazione governativa, che dovrebbe

del mercato del lavoro. Sulla crisi della politica gli interventi erano

impegnarsi attorno ai problemi reali, diventa poco più che una guerra

innumerevoli: si denunciavano la crisi di partecipazione, le leggi

di simboli”.49

elettorali, il sistema di finanziamenti della campagna elettorale.

Alienazione,

fuga

dalla

politica,

caduta

dei

valori,

Scetticismo e distacco dalla vita pubblica e dalle istituzioni

frammentazione della società erano fenomeni denunciati anche da

democratiche erano il soggetto del più popolare best-seller di quegli

Christopher Lash nel suo The Revolt of the Elites and the Betrayal of

anni, Why Americans Hate Politics (Perché gli americani odiano la

Democracy (La rivolta delle elites e il tradimento della democrazia).

politica) del giornalista E. J. Dionne Jr..48

Osservava Lash che ormai le varie classi sociali parlavano tra loro

Il libro, pubblicato nella primavera del 1991, spiegava molto

usando un linguaggio inaccessibili agli outsider e metteva in guardia

bene il ristagno della politica americana degli ultimi 20-30 anni (con

contro l’ormai quasi ineluttabile disgregazione dell’America. Per la

speciale riferimento al peggioramento negli anni di Reagan e Bush) e

prima volta dal 1929 l’America sembrava evitare di guardare al futuro

nella sua introduzione E. J. Dionne Jr., a testimonianza che il paese

con ottimismo, quasi ne avesse timore.50

fosse sulla strada sbagliata, scriveva: “Dopo due secoli in cui gli Stati

Emergeva

così

lo

spessore

della

crisi

nazionale,

lo

Uniti hanno orgogliosamente dimostrato che cosa possono fare nel

smembramento della società americana come punto d’incontro tra

corso della loro vita pubblica dei cittadini impegnati, gli americani

etnie, gruppi sociali, forze economiche, interessi diversi. Scriveva lo

guardano la politica con noia e distacco […] Le campagne elettorali 48

Mammarella, Liberal e conservatori, cit., pp. 75-77.

53

49

Robert E. Levin, Bill Clinton: The Inside Story, New York, S. P. I. Books, 1992, p. 10.

50

Mammarella, Liberal e conservatori, cit., p. 77.

54


storico McElvaine, tra i più attenti studiosi del conservatorismo

desiderava un presidente che fosse in grado di far avanzare

reaganiano: “Nessuno è in grado di prevedere quando ci sarà un nuovo

nuovamente la nazione nella giusta direzione e che gli desse ancora la

collasso americano della gravità di quello del 1929. Se non verrà fatto

forza di credere nel Sogno Americano, in quell’American Dream che

nulla per cambiare il corso dell’economia, quale è stato delineato dalle

andava ricostruito, conservato e protetto dopo il suo tramonto,

amministrazioni repubblicane di Reagan e di Bush, il problema sarà

culminato nella sua scomparsa, grazie ad undici anni di malgoverno

solo la data del collasso, non la sua possibilità. Gli impressionanti

repubblicano di Reagan e Bush. L’America avrebbe scorto e trovato il

parallelismi tra la fine degli anni ’80 e la fine degli anni ’20 danno

suo nuovo “condottiero” nel governatore dell’Arkansas, Bill Clinton, e

corpo a una profezia nel senso del Vecchio Testamento: non la

lo avrebbe eletto 42esimo presidente degli Stati Uniti il 3 novembre

previsione dell’inevitabile, ma la messa in guardia di quel che avverrà,

1992, cioè nel giorno dell’election day.53

se non si cambierà strada al più presto “.51 Il presidente, a cui come sempre gli americani si rivolgono nei momenti di difficoltà, però, offriva solo assicurazioni per l’immediato annunciando che la ripresa era vicina, ma non dava garanzie per il futuro; anche quella “Kinder gentler nation”, che Bush aveva promesso durante la campagna elettorale del 1988, rimaneva una prospettiva lontana. L’America che si apprestava ad affrontare la nuova campagna elettorale per le presidenziali del 1992 aveva perduto le certezze e la sicurezza di un tempo ed era alla ricerca di una guida, di un leader, che le restituisse ottimismo e la fiducia nelle proprie risorse e nel proprio futuro.52 La gente chiedeva un governo diverso da quello in carica, cioè un governo in cui potesse tornare ad avere fiducia. Voleva capi coraggiosi e diretti che potessero raccontare la verità, presentare un chiaro piano di azione per risolvere i seri e preoccupanti problemi economici, ambientali e di assistenza sanitaria. Il popolo americano 51

Maffìa, Bill Clinton, cit., p. 99.

52

Mammarella, Storia degli Stati Uniti del 1945 ad oggi, cit., p.523.

55

53

Levin, Bill Clinton: The Inside Story, cit., p. 10.

56


1.3 Le elezioni presidenziali

dall’apatia e dalla disaffezione per la politica in generale o per

Negli Stati Uniti il voto non è automatico né obbligatorio. Per

specifici candidati. Essi ritengono che il sistema politico sia stato

votare occorre che il cittadino abbia compiuto 18 anni e si registri

corrotto da due nuovi elementi: i lobbisti, che hanno rimpiazzato gli

(registration) volontariamente negli elenchi elettorali come membro

autentici rappresentanti politici, e i finanziamenti alle campagne

di uno dei due maggiori partiti, democratico e repubblicano, o come

elettorali, che sembrano influire pesantemente sui risultati. Nel 1952

54

indipendente (TAB. I).

ha votato il 61,6% degli aventi diritto, nel 1956 il 59,3%, nel 1960 il

La registrazione del singolo cittadino come democratico o

62,8%, nel 1964 il 61,9%, nel 1968 il 60,9%, nel 1972 il 55,2%, nel

repubblicano o indipendente non comporta che al momento del voto

1976 il 53,5%, nel 1980 il 52,8%, nel 1984 il 53,3%, nel 1988 il

finale, cioè nel giorno dell’election day, vi sia l’obbligo di esprimere

50,3%, nel 1992 il 51%, nel 1996 il 48,9% e nel 2000 il 51,2% (TAB.

una scelta conforme alla registrazione, che serve solo per consentire ai

II).56

registrati dell’uno o dell’altro partito di partecipare alle elezioni

Nelle elezioni presidenziali del 2004, invece, c’è stata una brusca

primarie e così di scegliere il candidato che dovrà scontrarsi con

inversione di tendenza: infatti la percentuale dei registrati e dei votanti

l’avversario. La Registration funziona come l’iscrizione ad un partito

ha fatto un enorme balzo in avanti. Alle elezioni hanno partecipato

nella tradizione europea, solo che nel caso americano il processo è

121 milioni di elettori, 17 milioni in più rispetto al 2000, un record

trasparente, pubblico e legittima la diretta partecipazione del cittadino

assoluto nella storia elettorale americana che ha riportato l’affluenza

elettore alla selezione dei candidati alle cariche pubbliche. In 28 Stati

alle urne oltre il 60% degli aventi teoricamente diritto al di sopra dei

su 50 e nel Distretto della Columbia la registrazione avviene per posta

18 anni. Si è trattato di un vero e proprio salto rispetto al trend degli

mentre solo nel Nord Dakota è stata abolita del tutto. È per questo

ultimi 40 anni e il motivo sta nel fatto che quando vi sono degli scontri

motivo che le percentuali di affluenza al voto sono molto più basse di

ravvicinati con candidati molto contrapposti, la partecipazione al voto

quelle europee.

55

diviene alta. Così è accaduto negli anni ’60 quando Kennedy e, dopo

Dal 1960 il livello di partecipazione al voto alle presidenziali è

di lui Johnson, hanno rappresentato una svolta rinnovatrice rispetto ad

andato progressivamente diminuendo sia per il fatto che attraverso il

Eisenhower e a Goldwater. Così è stato anche nel 2004 con Bush e

XXVI emendamento del 30/6/1971 hanno acquisito il diritto al voto i

Kerry all’insegna di una scelta netta tra due visioni politiche interne e

giovani dai 18 ai 21 anni che si dimostrano alquanto restii ad andare

internazionali tendenzialmente divergenti.57

alle urne sia soprattutto perché molti americani sono stati presi 54

Teodori, Storia degli Stati Uniti e il sistema politico americano, cit, p. 189.

55

Massimo Teodori, Raccontare l’America. Due secoli di orgogli e pregiudizi, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2005, p. 171.

57

56 57

Teodori, Storia degli Stati Uniti e il sistema politico americano, cit., pp. 189-190. Teodori, Raccontare l’America, cit., pp. 171-172.

58


Per l’elezione del presidente degli Stati Uniti ogni quattro anni si segue una procedura complessa che dura per sette mesi, dal febbraio al

La prima fase della campagna per l’elezione del presidente ha

novembre dell’anno presidenziale, ed è suddivisa in tre fasi: la scelta

inizio a febbraio e termina a giugno dell’anno presidenziale. I

dei candidati (primarie e caucus), le Convenzioni nazionali e

candidati gareggiano all’interno dei singoli Stati e all’interno dei due

l’elezione vera e propria fissata per il martedì che segue il primo

partiti principali, il democratico e il repubblicano, attraverso le

58

lunedì di novembre.

elezioni primarie o i congressi statali (caucus) al fine di affermarsi

A queste tre fasi si può aggiungere una fase antecedente, le

come candidati presidenziali del proprio partito, cioè al fine di

cosiddette “primarie invisibili”, cioè il lungo periodo che può durare

affermare la propria candidatura nel partito. La prima fase della

anche tre-quattro anni prima dell’anno elettorale, nel corso del quale

campagna elettorale sia nello schieramento democratico che in quello

l’aspirante candidato cerca di farsi conoscere il più possibile, raccoglie

repubblicano ha come obiettivo la conquista, da parte di ciascun

enormi cifre (attualmente non meno di trenta milioni di dollari) per

aspirante candidato, del maggior numero possibile dei delegati statali

pagarsi l’attività promozionale, si costruisce uno staff elettorale, visita

partecipanti alla Convenzione nazionale del proprio partito. Questa

alcuni degli Stati decisivi per le primarie, sviluppa ed enuncia

fase si svolge separatamente e parallelamente in tutti i 50 Stati. La

un’adeguata strategia, si fa vedere ad almeno 200 eventi organizzati

selezione dei delegati alle convenzioni nazionali può avvenire o

dal partito di appartenenza e costruisce buoni rapporti con i mass

attraverso le elezioni primarie o attraverso le cosiddette riunioni

59

(caucus) o congressi di partito (convention).

media.

La scelta dei candidati presidenziali democratico e repubblicano

Nelle elezioni primarie i votanti esprimono la loro preferenza per

si compie in diverse fasi, tutte minuziosamente regolamentate. Nella

il candidato votando secondo le leggi dello Stato. Le primarie furono

selezione entrano in gioco tre diversi fattori:

introdotte nelle elezioni presidenziali del 1912, durante il periodo

a. i partiti, che sono nazionalmente attivi solo ogni quattro anni in occasione delle presidenziali; b. gli Stati, al cui interno si svolge, separatamente e in parallelo, la prima parte della selezione; c. gli elettori, che partecipano alla selezione dei candidati nei due partiti fino alla Convenzione nazionale.

progressista, per depotenziare le macchine di partito e dare un ruolo diretto all’elettorato. Già nel 1916, 26 Stati avevano introdotto per legge le primarie e nei decenni più recenti, tra il ’60 e il ’70, oltre i due terzi dei 50 Stati hanno adottato una qualche forma di elezioni primarie regolate statalmente. Nel 2004 sono state tenute le primarie in oltre 40 Stati, più di ogni altra volta. Sono aperte le primarie (open primaries) che permettono di votare a tutte le persone registrate al

58

Teodori, Storia degli Stati Uniti e il sistema politico americano, cit., p. 215.

59

Fasce, Da George Washington a Bill Clinton, cit., 2000, p. 177.

59

voto indipendentemente dal partito. Questo significa che gli elettori

60


registrati come democratici e come repubblicani possono votare nelle

sono divenute il metodo più diffuso per l’assegnazione dei delegati

primarie di entrambi i partiti. Sono chiuse le primarie (closed

alle Convenzioni nazionali. In ogni caso con lo svolgimento delle

primaries) nelle quali possono votare nell’elezione di un partito solo

primarie e dei caucus nei 50 Stati risultano designati, Stato per Stato, i

gli elettori che si sono registrati per quello specifico partito (ciò è

delegati che vanno a costituire le Convenzioni nazionali dei due

previsto in quasi tutti gli Stati). Inoltre le primarie, cioè le elezioni dei

maggiori partiti. Di regola i delegati alla Convenzione democratica e a

delegati alle Convenzioni nazionali, possono essere dirette, votando

quella repubblicana sono alcune migliaia.60

cioè il delegato, oppure indirette, esprimendo invece la preferenza per l’aspirante candidato presidenziale.

La seconda fase della corsa presidenziale consiste nelle Convenzioni nazionali dei partiti maggiori, il democratico e il

La scelta dei delegati alla Convenzione attraverso il caucus segue

repubblicano, che si tengono durante i mesi estivi di luglio e agosto e

un processo più complesso. Questo termine è preso dalla lingua

culminano nella nomina del candidato ufficiale di ciascun partito: i

parlata dagli indiani d’America e significa “radunarsi per fare gran

candidati gareggiano all’interno del partito su scala nazionale per

baccano”. Il caucus è un meccanismo in base al quale i cittadini si

ottenere la nomina a candidato presidenziale. Quindi le Convenzioni

riuniscono per dichiarare il loro appoggio a uno dei candidati. I caucus

nazionali di partito sono le sedi in cui vengono formalmente nominati

locali di partito sono incontri informali di quartiere tra elettori

i candidati presidenziali dei due maggiori partiti e si presentano come

democratici o repubblicani che si tengono in centinaia o migliaia di

manifestazioni spettacolari trasmesse dalle reti televisive e seguite da

sedi in tutto lo Stato, a cui possono partecipare tutti quelli che si sono

centinaia di milioni di americani. Dalla metà dell’800 le Convenzioni

registrati con l’etichetta di partito, i votanti alle ultime primarie e, in

sono una vera e propria istituzione della politica americana che solo

alcuni casi, anche coloro che sottoscrivono una dichiarazione di voler

nei due megacongressi di partito trova dei momenti unitari nazionali.

essere membri del partito. Dalle riunioni locali si scelgono i delegati

La prima Convenzione nazionale del partito democratico si tenne per

da inviare alle riunioni di contea, dove vengono a loro volta nominati i

iniziativa del presidente Andrew Jackson nel 1832 e la prima dei

delegati che partecipano alle riunioni statali. Ed è in sede di caucus o

repubblicani ebbe luogo nel 1856; da allora ogni quattro anni il rito si

di convenzione statale che vengono scelti i delegati alla Convenzione

ripete.

nazionale. Sia

Le Convenzioni nazionali non sono previste dalla Costituzione: il

sistema

delle

primarie

che

quello

basato

su

tuttavia, senza di esse, non ci sarebbero neppure dei veri partiti

caucus/convenzione hanno vantaggi e svantaggi. Le elezioni primarie

nazionali. Il compito principale delle Convenzioni è quello di

sono generalmente considerate “più democratiche” dei caucus perché

nominare i candidati per la presidenza e la vicepresidenza. Gli

vi partecipa un numero più alto di elettori ed è per questo motivo che

61

60

Teodori, Storia degli Stati Uniti e il sistema politico americano, cit., pp. 191-193.

62


aspiranti candidati dei due maggiori partiti possono o non possono

gli Stati, di solito si conosce già all’inizio della Convenzione

impegnare il proprio nome nelle elezioni primarie di ogni Stato per

nazionale chi sarà il candidato prescelto.

conquistare delegati alle Convenzioni. I candidati possono anche

Il candidato alla presidenza, una volta nominato, indica a sua

decidere di non partecipare alle primarie e di entrare in campo solo

volta il candidato alla vicepresidenza insieme al quale costituirà il

nelle Convenzioni: ma in tal caso possono avere successo solo se si

cosiddetto ticket del partito. La nomina del vicepresidente di solito

determina una posizione di stallo tra i candidati favoriti nelle primarie.

viene automaticamente approvata dalla Convenzione. La scelta del

L’aumento delle primarie e l’uso sempre più decisivo dei mass media

candidato vicepresidente serve in generale per equilibrare, in senso

permettono ai candidati di creare un legame diretto con gli elettori,

geografico, politico e per immagine, l’accoppiata presidenziale in

scavalcando l’organizzazione di partito. Per questo nell’ultimo

vista della massima potenziale raccolta di voti. Ad esempio il

periodo le Convenzioni si sono trasformate soprattutto in una ribalta

governatore dell’Arkansas, Bill Clinton, sostenitore dello Stato

per i candidati.

sociale, ha scelto come vice nel 1992 l’ambientalista ed esperto

Alle Convenzioni nazionali partecipano tutti i delegati di partito

internazionalista Al Gore, anch’egli proveniente dal Sud. La

scelti secondo le regole che ciascuno Stato autonomamente si dà

Convenzione si conclude con i discorsi di accettazione da parte dei

(primarie, caucus o convention di Stato). I delegati, come già detto,

candidati ufficiali, i quali illustrano gli obiettivi politici e la filosofia

sono generalmente alcune migliaia: essi giungono alla Convenzione

del ticket presidenziale. Quest’uso è relativamente recente poiché fino

già impegnati a sostenere un determinato candidato o liberi di

al 1932 i candidati non si recavano alla Convenzione, ma da

scegliere. La Convenzione tipo si apre con un significativo discorso di

quell’anno Franklin Delano Roosevelt ruppe la tradizione volando a

un’eminente figura, procede con il discorso del presidente del partito e

Chicago per ricevere direttamente l’investitura. Il discorso di

poi entra nel vivo con gli interventi di presentazione dei vari candidati.

accettazione segna la parte finale della Convenzione e, al tempo

Quindi si passa alla fase delle votazioni per la scelta del candidato con

stesso, l’inizio dell’ultima fase della campagna elettorale.61

l’appello in ordine alfabetico degli Stati, durante il quale ciascuna

Nella terza e ultima fase della campagna presidenziale, che inizia

delegazione dichiara il proprio appoggio ad un determinato candidato.

a settembre, i due maggiori candidati (ed eventualmente altri candidati

In entrambi i partiti attualmente la nomina si fa con il semplice voto di

di “terzi partiti”) si affrontano per la conquista del voto popolare nel

maggioranza di tutti i delegati. Se alla prima chiamata nessun

giorno vero e proprio dell’elezione che, come si è detto, è fissata per il

candidato riceve la maggioranza dei voti dei delegati, si procede alle

martedì che segue il primo lunedì di novembre. Dopo le Convenzioni

successive fintantoché non si raggiunge il risultato, anche se ormai

nazionali, infatti, i designati ufficiali dei partiti (nominee) affrontano

con l’introduzione delle primarie in oltre 40 Stati, cioè in quasi tutti

63

61

Ivi, pp. 193-195.

64


la vera e propria campagna elettorale. Nel 1992 la contrapposizione è

Costituzione. Secondo quel dettato, ciascuno Stato nomina un numero

stata tra il presidente repubblicano uscente George Bush e gli sfidanti

di grandi elettori pari alla somma dei propri senatori e rappresentanti

il democratico Bill Clinton e l’indipendente Ross Perot. Il Labor Day,

in Congresso. Attualmente il numero complessivo degli elettori

la festa del lavoro celebrata ai primi di settembre, segna dunque

presidenziali o voti elettorali è di 538, pari alla somma di 435, quanti

tradizionalmente l’inizio della fase finale della campagna, che si

sono i membri della Camera dei Rappresentanti, più 100, quanti sono i

conclude con il voto di novembre. I due mesi finali di campagna

senatori (due per ognuno dei 50 Stati), più 3 voti attribuiti al distretto

elettorale sono contrassegnati da una frenetica attività da parte degli

di Columbia, sede della capitale Washington (TAB. III).

organi di informazione, da spese elettorali astronomiche e da

Per essere eletto presidente è sufficiente a un candidato

incessanti spostamenti dei candidati attraverso l’intero continente.

raggiungere la maggioranza semplice di 270 voti elettorali. Ogni Stato

Durante questo periodo tutti gli sforzi sono indirizzati a conquistare la

vale un certo numero di voti elettorali, da un massimo di 55 voti della

maggioranza del voto popolare nel maggior numero possibile di Stati

California ad un minimo di 3 voti (corrispondenti a un rappresentante

con l’obiettivo di assicurarsi un numero di “voti elettorali” sufficiente

e due senatori in Congresso) per i piccoli Stati come Vermont e

a vincere le elezioni. Se poi vi sono candidati indipendenti che

Delaware. Il candidato che il giorno dell’elezione ha la maggioranza

vogliono concorrere indipendentemente da quelli democratico e

dei voti popolari in uno Stato conquista l’intero pacchetto dei voti

repubblicano, essi devono impegnarsi a raccogliere il prescritto

elettorali o elettori presidenziali, secondo il principio maggioritario

numero di firme di elettori per poter inserire sulla scheda elettorale

del winner-takes-all. Fanno eccezione il Nebraska (5 voti) e il Maine

presidenziale di ogni Stato il proprio nome.

(4 voti), che hanno emendato il loro sistema elettorale facendo sì che

Il nuovo presidente non viene formalmente eletto il giorno in cui

la nomina degli elettori presidenziali possa essere suddivisa

gli americani si recano alle urne in novembre ma successivamente, in

proporzionalmente tra due o più candidati in base ai risultati elettorali,

dicembre con una cerimonia più che altro simbolica, dai cosiddetti

distretto per distretto : cioè nel Maine e nel Nebraska si assegnano 2

“elettori presidenziali” o “grandi elettori”, che vengono a loro volta

grandi elettori a chi prende più voti nello Stato, mentre ognuno dei

prescelti, Stato per Stato durante le Convenzioni statali dei due partiti,

restanti va a chi vince nei singoli collegi elettorali.

sulla base di liste presentate dai partiti stessi. Il meccanismo del

Nel caso in cui nessun candidato raggiunga il quorum richiesto

“collegio elettorale” formato dagli elettori presidenziali deriva dal

dei 270 voti elettorali – una circostanza che diventa più probabile

compromesso costituzionale del 1787 tra i 13 Stati che allora

quando, oltre ai candidati dei due maggiori partiti, c’è un terzo

costituivano l’Unione e, sebbene sia profondamente mutato nel

concorrente con largo seguito concentrato in determinati Stati – il

funzionamento concreto, rimane tuttora quello previsto dalla

presidente viene scelto dalla Camera dei Rappresentanti e il vice-

65

66


presidente dal Senato. In questo caso alla Camera tutti i rappresentanti

Recentemente alcune elezioni si sono risolte con una minima

di uno Stato contano per un voto. Però la circostanza si è avverata alla

differenza di voti popolari ma con un grande scarto di voti elettorali:

Camera solo due volte in tempi lontani, nel 1800 e nel 1824, in

nel 1960, il democratico Kennedy batte il repubblicano Nixon per

a

occasione dell’elezione di Thomas Jefferson (alla 36 votazione) e di

poche centinaia di migliaia di voti popolari ma ottiene 303 voti

John Quincy Adams, mentre tale circostanza è accaduta al Senato una

elettorali contro 219; nel 1968, il democratico Humphrey è

sola volta nel 1836. Di recente si è dato il caso di un piccolissimo

sopravanzato da Nixon, repubblicano, per meno di cinquecentomila

scarto di voti elettorali tra i due candidati maggiori a causa della

voti popolari ma è battuto con 191 voti elettorali contro 301, con 46

presenza di un terzo candidato forte che ha rischiato di impedire

altri voti elettorali del terzo candidato Wallace; nel 1976, il

l’elezione del presidente e il suo rinvio al Congresso. Ciò è avvenuto

democratico Carter supera il repubblicano Ford di oltre un milione e

nel 1968 quando George Fallace conquistò 46 voti elettorali degli Stati

mezzo di voti popolari ma nel collegio elettorale ha un margine ridotto

del Sud.

di 297 a 240. Accade spesso che i presidenti vengano eletti pur senza

Il meccanismo del collegio elettorale in cui si riflette la struttura

avere conquistato la maggioranza dei voti popolari, circostanza usuale

federale degli Stati Uniti può anche portare ad una discrepanza tra il

quando sono in lizza più di due candidati. Si è verificata con Lincoln

risultato del voto popolare e quello nel collegio elettorale. È infatti

nel 1860, con Cleveland nel 1884 e nel 1892, con Wilson nel 1912 e

possibile che un candidato ottenga la maggioranza nel voto popolare

nel 1916, con Truman nel 1948, con Kennedy nel 1960, con Nixon nel

in tutto il paese senza tuttavia riuscire a conquistare un numero di Stati

1968, con Clinton nel 1992, e da ultimo con George W. Bush nel 2000

sufficiente a garantirgli la maggioranza dei voti nel collegio elettorale

(TAB. V).

(TAB. IV). Questo è accaduto tre volte: nel 1824 John Quincy Adams

Il sistema del collegio elettorale influisce non solo sull’esito del

ottenne 47 mila voti in meno di Andrew Jackson, ma fu eletto lo

voto popolare, ma anche sul modo in cui vengono condotte le

stesso dalla Camera, intervenuta perché nessuno dei due candidati

campagne per le elezioni presidenziali. Poiché gli Stati popolosi

aveva raggiunto la maggioranza dei voti elettorali; nel 1876

dispongono di un maggior numero di voti elettorali, è proprio su di

Rutherford Hayes vinse su Samuel Tilden per un solo voto elettorale,

essi che i candidati tendono a concentrare i loro sforzi. Basta pensare

nonostante Tilden avesse ottenuto 230 mila voti popolari in più; infine

che dal 1968 in poi nessun presidente è stato eletto senza aver

nel 1888 Benjamin Harrison fu il vincitore per 233 voti elettorali

conquistato la maggioranza dei suffragi popolari in almeno 5 dei

contro i 168 di Grover Cleveland, presidente uscente che aveva

seguenti maggiori Stati: California (55 voti elettorali), New York (31),

ottenuto 100 mila voti popolari in più.

Texas (34), Florida (27), Pennsylvania (21), Illinois (21), Ohio (21), Michigan (17) e New Jersey (15).

67

68


È nella stessa giornata in cui gli americani votano che si conosce

il presidente e il vicepresidente davanti al Congresso, alle alte autorità

quale candidato è divenuto presidente insieme al vicepresidente degli

del governo, al corpo diplomatico e ad altri importanti ospiti. Dopo di

Stati Uniti. In termini formali, però, è solo nel mese di dicembre che

che il nuovo capo dell’esecutivo pronuncia un discorso inaugurale a

gli elettori presidenziali, scelti in novembre, certificano i risultati Stato

cui segue una parata. Con l’inizio del mandato del nuovo capo del più

per Stato e inviano i documenti a Washington dove il Congresso

potente governo del mondo un processo elettorale si è concluso e si

proclama l’esito ufficiale. Il presidente eletto a novembre prende

apre il nuovo periodo di preparazione delle elezioni di quattro anni

possesso della sua carica il 20 gennaio successivo. La transizione

dopo.62

presidenziale, che va dall’election day di novembre al 20 gennaio successivo, non è però un periodo facile per il presidente uscente e per quello subentrante, nel caso in cui si tratti di persone diverse. Infatti la conduzione degli affari correnti interni e internazionali può essere all’origine di controversie tra colui che sostanzialmente non è più presidente ma deve ancora prendere le decisioni, e colui che ha avuto la nuova legittimazione ma non è ancora formalmente presidente e non ha alcun potere decisionale. Il periodo che separa l’elezione dall’insediamento serve al nuovo presidente per preparare lo staff, che dovrà sostituire quello del precedente presidente. Infatti nel sistema presidenziale americano il governo, chiamato Gabinetto, è nominato direttamente dal presidente, da esso dipende e ad esso risponde. Nel momento dell’entrata in carica del nuovo presidente vengono nominati non solo i capi dei dipartimenti (ministri) che formano il Gabinetto ma possono essere sostituiti anche tutti gli alti gradi dell’Amministrazione federale (Administration) che comprende circa 3000 cariche. A mezzogiorno del 20 gennaio successivo all’elezione presidenziale scade il mandato e l’eletto assume le funzioni di presidente. Con una cerimonia formale, il presidente della Corte Suprema degli Stati Uniti fa giurare

69

62

Ivi, pp. 196-203.

70


Tabella IA

Tabella II

Elettori registrati come democratici e repubblicani (%):

Partecipazione elettorale alle elezioni presidenziali 1952-2000

Elezioni presidenziali 1952 - 2000

Tabella III Il collegio elettorale delle elezioni presidenziali. In ogni Stato il numero degli elettori presidenziali

Tabella IB

Esempio: PA = Pennsylvania : 21 elettori presidenziali

Elettori registrati come indipendenti (%): Elezioni presidenziali 1952 - 2000

Totali elettori presidenziali: 538. Elettori necessari per le elezioni: 270

71

72


Tabella IV

Voto popolare e voto elettorale (elettori presidenziali): 1789-2004

73

Tabella V Maggiori terzi candidati alle elezioni presidenziali: 1948-2004

74


CAPITOLO 2

2.1 George Bush: presidente senza rivali? Il 1991 era iniziato negli Stati Uniti all’insegna del pessimismo non solo per l’imminente scoppio della guerra del Golfo ma anche per il cattivo andamento dell’economia che aveva portato il presidente Bush a parlare di recessione per la prima volta durante la sua presidenza. Scriveva Rocco Cotroneo del “Corriere della Sera”: “George Bush ha pronunciato per la prima volta la parola recessione a proposito dell’economia USA, ammettendo in un’intervista tv che la crisi economica è una realtà […] L’amministrazione aveva finora evitato di ammettere lo status di recessione per l’economia, nonostante le indicazioni degli analisti e la raffica di indicatori negativi. Il segretario al Tesoro Nicholas Brady si era spinto al massimo ad ammettere un ′significativo rallentamento′, il presidente della Fed Alan Greenspan preferiva l’espressione ′arretramento′. Ora Bush invece dichiara che ′alcuni settori e aree′ dell’economia nazionale ′sono chiaramente in recessione′. Nulla di drammatico, aggiunge però il presidente. ′Sarà una recessione lieve e ne usciremo in pochi mesi, forse già a primavera′ […] All’ammissione di Bush ha fatto eco subito il suo consigliere per l’economia Michael Boskin, addirittura convinto che ′il peggio è passato′ e che nel quarto trimestre del ’90 l’economia abbia già toccato il fondo […] Molti analisti privati ritengono invece che la svolta non arriverà prima dell’autunno, Saddam permettendo”.1 1

Rocco Cotroneo, Anche Bush ammette: recessione, “Corriere della Sera”, 3 gennaio 1991, p. 21.

76


Anche Arturo Zampaglione de “la Repubblica” metteva in risalto

pubblicate dal “Washington Post”, che per il momento la Casa Bianca,

la non rosea situazione in cui versava l’economia americana e

molto imbarazzata, si è rifiutata di confermare o smentire, gli Stati

scriveva: “Negli USA l’aria di recessione si fa sempre più pesante.

Uniti avranno nel prossimo esercizio finanziario il più grave deficit

Che si tratti di recessione, ormai lo riconosce anche George Bush che

pubblico della loro storia. Dick Darman, che, assieme ai suoi

ammette che l’economia statunitense va rallentando il passo. Finora il

collaboratori dell’ufficio del Bilancio, sta mettendo a punto la legge

presidente si era rifiutato persino di pronunciare la parola recessione.

finanziaria per il 1991, prevede un ′buco′ dei conti federali di ben 325

Ieri sera, invece, intervistato alla televisione dal giornalista inglese

miliardi di dollari. E questi 325 non comprendono né le spese militari

David Frost, ha ammesso che negli Stati Uniti c’è ′un rallentamento

per l’operazione ′scudo nel deserto′ né una serie di utili contabili

economico, se non una recessione′. ′E per alcune aree − ha aggiunto −

realizzati dalla previdenza sociale […] L’aspetto più grave del record

ci troviamo chiaramente in una recessione′. Bush ha voluto

del deficit è che arriva proprio all’indomani della stangata fiscale di

aggiungere una nota di ottimismo e un impegno di politica economica.

ottobre, la più dura della storia americana, e soprattutto proprio mentre

′Non vedo segni di una grave recessione − ha precisato − e ne

comincia la recessione […] A ottobre, dopo un lungo tira e molla,

usciremo tra pochi mesi′ […] Michael Boskin, consigliere economico

Congresso e Casa Bianca hanno varato un pacchetto fiscale,

di Bush, ha confermato anche lui che la recessione non è così grave

aumentando le tasse e riducendo il deficit tendenziale dei prossimi

[…] Non tutti, però, sono convinti della tesi di Bush e Boskin che

cinque anni di 493 miliardi di dollari. Però l’effetto di quella decisione

questa recessione, che giunge dopo gli otto anni del più lungo ciclo

è stato devastante: George Bush, che si era dovuto rimangiare la

espansivo della storia americana, sia destinata a essere breve e

promessa elettorale di non aumentare le tasse, ha perso punti preziosi

indolore. ′Questa non è la recessione tipica′, osserva Lee Hamilton,

nei sondaggi di popolarità. E nelle elezioni di novembre i cittadini

presidente del comitato bicamerale del Congresso sui temi economici.

hanno mostrato di non gradire un maggior fisco”.3 Pochi giorni dopo lo scoppio dell’operazione “Tempesta nel

A differenza di altre, infatti, coglie gli Stati Uniti pieni di debiti e in una fase di estrema fragilità del sistema finanziario”.2

Deserto” (16 gennaio) l’America, se da un lato era ottimista per l’esito

A preoccupare il presidente Bush, però, non era solo l’avvicinarsi

dei bombardamenti contro Saddam Hussein, dall’altro era preoccupata

dell’inizio delle ostilità belliche contro Saddam Hussein e la

da una situazione interna resa incerta e pesante dalla recessione e dal

recessione dell’economia ma anche l’altissimo deficit pubblico

deficit fiscale appesantito non poco dal costo della guerra. Scriveva

americano. Scriveva Arturo Zampaglione: “Secondo indiscrezioni

Arturo Zampaglione: “Adesso la recessione americana è ufficiale. Lo testimonia un dato: il prodotto interno lordo USA, nel quarto trimestre

2

Arturo Zampaglione, ′Recessione in arrivo′, “la Repubblica”, 3 gennaio 1991, p. 35.

77

3

Arturo Zampaglione, Esploderà nel’91 il deficit Usa, “la Repubblica”, 9 gennaio 1991, p. 5.

78


dello scorso anno, si è contratto del 2,1%. Il calo è il maggiore dal

guerra più costosa della storia […] Chi pagherà alla fine il conto di

1982 e rappresenta anche la prima diminuzione dal secondo trimestre

questa guerra, è un mistero sul quale tutti preferiscono ancora

del 1986 […] Michael Darby, sottosegretario per gli affari economici

sorvolare. In un America ormai ufficialmente in recessione, con il

del dipartimento al commercio, ha avvertito che la ripresa ci sarà solo

prodotto nazionale in calo del 2,1%, e profondamente indebitata,

se la guerra in Iraq verrà risolta ′velocemente′. L’incognita−Golfo

parlare di costi addizionali e soprattutto di ′tasse di guerra′ è un tabù

pesa come un macigno sulle prospettive dell’economia USA (e anche

politico, ma inevitabile. Se il prezzo finale sarà davvero 60 miliardi di

del resto del mondo) […] Per adesso tuttavia, sullo specifico risultato

dollari (pari a 100 giorni di guerra, dunque), come si sente dire oggi a

del Pil, il Golfo non ha ancora influito; ma di certo i combattimenti

Washington e se gli alleati ne rimborseranno 40, come hanno

andranno presto ad appesantire le previsioni sul deficit fiscale USA

promesso (18,5 il Kuwait, 7 i sauditi, 9 i giapponesi e 4,6 la

per quest’anno. Robert Reischauer, responsabile dell’ufficio bilancio

Germania) resteranno 20 miliardi di dollari da aggiungere ai 300

del Congresso, sostiene che gli States andranno incontro a ′due anni di

miliardi di dollari del deficit nazionale USA 1991 […] La Seconda

deficit record′ e che il buco 1991 potrebbe tranquillamente salire a 300

guerra mondiale strappò l’America alla Depressione e la proiettò

miliardi di dollari anche per colpa dell’operazione ′Tempesta nel

verso il periodo più prospero della sua storia. La Prima guerra

Deserto′. Dal punto di vista fiscale, lo sforzo bellico sostenuto dagli

d’Arabia è un’incognita: può essere il ricostituente che lancerà gli

USA costa dai 17 ai 35 miliardi di dollari. La guerra è cara. Secondo

USA verso un altro ′boom′ industriale o che la spingerà

calcoli del “Wall Street Journal”, i bombardamenti che la forza

definitivamente verso il viale del tramonto. Mentre il Giappone e la

multinazionale effettua quotidianamente su Bagdad costano 600

Germania stanno a guardare, l’America combatte nel Golfo per

milioni di dollari al giorno. Quando poi si passerà allo scontro

ritrovare se stessa”.5

terrestre i costi potrebbero lievitare fino a 2 miliardi di dollari al

Tra le varie preoccupazioni del momento dell’amministrazione

giorno. Tanti, troppi per essere sostenuti da un paese in recessione e

Bush non era di sicuro in primo piano il vistoso aumento del numero

da un grappolo di alleati le cui economie sono in forte

dei poveri in un’America che, sempre più dimenticata dal suo

rallentamento”.4

presidente, vedeva cambiare rapidamente il suo stato d’animo di fondo

Sull’elevato costo della guerra in atto nel Golfo scriveva Vittorio

e modificare i suoi comportamenti. Scriveva Stefano Cingolani: “Lo

Zucconi: “Il colossale tassametro della guerra continua a ticchettare

hanno definito un destro dal cuore tenero, ma Jack Kemp non è certo

inesorabile: ad almeno 600 milioni di dollari al giorno questa è la

facile alla commozione. Anzi è un duro, insomma, antesignano dei

4 Arturo Zampaglione, La recessione dilaga negli USA: il prodotto lordo frena del 2,1%, “la Repubblica”, 26 gennaio 1991, p. 47.

5 Vittorio Zucconi, Il conto salato della guerra di Bush: un giorno nel Golfo costa 600 milioni di dollari, “la Repubblica”, 27−28 gennaio 1991, p. 7.

79

80


tagli alle tasse e alle spese sociali, cioè della Reaganomics, nemico

presidente di una società di consulenza manageriale (Organizational

giurato del New Deal e delle politiche keynesiane. Adesso, però, come

Technologies), vive e lavora nel cuore di Manhattan, insomma sembra

segretario all’edilizia e all’urbanistica, deve occuparsi anche della

la persona che meno dovrebbe preoccuparsi per come sbarcare il

strategia contro la povertà, un fardello talmente pesante da indurlo a

lunario. Invece, racconta: ′Mangio meno e cammino di più. Se ho un

scrivere una lettera al presidente perché oggi, nel suo discorso sullo

appuntamento a 20-25 isolati di distanza non prendo l’autobus, ma

stato dell’Unione, offra ′audaci soluzioni′ a quella che sta diventando

vado a piedi e quel che risparmio lo metto da parte per andare a

una autentica priorità. Ma George Bush, assorbito com’è dalla guerra

teatro′. Come lei molti altri stanno trasformando il loro modo di

nel Golfo, quale attenzione potrà dedicare al ribollio di un’America

vivere. Il sindacato degli insegnanti di New York ha preso una

che si scopre improvvisamente più debole e vulnerabile? Il direttore

decisione radicale, che potrà diventare un esempio. Con un voto quasi

del bilancio Richard Darman ha rivelato ieri cifre allarmanti: il

unanime l’assemblea ha accolto la proposta del presidente, Sandra

disavanzo federale quest’anno arriverà a 318 miliardi di dollari senza

Feldman, di far slittare di cinque anni l’1,5% dell’aumento salariale

calcolare il costo della guerra. Dal primo agosto al 31 dicembre sono

del 5,5% appena ottenuto. Ciò procurerà un risparmio sul bilancio

stati spesi dai 40 ai 50 miliardi di dollari, ha ammesso il capo dello

della città pari a 40 milioni di dollari (su 90 che dovranno essere

staff della Casa Bianca, John Sununu. Però se il conflitto durerà tre

tagliati) grazie al quale sarà evitato il previsto licenziamento di 3500

mesi, ce ne vorranno almeno 60, la metà dei quali ci si attende siano

persone tra insegnanti, tecnici, personale scolastico. (Il bilancio della

finanziati dagli alleati […] Il deficit supera già le previsioni di ben 64

metropoli è un colabrodo; quello dello Stato sarà di 6 miliardi di

miliardi. È il prezzo della recessione che ha già provocato più spese

dollari, ha annunciato il governatore Cuomo). Dagli insegnanti viene

per l’assistenza e per salvare il sistema bancario (soprattutto le casse

un esempio di quella ′cultura della solidarietà′ che sta cominciando a

di risparmio) […] Per il prossimo anno Bush ha intenzione di

farsi strada tra le ceneri della ′cultura del successo′. Al recupero di

annunciare un disavanzo di 281 miliardi di dollari. Si tratta di

questi valori fa esplicito riferimento un sondaggio del “New York

risparmiare una quarantina. È probabile che ci siano nuovi tagli alle

Times” sulla povertà che racconta di una ′seconda America, separata

spese, anche se le voci più rilevanti, dalla difesa all’assistenza sociale,

dalla prima, una nazione nella nazione la cui condizione sociale evoca

sono difficilmente comprimibili. Lo spettro di nuove tasse, dunque,

quella del Terzo Mondo′. Basta andare in questi giorni di freddo

prende rapidamente corpo […]

intenso nella Grand Central Station per vedere la folla di senzatetto

Lo stato d’animo di fondo, così, cambia rapidamente e si

che cerca riparo e scoprire, nel cuore di Manhattan, un pezzo di

modificano i comportamenti. Dorothy Leeds è una di quelle donne in

Calcutta. Però non si tratta solo di loro. Si è strutturata, ormai, una

carriera che hanno trasformato il mercato del lavoro in America: è

vera e propria ′underclass′, un sottoproletariato che vive di assistenza

81

82


e di sotterfugi, di violenza e di droga. Le stime dei sociologi parlano

dell’America come la maggiore potenza democratica al mondo′. E

di oltre 31 milioni di americani, per lo più neri o ispanici, il cui reddito

l’operazione

6

è sotto la soglia di povertà stabilita in 12.675 dollari l’anno”.

di

rassicurazione

ha

coperto

anche

lo

stato

dell’economia, in recessione dopo nove anni ininterrotti di espansione

Nel tradizionale messaggio del capo della Casa Bianca sullo stato

ma − ha detto Bush, esponendo una strategia di crescita − con

dell’Unione, però, il presidente Bush poneva l’accento solo sui

prospettive di ripresa in tempi brevi. ′Vogliamo che chi ascolta il

problemi di politica estera, rassicurando gli americani sull’esito della

presidente − ha confidato un suo stretto collaboratore − ricavi dalle

guerra del Golfo, ma lasciava in ombra i temi di politica interna che,

parole ascoltate la convinzione che l’uomo sa quel che fa e ha il

invece, secondo i sondaggi, incominciavano a stare a cuore a quasi

dominio delle circostanze sia nel Golfo Persico sia sul versante

metà del paese. Scriveva Rodolfo Brancoli: “Al Campidoglio, la sede del Parlamento, Bush ha pronunciato questa notte il messaggio sullo

interno′. A prima vista, però, non sembra invidiabile la posizione di Bush,

stato dell’Unione davanti alle assemblee riunite […] La guerra

che esattamente due anni fa ha inaugurato il suo mandato promettendo

ovviamente ha dominato il messaggio presidenziale teletrasmesso in

pace, prosperità e riconciliazione interna, e si è presentato davanti al

diretta. Il discorso, pronunciato all’inizio di ogni anno, equivale in altri sistemi alle dichiarazioni programmatiche del governo, con un esame del quadro internazionale e interno e l’indicazione delle principali iniziative legislative da sviluppare nei mesi successivi. Ma non in questo caso, e non solo perché quella di Bush è una presidenza singolarmente povera di idee sul piano della politica interna, oltre che di mezzi per realizzarle. Ben altre cose preoccupavano una nazione che si trova contemporaneamente in guerra e con una economia in recessione. Bush, così, non curante dei problemi di natura interna che attanagliano il paese, ha usato l’appuntamento essenzialmente per riaffermare le ragioni e gli obiettivi del conflitto, ribadire la moralità della scelta fatta, la necessità dei sacrifici richiesti, la certezza che la vittoria è solo questione di tempo, e per articolare ′le aspirazioni

Congresso per riferire che le condizioni dell’′Unione′ sono esattamente l’opposto. Comunque la guerra ha fatto balzare al 79%, un livello stratosferico dopo due anni alla Casa Bianca, l’indice di approvazione per la condotta complessiva della presidenza, mentre è appena di poco inferiore la percentuale che approva la decisione di fare guerra all’Iraq secondo un sondaggio demoscopico pubblicato ieri. E l’′effetto bandiera′ ha la forza al momento di neutralizzare la disaffezione elevata per l’azione inadeguata sul piano interno (solo il 45% approva la gestione presidenziale dell’economia) e il pessimismo di quel 48% convinto che l’America sia avviata in una direzione sbagliata.

I

risultati

del

sondaggio

mostrano

quanto

Bush

personalmente abbia investito nell’esito ultimo della risposta all’aggressione irachena del Kuwait, e quanto elevata sia la posta politica in questa guerra che viene combattuta − non va dimenticato −

6

Stefano Cingolani, Le altre paure dell’America: deficit federale record, in aumento il numero dei poveri, “Corriere della Sera”, 29 gennaio 1991, p. 23.

83

84


a otto mesi dal via della campagna per le prossime elezioni 7

presidenziali”.

studenti, e solo in minima parte da un contenimento delle spese per la difesa. Bush ha anche proposto di trasferire ai singoli Stati una serie di

Sui temi di politica interna, e in particolare con un deficit da

programmi oggi gestiti dal governo federale […] C’è, poi, il costo

primato, Bush comunque non perdeva il suo proverbiale ottimismo e,

della guerra con conseguenze sull’intera economia che potranno

nel bilancio presentato al Congresso ai primi di febbraio per l’anno

essere disastrose, come ha avvertito Greenspan, se il conflitto

fiscale 1992, proponeva i maggiori tagli per le spese sanitarie e per le

perdurerà”.8

spese sociali in genere. Insomma andava a colpire le classi sociali più

Nel frattempo scoppiavano anche furenti polemiche interne

deboli. Scriveva Stefano Cingolani: “Un deficit record nella storia

all’America sul ruolo dei neri nella guerra del Golfo e, così, se la

americana, pari a 318 miliardi di dollari quest’anno (senza calcolare il

politica del presidente Bush in Iraq era sostenuta, in base ai sondaggi,

costo della guerra). E ciò significa che il governo si dovrà indebitare

dall’81% dei bianchi, neanche il 50% dei neri la appoggiava. Scriveva

per circa un miliardo di dollari al giorno. Un taglio consistente per

Gianni Riotta: “Ora le polemiche investono il ruolo dei neri

l’anno fiscale 1992 che comincia dal primo ottobre, in modo da

nell’esercito. Appena l’11% della popolazione totale, gli afro-

portare il disavanzo a 280,9 miliardi (comunque nettamente al di sopra

americani sono il 20% dei militari. Nel Golfo oltre un soldato su tre è

di tutte le precedenti previsioni e di quello che finora era stato l’ultimo

nero, uno su quattro nella marina, il 20% dei marines e il 15%

record raggiunto, cioè i 221 miliardi toccati nel 1986). Questo è il

dell’aviazione (Il 20% dei morti in Vietnam, negli anni caldi della

bilancio presentato ieri mattina da George Bush al Congresso […]

guerra, falcia africani americani). ′Siamo carne da cannone per le

Nonostante tutto, il presidente USA non ha perduto il suo famoso

compagnie petrolifere′ dice il reverendo nero Jesse Jackson, leader

ottimismo e ha sottolineato che ′la più lunga espansione del

della comunità. La battuta piace pochissimo al generale Powell, il

dopoguerra è solo momentaneamente interrotta′, presto gli Stati Uniti

primo nero ad essere nominato capo di stato maggiore, figlio di

riprenderanno la via di un nuovo sviluppo […] Ma, per consentirlo,

emigrati dalla Giamaica, cresciuto nella povertà del Bronx: ′Il Paese

Bush propone i maggiori tagli sulla salute, un tema caro alla maggior

ha voluto l’esercito volontario. Sono fiero che tanti africani-americani

parte degli americani. La riduzione dei programmi per l’assistenza

decidano di arruolarsi…il problema non è nelle opportunità che offre

medica dovrebbe far risparmiare 23 miliardi di dollari in 5 anni che si

l’esercito, è nelle opportunità che non offre il resto della società′ (Per i

aggiungono ai 32 miliardi concordati 3 mesi fa con il Congresso. E

giovani neri, sotto i 30 anni, la tuta mimetica può essere spesso la

l’opposizione democratica già minaccia fuoco e fiamme. Altri 23

soluzione migliore: la morte violenta, per spari, droghe, incidenti,

miliardi verranno da riduzioni nei sussidi agli agricoltori e agli 8 7

Rodolfo Brancoli, Bush rassicura l’America sulla guerra, “Corriere della Sera”, 30 gennaio 1991, p. 2.

85

Stefano Cingolani, Deficit USA da primato: Polemiche sui tagli alle spese sanitarie, “Corriere della Sera”, 5 febbraio 1991, p. 20.

86


colpisce un adolescente nero su tre, la metà sono in galera, più di

al presidente Bush non solo venivano momentaneamente messe da

quelli che arrivano all’università). Non basta l’orgoglio di vedere il

parte ma addirittura da più parti si pensava che la ormai quasi certa

nero Powell in cima alla piramide militare (si parla di lui come del

vittoria su Saddam gli avrebbe garantito un secondo mandato alla

possibile primo presidente nero) a riempire i neri d’entusiasmo per la

Casa Bianca. Scriveva Franco Venturini del “Corriere della Sera”:

guerra. Se l’81% dei bianchi sostiene nei sondaggi la politica del

“Un vincitore c’è già in questa guerra divenuta totale. Si chiama

presidente Bush solo il 46% dei neri crede nella guerra nel Golfo e il

George Bush e il suo successo si misura sulla resa inevitabile di un

43% si oppone apertamente.

Saddam Hussein che non potrà più salvare la faccia e puntare alla

Maxine Waters, carismatica deputata eletta nel ghetto di Los

guida del mondo arabo”.10

Angeles, Watts, spiega: ′I miei cittadini sono sconvolti. Per mesi il

Rodolfo Brancoli era dello stesso avviso del collega Franco

presidente Bush ha ripetuto che non c’era un centesimo per le spese

Venturini. Scriveva: “L’opinione pubblica è tutta con Bush e sono

sociali, che la nazione era sull’orlo della bancarotta e adesso spariamo

scomparsi i dubbi sulla necessità del conflitto. Si pensa che il successo

missili Patriot da un milione di dollari l’uno come se fossero

della spedizione del Golfo garantirà la rielezione del presidente […]

mortaretti′. E un ascoltatore della radio “Wlbi”, stazione della

La stragrande maggioranza del popolo americano in un sondaggio

comunità nera, accusa: ′Siamo in guerra per liberare il Kuwait, un

condotto venerdì afferma che la guerra deve finire solo quando

mucchio di lazzaroni che non lavoravano e sfruttavano immigrati

l’odiato tiranno, personificazione del male in terra come Bush ha

dall’Asia e dall’Africa. Ma non mi ricordo di avere sentito parlare di

predicato evidentemente con grande efficacia persuasiva, non sarà

guerra quando i bianchi del Sud Africa uccidevano e torturavano i

stato deposto […] E se i suoi comandanti, come sembra, sono in grado

neri′ […] Anche Coretta Scott King, vedova del leader nero Martin

di assicurargli una vittoria rapida e decisiva, allora quell’80% di

Luther King, ha personalmente criticato l’impegno americano nel

approvazione − il più elevato nella storia dei sondaggi USA − lo

Golfo […] Se la guerra sarà breve e senza perdite eccessive tra gli

proietterà l’anno prossimo alla conquista del secondo mandato senza

americani, la polemica si smorzerà. Se ci saranno cataste di morti,

vera opposizione”.11 Anche Gianni Riotta la pensava come i suoi colleghi del

bianchi e neri d’America si allontaneranno ancora”.9 Ad ogni modo, il 24 febbraio era iniziato l’attacco di terra, il più

“Corriere della Sera” e scriveva: “La guerra voluta dal presidente

grande attacco dalla Seconda guerra mondiale, sferrato dalla forza

Bush per ora è un successo: il paese lo segue, l’81% dice sì alla guerra

multinazionale , guidata dal generale americano Schwarzkopf, contro

(più di quanti fossero d’accordo con la guerra contro Hitler!) e due

Saddam Hussein per liberare il Kuwait. E le critiche fino allora rivolte 9

Gianni Riotta, I neri d’America, in divisa e contro la guerra, “Corriere della Sera”, 11 febbraio 1991, p. 3.

87

10

Franco Venturini, Battaglia nella fortezza Kuwait, “Corriere della Sera”, 25 febbraio 1991, p. 1.

11

Rodolfo Brancoli, Una spallata al trono di Saddam Hussein, “Corriere della Sera”, 25 febbraio 1991, p. 3.

88


americani su tre dicono che la sola vittoria è cacciare Saddam dal

cominciata, i democratici faranno fatica persino a trovare un candidato

potere. Nel pomeriggio di domenica, mentre i bollettini di guerra si

[…] L’inconscio collettivo USA è cambiato e l’opinione pubblica

precisano, Bush prende atto di aver portato il paese con sé. Lo ha

′terrà′ fino alla fine della guerra. L’angoscia che serpeggia è semmai

schierato contro Saddam, poi per le sanzioni ONU ha recuperato la

per il dopoguerra, il giorno dopo la parata della vittoria quando gli

diffidenza d’autunno, seguita al raddoppio delle forze USA nel Golfo,

americani torneranno a cimentarsi, senza più ′diversivi′ di politica

ha ottenuto il consenso alla guerra ′per liberare il Kuwait′, adesso la

estera, nei gravi problemi interni dell’America”.13

gente lo segue persino nel vero obiettivo di guerra, la sconfitta politica

Ennio Caretto de “la Repubblica”, invece, sottolineava l’ansia

e militare di Saddam Hussein […] George Walker Herbert Bush, che

presente negli Stati Uniti di seppellire per sempre la sindrome

il settimanale “Newsweek” definì ′un mollaccione′ e l’editorialista

vietnamita con la vittoria sull’Iraq di Saddam e la fiducia riposta dagli

conservatore George Will ′un cagnolino da salotto′, aspetta alla Casa

americani nel loro presidente che, infatti, aveva un indice di

Bianca le notizie del trionfo. La guerra contro Saddam è all’ultimo

gradimento

atto, la costruzione del ′nuovo ordine mondiale′ comincia, George

combattimenti. Scriveva Caretto: “E’ un clima schizofrenico,

Bush passa chiuso alla Casa Bianca la domenica che potrebbe fare del

′ambivalente′ lo definisce il “New York Times”, questo dell’America

′cagnolino mollaccione′ un eroe popolare, due volte presidente degli

ansiosa di seppellire per sempre il ricordo del Vietnam, fiduciosa nel

USA”.12

suo presidente − l’ultimo sondaggio d’opinione gli attribuisce l’84%

altissimo

proprio

grazie

all’esito

positivo

dei

Lo stesso Gianni Riotta, però, in un altro articolo sottolineava

dei consensi − persuasa dai trionfi delle prime 48 ore sul campo che

che per le presidenziali del ’92, se da una parte era vero che la vittoria

Saddam sia una tigre di carta, il pallone gonfiato di Bagdad come lo

nel Golfo avrebbe ′intimidito′ i democratici ancor di più dall’altra

ha chiamato il ministro della Difesa inglese Hurd. Gli Stati Uniti

lasciava intravedere che i veri problemi per Bush ci sarebbero stati

scorgono nella guerra l’occasione di sbarazzarsi della sindrome

una volta finita l’euforia nazionale per l’ormai inevitabile vittoria,

vietnamita della frattura interna e della incapacità di vincere un

quando cioè l’attenzione degli americani sarebbe tornata sui problemi

conflitto,

interni agli Stati Uniti. Scriveva Riotta: “Nel deserto arabo Bush sta

affermando

così

la

sua

attuale

condizione

di

14

superpotenza”.

conducendo il paese in una terapia psicoanalitica per liberarsi della

Nel frattempo, il 27 febbraio, gli alleati erano entrati a Kuwait

sindrome Vietnam. E, per chi non lo ricordasse, è già campagna

City, avevano vinto chiaramente nella battaglia a sud di Bassora, era

elettorale per la Casa Bianca ’92. Se la guerra finisce come è 13

Gianni Riotta, L’America è sul lettino del dottor Bush, “Corriere della Sera”, 26 febbraio 1991, p. 7.

14 12

Gianni Riotta, Bush, una tranquilla domenica di guerra, “Corriere della Sera”, 25 febbraio 1991, p. 5.

89

Ennio Caretto, L’America vuole la ′testa′ di Saddam: La gente sogna la vittoria totale, “la Repubblica”, 26 febbraio 1991, p. 9.

90


seguito l’annuncio Iraq di tutte le risoluzioni dell’Onu e il presidente

giorni di conflitto, cento ore di campagna terrestre, 79 morti tra le

Bush aveva annunciato la sospensione dei combattimenti per le ore

truppe americane e 47 tra gli alleati su 700 mila schierati, ha umiliato

6,00 del giorno dopo. Era la pace e così, dopo sei settimane di guerra,

un nemico forte di un milione di soldati e 4 mila carri armati grazie ad

per la precisione 42 giorni di conflitto, terminava la “Tempesta del

un suo piano di battaglia che diventerà un classico della guerra

Deserto”, tacevano le armi nel Golfo devastato. Vittorio Zucconi de

moderna per le Accademie Militari […] L’onore è oggi dunque tutto

“la Repubblica” sosteneva che Norman Schwarzkopf, il comandante

suo. Se la guerra delle cento ore sia stata giusta, morale, politicamente

del corpo di spedizione, era ormai il nuovo eroe americano perché con

saggia o sbagliata, è questione che non lo riguarda. La ′sua′ guerra

la sua vittoria aveva cancellato per sempre l’onta del Vietnam e si

doveva essere solo rapida, efficiente, poco sanguinosa. Lo è stata.

domandava se sarebbe divenuto presidente come Washington ed

L’′Orso del deserto′ può farsi la doccia sereno, lavando via il sudore

Eisenhower. Scriveva Zucconi: “Ora in Iraq circola una battuta, una

della tensione e il ricordo del Vietnam”.15

battuta che riassume il ′culto′ dello stratega formidabile con la faccia

Oltre a Norman Schwarzkopf, anche il presidente George Bush e

innocente da salumiere entrato da ieri nella leggenda americana.

il capo di stato maggiore Colin Powell erano gli eroi della guerra del

Domanda: che farà adesso Norman Schwarzkopf? Risposta: farà

Golfo. Se ′Superbush′, all’apice della propria popolarità, superiore

quello che vuole. Potrà fare il senatore, il capo di stato maggiore alla

secondo un sondaggio d’opinione anche a quella di Truman alla fine

Difesa dopo Colin Powell, il generale di colore avviato a un seggio

del secondo conflitto mondiale, era considerato imbattibile alle

senatoriale se non addirittura alla vicepresidenza. Potrà fare il

elezioni del ’92, il generale nero Powell, che aveva un passato di

veterano milionario grazie agli editori delle sue memorie, il presidente

manager e statista, non era da meno del suo presidente. Anche Powell

di una grande azienda o della stessa nazione americana, sulle tracce di

era in quel momento un mito e, infatti, era stato soprannominato

altri tre generali vittoriosi passati dal campo di battaglia alla Casa

′Eisenhower nero′, cosicché da più parti veniva considerato meritevole

Bianca, George Washington, Ulysses Grant e Dwight Eisenhower. Ha

della Casa Bianca, se non già nel ’92 come presidente, almeno però

dieci anni meno di George Bush, può aspettare. E nel frattempo,

come vice di Bush al posto di Dan Quayle. Scriveva Ennio Caretto de

l’′orso d’Arabia′ che ha sconfitto il ′leone di Bagdad′ può raccontare

“la Repubblica”: “George Bush riscuote l’approvazione del 91% dei

che andrà in pensione ad aprile, che giocherà a golf in Florida con la

suoi concittadini, dopo la cessazione delle ostilità nel Golfo: è quanto

camicia hawaiana, dopo aver guidato 530 mila uomini nella più

indica un sondaggio condotto dal quotidiano “Usa Today” dal quale si

complessa operazione militare dallo sbarco in Normandia ad oggi. In

ricava che Bush è ora più popolare di quanto non lo fosse il presidente

America, anche questo è possibile […] Il nuovo eroe è ′Norman il

Harry Truman nel giugno del ’45, dopo la resa della Germania (il suo

corpulento′, detto anche ′storming′, l’assalitore, che, dopo soli 42

91

15

Vittorio Zucconi, La vittoria dell’Orso d’Arabia, “la Repubblica”, 1 marzo 1991, p. 3.

92


indice di ′gradimento′ fu allora dell’87%). Secondo il sondaggio, se

Washington, di Jackson e di Grant. Di colpo, Powell è assurto a

Bush si ricandidasse ora il 72% degli interpellati lo voterebbero, a

taumaturgo nazionale, a simbolo dell’′American Dream′, il Sogno

prescindere da chi siano i suoi avversari, mentre il 12% voterebbe il

Americano per le minoranze, a garanzia che sull’impero non tramonta

suo antagonista. Un altro sondaggio, condotto dalla “Nbc” e dal “Wall

il sole. Lo conferma un sondaggio d’opinione della televisione “Nbc”

Street Journal”, indica che l’85% degli americani approva quanto fatto

e del “Wall Street Journal”: più dei due terzi degli elettori vorrebbero

da Bush, mentre l’11% lo disapprova; da un terzo sondaggio, della

che tra un anno e mezzo George Bush si presentasse alle urne con lui

“Abc”, si ricava che 7,5 americani su 10 auspicano che Saddam

anziché con Quayle. Il capo di stato maggiore è il personaggio più

Hussein sia destituito e processato come criminale di guerra; una

popolare dopo il presidente alla pari col ministro della Difesa Cheney.

buona fetta di opinione pubblica (il 23%) amerebbe anche che il rais

Paradossalmente, le ambizioni politiche di Colin Powell, sinora

fosse eliminato fisicamente […]

gelosamente nascoste, potrebbero scontrarsi con quelle del suo

Powell, il più giovane capo di stato maggiore − il primo nero −

migliore amico, il comandante delle forze alleate nel Golfo Persico

della bisecolare storia della superpotenza, ha dichiarato: ′A Kuwait

Norman ′Orso′ Schwarzkopf. Se Powell è stato la mente

City abbiamo esorcizzato il diavolo di Saigon′. Anche Bush ieri alla

dell’operazione ′Tempesta del Deserto′, Schwarzkopf ne è stato il

Casa Bianca ha proclamato: ′Per Dio, la sindrome vietnamita

braccio. Ieri alla Casa Bianca i giornalisti hanno chiesto a Bush che

l’abbiamo presa a calci. Questo è il giorno dell’orgoglio Usa′. Per

cosa penserebbe della candidatura dei due generali: ′Hanno stature tali

Powell, ferito e pluridecorato nel Vietnam, la vittoria sull’Iraq segna il

da arrivare dovunque vogliano′ ha risposto sorridente il presidente. ′Il

culmine di una carriera eccezionale e insieme una svolta determinante

paese ha contratto nei loro confronti un debito incalcolabile′. Ma dei

nella psiche americana. E le due cose, affermano i media incantati dal

due uomini, l’′orso′ è totalmente privo di esperienza politica, invece

carisma e dal savoir faire del generale, potrebbero portarlo presto alla

Powell gravita intorno alla Casa Bianca dal ’70”.16

Casa Bianca: o nel 1992 come vicepresidente al fianco di Bush o nel

Gianni Riotta del “Corriere della Sera”, però, evidenziava che, se

1996 come presidente. L’Operazione ′Tempesta del Deserto′,

da una parte era vero che tutta l’America appoggiava il suo presidente

un’operazione smisurata ma fulminea, al grande manager e statista

e lo ringraziava per averla liberata dalla sindrome del Vietnam

oltre che stratega e soldato ha meritato infatti il soprannome di

dall’altra scorgeva troppi punti deboli nelle scelte di politica interna ed

′Eisenhower nero′. E al tempo stesso ha riconciliato l’anima Usa, per

economica di Washington. Comunque, Riotta era sicuro che il gap tra

25 anni molto sospettosa del potere militare, all’idea di un generale

repubblicani e democratici fosse ancora troppo ampio per impensierire

presidente, nella tradizione di Eisenhower appunto, e prima di lui di

93

16

Ennio Caretto, Bush: più popolare di Truman nel’45. Powell è già mito: “si merita la Casa Bianca”, “la Repubblica”, 2 marzo 1991, p. 5.

94


seriamente Bush, uno dei presidenti più popolari della storia

d’accordo con la sua politica economica?′ solo una minoranza del

statunitense secondo i sondaggi del momento, in vista delle elezioni

19% risponde di sì, mentre una imponente maggioranza dell’81%

presidenziali del ’92. Scriveva Riotta: “George Bush, che si è

ritiene che ′Non stia facendo abbastanza progressi nel ridurre il deficit

presentato ieri sera alle Camere per il discorso celebrativo della

nel bilancio′. La stessa percentuale vede il paese stagnare nella lotta

vittoria nel Golfo, è un uomo straordinariamente popolare, con un

alla povertà, e percentuali alte si ritengono insoddisfatte della politica

capitale politico, personale e internazionale assai cospicuo, pressoché

presidenziale contro criminalità (79%), droga (75%), per assistenza

imbattibile nelle elezioni presidenziali del 1992, ma al tempo stesso

sanitaria (73%), scuola (70%), ambiente (61%). Il paese è soddisfatto

un leader atteso, dopo i trionfi in politica estera, a prove analoghe in

del leader internazionale, scettico del leader casalingo. Beninteso, il

politica interna e in economia […] Bush vuole immediatamente

divario non dovrebbe bastare ai democratici per mettere in difficoltà

connettere i suoi punti deboli, economia e programmi sociali, al

Bush e il presidente vuole usare l’aura del Comandante in capo

successo internazionale, così da rendere più accettabile la ′dottrina

vittorioso per fare avanzare anche la sua agenda di politica interna.

repubblicana′ a quel centro democratico che in occasione delle

Contro il crimine, per esempio ha detto: ′E’ pazzesco che la nostra

presidenziali diserta ma altrimenti è leale all’opposizione. Al tempo

Guardia Nazionale abbia corso meno rischi nel Golfo Persico di quanti

stesso diventa ostico per i democratici avversare i programmi

non ne corra pattugliando certi rioni americani. È sbagliato, non va

domestici di un presidente che, il giorno dopo la resa dell’Iraq, ha

bene, deve cambiare′, l’identica cadenza di imperativi che ha

toccato la cifra inebriante del 91% dei consensi […] Secondo un

segnalato l’ira di Bush, ad agosto, contro Saddam. Il commentatore

sondaggio del “Washington Post” e della rete tv “Abc”, il 90% degli

conservatore William Buckley nota: ′Non riesco a spiegarmi come un

americani appoggia il presidente. Il vecchio presidente Truman, che

Paese che è riuscito a organizzare «Tempesta del Deserto» non riesca

pure sconfisse le potenze dell’Asse e non i macilenti fantaccini di

a mettere sotto controllo Central Park di notte′. George Bush sembra

Saddam, dovette accontentarsi nel 1945 dell’87%. Un confronto che

davvero convinto che ′una volta presa a calci la sindrome del

spiega come oggi Bush si stia lasciando, in popolarità, alle spalle Kennedy, Johnson e Reagan e aspiri a scalzare Franklin Delano Roosevelt dallo scranno di ′presidente più popolare del secolo′. Per riuscirci però deve ancora dare un’occhiata a quel sondaggio che lo

Vietnam′, avere, cioè, liberato il paese dai fantasmi e dai sensi di colpa di quel lacerante conflitto, l’America torni all’antico sentimento del ′can do′, l’ansia ottimistica del mettersi al lavoro positivamente per aggiustare ogni guaio”.17

incorona leader gradito a nove americani su dieci. Alla domanda: ′Siete d’accordo con la politica estera di Bush?′ l’85% degli americani risponde ′sì′, ma di fronte alla richiesta: ′Siete

95

17

Gianni Riotta, L’abbraccio americano a super-Bush, “Corriere della Sera”, 7 marzo 1991, p. 4.

96


Come Gianni Riotta, anche Arturo Zampaglione de “la

tasca. Non è soltanto il 90% dei consensi di cui attualmente è

Repubblica” era convinto che il Partito democratico non avesse quasi

gratificato, una cifra senza precedenti che, tuttavia, si ridimensionerà

alcuna chance contro il presidente in carica alle presidenziali del ’92.

certamente nei prossimi mesi, quando il presidente dovrà vincere più

Scriveva Zampaglione: “Negli Stati Uniti, intanto, sembrano

complicate guerre domestiche. È il fatto che Bush è riuscito a toccare

definitivamente sparite le ambizioni presidenziali dei democratici. Ha

corde delicate nel cuore degli americani, proclamando, per primo,

osservato David Warsh, un ′columnist′ del “Boston Globe”, che il

quello che neppure Ronald Reagan aveva avuto il coraggio di dire:

partito di Mario Cuomo, di Michael Dukakis o di Ted Kennedy non

che la sindrome del Vietnam è sconfitta per sempre e, più ancora, che

appare in migliori condizioni del partito Baath di Saddam Hussein.

l’America si è finalmente scrollata di dosso vecchi fantasmi,

Insomma, neanche le prossime elezioni turberanno la calma politica e

complessi di impotenza, dubbi paralizzanti.

il ′regno′ di Bush e dei repubblicani”.18

C’è di più. Nessun democratico importante ha il coraggio di

Anche Paolo Passarini de “La Stampa” osservava che, dopo la

scendere in campo per bruciarsi contro un avversario così. E questo

vittoria sull’Iraq, il presidente Bush sembrava già avere in tasca il

rende la sua vittoria ancora più scontata. Non scenderà certamente in

secondo mandato e ai democratici rimanevano poche speranze alle

campo, una volta di più, Mario Cuomo, che i suoi fantasmi li sente

presidenziali del ’92. Ma, comunque, secondo Passarini, non tutto era

ancora muovere in soffitta, i guai del suo governatorato e, come lui

ancora perduto per il Partito democratico che, paradossalmente,

stesso ammette amaramente, quella pecetta di ′italiano′, che porta sei

avrebbe potuto sperare nella candidatura del comandante e uomo più

americani su dieci ad associarlo a un’altra brutta parola: ′mafia′.

amato dagli americani in quel momento, Norman Schwarzkopf, che

Difficilmente scenderà in campo il più fresco Richard Gephardt, che,

alla domanda: “Entrerebbe in campo nelle fila del Partito democratico

essendo giovane e ambizioso, si tiene da parte per l’occasione buona.

per le presidenziali del prossimo anno?” aveva risposto: “Mai dire

Ma anche i Sam Nunn o gli Albert Gore non se la sentono di patire

mai”. Scriveva Passarini: “Qualcuno, tra i democratici, comincia

un’umiliazione che potrebbe accettare soltanto, forse, un candidato di

davvero a pensare che sarebbe un’idea coi fiocchi: perché non

bandiera vecchio e al termine della carriera come Lloyd Bentsen. La

contrapporre, nelle elezioni presidenziali del ’92, a chi la guerra del

scelta è brutale: o passare la mano oppure puntare su uno che può

Golfo l’ha diretta dietro un tavolino della capitale l’uomo che, invece,

vincere, proprio lui, ′the Bear′, ′Storming Norman′, amato alla follia

l’ha vinta sul campo, cioè Norman Schwarzkopf? Niente da perdere e

dal 93% degli americani, l’uomo che i bambini sognano prima di

tutto da guadagnare. Tutti sanno che, a questo punto, George Bush, a

dormire, il vincitore dei vincitori […] Tra l’altro, Bush sta già tirando

meno di spaventosi e improbabili capitomboli, ha già la rielezione in

la volata a Norman. Non c’è discorso in cui non lo porti a esempio

18

Arturo Zampaglione, New York brinda alla ripresa, “la Repubblica”, 8 marzo 1991, p. 3.

97

[…] Schwarzkopf come Dwight Eisenhower, ma anche come Ulysses

98


Grant, come George Washington. Soldati con due glorie: militare

degli americani, costringendoli a frenare gli entusiasmi per il Golfo e a

prima, politica poi. Interpellato, Schwarzkopf ha risposto: ′Mai dire

riflettere sull’′altra′ sporca guerra.

19

mai′”.

Ricorda Louis Sullivan, ministro (nero) della Sanità: ′Ogni cento

Nel frattempo, però, come un fulmine a ciel sereno, a ricordare

ore, i giovani che trovano la morte nelle nostre strade sono il triplo di

agli americani che Bush, dopo aver vinto nel Golfo, in quel momento

quanti sono stati uccisi nelle cento ore della battaglia terrestre contro

doveva vincere anche i ′mali′ interni all’America ci aveva pensato lo

Saddam Hussein′. Le statistiche americane sulla criminalità sembrano

scandalo di Los Angeles che aveva sconvolto l’America il 3 marzo: un

un bollettino della sconfitta. Nel 1990, 23.200 americani soni stati

sergente e tre poliziotti con manganelli e scariche elettriche avevano

assassinati: un record assoluto nei 214 anni di storia degli Stati Uniti.

ridotto in fin di vita un nero e un dilettante aveva ripreso la scena con

Alcune città, 19 per la precisione, hanno battuto il loro record: Boston

il videotape e, così, tutte le televisioni americane avevano mandato in

con 150 omicidi, New York con più di 2 mila. E non è finita: nel

onda il filmato in bianco e nero. Scriveva Arturo Zampaglione de “la

1990, tra furti, violenze carnali, omicidi, le statistiche ufficiali hanno

Repubblica”: “Sette minuti di videotape stanno rovinando la festa

registrato 6 milioni di ′incidenti′. Cadono più teen-ager, bianchi e neri,

americana per la vittoria nel Golfo. Per sette minuti, la telecamera di

sotto il piombo di gang, maniaci e spacciatori di quanti muoiano per

un dilettante ha ripreso il pestaggio di un giovane nero, Rodney King,

tutte le cause naturali messe insieme. Ci sono più probabilità, per un

da parte dei ′boys′ in uniforme di Daryl Gates, capo della polizia di

cittadino medio, di essere vittima dei criminali che non di perdere la

Los Angeles. Ritrasmesse da tutte le televisioni, quelle immagini in

vita in uno scontro d’auto sulla highway. Negli ultimi trent’anni la

bianco e nero sono diventate il simbolo di una guerra ancora in corso.

criminalità è cresciuta dodici volte più rapidamente dell’incremento

Della guerra che gli Stati Uniti combattono contro se stessi e che

della popolazione. Ma la maggior parte delle tragedie non sono

George Bush rischia di perdere, a dispetto dei suoi generali e delle

nemmeno prese in considerazione a poca distanza oltre il luogo dove

tempeste nel deserto […] Il clima di violenza poliziesca che regna a

esse avvengono. Ancora: durante la guerra aerea nel Golfo, 24

Los Angeles ha già portato in carcere un sergente e tre poliziotti che la

americani sono stati uccisi nei combattimenti; nello stesso periodo, a

sera del tre marzo, con i manganelli d’ordinanza e con scariche

Dallas, nel Texas, sono state ammazzate 52 persone. Addirittura un

elettriche, hanno ridotto in fin di vita il venticinquenne Rodney King

soldato reduce dal Golfo ha superato tutte le difficoltà della guerra, ma

[…] Il caso di King, grazie a quel videotape, ha svegliato la coscienza

è stato ucciso sulla soglia di casa dai rapinatori che volevano il suo portafoglio. Le prigioni americane hanno un milione e cento mila ′ospiti′, portando il ′tasso di detenzione′ a 426 reclusi ogni 100 mila

19

Paolo Passarini, “Schwarzkopf for president” per poter battere Bush, “La Stampa”, 19 marzo 1991, p. 1.

abitanti, la cifra più alta del mondo, maggiore di quella del Sud Africa

99

100


o dell’Unione Sovietica. ′Ci vorrebbe un Norman Schwarzkopf anche

fermarsi. È quanto ha sostenuto Norman Schwarzkopf ieri sera nel

qui per ripulire strade e ghetti dall’esercito di trafficanti di droga′,

corso di un’intervista televisiva. La rivelazione del comandante in

suggerisce Jim Moore, un cittadino di Los Angeles, intervistato in uno

capo del ′Desert Storm′ ha provocato un’immensa reazione da parte

dei mille special televisivi sul rinato incubo […] Non ci si può illudere

dell’amministrazione. Il segretario per la Difesa, Dick Cheney,

che, se l’operazione ′Desert Storm′ è costata 50 miliardi di dollari per

superiore diretto di Schwarzkopf, ha polemicamente dichiarato: ′Il

sei settimane, la battaglia contro la criminalità possa essere vinta con i

presidente ed io parlammo personalmente con il generale per

61 miliardi di dollari spesi annualmente negli Stati Uniti su questo

congratularci dell’eccezionale successo della campagna. Lui non ha

′fronte′ interno”.20

sollevato obiezioni rispetto a una cessazione delle ostilità′. L’enorme

Ma anche nell’ambito più congeniale a Bush, cioè quello della

popolarità di Schwarzkopf, unita al suo protagonismo e al suo

politica estera, una “bomba”, lanciata dal comandante Norman

malcelato desiderio di buttarsi in politica, sta creando qualche

Schwarzkopf, era esplosa nelle mani del presidente statunitense. Con

nervosismo all’interno del gruppo che ha gestito la guerra del Golfo.

un’intervista choc, l’′Orso′ aveva affermato che se non fosse stato per

′Storming Norman′ ha raccontato a David Frost della “Pbs” che, dopo

colpa di Bush, deciso ad interrompere la guerra del Golfo, lui avrebbe

la liberazione del Kuwait, gli alleati stavano colpendo duro gli

eliminato una volta per tutte la forza militare di Saddam Hussein e

iracheni in fuga e quella, ha detto, ′stava diventando proprio come la

quindi lo stesso dittatore iracheno. Così, a un mese esatto dalla fine

battaglia di Canne, una battaglia di annientamento′. ′Francamente − ha

del conflitto nel Golfo, appariva sempre più chiaro che l’operazione

aggiunto il generale − la mia raccomandazione a Bush è stata quella di

“Desert Storm”, per quanto grandiosa e vittoriosa fosse stata, era

continuare la marcia. Li avevamo costretti a una rotta e avremmo

rimasta incompiuta e che Bush, come comandante supremo, aveva

potuto distruggerli, chiudere la porta e annientarli′. Schwarzkopf,

fallito. Paolo Passarini de “La Stampa” si chiedeva se la critica di

però, ha cercato di salvare la forma, non dando a questa rivelazione un

Norman Schwarzkopf a Bush non celasse in realtà la sua intenzione di

sapore di polemica nei confronti di Bush, pur introducendo un

scendere in lizza alle presidenziali del ’92 nelle fila del Partito

elemento di critica oggettiva alle decisioni del presidente come

democratico. Infatti, con l’intervista rilasciata da Schwarzkopf, la

comandante supremo. ′Un mucchio di gente che è scappata non

carta principale del presidente americano, cioè il grande successo

avrebbe potuto scappare se non fosse stata presa la decisione di

ottenuto con la guerra del Golfo, veniva ridimensionata di molto.

fermarci lì dove eravamo, ma io penso che da parte del presidente si è

Scriveva Passarini: “Voleva fare come Annibale a Canne,

trattato di una decisione molto coraggiosa e umana′ […] Pur

distruggere tutta l’armata nemica, ma George Bush gli ha intimato di

mettendosi in una parte scomoda, Schwarzkopf, con le sue

20

Arturo Zampaglione, Il pugno violento della legge, “la Repubblica”, 19 marzo 1991, p. 19.

101

102


dichiarazioni, ha sottolineato un aspetto della condotta della guerra

doveva vincere una guerra decisa da altri. Domani potrebbe criticare il

che comincia a suscitare qualche critica: un’operazione in grande,

politico che ha imposto una guerra che forse si poteva non fare”.21

vittoriosa quanto si vuole, ma rimasta incompiuta […] In altri termini,

Ennio Caretto de “la Repubblica”, sulla polemica accusa del

Bush sarà anche ′coraggioso e umano′, ma come comandante supremo

generale americano Norman Schwarzkopf al presidente George Bush,

ha fallito. Si può capire perché la reazione di Cheney, fedelissimo del

si limitava a riportare i fatti senza fare alcun commento rilevante, con

presidente, sia stata così secca.

l’unica eccezione di mettere in luce il fatto che il contrasto sorto tra

Quando gli venne chiesto se intendeva investire la sua popolarità

Schwarzkopf e Bush ricordava quello nato tra Truman e McArthur ai

in politica, Schwarzkopf, pochi giorni fa, rispose: ′Mai dire mai′. Si è

tempi della guerra di Corea. Scriveva Caretto: “Ieri alla Casa Bianca è

detto che gli uomini dell’amministrazione gli hanno offerto un seggio

esplosa una clamorosa polemica a distanza tra il presidente americano

di senatore in Florida per il Partito repubblicano. Si è parlato anche di

e il vincitore di Saddam, il generale Schwarzkopf […] A un mese

una promessa per il futuro: se Schwarzkopf avesse avuto pazienza e

esatto dalla fine della guerra del Golfo Persico e nell’istante in cui ha

lasciato terminare a Bush il secondo probabile mandato, nelle elezioni

smesso i panni del guerriero per quelli dello statista, il presidente si è

del ’96 avrebbe avuto a disposizione James Baker come ′manager′ per

visto attaccare dal suo eroe preferito, Schwarzkopf, l’′orso′, il

una propria campagna. E Baker è l’uomo che ha curato l’elezione di

comandante in capo delle forze alleate nel Golfo Persico. In

Bush. Nonostante queste promesse repubblicane, Schwarzkopf ha

un’intervista al divo della televisione David Frost, l’′orso′ ha accusato

fatto sapere in giro di avere simpatia per i democratici, il partito che

velatamente Bush di aver posto fine al conflitto troppo presto,

ha detto di votare. Per questo è anche circolata l’ipotesi di una sua

lasciandosi scappare dalle mani parte della Guardia Repubblicana,

possibile candidatura come antagonista democratico di Bush nel ’92.

salvando quindi il dittatore. ′Gli avevo consigliato di andare sino in

Con l’intervista a David Frost, Schwarzkopf ha assunto la veste del

fondo′ ha sottolineato Schwarzkopf. ′Li avremmo eliminati una volta

′falco′ e questo, apparentemente, rende difficile che possa diventare

per tutte′.

una bandiera dei democratici. Ma non è affatto detto. Attaccando Bush

Nel silenzio di Bush, il ministro della Difesa Cheney si è ritenuto

sul suo operato come comandante supremo, il generale ha nei fatti

in obbligo di smentirlo: ′Era d’accordo con noi′, ha asserito in un

gettato un’ombra sulla grande vittoria ottenuta con la guerra, la carta

comunicato gelido. L’America non assisteva a un contrasto così aperto

principale del presidente in carica. Lo ha criticato come militare che

tra un presidente e un generale dai tempi di Truman e McArthur, lo stratega delle guerra di Corea. L’intervista senza precedenti di

21

103

Paolo Passarini, Schwarzkopf voleva finire l’Iraq, “La Stampa”, 28 marzo 1991, p. 7.

104


Schwarzkopf ha gettato all’improvviso luce sull’episodio più

Una decisione che Schwarzkopf, in una lunga intervista andata in

misterioso della guerra del Golfo: la decisione inaspettata di George

onda ieri notte, definisce ′coraggiosa′ e ′umana′, ma che gli storici

Bush di troncarlo quando ormai il nemico stava per essere distrutto.

′rivangheranno per sempre′ e che chiaramente il generale non

L’′orso′ l’ha definita una decisione ′coraggiosa e umana… presa per

condivide. È la prima indicazione esplicita di un dissenso sulla

risparmiare vite americane′, ma su cui, ha sottolineato, gli storici

conduzione della guerra tra generali e politici […] Le affermazioni del

discuteranno probabilmente per decenni. Il presidente, ha spiegato,

generale hanno dunque esposto la Casa Bianca all’accusa di aver

′lasciò aperta la strada della fuga alla Guardia Repubblicana… se

salvato, almeno per l’immediato, quello che per mesi è stato

avessimo avuto altre 24 ore, l’avremmo inseguita fino a Bassora

incessantemente definito ′il nuovo Hitler′. Tanto pericolosa sul piano

infliggendole danni irreparabili′. Privo di false modestie, Norman

politico è l’affermazione del generale che il ministro della Difesa Dick

Schwarzkopf si è poi paragonato ad Annibale a Canne, l’ispiratore

Cheney ha subito replicato con una dichiarazione in cui definisce la

della sua manovra a tenaglia contro le forze irachene, l’aggiramento

decisione presidenziale non solo ′corretta e coraggiosa′, ma presa

del Kuwait […] Secondo l’′orso′, a cui la rivista “Newsweek” ha

sulla base delle raccomandazioni degli alti comandi avendo

dedicato non a caso un articolo dal titolo Schwarzkopf for president, i

′conseguito gli obiettivi militari′ della campagna, e senza che

semi dell’attuale impotenza americana nei confronti di Saddam

Schwarzkopf e Powell ′sollevassero obiezioni′”.23

Hussein furono gettati proprio quel fatale giorno del 28 febbraio, il giorno della tregua”.22

Il giorno successivo alla critica di Schwarzkopf a Bush, il presidente americano aveva telefonato al generale e l’incidente era

Anche Rodolfo Brancoli del “Corriere della Sera” sottolineava il

rientrato. Ma, secondo Ennio Caretto, e come anche già sostenuto da

disaccordo che c’era stato tra leadership civile e comandi militari

Paolo Passarini de “La Stampa” nel suo articolo Schwarzkopf voleva

nella guerra del Golfo sulla condotta delle operazioni ma evitava di

finire l’Iraq del 28 marzo, l’′Orso′, con le sue accuse a Bush, aveva

fare commenti degni di nota. Scriveva Brancoli: “Fosse dipeso da

mostrato tutta l’intenzione di entrare in politica con l’obiettivo, ancora

Schwarzkopf il massacro dei soldati iracheni sarebbe durato almeno

non dichiarato, di ambire alla Casa Bianca, forse già nel ’92, e nelle

un altro giorno. Fu Bush a decidere di arrestare le operazioni lasciando

fila del Partito democratico che era privo fino ad allora di candidati di

′alcune vie d’uscita′ ai militari in rotta, ignorando la raccomandazione

un certo peso. Infatti, come sosteneva Ennio Caretto, se in quel

del suo generale che avrebbe voluto ′continuare la marcia′ e condurre

momento la popolarità di Bush rimaneva superiore a quella di

′una battaglia d’annientamento′ come quella dei cartaginesi a Canne.

Schwarzkopf il presidente aveva un grave handicap: la crisi

22

Ennio Caretto, Schwarzkopf contro Bush: “La guerra del Golfo è finita troppo presto”, “la Repubblica”, 28 marzo 1991, p. 14.

23 Rodolfo Brancoli, Schwarzkopf contro Bush: dovevamo continuare a colpirli, “Corriere della Sera”, 28 marzo 1991, p. 6.

105

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economica e sociale che attanagliava il paese. All’approssimarsi del

Washington si parla di una ′fatal tenzone′ tra repubblicani e

voto, la popolarità di Bush era destinata a scendere, mentre quella

democratici per avere i favori di Schwarzkopf. I primi, che non

dell’′Orso′, per contrasto, sarebbe potuta ancora salire e, così, il

possono né vogliono rinunciare a Bush, gli hanno già offerto un

generale avrebbe potuto sconfiggere il presidente alle presidenziali del

seggio al Senato. I secondi, che non dispongono di candidati in grado

1992 come sostenevano i soloni elettorali.

di battere il presidente, si accingono ad offrirgli la Casa Bianca. La

Scriveva Caretto: “Bush ha telefonato a Schwarzkopf − ′come dire Cesare a Bruto′, ha commentato l’ex consigliere della Casa

storia americana pullula di generali presidenti: su 41 ne conta ben 10, primo George Washington, ultimo Ike Eisenhower.

Bianca Pat Buchanan − e l’incidente è rientrato. Il presidente e il

Il segretario democratico Brown, un nero dal fiuto sicuro, ha ieri

generale hanno fatto la pace e la chiacchierata della riconciliazione è

proclamato di possedere ′le prove che Schwarzkopf è iscritto al nostro

entrata nella storia. A differenza di quanto avvenne nella guerra di

partito′. E poiché fioriscono gli striscioni che invocano ′The bear for

Corea nel ’51, quando Truman privò del comando McArthur, il

President′, il generale non avrà che la difficoltà della scelta […] Ma

conquistatore del Giappone, ′Orso′ Schwarzkopf, il vincitore dell’Iraq,

Schwarzkopf ce la farebbe a sconfiggere Bush, che non è certo

rimarrà al suo posto. Anzi, nello scenario della Casa Bianca, farà

Saddam Hussein? Secondo i soloni elettorali, sebbene non sia sicuro,

un’apparizione trionfale, incoronato di alloro alla testa delle sue

sì. Avrebbe le carte in regola. Non voleva fare la guerra − ′possiamo

truppe, il 4 luglio prossimo, festa della indipendenza americana, alla

aspettare con la pancia al sole′ disse un giorno al “New York Times”

′madre di tutte le sfilate′ […] Ma c’è un’altra interpretazione della

− ma da buon soldato ha obbedito e l’ha vinta. Non voleva lasciarsi

telefonata, quella che il columnist del “New York Times” William

scappare il rais, ma si è dovuto piegare al diktat presidenziale. E col

Safire, l’ex estensore dei discorsi del presidente Nixon, ha definito del

suo carisma potrebbe risolvere i massimi problemi Usa, come la

′colpo di pistola del via della campagna elettorale′. In base ad essa,

criminalità e la povertà […] L’altro ieri, le accuse dell’′Orso′ a Bush

Schwarzkopf ha chiesto scusa, Bush lo ha perdonato e il capitolo si è

hanno messo l’America a soqquadro. ′Avevo chiesto al presidente di

chiuso. Se ne è aperto però un altro: quello dell’ingresso del

andare sino in fondo′ ha detto il generale, facendo capire che se fosse

popolarissimo ′Orso′ nella vita politica. Il generale, che prima della

stato ascoltato oggi Saddam Hussein non ci sarebbe più. Non si tratta

guerra del Golfo Persico aveva deciso di andare in pensione alla fine

di accuse irrilevanti. Col passare dei giorni, diviene sempre più chiaro

di quest’anno, si sarebbe invece convinto di possedere la stoffa del

che Bush ha mancato il bersaglio vero, l’eliminazione del rais. E

senatore se non del presidente e vedrebbe nello screzio con Bush il

incominciano le recriminazioni”.24

proprio trampolino di lancio per il Congresso o la Casa Bianca. A

24

Ennio Caretto, Bush perdona Schwarzkopf ma “l’Orso” pensa sempre più alla Casa Bianca, “la Repubblica”, 29 marzo 1991, p. 12.

107

108


In un altro articolo sempre del 29 marzo apparso su “la

maggiori conurbazioni, lo scadimento dell’istruzione media e insieme

Repubblica”, Alberto Ronchey, invece, senza entrare nella polemica

l’arduo governo sociale dei 40 milioni d’immigrati dal Terzo Mondo

Schwarzkopf-Bush, sottolineava il fatto che il presidente americano,

negli ultimi decenni […] Quando Bush affrontava con mente fredda e

dopo aver vinto all’estero contro Saddam Hussein, ora doveva vincere

analitica la remota sfida di Saddam Hussein, senza sbagliare una sola

in America. Scriveva Ronchey: “George Bush ha saputo coalizzare 30

mossa, le sue qualità venivano illustrate citando il poeta matador

governi e tenerli insieme per 7 mesi, fino alla guerra dei 42 giorni e

Domingo Ortega: ′I critici della corrida sono tutti schierati / a gremire

alla battaglia delle 100 ore […] Bush ha mostrato come tuttora gli

l’immensa Plaza. / Ma tra tutti uno solo è l’uomo che sa, / l’uomo che

Stati Uniti possano trasferire all’altro capo del mondo un esercito

deve affrontare il toro′. Quella sfida era insidiosa e tragica, ma

servito da una grandiosa logistica pianificata. Ora l’88% dei

semplice. Di gran lunga più complessa, malgrado l’esperienza e la

connazionali gli riconosce qualità di statista eccellente negli affari

competenza di Bush, è la mansione di governare veramente gli Stati

esteri, perché ha saputo disinnescare la ′bomba Saddam′ e usare

Uniti, o come ora dicono gli elettori americani ′mettere ordine in casa

l’immensa mobilità dell’american superpower. Ma solo il 42% degli

propria′”.25

americani, secondo i sondaggi, confida che Bush saprà governare con

A distanza di un mese dall’incidente di inaudita violenza che il 3

successo anche gli affari interni degli Stati Uniti. O, almeno, vuole

marzo aveva sconvolto Los Angeles e gli Stati Uniti, anche Vittorio

vederlo all’opera. Non solo sulla recessione dell’economia, che

Zucconi de “la Repubblica”, come già in precedenza aveva fatto il suo

secondo i pronostici sarà breve, ma su problemi come il disavanzo di

collega Arturo Zampaglione, sempre de “la Repubblica”, con un

bilancio, la debilitazione del sistema bancario, i segnali di malessere

articolo del 19 marzo intitolato Il pugno violento della legge, tornava a

sociale aggravati dalla necessità di falcidiare la spesa pubblica […]

parlare del caso Rodney King e usava l’espressione “Vietnam

Nello stesso tempo, dopo la self-confidence suscitata tra gli

domestico” per descrivere la guerra urbana, da molto, troppo tempo

americani con la riscoperta della loro superpotenza, unica ormai nel

presente negli Usa e che Bush rischiava di perdere, vista anche la

mondo, la più complessa società contemporanea ritrova intatto

collera e le espressioni colorite che i poliziotti di Los Angeles

l’enorme catalogo dei suoi problemi. Bush deve affrontare anzitutto il

lanciavano contro il loro presidente. Scriveva Vittorio Zucconi:

campo minato delle centinaia di banche americane a rischio, dopo

“Sdraiato sul lettino del pronto soccorso nell’ospedale di Los Angeles,

quel disastro delle Savings & Loan che costerà 500 miliardi di dollari

con una gamba fratturata, la mandibola spezzata, il cranio incrinato in

ai contribuenti per qualche decennio. Seguono, secondo un ordine

11 punti, la commozione cerebrale e un rene collassato, Rodney King

variabile di priorità, questioni come il flagello sociale della droga, lo

era una specie di manuale vivente − o morente − di traumatologia.

sterminato contenzioso ecologico, il collasso amministrativo delle

25

109

Alberto Ronchey, Ma Bush ora deve vincere in America, “la Repubblica”, 29 marzo 1991, p. 12.

110


Soltanto la pelle nera mimetizzava in qualche modo le 56 ecchimosi

quell’inferno che i poliziotti chiamano ′la guerra′, che il settimanale

brune sparse dai manganelli della polizia sul suo corpo, ma niente

“Us World and News Report” ha battezzato ′il nostro Vietnam

poteva nascondere il colore del sangue e il gonfiore progressivo dei

domestico′ e che la gente per bene vorrebbe poter dimenticare, ma non

colpi […] Era la notte del 3 marzo scorso, nella città che i poveri

può […] Quello che il pestaggio di Los Angeles ha frantumato −

missionari francescani fondarono in onore di ′Nuestra Senora de Los

insieme con le ossa del povero Rodney King − non è stata dunque la

Angeles de la Portiuncola′ e dalla quale gli ultimi angeli, e gli ultimi

realtà della guerra quotidiana nelle città americane, ma il mito,

francescani, sono da tempo fuggiti […] Nessuno poteva immaginare

l’illusione che ′qui certe cose non possono accadere′ […] A differenza

che i fatti di quella sera sarebbero divenuti, qualche ora più tardi, una

del Vietnam, però, non è possibile dichiararsi sconfitti e ritirarsi

causa celebre, un avvenimento ′storico′ che avrebbe scosso l’America,

oltremare. Il pestaggio di Rodney King che ha ′nauseato′ (sono parole

infuriato migliaia di poliziotti, indignato milioni di cittadini e nauseato

sue) il presidente Bush, che ha indotto il sindaco di Los Angeles Tom

addirittura un presidente. Ma nessuno di loro sapeva che poche ore

Bradley, un afro-americano, a chiedere le dimissioni del capo della

prima, mentre il sergente Koon e altri 14 poliziotti ai suoi ordini si

polizia Daryl Gates, che ha indotto l’avvocato di King a chiedere 56

divertivano a ′giocare a baseball′, come diranno loro stessi, con il

miliardi di danni, un miliardo per ogni bastonata, è dunque

corpo di un giovanotto nero arrestato per eccesso di velocità, un

l’equivalente di ′My Lai′, del massacro compiuto dai soldati Usa in un

cittadino qualsiasi aveva assistito alla scena dal balcone di casa, aveva

villaggio vietnamita: è lo scoppio di frustrazione, di collera bestiale

afferrato la sua piccola videocamera, e aveva ripreso sequenza per

compiuto da un esercito perdente contro un nemico inafferrabile e

sequenza, minuto per minuto, uno dei più rivoltanti episodi di violenza

vittorioso, incarnato per una sera da un piccolo farabutto […]

poliziesca ′sudafricana′ mai registrati da un obiettivo in America […]

È esploso il rancore, il risentimento di un intero corpo di polizia

Il pestaggio di Rodney King (che non era di certo uno stinco di

esasperato, qui in California come a New York, a Washington, a

santo e i poliziotti che gli avevano menato, dopo una lunga caccia a

Detroit, ovunque la ′thin blue line′, la sottile linea di uniformi blu

100 all’ora attraverso le superstrade di Los Angeles, sapevano che si

tiene la frontiera tra il caos e la vita civile, tra la criminalità e il Sogno

era fatto un anno per rapina a mano armata ed era dunque un

Americano. La rabbia è esplosa nelle parole, di sicuro non affettuose,

′pregiudicato′) lungo una strada di Los Angeles ha investito tutta

rivolte da tutti i poliziotti di Los Angeles al presidente Bush: ′Dove è

l’America e ha evidenziato la guerra urbana in corso dentro la città

George Bush quando noi poliziotti chiediamo di proibire la vendita di

[…] La verità di quelle sconvolgenti immagini video trasmesse e

armi al pubblico e dobbiamo affrontare spacciatori di crack armati di

ritrasmesse non è episodica. È stata l’apertura di una finestra su

′Uzi′ con i nostri revolver da tasca? È dalla parte dei fabbricanti di

111

112


fucili. Fuck you (vaffan...), mister President!′ [...] Bush sta perdendo

sorta di legge del taglione ′preventivo′: prima si picchia e poi si

la guerra con il nemico istituzionale, il crimine organizzato e se le

interroga. Ma nelle stesse città, criminali sempre più numerosi e

cose non cambiano al più presto l’America intera potrebbe non

spietati, armati con i mitragliatori più moderni, spesso allucinati dagli

seguirlo più, nonostante i trionfi di politica estera, nel suo

stupefacenti, stanno diventando animals capaci di tutto. ′Bush ha

′disimpegno′ in politica interna. Soltanto le due gang nere dei ′Cribs′ e

proclamato che il Vietnam è finalmente morto nel deserto iracheno −

dei ′Blood′, quelle del film ′Colors′, che cominciarono proprio in un

dice tremando di amarezza un capitano della polizia di Boston, John

quartiere di Los Angeles, si sono estese ad altre città americane e

Meade − beh, ho notizie per lui: il Vietnam è vivo e vegeto nelle

contano adesso almeno 450 mila membri, secondo l’FBI. Mezzo

strade delle nostre città, signor presidente′ […]

milione di ′soldati′, trenta divisioni, quante ne aveva in tutto Saddam

Trovare la soluzione alla crisi di ′legge e ordine′ in America è

Hussein, contro 8.500 poliziotti, un reggimento. ′Vorrei vedere il

un’impresa deprimente. Certo i poliziotti hanno ragione nel lamentare

generale Schwarzkopf al mio posto′, ha detto il capo della polizia di

i termini obiettivi della ′sporca guerra′ nelle strade. Nelle città si

Los Angeles, Daryl Gates, e i suoi ′ragazzi in blu′ l’hanno applaudito

muore come mai prima d’ora e alla fine di ogni ′briefing′ mattutino

con le lacrime agli occhi, la rabbia nella pancia e il manganello pronto

alle pattuglie in uscita i sergenti avvertono: ′Attenti ragazzi, è una

26

alla cintola”.

giungla là fuori′: da 5 omicidi per 100 abitanti nel 1960, si è arrivati

Ancora Vittorio Zucconi de “la Repubblica” sottolineava che

oggi negli Stati Uniti a 9, più di 20.000 morti ammazzati ogni anno.

ormai le principali città americane, come Los Angeles, Chicago,

Nella sola Los Angeles un sospetto viene arrestato ogni 150 secondi,

Detroit, New York, Memphis, Dallas, Boston, Miami ecc…, erano

ogni 2 minuti e mezzo. A New York, dove la ′lunga linea blu′ di

ridotte a una vera e propria ′giungla urbana′ e che spettava al

agenti si è drammaticamente assottigliata, perdendo 6.300 agenti nel

presidente Bush rimettere ordine ′in casa propria′ prima che fosse

1990 rispetto al 1970, la polizia ha dovuto rispondere, lo scorso anno,

troppo tardi sia per l’America che per lo stesso presidente in vista

a 4 milioni e 100 mila chiamate urgenti di cittadini, una chiamata ogni

delle presidenziali dell’anno successivo. Scriveva Zucconi: “In

10 secondi, quasi il doppio del 1970 […] ′It’s a jungle out there′. È

America le città sono ′in stato d’assedio′. A Los Angeles, come a New

una giungla là fuori. Ma, nel regno della ′legge e del disordine′, come

York, a Memphis, a Dallas, a Miami ecc…, l’escalation della guerra

ha scritto il settimanale “Time” per illustrare il clima delle città

urbana è sfrenata. La polizia è sotto accusa per aver abbandonato ogni

americane, non ci soni soluzioni facili […] Però, questa, tra la

ritegno civile, ogni pudore legalistico, e per aver adottato ormai una 26

tentazione della ′legge violenta′ e l’abisso della ′violenza senza legge′, è una guerra che l’America non può perdere, se non vuole perdere se

Vittorio Zucconi, Guardie e ladri in guerra nel Vietnam domestico, “la Repubblica”, 2 aprile 1991, p. 15.

113

114


stessa, e che neanche il presidente Bush può perdere, se non vuole 27

perdere tra un anno e mezzo il ′suo trono′”.

giornalista del “Corriere della Sera” sottolineava che il presidente Usa, nel suo discorso, aveva già incominciato a usare toni da campagna

Nel frattempo, con la campagna elettorale per le elezioni del ’92

elettorale, in quanto era un po’ preoccupato sia dalla leggera flessione

alle porte, altre cattive notizie continuavano a giungere al presidente

del suo indice di gradimento, passato dal 90%, appena finita la guerra

Bush da un altro campo molto sentito dall’opinione pubblica

del Golfo, all’attuale 76%, sia da altri sondaggi meno positivi.

americana: quello della disoccupazione. Scriveva Stefano Cingolani

Scriveva Riotta: “Il presidente Bush tenta di prolungare l’effetto

del “Corriere della Sera”: “Non andava così male dal novembre del

′Tempesta nel Deserto′, ma, paradossalmente, invoca la sindrome del

1986. Peggio di quel che si attendevano gli economisti, che pure sono

Vietnam che aveva dato per spacciata, spiegando perché vuol tenersi

noti per vedere nero. Il tasso di disoccupazione in marzo è salito al

fuori dalla guerra civile in Iraq. In un discorso alla basa aerea

6,8%, rispetto al 6,5% del mese precedente. Il Dipartimento del lavoro

Maxwell, in Alabama, Bush ha messo insieme una serie di

ha comunicato ieri i dati e ha mostrato a tutti che la recessione non è

preoccupazioni: ha precisato quel che vuol fare rispetto alla tragedia

ancora finita, nonostante il moltiplicarsi di segnali sulla rinnovata

del popolo curdo, aumentare gli aiuti e farli gestire dall’esercito, ma

fiducia dei consumatori. Altre 200 mila persone hanno perduto il

senza riaprire le ostilità contro Saddam; ha ripetuto che la Casa Bianca

lavoro nell’industria e nei servizi (2 milioni dall’estate scorsa).

sostiene gli sforzi di Michail Gorbaciov; ha in sostanza cominciato a

Complessivamente il numero dei disoccupati è arrivato a 8 milioni e

usare toni da campagna elettorale ’92, ricordando la sua brillante

570 mila, 414 mila in più, e la Casa Bianca ora teme che la

condotta di guerra, le incertezze dei suoi critici e invitando il paese a

disoccupazione supererà presto il 7% […] Le elezioni del ’92 si

non disperdere l’ottimismo del dopoguerra. I collaboratori di Bush,

avvicinano e, così, il presidente Bush deve trovare al più presto una

segnatamente il capo di gabinetto John Sununu, stanno lavorando alla

soluzione per risolvere il problema della disoccupazione, perché non

tattica elettorale che il presidente dovrà adottare l’anno venturo.

può permettersi di perdere la ′guerra′ contro la crisi economica dopo

Hanno già deciso di ripetere quella di Reagan del 1984, vale a dire

aver sconfitto Saddam Hussein”.28

annunciare all’ultimo momento la candidatura ufficiale e fare ′comizi

Gianni Riotta, invece, tornava a parlare di politica estera e in

presidenziali′ usando ogni opportunità. Dopo la base aerea di

particolare della volontà espressa dal presidente Bush, in un discorso

Maxwell, Bush parlerà in varie università, il giorno delle lauree, ad

alla base aerea Maxwell, in Alabama, di intervenire in Iraq a favore

entusiaste platee, ottimo fondale televisivo: in Michigan, in Virginia,

dei curdi, ma solo con un’azione di tipo umanitario. Inoltre, il

all’accademia aeronautica e a quelle dell’esercito, a Los Angeles.

27

Vittorio Zucconi, L’America è una giungla: la prova è un videotape, “la Repubblica”, 3 aprile 1991, p. 15.

28

Bush dopo la guerra aveva toccato un 90% di gradimento. Oggi è

Stefano Cingolani, Disoccupazione è record in Usa: non andava così male dal 1986, “Corriere della Sera”, 6 aprile 1991, p. 17.

al 76%, un tetto ancora insormontabile per i democratici, ma

115

116


accompagnato da altri sondaggi meno positivi. Il 51% degli americani

notizia che la maggioranza degli storici americani aveva messo sotto

è convinto che le ′cose vadano male in economia′ e solo il 42% si dice

accusa la rivoluzione reaganiana e lo stesso ex presidente Reagan

soddisfatto di dollaro, produzione e inflazione. A febbraio le cifre

stabilendo che ′non era abbastanza intelligente per fare il presidente′.

erano rispettivamente 39% e 58%. Anche sul dopoguerra in Kuwait il

Entrambe le notizie, ovviamente, pesavano non poco sulla reputazione

consenso è più articolato: il 49% degli americani è d’accordo con il

del presidente in carica Bush e dell’ex presidente Reagan. Scriveva

presidente che non bisogna ordinare a fanti e marines di appoggiare i

Riotta: “Lunedì nero per l’ex presidente Ronald Reagan. Il “New

ribelli curdi e sciiti contro la Guardia repubblicana di Saddam

York Times” occupa eccezionalmente metà della sua pagina di

Hussein, ma un notevole 42% ritiene il contrario. Bush ha usato perciò

commenti con un articolo dell’ex membro del consiglio per la

il discorso di ieri per ammonire: ′Le sofferenze del popolo curdo

sicurezza nazionale durante la presidenza Carter, Gary Sick, che

devono finire, e subito…la compassione degli americani lo impone…e

accusa l’ex presidente di aver stipulato un patto segreto con l’Iran

non tollereremo nessuna interferenza da parte di Saddam nel

degli ayatollah per la liberazione degli ostaggi nel 1981. E

programma di aiuti…ma io non permetterò che un solo soldato o

l’Associazione degli storici americani, riunita per il suo congresso

aviere degli Stati Uniti sia ucciso in una guerra civile irachena che va

annuale, delibera a maggioranza: ′Ronald Reagan non era abbastanza

avanti da molti anni…da un’eternità′. William Schneider, il più sottile

intelligente per essere presidente′. È in corso una vigorosa campagna

osservatore della Washington politica, sottolinea: ′E’ curioso che il

di revisionismo storico dopo gli 8 anni d’amore tra Stati Uniti e

presidente si faccia schermo della sindrome del Vietnam, non ci

reaganismo […] Le critiche mosse a Reagan dagli storici poggiano sul

faremo attirare in una guerra civile in un paese lontano, dopo aver

lavoro di studiosi seri, come Sick, ora professore alla Columbia

affermato di aver liberato gli Usa da quella malattia e proprio durante

University ed ex membro del consiglio per la sicurezza nazionale sotto

un discorso che Sununu aveva annunciato come dedicato al «nuovo

l’ex presidente Carter. Nel suo lungo saggio sul “New York Times” di

29

ieri, Gary Sick presenta pesanti indizi su un accordo tra i dirigenti

ordine mondiale»′”.

Ancora Gianni Riotta riportava, invece, sia la notizia apparsa sul

della campagna elettorale di Ronald Reagan, che nel 1980 sfidava il

“New York Times” di un’accusa sostenuta da Gary Sick contro

democratico presidente in carica Jimmy Carter, e Teheran. Gli ostaggi

Reagan e Bush di aver ′imbrogliato′ durante le elezioni del 1980,

americani sequestrati all’ambasciata Usa in Iran non sarebbero stati

avendo essi stipulato, con molta probabilità, un patto segreto con

rilasciati prima del voto, così da non avvantaggiare Carter, e in

l’Iran degli ayatollah per la liberazione degli ostaggi americani nel

cambio il neopresidente Reagan avrebbe riaperto i conti iraniani nelle

gennaio del 1981, cioè dopo le elezioni e non prima di esse, sia la

banche americane, congelati dopo l’irruzione nella sede diplomatica.

29

Gianni Riotta, Tragedia curda: le due strade di Bush, “Corriere della Sera”, 14 aprile 1991, p. 8.

117

118


Subito dopo, tramite Israele, sarebbero affluiti in Iran munizioni, armi

del “Corriere della Sera”: “Un bambino si stacca dalla folla, alla base

e ricambi militari.

aerea McDill in Florida, intravede il generale Norman Schwarzkopf e

Sick documenta decine di dialoghi, offre pezze d’appoggio,

gli mette in mano un orsacchiotto di peluche: ′Bentornato a casa

descrive colloqui e transazioni anche a proposito del coinvolgimento

Orso′. Ma solo la rete via cavo “Cnn” trasmette in diretta il trionfo

dell’allora futuro vice presidente George Bush nelle trattative

dell’′Orso′, ′Norman il Tempestoso′: gli altri canali preferiscono

clandestine con l’Iran. Il quotidiano di New York è persuaso che Sick

dibattiti con meno giulebbe per l’amministrazione del presidente

abbia ragione. In pratica Reagan, che ufficialmente ha sempre

George Bush: ′Siamo intervenuti troppo tardi a favore dei profughi

dichiarato ′Non tratto con i terroristi′, come quasi tutti i fautori della

curdi?′, ′Quanto a lungo dovremo restare in Iraq?′, ′L’esercito di

′fermezza′ ha poi trattato sottobanco, ottenendo la trionfale liberazione

Saddam Hussein è stato davvero distrutto dalla nostra aviazione o è in

degli ostaggi. Stando così le cose non stupisce il giudizio degli storici.

forma migliore del previsto?′, fino alla domanda più velenosa, ancora

Il 90% dei 481 professionisti della storia interpellato in un sondaggio

espressa solo a mezza voce: ′E se fosse stata una vittoria di Pirro?′. Il

dichiara secco: ′Reagan non aveva la stoffa intellettuale per andare

generale Schwarzkopf, proprio l’uomo che per primo ha sollevato

alla Casa Bianca′, e il 68% giudica ′nefasto′ l’impatto della sua

dubbi sull’opportunità di chiudere la guerra senza avere distrutto il

presidenza sul paese. Sui 37 presidenti passati al vaglio, Reagan è

governo di Saddam, o almeno assicurato l’incolumità dei curdi, è

finito in zona retrocessione, al ventottesimo posto, tra quelli ′al di

tornato a casa con una cerimonia semplice. L’ha accolto la famiglia,

sotto della media′, un gradino sopra i ′falliti′ che includono Nixon e il

una banda che ha strimpellato l’inno nazionale, i suoi commilitoni.

30

generale Grant”.

Schwarzkopf ha parlato per due minuti: ′è bello essere a casa, è bello

Dopo le preoccupazioni degli ultimi tempi, a sollevare non poco

essere di nuovo marito e padre, nonché padrone del mio splendido

il presidente Bush giungeva l’inaspettata notizia che il generale

cane′. Il generale ha tagliato corto con le chiacchiere che lo vogliono

Schwarzkopf, appena rientrato in patria dopo la campagna nel Golfo,

futuro politico o, addirittura, candidato democratico alla Casa Bianca:

non sarebbe entrato in politica in vista delle presidenziali del ’92.

′Le mie intenzioni sono di starmene tranquillo per un po’′. Inoltre,

Però, di contro, a preoccupare il presidente americano, dopo le critiche

Schwarzkopf ha rifiutato l’incarico di Capo di Stato maggiore

mossegli dall’′Orso′ sulla “prematura” interruzione della guerra in

dell’Esercito, poltrona scomoda mentre si discute di tagli alla spesa

Iraq, c’era l’opinione pubblica Usa che incominciava a chiedersi se

militare. Probabilmente, una volta raggiunta la pensione, girerà il

quella in Iraq fosse stata una vittoria di Pirro. Scriveva Gianni Riotta 30 Gianni Riotta, L’America retrocede Ronald Reagan: “Non era abbastanza intelligente per fare il presidente”, “Corriere della Sera”, 16 aprile 1991, p. 8.

119

120


paese

facendo

conferenze

e

siederà

in

cospicui

consigli

31

d’amministrazione”.

sondaggio

pubblicato

ieri

dal

settimanale

“Newsweek”,

la

maggioranza degli americani la pensa come Schwarzkopf, il 57%

Anche Ennio Caretto de “la Repubblica” aveva scritto un articolo

voleva che il conflitto continuasse fino alla caduta di Saddam. Per il

dove sottolineava che l’′Orso′, appena rientrato negli Usa, aveva

57% degli americani il ritiro Usa dal Kuwait, quindi, con Saddam

deciso di non fare politica e ricordava che la maggioranza degli

ancora al potere, non costituisce una vittoria. Il 36% è invece di parere

americani sosteneva, secondo un sondaggio, che contro l’Iraq c’era

contrario. I risultati del sondaggio mostrano un notevole mutamento

stata una mezza vittoria, come già detto polemicamente, alcune

d’opinione rispetto ad una analoga ricerca effettuata ai primi di marzo,

settimane prima, dal generale Schwarzkopf al presidente Bush.

e ciò di sicuro non rallegra il presidente americano in prossimità

Scriveva Caretto: “Prima giornata in famiglia dopo quasi nove mesi

dell’inizio della campagna elettorale per le presidenziali del ’92”.32

nel Golfo Persico. Spremuta una lacrima − gli si sono viste tremare le

Sempre Ennio Caretto de “la Repubblica” evidenziava le accuse

labbra in tv − ′Orso′ Schwarzkopf, il vincitore di Saddam, ritornato

lanciate negli Stati Uniti dai giornali e dalle televisioni contro

negli Usa domenica, è rimasto vicino alla moglie, ai figli e al cane,

l’amministrazione Bush, e in particolare contro Sununu e Scowcroft,

chiamato ′orso′ come lui. ′E’ un grande giorno per un soldato′ ha detto

rei di aver “abusato” dei jet militari Usa, i C20, per “scopi personali” e

ai giornalisti ′ma lo è ancora di più per un marito e un padre′ […] Schwarzkopf è stato trattato da eroe alla base militare di McDill, dove è atterrato il suo aereo, ma è un eroe alla vigilia del suo pensionamento. Quest’estate, infatti, dopo 35 anni di servizio, il generale lascerà le forze armate. Per la politica? ′No′ ha risposto secco ai giornalisti ′per la letteratura, scriverò le mie memorie, e forse per il management, ho bisogno di soldi′. Quella di Schwarzkopf non sarà un’uscita di scena priva di polemiche. La rivista “Newsweek” ha scritto che il generale pensa tuttora che Bush abbia posto fine alla guerra del Golfo troppo in fretta. E ne attribuirebbe la colpa, oltre che al presidente Bush, anche al Capo di stato maggiore Colin Powell, che avrebbe stretto i tempi del conflitto per ragioni politiche. Secondo un 31 Gianni Riotta, Il Tempestoso generale Schwarzkopf è tornato a casa carico di gloria, ma Washington si chiede se Saddam è davvero fuori combattimento, “Corriere della Sera”, 22 aprile 1991, p. 6.

121

nello stesso tempo di averne usufruito “gratuitamente”. Nonostante le parole di Bush in difesa dei “suoi uomini”, la situazione appariva per quella che era: un vero e proprio scandalo che di certo non giovava al presidente americano. Scriveva Caretto: “Alcuni ministri sembrano essersi serviti in maniera troppo disinvolta degli aerei del Pentagono. I dati forniti ieri dalla Casa Bianca dopo le rumorose proteste dei media di domenica e di lunedì scagionano John Sununu, il capo di gabinetto e mastino personale di Bush, dall’accusa di aver abusato dei jet dell’Aeronautica militare. Negli ultimi 2 anni, afferma il documento, Sununu li ha adoperati oltre 70 volte, ma solo 4 per viaggi privati: tutti gli altri, compresi un viaggio nel Colorado per sciare e 27 nel New Hampshire, il suo Stato natale, per il weekend, sono considerati

32

Ennio Caretto, ′Orso′ Schwarzkopf torna a casa e giura: “Non farò politica”. Sondaggio Usa: “Contro l’Iraq mezza vittoria”, “la Repubblica”, 23 aprile 1991, p. 11.

122


′missioni ufficiali′. I dati della Casa Bianca si sono però scontrati con

rimborsa poi poche centinaia di dollari. ′Quegli oltre 60 viaggi sono

lo scetticismo dei giornali e delle radio tv, alcuni dei quali hanno

costati ai nostri contribuenti più di mezzo milione di dollari′, ha

gridato all’insabbiamento dello scandalo. I media hanno osservato che

concluso. ′Sul piano tecnico forse sono scusabili, su quello morale no′.

il consigliere della Sicurezza nazionale, Scowcroft, in 2 anni ha fatto

In altre parole, i democratici vogliono la testa del ′mastino′ che li ha

solo 20 viaggi […]

spesso umiliati”.33

Lo scandalo degli aerei blu, i C20, sta affondando lo staff del

Stefano Cingolani, invece, sottolineava che, se da una parte gli

presidente Bush. Nel caso di Sununu, un uomo detestato dai

Stati Uniti con la vittoria nella guerra del Golfo e con la crisi

democratici per la sua aggressività, il presidente americano ha fornito

irreversibile dell’URSS erano rimasti l’unica superpotenza nel campo

due secche spiegazioni dei suoi viaggi quindicinali. Il capo di

militare e politico, dall’altra la loro leadership si era ridotta nel campo

gabinetto, ha dichiarato il portavoce Fitzwater, ha una serie di impegni

economico, dove la facevano da padroni il Giappone e la Germania. E,

politici in tutta l’America, e usa i C20 del Pentagono perché, in base a

inoltre, il giornalista del “Corriere della Sera” vedeva giusto e lungo

un decreto del 1987, deve essere sempre a portata di telefono di Bush:

perché credeva che la crisi economica Usa avrebbe potuto far

se viaggiasse su un normale aereo di linea sarebbe irraggiungibile. E

dimenticare in fretta la vittoria su Saddam e, così, giocare un brutto

in ogni caso, ha aggiunto Fitzwater, Sununu, considerato il

scherzo a Bush nelle elezioni del ’92. Cosa che in effetti accadrà.

funzionario più intelligente della Casa Bianca, ha rimborsato ogni

Scriveva Cingolani: “Si è ulteriormente rafforzata, con le vicende del

volta all’Aeronautica militare il prezzo del biglietto delle compagnie

Golfo, la leadership degli Stati Uniti nella politica internazionale

aeree, o lo ha fatto rimborsare dal Partito repubblicano di cui è

mentre

dirigente. Le spiegazioni di Bush, però, non hanno persuaso i

internazionale, dove si affermano sempre più il Giappone e la

democratici, che posseggono la maggioranza al Congresso. Il deputato

Comunità europea, Germania in testa […] Bush teme che la crisi sia

Wise, il capo della Commissione di controllo, che ha avviato

più lunga e più dura del previsto e che diventi una vera e propria

un’inchiesta sullo scandalo, ha obiettato che ′Sununu non è certo a

trappola: l’anno prossimo si vota e alle elezioni i fattori interni

portata di telefono quando scia sulle montagne del Colorado insieme

possono giocare un ruolo più importante di quelli internazionali. La

con la famiglia′. ′Quella degli impegni politici è una scusa′, ha

crisi economica può far dimenticare la vittoria contro Saddam

aggiunto. ′Sununu va nel New Hampshire perché là ha la casa e gli

Hussein”.34

si

va

riducendo

la

loro

leadership

nell’economia

amici, e se gli capita fa anche un discorso, ma è una cortina fumogena′. Wise ha osservato che il C20 costa al Pentagono 4 mila

33

dollari l’ora, che Sununu lo tiene a volte per due o tre giorni, e che

34

123

Ennio Caretto, Monta lo scandalo dei “voli gratis” sui jet militari Usa, “la Repubblica”, 24 aprile 1991, p. 20. Stefano Cingolani, Colazione da Bush, non solo a base di tassi, “Corriere della Sera”, 28 aprile 1991, p. 3.

124


Ennio Caretto de “la Repubblica” in un altro articolo parlava già

protestato il portavoce Darren Dopp, ′il telefono ha incominciato a

di campagna elettorale per le presidenziali dell’anno dopo e

squillare nel cuore della notte e non si è più fermato′. L’oggetto di

sottolineava che negli Stati Uniti solamente il governatore di New

tanta attenzione, il governatore italo-americano di New York, Mario

York, Mario Cuomo, in quel momento appariva in grado di poter

Cuomo, ha risposto a tutti di no. Ha fatto dire a Dopp che ′il “Los

battere il presidente Bush. Infatti, proprio per sconfiggere il trionfatore

Angeles Times” ha equivocato′ sui suoi obiettivi. Il portavoce si è

della guerra del Golfo, il Partito democratico pensava di far scendere in campo il politico italoamericano perché, anche secondo gli esperti, era l’unico che potesse farcela, il solo leader carismatico del paese e l’unico che riteneva il presidente in carica ′vulnerabile′ anche all’apice della sua popolarità (popolarità che, comunque, continuava a scendere, di settimana in settimana, dalla punta massima ottenuta con la vittoria nel Golfo, a causa della pressante crisi economica che colpiva gli Usa ormai dall’estate del ’90). Però, sempre che Cuomo fosse realmente intenzionato a scendere in lizza per le presidenziali del 1992, vista la sua proverbiale indecisione, già manifestatasi nell’elezioni del 1988 e che di fatto non lo avevano visto partecipare alla ′corsa presidenziale′. Inoltre, Richard Strauss, avrebbe affiancato volentieri a Mario Cuomo Albert Gore, cioè vedeva di buon occhio per il Partito democratico un ticket presidenziale composto dalla coppia Cuomo-Gore. Scriveva Caretto: “E’ bastata un’intervista al “Los Angeles Times”, in cui annunciava ′un viaggio critico del governo Bush nel cuore dell’America′, per scatenare la bagarre. I grandi canali tv, “Abc”, “Cnn”, “Cbs”, “Nbc”, gli hanno chiesto di parlare ai talk show; i grandi quotidiani, dal “Washington Post” al “New York Times”, di accreditare i giornalisti ′al seguito del suo tour elettorale′; i leader democratici di ′precisare le sue intenzioni′. ′E’ stato un diluvio′, ha

125

visto costretto a ripetere fino alla nausea che ′il governatore vuole solo risvegliare la coscienza politica del paese′: ′Non ha piani e non ha piani di far piani per la Casa Bianca′. Ma al “New York Times”, che lo ha raggiunto di persona e gli ha chiesto se chiuda davvero la porta alla presidenza, Mario Cuomo, l’Amleto della politica Usa, ha ribattuto secco: ′La sola porta che chiudo è la porta a questa conversazione′. Secondo la saggezza americana, episodi del genere sono ′non events′, bolle di sapone. Ma nel dopo Golfo Persico, con un Bush sempre più in difficoltà nella politica interna e incapace di superare la crisi economica, la ricomparsa di Cuomo sulla scena nazionale è l’eccezione che conferma la regola. Il governatore di New York è l’unico leader carismatico della superpotenza, come sottolineano due ex presidenti che se ne intendono, Nixon e Reagan, ed è ′the great democratic hope′, la grande speranza del Partito democratico. Se la Casa Bianca lo liquida come un Don Chisciotte che si scaglia contro i mulini a vento − lo ha detto tra i denti il capo di gabinetto John Sununu − la vox populi lo considera invece la prova che l’opposizione non è ancora morta. Persino il “New York Times”, che non lo ama, e non lo ama al punto da tacciarlo velatamente di trascorsi legami con la mafia, ha ammesso che Cuomo è uomo da cambiare il panorama politico della superpotenza. Adora criticare il

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governo, ha scritto, ma ha i numeri per farlo. E ha riferito il parere del

gigante tra i pigmei′. È un timore reverenziale nei suoi confronti, oltre

più celebre ′king maker′ o facitore di re, ossia di leader, Richard

allo scoramento per la fortuna che sinora ha sorretto Bush, a trattenerli

Strauss: ′Se Cuomo risanerà il bilancio di New York′, ha commentato

tutti dal presentare la propria candidatura alla Casa Bianca. È una

Strauss, ′non sarà facile per Bush sconfiggerlo. E anche se non ci

situazione paradossale: i democratici sono quasi allo sbando,

riuscirà, Cuomo diverrà il numero uno democratico′.

annaspano alla ricerca di una piattaforma elettorale, ma non riescono a

Il governatore non si scopre per un motivo molto semplice: vuole

unirsi intorno a un leader. Nel giudizio popolare, le alternative a

poter far marcia indietro nel caso che l’economia si riprenda e Bush

Cuomo sono però poche. Di concreta, è emersa solo quella di Albert

trovi la chiave delle riforme sociali. Ma non è sfuggito a nessuno che

Gore, il giovane senatore del Tennessee. Nella crisi del Golfo Persico,

alla sua rielezione l’anno scorso, a differenza del 1986, egli non si è

Gore, un reduce dal Vietnam, ha mostrato molto fiuto: ha appoggiato

impegnato a portare a termine il suo mandato, il terzo, di modo che

la guerra fin dall’inizio, ha perorato la causa dei curdi, e adesso si

sarebbe libero di entrare alla Casa Bianca nel ’92; che parla dello

batte per il dialogo arabo-israeliano. Ma Gore ha un handicap: fu già

Stato di New York come di un esempio di buona amministrazione

candidato due anni fa, e venne eliminato dal ′Carneade′ Mike

pubblica, in contrasto ′col caos governativo′, caos che ha portato alla

Dukakis, l’ex governatore del Massachusetts, oggi professore

crisi delle casse di risparmio e delle banche e al più spaventoso deficit

all’università delle Hawai. L’altra candidatura quasi certa è quella del

della storia americana; che ha definito Bush ′vulnerabile′ anche

leader nero Jesse Jackson. Lamenta Strauss: ′Non è il momento di un

all’apice della sua popolarità, sottolineando come l’America ′abbia la

candidato nero. I leader democratici devono avere il coraggio di

memoria corta′. ′L’oracolo di Delfo′ dei partiti Usa − così lo ha

puntare su Cuomo, e di affiancargli Gore′”.35

ribattezzato il “New York Times” − è inoltre convinto che il paese sia a una svolta storica, simile a quella del 1932: che cioè, dopo i ruggenti anni ’80, copia fedele degli anni ’20, debba tornare ai suoi valori tradizionali, l’onestà, il risparmio, la previdenza. ′Mario Cuomo condanna gli eccessi reaganiani come una vacanza dal destino americano′, ha rilevato Strauss, ′sogna la giustizia e l’eguaglianza′. Per ora tuttavia, di fronte al suo fantasma, più che Bush sono gli altri aspiranti democratici alla presidenza a tremare. Essi sanno − è sempre Strauss che parla − che nelle primarie del partito ′Cuomo sarebbe un

127

Intanto, a dare una boccata d’ossigeno all’economia statunitense, ormai da 10 mesi in recessione, ci pensava la Fed che riduceva il tasso di sconto al 5,5%, il livello più basso dell’ultimo decennio. La notizia, ovviamente, veniva ben accolta dal presidente Bush che da tempo aveva chiesto una manovra del genere ad Alan Greenspan, presidente della Fed. Bush, con l’approssimarsi dell’appuntamento elettorale del 1992, sperava che la decisione della Federal Reserve bastasse a rimettere in moto la locomotiva americana, pena sennò il rischio della 35 Ennio Caretto, Il ritorno di Cuomo, l’arma dei democratici per sfidare SuperBush, “la Repubblica”, 28-29 aprile 1991, p. 16.

128


non rielezione (come poi di fatto accadrà). Scriveva Arturo

strutturali, come il disavanzo pubblico, il basso livello dei risparmi,

Zampaglione de “la Repubblica”: “Gli Stati Uniti hanno ridotto ieri il

l’indebitamento delle imprese e i guai del settore finanziario. Basterà,

costo del denaro nel tentativo di risuscitare un’economia che da 10

la riduzione del tasso di sconto, a rimettere in moto la locomotiva

mesi è in recessione e non dà segni di una ripresa imminente. Per la

americana senza fare esplodere l’inflazione? A Washington e a New

terza volta in pochi mesi, la Federal Reserve ha abbassato il tasso di

York, la parola d’ordine è ottimismo. La Federal Reserve fa notare

sconto dal 6 al 5,5%, il livello più basso dell’ultimo decennio […] Da

che, allo stato attuale, non ci sono troppe tensioni sui prezzi: anzi,

tempo, George Bush e i suoi ministri chiedevano alla Fed una

proprio ieri, l’indice del costo del lavoro ha mostrato di essere sotto

manovra del genere. E ieri il presidente ha espresso il suo

controllo”.36

compiacimento. ′La Fed − ha detto − ha dato prova di grande

Anche Stefano Cingolani del “Corriere della Sera” sottolineava

leadership. La riduzione dei tassi stimolerà la nostra economia e

che il governatore della Fed, Alan Greenspan, sotto la pressione del

aiuterà anche quella mondiale′ […] La decisione di ieri della Fed è

presidente Bush, aveva ridotto di mezzo punto il tasso ufficiale di

stata una decisione sofferta, presa a malincuore dal suo presidente,

sconto, che era così passato dal 6% al 5,5%, per correre in aiuto

Alan Greenspan, ma ormai non più rimandabile. Infatti, a dispetto

all’economia statunitense e combattere la recessione che suscitava

delle promesse della Casa Bianca, che anche ieri, per bocca del

molte paure al presidente in carica in previsione delle elezioni

portavoce di Bush, Marlin Fitzwater, ha ripetuto che la crisi è agli

presidenziali dell’anno seguente. Scriveva Cingolani: “La banca

sgoccioli, gli ultimi dati sull’economia degli Stati Uniti sono tutt’altro

centrale ha tagliato ieri di mezzo punto il tasso di sconto e lo ha

che incoraggianti. La settimana scorsa è stato reso noto che il prodotto

portato al 5,5%, in pratica allo stesso livello dell’inflazione […] Ieri,

nazionale lordo è crollato del 2,8% nei primi tre mesi del 1991, dopo

nel primo commento a caldo, George Bush ha reso omaggio ad Alan

una flessione dell’1,6% nell’ultimo trimestre del 1990. Inoltre, ieri la

Greenspan, governatore della Fed, dichiarando: ′Ora ha dimostrato un

Ford e la General Motors hanno annunciato perdite record per il primo

ruolo di leadership molto forte′ […] Giovedì scorso il presidente

periodo dell’anno, per un totale di 1,25 miliardi di dollari […] Con

americano aveva proclamato che avrebbe voluto ′vedere i tassi di

l’avvicinarsi della scadenza elettorale del 1992, Bush non può

interesse un pochino giù′ e, così, ieri, pochi minuti dopo l’annuncio di

permettersi di arrivare al voto con un’economia traballante e con

Greenspan, si è affrettato a dichiarare: ′E’ davvero una buona notizia.

milioni di disoccupati. Sperava che la vittoria nel Golfo Persico

Stimolerà la nostra economia e spero che avrà un forte effetto sul

potesse ridare fiato ai consumi e agli investimenti. Ma la fiammata

piano internazionale′ […] Alan Greenspan, del resto, non aveva

iniziale, che pure c’è stata, non è risultata sufficiente: la recessione americana precede la crisi kuwaitiana ed è aggravata da problemi

129

36

Arturo Zampaglione, Bush vince la guerra dei tassi, “la Repubblica”, 1 maggio 1991, p. 41.

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alternative. Ha sempre detto che avrebbe seguito i dati dell’economia

articolo, L’America retrocede Ronald Reagan: “Non era abbastanza

giorno per giorno e deciso secondo i segnali che arrivavano

intelligente per fare il presidente”, del 16 aprile. Secondo la prima

dall’economia reale. Proprio ieri mattina è suonato un campanello

accusa, contenuta in un rapporto ufficiale della Commissione esteri

d’allarme dopo l’altro. La General Motors ha riportato perdite

del Senato, lo scorso marzo il presidente Bush si sarebbe rifiutato di

massicce nel primo trimestre: addirittura un miliardo e 200 mila

appoggiare un golpe militare contro Saddam. In base alla seconda

dollari; la Ford non ha fatto molto meglio: 884 milioni di dollari

accusa, invece, contenuta in un documento ufficioso, si riapriva di

bruciati dalla recessione. La Chrysler si sa che sta andando malissimo.

nuovo lo scandalo degli ostaggi americani a Teheran, cioè veniva

Le tre grandi dovrebbero aver chiuso i bilanci in rosso per 2 miliardi e

avanzato il sospetto che, nella campagna elettorale del 1980, Bush

mezzo di dollari. Non basta. Gli ordini all’industria manifatturiera

avesse fatto rinviare segretamente il rilascio degli ostaggi della

sono scesi del 2,8% da gennaio a fine marzo, la quinta caduta

ambasciata americana in Iran per garantire la vittoria di Reagan e la

successiva. Particolarmente penalizzata l’elettronica, che ha avuto uno

sconfitta di Carter. Comunque, Bush reagiva duramente alle accuse

scivolone del 13,5%. Si capisce così l’allarme lanciato dal presidente

rivoltegli, smentendo ogni accusa e parlando di “calunnie”.

dell’Ibm, John Akers, secondo il quale la recessione è ancora ben

Scriveva Ennio Caretto de “la Repubblica”: “Bush sotto accusa

lontana dalla fine […] E’ la terza volta che la Fed taglia lo sconto in 4

nel dopo Golfo Persico. Un rapporto ufficiale della Commissione

mesi. Dopo averlo tenuto attorno al 7% per quasi 2 anni (anche

esteri del Senato afferma che lo scorso marzo il presidente rifiutò di

quando nell’estate scorsa è diventato evidente che l’economia

appoggiare un colpo di Stato contro il dittatore iracheno. E un secondo

americana stava scivolando verso la recessione) Greenspan l’ha

documento ufficioso avanza il sospetto che nella campagna elettorale

ridotto al 6,5% il 18 dicembre 1990, e al 6% di nuovo il 1° febbraio di

del 1980 egli avesse fatto rinviare segretamente il rilascio degli

quest’anno, nonostante forti resistenze interne alla Fed […] Ma, ieri,

ostaggi dell’ambasciata americana in Iran per garantire la vittoria di

Bush ha tagliato corto con le critiche del passato, mosse da lui contro

Reagan e la sconfitta di Carter. Bush ha smentito entrambe le accuse,

Greenspan, apprezzando esplicitamente una decisione che ′aiuterà la

la seconda con sdegnata ferocia: se fosse fondata, si tratterebbe di uno

nostra economia bisognosa di un calcio, di una spinta′”.37

scandalo molto più grave di quello del Watergate, che costò la

Dopo le buone notizie giunte dalla Fed, di nuovo brutte notizie avevano però “investito” il presidente Bush, poiché su di lui in quel momento pendevano due gravi accuse: una nuova e una di vecchia data, già evidenziata da Gianni Riotta del “Corriere della Sera” nel suo 37

Stefano Cingolani, Sfida USA: cala il tasso di sconto, “Corriere della Sera”, 1 maggio 1991, p. 3.

131

presidenza a Nixon nel 1974. Il rapporto della Commissione esteri del Senato sul mancato putsch a Bagdad è di Peter Galbraith, il suo consigliere. Stando al documento, all’apice dell’insurrezione curda e sciita contro Saddam, i leader dei ribelli furono avvicinati da alcuni alti ufficiali delle forze armate irachene, che si dissero pronti a un

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golpe purché gli Stati Uniti lo appoggiassero. Timorosa che l’Iraq si

saputo trattenersi: ′Nell’ottobre del 1980 non ero a Parigi. Posso

spaccasse in tre parti e che una venisse incorporata dall’Iran,

dimostrarlo. Finiamola con queste calunnie′”.38

l’amministrazione americana avrebbe rifiutato di ricevere una

Anche Rodolfo Brancoli del “Corriere della Sera” parlava delle

delegazione dei rivoltosi ′segnalando così′, ha scritto Galbraith, ′che

accuse mosse da Gary Sick, Bani Sadr e anche da Carter a Bush e

non intendeva aiutarli′. Galbraith ha asserito di aver appreso questi

Reagan, colpevoli, secondo loro e in base a fonti attendibilissime, di

retroscena dai leader ribelli da lui incontrati ad aprile.

aver stipulato un accordo segreto nell’autunno del 1980 con gli

Il documento che adombra il complotto contro Carter nel 1980 è

ayatollah iraniani per la liberazione ritardata, cioè successiva alle

invece il testo stenografico di una testimonianza di un’ora e mezza

elezioni di novembre, dei 52 ostaggi americani a Teheran. Addirittura,

resa alla Commissione esteri del Senato dal politologo Gary Sick, un

gli “accusatori” sostenevano che Bush avesse partecipato di persona

ex consigliere della Casa Bianca. Secondo Sick, alla fine della

ad un incontro a Parigi nell’ottobre del 1980 con alcuni ayatollah

campagna elettorale del 1980 l’entourage di Reagan, in particolare

iraniani. Nonostante Bush parlasse delle accuse rivoltegli come di

William Casey che sarebbe poi divenuto direttore della Cia, promise a

′spazzatura′, un po’ a tutti gli americani in quel momento

Teheran armi per la guerra contro l’Iraq, armi che vennero fornite più

incominciava a venire almeno il sospetto che l’Irangate non fosse altro

tardi da Israele, purché gli ostaggi americani non fossero liberati.

che la semplice prosecuzione dell’operazione iniziata nell’ottobre del

Casey temeva che il rilascio degli ostaggi significasse la vittoria di

1980 e che così con molta probabilità ci fosse stato un sovvertimento

Carter. Gli ostaggi vennero rilasciati a gennaio dell’81, mezz’ora dopo

del processo elettorale realizzato da Bush e Reagan sulla pelle dei

l’insediamento di Reagan alla Casa Bianca. Le rivelazioni di Sick

“poveri” ostaggi Usa. Scriveva Brancoli: “I capi democratici del

sono state avallate dall’allora presidente iraniano Bani Sadr in un libro

Congresso stanno palleggiandosi una patata bollente, anzi una bomba

che verrà presentato nei prossimi giorni negli Usa. Intervistato dalla

cui esitano a togliere la sicura perché le conseguenze sarebbero

“Cnn”, Bani Sadr ha sostenuto che Bush si incontrò con gli emissari di

davvero devastanti. Devono decidere se ci sono elementi sufficienti a

Teheran a Parigi nell’ottobre del 1980. Infuriata per le accuse,

giustificare l’apertura di un’inchiesta formale su una storia vecchia,

l’amministrazione ha negato il visto di ingresso negli Usa all’ex

ritornata improvvisamente attuale, che coinvolge Reagan, Bush, l’ex

presidente iraniano. Ma sono esplose polemiche così violente che ieri

direttore della Cia Casey, ora defunto, e gli ayatollah che tenevano in

ha dovuto fare marcia indietro e aprirgli i confini. Il portavoce della

ostaggio 52 americani.

Casa Bianca Fitzwater ha definito Gary Sick e Bani Sadr ′le Kitty Kelley della politica estera′. Kelley è la giornalista che ha attribuito a Nancy Reagan una storia d’amore con Frank Sinatra. Bush non ha

38 Ennio Caretto, Saddam e ostaggi: una doppia accusa si abbatte su Bush, “la Repubblica”, 4 maggio 1991, p. 13.

133

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È la storia di un ′deal′, di un accordo nell’autunno del 1980 −

orientale alla Columbia University ed era l’esperto di affari iraniani

mentre in America era in corso la campagna presidenziale e Carter

nel Consiglio per la sicurezza nazionale di Carter. Sick afferma che,

cercava disperatamente il rilascio degli ostaggi e la sua rielezione − tra

dopo due anni di ricerche e centinaia di interviste in vari continenti, è

il campo di Reagan e il governo iraniano. Gli elementi del ′deal′

giunto alla conclusione che l’accordo c’è stato […] E a dare man forte

segreto sono questi: la promessa di autorizzare la vendita di armi

è in arrivo da Parigi Abolhassan Bani Sadr, l’ex presidente iraniano

all’Iran una volta insediato Reagan alla Casa Bianca, in cambio

che nel suo libro, My turn to speak, di imminente pubblicazione negli

dell’impegno a non liberare gli ostaggi se non dopo le elezioni

Stati Uniti, afferma di avere le prove di contatti nel corso del 1980 tra

americane per colpire a morte il presidente e candidato democratico.

Khomeini e gli uomini di Reagan e di un accordo intorno alle linee

L’accordo, secondo la storia, venne impostato da Casey (allora

ormai note […] Carter, che aveva sempre considerato ′inconcepibile′

direttore della campagna elettorale di Reagan) nel corso di due

l’operazione attribuita al campo di Reagan, ora chiede l’inchiesta

incontri a Madrid tra luglio e agosto del 1980, e perfezionato in una

parlamentare. L’ha invocata il “Washington Post”, sostenendo in un

serie di incontri a Parigi nell’ottobre. Ad almeno uno di questi incontri

editoriale che le ′accuse mostruose′ hanno ora assunto vita propria e

parigini avrebbe addirittura partecipato Bush, allora candidato alla

tanto dannosa da richiedere un accertamento. E l’ha sollecitata Sick

vicepresidenza, cosa che Bush indignato ha di nuovo negato venerdì

perché ′ci sono muri che non ho potuto abbattere′ mentre una

mentre il suo portavoce definiva l’accusa ′spazzatura′. Gli ostaggi

commissione ufficiale avrebbe il potere di chiamare testimoni e

vennero poi liberati dopo 444 giorni di detenzione il 21 gennaio 1981,

acquisire documenti […] Un’inchiesta che provasse il ′deal′

pochi minuti dopo l’insediamento di Reagan. Fu solo un ultimo

sanzionando il fondamento della storia avrebbe conseguenze enormi

schiaffo a Carter, reo di aver dato ospitalità allo Scià in fuga, e un

obbligando a una rilettura sconvolgente degli ultimi 10 anni. Non solo

dono al suo successore sperando in rapporti diversi decisi

quello che è poi diventato noto come l’Irangate non sarebbe

autonomamente dagli ayatollah? O fu l’esecuzione puntuale

un’aberrazione ma semplicemente la prosecuzione dell’operazione; in

dell’accordo segreto, cui seguirà (e questo è provato) una massiccia

conclusione si dovrebbe prendere atto di un sovvertimento del

consegna di armi a Teheran eseguita dagli israeliani con il beneplacito

processo elettorale, di una cinica manipolazione sulla pelle degli

di Washington? La storia è vecchia ed è tornata fuori di tanto in tanto

ostaggi che avrebbero potuto essere liberati molto prima, di una

senza avere un seguito […]

collusione tra privati americani e un governo straniero per sabotare

Ma ora la storia ha acquistato altra credibilità perché è stata

l’azione del presidente in carica. ′Questo è tradimento. Se è accaduto, i

riproposta con molti elementi a sostegno da una persona con credenziali di prim’ordine, Gary Sick, che insegna politica medio-

135

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responsabili devono essere individuati′, ha scritto il “New York 39

Times””.

episodi più infami della bisecolare storia americana, un ′Bushgate′ che non solo costerebbe il posto al presidente come il Watergate lo costò

In un altro articolo, Ennio Caretto de “la Repubblica” continuava

al suo mentore Nixon, ma che coprirebbe anche di vergogna la

a parlare dello scandalo degli ostaggi Usa e lo definiva,

superpotenza e la sua democrazia. Il giallo è riesploso nei giorni

potenzialmente, lo scandalo del secolo, un “Bushgate” che investiva il

scorsi, proprio mentre la crisi curda, alcuni scottanti retroscena sulla

presidente Bush intaccando la sua popolarità, sottraendogli, insieme

guerra del Golfo Persico e la grave recessione economica negli Usa

con la crisi economica, con la crisi curda e con alcuni scottanti

intaccavano la popolarità di ′Super-Bush′, sottraendogli il manto di

retroscena sulla guerra del Golfo Persico, il manto di presidente più

presidente più amato della storia. Lo ha trascinato alla ribalta con un

amato della storia e che sarebbe potuto costargli il posto. Inoltre, sia

duro articolo sul “New York Times” Gary Sick, che fu consigliere di

Gary Sick sia Bani Sadr con il suo ultimo libro My turn to speak sia

Jimmy Carter per l’Iran. E ve lo ha inchiodato, esule a Parigi, l’ex

Carter sia i democratici chiedevano giustizia e chiarezza, cioè

presidente iraniano Bani Sadr con un libro di memorie My turn to

un’inchiesta pubblica come quella che c’era stata a suo tempo sul

speak (A me la parola) sulla rivoluzione degli ayatollah a Teheran. La

Watergate e sull’Irangate. E tutto ciò accadeva con la campagna per le

tesi dei due uomini è questa: Ronald Reagan e George Bush temevano

presidenziali del ’92 alle porte.

a tal punto ′una sorpresa di ottobre′ nella campagna elettorale del

Scriveva Caretto: “Il “Washington Post” la chiama ′the story that

1980, ossia il rilascio degli ostaggi americani, che decisero di

will not die′, il giallo che non vuole finire. Bush la definisce ′una

prevenirla a tutti i costi. L’operazione, dicono il professore Gary Sick

guerra di calunnie′, il suo portavoce Fitzwater parla di ′trash′,

e l’esiliato Bani Sadr, fu affidata al braccio destro di Reagan, William

immondizia, ed entrambi chiedono ai media di metterla a tacere.

Casey, che sarebbe poi diventato direttore della Cia, e a quello di

Potenzialmente, è lo scandalo del secolo. Pensate! Bush, il presidente

Bush, l’ex agente segreto Donald Gregg. Bill Casey, morto tre anni fa,

degli Stati Uniti, l’uomo più potente della terra, appena entrato nella

e Gregg, oggi ambasciatore nella Corea del Sud, avrebbero offerto

storia come il vincitore di Saddam Hussein, è accusato di aver indotto

all’Iran ingenti somme di denaro e forniture militari perché

l’Iran, nell’ottobre del 1980, a ritardare il rilascio degli ostaggi

trattenessero gli ostaggi ancora qualche mese. La liberazione avvenne

dell’ambasciata americana a Teheran per impedire a Carter di essere

a gennaio del 1981, mezz’ora dopo che Reagan si insediò alla Casa

rieletto il mese successivo e per consentire a Reagan, di cui egli era il

Bianca.

vice, di insediarsi alla Casa Bianca. Se fosse vero sarebbe uno degli 39 Rodolfo Brancoli, Torna sulla Casa Bianca lo spettro degli ostaggi USA a Teheran e dell’Irangate: per il presidente è ′spazzatura′, il Congresso esita ma la stampa affila le armi, “Corriere della Sera”, 5 maggio 1991, p. 6.

137

Forse le rivelazioni sarebbero rimaste senza seguito se non fosse intervenuto Carter di persona e se l’amministrazione Bush non avesse rifiutato il visto d’ingresso negli Stati Uniti a Bani Sadr, ansioso di

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reclamizzarvi le proprie memorie. Davanti a una storia così vecchia,

delle elezioni del 1980. La ex reganauta sostiene che Casey e Gregg

′fantapolitica′ come la giudicano i repubblicani, un’America ancora

ebbero almeno tre incontri con degli emissari di Khomeini in Europa,

ebbra del trionfo sull’Iraq e dunque disattenta e incredula avrebbe

uno dei quali sarebbe stato l’attuale presidente iraniano Rafsanjani: il

voltato volentieri pagina. Ma in una serie di interviste Carter ha

primo meeting a Madrid nel luglio del 1980, il secondo nella stessa

dichiarato di ′aver percorso l’identico calvario di Sick′, di essere

città il mese successivo e il terzo a Parigi tra il 20 e il 22 ottobre”.40

passato cioè dal più profondo scetticismo sul complotto di Reagan e di

Dopo la “tempesta” degli ostaggi Usa in Iran, un’altra grana

Bush al radicato sospetto che esso abbia invece avuto luogo. E a

aveva colpito il presidente Bush, ma questa volta non riguardava né la

Parigi Bani Sadr ha protestato in modo tale contro il ′no′

politica estera né la politica interna, bensì il suo stato di salute. Il

dell’amministrazione al visto ′da far pensare′, ha scritto il

presidente americano aveva avuto un malore durante una corsa

“Washington Post”, ′che Bush abbia qualcosa da nascondere′. Di fronte alle polemiche, ieri l’amministrazione ha compiuto un clamoroso dietro front e Bani Sadr sta per sbarcare a Washington. Come Sick, testimonierà a porte chiuse sulla vaga ′sorpresa di ottobre′ alla Commissione Esteri della Camera […] Il Congresso ha già avviato ′un’indagine riservata′ sulla campagna elettorale del 1980. Al deputato democratico Ted Weiss non è bastato: Weiss ha chiesto ′una inchiesta pubblica simile a quella sul Watergate e sull’Irangate′ […] Gli innocentisti sono la stragrande maggioranza, ma il partito dei colpevolisti aumenta. Alcuni degli ostaggi hanno riferito di essersi spesso chiesti ′se ci fosse del marcio′ sotto il loro rilascio. L’allora

d’allenamento e gli era stata diagnosticata una fibrillazione ventricolare, forse causata dallo eccessivo stress degli ultimi mesi. Ma, se la salute di Bush sembrava sotto controllo, gli americani sapevano anche che, alla vigilia dell’anno presidenziale 1992, lo stato di salute dell’uomo più potente del mondo contava e molto, soprattutto considerato che l’età di Bush era di quasi 67 anni: non era più quella di un giovanotto! E, oltre alla salute del presidente, preoccupava ancor di più l’eventualità di un passaggio, anche solo provvisorio, dei poteri al vicepresidente Quayle, che, secondo la maggioranza degli americani, non era ancora maturo per succedere a Bush. Nonostante il “pericolo” Quayle fosse in agguato, Bush, però, come aveva sempre fatto fino ad allora, continuava a confermare la

sottosegretario di Stato Warren Christopher ha svelato che nel 1980 le

fiducia al suo vice che era stato scelto soprattutto per il suo basso

trattative per la liberazione degli sventurati ′erano a buon punto, ma

spessore intellettuale, così da non dare ombra al presidente.

vennero sospese da Teheran a ottobre senza spiegazioni′ […] E’ così

Scriveva Gianni Riotta del “Corriere della Sera”: “Dan Quayle

divenuto di attualità un libro del 1989, sinora ignorato dagli americani,

presidente degli Stati Uniti d’America? La nazione se lo è chiesto per

scritto da Barbara Honegger, una ex funzionaria della Casa Bianca di Reagan, oggi giornalista a San Francisco, sugli inquietanti retroscena

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40 Ennio Caretto, La “nuova guerra” iraniana di Bush: si riapre lo scandalo degli ostaggi Usa, “la Repubblica”, 5-6 maggio 1991, p. 13.

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l’intera cena di sabato sera, mentre i telegiornali diffondevano le

fiducia a Quayle, scelto come vice per non dare ombra al presidente e

notizie sull’insufficienza cardiaca sofferta dal presidente George

dimostrare al mondo che la sua elezione avveniva in modo

Bush, al termine di una breve corsa d’allenamento […] Bush non è

indipendente […] Se Bush esce già oggi, o al massimo domani, le

stato dimesso dall’ospedale ieri e potrebbe restare in osservazione

incertezze vengono troncate. La Casa Bianca non ha avviato le

anche oggi. Le condizioni di George Bush, 67 anni a giugno, di solito

procedure per la transizione a Quayle, come prescrive la Costituzione

in eccellente salute, non sembrano suscitare gravi preoccupazioni […]

se il presidente non è in grado di svolgere le proprie funzioni, perché

Il presidente è lucido e avrebbe sofferto di fibrillazione atriale. Aveva

Bush è sempre rimasto lucido (Il procedimento per la successione alla

appena finito la sua mezz’ora di podismo quando ha sentito il cuore

presidenza prevede che il vicepresidente diventi automaticamente

battergli disordinatamente in petto e si è trovato a corto di fiato.

presidente in caso di dimissioni forzate o volontarie del presidente o

Secondo i sanitari del Naval Hospital di Bethesda, dove è stato

della sua morte. Il vicepresidente − spiega il 25esimo emendamento

immediatamente ricoverato, causa possibile della fibrillazione atriale è

della Costituzione − giura immediatamente e diventa presidente). Nel

lo stress, che certo non è mancato a Bush dall’invasione del Kuwait in

1985 Bush ereditò brevemente il manto presidenziale di Reagan, sotto

poi. Ma gli stessi medici escludono che Bush abbia sofferto di un vero

anestesia per un intervento chirurgico. Per la sua età Bush è

e proprio infarto: comunque il presidente resta in osservazione. La

considerato in eccellente salute. Il presidente, asso sportivo e

salute del presidente degli Stati Uniti, però, specialmente in un

aeronautico da ragazzo, continua a giocare a tennis, correre e pescare.

momento di delicatissima transizione internazionale come questo e

′Dovrebbe lavorare un po’ meno − ha detto Barbara Bush cercando di

alla vigilia dell’anno presidenziale 1992, è anche una questione

diffondere la calma − ma sono 40 anni che glielo dico′”.41

politica. La maggioranza degli americani, elettori repubblicani inclusi,

Anche Paolo Passarini de “La Stampa” sottolineava il non

continua a ritenere − così assicurano i sondaggi − che il vicepresidente

perfetto stato di salute del presidente Bush e anzi parlava di un addio

Dan Quayle non è ancora maturo per succedere a Bush e ritiene una

al mito di super-Bush. Infatti, proprio ora che stava per prendere il via

iattura l’ascesa del giovane ex senatore alla Casa Bianca.

la campagna elettorale per le elezioni del ’92, incominciava a vacillare

Già da tempo nella Washington del pettegolezzo politico gira

l’immagine del presidente infaticabile e, inoltre, l’America scopriva

voce che Bush potrebbe sostituire Quayle nel 1992, una pratica non

l’incubo Quayle: nel caso in cui il leader si fosse ammalato

senza precedenti: Roosevelt fece saltare dal ticket il liberal Wallace.

gravemente sarebbe stato lui a sostituirlo. Scriveva Passarini: “ ′Il

Candidati ideali sarebbero il moderato segretario di Stato James Baker

presidente è di ottimo umore, ma soffre ancora di fibrillazione atriale′

o il carismatico capo di Stato maggiore Colin Powell. Si tratta, però, di voci. Bush e i suoi uomini, in ogni occasione, hanno ribadito la

141

41

Gianni Riotta, America col fiato sospeso per Bush, “Corriere della Sera”, 6 maggio 1991, p. 7.

142


ha detto il portavoce della Casa Bianca, Marlin

Fitzwater. ′Il

del presidente − lo racconta lui stesso nell’autobiografia − fu 35 anni

presidente sta bene e nulla segnala che ci sia stato un infarto − ha

fa, quando un’insospettata ulcera sanguinante lo stese a terra senza

aggiunto Fitzwater −. Soltanto che le medicine che gli sono state date

permettergli di rialzarsi per qualche minuto. ′Lavoravo troppo.

per abbassare i battiti cardiaci non hanno ancora fatto effetto. Non c’è

Cambiarono le priorità′, è il commento di Bush sull’episodio.

motivo di preoccupazione′ […] Ma, più che quello che è successo,

Cambieranno anche adesso? Se ieri a messa molti americani hanno

preoccupa quello che potrebbe succedere. E preoccupa l’eventuale

pregato per la salute del presidente, nessuno saprà mai per cosa ha

successore, Dan Quayle […] Bush aveva avvertito un’improvvisa

pregato Danforth Quayle detto ′Dan′, il suo discusso vice, che, in base

debolezza e un’insolita difficoltà di respirazione, mentre faceva

all’′emendamento

jogging con alcuni agenti di sicurezza poco dopo le 4 del pomeriggio

provvisoriamente se Bush perdesse per un tempo limitato la coscienza

nel boschetto attorno la sua casa di Camp David […]

o fino al termine del mandato se questi morisse o fosse dichiarato

25′

della

Costituzione,

subentrerebbe

Anche se tutto si risolverà con un po’ di spavento, l’immagine di

incapace di intendere o di volere […] Anche ricordando i pasticci che

Bush eterno ragazzo non si riavrà dal ricovero di sabato. Il presidente,

Quayle combinò l’unica volta che sostituì Bush, durante la crisi delle

che porta ammirevolmente i 67 anni che sta per compiere (accadrà tra

Filippine, la gente ha ieri pregato per la salute del presidente”.42

un mese), era uscito con un’invidiabile cartella clinica da un ′check

Anche Ennio Caretto de “la Repubblica” parlava dell’′incidente′

up′ generalizzato, con la pubblicità del caso, a fine marzo. Mercoledì

accaduto al presidente Bush, sottolineando che, per fortuna

della scorsa settimana, sotto lo sguardo affettuoso dell’amico e

dell’America, tutto era rientrato e il rischio Quayle era stato evitato in

consulente sportivo personale Arnold Schwarzenegger, Bush, in

extremis. Il presidente era ritornato alla Casa Bianca lunedì, dopo il

maglietta da polo e berretto da ′baseball′, aveva compiuto una lunga

malore che lo aveva colto la notte di sabato. Era così finito un lungo

serie di esercizi di fronte alle telecamere nel prato Sud della Casa

weekend di paura trascorso da Bush all’ospedale militare di Bethesda

Bianca per incoraggiare gli americani all’attività fisica. ′Non importa

e con la possibilità che i poteri speciali del presidente potessero

l’età e la forma − aveva dichiarato −. Lo sport aiuta chiunque a vivere

passare a Dan Quayle. Una possibilità vista con timore dagli

di più e meglio′. Chi poteva essere più credibile di lui, pescatore d’altura preferibilmente con il mare cattivo, golfista, tennista, sadico organizzatore di partite di ′wallyball′, una specie di pallavolo

americani, poiché un sondaggio della “Cnn” aveva rivelato che solo il 19% dei cittadini riteneva Quayle idoneo a svolgere il ruolo di presidente. Solo la comparsa di Bush davanti alle telecamere nel

velocissima che si gioca contro un ′battimuro′ da tennis? E, infine ′jogger′ […] Fino a oggi, però, l’unico problema di salute nella vita

143

42

Paolo Passarini, Addio al mito di super-Bush, “La Stampa”, 6 maggio 1991, p. 6.

144


giardino della Casa Bianca aveva tranquillizzato l’America che ora

hanno deciso di dimetterlo […] La guarigione lampo di Bush ha

poteva tornare a respirare.

suscitato molti interrogativi. ′Non è dovuta alla volontà di stroncare le

Scriveva Caretto: “Il pollice in alto in segno di vittoria, l’altro

polemiche su Quayle?′, hanno chiesto i giornalisti. ′No′, ha ribattuto

braccio intorno alle spalle del fido Scowcroft, ieri mattina George

secco Fitzwater. ′Non espone il presidente a ricadute?′. ′No′, ha

Bush è ritornato alla Casa Bianca tra gli applausi dei funzionari e dei

ripetuto il portavoce […] Le smentite della Casa Bianca non hanno

giornalisti che cantavano ′hail the chief′, viva il capo, sorridendo e

tuttavia cancellato la sensazione che questa sia stata una svolta per

spergiurando di essere ′in ottima salute e ansioso di riprendere il mio

Bush. Terribili tensioni si sono accumulate sul presidente negli ultimi

jogging′. Si è concluso così il più lungo weekend di paura americano

mesi: la guerra del Golfo Persico, la crisi nei rapporti con Gorbaciov,

dall’attentato del giovane Hinckley a Ronald Reagan il 31 marzo del

lo scandalo Irangate, la recessione. Bush, che nel giudizio del

1981. Weekend trascorso da Bush all’ospedale militare di Bethesda,

quotidiano “Usa Today” ′fa ginnastica come un 27enne, lavora come

nella prospettiva che da un momento all’altro, anzi ′da un battito

un 37enne, e sembra un 47enne′, ha inoltre sperperato le proprie

cardiaco all’altro′, come ha commentato la televisione “Cnn”, il

energie in viaggi sfibranti e in notti insonni. I medici spiegano che

vicepresidente Quayle dovesse assumere il potere. È bastata la

questo tipo di vita può provocare le fibrillazioni. Per il presidente è

riapparizione di SuperBush nel Giardino delle Rose a rassicurare

giunto il momento della riflessione: su se stesso e su Quayle”.43

l’America […] La grande paura gli americani l’hanno vissuta nella

In un altro articolo sempre Ennio Caretto analizzava la figura di

notte tra domenica e lunedì. Alle 20,30 circa c’era stato un annuncio

Dan Quayle e si capiva perché la maggioranza degli americani avesse

bomba di Fitzwater: ′I medici non escludono di poter compiere un

scongiurato con tutto il cuore il suo possibile avvicendamento, anche

intervento di cardioconversione, una singola scarica elettrica, per

solo temporaneo, a presidente nei due giorni di “malattia” di Bush.

regolarizzare il cuore del presidente. Sarebbe necessaria l’anestesia. I

Quayle veniva dipinto come la caricatura di un leader, un figlio di

documenti

al

papà che non piaceva agli americani perché, grazie alla fortuna

vicepresidente Quayle sono pronti. La decisione verrà presa domani

paterna, non solo aveva evitato il Vietnam, ma aveva anche fatto

mattina, dopo gli opportuni esami′. L’America è andata a letto con

carriera politica. Quayle era veramente un rischio per l’America e per

l’incubo di Quayle presidente, ma al risveglio l’insperata buona

Bush in vista delle presidenziali del ’92.

per

il

temporaneo

passaggio

delle

consegne

notizia le ha restituito la serenità perduta. ′Le fibrillazioni sono cessate

Scriveva Ennio Caretto: “Durante la campagna elettorale del

alle 22,45 di ieri′, ha riferito Fitzwater. ′Sono riprese alle 5,30 ma con

1988, divenne noto come ′the most muzzled candidate in history′, il

minore intensità. Poiché il presidente non corre pericoli, i medici 43

145

Ennio Caretto, Ritorno trionfale per “Superbus”, “la Repubblica”, 7 maggio 1991, p. 4.

146


candidato con la museruola più stretta della storia (“Washington

Redford e quindi il suo ′sex appeal′ sul voto femminile. Ma per

Post”). Gliela mise James Baker, l’attuale segretario di Stato, che si

l’America i motivi della scelta di Quayle sono negativi: essa sospetta

era invano opposto alla scelta di Dan Quayle come compagno di corsa

che con tale scelta Bush abbia pagato un grosso debito verso la destra

di Bush alla Casa Bianca, e i fatti gli avevano dato ragione. Quando ′il

del Partito repubblicano, e abbia chiuso la strada del potere a possibili

bel Dan′ si presentava a un comizio, la folla lo trattava come un

rivali come il senatore Dole e sua moglie Elisabeth. Bush vuole uno

maggiorato fisico: ′hi kid′, ciao ragazzo lo invitavano le donne, e gli

′yes men′, uno che dica sempre di sì, protestò Dukakis nel 1988,

uomini intonavano in coro ′zero in profitto′, a ricordo dei suoi

irridendo anche alle apparenti ignoranza e scarsa agilità mentale del

disastrosi voti al liceo e all’università. Lo perseguitava inoltre la

nemico: e a torto o a ragione il marchio del burattino rimane indelebile

polemica sulla guerra del Vietnam. Quayle si era imboscato nel 1969,

su Quayle […]

facendosi mettere nella riserva, la Guardia Nazionale. Quando

Il credo politico di Quayle non è dei più rassicuranti nemmeno

scendeva per la strada, i democratici lo deridevano alzandogli davanti

per un paese a destra quale l’America di oggi. Il vicepresidente ′è il

cartelli con su scritto ′Draft Doger Dan′, Dan che si è sottratto al

campione dell’establishment militare industriale′, come ha scritto il

servizio militare. ′Che almeno non ci nuoccia′, decretò Baker. E gli

“New York Times”, e si è opposto ai negoziati sul disarmo. Il suo

permise di parlare solo nelle roccaforti della conservazione, dove

resumè di politica interna è sconcertante: ha votato due volte contro i

definire Dukakis ′antipatriottico′ era un dovere, tenendolo lontano dal

diritti civili e spara a zero contro la previdenza. Non trova nulla di

grosso dell’elettorato. A quasi tre anni di distanza, resta un mistero

strano nel frequentare i club di golf dove è vietato l’accesso ai neri e

perché Bush abbia scelto Quayle come vicepresidente, contro il parere

non esita a bloccare per tre giorni un aereo del Pentagono, al costo di

di tutto il suo entourage. Nessuna delle ragioni da lui addotte ha

27 mila dollari, per un weekend di svago. ′Studia da presidente ma non

convinto l’America, che per il 67% (sondaggio della rivista “Time” e

impara′, ha ironizzato un giorno Baker. La battuta va presa alla lettera:

della televisione “Cnn”) ancora oggi non ritiene ′il bel Dan′ in grado

fino a qualche tempo fa, Quayle teneva sulla scrivania un manuale su

di reggere le sorti dello Stato. Bush ha dichiarato di aver visto nel

come avere successo in politica e finanza. L’handicap maggiore del

giovane Quayle − 41 anni al momento della nomina − il simbolo dei

vicepresidente è tuttavia un altro. Egli è la contraddizione vivente

′baby-boomers′, della generazione del dopoguerra che governerà il

dell’American Dream, del Sogno Americano, dell’etica puritana del

paese nel 2000. Ha aggiunto che Quayle è anche uno degli alfieri del

lavoro. Paradossalmente Bush, un aristocratico del New England, è

E

percepito come un uomo che si è fatto da solo, un pioniere che ha

scherzando ha sottolineato la sua rassomiglianza all’attore Robert

rinunciato alla fortuna paterna per crearsi la propria in Texas con il

′neoconservatism′,

il

nuovo

conservatorismo

repubblicano.

petrolio, sgobbando notte e giorno. Al contrario Quayle, che viene

147

148


dalla borghesia della provincia più profonda − l’Indiana, culla tra

uomini e donne di un paese che dopo due anni e mezzo dall’elezione è

l’altro del neofascismo Usa − impersona il privilegio: papà gli ha

sempre più convinto che alle spalle del presidente Bush e del suo

evitato il Vietnam, papà gli ha comprato la laurea in legge, papà gli ha

′cuore matto′ non ci sia nessuno. Poche figure politiche nella storia

pagato le elezioni alla Camera e al Senato […] Poco dopo essere stato

recente americana hanno raccolto tanta disistima e tanta ironia quanto

nominato candidato alla vicepresidenza, Quayle aveva spaventato

il 43enne senatore dell’Indiana che Bush volle al suo fianco

l’America dicendo che ′l’olocausto rappresenta un periodo osceno

nell’elezione del 1988, ′la scelta più stravagante da quando Caligola

della nostra storia nazionale′”.44

fece senatore il suo cavallo′, come è stato scritto. L’81% degli

Anche Vittorio Zucconi de “la Repubblica” analizzava il caso

americani considera Dan Quayle ′non all’altezza della presidenza′. Per

Quayle sottolineando non solo che l’ipotetico avvicendamento tra lui e

39 ore i mandarini del Partito repubblicano hanno rabbrividito al

Bush alla Casa Bianca aveva allarmato gli Stati Uniti, e infatti l’81%

pensiero di esporre al mondo, al tabernacolo della Casa Bianca, il lato

della

all’altezza′

debole della coppia presidenziale. I loro avversari democratici

dell’incarico presidenziale, ma anche che in passato pochi altri

cinicamente (e segretamente) gioivano al pensiero che la malattia di

personaggi politici avevano raccolto tanta disistima e tanta acida

Bush, e l’affiorare del suo vice, potessero riaprire una finestra per

ironia. Praticamente l’America aveva tremato per 39 ore e ciò,

battere i repubblicani l’anno prossimo […] ′Dan Quayle ha fatto un

secondo Zucconi, era un campanello d’allarme per Bush e per il

ottimo lavoro e ho avuto e avrò sempre la massima fiducia in lui′,

Partito repubblicano in vista delle elezioni dell’anno seguente. La

tagliava corto lo stesso Bush appena rimetteva piede alla Casa Bianca.

paura, cioè, che Quayle potesse divenire presidente avrebbe potuto

Anche nel 1992, dunque, Quayle resterà l’uomo che dista ′un solo

riaprire la corsa per la presidenza ai democratici, nonostante la

battito di cuore′ dalla presidenza della superpotenza nucleare

massima fiducia che Bush dichiarava di avere verso il suo vice. Un

americana […]

popolazione

considerava

Dan

Quayle

′non

vicepresidente di così scarso peso da essere continuamente bersagliato

Che cosa abbia fatto il povero Dan Quayle per meritarsi tanta

da una raffica di barzellette feroci che finivano da una parte per

disistima e per mandare in ′fibrillazione′ un’intera nazione alla

avvantaggiare i democratici e dall’altra per

prospettiva di vederlo presidente anche solo per pochi minuti di

screditare e così

danneggiare i repubblicani.

un’anestesia presidenziale è in realtà un mistero della politica

Scriveva Zucconi: “Per 39 ore di palpitazioni e di paura,

americana contemporanea. Dicono che sia poco preparato e non molto

l’America ha camminato sull’orlo di un precipizio con gli occhi

intelligente, ma, come osservò il grande cronista della presidenza

azzurri e con il sorriso da ragazzo di Dan Quayle. Hanno tremato 44

americana Theodore White, ′se la stupidità e l’incompetenza in

Ennio Caretto, Quayle, la caricatura di un leader, “la Repubblica”, 7 maggio 1991, p. 4.

149

150


politica fossero un reato, il Parlamento intero dovrebbe essere una

mormora delusa al marito: ′Tesoro, aveva ragione Bentsen, non sei

prigione′. È bellino, con quella sua faccia da teenager, ma l’aspetto

proprio un Kennedy′), ma il weekend di fibrillazione nazionale ha

fisico piacevole è, almeno in America, un requisito politico, non un

fatto passare a tutti la voglia di scherzare. Da ieri, sulla strada della

handicap. È stato un mediocre studente, un figlio di papà, un

rielezione di Bush nel 1992 che sembrava spianata, ci sono un cuore

semidisertore del Vietnam, che egli evitò, grazie appunto al potente

incerto e una paura con gli occhi azzurri”.45

padre, imboscandosi nella Guardia Nazionale in Indiana. Ha l’aria

In un altro articolo, Gianni Riotta del “Corriere della Sera”

smarrita, perennemente a disagio, di colui che per primo si sente fuori

tornava a parlare della salute del presidente americano e del dilemma

posto, e un crudele critico televisivo lo battezzò, dopo una sbiadita

Quayle. Sottolineava che Bush, dopo i suoi problemi al cuore, avrebbe

apparizione in tv, ′un Bambi sui pattini di ghiaccio′. Ma basta tutto

dovuto affrontare la scelta politica, che si sarebbe potuta trasformare

questo a giustificare lo scherno, le barzellette feroci che circolano su

in un boomerang alle presidenziali del ’92, di un vice di basso profilo

di lui a Washington? Basta a spiegare la terribile boutade riaffiorata

come Quayle, ritenuto non maturo dalla maggioranza degli americani

mentre Bush era in ospedale domenica: ′le guardie del corpo hanno

ad assumere la presidenza. E Bush, essendo un fine animale politico,

l’ordine tassativo di sparare a Quayle, appena Bush muore′? […]

avrebbe dovuto tranquillizzare l’America sul suo stato di salute perché

Quayle fu scelto perché era giovane, ′kennedyano′, e sarebbe dovuto

sapeva che ciò sarebbe stata forse la prima delle sue garanzie

piacere agli elettori giovani. Perché era carino e doveva ′sedurre′ le

elettorali. Scriveva Riotta: “Il presidente Bush è tornato al lavoro, ieri

elettrici e perché era nessuno, un autentico peso leggero, e non

mattina, lasciando l’ospedale dove era stato ricoverato sabato per un

avrebbe dato fastidio a un Bush che nel 1988 si portava ancora

malessere cardiaco. È stato esclusa l’ipotesi di infarto e bocciata l’idea

addosso l’etichetta del wimp, dell’imbelle […] La prospettiva di un Quayle presidente è stata la cura migliore per Bush, dicono le malelingue a Washington […] La capitale torna a macinare le sue feroci, volgari storielle contro il povero Dan, che l’avversario democratico Lloyd Bentsen ferì durante un dibattito televisivo nell’88 dicendo: ′Io ho conosciuto personalmente John Kennedy, senatore, e me lo lasci dire: lei non è un Kennedy′. Si può magari sorridere, vergognandosi un poco, quando si sente trasformare questa frase in una barzelletta piccante (dopo una notte d’amore, la signora Quayle

di stimolare il ritmo cardiaco con scariche elettriche. I sanitari hanno negato che valutazioni politiche abbiano influenzato la scelta terapeutica, continuare con i farmaci, anziché ricorrere all’intervento elettrico che avrebbe costretto Bush all’anestesia totale e al passaggio dei poteri al suo vice Dan Quayle. Ma la Washington politica non parla d’altro: i sondaggi confermano che la maggioranza degli americani, compresi gli elettori repubblicani, ritiene Quayle non maturo per succedere a Bush. E la corsa per la Casa Bianca nel ’92, che sembrava già vinta dal presidente, potrebbe riaprirsi […] Ieri Bush 45

151

Vittorio Zucconi, Il vicepresidente bello e impossibile, “la Repubblica”, 7 maggio 1991, p. 5.

152


ha detto di avere ′completa fiducia nel vicepresidente. Sta svolgendo

ironia anche l’ex presidente Reagan quando affermava che se lui

un ottimo lavoro′. I bollettini medici ottimistici e lo spirito di squadra

ormai era un 80enne, anche Bush non era più un giovincello!). Inoltre,

di Bush non bastano però a cancellare il problema. Il governatore

c’era chi aveva collegato il malore di Bush al riemergere dello

democratico Bill Clinton è stato il primo a sollevare il tema: ′Si riapre

scandalo degli ostaggi americani in Iran, una storia che se si fosse

il problema Quayle′. Il “New York Times” ha invitato Bush alla

rivelata veritiera avrebbe travolto il presidente americano. Scriveva

moderazione, il decano dei commentatori politici James Reston, ora in

Passarini: “E’ fantastico essere di nuovo qui′, ha detto ieri George

pensione, ha scritto: ′I guai cardiaci di Bush rimandano alla ribalta la

Bush appena tornato alla Casa Bianca. ′Torniamo al lavoro, torniamo

questione della successione e i dubbi sulla scelta di Quayle′. Bush è di

al lavoro′, è stata una delle poche frasi che ha rivolto ai giornalisti […]

fronte a un bivio: se conferma Quayle rischia di regalare un

Il grande spavento è passato, ma lascia un segno. A parte il problema

argomento alla derelitta armata democratica; se lo sostituisce ammette

Quayle, è l’immagine del personaggio Bush che esce rettificata. Bush

apertamente l’errore e fa segnare un punto agli avversari. Come si

lo sportivo, l’′eterno giovanotto′, predicatore della ′fitness′, cioè della

muoverà? Dice William Schneider, il miglior politologo in USA,

buona salute garantita dall’esercizio fisico, non potrà più far

′secondo convenienza′. Se il suo vantaggio sui democratici resterà

dimenticare a nessuno che il prossimo 12 giugno compirà 67 anni.

largo, eviterà di riconoscere la gaffe Quayle e lo terrà a bordo. Se

Tutto perfettamente umano, però Bush, con il suo famoso motto ′Fai

l’economia volge al peggio, dal Medio Oriente vengono brutte notizie,

quello che devi e non ti voltare indietro′, ha tentato indirettamente di

il vecchio scandalo degli ostaggi in Iran riappare, può scaricare

dimostrare che un’obbedienza scrupolosa alla sua coscienza

46

protestante era alla base della sua buona salute. E quasi tutti i giornali

Quayle”.

Anche Paolo Passarini de “La Stampa” ricordava che Bush era

hanno insinuato che il malessere cardiaco del presidente forse poteva

tornato al lavoro e che così l’America aveva scampato il pericolo

essere collegato al risorgente tentativo di coinvolgerlo nello scandalo

Quayle. Ma sottolineava anche che, a parte il problema Quayle, ciò

degli ostaggi americani in Iran. L’′équipe′ medica di Bethesda ha

che più preoccupava gli Stati Uniti in quel momento era l’immagine di

sentito il bisogno di smentire che la fibrillazione atriale del presidente

Bush, un Bush che con i suoi problemi di salute, benché

potesse essere collegata a cause politiche”.47

apparentemente risolti o non troppo preoccupanti, non poteva più far

In un altro articolo, invece, Paolo Passarini analizzava nello

dimenticare a nessuno che a giugno avrebbe compiuto 67 anni e che

specifico il problema Quayle evidenziando che, probabilmente, se il

quindi non era più l’′eterno giovanotto′ (come spesso ricordava con

vicepresidente fosse rimasto nel ticket presidenziale, la sua

46

47

Gianni Riotta, Washington scopre l’incubo Quayle, “Corriere della Sera”, 7 maggio 1991, p. 6.

153

Paolo Passarini, “E’ fantastico essere di nuovo qui”, “La Stampa”, 7 maggio 1991, p. 2.

154


impreparazione a ricoprire l’eventuale carica di presidente, come

mandato?′. Clinton è perfettamente al corrente degli ultimi sondaggi,

quasi era accaduto pochi giorni prima, sarebbe potuta essere il cavallo

secondo i quali solo 19 americani su 100 ritengono Quayle ′adeguato′.

di battaglia dei democratici nelle presidenziali del ’92. Inoltre, per

Anche alcuni repubblicani riconoscono che Bush, quando scelse

meglio dipingere la “gaffe” Quayle, Passarini elencava anche alcuni

Quayle, non era nemmeno sfiorato dal sospetto di poter avere

divertenti aneddoti sul vicepresidente e sull’ex presidente Reagan che

problemi di salute. Scelse il giovane senatore dell’Indiana

la dicevano lunga sulla loro competenza, professionalità e levatura

(attualmente ha 44 anni) per tre ragioni: per l’aspetto che, come con

intellettuale. E, infatti, a parte Bush, solo l’ex presidente Reagan

dubbio gusto lo stesso Quayle ama ricordare, lo ha fatto accostare a

difendeva e stimava Quayle nella sua carica di vicepresidente.

Robert Redford; per la sua abilità nel raccogliere fondi per il partito;

Scriveva Passarini: “Più che essersi dissolto, ′lo spettro della

per i suoi legami con la parte più conservatrice del Partito

successione′, come lo ha chiamato il “Washington Post”, è

repubblicano, che avrebbero consentito a Bush di ′coprirsi′ sulla

semplicemente tornato in soffitta dopo essere apparso di colpo per

destra.

ricordare a tutti la sua esistenza. Sarà insistentemente evocato nella

Appena, tra la sorpresa generale, Bush annunciò che la sua scelta

prossima campagna elettorale, quella del ’92, quando i democratici

era caduta su quel rampollo di un’influente famiglia di Huntington,

faranno dell’inadeguatezza di Danforth Quayle a rilevare il comando,

cominciò la campagna sul vicepresidente ′peso leggero′. E non fu

in caso di morte o incapacità del presidente, il loro cavallo di battaglia.

difficile cominciare a fare le bucce al giovanotto […] Non è un

Bush ha meno di un anno per decidere, anche se i suoi assicurano che

segreto per nessuno che, mentre Dan riesce a impugnare agevolmente

ha già deciso: Quayle resterà nel ticket. ′Lui ha il mio pieno sostegno,

una mazza da golf, incontra straordinarie difficoltà nel maneggiare un

ce l’ha sempre avuto, e sta facendo un lavoro di prima classe′, ha

libro. Sulla sua ′cultura′ è fiorita un’aneddotica. Una volta ha

dichiarato ieri Bush stimolato dai giornalisti a pronunciarsi sul suo

sostenuto deciso che su Marte un uomo può vivere perché c’è molto

discusso vice. ′Questo è il ticket. Punto e basta′, aveva tagliato corto

ossigeno. La leggenda del suo fascino ha poi subito un duro colpo,

una settimana fa il capo dello ′staff′ John Sununu, recentemente

quando una ′pin-up′, Paula Parkinson, dopo aver posato nuda per

coinvolto nello scandalo dei voli a sbafo, che, del resto, ha toccato

“Playboy”, disse che Quayle ci aveva provato durante un weekend di

anche Quayle. ′Ma Bush continuerà a credere nel ’92 − ha insinuato

gruppo in Florida, ma lei lo aveva respinto perché andava già a letto

ieri con intenzionale malizia Bill Clinton, probabile candidato

con un suo amico. Il colpo, in realtà, venne dal commento della

democratico − che il vicepresidente è la persona più indicata in

moglie Marylin: ′Era là per giocare a golf e, quando Dan vede una

America a succedergli nel caso non fosse in grado di terminare il

mazza, non c’è verso di farlo pensare a altro, ve lo garantisco io′ […]

155

156


Ma, a parte Bush, lo difende solo Reagan, che ha ricordato Quayle

′giudica positivamente′ Quayle, il “Washington Post” che il 57% non

come ′un senatore molto competente′. Allora alcuni, a proposito della

lo considera ′abbastanza qualificato per raccogliere l’eredità di Bush′ e

competenza di Reagan, hanno ricordato che, cercando di giustificarsi

“Usa Today” che il 51% suggerisce a Bush di scegliere un altro

con il suo segretario di Stato per non aver letto un importante ′dossier′

vicepresidente. A suo onore, Quayle ha trovato la forza di ridere del

lasciato apposta sul tavolo, l’allora presidente rispose: ′Come facevo?

proprio calvario. Alludendo a un giocatore di baseball che l’altro ieri

48

Alla televisione davano Tutti insieme appassionatamente′”.

Ennio Caretto tornava ad analizzare l’handicap Quayle,

ha segnato un record, un suo coetaneo, ha commentato: ′E’ piacevole sentire che c’è qualcuno maturo e competente a 44 anni′”.49

evidenziando che, secondo tutti i sondaggi d’opinione, gli Usa

Franco Pantarelli de “La Stampa” tornava a parlare della

volevano che il vicepresidente fosse sostituito perché ritenuto

fibrillazione del cuore di Bush e evidenziava che per almeno altre due

impreparato o incompetente e che, secondo i democratici, la non

volte in passato il presidente aveva sofferto di aritmia cardiaca, anche

idoneità di Quayle sarebbe potuta essere il fattore decisivo al voto

se l’intensità era stata minore. Sottolineava, inoltre, che ciò non era

nelle elezioni del ’92. Scriveva Caretto de “la Repubblica”: “Almeno

positivo per Bush, in vista delle elezioni del ’92, perché per l’America

in apparenza, George Bush è di nuovo se stesso − ′vivace come un

il suo presidente doveva essere qualcosa di molto simile ad un

fringuello′ lo ha definito il portavoce Fitzwater − ma con un handicap

superuomo. Ma, a differenza degli altri giornalisti italiani, era l’unico

cronico che si chiama Quayle […] Il problema di una presidenza

che non sparava a zero su Quayle, pur affermando che comunque

Quayle si è ingigantito: tutti i sondaggi d’opinione hanno accertato

quest’ultimo restava un problema per Bush. Scriveva Pantarelli: “Si è

che gli americani vogliono che egli venga sostituito, perché ritenuto

scoperto qualcos’altro sulla fibrillazione del cuore di Bush, e cioè che

impreparato o incompetente. SuperBush per ora finge di ignorarlo e

non è la prima volta che gli accade. Ci sono almeno altri due

riafferma solennemente la sua fiducia nel bel numero due della Casa

precedenti. Lo ha raccontato il “Washington Times”, che cita fonti

Bianca. Ma i democratici incalzano in vista delle elezioni del ’92. La

assolutamente ineccepibili come la First Lady e il medico curante di

loro leadership, riunita a Cleveland nell’Ohio, ha ammonito che ′la

Bush, Burton Lee. In quei casi, ha detto quest’ultimo, l’aritmia

non idoneità di Quayle sarà il fattore decisivo del voto′, cioè potrebbe costare la sconfitta ai repubblicani […] La prospettiva che Quayle assuma il potere, sia pure temporaneamente, angoscia l’America. Il “Wall Street Journal” ha stabilito che solo il 33% degli americani 48

Paolo Passarini, Una gaffe alla Casa Bianca, “La Stampa”, 7 maggio 1991, p. 2.

157

cardiaca era stata di breve durata e ciò che l’aveva provocata era rimasto ignoto. Dalla Casa Bianca non ci sono stati commenti a queste rivelazioni e se ne capisce abbastanza il perché. Un presidente, qui, ′deve′ essere qualcosa di molto simile ad un superuomo. Non deve 49 Ennio Caretto, I medici dichiarano guarito Bush ma gli rimane l’«handicap» Quayle, “la Repubblica”, 8 maggio 1991, p. 13.

158


avere acciacchi e non deve mostrare debolezze […] Il silenzio della

invitato Bush a dimettersi, sollecitando il Congresso, nel caso che non

Casa Bianca sulla rivelazione del “Washington Times” ha il

lo faccia, a votare in fretta il suo impeachment o incriminazione, come

significato della necessità di trovare una spiegazione ′tranquillizzante′

avvenne per Nixon nel 1974 a conclusione del Watergate […] Di

in vista delle elezioni del 1992. E sempre in tema di elezioni, il ′colpo′

fatto, sono accuse equivalenti a quelle di alto tradimento e la Casa

a George Bush ha riportato in primo piano il problema Dan Quayle, il

Bianca e i reganauti del 1980 vi hanno reagito con sdegno e con

vicepresidente che ancora oggi, dopo due anni di carica e di lavoro

violenza. ′Trash′, immondizia, ha ripetuto livido il portavoce

svolto ′non male′, come dicono tutti, non riesce tuttavia a farsi

Fitzwater ′le accuse mancano di fondamento, è ora di finirla′. ′Follie′

considerare ′qualificato′ a sostituire il capo. La mancata anestesia a

ha risposto l’ex consigliere della sicurezza nazionale di Reagan, Bob

Bush, e quindi il mancato passaggio temporaneo dei poteri a Quayle, è

Allen. ′Bani Sadr è un lunatico, a quanto ne so non è mai accaduto

stato palesemente vissuto, a torto o a ragione, come una sorta di

nulla del genere′. Ma Bani Sadr ha insistito sulle sue rivelazioni.

scampato pericolo. È indubbio che questo creerà ulteriori problemi al

′Domani testimonierò al Congresso′ ha affermato. ′Posseggo

momento di annunciare l’accoppiata con cui il Partito repubblicano

documenti che dimostrano che nel 1980 l’Iran aprì in Europa uffici di

proporrà agli elettori di lasciargli la Casa Bianca per altri quattro

collegamento con gli Usa e che l’entourage di Reagan mantenne

50

anni”.

contatti con essi′ […] Bani Sadr ha tuttavia ammesso di non essere

Ennio Caretto de “la Repubblica” tornava a prendere in esame la

certo che Bush, nel 1980 candidato alla vicepresidenza con Reagan,

′sorpresa d’ottobre′, cioè lo scandalo degli ostaggi Usa in Iran nel

prese personalmente parte ai presunti negoziati sugli ostaggi con

1980 e sottolineava che lo scandalo, che appariva sempre più

l’Iran: ′Ho notato che Bush ha smentito di essere stato a Parigi per

realmente accaduto per via della testimonianza di Bani Sadr, unito alle

incontrare emissari iraniani′ ha concluso. ′Ma non ha smentito con

polemiche su Quayle dei giorni scorsi, era una mina vagante per Bush

chiarezza che si siano svolte delle trattative con essi′ […] Bani Sadr

in vista delle elezioni del ’92. Scriveva Caretto: “Ieri, al Congresso Bani Sadr ha rivolto accuse gravissime al presidente Bush, il più popolare della storia americana moderna. Chiamandolo ′l’uomo di punta′ dei presunti negoziati del 1980 tra l’entourage di Reagan, allora candidato alla presidenza, e quello dell’ayatollah Khomeini sul rinvio del rilascio degli ostaggi dell’ambasciata Usa a Teheran, Bani Sadr ha

ritiene che sia stato Bush a ribattezzare la vicenda ′la sorpresa d’ottobre′. Nel suo libro, ′A me la parola′, l’ex presidente iraniano sottolinea che fu tenuto all’oscuro della vicenda dagli estremisti islamici in Iran. Apprese ′la verità′ − e se tale fosse, sarebbe una tragedia per l’America − da alcuni di loro dopo l’esilio a Parigi nel 1981. L’attuale presidente Rafsanjani, il defunto direttore della Cia William Casey e l’ex braccio destro di Bush, Donald Gregg, sarebbero

50

Franco Pantarelli, Bush: il mio cuore fibrillante vi ringrazia, “La Stampa”, 8 maggio 1991, p. 4.

159

160


stati tra i grandi negoziatori. Per Bush, lo scandalo è una mina vagante

e di candidati quando mancano appena 4 mesi al via tradizionale della

nella campagna elettorale dell’anno prossimo, insieme con l’idoneità

campagna elettorale per le presidenziali. Il partito non è in crisi da

del vicepresidente Quayle a reggere i destini del paese nel caso che il

oggi, visto che è riuscito a perdere 5 delle ultime 6 competizioni per la

51

suo cuore torni a fare il pazzo”.

Casa Bianca. Ma non si ricorda altro anno pre-elettorale con questa

Rodolfo Brancoli del “Corriere della Sera”, dopo i presunti

povertà di aspiranti in una fase già così avanzata, con questa riluttanza

scandali e le paure che avevano investito il presidente Bush e

a buttarsi nella mischia di possibili candidati di qualche peso, con una

l’America, analizzava le difficoltà che dimostravano di avere i

simile assenza di progetto politico e una simile dipendenza da eventi

democratici a trovare l’anti-Bush quando ormai mancavano appena 4

incontrollabili che miracolosamente dovrebbero rimettere in gioco i

mesi al via tradizionale della campagna elettorale del 1992. In quel

democratici. Rimandare a casa un presidente uscente è sempre

momento il Partito democratico sembrava in crisi, privo di candidati

difficile e ciò pone un grosso handicap su chiunque sia lo sfidante.

′seri′ e neanche in grado di essere competitivo. L’unico peso massimo

Certezze di riuscita, perciò, ovviamente non esistono. Ma a questo

era Mario Cuomo che, però, non dava alcuna garanzia di entrare in

stadio almeno il Partito democratico non sembra neppure in grado di

lizza e, così, il Partito democratico si aggrappava solo ad un ipotetico

essere competitivo nel novembre del 1992.

clamoroso autogol del presidente repubblicano in carica per sperare di

All’orizzonte sono comparsi finora solo personaggi che nulla

essere almeno un degno avversario nel 1992. Tutto ciò finiva solo per

hanno da perdere, come l’ex senatore Tsongas, da tempo uscito dal

impoverire la vita civile americana e ritardare la ricerca di soluzioni ai

giro, che ha trovato la quadratura del circolo proclamandosi insieme

problemi interni che continuavano a salire e a mettere in difficoltà un

′liberal′ e ′pro-business′, o quel McGovern già battuto da Nixon nel

Bush che, però, nonostante le ultime vicissitudini, era tornato ad avere

1972 in 49 Stati su 50 o il governatore nero della Virginia Wilder che

un indice di approvazione dell’81% e, così, appariva imbattibile

alla peggio può sempre aspirare al posto in scheda come candidato

l’anno successivo dato che l’avversario democratico era ancora

alla vicepresidenza entrando nella storia. Tra i pesi medi è tutto un

“nessuno”. Scriveva Brancoli: “L’impresa del Golfo sembra un po’

defilarsi adducendo altri impegni, serbandosi per il 1996 quando Bush

meno gloriosa ogni giorno che passa, la recessione è più lunga e

non potrà comunque ricandidarsi perché la Costituzione gli nega un

profonda di quanto si pensasse e la prospettiva di una presidenza

terzo mandato […] E Mario Cuomo, il solo peso massimo per

Quayle fa rizzare i capelli in testa a un numero considerevole di

personalità e statura intellettuale oltre che per la capacità di dotarsi

americani. Ma Bush è tornato a un indice di approvazione dell’81%

rapidamente dei mezzi finanziari necessari a condurre una campagna

mentre il Partito democratico continua ad annaspare in cerca di appigli

elettorale, è alle prese con una gravissima crisi fiscale nello Stato di

51

New York di cui è governatore. Uomo problematico, eterna sfinge che

Ennio Caretto, “Bush fu l’uomo chiave dell’Irangate”, “la Repubblica”, 8 maggio 1991, p. 14.

161

162


gioca a rimpiattino con la Casa Bianca, promette, appena risolti i

e della politica sociale e ritarda la ricerca di soluzioni a problemi

problemi di casa, di lanciarsi in un giro di discorsi per l’America,

interni che continuano a montare”.52

forse per tastare il terreno. Ma anche per un peso massimo i margini

Ennio Caretto de “la Repubblica” di contro, però, metteva in luce

d’attesa consentiti dal calendario elettorale vanno riducendosi

che per Bush la strada verso la rielezione non era ancora spianata, ma

implacabilmente. Aspettando Mario Cuomo, ribattezzato ′la grande

anzi appariva in salita visto quello che era accaduto nell’Università di

speranza bianca′, il partito naviga a vista sperando in un clamoroso

Hampton in Virginia, un’università nera, dove i 2/3 dei neo-laureati

autogol del presidente repubblicano […] Mentre nessuno sembra

avevano contestato il presidente americano, lì recatosi per ricevere una

avere la capacità intellettuale o la voglia (Cuomo avrebbe la prima, ma

laurea honoris causa e tenere un discorso di politica interna. Appariva

finora non ha trovato la seconda) di provare a ripensare criticamente

chiaro che sui temi di politica interna e nello specifico sui diritti civili

l’esperienza ′liberal′ buttando la zavorra senza buttare la sostanza e a

lo scontento in America era elevato tant’è che, secondo un sondaggio,

riformulare un programma di governo che tenga conto delle

solo il 41% degli elettori appoggiava la politica economica del

trasformazioni profonde avvenute in America. Questa incapacità di

presidente, sebbene per il 73% fosse ancora un buon presidente. Tutto

ridefinirsi consente così all’avversario di turno − come Bush fece efficacemente con Dukakis nel 1988 − di definire il candidato democratico nei termini più sfavorevoli, facendo leva su un insieme di questioni sociali, morali, razziali e culturali che rendono insuperabile il fossato. La crisi evidentemente è più profonda di quanto dicono le sconfitte a ripetizione, che hanno già privato un’intera generazione di politici di una esperienza di governo centrale e consentito al Partito repubblicano di dominare la scena dettando i termini del dibattito nazionale e determinare la composizione di organismi di enorme peso politico come la Corte Suprema e la Federal Reserve, la banca centrale. Ed è una crisi che ha impoverito la vita civile americana, ha tolto dinamismo alle istituzioni, ha banalizzato la dialettica politica, sta contribuendo a un vistoso arretramento sul terreno dei diritti civili

ciò veniva interpretato da Caretto come un campanello d’allarme in vista delle elezioni dell’anno successivo. Scriveva Caretto: “Alcuni pugni chiusi levati in aria in segno di sfida, alcune grida di protesta e alcune risate di scherno, i 2/3 dei giovani ostinatamente seduti al momento di alzarsi in piedi e di applaudire: così i neo-laureati della Università di Hampton nella Virginia, un’università nera, hanno contestato domenica il presidente Bush, recatosi da loro per tenere un discorso di politica interna e ricevere una laurea honoris causa. Per il presidente, abituato agli osanna della guerra del Golfo Persico, è stato un trauma: in maniera dignitosa i giovani neri hanno manifestato il loro risentimento per il ′benign neglect′, la negligenza benevola, se non la ostilità mostrata da Bush verso i diritti civili, al punto da porre il veto a nuove riforme un anno fa. Si tratta di uno squillante 52 Rodolfo Brancoli, Il pianto dei democratici: non si trova l’anti-Bush, “Corriere della Sera”, 11 maggio 1991, p. 7.

163

164


campanello d’allarme. Non è stato il solo segno di scontento dato

incoraggianti giungono dai dati di Washington sull’edilizia, sulle

negli ultimi giorni da una parte dell’America nei confronti del

vendite al dettaglio, sulle commesse industriali. E dopo 11 mesi di un

vincitore di Saddam Hussein: un sondaggio di “Time” ha accertato

declino che è stato accelerato, ma non unicamente causato, dalla

che solo il 41% degli elettori appoggiava la sua politica economica,

guerra del Golfo Persico, gli Stati Uniti sembrano finalmente voltare

sebbene il 73% lo consideri un buon presidente (era il 90% all’apice

pagina. Ma nessuno, tra gli analisti, e soprattutto tra i grandi

53

della guerra)”.

manovratori dell’industria privata, si abbandona a troppi entusiasmi.

Arturo Zampaglione de “la Repubblica”, invece, tornava a

Tutti temono che la ripresa sia lenta, in tono minore, senza quei ritmi

parlare di economia e sottolineava che, se da una parte la recessione

galoppanti che hanno caratterizzato la fine delle altre recessioni, come

era agli sgoccioli, per lo meno in base al superindice americano (una

quella del 1973-75 e del 1981-82 […] In teoria, la promessa fatta da

sorta di barometro che, essendo costruito sulla base di 11 indicatori,

George Bush e dai suoi collaboratori è stata mantenuta. Dopo una

prevede lo stato di salute dell’economia a 6-9 mesi di distanza),

flessione

dall’altra molti economisti temevano che la ripresa sarebbe stata lenta

nell’ultimo trimestre del 1990, e del 2,6% nel primo del 1991, si

e in tono minore. Così, in America non era ancora tornato a regnare

preannuncia sin dall’estate un ritorno a tassi positivi. Proprio ieri, il

l’ottimismo, anche perché il tasso di disoccupazione era arrivato al

ministero del commercio ha reso noto che il Lei (Index of Leading

6,6%, ma, forse, aveva ragione Robert Samuelson del “Washington

Indicators) è salito ad aprile dello 0,6%, dopo il + 0,7% di marzo e il

Post” secondo cui la recessione aveva creato più ansia che disastri. In

+ 1,2% di febbraio. Il superindice è costruito sulla base di 11

realtà, dal giugno del ’90 (inizio della recessione) al maggio ’91, se

indicatori; 6 di questi hanno spostato l’ago del barometro sul buon

non veri e propri disastri, di problemi ce ne erano stati e parecchi negli

tempo. ′Ormai siamo alla svolta′, ha commentato Stephen Roach, il

Stati Uniti nel campo economico, ma quel che preoccupava di più,

guru della Morgan Stanley. E sempre venerdì è stato annunciato che le

soprattutto il presidente Bush, che si stava preparando alla campagna

commesse industriali sono salite, nel mese scorso, dell’1,8% dopo 6

elettorale del ’92, erano le incertezze sulla crescita dell’economia in Usa nei prossimi 12-18 mesi: la maggioranza degli economisti prevedeva solo una ′ripresina′.

prodotto

nazionale

lordo

americano

dell’1,6%

mesi di costante discesa […] Tutto questo, però, stenta a tradursi in un immediato ottimismo. ′La recessione non è stata una catastrofe, ma la ripresa non sarà un

Scriveva Zampaglione: “La recessione è agli sgoccioli, annuncia il superindice americano, una specie di barometro che prevede lo stato di salute dell’economia a 6-9 mesi di distanza. Altri segnali 53

del

Ennio Caretto, Il presidente contestato da studenti neri, “la Repubblica”, 14 maggio 1991, p. 16.

165

toccasana′, è il ritornello di molti economisti. Un anno fa, c’era chi prevedeva il peggio, chi vedeva all’orizzonte una depressione simile a quella degli anni ’30. L’urto, senza dubbio, si è fatto sentire: dal giugno 1990 ad oggi, il tasso di disoccupazione è passato dal 5,3% al

166


6,6%, con quasi 2 milioni di disoccupati in più; il numero di fallimenti

saggia sembrava quella di chi prevedeva una svolta, seppur leggera, in

è cresciuto del 59%; i valori immobiliari, specie nella parte nord-

autunno.

orientale del paese, sono crollati. Eppure, come dice Robert

Scriveva Cingolani: “La recessione non è più di moda e durante i

Samuelson dalle colonne del “Washington Post”, ′la recessione ha

party la gente che conta parla solo di ripresa […] Eppure l’ottimismo

creato più ansia che disastri′. Il vero problema riguarda il futuro. Le

dei consumatori, risaliti alle stelle dopo la fine della guerra del Golfo,

proiezioni parlano di una minicrescita del 2,2% del prodotto nazionale

è oggi il punto debole del ciclo economico. Fabian Linden, del

lordo nei 12 mesi dopo la fine della crisi: molto meno di quel 6,5% di

Conference Board, calcola che ′l’indice di fiducia′ costruito in base ad

media delle altre 8 recessioni americane del dopoguerra. Perché così

un sondaggio su 5000 famiglie è sceso a maggio per il secondo mese

poco? Perché solo una ripresina? A differenza del passato, il governo

consecutivo […] Gli stessi segnali dal mondo della produzione sono

non può agire sulla domanda, abbassando l’imposizione fiscale o

contraddittori. Gli ordinativi all’industria sono aumentati ad aprile per

varando programmi di opere pubbliche. Non può farlo perché il

la prima volta in 5 mesi, soprattutto per beni durevoli. Ma l’auto

disavanzo pubblico è ancora su livelli record e perché ha le mani

continua ad andare male: le big three americane sono arrivate a

legate dall’accordo dello scorso autunno tra Casa Bianca e Congresso

chiedere l’aiuto del governo e persino le case giapponesi perdono

54

su una manovra fiscale pluriennale per la riduzione del deficit”.

colpi.

I

grandi

del

computer

vedono

nero.

Come

pure

Anche Stefano Cingolani del “Corriere della Sera” analizzava lo

telecomunicazioni, macchine utensili, apparecchiature elettroniche. Il

stato dell’economia americana e, sulla stessa linea del collega Arturo

futuro è già roseo, invece, per l’industria aerospaziale, la chimica, la

Zampaglione, sottolineava che se da una parte la recessione (che in

farmaceutica e le biotecnologie, il software. Tutti settori nei quali gli

quel momento sembrava ormai prossima alla fine) era stata breve e

Stati Uniti non temono la competitività del Giappone e dell’Europa

poco profonda dall’altra la ripresa sarebbe stata lenta e di modeste

[…] L’overdose di dati rischia di confondere le idee. Si arriva così al

proporzioni. Cingolani, comunque, evidenziava che non tutti i settori

paradosso che il periodico “Fortune” dedica il suo ultimo numero al

dell’economia americana erano ancora usciti dal tunnel della

′nuovo secolo americano′e alla rinascita della centralità economica

recessione e che negli Usa i giornali erano divisi e contraddittori

USA. Mentre il “Los Angeles Times” scrive che, nonostante

riguardo allo sviluppo economico statunitense dei prossimi mesi: c’era

l’ottimismo ufficiale, il mondo è sull’orlo di una ′recessione globale′.

chi parlava addirittura già in termini eccessivamente ottimistici e chi,

Tra i due estremi, la posizione più saggia è quella di chi prevede una

di contro, usava espressioni troppo pessimistiche. La posizione più

svolta sul fare dell’autunno; ma così come la recessione è stata breve e poco profonda, la ripresa sarà lenta e di modeste proporzioni.

54

Arturo Zampaglione, Torna a correre la locomotiva Usa, “la Repubblica”, 1 giugno 1991, p. 5.

167

′Dobbiamo ancora rimetterci dalla bisboccia del decennio scorso −

168


dice Jeffrey Sachs, docente a Cambridge e tra i più ascoltati guru

momento attonito. Poi, dopo che Bush ha dato la sua spiegazione, è

dell’economia − Il debito estero equivale a un dodicesimo del nostro

scoppiato in un fragoroso e interminabile applauso, anch’esso

55

reddito nazionale; quindi non resta che tirare la cinghia′”.

accompagnato da parecchi occhi lucidi. Eccola, la spiegazione di

In un articolo su “La Stampa” Franco Pantarelli riportava un

Bush. ′Come molta altra gente, anch’io ho un po’ paura a spargere

“incidente” accaduto a Bush ad Atlanta, in Georgia, davanti ai

lacrime in pubblico. Ma quel giorno che Barbara ed io stavamo

sacerdoti battisti lì convenuti per la loro annuale convention, dove il

pregando prima che la guerra cominciasse, pensai a quei giovani

presidente americano, ricordando il sacrificio dei suoi marines nella

uomini e donne laggiù e non riuscii a trattenere le lacrime. Il sacerdote

guerra del Golfo, era scoppiato a piangere, spiegando poi che il suo

mi guardò e mi sorrise, ed io non ebbi più paura di mostrare

pianto era da paragonarsi all’inginocchiarsi di Abramo Lincoln

pubblicamente la mia commozione′. In quel momento, ha spiegato

all’epoca della guerra civile. Il pianto di Bush aveva suscitato molto

ancora, ha capito ciò che sicuramente tutti coloro ′che hanno avuto la

scalpore tra i giornalisti. Infatti, in vista dell’inizio della campagna

responsabilità di mandare in guerra i figli di altri′ hanno capito, e cioè

elettorale per le presidenziali del ’92, da una parte c’era chi nel pianto

che ′l’importante nella preghiera, è praticarla nel modo in cui

del presidente americano vi aveva visto una splendida trovata

pensiamo sia il volere di Dio′. La voce gli si è incrinata per un istante,

elettorale, dall’altra, di contro, c’era chi vi aveva scorto un momento

ma poi, di fronte all’applauso, si è asciugato con decisione le guance

di vera commozione che, però, poneva il problema di un Bush emotivamente instabile, a cui andavano aggiunti i “guai” al cuore e alla tiroide che li aveva causati, e così, forse, inaffidabile a guidare il Paese più potente al mondo. Scriveva Pantarelli: “Così come il riso e gli sbadigli, anche le lacrime chiamano altre lacrime. Almeno per George Bush. Ieri, ricordando le lacrime versate il 16 gennaio, mentre pregava per la vita dei giovani soldati americani cui di lì a poco avrebbe ordinato di attaccare l’Iraq, il presidente non ha saputo trattenersi ed è scoppiato a piangere. L’uditorio, formato da sacerdoti battisti convenuti ad Atlanta, in Georgia, per la loro annuale convention, è rimasto per un

ed ha concluso con un rinfrancato ′ecco qua′. Poi ha spiegato che il suo pianto era da paragonarsi all’inginocchiarsi di Abramo Lincoln all’epoca della guerra civile […] Nella convention battista di Atlanta Bush si è prodotto nel pianto che, trasmesso dalle televisioni di tutto il mondo, ha suscitato non poco scalpore. I giornalisti spediti a seguire la cerimonia si sono subito divisi in due partiti: quello del ′è stata una splendida trovata elettorale′ (il conservatorismo religioso americano da un po’ ce l’aveva con Bush per la sua ostentata neutralità nella disputa sulle mostre d’arte ′oscene′ e una cosa come il pianto di ieri può essere molto utile) e quello del ′si è trattato di un momento di sincera commozione′. Ma a guardare bene neanche questo secondo

55

Stefano Cingolani, Torna la fiducia nell’economia USA, ma tutti sono d’accordo: la ripresa sarà lenta e modesta, “Corriere della Sera”, 3 giugno 1991, p. 19.

169

partito risultava particolarmente generoso nei confronti di Bush. Se

170


era sincero, aggiungevano infatti i suoi aderenti, si pone il problema di

più lo stesso, se la malattia non gli abbia provocato un’insospettabile

un presidente ′emotivamente instabile′, che sarebbe una specie di

fragilità nervosa proprio alla vigilia di due incontri cruciali con

aggiunta al problema del suo cuore che corre troppo e della sua

Gorbaciov. La Casa Bianca lo ha subito smentito: ′Il presidente è

56

tiroide”.

molto religioso′ ha spiegato sereno il portavoce Fitzwater ′e ha molto

Anche Ennio Caretto de “la Repubblica”, come Franco Pantarelli

sofferto all’idea di mandare dei giovani a morire nel Kuwait. Ma non

de “La Stampa”, riportava quanto accaduto a Bush alla Conferenza

è mai stato così bene come adesso′ […] Però, l’attimo di debolezza

battista di Atlanta e sottolineava che, con i suoi due pianti, il

dell’erede di Reagan, a cui i media avevano rinfacciato di essere

presidente americano aveva indotto gran parte dell’America a dubitare

troppo vecchio per tenere testa al ′giovane′ Gorbaciov, ha danneggiato

dei suoi nervi e più in generale a preoccuparsi per il suo stato di

la campagna di relazioni pubbliche lanciata l’altro ieri dalla Casa

salute, vista anche la sua recentissima operazione alla tiroide che

Bianca per convincere gli americani che Bush è tornato a godere di

aveva causato le fibrillazioni atriali e visto che comunque Bush non

una ferrea salute”.57

era più giovane con i suoi ormai prossimi 67 anni, fino a pochissimo

In un articolo di economia, Stefano Cingolani del “Corriere della

tempo prima portati bene, ma ora con qualche preoccupazione e

Sera” tornava a sottolineare che la recessione americana era ormai

acciacco di troppo per un presidente che inseguiva un secondo

quasi fuori dal tunnel, per lo meno a detta di Michael Boskin,

mandato presidenziale e alla vigilia di due importanti incontri con il

consigliere economico della Casa Bianca. Era di opposto avviso,

più giovane leader sovietico Gorbaciov. Scriveva Caretto: “La voce

invece, John Kenneth Galbraith, il famoso economista di Harvard,

spezzata dal ricordo, le lacrime che gli rigavano il volto, il presidente

che, in questa intervista al “Corriere della Sera”, sosteneva che gli

Bush ha ieri pianto due volte davanti alle telecamere, interrompendo il

indicatori dell’economia americana fossero “infettati” dall’ottimismo

suo discorso alla Conferenza battista di Atlanta in Georgia. Il

della Casa Bianca. Egli, inoltre, bocciava la politica del governo Bush

presidente, che la settimana prossima compirà 67 anni e che è

di voler uscire dalla crisi economica solo con gli strumenti monetari,

convalescente da un intervento alla tiroide (per via della fibrillazione

cioè la riduzione dei tassi di interesse, invece di utilizzare altri

atriale che lo aveva colpito qualche tempo fa e si è poi scoperto

strumenti come la spesa per consumo e gli investimenti pubblici.

proprio a causa di un problema alla tiroide), è rimasto sopraffatto

Secondo Galbraith, poi, la recessione americana era stata causata

dall’emozione quando ha rievocato il suo tormento personale per la

unicamente dagli errori commessi nello scorso decennio da Reagan e

guerra del Golfo Persico. L’insolito momento di debolezza ha

da Bush. Scriveva Cingolani: “La recessione, dunque, sta davvero

meravigliato il pubblico: molti americani si chiedono se Bush non sia 57 56

Franco Pantarelli, Bush, una lacrima fa discutere l’America, “La Stampa”, 7 giugno 1991, p. 8.

171

Ennio Caretto, Bush in lacrime davanti alla tv: l’America dubita dei suoi nervi, “la Repubblica”, 7 giugno 1991, p. 11.

172


finendo? Michael Boskin, consigliere economico della Casa Bianca, è

presidente in carica viaggiasse ancora su un indice di approvazione

convinto che sia così. Gli economisti un po’ meno. John Kenneth

superiore al 70%. Brancoli, però, appariva alquanto scettico e non

Galbraith, per esempio, ha dichiarato al “Corriere della Sera” che non

avrebbe di certo puntato sul Partito democratico vittorioso nel ’92,

crede alla bontà degli indicatori ′infettati dal germe dell’ottimismo

proprio perché, dalla riunione tenutasi a porte chiuse dai democratici,

politico′ […] Secondo il famoso economista di Harvard, la scelta della

era risultato chiaro che, per lo meno in quel momento, ancora

riduzione dei tassi di interesse, sempre assecondata dalla Casa Bianca

mancavano uomini disposti a candidarsi e soprattutto le idee. Ma, di

con fortissime pressioni sulla Fed e sul suo capo Alan Greenspan, non

contro, sempre secondo Brancoli, se si fossero colmate, nei prossimi

è il solo strumento da usare per avviare una solida ripresa. ′Un fattore

mesi, almeno queste due fondamentali componenti, i soldi sarebbero

ancora più importante è la spesa per consumo − ha dichiarato

di sicuro arrivati, anche se non nello stesso numero di quelli di cui

Galbraith − ora contratta in conseguenza degli eccessi speculativi e del collasso che hanno provocato′. L’intera recessione per Galbraith va spiegata con gli errori dello scorso decennio: ′Essa è la conseguenza del boom speculativo avviato da Reagan′. Quindi, non va messa sotto accusa la politica monetaria della Federal Reserve, ma l’intera Reaganomics. Per avviare un nuovo ciclo di crescita, allora, non basta ridurre gli interessi, ma utilizzare altri strumenti compresi ben studiati investimenti pubblici. ′La politica monetaria − conclude − è il mito dei tecnocrati dell’economia′”.58

essere sconfitto, anche perché, in base ai sondaggi, né la sua gestione dell’economia, né il suo approccio distaccato ai problemi interni al paese, che erano molto gravi, erano apprezzati dalla maggioranza degli americani. Scriveva Brancoli: “I democratici hanno tenuto un gran conclave a porte chiuse per individuare una strategia che consenta di riprendersi la Casa Bianca nel 1992, e dopo due giorni sono riemersi annunciando che Bush è vulnerabile e può essere battuto. Ora mancano solo le idee, gli uomini e i soldi, cioè i tre ingredienti essenziali di ogni strategia

Rodolfo Brancoli del “Corriere della Sera” tornava a parlare di politica in vista delle presidenziali del ’92, sottolineando che c’era stata una riunione “segreta” dei democratici per riconquistare la Casa Bianca. E, sebbene ancora mancassero uomini, idee e soldi, cioè, praticamente, le basi di ogni strategia vincente, i dirigenti del Partito democratico si dicevano sicuri di vincere l’anno seguente contro un Bush considerato debole e vulnerabile, nonostante in quel momento il 58

potevano disporre i repubblicani, e Bush veramente sarebbe potuto

Stefano Cingolani, USA quasi fuori dal tunnel, “Corriere della Sera”, 14 giugno 1991, p. 25.

173

vincente. Ma per il resto i capi del partito ritengono l’operazione fattibile, anche se in un recentissimo sondaggio il 63% degli americani adulti dà invece per ′molto probabile′ la rielezione di Bush e un altro 29% la considera ′abbastanza probabile′. E comunque un buon 55% dice che, vinca l’uno o l’altro, non farebbe nessuna differenza. Con un presidente uscente che viaggia su un livello di approvazione oltre il 70%, con fattori demografici e un meccanismo elettorale che favoriscono in partenza i repubblicani e un’opinione pubblica che

174


sembra dare per scontato la rielezione e in ogni caso non si aspetta che

al capezzale del grande malato. Più difficile è trovare gli uomini. Tra i

un cambio produrrebbe alcuna differenza sostanziale, un partito che ha

partecipanti invitati da Brown solo uno, un ex senatore da tempo fuori

perso 5 delle ultime 6 elezioni presidenziali potrebbe pure risparmiarsi

dal giro, ha posto ufficialmente la sua candidatura. Mario Cuomo non

la fatica. Ma siccome bisogna tenere in vita la finzione che

si è neppure scomodato ed è rimasto a casa. Altri fanno capire che

nell’America di oggi ci sono due partiti competitivi nelle

preferiscono serbarsi per il 1996, quando avrebbero di fronte l’attuale

presidenziali, e siccome ci sono pur sempre da difendere le posizioni

vicepresidente Quayle che solo Bush sembra prendere sul serio, o un

maggioritarie nei due rami del Congresso, i democratici schiereranno

Partito repubblicano dilaniato dalla lotta per negare a Quayle la

qualcuno e faranno diligentemente la propria parte […] Ron Brown,

candidatura. Ma tra un rinvio e una sconfitta al Partito democratico

presidente del comitato nazionale del partito, ha perciò invitato nella

manca da troppo tempo una leadership autorevole con cui l’elettore

residenza di campagna di Pamela Harrison − gran patrona di

possa identificarsi. La carica che occupa Brown equivale a quella di

democratici, erede della fortuna del marito ex ambasciatore − un

un segretario organizzativo, non di un segretario politico. I capi delle

gruppo ristrettissimo di aspiranti potenziali, di esponenti parlamentari

maggioranze parlamentari sono figure comunque di secondo piano. I

e di finanziatori per discutere un piano d’attacco. ′Dobbiamo smetterla

candidati presidenziali brillano, quando vi riescono, solo per i 4 mesi

− ha detto − di essere il partito che si concentra solo sulle primarie e cominciare a essere il partito che si concentra sulle elezioni generali′. La sua preoccupazione è di evitare cioè che tutte le energie − organizzative, intellettuali e finanziarie − si disperdano nella battaglia per l’investitura, arrivando poi totalmente spompati al confronto che conta. Ma non sembra questo il problema maggiore. Non è principalmente un fattore di organizzazione se da tempo ogni 4 anni, tra settembre e novembre, i democratici sembrano smarrire la capacità di parlare alla nazione e di rappresentare un’alternativa credibile ai repubblicani. Non è neppure un fatto di soldi, anche se al confronto i rivali sguazzano nell’oro […] Ma se ci sono gli uomini e le idee i soldi arrivano, hanno detto i finanziatori consultati nella ′due giorni′ attorno

che vanno dalla nomination alla elezione, scomparendo poi per sempre lasciando il partito acefalo […] E se è difficile trovare gli uomini disposti a candidarsi, difficilissimo è trovare le idee. Bush può essere vulnerabile, secondo i sondaggi non convincono né la gestione dell’economia né l’approccio distaccato a problemi interni che sono assillanti. Ma per creare le condizioni di un ribaltone che sovverta gli equilibri favorevoli ai repubblicani occorrerebbe una capacità di rielaborazione della visione e dei programmi del partito di cui nessuno a Villa Harrison ha dato prova”.59 Nel frattempo, Ennio Caretto de “la Repubblica” tornava a parlare, a quasi 2 mesi di distanza, dello scandalo delle “auto blu”. Evidenziava, cioè, che Sununu, il capo di gabinetto di Bush, era di nuovo nei guai, ma questa volta non per aver usato “illegittimamente”, 59

175

Rodolfo Brancoli, “Bush è debole, lo batteremo”, “Corriere della Sera”, 15 giugno 1991, p. 9.

176


cioè per fini privati e gratuitamente, gli aerei del Pentagono, bensì le

cattive notizie ′piovevano′ su Bush secondo quanto sostenuto da

auto della Casa Bianca. Erano così riesplose nuove critiche anche tra i

Panetta. Scriveva Occorsio: “Leon Panetta, deputato democratico

repubblicani e perfino dalla Casa Bianca, critiche che non giovavano

della California dal 1975, presidente della commissione Bilancio della

di sicuro al presidente Bush in vista delle elezioni del ’92, ma che

Camera dei Rappresentanti, è un’economista con gli occhi ben aperti

comunque il presidente in carica respingeva continuando a scagionare

sul mondo, al di fuori dei giochi di corrente, che parla chiaro ed è un

e a difendere Sununu, come già aveva fatto in precedenza, insieme a

po’ la coscienza critica del governo in carica […] Ha detto:

Scowcroft e a Quayle. Scriveva Caretto: “ Il capo di gabinetto di

′L’America è sprofondata in una grave recessione e il deficit sarà a

Bush, il mastino John Sununu, è nuovamente nei pasticci per colpa

fine anno (l’esercizio chiude il 30 settembre) di non meno di 330

delle ′auto blu′. Ma il presidente lo ha scagionato, dichiarando che fa

miliardi di dollari, per poi rientrare nel 1992 ma di poco′. Alla

′un lavoro superbo′ anche se ad alcuni il suo comportamento può

domanda: ′Ma la ripresa è cominciata?′, ha risposto: ′No, e non se ne

sembrare ′un problema′. Alla domanda se il suo posto sia sicuro, Bush

vede l’alba. Troppo scarsa la base produttiva, troppo esposti ancora

ha ribattuto secco: ′sì′. Sono aumentate però le richieste di dimissioni

alcuni settori centrali come le auto o i computer, dove il titolo-guida,

di Sununu sia tra i repubblicani sia alla Casa Bianca. Ci sono ministri

l’Ibm, ha perso il 35% dall’inizio dell’anno. La disoccupazione è

come quello del Tesoro Brady che non gli rivolgono più la parola […]

cresciuta del 6,9% in maggio contro il 6,6% di aprile. E la settimana

Sununu era stato attaccato dai giornali perché usava regolarmente gli

scorsa l’altro deficit, quello commerciale, è tornato a salire: è stato

aerei del Pentagono per i suoi viaggi privati, a costi altissimi. La

reso noto che in aprile è stato peggiore per il 17,4% del mese

settimana passata si è scoperto che era andato a New York ad assistere

precedente, 4,78 miliardi di dollari contro 4,07′”.61

ad un’asta con un’auto della Casa Bianca con autista; e che adesso

Sempre su “la Repubblica”, Ennio Caretto riportava la notizia

viaggia gratis sugli aerei delle grandi aziende. Sono esplose pertanto

che l’ultimo discendente dei Rockefeller, John IV, aveva quasi deciso

nuove critiche”.60

di candidarsi nella corsa democratica alla Casa Bianca. Era una buona

In un altro articolo su “la Repubblica”, intanto, Eugenio Occorsio

notizia per i democratici la probabile candidatura del senatore della

riportava un’intervista fatta a Leon Panetta, presidente della

West Virginia, l’erede dei magnati Rockefeller, in quanto era di sicuro

commissione Bilancio della Camera dei Rappresentanti, dove

un politico di primo piano, di peso, oltre che molto stimato negli Stati

l’economista americano criticava la Casa Bianca e sosteneva che la

Uniti. La sua piattaforma elettorale era la più riformista dai tempi di

ripresa economica negli Stati Uniti non era ancora iniziata. Insomma

Johnson ed era incentrata sui problemi sociali, come la lotta contro la

60

Ennio Caretto, Bush difende John Sununu nonostante lo scandalo delle auto blu, “la Repubblica”, 20 giugno 1991, p. 16.

61 Eugenio Occorsio, L’attacco di Panetta, l’anti-Brady: “Deficit alle stelle”, “la Repubblica”, 26 giugno 1991, p. 47.

177

178


povertà, la protezione dell’infanzia, l’assistenza sanitaria gratuita, tutti

precede nella corsa democratica alla Casa Bianca. ′Jay′ Rockefeller si

temi in cui Bush era latitante, ma che erano molto sentiti dalla

è fatto avanti due giorni fa in un intervista alla tv. Alto, con gli

maggioranza degli americani. Rockefeller, così, si diceva sicuro di

occhiali, la figura svelta ed elegante, ha precisato che prenderà ′la

poter vincere le elezioni, in quanto il presidente americano in carica

decisione finale sulla Casa Bianca′ il prossimo agosto. Ma Bush non è

era negligente in politica interna, ma precisava che solo ad agosto

imbattibile? Gli ha chiesto l’intervistatore. ′No′, ha risposto il

avrebbe preso la decisione finale sulla sua candidatura. Insomma, un rivale degno di sfidare Bush i democratici sembravano averlo trovato e ciò, ovviamente, un po’ li rassicurava, visto che fino ad allora nessuna persona di un certo peso politico si era ancora fatta avanti nelle fila del Partito democratico. Scriveva Caretto: “Tra la sorpresa generale sta avanzando la sua candidatura alla Casa Bianca nel ’92 l’ultimo discendente dei Rockefeller, John IV. Per una sorta di vendetta della storia, il senatore ′Jay′ Rockefeller, 54 anni, 4 figli, uno smisurato patrimonio personale, è però un apostata politico. Non si presenta candidato per i repubblicani, come ciascuno dei suoi avi aveva sperato per i figli, bensì per i democratici, nelle cui fila è passato fin dal ’66, sedotto − altra ironia − dalle nuove frontiere kennediane. Inoltre la sua piattaforma elettorale è la più riformista dai tempi magici di Lyndon Johnson, quando l’integrazione razziale e i diritti civili sembravano acquisiti al costume nazionale. Questo strano Rockefeller predica la lotta contro la povertà, la protezione dell’infanzia, l’assistenza sanitaria gratuita, un terreno minato per Bush, il presidente più latitante dell’ultimo mezzo secolo sui problemi sociali e la politica interna americani. E lo fa con efficacia: sua è l’accusa a Bush di avere ′la testa nelle nuvole nere del Kuwait′. Il pubblico lo applaude assai più che non il senatore Albert Gore, che secondo “Newsweek” lo

179

senatore. ′Gli elettori si rendono sempre più conto che la sua è la politica della negligenza′. E pensa davvero di poter vincere le elezioni? Ha insistito il giornalista. ′Sì′, ha ribattuto Rockefeller. ′Mi dettero tutti per perdente, quando scelsi la West Virginia per entrare in politica. E invece non mi sono più fermato′. Il noto columnist George Will, repubblicano, ha ammonito Bush che ′Jay Rockefeller sarebbe un avversario formidabile: ha carisma, idee, è un grande manager′. Will si riferiva alle eccellenti prove fornite da Rockefeller al governo della West Virginia dal 1976 al 1984, dove fu eletto due volte col 66% dei voti; al suo ruolo guida al Senato, dove siede da 7 anni; e ai suoi incredibili trascorsi giovanili, quando entrò nei corpi della pace in missione nel Terzo mondo dopo essersi laureato a Harvard e a Tokyo poi (parla anche il giapponese) […] Pamela Harriman, la vedova di Averell Harriman, il re dei diplomatici, la grande signora del Partito democratico, ne caldeggia da ormai più di 10 anni la candidatura a presidente”.62 Su “la Repubblica” si tornava a parlare di economia in un’intervista di Roberto Petrini a John Kenneth Galbraith, l’82enne economista liberal americano, già sentito due settimane prima dal “Corriere della Sera”. Galbraith, ovviamente, rimaneva dello stesso 62

Ennio Caretto, Un Rockefeller sfida Bush, “la Repubblica”, 27 giugno 1991, p. 17.

180


avviso sottolineando che la ripresa economica in America non era

non sarebbe durata a lungo e che le cose sarebbero migliorate. In

stata degna di nota negli ultimi 6 mesi e così smentiva un Bush che

realtà la ripresa non è stata degna di nota. Ad esempio la

parlava ormai di ripresa dell’economia americana. Comunque

disoccupazione è ancora molto alta e il più grosso problema è proprio

Galbraith, sebbene la recessione americana fosse dolorosa, non vedeva

la debolezza del sistema bancario. Dunque dire che c’è stata una

profilarsi all’orizzonte nuovi disastri economici come quello degli

grossa ripresa è proprio sbagliato′ […] E alla domanda: ′Possiamo

anni ’30. E sulle presidenziali del ’92 affermava che il Partito

dormire sonni tranquilli o all’orizzonte si profilano nuovi disastri

democratico aveva qualche possibilità di vincere perché il presidente

economici?′, ha risposto: ′No, non credo che ci sarà una grande crisi

in carica, sebbene popolare, avrebbe visto scemare la propria notorietà

nei prossimi 10 anni […] Io non vedo all’orizzonte grosse crisi come

nei mesi successivi, poiché, dopo la guerra del Golfo, l’effetto sulla

quella degli anni ’30. D’altra parte, l’America sta già sperimentando

gente sarebbe scomparso velocemente. E, inoltre, anche perché Bush

una dolorosa recessione′ […] E, infine, alla domanda: ′Lei ritiene che i

non amava preoccuparsi troppo di economia e dei problemi interni al paese, come la disoccupazione e le tasse, temi che, però, l’economista di Harvard prevedeva essere basilari nella campagna presidenziale del 1992. In ogni caso Galbraith finiva per criticare anche il Partito democratico che era ancora e ormai da troppo tempo privo di un’anima e di un leader indiscusso. Scriveva Petrini: “Il vecchio John Kenneth Galbraith può vantarsi di essere sopravvissuto agli anni ’80 e alla Reaganomics. A 82 anni, la sua anima liberal non si è incrinata neppure un po’: Bush, i ricchi, i banchieri centrali e i conservatori di tutto il mondo sono i suoi bersagli preferiti […] Alla domanda: ′Professor Galbraith, nonostante le previsioni più pessimistiche, l’economia americana sta dando

Democratici avranno qualche possibilità alle presidenziali del ’92?′, ha risposto: ′Non è una domanda facile. Il presidente Bush è molto popolare ma la sua popolarità declinerà nei prossimi mesi perché dopo qualsiasi guerra l’effetto sulla gente scompare velocemente. Bush tra l’altro è un uomo che non si preoccupa molto dell’economia. Egli non ama i problemi economici e non vuole essere disturbato dal problema della disoccupazione o della tasse. Nel prossimo anno Bush perderà colpi. Il Partito democratico, tuttavia, dovrebbe imparare a vincere basandosi sulle proprie forze e non cercando di imitare il Partito repubblicano. I candidati democratici hanno sempre cercato di togliere voti ai repubblicani invece dovrebbero cercare di mobilitare l’entusiasmo della gente che non vota. Difatti la metà della gente non

qualche segno di recupero. Lei che ne pensa?′, Galbraith ha risposto:

vota alle elezioni presidenziali e il motivo è che non vedono la

′Molti economisti e molti amici di Bush vanno dicendo che

differenza tra il programma democratico e quello repubblicano′”.63

l’economia ha avuto una ripresa negli ultimi 6 mesi. Ma non c’è di che meravigliarsi: infatti buona parte della strategia di Bush e dei suoi amici contro la recessione è stata semplicemente quella di dire che

181

63

Roberto Petrini, “La ripresa inventata da Bush”, “la Repubblica”, 28 giugno 1991, p. 15.

182


Nel frattempo, in America era accaduto un evento “triste”, ma

grande voce ′liberal′, protagonista, prima ancora di essere scelto da

ormai prevedibile, per tutti i fautori dei diritti civili e per tutti i

Johnson, della grande stagione progressista che ha portato nel

“liberal” americani: Thurgood Marshall, l’ultimo riformista della

dopoguerra alla fine della segregazione razziale, all’affermazione dei

Corte Suprema, si era ritirato a 82 anni. Scrivevano i giornali

diritti civili per le minoranza e le donne, all’abolizione della pena di

americani che era la fine di un’era in cui la Corte aveva impiegato la

morte, alla legalizzazione dell’aborto. ′E’ la fine di un’era′, scrivono i

Costituzione come strumento di liberazione, di riparazione di torti

giornali americani, nel corso della quale la Corte ha impiegato la

storici e di progresso civile. Rodolfo Brancoli del “Corriere della

Costituzione come strumento di liberazione, di riparazione di torti

Sera” sottolineava che il ritiro di Marshall era una sconfitta per gli

storici e di progresso civile, con un ruolo di supplenza delle assemblee

Stati Uniti, dato che il presidente in carica Bush lo avrebbe di sicuro

legislative che la destra denunciava come illegittimo […] Ora la presa

sostituito con un giudice conservatore, facendo sì che l’intera Corte

diviene totale; basti dire che la sinistra della Corte è ora rappresentata

Suprema divenisse ormai totalmente di “destra”, essendo stato il nero

da due giudici nominati rispettivamente da Nixon e Ford, di cui tutto

Marshall l’ultimo giudice nominato da un presidente democratico,

si può dire meno che fossero ′liberal′. ′Ormai nelle decisioni di questa

cioè da Johnson nel’67, e anche perché in quel momento appariva certo che il presidente Bush sarebbe rimasto al comando degli Stati Uniti fino al 1996, avendo così ancora la facoltà di rimpiazzare un altro eventuale ritiro di uno dei nove giudici della Corte, ormai tutti di “destra”, con un altro conservatore. Scriveva Brancoli: “Ha tenuto duro finché ha potuto, sempre più isolato, sperando di poter mettere a disposizione di un successore scelto da un presidente democratico il suo seggio nella Corte Suprema. Ma giovedì Thurgood Marshall si è arreso, ritirandosi a un passo

dall’ottantatreesimo

compleanno,

dando

via

libera

al

completamento di quella rivincita conservatrice che attraverso la sicura presa repubblicana sulla Casa Bianca nell’ultimo quarto di secolo ha portato al controllo totale della magistratura suprema, con un’influenza sulla vita americana destinata a proiettarsi nel Ventunesimo secolo. Era il solo nero della Corte, e anche l’ultima

183

Corte − ha scritto Marshall nell’ultimo dissenso messo agli atti − non conta la ragione ma il potere…l’indicazione chiara è che decine di libertà costituzionali stanno per essere riviste′. A cominciare dalla libertà di scelta della donna in materia di aborto, che, secondo ogni previsione, verrà negata alla prima occasione per il consolidarsi di una maggioranza antiaborista. Marshall ha detto ieri di voler essere ricordato con queste parole: ′Ha fatto quel che ha potuto con quel che aveva′. Ma quel che ha fatto ha una portata storica […] Fu scelto da Johnson nel 1967 ed è stata quella l’ultima volta in ci un presidente democratico ha potuto nominare qualcuno per la Corte, perché durante il mandato di Carter − la sola parentesi in un quarto di secolo a controllo repubblicano, che promette di continuare almeno fino al 1996 − non si verificò alcuna vacanza. Cosicché quella che Bush si accinge a fare è la nona nomina consecutiva dell’amministrazione

184


repubblicana (la Corte Suprema è composta in tutto da 9 giudici, 8

Corte Suprema è ora libera di realizzare lo spostamento a destra del

Associate Justice più un presidente Chief Justice, tutti nominati a vita

Paese impostato 11 anni fa da Reagan […]

64

dal presidente degli Stati Uniti)”.

Sul gigante nero di Baltimora, 1,85 di statura, oltre 100 chili di

Anche Ennio Caretto de “la Repubblica” riportava la notizia del

peso, figlio di un’insegnante e di un impiegato, laureatosi nel 1933

ritiro di Marshall ed era dello stesso avviso di Rodolfo Brancoli, cioè

′cum magna laude′ a Harvard, oggi si sprecano gli elogi […] Il leader

sottolineava che con l’′addio′ di Thurgood Marshall si chiudeva uno

del Senato Mitchell, anch’egli giudice, lo considera ′l’uomo che ha

dei capitoli più luminosi della politica e della giurisprudenza

lasciato l’impronta più profonda sulla società americana in questo

statunitensi e si rischiava di aprirne uno dei più desolanti. Infatti, il

secolo′. ′Come avvocato′ ha osservato Mitchell ′nel ’54 Marshall

presidente Bush, che il giudice nero Marshall aveva definito un morto

ottenne che la Corte Suprema abrogasse la segregazione nelle scuole.

del quale se non si poteva dir bene conveniva non dir nulla,

Come giudice, nel ’73 la spinse a legalizzare l’aborto. Le riforme

prometteva di colmare il vuoto creatosi alla Corte Suprema con un

sociali Usa più importanti portano il suo nome′. Giurista ′di

altro giudice nero, mai ′liberal′, bensì conservatore. Scriveva Caretto:

intelligenza torreggiante′ ha scritto il “New York Times”, Thurgood

“′Non sono un nero. Sono un afro-americano′. Con questa secca

Marshall ′è stato l’incarnazione legale dello spirito di Martin Luther

protesta, Thurgood Marshall, 83 anni la settimana ventura, l’unico giudice di colore della storia della Corte Suprema, ha confermato ieri il suo ritiro, ritiro che chiude uno dei capitoli più luminosi della politica e della giurisprudenza statunitensi, ma che minaccia di aprirne uno dei più desolanti. Dopo un quarto di secolo al massimo tribunale dello Stato, e un altro quarto precedente alla guida del movimento dei diritti civili, Marshall, il campione delle minoranze, delle donne e dei diseredati, lascia infatti un vuoto che Bush, al quale spettano le nomine dei giudici, promette di colmare con un campione della conservazione se non della restaurazione. Senza Marshall e senza il giudice Brennan, il suo più intimo amico, andatosene l’anno scorso, la

King′. Nominato alla Corte Suprema da Johnson nel ’67, Marshall si è trovato dapprima tra i colleghi in maggioranza ′liberal′. Ma gli avvicendamenti fatti da Reagan e da Bush lo hanno relegato all’opposizione. L’anno scorso, Marshall è esploso. ′A questo tribunale interessa solo la politica non la giustizia′ ha tuonato in un’intervista. ′Le libertà civili negli Usa sono una specie in via di estinzione′. E a una domanda su Bush ha ribattuto con ferocia. ′E’ come un morto: se non potete dir bene, conviene che non diciate nulla′. Adesso tra i candidati di Bush ci sono anche due neri, ma conservatori: i giudici d’appello Clarence Thomas e Amalya Kearse”.65

64

Rodolfo Brancoli, Corte Suprema diversa senza Marshall, il liberal, “Corriere della Sera”, 29 giugno 1991, p. 9.

185

65

Ennio Caretto, La Corte Usa perde l’ultimo liberal, “la Repubblica”, 29 giugno 1991, p. 21.

186


Ennio Caretto de “la Repubblica” continuava a parlare del ritiro

Ne ha ricordato le polemiche furenti, lui ′liberal′, coi grandi leaders

dalla Corte Suprema del giudice nero Thurgood Marshall e

conservatori: con Richard Nixon, ′l’illegalità e il disordine′, con

sottolineava che ora i figli dell’America minore erano orfani di un

Reagan, ′uno di peggiori presidenti del secolo′, e con Bush, ′che

giudice giusto, dell’ultimo difensore dei deboli, e che il presidente

considero un morto che cammina e di cui quindi, come di tutti i morti,

Bush, definito da Marshall un morto che cammina, si accingeva a

non si deve dir male′ […] Ha scritto Haynes Johnson sul “Washington

sostituirlo probabilmente con un altro giudice nero , ma di “destra”, a tutto danno della società americana. Caretto, inoltre, evidenziava che lo storico statunitense Arthur Schlesinger aveva lanciato una pesante accusa al presidente Bush, reo di aver trascurato fino ad allora i problemi interni dell’America e, anzi, di averli aggravati. Scriveva Caretto: “L’altro ieri, la gente ha pianto nei ghetti delle metropoli e nelle campagne del profondo sud come venti, trenta anni fa pianse alle esequie di John Kennedy, di Martin Luther King, di Bob Kennedy, di Malcolm X, i grandi leaders dei diritti civili. Raccolta davanti ai televisori guardava il giudice nero della Corte Suprema Thurgood Marshall, l’unico nella storia americana, 83 anni, mezzo secolo di battaglie alle spalle, annunciare il suo ritiro ai giornalisti. Alto e massiccio come una statua, il titano del diritto rispondeva combattivo alle domande […] - ′Spera che Bush nominerà al suo posto un altro nero?′ - ′Spero che non nomini il nero sbagliato: un conservatore, e lo giustifichi col colore della pelle′ […] Per l’America dei poveri, degli ammalati, delle minoranze è stato un momento struggente. Sotto i suoi occhi, sono passati in un lampo 50 anni di storia: gli anni eroici in cui ′Thur′ Marshall, ancora giovane avvocato, costrinse il sud a concedere il voto ai neri; quelli in cui, come legale del movimento delle libertà civili, indusse la Corte Suprema a integrare le scuole; e gli altri quando, divenutone uno dei giudici più autorevoli, legalizzò l’aborto.

187

Post” che il ritiro di Thurgood Marshall ′segna non solo la fine dell’era delle riforme di Kennedy e Johnson, ma anche l’inizio di un nuovo conflitto politico sulla direzione da dare al paese, conflitto che si protrarrà oltre il 2000′ […] Il celebre storico Arthur Schlesinger considera il ritiro di Thurgood Marshall e dell’altro giudice ′liberal′ William Brennan un anno fa uno spartiacque nella moderna vicenda americana. ′Con loro il Paese andava avanti′ ci ha detto. ′Senza di loro, temo che andrà indietro′. E ha aggiunto in riferimento al presidente Bush: ′Se Bush, come sembra, il prossimo anno verrà rieletto sarà la fine dell’America e del Sogno Americano. Il presidente realizzerà il suo programma che è di limitare il diritto all’aborto e la previdenza sociale, di ampliare i poteri della polizia e del mercato, e via di seguito, affidando al volontarismo la soluzione dei mali della società′. ′Con Bush c’è stato il ripristino della pena di morte, il primato della punizione sulla riabilitazione nella lotta alla droga, il rifiuto di fornire l’assistenza sanitaria ai milioni di americani − da 34 a 37 − che ne sono privi′. Come uno dei più grandi governatori della Federal Reserve, Paul Volcker, così Arthur Schlesinger lamenta che si sia smarrito il concetto del pubblico servizio e che la politica ′degeneri sempre più in ricerca del potere′. Sul “Washington Post”, Haynes Johnson non ha

188


nascosto la propria amarezza; ′Per una drammatica ironia′, ha

Bush avesse commesso un grande sbaglio nominando Thomas perché

sottolineato, ′pochi giorni fa una Commissione bipartitica ha

egli aveva dato l’impressione di voler stravincere spostando il pendolo

trasmesso al presidente l’atteso rapporto sull’infanzia e le famiglie

del massimo stadio della giustizia americana totalmente a destra, così

americane… Le tremende dimensioni dei problemi nazionali sono

da poter probabilmente scatenare la reazione della maggioranza del

chiare… I bambini formano la classe più povera della superpotenza, il

popolo americano stanco di essere dimenticato, proprio dal presidente

30% non viene vaccinato, il 70% di quelli con disturbi psichici non

repubblicano, sui numerosi e gravi problemi interni al Paese. Quindi,

riceve nessuna cura, il 40% degli studenti impara poco o nulla, in 15

la nomina del conservatore Thomas rischiava di diventare una mina

anni il reddito delle coppie giovani è calato di un quarto, le nascite

vagante in vista delle elezioni dell’anno successivo, ma il presidente

illegittime sono un quarto del totale′. Nel giudizio di Schlesinger e di

in carica sembrava non curarsi del fatto che tale bomba sarebbe potuta

molti altri, il giudice Marshall, che ha dedicato l’intera sua esistenza

esplodere proprio tra le sue mani.

al rinnovamento del paese, gli lascia in eredità una sublime sfida:

Scriveva Caretto: “E’ nero, cattolico, ha 43 anni, è sposato, con

quella della solidarietà e dell’idealismo, ′la missione di conferire un

un figlio, e nonostante la giovane età vanta un curriculum lunghissimo

volto umano al capitalismo Usa′”.66

al Congresso e nel governo. Ma è anche conservatore, antiabortista, un

Come da pronostico, giungeva la notizia che il presidente Bush aveva scelto, per il posto lasciato vacante alla Corte Suprema dal giudice nero Thurgood Marshall, the wrong negro, il negro sbagliato,

reaganiano di ferro che preposto all’Agenzia dei diritti civili fu bollato come un traditore della razza. Bush lo ha ieri nominato giudice della Corte Suprema al posto di quel titano del diritto e delle riforme che fu

per dirla proprio con le parole del lasciante Marshall, cioè Clarence

il ′liberal′ Thurgood Marshall, nero anch’egli. Clarence Thomas, una

Thomas, un conservatore, antiabortista e reaganiano di ferro. Ennio

mente legale lucidissima, un feroce patriottismo, è proprio il tipo di

Caretto de “la Repubblica” sosteneva che tutta l’America si aspettava

successore che Marshall non voleva in un tribunale ormai

da parte di Bush una scelta meno netta, un giudice meno qualificato

completamente a destra, the wrong negro, il negro sbagliato disse

politicamente e soprattutto meno conservatore, essendo considerato,

testualmente, senza nominarlo […] Bush ha insistito che la scelta di

inoltre, Clarence Thomas un traditore della razza nera tanto da essere

Thomas ′non è basata sul colore della pelle bensì sul merito′. Ma

soprannominato, in tono spregiativo nei ghetti di Washington, “zio

l’America è divisa in due e attende con inquietudine che il nuovo

Tom”, un collaborazionista bianco, antagonista dei diritti civili. In

justice si presenti ed esponga le sue idee al Senato che dovrà

vista delle elezioni del ’92, alcuni leader democratici ritenevano che

confermarlo nella sua nuova carica, dopo la designazione di Bush. Da Bush, un presidente sulla cresta dell’onda, l’America si aspettava una

66

Ennio Caretto, I figli dell’America minore orfani di un giudice giusto, “la Repubblica”, 30 giugno-1 luglio 1991, p. 18.

scelta meno intransigente, un giudice ′Stealth′, cioè invisibile, come

189

190


gli aerei che sfuggono ai radar del nemico, un giudice incolore, meno

anatema per la sinistra e proprio per questo alcuni leader democratici

qualificato politicamente. E invece Bush ha sfidato apertamente i

al Congresso, come quello del Senato Mitchell, giudice anche lui,

democratici. Vuole la certezza che la Corte Suprema, tanto a lungo

ritengono che Bush abbia commesso un grave errore. A loro giudizio,

strumento di legislazione ′liberal′ grazie a Kennedy e a Johnson,

il presidente sta cercando di stravincere e potrebbe scatenare la

rientri nei limiti di un rigidissimo rispetto della Costituzione. Egli

reazione popolare. Negli ultimi anni, la Corte Suprema ha dato alcuni

vede i dettami dei Padri Fondatori immutabili nel tempo, come se i

poteri alla polizia e ne ha tolti altri ai cittadini; ha demolito la tutela

due secoli passati non avessero influito sul costume sociale e la

delle minoranze e si accinge a limitare l’aborto; ha premiato la pena e

democrazia. Il presidente ha scartato due texani, un ispano-americano

scartato la riabilitazione nel trattamento dei criminali. Sta spostando il

e una donna, per imprimere un marchio conservatore sul paese per i

pendolo americano indietro anziché avanti. Paradossalmente, insieme

prossimi 20 anni […]

con la mancanza dell’assistenza sanitaria, con il degrado della

Sul piano giuridico, la biografia di Clarence Thomas, nato a Savannah in Georgia, è quasi ineccepibile. Allevato dalle suore,

famiglia e dell’infanzia e con il razzismo la Corte Suprema rischia di diventare una mina vagante per Bush nelle elezioni del ’92”.67

laureato una prima volta all’università cattolica di Holy Cross a

Anche Rodolfo Brancoli del “Corriere della Sera” sottolineava

Worcester, quindi una seconda nella prestigiosa Yale, Thomas ha

che il presidente Bush aveva scelto il conservatore nero Clarence

lavorato da viceprocuratore distrettuale nel Missouri, da avvocato del

Thomas per la Corte Suprema spiazzando così, con un’abile mossa, i

Congresso e da alto funzionario al ministero della Giustizia. Poco più

“liberal” americani, ma, di contro, non curandosi degli eventuali

di un anno fa, Bush lo h mandato alla Corte d’appello della capitale.

effetti che tale nomina avrebbe potuto avere proprio su di lui nel corso

Ma in nessuno dei suoi ruoli Thomas si è mostrato un paladino delle

della campagna elettorale del ’92. Scriveva Brancoli: “Bush ha

minoranze. Egli è stato un assertore della concorrenza e del

realizzato la quadratura del circolo trovando un conservatore nero per

volontarismo, non della previdenza sociale e degli altri interventi dello

rimpiazzare alla Corte Suprema un nero ′liberal′ come il giudice

Stato a correzione dei gravi squilibri di cui risente la superpotenza

Marshall. Con grande rapidità ha annunciato ieri la nomina di

[…] Il confronto tra repubblicani e democratici, tra il potere esecutivo

Clarence Thomas, che ora il Senato a maggioranza democratica dovrà

e quello legislativo sulla Corte Suprema si è colorato di significati che

confermare […] Nell’identikit preparato dalla Casa Bianca, Thomas

investono la sfera politica con la violenza di un ciclone. Nei ghetti di

risponde in pieno ai tre elementi fondamentali che hanno guidato la

Washington, Thomas viene chiamato in tono spregiativo ′zio Tom′, un

scelta. Intanto è giovanissimo, appena 43 anni, come giovani sono le

collaborazionista bianco, che non potrà mai riempire il vuoto lasciato da Marshall, discendente di schiavi, ed eroe dei diritti civili […] Egli è

191

67

Ennio Caretto, Bush spinge a destra la Corte: ha scelto un nero conservatore, “la Repubblica”, 2 luglio 1991, p. 18.

192


nomine più recenti assicurando così una lunga presenza nella Corte

privilegiati (nelle ammissioni nelle università, nelle assunzioni) come

(dove non esistono scadenze) di giudici con una filosofia

rimedio alle passate discriminazioni”.68

conservatrice che influenzeranno fortemente la vita americana per il

Dopo la non felicissima scelta da parte di Bush di nominare

prossimo quarto di secolo. Come nero il candidato garantisce una

Clarence Thomas alla Corte Suprema, notizie poco confortanti

continuità di presenza nella Corte della maggiore minoranza

giungevano al presidente americano sul versante economico dove il

americana, inaugurata da Johnson quando scelse Marshall, e spunta in

debito estero americano era salito del 35% arrivando a 500 miliardi di

buona misura l’opposizione sul piano ideologico […] Pur negando che

dollari, una cifra spaventosa. Gli Stati Uniti erano il paese più debitore

esista un ′seggio dei neri′ e dunque un sistema di quote per la

al mondo e Ennio Caretto de “la Repubblica” sottolineava che, però,

magistratura suprema, il presidente ha scelto di non compiere un gesto

Michael Boskin, il consigliere economico della Casa Bianca, non

in cui la comunità nera avrebbe scorto la riprova di un’indifferenza

sembrava esserne preoccupato più di tanto perché a mantenere alto il

dell’amministrazione e il segno visibile di un arretramento. Bush ha

suo umore ci pensava la notizia della fine della recessione e l’inizio

puntato però su un nero conservatore, specie rara coltivata con gran

della ripresa, seppur lenta. Ma a ben vedere altre preoccupazioni per la

cura dai repubblicani, in modo da completare il processo di

Casa Bianca, in vista delle elezioni del ’92, arrivavano anche dal

omogeneizzazione ideologica della Corte già avviato dal suo

deficit del bilancio dello Stato, che minacciava di battere il record di

predecessore, assicurando una solidissima maggioranza tra i 9

300 miliardi di dollari. Scriveva Caretto: “Il buco del debito estero

membri. Thomas era stato infatti già scelto da Reagan per dirigere la

americano, uno dei ′black holes′ dell’economia, si allarga. Dal 1989 al

commissione che ha il compito di applicare le norme contro la

1990, l’esposizione degli Stati Uniti è salita di quasi il 35%, da 267

discriminazione delle minoranze nei posti di lavoro. Ma la sua

miliardi a 360 miliardi di dollari. Gli investimenti americani oltre

gestione dell’agenzia governativa aveva già portato a serie riserve,

oceano sono scesi del 3,3%, mentre quelli stranieri negli Usa sono

espresse nelle pubbliche testimonianze che avevano preceduto la

saliti dell’1,3%, soprattutto a causa dei giapponesi e degli inglesi.

ratifica della nomina a giudice federale, proprio dai rappresentanti

L’America è il massimo paese debitore al mondo, tre volte più esposto

delle associazioni per i diritti civili che accusarono Thomas di essere

del secondo, il Brasile, che a sua volta è seguito dal Messico […] I

uno ′zio Tom′. Qualcuno più interessato a servire i bianchi che la

dati sull’inquietante esposizione americana, pubblicati ieri dal

minoranza cui appartiene. Il candidato di Bush appartiene infatti a un

ministero del commercio, sono però passati in secondo piano davanti a

gruppo ristretto di personalità di colore che hanno preso risolutamente

quelli che confermano la fine della recessione e la ripresa, sia pur

le distanze sia dai gruppi tradizionali che rappresentano le minoranze,

lenta, dell’economia. A maggio sono salite per il secondo mese

sia dall’intera filosofia di promozione dei neri attraverso trattamenti

68

193

Rodolfo Brancoli, Conservatore nero alla Corte Suprema, “Corriere della Sera”, 2 luglio 1991, p. 7.

194


consecutivo le ordinazioni, e di ben il 2,9%, il massimo aumento degli

affinché l’economia americana fosse rilanciata in vista delle elezioni

ultimi due anni. Michael Boskin, il consigliere economico della Casa

del ’92.

Bianca, ha osservato che ′la crisi incominciata lo scorso luglio può

Scriveva Cingolani: “La ripresa negli USA forse sta arrivando,

considerarsi finita il mese passato: a poco a poco la locomotiva

ma certo non se ne accorgono i disoccupati che a giugno hanno

americana riprenderà a tirare′. Boskin ha minimizzato l’esplosione del

raggiunto il 7% (a maggio erano al 6,9%). La debolezza del mercato

debito estero: ′Era prevedibile. Nel ’90 abbiamo riportato infatti un

del lavoro, particolarmente nell’industria, comincia ad apparire come

deficit di 92 miliardi di dollari nei conti correnti. Ma stiamo

una delle peculiarità di questo nuovo ciclo che lo rende diverso dai

migliorando: l’anno scorso è stata la prima dal 1984 che il deficit è

precedenti. Un sondaggio condotto tra 40 economisti dal “Wall Street

sceso sotto i 100 miliardi di dollari e ci aspettiamo un’ulteriore

Journal” mostra che la stragrande maggioranza è convinta che la

liberalizzazione dei mercati delle merci e dei servizi giapponese ed

crescita sarà debole e la disoccupazione rimarrà elevata. Uno scenario

europeo′ […] Però, un altro campanello d’allarme è suonato dal deficit

più di stagnazione che di nuovo sviluppo. La Casa Bianca si affretta a

del bilancio dello Stato, che quest’anno minaccia di battere il record,

spiegare che l’aumento dei disoccupati non significa recessione. ′La

300 miliardi circa di dollari”.69

svolta sta arrivando, la ripresa è cominciata′, ha annunciato Michael

Anche il “Corriere della Sera” con Stefano Cingolani

Boskin, consigliere economico di George Bush. Ma finora le

sottolineava che in America era ancora prematuro parlare di ripresa

statistiche non offrono nessuna evidenza che possa sostenere la sua

economica nonostante le rassicurazioni e l’ottimismo della Casa

fede. I dati forniti ieri dai dipartimenti del lavoro, semmai, mostrano

Bianca, visto che l’esercito dei disoccupati era aumentato fino a

qualche prima tensione inflazionistica e nell’industria manifatturiera

raggiungere il 7%. I più toccati dalla disoccupazione restavano i

c’è stata la perdita di 59 mila posti di lavoro a giugno […] Tutte le

giovani e i neri, se, poi, si era contemporaneamente giovane e nero la

categorie e i gruppi sociali sono toccati dal peggioramento della

possibilità di trovare un’assunzione era a dir poco remota. Insomma, si

disoccupazione, ma naturalmente i più deboli restano i giovani e i

era in presenza di una debole ripresa e ciò allarmava i repubblicani e

neri. I maschi adulti disoccupati sono il 6,6%, le donne il 5,9%

la Casa Bianca che finivano così per chiedere di nuovo al governatore

(confermando la peculiarità di un mercato del lavoro dove le donne

della Fed, Alan Greenspan, il cui mandato che scadeva ad agosto non

nel decennio scorso hanno conquistato lo spazio maggiore). I

era stato rinnovato per il momento da Bush, di abbassare

teenagers invece sono al 19,2% e i neri al 13,1%, molto peggio delle

ulteriormente i tassi di interesse, nonostante il rischio di inflazione,

altre minoranze (i disoccupati ispanici sono al 9,8%). Se, poi, si ha la sventura di essere giovane e nero le probabilità di restare senza lavoro

69

Ennio Caretto, Si allarga sempre più il debito estero Usa, “la Repubblica”, 3 luglio 1991, p. 53.

195

salgono immensamente. In questa fetta della popolazione, i

196


disoccupati arrivano fino al 40% della forza lavoro. Una fiacca

ma è troppo presto per stabilire a che velocità e con quale

ripresa, dunque, con tanti disoccupati: gli Stati Uniti degli anni ’90 si

consistenza′. E ha aggiunto: ′Concentrarsi sugli interessi a questo

presentano ben diversi da quelli del decennio scorso. Tutto l’onere di

punto sarebbe prematuro′. Più tardi Greenspan ha invece ammonito

rilanciare l’economia poggia sulle spalle della banca centrale. Il

che ′il Congresso dovrebbe insistere sul risanamento del bilancio′. In

presidente della Fed Alan Greenspan scade il 12 agosto e ancora non è

altre parole, i tassi per il momento non si toccano, come non si tocca

stato riconfermato. Da Washington fanno filtrare le voci che la sua

la massa monetaria. Greenspan ritiene l’economia in bilico e vuole

nomina per un secondo mandato è scontata, però, la scelta non è stata

evitare sia un’esplosione inflazionistica sia un ′double dip′, un doppio

ancora compiuta. Boskin ieri ha fatto di nuovo pressioni sulla Fed

tuffo, una doppia doccia fredda, cioè un ritorno alla recessione nel

perché allenti le redini e stampi più moneta. Ma la riunione per

giro di pochi mesi”.71

decidere la politica monetaria nei prossimi mesi si è conclusa con un nulla di fatto”.70

In un articolo di politica estera Rodolfo Brancoli del “Corriere della Sera”, prendendo in esame il summit di Londra dei 7 Grandi più

Sempre sul fronte economico Ennio Caretto de “la Repubblica”

l’URSS di Gorbaciov, sottolineava che il presidente Bush, forte della

riportava la notizia che il presidente Bush aveva confermato Alan

vittoria nel Golfo Persico, ora doveva raccoglierne i frutti sia in campo

Greenspan a governatore della Fed. Una scelta ispirata alla stabilità,

internazionale che interno. Sul versante interno, pur essendo il

ma subito seguita da forti pressioni della Casa Bianca su Greenspan,

bilancio di Bush molto debole, tante parole e pochi fatti, Brancoli,

affinché quest’ultimo, che però appariva inamovibile, abbassasse i

comunque, vedeva il presidente americano praticamente imbattibile a

tassi di interesse per una ripresa più rapida dell’economia in vista

poco più di un anno di distanza dalle elezioni del ’92 poiché il suo

delle elezioni del ’92. Scriveva Caretto: “La conferma di Alan

indice di gradimento superava in quel momento il 70%, un livello

Greenspan a governatore della Riserva Federale è stata la scelta della

stratosferico e, nonostante l’economia non andasse per il meglio,

stabilità, meglio ancora, la scelta di una crescita moderata ma costante

l’opposizione democratica era ancora inesistente. Scriveva Brancoli:

dell’economia,

[…]

“Nei giorni del trionfo su Saddam qualcuno arrivò a definire Bush

Greenspan ha ribadito subito la sua strategia dell’equilibrio in una

′presidente del pianeta′, leader di un mondo ormai monopolare che

testimonianza al Congresso. Alla domanda se si proponga di abbassare

ruota attorno al sole americano. L’immagine è iperbolica e la gloria si

i tassi di interesse, come gli suggerisce il ministro del Tesoro Brady, il

è un po’ appannata, con Saddam ostinatamente aggrappato al potere e

governatore ha ieri risposto: ′L’economia sta uscendo dalla recessione,

le sabbie del Medio Oriente che sembrano già aver soffocato

senza

una

recrudescenza

70

dell’inflazione

Stefano Cingolani, USA, strana ripresa: cresce l’esercito dei senza lavoro, “Corriere della Sera”, 6 luglio 1991, p. 19.

71 Ennio Caretto, Alan Greenspan: la scelta di Bush ispirata alla stabilità, “la Repubblica”, 12 luglio 1991, p. 47.

197

198


l’entusiasmo di Washington. Ma il conflitto ha ristabilito almeno

ministri degli Esteri di USA e URSS avevano messo a punto i dettagli

temporaneamente una gerarchia basata più sul fattore politico-militare

del trattato Start (Strategic Arms Agreement Treaty) che ora doveva

che su quello economico-finanziario e ripristinato una preminenza

essere soltanto approvato da Bush e da Gorbaciov a Mosca a fine

americana che la fine della guerra fredda e gli eventi europei del

luglio. Quindi, mancava ormai solo la firma dei due presidenti al

biennio precedente avevano messo in discussione. Il Bush che ieri ha

trattato Start che riduceva di quasi il 30% il potenziale nucleare

attraversato l’Atlantico è arrivato perciò al summit di Londra in una

strategico delle due superpotenze. E ora sì che il presidente Bush

posizione politica invidiabile. Intanto, è più forte sul piano interno di

appariva imbattibile alle elezioni del ’92 con questo prossimo, storico

tutti gli altri membri del club, per non dire di Gorbaciov, che è una

e nuovo successo di politica estera. Scriveva Zampaglione:

sorta di ′soprannumerario′ senza diritto di voto ma è comunque

“Domenica, dopo un braccio di ferro durato 9 anni, Stati Uniti e

l’interlocutore esterno di tutti. Ha un indice di approvazione che

Unione Sovietica hanno definito il trattato che taglierà del 30% il loro

supera il 70%, livello stratosferico a poco più di un anno dalle elezioni

arsenale nucleare a lungo raggio. L’accordo di massima è stato

presidenziali cui si avvia con un’economia in pur modesta ripresa e

raggiunto nella capitale americana, al termine di una maratona di tre

un’opposizione inesistente. Sicuramente nessuno dei suoi partner può

giorni e tre notti tra il segretario di Stato James Baker e il ministro

dire altrettanto. La rielezione nel 1992 sembra certa. Equivale a dire

degli Esteri sovietico Aleksandr Bessmertnykh […] Le Testate di

che al summit del 1996 Bush ci sarà ancora e, anche se questi

Mosca scenderanno da 11 mila a 7 mila, quelle di Washington da 12

appuntamenti annuali fanno storia a sé, solo uno dei partecipanti può

mila a 9 mila. ′Sempre troppe, soprattutto nello scenario del

guardare a 5 anni da oggi, può giocare su tempi lunghi. E questo fa

dopoguerra fredda′, ha commentato Joseph Biden, ex-candidato

una grossa differenza, garantendo continuità di direzione ed influenza

democratico alla Casa Bianca. Ma è un trattato storico, che renderà il

in una misura che nessun altro può sperare di esercitare […] Ma come

mondo più sicuro, abbasserà le spese militari, faciliterà nuove

Bush gioca le sue carte può pure avere ripercussioni interne. In

discussioni sul disarmo […] ′Il trattato Start determinerà l’equilibrio

trasferta questo presidente dà il meglio di sé, però il suo bilancio

strategico mondiale nei prossimi 15 o 20 anni′, ha detto domenica il

interno è magro, molta retorica e pochi fatti”.72

segretario di Stato Baker. ′Il lungo viaggio di 9 anni di negoziati sta

In un altro articolo di politica estera Arturo Zampaglione de “la Repubblica” ricordava che, mentre a Londra si svolgeva il summit dei 7 Grandi più l’Unione Sovietica, contemporaneamente a Washington i

volgendo al termine. Siamo un po’ stanchi, ma tutti felici per il lavoro compiuto′, ha aggiunto Baker […] ′In tutto, il potenziale nucleare strategico sarà ridotto di quasi il 30%. È un risultato storico che

72

Rodolfo Brancoli, Bush, forte della vittoria nel Golfo ora deve raccoglierne i frutti, “Corriere della Sera”, 15 luglio 1991, p. 3.

199

200


renderà il mondo più sicuro′, ha concluso il segretario di Stato 73

americano”.

messa in sordina o vacillare′. C’è il pericolo, dunque, di far abortire il nuovo ciclo di sviluppo o che si crei un ′secondo tuffo′, come lo

Con il “Corriere della Sera” si tornava a parlare di economia e

chiamano gli economisti […] Sono state leggermente ridimensionate

Stefano Cingolani evidenziava che, secondo Alan Greenspan, fresco

le previsioni di sviluppo per i prossimi mesi. La Fed calcola che il

di nomina alla Fed, la recessione era davvero finita ma andavano

prodotto lordo USA crescerà tra lo 0,75 e l’1% quest’anno, mentre

ridimensionate di molto le previsioni troppo ottimistiche della Casa

prima prevedeva che potesse arrivare anche all’1,5%. Meglio andrà

Bianca di crescita economica per l’anno in corso e il seguente, anno di

nel ’92, anno di elezioni presidenziali: il tasso di sviluppo si aggirerà

elezioni presidenziali. La ripresa, quindi, era iniziata, anche se in

tra il 2,25 e il 3%, niente di esaltante soprattutto se paragonato ad altre

maniera ancora troppo debole, per rassicurare del tutto il presidente

fasi espansive, ma sufficiente per far tirare a George Bush un sospiro

Bush, che veniva anzi allarmato dal fatto che probabilmente la

di sollievo. Anche l’inflazione, bestia nera di ogni politico

disoccupazione, in quel momento al 7%, non sarebbe scesa nel ’92 al

conservatore, non rialzerà la testa: ′Ci sono promettenti segni di

di sotto del 6,5%. Insomma, in base alle non rassicuranti previsioni di

rallentamento′, ha detto Greenspan […] In compenso resterà alta la

crescita dell’economia americana per i prossimi mesi, la rielezione del

disoccupazione: attorno al 7% a fine anno per scendere al 6,5% nel

presidente repubblicano sembrava un po’ meno certa rispetto alla

quarto trimestre del ’92. Non c’è nulla, comunque, che faccia pensare

sicurezza che invece davano i suoi numerosi successi, anche recenti,

al ritorno dei ruggenti anni ’80. Ma questo si sapeva già, soprattutto

in politica estera.

perché l’economia deve ancora smaltire gli eccessi debitori e

Scriveva Cingolani: “La svolta è avvenuta la scorsa primavera,

finanziari dello scorso decennio. È come un boccone troppo grosso

probabilmente poco dopo la fine della guerra in Iraq. Una data precisa

che viene digerito lentamente. Greenspan ha confermato che

è impossibile stabilirla, ma la più breve recessione del dopoguerra è

resteranno due seri problemi proprio là dove più si è esagerato in

finita allora: di questo Alan Greenspan è sicuro. Nel suo primo discorso ufficiale, dopo aver ottenuto la sudata riconferma per altri 4 anni, il presidente della Federal Reserve ha presentato un quadro più

passato: il mercato immobiliare e il credito […] Altro punto debole, il bilancio pubblico: i deficit delle città e degli Stati, oltre a quello federale, costringono ad aumentare le tasse e a diminuire le spese,

roseo della congiuntura. ′L’economia ormai sta movendosi in una fase

quindi da qui continuerà ad arrivare un impulso restrittivo. A dispetto

di espansione′, ha spiegato Greenspan. Ma le incertezze sul futuro

dell’amministrazione, che ha rialzato le stime del disavanzo a 348

rendono la banca centrale molto cauta. ′Restiamo all’erta − ha

miliardi di dollari, cioè ben 70 miliardi in più del previsto, Greenspan

aggiunto Greenspan − sulla possibilità che la ripresa possa essere 73

Arturo Zampaglione, Accordo Start, manca solo la firma, “la Repubblica”, 16 luglio 1991, p. 5.

201

202


è fiducioso che dal prossimo anno cominceranno a far effetto i tagli e i 74

risparmi già decisi”.

richer, the poor get poorer′, i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. È nato dalla Reaganomics, la spietata

In un articolo de “la Repubblica” Ennio Caretto prendeva in

politica economica del presidente Reagan, applicata con fedeltà anche

esame l’ultimo decennio americano, cioè gli anni ’80, e attraverso le

da Bush, che all’improvviso ha cancellato il bisecolare patto sociale

parole del sociologo Isaac Shapiro e dell’economista John Kenneth

americano. Come scritto nella Costituzione, fino agli anni ’70 ′la

Galbraith lanciava un pesante atto d’accusa contro l’ex presidente

ricerca della felicità e del benessere′ è stata un diritto inalienabile del

Reagan e quello in carica Bush, rei con la Reaganomics di aver

cittadino del più potente paese della storia. Ma negli anni ’80 questo

demolito il Sogno Americano. Negli ultimi 10 anni il reddito degli

diritto lo ha perduto. Lo dimostra un dato impressionante dell’Ufficio

indigenti era sceso del 10%, quello della borghesia era salito del 34%

bilancio del Congresso. Nell’ultimo decennio il reddito delle famiglie

e per la prima volta nella storia americana le nuove generazioni

yankee più povere è sceso del 10%, mentre quello delle più ricche è

dovevano prepararsi a stare peggio di quelle che le avevano precedute.

salito del 34%, e quello dei superricchi addirittura del 122%. ′The

Caretto, inoltre, aggiungeva che, comunque, Bush con molta probabilità sarebbe stato rieletto nel ’92 in quanto, sebbene latitante sulla politica economica e sociale, non aveva ancora avversari leader sul fronte democratico. Fino a quel momento era toccato solo a un repubblicano apostata, il senatore John Rockefeller IV, sfidare il presidente Bush sul piano delle riforme, mentre il governatore di New York, Mario Cuomo, era stato uno dei pochi a criticare la guerra del Golfo invitando il presidente americano ad aprire un secondo fronte in America, visti i gravi problemi sociali e economici che la attanagliavano. Anche se, a ben guardare, proprio la grande speranza democratica, cioè Cuomo, non aveva ancora deciso di candidarsi per la casa Bianca nel ’92 a tutto vantaggio, ovviamente, di Bush.

American Dream′, il Sogno Americano, ha ammonito il sociologo Isaac Shapiro che ha preparato le statistiche, ′non abita più qui′. Shapiro, che dirige un ′think tank′, un serbatoio di cervelli, il ′Centro delle priorità politiche′ di Washington, che studia le tendenze socioeconomiche di fondo degli Usa, per il suo saggio ha diviso la popolazione in 5 parti, 50 milioni di persone l’una, e ha scoperto che da Carter in poi, ossia dall’ultimo presidente democratico, le differenze di classe si sono accentuate anziché diminuire. ′E’ il capovolgimento della nostra storia′, ha affermato, ′è la demolizione del mito americano della classeless society cioè la società senza classi′. Per la prima volta dalla grande vittoria nella Seconda guerra

Scriveva Ennio Caretto: “C’è un nuovo detto che rispecchia

mondiale, ha concluso Shapiro, ′le nuove generazioni devono

drammaticamente la condizione degli Stati Uniti d’oggi: ′The rich get

prepararsi a stare peggio di quelle che le hanno precedute e le minoranze rassegnarsi alla cittadinanza in B′.

74

Stefano Cingolani, Greenspan è sicuro ma avverte: “La recessione è davvero finita, adesso aiutiamo la ripresa”, “Corriere della Sera”, 17 luglio 1991, p. 14.

203

204


Secondo i dati del Congresso, negli anni ’80 il quinto più povero

sono una vergogna. Per esempio: il 5% più ricco delle famiglie

delle famiglie Usa ha perso il 10% del proprio reddito e quello medio-

monopolizza metà del reddito nazionale, mentre il 20% più povero ne

basso il 3%. Il ceto medio lo ha aumentato del 4%, quello medio-alto

possiede meno del 4%. Si capisce perché abbiamo almeno 3 milioni di

del 9%. Il quinto degli americani privilegiati invece, i circa 50 milioni

senza tetto e perché ci siano almeno 6 milioni di persone nei ghetti′. È

di ricchi, lo ha accresciuto del 34%. Ma al suo interno, i superricchi, 2

una realtà che dovrebbe far arrossire uncle Sam, zio Sam, ma che non

milioni e mezzo di persone, lo hanno incrementato di ben il 122%:

scalfisce affatto l’amministrazione, paralizzata anche da un deficit di

sono passati da un reddito medio familiare di 200 mila dollari annui a

bilancio record, 350 miliardi di dollari […]

uno di 450 mila dollari […] Gli effetti perversi della Reaganomics

Nell’America di Kennedy e di Johnson una simile realtà avrebbe

sono stati sbalorditivi: alla vigilia del 2000 i superricchi vantano un

scatenato una battaglia politica senza precedenti. Ma allora votava il

reddito complessivo eguale a quello dei 100 milioni di poveri e di

65% circa degli elettori e l’impegno sociale prevaleva sulle fortune

cittadini medio-bassi. Alla base di questa società divergente, le due

individuali. Nell’America di Reagan e di Bush, in cui vota meno del

Americhe come le chiama l’anziano economista John Kenneth

50% dei cittadini, i valori dominanti sono altri. Sono la gloria militare,

Galbraith, ci sono comunque anche una feroce disparità salariale e una

esaltata dal trionfo su Saddam. Il successo del capitalismo, sancito dal

crudele negligenza dei deboli […] La negligenza del potere politico

crollo dell’impero sovietico. La ricchezza personale. E infatti Bush,

nei confronti dei deboli ha sconvolto il panorama storico della

sebbene latitante sulla politica economica e sociale, è il presidente più

povertà. Negli anni ’60 erano poveri anzitutto i vecchi. Oggi invece lo

popolare dai tempi di Franklin Delano Roosevelt e i leader

sono in primo luogo i bambini. ′Gli anziani rappresentano solo il 12%

democratici esitano a candidarsi contro di lui alle elezioni del ’92.

della cosiddetta cintura della miseria′, ha notato Isaac Shapiro, ′mentre

Paradossalmente, è toccato a un repubblicano apostata, il senatore

i giovanissimi ne costituiscono quasi il 25%′. Tra le cause, l’aumento

John Rockefeller IV, sfidarlo sul piano delle riforme: sanitaria,

delle famiglie senza un padre e il calo della pubblica assistenza: lo

scolastica, pensionistica e via di seguito. E solo il governatore di New

Stato americano devolve ai bambini appena lo 0,6% del prodotto

York Mario Cuomo ha osato criticare la guerra del Golfo e invitarlo

nazionale lordo. Questa piaga affligge soprattutto i neri, ha ricordato

ad aprire ′un secondo fronte′ in casa. Nel giudizio di Galbraith e di

Galbraith. Essi hanno la metà dello stipendio e il doppio della

Shapiro, il Sogno Americano minaccia di degenerare in una pericolosa

disoccupazione dei bianchi. La condizione delle minoranze è

illusione con cui legittimare le ingiustizie. ′Nella corsa al profitto

aggravata dalla mancanza di strutture previdenziali: 37 milioni di americani sono privi di assistenza medica di qualsiasi tipo […] ′Da qualsiasi lato le guardiamo′, ha lamentato Isaac Shapiro, ′le statistiche

205

206


secondo l’etica del tutto subito′, ha ammonito Galbraith, ′rischia di 75

scordarsi che anche il capitalismo deve avere un volto umano′”.

ripresina insomma non morrà prima ancora di nascere. Abbiamo chiesto ad Allen Sinai, l’autorevole economista di Boston, se siano

Sempre Ennio Caretto de “la Repubblica” analizzava lo stato

fondati i dubbi degli operatori o il cauto ottimismo del ministero del

dell’economia americana che continuava a non apparire in buone

tesoro e quello sfrenato della Casa Bianca. ′E’ difficile stabilirlo così

condizioni, al massimo gli operatori prospettavano una ripresina per il

presto′ ci ha risposto Sinai. ′Escluderei che nel secondo semestre di

secondo semestre del ’91, e sottolineava, infatti, che i segnali erano

quest’anno il prodotto nazionale lordo cresca del 3% come dice Bush.

tutt’altro che confortanti con la disoccupazione ferma al 7% e con un

Ma non saprei se abbiano ragione le Cassandre o la tesoreria. Per ora

deficit di bilancio dello Stato e un debito estero in continuo aumento.

comunque i segnali non sono confortanti′. Sinai ha citato il calo

Inoltre, Caretto evidenziava che in quel momento la maggioranza

dell’1,6% delle ordinazioni di beni durevoli a giugno dopo 2 mesi di

degli americani incominciava ad accusare Bush di latitanza sui

aumento; il livello dei disoccupati, il 7%, il record da 4 anni e mezzo a

problemi interni del paese e che l’indice di gradimento del presidente

questa parte; gli anemici incrementi dei profitti delle società e in certi

americano era ancora alto, al 72%, solo grazie alla vittoria su Saddam

casi le loro serie perdite (la General Motors ad esempio); lo stress a

Hussein. Ma la Casa Bianca, con Bush in testa, si diceva certa che

cui sono sottoposti i consumatori. ′Ci vorrà forse ancora qualche mese

l’economia nel ’92 sarebbe tornata a decollare facendo sparire i

prima che l’economia punti decisamente al bello′ ha concluso.

malumori sempre più crescenti all’interno degli Stati Uniti.

L’inquietudine degli operatori affonda le radici nei problemi

Scriveva Caretto: “A un anno esatto dal suo inizio, la recessione

strutturali degli Stati Uniti. Essi hanno segnato notevoli progressi nella

è davvero finita? E quando arriverà, la ripresa sarà la più debole della

lotta contro l’inflazione, che oggi è del 3% annuo anziché del 5,2%

metà del secolo, come predicano le Cassandre, notando i problemi

come nel ’90. Ma Alan Greenspan rifiuta di abbassare gli interessi a

strutturali degli Stati Uniti? Questi interrogativi si sono presentati agli

causa dell’enorme deficit del bilancio dello Stato. Il pubblico

operatori ieri, alla pubblicazione dei dati sul secondo trimestre del ’91,

disavanzo minaccia di arrivare a 350 miliardi di dollari, una cifra

il giorno dopo che la Casa Bianca aveva anticipato un ′boom′ nei

spaventosa e senza precedenti, ′più destabilizzante′ ha tuonato Mario

prossimi 6 mesi. Da aprile a giugno, il prodotto nazionale lordo

Cuomo, il governatore di New York, ′del pericolo comunista all’apice

americano, sceso del 2,8% nel primo trimestre, è salito solo dello

della guerra fredda′. Scricchiolano inoltre numerose grandi banche,

0,4% annuo. ′E’ meno di quanto noi tutti ci aspettassimo′ ha ammesso

costa sempre più il salvataggio delle casse di risparmio, non scema a

il portavoce del tesoro Antonio Villamil. Ma ha aggiunto: ′Noi

sufficienza il deficit della bilancia commerciale e si accentua il debito

restiamo comunque del parere che ci sarà una ripresa moderata′. La

estero. ′Oggi′ protesta sempre Cuomo ′siamo il massimo debitore al

75

Ennio Caretto, Ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, “la Repubblica”, 26 luglio 1991, p. 15.

207

208


mondo, più di Brasile, Messico, Urss e Argentina insieme′. Mario

irregolarità di gestione della sua società finanziaria. Prescott Bush

Cuomo accusa Bush di latitanza e la maggioranza degli americani

avrebbe approfittato delle conoscenze del presidente per agevolare –

incomincia ad essere d’accordo. L’indice di gradimento del presidente

dietro lauto compenso – l’ingresso della ′yakuza′, la malavita

rimane molto alto, il 72%, ma è frutto solo della vittoria su Saddam

organizzata giapponese, nel mercato immobiliare americano […]

Hussein: gli elettori lamentano che il presidente trascuri la politica

Quanto a Jonathan Bush, fratello minore del presidente, ieri è stato

interna ed economica e non incentivi le esportazioni né riduca le spese

multato dal Massachusetts per aver omesso di registrare, presso gli

militari […] Ma la Casa Bianca ribatte che un ristagno dell’economia

uffici amministrativi e fiscali dello Stato, la compagnia di

era quasi inevitabile dopo la massima espansione della storia, 8 anni e

assicurazione ′J. Bush and Co.′ di cui è presidente. Per evitare un

mezzo, e che il libero mercato si riprenderà da solo. ′Mese più mese

processo, Jonathan ha accettato di pagare 30 mila dollari e di subire le

meno′ ha pronosticato Michael Boskin, il consigliere economico di

restrizioni che le autorità hanno imposto alla sua azienda […] Il

Bush ′torneremo a decollare e il 1992 sarà di nuovo l’anno delle

fratello del presidente è recidivo: già nel febbraio scorso era stato

vacche grasse′”.76

multato per 4500 dollari e invitato a regolarizzare la posizione della

In un articolo apparso su “La Stampa” Paolo Passarini evidenziava che il presidente Bush, che stava per tagliare un altro

sua azienda. Di recente il figlio del presidente, Neil, è stato coinvolto nello scandalo delle casse di risparmio”.77

traguardo personale in politica estera con la ormai imminente firma

In un articolo pubblicato sul “Corriere della Sera” Gianni Riotta

del trattato Start, in politica interna doveva guardarsi le spalle non

ricordava che era arrivato per USA e URSS lo storico momento: dopo

tanto da un Partito democratico anemico quanto piuttosto da due suoi

un decennio di complessi negoziati, avevano finalmente raggiunto

fratelli, Prescott e Jonathan, e dal figlio Neil. Essi, infatti, avendo seri

l’accordo sulle armi strategiche e, così, la firma dello Start era ormai

guai con la legge (presunti legami mafiosi, uno scandalo assicurativo e

imminente, questione di ore. Oltre all’attesa per la firma a Mosca, al

uno nelle casse di risparmio) finivano per screditare il presidente

Cremlino, dello storico accordo Start Riotta evidenziava che la portata

americano, con il rischio di rovinargli anche l’immagine in vista delle

di tale evento avrebbe reso le elezioni del ’92 una formalità per Bush:

elezioni del ’92. Scriveva Passarini: “Nuovi guai per la famiglia Bush,

la rielezione appariva certa, scontata e il summit di due giorni a Mosca

con due fratelli del presidente nell’occhio del ciclone: dal Giappone

era in un certo senso l’apertura della campagna elettorale del

viene rilanciata l’accusa che il fratello Prescott abbia legami con la

presidente americano. In quel momento ai democratici non rimaneva

mafia locale, mentre il fratello minore Jonathan ha evitato di finire in

che sperare nelle elezioni del ’96 e vedere sconsolati in televisione la

tribunale solo accettando di pagare una pesante multa per le

firma dell’accordo Start tra gli “eroi” Bush e Gorbaciov.

76

Ennio Caretto, Ripresa moderata per l’economia Usa, “la Repubblica”, 27 luglio 1991, p. 43.

209

77

Paolo Passarini, Nuovo guaio per Bush, i fratelli, “La Stampa”, 28 luglio 1991, p. 5.

210


Scriveva Riotta: “Sull’importanza storica del trattato Start, che chiude 10 anni di faticosi negoziati protrattisi con fasi alterne, non

ribalta del mondo. Hanno smarrito la strada e chiedere questa volta non basta”.78

esistono dubbi: è la prima volta che le due superpotenze atomiche

Ennio Caretto de “la Repubblica” sottolineava che finalmente e

accettano una riduzione massiccia dei loro potenziali missilistici che

puntualmente la firma dell’accordo Start era arrivata al summit di

segna, ovviamente, il passaggio a una nuova fase delle relazioni

Mosca ed era stata siglata dai presidenti Bush e Gorbaciov con due

internazionali. Il trattato impone la distruzione in media del 25-30%

penne costruite con l’acciaio dei missili già smantellati. Mezzo secolo

delle testate nucleari: i russi sono pronti ad eliminare da un arsenale di

di sospetti veniva così cancellato e il presidente americano archiviava

11 mila armi atomicomissilistiche una quota tra 3500 e 4500, gli

un altro successo di politica estera che, in vista delle presidenziali

americani dal loro arsenale di 12 mila armi un ammontare tra i 2500 e

dell’anno seguente, appariva come una sorta di inizio della sua

3500 […] Oggi il ′livello di deterrenza′ scende da 11-12 mila armi a 8-

campagna elettorale. La portata storica di questa firma, quindi, in quel

9 mila, e l’obiettivo è di far calare ulteriormente prima a 6 mila poi a 3

momento faceva apparire scontata la rielezione di Bush. Scriveva

mila armi […] Non solo il trattato sulle armi strategiche Start, che

Caretto: “Con due penne fatte col metallo dei missili a medio raggio

sembra davvero, dopo un decennio, in dirittura d’arrivo, è il primo

distrutti negli ultimi anni e recanti sui fianchi i nomi Pershing2 − i

nella storia a tagliare l’arsenale del terrore, ma Bush, con la storica

missili americani − ed SS20 − i missili sovietici − nonché l’effigie di

firma, vuole anche dimostrare al fronte interno americano che la Casa

San Giorgio che trafigge il drago con la scritta ′il Male sconfigge il

Bianca domina la partita diplomatica nel mondo. Conseguenza

Bene′, George Bush e Michail Gorbaciov hanno ieri firmato il trattato

necessaria e sufficiente: le elezioni del ’92 sono una formalità, i

di disarmo più importante della storia, quello sulla riduzione delle

democratici partecipano come gli italiani al Giro di Francia, per onore

armi strategiche delle Superpotenze […] ′Lo Start′, ha dichiarato il

di firma […] Il presidente Bush lo sa (e giocherà le sue carte con

leader del Cremlino ′andrà difeso. Bisognerà cambiare la testa a molta

discrezione) che il summit è, in un certo senso, l’apertura della

gente, sostituire all’ideologia militarista che ha imperato così a lungo

campagna elettorale del 1992 e gli americani sembrano vicini,

un concetto nuovo di sicurezza nazionale′. Bush gli ha fatto eco poco

vicinissimi, a rinnovargli la fiducia. Chi ama la strategia assicura addirittura che il segretario di Stato James Baker, compagno di strada nei successi di politica estera, erediterà lo scettro nel 1996. I democratici guardano sconsolati i trionfi di Bush alla televisione e rimpiangono i giorni di mezzo secolo fa, quando il loro partito era alla

dopo: ′Questo trattato′ ha detto ′è un monumento alle generazioni che si sono adoprate per ridurre gli arsenali. Cancella mezzo secolo di reciproci sospetti. Vogliamo che sia irreversibile′ […] La Casa Bianca ha sottolineato l’enorme portata dello Start: ′Le cariche nucleari dei 78

Gianni Riotta, Dal summit dell’alleanza Bush guarda alla Casa Bianca del’92, “Corriere della Sera”, 29 luglio 1991, p. 3.

211

212


missili più destabilizzanti′ quelli balistici intercontinentali, ha scritto

mandato alla presidenza degli Stati Uniti. Inoltre, sebbene la First

′diminuiranno del 40-50%′.

Lady avesse detto più volte in passato di non sentirsi a suo agio alla

La firma del trattato, negoziato per 9 anni quasi senza

Casa Bianca e di coltivare il desiderio nascosto di tornare ad essere

interruzione, il primo a ridurre anziché limitare i supermissili, ha

una normale cittadina americana, ella affermava che non avrebbe

concluso in pratica il sesto vertice tra Bush e Gorbaciov. I due leader

cercato di influenzare la scelta di suo marito di ricandidarsi. In realtà,

hanno ribadito che lo Start ′non ha vincitori né vinti′ e che è una tappa

tutto ciò appariva scontato e ovvio in quel momento, visto che la

fondamentale nel cammino ′verso il livello di armamenti più basso

popolarità di Bush era talmente alta, praticamente alle stelle, da farlo

possibile′. ′Esso ci incoraggia ad orientare le nostre forze più alla difesa e meno all’offesa′ ha osservato la Casa Bianca, ′e ci sottopone a controlli senza precedenti′. ′C’è tra di noi un nuovo spirito di collaborazione′

ha

notato

Gorbaciov

con

visibile

sollievo.

′L’atmosfera è amichevole. Forse non si può parlare di un amore platonico tra le superpotenze. Ma ci rendiamo conto che abbiamo bisogno l’una dell’altra e che i nostri popoli ne sono molto soddisfatti′, ha concluso il leader sovietico […] Di certo tra tutti il più soddisfatto appare il presidente americano Bush che, in vista delle elezioni del ’92, è attualmente in pole position, forse è imbattibile. Chi mai potrà batterlo nel ’92 dopo questo storico successo di politica estera atteso ormai da quasi un decennio? I democratici non sembrano nemmeno in grado di trovare dei candidati seri pronti a sfidarlo […] La rielezione Bush ce l’ha già in tasca”.79

apparire imbattibile alle elezioni del ’92. Scriveva Passarini: “Barbara Bush ne è convinta: suo marito George lotterà per un secondo mandato presidenziale. In un’intervista da Mosca alla rete “Abc”, la First Lady − che pure in molte occasioni ha affermato di non sentirsi del tutto a suo agio alla Casa Bianca − ha sottolineato che non cercherà di dissuadere il presidente dal riproporsi per altri 4 anni alla guida degli Usa. ′Credo in tutta onestà − ha detto − che debba farlo per il bene del paese. Ha ancora molti obiettivi da raggiungere e ritengo debba perseguirli. Ma questo non è un annuncio ufficiale: non dite a nessuno che ne ho parlato′. In una recente intervista con la “Nbc”, la First Lady non aveva nascosto di coltivare ′per ragioni egoistiche′ la speranza di tornare ad essere una privata cittadina, mentre il presidente non aveva ancora detto se avrebbe tentato il ′bis′ alla Casa Bianca”.80 La notizia che il presidente Bush sarebbe sceso in lizza per un

Paolo Passarini de “La Stampa” riportava la notizia che Barbara Bush, la moglie del presidente americano, in un’intervista rilasciata al summit di Mosca alla rete “Abc” aveva affermato in maniera ufficiosa di essere convinta che suo marito si sarebbe presentato per un secondo

secondo mandato presidenziale giungeva, però, alcuni giorni dopo il summit di Mosca. Paolo Passarini sottolineava che l’unica cosa che avrebbe potuto fermare il presidente americano sarebbe potuto essere solo il suo stato di salute che in quel momento, tuttavia, era sotto

79

Ennio Caretto, Mezzo secolo di sospetti cancellati da una firma, “la Repubblica”, 1 agosto 1991, p. 4.

213

80

Paolo Passarini, Mio marito si ricandiderà, “La Stampa”, 1 agosto 1991, p. 3.

214


controllo dopo i guai alla tiroide e al cuore dell’aprile scorso. Il

una disfunzione tiroidea è rientrato […] La serie ininterrotta di

giornalista de “La Stampa”, inoltre, evidenziava che Bush si

successi internazionali sembra garantire a Bush la rielezione”.81

apprestava ad incontrare consiglieri ed esperti per discutere della

Anche Stefano Cingolani riportava la notizia che il presidente

strategia elettorale da utilizzare nel ’92, sebbene ciò potesse apparire

Bush aveva deciso di ricandidarsi per le elezioni del ’92 e che in vista

superfluo vista la serie consecutiva di successi internazionali che

di ciò aveva riunito una trentina di amici e consiglieri per preparare la

sembravano garantirgli la rielezione. Scriveva Passarini: “Solo

sua strategia elettorale. Il giornalista del “Corriere della Sera”

problemi di salute, che ′al momento non esistono′, potrebbero

evidenziava anche che Bush era dato già per vincente sia grazie alla

impedire a George Bush di ricandidarsi a un secondo quadriennio alla

ripresa economica che era prevista in maniera soddisfacente per il

Casa Bianca. È stato lo stesso presidente a confermare ieri quello che

1992, anno di elezioni, sia perché il Partito democratico era ancora

tutti danno per certo: non ci sono motivi, al di là di imprevedibili

privo di un candidato forte e di una politica seria da opporre al

peggioramenti delle sue condizioni fisiche, che possano indurlo a non

presidente in carica. Tuttavia, i democratici assicuravano che per il

entrare in lizza per un secondo mandato. ′I medici − ha detto Bush −

Labor day avrebbero trovato candidati di peso e continuavano a

tengono costantemente sotto controllo la situazione e continueranno a

nutrire la speranza di veder scendere in campo al più presto il loro

farlo, ma tutto va bene: ho di fronte a me alcuni giorni di vacanza e mi

possibile “salvatore”: Mario Cuomo. Scriveva Cingolani: “George

sento come se avessi in tasca un milione di dollari′. Proprio durante il

Bush si ripresenta? ′Non ho ancora deciso, ma sarò onesto, l’unica

weekend a Camp David, il presidente incontrerà una trentina di

cosa che mi potrebbe trattenere sarebbe un problema di salute, e ora

consiglieri ed esperti per una discussione a tutto campo sulle possibili

non ne ho′. La risposta del presidente sembra chiara; ancor di più è la

strategie elettorali del ’92. ′I problemi su cui lavorare − ha aggiunto

riunione che ha convocato ieri nella residenza estiva di Camp David.

Bush − non mi mancano: non sarebbe giusto nei confronti del popolo

Alle 9 di ieri mattina si sono riuniti una trentina di consiglieri, esperti,

americano se rinunciassi a tentare di risolverli′. Il presidente non ha

membri dell’amministrazione, vecchi amici e collaboratori delle

anticipato quando prevede di annunciare ufficialmente la sua

campagne elettorali del 1980 e del 1988. Una sessione informale e

ricandidatura: ′Potrei dire a gennaio − ha osservato rivolgendosi ai

consultiva, l’ha definita Bush, in realtà la prima tappa di

giornalisti − ma poi voi lo scrivereste. Non c’è ancora un calendario preciso: forse gennaio, o febbraio, o marzo…′ […] A giudicare dalle sue parole, il campanello d’allarme suonato in aprile per gli effetti di

avvicinamento alla rielezione che conta di ottenere nel 1992. Una discussione ′a ruota libera′ protrattasi fino al pomeriggio per preparare i piani di battaglia. Tra gli altri erano presenti Robert Mosbacher, segretario al commercio che dovrebbe presiedere il team per la 81

215

Paolo Passarini, “Sono in forma e mi ricandido”, “La Stampa”, 3 agosto 1991, p. 8.

216


campagna elettorale; Nicholas Brady, segretario al Tesoro, vecchio

Con “la Repubblica” si tornava a parlare di economia e il

amico e confidente; Dan Quayle, il vicepresidente dileggiato dalla

corrispondente Ennio Caretto sottolineava che il rilancio economico in

stampa e sottovalutato dall’opinione pubblica sul quale invece punta

America non era ancora avvenuto e che la disoccupazione continuava

Bush e che, allo stato attuale, è destinato a correre al suo fianco; John

ad aumentare, seppur lievemente. Si temeva un “double dip”, un

Sununu, il capo dello staff della Casa Bianca, in difficoltà finanziarie

doppio tuffo nella recessione e ciò si rifletteva sull’umore degli

perché ha abusato degli aerei e delle auto ufficiali e ora deve ripagare i

americani: per la prima volta la maggioranza degli statunitensi, il

suoi viaggi; Roger Ailes, il consigliere per i mass media. C’erano poi

57%, contestava la politica economica del presidente Bush che veniva

il direttore del Bilancio Richard Darman, capi del Partito repubblicano

così accusato di negligenza benevola nei confronti dei problemi

come Mary Matalin e molti consulenti politici. Tra questi Bob Teeter

interni al paese. Nonostante ciò, però, l’indice di gradimento di Bush

e Fred Malek, che probabilmente saranno incaricati di condurre giorno

restava intorno al 70% e rappresentava pertanto ancora una sicurezza

per giorno le operazioni della campagna. Insomma, tutto sembra già

in vista delle elezioni del ’92.

essere pronto. Lo stato di salute del presidente sembra non essere più

Scriveva Caretto: “La vignetta è sferzante. Da un lato mostra due

una seria preoccupazione dopo le aritmie cardiache della scorsa

discutibili partners commerciali degli Stati Uniti, il Sud Africa e la

primavera. Forte dei suoi successi in politica estera, Bush ha invitato

Cina, e la didascalia dice: ′Clausola della nazione più favorita′, un

gli americani a non credere alle campagne dei ′furiosi democratici′,

riferimento alle concessioni loro fatte da Bush. Dall’altro lato mostra

secondo i quali non esisterebbe nessuna politica interna […] Il

zio Sam, ossia l’America, come un senzatetto e la didascalia dice:

barometro dell’economia, però, non volge verso il brutto. La

′Clausola della nazione meno favorita′, un riferimento al rifiuto del

recessione è finita e la ripresa dovrebbe comunque manifestarsi più

presidente di adottare drastiche misure per il rilancio dell’economia

chiaramente proprio l’anno prossimo. Veramente nei pasticci, invece,

Usa. Apparsa sul “Dayton Daily News”, la vignetta è stata ripresa dal

sono i democratici che non riescono a trovare un candidato forte da

“Washington Post” e riflette con estrema fedeltà l’umore americano

opporre perché Mario Cuomo è ancora indeciso. Ma, soprattutto, non

dopo la sgradita sorpresa di due giorni fa, cioè dopo l’annuncio che a

sono in grado di elaborare una politica. La pausa d’agosto dovrebbe

luglio i posti di lavoro sono diminuiti anziché aumentare […] Nel

essere dedicata a un vero e proprio ′risveglio′, secondo le parole di

giudizio del presidente Bush, il calo dell’occupazione a luglio −

George Miller, deputato della California. ′Per il Labor day saremo in

peraltro lievissimo, 51 mila posti di lavoro nell’intero settore

82

buona forma′, ha promesso agli elettori sempre più delusi”.

industriale − è un dato anomalo e irrilevante. Bush ha messo invece in evidenza che i disoccupati sono scesi dal 7 al 6,8%, ′segno′, ha detto,

82

Stefano Cingolani, Bush esce allo scoperto: “Se la salute tiene nel 1992 mi ricandido”, “Corriere della Sera”, 4 agosto 1991, p. 7.

′che la ripresa dell’economia ormai è incominciata′. Il presidente ha

217

218


inoltre suggerito alla Fed di ribassare i tassi di interesse a breve ′per

Teheran avvenuto durante la campagna elettorale del 1980. Secondo

incentivare gli investimenti′,notando che l’inflazione è al minimo

Rodolfo Brancoli del “Corriere della Sera”, se lo scandalo fosse stato

degli ultimi tre anni, il 3,2% […] L’analisi del presidente non è

confermato sarebbe stata la fine politica di Bush e così anche delle sue

condivisa dalla maggioranza degli economisti. Allen Sinai, il guru di

ambizioni di riconferma a presidente degli Stati Uniti nel ’92.

Boston, ha sottolineato che gli economisti si aspettavano che a luglio

Scriveva Brancoli: “Questa volta il Congresso ha deciso di andare sino

gli impieghi nell’industria salissero di 75 mila circa. ′Il vero

in fondo: nel 1980 ci fu o non ci fu un accordo tra Teheran e

termometro dell’economia Usa′, ha evidenziato, ′è la condotta delle imprese. Ed esse continuano a licenziare gente, mentre i loro profitti diminuiscono′. I dati di luglio sembrano indicare un ′double dip′, un doppio tuffo nella recessione. ′Si teme′, ha concluso Sinai, ′che la ripresa economica segnalata due o tre settimane fa sia molto debole e che stia per incominciare un’altra crisi′. I sondaggi d’opinione riflettono lo scontento popolare: per la prima volta, la maggioranza degli americani, il 57% per l’esattezza, non è d’accordo con Bush che l’economia ′sia sulla strada giusta′. Il presidente, il cui indice di gradimento resta comunque molto alto, il 70%, è accusato di ′benign neglegt′, negligenza benevola nei confronti dei problemi del paese. ′La politica interna, soprattutto economica′, ha tuonato il “Washington Post”, ′è la Cenerentola della Casa Bianca di Bush. Anche l’America ha bisogno di una perestroika′”.83

l’entourage di Ronald Reagan per ritardare la liberazione degli ostaggi americani e causare quindi il collasso politico del presidente uscente Carter? Dopo anni di accuse e inquietanti rivelazioni mai confermate, ieri il Congresso ha deciso di aprire un’inchiesta formale sui rapporti che intercorsero tra i responsabili della campagna elettorale del futuro presidente Reagan (in prima linea il suo vice George Bush) e le autorità iraniane. ′Sospetti ripetuti e irritanti − hanno affermato ieri in una dichiarazione congiunta Thomas Foley, speaker della Camera dei rappresentanti, e George Mitchell, leader della maggioranza democratica al Senato − ci hanno portato a concludere, insieme agli ex presidenti Carter e Reagan e al presidente Bush, che bisogna por fine una volta per tutte al balletto delle voci′ […] La decisione di aprire un’inchiesta ha suscitato reazioni contrastanti al Congresso Usa. Il leader della minoranza repubblicana alla Camera Robert Michel non ha risparmiato critiche: ′Non c’è dubbio che sia tutta una

Dopo l’annuncio ufficioso da parte di Bush della sua candidatura alle elezioni del 1992, brutte notizie giungevano al presidente americano dal Congresso che, alla fine, dopo quasi 10 anni di voci, di accuse e di inquietanti rivelazioni mai confermate, aveva deciso di aprire un’inchiesta formale sul probabile scandalo degli ostaggi Usa a 83

macchinazione politica − ha detto −. Saranno sprecati un sacco di soldi per quella che non potrà essere altro se non un’inutile mascherata′. Bush ha sempre negato l’esistenza di un complotto ai danni di Carter, ma l’attuale presidente non ha mai espresso alcuna obiezione all’apertura dell’inchiesta. È certo, però, che se il complotto

Ennio Caretto, Il calo dell’occupazione “gela” la ripresa negli Usa, “la Repubblica”, 4-5 agosto 1991, p. 44.

c’è stato e se sarà provato sarà la fine politica del presidente Bush che

219

220


non avrebbe la possibilità di concorrere per un nuovo mandato

al momento appariva una prevedibile rielezione, anche perché la fine

presidenziale nel ’92 e, forse, neanche la facoltà di terminare quello

dell’inchiesta era prevista per l’estate del ’92, cioè pochi mesi prima

attuale. Il portavoce della Casa bianca Marlin Fitzwater ha

dell’elezione di novembre.

commentato: ′Se ci sono prove legittime è il momento di scoprire tutta

Scriveva Caretto: “Insieme con l’assassinio di John Kennedy nel

la verità, ma se è solo un gioco politico allora è un gioco davvero

1963 è l’episodio più inquietante e misterioso della politica americana in questo secolo. Risale al 20 gennaio 1981, il giorno in cui Ronald

84

stupido′”.

Anche Ennio Caretto riportava la notizia che il Congresso aveva

Reagan diventa presidente e da Teheran arriva un’incredibile notizia:

deciso di far chiarezza, una volta per tutte, sulla mancata “sorpresa

l’ayatollah Khomeini, nemesi del ′Grande Satana′, libera gli ostaggi

d’ottobre” carteriana, cioè sulla mancata liberazione degli ostaggi

dall’ambasciata Usa […] L’altro ieri, dopo quasi 4 mila giorni, i

americani a Teheran nell’ottobre del 1980 a causa di un presunto

democratici hanno ordinato due inchieste sul tremendo giallo degli

accordo tra gli uomini di Reagan e quelli di Khomeini. Il giornalista

ostaggi, una al Senato e una alla Camera, affidandole a due autentici

de “la Repubblica” sottolineava che i repubblicani scorgevano

mastini, il senatore Terry Sanford del Nord Carolina e il deputato Lee

nell’inchiesta formale promossa dal Congresso, che era a maggioranza

Hamilton dell’Indiana […] Come inevitabile, i repubblicani

democratica, l’unica possibilità che aveva il Partito democratico di

reagiscono al sospetto con rabbia e indignazione. Esso viene avanzato

poter sconfiggere Bush alle elezioni del ’92, cioè quella di gettar

alla vigilia della campagna elettorale nel ’92 − dicono − solo per

fango su uno dei presidenti più popolari della storia americana.

gettare fango su Bush, vicepresidente nel 1981 e nel 1985, e oggi uno

Caretto, inoltre, ammoniva che se i democratici avessero avuto

dei presidenti più popolari della storia. Bob Michel, il capogruppo

ragione sul coinvolgimento di Bush nella presunta trattativa con gli

repubblicano alla Camera, definisce l’inchiesta ′una caccia alle

iraniani (che sarebbe avvenuta per far sì che gli ostaggi Usa fossero

streghe… un caso vergognoso di maccartismo alla rovescia′. ′Se i

liberati solo al momento dell’insediamento di Reagan alla Casa Bianca nel gennaio 1981, come di fatto accadrà, e non prima dell’elezione, cioè nell’ottobre del 1980, per non avvantaggiare l’allora presidente in carica Carter) per il presidente americano si sarebbero presentati problemi enormi, forse insormontabili, che avrebbero potuto ostacolarne, se non addirittura bloccarne, quella che 84 Rodolfo Brancoli, Ostaggi a Teheran: tornano le ombre su Bush e Reagan, “Corriere della Sera”, 6 agosto 1991, p. 9.

221

democratici non faranno centro′ − ha ammonito − ′e non lo faranno, sarà la loro fine′ […] Comunque, Reagan dice tutto e il contrario di tutto, come fece nell’Irangate: i suoi uomini non hanno mai avvicinato gli iraniani, no, forse li hanno avvicinati, ma per convincerli a rilasciare gli ostaggi, ′e in ogni caso io ho già ordinato il riesame dei dossier sulle elezioni del 1980 raccolti nella mia biblioteca′. Bush, travolto dallo sdegno, dirama smentite che sembrano stilate da un

222


legale: ′Personalmente, io non ho mai partecipato a contatti del genere

Senato nel 1984, è uno dei più accesi avversari della politica interna di

con Teheran, né ho mai avuto sentore che qualcuno del nostro

Bush. Ora i leader del Partito democratico, già alle prese col problema

entourage lo abbia fatto′. Sono smentite della sua colpevolezza, non di

di come e con chi sfidare un Bush nel pieno della popolarità, guardano

quella altrui: se qualcuno ha barattato le armi con gli ostaggi, Bush

con allarme alla rinuncia di personaggi prestigiosi come Rockefeller e

non lo sapeva. I leader democratici ne hanno preso atto: ′Non

Gephardt”.86

mettiamo in dubbio la parola del presidente che ha sconfitto Saddam′,

Anche Stefano Cingolani riportava la notizia che il senatore John

ha sottolineato lo speaker della Camera, Tom Foley. Ma l’ignoranza

Rockefeller, una delle poche speranze dei democratici fino a quel

non salverebbe Bush se le accuse ai reaganiani risultassero fondate.

momento, aveva deciso di fare marcia indietro alle elezioni del ’92.

′Dopo 10 anni e mezzo′, ha commentato il politologo William Schneider, ′appurare la verità non sarà facile. Se però ci fu davvero la sorpresa di ottobre, pochi crederanno che Bush abbia le mani completamente pulite. Il presidente si troverebbe in difficoltà enormi′. I democratici ci contano: l’inchiesta, che decollerà il mese prossimo, potrebbe chiudersi solo nell’estate del ’92”.85 Dopo l’apertura da parte del Congresso dell’inchiesta sugli ostaggi Usa in Iran nel 1980, che destava non poca apprensione al presidente Bush, buone notizie giungevano a quest’ultimo dalla decisione inaspettata del senatore John Rockefeller di non candidarsi per le presidenziali del 1992. Paolo Passarini de “La Stampa” evidenziava che il ritiro di Rockefeller finiva soprattutto per allarmare il Partito democratico che era ancora senza una guida forte e capace di contrastare il repubblicano Bush. Scriveva Passarini: “Il senatore John ′Jay′ Rockefeller, 54 anni, ha deciso di non candidarsi per le presidenziali del ’92 ritenendo di non aver tempo per preparare adeguatamente la campagna elettorale […] Rockefeller, eletto al

Fino ad allora solo un democratico era sceso in lizza ufficialmente, Paul Tsongas, che, però, era un candidato tutt’altro che di peso. Il giornalista del “Corriere della Sera”, insomma, evidenziava che il Partito democratico, viste le defezioni già annunciate da Richard Gephardt e da Albert Gore e vista anche l’eterna indecisione di Mario Cuomo, era ancora privo di una guida capace di impensierire il presidente in carica Bush. La situazione del Partito democratico al momento era ben rappresentata da un’empia copertina del settimanale “New Republic” che mostrava un asino, simbolo del partito, giacente in coma in un letto d’ospedale. Scriveva Cingolani: “I democratici hanno perduto un’altra penna e rischiano di trovarsi nudi alla meta delle elezioni, ormai prossime. John Rockefeller IV, detto ′Jay′, senatore della West Virginia, pronipote del primo magnate del petrolio, uno degli ultimi patrizi yankee nella politica americana, ha deciso che non parteciperà alla corsa per la presidenza, un’idea che aveva accarezzato a lungo nei mesi scorsi. A questo punto, solo un democratico si è messo in lizza ufficialmente, ma è un completo outsider: si tratta di Paul Tsongas.

85

Ennio Caretto, Ostaggi in Iran, Bush offeso: ′Niente trame contro Carter′, “la Repubblica”, 7 agosto 1991, p. 12.

223

86

Paolo Passarini, Rockefeller non si candida per la Casa Bianca, “La Stampa”, 8 agosto 1991, p. 8.

224


Mario Cuomo rimane un enigma e continua a penzolare tra il sì e il

attivamente. In politica interna potrebbero avere più chance vista la

no, mentre deve sudare sette camicie per affrontare i problemi dello

debolezza di George Bush su questo terreno, ma sono ancora

Stato e della città di New York […] Non solo. C’è chi pensa

identificati come gli acritici difensori del welfare state e del

soprattutto alla famiglia. Richard Gephardt, leader della maggioranza

protezionismo economico. Tsongas l’ha capito e bisogna dire che sta

alla Camera, ha già detto che non vuole ′esporre i suoi tre figli ai

compiendo un tentativo per mettere in circolo idee nuove su come

rigori della campagna elettorale′. Anche il senatore del Tennessee,

ridare competitività al sistema americano. Ma la vecchia guardia lo

Albert Gore, che ha già cercato senza successo la nomination nel

accusa di essere un emissario del big business”.87

1988, si è tirato fuori dalla lizza perché i suoi quattro figli sarebbero

Pure Franco Pantarelli avvertiva che i democratici erano ancora a

la sua principale preoccupazione. Veri campioni della paternità

corto di uomini dopo il ritiro di Rockefeller e che molte speranze,

responsabile o consapevoli che il vecchio partito del New Deal non ha

forse illusorie, venivano riposte nell’eventuale entrata in scena del

più una proposta politica? In lista d’attesa sono ancora il senatore

vecchio Eugene McCarthy. In pratica, sebbene fosse imminente

dello Iowa, Tom Harkin; i governatori dell’Arkansas e della Virginia,

l’apertura della campagna elettorale, nessun democratico osava sfidare

Bill Clinton e Douglas Wilder. Le pressioni dei circoli democratici si

il vincitore del Golfo. Il giornalista de “La Stampa” evidenziava che,

intensificano su Lloyd Bentsen, senatore del Texas, candidato per la

in realtà, di aspiranti candidati democratici considerati molto forti in

vicepresidenza tre anni fa. Incertezze e tentennamenti hanno una

quel momento ce ne erano almeno tre: oltre a Mario Cuomo, anche

chiara origine politica. Rockefeller ha gettato la spugna dopo aver a

Bill Clinton e Tom Harkin che però non avevano ancora deciso se

lungo tentato di mettere insieme una piattaforma politica e un

avventurarsi nella stressante e durissima campagna elettorale ormai

programma d’azione. Ha saggiato il terreno, ma ha visto che i tempi

alle porte. Insomma, il Partito democratico appariva come una

sarebbero stati troppo lunghi. Certo, esisteva anche un problema di

carrozza senza cavallo e, inoltre, il presidente Bush veniva considerato

immagine: come avrebbe reagito l’elettorato democratico, per lo più

pressoché imbattibile nonostante il suo sempre più noto, alla

classe operaia, neri, classe media del nord-est, al fatto di essere guidati

maggioranza degli americani, disinteresse verso i problemi socio-

dall’erede di una delle più ricche famiglie? […] Con un’irriverente

economici degli Stati Uniti. Scriveva Pantarelli: “L’ultima notizia è che forse scende in lizza

copertina dove l’asino (simbolo del partito) giace in un lettino d’ospedale, il settimanale “New Republic” ha rappresentato il ′Coma democratico′. In politica estera sono ′angeli senza potere′, noi diremmo profeti disarmati che proclamano contro la violazione dei diritti, ma si ritraggono ogni qual volta si tratta di difenderli

225

Eugene McCarthy, 75 anni, il non dimenticato senatore del Minnesota che nel 1968, promettendo l’immediata fine della guerra in Vietnam, riuscì a creare attorno a sé un grande movimento di giovani […] 87

Stefano Cingolani, Rockefeller lascia. Non sfiderà Bush, “Corriere della Sera”, 8 agosto 1991, p. 9.

226


McCarthy, da allora, non è uscito di scena, anche se ha lasciato il

della recessione non hanno trovato riscontro nelle liste dei disoccupati

Senato nel 1971. Si è regolarmente presentato nelle presidenziali come

che continuano a crescere e nel costo della vita che continua ad

indipendente, sempre con una piattaforma pacifista, antimilitarista, di

aumentare. E la percezione che Bush è ′annoiato′ dai problemi interni

sviluppo dei diritti civili. Ma ora la sua intenzione sembra quella di

è andata crescendo tanto che recentemente ha avuto molto successo

ritentare la sorte nelle file del Partito democratico, e la riesumazione

una barzelletta che lo definisce un presidente molto corretto perché

di questo glorioso ′elefante′ sembra dirla lunga sulle difficoltà del

′non interferisce nelle vicende interne americane′. ′Se l’economia va

partito anti-Bush in vista delle elezioni presidenziali del ’92. Quattro

male e i democratici sapranno essere creativi − dice Black − credo che

anni fa, di questi tempi, c’erano già sette candidati democratici

avremo qualche difficoltà′. Per esserlo, creativi, lo sono. O per lo

ufficiali tanto che furono immediatamente battezzati ′I sette nani′ per

meno ci provano parecchio. Per la prima volta dopo anni sembra

la loro statura politica non proprio eccelsa. Ora di candidato ce ne è

prospettarsi

uno solo, quel Paul Tsongas del Massachusetts su cui nessuno si sogna

democratici, sui temi da portare nella campagna elettorale. Questa

lontanamente di scommettere. Uno che sembrava promettere bene,

volta, dicono molti, potrebbe non verificarsi l’eterno problema di una

John ′Jay′ Rockefeller, ha fatto sapere l’altro ieri che non intende

campagna per le ′primarie′ durissima, in cui i candidati democratici si

candidarsi, cosicché l’andamento che tutti notano è che il numero dei

scannano tra loro per mesi e poi, nelle poche settimane che rimangono

possibili candidati, anziché ampliarsi, si restringe. Nessuno se la sente

per prendere di mera il candidato repubblicano, si ritrovano con alle

di misurarsi con Bush, che dopo il trionfo contro Saddam e il regalo

spalle un partito estremamente diviso.

fatto agli americani di ′prendere a calci la sindrome del Vietnam′, viene considerato pressoché imbattibile […]

una

convergenza

consistente,

tra

gli

esponenti

Il problema dell’assistenza medica che sta letteralmente scoppiando, il problema dell’impoverimento progressivo della classe

Un Lloyd Bentsen, un Albert Gore, un Mario Cuomo, dice il

media americana e il problema dell’istruzione che non funziona più,

consulente democratico John Marino, ′possono aspettare. Il loro

colpiscono direttamente la vita quotidiana della grandissima

seguito e la popolarità sono tali che anche se scendono in campo

maggioranza degli elettori. E i progetti di riforma cui si sta lavorando

all’ultimo momento le loro possibilità di vittoria non vengono

sembrano capaci di realizzare l’unità tra i democratici, oltre che un

minimamente intaccate′. Ma esistono queste possibilità di vittoria?

notevole imbarazzo per i repubblicani. E la prospettiva di una

Uno stratega del Partito repubblicano, Charles Black, concede

campagna primaria con pochi candidati potrebbe scongiurare il

magnanimo che l’impresa dei democratici ′non è senza speranza′. Di

pericolo di ′dissipare′ questo patrimonio. In questo senso, il fatto che

qui al momento delle elezioni, infatti, c’è la grossa incognita di come

non ci sia la corsa, anzi che ci sia la corsa al ritiro, può diventare un

andrà l’economia americana. I recenti e soddisfatti annunci sulla fine

elemento di speranza per i democratici. Ma molti dei loro strateghi

227

228


continuano ad essere preoccupati dal fatto che Gore ′ci sta pensando′,

che si è assicurato il secondo termine riuscirà a resistere alle pressioni

che Cuomo ′non ha piani e neanche piani di far piani′, che Tom

del governo? Ciò è ancor più difficile perché la recessione sta finendo

Harkin, un senatore dell’Iowa considerato molto forte, ′è preoccupato

ma la ripresa economica stenta ad imporsi fino al punto che il 90%

per la famiglia′ e che Bill Clinton, il governatore dell’Arkansas, anche

degli economisti americani teme una ricaduta nei prossimi mesi. La

lui considerato molto forte, si definisce candidato ′possibile, non ancora probabile′. ′Comincio a pensare − dice Robert Squire, un altro consulente democratico − che siamo una carrozza senza cavallo′”.88 In un articolo di economia Stefano Cingolani del “Corriere della Sera” annunciava che finalmente la nomina di Alan Greenspan alla Fed era divenuta ufficiale. Il presidente Bush, come promesso, lo aveva riconfermato a capo della Federal Reserve sia per ragioni di stabilità e di merito sia perché sicuro di poterlo convincere a breve termine a ridurre ulteriormente i tassi di interesse in modo da assicurare una crescita migliore dell’economia in vista delle elezioni del ’92. In quel momento, inoltre, il 90% degli economisti Usa era scettico sulla ripresa economica e, anzi, ne temeva una ricaduta in autunno. Scriveva Cingolani: “Da ieri c’è anche il bollo ufficiale: Alan Greenspan è presidente del Consiglio dei governatori che regge la Federal Reserve per altri quattro anni. George Bush ha firmato la nomina che di sicuro il Congresso confermerà. Le polemiche che hanno accompagnato nei mesi scorsi la successione sono ormai placate e non dovrebbero esserci ulteriori difficoltà […] Tutti lo considerano l’uomo giusto al posto giusto. La sua competenza, il suo pragmatismo, il suo equilibrio sono qualità apprezzate anche dai democratici, nonostante Greenspan sia un repubblicano di ferro. Ora 88

Franco Pantarelli, AAA concorrenti cercansi contro George Bush, “La Stampa”, 9 agosto 1991, p. 5.

229

banca centrale è sottoposta a una tremenda pressione da parte dell’amministrazione perché stampi più moneta e riduca i tassi di interesse, in modo da assicurare una buona crescita per quando ci saranno le elezioni. Lo ha ripetuto anche Bush nelle sua ultima conferenza stampa prima di partire per le vacanze”.89 In un articolo pubblicato su “La Stampa” Paolo Passarini sottolineava che tutti i nodi di politica interna erano venuti al pettine chiaramente nel giorno antecedente la festa del lavoro (che si festeggia in Usa ogni primo lunedì di settembre, ormai dal 1882, invece che il primo maggio come nel resto del mondo) e avevano finito per travolgere il presidente in carica Bush. Dopo 10 anni, i sindacati americani erano tornati ad organizzare la grande marcia della solidarietà durante il ′fine settimana′ del Labor Day con ben 250 mila partecipanti che, con slogan e discorsi per i diritti civili e la politica sociale, avevano protestato vivamente contro il loro presidente accusato di pensare solo alla politica estera e di trascurare, invece, i pressanti problemi di politica interna. I dimostranti, così, ormai stanchi della politica della negligenza dell’amministrazione Bush, affermavano che non avrebbero sopportato per altri 4 anni un governo inefficiente e disattento alle esigenze degli americani sulle problematiche interne all’America e finivano per auspicare la sconfitta del presidente repubblicano alle elezioni del ’92. In quel momento 89

Stefano Cingolani, E Bush promuove Greenspan, “Corriere della Sera”, 11 agosto 1991, p. 15.

230


Bush incominciava ad apparire meno imbattibile rispetto a qualche

educazione, ambiente e diritti civili. L’Afl-Cio che, nonostante una

giorno prima.

contrazione degli iscritti sofferta negli ultimi anni, ha ancora 14

Scriveva Passarini: “Erano esattamente 10 anni che i sindacati

milioni e 200 mila associati, ha ottenuto per la manifestazione di ieri il

americani non organizzavano più la grande marcia di solidarietà per il

sostegno di altri 180 gruppi diversi, religiosi, ambientalisti, fautori dei

′weekend′ del Labor Day. Ma, ieri, alle spalle della Casa Bianca,

diritti civili, rappresentanze di associazioni giovanili e dei movimenti

l’Afl-Cio è riuscita a radunare circa 250 mila persone, per protestare

delle donne […] C’erano 7500 cartelli che inneggiavano ad una

contro la mancanza di attenzione ai problemi dei lavoratori da parte

riforma sanitaria e ad una legislazione che impedisca il rimpiazzo dei

dell’amministrazione Bush e per ricordare che, anche se un po’

lavoratori in sciopero. ′Abbiamo ancora un sogno − diceva ieri uno di

indebolite negli ultimi anni, le 90 Unions che fanno capo alla più

loro, ricordando che, proprio ad una marcia come questa, Martin

grossa organizzazione sindacale americana ′sono ancora una grande

Luther King pronunciò la sua famosa frase: ′Ho fatto un sogno′ −. E il

forza con la quale i politici devono fare i conti′. ′Siamo qui per

nostro sogno è rimpiazzare Bush, non gli scioperanti′. ′Dovunque

ricordare ai nostri rappresentanti eletti − ha dichiarato Lane Kirkland,

guardiate nel mondo − ha detto Kirkland nel suo discorso − la gente

presidente dell’Afl-Cio − che sono stati scelti non per mettersi al

come voi, la gente che lavora si sta sollevando sulle proprie gambe,

servizio di un mercato senza faccia, ma delle aspirazioni della gente

invade le strade e chiede che i propri diritti fondamentali possano

reale′ […] ′Non credo proprio che il mondo del lavoro sia in grado di

respirare liberi′. Kirkland si riferiva all’Est europeo e all’Unione

sopportare altri 4 anni come questi′, ha detto John Alafberg, un

Sovietica. E poi ha aggiunto: ′Adesso la Cina, adesso Cuba′”.90

operaio metallurgico di Worcester, Massachusetts. ′Quelli si danno un

Anche Ennio Caretto riportava la notizia che il sindacato

gran da fare con la politica estera − ha aggiunto, indicando la Casa

americano era tornato in piazza alla vigilia del Labour Day, dopo 10

Bianca − ma dovrebbero invece ricordarsi che ci saranno delle

anni di Reaganomics, con oltre 200 mila persone che avevano sfilato

elezioni e cominciare a preoccuparsi dei problemi di casa′. Gli

per Washington contro il presidente americano Bush colpevole con la

obiettivi della manifestazione erano ottenere una più sollecita politica

sua amministrazione di essersi dimenticato dei pressanti problemi di

della salute, una messa al bando della prassi che consente alle imprese

politica interna che affliggevano l’America. Il giornalista de “la

di rimpiazzare i lavoratori che scioperano, un rovesciamento della

Repubblica” evidenziava che l’immobilismo di Bush in politica

decisione, assunta due settimane fa da George Bush, di bloccare

interna, che aveva scatenato la protesta operaia e non solo, avveniva

l’estensione del sussidio di disoccupazione ai disoccupati da lungo

alla vigilia della campagna elettorale per le presidenziali del ’92 e ciò

tempo, pensioni, leggi che consentano una migliore cura dei bambini, 90

231

Paolo Passarini, In 250 mila contro Bush: ora pensa all’America, “La Stampa”, 1 settembre 1991, p. 5.

232


avrebbe dovuto allarmarlo e indurlo, nei prossimi mesi, a dedicarsi

base come l’assistenza sanitaria, la cassa integrazione, l’aspettativa

meno alla politica estera e molto di più a quella interna se non voleva

per la maternità e via di seguito […]

subire una sconfitta elettorale che incominciava ad apparire, se non ancora probabile, per lo meno possibile.

In testa alla sfilata c’erano i reduci del Golfo Persico, alcuni dei quali passati dai trionfi militari alla disoccupazione; divi del cinema e

Scriveva Caretto: “Dopo 10 anni di Reaganomics, il liberismo

della canzone; esponenti delle grandi lotte sociali degli anni ’60;

alla Reagan, oggi sul banco degli imputati per aver provocato una

gruppi di bambini, la classe più trascurata e povera degli Stati Uniti. E

delle più gravi crisi del dopoguerra, negli Stati Uniti è esplosa ieri la

gridavano: ′Bush, meno attenzione agli affari esteri, e più ai nostri′

protesta operaia. Alla vigilia del Labour Day, la festa del lavoro del

[…] ′Dappertutto, i lavoratori scendono in strada per rivendicare i

primo lunedì di settembre, i sindacati hanno organizzato una

propri diritti′ ha proclamato Kirkland davanti a una folla che

Solidarity march, marcia delle solidarietà, contro la politica della negligenza di Bush sui più pressanti problemi nazionali. E in risposta alla loro iniziativa oltre 200 mila persone si sono rovesciate su Washington,

indossando

magliette

con

slogan

controcorrente

(′Lavoratori unitevi!′), inalberando cartelli di sfida (′Riforme sociali

applaudiva e sventolava bandierine a stelle e strisce. ′Accadrà anche in Cina e a Cuba. Noi siamo una democrazia: ma le stesse statistiche governative dimostrano che nelle riforme siamo rimasti molto indietro. L’amministrazione sembra al servizio dei ricchi e dei potenti′. La Solidarity march si è trasformata in un processo a Bush.

non dittatura del mercato!′), lanciando provocazioni al presidente

In una successiva intervista alla radio, l’influente leader del sindacato

(′Fuori i governi non gli scioperanti!′). Era dal 1981, dall’ingresso di

dell’auto, Owen Bieber, ha aggiunto: ′Non riesco a capire come Bush

Reagan alla Casa Bianca appunto, che l’America più umile, dei diritti

rifiuti di ovviare a una situazione definita critica persino dal

civili, non si mobilitava contro l’amministrazione. Lo fa adesso, ha

“Financial Times”, un giornale che non è certo un portavoce operaio.

dichiarato il leader dei sindacati Lane Kirkland, ′elettrizzata dai

Dimentica che sta per iniziare la campagna elettorale?′ […] La

cambiamenti in corso nell’Europa dell’Est, nell’Urss, in Asia, in

rumorosa e allegra dimostrazione è incominciata nella tarda mattinata

Africa′. L’enorme dimostrazione, a cui hanno partecipato anche le

sull’immenso prato dietro la Casa Bianca, con Bush ancora in vacanza

associazioni dei neri, delle femministe, dei verdi, è stata un

nel Maine a Kennebunkport. È parso il risveglio della coscienza

campanello d’allarme per il presidente, forse il più fortunato del

sociale americana dopo un sonno decennale; ma è troppo presto per

secolo. I sindacati americani hanno perso la forza politica di un tempo,

dire se prelude alla scossa economica e politica di cui l’America

rappresentano solo dai 14 ai 15 milioni di lavoratori, il 17 o 18% della

incomincia ad avvertire il bisogno”.91

manodopera nazionale. Ma potrebbero coagulare lo scontento popolare per l’immobilismo di Bush sulla mancanza di strutture di

233

91

Ennio Caretto, E il sindacato Usa torna in piazza, “la Repubblica”, 1-2 settembre 1991, p. 39.

234


Ennio Caretto in un altro articolo parlava, invece, di un sex

da quel momento la campagna elettorale divenne pirotecnica. Il

scandal che aveva aperto la corsa alla Casa Bianca: la modella Tai

povero Gary Hart fu costretto a ritirarsi, Donna Rice si dedicò alla

Collins era apparsa nuda su “Playboy” e aveva finito per mettere “ko”

beneficenza e ′l’incolore′ candidato repubblicano George Bush −

Charles Robb, senatore della Virginia, suo ex-amante e speranza

pochi elettori si erano accorti che era stato per 8 anni il vicepresidente

democratica alle elezioni del ’92. (La stessa cosa era già accaduta nel

− subentrò trionfalmente a Reagan. La stessa cosa è capitata adesso. Il

1987 a Gary Hart, allora grande speranza democratica per le

sex scandal delle prossime elezioni, protagonista la solita bionda

presidenziali del 1988, che a causa di una relazione con l’attricetta

fulminante, Tai Collins, apparsa nuda anzi nudissima su “Playboy”, ha

Donna Rice era stato costretto a ritirarsi dalla corsa per la presidenza).

messo ′ko′ un’altra speranza democratica, il senatore Charles Robb, il

Il giornalista de “la Repubblica” evidenziava che in quel momento il

genero del defunto presidente Johnson. Il misero Robb non ha fatto

Partito democratico, anche a causa delle defezioni già avvenute da

neppure in tempo a proporsi candidato. Il partito gli ha opposto il veto.

parte di Gephardt, Gore, Rockefeller, Jesse Jackson e ora di Robb, non

La ′love story′ tra l’ex eroe dei marines, 52 anni, data al 1983-84

appariva competitivo: erano rimasti pochi possibili rivali di Bush per

quando lui era il potente governatore e lei la fresca reginetta di

il ’92 ed essi non sembravano temibili. Caretto, però, sottolineava anche che, sebbene quattro fossero dei pesi leggeri, Paul Tsongas, Tom Harkin, Jerry Brown e Douglas Wilder, due erano dei pesi massimi: Bill Clinton e Bob Kerrey. Questi ultimi, infatti, erano animati da un forte impegno sociale, handicap ben noto, invece, in Bush, e, inoltre, avevano dalla loro parte positivi sondaggi d’opinione tant’è che Brown, il segretario del Partito democratico, li definiva con orgoglio i suoi gemelli. Scriveva Caretto: “E’ diventata una tradizione. Per fare decollare la campagna elettorale per la presidenza, in America ci vuole un sex scandal, un torrido scandalo di politica e di sesso […] Accadde nel 1987. Il quotidiano di Miami, l’“Herald”, svelò la tresca tra il senatore Gary Hart, la grande speranza democratica e l’attricetta Donna Rice, sua compagna preferita di crociera su uno yacht dal nome un po’ rivelatore, Monkey business (scappatelle). Se fino ad allora languiva,

235

bellezza della Virginia, lo Stato più aristocratico d’America […] ′L’affaire′, chiacchierato in tutta la Virginia, finì dopo 18 mesi, alla rielezione di Charles Robb a governatore. Sarebbe rimasto chiuso nel cassetto della storia se il genero di Johnson, eletto senatore tre anni fa, non si fosse fatto avanti per la presidenza. I retroscena sono oscuri, ma i repubblicani affermano che il suo successore e compagno di partito, il nero Douglas Wilder, che non lo ama e punta anch’egli alla Casa Bianca, lo rispolverò per la delizia dei giornali e delle radio-tv locali le settimane scorse. Tai Collins ha rincarato la dose: ′I consiglieri di Charles mi hanno minacciato di morte se non smentisco tutto′ ha detto di recente. E ′per legittima difesa′ ha messo a nudo anima e corpo su “Playboy”, sconvolgendo la campagna elettorale. ′La ragazza che si è massaggiata la strada del successo′, come l’ha battezzata il “Washington Post”, ha così richiamato l’attenzione

236


dell’America sui possibili rivali di ′SuperBush′ nel ’92. A prima vista,

generazione democratica. Clinton è ritenuto il ′Kennedy del Sud′,

non appaiono un esercito temibile. Un po’ a causa della crisi del

Kerrey, un invalido della guerra del Vietnam entrato tardi in politica −

partito − ′c’è da vergognarsi ad essere democratici′, ha ammesso

nel 1980, a 38 anni − è un leader carismatico che non ha mai

l’economista Felix Rohatyn − e un po’ per l’apparente invincibilità di

conosciuto la sconfitta. I due uomini sono animati da un forte impegno

Bush, i leader dell’opposizione hanno rifiutato tutti l’invito a

sociale, vantano favorevoli sondaggi d’opinione e il segretario del

candidarsi. Si sono tirati indietro Gephardt, il capofrusta della

partito Brown ne parla con orgoglio come dei ′miei gemelli′. Nel

Camera; il giovane senatore Gore; il miliardario Rockefeller, uno dei

passato di Kerrey c’è l’attrice Debra Winger ma questo, nota Brown,

più temuti da Bush; persino il tribuno nero Jesse Jackson. Come di

′è un notevole vantaggio′”.92

consueto, il governatore di New York Mario Cuomo non vuole

Ennio Caretto de “la Repubblica” in un altro articolo sottolineava

pronunciarsi. ′Mira ad evitare la campagna′, ha opinato Rohatyn ′per

che il Partito democratico, sebbene apparisse ancora impreparato per il

farsi nominare candidato all’unanimità nel ’92 da una Convention che

1992, poteva comunque sperare di farcela alle presidenziali in quanto

sarà sicuramente divisa e spaventata′. Ma il silenzio di Mario Cuomo

la popolarità di SuperBush era minacciata da vari scandali e da una

potrebbe avere una spiegazione assai più semplice: controllare se la

preoccupante crisi economica. Il presidente in carica, inoltre,

protesta incipiente contro Bush, che trascura i gravi problemi interni,

nonostante i suoi trionfi in politica estera, era da sempre latitante sui

sia destinata a spegnersi o possa invece esplodere. Nel giudizio degli

pressanti

esperti, il presidente commetterebbe però un serio errore se ignorasse

incominciavano ad essere più ottimisti e a credere nell’“effetto

gli attuali rivali democratici. Ai repubblicani essi ricordano ′i sette

Churchill”, cioè a considerare capace di accadere a George Bush

nani′ del 1988 − così furono scherniti gli sconfitti, Mike Dukakis e

quello che era successo finita la Seconda guerra mondiale a Winston

compagni − e in qualche caso non hanno tutti i torti: il volenteroso ex

Churchill: alle elezioni quest’ultimo era stato sconfitto dallo

senatore Paul Tsongas, il pensoso senatore Tom Harkin, l’ex

sconosciuto Attlee benché egli fosse all’apice della sua popolarità

governatore della California Jerry Brown, famoso per la sua ′tenera

dovuta ai suoi successi in politica estera contro le forze dell’Asse. Lo

amicizia′ con la cantante Linda Rondstad (ma erano uno scapolo e una nubile), lo stesso Douglas Wilder, il nemico di Robb, sembrano dei pesi mosca. Ma stanno salendo sul quadrato anche due pesi massimi:

politica

interna.

I

democratici,

così,

da un outsider democratico, nonostante le sue vittorie ottenute contro Saddam e l’Urss di Gorbaciov. Scriveva Caretto: “Sarà l’autunno più caldo della presidenza Bush, l’autunno dello scontento americano? Nonostante i suoi trionfi 92

237

di

stesso poteva accadere ora a Bush, che sarebbe potuto essere sconfitto

il governatore dell’Arkansas William Clinton e il senatore ed ex governatore del Nebraska Bob Kerrey, due esponenti della nuova

problemi

Ennio Caretto, Un “sex scandal” apre la corsa alla Casa Bianca, “la Repubblica”, 6 settembre 1991, p. 18.

238


in politica estera, i democratici, sinora in rotta e ansiosi di rivincita,

Paese è simile a quello del 1979, quando insorse contro le tasse.

scommettono di sì. Essi affermano che una protesta latente serpeggia

Laughlin ha fondato un gruppo chiamato ′La rivolta del 1992

in America contro SuperBush: la protesta non solo delle minoranze e

dell’elettore americano′ e sogna di fare il Reagan alla rovescia”.93

delle vittime della recessione, ma anche del ceto medio assediato dal

In un articolo di economia Arturo Zampaglione de “la

fisco, dalla criminalità, dal disservizio e dalla corruzione. Ricordano

Repubblica” annunciava che Alan Greenspan aveva ridotto ancora una

che Churchill fu sconfitto dallo sconosciuto Attlee all’apice della sua

volta il tasso di sconto portandolo al 5%, il livello più basso degli

popolarità, dopo aver vinto Hitler, ′quando tornò a casa dalla Seconda

ultimi 18 anni. L’obiettivo era quello di accelerare la ripresa e di

guerra mondiale, come Bush sta ritornando dall’Urss e dall’Iraq′. La

evitare la ′doppia picchiata′. Ai complimenti al capo della Fed da parte

centoduesima legislatura, pontifica il capofrusta democratico alla

della Casa Bianca seguiva, però, l’ammonizione di molti analisti che

Camera, David Bonior, ′porterà tutti i nodi del presidente al pettine′.

evidenziavano che la manovra sui tassi era un po’ come l’ultima

In vista delle elezioni del novembre ’92, Bush non potrà continuare ′la

spiaggia: se non avesse avuto successo, gli Stati Uniti si sarebbero

lunga

caratterizzato

dovuti rassegnare ad una ripresa debole ed incolore. E una tale

l’amministrazione′, aggiunge Bonior. E conclude che ′il cammino del

eventualità avrebbe potuto rappresentare guai seri per il presidente

presidente alle urne è troppo disseminato di contenziosi e di scandali

Bush in vista delle elezioni del ’92. Scriveva Zampaglione: “Sul

perché egli non rischi di inciampare′ […] Bush potrebbe perdere sul

tavolo verde dell’economia americana Alan Greenspan lancia la sua

fronte economico e sociale, apertisi nell’ultimo biennio, a causa

ultima briscola. Riduce di mezzo punto il tasso di sconto, portandolo

dell’′effetto Churchill′. Bush ama presentarsi come il presidente

dal 5,5 al 5%, il livello più basso degli ultimi 18 anni. La speranza del

dell’istruzione o dell’ambiente o dei diritti civili o dei trasporti, tutti

presidente della Federal Reserve? Accelerare la ripresa. Scongiurare la

settori in cui l’America è in crisi. Ma su queste questioni egli è

′doppia picchiata′, una recessione-bis che interrompa bruscamente il

latitante e il “Los Angeles Times” lo ha schernito in una vignetta

faticoso avvio della fase espansiva. Era più di un mese che Wall Street

pungente: ritraendolo col berretto dell’asino in testa, con una

e Main Street, le strade che simboleggiano il mondo della finanza e

maschera antigas sul volto, con un bastone in pugno contro le

quello dell’attività produttiva, chiedevano una riduzione del costo del

minoranze e nell’atto di fare l’autostop. Il suo vero punto debole è la

denaro. Anche la Casa Bianca e mille professori si erano uniti allo

disoccupazione: i sussidi negli Usa durano solo 26 settimane, e 2-3

stesso coro. Il loro ragionamento era semplice: dopo un anno di crisi,

milioni di disoccupati ne sono già rimasti senza. Un noto attore di

l’economia degli Stati Uniti sembrava uscire dal tunnel. Ma in modo

vacanza

dalla

politica

interna

che

ha

sinistra, Tom Laughlin, protagonista del film Billy Jack, un inno alla 93

ribellione contro il potere prevaricatore, ha dichiarato che l’umore del

Ennio Caretto, I guai della politica interna: spina nel fianco per Bush, “la Repubblica”, 11 settembre 1991, p. 17.

239

240


lento, fiacco e incerto, quasi come un lungo treni merci carico di

democratico. In effetti, più che l’anti-Bush Wilder era l’anti-Jesse

zavorra. E allora, bisognava dare un segnale chiaro, sia psicologico

Jackson. Comunque, secondo il capo di gabinetto di Bush, John

che finanziario, per stimolare una volta per tutte la ripresa. Questo

Sununu, se da una parte Wilder non aveva chance di essere eletto

segnale non poteva che essere un’ulteriore riduzione dei tassi di

presidente dall’altra, se egli fosse stato scelto come vicepresidente alla

interesse

facilitare

Convention democratica del luglio ’92 e se i democratici avessero

l’indebitamento, permettere alle aziende di investire a costi più bassi

trovato un candidato alla presidenza forte, come ad esempio

[…] Era dal dicembre del 1973 che il tasso di sconto americano non

apparivano oltre a Mario Cuomo anche Clinton e Kerrey e, infine, se

era così basso. ′Mi congratulo per la mossa della Fed′, ha commentato

l’economia non fosse migliorata al più presto, Bush quasi certamente

ieri il ministro americano del tesoro Nicholas Brady. ′L’economia è

avrebbe incontrato grandi difficoltà sul fronte interno, col rischio,

sui binari giusti e l’inflazione quest’anno si è sensibilmente ridotta. È

scongiurato dai repubblicani, che si sarebbe potuto verificare lo

importante che la Fed incoraggi la ripresa economica′. Gli ha fatto eco

“scenario Churchill”. La maggioranza degli americani, inoltre, non

in

modo

da

invogliare

i

consumatori,

il portavoce di George Bush, Marlin Fitzwater: ′E’ una buona notizia. Non ci sono più dubbi: la recessione è finita′. L’ottimismo del governo americano non riesce a convincere tutti gli analisti che ricordano che la manovra sui tassi è un po’ come un’ultima spiaggia: se non avrà successo, bisognerà rassegnarsi a tempi grigi”.94 In un articolo apparso su “la Repubblica” Ennio Caretto annunciava che Douglas Wilder, il primo governatore nero di uno Stato americano, si era candidato alla presidenza nelle fila del Partito democratico. Benché il duello Wilder-Bush fosse estremamente impari, il governatore nero era in quel momento il più serio candidato democratico alla presidenza e ciò la diceva lunga sullo stato di salute del suo partito. Di positivo nell’entrata in scena del moderato nero Wilder c’era il fatto che la sua candidatura avrebbe sicuramente tolto di mezzo l’estremista nero Jesse Jackson che era stato nelle ultime due elezioni presidenziali una delle maggiori cause di divisione del Partito 94

Arturo Zampaglione, Bush dà fiato alla ripresa, “la Repubblica”, 14 settembre 1991, p. 45.

241

sopportava più il disinteresse che il presidente in carica mostrava di avere verso i problemi di politica interna e, così, quest’ultimo incominciava a prendere seriamente in considerazione il fatto che la campagna elettorale del ’92 sarebbe potuta non essere in discesa come era sembrato potesse essere fino a quel momento. In effetti, anche con l’eventuale non entrata in campo di Mario Cuomo, la possibile candidatura di Clinton e Kerrey, uomini impegnati da anni e con successo sul versante interno, incominciava a preoccupare non poco il presidente Bush, che proprio nella gestione della politica interna aveva il suo tallone d’Achille. E ciò tanto poteva pesare (e peserà) sulle elezioni del ’92 vista la grave crisi socio-economica in cui versava l’America. Scriveva Caretto: “E’ il nipote di uno schiavo delle piantagioni di cotone, è il primo nero eletto governatore di uno degli Stati americani e da venerdì scorso è anche il più serio candidato democratico alla presidenza − almeno per adesso − e l’anti-Bush in un’America dove

242


Bush è un monumento nazionale. Si chiama Douglas Wilder, ′Doug′

sta indicando ai democratici la strada giusta da seguire′. Rispetto agli

per gli amici, ha 60 anni, è scapolo, è il boss della mitica Virginia, in

altri pochi candidati democratici ′ufficiali′, l’ex senatore del

apparenza un ometto di colore dalle ambizioni sconfinate, in realtà un

Massachusetts Paul Tsongas, l’attuale senatore dello Iowa Tom

superbo manager dell’amministrazione pubblica. Ha annunciato la

Harkin, le credenziali di Douglas Wilder in realtà sono quasi

propria candidatura dall’enorme scalinata del Campidoglio a

strabilianti. Wilder è il nuovo nero americano, il nero ideale anni ’90,

Richmond, il cuore del profondo Sud, mentre Bush si sottoponeva a

un fiscal conservative, nemico delle tasse; è un eroe della guerra di

un esame medico. ′La mia è la madre di tutte le scommesse′, ha

Corea, che ha appoggiato Bush nel conflitto con Saddam; è un

proclamato Douglas Wilder. ′Ma non posso restare a guardare

moderato che propugna le riforme sociali ma che sconsiglia alle

l’America che sta andando a pezzi senza fare nulla′. Tre ore dopo, la

minoranze la rivolta; e ha dato prova di essere capace nella gestione

Casa bianca ha riferito che la salute di Bush ′è di nuovo perfetta′ dopo

del partito. ′Più che l’anti-Bush, Wilder è l’anti-Jesse Jackson′, ha

le disfunzioni cardiache e tiroidee della passata primavera, ′e perciò il

rilevato Sununu. ′A differenza del predicatore nero, simbolo della

presidente si ricandiderà alle elezioni l’anno prossimo′. Il duello

rivoluzione, che nel 1984 e nel 1988 con la sua candidatura divise i

Wilder-Bush è estremamente impari. Il pur abile governatore sembra

democratici, egli non rappresenta un pericolo per il tradizionale

il ritratto in nero di Michael Dukakis, il candidato forse meno

elettorato bianco′. Per l’opposizione, potrebbe essere un salto

carismatico della storia Usa, che nel 1988 fu messo ′ko′ da Bush con

decisivo. ′Immaginiamo lo scenario′ ha concluso Sununu. ′La

facilità irrisoria. Wilder sale sulla ribalta nazionale in un’America

candidatura di Wilder taglia fuori Jesse Jackson. Tra i democratici

dimentica dei diritti civili, esaltata dalla propria ′grandeur′, allarmata

emerge un leader carismatico bianco e credetemi ce n’è qualcuno. In

per l’economia. È danneggiato dal proprio colore, dal sospetto che sia

nome dell’unità del partito, Wilder accetta la candidatura alla

un politico di ieri, dalle divisioni interne del suo partito in rotta. E ha

vicepresidenza′.

di fronte il presidente più favorito dagli eventi che il secolo ricordi,

A quel punto, se l’economia non migliorasse, anche ′SuperBush′

′SuperBush′, signore del consenso all’Onu, arbitro del ′nuovo ordine

avrebbe dei problemi. È lo ′scenario Churchill′. Contro ogni

terrestre′, tutore persino del grande Gorbaciov.

previsione, alla fine della Seconda guerra mondiale lo statista inglese

Ma sarebbe un errore considerare Wilder il Don Chisciotte del

fu sconfitto dallo sconosciuto Attlee: gli elettori lo giudicarono un

Sogno Americano contro il mulino a vento della Casa Bianca. Ha

prode condottiero ma un mediocre governante, inadatto a risanare la

detto ieri John Sununu, il capo di gabinetto di Bush: ′Wilder è l’unico

società e l’economia nazionali. Nel suo discorso l’altro ieri, Wilder ha

nero capace di plasmare una coalizione con la classe media bianca, e

adombrato la stessa situazione. ′Bush non è solo un presidente

243

244


latitante sulla crisi americana, dalla mancanza dell’assistenza sanitaria

sconfitta. ′E’ un fenomeno curioso′ ha dichiarato Tom Hayden, l’ex

alla dura disoccupazione′ ha affermato. ′E’ peggio. È il restauratore

leader della contestazione studentesca ed ex marito dell’attrice Jane

della disparità razziale, di censo, di istruzione… Egli guida l’America

Fonda. ′Cuomo mi ricorda la legge della domanda e dell’offerta.

alla vittoria all’estero e alla sconfitta in casa… La sua è

Meno si offre e più i democratici lo richiedono′”.95

l’amministrazione dei soprusi e degli scandali′. La Casa Bianca ha

A testimoniare che in quel momento in America i problemi

reagito con indignazione: ′Gli americani sanno che sono accuse senza

socio-economici erano gravissimi ci pensava Ennio Caretto de “la

fondamento′, ha detto secco il portavoce Fitzwater. Ma Sununu ha

Repubblica” in un articolo in cui riportava un’indagine, compiuta da

ammesso che Bush incomincia a preoccuparsi dell’umore Usa. ′Ora

un’équipe di 34 studiosi anglo-americani, sulla miseria in Occidente.

che ha il placet dei dottori, il presidente si getterà a capofitto nella

Tra i Paesi presi in esame l’America era quella che faceva meno per i

campagna elettorale′. Sprizzante di energia, rasserenato dal 10 con

soggetti deboli e che, inoltre, nell’ultimo decennio aveva visto

lode degli esami medici, Bush aprirà le ostilità in settimana, con un

aumentare paurosamente la loro presenza: gli indigenti negli Stati

blitz in California e a Chicago, ansioso di controllare la reazione

Uniti erano arrivati al 18%, una cifra spaventosa. Le cause di tale

popolare. Se Wilder in realtà è un battistrada e la sua candidatura alla

“orrore” erano da ricercare nelle Reaganomics e nella Bushnomics,

presidenza è un preemptive strike, un’azione preventiva contro

cioè nella spietata politica economica di Reagan e di Bush. Tutto ciò

Jackson, chi emergerà come l’autentico anti-Bush? Tra i mezzi

faceva sì che, giorno dopo giorno, più ci si avvicinava all’inizio della

candidati d’oggi, pochissimi sembrano temibili: non l’ex governatore

campagna elettorale del ’92 più tutti i nodi di politica interna

della California Jesse Brown, che a torto o a ragione ha la fama di un

imputabili al presidente Bush venivano drammaticamente al pettine e

hippie, né il deputato Dave McCurdy dell’Oklahoma, il carneade di

finivano per farlo apparire sempre meno invincibile.

turno. I due giovani leoni del partito, Bill Clinton, il governatore

Scriveva Caretto: “Di fatto, è la mappa della povertà nei Paesi

dell’Arkansas, e Bob Kerrey, il forte senatore del Nebraska, appaiono

più industrializzati una clamorosa macchia sulla coscienza della

assai più agguerriti, ma non si sono ancora fatti avanti. Si ricade

società civile. L’ha tracciata un’abile équipe di 34 studiosi, guidata dai

perciò sugli eterni Bill Bradley, il senatore del New Jersey, e Mario

sociologi William Wilson dell’Università di Chicago e Roger Lawson

Cuomo, l’amletico governatore ′italiano′ di New York. Ma questi

dell’Università di Southampton per conto del Centro di Studi

sono uomini prudenti, che se ritenessero ′SuperBush′ sicuro vincitore si tirerebbero in disparte in attesa delle elezioni del ’96 e salterebbero a piedi giunti nella mischia solo se lo considerassero votato alla

Economici e Politici di Washington. La mappa attiene agli anni ’80, gli

95

245

allegri

anni

della

Reaganomics,

del

boom

universale

dell’Occidente, così simili ai ruggenti anni ’20, e denuncia una realtà Ennio Caretto, Il governatore nero sfida SuperBush, “la Repubblica”, 15-16 settembre 1991, p. 21.

246


drammatica. Nei Paesi industriali, anziché scendere, la povertà

in Francia il 47%; in Germania il 34%′. In realtà lo Stato americano

nell’ultimo decennio è aumentata. E il Paese dove è aumentata più in

paga i sussidi; ma li tassa, eliminandone tutti i benefici. E quelli di

fretta, dove i poveri sono percentualmente più numerosi e dove lo

disoccupazione finiscono dopo 26 settimane. Secondo Eddie

Stato fa meno per loro è l’America. Rispetto all’Europa occidentale,

Williams, la mappa della povertà sconfessa la Bushnomics ′che ritiene

scrive in una bruciante denuncia la ricerca, ′l’America sta in

− ha rilevato − che il libero mercato curi tutti i problemi sociali, sia

vergognoso isolamento. Il governo non pensa ai cittadini. Bisogna

cioè il manuale della società perfetta′. A parere di Williams,

rivedere il sistema. Il Sogno Americano non abita più qui′. I Paesi

l’America, ebbra del trionfo sull’Urss e nemica dello stato

della mappa della povertà sono gli Usa, il Canada, la Germania, la

assistenziale, rischia di fare del capitalismo tra una dittatura e una

Francia, l’Inghilterra, l’Olanda e la Svezia. Negli Usa è considerata

religione. ′L’Europa è la dimostrazione vivente che lo Stato deve e

povera la famiglia con un reddito inferiore ai 15 mila dollari all’anno.

può affrontare il problema della povertà′. Williams ha citato l’urgenza

Stando alla mappa, negli anni ’80 è venuto a trovarsi sotto la linea della povertà tra un terzo e la metà in più delle famiglie che vi si trovavano negli anni ’70. La percentuale ha raggiunto il 18,1% delle famiglie negli Usa; il 13,9% delle famiglie in Canada; il 12,5% in Inghilterra; il 9,9% in Francia; l’8,6% in Svezia; il 7,6% in Olanda; e il 6,8% in Germania […] Questi sono dati traumatici in sé. Ma diventano spaventosi se analizzati nei loro vari aspetti. Essi significano, ad esempio, che ben il 40% delle famiglie americane con bambini piccoli è povero; e che lo è il 30% delle famiglie canadesi, il 25% di quelle inglesi, il 19% di quelle tedesche, il 13% di quelle francesi, ecc. Dove interviene lo Stato la povertà viene alleviata; dove lo Stato non interviene, si fa abietta. Di qui il furente ′j’accuse′ del Centro di Washington all’amministrazione Bush. ′Prendiamo i più poveri dei poveri′ ha dichiarato il suo direttore Eddie Williams ′le famiglie senza il padre. Negli Usa, i sussidi statali sottraggono alla povertà solo il 4,6% di esse; in Olanda invece il 90%; in Svezia l’81%; in Inghilterra il 75%;

247

di un intervento sulla condizione nera ′che si sta facendo disperata: il 51% dei bambini neri vive con la sola mamma, il padre se ne è andato, contro il 29% nel 1970′. I bambini ′sono la piaga americana′: ′i minori dei 18 anni anche bianchi formano il gruppo più povero e meno protetto d’America′ aggiunge Williams. ′Il caso di Washington è tipico. È povero un bambino su tre, ci sono 1300 bambini senza tetto, il 60% delle morti dei ragazzi tra i 14 e i 18 anni è dovuto a omicidi, e ogni ora e mezza un ragazzo viene arrestato′. Jonathan Kozol, autore di numerosi saggi su quest’altra America − l’ultimo, Ineguaglianza selvaggia: i bambini nelle nostre scuole, ha destato enorme scalpore − afferma che ′la mappa della povertà è la prova che esistono due società americane′: ′due sistemi scolastici, uno pubblico a pezzi e uno privato eccellente ma costoso; due sistemi giudiziari, uno per i ricchi e i potenti l’altro per il resto della cittadinanza; due sistemi economici, e in quello nero si guadagna la metà che in quello bianco′. Kozol è turbato soprattutto dalla crescente alienazione giovanile: negli Usa un

248


ragazzo su dodici tenta il suicidio, uno su quattro lo contempla

costo del denaro più basso degli ultimi 20 anni, ma l’economia non si

seriamente, i suicidi ′riusciti′ sono il doppio che in Europa. Lo

mette in moto. Il mercato edilizio non riparte e, sebbene l’inflazione

scrittore è tra quanti rimpiangono le nuove frontiere di Kennedy e la

sia tornata sotto il 3%, i negozi sono pieni solo di turisti italiani e

grande società di Johnson, demolite dai presidenti repubblicani loro

giapponesi. Che cosa si è inceppato? L’associazione nazionale dei

96

successori, da Nixon e Ford, ma soprattutto da Reagan e Bush”.

business economists ha diffuso ieri un sondaggio tra 56 ′guru′: il 79%

Stefano Cingolani del “Corriere della Sera” tornava a parlare di

di loro è convinto che la recessione sia finita tra aprile e giugno, ma

economia evidenziando che essa si muoveva ancora troppo lentamente

nessuno sa ancora se la ripresa sia arrivata davvero. Su una cosa sono

e che la ripresa, sebbene iniziata, la si prevedeva nei prossimi 12 mesi

d’accordo: sarà lenta e fiacca, in modo del tutto anormale. Le stime

lenta e debole. Era un campanello d’allarme per il presidente Bush in

prevedono un tasso di crescita tra il 2,5 e il 3% nella media dei

vista delle elezioni del 1992, anche perché egli veniva accusato,

prossimi 12 mesi che è pochissimo per i ritmi che storicamente hanno

insieme all’ex presidente Reagan, di essere stato l’artefice della grave

accompagnato l’uscita dell’economia americana dalle sue periodiche

crisi economico-sociale presente in Usa attraverso l’applicazione di

recessioni. Gli indovini della congiuntura non pensano che ci sarà una

una politica economica cinica e spietata: praticamente, i grandi guru

ricaduta di qui a qualche mese, ma che il ciclo economico continuerà

dell’economia davano sempre più credito alla “teoria della sbornia”.

a seguire senza interruzioni il suo modesto trend. Nessun allarme

Così, l’umore della gente si faceva, se non nero, di sicuro grigio e

dunque, eppure gli americani si sentono frustrati. All’uscita dal tunnel

finiva per risentirne la stessa economia che di conseguenza non

non c’è nessuna luce splendente ad accoglierli, ma un grigio e

riusciva a girare senza la fiducia dei consumatori. Inoltre, i problemi

monotono autunno.

sociali finivano per sommarsi a quelli economici e il risultato era che

A questo punto, fioriscono le spiegazioni. La ′teoria della

la società americana appariva più divisa e instabile che mai: era

sbornia′ è la più accreditata. L’eredità degli anni ’80 è ancora pesante.

sull’orlo di un precipizio di nome Bush. E, infatti, lo stesso presidente

I bocconi che sembravano succulenti si sono dimostrati indigesti. Il

non dava rassicurazioni e neanche sembrava avere in mente la

primo che deve essere ingoiato è quello dei debiti. Buona parte del

soluzione dei problemi.

boom è stato costruito prendendo a prestito tanto denaro concesso con

Scriveva Cingolani: “E’ la ripresa dai mille misteri. Le autorità

troppa facilità. Adesso la gente deve pagare. E molti non possono

monetarie allentano i freni, ma la macchina non cammina o, almeno,

farlo. Si moltiplicano i fallimenti, le banche chiudono i cordoni della

si muove solo lentamente, troppo lentamente. Gli Stati Uniti hanno il

borsa incrociando le dita. I grattacieli tirati su in gran fretta a Manhattan si stanno svuotando. Qualcuno è rimasto deserto […]

96

Ennio Caretto, Nell’Occidente della ricchezza aumentano i poveri e i disperati, “la Repubblica”, 21 settembre 1991, p. 14.

Banche e assicurazioni licenziano, i negozi ormai vuoti chiudono, i

249

250


ristoranti e i fast food non hanno più molto da fare, i venditori di auto

dall’autunno. Il giornalista de “la Repubblica” evidenziava che il

cambiano mestiere e così via. Anche se la crisi questa volta è stata

presidente Bush non era riuscito a nascondere il proprio disagio verso

breve e non drammatica dal punto di vista congiunturale, sul piano

la preoccupante situazione economica e, così, egli aveva chiesto alla

strutturale ha segnato la fine di un’epoca. Il problema, adesso, è che

Fed di abbassare ulteriormente il tasso di sconto perché non poteva

nessuno sa cosa verrà […] I consumatori non spendono perché non

permettere che una improvvisa fiammata recessiva sbiadisse la sua

hanno fiducia. Nemmeno il successo nel Golfo Persico o la caduta del

immagine di presidente trionfante proprio nella fase di avvio della

comunismo hanno cambiato il loro umore nero. La gente non vede

campagna elettorale. Scriveva Caretto: “Stato di allerta per

archi di trionfo davanti a sé ma turbolenze, terremoti politici e sociali,

l’economia americana. Ieri il Ministero del Commercio ha rivelato che

un moltiplicarsi dei conflitti e aspetta, non potendo fare altro. Nessuno

nel secondo trimestre di quest’anno il prodotto nazionale lordo ha

aiuto viene dal bilancio pubblico. Anzi, ogni giorno si legge di città e

subito una flessione dello 0,5% annuo, anziché del preannunciato

Stati che rischiano la bancarotta, di sindaci e governatori che

0,1%. Ha aggiunto che questo mese le domande dei sussidi di

aumentano le tasse, mentre le grandi metropoli si popolano di uomini-

disoccupazione sono salite dell’8,9% mentre è sceso il cosiddetto

ombra che vagano alla ricerca di un rifugio e di qualche spicciolo.

indice di fiducia dei consumatori. Per ultimo ha ammesso che sono in

Non c’è aria di vittoria in America, anche se il capitalismo si diffonde

crisi le due industrie pilota, quelle dell’edilizia e dell’auto. La

ormai senza più ostacoli persino in Unione Sovietica. Anzi. Il

′ripresina′ prevista dalla Casa Bianca per la seconda metà del ’91

paradosso è che il modello americano si presenta all’appuntamento

rischia pertanto di finire prima ancora di incominciare. ′La Casa

storico pieno di ruggine e di acciacchi: il sistema sanitario non

Bianca ritiene che l’economia abbia compiuto il giro di boa il luglio

funziona, le scuole sono da rifare, strade e trasporti cadono a pezzi, si

scorso, un anno esatto dopo l’inizio della recessione′ ha detto il noto

moltiplicano le tensioni tra le minoranze sociali che ormai sono

economista Allen Sinai. ′Ma la crescita del prodotto nazionale lordo,

diventate maggioranze in oltre 50 città. E le tessere del mosaico

posto che ci sia stata nel terzo trimestre, si preannuncia molto debole.

cominciano a non stare più insieme”.97

Non è esclusa una seconda recessione a partire da quest’autunno o da

Anche Ennio Caretto tornava a parlare di economia e

quest’inverno′ […] La Casa Bianca ha reagito pacatamente ai dati,

sottolineava che, benché la Casa Bianca ostentasse ottimismo, era

almeno in apparenza. Il consigliere economico Michael Boskin ha

calato “l’indice di fiducia” dei consumatori, era sceso nel secondo trimestre il prodotto nazionale lordo ed aumentata la disoccupazione e, inoltre, non era da escludere una seconda recessione a partire 97

Stefano Cingolani, Usa, misteri di una ripresa, “Corriere della Sera”, 24 settembre 1991, p. 19.

251

affermato che ′la ripresina c’è, per quanto le Cassandre sostengano il contrario′ e che nel secondo semestre di quest’anno il prodotto nazionale lordo aumenterà del 2%. Ma il presidente Bush, che non intende incominciare la campagna elettorale del 1992 in piena

252


recessione, non ha nascosto il proprio disagio e ha convocato una

L’ha adoperata l’altro ieri alla Casa Bianca, alla seconda riunione di

riunione di gabinetto d’emergenza. Ne è uscita la solita proposta:

gabinetto sulla crisi economica in due giorni, Alan Greenspan, il

ridurre il tasso di sconto bancario per incentivare l’economia, visto

governatore della Fed, per illustrare l’attuale lentezza della

che non esiste il pericolo dell’inflazione che è al 3,1%. Ma Alan

locomotiva americana. ′Nonostante tutti gli alti e i bassi, la recessione

Greenspan si è detto contrario alla misura […] Le riserve di

sta finendo′ ha continuato Greenspan. ′C’è motivo di ottimismo. Gli

Greenspan sono dovute allo spaventoso deficit di bilancio dello Stato,

inventari sono scesi e i consumi, sebbene modesti, superano ormai la

che nel 1991 potrebbe superare i 350 milioni di dollari, quasi il doppio

produzione′ […] Il portavoce di Bush, Marlin Fitzwater si è mostrato

del 1989 e del 1990 […] Il presidente Bush teme che se l’economia

cauto: ′Non si può quantificare la ripresa. È questione di qualche

non decollerà sarà costretto ad aumentare le tasse, provvedimento

settimana, la locomotiva tornerà a tirare′. Nel pendolo economico −

suicida in una campagna elettorale […] A parere di Greenspan,

recessione o no? − la Casa Bianca ha così smentito le Cassandre. La

l’unica strada da seguire è quella dei tagli delle spese militari. Ma

sua tesi è chiara: l’economia americana può essere in ristagno, ma non

Bush vi si oppone per paura che causi altra disoccupazione. I

è di sicuro alla vigilia del ′double dip′, la doppia doccia fredda, cioè di

disoccupati sono circa 9 milioni di persone, 2 milioni e mezzo dei

una seconda crisi. Il presidente Bush non cela il suo disagio. Con un

quali ormai privi di sussidi […] Il pericolo maggiore che teme la Casa

deficit di bilancio dello Stato che l’anno prossimo, l’anno elettorale,

Bianca è il ′double dip′ o doppia doccia fredda, cioè due fasi recessive

sfiorerà lo spaventoso record di 350 miliardi di dollari sempre che

con un esile intervallo in mezzo, che potrebbe causare la sconfitta

tutto vada bene, il suo margine di manovra è molto limitato: egli non

elettorale persino di un presidente popolare come Bush”.98

può aumentare le tasse, rischierebbe la sconfitta alle elezioni, né

In un altro articolo Ennio Caretto de “la Repubblica” continuava

ridurre ancora le spese sociali, già ridotte all’osso. Ma Bush non è

ad analizzare lo stato di salute dell’economia americana e sottolineava

pessimista: sono vicini ingenti tagli delle spese militari, l’inflazione è

che, secondo Alan Greenspan, la recessione stava finendo, nonostante

modesta, il 3,1%, e la disoccupazione, il 6,8%, non scende ma non

gli alti e i bassi degli ultimi mesi. Anche la Casa Bianca si mostrava

sale. Forse il rilancio dell’economia è anemico, ha ammesso

ottimista, sebbene il presidente Bush non riuscisse a nascondere un

Fitzwater, ′ma almeno non si torna indietro′”.99

forte disagio per una situazione economica che rischiava di

Arturo Zampaglione , invece, analizzando nello specifico la

compromettergli nel ’92 una rielezione che fino a poche settimane

corsa per le presidenziali del 1992, sottolineava che finalmente il

prima appariva scontata. Scriveva Caretto: “La metafora è suggestiva.

senatore democratico Bob Kerrey aveva sciolto ogni riserva sul

′L’economia si muove, ma con un vento contrario a cento all’ora′. 98

Ennio Caretto, In Usa l’onda lunga della crisi, “la Repubblica”, 27 settembre 1991, p. 51.

253

99

Ennio Caretto, Greenspan: “La recessione sta finendo”, “la Repubblica”, 29-30 settembre 1991, p. 47.

254


proprio futuro e così era sceso in campo ufficialmente lanciando la

possibilità di riuscita nel campo democratico, anche perché nessuno

sfida al presidente Bush. Il giornalista de “la Repubblica” evidenziava

dei grandi nomi, da Mario Cuomo a Lloyd Bentsen, si è fatto avanti,

anche che il senatore democratico del Nebraska, con la sua

lasciando così il campo a personaggi di secondo piano, come Paul

candidatura, era divenuto il più serio rivale del presidente in carica:

Tsongas (ex senatore del Massachusetts), a Tom Harkin (senatore

non era infatti un peso piuma come gli altri candidati democratici già

dell’Iowa) e a Douglas Wilder (primo governatore nero della

fattisi avanti, Paul Tsongas, Tom Harkin e Douglas Wilder. Kerrey

Virginia). Parlando ieri dalla sua città natale di Lincoln, nel Nebraska,

era un irriducibile “liberal”, un kennediano, un eroe del Vietnam, non

′dal cuore di questo grande Paese′, di fronte a 6 mila sostenitori,

apparteneva all’establishment del Partito democratico ed era così un

Kerrey ha annunciato la sua candidatura nelle più classiche tradizioni

viso nuovo per la maggioranza degli americani. Fin dal suo ingresso

della politica americana. Ma il 48enne senatore non fa parte

in politica nel 1982 egli si era schierato a favore del diritto all’aborto,

dell’establishment del partito. È un viso nuovo; anch’egli rappresenta

posizione a cui era favorevole la stragrande maggioranza delle donne

quella generazione di ′democratici degli anni ’60′, come li chiama la

americane, e contro la spietata politica economica di Reagan prima e

rivista “Newsweek”, cresciuti politicamente nell’era di John Kennedy

di Bush dopo. Inoltre, aveva condannato la guerra del Golfo e ciò,

e delle rivolte studentesche, del Vietnam e dei diritti civili, che ora si

secondo Zampaglione, sarebbe potuto costargli molto caro durante la

presenta alla ribalta washingtoniana. Spiega Todd Gitlin, un sociologo

campagna presidenziale visto il sostegno che il presidente Bush aveva

dell’Università di Berkeley: ′Questa generazione di uomini politici

ottenuto in tale guerra dall’opinione pubblica statunitense. Sempre

tende a definire se stessa in relazione ai movimenti degli anni ’60′.

secondo il corrispondente de “la Repubblica”, un altro pericolo per Kerrey sarebbe potuto venire dal suo passato amoroso, cioè dalla sua storia con la sua amante, l’attrice Debra Winger, sebbene il rapporto si fosse svolto alla luce del sole. Infine, anche Kerrey, come tutti gli altri candidati democratici scesi già in lizza per le presidenziali del ’92, avrebbe sfidato il presidente in carica sul terreno economico e sociale, piaga americana e tallone d’Achille di Bush. Scriveva

Zampaglione:

“A

400

giorni

dalle

elezioni

presidenziali, Bob Kerrey entra nella gara per la Casa Bianca e sfida George Bush. Eroe del Vietnam divenuto pacifista, dal look kennediano e irriducibile ′liberal′, è finora il candidato con maggiori

255

Sono un misto di idealismo alla ′nuova frontiera′ e di scetticismo postvietnamita. Di liberalismo antistatale e di pragmatismo economico […] Bob Kerrey è stato battezzato, come uomo e come politico, nella guerra del Vietnam. È rimasto nel sud-est asiatico dal 1966 al 1969 […] E’ stato ferito da una granata e gli hanno dovuto amputare una parte della gamba. Ma è stato un successo che gli è valso nel 1970 la medaglia d’onore conferitagli dal Congresso. Tornato dal Vietnam deluso, amareggiato, convinto degli sbagli della guerra voluta dalla Casa Bianca, Kerrey si è prima lanciato negli affari. In poco tempo è diventato un miliardario, grazie ad una catena di ristoranti chiamata ′La nonna′.

256


Nel 1982 si è lanciato nella politica, diventando governatore

nell’articolo L’eroe del Vietnam lancia la sfida al presidente Bush, ma

dello Stato del Nebraska. Dopo 4 anni, è stato eletto senatore. Si è

addirittura lo definiva il “salvatore” del Partito democratico, cioè

sempre schierato a favore delle tesi più ′liberal′: per il diritto

l’uomo capace di riportare il partito che fu di Kennedy alla presidenza

all’aborto, contro la politica economica delle amministrazioni di

nel 1992. Brancoli evidenziava anche che il senatore del Nebraska

Ronald Reagan e di George Bush, contro l’intervento militare nel

avrebbe comunque dovuto impegnarsi al massimo per sconfiggere

Golfo Persico […] Questa posizione su Desert Storm potrebbe

Bush, in quanto quest’ultimo, nonostante la sua ormai nota negligenza

costargli cara nella corsa presidenziale, visto il sostegno che la guerra

in politica interna, viaggiava ancora a livelli altissimi di popolarità ed

di Bush ha avuto nell’opinione pubblica americana. Un altro rischio,

era pur sempre il presidente in carica e come tale molto difficile da

per il senatore, è rappresentato dalla sua vita personale: dopo aver

battere. Il giornalista del “Corriere della Sera”, però, sottolineava

divorziato dalla moglie, è apparso su tutti i rotocalchi, negli anni in

ancora che grazie a Kerrey, a Harkin, a Tsongas, a Wilder e a Clinton,

cui era governatore del Nebraska, per essere l’amante dell’attrice

il governatore dell’Arkansas la cui candidatura sarebbe divenuta

Debra Winger, conosciuta sul set di un film. Anche se il rapporto era

ufficiale nel giro di un paio di giorni, il Partito democratico, che fino a

alla luce del sole, l’America puritana potrebbe fargli pagare lo stesso

poche settimane prima era allo sbando perché incapace di proporre un

prezzo di Gary Hart, il democratico che l’ultima volta dovette

messaggio e di trovare dei messaggeri, aveva rialzato la testa e

abbandonare i sogni della Casa Bianca a causa di una fidanzata

incominciava a mettere in apprensione il presidente americano.

segreta. Come anche gli altri democratici, Kerrey punterà tutte le sue

Brancoli sosteneva anche che, se era vero che, tranne Wilder, gli altri

carte sulla crisi interna americana e sulla politica economica. Nel suo

4 candidati erano molto giovani rispetto a Bush, quindi inesperti e,

discorso di ieri, ha attaccato l’ex presidente Reagan, Bush e tutti i

inoltre, sostanzialmente sconosciuti al di fuori del proprio Stato, era

repubblicani per il loro ′sfrenato egoismo′, per aver tradito la fiducia

altrettanto vero che proprio la loro poca notorietà e il fatto che

degli americani”.100

avessero poco da perdere e tutto da guadagnare li aveva portati a

Anche Rodolfo Brancoli riportava la notizia che il carismatico

candidarsi e,così, per lo meno a cercare di mettere in difficoltà il

Bob Kerrey aveva annunciato la sua candidatura ed era quindi pronto

Partito repubblicano. Comunque, in definitiva, secondo Brancoli,

a sfidare il presidente Bush. Il giornalista del “Corriere della Sera”,

Kerrey non solo era il più forte tra i 5 candidati democratici ma

però, non solo vedeva in Kerrey il più serio rivale di Bush, come

nell’età della politica-spettacolo dominata dalla televisione avrebbe

sosteneva il collega de “la Repubblica” Arturo Zampaglione

potuto facilmente far breccia nelle case degli americani con il suo fascino e il suo carisma e, quindi, sconfiggere l’incolore presidente in

100

Arturo Zampaglione, L’eroe del Vietnam lancia la sfida al presidente Bush, “la Repubblica”, 1 ottobre 1991, p. 11.

257

carica Bush.

258


Scriveva Brancoli: “Superdecorato in Vietnam, di 20 anni più giovane di Bush, carismatico come John Kennedy, non convenzionale

più di un decennio ha lasciato crescere e sembra avere poca voglia di affrontare.

e imprevedibile, ecco il salvatore del Partito democratico, l’uomo

Nessuno sottovaluta naturalmente la capacità di Bush, collaudata

capace di interrompere nel 1992 la lunga ′presa′ repubblicana sulla

in una lunga carriera e in diverse campagne elettorali, di continuare a

Casa Bianca. O almeno di provarci […] L’aspirante salvatore si

definire i termini del dibattito elettorale valorizzando i propri punti di

chiama Bob Kerrey, ha 48 anni e ieri ha annunciato la sua candidatura

forza e sfruttando spregiudicatamente la pesante zavorra accumulata

′al centro di questo grande Paese e sull’orlo di un nuovo secolo′

dai democratici. Ma un partito che ancora poche settimane fa

parlando a Lincoln nel Nebraska, lo Stato che rappresenta al Senato da

sembrava alle corde, incapace non solo di proporre un messaggio ma

tre anni. Da qui ha lanciato a Bush una sfida politica, morale e

di trovare messaggeri disposti a rischiare le proprie fortune politiche,

generazionale la cui efficacia attende naturalmente di essere provata

si trova improvvisamente per le mani una rosa di aspiranti capaci

ma che ha la potenzialità di far saltare i confini attuali di un dibattito

almeno di saggiare la vulnerabilità del presidente visto che per

asfittico che ha impoverito la qualità della politica americana. Il nome

batterlo bisogna pure che qualcuno ci provi. Prima di Kerrey hanno

Kerrey dice poco o niente a quegli americani che tra un anno

già annunciato la candidatura il senatore dell’Iowa Tom Harkin, l’ex

dovrebbero pensionare Bush per fargli posto. Impresa ai limiti del

senatore del Massachusetts Paul Tsongas, il governatore nero della

credibile perché il presidente viaggia a livelli stratosferici di

Virginia Douglas Wilder, e giovedì entrerà in gara per la nomination

popolarità, perché negargli un secondo mandato presuppone uno

Bill Clinton, governatore dell’Arkansas, mentre almeno un altro paio

sconvolgimento del quadro politico ed elettorale, perché gli

sta tastando le acque. Sono tutti relativamente giovani tranne Wilder,

spostamenti di popolazione hanno rafforzato il peso elettorale degli

sostanzialmente sconosciuti al di fuori del proprio Stato, e con poco

Stati a maggioranza repubblicana e perché in questo sistema i

da perdere e molto da guadagnare buttandosi nella mischia. La

vantaggi di chi occupa la Casa Bianca sono enormi. Basta pensare a

improbabilità di un’affermazione nel novembre del ’92 ha consigliato

quello che Bush è stato capace di fare venerdì scorso con un

infatti ad alcuni esponenti di primo piano di restare a guardare per non

discorsetto televisivo di 20 minuti. Tuttavia proprio quel discorso con

bruciarsi in vista del 1996, quando Bush non potrà ripresentarsi. E il

le audaci misure di disarmo nucleare, pronunciato anche per

fatto che sia disposto a candidarsi solo chi, male che vada, potrà fare

alleggerire la pressione interna per un riordino di priorità, sembra

esperienza ed acquisire una notorietà da spendere eventualmente 4

aver avuto l’effetto opposto scoperchiando la pentola e legittimando

anni più tardi, non invia all’elettorato un messaggio di grande fiducia

l’attacco al bilancio del Pentagono da spendere per colmare un ′deficit

nelle possibilità del Partito democratico. Ma improbabile non significa

sociale′ allarmante che il governo federale a direzione repubblicana da

259

impossibile e l’eccitazione che ha accolto l’annuncio d Kerrey sembra

260


indicare che al palo di partenza sia lui a rispondere all’identikit ideale.

2.2 Decisione di candidarsi e discorso di candidatura alla

Mutilato e decorato con la massima onorificenza americana, sarà

presidenza degli Stati Uniti di Bill Clinton, governatore

difficile accusarlo di scarso patriottismo perché ha votato contro la

dell’Arkansas

guerra all’Iraq. Diventato miliardario partendo da zero, sarà difficile

Nel 1991 la crisi economica nazionale, la caduta di credibilità

sostenere che deve ancora provare qualcosa nella vita privata. Eletto

che questa determinava sulla popolarità del presidente Bush, dopo il

governatore e poi senatore al primo tentativo con larghe maggioranze,

grande consenso sulla guerra all’Iraq, l’insofferenza del Paese rispetto

ha già provato di essere un vincente nella vita pubblica senza essere

agli undici anni dei repubblicani alla Casa Bianca, la capacità dei

un politico cui sia agevole attaccare le etichette convenzionali. E

democratici di darsi un programma in sintonia con i bisogni degli

nell’era della politica-spettacolo dominata dalla Tv è uomo di

americani, il suo essere tra i giovani leader più apprezzati erano tutti

notevole fascino, divorziato con due figli e una lunga relazione a fasi

elementi che al governatore dell’Arkansas, Bill Clinton, avevano fatto

alterne con l’attrice Debra Winger, interprete di Il tè nel deserto, che

ritenere giunto il momento di “battersi per la presidenza”, momento

101

gli ha dato accesso ai finanziatori di Hollywood”.

evocato 4 anni prima.102 Infatti, sebbene Bush venisse portato in trionfo dall’America − a febbraio aveva sconfitto Saddam Hussein con l’operazione “Tempesta nel Deserto” − il governatore dell’Arkansas aveva dedicato il primo semestre del 1991 alla diffusione del verbo democratico. Non lo faceva, affermava, perché ambiva a diventare presidente ma perché era persuaso che ci fossero i prodromi del rinascimento del Partito democratico. Un rinascimento in cui però c’era poco spazio per il tribuno Jesse Jackson. E Jackson, emarginato dal Democratic Leadership Council, un gruppo fondato nel 1985 da Bill Clinton e da altri governatori e parlamentari moderati (gruppo che aveva rappresentato la nascita del nuovo Partito democratico, che pubblicava anche un mensile e finanziava un centro di ricerca, il Progressive Policy Institute, e che aveva lo scopo principale di recuperare i cosiddetti democratici di Reagan, Reagan Democrats, cioè i

101

Rodolfo Brancoli, Democratici all’attacco: Un “eroe” del Vietnam è pronto a sfidare Bush, “Corriere della Sera”, 1 ottobre 1991, p. 8.

261

102

Maffìa, Bill Clinton, cit., p. 90.

262


democratici del Sud che avevano votato per quest’ultimo nelle

In quel momento, in tutta l’America c’erano pochissimi

presidenziali del 1980 e del 1984 e poi per Bush nel 1988), che era

democratici che credevano che “SuperBush”, come lo chiamavano i

infatti considerato espressione dei democratici moderati e che nel

media dopo che aveva mandato “ko” Saddam Hussein, fosse

1990 aveva nominato Bill Clinton suo presidente facendogli

vulnerabile e che il cambio della guardia fosse imminente: tra di essi

raggiungere il massimo splendore e una notorietà mai avuta in

vi erano Bill Clinton e Mario Cuomo, il governatore italoamericano di

precedenza a livello nazionale, attaccava. − Clinton − tuonava − è un

New York. Il motivo della loro convinzione era lo stesso. L’economia

venduto −. Ma la maggioranza dei democratici incominciava a pensare

stava entrando nel secondo anno della recessione, la vittoria del Golfo

103

che Clinton avesse ragione e Jackson fosse in torto.

Persico avrebbe finito per ritorcersi contro il presidente Bush. Bill, che

Nel giugno del ’91, la rivista settimanale “Newsweek” aveva

aveva il suo consigliere principale e più importante nella moglie

pubblicato i risultati di un sondaggio, condotto tra i 50 governatori

Hillary, le aveva dato come sempre l’ultima parola. − Che cosa devo

americani, nel quale si chiedeva loro un parere su chi fosse il dirigente

fare? −. − Candidati. − gli aveva risposto Hillary − Avresti un unico

statale più efficiente: il 39% − composto da democratici e repubblicani

avversario serio, Cuomo, ma c’è la possibilità che si tiri indietro

− aveva scelto Bill Clinton dell’Arkansas come “il più efficiente”. In

all’ultimo minuto −. (Cosa che, infatti, sarebbe avvenuta il 20

agosto si era insediato il “comitato esplorativo presidenziale Bill

dicembre del ’91: Cuomo avrebbe rinunciato a candidarsi per le

Clinton”: era il tradizionale primo passo organizzativo verso la

presidenziali del ’92. A tutto vantaggio e con immensa gioia di

candidatura. Clinton, però, aveva dovuto liberarsi dell’impegno

Clinton).105

assunto due anni prima con gli elettori dell’Arkansas, quando, rieletto

In

effetti,

come

ha

sostenuto

l’illustre

giornalista

del

per la quinta volta governatore del suo Stato, fatto senza precedenti (in

“Washington Post”, Bob Woodward, nel suo libro, La Casa Bianca

quanto prima di lui nessun altro governatore era rimasto in carica così

dei Clinton. Rapporto confidenziale su una presidenza, che si colloca

a lungo in tutta l’America), aveva promesso loro che non si sarebbe

a metà strada tra il giornalismo e il saggio storico, era stata proprio

candidato per le presidenziali del ’92. In poche settimane, aveva

Hillary Clinton a convincere suo marito Bill a candidarsi per le

visitato tutte le contee del suo Stato “nel quale conosceva quasi tutti

elezioni del ’92. Scriveva Woodward: “Una mattina di fine agosto del

per nome”, e aveva raccolto, ovunque, una grande spinta e un

1991, a Little Rock, capitale dell’Arkansas, la prima coppia dello

convinto incoraggiamento a tentare. La risposta prevalente dei suoi

Stato si era svegliata nella dépendance riservata agli ospiti della

concittadini era stata: − Prova, non ci opporremo −.

104

residenza del governatore. I lavori di ristrutturazione li costringevano ormai da mesi a risiedere negli stretti spazi della casetta a due stanze.

103

Caretto e Maglie, Presidente Clinton, cit., pp. 54-57.

104

Maffìa, Bill Clinton, cit., p. 90.

105

263

Caretto e Maglie, Presidente Clinton, cit., p. 58.

264


La figlia Chelsea dormiva, ancora, nel divano-letto del soggiorno.

lui aveva reagito alle sue parole quella mattina. Da mesi ormai sapeva

′Secondo me dovresti farlo′, aveva detto la First Lady dell’Arkansas,

che il marito l’avrebbe fatto, sebbene lui stesso non se ne fosse ancora

Hillary Clinton. ′Credi davvero?′ aveva chiesto dal letto matrimoniale

pienamente reso conto. Gli piaceva giocare con l’idea; ne avevano

il governatore Bill Clinton alla moglie. ′Sì′, aveva risposto Hillary.

discusso per tutta l’estate con crescente intensità. Ma non era persuaso

′Perché dici così?′ le aveva domandato. ′Penso che tu in assoluto sia la

di essere l’uomo giusto. ′E’ che non sono sicuro di volerlo fare′, le

persona più adatta per proporre alla gente questi argomenti′, aveva

aveva detto in un’occasione. ′Non sono convinto che ne valga la pena′.

spiegato lei. Era convinta che si fosse verificato uno di quei rari

Ma lei lo sapeva. Lo sapeva da mesi, fin dalla primavera del ’91,

incontri tra la vita di un uomo e il corso della storia. Il marito aveva

quando suo marito non era considerato come uno dei candidati

appena compiuto 45 anni, lei ne aveva 43. Erano sposati da 15. ′Ne sei

favoriti, o anche solo probabili, per la corsa del ’92. Fin da allora non

davvero persuasa?′ aveva chiesto ancora Clinton. ′Sì′, aveva risposto. ′Ne sono certa′. ′Che cosa pensi possa succedere?′. ′Penso che vincerai′. ′Credi davvero?′. ′Sì, lo credo davvero!′ aveva risposto. ′Beh’, sai′, aveva obiettato, ′molti pensano che sarà una corsa a vuoto′. ′Non io′, aveva ribattuto lei. ′Secondo me se entri in corsa vincerai. Perciò ti consiglio di pensarci bene, se hai intenzione di farlo, e di valutare tutti i cambiamenti che ciò porterà nella tua vita′. Altri la pensavano diversamente. Sostenevano che se si fosse mosso bene, esponenti più maturi e potenti del suo stesso partito sarebbero intervenuti per soffiargli la presidenza; dicevano che comunque sarebbe stata un’esperienza preziosa. Lei non era affatto

aveva avuto il minimo dubbio”.106 Continuava Woodward: “Dopo la Festa del Lavoro ai primi di settembre del ’91, Hillary Clinton aveva notato che il marito aveva cominciato a mostrarsi più deciso, benché conservasse l’abituale cautela. ′Penso proprio che questo Paese non possa sopravvivere senza qualche dibattito sui temi economici e sociali′, aveva cominciato a ripetere. Era sua abitudine sottolineare le decisioni che prendeva parlando in termini di necessità di un dibattito. Finalmente, poco dopo era arrivato il giorno in cui aveva annunciato: ′Prepariamoci ad entrare in corsa′. Aveva preso coscienza di quello che lei sapeva ormai da tempo. ′Lo faremo′, aveva dichiarato, ′ci butteremo!′”.107 Anche il senatore David Pryor, amico di Bill Clinton,

d’accordo. Aveva ammesso che la corsa sarebbe stata dura e senza esclusione di colpi. Si trattava di scoprire ed affrontare ciò che lei chiamava la ′soglia del dolore′. I repubblicani erano ben organizzati e potevano contare su forti finanziamenti. Sembravano convinti di

nell’introduzione da lui curata al libro di Robert E. Levin, Bill Clinton: The Inside Story, che rappresenta la più completa e più documentata biografia di Clinton, sottolinea, con un po’ di orgoglio e

godere dell’appoggio divino, come se avessero il diritto di vincere 106

ogni volta. E poi giocavano duro. Non si ricordava esattamente come

Bob Woodward, The Agenda: Inside the Clinton White House, New York, Simon & Schuster Paperbacks, 1994, pp. 7-8.

107

265

Ivi, pp. 19-20.

266


di ingenuità allo stesso tempo, di aver contribuito, almeno in parte

Nel 1974 Bill sfidò un repubblicano del Congresso molto

così ama credere, a togliere a Clinton ogni suo dubbio sulla

famoso. Fu allora che lo sentii pronunciare il suo primo discorso,

partecipazione o meno alla corsa per le presidenziali del ’92. E nel

durato tre minuti […] Dopo il discorso di Dale Bumpers e Bill

farlo ha ricordato anche il momento in cui lo ha incontrato per la

Fulbright, fu la volta del senatore Robert C. Byrd della West Virginia,

prima volta e il fatto che fin da subito ha avuto la sensazione di aver

ospite d’onore della serata. Anche i candidati al posto di sceriffo, di

conosciuto una persona speciale, unica e vera, con una così naturale

coroner e di governatore avevano tutti già parlato. La folla era

ed intensa capacità di dialogare con le persone e di coinvolgerle nei

esausta, ma intorno alle 11 di sera il giovane Bill Clinton si fece

suoi discorsi che pochissimi altri uomini politici possiedono e hanno

riconoscere anche se, data l’ora tarda, ebbe ha disposizione solo tre

posseduto prima di lui.

minuti. Bill chi? Per chi si presenta? Contro chi? Non aveva appunti.

Scriveva Pryor: “Fu nel luglio del 1966, di fronte alla caserma

In pochi secondi il pubblico, che aveva ormai perso ogni interesse,

dei pompieri di Arkadelphia, che vidi e parlai per la prima volta con

tornò a prestare attenzione. Un silenzio assoluto invase la umida e

Bill Clinton, studente diciannovenne. Ero candidato al Congresso e lui

calda sala della scuola. Era un’ipnosi collettiva: ce l’aveva fatta e noi

lavorava come volontario per un candidato al governo. Casualmente

lo sapevamo. La sua repentina sconfitta in autunno avrebbe spinto

vinsi e l’uomo di Bill Clinton perse nei confronti di un’importante

chiunque altro ad abbandonare la politica, ma Bill Clinton iniziò

personalità di destra, poi sconfitta in novembre da Winthrop

invece a costruire sulle basi che aveva gettato. Oggi, nella politica

Rockefeller. Avevo avuto una strana sensazione durante quel primo

dell’Arkansas, la sua rete di rapporti è profonda e forte in ogni contea.

appuntamento con Bill in quel caldo pomeriggio di luglio. Sebbene

La sua particolare abilità di unire forze e fazioni opposte è

fossimo restati insieme solo per due o tre minuti, sapevo di aver

leggendaria. Bene, il resto lo sapete: due anni dopo procuratore

incontrato una persona particolare. Infatti, quando risalii in macchina,

generale; poi, dopo altri due anni, governatore; 17 volte candidato

dissi a mia moglie Barbara che nel futuro avremmo sentito molto

nell’Arkansas. Come si dice da noi, Bill Clinton conosce tutti per

parlare di Clinton. Da allora, per anni, le nostre vite e i nostri cammini

nome nel suo Stato.

si sono intrecciati personalmente e politicamente sul terreno

Nel settembre scorso, giocai a golf con Bill Clinton. Si faceva un

dell’Arkansas. Dopo averlo incontrato, chiunque avrebbe potuto

gran parlare dei suoi piani ma nessuno, a parte sua moglie Hillary,

immediatamente capire che non avrebbe trascorso la sua vita in

sembrava prendere in considerazione l’ipotesi che scendesse

panchina. Era una persona d’azione e aveva temperamento. Attendeva

realmente in lizza, sia perché l’Arkansas è uno Stato molto piccolo,

il suo momento, ma come tutti i grandi uomini politici non attendeva

sia perché Clinton era poco conosciuto a livello nazionale, e per altre

soltanto le opportunità, ma se le creava anche […]

cento ragioni. Parlavamo di tutto mentre giocavamo, ma fui molto

267

268


sorpreso di arrivare fino alla diciassettesima buca senza un minimo

cose, l’armonia razziale che regnava tra bianchi e neri nell’Arkansas.

accenno alla politica presidenziale. Poi, alla diciottesima buca, Bill

Clinton, così, era partito per un viaggio di 8 mesi attraverso l’America

tirò un colpo lungo che finì nell’erba alta dietro un pino. Raggiunta la

in vista delle primarie.109

pallina, si volse verso di me e mi chiese: ′Che cosa devo fare?′. ′Usa la

Questo era il suo discorso di apertura della campagna elettorale e

numero due e rimanda la pallina sul percorso normale′, gli suggerii.

di candidatura alla presidenza degli Stati Uniti: “Grazie a tutti voi di

′No′, disse. ′Quello che voglio sapere è se devo candidarmi alla

essere qui oggi, per la vostra amicizia e per il vostro sostegno; grazie

presidenza′. Poco dopo, sedevamo al funerale di un amico io alla

per avermi dato l’opportunità di essere stato vostro governatore per 11

destra di Hillary e Bill alla sinistra. Sul retro del foglio del rito funebre

anni, per avermi appoggiato più di quanto non meritassi. Desidero in

scrissi

a

lettere

maiuscole

′CANDIDATI′

e

glielo

passai.

Naturalmente, non dubiterò mai che avesse già deciso da tempo.

particolare ringraziare Hillary e Chelsea, che si preparano ad affrontare con me questo importante momento della nostra vita. Hillary per essere mia moglie, mia amica e mia partner nel comune

Doveva farlo”.108 La mattina del 3 ottobre 1991 l’alba era sorta chiara e limpida. Alle ore 12 di quello stesso giorno, davanti al portico della Old State House di Little Rock, sede del governatore, dove un anno e un mese più tardi avrebbe pronunciato il discorso della vittoria, Bill Clinton aveva fatto un annuncio storico alla folla in attesa: aveva deciso di concorrere alla nomination democratica per la presidenza degli Stati Uniti e aveva usato parole che anticipavano i temi di fondo del suo programma elettorale. Infatti, egli aveva dichiarato che il suo obiettivo principale era di ridare speranza alla classe media dimenticata e nel suo discorso di 7 pagine aveva fatto riferimento alla classe media ben 10 volte e aveva promesso la riduzione delle tasse per questa fetta della popolazione. Aveva ricordato la sua infanzia a Hope, l’insegnamento di Quigley alla Georgetown University, che la grandezza dell’America stava nella responsabilità morale sentita da

sforzo di costruire un futuro migliore per i bambini e per le famiglie dell’Arkansas e dell’America. Chelsea per essere stata la nostra costante gioia ed averci sempre ricordato il significato reale dei nostri sforzi: una vita migliore per coloro che si impegneranno e un futuro migliore per la prossima generazione. Tutti voi mi avete condotto qui oggi, per proseguire in una vita e in un lavoro che amo, per impegnarmi in una causa più grande: mantenere vivo il Sogno Americano… ricostruire le speranze di un ceto medio dimenticato… reclamare il futuro dei nostri figli. Mi rifiuto di far parte di una generazione che celebra la morte del comunismo all’estero con la perdita del Sogno Americano a casa. Mi rifiuto di far parte di una generazione che fallisce nel competere con l’economia mondiale e che condanna così la laboriosa gente americana a una vita di sacrifici senza ricevere in cambio alcuna ricompensa o certezza.

tutti i genitori di fare vivere meglio i loro figli e anche, tra le altre 108

Levin, Bill Clinton: The Inside Story, cit., pp. 17-19.

269

109

Maffìa, Bill Clinton, cit., p. 91.

270


Questo è il motivo per cui oggi sono qui, perché mi rifiuto di

pericoli esterni e di promuovere la democrazia in tutto il mondo. Ma

stare a guardare e di lasciare che i nostri figli diventino parte della

non possiamo costruire un mondo tranquillo e sicuro se l’America

prima generazione che vivrà peggio dei loro genitori. Non voglio che

prima non diventa forte […]

mia figlia o i nostri figli facciano parte di un paese che si sta

… so che i nostri futuri concorrenti saranno la Germania e gli

sfasciando invece di risollevarsi. Più di 25 anni fa, un mio professore

altri Paesi europei, il Giappone e il resto dell’Asia. E so anche che

alla Georgetown University mi insegnò che l’America era il più

l’America sta perdendo la sua leadership mondiale perché il Sogno

importante paese nella storia perché la sua gente credeva e si

Americano sta sfumando. La classe media lavora di più, passa meno

comportava secondo due semplici principi: il primo, che il futuro può

tempo con i propri figli, guadagna di meno e deve pagare di più per

essere migliore del presente; e il secondo, che ciascuno di noi ha una

l’assistenza medica, per la casa e per l’istruzione. Le nostre strade

propria responsabilità morale per renderlo tale. Quella verità

sono diventate più squallide, le nostre famiglie più divise, la nostra

fondamentale ha guidato la mia carriera pubblica ed oggi mi ha

assistenza medica è la più cara del mondo e ci offre servizi scadenti. Il

portato qui […] Durante i miei viaggi negli Stati Uniti ho scoperto che

paese è portato velocemente nella direzione sbagliata, sta perdendo

tutto ciò in cui crediamo, tutto ciò per cui abbiamo lottato è

terreno… e tutto quello che c’è fuori Washington è la paralisi, lo

minacciato da un’amministrazione che rifiuta di prendersi cura di noi,

status quo imperante. Non c’è nessun progetto, nessuna azione, ma

che ha voltato le spalle alla classe media e che ha paura di cambiare

soltanto semplicemente incuria, egoismo e disaccordo. Per 12 anni, i

mentre il mondo sta cambiando. Gli eventi storici accaduti

repubblicani hanno cercato di dividerci − razza contro razza − in modo

nell’Unione Sovietica in questi ultimi mesi sono stati una grande

tale che ci arrabbiassimo tra di noi e non con loro. Hanno voluto che

lezione: la sicurezza nazionale inizia in patria. Infatti l’impero

ci guardassimo l’uno con l’altro attraverso il filtro della divisione

sovietico non ha mai perso contro di noi su un campo di battaglia. Il

razziale, in modo tale che non ci voltassimo verso la Casa Bianca

suo sistema è marcito internamente in seguito ad un fallimento

chiedendole: ′Perché tutti i nostri redditi stanno diminuendo? Perché

economico, politico e spirituale. Dobbiamo ammetterlo: il crollo del

stiamo tutti perdendo il posto di lavoro? Perché stiamo perdendo il

comunismo richiede una nuova politica di sicurezza nazionale.

nostro futuro?′ […] Per 12 anni i repubblicani hanno parlato di scelta,

Condivido le recenti iniziative del presidente per la riduzione delle

ma senza crederci. George Bush dice che vuole offrire l’opportunità di

armi nucleari. È un primo passo importante, ma non fate errori, la fine

scegliere nella scuola, anche se sa che l’istruzione pubblica è allo

della guerra fredda non significa la fine delle minacce all’America. Il

sfascio, e poi criminalizza le donne d’America che vogliono esercitare

mondo è ancora un posto pericoloso e instabile. Il primo e il più serio

il loro diritto di scelta. Per 12 anni, i repubblicani ci hanno detto che i

dovere del presidente è di mantenere l’America forte e protetta dai

problemi dell’America non sono i loro problemi. Si sono lavati le

271

272


mani

dalle

responsabilità

dell’economia,

dell’istruzione,

Abbiamo bisogno di una Nuova Alleanza, di un Nuovo Patto di

dell’assistenza sanitaria e sociale passandola a 50 Stati e a migliaia di

Alleanza, di un Nuovo Contratto, per costruire l’America. È solo una

altre persone […]

questione di buon senso. La responsabilità del governo è quella di

Dobbiamo fornire le risposte, le soluzioni. E lo faremo.

creare un maggior numero di opportunità, la responsabilità della gente

Metteremo questo paese all’opera e lo faremo andare avanti di nuovo,

è quella di sfruttarle al meglio. In un’eventuale amministrazione

e ci batteremo per un cambiamento per le famiglie della laboriosa

Clinton, creeremo lavoro per tutti. Dobbiamo far crescere questa

classe media americana. Non fate errori. Questa elezione significa

economia, non soffocarla. Dobbiamo dare alla gente incentivi per

cambiamento: del nostro partito, della nostra leadership nazionale e

investimenti a lungo termine nell’America e ricompensare chi produce

del nostro paese. E non miglioreremo certo le cose soltanto attaccando

e crea servizi, non chi specula con il denaro altrui. Dobbiamo investire

Bush […] Oggi, alla soglia di una nuova era, di un nuovo millennio,

maggiormente nelle nuove tecnologie in modo tale che i lavori

credo che abbiamo bisogno di una nuova leadership, una leadership

altamente retribuiti si ritrovino in patria. Dobbiamo trasformare la

che si impegni a cambiare: non infangata nella politica del passato,

nostra economia da difensiva a nazionale. Dobbiamo espandere il

non limitata da vecchie ideologie. Una leadership collaudata che sia in

commercio estero, abbattere le barriere, ma esigere una politica

grado di reinventare il governo per aiutare a risolvere i veri problemi

commerciale equa se vogliamo fornire buoni posti di lavoro al nostro

della gente. Ecco perché oggi dichiaro la mia candidatura alla

popolo […] Dobbiamo affrontare la competizione e vincere.

presidenza degli Stati Uniti. Credo che insieme possiamo creare una

Opportunità per tutti significa scuole e un’istruzione qualificata. […]

leadership che restauri il Sogno Americano, che combatta per la

… abbiamo bisogno di qualità, responsabilità e merito. In questo

dimenticata classe media, che fornisca più opportunità, che insista per

campo, sono orgoglioso di poter dire che l’Arkansas ha aperto la

dare maggiori responsabilità e che crei un più alto senso di comunità

strada […] Opportunità per tutti significa istruzione prescolastica per

per questo grande paese. Il cambiamento che dobbiamo fare non è

quei bambini che ne hanno bisogno e un programma di apprendistato

liberale o conservatore. È entrambe le cose ed è nuovo […] Alla

per quei ragazzi che non vogliono andare al college, ma desiderano

nostra gente non importa la vuota retorica della ′sinistra′ e della

trovare un buon posto. Significa insegnare a tutti un lavoro e

′destra′, ′liberale′ e ′conservatrice′ e di tutte quelle altre parole che

approvare il GI Bill in modo tale che ogni giovane possa avere in

hanno reso la politica un palliativo dell’azione […] Questa deve essere

prestito il denaro necessario per studiare al college e poi restituirlo, a

una campagna di idee non di slogan. Non ci serve un altro presidente

rate o come minima percentuale del proprio reddito, o attraverso il

che non sappia cosa fare per l’America. Vorrei spiegarvi in modo

servizio civile come insegnanti, poliziotti, infermieri o assistenti per

chiaro come intendo agire se sarò eletto presidente […]

l’infanzia. In un’eventuale amministrazione Clinton, tutti potranno

273

274


ottenere un prestito per poter studiare al college, a patto che siano

gli americani di assumersi una responsabilità personale per il futuro

disposti a dare qualcosa in cambio al proprio paese.

del paese. Il governo è debitore al nostro popolo di molte opportunità,

Opportunità per tutti significa riformare il sistema sanitario in

ma noi tutti dobbiamo fare del nostro meglio assumendoci la nostra

modo tale da esercitare un controllo sui costi, migliorare la qualità,

responsabilità di cittadini. Dovremo insistere perché la gente lasci

ampliare le cure preventive e a lungo termine, mantenere la scelta del

perdere l’assistenza sociale e si metta a lavorare. Dovremo dare agli

medico da parte del paziente e assicurare a tutti l’assistenza […] Vi

assistiti le qualifiche di cui hanno bisogno per avere successo, ma

prometto che nel primo anno di un’eventuale amministrazione Clinton

dovremo esigere che tutti coloro che possono lavorare lavorino e

presenteremo al Congresso e agli americani un programma in grado di

diventino membri produttivi della società. Dovremo insistere

offrire a tutti una valida assistenza medica. Opportunità per tutti

sull’applicazione più rigorosa possibile dell’assistenza infantile. I

significa proteggere le nostre città e le nostre strade dalla criminalità e

governi non allevano bambini, lo fanno i genitori; ma quando non lo

dalla droga. In tutta l’America i cittadini si uniscono per recuperare le

fanno, i loro figli, e noi con loro, lo pagano per sempre. E dobbiamo

loro strade e i loro quartieri. In un’eventuale amministrazione Clinton,

dire, come abbiamo cercato di fare in Arkansas, che gli studenti hanno

ci schiereremo dalla loro parte, con nuove iniziative come polizia di

la responsabilità di studiare. Se abbandonate la scuola non per un

quartiere, terapie per tossicodipendenti e ′centri di recupero′ per

valido motivo, perderete la patente. Ma è importante ricordare che

giovani delinquenti non recidivi. Opportunità per tutti significa un

negli anni ’80 le persone più irresponsabili erano quelle in alto, non

sistema di tassazione equo. Non voglio dare la caccia ai ricchi… Ma

quelle nelle peggiori condizioni, non l’operosa classe media, ma

credo che i ricchi debbano pagare la loro parte. Per 12 anni, i

coloro che hanno venduto i nostri risparmi e i nostri prestiti per fare

repubblicani hanno aumentato le tasse del ceto medio. Adesso è ora di

brutti affari e che hanno speso miliardi in inutili riconversioni e

concedergli un momento di tregua fiscale. Concludendo, opportunità

fusioni, soldi che avrebbero potuto essere spesi per creare prodotti

per tutti significa che dobbiamo proteggere l’ambiente e sviluppare

migliori e nuovi posti di lavoro. Sapevate che negli anni ’80, mentre il

una politica energetica che si basi di più sulla conservazione e sui gas

reddito della classe media è diminuito, le offerte di carità della classe

naturali puliti in modo tale che i nostri figli possano ereditare un

operaia sono salite? E che mentre i redditi dei ricchi sono aumentati,

mondo più pulito, più sicuro e più bello.

le loro offerte di carità sono diminuite? Come mai? Perché l’etica dei

Ma ora fate attenzione. Credo onestamente che se cercheremo di fare tutto questo, non avremo ancora risolto i problemi di oggi e non potremo affrontare il prossimo secolo con sicurezza, a meno che non facciamo quello che il presidente Kennedy fece quando chiese a tutti

275

nostri capi era quella di arraffare finché si poteva e di mandare a quel paese tutti gli altri […] Quando la Salomon Brothers abusò dei mercati finanziari, il presidente

rimase

in

silenzio.

276

Quando

astuti

malversatori


saccheggiarono i nostri risparmi e i nostri prestiti, il presidente rimase

a quelli in basso, e che nessuno si occupi di loro. Ma a noi servono

in silenzio. In un’eventuale amministrazione Clinton, se qualcuno

non solo nuove leggi, nuove promesse e nuovi programmi. A noi

tradisce la propria compagnia, i propri impiegati e il proprio paese,

necessità un nuovo spirito di comunità, il senso che tutti siamo

sarà chiamato a renderne conto. Insisteremo che investa in questo

coinvolti in quello che facciamo. Se non abbiamo il senso della

paese e crei nuovi posti di lavoro. Negli anni ’80 anche l’opera del

comunità, il Sogno Americano continuerà a svanire. Il nostro destino è

governo è stata fallimentare. Abbiamo speso più denaro per il presente

legato a quello di ogni americano. Siamo tutti assieme, e vinceremo o

e il passato, e meno per il futuro. Abbiamo speso 500 miliardi di

perderemo tutti assieme […]

dollari per rimediare ai disavanzi della disastrosa gestione degli istituti

Circa mezzo secolo fa, nascevo non lontano da qui, a Hope, in

di risparmi e prestiti, dei Saving & Loan (Risparmi e Prestiti), ma non

Arkansas. Mia madre era rimasta vedova tre mesi prima che io venissi

siamo stati in grado di stanziare 5 miliardi per i lavoratori disoccupati

al mondo. Fui allevato per quattro anni dai miei nonni mentre lei

o per dare a ogni bambino bisognoso la possibilità di usufruire del

riprese la scuola per diventare infermiera. Non avevamo molti soldi.

programma di assistenza prescolare necessario (Head Start) previsto

Trascorsi molto tempo con i nonni. Eravamo poveri sotto tutti i punti

dalla legge. Noi possiamo fare di meglio e faremo di meglio.

di vista, ma non disprezzavamo gli altri. Ci assumevamo le nostre

Un’eventuale amministrazione Clinton non spenderà soldi in

responsabilità perché sapevamo che potevamo migliorare. Fui allevato

programmi che non risolvono i problemi e in un governo che non

credendo nel

funziona. Voglio reinventare il modo di governare, per rendere il

responsabilità individuali e nell’obbligo del governo di aiutare coloro

governo più efficiente e più efficace. Voglio dare ai cittadini più

che facevano del loro meglio. È passato molto tempo da quando

possibilità di scelta nei servizi che ricevono e autorizzarli a fare delle

vivevo in quell’adorabile famiglia che oggi è ritratta in una fotografia

scelte. Questo è quanto abbiamo cercato di fare in Arkansas. Ogni

appesa alla parete del mio ufficio di governatore. Lì ho sei anni, ho la

anno abbiamo chiuso il bilancio in pareggio e migliorato i servizi.

mano in quella del mio bisnonno; oggi vivo in un’America dove i

Abbiamo trattato i contribuenti come nostri clienti e nostri superiori,

bambini nelle strade delle nostre città non sanno chi siano i loro nonni

perché lo sono. Desidero che gli americani sappiano che un’eventuale

e devono preoccuparsi dell’abuso di droga dei loro genitori. Io vi dico

amministrazione Clinton difenderà gli interessi nazionale all’estero,

che facendo causa comune con quei bambini noi daremo nuova vita al

darà importanza alla politica sociale interna e spenderà i contributi

Sogno Americano. E questa è la responsabilità della nostra

fiscali con oculatezza. Affiancheremo le famiglie della laboriosa

generazione: formare una Nuova Alleanza, un Nuovo Patto di

classe media che pensano che la maggior parte degli aiuti governativi

Alleanza… più opportunità per tutti, più responsabilità individuale e

vadano a coloro che stanno in cima alla scala sociale, un piccola parte

un grande senso dello scopo comune. Con tutto il cuore credo che

277

278

Sogno

Americano, nei

valori familiari, nelle


insieme ce la faremo. Possiamo aprire una nuova era di progresso, di prosperità e di rinnovamento. Possiamo. E dobbiamo. Questa non è

2.3 Periodo antecedente l’inizio delle primarie: la scelta dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti

soltanto una campagna elettorale per la presidenza: è una campagna

Arturo Zampaglione tornava a parlare di economia mettendo in

per il futuro, per le dimenticate, trascurate e maltrattate famiglie

risalto che proprio in questo campo il presidente Bush aveva il suo

dell’operosa classe media, che meritano un governo che si batta per

tallone d’Achille e che così su tale terreno sarebbe stato attaccato dai

loro. Una campagna per mantenere l’America forte in patria e nel

candidati democratici alle elezioni del ’92. Il giornalista de “la

mondo. Unitevi a noi. Vi chiedo le vostre preghiere, il vostro aiuto, le

Repubblica” sottolineava che Bush, consapevole delle accuse che gli

vostre mani e i vostri cuori. Insieme possiamo fare di nuovo grande

sarebbero piovute addosso dal Partito democratico di aver prestato

l’America, ricreare la grande America e costruire una comunità di

troppa attenzione alla politica estera e poco a quella interna,

110

speranza che ispirerà e sarà di guida al mondo”.

assicurava il miracolo “economico” in tempi brevi, cioè quella ripresa

Per molti americani, in quel momento Clinton era solo il quinto

economica che lo avrebbe potuto mettere al riparo da una possibile,

politico, tra i democratici, che si era candidato alla presidenza per il

anche se non ancora probabile, sconfitta elettorale. Inoltre, per tentare

1992. Non immaginavano ancora che quell’uomo li avrebbe coinvolti,

di risollevare l’economia al più presto, il presidente faceva di nuovo

in pochi mesi, in una delle scelte più nette create nella politica del

pressione sulla Fed per una nuova riduzione dei tassi d’interesse, con

Paese e che sarebbe riuscito a fare, della prossima campagna

la speranza di far calare ulteriormente la disoccupazione, scesa solo

elettorale, una successione di eventi inattesi come mai nel Ventesimo

dello 0,1% tra agosto e settembre, che riguardava ormai da parecchio

111

secolo.

tempo 10 milioni di americani e cozzava con la sua promessa fatta nel 1989, ma non mantenuta, di creare in 8 anni di presidenza 30 milioni di nuovi posti di lavoro. Infatti, in 3 anni di presidenza Bush la disoccupazione non solo non era diminuita ma era addirittura aumentata. Scriveva Zampaglione: “Schiacciato Saddam Hussein, sconfitto il comunismo, salvato Gorbaciov, SuperBush ha un solo tallone d’Achille: l’economia. Il presidente americano sa che proprio su questo terreno verrà attaccato dai candidati democratici alle prossime

110

Bill Clinton & Al Gore, Putting People First. How We Can All Change America, New York, Times Books, 1992, pp. 187-198.

111

Maffìa, Bill Clinton, cit., p. 91.

279

elezioni del 1992, che lo accuseranno di aver prestato troppa attenzione alla politica estera e troppo poca a quella interna. Così

280


cerca di giocare d’anticipo: ieri, in una conferenza stampa alla Casa

presidenza. Infatti, se è vero che la percentuale di disoccupati è scesa a

Bianca, ha difeso la sua strategia economica e soprattutto ha fatto una

settembre dello 0,1%, è anche vero che il numero complessivo è salito

professione di ottimismo. ′Stiamo guarendo dalla recessione′, ha

di 300 mila da quando Bush è entrato alla Casa Bianca”.112

esultato George Bush, riferendosi ai dati resi noti venerdì mattina sul

Ennio Caretto, invece, evidenziava che il Partito democratico era

calo della disoccupazione, dal 6,8% di agosto al 6,7% di settembre.

partito all’attacco con uno spot televisivo intitolato “Le due

Secondo il presidente, mentre i segni di una ripresa sono evidenti,

Americhe”, dove aveva contrapposto una scena, in cui il presidente

quello che ancora manca è una ′iniezione di fiducia′. Da tempo,

Bush giocava a tennis, a scene di ordinaria miseria. Il giornalista de

l’economia americana oscilla tra ristagno e ripresina, speranze e

“la Repubblica” sottolineava che, alla vigilia della campagna

delusioni, dati buoni e cattivi, che rende difficile capire la direzione

elettorale, i democratici erano ormai usciti allo scoperto con quel

precisa nella quale ci si muove […] Ma il presidente, quasi per

video, ancora non trasmesso però a livello nazionale ma solo in poche

scongiurare scenari grigi o per infondere coraggio nell’animo degli

città americane, in cui lasciavano chiaramente intendere che avrebbero

operatori, promette il miracolo. ′L’economia − afferma − è sul binario

mosso “guerra” al presidente americano sul campo in cui quest’ultimo

giusto′. Certo, esistono problemi, la vita non è facile per i 10 milioni di disoccupati, ma tutto si risolverà a condizione di non superare il deficit pubblico e di ridurre il costo del denaro […] Bush fa appello alla Federal Reserve, da cui vuole una nuova riduzione dei tassi di interesse, anche se quello di sconto è già al livello minimo in quasi 20 anni. Un calo del costo del denaro servirebbe a stimolare investimenti e consumi, accelerando la ripresa. E a chi gli obietta che la Casa Bianca ha una sola risposta al ristagno economico, quello di un abbassamento dei tassi, il presidente replica (in modo non troppo convincente) che non è vero, che esistono ancora altre linee di politica economica. Nella conferenza stampa di ieri Bush ha ripetuto la richiesta americana ai Ministri del Tesoro del gruppo dei “sette” di abbassare in tutto il mondo i tassi di interesse. Ed è parso imbarazzato quando gli è stata ricordata la promessa elettorale da lui fatta nel 1989, quella di creare 30 milioni di nuovi posti di lavoro in 8 anni di

281

era più debole, cioè quello economico e sociale. Caretto, inoltre, metteva in risalto che il vicepresidente Quayle e il capo di gabinetto Sununu in quel momento erano molto preoccupati in quanto si rendevano conto che per Bush sarebbe stato difficile respingere l’accusa di negligenza malevola dei mali nazionali mossagli dai democratici. Infatti, secondo un sondaggio del “Washington Post” e della “Abc”, il 60% degli americani credeva che il paese avesse intrapreso una strada sbagliata e che il suo presidente passasse troppo tempo all’estero trascurando così i pressanti problemi di casa. E a puntare l’indice contro Bush, a causa del suo scarso interesse verso i problemi reali del paese, ci pensavano anche i giornali americani con alcuni articoli in cui mettevano bene in risalto che il presidente Usa incominciava ad aver paura di non farcela ad essere rieletto nel ’92 nonostante tutti i suoi successi di politica estera. E lo stesso presidente 112

Arturo Zampaglione, Bush è ottimista: “Crisi alla fine”, “la Repubblica”, 5 ottobre 1991, p. 51.

282


americano aveva aggravato ulteriormente la sua posizione in politica

caccia disinteressandosi dei quasi 10 milioni di disoccupati e

interna avendo posto il veto su due progetti di legge del Congresso,

addirittura opponendosi ai progetti del Congresso di aiutarli′. Bush ha

molto sentiti dai suoi concittadini, che correvano in aiuto delle donne

un problema di immagine, ha concluso il deputato, e noi lo

e dei disoccupati e si era giustificato sostenendo che tali progetti se li

sfrutteremo fino in fondo […]

avesse approvati avrebbero finito per aggravare ancor più il deficit dello Stato già arrivato a cifre da capogiro.

Il vicepresidente Dan Quayle e il capo di gabinetto John Sununu hanno ammonito Bush che non gli sarà facile respingere l’accusa di

Scriveva Caretto: “Lo spot televisivo ha mandato in bestia Bush.

′malign neglegt′, negligenza malevola, dei mali nazionali. ′Gli

Intitolato ′Le due Americhe′, mostra il presidente mentre gioca a

industriali mi dicono che l’economia puzza′, ha riferito Quayle al

tennis, con le sue immagini intervallate da altre di lunghe file di

presidente. Sununu gli ha citato il sondaggio d’opinione del

disoccupati, di grandi fabbriche chiuse, di donne e di vecchi alle

“Washington Post” e della “Abc”: il 60% degli americani pensa che il

mense delle chiese. ′Due mondi′, dice una voce, ′due partiti′. E

paese ′stia uscendo di strada′ e che Bush passi troppo tempo all’estero.

conclude: ′Signor presidente, perché non provvedete alle famiglie che

Una vignetta del “Los Angeles Times” ha ritratto il presidente mentre

lavorano, tanto per cambiare?′. Inutile dire di chi sia lo spot e perché

scende dalla scaletta di un aereo: ′Che posto orribile′, commenta Bush.

venga trasmesso. Alla vigilia della campagna elettorale, i democratici

′Dove ci troviamo?′. ′In America′, risponde fosco un funzionario. Il

attaccano Bush dove è più debole, sulla sua politica − o assenza di

presidente è passato al contrattacco e ha indetto una conferenza

politica − economica e sociale. Ha dichiarato il deputato Vic Fazio, un

stampa per spiegare agli elettori che la recessione sta finendo. I media

italo-americano della California: ′Il ceto medio e quello povero

non hanno reagito bene. ′Al presidente incominciano a tremare le

devono sapere chi è con loro e chi è contro di loro′. Per ora lo spot

ginocchia′, ha scritto il “Washington Post”. ′SuperBush è sulla

viene trasmesso solo a titolo sperimentale, ′in un pugno di città′ ha

difensiva′, ha aggiunto il “New York Times” […] Bush ha aggravato

detto Fazio: l’indice di popolarità di Bush rimane molto alto, il 65%, e

la sua posizione con il rifiuto di aiutare le donne e i disoccupati. Il

i democratici temono che lo spot si ritorca a loro danno. ′Ma è molto

presidente ha posto il veto contro due progetti legge invocati a gran

più probabile′, confida il deputato, ′che il pubblico incominci a

voce dalla gente. Il primo estendeva da 26 a 50 settimane la durata dei

criticare il presidente. Gli americani protestarono quando Bush restò

sussidi di disoccupazione: i democratici si erano accorti che 3-4

in vacanza nell’agosto del ’90, all’invasione irachena del Kuwait, e

milioni di disoccupati non ricevevano più un soldo ed erano andati al

l’agosto scorso, durante il golpe di Mosca. A maggior ragione non

loro soccorso. Il secondo progetto concedeva tre mesi di aspettativa

accetteranno che continui a giocare a tennis o ad andare a pesca e a

non pagata, ma col posto sicuro, per maternità o malattia grave. Bush

283

284


ha ritenuto le due leggi inaccettabili perché avrebbero aumentato il

economiche e sociali. Scriveva Caretto: “′Un Don Chisciotte dai

deficit del bilancio dello Stato, che l’anno prossimo segnerà un record

capelli bianchi′. Così un portavoce repubblicano ha liquidato la

113

spaventoso, 350 miliardi di dollari, forse di più”.

sorprendente candidatura alla presidenza di Eugene McCarthy, il

Nel frattempo, Paolo Passarini de “La Stampa” aveva riportato la

poeta ed ex senatore democratico che alle elezioni del 1968 infiammò

notizia che il 75enne ex senatore democratico Eugene McCarthy si era

l’America contro la guerra del Vietnam […] Presentando ieri la

candidato per la quinta volta alle elezioni presidenziali americane con

candidatura, McCarthy, 75 anni, altre 4 campagne elettorali alle

un programma riformista incentrato in particolare sul diritto all’aborto

spalle, ha detto di volere condurre ′una crociata personale′ contro

e sui diritti civili. Infatti, McCarthy prometteva all’elettorato di “sinistra” che avrebbe attaccato il presidente in carica Bush sia proprio per le sue idee conservatrici in tema di aborto e diritti civili sia per l’intervento nella guerra del Golfo Persico. Scriveva Passarini: “L’ex senatore Eugene McCarthy, 75 anni, esponente della sinistra del Partito democratico, ha presentato la sua candidatura per le elezioni presidenziali del 1992. E’ al suo quinto tentativo dal 1968. Ha annunciato che nella campagna elettorale attaccherà Bush per le sue opinioni conservatrici su aborto e diritti civili e per l’intervento nella guerra del Golfo”.114 Anche Ennio Caretto sottolineava la sorprendente candidatura alla presidenza dell’anziano ex senatore democratico Eugene McCarthy, che prometteva di condurre una crociata personale contro Bush, da lui definito il presidente più latitante della storia americana sui problemi interni. Il giornalista de “la Repubblica” evidenziava anche che, secondo McCarthy, il presidente in carica questa volta non sarebbe riuscito ad essere eletto nel ’92 in quanto l’America era stanca di essere dimenticata e abbandonata a se stessa sulle gravi questioni 113

Ennio Caretto, Uno “spot” contro Bush, “la Repubblica”, 6-7 ottobre 1991, p. 18.

114

Paolo Passarini, McCarthy si ricandida alla Presidenza Usa, “La Stampa”, 7 ottobre 1991, p. 5.

285

Bush. Definendolo ′il presidente più latitante della storia sui problemi interni americani′, l’ex senatore ha accusato Bush di essere contro i diritti civili e contro le riforme sociali come l’aborto. Il poeta e politico si era già scagliato contro Bush nel 1988, senza che nessuno lo notasse. Ma questa volta, ha asserito, l’America ′è stanca del presidente′. Nonostante l’età e lo scarso seguito, Eugene McCarthy continua a essere un idolo degli studenti e infatti terrà comizi soprattutto nelle università. Uno dei suoi temi: Bush ha mosso guerra all’Iraq in violazione delle leggi americane”.115 Rodolfo Brancoli in un articolo sottolineava che la calma olimpica con cui il presidente Bush si interessava dei guai interni all’America era stata scossa dalla scoperta che l’economia americana rischiava di continuare a stagnare anche nel 1992, anno di elezioni, con il risultato che il “presidente del pianeta” correva il pericolo di non essere rieletto. Il presidente americano, oltre che dal pessimo stato di salute dell’economia, era preoccupato anche dalla disoccupazione che riguardava 8,5 milioni di persone, metà delle quali senza più diritto alla indennità di disoccupazione, e dai 33,5 milioni di poveri 115

Ennio Caretto, Casa Bianca, il ritorno di McCarthy, “la Repubblica”, 8 ottobre 1991, p. 15.

286


che di certo non avrebbero votato per lui, che più volte si era definito

di gabinetto in cui il ministro del Tesoro Brady ha presentato

“annoiato” dai problemi interni al paese. A tirare su il morale di Bush

un’analisi del quadro economico. Tanto attivismo in chi ha confessato

non bastava neanche quel 64% di approvazione complessiva della sua

più di una volta di annoiarsi con la politica interna è segno sicuro che

presidenza, percentuale ancora elevata ma non più ai livelli altissimi

qualcosa non va e che ad accorgersi di questo non sono più soltanto

di qualche mese prima, perché per il 51% degli americani la gestione

gli 8,5 milioni di disoccupati o gli oltre 2milioni di ′nuovi′ poveri

dell’economia da parte dell’amministrazione repubblicana era

creati lo scorso anno portando il totale nazionale a 33,5 milioni. Infatti

sbagliata e, inoltre, il 60% degli elettori riteneva anche che gli Stati

segnali di allarme sono arrivati alla Casa Bianca da operatori

Uniti si fossero avviati nella direzione errata in politica interna e che

economici che sono nell’orbita naturale del Partito repubblicano, da

molte altre cose non andavano per il verso giusto. Secondo il

parlamentari che dovranno pure affrontare l’elettorato fra un anno e da

giornalista del “Corriere della Sera”, il calo di popolarità di Bush era

quadri di partito preoccupati dei livelli elevati di disoccupazione in

proprio dovuto alla crisi economica che era aggravata ancor più dal

particolare in alcuni Stati che hanno un grosso peso nella

deficit del bilancio federale che viaggiava verso il nuovo record di 350

competizione presidenziale. Bush stesso, letti i risultati degli ultimi

miliardi di dollari, una cifra che faceva rabbrividire il presidente

sondaggi, ci ha trovato un paio di dati poco rassicuranti. Pur godendo

americano in vista delle elezioni del ’92.

di un indice di approvazione complessivo del 64% − elevatissimo

Scriveva Brancoli: “La calma olimpica con cui Bush, ′presidente

dopo tre anni nella carica −, il presidente confronta un giudizio

del pianeta′, contempla i guai interni è stata scossa dalla scoperta che

negativo del 51% degli americani per quanto riguarda la gestione

andando di questo passo egli rischia di presentarsi alle elezioni del

dell’economia. E poi c’è un secondo dato cui i politici americani

prossimo novembre con una economia stagnante, con una ′ripresina′

attribuiscono molta importanza come barometro dell’inquietudine del

tanto anemica da renderlo vulnerabile. Infatti nei 4 anni del primo

paese: il 60% degli intervistati ritiene che l’America sia avviata nella

mandato di Bush l’economia americana sarà cresciuta in media

direzione sbagliata, che molte cose non vadano per il verso giusto. Un

appena dell’1%, quando tra il 1954 e il 1988, pur fra alti e bassi,

′mood′ pessimistico che secondo la Casa Bianca è sostanzialmente

l’economia Usa ha fatto registrare una crescita media in termini reali

influenzato dall’andamento dell’economia.

del 3%. Dopo averne discusso la settimana scorsa con i suoi

[…] ′Pace e prosperità′ è la piattaforma con cui ogni presidente

consiglieri economici e aver ammesso in una conferenza stampa che

aspira a ripresentarsi all’elettorato in cerca del secondo mandato. E

′non tutto va bene′, ieri Bush ha invitato a consulto gli amministratori

sulla prima componente di questa ovvia formula non occorre spendere

delegati di diverse società chiedendo suggerimenti ′per assicurare un

molte parole perché mai nel dopoguerra un presidente ha potuto

robusto recupero della recessione′. E ha infine presieduto una riunione

offrire questo bilancio, trovandosi alla Casa Bianca nel momento del

287

288


′grande raccolto′ ma meritandosi questa fortuna con sagace gestione

di fiducia del governatore di New York, aveva ricordato agli elettori

tattica. Parlando però di prosperità diventa difficile se l’economia non

democratici che Cuomo non aveva ancora chiuso la porta alla

riceve una scossa, mentre la fine non solo della guerra fredda ma del

presidenza e che non a caso negli ultimi mesi aveva tenuto vari

nemico storico ormai ridotto a mendicare aiuti crea le condizioni per

discorsi in cui aveva criticato apertamente e duramente il presidente

una riflessione sullo stato della nazione. Secondo i calcoli della Casa

Bush, reo di trascurare i sempre più gravi problemi interni al paese.

Bianca, l’economia Usa doveva già essere in ripresa dopo una breve

Ma era stata soprattutto la diffusione di un opuscolo a colori di 16

recessione, in modo da arrivare alle elezioni tra un anno sull’onda di

pagine intitolato “Mario Cuomo, un combattente per il nostro futuro”,

una fase espansiva sostenuta. Invece, anche se la direzione tra molti

e inviato agli iscritti del Partito democratico, in cui Cuomo

dati contraddittori sembra essere quella giusta, il tasso di crescita è

sottolineava tra le varie cose che il suo programma di riforme per gli

deludente ed è stato deludente dall’inizio del mandato, autorizzando a

anni ’90 era il più apprezzato di tutti, che aveva portato a credere che

pensare che per l’incidenza di fattori non congiunturali l’economia

questa volta il più celebre non candidato alla presidenza della storia

Usa sia entrata in un ciclo ′anemico′. Uno degli effetti è l’impossibilità

americana si sarebbe presentato. Il segretario del Partito democratico,

di uscire in modo indolore, cioè solo per effetto della crescita

Ronald Brown, però, osservava che Cuomo, sebbene fosse il leader

economica − come Bush contava − dal deficit del bilancio federale,

più popolare di tutti nelle fila del Partito democratico, avrebbe fatto

che infatti, anziché cominciare a contrarsi, viaggia nell’anno

meglio a proclamare al più presto la sua candidatura in maniera

finanziario appena cominciato verso il nuovo record di 350 miliardi di

ufficiale non solo per il bene dei democratici, ma anche perché si

dollari, mentre l’entità di questo disavanzo, con il servizio del debito

erano già fatti avanti due rivali forti come il senatore del Nebraska,

che è divenuto la prima voce di spesa del bilancio, ha tolto al governo

Bob Kerrey, e il governatore dell’Arkansas, Bill Clinton.

la capacità di intervenire per stimolare la ripresa”.116

Scriveva Caretto: “Il governatore italo-americano di New York

Ennio Caretto, invece, tornava a parlare di candidati alla

Mario Cuomo, il più celebre ′non candidato′ alla presidenza della

presidenza e metteva in risalto che forse il governatore di New York,

storia americana, sta cambiando idea? Si sta cioè preparando a sfidare

Mario Cuomo, si stava preparando a entrare in campo alle

George Bush nelle elezioni del ’92? Sì, secondo alcuni leader

presidenziali del ’92, per lo meno in base a quanto sostenevano alcuni

dell’opposizione e alcuni membri del suo entourage. Lynn Cutler,

leader democratici e alcuni membri del suo entourage. Il giornalista

vicepresidente

de “la Repubblica”, ad esempio, evidenziava che John Marino, uomo

dichiarato che ′gli aiutanti di Cuomo esortano molti di noi a non

della

Commissione

nazionale

democratica,

ha

impegnarsi con altri candidati′. E John Marino, uomo di fiducia del 116

Rodolfo Brancoli, Bush suona l’allarme: “L’economia va male”, “Corriere della Sera”, 8 ottobre 1991, p.

9.

289

governatore, ha aggiunto che ′Cuomo non ha ancora chiuso la porta

290


del 1992′. Il segno forse più chiaro del ripensamento di Cuomo, che

ulteriore abbassamento dei tassi d’interesse e aveva così deciso di fare

negli ultimi mesi ha tenuto a più riprese discorsi da candidato contro

nuove e forti pressioni sulla Federal Reserve. Secondo Zampaglione,

Bush, è la diffusione di un opuscolo a colori di 16 pagine tra gli iscritti

il presidente Bush, infatti, avrebbe dovuto a tutti i costi rilanciare

al partito. L’opuscolo ricorda che Andrew, il figlio del governatore, ha

l’economia americana in quanto la campagna elettorale del ’92 era

sposato una Kennedy; che il suo programma di riforme per gli anni

ormai alle porte e anche perché i suoi successi di politica estera, se era

’90 è il più applaudito di tutti; e che il 4 dicembre prossimo egli

vero che da una parte gli avevano dato una popolarità senza

organizzerà una giornata per la raccolta di fondi elettorali.

precedenti, dall’altra sarebbero stati oscurati, a mano a mano che ci si

Significativamente l’opuscolo si intitola: ′Mario Cuomo, un

fosse avvicinati alla data dell’elezione, dai problemi di politica interna

combattente per il nostro futuro′. Ronald Brown, il segretario del

che attanagliavano ormai la maggioranza degli americani. Infine, il

Partito democratico, ha fatto osservare che il governatore ′ha ancora

giornalista de “la Repubblica” evidenziava anche che Bush era un

parecchi mesi a propria disposizione per avanzare la candidatura′ e che rimane il leader più popolare di tutti, sebbene nel frattempo si siano fatti avanti ′candidati attraenti come il senatore Bob Kerrey del Nebraska e il governatore Bill Clinton dell’Arkansas′. Brown sospetta però che Cuomo ′varcherà il Rubicone′ solo se Bush non riuscirà a risanare l’economia. ′Invece dovrebbe rompere gli indugi′ ha concluso”.117 Con Arturo Zampaglione si tornava a parlare di economia e il giornalista de “la Repubblica” sottolineava che, a un anno esatto dalle elezioni presidenziali del ’92, la Casa Bianca, nonostante il nuovo record storico di Wall Street, aveva ammesso che l’economia stava battendo la fiacca e che, sebbene la recessione fosse finita, i margini di manovra erano alquanto limitati dall’enorme deficit di bilancio dello Stato. La Casa Bianca, però, per far crescere molto più velocemente l’economia aveva individuato la strada principale da percorrere in un 117

Ennio Caretto, Cuomo forse ci ripensa, “la Repubblica”, 11 ottobre 1991, p. 18.

291

presidente negligente sul piano sociale e che, quindi, avrebbe dovuto occuparsi nell’anno elettorale molto di più di politica interna e molto meno di quella estera se non voleva rischiare di essere sconfitto alle elezioni del ’92. Scriveva Zampaglione: “All’indomani del record storico di Wall Street e a un anno esatto dalle prossimi elezioni presidenziali, la Casa Bianca ammette che l’economia americana sta battendo la fiacca e preannuncia un pacchetto di misure per accelerarne la ripresa. È stato il responsabile del bilancio e ′giovane leone′ dell’amministrazione, Richard Darman, a spiegare motivazioni e contenuti della manovra. In un’intervista ieri su “Cnn”, egli ha osservato che a maggio di quest’anno l’economia ha invertito la tendenza negativa, che la recessione è finita; ma nell’ultimo mese, nelle ultime settimane l’espansione non è avvenuta al ritmo desiderato. ′Non siamo soddisfatti′ ha confessato Darman. ′Abbiamo bisogno di una crescita molto più robusta e per averla dobbiamo agire al più presto, possibilmente entro quest’anno. Venerdì scorso ci sono già stati i

292


primi contatti tra la Casa Bianca e i parlamentari repubblicani per

recessione-bis che interromperebbe la ripresina. In questa situazione,

definire le misure. Con molta probabilità, Bush le annuncerà

la Casa Bianca intende muoversi d’anticipo, nella speranza di poter

ufficialmente alla fine della prossima settimana, di ritorno dalla

migliorare la situazione in tempo per le elezioni o comunque di potersi

Conferenza di Madrid sulla pace in Medio Oriente. Certo, i margini di

difendere dalle accuse di aver dato troppa importanza alla politica

manovra sono molto limitati. Il presidente ha le mani legate da un

estera e troppo poca ai problemi di casa. Dalla sua, Bush ha

accordo dell’autunno 1990 con il Congresso a maggioranza

l’andamento dei mercati finanziari che si mostrano fiduciosi

democratica per la riduzione di 500 miliardi di dollari del disavanzo

nonostante tutto. Venerdì scorso, l’indice Dow Jones ha raggiunto il

federale. E non può riattivare l’economia spendendo di più: deve

suo massimo storico di 3077,15 punti […] E probabilmente la fase del

utilizzare altre strade […] Con molta probabilità la Casa Bianca

′toro′ non è ancora finita: c’è chi pensa, come Edlaine Garzarelli,

rivolgerà un pressante appello alla Federal Reserve perché abbassi

l’analista della Sgearson Iehman, che pensa che le quotazioni possano

ulteriormente i tassi di interesse, contribuendo così a superare uno dei

ancora aumentare di un 20% nei prossimi sei mesi - un anno. Come si

nodi di fondo dell’attuale situazione americana, il cosiddetto ′credit

spiega questa improvvisa cavalcata di Wall Street? Gli operatori sono

crunch′, la stretta creditizia operata dalle banche nei confronti di chi

convinti che, dopo le ultime statistiche economiche, la Federal

bussa per avere denaro.

Reserve ascolti l’appello della Casa Bianca e abbassi, per la quinta

Con la campagna elettorale del 1992 ormai alle porte, Bush deve

volta in un anno, il tasso di sconto, che è già al 5%. In questo modo,

assolutamente lanciare un’iniziativa sul terreno economico, sorretta da

dicono, la ripresa economica riceverà finalmente la benzina

un’adeguata campagna di pubbliche relazioni. Infatti, se da un lato i

necessaria”.118

suoi successi di politica estera gli hanno regalato una popolarità senza

In un altro articolo di economia, invece, Arturo Zampaglione

precedenti, dall’altro la politica interna rappresenta un vero e proprio

metteva in risalto che, secondo lui (e in effetti così sarà), le elezioni

tallone d’Achille. Mentre non è ancora riuscito a mantenere alcune

del ’92 sarebbero state decise dallo stato di salute dell’economia

promesse sul piano sociale, come la lotta alla droga o la riforma del

americana: se ci fosse stata la ripresa economica il presidente Bush

sistema scolastico, la recessione ha colpito duramente i suoi futuri

sarebbe stato riconfermato, sennò avrebbe dovuto lasciare il passo al

elettori. L’economia reale ancora tentenna, a dispetto dei successi di

rivale democratico. A testimonianza dell’importanza che l’economia

Wall Street. La settimana scorsa sono giunti molti dati preoccupanti:

avrebbe avuto nella campagna elettorale del ’92, il giornalista de “la

ristagno della produzione industriale, flessione dell’edilizia (dopo un

Repubblica” riportava un sondaggio del “New York Times” e della

mini-boom durato 5 mesi), ripresa dell’inflazione. Molti economisti sventolano la spauracchio della ′doppia picchiata′, una imminente

293

118

Arturo Zampaglione, Il nuovo record di Wall Street rilancia l’economia americana, “la Repubblica”, 2021 ottobre 1991, p. 53.

294


“Cbs”: il 46% degli americani era convinto che la situazione

che ha annunciato nuovi tagli. Alcuni settori hanno il fiato grosso,

economica fosse “cattiva”, il 20% che fosse “molto cattiva” e solo il

come l’edilizia e l’auto: sempre martedì, la General Motors e la Ford

31% vedeva rosa. Inoltre, in quel momento solo il 35% degli elettori

hanno confessato di aver perduto, nel terzo trimestre, rispettivamente

era convinto che Bush avesse un vantaggio sui contendenti alla

1,06 miliardi di dollari e 574 milioni. ′L’espansione è più lenta di

presidenza sul terreno economico. In pratica, secondo Zampaglione,

quanto sperassimo′, riconosce ora il portavoce di Bush, Marlin

solo la ripresa economica avrebbe garantito al presidente americano la

Fitzwater. In questa congiuntura, i repubblicani sono costretti a

rielezione perché con un’economia debole i suoi numerosi trionfi in

correre ai ripari, mentre per i democratici si apre qualche spiraglio

politica estera avrebbero finito per perdere il confronto con i pressanti

nella corsa alla presidenza. Bush deve agire subito, prendere

problemi socio-economici.

l’iniziativa, se non vuole essere accusato di badare solo alla politica

Scriveva Zampaglione: “Mentre si riscalda il clima politico a un

estera a discapito dei problemi domestici: sempre dal sondaggio

anno dalle elezioni presidenziali, sia la Casa Bianca che gli sfidanti

“Times”-“Cbs” si scopre che solo il 35% degli elettori è convinto che

democratici annunciano piani antitasse. L’obiettivo? Rilanciare

l’attuale presidente abbia un vantaggio sui contendenti sul terreno

l’economia e soprattutto conquistare i consensi (e i voti) della classe

dell’economia […]

media. A dispetto delle quotazioni di Wall Street, che continuano ad

Imparata la lezione delle elezioni del 1988, questa volta anche i

aggirarsi sui massimi storici, il ragioniere del metro di Manhattan, il

democratici hanno deciso di cavalcare la popolare politica anti-fisco.

commerciante imbottigliato nella freeway di Los Angeles, la

Eccoli, dunque, agire prima ancora del presidente e illustrare pacchetti

segretaria di Oklahoma City, sono pessimisti sull’economia. Secondo

di proposte alternative e ancor più drastiche di quella della Casa

un sondaggio condotto dal “New York Times” e dalla rete televisiva

Bianca. Il senatore texano ed ex candidato alla vicepresidenza, Lloyd

“Cbs”, il 46% degli americani è convinto che la situazione sia

Bentsen, suggerisce di utilizzare il ′dividendo della pace′, abbassando

′cattiva′, il 20% che sia ′molto cattiva′, e solo il 31%, meno di uno su

le spese militari e al tempo stesso le aliquote fiscali, per un totale di

tre, vede rosa. Dietro a queste valutazioni negative c’è l’impatto della

72,5 miliardi di dollari. Il suo collega Bill Bradley vuole dare 350

recessione. George Bush aveva promesso una politica economica anti-

dollari di premio fiscale per ogni bambino. Altri due parlamentari

crisi; poi, con molto ritardo e dando la colpa all’Iraq ha ammesso la

democratici, Thomas Downey e Albert Gore, chiedono una supertassa

fine del periodo di espansione; e ha subito gridato vittoria, non appena

per i ricchi e uno sconto per la gente comune. ′Non sono proposte

qualche indice è tornato di segno positivo alla fine della primavera 1991. Ma nella vita reale, le difficoltà ancora si toccano con mano. Le aziende licenziano: ieri è stato il turno della Chase Manhattan bank

295

populiste per spiazzare il pacchetto Bush′, si difende Thomas Foley, presidente della Camera. Ma al di là delle parole, è chiaro che democratici e repubblicani sono pronti a gareggiare in fatto di

296


promesse; mentre è molto meno chiaro che sia possibile approvare in

sette anni fa. Allora, alla Convention democratica a San Francisco, il

tempo le misure anti-fiscali (o che gli Stati Uniti possano

governatore tenne il più memorabile discorso pronunciato da un

119

permettersele)”.

politico americano dall’epoca di Kennedy, dimostrando di possedere,

Ennio Caretto, intanto, analizzava nuovamente il “caso Cuomo”

scrissero i media, ′la stoffa del comando′. Ma anno dopo anno negò

e sosteneva che forse questa volta l’amletico governatore di New York

con pervicacia di nutrire ambizioni presidenziali. Domenica scorsa,

si sarebbe candidato alla presidenza. Infatti, proprio Mario Cuomo

invece, per la prima volta, Cuomo ha ammesso che la Casa Bianca lo

aveva ammesso di essere tentato dalla Casa Bianca ma pure, di contro,

tenta, aggiungendo di avere tempo ′fino a novembre′ per candidarsi.

di aver tempo fino a novembre per decidere se candidarsi o meno. Il

Novembre è la scadenza suggerita agli aspiranti presidenti dal

giornalista de “la Repubblica” evidenziava inoltre che, secondo il

segretario

“New York Times”, Cuomo non solo avrebbe avuto vita facile contro

governatore, indicato dai sondaggi d’opinione come il candidato

Kerrey, Clinton e gli altri candidati democratici se fosse sceso in

democratico col seguito più vasto e con la minore opposizione di tutti,

campo, ma anche che sarebbe stato di certo un presidente migliore di

sono finite sulle prime pagine dei giornali. Il “New York Times” ha

Bush in politica interna. Infine, Caretto sottolineava che Cuomo era

scritto che Cuomo è giunto alla conclusione che sarebbe un candidato

pronto ad ufficializzare la sua candidatura in quanto proprio

migliore dei vari Kerrey, Clinton, Wilder ecc, e che sarebbe un

quest’ultimo sosteneva che il presidente Bush alle elezioni del ’92

presidente migliore di Bush in politica interna. Cuomo dovrebbe

avrebbe pagato a caro prezzo la sempre più grave crisi economica che

soltanto decidere se riuscirebbe a condurre un’efficace campagna

colpiva l’America e perché a poco sarebbero serviti al presidente Usa i

elettorale e a fare degnamente il governatore nello stesso tempo.

successi di politica estera per far breccia sugli elettori americani che

Perché Cuomo starebbe rompendo gli indugi? Perché è persuaso che

erano ormai stanchi di essere vincitori all’estero e perdenti in patria.

Bush pagherà a caro prezzo la crisi economica che si sta aggravando,

Scriveva Caretto: “I suoi amici lo chiamano ′Il prurito del settimo

del

partito

Brown.

Le

dichiarazioni

dell’amletico

nonostante i suoi trionfi in politica estera”.120

anno′, dal celebre film con Marylin Monroe sulle tentazioni

Rodolfo Brancoli in un articolo sottolineava che, a un anno dal

extraconiugali di un marito solo in città. È un riferimento alla voglia

giorno delle elezioni presidenziali, in base a vari sondaggi il

di Casa Bianca che Mario Cuomo, il governatore italo-americano di

presidente

New York, non riesce più a nascondere. Cuomo incominciò a flirtare

presidenziale” in quanto la maggioranza dei suoi concittadini, per la

con la candidatura alla presidenza nell’ormai lontano 1984, appunto

precisione il 51%, voleva cambiare “cavallo”. Il giornalista del

119

Arturo Zampaglione, Corsa alla Casa Bianca sulle ali dei tassi in calo. La ripresa deciderà le elezioni, “la Repubblica”, 23 ottobre 1991, p. 48.

120 Ennio Caretto, Cuomo torna a farsi avanti: si candida alla Casa Bianca?, “la Repubblica”, 23 ottobre 1991, p. 15.

297

298

Bush

appariva

tutt’altro

che

saldo

sulla

“sella


“Corriere della Sera” sosteneva anche che, come già affermato dal suo

maggiormente i pressanti problemi interni piuttosto che quelli di

collega de “la Repubblica” Arturo Zampaglione in un articolo del 23

politica estera. Comunque, nonostante ci fossero altri sondaggi

ottobre intitolato Corsa alla Casa Bianca sulle ali dei tassi in calo. La

sfavorevoli al presidente, ben il 66% degli americani ancora riteneva

ripresa deciderà le elezioni, l’economia avrebbe giocato un ruolo

che Bush sarebbe stato rieletto per due semplici motivi: il primo era

centrale nella campagna elettorale del ’92 e, infatti, in quel momento

che il Partito democratico mancava di un candidato forte e il secondo

la causa principale dell’erosione del consenso popolare verso il

era che solo un errore catastrofico del presidente in carica avrebbe

presidente Bush era data dal pessimo stato di salute dell’economia,

potuto affondarlo. E Brancoli sembrava essere dello stesso avviso in

tant’è che solamente il 36/37% degli americani approvava la gestione

quanto riteneva che in quel momento l’alternativa democratica a Bush

economica della Casa Bianca. Brancoli aggiungeva che, secondo un

ancora non c’era e, poi, non andava sottovalutata la capacità

sondaggio del “Washington Post” e della “Abc”, solo il 47% degli

autodistruttiva del Partito democratico che lo aveva caratterizzato

statunitensi avrebbe rinnovato la fiducia a Bush e che, come già detto,

nelle ultime elezioni vinte dai repubblicani.

essendo il 51% stanco del suo presidente, nel ’92 avrebbe voluto

Scriveva Brancoli: “George Bush vola di trionfo in trionfo ma

vedere eletto al suo posto un presidente capace di muovere la nazione

all’interno

in una nuova direzione. Insomma, secondo il giornalista del “Corriere

principalmente dovuta alle condizioni dell’economia, che a un anno

della Sera”, la campagna elettorale del presidente in carica non

dalle elezioni presidenziali indica un vulnerabilità non trascurabile.

appariva più in discesa come nei mesi precedenti, anche perché, se era

Anzi, se si votasse oggi, solo il 47% in un sondaggio condotto per

vero che il suo indice di approvazione rimaneva ancora elevato,

“Washington Post” e “Abc News” gli rinnoverebbe il mandato, mentre

intorno al 68%, era altrettanto vero che esso era dovuto quasi

il 51% ritiene che ′dopo 4 anni di Bush abbiamo bisogno di un

esclusivamente alla sua condotta della politica estera. Una politica

presidente che possa muovere la nazione in una nuova direzione′.

estera così vincente che aveva visto scomparire quasi tutti i “nemici”

Naturalmente non si vota oggi e naturalmente ha ragione il portavoce

degli Stati Uniti e che di conseguenza aveva portato gli americani a

della Casa Bianca quando dice che ′i sondaggi salgono e scendono e

rivolgere la loro attenzione ai problemi interni al paese. E, infatti,

significano poco′. È pure vero che la scelta da ultimo è fortemente

proprio i troppi successi di Bush in politica estera si sarebbero potuti rilevare deleteri per quest’ultimo, sia perché avrebbero potuto rendere scarsamente interessante alla maggioranza degli americani il suo campo d’azione preferito, sia perché in quel momento il 79% degli elettori riteneva che l’anno successivo avrebbero influito sul voto

299

i

sondaggi

segnalano

un’erosione

del

consenso,

influenzata dall’alternativa − magari in termini di male minore − e che in questa stagione l’alternativa non c’è ancora, mentre non va mai sottovalutata la capacità autodistruttiva dei democratici. Dopotutto nell’estate del 1988 Dukakis aveva un vantaggio di 20 punti su Bush, poi dilapidato durante la campagna d’autunno. Ed è vero infine che

300


nell’equazione di una elezione presidenziale entrano tanti elementi,

sondaggi ritiene che ′dedica troppo tempo ai problemi internazionali e

dal vantaggio che la carica offre all’uscente a quello di cui gode il

non abbastanza a quelli del paese′. Al di là di un certo limite l’impiego

Partito repubblicano nel collegio elettorale, alla rilevanza che

a

assumono

culturali capaci di neutralizzare

controproducente, mentre il mutamento radicale delle condizioni

considerazioni basate strettamente sulle condizioni economiche. Però

esterne può orientare l’attenzione sui problemi interni. Il 79% degli

è un fatto che un paio di sondaggi condotti tra il 15 e il 21 ottobre

elettori intervistati afferma che nella decisione di come votare tra un

(l’altro per “New York Times” e “Cbs News”) danno risultati

anno conteranno di più i problemi interni che la politica estera. E la

pressoché identici. È un fatto che l’economia va male e il governo

percezione del quadro interno non dovrebbe tranquillizzare la Casa

prevede nel migliore dei casi una ripresa estremamente anemica e un

Bianca. La percentuale degli americani che afferma che l’economia

riassorbimento

dalla

peggiora anziché migliorare è passata in un mese dal 41% al 56%.

recessione. Insomma, mentre i numeri dei sondaggi non significano

Quasi la metà degli intervistati ritiene che la maggior parte degli

niente in termini di risultati a un anno da oggi, segnalano però che la

americani stia peggio oggi di 4 anni fa e il 41% dice che certo meglio

partita è da giocare e la campagna elettorale può non essere per Bush

non sta. Ancora, la percentuale che vede nero nel futuro immediato

quella passeggiata che si profilava a marzo, nell’euforia seguita alla

del paese è salita dal 31% a gennaio al 60% oggi. Anche così, il 66%

vittoria sull’Iraq.

prevede che Bush verrà rieletto, individuando in due condizioni allo

fattori sociali e

lentissimo

della

disoccupazione

creata

Il dato di partenza è un paradosso. Il presidente infatti ha malgrado tutto un indice di approvazione che oscilla a seconda dei sondaggi tra il 67 e il 69%, altissimo dopo tre anni alla Casa Bianca.

gestione dell’economia l’approvazione crolla al 36/37%. La politica estera è dunque il punto di forza di Bush, il quale in campagna elettorale sicuramente punterà all’inesperienza di ogni probabile rivale oltre che agli innegabili successi conseguiti. Ma, scomparsi all’orizzonte tutti i possibili nemici a cominciare da quello storico, gli americani cominciano a manifestare una certa insofferenza per il Bush ′presidente del pianeta′. Il 70% degli intervistati in uno dei due

301

della

internazionale

′carta′

può

rivelarsi

stato delle cose improbabili − un candidato democratico di prima grandezza e un errore catastrofico del presidente − la sola possibilità che il pronostico venga sovvertito”.121

Ma corrisponde quasi esattamente alla percentuale che ne approva la condotta della politica estera, perché quando si passa per esempio alla

ripetizione

Vittorio Zucconi, come già fatto in precedenza in vari articoli dal collega Ennio Caretto, prendeva in esame la possibile, ma non ancora probabile, candidatura alla presidenza di Mario Cuomo, “l’Amleto di New York”. Il giornalista de “la Repubblica” evidenziava che i democratici più autorevoli, cioè quelli che contano, volevano che il loro uomo di punta, Mario Cuomo, si candidasse alle presidenziali del 1992 perché politico capace di sfruttare al meglio una situazione economica e sociale interna agli Usa divenuta sempre più pesante per 121

Rodolfo Brancoli, Alla Casa Bianca brividi da sondaggio, “Corriere della Sera”, 24 ottobre 1991, p. 6.

302


il presidente in carica che, così, appariva vulnerabile nonostante il suo

delle illusioni tradite del 1988 sono riaffiorati vecchi bottoni e

63% di approvazione popolare contro l’appena 29% del governatore

autoadesivi raggrinziti: ′Mario Cuomo for President′. ′Chi? Io alla

di New York. Lo stesso Mario Cuomo, però, non aveva dato

Casa Bianca? Ma no′. L’hanno chiamato ′l’Amleto di New York′, per

rassicurazioni ma aveva solo promesso che a dicembre avrebbe sciolto

questo suo parlare per sciarade, ma chi ricorda Napoli, la terra dei suoi

ogni suo dubbio sulla sua partecipazione alla corsa per la presidenza.

avi, e la devota educazione cattolica, pensa semmai a un San Gennaro

Secondo Zucconi, il governatore di New York, dato l’enorme peso

malizioso che esalta e deprime i fedeli con il periodico liquefarsi e

politico che aveva rispetto ai candidati democratici già fattisi avanti,

coagularsi degli umori presidenziali. Ora che lo ′schiacciasassi′

avrebbe potuto entrare in lizza anche dopo le primarie del Partito

elettorale di George Bush sembra insabbiarsi nelle secche di una

democratico e ricevere direttamente l’investitura alla Convenzione

situazione economica e sociale interna sempre più pesante, ora che il

democratica di luglio. Ma il giornalista de “la Repubblica” sosteneva

posto di lavoro e non Saddam Hussein è nel cuore degli americani, il

anche che il governatore di New York si sarebbe fatto avanti solo se

sangue di ′San Mario′ si è tornato a scaldare. Lo dice anche Nixon, il

nella primavera del ’92 i pressanti problemi socio-economici fossero rimasti intatti e tali da rendere ancor più vera una sua battuta indirizzata al presidente americano in carica, in base alla quale Bush era il primo presidente statunitense che era riuscito nell’ardua impresa di sconfiggere contemporaneamente l’Urss e l’America. In qualunque caso Zucconi sperava nella candidatura di Cuomo perché nel 1992, anno in cui si sarebbero festeggiati i 500 anni della scoperta dell’America avvenuta grazie all’italiano Cristoforo Colombo, un italoamericano alla Casa Bianca sarebbe stato più che una coincidenza un destino. Scriveva Zucconi: “E’ bastata una mezza frase sibillina sussurrata una settimana fa − ′sì, ci penserò′ − perché l’acqua morta della politica elettorale americana esplodesse. Da Albany, la capitale dello stato di New York dove lui ha la residenza ufficiale, la voce è corsa fulminea attraverso l’America ′coast to coast′: ′…Mario ci pensa, Mario ci sta pensando, Mario questa volta corre…′. Dai cassetti

303

vecchio lupo: ′Cuomo è l’unico avversario che Bush tema davvero′. ′Non c’è un solo democratico che non sogni di vederlo correre′, dice il boss del partito a New York, Gary LaPaille. Non c’è un solo conoscitore di cose politiche che non concordi con Ed Rollins, eminenza grigia delle due vittorie di Reagan: ′Bush è vulnerabile, e Cuomo è l’arma giusta per colpirlo′. E non c’è uomo o donna che abbia ascoltato Mario parlare di persona che non sia rimasto sedotto dalla sua eloquenza, dalla sua mimica, dalla spontaneità travolgente delle sue passioni civili. ′Non ho mai visto in tutta la mia vita un’America così cattiva, un’America così sbagliata′. America, è chiaro, vuol dire Bush. È bastato che il suo nome tornasse a ′correre′, perché il torrente di contributi elettorali nel suo forziere si gonfiasse a 5 miliardi di lire, ancora poco per una campagna che ne costa 20 volte di più, ancora nulla rispetto ai tesori di Bush, ma moltissimo per un uomo che non ha

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mai dichiarato di voler scendere in campo. È stato sufficiente che il

che non dovrà battersi contro i colleghi perché lui è ′fuori corsa′,

suo volto dai tratti espressivi, plebei, mediterranei, così diverso dalle

continuerà a sparare su Bush, il presidente che ′è riuscito nell’impresa

fattezze da aristocratico ′yankee′ di Bush, riapparisse perché i sette

straordinaria di sconfiggere insieme l’Urss e l’America′, come ama

′nessuno′ in campo per i democratici − nomi quasi sconosciuti come

dire. E a fine primavera del 1992 guarderà i conti economici nazionali.

Kerrey, Clinton, Wilder − si dicessero pronti a levarsi di mezzo. E non

Se la recessione, la disoccupazione, il disastro bancario e immobiliare

importa neppure che i primi sondaggi già fatti ieri diano Bush in testa

in atto non avranno dato segni di inversione, Mario sarà pronto ad

con il 63% dei favori contro appena il 29% per Mario o che gli affari

ascoltare le suppliche dei democratici e ad accettare la corona della

dello Stato di New York che lui governa siano dissestati. I sondaggi

candidatura direttamente alla Convention. Cuomo non vuole fare le

significano nulla a un anno dal novembre elettorale ’92. Anche il

primarie nelle quali rischierebbe il suo ′mito′ e non avrebbe nulla da

povero Dukakis fu a lungo davanti a Bush prima di essere schiacciato.

guadagnare. Non vuole inimicarsi nessuna delle infinite, rissose

Quello che conta è capire che cosa Cuomo abbia davvero in mente e

componenti del suo partito, le femministe, i neri del sud, i sindacati

dunque quali siano le regole del gioco più difficile e appassionante

del nord, i gay, gli ecologisti, gli intellettuali, gli ebrei, i gruppi etnici,

che l’America politica offra: il gioco del ′Mario Scenario′. La prima

e non intende sottoporsi a mesi e mesi di umilianti domande e

mossa è stata fatta: Cuomo ha detto quanto bastava per vedere se il

insinuazioni sulla sua ′Italian Connection′. E in un discorso

suo ′appeal′ popolare era ancora forte. Risposta positiva. Ora ha

travolgente davanti al ′Congresso′ dei Democratici nel luglio 1992, il

promesso di ′dichiararsi′ a dicembre, sciogliendo i dubbi in un senso o

′Mario Scenario′ avrà la sua apoteosi: ′Ora a noi due, George Bush′.

nell’altro. Non contateci. Il ′Mario Scenario′ non si illumina infatti di

Bello. Ma vero? ′Il governatore non ha progetti presidenziali′, gela

certezze, ma di mezze luci, è uno ′strip tease′ di classe, nel quale il

tutti la sua segreteria stampa. ′Cuomo correrà, credete a me′, risponde

piacere sta nell’immaginazione e nell’aspettativa.

il boss democratico LaPaille. ′Ho chiesto formalmente a Cuomo di

A dicembre Cuomo dirà solo quanto basta per chiamarsi fuori

partecipare alle presidenziali, ora o mai più′ rivela l’amico John

dalle primarie, dalle elezioni preliminari che si tengono fra gennaio e

Marino, un altro dei boss di New York. Alla fine, naturalmente, la

giugno e che devono determinare il candidato del partito. Lascerà che

risposta spetta solo a lui. Eppure questa volta qualcosa sembra

i nani democratici si azzuffino sul ′ring′ delle primarie, beccandosi

davvero sciogliersi nell’ampolla dei dubbi di ′San Mario′. Nell’anno

l’un l’altro e favorendo così Bush che non ha concorrenti di partito e

di Cristoforo Colombo, il 1992, un italiano alla Casa Bianca? Che

sfrutterà la cattedra presidenziale, posando a fianco di capi di Stato, di

coincidenza, sarebbe. Quasi un destino”.122

vedove, orfani, lavoratori per le telecamere. Nel frattempo solo Mario, 122 Vittorio Zucconi, Cuomo come Amleto non riesce a decidersi alla sfida con Bush, “la Repubblica”, 27-28 ottobre 1991, p. 16.

305

306


Gianni Riotta, invece, metteva ben in evidenza che l’idea del

Scriveva Riotta: “E ora? Come si sentono, che faranno, di che

presidente Bush di un “nuovo ordine planetario” con a capo gli Stati

umore sono gli Stati Uniti, l’ultima superpotenza rimasta in campo in

Uniti, che sarebbero dovuti essere una sorta di poliziotto di quartiere

quello che Furio Colombo ha chiamato ′il terzo dopoguerra′? […]

del pianeta benché nel rispetto delle risoluzioni dell’Onu, idea che si

George Bush, il presidente della svolta, ha il suo slogan, ′nuovo ordine

era rafforzata con il conflitto del Golfo, era criticata, ad un anno esatto

mondiale′, e parlando alle Nazioni Unite ha spiegato di che cosa si

dalle elezioni del ’92, non solo dall’elettorato e dai politici di “centro”

tratta: pacifica convivenza tra le nazioni, negoziata dall’Onu e

e di “sinistra” ma anche dalla maggior parte della destra repubblicana

sostenuta dagli Usa […] L’America può diventare il poliziotto di

che aveva in Patrick Buchanan il suo leader. Addirittura anche

quartiere del pianeta? Il no di Patrick Buchanan, ideologo della destra

William Hyland, il direttore di “Foreign Affairs”, la rivista americana più prestigiosa di politica estera, criticava apertamente l’operato di Bush, colpevole, secondo lui, di ignorare la situazione interna agli Stati Uniti, che si faceva ogni giorno più drammatica, e di occuparsi esclusivamente degli affari esteri. Secondo il giornalista del “Corriere della Sera”, il nemico dell’America non era fuori casa bensì all’interno di essa e occorreva al più presto tutta una serie di riforme capaci di risollevarla e di ridarle quella serenità e quella fiducia in se stessa che negli ultimi 10 anni aveva perso nell’affrontare i suoi “mali” interni. C’era, poi, chi, come il sociologo Robert Bellah e il filosofo nero Cornel West, predicava una “riforma morale” degli Stati

repubblicana, è rimbalzato in tutti gli Stati Uniti. ′La nostra guerra, la guerra fredda, è finita − argomenta Buchanan − è tempo che l’America torni a casa′. Vale a dire non più sussidi all’estero, addio a Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, Nato agli europei e difesa del Pacifico ai giapponesi. ′Se qualcuno teme le atomiche in mano a piccole potenze, ricordiamoci che siamo sopravvissuti alle atomiche in mano agli stalinisti′ dice Buchanan ′limitiamo la nostra difesa al Centro America, le basi del Pacifico e se dobbiamo prestare quattrini prestiamoli alle nostre aree depresse′. Il saggista conservatore William Buckley osserva ironico: ′La superpotenza che ha

Uniti e auspicava nel ’92 l’elezione di un presidente che fosse leader

normalizzato il deserto arabo dovrebbe riuscire a controllare il Central

in casa e non fuori e che avesse una visione ideale di fede, di amore e

Park di notte′. Sono temi ricorrenti. Alla vigilia di Pearl Harbor, il

di lavoro che mancava al presidente repubblicano in carica. Infine,

gruppo di ′America First′, guidato da Charles Lindberg, invocava la

Riotta sottolineava che il presidente Bush, se non voleva perdere il

stessa politica di isolamento. Chi sottovaluta la retorica dei

“trono presidenziale” l’anno successivo, avrebbe dovuto abbandonare

neoisolazionisti come un rudere degno di finire allo sfascio con i

la sua politica di “presidente del pianeta” e tornare ad essere, o meglio

Polaris ripete l’errore di chi scambiò Ronald Reagan per un ex attore

iniziare ad essere, dopo 3 anni di mal governo, il “presidente

di serie B. Buchanan riesuma lo slogan ′Torna a casa America′,

dell’America”.

lanciato nel 1972 dal candidato progressista George McGovern. Sa

307

308


che la vena ostile agli impegni all’estero corre nel paese e intuisce di

Nye, chiuso il ′secolo americano′ pronosticato da Henry Luce, se ne

poter essere avanti ai tempi, ma non di troppo: ′Nel 1964 il paese

apre un altro: malgrado tutto il paese è destinato alla leadership del

bocciò le politiche conservatrici di Goldwater′ dice Buchanan ′ma nel

mondo. Da mesi è derby ideale, o si sta con Kennedy o con Nye. E se

1980 era pronto per Reagan′. I temi neoisolazionisti sul futuro

avessero torto tutti e due, mi suggerisce dalla California il sociologo

dell’ultima superpotenza echeggiano già al centro e a sinistra. Per

Robert Bellah, autore del recente saggio The good society: ′L’anima

William Hyland, direttore di “Foreign Affairs” la rivista che sta alla

del paese ha bisogno di una riforma morale. Gli individui devono

politica estera come “Playboy” all’erotismo, Bush ha torto a ignorare

tornare a sentirsi responsabili per gli altri. Quel che Havel e la

la situazione interna concentrandosi sull’estero: ′Il nemico non è alle

rivoluzione di Praga ci insegnano è che senza cambiare noi stessi non

porte. Potrebbe già essere dentro′. Il commentatore decano dei

cambiamo il mondo′. Da un sociologo di Berkeley un appello mistico?

′liberal′, James Reston, scrive: ′La vera minaccia alla nostra sicurezza

Lo raccoglie a Princeton l’iconoclasta Cornel West, il filosofo nero

nazionale è la crisi interna che viviamo′. Ecco, da poli opposti,

che l’accademia americana si sta contendendo a suon di contratti:

l’identica critica al ′nuovo ordine mondiale′ di Bush: gli Usa hanno i

′Abbiamo bisogno di leader con una visione ideale, fede, amore e

piedi d’argilla, scuole, infrastrutture, città, ospedali, bilanci sono

lavoro. Capaci di una scommessa alla Pascal sulla forza morale della

disastrati, occorre una fase di riforme a casa.

gente comune′. Pascal ′for president′ nel dopoguerra fredda? Non sono

Nel parco degli intellettuali schierati col presidente spicca il

solo battute da filosofo eccentrico? Forse no: un militare, Tom

caustico Charles Krauthammer. ′Non c’è alternativa al nostro impegno

Mackins, mi indica il foro di un proiettile sulla carlinga di un aereo

internazionale′ documenta Krauthammer citando ′le due dozzine di

svedese: ′E’ l’unico in tutti i magazzini. Ma Corea e Vietnam non

nazioni che avranno missili balistici entro il 2000, 30 con armi

c’entrano, una gang ha sparato dal bar di fronte, questo quartiere la

atomiche, 10 con armi biologiche e altrettante con testate nucleari. La

notte è un inferno′. All’ombra del Polaris e tra le gang armate

rivoluzione tecnologica farà emergere nuove minisuperpotenze che

d’America il post guerra fredda arriva a casa. Basterà Pascal?”.123

andranno tenute in scacco, anche a costo di rompere il tabù della non

Rodolfo Brancoli, invece, in un articolo di politica estera aveva

ingerenza negli affari di un altro paese′. Yankee a casa o nel mondo?

messo in relazione la Conferenza di Madrid per la pace in Medio

La querelle è vecchia e per tenersi aggiornati i duellanti si appellano ai

Oriente, che era stata promossa e voluta fortemente dal presidente

volumi rivali di Paul Kennedy e Joseph Nye. Per Kennedy gli Usa

americano Bush e dal suo segretario di Stato Baker per poter cercare

starebbero ripetendo gli errori dei romani, descritti da Gibbon,

di aggiungere un altro successo internazionale agli altri che avevano

avviandosi al declino: troppi interessi su una scala troppo vasta. Per 123

309

Gianni Riotta, Usa: soli o custodi del mondo?, “Corriere della Sera”, 30 ottobre 1991, p. 5.

310


fatto di Bush il “Presidente del Pianeta”, con le elezioni del ’92. Il

sbocchi forse solo un coinvolgimento personale e diretto di Bush li

giornalista del “Corriere della Sera” sosteneva che l’esito della

avrebbe potuti sbloccare con il rischio, però, che la disponibilità del

Conferenza di Madrid e delle eventuali successive Conferenze di pace

presidente americano sarebbe potuta venir meno se la sua campagna

per il Medio Oriente erano strettamente legate alla rielezione del

presidenziale si fosse rivelata combattuta, cosa che in quel momento si

presidente repubblicano in carica, rielezione che, però, benché ancora

pensava potesse essere (e che in effetti sarà).

probabile, non appariva più sicura visto che in quel momento l’indice

Scriveva Brancoli: “E se fra un anno Bush e Baker non ci fossero

di approvazione degli americani verso il loro presidente era sceso al

più, rimandati a casa dagli elettori americani? Se questo splendido

55%, cioè di ben 10 punti nel giro di un mese: dai primi di ottobre a

castello di carte franasse prima che si possano tirare su mura solide,

fine ottobre. Brancoli, infatti, evidenziava che un Bush che apparisse

non solo per difficoltà oggettive ma perché architetto e capomastro

vulnerabile e non avviato ad una rielezione certa avrebbe potuto

restano disoccupati? La prospettiva è improbabile, malgrado una

condizionare non poco i comportamenti dei partecipanti arabi e

caduta di consenso nei sondaggi e segni di irrequietezza

israeliani, in quanto una cosa era avere di fronte un interlocutore con

nell’elettorato. Ma è una prospettiva che non può essere esclusa visto

cui c’era la sicurezza di dover fare i conti per altri 5 anni, altra cosa

che il presidente è arrivato a Madrid accompagnato dall’indice di

era un interlocutore che lottava per la propria sopravvivenza politica e

approvazione più basso (55%, 10 punti in meno rispetto ai primi del

non era così in grado di promettere con certezza né ricompense né

mese) da quando è alla Casa Bianca. Ma anche senza arrivare a questo

punizioni. Il giornalista del “Corriere della Sera” aggiungeva anche

scenario estremo, a ipotizzare una sconfitta e un cambio di squadra tra

che, se da una parte era vero che una storica pace in Medio Oriente

12 mesi − che inevitabilmente scompaginerebbe tutti i piani e

avrebbe dato la massima gloria internazionale a Bush che ne era stato

aprirebbe comunque un periodo di transizione segnato da incertezza e

il “catalizzatore”, dall’altra un impegno assorbente della Casa Bianca,

assenza di direzione, con ricadute inevitabili sul processo di pace − è

come quello che si profilava, avrebbe potuto scontrarsi con la

bene ricordare che non c’è modo di isolare del tutto il processo

percezione crescente nell’opinione pubblica americana che Bush

negoziale appena avviato dagli sviluppi della politica interna

trascurasse i problemi interni. Inoltre, sempre secondo Brancoli,

americana, cioè della nazione il cui vertice ha voluto fortemente

poteva accadere anche che durante l’anno elettorale il presidente

questa conferenza e rappresenta la sola ′levatrice′ capace di fare il

americano avesse bisogno del successo della trattativa tra arabi e

miracolo. Indipendentemente dall’esito finale del confronto elettorale,

israeliani per risollevare la sua campagna elettorale, ma ciò avrebbe

un Bush che appaia vulnerabile e non avviato ad una rielezione certa

potuto forzare le trattative e farle fallire inesorabilmente. Brancoli,

può intanto mutare non di poco i calcoli − e di riflesso i

infine, sosteneva ancora che se i negoziati non avessero trovato

311

comportamenti − dei partecipanti arabi e israeliani. Perché una cosa è

312


avere di fronte un interlocutore con cui c’è la certezza di dover fare i

misura limitata di attenzione della diplomazia Usa. Ma questo è

conti ancora per 5 anni, altra cosa un interlocutore che lotti per la

ancora tutto da dimostrare”.124

propria sopravvivenza politica e non sia in grado di promettere con certezza né ricompense né punizioni […]

Franco Pantarelli in un articolo aveva messo in risalto che l’inchiesta sull’October Surprise era ormai divenuta ufficiale: l’aveva

C’è ancora un altro modo in cui il ′mood′ americano può pesare

decisa la commissione Esteri del Senato americano, anche se solo con

negativamente sulle trattative. La pace in Medio Oriente è una causa

una maggioranza di un voto, a testimonianza del forte scontro che

nobile, se vi si arriva c’è gloria per tutti e in particolare per il

c’era stato tra democratici e repubblicani su questo problema su cui si

presidente che è riuscito ad esserne il ′catalizzatore′. Ma un impegno

andava ad “investigare” per scoprire se la liberazione degli ostaggi

assorbente della Casa Bianca come quello che si profila può scontrarsi

americani in Iran nel 1980 fosse stata ritardata a causa di un accordo

con la percezione crescente nell’opinione pubblica che Bush trascuri i

segreto tra l’entourage elettorale di Reagan (di cui avrebbe fatto parte

problemi interni. Può pure accadere che ad un certo punto, nel corso

“attivamente” il futuro vicepresidente Bush) e gli iraniani di

dell’anno elettorale, Bush abbia bisogno di un qualche successo nella

Khomeini. Il giornalista de “La Stampa” sottolineava che, se da una

trattativa, di qualcosa da poter ′spendere′ nella campagna elettorale.

parte l’inchiesta ufficiale era una brutta tegola che cadeva sulla testa

Ma questo può riflettersi negativamente sul negoziato. Forzare, infatti,

del presidente Bush, in quanto con la campagna elettorale ormai alle

la situazione con una determinante pressione esterna può essere il

porte rischiava di rovinare la sua immagine nonché la sua reputazione

modo per superare irrigidimenti e inerzie delle parti interessate, ma

se l’October Surprise si fosse rivelata vera come ormai da più parti si

una forzatura dettata da considerazioni estranee al grado di

credeva e che si andava a sommare alle pessime notizie che

maturazione raggiunto nelle trattative può essere controproducente e

arrivavano ogni giorno dal fronte economico e sociale, punto debole

rimandare in alto mare la ricerca della soluzione. E infine è del tutto

del presidente americano, dall’altra era altrettanto vero che tale

possibile che ad un certo punto superare lo stallo nei negoziati

inchiesta era stata presa con un budget di soli 600 mila dollari, una

bilaterali richieda il coinvolgimento personale e diretto di Bush, che

cifra irrisoria a confronto degli svariati milioni di dollari che erano

tuttavia in un passaggio così delicato potrebbe essere totalmente

stati stanziati per le passate inchieste sugli scandali del Watergate e

assorbito da una campagna combattuta. Niente di tutto questo è

dell’Irangate. Inoltre, Pantarelli evidenziava che, visto il limitato

inevitabile naturalmente. Ed è pure possibile che le parti direttamente

budget, tale inchiesta avrebbe avuto uno svolgimento di appena 6 mesi

interessate siano animate da un desiderio di pace tanto forte da isolare

e, di conseguenza, la prevedeva molto superficiale, tant’è che riteneva

il negoziato dalla vicenda interna americana e richiedere solo una 124

Rodolfo Brancoli, Perché dai tavoli delle trattative si guarderà alle elezioni in Usa, “Corriere della Sera”, 31 ottobre 1991, p. 2.

313

314


che con molta probabilità essa avrebbe finito per non fare chiarezza

nell’aprile scorso ha rivangato la storia avanzando apertamente il

sulla vicenda e, così, avrebbe continuato a lasciare dubbi

sospetto che sì il campo repubblicano si accordò con gli iraniani

sull’eventuale partecipazione di Bush alla trattativa con gli iraniani

affinché trattenessero gli ostaggi fino a dopo le elezioni (il rilascio

nell’ottobre del 1980 per la liberazione degli ostaggi americani che

avvenne immediatamente dopo che Ronald Reagan ebbe giurato),

sarebbe stata posticipata a dopo le elezioni e che di fatto era avvenuta

assicurando in cambio una fornitura di armi, cioè lo stesso schema che

il giorno in cui Reagan aveva giurato da presidente, cioè il 20 gennaio

poi sarebbe stato utilizzato nello scandalo Iran-Contras. Artefice

del 1981.

dell’operazione, ha scritto Gary, fu lo stesso Casey, ma certamente

Scriveva Pantarelli: “L’inchiesta sull’October Surprise si farà, lo

Reagan e l’allora candidato alla vicepresidenza George Bush

ha deciso ieri la commissione Esteri del Senato americano con una

dovevano esserne almeno al corrente (addirittura Bush avrebbe

maggioranza di un solo voto, a testimonianza del carattere di scontro

partecipato di persona all’accordo). Poi alle tesi di Gary è venuto in

ravvicinato fra democratici e repubblicani che questo problema ha

appoggio anche Bani Sadr, allora presidente dell’Iran. Bush ha subito

assunto. Con October Surprise si intende la sorpresa che Jimmy

respinto con sdegno le ′insinuazioni′ di Sick, ma da quanto se ne sa

Carter, nell’ottobre del 1980, quando ci si avviava alle elezioni che

molti media americani hanno sguinzagliato i loro ′reporter

decretarono la vittoria di Ronald Reagan, avrebbe potuto riservare al

investigativi′. Non hanno trovato nulla, ma questo non è bastato a

pubblico americano (e al campo repubblicano), riuscendo ad ottenere

fugare i sospetti. Il problema, hanno cominciato a dire un po’ tutti, è

trattenuti

che un conto è un’inchiesta giornalistica, che ha bisogno di testimoni

nell’ambasciata americana di Teheran. Se quel progetto di Carter fosse

′consenzienti′, un altro conto sarebbe un’inchiesta parlamentare, col

andato in porto, si sarebbe probabilmente rovesciato l’esito delle

potere di imporre agli eventuali testimoni di dire ciò che sanno, pena

elezioni e gli uomini di Reagan, primo fra tutti William Casey, capo

la condanna per spergiuro. Di qui la pressione che vari deputati e

della sua campagna elettorale e poi − dopo la vittoria − nominato capo

senatori democratici hanno cominciato a esercitare sugli stessi,

della Cia, erano molto preoccupati. L’espressione October Surprise è

riluttanti dirigenti del loro partito, affinché si decidesse l’inchiesta.

proprio di Casey. Il problema che da anni tutti si pongono è: la

Ieri quella decisione è stata presa, ma con una limitazione: un budget

temevano soltanto i repubblicani quella liberazione o fecero qualcosa

di soli 600 mila dollari, che garantisce il suo svolgersi per non più di 6

per convincere gli iraniani a rinviarla fino a dopo le elezioni,

mesi. Le indagini sul Watergate e sull’Irangate costarono svariati

condannando così dei cittadini americani a un prolungamento della

milioni di dollari”.125

in

extremis

la

liberazione

degli

ostaggi

allora

loro prigionia per scopi elettorali? Un articolo scritto da un ex aiutante di Carter di nome Gary Sick e pubblicato dal “New York Times”

125 Franco Pantarelli, Ad un anno dalle presidenziali torna l’incubo Irangate per il presidente Bush, “La Stampa”, 31 ottobre 1991, p. 8.

315

316


Franco Pantarelli, invece, analizzava la triste realtà in cui ormai il

del bilancio federale. Più aumenteranno i licenziamenti, più

10% della popolazione americana era costretta a vivere a causa della

aumenteranno i buoni acquisto, più aumenteranno le spese da

crisi economica: ben 23 milioni e 600 mila persone, cioè il nuovo

affrontare e quindi il deficit, che in settembre ha toccato un nuovo

record di 1 americano su 10 era costretto ad usufruire dei food stamps,

tetto storico: 250 miliardi di dollari. In base alla legge, si ha diritto ai

cioè dei buoni rilasciati dal governo federale che servivano ad

′food stamps′ nel momento in cui si dimostra che le proprie entrate

acquistare generi alimentari. Il giornalista de “La Stampa”

sono inferiori alla ′soglia della povertà′, un limite che varia a seconda

sottolineava che la Casa Bianca, invece di venire incontro alle

delle zone. Tradizionalmente, quel beneficio è stato associato agli

esigenze dei cittadini licenziati e, quindi, disoccupati, stava studiando

′homeless′, agli abitanti dei monti Appalachi, la regione più povera

delle misure per rendere ancora più difficile il rilascio dei food stamps,

degli Usa, o ai cittadini di Portorico. Ma la novità è che a scendere

in quanto quest’ultimi finivano per incidere significativamente sul

sotto la ′soglia′ prevista dalla legge sono persone che hanno vissuto

deficit dello Stato che a settembre aveva toccato il tetto storico di 250 miliardi di dollari. Pantarelli, però, evidenziava anche che il vero dramma dell’aumento dei buoni acquisto stava nel fatto che per la prima volta ne usufruiva la middle class, o meglio quella parte della classe media che era scesa al di sotto della “soglia della povertà”, il livello in base al quale spettavano per legge i food stamps. Pantarelli, infine,

aggiungeva

che

delle

forti

ripercussioni

politiche

incominciavano a farsi sentire sul presidente Bush tanto che i democratici avevano lanciato una potente offensiva contro di lui, erigendosi a paladini della bistrattata classe media. Scriveva Pantarelli: “Il numero di persone che negli Stati Uniti usufruiscono dei ′food stamps′, cioè dei buoni che servono ad acquistare generi alimentari, ha raggiunto la quota record di 23 milioni e 600 mila. Ora, un americano su dieci dipende dal governo per mettere qualcosa in tavola e la Casa Bianca ha deciso di studiare alcune misure per rendere più difficile il loro rilascio: l’estendersi dei fruitori dei buoni, infatti, sta aumentando drammaticamente le uscite

317

del proprio lavoro e perfino gente della ′middle class′. I giornali e la tv raccontano di supermercati nei quartieri ′medi′ delle grandi città dove i clienti che pagano con ′food stamps′ sono in aumento e non sono più quelli ′soliti′. ′Sono proprio i clienti abituali′, dice Brian Carnevale, che gestisce un supermercato alla periferia di Boston. ′È gente che fino a poco fa lavorava in qualche stabilimento ad alta tecnologia e che ora ha perduto il lavoro′. Chi deve chiedere i ′food stamps′ racconta

storie

simili,

riconducibili

al

meccanismo

lavoro-

matrimonio-acquisto della casa con mutuo, messa al mondo di un paio di figli e poi perdita del lavoro, cacciata di casa e impossibilità di procurarsi da mangiare. Le ripercussioni politiche di questo fenomeno cominciano a farsi sentire. I democratici hanno lanciato un’offensiva contro Bush, erigendosi a paladini della classe media, e gli stessi uomini della Casa Bianca sono al lavoro per escogitare qualcosa che consenta di non trovarsi del tutto scoperti di fronte ad attacchi come quello lanciato da Mario Cuomo, possibile candidato contro Bush: ′Le

318


cose vanno male, la gente sta sempre peggio, ma loro dicono: è tutto 126

ok, abbiamo vinto la guerra del Golfo′”.

concludeva sostenendo che Bush avrebbe potuto essere battuto nel ’92 da un candidato democratico che facesse leva sul risentimento

Rodolfo Brancoli metteva in evidenza che, in base a tutti i

crescente della classe media per le pessime condizioni dell’economia,

sondaggi del momento, solo l’economia avrebbe avuto la capacità di

per l’inadeguatezza dei servizi sociali e per la disaffezione diffusa per

negare a Bush un secondo mandato presidenziale e che i democratici

il sistema politico, anche se, di contro, sottolineava che il Partito

avrebbero condotto la loro campagna elettorale proprio sul campo

democratico non godeva ancora in quel momento di grande

economico e sociale, tallone d’Achille del presidente americano. Il

considerazione da parte della maggioranza degli americani.

giornalista del “Corriere della Sera”, infatti, riportava che il Partito

Scriveva Brancoli: “Un milione di dollari in una botta sola, ecco

democratico aveva incominciato a definire Bush il recession

quello che Bush ha raccolto giovedì notte a una cena di gala per

president, paragonandolo all’ex presidente Hoover, per aver

finanziare la propria campagna elettorale da un gruppo di generosi

costantemente sbagliato tutte le previsioni sull’economia e per

texani che volentieri hanno pagato mille dollari a coperto per

avviarsi alle elezioni del ’92 con il tasso di crescita più basso e il

rimandarlo alla Casa Bianca tra un anno. Il ′bottino′ di una sola serata

numero minore di posti di lavoro creati nel corso di qualsiasi

è di poco inferiore a quello che i 6 aspiranti democratici alla

presidenza negli ultimi 60 anni. Brancoli, inoltre, sottolineava che ben

′nomination′ sono riusciti a raccogliere in mesi di sforzi. Ma il

il 70% degli americani accusava il presidente repubblicano di

risveglio ieri mattina è stato meno piacevole perché continua lo

occuparsi troppo di politica estera e di trascurare di contro i problemi

stillicidio di dati negativi su un’economia che non vuol saperne di

della gente e aggiungeva ancora che, in base ad un sondaggio del

uscire dalla recessione. La ′ripresina′ si rivela inesistente, la

“Wall Street Journal”, se era vero che da una parte Bush entrava nella

disoccupazione è tornata ad aumentare in ottobre e l’indice che con

campagna elettorale in buona posizione dall’altra non era più

buon anticipo fa capire dove si andrà a parare è sceso a settembre per

invincibile. Infatti l’umore generale in America era divenuto

la prima volta in 8 mesi. Poiché solo l’economia − stando a tutti i

sensibilmente negativo nel 1991 a causa della negligenza del

sondaggi − ha la capacità di negare a Bush il secondo mandato, i

presidente in carica negli affari interni al paese, in primis in quelli

democratici sono partiti all’attacco. E già definiscono Bush il

economici e sociali tanto che la maggioranza degli americani si divideva ormai in pessimisti e in “declinisti”, cioè in coloro che non vedevano all’orizzonte un futuro roseo e in quelli che addirittura scorgevano un’America in stato di declino. Brancoli, infine, 126

Franco Pantarelli, Buoni pasto per 1 americano su 10, “La Stampa”, 2 novembre 1991, p. 4.

319

′recession president′, paragonandolo a Hoover per aver costantemente sbagliato tutte le previsioni sull’economia e per avviarsi alle elezioni con il tasso di crescita più basso e il minor numero di posti di lavoro creati nel corso di qualsiasi presidenza negli ultimi 60 anni. Nella memoria collettiva Hoover significa depressione e a questo non siamo

320


ovviamente. Però è vero che la Casa Bianca ha fatto male i suoi

L’appuntamento non può essere cancellato ma − ha confidato un

calcoli e che il bilancio dei 4 anni, anche prendendo per buone le

consigliere − ′sarei sorpreso se in America ci siano 10 persone cui

previsioni governative più rosee per il 1992, è quello già tracciato dai

interessi la Nato′. E vengono rivisti i piani per accorciare i tempi di un

democratici. Così c’è non poco nervosismo tra i repubblicani, specie

viaggio che a fine mese dovrebbe portare il presidente in Asia per due

in Congresso, visto che tra un anno tutta la Camera e un terzo del

settimane. Il ′pollster′ personale di Bush, Robert Teeter, ha appena

Senato vengono a scadenza. E con grande allarme viene seguita

terminato una rilevazione approfondita condotta assieme a un collega

l’elezione suppletiva per un seggio al Senato che si tiene martedì

democratico per conto del “Wall Street Journal”. Il verdetto è che

prossimo in Pennsylvania, dove l’ex ministro repubblicano della

Bush entra nella campagna in buona posizione, ma che non è affatto

Giustizia ha visto liquefarsi un vantaggio di 40 punti nei sondaggi di

invincibile. L’umore generale è divenuto sensibilmente negativo nel

fronte agli attacchi di un carneade democratico che parla solo d’economia. Rientrato di corsa da Madrid, il presidente ha chiamato a consulto ministri, consiglieri ed esponenti del Congresso, ma invece di raccogliere l’indicazione di un piano d’azione ha ascoltato un coro di recriminazioni e di consigli contraddittori. Ed è partito per il Texas di pessimo umore, confidando di aver avuto la sensazione di essersi trovato al centro di un ciclone, frastornato dal rumore e incapace di comprendere una sola parola coerente. In Texas Bush si è sfogato attaccando i democratici, ma in realtà rispondendo a chi lo accusa (il 70% degli americani nell’ultimo sondaggio) di perdere troppo tempo con la politica estera. ′Viviamo in un mondo integrato, in cui non si può separare nettamente politica estera e politica interna. Chiunque sostiene che dovremmo rinchiuderci nel bozzolo isolazionista vive nel secolo scorso…Il destino dell’America è di guidare e per quello che

1991, i pessimisti e quelli che scorgono un’America ′in stato di declino′ sono in maggioranza. E il presidente deve fare i conti con la percezione diffusa che non abbia un programma di politica interna e che in particolare le sue iniziative tendano a favorire i ricchi. Dunque potrebbe essere battuto da un candidato che faccia leva sul risentimento crescente dei ceti medi per le condizioni dell’economia e l’inadeguatezza dei servizi sociali e la disaffezione diffusa per il sistema politico. Tuttavia, avvertono i rilevatori, non esiste un veicolo evidente che dia sbocco a questi sentimenti, perché il Partito democratico non gode di grande considerazione”.127 Anche Arturo Zampaglione, come sostenuto dal collega del “Corriere della Sera” Rodolfo Brancoli nell’articolo In casa Bush si scopre vulnerabile del 2 novembre 1991, sottolineava che incominciava ad essere crescente la disaffezione della maggioranza degli americani verso il loro presidente tanto che il 61% di essi non

sta in me noi continueremo a guidare′. Però i suoi collaboratori si

approvava la politica economica di quest’ultimo e il 53% si dichiarava

preoccupano che già la prossima settimana Bush sarà di nuovo fuori

convinto che il paese stesse attraversando “una fase di declino”. Il

casa, a Roma, per il vertice della Nato e poi in Olanda.

321

127

Rodolfo Brancoli, In casa Bush si scopre vulnerabile, “Corriere della Sera”, 2 novembre 1991, p. 7.

322


giornalista de “la Repubblica” evidenziava che, oltre alla popolarità di

cittadino americano, insomma, si sente ancora in una recessione dai

Bush, stavano cadendo anche l’occupazione, il superindice, il dollaro,

risvolti anche psicologici: più di uno su due, il 53%, è convinto che gli

i tassi d’interesse e la speranza verso una ripresa che non arrivava.

Stati Uniti attraversino una ′fase di declino′. Tallone d’Achille del

Zampaglione, inoltre, come già sostenuto dal collega Brancoli sempre

presidente, l’economia diventa terreno di scontro politico in vista delle

nell’articolo In casa Bush si scopre vulnerabile, metteva in risalto che

elezioni per la Casa Bianca del 1992. I democratici danno battaglia:

l’economia, tallone d’Achille del presidente, sarebbe stata il terreno di

George Mitchell, capogruppo al Senato, paragona George Bush a

scontro politico nelle elezioni del 1992 e che, infatti, i democratici

Herbert Hoover, il presidente che negli anni ’30, alla vigilia della

proprio in tale campo avrebbero mosso guerra a Bush che in quel

depressione, assicurava che tutto sarebbe andato per il meglio.

momento veniva da essi paragonato a Hoover, il presidente che negli

Imparata la lezione del 1988, l’ex candidato alla vicepresidenza Lloyd

anni ’30, alla vigilia della depressione, aveva assicurato che tutto

Bentsen sfida i repubblicani sul loro stesso terreno e con altrettanta

sarebbe andato per il meglio. Secondo il giornalista de “la

demagogia: propone meno tasse, mentre il presidente della Camera,

Repubblica”, la verità era che la Casa Bianca non aveva idee in campo

Tom Foley, insiste per avere una legge che estenda i sussidi di

economico per cercare di evitare il rischio del “double dip”, cioè di

disoccupazione. Bush aveva già messo il veto sul provvedimento, ma

una nuova recessione, in quanto i margini di manovra erano limitati

ora, di fronte alle nuove condizioni economiche, è costretto a

dal deficit pubblico che aveva raggiunto il record di 263,7 miliardi di

rimangiarsi la decisione. ′La verità′ - si rallegra un collaboratore di

dollari e così l’unica manovra che appariva possibile in quel momento

Mario Cuomo′ - è che la Casa Bianca non sa che pesci prendere sul

e che di fatto veniva chiesta esplicitamente da Bush alla Fed era un

piano dell’economia′.

ulteriore abbassamento dei tassi di interesse. C’era, però, la consapevolezza, anche nel presidente americano, che tale manovra a poco sarebbe servita per risollevare lo stato di salute di un’economia che ogni giorno si faceva più pesante. Scriveva Zampaglione: “Cade l’occupazione, cade il superindice, cade il dollaro, cadono i tassi di interesse e cade, assieme alle speranze di una ripresa, anche la popolarità di George Bush. Negli ultimi sondaggi, il superpresidente della ′Tempesta nel Deserto′ e del miracolo di Madrid riceve il 63% dei consensi, ma deve ingoiare il rospo di un 61% che non approva la sua politica economica. Il

323

Appena tornato dalla Conferenza di Madrid, il presidente ha riunito tutti i suoi uomini per decidere sul da farsi […] Di sicuro, i suoi margini di manovra si sono molto assottigliati: dopo la riduzione al 5% dei tassi di interesse sui fondi federali, cioè sui prestiti tra banche, dopo le prime limature delle prime rate (ieri, la Southwest bank of St.Louis lo ha portato dall’8 al 7,75%), cresce il timore che un nuovo abbassamento del tasso di sconto, che pure viene chiesto da Bush e forse verrà varato la prossima settimana, non sia in grado di fare granché. D’altra parte, la classica manovra ′keynesiana′ per aumentare la domanda, con sgravi fiscali e l’incremento della spesa

324


pubblica, appare impraticabile: i tempi stringono, gli effetti reali, non

battono la fiacca. Detroit ricorderà il 1991 come l’anno peggiore della

psicologici, di una mossa del genere non si vedrebbero prima delle

sua storia, mentre i valori immobiliari restano depressi”.128

elezioni del novembre 1992. E le casse di Washington sono più vuote

In un altro articolo di economia Arturo Zampaglione continuava

che mai: nell’anno finanziario appena concluso, il disavanzo pubblico

a sottolineare che ormai appariva chiaro a tutti in America che

ha raggiunto il record di 263,7 miliardi di dollari, le proiezioni per il

l’economia, e più in generale la politica interna, sarebbero stati al

prossimo sono di 350 miliardi. Il clima economico negli Stati Uniti,

centro della campagna elettorale del ’92, che da qualche settimana,

intanto, diventa di giorno in giorno più pesante, mentre arrivano

cioè da quando era riapparso lo spettro di una nuova recessione, la

statistiche inquietanti che confermano il rischio del ′double dip′, la

rielezione del presidente americano non appariva più scontata, anzi era

doppia picchiata, una sorta di recessione bis che potrebbe

molto incerta, e che il “New York Times” aveva parlato di

interrompere la ripresina del terzo trimestre del 1991, durante il quale

un’economia stagnante e il “Washington Post” di una ripresa

il prodotto nazionale lordo è cresciuto del 2,4%. A ottobre, secondo i

vacillante. Zampaglione metteva anche in evidenza che, secondo i

dati resi noti venerdì, la disoccupazione è salita negli Stati Uniti al

sondaggi, il 57% degli americani riteneva che il paese fosse su un

6,8%, rispetto al 6,7% del mese prima. Basta leggere l’elenco parziale

binario sbagliato e il 76% avrebbe voluto che il presidente in carica

dei grandi nomi dell’industria e finanza d’oltreoceano che in queste

desse più peso ai problemi interni e meno alla politica estera. Il

settimane stanno licenziando e riducendo gli organici: American

giornalista de “la Repubblica” riportava ancora che Bush non trovasse

Express, Raytheon, Westinghouse, Rjr Nabisco, Boeing, United

di meglio da fare che insultare e dare la colpa dei “mali” interni

Technologies, Exxon, Citicorp, At&t, Ibm, Time Inc., General

all’America al Congresso, perché quest’ultimo era a maggioranza

Electric, Chase Manhattan. Sempre ieri è giunto il dato del

democratica, e non sembrava volersi assumere le sue responsabilità di

superindice, una sorta di barometro che serve a prevedere lo stato

presidente tanto che non aveva neanche in mente proposte concrete di

dell’economia a distanza di 6 mesi. A settembre è sceso dello 0,1%: la

politica economica, se non la solita, cioè quella che prevedeva

prima flessione da gennaio, a riprova della peculiarità di questa fase

un’ulteriore riduzione dei tassi d’interesse per far crescere più

economica. A differenza di ogni altra inversione di tendenza nel

velocemente l’economia. Zampaglione, infine, sottolineava che tale

dopoguerra, la fine della recessione 1990-91 non è stata caratterizzata

misura, cioè la riduzione dei tassi, secondo la maggioranza degli

da alti tassi di sviluppo, ma da quel che Alan Greenspan, presidente

economisti, non sarebbe riuscita a rimettere in moto definitivamente

della Federal Reserve, chiama un ′dimostrabile ristagno′. Auto e

l’economia nel breve periodo ma solo nel giro di un paio di anni, il

mattone erano i due settori che di solito trainavano la ripresa: ora 128

Arturo Zampaglione, Superindice in calo: l’economia Usa va male e Bush perde consensi, “la Repubblica”, 2 novembre 1991, p. 46.

325

326


che avrebbe potuto significare una probabile sconfitta del presidente

binario sbagliato e il 76% vorrebbe che il presidente desse più peso ai

in carica alle elezioni dell’anno successivo.

problemi interni e meno alla politica estera.

Scriveva Zampaglione: “L’At&t sfoltisce il personale, l’Ibm

Indispettito da questa situazione, George Bush si è già lanciato al

blocca il turnover in molti impianti, la General Motors sospende

contrattacco. Parlando venerdì a Houston, in occasione di alcune

alcune produzioni, Time Inc. adegua gli organici ai diminuiti introiti

riunioni preelettorali, ha insultato i democratici, ha gettato su di loro le

pubblicitari, la General Electric lancia una ristrutturazione, Citicorp

responsabilità per la crisi, ha messo in ridicolo Ted Kennedy, ha

annuncia una diminuzione del numero dei dipendenti, la Exxon decide

rivolto critiche al capogruppo George Mitchell. Ma l’offensiva del

di tagliare alcuni rami secchi. Anche negli Stati uniti, dove pure è

presidente ha un sapore propagandistico, soprattutto perché dietro alle

permesso, licenziare è una brutta parola e le imprese preferiscono

sue parole mancano proposte complete di politica economica, se non

ricorrere a metafore. Resta il fatto che, a dispetto dei segnali

quella di una ulteriore diminuzione dei tassi di interesse. È possibile

incoraggianti giunti qualche mese fa e delle speranze di George Bush,

che la richiesta alla Federal Reserve di una riduzione del costo del

l’economia americana batte la fiacca. Tutti i giornali danno risalto al

denaro venga accolta in tempi rapidi. Dopodomani, nell’incontro del

peggioramento della disoccupazione, passata al 6,8% a ottobre,

Fomc (Federal Open Market Committee), Alan Greenspan e gli altri

rispetto al 6,7% del mese precedente. ′L’economia ristagna′ sentenzia

′signori′ del dollaro potrebbero decidere di ritoccare il tasso di sconto,

il “New York Times”, ′Vacilla la ripresa′ gli fa eco il “Washington

dopo la sua riduzione al 5% all’inizio di settembre, e dopo che la Fed,

Post”. Il dato di venerdì scorso sui disoccupati ha un duplice risvolto:

la settimana scorsa, ha portato al 5% i tassi sui Fondi federali. Ma

psicologico, perché conferma i timori del ′double dip′, la doppia

servirà, una manovra sui tassi, a rimettere definitivamente in moto

picchiata, una recessione-bis pronta ad interrompere la ripresina che

l’economia? Negli Stati Uniti c’è sempre più gente che ne dubita. ′Ci

pure c’era stata nel terzo trimestre del 1991, con una crescita del

vogliono almeno due anni per vedere gli effetti sull’economia di una

prodotto nazionale lordo del 2,4%. E un risvolto politico, perché è

riduzione del costo del denaro′ ricorda Allen Sinai, ′guru′ della Boston

ormai chiaro che l’economia, e più in generale la politica interna, sarà

Company. E se i tagli operati finora non hanno avuto i risultati sperati,

al centro della campagna presidenziale del 1992. Fino ad agosto,

non si vede perché un abbassamento del tasso di sconto di mezzo

SuperBush era convinto di avere in poppa il ghibli del deserto saudita

punto, o magari di un quarto di punto, debba avere effetti miracolosi.

e il vento della Conferenza di Madrid. Adesso la sua rielezione non è

Infatti, non è tanto il denaro che manca all’America, quanto la fiducia.

più scontata come qualche settimana fa. C’è un fantasma chiamato

Impaurita dalle cifre, preoccupata per i licenziamenti, la gente è restia

Mario Cuomo che si aggira per la Casa Bianca. E secondo i sondaggi

a spendere, a consumare, a indebitarsi, facendo così ′grippare′ il

d’opinione, il 57% degli americani ritiene che il paese sia su un

motore dell’economia. Ha un bel dire, George Bush, quando invita i

327

328


suoi concittadini (lo ha fatto l’altro ieri a Houston) a comprare auto e

con una maglietta: prodotta dal ′Democratic national committee′ reca

case: nessuno gli dà retta. Per Detroit, il 1991 è l’anno peggiore della

davanti tutte le rotte percorse in tre anni dall’aereo presidenziale, il

sua storia, mentre gli appartamenti di Manhattan o i villini di Boston

quadrigetto Boeing ′Air force one′, e sul dorso la scritta ′George Bush:

continuano ad essere venduti a prezzo di saldo. ′La realtà′ osserva

ovunque purché non in America′. Secondo i promotori della T-shirt, il

Benjamin Friedman, professore di economia ad Harvard ′è che la

capo della Casa Bianca dedica tempo ed energie alla politica estera ma

recessione è più seria di quello che appare dalle cifre e che colpisce gli

ha sepolto i problemi interni degli Stati Uniti nel dimenticatoio. Gli

Stati Uniti proprio mentre il disavanzo pubblico è a livello record′.

Usa sono ormai alla vigilia della campagna per le elezioni

L’anno scorso il deficit federale è stato di 263,7 miliardi di dollari. Le

presidenziali ma i democratici non hanno ancora definito la rosa dei

grandi aziende continuano a licenziare. E il 40% dei giovani neri che

candidati alla ′nomination′: oggi sfidare Bush, che punta alla

129

cerca un lavoro non riesce a trovarlo”.

Paolo Passarini , invece, metteva in evidenza che, a due giorni da

rielezione, sembra un’impresa troppo difficile a molti big democratici, come Mario Cuomo”.130

un nuovo viaggio all’estero del presidente Bush, i democratici

Arturo Zampaglione, nel frattempo, era tornato a parlare di

avevano attaccato quest’ultimo con una maglietta che recava davanti

economia sottolineando che la disoccupazione in America era ormai

le rotte percorse in tre anni dall’aereo presidenziale e sul dorso la

arrivata al 6,8% e riguardava sia operai, sia colletti bianchi, sia

scritta “George Bush: ovunque purché non in America”. Tale T-shirt

dipendenti pubblici, cioè non era stato risparmiato alcun settore e,

era una chiara critica alla politica del presidente americano che

inoltre, interessava l’intero paese, cioè aveva colpito tutte le singole

dedicava tutto il suo tempo e tutte le sue energie all’estero e trascurava

aree geografiche. Il giornalista de “la Repubblica”, come già sostenuto

i pressanti problemi socio-economici che attanagliavano gli Stati

in altri suoi precedenti articoli, sottolineava che solo la ripresa

Uniti. Secondo il giornalista de “La Stampa”, però, nonostante le

economica avrebbe potuto salvare il presidente Bush dall’umiliazione

legittime e più che giustificate critiche a Bush mosse dal Partito

di una sconfitta elettorale nel ’92 in quanto proprio l’economia

democratico, quest’ultimo non appariva ancora in grado di poter

sarebbe stata il terreno di scontro tra democratici e repubblicani nella

sconfiggere il presidente americano in carica alle elezioni del ’92 in

campagna elettorale e a nulla sarebbero serviti al presidente in carica i

quanto molti big democratici, come Mario Cuomo, ancora non si

suoi trionfi di politica estera. Infine, Zampaglione evidenziava anche

erano fatti avanti. Scriveva Passarini: “A due giorni da un nuovo

che Bush era deciso a percorrere la strada dei tassi di interesse per

viaggio all’estero del presidente Bush, i democratici contrattaccano

risollevare l’economia, anche se non era assolutamente detto che la

129

Arturo Zampaglione, In Usa la recessione fa il bis: forse un nuovo ribasso dei tassi, “la Repubblica”, 3-4 novembre 1991, p. 45.

329

130

Paolo Passarini, Contro Bush una T-shirt dei democratici, “La Stampa”, 5 novembre 1991, p. 5.

330


diminuzione dei tassi avrebbe consentito di evitare quella recessione-

classe media in modo da aumentare la domanda, ma una misura del

bis che in quel momento si profilava nell’orizzonte americano.

genere si scontrerebbe con un disavanzo pubblico che l’anno prossimo

Scriveva

Zampaglione:

“Martedì

prossimo

gli

uffici

sarà di 350 miliardi di dollari: e proprio ieri, il presidente si è detto

ottocenteschi del campidoglio di Augusta, capitale del Maine,

contrario a ogni riduzione delle tasse che possa far alzare i tassi di

rimarranno vuoti. Per ridurre il disavanzo pubblico, il governatore

interesse a lungo termine. Un’altra strada sarebbe quella di ridurre i

dello Stato ha deciso di lasciare a casa per una decina di giorni tutti i

tassi di interesse. Ieri, a Washington, si è riunito il Fomc, Federal

dipendenti. Niente lavoro, niente stipendio: la formula potrà essere

Open Market Committee, il comitato della Federal Reserve che decide

utile per i bilanci del Maine, e magari essere copiata anche in altre

sulla

parti degli Stati Uniti, ma certo conferma l’esistenza e l’aggravarsi

abbassamento del tasso di sconto, dopo quello di settembre che lo ha

della crisi occupazionale, che tocca, assieme agli operai di Detroit,

portato al 5%. Chiesta ripetutamente dalla Casa Bianca, temuta da

anche colletti bianchi e dipendenti pubblici. Proprio questa è la novità

alcuni economisti per le sue ripercussioni sull’inflazione, una mossa

della disoccupazione americana anni ’90: non riguarda settori isolati o

del genere potrebbe stimolare consumi ed investimenti: ma è tutt’altro

singole aree geografiche, non è puramente industriale, ma colpisce da

che sicuro che consenta di evitare quella recessione-bis che si profila

New York a San Francisco, da Miami a Seattle, e si abbatte anche

nell’orizzonte americano”.131

politica

monetaria.

All’ordine

del

giorno,

un

nuovo

sugli ingegneri dell’Ibm, sui ragionieri della Chemical Bank o sugli

Gianni Riotta metteva in risalto che alle elezioni tenutesi il 5

yuppies di Wall Street. Durante l’ultima recessione del 1981-82, il

novembre per il rinnovo di alcune cariche di governatore, per quella di

tasso di disoccupazione raggiunse livelli più elevati di adesso,

senatore in Pennsylvania e in altre amministrative il presidente Bush

superando il 10%, mentre 3 milioni di posti di lavoro vennero

era stato sconfitto, o meglio i “suoi uomini”, cioè i candidati

cancellati dalle statistiche. Ora, invece, secondo i dati comunicati da

repubblicani, e la causa principale era da attribuire alla recessione,

Washington la settimana scorsa, la percentuale di americani senza

cioè alla disastrata economia americana e al malcontento della classe

lavoro è del 6,8%, e ′solo′ 1,7 milioni di posti di lavoro sono

media che non si fidava più dell’establishment politico. Secondo il

scomparsi. Bush sa bene che non c’è trionfo nella guerra fredda, non

giornalista del “Corriere della Sera”, ormai era certo che la campagna

c’è vittoria su Saddam Hussein o successo nella conferenza di pace sul

elettorale per la Casa Bianca nel ’92 non sarebbe stata una marcia

Medio Oriente che possa salvarlo da una sconfitta elettorale se

trionfale per il presidente americano in carica, come era sembrato

l’economia americana va male e i suoi concittadini sono scontenti.

potesse essere a marzo appena dopo la vittoria nel Golfo, in quanto

Tuttavia, i suoi margini di manovra sono molto ridotti […] Allora che fare? Potrebbe essere utile ridurre la pressione fiscale sui redditi della

331

131

Arturo Zampaglione, In Usa sempre più forti gli effetti negativi della recessione-bis, “la Repubblica”, 6 novembre 1991, p. 46.

332


nelle elezioni appena tenutesi era emersa chiaramente sia l’ansia della

sconosciuto repubblicano conservatore Kirk Fordice. Secondo Riotta,

classe media per un futuro economico e sociale che appariva nero sia

in questa tornata elettorale era emersa chiaramente l’insofferenza degli

un’antipatia crescente verso l’amministrazione Bush. Riotta, infatti,

americani verso gli uomini dell’establishment e, infatti, avevano vinto

sottolineava che con un’ondata di simpatie populiste gli americani

tutti dei completi outsider, in nettissima maggioranza democratici. Il

avevano riservato molte sorprese nel turno elettorale ai “signori” del

giornalista del “Corriere della Sera”, così, si riteneva sicuro che nella

potere politico e il caso più eclatante era stato rappresentato dall’ex

campagna elettorale del ’92 da una parte i democratici avrebbero

ministro della Giustizia Richard Thornburgh, amico personale del

concentrato tutte le loro forze sul versante interno ed economico,

presidente George Bush, che era stato clamorosamente battuto per un

punto debole di Bush e molto sentito dalla classe media americana,

seggio vacante al Senato in Pennsylvania, feudo sicuro dei

come era apparso evidente nella tornata elettorale appena conclusa,

repubblicani dal 1962. Il giornalista del “Corriere della Sera”

dall’altra era altrettanto certo che il Partito democratico avrebbe

evidenziava che aveva vinto lo sconosciuto democratico Harris

potuto tranquillamente fare a meno del suo pupillo Mario Cuomo in

Wofford che si era candidato su una piattaforma “anti Washington” e

quanto, se avevano vinto dei completi outsider puntando sui problemi

che aveva promesso di impegnarsi sulla sanità pubblica, la scuola e le

interni al paese, così alle presidenziali del ’92 avrebbe potuto vincere

preoccupazioni del ceto medio bianco. Riotta continuava sostenendo

un completo outsider democratico che avesse deciso di incentrare tutti

che da una parte Bush non aveva potuto far altro che incassare il colpo

i suoi sforzi sulla politica economica e sociale. E nel ’92, in effetti, un

e annullare un viaggio di 10 giorni in Asia e in Australia per

outsider democratico che avrebbe puntato tutto sul campo economico

controbattere la critica che lo voleva troppo attento all’estero e

e sociale sarebbe arrivato alla Casa Bianca: il governatore

disinteressato in casa, dall’altra aveva evidenziato che in soccorso del

dell’Arkansas Bill Clinton.

presidente americano era corsa la Fed che, il giorno dopo le elezioni,

Scriveva Riotta: “La campagna elettorale per la Casa Bianca

aveva ridotto il tasso di sconto di mezzo punto, dal 5% al 4,5%, nella

1992 potrebbe non essere quella marcia trionfale per il presidente

speranza di stimolare l’economia, alla vigilia di un Natale che tutti gli

George Bush che s’era annunciata dopo la vittoria nella guerra del

analisti prevedevano grigio. Il giornalista del “Corriere della Sera”

Golfo. Nelle elezioni di martedì l’opinione pubblica americana ha

evidenziava ancora che anche in Kentucky alla carica di governatore

confermato il suo nervosismo per i dati negativi dell’economia, l’ansia

era stato eletto uno sconosciuto democratico, Brereton Jones, a danno

della classe media bianca che si vede costretta a una faticosa rincorsa

del noto deputato repubblicano Larry Hopkins, 7 volte eletto alla

per tenere il passo con i bilanci domestici e l’antipatia crescente verso

Camera dei Rappresentanti, ma, di contro, in Mississippi il potente

′quelli di Washington′. Quasi ovunque i candidati, democratici o

governatore democratico uscente Ray Mabus era stato sconfitto dallo

repubblicani, che si sono presentati su piattaforme populiste, di sfida

333

334


all’establishment dominante, sono stati trascinati alla vittoria dai

per l’economia − ha ammesso Bush − e nessuno deve prendere nulla

malmostosi elettori. La sconfitta più secca per George Bush, e quella

per garantito′ a proposito della sua rielezione. ′Il messaggio elettorale

che più lo indurrà a riconsiderare i piani per il 1992, sollevando le

è che la gente è in ansia, soffre: il loro stile di vita è in forse′ ha

derelitte speranze dei democratici, viene dalla Pennsylvania. Dal 1962

aggiunto. Ma Bush, già candidato in corsa, ha ricordato anche i

sicuro feudo senatoriale dei repubblicani, lo Stato vedeva fronteggiarsi

successi repubblicani di martedì: il repubblicano conservatore Kirk

l’ex ministro della Giustizia Richard Thornburgh, amico personale del

Fordice è stato eletto governatore del Mississippi, lo Stato più nero e

presidente che per due volte, come il suo vice Dan Quayle, s’è recato

povero d’America, battendo il democratico progressista conservatore

personalmente a tenere comizi, e lo sconosciuto Harris Wofford, ex

Ray Mabus 51% a 47%, con bianchi e neri assolutamente schierati

preside di un’università. In vantaggio per 70% a 30% nei sondaggi

sulle due opposte barricate. Quel che Bush sa e non dice è che anche

Thornburgh non s’è curato della campagna populista di Wofford, che

in Mississippi è scattata la tagliola antipolitici. Mabus, laureato ad

ha reclamato la mutua per tutti, criticato il rivale come ′uomo dei

Harvard, è stato visto dai bianchi poveri e piccolo borghesi come

corridoi del Palazzo′, cocco del presidente e come lui rampollo

Thornburgh in Pennsylvania ′uno di quelli′ da eliminare a favore dei

dell’aristocrazia Usa. Ha funzionato. Con un clamoroso 55% a 45%

′nostri′, i populisti. La stessa regola ha infatti sconfitto un altro

Wofford diventa l’eroe della tornata elettorale e indica ai democratici

candidato caro a Bush e che il presidente aveva sostenuto

una possibile strada per tentare la rimonta nel 1992: dimenticare le

personalmente: Larry Hopkins, 7 volte rieletto come deputato

fanfaluche ideologiche del passato e contare direttamente sulle

repubblicano alla Camera, s’era presentato come governatore in

numerose preoccupazioni del ceto medio, tasse, lavoro, sanità, scuola,

Kentucky. Forte dell’appoggio della Casa Bianca sembrava favorito,

crimine. La vittoria di Wofford, osservava ieri la ′Washington Post′,

ma ha perduto contro il democratico Brereton Jones, populista. Gli

accende un altro riflettore sull’Amleto democratico di New York, il

analisti prevedono ora una campagna 1992 giocata sui temi di casa.

governatore Mario Cuomo. Ieri sera Cuomo aveva in programma un

Bush − nella cornice dei suoi successi internazionali − cercherà di

appello televisivo e i quotidiani “Usa Today”, “New York Post” e

dimostrare che solo il mercato e i repubblicani possono ribaltare la

“America Oggi” pronosticavano la soluzione all’enigma: si candida o

recessione. I democratici, con o senza Cuomo, correranno al grido

no?

populista di ′via i politici′ cercando la sorpresa e arbitri saranno gli Bush comunque è già corso ai ripari. Ha annullato una visita di

10 giorni in Asia e Australia, probabilmente per controbattere la

elettori bianchi scontenti […] Nel frattempo, il costo del denaro negli Stati uniti scende di

critica che lo vuole troppo attento all’estero e distratto in casa. ′Le

nuovo, nella speranza di dare ossigeno a un’economia ancora in coma.

elezioni hanno detto chiaramente che gli americani sono preoccupati

Ma questa volta manca persino l’effetto sorpresa. Tutto era stato già

335

336


anticipato. Il mercato non aveva dubbi nemmeno sull’entità della

sostenuto nell’articolo La recessione batte Bush. Usa: il populismo

riduzione del tasso di sconto: mezzo punto secco, dal 5 al 4,5%, il

sfida il potere del 7 novembre, che c’erano state molte bocciature di

livello più basso dal 1973, prima che scoppiasse la crisi petrolifera

candidati repubblicani, con la conseguenza che ormai in America

[…] La Casa Bianca, del resto, era tornata a martellare la Federal

l’effetto-Golfo era finito per sempre e il presidente Bush sarebbe

Reserve: George Bush, appena rientrato da Madrid, aveva proclamato

dovuto correre ai ripari al più presto se non voleva subire una sonora

che voleva vedere scendere i tassi. E puntualmente Alan Greenspan ha

sconfitta elettorale nel ’92, fino a poco tempo prima impensabile. Il

ubbidito […] Le grandi banche (dalla Citicorp alla Chemical) hanno

giornalista de “La Stampa” evidenziava, infatti, che il presidente

seguito l’indicazione della Fed e hanno abbassato il prime rate, il

americano, che si era definito depresso dalle cattive notizie elettorali,

tasso al miglior cliente, dall’8 al 7,5% […] La banca centrale, del

aveva deciso di rinunciare a un lungo viaggio ufficiale che avrebbe

resto, ha cominciato quasi un anno fa, tagliando il tasso di sconto dal

dovuto compiere a fine mese in Estremo Oriente per restare in patria a

7% al 6,5%, i suoi tentativi di stimolare l’economia. Ma le speranze di

studiare nuove leggi che rilanciassero l’economia. Pantarelli, inoltre,

vedere la ripresa sono cadute insieme alle foglie d’autunno. Ottobre ha

metteva in risalto che l’opinione pubblica americana aveva mostrato

mostrato un aumento della disoccupazione dal 6,7% al 6,8%, e quel

una crescente insofferenza per un presidente che si occupava molto di

che è peggio nessun nuovo posto di lavoro è stato creato nell’industria

politica estera e pochissimo di quella interna tanto che i vignettisti

e nei servizi. Alcuni economisti descrivono una ′ricaduta′ del ciclo

avevano incominciato a raffigurare Bush con la valigia sempre in

dopo la partenza (rivelatasi falsa) dell’estate. Altri sostengono che in

mano. Il giornalista de “La Stampa” ricordava ancora che la sconfitta

realtà dalla recessione gli Stati Uniti non sono mai usciti […] La riduzione del costo del denaro finora è stata inefficace perché non è riuscita a far cambiare strategia alle banche timorose di concedere prestiti visti i pessimi bilanci e gli eccessi degli anni ’80. Un Paese con un tasso di risparmio così basso come quello americano non può vivere se si interrompe il circuito del credito”.132 Anche Franco Pantarelli aveva preso in esame le elezioni amministrative che si erano tenute in 26 Stati americani sottolineando, come il collega del “Corriere della Sera” Gianni Riotta aveva

più clamorosa per i repubblicani era avvenuta in Pennsylvania, dove era in palio un seggio per il Senato federale e dove il grande favorito, il repubblicano ex ministro della Giustizia Dick Thornburgh, amico personale e stretto collaboratore prima di Reagan e poi di Bush, che fino a tre mesi prima aveva un vantaggio di 40 punti percentuali, era stato sconfitto da un democratico poco noto, Harris Wofford, che nella campagna elettorale aveva promesso sussidi ai disoccupati e una migliore assistenza sanitaria: tutto il contrario del credo di Reagan e Bush. Infine, secondo Pantarelli, quanto accaduto in Pennsylvania e nelle altre elezioni amministrative, che avevano visto vincere in

132

Gianni Riotta, La recessione batte Bush. Usa: il populismo sfida il potere, “Corriere della Sera”, 7 novembre 1991, p. 9.

337

stragrande maggioranza i democratici, era un chiaro campanello

338


d’allarme per Bush in vista delle elezioni del ’92: il presidente

come ai tempi della crisi nel Kuwait lo disegnavano sempre sui campi

americano avrebbe dovuto rivedere i suoi piani in politica interna e

da golf. E i democratici lo hanno messo alla berlina in campagna

non sottovalutare gli sfidanti democratici, anche poco noti, in quanto

elettorale distribuendo una T-shirt col tracciato di tutti i suoi viaggi da

proprio sul campo economico e sociale, ambito in cui quest’ultimi

presidente e la scritta ′ovunque fuorché in America′.

avevano concentrato i loro sforzi con proposte e promesse auspicate

La rinuncia all’ennesimo tour è stata annunciata dalla Casa

dalla classe media e che di fatto si era rivelato fondamentale nella

Bianca non appena conosciuti i risultati del voto in Pennsylvania,

scelta di quella tornata elettorale, si sarebbe vinta o persa l’elezione

dove era in palio un seggio per il Senato federale. Qui il grande

presidenziale.

favorito, il repubblicano ex ministro della Giustizia Dick Thornburgh,

Scriveva Pantarelli: “In America l’effetto-Golfo è finito e adesso

è stato sconfitto da un democratico poco noto, Harris Wofford.

Bush deve correre ai ripari. ′Questo è un messaggio per

Thornburgh, uno stretto collaboratore di Ronald Reagan e poi di

l’amministrazione e per il Congresso′ ha detto ieri il presidente

George Bush, si era dimesso dal governo apposta per candidarsi al

commentando le molte ′trombature′ di candidati repubblicani nelle

Senato. Governatore della Pennsylvania dal 1979 al 1987, e con un

elezioni amministrative che si sono tenute l’altro giorno in 26 Stati.

vantaggio di partenza che tre mesi fa i sondaggi stimavano in 40 punti

Bush, che si è definito ′depresso′ dalle cattive notizie, ha deciso di

percentuali, Thornburgh si è visto scavalcare da un Wofford che nella

rinunciare a un lungo viaggio ufficiale che avrebbe dovuto compiere a

campagna elettorale ha promesso sussidi ai disoccupati e migliore

fine mese in Estremo Oriente: resterà a casa, ha annunciato ieri, per

assistenza sanitaria: tutto il contrario del credo di Reagan e di Bush.

studiare nuove leggi che rilancino l’economia. L’opinione pubblica

Un altro siluro per il presidente è partito dal Kentucky, dove il

mostra crescente insofferenza per un primo cittadino che si occupa

democratico Brereton Jones è diventato governatore battendo

molto di guerre e di affari esteri ma trascura i problemi interni. Alle

facilmente il repubblicano Larry Hopkins. Altre botte sono venute

elezioni presidenziali manca una anno: Bush contava di vincerle senza

dalle elezioni a livello di parlamentari statali, di sindaci e di

troppo impegnarsi, sull’onda dei successi esteri, ma le ultime novità

amministratori locali. Un solo risultato importante in controtendenza:

dalle urne lo costringono a cambiare strategia. Il presidente avrebbe

nel Mississippi, dopo più di 100 anni i democratici hanno perso il

dovuto partire il 28 novembre per visitare in 10 giorni Giappone,

governatorato a vantaggio del repubblicano Kirk Fordice; ma è una

Corea, Singapore e Australia. Sarebbe stato il terzo viaggio all’estero

magra consolazione per Bush. […] Le brutte notizie dalle urne hanno

in un mese, dopo l’intervento alla Conferenza di Madrid e i giorni

sorpreso l’inquilino della Casa Bianca sul piede di partenza per Roma.

trascorsi a Roma per il vertice della Nato. I vignettisti hanno

In una conferenza stampa all’alba, prima di salire sull’aereo che

cominciato a raffigurare Bush con la valigia sempre in mano, così

doveva portarlo al vertice della Nato, Bush ha detto con tono

339

340


indispettito che le nuove iniziative che studierà per rilanciare 133

l’economia non contempleranno comunque aumenti delle tasse”.

amministrative dei repubblicani, solo il 46% degli americani dichiarava che sarebbe rimasto a fedele a Bush nel ’92, mentre il 36%

Pure Arturo Zampaglione, come i colleghi Gianni Riotta del

avrebbe propeso per il Partito democratico, con o senza Mario Cuomo.

“Corriere della Sera” e Franco Pantarelli de “La Stampa”, aveva

Secondo Zampaglione e secondo anche la maggioranza dei

analizzato le elezioni amministrative del 5 novembre che alla vigilia

democratici, il voto delle elezioni amministrative andava interpretato

erano state definite “un referendum su Bush” e aveva sottolineato che

sia come l’inizio di un rinascimento politico del Partito democratico

il presidente americano le aveva nettamente perse, a testimonianza del

che guardava fortemente alla Casa Bianca sia come il fallimento della

fatto che i suoi successi di politica estera non seducevano più gli

Reaganomics e della Bushonomics sia come la voglia di cambiamento

americani che erano interessati, invece, solamente ai sempre più

dell’establishment politico di cui il presidente americano in carica era

preoccupanti problemi interni del paese. Il giornalista de “la

la massima espressione. Infine, il giornalista de “la Repubblica”

Repubblica”, infatti, evidenziava che proprio sul terreno economico e

sottolineava che dalle elezioni del 5 novembre era apparsa

sociale i candidati democratici avevano concentrato i loro sforzi e, pur

chiaramente anche una forte disaffezione per la politica e il desiderio

essendo in alcuni casi dei completi outsider, avevano avuto la meglio

di modificare le regole di essa (sentimenti ben evidenziati da E. J.

su candidati repubblicani molto forti e conosciuti che, però, come il

Dionne nel suo libro Why Americans Hate Politics, “Perché gli

presidente Bush, non si interessavano delle esigenze vere del Paese e

americani odiano la politica”, che stava riscuotendo nelle librerie

avevano condotto una campagna sterile e conservatrice. Zampaglione

americane un grandissimo successo) e che se c’era un politico

sosteneva che l’esempio più calzante era rappresentato dalla

colpevole più degli altri per tale situazione questi era sicuramente il

Pennsylvania, dove lo sconosciuto democratico Harris Wofford, con

presidente statunitense in carica, che all’estero si era meritato il titolo

un programma incentrato sull’economia e sull’assistenza sanitaria,

di “SuperBush” e in patria quello di “MiniBush”.

temi che in quel momento per il cittadino medio americano

Scriveva Zampaglione: “′George Bush se ne è andato a Roma e

rappresentavano il problema numero uno e che, invece, la Casa Bianca

io me ne resto qui, in mezzo a questa assurda recessione′ si legge sulle

e più in generale i repubblicani trascuravano, aveva vinto contro il

magliette messe in vendita ieri dai democratici americani. Il loro

potente ex ministro della Giustizia Dick Thornburgh, amico personale

obiettivo è chiaro: approfittare dell’ennesimo viaggio all’estero del

di Bush, e a fianco del quale quest’ultimo si era personalmente

presidente, per la prima offensiva politica in vista delle elezioni del

impegnato. Il giornalista de “la Repubblica”, inoltre, riportava i dati

1992 per la Casa Bianca. Colpire Bush nel suo tallone d’Achille,

degli ultimi sondaggi, secondo i quali, dopo la sconfitta alle elezioni

l’economia. Incalzarlo, dopo la sconfitta nell’ultima consultazione di

133

Franco Pantarelli, Urne amare per Bush: “Non vado in Asia”, “La Stampa”, 7 novembre 1991, p. 4.

341

martedì. Era stato chiamato ′un referendum su Bush′ e il presidente lo

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ha perso. A dispetto del forte sostegno dato al suo ex ministro della

discorso. ′Le elezioni in Pennsylvania′ ha osservato ieri, poco prima di

Giustizia, che si presentava candidato in Pennsylvania, nel collegio

imbarcarsi sull’Air Force One con destinazione Ciampino, ′mandano

del miliardario del ketchup John Heinz, morto in un incidente d’aereo,

un segnale alla Casa Bianca e al Congresso. L’economia ristagna, la

Dick Thornburgh è stato battuto dal democratico Harris Wofford. Il

gente è preoccupata. C’è chi soffre, c’è chi teme per il futuro. Gli

quale ha impostato la campagna elettorale sull’economia e

americani vogliono che sia data più attenzione all’assistenza medica,

sull’assistenza sanitaria, cioè sui temi su cui la Casa Bianca sembra

ma non sono pronti a pagare più tasse′ […] Da parte loro, i

essere distratta, mentre per il cittadino medio americano rappresentano

democratici hanno interpretato il voto di martedì come l’inizio di un

il problema numero uno, prima ancora delle droga e della criminalità.

rinascimento politico che nasce, come ha spiegato il presidente del

Fino alla fine dell’estate, Bush era sicuro di poter contare sui trionfi

partito, Ron Brown, ′dal fallimento della Reaganomics, della

nel deserto saudita e sui successi di politica estera per la rielezione nel 1992.

Ma

il

peggioramento

della

situazione

economica,

l’aggravamento della disoccupazione, passata a ottobre al 6,8%, il

Bushonomics e dalla voglia di cambiamento′. Per la verità, più che dalla voglia di premiare un partito invece di un altro, gli americani sembrano attratti dal desiderio di modificare le regole della politica.

rischio del double dip, la ′doppia picchiata′, cioè una recessione-bis

Anche se in Pennsylvania ha vinto un democratico, in altre zone sono

destinata a interrompere la ripresina, ha cambiato di colpo il panorama

stati i repubblicani ad affermarsi: ad esempio nel New Jersey, dove

politico. A marzo di quest’anno, il 67% degli americani era pronto a

hanno raggiunto la maggioranza nel parlamento statale o nel

votare per Bush, rispetto a un 17% favorevole a un candidato

Mississippi, dove sono riusciti ad eleggere il loro primo governatore

democratico. Secondo gli ultimi sondaggi, solo il 46% è ora

in cento anni. Ma più in generale si assiste a una disaffezione per la

fideisticamente pro-Bush, mentre il 36% si è convertito all’ipotesi

politica. La fiducia degli americani nello stato, nelle capacità di

′Mario Cuomo′ o di un altro democratico.

governo di Washington, si è dimezzata, passando dal 75% degli anni

Accusato di troppa passione in politica estera e di troppa poca in

di Dwight Eisenhower al 36% di ora. Il presidente che all’estero si è

quella interna, Bush è già corso ai ripari. Ha rimandato il viaggio che

meritato il titolo di ′SuperBush′, in patria è trattato da ′MiniBush′.

lo avrebbe portato a fine novembre in Australia e in tre stati asiatici,

Nelle librerie viene venduto con notevole successo il libro di E. J.

Giappone, Singapore e Corea del Sud. Ha convinto la Federal Reserve di Alan Greenspan ad abbassare il tasso di sconto, che ieri è stato portato dal 5% al 4,5%, il livello più basso di quasi un ventennio,

Dionne, Why Americans Hate Politics, ′Perché gli americani odiano la politica′”.134

tirandosi dietro anche il prime rate, il tasso praticato dalle banche ai loro migliori clienti. E ha cominciato a ′condire′ di economia ogni suo

134 Arturo Zampaglione, Il presidente non seduce più gli americani: sconfitto in Pennsylvania SuperBush ora ha paura, “la Repubblica”, 7 novembre 1991, p. 4.

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Ennio Caretto, intanto, era tornato a parlare del “caso Cuomo” sottolineando che quest’ultimo, considerato da molti la carta migliore

non ha nascosto il proprio disappunto. ′Prima Cuomo deciderà − ha detto − meglio sarà. Gli chiedo di fare il più presto possibile′”.135

dei democratici alle presidenziali del ’92, ancora non aveva deciso se

Anche Franco Pantarelli, come il collega Ennio Caretto, riportava

candidarsi alla presidenza. Il giornalista de “la Repubblica”, inoltre,

la notizia che Mario Cuomo aveva rinviato per l’ennesima volta

evidenziava che l’indecisione del governatore di New York aveva

l’annuncio ufficiale della sua candidatura alla presidenza generando

incominciato a stancare sia i 6 candidati democratici già scesi

ansia e malumori sia all’interno del Partito democratico sia tra i 6

ufficialmente in lizza sia Ron Brown, presidente della commissione

candidati democratici già scesi in campo sia tra gli elettori americani.

nazionale del Partito democratico per le elezioni, perché, viste le

Il giornalista de “La Stampa”, inoltre, era tornato a prendere in esame

difficoltà incontrate dal Partito repubblicano nell’ultima tornata

le elezioni amministrative tenutesi nei giorni precedenti sottolineando

elettorale, era questo il momento giusto per lanciare l’offensiva

che esse avevano lanciato un segnale negativo a Bush e ai

democratica sui problemi interni al paese contro il negligente

repubblicani, ma anche più in generale all’establishment politico nel

presidente in carica Bush. Scriveva Caretto: “Il governatore di New

suo complesso, democratici compresi. Secondo Pantarelli, infatti, gli

York, l’italoamericano Mario Cuomo, figlio di immigrati, considerato

elettori statunitensi avevano preferito degli sconosciuti, degli outsider

da molti la migliore carta che i democratici potrebbero giocare contro

ai potenti consolidati, in quanto avevano voluto dimostrare di averne

il presidente degli Stati Uniti George Bush nelle prossime elezioni, ha

abbastanza dei “politici” di vecchia data e ciò, in chiave elettorale del

detto mercoledì notte che non ha ancora deciso se si candiderà alle

1992, avrebbe potuto significare una probabile sconfitta del presidente

presidenziali. ′Prenderò una decisione appena sarò in grado di farlo e

in carica Bush e una possibile vittoria di Mario Cuomo, sempre che

ve lo farò sapere appena potrò′ ha detto il potente Cuomo, che non ha

quest’ultimo si fosse candidato. Infine, il giornalista de “La Stampa”

fornito alla stampa nessuno indizio sulla possibilità o meno che egli si

sottolineava che era rispuntata una vecchia storia di cocaina che aveva

appresti ad unirsi agli altri 6 che parteciperanno alla nomination dei

riguardato il vicepresidente Dan Quayle nel 1988.

democratici. Cuomo ha detto di sentirsi sotto pressione: ′Sto cercando

Scriveva Pantarelli: “Doveva essere la volta buona, mercoledì

di scegliere ora mentre sto governando lo Stato di New York. Altri ci

sera. Mario Cuomo era previsto come ′ospite d’onore′ in una

hanno messo degli anni′ ha detto in un programma televisivo

trasmissione televisiva di New York in cui avrebbe risposto alle

americano. ′Sto studiando la questione…′. Ron Brown, presidente

domande telefoniche dei telespettatori e tutti si aspettavano che

della commissione nazionale del Partito democratico per le elezioni,

avrebbe finito di fare l’Amleto, dicendo una volta per tutte se intende o no candidarsi alla Casa Bianca. In vista dell’annuncio, negli studi 135

345

Ennio Caretto, Cuomo rinvia la sfida a Bush, “la Repubblica”, 8 novembre 1991, p. 16.

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della stazione televisiva i giornalisti erano accorsi in massa, e non solo

corsa alla presidenza′. L’idea che una valutazione del genere si possa

quelli di New York. Con tutto quello che è stato detto nelle settimane

fare ′casualmente, dopo una rapida occhiata alle cose, è un’idea

scorse, era il loro ragionamento, come potrà Mario scivolare ancora?

avventata′. Avere il governatore a portata di telefono ha eccitato molti

Come può pretendere di tenere in sospeso l’intera organizzazione del

spettatori, che hanno aggredito Cuomo con domande anche

Partito democratico, i sei candidati già scesi in campo, i vari

provocatorie sul suo modo di amministrare lo Stato di New York. E

′consultant′ elettorali che prima di impegnarsi a lavorare con qualcun

lui ne ha approfittato per fare continue incursioni nella vita politica

altro vogliono aspettare che sfumi la possibilità di lavorare per lui, e −

nazionale alimentando così l’idea che a parlare era il ′candidato′. Si

cosa più importante di tutte − i vari possibili contribuenti alla

sente qualificato per la Casa Bianca?, gli ha chiesto brutalmente uno.

campagna elettorale contro George Bush? La gente non ne può più,

′Questo sta a voi dirlo′. Come mai a New York si pagano tasse così

vanno dicendo da settimane i giornali. Se continua così il governatore

alte? ′Sono inferiori a quando sono arrivato e io non le ho aumentate,

di New York si ritroverà a dover sormontare, se e quando si candiderà,

come invece è stato fatto in altri Stati′. L’educazione? A New York il

anche il disappunto creato nei potenziali elettori dalla sua lunga indecisione. Mercoledì sera, quindi, erano tutti convinti che sarebbe stata la volta buona. I giornali newyorkesi avevano già preparato la prima pagina col titolo che annunciava la candidatura, pronti a ′licenziarla′ non appena dallo schermo televisivo fosse arrivata la conferma, e gli editorialisti già si erano messi a raccogliere le idee su quello che avrebbero dovuto scrivere. Tutta fatica sprecata. Ancora una volta Mario Cuomo ha rinviato l’annuncio ufficiale. Ha detto che deve ancora ′completare il processo

99% dei ragazzi riceve un livello di istruzione che ha ′più finanziamenti della media nazionale′. Le elezioni dell’altro ieri, dicono un po’ tutti, sono un segnale negativo per Bush (nella corsa a un seggio senatoriale della Pennsylvania è stato sconfitto il ′suo′ ministro della Giustizia Dick Thornburgh, a fianco del quale il presidente si era personalmente impegnato), ma anche per l’establishment politico nel suo complesso, democratici compresi. I due esempi che vengono presi a simbolo sono appunto quello della Pennsylvania (il vincitore Harris Wofford è il

decisionale′, che ′appena possibile ve lo farò sapere′, e a chi insisteva

primo senatore democratico espresso da quello Stato in oltre 20 anni)

sul ′danno′ che questa sua indecisione potrebbe provocare ha risposto

e quello del Mississippi, dove il vincitore Kirk Fordice sarà il primo

di non credere al disappunto della gente di cui parlano tanto i giornali.

governatore repubblicano dai tempi di Abraham Lincoln, che nel Sud

Ma che cosa deve ancora valutare?, gli è stato chiesto con

è ancora odiato come il presidente repubblicano della guerra civile.

perentorietà. ′Sto cercando di valutare − ha risposto − se è o no nel

Preferendo degli sconosciuti ai potenti consolidati, è l’idea generale,

migliore interesse dei cittadini di questo Stato che io resti fuori dalla

la gente ha voluto dimostrare di averne abbastanza dei ′politici′ in

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quanto tali, a prescindere dal loro colore. Un umore certo non nuovo

continuavano a peggiorare: gli americani già morti nel 1991 erano 125

(né solo americano), su cui la famosa ′anomalia′ di Cuomo, dicono

mila, quasi 200 mila gli ammalati, 1,5 milioni i sieropositivi, di cui

molti, potrebbe fare presa. Insomma lui continua ad essere per tutti la

230 mila con un arco di vita inferiore ai tre anni. Il giornalista de “la

migliore carta democratica contro George Bush, i cui problemi sono in

Repubblica” aggiungeva che il “New York Times” aveva dedicato un

aumento. Ultimo: proprio ieri, mentre il presidente era a Roma, qui è

editoriale all’eroe malato del basket americano dal titolo “Magic

rispuntata la vecchia storia di cocaina che riguarda il suo discusso

Johnson as President” e che molti americani appassionati dello sport e

pupillo Dan Quayle. La Dea ha ufficialmente ammesso che a suo

dell’idolo dei Los Angeles Lakers avrebbero visto di buon occhio

tempo fece un’inchiesta sull’attuale vicepresidente, ma non trovò

quest’ultimo nella carica di vicepresidente democratico nel ’92,

nulla. Tutti però si sono scatenati a rivangare il fatto che al suo

magari accanto a Mario Cuomo nella veste di presidente. Secondo

principale accusatore, un uomo attualmente detenuto che dice di

Zampaglione, infine, l’ipotesi di “Magic” Johnson vicepresidente

avergli venduto la ′roba′, nel 1988 fu impedito di parlare fino al

democratico non era da scartare visto che già Bill Bradley e Tom

giorno delle elezioni”.136

McMillen, due ex campioni di pallacanestro, si erano dati con

Arturo Zampaglione, nel frattempo, aveva sottolineato che una

successo alla politica.

triste notizia aveva colpito il mondo dello sport: Earvin “Magic”

Scriveva Zampaglione: “′Magic Johnson as President′ è il titolo

Johnson aveva scoperto di avere l’Hiv, il virus dell’Aids. Il giornalista

dell’editoriale che il “New York Times” dedica all’eroe malato del

de “la Repubblica” evidenziava che con il “caso Johnson” l’Aids era

basket americano. Dopo dodici anni di trionfi per i Los Angeles

ormai divenuto un altro tema della campagna elettorale del 1992 e,

Lakers, Johnson ha annunciato di essere sieropositivo e di ritirarsi dal

infatti, nuove critiche avevano colpito la Casa Bianca e in particolare

basket per diventare l’ambasciatore itinerante della causa dell’Aids. In

il presidente Bush, reo di aver permesso durante la sua presidenza che

meno di 48 ore la notizia ha fatto il giro del mondo, ha fatto piangere i

l’Aids scomparisse dall’elenco dei problemi nazionali. Zampaglione

bambini di Harlem e gli sportivi di Tokyo, si è ripercossa a Wall

metteva in evidenza, inoltre, che i democratici avevano sfruttato al

Street e ha cambiato l’America, anche sotto il profilo politico. ′Mister

meglio il “caso Johnson”, in quanto avevano rincarato la dose

Johnson ha promesso di impegnarsi per arrestare la diffusione della

accusando Bush di aver limitato i finanziamenti pubblici per la

malattia′ scrive il “Times”. ′La sua promessa dovrebbe far vergognare

ricerca, di aver assunto un atteggiamento stupidamente moralistico, di

George Bush, il cui silenzio ha permesso che l’Aids scomparisse

aver chiuso le frontiere agli ammalati stranieri, di aver scoraggiato la

dall’elenco dei problemi nazionali′. I democratici rincarano la dose. Il

Conferenza Internazionale sull’Aids del 1992, mentre le cifre

presidente repubblicano è accusato di aver limitato i finanziamenti

136

Franco Pantarelli, SuperBush è in crisi e Cuomo fa l’Amleto, “La Stampa”, 8 novembre 1991, p. 6.

349

pubblici per la ricerca, di aver assunto un atteggiamento stupidamente

350


moralistico, di avere chiuso le frontiere agli ammalati stranieri, di aver

contagiato dal virus negli ultimi tre anni per via di un rapporto

scoraggiato la conferenza internazionale sull’Aids dell’anno prossimo,

sessuale imprudente. Potrebbe essere il primo illustre eterosessuale a

mentre le cifre continuano a peggiorare: gli americani già morti di

contrarre l’Aids: di qui, il drammatico impatto che ha avuto il suo

Aids sono 125 mila, quasi 200 mila ammalati, 1,5 milioni i

annuncio […] Tutti sperano che il governo, sulla scia del caso

sieropositivi, di cui 230 mila se ne andranno nel prossimo triennio.

Johnson, incrementi i fondi per le attività scientifiche sulla malattia;

L’Aids è ormai un tema della campagna elettorale, la Casa Bianca

sono saliti dai 5,5 milioni di dollari del 1982 ai 2 miliardi della

continua ad essere criticata e c’è chi dice che ′Magic′ Johnson

finanziaria 1992, ma, secondo gli esperti, non bastano. Il vero, nuovo

potrebbe aspirare a un posto di vicepresidente democratico, magari

allarme suona per gli eterosessuali d’America. Finora si sono sentiti

accanto a Mario Cuomo. Perché no? Bill Bradley e Tom McMillen,

un po’ estranei al fenomeno dell’Aids. Sui 197.718 che negli Stati

due ex campioni di pallacanestro, non si sono forse dati, con successo,

Uniti hanno ufficialmente la sindrome, solo il 5,6% sono eterosessuali,

alla politica?

in tutto 10.989, di cui 4.321 uomini e 6.668 donne. Non sentendosi ′a

Ma ′Magic′ non ha solo il sorriso sulle labbra, tanto coraggio e

rischio′, gli eterosessuali tendono a non sottoporsi ai test del sangue.

popolarità, ha anche l’Hiv, il virus dell’Aids; non è ancora malato, ma

Anche Johnson ha scoperto il virus per caso: in occasione di un esame

sa che il suo futuro è segnato, che morirà entro 10 anni a meno che la

richiesto dalla compagnia che avrebbe dovuto assicurarlo sulla vita,

scienza non trovi qualche rimedio in tempo utile. Per il momento può

assieme agli altri compagni di squadra. ′Da questo punto di vista

solo curarsi con l’Azt, un farmaco che ritarda la diffusione

Johnson avrà un ruolo storico′ afferma il suo ex avversario McMillen,

dell’infezione, e con altre medicine che ne combattono effetti

ora deputato. Tutti concordano. Idolo dei bambini dei ghetti, adorato

secondari. ′Mi sento benone e voglio vivere a lungo′, ha detto venerdì

dai papà e dalle mamme, punto di riferimento ′positivo′ della

notte, nella prima apparizione televisiva, durante lo show di Arsenio

comunità afro-americana, proporzionalmente tra le più colpite dalla

Hall, tra gli applausi del pubblico. Il campione è intelligente: sa bene

malattia, il campione ha di fronte a sé una missione, assieme, magica e

che, per ora, tutto è un palliativo. Quando il virus lo farà ammalare

melanconica”.137

veramente di Aids, quando perderà l’ultima battaglia, Johnson

Alcuni giorni dopo le elezioni amministrative tenutesi in 26 Stati

diventerà la prima grande vittima del mondo dello sport. L’Aids ha

Usa, Rodolfo Brancoli aveva sottolineato che brutte notizie era giunte

colpito il cinema, la musica, la pittura, la moda, la politica, il teatro, la

per George Bush: gli elettori americani non lo amavano più. Il

pubblicità, la letteratura. Finora non si era mai accanito contro un

giornalista del “Corriere della Sera”, infatti, evidenziava che, a 8 mesi

atleta, la cui fama equivale a quella di un Coppi o di un Pelé. Non solo: ′Magic′, sposato da un mese e in attesa di un figlio, è stato

137 Arturo Zampaglione, “Aids dimenticato”: Bush è sotto tiro dopo il caso Johnson, “la Repubblica”, 10-11 novembre 1991, p. 21.

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dalla vittoria nel Golfo, l’indice di popolarità del presidente americano

molto scetticismo alla sua ricandidatura e il braccio di ferro con il

continuava a calare e, per la prima volta, un autorevole sondaggio

candidato che verrà nominato dal Partito democratico si preannuncia

condotto dal “Times Mirror Center” lo dava per sfavorito nei confronti

molto più incerto del previsto. Secondo l’ultimo sondaggio condotto

dei democratici: solo il 41% degli elettori Usa lo avrebbe rieletto alla

dal “Times Mirror Center”, il 43% degli intervistati voterebbe per un

Casa Bianca, mentre il 43% avrebbe votato per un candidato

candidato democratico mentre solo il 41% confermerebbe Bush.

democratico qualsiasi. Brancoli metteva in evidenza, però, che,

Considerando un margine di errore di 3 punti percentuali in più o in

paradossalmente, in base al sondaggio, se fosse stato Mario Cuomo lo

meno, ne risulta un testa a testa fra Bush e il suo ipotetico antagonista

sfidante di Bush alle presidenziali del 1992 quest’ultimo avrebbe

democratico. ′Finora Bush sembrava elettoralmente invincibile − si

sconfitto agevolmente il governatore di New York con il 58% delle

legge nell’analisi che accompagna i dati della ricerca −. Ora è la prima

preferenze contro il 37%. Secondo il giornalista del “Corriere della

volta che la rielezione di Bush nelle presidenziali del prossimo anno

Sera”, in qualunque caso, il sondaggio del “Times Mirror Center”

appare minacciata dal malcontento della gente per l’andamento

significava principalmente che la corsa per le elezioni presidenziali

dell’economia e per l’ordine di priorità dell’attuale amministrazione′.

del ’92 era riaperta e la causa andava ricercata nella situazione

Il sondaggio sembra quindi dar ragione alla campagna elettorale,

economica interna degli Stati Uniti e nello stile di Bush, presidente più

incentrata sui temi interni dell’economia e dell’assistenza sanitaria,

attento alla politica estera che a quella interna. Secondo Brancoli,

condotta nelle settimane scorse dai democratici della Pennsylvania,

comunque, in quel momento il presidente repubblicano aveva ancora

che hanno presentato Bush come un diplomatico sempre in giro per il

un asso nella manica: i democratici non avevano trovato candidati

mondo e poco attento ai problemi di casa. Proprio su questi temi il

“forti” e nel novembre ’92, nel confronto diretto, Bush avrebbe potuto

candidato democratico della

avere partita facile.

repubblicano, appoggiato esplicitamente da Bush, nonostante egli

Scriveva Brancoli: “Nemmeno il superpresidente George Bush

Pennsylvania ha battuto quello

fosse largamente sfavorito in partenza.

riesce ad essere profeta in patria. A otto mesi dalla trionfale vittoria

Oggi solo il 34% degli americani si dice soddisfatto di come

nella guerra del Golfo, che l’aveva reso immensamente popolare in

vanno attualmente le cose negli Stati Uniti, contro un 61% di

casa propria e fuori, il capo della Casa Bianca si scopre più

insoddisfatti: è il più basso livello di consenso verso la Casa Bianca in

vulnerabile che mai e il suo indice di gradimento è in costante discesa.

5 anni di ricerche del “Times Mirror Center”. E solo il 55% degli

Ogni giorno nuovi sondaggi elettorali, che sono le prime avvisaglie

americani approva l’operato di Bush come presidente, con un calo di 6

della grande competizione elettorale per le presidenziali del ’92, gli

punti percentuali rispetto a un mese fa e di ben 29 punti rispetto al

portano cattive notizie: gli elettori americani sembrano guardare con

marzo scorso, quando l’84% dei cittadini Usa stava col proprio

353

354


presidente. L’indice di gradimento di Bush è più alto tra i giovani

se il candidato democratico fosse stato Mario Cuomo il presidente

sotto i 30 anni e fra le persone benestanti con un reddito sopra i 50

avrebbe avuto la meglio con il 58% dei voti contro il 37% del

mila dollari l’anno, mentre scende tra gli ultracinquantenni e tra le

governatore italoamericano. Il giornalista de “La Stampa” evidenziava

persone a reddito basso (sotto i 50 mila dollari). Tuttavia il

che le cause che avevano portato a quel sondaggio così scioccante per

malcontento per l’economia e per le altre questioni domestiche è

Bush consistevano nel fatto che quest’ultimo trascurasse troppo la

generale e non riconducibile entro limiti generazionali o di reddito. E

politica interna e anche la stagnante economia e un sistema sanitario

l’elettorato Usa, sempre più deluso e preoccupato dell’andamento

non funzionante avevano influito notevolmente, essendo questi tutti

dell’economia nazionale, torna a puntare − per la prima volta dal 1988

campi che destavano un forte disagio e una forte preoccupazione alla

− su ′un qualsiasi candidato democratico′, come spiega l’analisi

classe media americana che si sentiva trascurata, se non addirittura

“Times Mirror Center”. Secondo molti osservatori questo non

abbandonata nei suoi sempre più pressanti problemi socio-economici,

significa che l’America si sia di nuovo innamorata del Partito

dal suo presidente. Secondo Passarini, infine, il presidente in carica

democratico, ma che vuole dare un segnale forte all’attuale

aveva ormai pochi mesi per risalire una china che fino a poche

amministrazione repubblicana. Se infatti il candidato democratico

settimane prima dominava dall’alto se non voleva rischiare di perdere

fosse il governatore di New York Mario Cuomo, l’uomo di gran lunga

le elezioni del ’92 contro un qualsiasi candidato democratico, e ciò a

preferito allo stato attuale nelle file democratiche, Bush la spunterebbe

prescindere dalla candidatura di Mario Cuomo, politico che in quel

agevolmente conquistando ben 58 preferenze su 100 contro le 37 del

momento appariva più preoccupato dal disastrato bilancio del suo

rivale d’origine italiana”.138

Stato che dall’idea di dover decidere se scendere in lizza o meno a

Anche Paolo Passarini, come il collega Rodolfo Brancoli del

fianco degli altri sei democratici già fattisi avanti.

“Corriere della Sera”, aveva preso in esame il sondaggio condotto dal

Scriveva Passarini: “L’ultimo campanello d’allarme per George

“Los Angeles Times” sottolineando che l’America non amava più il

Bush, azionato da un sondaggio del “Los Angeles Times”, ha il suono

suo presidente tanto che, per la prima volta da quando Bush era a capo

squillante di una sirena dei pompieri: adesso come adesso, tra il

degli Stati Uniti, se l’elezione presidenziale si fosse tenuta in quel

presidente uscente e un suo innominato avversario democratico, gli

momento il presidente repubblicano in carica non sarebbe stato

elettori sceglierebbero quest’ultimo, 43% contro 41%. Per Bush,

rieletto e sarebbe stato sconfitto da un qualsiasi democratico. Il

trionfatore irraggiungibile fino a pochi mesi fa, si materializza per la

sondaggio, però, precisava ancora, in modo alquanto “bizzarro”, che

prima volta il fantasma di una sconfitta possibile nelle elezioni presidenziali del ’92. Il sondaggio di ieri è l’ultimo (per adesso) di una

138

Rodolfo Brancoli, Bush crolla nei sondaggi: è con lui solo il 41%, “Corriere della Sera”, 13 novembre 1991, p. 6.

355

serie di segnali negativi che l’elettorato americano ha cominciato a

356


emettere all’indirizzo del presidente in carica da qualche settimana, da

fondamento. La ripresina non c’è ancora, ma la recessione non c’è più.

quando è parso chiaro che la ripresa economica, prima promessa e poi

C’è una stagnazione con qualche sintomo di uscita dal coma: le

addirittura annunciata come già in corso da qualche incauto esponente

esportazioni, per esempio, vanno bene. D’altra parte, gli Usa stanno

dell’amministrazione, non arriva e neppure si profila all’orizzonte.

pagando le follie del liberalismo ideologico dell’epoca reaganiana, del

Così Bush, che alla fine della guerra del Golfo, otto mesi fa, era

quale i tagli fiscali erano il fiore all’occhiello. Per cui i do nothing,

quotato con uno stratosferico 84% dei consensi, ha assistito sgomento

fare niente, hanno i cassetti pieni di conti da pagare. Ma per Bush il

a un’erosione costante e veloce del suo capitale di voti. E adesso ha a

problema resta. Certo, il sondaggio del “Los Angeles Times” è

disposizione una manciata di mesi per risalire una china che prima

birichino. Bush ha la peggio contro un democratico ′senza nome′,

dominava dall’alto. Dopo l’inattesa sconfitta del suo candidato Dick

come dire che guai concreti dell’oggi soccombono di fronte a vaghe

Thornburgh una settimana fa in Pennsylvania, Bush, criticato per un

promesse del domani. Infatti, appena l’′innominato′ ha un nome,

eccesso di attivismo all’estero a scapito dell’iniziativa in patria, decise

quello per esempio, di Mario Cuomo, considerato da tutti il candidato

di cancellare un lungo viaggio in Estremo Oriente e nel Pacifico.

democratico potenzialmente più forte, Bush stravince 58% contro

Adesso, la maggiore attenzione ai problemi nazionali deve

37%. Poi Cuomo, che Bush ieri è andato a stuzzicare nella sua tana,

concretizzarsi in qualche iniziativa. Ma quale? Thornburgh è stato

facendo un comizio a New York, non ha ancora deciso. Lo farà questa

battuto dall’outsider democratico Harris Wofford, perché incalzato

settimana, promette. Se sarà un ′no′, Cuomo, dopo tanti estenuanti

sulle carenze del sistema sanitario nazionale. Ma la strategia

′amletismi′, sarà un politico finito. Se sarà ′sì′, dovrà poi giustificare il

dell’attuale amministrazione della Casa Bianca esclude grossi esborsi

suo disastroso bilancio come governatore dello Stato di New York e

federali per rilanciare l’assistenza medica.

molti diranno: ma che capacità di decisione ha un uomo che ci ha

Un aumento della spesa pubblica è sempre il modo più veloce e

messo tanto solo per decidere se presentarsi o no?”.139

sicuro per stimolare l’economia, ma è un modo rischioso: il deficit federale,

già

consistente,

aumenterebbe

considerevolmente

Pure Ennio Caretto aveva riportato l’esito del sondaggio del “Los

e

Angeles Times” in base al quale, se le elezioni si fossero svolte in quel

l’inflazione, ancora bassa ma nervosa, potrebbe riaccendersi. Restano

momento, il presidente americano più popolare della seconda metà del

due strade: abbassare la tasse o non fare niente. Su questo

secolo sarebbe stato sconfitto, anche se di strettissima misura, da un

l’amministrazione è spaccata: il ministro del Commercio è per la

qualsiasi democratico. Il giornalista de “la Repubblica” evidenziava

prima, il ministro del Tesoro per la seconda. Bush propende per la tesi

che l’esito di tale sondaggio rappresentava la più traumatica caduta in

di quest’ultimo, Dan Quayle, per quello che conta, per la tesi opposta.

verticale di un leader politico che la storia americana ricordasse:

C’è da dire che la linea dei do nothing, fare niente, ha qualche

357

139

Paolo Passarini, Pollice verso a Bush in un sondaggio-choc, “La Stampa”, 13 novembre 1991, p. 6.

358


Bush, infatti, era passato dall’80% dei consensi ottenuti in marzo,

strada e che il Sogno Americano minacciasse di degenerare per

dopo il trionfo su Saddam, al 41% del momento. Secondo Caretto e

sempre in un miraggio irraggiungibile. Tutto ciò, secondo Caretto, era

secondo la maggioranza dei democratici, inoltre, nonostante il

un altro chiaro campanello d’allarme per Bush in vista delle elezioni

sondaggio desse vincente il presidente statunitense contro il

del ’92.

democratico Mario Cuomo, quest’ultimo nella veste di presidente

Scriveva Caretto: “L’esito del sondaggio è clamoroso e fa

avrebbe formato un ticket presidenziale pressoché imbattibile nel ’92

tremare la Casa Bianca. Se le elezioni si svolgessero oggi, il

con Bob Kerrey vicepresidente. Il giornalista de “la Repubblica”, poi,

presidente più popolare della seconda metà del secolo verrebbe

sottolineava che c’era stato il primo scontro tra i candidati democratici

sconfitto, sia pure di strettissima misura. Il 41% degli elettori

− veri e presunti − alla presidenza degli Stati Uniti: Mario Cuomo

voterebbe per lui, ma il 43% per il candidato democratico, chiunque

aveva attaccato Bill Clinton, il giovane governatore dell’Arkansas, che

egli fosse, anche un senza volto. Il resto si asterrebbe. È la più

veniva considerato da tutti il suo più forte rivale e ciò, secondo

traumatica caduta in verticale di un leader politico che la storia Usa

Caretto, stava a significare che il governatore di New York era ormai

ricordi. Sei mesi fa, dopo la vittoria su Saddam Hussein − ma, ironizza

pronto a sfidare Bush e che, quindi, a giorni avrebbe sciolto i suoi

Mario Cuomo, ′il despota regna sempre a Bagdad′ − ′SuperBush′

ultimi dubbi sulla sua entrata in campo. Il giornalista de “la

avrebbe riscosso l’80% dei suffragi e il mese scorso ancora il 55%. ′Il

Repubblica”, tornando a parlare del sondaggio del “Los Angeles

re è nudo′, proclama il senatore democratico Pat Moynihan, esultando:

Times”, sosteneva che l’esito sfavorevole per il presidente in carica di

′Ha perso il manto dell’invincibilità′. Il sondaggio, pubblicato dal

tale sondaggio era stato causato dalla “rivoluzione interna” della

“Los Angeles Times” nella assolata California, culla del reaganismo e

classe media americana che, all’improvviso, si era scoperta perdente

della Reaganomics, contiene un’inattesa nota di consolazione per la

dopo un decennio di reaganismo e di Reaganomics. Per Caretto, ormai

Casa Bianca. Se oggi i democratici candidassero il governatore

l’America aveva dimostrato, con l’ultimo rilevamento elettorale del

Cuomo alla presidenza, SuperBush vincerebbe col 58% contro il 37%

“Los Angeles Times” e con le ultime elezioni amministrative tenutesi

dei voti. Ma il dato si scontra con la patetica vicenda dell’ex ministro

in 26 Stati, di essere pronta a un cambiamento politico e di volerlo

della Giustizia Thornburgh in Pennsylvania: partito con un vantaggio

vista la rabbia e lo scontento che la maggioranza degli americani

di 44 punti rispetto al democratico Wofford nelle elezioni al Senato,

provavano e avevano dimostrato di avere verso il loro presidente. Il giornalista de “la Repubblica”, infine, riportava l’esito di un altro sondaggio compiuto questa volta dal “Washington Post” in base al quale 7 americani su 10 credevano che l’America fosse ormai fuori

359

Thornburgh, considerato ′un clone′ di George Bush, ha finito per perdere per 10 punti. Dichiara Moynihan con speranza forse prematura: ′Su Cuomo pesano molti pregiudizi. Ma il governatore li dissiperà durante la campagna elettorale. E gli affiancheremo un

360


candidato vincente alla vicepresidenza′. Il senatore rifiuta di fare il

nell’amministrazione. Costretta dalla crisi dell’economia a trarre un

nome del numero due, ma al Congresso non è più un mistero. I

bilancio della propria condizione, l’America di mezzo tocca con mano

democratici sognano l’accoppiata Cuomo-Kerrey. Bob Kerrey, ex

di vivere peggio di 10 o 20 anni fa. Le statistiche riassumono

governatore del Nebraska, senatore, e compagno dell’attrice Debra

compiutamente il calvario del ceto medio Usa nell’ultimo decennio, la

Winger, è un eroe della guerra del Vietnam, un kennediano

fetta delle famiglie con un reddito quasi immutato, intorno ai 35 mila

carismatico che porrebbe un’ipoteca sulla Casa Bianca del 2000. […]

dollari annui. ′Nel 1980′ afferma Moynihan ′essa formava il 40% della

Nel frattempo, c’è stato il primo scontro tra i candidati democratici −

popolazione, nel 1990 ne forma appena il 35%. Si è assottigliata

veri e presunti − alla presidenza degli Stati Uniti. Mario Cuomo, che

perché sono aumentati a dismisura soprattutto i poveri ma anche i

secondo voci non confermate potrebbe annunciare la propria

ricchi′. Schiacciati tra i lawmakers di Washington e i dealmakers di

candidatura domani o dopodomani, ha attaccato Bill Clinton, il

Wall Street, i legislatori e gli affaristi − prosegue il senatore − a poco a

giovane governatore dell’Arkansas, il suo più forte rivale.

poco la classe media retrocede da impieghi pagati 15 dollari all’ora ad

L’improvvisa sortita contro Clinton è stata interpretata al Congresso

altri pagati la metà. ′E in assenza di un’edilizia pubblica, un’assistenza

come la conferma che Cuomo è pronto a sfidare Bush […]

sanitaria di Stato, un’istruzione gratuita e via di seguito′ aggiunge Pat

Che cosa si nasconde dietro il crollo − che peraltro potrebbe

Moynihan ′non riesce più a far fronte alle spese della casa, , dei

essere solo temporaneo − del mito di SuperBush? Quello che Mary

medici e della scuola′. Il “Philadelphia Enquirer” ha definito il

McGrory, la voce più ′liberal′ del giornalismo americano, chiama ′il

fenomeno dismantling, lo smantellamento dell’America. E Mary

risveglio della maggioranza silenziosa′. Nel momento dei suoi

McGrory ha scritto che il Paese ′ha bisogno di un cambio di politica

massimi trionfi di politica estera, la rifondazione della Nato nel dopo

come un malato grave di cuore di un trapianto′. Oggi la rabbia della

comunismo, la Conferenza di pace in Medio Oriente, il presidente si

maggioranza silenziosa esplode e si dirige in parte contro Bush.

trova alle prese con una rivoluzione interna, la rivoluzione della

Il “Los Angeles Times” ha pubblicato una feroce vignetta sul

middle class, la classe media, scopertasi perdente dopo un decennio di

presidente. Mostra Bush che si affaccia sulla scaletta dell’Air Force

reaganismo e di Reaganomics. Non sono soltanto i sondaggi elettorali

One, la Casa Bianca volante, in una sosta dei suoi viaggi. ′Che posto

né i secchi responsi delle urne a segnalarla. Sono anche le

orribile!′ esclama. ′Dove siamo?′. ′In America′ gli risponde il suo

dimostrazioni di protesta popolari nelle metropoli e nelle campagne.

entourage. Un paradosso? Non è così, stando ad un altro spettacolare

Sono gli attacchi furenti dei sindacati, improvvisamente ritornati in

sondaggio d’opinione. ′Sette americani su dieci′ ha rilevato il

auge. Sono i commenti dei mass media. Sono le polemiche in corso

“Washington Post” ′credono che l’America sia fuori strada, e che

361

362


l’amministrazione sia in balia dei grossi interessi finanziari. Non s’era

vuole: l’impiego ai 10 milioni di persone che ne sono prive,

mai verificata una tale crisi di fiducia nelle istituzioni′. ′È una vignetta

l’assistenza sanitaria ai 37 milioni di persone che non l’hanno mai

molto irrispettosa′, ci dice il senatore repubblicano Alan Specter ′ma

avuta, l’aspettativa per la maternità ai 15-20 milioni di donne a cui è

contiene un fondo di verità. È urgente provvedere ai bisogni

stata negata, eccetera. Ma è chiamato a compiere un miracolo

nazionali′. Specter rappresenta la Pennsylvania e ha tremato alla

economico, e a scavalcare ostacoli, come lo spaventoso deficit del

sconfitta di Thornburgh. ′I problemi sono tali che rischiamo di perdere

bilancio

la nostra base elettorale′ ammette. ′Per troppa gente il Sogno Americano minaccia di degenerare in un miraggio irraggiungibile′. Tre anni fa, quando umiliò gli avversari alle urne, SuperBush impostò la campagna elettorale sul contenimento dell’Urss, e quindi sulla difesa e sul disarmo, nonché sulla lotta alla criminalità e alla droga. E approfittò della paura suscitata in un certo elettorato bianco dalla candidatura democratica del leader nero Jesse Jackson. ′Ma adesso l’Urss non esiste quasi più′ prosegue Specter ′il Pentagono sta tirando i remi in barca, Jackson non si presenta candidato. Tutto ciò di cui si parla è la recessione′. Non è escluso che il cambiamento dei problemi sul tappeto capovolga il rapporto di forze tra il governo e l’opposizione: il vento del pessimismo, che nel 1988 soffiava duro contro i democratici, nel 1992 potrebbe soffiare violento contro i repubblicani. Cuomo, che rimane l’ago della bilancia Usa, non ha dubbi in merito. ′Il presidente si è lasciato distrarre dalla politica estera al punto da compiere una serie di brutti errori′ ha dichiarato il

dello

stato,

350

miliardi

di

dollari,

difficilmente

140

superabili”.

Ancora Ennio Caretto sottolineava che c’era stato un nuovo e spettacolare affondo dei democratici contro il presidente americano che era stato inaspettatamente indebolito dalla sua caduta di popolarità nei sondaggi dei giorni precedenti. Il giornalista de “la Repubblica”, infatti, evidenziava che al Congresso dei sindacati tenutosi a Detroit i sei candidati democratici avevano attaccato il presidente per la sua “negligenza benevola” nei confronti della crisi economica e sociale che attanagliava l’America e che aveva provocato il forte risentimento di una sostanziosa parte dell’America. Caretto aggiungeva che Bush si era difeso dagli attacchi dei democratici rifiutando qualsiasi responsabilità per la crisi dell’economia, il suo tallone d’Achille, e per i problemi sociali, attribuendola, invece, al Congresso, che era a maggioranza democratica e, inoltre, il presidente americano aveva respinto l’accusa di prestare troppa attenzione alla politica estera e poco a quella interna sostenendo fermamente che mai avrebbe cambiato il suo stile di governo. Il giornalista de “la Repubblica”,

governatore di New York. ′Ha posto il veto a una legge sui sussidi ai

però, sottolineava anche che Bush, dopo aver replicato ai democratici,

disoccupati, ha bloccato i diritti civili. Non sa che il posto di lavoro e

in ogni caso aveva deciso di annullare il suo viaggio in Asia previsto

Martin Luther King sono sacri come George Washington?′. SuperBush ha ancora un anno per dare alla middle class ciò che essa

363

140

Ennio Caretto, Crolla “SuperBush”: popolarità al minimo. Oggi gli Usa non voterebbero per lui, “la Repubblica”, 13 novembre 1991, p. 15.

364


per la fine di novembre e di averlo posticipato ai primi di gennaio del

la sua popolarità ancora in zona salvezza, il 56% circa contro il 72%

1992 perché desideroso di occuparsi dei problemi interni all’America,

della scorsa estate, Bush è passato al contrattacco, rifiutando qualsiasi

in primis dell’economia che sosteneva essere vicina alla ripresa.

responsabilità per la crisi dell’economia, il suo tallone d’Achille, e per

Caretto, infine, di nuovo aveva preso in esame il Congresso sindacale

i problemi sociali, attribuendoli invece ai democratici. ′I liberal

tenutosi a Detroit evidenziando che vi avevano partecipato tutti e sei i

controllano il Congresso e hanno cacciato l’economia nel loro limbo

candidati democratici alla presidenza, ma che solamente tre si erano

paralizzando le nostre iniziative′ ha tuonato il presidente. ′È una

messi in evidenza entusiasmando il pubblico presente: i due giovani

vergogna: sanno solo spendere, tassare e distruggere ciò che noi

leoni del Partito democratico, Bill Clinton e Bob Kerrey, e Tom

costruiamo′. E respingendo l’accusa di prestare troppa cura alla

Harkin che, essendo il più in sintonia col mondo operaio, aveva

politica estera e troppo poca a quella interna, ha aggiunto: ′Non

ricevuto un’accoglienza strepitosa. Ma il giornalista de “la

cambierò il mio stile di governo, la pace è nell’interesse dell’America,

Repubblica” concludeva sostenendo che la riscossa democratica sarebbe potuta essere effimera se l’economia si fosse ripresa in tempo per l’elezione del novembre ’92 e avrebbe potuto salvare così il posto al presidente Bush. Scriveva Caretto: “Nuovo e spettacolare affondo dei democratici contro SuperBush, inaspettatamente indebolito dalla caduta di popolarità nei sondaggi. Ieri, al Congresso dei sindacati a Detroit, i sei candidati liberal alla Casa Bianca hanno incolpato e attaccato il presidente per il suo disinteresse per i problemi reali del paese, cioè quelli di politica interna […] L’attacco è indicativo del risentimento di una sostanziosa parte dell’America per la politica di benign neglect, ′negligenza benevola′ di Bush nei confronti della crisi economica e sociale del paese […] Super Bush ha reagito prontamente all’offensiva democratica. Con un blitz di 48, ore che dai mitici grattacieli di New York lo ha portato agli immensi granai del Kansas, il presidente ha tentato di esorcizzare il demone dei sondaggi d’opinione. Debolmente assistito da una opinion poll della “Cnn” e della “Gallup”, che colloca

365

che non può rinchiudersi in una torre eburnea′. La Casa Bianca gli ha dato man forte. Ha riferito che Super Bush ha annullato il viaggio in Asia previsto per la fine di novembre ′per tenere d’occhio il Congresso che, come un figlio scapestrato, non si può lasciare solo in casa′. E ha insistito che il viaggio si farà ai primi di gennaio, ′appena rimesso un po’ d’ordine′. Nella sua carrellata nel cuore degli Usa, Bush ha trasmesso dovunque il medesimo messaggio: l’economia è vicina alla ripresa, non bisogna lasciare spazio ai democratici che la manderebbero immediatamente a picco, l’amministrazione prepara un piano di rilancio basato sui tagli delle tasse e l’aumento degli investimenti, la vittoria repubblicana alle elezioni del ’92 è più che certa. Facendo seguire i fatti alle parole, il presidente ha approvato un compromesso che proroga da sei mesi ad un anno i sussidi alla disoccupazione. Ma il leader del Senato Mitchell, un democratico, lo ha contestato: ′La Casa Bianca è in preda al panico′ ha sostenuto ′e la sua ricetta per la ripresa

366


economica va bene per il fritto misto′. Ha scritto il “New York

l’Estremo Oriente troppo importanti per la ripresa dell’economia

Times”: ′Bush ricorre a schemi superati per affrontare problemi nuovi.

statunitense, sia per l’inutilità della passata guerra del Golfo, essendo

È perseguitato dal fantasma del suo nemico Cuomo e anche tra i suoi

restato Saddam al potere, non aveva ancora deciso se candidarsi o

fedeli incontra tiepidi consensi′. L’attuale congiuntura americana,

meno alla presidenza. E tale sua esitazione, sosteneva Passarini, aveva

riassunta dalla rivolta del ceto medio contro Bush, favorisce in realtà i

alquanto irritato “i sei nani” democratici già fattisi avanti perché

democratici. Lo hanno toccato con mano i sei candidati alla Casa

pregiudicava gravemente la loro raccolta di fondi per la campagna

Bianca al Congresso sindacale di Detroit. Soprattutto i due giovani

elettorale e ciò sarebbe stato il motivo che aveva portato a una loro

leoni del partito, Bob Kerrey, il senatore del Nebraska, e Bill Clinton,

fredda accoglienza a Detroit durante la riunione dell’Afl-Cio (Caretto,

il governatore dell’Arkansas, hanno entusiasmato il pubblico. Anche

invece, nel suo articolo I democratici all’attacco del 14 novembre

Tom Harkin, il senatore dello Iowa, il più in sintonia col mondo

aveva parlato di un’accoglienza che era stata tutt’altro che fredda, anzi

operaio, ha ricevuto un’accoglienza strepitosa. Questa troika ha

alquanto calda, per almeno tre candidati democratici: Clinton, Kerrey

sopravanzato nettamente quella formata dal governatore nero della

e Harkin, loro riservata dai sindacati americani). Secondo Passarini, se

Virginia Doug Wilder, dall’ex governatore della California Jerry

era vero che Cuomo era intelligente, colto, abile oratore capace di

Brown e dall’ex senatore del Massachusetts Paul Tsongas. Ma il peso

mettere in difficoltà in un dibattito televisivo il poco brillante Bush, e

dei sindacati in America oggi è ridotto: essi inquadrano solo il 17%

capace di raccogliere fondi con grande facilità, la riluttanza del

della manodopera. La primavera democratica potrebbe essere perciò

governatore di New York a candidarsi andava ricercata nel suo punto

effimera: le fortune di Bush tornerebbero alle stelle se l’economia si

debole che consisteva nel deficit di 700 milioni di dollari del suo

riprendesse. È il motivo per cui Mario Cuomo, l’eminenza grigia

Stato, quello di New York, e nel fatto che proprio la città di New York

dell’opposizione, definito da Reagan il miglior politico Usa, non ha

era la capitale mondiale dei servizi sociali inesistenti, dei senza-casa e

ancora presentato la propria candidatura”.141

della criminalità. Si chiedeva, infatti, il giornalista de “La Stampa”

Paolo Passarini tornava a parlare di Mario Cuomo sottolineando

come Cuomo avrebbe potuto attaccare Bush sulla crisi economica che

che la sua esitazione alla candidatura alle presidenziali del ’92 stava

colpiva senza pietà l’America se lo Stato di New York versava nella

incominciando a seccare realmente l’America e in particolare il Partito

stessa situazione degli Stati Uniti, se non peggiore. E, inoltre,

democratico. Il giornalista de “La Stampa” evidenziava, infatti, che

Passarini terminava sostenendo che Cuomo riluttava a candidarsi

sebbene il governatore italoamericano avesse criticato Bush, sia per

anche perché quest’ultimo in politica estera era un politico provinciale

aver rimandato il suo viaggio in Giappone, essendo i rapporti con

rispetto a Bush. In effetti, solamente due volte Cuomo, da quando era

141

Ennio Caretto, I democratici all’attacco, “la Repubblica”, 14 novembre 1991, p. 15.

367

diventato governatore di New York, aveva viaggiato fuori dei confini

368


nazionali: una volta in Urss e un’altra in Giappone. Quindi, secondo

sono stati accolti freddamente proprio a causa di questa incertezza su

Passarini, anche sulla politica estera Cuomo sarebbe stato sconfitto dal

quello che farà il ′grande Mario′. Ma anche gli elettori e i

presidente americano Bush.

commentatori democratici cominciano a dare evidenti segni di

Scriveva Passarini: “Non ha parlato nemmeno ieri, non ha ancora

fastidio. Nella sua ′colonna′ sul “New York Times”, il ′liberal′ James

deciso, ma almeno ha dato un segno. Sulla pagina degli editoriali del

Reston ha scritto: ′Queste esitazioni stanno cominciando a irritare il

“New York Times” è apparso ieri un commento a firma Mario

partito e ad annoiare il paese′. Reston ha raccontato che, con un

Cuomo, che critica George Bush per aver cancellato il viaggio in

giornalista del suo quotidiano, Cuomo si è paragonato a Saulo sulla

Giappone. Troppo importanti i rapporti con quel Paese per trascurarli:

via di Damasco, lamentando, però, di non aver ancora ricevuto, a

così dice in sostanza il governatore dello Stato di New York, sottolineando che lui, essendo stato in Giappone, saprebbe quali proposte fare per evitare una guerra commerciale che minerebbe per sempre le possibilità di una ripresa dell’economia americana. Quasi una candidatura mascherata alla presidenza, quella che tutti i democratici aspettano da mesi, anzi, per essere precisi, da sette anni. Una candidatura mascherata rafforzata l’altro giorno da un attacco a Bush per l’inutilità della guerra del Golfo, che ha lasciato Saddam Hussein al potere, tasto, però, che Cuomo non tocca volentieri perché sa che il grosso dell’opinione pubblica americana gli potrebbe rinfacciare di non aver lealmente appoggiato l’azione dei ′boys′ in Iraq. Un segnale, comunque. Ma non è abbastanza. Tra i democratici comincia a serpeggiare una sempre più malcelata irritazione per le esitazioni di Cuomo. I sei candidati democratici già in corsa, che i commentatori chiamano sarcasticamente ′i sei nani′, dicono che, ritardando una decisione, Cuomo pregiudica gravemente la loro raccolta di fondi per la campagna. E ormai sostengono apertamente che questo non è un effetto laterale, ma una strategia. Se ne sono accorti martedì scorso a una riunione dell’Afl-Cio a Detroit, dove

369

differenza del santo, un ′segnale divino′. Su questo episodio, un’altra famosa giornalista, Mary McGrory, pur essendo una convinta sostenitrice di Cuomo, ha scritto addirittura una poesia satirica, pubblicata nello spazio della sua rubrica, dal titolo ′Mario, perché fai così?′. ′Dio, perché non fai per me quanto hai fatto per Saulo?′, dice Cuomo, elucubrando in quale zona sarebbe più opportuno cavalcare per agguantare il rivelatore fulmine divino. Dio risponde: ′Mario, che vuoi? Ti ho dato una belle testa, una bella voce, una bella crisi economica, un avversario aristocratico, un partito sdraiato ai tuoi piedi. E deciditi′. Cuomo, invece, non ha ancora concluso quello che un altro giornalista ′liberal′, Etienne Dionne, chiama la sua faticosa rumination. Ron Brown, presidente del Partito democratico, aveva stabilito una data limite, l’8 novembre. Limite saltato. Poi Cuomo aveva accennato a questa settimana. Ieri John Marino, presidente dei democratici di New York, ha assicurato che la decisione arriverà ′prima della fine del mese′. Cuomo è intelligente, colto, parla bene, raccoglierebbe fondi con grande facilità, metterebbe sicuramente in

370


difficoltà il poco brillante Bush in un dibattito televisivo. Ma ha anche

l’attenzione sui suoi problemi socio-economici scoprendosi inquieta,

dei punti deboli. Viene sempre più spesso dipinto come un pugile che

sbandata, intimorita, attraversata da un profondo malessere che per la

′ha un ricercato gioco di gambe, ma solo quello′. Potrebbe attaccare

prima volta non riguardava solo i “poveri d’America” ma anche la

Bush sulla sua incapacità di fronteggiare la crisi economica, ma il suo

middle class, cioè il cuore della società americana. Sempre secondo

Stato, quello di New York, ha un deficit di 700 milioni di dollari e la

Marcoaldi, la causa dell’impoverimento della classe media americana

sua principale città è la capitale mondiale dei servizi sociali

era da ricercare sia nella Reaganomics sia nella recessione

inesistenti, dei senza-casa, della criminalità. Cuomo non farebbe

dell’economia statunitense che insieme avevano finito per togliere dal

l’errore di altri democratici, che criticano Bush per i troppi viaggi

vocabolario degli americani le parole ottimismo, futuro e certezza in

all’estero: sa che non è un argomento forte. Ma in 3200 giorni da

un domani comunque migliore. Il “Grande Consulente” Edward

governatore, Cuomo ha passato solo 36 notti fuori dal suo letto, con

Luttwak in questa intervista a “la Repubblica” sosteneva che

due viaggi, uno in Urss e l’altro in Giappone, quello che ha ricordato

l’America era una società intrinsecamente ideologica che oscillava

ieri per difendere preventivamente la sua immagine di politico

continuamente tra furibonde lotte intestine sui “valori” e la presenza,

142

unificante, di un nemico in stato funzionale al punto che se fosse

provinciale”.

Franco Marcoaldi, nella pagina di cultura del giornale “la

venuto a mancare quest’ultimo sarebbero ricomparse le lacerazioni

Repubblica” in un’intervista ad Edward Luttwak, grande consigliere

interne. E, infatti, secondo Luttwak, proprio la scomparsa dell’Urss,

della Casa Bianca, prendeva in esame l’America a meno di un anno

che per mezzo secolo aveva rappresentato il nemico per eccellenza,

dalle elezioni del ’92. Il giornalista de “la Repubblica”, prima di

aveva portato l’America a guardare dentro se stessa e, così, a

passare all’intervista a Luttwak, sottolineava che in quel momento

occuparsi di questioni come l’aborto che durante la guerra fredda

negli Stati Uniti c’era la sensazione diffusa che il Sogno Americano

erano passate in secondo piano. Quindi, secondo il “Grande

era finito per sempre e per tutti tanto che per la prima volta era lecito

Consulente”, il risultato che sarebbe scaturito dalla fine dell’Unione

pensare che le generazioni future avrebbero vissuto peggio di quelle

Sovietica era che la “geopolitica”, che per 50 anni era stata il

precedenti. Marcoaldi evidenziava anche che l’America trionfante

“collante” degli Stati Uniti, in quanto aveva ridotto con successo i

all’estero grazie a SuperBush, però, era divenuta perdente al suo

conflitti interni, aveva perso di significato a favore della

interno; inoltre, sconfitto il nemico storico, cioè l’Unione Sovietica,

“geoeconomia”. Per Luttwak, così, con il declino della “geopolitica” e

l’America aveva smesso di guardare all’estero e aveva riposto

l’ascesa della “geoeconomia”, in quel momento il nuovo nemico esterno degli Stati Uniti era rappresentato dal Giappone, che ogni

142

Paolo Passarini, Anche i suoi fan lo criticano: deciditi. Cuomo The Ruminator sta seccando l’America, “La Stampa”, 15 novembre 1991, p. 8.

371

giorno si comprava nuove fette d’America, e il nemico interno era

372


ormai la povertà. La conseguenza di ciò era che nel 1992 alla Casa

solo ′la faccia triste dell’America′, per dirla con Jannacci. Ovvio che

Bianca sarebbero finiti i democratici, a prescindere da chi fosse il

non se la spassino le migliaia di homeless che sciamano per le strade

nuovo presidente democratico, perché essendo Bush un presidente

delle città. O quell’americano su dieci che usufruisce quotidianamente

“geopolitico”

candidato

di buoni-pasto per mangiare. O i ragazzi neri dei ghetti, cui previdenti

“geoeconomico”. E, in effetti, le previsioni di Luttwak si sarebbero

statistiche ricordano come nella maggioranza dei casi ci sarà ad

rivelate giuste con la vittoria del democratico Bill Clinton, che aveva

attenderli una morte violenta. Fin qui, come dire, è tutto ′normale′.

scelto di impostare la sua campagna elettorale sull’economia, cioè sul

Meno normale, invece, è la vera novità delle ultime settimane.

nuovo campo di battaglia interno e internazionale.

L’estremo lascito reaganiano, ′ricchi sempre più ricchi, poveri sempre

sarebbe

stato

sconfitto

da

un

Scriveva Marcoaldi: “Nel bel mezzo della sfilata di Halloween,

più poveri′, è già alle spalle. Gli ultimi dati dicono infatti che

tradizionale appuntamento carnascialesco, un ragazzo spiritosamente

impoverita, rispetto a 20 anni fa, è la famiglia media americana.

mesto inalbera il cartello: ′Godetevi l’ultima ora di felicità. Il Sogno

Dunque la recessione sta investendo ormai il cuore stesso della

Americano è finito per tutti′. Naturalmente si tratta solo di un ragazzo,

società: la middle class, simbolo e paradigma di questo paese. E le sta

con un cartello, in una notte di festa. E come diceva E. M. Foster,

togliendo di bocca le parole-chiave del suo vocabolario: ottimismo,

′l’America è come la vita. Ci puoi trovare tutto ciò che stai cercando′.

futuro, certezza in un domani comunque migliore. Chi crede più, oggi,

Ma resta, al di là del singolo episodio, una più generale e paradossale

che le generazioni future vivranno meglio? Pochi, pochissimi. Mentre

sensazione. Essere arrivati qui accompagnati dall’eco dei trionfi

è convinzione generalizzata che accadrà l’esatto contrario. Uno shock

internazionali del Superpresidente e trovare invece un paese così

di non poco conto per una società che priva di collante etnico,

inquieto, sbandato, intimorito. Siccome poi questo sbandamento viene

religioso, linguistico e culturale, ha sempre fatto di questa incrollabile

a coincidere con il crollo del nemico per eccellenza, il comunismo, la

fiducia il volano principale del suo straordinario romanzo nazionale.

domanda diventa ineludibile. Ha ragione lo scrittore Carlos Fuentes

Certo, sono ben note le capacità autorigenerative di questo paese. Ma

quando afferma che gli Stati Uniti, ′privi di un Moby Dick cui dare la

quel ragazzo di Hallowen, magari esagerando, coglieva comunque nel

caccia, si fanno subito più nervosi e confusi′, oppure vedono giusto

segno, inalberando il suo cartello. Perché questa è una società che ha

quanti ritengono al contrario che la fine del nemico libererà nuove

sempre avuto bisogno di sogni collettivi. E ora si fa un’immensa fatica

energie, consentendo di superare le inevitabili crociate e le inevitabili

a immaginarne uno nuovo, e possibile. Di destra o sinistra, quale che

missioni del passato? Per il momento l’unico dato certo è che il paese

sia […]

intero è attraversato da un profondo malessere, su cui lo stesso Bush

Il ′Grande Consulente′ Edward Luttwak, intellettuale ebreo

non ha più voglia di ironizzare. Si è capito che la cosa non riguarda

transilvano, è un uomo particolarmente indicato per discorrere della

373

374


questione del nemico. Non fosse altro, data la sua lunga

vincente. C’era un nemico esterno che riduceva i conflitti interni e la

frequentazione delle stanze del Pentagono. Sostiene che ′La nostra è

lotta politica era spostata alla frontiera. Ma adesso che l’Unione

una comunità politica unica al mondo. Un’associazione volontaria

Sovietica è crollata, la «geopolitica» perde significato. A favore della

basata esclusivamente su idee e principi astratti, quali libertà, pari

«geoeconomia». Questa è la nuova illusione del mondo. Prima si

opportunità, distinzione tra secolare e religioso. Dunque, checché se

convinceva la gente ad abbandonare la famiglia e a vestire la divisa,

ne dica, è una società intrinsecamente ideologica. Che oscilla infatti,

per la conquista di un territorio. Ora a pagare più tasse per la conquista

continuamente, tra furibonde lotte interne sui «valori» e la presenza,

di un settore «strategico». Prima c’era l’ubriacatura delle cartine

unificante, di un nemico in stato funzionale. Quando questo viene a

geografiche. Ora quella delle statistiche sul prodotto interno lordo. Ma

mancare, ecco ricomparire le lacerazioni interne. Chi ha mai parlato

calando la rilevanza della «geopolitica», il cittadino avverte che anche

dell’aborto durante tutta la guerra fredda? Oggi è la questione

le sue azioni sono in forte ribasso. Da qui il pessimismo. Ormai però è

nazionale per eccellenza′ […] ′…L’Unione Sovietica ha svolto per

stato trovato il nemico interno, la povertà, e quello esterno, il

mezzo secolo, e in modo impeccabile, la funzione del nemico. Poi, per

Giappone. Vedrà, si determinerà un nuovo consenso, perché questo è

un momento, si è offerto volontario Saddam Hussein. Ma un nemico

un paese meravigliosamente unito se gli si danno obiettivi chiari,

come quello russo non lo troveremo più. Dovremo ripiegare sul

precisi. Alla Casa Bianca finirà un democratico, quale che sia. Perché

Giappone, che è minaccioso, avanza, si compra ogni giorno nuove

il conflitto non è più tra destra e sinistra. Ma tra «geoeconomia» e

fette d’America… L’istinto del nemico, in noi, è fortissimo. E difatti.

«geopolitica». E Bush conosce solo quest’ultima′”.143

Prima della guerra fredda c’era il maccartismo? Ora, più in piccolo, si

Anche Stefano Cingolani, come sostenuto dal collega Franco

pubblicano le liste di quanti lavorano per il Giappone. Vuole un altro

Marcoaldi de “la Repubblica” nell’articolo Inquieta America senza un

esempio significativo? Guardi questa rivista di gioielleria. È uno dei

nemico del 15 novembre, sottolineava che in America stava

pochissimi settori in cui non sono ancora penetrati. Eppure in

continuando a peggiorare inesorabilmente, giorno dopo giorno, la

copertina non compare una gentile signorina con collier, ma un

qualità della vita e a salire lo scontento soprattutto della classe media,

gigantesco lottatore asiatico. E sotto, la scritta minacciosa: «Stanno

spina dorsale del paese, che per la prima volta sentiva i morsi di una

arrivando». Mi segue?′ […] ′Abbiamo ricordato come il cittadino

crisi che le aveva tolto anche la forza di sperare in un futuro migliore.

americano si senta tale in quanto membro del dibattito permanente sui

Secondo il giornalista del “Corriere della Sera”, il Sogno Americano

«valori». Ma prima ancora lo è in quanto azionista dell’Usa

stava svanendo e con le elezioni presidenziali ormai dietro l’angolo la

incorporate. Ora, finché le cose del mondo seguivano una logica

Casa Bianca, considerata l’artefice di tanto scontento e malessere della

«geopolitica», quel cittadino sentiva che la sua «compagnia» era

375

143

Franco Marcoaldi, Inquieta America senza Nemico, “la Repubblica”, 15 novembre 1991, p. 25.

376


middle class, era sotto il tiro incrociato della “destra” e della

il sud-ovest. Adesso i licenziamenti stanno decimando gli uffici e

“sinistra”. In pratica, per Cingolani, in quel momento in America se

buona parte di quel piccolo impiego, spesso autonomo, fiorito nello

c’era una certezza era che la navicella di Bush si era incastrata nelle

scorso decennio. Il 90% dei 18 milioni di nuovi posti di lavoro creati,

secche di quel nuovo senso comune di impotenza e di frustrazione,

vanto di Ronald Reagan e chiave del suo secondo successo elettorale,

causato da una crisi economica sempre più pesante, che aveva colpito

sono concentrati nelle piccole imprese e nei servizi. Proprio essi, ora,

la maggioranza degli americani e che aveva portato ad una serie di

si trovano ′in mezzo all’acqua′. Non basta. La classe media, quella

dure critiche mosse a Bush sia dai democratici che dai repubblicani.

che, secondo la definizione del “Financial Times” non è classificabile

Cingolani, ad esempio, riportava che Paul Tsongas, lo sfidante

né tra i veri ricchi né tra chi vive di assistenza sociale, subisce la crisi

democratico del Massachusetts, riteneva che il presidente in carica

delle assicurazioni e dell’assistenza medica, deve pagare di più per la

sarebbe potuto essere un ottimo ministro degli Esteri, visti i suoi

scuola dei propri figli, vede peggiorare i servizi offerti dai governi

successi internazionali, ma che come presidente si era rivelato un

locali. Il guadagno medio di un lavoratore a tempo pieno, maschio,

totale fallimento. Il giornalista del “Corriere della Sera” evidenziava

d’età compresa tra i 25 e i 34 anni, è caduto del 9% dai primi anni ’80,

ancora che Bush era stato attaccato anche dal suo stesso partito:

quelli che non hanno un diploma delle scuole secondarie hanno visto i

l’ultraconservatore Pat Buchanan, che aveva deciso di candidarsi alle

loro redditi andar giù del 15%. La generazione del baby boom, nata tra

primarie, aveva annunciato che avrebbe “mosso guerra” al presidente

la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60, ottimista e consumista,

sulla politica interna, suo punto debole, e che in politica estera

comincia a temere per il proprio futuro. Sente che il proprio avvenire è

avrebbe portato avanti un programma isolazionista, cioè tutto il

ormai dietro le spalle. Tanti pezzi del Sogno Americano cadono uno

contrario del credo di Bush. Cingolani, infine, sottolineava che

dopo l’altro. L’era dei computer, a lungo sbandierata come la nuova

Buchanan aveva messo in risalto un pensiero che era dominante negli

frontiera che avrebbe spalmato il benessere e diffuso un diverso modo

Stati Uniti in quel momento e che stava facendo precipitare la

di vivere, ha lasciato il posto a una crescente delusione e ai

navicella di Bush e cioè che a poco era servito all’America

licenziamenti che colpiscono l’Ibm, un tempo nota come il luogo dove

conquistare il mondo se di contro aveva perso se stessa.

il posto di lavoro era garantito o la Apple, vero mito dello scorso

Scriveva Cingolani: “Per la prima volta la middle class

decennio. Non ci sono nuovi salti scientifici e tecnologici

americana, spina dorsale del paese, comincia a sentire i morsi della

all’orizzonte. La ricerca contro la piaga di fine secolo, l’Aids, procede

crisi. La recessione dei primi anni ’80 aveva colpito soprattutto i

lenta e insicura. La corsa allo spazio che aveva esaltato la fantasia in

lavoratori dell’industria. Una tremenda ristrutturazione li aveva

passato, langue; persino le guerre stellari si sono rivelate ingannevoli e

cacciati dalle fabbriche del nord-est e spinti a migrare in massa verso

ormai pressoché inutili. Lee Iacocca, eroe popolare della rinascita

377

378


industriale americana, si appresta a passare il testimone a fine anno,

Buchanan replica: ′Che cosa vale per una nazione conquistare il

lasciando una Chrysler in crisi, sorpassata dalla giapponese Honda.

mondo e perdere la propria anima?′”.144

Il cittadino medio compra il made in Usa e scopre che non

Ancora Stefano Cingolani sosteneva che il Sogno Americano era

funziona, acquista prodotti di consumo tedeschi, giapponesi, persino

ormai svanito in America per lo meno per la classe media, simbolo e

italiani e vede che sono migliori. Così, poco a poco, l’onda dello

cuore degli Stati Uniti, e a testimonianza di ciò riportava una serie di

scontento comincia a salire. ′Aveva ragione Machiavelli − commenta

casi di persone che a New York, da un giorno all’altro, si erano viste

Paul Krugman, uno dei maggiori economisti della nuova generazione

licenziare a causa della tremenda recessione che colpiva gli Stati Uniti

−. Bisogna fare le cose più terribili all’inizio, poi nella gente si

da oltre un anno o che per mantenere il posto di lavoro erano state

diffonde la sensazione che la situazione non può che migliorare.

costrette ad accettare la decurtazione dello stipendio anche del 50% e

Questo è uno dei misteri degli anni ’80. Adesso invece ci si guarda

che in alcuni casi erano state costrette a cercar migliore fortuna

intorno e si ha la sensazione che si stia peggio di 10 anni fa, anche se

all’estero. Il giornalista del “Corriere delle Sera” sottolineava anche

allora la disoccupazione era peggiore, la caduta più forte, la recessione

che i licenziamenti avevano toccato addirittura il più prestigioso dei

più acuta. Non so − aggiunge il professore del Mit (Massachusetts

settimanali americani, “Time”, e che stavano per investire il “New

Institute of technology) − se produrrà un reale cambiamento o un

York Times”. Insomma, secondo Cingolani, negli Stati Uniti era

semplice rimescolamento di carte′. Una cosa è certa: la navicella di

ormai chiaro a tutti che per la prima volta nella storia americana la

Bush si è incastrata nelle secche di questo nuovo senso comune. ′Il

classe media sarebbe stata costretta a tirare la cinghia perché il suo

presidente? Potrebbe essere un ottimo ministro degli Esteri′, lo accusa Paul Tsongas, sfidante democratico del Massachusetts. Le cifre dell’economia e questo nuovo stato d’animo spingono Mario Cuomo a pensare seriamente di candidarsi, se non fosse per il disastroso bilancio dello Stato di New York. A destra, Bush viene incalzato da un brillante polemista ultra-conservatore come Pat Buchanan, che si candiderà alle primarie attaccandolo per la sua debolezza in politica interna e cavalcando l’idea di un nuovo isolazionismo. L’America ha bisogno di mettere a posto i cocci sparsi in casa propria. Ciò non è in contraddizione con la posizione di unica superpotenza mondiale?

tenore di vita si era ridotto e non c’erano prospettive rosee davanti a sé: tanti, troppi pezzi della società statunitense incominciavano a rompersi e a non stare più insieme. Il giornalista del “Corriere della Sera”, inoltre, evidenziava che la classe media si era assottigliata e che era diventato luogo comune dare la colpa di ciò alla Reaganomics e alla Bushnomics, cioè alla politica economica dell’ex presidente Reagan e dell’allora in carica Bush. Cingolani sottolineava anche che in tutta l’America si erano innalzate voci di protesta del ceto medio contro le tasse e contro il presidente Bush che nella campagna elettorale del 1988 si era presentato agli elettori con lo slogan “Niente 144

379

Stefano Cingolani, Il virus Bush sull’economia USA, “Corriere della Sera”, 21 novembre 1991, p. 3.

380


più tasse”, slogan poi tradito nel corso della sua presidenza. Il

preso ed ora emigrerà a Londra. Brandon, inviato speciale e

giornalista del “Corriere della Sera”, così, finiva per mettere in risalto

corrispondente dall’estero per la “Upi”, un tempo la seconda agenzia

che la domanda della maggioranza degli americani che era più in auge

di notizie degli Stati Uniti, ha trovato lavoro altrove, ma i suoi

in quel momento era perché si pagassero tante tasse se poi i servizi

colleghi sono stati costretti ad accettare un taglio del 50% ai loro

come la scuola, la sanità, le strade, eccetera erano pochi e scadenti.

stipendi pur di salvare un posto che, comunque, resta precario. E non

Insomma, le colonne sulle quali poggiava l’american way of life

sono i soli giornali minacciati: “Time”, il più blasonato dei

improvvisamente sembravano vacillare e il passato non era più la

settimanali, ha già licenziato e gira voce che, se continua il crollo della

piattaforma certa sulla quale costruire il futuro.

pubblicità, i tagli di personale toccheranno anche il glorioso “New

Scriveva Cingolani: “′Sì, ogni giorno lo leggevo sui giornali,

York Times”. Storie di amici (per questo preferiamo non citare il loro

però non mi era mai venuto in mente che potesse accadere anche a

nome completo). Storie di vita quotidiana e non solo nella ′Grande

me′. Yvonne è francese, ma vive a New York da un decennio, figlia di

mela′. La crisi colpisce ormai anche quella fascia di americani con un

un pittore astrattista abbastanza noto, ha lavorato nel mondo dell’arte

buon livello di istruzione che negli anni ’80 se l’erano passata mica

e dell’architettura. Da un giorno all’altro è stata licenziata insieme ad

male trascinati dal boom dei servizi, dell’impiego autonomo e delle

altri colleghi. Racconta: ′Ci conosciamo tutti, si lavorava gomito a

libere professioni. Per la prima volta, adesso, anche la classe media

gomito e il capo sembrava più dispiaciuto di noi. Gli affari vanno

deve tirare la cinghia. Il suo tenore di vita si riduce, ma soprattutto

male davvero′. E adesso? ′Improvvisamente mi trovo con tanto tempo

non vede più alcuna prospettiva davanti a sé. Tanti, troppi pezzi del

e non so come impiegarlo. Mi guarderò intorno. Forse darò lezioni

suo mondo vengono a cadere. Sta diventando un luogo comune dare la

private′. Ma c’è poco mercato. Una volta venivano a Manhattan

colpa a Ronald Reagan. Durante il suo ′regno′, si dice, i ricchi sono

managers di aziende europee o giapponesi affamati di imparare

diventati più ricchi e i poveri più poveri. Quindi, la middle class, che

l’anglo-americano. O, viceversa, le aziende statunitensi chiedevano

un tempo rappresentava il ventre grasso della società americana, si è

insegnanti di madre lingua per addestrare i loro executive destinati

assottigliata […]

all’Europa o all’America Latina. Le scuole assumevano giovani a

L’era dei tagli alle imposte è chiusa da tempo e durante la

tempo determinato. ′Si guadagnava bene − ammette Burke, 25enne

presidenza di George Bush il fisco è tornato a pesare. La colpa, più

con laurea in filosofia − e io lo preferivo a una noiosa scrivania in un

che sullo Stato centrale, ricade in apparenza sulle amministrazioni

ufficetto polveroso. Poi le aule si sono svuotate e per mesi non ho

locali, ma esse hanno ricevuto meno trasferimenti da Washington e

fatto più nulla′. Alla fine ha deciso di presentarsi ad un colloquio di

hanno dovuto provvedere per proprio conto a tappare i deficit. Un po’

lavoro presso la filiale di un grosso ufficio legale britannico. Lo hanno

indebitandosi, un po’ facendo pagare i cittadini. L’anno scorso, tutto

381

382


compreso, gli americani hanno versato a zio Sam una quota pari al

controllo. E contribuisce a mettere in crisi non solo il governo, ma

32,6% del prodotto lordo rispetto al 31,3% del 1980 e al 30% del

anche le assicurazioni. La salute, infatti, è in buona parte sulle spalle

1975. ′Poco se paragonato alla media degli altri Paesi industrializzati′

dei singoli cittadini i quali provvedono stipulando una polizza.

dice l’economista Robert Heilbroner. Vero, ma non basta a convincere

L’universo assicurativo è scosso da una crisi senza precedenti.

le masse di ceti medi che ovunque stanno organizzando le loro

Secondo Henry Kaufman, uno dei più noti ′guru′ di Wall Street, le

proteste contro le tasse: dallo Stato di New York alla California, dal

compagnie, a cominciare dalle più grandi, stanno peggio delle banche.

Connecticut al New Hampshire, la parola d’ordine è una sola: ′Niente

I fallimenti sono aumentati e nessuna agenzia pubblica o privata

più tasse′, lo stesso slogan con il quale George Bush si presentò

protegge l’ignaro cliente. Aggiungiamo la scuola (quella pubblica non

davanti agli elettori tre anni fa, promessa elettorale, però, che non ha

funziona, quella privata rincara a ritmi superiori all’inflazione), e la

rispettato. La rivolta fiscale ha come bersagli immediati le

casa. Ecco che le colonne sulle quali poggiava l’american way of life

amministrazioni locali e attraversa entrambi i partiti: non importa se

improvvisamente sembrano vacillare e il passato non è più la

sia democratico o repubblicano, il governatore di turno diventa il

piattaforma certa sulla quale costruire il futuro. L’oscurarsi delle

capro espiatorio. Le ultime elezioni parziali, del resto, hanno

aspettative spiega la crisi meglio ancora dei numeri”.145

dimostrato che viene penalizzato chi comanda. L’argomento più forte

Nel frattempo Romano Giachetti aveva realizzato per “la

è: perché paghiamo tanto se i servizi che riceviamo sono così pochi e

Repubblica” un’intervista ad Arthur Schlesinger jr., l’illustre studioso

scadenti? Le strade dissestate hanno lo stesso effetto di una bandiera

considerato il massimo storico dell’America contemporanea, che era

ammainata in segno di resa,

per un Paese che ha puntato tutto

venuto a Roma per presentare il suo libro I cicli della storia

sull’automobile. A New York, persino nei quartieri residenziali,

americana che aveva pubblicato negli Stati Uniti nel 1986. Giachetti

l’immondizia viene raccolta solo tre volte alla settimana. La polizia,

sottolineava che, secondo Schlesinger, in quel momento l’America era

nonostante abbia rafforzato i propri ranghi, non riesce a garantire la

ad una svolta e la conferma sarebbe arrivata alle presidenziali del ’92

sicurezza. La povertà prende la forma di barboni e senzatetto che

che avrebbero visto lo spostamento dell’asse politico dalla

invadono i centri delle metropoli perché nessun comune è in grado di

conservazione alla ripresa liberal. Secondo lo studioso americano,

fornire loro adeguati rifugi. Ma il lamento non finisce qui. Le cure

infatti, la storia statunitense era fatta a cicli che si ripetevano ormai

mediche sono diventate un problema nazionale. Gli americani

dall’inizio del ’900 ogni 30 anni e che avevano visto arrivare al potere

spendono in media 2 miliardi di dollari al giorno, pari a 733 all’anno.

i democratici prima con Roosevelt e poi con Kennedy e, quindi, nel

Per il bilancio federale questa è la voce che cresce di più in assoluto.

1992 i democratici sarebbero giunti alla Casa Bianca. Di ciò

Tutto, ospedali, dottori, medicinali, rincara senza possibilità di

383

145

Stefano Cingolani, C’era una volta il sogno americano, “Corriere della Sera”, 24 novembre 1991, p. 17.

384


Schlesinger si diceva sicuro anche perché il presidente in carica Bush

agli anni ’60 : fermento sociale e spostamento dell’asse politico dalla

era vulnerabile sulla politica interna e a poco gli sarebbero serviti i

conservazione alla ripresa liberal′ […] ′La direzione della storia in

suoi “successi” di politica estera con una situazione interna disastrosa.

atto assume un rilievo notevole nella sconfitta del candidato

Lo storico americano parlava di un panorama deprimente all’interno

repubblicano in Pennsylvania, un candidato sostenuto da Bush e che si

dell’America creato dai repubblicani con le loro ultime presidenze, i

dava per sicuro vincente. Il regime conservatore ha fatto il suo tempo′.

quali avevano fatto sì che le cose andassero alla deriva: su tutti la

Gli chiedo se può essere una temporanea caduta del favore popolare di

scuola, la sanità e l’economia. Così era subentrata alla paura della

cui i conservatori, con la breve parentesi di Carter, godono da Johnson

guerra nucleare la paura di non farcela per ogni singolo individuo

in poi, oppure se si tratta della vera fine di un ciclo. Mi risponde: ′Io

americano: il futuro appariva più incerto e preoccupante che mai. E

non ho dubbi: è la fine della politica conservatrice. Ciò che è accaduto

alla domanda del giornalista de “la Repubblica” se in quel momento ci

nel mondo dal 1986 in poi, l’anno della pubblicazione del mio libro

fossero dei leaders in campo democratico, aveva risposto di sì: su tutti

negli Stati Uniti, ha modificato tutti i rapporti di forza esistenti in

Mario Cuomo, ma anche il governatore dell’Arkansas Bill Clinton. E,

terreno internazionale, il che è evidente. Ha fatto di più: ha reso gli

secondo lo studioso statunitense, uno di questi tre ce l’avrebbe fatta a

americani consapevoli che è venuto il momento di affrontare i

sconfiggere Bush nel ’92 e ad arrivare alla Casa Bianca: la sua

problemi interni. La fine della guerra fredda, in America, è stata

premonizione, in effetti, si sarebbe rivelata giusta con la vittoria di

salutare anche per questo: perché, oltre ad allontanare lo spettro della

Bill Clinton. Infine, alla domanda se l’America, benché fosse

guerra calda, permette di guardare con meno tensione alla situazione

disastrata dal punto di vista socio-economico, gli ispirasse comunque

nazionale′. Alla domanda: ′Come giudica la situazione di un’America

ottimismo, Schlesinger aveva risposto: “Nonostante tutto, sì”.

pilotata da un uomo che all’estero è considerato un grande statista, ma

Scriveva Giachetti: “L’America è ad una svolta e la conferma potrebbe venire dalle elezioni presidenziali dell’anno prossimo. Lo sostiene Arthur Schlesinger jr., del quale esce in questi giorni in Italia I cicli della storia americana, e che martedì 26 sarà a Roma per presentarlo. L’illustre studioso, considerato il massimo storico dell’America contemporanea (nonché, come si ricorderà, uno dei maggiori collaboratori dell’amministrazione Kennedy), mi dice infatti: ′Se il «ritmo», l’avvicendarsi dei cicli della nostra storia ci ha

che in patria sembra dotato di grande timidezza?′ ha risposto: ′E’ una situazione disastrosa, creata dai repubblicani, e i nodi stanno per venire al pettine. La negligenza con cui i conservatori hanno lasciato che le cose andassero alla deriva fa sì che la gente non ne possa più. Dovunque ti volti è un panorama deprimente. La scuola, per esempio, è in un impasse agghiacciante. L’economia non si riprende, le minoranze esistono ai margini. Non c’è più la paura della guerra nucleare, ma c’è la paura di non farcela, per ogni singolo individuo′.

insegnato qualcosa, gli anni ’90 si riveleranno simili agli anni ’30 e

385

386


Alla domanda: ′Le elezioni dell’anno prossimo si decideranno

una messa a punto. Franklin Roosevelt e John Kennedy non erano

dunque sulla base delle questioni domestiche?′ ha risposto: ′Se Bush

grandi presidenti, grandi leader, prima di arrivare alla Casa Bianca.

non ha la «fortuna» di un’altra crisi internazionale, per esempio una

Lo diventarono perché seppero circondarsi di gente con molte altre

guerra con la Libia… Finora i suoi trionfi sono tutti sul versante della

idee, una cosa di cui non si sono mai fidati i conservatori come Nixon,

politica estera, se si possono chiamare trionfi′. Alla domanda: ′Se

Reagan e Bush′. E, infine, alla domanda: ′l’America di oggi ispira

Bush scatena l’America contro Gheddafi, come ha fatto con Saddam

dunque ottimismo?′ ha risposto: ′Nonostante tutto, sì′”.146

Hussein, lei crede che la popolazione lo seguirà un’altra volta?′ ha

Rodolfo Brancoli sottolineava che i tempi della campagna

risposto: ′Bush agita la bandiera quando deve, ma io credo che la

elettorale americana avevano subito un’accelerazione nel campo

popolazione senta il bisogno di un ritorno del paese all’isolazionismo′.

repubblicano, dove le circostanze negative socio-economiche,

Alla domanda: ′Certamente non l’isolazionismo che precedette la Seconda guerra mondiale′ ha risposto: ′No. Isolazionismo nel senso della rinuncia alle cosiddette responsabilità mondiali. In altre parole: l’America deve smetterla di fare il poliziotto del mondo. Non le compete e non sa farlo. Basta vedere che razza di situazione abbiamo lasciato dopo il nostro intervento nel Golfo. E poi, ripeto, ci sono tanti di quei problemi da risolvere all’interno dei nostri confini che l’idea di andare a sistemare certe questioni in altre regioni della terra è risibile, oltre che arrogante′ […] Alla domanda: ′Quante probabilità hanno i democratici di tornare alla Casa Bianca nel 1992?′ ha risposto: ′Non poche. Bush dimostra di non avere il minimo interesse nella politica interna, dove è vulnerabile′. Alla domanda: ′Se però, come lei sostiene nel suo libro, i cicli si presentano per la spinta dal basso, cioè da parte della popolazione, ma anche per la presenza di un leader, ci sono oggi leaders di questa statura in campo democratico?′ ha risposto: ′Certo

soprattutto degli ultimi mesi, avevano costretto il presidente Bush a muoversi più in fretta per cercare di recuperare i consensi persi in base agli ultimi sondaggi d’opinione. Il giornalista del “Corriere della Sera” evidenziava che a breve ci sarebbe potuto essere un rimpasto nello staff della Casa Bianca e, forse, anche nel governo per dare nuova forza e una nuova immagine al presidente americano in carica e perché in quel momento, così difficile per quest’ultimo, il suo staff, che in passato si era fatto ammirare per la sua competenza e la sua omogeneità, appariva senza idee e pieno di rivalità e recriminazioni intestine che erano sfociate anche in alcune gaffe politiche. Brancoli, inoltre, sosteneva che il presidente repubblicano, che era stato capace di gestire le crisi internazionali con mano fermissima, in quel momento sembrava annaspare sui problemi interni tanto da aver invogliato la “destra” del suo partito a sfidarlo nelle primarie con l’ultraconservatore Pat Buchanan e con il rischio, così, di dividere la coalizione che era stata forgiata da Reagan nel 1980 e che aveva

che ci sono. Su tutti c’è Mario Cuomo. Ma c’è anche il governatore dell’Arkansas Bill Clinton. E poi, il concetto di leader ha bisogno di

387

146 Romano Giachetti, L’America? È un disastro con un grande futuro, “la Repubblica”, 24-25 novembre 1991, p. 26.

388


portato il Partito repubblicano a vincere le ultime tre elezioni

Non doveva essere così; sul ruolino di marcia predisposto quando

presidenziali. Secondo il giornalista del “Corriere della Sera”, poi, era

tutto sembrava andare per il meglio c’è un anticipo di un paio di mesi

più che possibile, quasi probabile, che il cambiamento di umore

e con l’anticipo si manifesta pure un senso di confusione e di allarme.

avvenuto all’interno dell’America avrebbe potuto portare nel ’92 i

Ma allora l’economia appariva in ripresa, la popolarità del presidente

democratici alla Casa Bianca, purché quest’ultimi fossero riusciti a

era ai massimi storici, i democratici restavano nello stato confusionale

lanciare almeno una sfida e delle proposte credibili di politica interna.

che li caratterizza da tempo ed era semplicemente impensabile una

Ma Brancoli sosteneva anche, di contro, che Bush era uomo di

sfida a Bush nelle primarie repubblicane. Doveva essere insomma una

esperienza e che se si fosse trovato in acque ancora peggiori di quelle

marcia trionfale fino a una rielezione scontata. Tanto scontata che in

in cui si trovava in quel momento avrebbe potuto impostare la

una riunione ′strategica′ dei consiglieri presidenziali tenuta un paio di

campagna elettorale in modo “cattivo” e scorretto contro il rivale

mesi fa si discusse se impostare la campagna sulla ricerca di una

democratico, come già accaduto nel 1988 con Dukakis. In ogni caso il

vittoria personale travolgente − la classica ′valanga′ che rimandò

giornalista del “Corriere della Sera” concludeva evidenziando che

Nixon alla Casa Bianca nel 1972 e Reagan nel 1984 − o sull’obiettivo

dopo tre anni alla Casa Bianca il presidente Bush appariva vulnerabile

di trainare al successo il maggior numero possibile di candidati

e battibile essenzialmente perché il suo forte, la politica estera,

repubblicani al Congresso, sacrificando qualcosa della popolarità e

appariva sempre meno rilevante a chi doveva eleggerlo, mentre quello

vanità personale. Ora sembra esserci ben poco da sacrificare e molto

che più interessava all’elettorato, cioè l’economia e i problemi sociali,

da salvare, perché il quadro generale è cambiato con una rapidità che a

sembravano interessare poco il presidente in carica.

tutte le apparenze ha colto la Casa Bianca completamente di sorpresa.

Scriveva Brancoli: “I tempi della campagna elettorale americana

E affiorano tutte le crepe che i successi internazionali avevano

hanno subito un’accelerazione ed è il presidente uscente − cioè l’uomo

mascherato. Lo staff che si era fatto ammirare per la sua competenza e

che avrebbe ogni ragione di prendersela con calma − che le

la sua omogeneità appare adesso senza idee, mentre si moltiplicano le

circostanze stanno costringendo a muoversi con rapidità, mentre i

gaffe politiche e, come sempre accade quando le cose cominciano ad

democratici stanno ancora aspettando Cuomo. Ora si parla di un

andar male, esplodono rivalità e recriminazioni.

rimpasto a tempi ravvicinati nello staff della Casa Bianca, forse di un

I parlamentari repubblicani in corsa per la rielezione vedono

rimpasto del governo, e di decisioni imminenti per quanto riguarda i

nero, ottantatre deputati hanno sottoscritto la richiesta che Bush si

posti chiave nella gestione della campagna presidenziale, anche se

affidi a uno ′zar′ per la politica interna, avanzando la candidatura del

mancano undici mesi alle elezioni. E già oggi Bush comincia a battere

giovane ministro dell’Edilizia Jack Kemp, il quale però ha idee per

il paese, con almeno quattro viaggi in altrettanti Stati entro dicembre.

rilanciare l’economia non condivise dai ministri del Tesoro e del

389

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Bilancio. George Bush, capace di gestire le crisi internazionali con

estera, appare sempre meno rilevante a chi dovrebbe rieleggerlo,

mano fermissima, sembra ora annaspare attaccato al telefono a Camp

mentre quello che più interessa all’elettorato sembra interessare poco

David, sollecitando consigli e suggerimenti, intanto prendendo tempo

il presidente. È il mistero − come scrive in un editoriale il “New York

sino al messaggio sullo stato dell’Unione a fine gennaio per

Times” − di una ′presidenza incompleta′, tanto abile ed energica in

annunciare i suoi piani per l’economia, sperando che nel frattempo gli

politica estera quanto impacciata e irresoluta in politica interna. Il

indicatori migliorino e altro non occorra fare. E sulla sua destra prende

George Bush a uso interno ′è una strana figura, un uomo senza un’idea

quota almeno una candidatura di sfida nelle primarie, che certo non

chiara di come convertire il trionfo all’estero nel rinnovamento

priverà Bush della nomination, ma segnalerebbe la prima frattura nella

all’interno. Il Bush domestico si dibatte come un pesce, lasciando

coalizione forgiata da Reagan e da questi passata intatta al successore,

l’impressione che non sappia cosa pensare o che non gli importi gran

garantendogli la vittoria tre anni fa. Il cambiamento repentino invita

che, eccetto i vantaggi politici che può ricavare da un problema′”.147

alla cautela. È possibile che il mood nazionale sia mutato al punto da

Ennio Caretto sottolineava che il presidente in carica Bush,

rimettere tutto in discussione, che i tempi siano maturi per un ribaltone

criticato non solo dai democratici, ma anche dai repubblicani e

dopo il protratto dominio repubblicano, se i democratici riescono a

imbarazzato dagli ultimi sondaggi d’opinione, aveva voltato pagina ed

rilanciare una sfida credibile. ′Non a questo punto′, ha risposto ieri

era partito alla controffensiva sul fronte interno aprendo un giro di

Cuomo alla solita domanda se sia un candidato per il 1992, lasciandosi

comizi in tutto il paese senza precedenti, con il chiaro obiettivo di

ancora aperta la porta sebbene i tempi vengano facendosi davvero

ridare fiducia all’America in crisi e di risanarne l’economia malata,

stretti per una decisione. Ma è pure possibile che il malessere rilevato

cercando di recuperare così, almeno in parte, la popolarità perduta. Il

da

visibile,

giornalista de “la Repubblica” evidenziava che erano stati soprattutto i

ridimensionando bruscamente l’indice di approvazione di Bush, per

sondaggi d’opinione del “New York Times” e del “Los Angeles

poi oscillare di nuovo a favore dell’uscente, visto che si tratterà pur

Times” ad indurre il presidente americano ad intervenire nel cuore

sempre di scegliere tra due uomini e al momento l’alternativa non c’è.

sanguinante del paese con un blitz pre-elettorale. Secondo il “New

E sicuramente sarebbe un errore sottovalutare Bush, che ha risorse di

York Times”, infatti, l’indice di gradimento del presidente in un mese

esperienza, ha spesso spiazzato tutti con decisioni audaci e improvvise

era sceso dal 61% al 51% e, secondo il “Los Angeles Times”, dal 65%

e possiede la spregiudicatezza necessaria per condurre una campagna

al 53%, il minimo storico, e la percentuale d’approvazione della sua

′cattiva′, come può testimoniare il povero Dukakis. Però è chiaro che

politica economica era calata rispettivamente dal 41% al 26% e dal

ogni

sondaggio

si

appunti

ora

sul

bersaglio

dopo tre anni alla Casa Bianca il presidente repubblicano appare vulnerabile e battibile essenzialmente perché il suo forte, la politica

147 Rodolfo Brancoli, Il mito di Bush traballa sui problemi economici, “Corriere della Sera”, 25 novembre 1991, p. 7.

391

392


42% al 29%. Per il “New York Times”, inoltre, i fautori veramente

sarebbe potuta toccare a Bush nelle elezioni del 1992 se l’economia

convinti della Bushnomics erano appena l’8% ed entrambi i sondaggi

non fosse migliorata sensibilmente.

davano il presidente in carica ancora vincente alle elezioni del ’92,

Scriveva Caretto: “Criticato non solo dai democratici ma anche

contro un qualsiasi candidato democratico, solo con il piccolissimo

dai repubblicani, imbarazzato dai sondaggi d’opinione − gli ultimi,

margine del 2-3%. L’erosione della base elettorale di Bush era poi

clamorosi, sono del “New York Times” e del “Los Angeles Times” −

concentrata sul ceto medio e sulle persone dai 30 ai 45 anni, ossia sul

messo in difficoltà dalle spaccature del governo, il presidente Bush

cosiddetto voto fluttuante, cioè quello che sovente determina la

ieri ha voltato pagina ed è partito alla controffensiva sul fronte interno,

vittoria o la sconfitta alle elezioni. Caretto sottolineava anche che nel

aprendo un blitz pre-elettorale senza precedenti. Accantonate le delizie

suo giro di comizi il presidente repubblicano da una parte aveva

della politica estera, il vincitore di Saddam Hussein e della ′cavalla

promesso che in tempi brevi ci sarebbe stata una strepitosa ripresa

spossata del comunismo′, come dice il suo consigliere Scowcroft

dell’economia e dall’altra aveva imputato la crisi socio-economica che

parodiando una celebre battuta anti-capitalista di Krusciov, si è

attanagliava il paese ai leaders democratici del Congresso. Il

rimboccato le maniche, impegnandosi in un durissimo domestic-task,

giornalista de “la Repubblica”, però, metteva in risalto ancora che

obiettivo interno: quello di ridare fiducia all’America in crisi e di

l’impressione che si era avuta dai comizi di Bush era stata quella di

risanarne l’economia malata, recuperando così almeno in parte la

rafforzare l’idea che in realtà il presidente fosse sulla difensiva e che

popolarità perduta. Bush, che il famoso vignettista Herblok raffigura

non sapesse che pesci prendere per risollevare l’America dai suoi

ormai col fantasma di Hoover alle spalle, il presidente della

pressanti problemi interni. Caretto, infine, evidenziava che sempre più

depressione degli anni ’30, ha parlato all’entourage di una propria

spesso il presidente Bush veniva paragonato all’ex presidente Carter, che nel 1979 era stato incapace di far uscire il Paese dalla recessione non avendo adottato misure economiche e non essendosi assunto alcuna responsabilità e avendo così generato la sensazione che non avesse idea di che strada prendere, con il risultato che aveva finito per non essere rieletto (ma, a dire il vero, il colpo del k.o. Carter lo aveva ricevuto dalla mancata liberazione dei diplomatici Usa catturati da Khomeini a Teheran). Insomma, secondo il giornalista de “la Repubblica”, la stessa sorte toccata a Carter nelle elezioni del 1980

′rinascita′. ′Avrebbe dovuto parlare di rianimazione′ ha commentato acidamente il leader del Senato George Mitchell. ′È in coma da alcune settimane′. Sono stati i sondaggi d’opinione del “New York Times” e del “Los Angeles Times” a indurre Bush ad abbandonare all’improvviso la strategia delle photo opps, le foto pubblicitarie nel Giardino delle rose della Casa Bianca, a favore di quella dell’intervento nel cuore sanguinante del paese. Secondo il “New York Times”, in un mese l’indice di gradimento del presidente è sceso dal 61 al 51%, e secondo il “Los Angeles Times” dal 65 al 53%, il minimo storico; e la percentuale d’approvazione della sua politica

393

394


economica è calata rispettivamente dal 41 al 26% e dal 42 al 29% (per

altro. L’inatteso presenzialismo di Bush sui problemi interni di un

il “New York Times”, i fautori veramente convinti della Bushnomics

paese al bivio rischia però di rimanere sterile. Jack Kemp, il ministro

sono appena l’8%). Entrambi i sondaggi danno Bush ancora vincente

dell’Edilizia, quinta colonna populista nel governo, ha ammonito il

alle elezioni contro qualsiasi candidato democratico ma con un

presidente che ′il blitz non può svilupparsi sulla sola immagine, ci

margine del 2-3% ′che potrebbe dissolversi come neve al sole′ nota

vuole anche sostanza, e molta. La battuta di Woody Allen che il 90%

Mitchell. Per il presidente è un colpo basso: l’erosione della sua base

della vita è essere presenti′ ha continuato Kemp ′qui non si applica per

elettorale è concentrata nel ceto medio e nelle persone dai 30 ai 45

niente. L’America chiede decisioni e le chiede in fretta′. Un noto

anni, ossia nel cosiddetto voto fluttuante, ′un fenomeno che sovente

uomo d’affari della ridente Virginia, Martin Tusk, uno dei massimi

prelude alla sconfitta alle urne′, aggiunge Mitchell, con un vistoso

finanziatori dei repubblicani, ha pubblicato una serie d’inserzioni sui

peccato di ottimismo.

giornali contro ′Bush il temporeggiatore′: insistendo sullo stesso tema

La controffensiva di SuperBush è incominciata in provincia.

di Jack Kemp, ha protestato che il presidente aspetta l’anno prossimo

Memore del fatidico detto del suo mentore Nixon − ′me ne frego di

per agire e che ′domani sarà troppo tardi′. E i media nazionali,

Washington, mi interessa che cosa pensano a Peoria, Illinois′ − il

furibondi per essere stati emarginati a favore di quelli provinciali, gli

presidente porta il suo messaggio all’America profonda dei predicatori

hanno dichiarato guerra, soprattutto le Tv. La Casa Bianca ha risposto

evangelici e delle pie casalinghe, dei coltivatori diretti e dei

formando un suo studio televisivo e offrendo programmi nell’intera

commercianti. Viaggiando alla vorticosa velocità che gli è consueta,

America. Anziché dissiparsi, si è così rafforzata l’impressione che in

tre ore a Chicago, due a Kansas City e via di seguito, l’erede di

realtà Bush sia sulla difensiva e lanci solo un ′ballon d’essai′.

Reagan anticipa da un lato una strepitosa ripresa dell’economia e

Il sospetto che il contrattacco del presidente manchi ancora di

dall’altro ne imputa la crisi ai leaders democratici al Congresso. I suoi

contenuto è stato alimentato da alcune gaffes governative. L’assurdo

discorsi sono martellanti: so che soffrite, spiega, ma la Casa Bianca ha

piano − pare immediatamente cancellato − di rovesciare Saddam

presentato un piano di riforma che l’opposizione ha bloccato,

Hussein per impedire ai democratici di strumentalizzare la sua

prendetevela con essa. Idem per l’assistenza sanitaria. Per la scuola. E

sopravvivenza politica. Il tentativo del vicepresidente Quayle di

per la lotta alla droga e alla criminalità. Bush porta con sé i guru degli

coprire di ridicolo il governatore di New York Cuomo, l’unico leader

spot pubblicitari alla Tv per essere sicuro che la sua nuova ′attenzione

carismatico Usa, chiamandolo per nome, Mario, un termine quasi

appassionata ai problemi dell’uomo della strada′, come essi dicono,

derisorio in certe parti del paese. Le furiose polemiche sul capo di

non sfugga al pubblico più vasto. E concede interviste ai media locali

gabinetto John Sununu, un picchiatore che minaccia di alienare a Bush

in cui si definisce ′il presidente dell’istruzione′ o ′delle pensioni′ o

tutto il suo partito. La sufficienza dimostrata nei confronti degli altri

395

396


due possibili candidati repubblicani alla elezioni, il columnist

appariva più incerta che mai, visto che i più critici nei confronti di

Buchanan e il neonazista Duke. E in particolare la raffica di veti a cui

quest’ultimo, secondo i sondaggi, erano i votanti tra i 30 e i 44 anni e

Bush ha fatto ricorso per neutralizzare l’opposizione, e il suo rifiuto di

con un reddito annuale compreso tra i 30 e i 50 mila dollari, cioè gli

tenere una sessione straordinaria del Congresso, ormai alla vigilia

elettori chiave, non solo per numero, in ogni elezione presidenziale.

delle vacanze natalizie, per discutere dell’economia. ′Il presidente′, ha

Scriveva Passarini: “Con la ripresa economica che resta solo una

scritto il deputato repubblicano Dick Armey sul “New York Times”,

promessa e la fiducia dei consumatori tornata a livelli da piena

′ha perso il contatto con la gente: di veto e di paralisi, in politica si

recessione, la popolarità di Bush è ormai ai minimi storici: secondo un

può morire′. Sempre più spesso, il Bush del ’91 viene paragonato al

sondaggio del “New York Times” ormai solo un americano su quattro

Carter del ’79. A un anno dalle elezioni, con un’inflazione e con tassi

approva le scelte economiche della Casa Bianca. Poco più confortante

d’interesse record, Carter si dilungò sulla ′malattia′ del paese, sul fatto

il responso delle statistiche riportate dal “Los Angeles Times”:

cioè che esso non riuscisse a reagire alla congiuntura avversa. Non si

secondo il quotidiano californiano gli americani soddisfatti del

assunse alcuna responsabilità, non adottò misure e ingenerò la

presidente sarebbero il 29%, contro il 41% di solo due mesi fa. Il

sensazione, ammette Mitchell, ′di non sapere quale pesce prendere′. Quando Khomeini catturò i diplomatici americani a Teheran, Carter finì k.o. Mitchell non esclude − meglio, spera − che Bush cada nella stessa trappola economica e che Saddam diventi il suo Ayatollah”.148 Anche Paolo Passarini sottolineava, come evidenziato dal collega Ennio Caretto de “la Repubblica” nell’articolo Alla conquista dell’America: ora per Bush il “fronte interno” è la sfida decisiva del 27 novembre, che, secondo i sondaggi del “New York Times” e del “Los Angeles Times”, la popolarità del presidente Bush era ormai ai minimi storici e che le cause erano principalmente due: la mancata ripresa economica che, infatti, restava solo una promessa e la fiducia dei consumatori tornata a livelli di piena recessione. Secondo il giornalista de “La Stampa”, in quel momento la rielezione di Bush

“New York Times” osserva poi che il 51% degli americani mantiene un giudizio complessivamente positivo sulla presidenza Bush, ma un mese fa la percentuale era del 67%. E la caduta libera nel gradimento del presidente si riflette ormai anche nelle previsioni elettorali: accanto ad un 39% di americani che prevede di votare per Bush ce n’è un 37% che si dichiara deciso a votare per il candidato democratico, chiunque esso sia. I più critici nei confronti di Bush, secondo il sondaggio del “New York Times”, soni i votanti tra i 30 e i 44 anni d’età, con un reddito annuale compreso tra i 30 e i 50 mila dollari: gli elettori

chiave,

non

solo

per

numero,

in

ogni

presidenziale”.

In un altro articolo, invece, Paolo Passarini sottolineava che era sorta una accesa polemica tra Mario Cuomo e Dan Quayle: in un’intervista il vicepresidente americano aveva usato per tre volte il

148

Ennio Caretto, Alla conquista dell’America: ora per Bush il “fronte interno” è la sfida decisiva, “la Repubblica”, 27 novembre 1991, p. 12.

397

elezione

149

149

Paolo Passarini, Un nuovo tracollo per Bush, “La Stampa”, 27 novembre 1991, p. 9.

398


nome “Mario” per riferirsi al governatore di New York e quest’ultimo

all’attacco, affermando di sentirsi autorizzato a chiamare Cuomo

vi aveva scorto, più che un eccesso di familiarità da parte di Quayle,

′Mario, governatore Cuomo, Mario Cuomo o signor Cuomo, ma mai e

un accenno di razzismo legato alla sua origine italiana. Il giornalista

poi mai signor Presidente′. Cuomo, governatore dello Stato di New

de “La Stampa” evidenziava che a distanza di alcuni giorni la

York, è indeciso se candidarsi alla Casa Bianca nel ’92. Prendendolo

polemica tra Quayle e Cuomo invece di spegnersi si era ulteriormente

in giro di recente per tale sua indecisione, Quayle l’aveva chiamato

infiammata tanto che il vicepresidente Usa aveva affermato di sentirsi

col nome di battesimo, provocando un’aspra reazione: troppa

autorizzato a chiamare Cuomo anche con il suo solo nome di

familiarità, oltre alla sottolineatura, nella pronuncia di Mario,

battesimo ma mai e poi mai “signor Presidente”, e Cuomo, di contro,

dell’origine italiana. ′D’ora in poi − aveva risposto Cuomo − il

si era riferito a Quayle con l’appellativo di Danny, garzone di bordo

vicepresidente sarà per noi Danny, garzone di bordo del Potomac′, il

del Potomac, il fiume di Washington. Passarini, infine, metteva in

fiume di Washington. Partecipando a un pranzo dei repubblicani di

risalto che Quayle se l’era presa oltre che con Cuomo, che aveva definito, inoltre, incapace non solo di decidere se candidarsi o meno alla presidenza ma anche di governare il suo Stato, quello di New York, anche col Partito democratico, tanto da accusare i democratici, che avevano la maggioranza al Congresso, di essere i soli responsabili della recessione americana e scagionando così da ogni colpa il presidente in carica Bush. Scriveva Passarini: “La scintilla del nome italiano ha innescato una guerra tra Mario Cuomo e la Casa Bianca: il vicepresidente Dan Quayle beffeggia l’indecisione del governatore, il portavoce di Bush rincara la dose, gli strateghi repubblicani ammoniscono di aver già trovato ′scheletri′ nel suo passato. È stato Quayle a dar fuoco alle polveri usando per tre volte il nome ′Mario′, per riferirsi al governatore, in un’intervista. Un eccesso di familiarità o un accenno di razzismo? Cuomo è per la seconda ipotesi: ′Qui si vuole giocare sui

Boston, Quayle è tornato all’attacco: ′Cuomo non riesce a decidere se governare lo Stato di New York o mettersi in lizza per la Casa Bianca. Nel frattempo, non fa né l’una né l’altra cosa′. Quayle se l’è presa anche col partito di Cuomo, accusando i democratici di essere loro i responsabili della recessione americana. Mentre la popolarità di Bush precipita nei sondaggi, il vicepresidente è corso in aiuto: ′Il Congresso (a maggioranza democratica) ci ha gettato nel caos, ora solo Bush può tirarci fuori′”.150 Ennio

Caretto,

invece,

sottolineava

che

il

governatore

dell’Arkansas, Bill Clinton, da una parte si era portato in testa al gruppo dei democratici nella corsa per la nomination, ma dall’altra uno scandalo rosa rischiava di fermarlo, come era già accaduto nel 1988 con Gary Hart, che aveva perso la corsa alla nomination a causa di una sua relazione con l’attricetta Donna Rice. Il giornalista de “la Repubblica” evidenziava che Clinton era la stella più splendente della

nomi e sulle origini etniche′ […] E’ ormai polemica aperta tra Dan Quayle e Mario Cuomo: il vicepresidente americano è tornato

399

150

Paolo Passarini, Cuomo contro Quayle: Non chiamarmi Mario. Quayle: “Mario non sarai Presidente”, “La Stampa”, 27 novembre 1991, p. 9.

400


fase pre-elettorale tanto che aveva offuscato l’altro leone del Partito

aveva solide credenziali di amministratore, cioè era uno che faceva

democratico, cioè il senatore del Nebraska Bob Kerrey, ma

quadrare i bilanci, e che si era appropriato delle “Nuove Frontiere” di

sottolineava anche che i suoi amori extraconiugali avrebbero potuto

Kennedy e della “Grande Società” di Johnson. Il giornalista de “la

renderlo vulnerabile. Secondo Caretto, però, a differenza dello

Repubblica” aggiungeva anche che il governatore nel suo programma

sfortunato predecessore democratico Gary Hart, Clinton avrebbe

elettorale non proponeva solo profonde riforme sociali ma anche la

potuto superare l’ostacolo amoroso indenne perché aveva un asso

ristrutturazione dell’industria, il risparmio per il rilancio degli

nella manica, l’avvenente e combattiva consorte Hillary, che era

investimenti, lo snellimento della burocrazia di Stato, e che

sempre al suo fianco e alle conferenze stampa tagliava corto sulle

politicamente la sua biografia era ineccepibile: era stato “cresciuto”

domande imbarazzanti, sostenendo che non erano affari dei giornalisti,

dal grande senatore dell’Arkansas William Fullbright e aveva

ma solo suoi e di suo marito. Il giornalista de “la Repubblica”

ricoperto per la prima volta la carica di governatore a 32 anni tanto

riportava lo scandalo rosa mettendo in risalto che una ragazza, la

che Mario Cuomo aveva ammesso di temerlo più di tutti nelle

“cantante” Jennifer Flowers, aveva venduto le sue memorie

primarie democratiche. Ovviamente, concludeva Caretto, sempre che

dell’incontro con il governatore dell’Arkansas alla rivista only for men

il governatore di New York si decidesse ad entrare in campo.

“Penthouse”, incontro che sarebbe avvenuto nel 1984 in un albergo di

Scriveva Caretto: “C’è un nuovo Gary Hart tra i candidati

Little Rock, capitale dell’Arkansas, ma che era stato smentito da

democratici alla presidenza per il ’92? C’è cioè un leader carismatico

Clinton e da sua moglie. Caretto sottolineava che in quel momento

sì, ma reso vulnerabile dai suoi amori extraconiugali? E i suoi nemici

l’incidente sembrava rientrato, nonostante l’entourage di Clinton si

sono pronti, anzi prontissimi, a suscitare uno scandalo pur di

fosse messo in allarme perché temeva che quando la campagna

eliminarlo? La risposta è tre volte sì. Il nuovo Gary Hart è il

elettorale sarebbe entrata nel vivo gli scandali, veri o presunti, si

governatore dell’Arkansas William Clinton, 45 anni, sposato e con

sarebbero moltiplicati. Il giornalista de “la Repubblica”, poi, aveva

una figlia, la ′brightest star′, la stella più splendente di questa fase

preso in esame il 45enne governatore dell’Arkansas, evidenziando che

preelettorale, tanto splendente da offuscare − anche se solo per il

quest’ultimo nel confronto a distanza col presidente Bush si era

momento − un eroe della guerra del Vietnam, il senatore del Nebraska

distinto per la risolutezza, la passione civile e l’oratoria, e aveva

Bob Kerrey, considerato da molti il nuovo Kennedy. Come Gary Hart,

aggiunto, inoltre, che Clinton aveva riscosso la maggioranza relativa

che nel 1988 fu costretto a ritirarsi dopo la scoperta della sua tresca

dei consensi in quasi tutti gli incontri, da quelli coi sindacati a quelli

con l’attricetta Donna Rice, così oggi William Clinton è oggetto di

coi leader neri, seguito a ruota da Kerrey. Caretto aveva sottolineato

chiacchiere piccanti. Ma a differenza dello sfortunato predecessore,

ancora che Clinton era dotato di intelligenza e cultura formidabili, che

potrebbe superare l’ostacolo indenne. Il suo asso nelle manica:

401

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l’avvenente e combattiva consorte Hillary, che è sempre al suo fianco

auspicato Gary Hart. Per loro, è questione di vita o di morte politica.

e alle conferenze stampa taglia corto alle domande imbarazzanti con

Per la prima volta dal 1980 infatti, quando Carter venne sconfitto da

un secco: ′Non sono affari vostri′ […] Se William Clinton, due lauree

Reagan, hanno la possibilità di vincere le elezioni. È una possibilità

nelle università più famose, diciassette elezioni in altrettanti anni,

scaturita non solo dal declino di Bush, ferito dalla cattiva gestione

sedici vinte e una sola persa, non fosse emerso così in fretta

dell’economia, ma anche dai successi che essi hanno riportato nella

dall’inevitabile grigiore iniziale dei candidati nessuno avrebbe

legislatura appena chiusa. Al Congresso, i democratici sono riusciti a

rievocato i suoi trascorsi sessuali. Ma essendosi portato incautamente

sottrarre l’iniziativa al presidente sui punti cruciali della prossima

in testa al gruppo, il governatore si è visto lanciare contro la prima

campagna elettorale: la disoccupazione, il risanamento delle banche in

bordata, per ora a salve. Istigata da chissà chi, Jennifer Flowers, una

crisi, l’assistenza sanitaria, l’istruzione e via di seguito. Nel confronto

′groupie′, una gregaria, cioè una delle ragazze allegre che seguono le

a distanza con Bush, il giovane Clinton si è distinto per la risolutezza,

orchestre rock, i divi di Hollywood ed altre celebrità per portarseli a

la passione civile e l’oratoria. Il governo ha riscosso la maggioranza

letto, fenomeno diffuso in America, ha venduto le sue memorie − un

relativa dei consensi in quasi tutti gli incontri, da quello coi sindacati a

incontro con Clinton − alla rivista only for men “Penthouse”. Secondo

quello coi leader neri, seguito subito da Kerrey. Dotato di intelligenza

la ragazza, nel 1984, in un albergo di Little Rock nell’Arkansas, il

e cultura formidabili − a scuola fu un ragazzo prodigio − con solide

candidato democratico le chiese ′di fare l’amore con lui′ ma si

credenziali di amministratore − è un ′fiscal conservative′, uno che fa

rassegnò poi ′ad essere solo toccato′. Testimoni oculari hanno fornito

quadrare i bilanci − Clinton si è appropriato dei messaggi delle ′Nuove

una versione diversa dell’accaduto. La ′groupie′, in bikini, avrebbe

Frontiere′ di Kennedy e della ′Grande Società′ di Johnson. Il

avvicinato Clinton, si sarebbe denudata il seno e avrebbe ′giocato con

governatore non propone solo profonde riforme sociali ma anche la ristrutturazione dell’industria, il risparmio per il rilancio degli

le parti intime′ del leader. Il governatore e la moglie hanno smentito e l’incidente si è chiuso. Ma l’entourage di Clinton si è messo in allarme. Teme che quando la campagna elettorale entrerà nel vivo gli scandali, veri o presunti, si moltiplicheranno. Poiché su questo terreno anche Bob Kerrey, un divorziato, è vulnerabile a causa della sua lunga relazione con l’attrice Debra Winger, è probabile che i democratici facciano quadrato e tentino di ′estromettere il sesso′ dalle elezioni, come ha

403

investimenti, lo snellimento della burocrazia di Stato. E politicamente la sua biografia è ineccepibile: è stato allevato dal grande senatore William Fullbright, ha ricoperto una prima volta la carica di governatore a 32 anni. Mario Cuomo, che potrebbe candidarsi e battersi con lui nelle primarie democratiche, ha ammesso di temerlo più di tutti”.151 151 Ennio Caretto, Una ragazza frena Clinton sulla via della Casa Bianca, “la Repubblica”, 30 novembre 1991, p. 16.

404


Vittorio Zucconi metteva in risalto che l’ex membro del Ku Klux

dove tradizionalmente la destra più estremista ha maggior presa.

Klan, David Duke, che il precedente 16 novembre era stato sconfitto

David Duke, l’aggressivo e biondo quarantunenne che in passato non

alle elezioni per il rinnovo della carica di governatore della Louisiana,

ha nascosto le sue idee filonaziste, è attualmente membro della

aveva deciso di candidarsi alle presidenziali del ’92 nelle fila del

Camera dei rappresentanti dello Stato della Louisiana.152

Partito repubblicano. Il giornalista de “la Repubblica” sottolineava che

Anche Paolo Passarini sottolineava che, secondo la “Cnn”, l’ex

la candidatura di Duke rappresentava una vera e propria sfida al

membro del Ku Klux Klan David Duke stava per annunciare la sua

presidente in carica Bush e, inoltre, evidenziava che se da una parte

candidatura alle presidenziali del ’92 per il Partito repubblicano. Il

l’ex nazista non aveva alcuna possibilità di vittoria dall’altra la sua

giornalista de “La Stampa” riportava, come sostenuto dal collega

candidatura minava ancor di più la posizione del presidente americano

Vittorio Zucconi de “la Repubblica” nell’articolo Bush precipita nei

che in quel momento appariva traballante tanto che, secondo un

sondaggi: lo sfida il razzista Duke dell’1-2 dicembre, che, secondo un

sondaggio realizzato da “Time” e dalla “Cnn”, la popolarità di Bush

sondaggio della “Cnn” e di “Time”, per la prima volta la popolarità di

era scesa per la prima volta sotto il 50%: esattamente al 46%. Secondo

Bush era scesa sotto il 50% principalmente a causa del malcontento

Zucconi, infine, la candidatura di Duke significava chiaramente che le

sempre più diffuso in America per la pressante e grave crisi socio-

credenziali e la popolarità di Bush stavano crollando inesorabilmente

economica. Passarini, inoltre, aggiungeva che la candidatura del

giorno dopo giorno e la causa principale era da ricercare nel

razzista Duke avrebbe sicuramente dato fastidio al presidente

malcontento di una sempre più ampia maggioranza di americani per la

americano in carica perché avrebbe potuto raccogliere i consensi della

crisi socio-economica che attanagliava l’America ormai da 16-17

destra del Partito repubblicano, per lo meno negli Stati del Sud e del

mesi. Scriveva Zucconi: “L’ex membro del Ku Klux Klan David

Midwest. Scriveva Passarini: “Secondo la rete televisiva americana

Duke, sconfitto il 16 novembre scorso al secondo turno delle elezioni

“Cnn”, l’ex membro del Ku Klux Klan David Duke, sconfitto il 16

per il rinnovo della carica di governatore della Louisiana, annuncerà

novembre scorso al secondo turno delle elezioni per il rinnovo della

oggi la propria candidatura all’investitura repubblicana per le

carica di governatore della Louisiana, annuncerà domani la sua

prossime elezioni presidenziali, quelle del novembre 1992. Lo ha reso

candidatura alle presidenziali del novembre 1992 per il Partito

noto la “Cnn”, nel giorno in cui un sondaggio realizzato da “Time” e

repubblicano. Duke, afferma la “Cnn”, renderà nota la sua intenzione

dalla stessa rete televisiva di Ted Turner rivela che la popolarità del

in una conferenza stampa a Washington e farà campagna elettorale

presidente Bush è scesa per la prima volta sotto il 50%: esattamente al

soprattutto negli Stati del Sud e del Midwest. David Duke, 41 anni,

46%. La campagna elettorale di David Duke, ha detto la “Cnn”, dovrebbe svolgersi soprattutto negli Stati del Sud e del Midwest, zone

405

152 Vittorio Zucconi, Bush precipita nei sondaggi: lo sfida il razzista Duke, “la Repubblica”, 1-2 dicembre 1991, p. 13.

406


membro della Camera dei rappresentanti della Louisiana, in passato

economica che colpiva gli Stati Uniti e che rischiava di mettere in crisi

non ha nascosto le sue idee filonaziste. Interpellato sulle anticipazioni

la democrazia americana tanto che credeva che, se lo stato di salute

della “Cnn” non ha voluto confermare né smentire. La sua candidatura

dell’economia e della società non fosse migliorato al più presto, in un

potrebbe dare fastidio a Bush, raccogliendo i consensi della destra del

futuro non troppo lontano sarebbe potuto divenire presidente un

partito […] Per la prima volta da quando assunse la presidenza degli

razzista come David Duke. Infine, il potente banchiere della Lazard

Stati Uniti, George Bush vede la sua popolarità scendere sotto il 50%:

Freres di New York metteva in risalto che se l’America voleva

lo dice l’esito di un sondaggio della “Cnn” e di “Time”. Durante la

ritrovare se stessa e risorgere dalle ceneri della recessione non poteva

guerra del Golfo, l’86% dell’elettorato sosteneva il presidente. Il

continuare con un capitalismo sfrenato basato solo sulle regole del

motivo principale della perdita di popolarità di Bush sta nel

mercato, come era stato inteso ed applicato negli ultimi 11 anni dai

malcontento per la crisi economica.153

repubblicani, cioè da Reagan e da Bush, ma avrebbe dovuto scegliere

Massimo Gaggi in un articolo, invece, riportava un’intervista fatta a Roma a Felix Rohatyn, il potente banchiere della Lazard Freres

un capitalismo intermedio tra quello anglosassone basato sul libero mercato e quello nordeuropeo venato di elemento sociali.

di New York, in cui quest’ultimo formulava un’analisi spietata della

Scriveva Gaggi: “Felix Rohatyn, il potente banchiere americano

recessione americana, sostenendo addirittura che in un’America

che è da 31 anni al vertice della Lazard Freres di New York, sostiene

rimasta priva di capitali, per riattivare la crescita a causa della

che il debito che soffoca l’America potrebbe diventare un problema

Reaganomics e della Bushnomics, la democrazia, cioè l’essenza stessa

mondiale […] Intellettuale mitteleuropeo fuggito da Vienna all’epoca

degli Stati Uniti, era in pericolo. Ma Rohatyn, di contro, aggiungeva

delle persecuzioni del Terzo Reich contro gli ebrei, Rohatyn è un

anche che in ogni caso gli Stati Uniti avevano una soluzione per uscire

protagonista attivo non solo della finanza ma anche della politica

dalla tremenda recessione e salvare così la democrazia: attuare grandi

americana. Presidente della Mac, la fondazione finanziaria che assiste

investimenti in opere pubbliche anche a dispetto dell’enorme deficit

il sindaco di New York, il banchiere è una delle anime del Partito

pubblico accumulato negli ultimi 11 anni di amministrazione

democratico ed è grande amico di Mario Cuomo. Gli ′uomini di

repubblicana. Felix Rohatyn, che era una delle anime del Partito

mondo′ in genere evitano discorsi troppo sgradevoli. Rohatyn formula

democratico nonché grande amico di Mario Cuomo, inoltre, lanciava

invece analisi spietate, da vigilia dell’Apocalisse, anche se poi una via

un atto d’accusa al presidente Bush e all’ex Reagan, rei, secondo lui,

d’uscita la offre. Ma impervia e molto lontana nel tempo. Chi non

di aver causato con la loro politica economica la grave crisi socio-

vuole rovinarsi la digestione domenicale cambi pagina. Alla domanda: ′Lei ha pronosticato una grave crisi quando l’economia cresceva e

153

Paolo Passarini, “L’uomo del KKK si candiderà contro Bush”. Popolarità di Bush sotto il 50 per cento, “La Stampa”, 1-2 dicembre 1991, p. 7.

Wall Street macinava record. Ha avuto ragione. Nel saggio Il nuovo

407

408


ordine interno pubblicato pochi giorni fa dalla “New York Review of

perché è schiacciato dal debito cresciuto nei ricchi anni ’80. Peggio.

Books” descrive un mondo instabile quanto e più degli anni della

La crisi riduce il reddito e quindi crollano le entrate, mentre le spese si

guerra fredda, con l’America in depressione, una Cee lontana

dilatano: ad esempio i sussidi ai disoccupati, le spese sanitarie e quelle

dall’unione politica, l’Est che rischia di soffocare. Stavolta non ha

per la criminalità. Almeno 35 Stati dell’Unione sono già in questa

esagerato?′, Rohatyn ha risposto: ′Datemi del pessimista, ma sono

situazione. Ecco i veri problemi che bloccano il sistema, altro che

troppe le emergenze che dobbiamo affrontare tutte insieme. Prenda

banche′. Alla domanda: ′Perché allora i politici, Bush in testa,

l’Est. L’Urss, soprattutto: deve passare dall’economia pianificata al

continuano a colpevolizzare gli istituti di credito che sono in crisi?′,

libero mercato, creare un sistema democratico, gestire l’impulso

Rohatyn ha risposto: ′Perché la verità è impopolare, mentre colpire le

centrifugo delle repubbliche. Il tutto senza risorse finanziarie, con la

banche è popolare. La gente non sa che il sistema creditizio è alle

produzione bloccata e la fame alle porte′ […] Alla domanda: ′Gli

strette. Non pensi a New York. Pensi che negli ultimi anni centinaia di

ultimi dati sull’economia americana dicono che la timida ripresa

quotidiani sono scomparsi. Pensi che in quasi tutte le città medio-

annunciata in estate sta già svanendo. Avremo una doppia

piccole è rimasto un solo giornale. La gente legge poco: le uniche

recessione?′, Rohatyn ha risposto: ′Niente doppia recessione:

informazioni le riceve da un frettoloso telegiornale di 20 minuti. In

semplicemente non siamo mai usciti dalla prima. Non bisogna essere

America abbiamo due tipi di politici: quelli che sanno qual è il

economisti, basta aprire il giornale: nessuno parla più di acquisizioni,

problema ma tacciono perché a 11 mesi dalle elezioni non vogliono

fusioni, scalate; solo licenziamenti, conti in rosso, abbattimenti di

rischiare misure drastiche e quelli che non hanno capito nulla, che non

capitale. E poi c’è la crisi del mercato immobiliare che ha enormi

sanno di che cosa parlano′. Alla domanda: ′La sua ricetta sa molto di

effetti deflazionisti sul sistema. Rischiamo una spirale di contrazione

New Deal rooseveltiano: grandi investimenti pubblici per riattivare

dell’economia′.

l’economia, 25 miliardi di dollari per ricapitalizzare le banche.

Alla domanda ′La Federal Reserve cerca di combatterla

Discorsi da capitalismo assistito, fuori moda anche in Italia. Non c’è

riducendo il costo del denaro. Ma un tasso di sconto (4,5%) ormai

un’alternativa? E se l’America è già iperindebitata, da dove verranno

bassissimo non riesce a stimolare il credito. Colpa della crisi delle

le nuove risorse?′, Rohatyn ha risposto: ′Una soluzione facile per il

banche?′, Rohatyn ha risposto: ′La riduzione dei tassi mira a riattivare

debito non c’è. Tagliare e basta non funziona perché per ridurre il

il mercato degli immobili. Il crollo dei prezzi ha messo nei guai

debito − e ci vorranno molti anni − bisogna aumentare le entrate; e per

banche ed assicurazioni ed incide sul patrimonio delle famiglie. Così

aumentare le entrate bisogna riattivare la crescita economica. Come?

l’economia privata si contrae. Lo stimolo a questo punto dovrebbe

Con una spesa non assistenziale. Io non voglio finanziare sussidi, ma

venire dal settore pubblico, ma il governo non riesce a fare nulla

solo investimenti. Questo Paese va in rovina: ponti, strade, scuole

409

410


sono al collasso. Bene: gli Stati Uniti fronteggiano tutto ciò con un

modello anglosassone del libero mercato ed il capitalismo

programma da 150 miliardi di dollari in cinque anni. Taiwan ha varato

nordeuropeo venato di elementi sociali. Credo che abbia ragione

investimenti pubblici per ben 600 miliardi di dollari. Quanto alle

lui′”.154

banche, capisco le perplessità, ma con 25 miliardi di dollari di capitale

Rodolfo Brancoli prendeva in esame i problemi del Partito

si attivano crediti per 250 miliardi. Usare fondi pubblici non fa

democratico in vista delle presidenziali del ’92. Il giornalista del

piacere, ma siamo in una situazione limite e c’è il precedente della

“Corriere della Sera” sottolineava che, nonostante l’economia

Reconstruction finance corporation voluta da Hoover negli anni ’30′.

americana continuasse a perdere colpi e il presidente Bush fosse

Alla domanda: ′Vuole dire che il «secolo americano» al quale ha

sempre meno amato dai suoi concittadini, quest’ultimi continuavano a

dedicato un libro che ha fatto discutere rischia di chiudersi con

non fidarsi della capacità di governo dei democratici. Brancoli, così,

un’altra grande depressione? Teme per la democrazia?′, Rohatyn ha

evidenziava che, pur essendoci stata un’erosione nell’approvazione

risposto: ′Un rischio c’è. La democrazia funziona con la crescita.

della politica del presidente in carica e, più in generale, nella fiducia

Favorisce lo sviluppo, aiuta a distribuire le risorse. Ma se invece il

verso i repubblicani, come partito meglio in grado di risollevare

sistema politico deve allocare solo privazioni, la situazione alla lunga

l’America nel campo economico e sociale negli anni futuri, nella

diventa insostenibile. Non dico che in America avremo il fascismo,

scontenta e disastrata maggioranza degli americani non c’era ancora la

ma altre democrazie sono meno solide. E comunque nel nostro futuro

piena convinzione che se i democratici fossero arrivati alla presidenza

potrebbe anche esserci un David Duke senza passato nazista′. E,

nel ’92 avrebbero potuto fare meglio dei repubblicani. Secondo il

infine, alla domanda: ′Arthur Schlesinger, consigliere di John Kennedy alla Casa Bianca, 30 anni fa, ha presentato in Italia il suo libro sui cicli della politica americana nel quale sostiene che dopo gli anni ’80 del ripiegamento reaganiano nelle ricchezze, nel privato, il nuovo decennio segnerà un ritorno al pubblico, ai temi sociali. Ci crede?′, Rohatyn ha risposto: ′Non molto. Un pendolo c’è da sempre nella politica americana. Dall’età del jazz degli anni ’20 al New Deal e poi ad Eisenhower fino all’epoca della Great Society per finire con la «società dell’azzardo» di Reagan. Ho appena letto Capitalismo contro capitalismo di Michel Albert, dove si sostiene che, morto il capitalismo, battute le ideologie, ci rimane solo da scegliere tra il

411

giornalista del “Corriere della Sera”, la spiegazione della mancanza di fiducia degli americani verso il Partito democratico era dovuta sia al fatto che i sei democratici che avevano presentato la candidatura erano personaggi di secondo piano e, quindi, erano poco conosciuti a livello nazionale sia per motivi non contingenti. Secondo Brancoli, cioè, se in quel momento così propizio in America per i democratici, visto che in base ai sondaggi la maggioranza degli statunitensi incolpava il presidente Bush e il suo partito di aver causato la grave crisi socioeconomica in cui versava il paese, gli elettori non si fidavano di essi, il motivo stava nel fatto che il Partito democratico era ancora incapace 154

Massimo Gaggi, «Sarà grande depressione?», “Corriere della Sera”, 1 dicembre 1991, p. 19.

412


di ripensare criticamente all’esperienza dell’ultimo quarto di secolo,

prossimi anni′, ma non c’è ancora la convinzione che gli altri possano

cioè di ripensare in modo critico un complesso di politiche (politiche

fare meglio, e non solo perché i sei che hanno annunciato la

preferenziali per le minoranze contro la meritocrazia, welfare e oneri

candidatura sono personaggi di secondo piano che ben pochi hanno

fiscali sui ceti medi, criminalità e droga, assistenzialismo contro

sentito nominare. A prima vista è un mistero per quale motivo un

responsabilità individuale, permissivismo contro valori familiari,

partito d’opposizione ben radicato nella società, con una grande

eccetera) e di atteggiamenti che erano stati ripetutamente rigettati

tradizione e un personale politico che domina il ramo parlamentare,

dalla maggioranza dell’elettorato e, in particolare, dal ceto medio

non sia in grado di lanciare una campagna aggressiva e credibile per

bianco, che per un solo fatto di numeri rappresentava la chiave di ogni

strappare il governo al partito rivale. Dopotutto i repubblicani sono al

successo elettorale alle presidenziali, con la conseguenza che, a parte

potere da più di due lustri. Anzi, a guardar bene, governano dal 1968

la parentesi di Carter, gli ultimi 25 anni della storia americana

con una parentesi di soli quattro anni. Dopo un quarto di secolo di

avevano visto sia il Partito democratico non ricoprire la carica di

predominio dello stesso partito a livello presidenziale non dovrebbe

presidente sia scaricare ogni volta la responsabilità della sconfitta sul

essere difficile argomentare in modo persuasivo la necessità di un

candidato di turno. Secondo il giornalista del “Corriere della Sera”,

cambiamento. Eppure, con un presidente uscente pronto a

proprio la situazione di forte indecisione dei democratici su come

ricandidarsi, vanno ancora considerati i favoriti. A prima vista è un

affrontare e risolvere i gravi problemi del paese e su come ridefinire i

mistero perché neppure i repubblicani ci provano a sostenere che, non

valori liberal dell’americano medio e il ruolo dello Stato sul terreno

fosse per la congiuntura economica negativa, tutto va per il meglio

economico e sociale finivano per premiare Bush, un presidente che,

nella sola superpotenza rimasta grande vincitrice nel confronto di

viste le colpe che gli venivano addossate dalla maggioranza degli

valori e di sistemi che ha dominato l’ultimo mezzo secolo. La vittoria

americani in politica interna, a torto o a ragione appariva ormai

ha avuto infatti i suoi costi e l’inventario che comincia ad essere fatto

tutt’altro che invincibile alle elezioni del ’92.

appare allarmante anche al più ottimista. Intanto la quadruplicazione

Scriveva Brancoli: “Dicono i sondaggi che l’ansietà per lo stato

nel giro dell’ultimo decennio del debito pubblico, l’incapacità di

dell’economia sta mettendo Bush e la Casa Bianca alla portata di un

contenere per non dire di riassorbire anno dopo anno il deficit federale

candidato democratico nel 1992. Ma gli stessi sondaggi dicono che

che continua a dilatarsi, il peso crescente di un servizio del debito che

l’opinione pubblica conserva dubbi fortissimi sulla capacità di

è avviato a diventare la prima voce di spesa del bilancio, con un

governo del Partito democratico. Insomma, c’è stata un’erosione

trasferimento all’estero di ricchezza e di un onere esorbitante sulle

nell’approvazione del presidente e nella fiducia verso i repubblicani

generazioni future.

′come partito meglio in grado di mantenere prospera la nazione nei

413

414


Ma la stessa economia, che resta per dimensioni la prima al

diffuso pessimismo sulle prospettive e la direzione in cui l’America è

mondo, perde colpi per ragioni che non sono unicamente congiunturali

avviata, un senso di malessere e impotenza che si traduce in una crisi

e dunque temporanee. Non solo negli anni di Bush ha avuto un tasso

di fiducia nei confronti dello stesso sistema politico, mentre il

medio di crescita che è di gran lunga il più basso di ogni

dileguarsi del nemico storico e l’accumularsi dei problemi sociali ed

amministrazione precedente, ma sono in molti a sostenere che

economici interni spinge con forza ad un riordino di priorità, dettando

l’economia statunitense è entrata in un ′ciclo anemico′ per ragioni

i termini di una competizione elettorale di cui i democratici

strutturali (bassa produttività, investimenti inadeguati, forza lavoro

dovrebbero essere i naturali beneficiari. Sì, a prima vista è un mistero

scadente) che spiegano pure la perdita di competitività rispetto a

questa incapacità di andare all’attacco con forza per riprendersi la

Europa e Giappone. Un partito d’opposizione potrebbe anche fare un

Casa Bianca. Ma non è un segreto per quale motivo invece il Partito

inventario dei costi delle politiche adottate da chi ha governato. Per

democratico, dopo aver perso cinque delle ultime sei elezioni

esempio la crescente divaricazione dei redditi, i ricchi diventati più

presidenziali, malgrado tutto debba ancora contemplare come più

ricchi, i poveri diventati più poveri e non diminuiti di numero

probabile un’altra sconfitta anziché una vittoria. Il profondo

malgrado la lunga fase di espansione degli anni ’80, la vasta classe

scetticismo che emerge nei sondaggi, ponendo ogni candidato di

media rimasta sostanzialmente ferma e in anni più recenti in perdita. O

fronte a un credibility test non aggirabile, ha infatti diverse ragioni

potrebbe sottolineare la primitività di una legislazione sociale che

non contingenti. A cominciare dall’incapacità del partito di ripensare

tiene l’americano medio in uno stato di insicurezza e di insufficiente

criticamente l’esperienza dell’ultimo quarto di secolo, preferendo

protezione che nessun cittadino europeo sarebbe oggi disposto ad

scaricare ogni volta sul malcapitato di turno la responsabilità di una

accettare. O lo scadimento generale della qualità della vita, la crisi del

′debacle′ la cui puntualità deve avere ben altre spiegazioni”.155

sistema educativo, la frantumazione della società in un ′tribalismo′ di

Ennio Caretto in un articolo di economia sottolineava che il

tutti contro tutti, l’acuirsi delle tensioni razziali che lasciano spazio

presidente americano in carica aveva incominciato il suo tour

alla demagogia dei ciarlatani bianchi e neri. Oppure richiamare alcune

elettorale in Florida con un discorso in cui aveva preso in esame lo

statistiche (gli Stati Uniti di gran lunga al primo posto per numero di

stato di salute dell’economia statunitense dinanzi agli operai

omicidi, per popolazione carceraria, per consumo di droga, ma

dell’impianto di Bradenton perché aveva voluto visitare il cuore

preceduti da 23 Paesi per il tasso di mortalità infantile) che sono spie

profondo dell’America che lavorava e che soffriva della recessione. Il

di patologie sociali inquietanti.

giornalista de “la Repubblica” metteva in risalto che il presidente

Del resto una serie di sondaggi d’opinione condotti su campioni ampi in vista della campagna del 1992 confermano un profondo e

415

repubblicano, però, aveva subito molte pressioni e critiche da parte 155

Rodolfo Brancoli, USA: democratici al palo, “Corriere della Sera”, 2 dicembre 1991, p. 11.

416


degli operai della fabbrica di succhi di arancia e, infatti, sebbene lui

Scriveva Caretto: “George Bush ha voluto visitare il cuore

avesse cercato di tranquillizzarli sostenendo che la recessione era

profondo dell’America che lavora e che soffre della recessione e si è

transitoria e che le basi dell’economia erano sane, questi avevano

visto stringere d’assedio dagli operai della fabbrica di succhi d’arancia

accolto con contestazioni e con scetticismo le sue parole considerate

dove si era recato a tenere un discorso sull’economia e a condividere

fin troppo piene di ottimismo, vista la situazione drammatica in cui

la loro mensa. Come già l’Associazione degli agenti immobiliari il

versava l’economia americana. Caretto, difatti, metteva in evidenza

giorno prima alla Casa Bianca, così ieri gli operai dell’impianto di

anche che il superindice americano ad ottobre era aumentato solo

Bradenton nell’assolata Florida hanno chiesto al presidente di adottare

dello 0,1% e che tale dato confermava che la recessione non

misure d’emergenza contro la crisi. ′Noi ce la caviamo bene′ gli ha

accennava ancora a finire; evidenziava pertanto che le parole

detto uno degli anziani a tavola ′ma molti nostri amici sono

ottimistiche

effetto

disoccupati′. Quattro operaie lo hanno criticato perché ′non fa nulla

controproducente in campo elettorale, cioè che le buone intenzioni e le

per i senzatetto′. ′Sono stata a Washington′ ha protestato una di loro,

di

Bush

avrebbero

potuto

avere

un

belle parole del presidente non bastavano più per la maggioranza degli americani, ma avrebbero dovuto essere seguite al più presto dai fatti. Il giornalista de “la Repubblica”, inoltre, sottolineava che le critiche al presidente americano erano giunte anche dai democratici che lo avevano accusato di aver iniziato il suo tour solo per risollevare le sue fortune elettorali e non per sondare, invece, il terreno per eventuali interventi sull’economia. Anche Caretto, infine, metteva in risalto, come già riportato dal collega Vittorio Zucconi de “la Repubblica” nell’articolo Bush precipita nei sondaggi: lo sfida il razzista Duke del 1-2 dicembre e dal collega de “La Stampa” Paolo Passarini nell’articolo “L’uomo del KKK si candiderà contro Bush”. Popolarità di Bush sotto il 50 per cento dell’1-2 dicembre, che per la prima volta la popolarità del presidente americano era scesa sotto il 50%, al 46% per l’esattezza, una percentuale da far tremare i polsi a Bush in vista delle elezioni del ’92.

Shirley Beck guardandolo fisso negli occhi ′e ho visto senzatetto persino nei giardini Lafayette di fronte alla Casa Bianca. È una vergogna′. Bush si è difeso ribattendo che la recessione è transitoria e le basi dell’economia sono sane, ma le sue parole sono state accolte con scetticismo. ′Ha promesso che farà qualcosa per i senzatetto′ ha riferito Shirley Beck ai giornalisti. ′Starò a vedere′. Il presidente non ha scelto il giorno più propizio per inaugurare il pellegrinaggio nella psiche americana. Proprio ieri, infatti, il Ministero del Commercio ha pubblicato il superindice per ottobre ed esso ha segnalato un aumento debolissimo dell’attività economica, lo 0,1% (a settembre aveva subito un calo dello 0,1%). Il dato ha confermato che la recessione non accenna ancora a finire e che la strategia dilazionatrice di Bush potrebbe essere controproducente. Ma nel suo discorso agli operai di Bradenton, Bush non si è discostato da essa. ′Mi rendo conto che l’economia non è nelle

417

418


condizioni migliori e che rimane parecchio da fare′ ha proclamato con

Anche Stefano Cingolani sottolineava, come sostenuto da Ennio

fiducia il presidente. ′Ma abbiamo già gettato le basi della ripresa con

Caretto de “la Repubblica” nell’articolo L’economia americana non

la nostra proposta di ridurre le tasse sui profitti da capitale e altre

riesce a decollare del 4 dicembre, che il superindice dell’economia

analoghe di incentivazione dell’industria e dei commerci. Basta che il

americana in ottobre era salito solo dello 0,1% e aggiungeva che la

Congresso le approvi. Gli economisti mi dicono che non c’è alcun

fiducia dei consumatori era al livello più basso degli ultimi dieci anni;

bisogno di misure clamorose′. Bush ha comunque anticipato un

ciò lasciava prevedere che per le feste natalizie gli americani

pacchetto

nel

sarebbero stati molto oculati nelle spese e nei regali, anche perché

tradizionale messaggio sullo stato dell’Unione a gennaio. Il presidente

quello del ’91 sarebbe stato un Natale in cui per la prima volta la

ha ricevuto un forte appoggio dal consigliere economico Michael

middle class era stata colpita così duramente da una crisi economica,

Boskin, che parlando a un simposio del Ministero dell’Agricoltura ha

da una recessione che, a differenza di quella del 1982, aveva colpito

dipinto un quadro altrettanto roseo della crisi. ′L’inflazione continua a

anche i colletti bianchi, spina dorsale dell’America. Il giornalista del

scendere lasciando alla Fed, la Banca Centrale, spazio sufficiente per

“Corriere della Sera”, inoltre, evidenziava che lo stesso presidente

di

nuovi

provvedimenti,

peraltro

imprecisati,

allargare il credito′ ha affermato Boskin. ′Si possono ancora fare calare i tassi di interesse, anche se gli effetti di una manovra del genere non saranno immediati′. Il ballon d’essai di Boskin si è però scontrato con i duri commenti dei democratici: ′I tassi sono al minimo degli ultimi 18 anni′ ha tuonato il capofrusta alla Camera Gephardt ′e ogni loro ribasso provoca una fuga dei capitali stranieri, che sono oggi il 25% circa di due anni fa′. Gephardt, un ex candidato alla presidenza, ha accusato Bush di avere incominciato ′il tour americano′, come li chiamano i media, per risollevare le sue fortune elettorali, non per sondare il terreno per eventuali interventi sull’economia. Per la prima volta, questa settimana la popolarità del presidente è scesa sotto il 50%, al 46% per l’esattezza”.156

Bush si era comportato proprio come si prevedeva che si sarebbe comportato il cliente medio: durante il primo weekend di acquisti natalizi Bush aveva acquistato in un grande magazzino solo quattro paia di calzini spendendo appena 28 dollari. Come a dire che il presidente americano predicava bene, cioè esortava i suoi concittadini a spendere per far riprendere l’economia, ma poi razzolava male, cioè anche lui si limitava a spendere poco o per niente non dando così il buon esempio e tradendo le sue stesse parole. Secondo Cingolani, infatti, ciò era in fondo la caratteristica negativa di Bush in politica interna: quella di usare tante belle parole a cui però non faceva mai seguire i fatti. Un comportamento che finiva per screditare ogni giorno di più l’immagine di Bush agli occhi di coloro che avrebbero dovuto rieleggerlo nel ’92. Scriveva Cingolani: “L’albero di Natale in mezzo al Rockefeller

156

Ennio Caretto, L’economia americana non riesce a decollare, “la Repubblica”, 4 dicembre 1991, p. 46.

419

center, che domina la pista di ghiaccio affollata di pattinatori, è il più

420


grande degli ultimi anni. Un augurio di prosperità, ma anche

giorno del Ringraziamento, ha aumentato le vendite dell’8%. Il

un’offerta propiziatoria o meglio uno scongiuro contro la depressione.

presidente Edward Finkelstein è sconsolato: ′Con gli sforzi che

Il superindice dell’economia calcolato dal governo è salito dello 0,1%

abbiamo fatto, speravo meglio′. Negozi, supermercati, general stores

a ottobre dopo essere sceso dello 0,1% a settembre: insomma, crescita

sono stati aperti dalle 7 alle 20 e si sono lanciati in una frenetica corsa

zero. La fiducia dei consumatori, sofisticata lancetta creata

alla pubblicità, ma soprattutto agli sconti. Il risultato, secondo Donald

dall’università del Michigan, è al livello più basso degli ultimi 10

Trott, analista della Dean Witter Reynolds, è che i guadagni dei

anni. Il Conference board, stimato pensatoio economico, prevede che

commercianti si ridurranno anche se le vendite saliranno, si prevede,

la tipica famiglia USA spenderà per le feste in media 375 dollari, 20

fra il 3 e il 5% rispetto ai livelli bassissimi del ’90. Gli oggetti più

meno dello scarso anno, giudicato uno dei peggiori in assoluto (allora

richiesti sono all’insegna della virtù: caschi da ciclista, pattini, cesti da

la guerra nel Golfo oscurava l’orizzonte). I negozianti sperano che le

pallacanestro, oggetti da cucina. Pessimisti e ottimisti su un punto

campanelline dei Santa Klaus, assunti per l’occasione, creino un po’ di

sono d’accordo: l’inverno passerà in letargo, aspettiamo il risveglio di

allegria in una middle class colpita per la prima volta dalla crisi. Il

primavera”.157

“Wall Street Journal” ha dedicato l’apertura della prima pagina al

Ancora Stefano Cingolani sottolineava che John Sununu, il capo

nuovo fenomeno: ′A differenza della recessione del 1982, questa

di gabinetto della Casa Bianca, si era dimesso per volontà del

colpisce i colletti bianchi′, spina dorsale dell’America. Anche chi non

presidente Bush, il quale, a causa di indicatori economici sempre più

perde il posto vede ridursi lo stipendio e deve tirare la cinghia. Lo

negativi e di sondaggi di popolarità sempre meno positivi, aveva

scorso weekend si è svolta la prima grande prova della campagna

bisogno di mandare chiari segnali di cambiamento all’elettorato e di

acquisti e Bush in persona è entrato in un grande magazzino. Ha speso

lanciare in tempi più ravvicinati possibili la campagna per la

appena 28 dollari per quattro paia di calzini, non esattamente un

rielezione. Il giornalista del “Corriere della Sera” evidenziava sia che

grande esempio di consumismo, tuttavia il presidente si è comportato

il ministro dei Trasporti Samuel Skinner veniva ritenuto il probabile

proprio come il cliente medio. Spiega Peter Harris, presidente di Fao

successore di Sununu sia che quest’ultimo era stato allontanato dal

Schwarz, il più famoso negozio di giocattoli sulla Quinta Avenue:

presidente americano per vari motivi. Tra le cause principali c’era il

′Abbiamo avuto più gente durante il ponte del Thanksgiving, ma ha

fatto che Sununu era universalmente odiato per la sua arroganza e che

comperato solo oggetti a basso prezzo′. Anche Ann Stock, portavoce

per giudizio popolare capiva poco o niente di politica. Inoltre,

di Bloomingdale’s, è contenta per l’afflusso tra giovedì e domenica

Cingolani metteva in risalto che finché tutto era andato a gonfie vele

scorsi, però la catena di grandi magazzini ha speso una fortuna per

per Bush il “parafulmine” Sununu aveva fatto comodo, dato che era

attirare la clientela. Macy’s, che ha organizzato la mega-parata per il

421

157

Stefano Cingolani, Poche spese natalizie, siamo americani, “Corriere della Sera”, 4 dicembre 1991, p.1.

422


un uomo capace di calamitare a sé tutti i risentimenti popolari e dei

tempi normali per Bush, che ha bisogno di dare segnali di

democratici, ma quando la situazione si era fatta difficile in chiave

cambiamento e di lanciare in tempi più ravvicinati di quanto si

elettorale per Bush era sorto il problema Sununu, anche se a ben

prevedeva la campagna per la rielezione. I giornali americani ieri,

vedere il problema vero e proprio non era rappresentato da

prima dell’annuncio delle dimissioni di Sununu, già facevano il nome

quest’ultimo ma dall’assenza pura e semplice di un programma di

del probabile successore, l’attuale ministro dei Trasporti Samuel

politica interna e in particolare di un programma economico da parte

Skinner. Ma la resa di Sununu non sembrava così imminente. I

della Casa Bianca. Così, il giornalista del “Corriere della Sera”

commentatori locali scommettevano che l’ex governatore del New

concludeva affermando che Bush, sperando di non essere mandato a

Hampshire e gran salvatore di Bush in un momento critico nella

casa dagli elettori nel 1992, aveva intanto deciso di mandar a casa il

campagna del 1988 non si sarebbe fatto da parte senza combattere.

suo braccio destro a cui, di conseguenza, non spettava neanche più la

Sununu nelle ultime ore aveva mobilitato i suoi alleati nell’ala più

guida della campagna elettorale per una rielezione del presidente in

conservatrice del partito. Un paio di deputati di un certo nome

carica che in quel momento appariva molto in salita.

avevano tenuto una conferenza stampa per difenderlo, aumentando le

Scriveva Cingolani: “John Sununu, il capo di gabinetto della

difficoltà di Bush. Sununu aveva un paio di ′handicap′ non di poco

Casa Bianca, si è dimesso al termine di un’aspra polemica che nelle

conto per chi fa il suo mestiere: è universalmente odiato per la sua

ultime battute aveva visto scendere in campo anche il figlio maggiore

arroganza e per giudizio comune capisce poco o niente di politica. Ma

del presidente Bush. La conclusione traumatica della vicenda è venuta

finché tutto andava a gonfie vele per Bush un ′parafulmine′ capace di

a sorpresa ieri pomeriggio, con un asciutto comunicato della Casa

calamitare tutti i risentimenti faceva comodo e l’incapacità di far

Bianca dal Mississippi, dove il presidente era ieri in viaggio. Dopo

politica sembrava un fattore secondario visto che alla politica estera

aver affermato pubblicamente ancora nelle ultime ore di avere ′piena

pensava direttamente il presidente e della politica interna sembrava di

fiducia′ nel suo capo di gabinetto, infatti, Bush aveva dato incarico al

poter fare a meno. La scoperta folgorante che così non è ha fatto

figlio, George Jr, di dire a Sununu che ormai aveva contro buona parte

sorgere il problema Sununu, sebbene il vero problema non sia che l’ex

dell’establishment repubblicano e, dunque, che sarebbe stato meglio

governatore si è rivelato un cattivo esecutore, quanto l’assenza pura e

se si fosse dimesso. In tempi normali il destino di John Sununu, una

semplice di un programma di politica interna e in particolare di un

sorta di primo ministro per la politica interna, avrebbe interessato solo

programma economico. Ma sperando di non essere mandato a casa

gli addetti ai lavori, i professionisti della politica coinvolti nel ′chi sale

dagli elettori, Bush ha intanto deciso di mandare a casa il suo braccio

e chi scende′ all’interno del governo. Ma, tra indicatori economici e

destro, operazione resa più urgente dalla circostanza che sarebbe

sondaggi di popolarità che si rincorrono al ribasso, questi non sono

423

424


toccato proprio a lui guidare la campagna per una rielezione che non 158

appare più una passeggiata”.

Caretto, infine, in vista delle elezioni del ’92, il messaggio di Duke avrebbe potuto far presa sulla destra del Partito repubblicano e nel

Anche Ennio Caretto, come già sostenuto da Stefano Cingolani

profondo Sud aggravando ancor più la posizione del presidente Bush,

del “Corriere della Sera” nell’articolo Bush manda a dire: «Sununu

che era già stato messo in crisi da una recessione che sembrava

ora vattene». E il capo dello staff presidenziale obbedisce del 4

proprio non volersi arrestare.

dicembre, sottolineava che il presidente Bush aveva defenestrato il suo capo

di

gabinetto

John

Sununu

perché in

quel

Scriveva Caretto: “Mentre al Palazzo della Stampa il neo nazista

momento

David Duke si candidava ieri alla presidenza segnando una svolta

all’amministrazione repubblicana serviva un capro espiatorio cui

clamorosa nella storia americana, a meno di un chilometro di distanza,

addossare tutte le colpe della errata gestione dell’economia e dei

alla Casa Bianca, Bush sceglieva il successore del defenestrato

problemi sociali dell’America da parte della Casa Bianca. Il

Sununu a capo di gabinetto. I due eventi erano legati: il presidente si è

giornalista de “la Repubblica” continuava sostenendo che il presidente

infatti liberato del suo killer come lo chiamavano al Congresso, o pit

americano in carica aveva bisogno di ripresentarsi “vergine” di

bull, mastino da combattimento come lo chiamavano i media, non

scandali e di errori di economia alla campagna elettorale e, così, la

perché fosse un incapace, ma perché era un capro espiatorio

“cacciata” di Sununu, accusato di nepotismo e di pessima gestione

conveniente delle colpe dell’amministrazione. Bush aveva bisogno di

dello Stato, avrebbe dovuto simboleggiare la sua volontà di

ripresentarsi ′vergine′ − vergine di scandali e di errori di economia −

cambiamento. Caretto, come Cingolani, evidenziava anche che il

alla campagna elettorale e la defenestrazione di Sununu, sospetto di

probabile successore di Sununu sarebbe potuto essere il ministro dei

nepotismo e pessima gestione dello Stato, la prima ma non l’ultima

Trasporti Sam Skinner, compagno del presidente alle partite di golf,

dell’entourage

superbo organizzatore di comizi e oratore. Inoltre, il giornalista de “la

cambiamento. Non si sa ancora chi Bush abbia scelto come suo nuovo

Repubblica” aggiungeva che il neo nazista David Duke si era

braccio destro. Si fanno i nomi del ministro dei Trasporti Sam

candidato alla presidenza segnando una svolta clamorosa nella storia

Skinner, l’ex procuratore della repubblica a Chicago; del ministro

americana e evidenziava ancora che la sfida di Duke a Bush,

della Difesa Richard Cheney, che coprì la carica già sotto il presidente

inimmaginabile fino a pochi anni prima, minacciava di spaccare in

Ford; di Craig Fuller, il direttore della sua campagna elettorale del

due i repubblicani e di seppellire la coalizione reaganiana che aveva

1988; persino di una donna, Carla Hills, il combattivo negoziatore dei

permesso al presidente in carica di essere eletto nel 1988. Secondo

commerci internazionali, ex avvocato a Washington. Il favorito

presidenziale,

simboleggia

la

sua

volontà

di

sembra Skinner, compagno del presidente alle partite di golf, superbo Stefano Cingolani, Bush manda a dire: «Sununu ora vattene». E il capo dello staff presidenziale obbedisce, “Corriere della Sera”, 4 dicembre 1991, p. 8.

organizzatore di comizi e oratore. Detto the hammer, il martello, per il

425

426

158


suo rifiuto di concedere tregua agli avversari, nei piani di Bush

avessero alcuna possibilità di vincere la corsa per la nomination

Skinner diverrebbe la nemesi dei repubblicani. Prima di pensare

repubblicana rappresentavano comunque un pericolo per Bush. Infatti,

all’opposizione esterna, il nuovo capo di gabinetto, chiunque sia,

secondo il giornalista del “Corriere della Sera”, il razzista David Duke

dovrà però pensare a quella interna. La recessione ha messo la Casa

avrebbe potuto creare come minimo problemi di immagine al Partito

Bianca in crisi, denunciandone la debolezza. E la sfida di Duke,

repubblicano e, inoltre, se avesse ottenuto parecchi consensi nel corso

inimmaginabile sino a pochi anni fa, minaccia di spaccare i

della campagna elettorale avrebbe anche potuto scegliere di

repubblicani in due e di seppellire la coalizione reaganiana. Nella

presentarsi alle elezioni del novembre ’92 come candidato

destra del partito, in particolare nel profondo Sud, il messaggio di

indipendente togliendo voti a Bush. Infine, secondo Brancoli, anche la

159

candidatura dell’ultraconservatore Pat Buchanan, portavoce dell’ala

Rodolfo Brancoli, come sostenuto da Ennio Caretto de “la

conservatrice tradizionale del Partito repubblicano, avrebbe potuto

Repubblica” nell’articolo C’è una donna fra i candidati all’incarico di

creare parecchi problemi a Bush, visto che Sununu, che era stato

Sununu del 5 dicembre, sottolineava sia che il presidente Bush

sempre il “ponte” di collegamento per il presidente Usa in carica con

avrebbe deciso con molta probabilità di sostituire il capo di gabinetto

l’ala estrema del partito, era stato sacrificato per risollevare

John Sununu con il suo fedelissimo amico e ministro dei Trasporti

l’immagine di un Bush che, se stava affondando, non era tanto a causa

Samuel Skinner sia che il presidente americano era stato sfidato nelle

del suo ormai ex capo di gabinetto quanto piuttosto per lo scarso

primarie repubblicane già da due candidati: dal razzista David Duke e

interesse che fino ad allora aveva mostrato di nutrire per i pressanti

dall’ultraconservatore Pat Buchanan. Secondo il giornalista del

problemi del paese: quelli economici e quelli sociali.

Duke non sarà del tutto inascoltato”.

“Corriere della Sera”, la “cacciata” di Sununu, se da una parte dava un

Scriveva Brancoli: “Bush sta ancora cercando il successore di

segno di cambiamento e alleggeriva, almeno un po’, una barca

John Sununu, il capo dello staff della Casa Bianca buttato a mare

presidenziale che incominciava a far acqua da tutte le parti, dall’altra

martedì per dare un segno di cambiamento sul fronte interno e

sul fronte interno apriva la strada alla designazione di chi avrebbe

alleggerire una barca che fa acqua da un po’ di zavorra. In testa alla

dovuto dirigere la campagna per la rielezione complicando, così, la

lista ristretta c’è il ministro dei Trasporti Samuel Skinner, un avvocato

scelta del “team” che avrebbe dovuto guidare l’apparato della Casa

di Chicago molto capace e soprattutto un fedelissimo del presidente.

Bianca e quello elettorale nel ’92. Inoltre, riguardo ai due sfidanti del

Ma Bush ama le sorprese, e inoltre la cacciata di Sununu apre la via

presidente americano, Brancoli metteva in risalto che sebbene essi non

pure alla designazione di chi dovrà dirigere la campagna per la rielezione, complicando un po’ la scelta del ′team′ che dovrà guidare

159

Ennio Caretto, C’è una donna fra i candidati all’incarico di Sununu, “la Repubblica”, 5 dicembre 1991, p.

14.

427

l’apparato della Casa Bianca e quello elettorale in un anno decisivo.

428


L’attesa sarà comunque breve, anche perché è ormai certo che Bush

scendere in campo, pur sapendo di non poter battere il presidente

verrà sfidato nelle primarie del Partito repubblicano, e questo forza ad

americano in carica, con il fine sia di poter ribadire le sue tesi già

anticipare i tempi. Una prima sfida, resa ufficiale ieri, verrà da David

espresse il mese precedente nella corsa alla carica di governatore della

Duke, il politico razzista della Louisiana che concentrerà i suoi sforzi

Louisiana che, però, per lui non era andata a buon fine, sia per non

negli Stati del Sud. ′Rappresenta il peggio della politica americana, il

essere dimenticato in futuro qualora avesse deciso di ottenere nuovi

pregiudizio e il razzismo che non hanno un posto nella nostra vita

fondi per essere eletto o alla Camera o al Senato di Washington.

politica′, ha detto il portavoce di Bush. Nessuno pensa che possa

Passarini, inoltre, evidenziava che Duke, sebbene accusasse il

scalzare il presidente, ma preoccupa la possibilità che possa

presidente Bush di avere “svenduto” i valori tradizionali del Partito

presentarsi alla Convenzione di Houston in agosto con un pacchetto di

repubblicano, non aveva alcuna possibilità di vittoria in quanto, in

delegati, creando come minimo problemi di immagine al partito e

base ai fondi elettorali da esso reperiti, avrebbe potuto partecipare al

qualcosa di più se decidesse poi di rompere e presentarsi alle elezioni

massimo solo alle primarie di una dozzina di Stati dell’Est e del Sud.

di novembre come candidato indipendente. Ancora da destra, ma

Il giornalista de “La Stampa” riportava che le tematiche di Duke erano

qualitativamente diversa, la seconda sfida che si annuncia, quella di

principalmente la lotta alla politica delle “quote” per le minoranze, lo

Pat Buchanan, commentatore politico ed ex collaboratore di Nixon e

smantellamento di quel poco di Stato sociale che c’era ancora negli

Reagan, portavoce dell’ala conservatrice tradizionale del partito e

Stati Uniti, la protezione delle proprietà nazionali contro l’invadenza

capace di creare non pochi fastidi a Bush. Sununu era il ′ponte′ con

dei capitali stranieri, soprattutto giapponesi. Passarini, inoltre, metteva

quest’ala e anche se oggi pochi lo rimpiangono la necessità di

in risalto che stava per annunciare la sua candidatura nelle fila del

sacrificarlo perché troppo impopolare lascia Bush scoperto su un

Partito repubblicano anche l’ex commentatore ed allora animatore di

fianco politicamente non sottovalutabile. E resta sempre il dato di

una trasmissione televisiva, Patrick Buchanan, un nostalgico

fondo: mollando l’′antipatico′ Sununu il presidente ottiene un po’ di

dell’epoca reaganiana e portavoce di una strategia isolazionista, in

respiro, ma le sue difficoltà sono di ben altra natura”.160

base alla quale l’America avrebbe dovuto pensare più ai suoi problemi

Anche Paolo Passarini riportava la notizia che l’ex nazista,

interni e meno ai destini del mondo. Infine, il giornalista de “La

nonché ex leader del Ku Klux Klan, David Duke aveva annunciato la

Stampa” sosteneva che anche Buchanan come Duke non aveva alcuna

sua intenzione di concorrere per la nomination repubblicana e di

possibilità di togliere a Bush la nomination repubblicana, ma che il

sfidare apertamente George Bush nelle presidenziali del ’92. Il

suo vero obiettivo era quello di spianarsi la strada per un posto al

giornalista de “La Stampa” sottolineava che Duke aveva deciso di

Senato negli anni a seguire. In ogni caso le due candidature anti-Bush

160

Rodolfo Brancoli, Bush cerca l’«uomo della riscossa», “Corriere della Sera”, 5 dicembre 1991, p. 6.

429

avrebbero potuto o giovare al presidente americano in carica

430


facendolo apparire un equilibrato uomo di centro o danneggiarlo

della Louisiana, Bush definì Duke ′un ciarlatano imbroglione′ e invitò

rovinando, soprattutto con Duke, la sua immagine in vista delle

tutti i repubblicani a votare per il candidato democratico Edwin

elezioni del ’92.

Edwards. Nel voto di tre settimane fa, Duke ha subito una dura batosta

Scriveva Passarini: “David Duke ci riprova e questa volta punta

anche se il suo avversario è considerato da tutti un corrotto, ma,

ancora più in alto, non più senatore o governatore della Louisiana, ma

ciononostante, molti bianchi repubblicani del ceto medio hanno votato

addirittura presidente degli Stati Uniti, sia pure senza alcuna

per lui.

possibilità. L’ex nazista, che molti non considerano affatto ′ex′, l’ex

Duke, 41 anni e due plastiche facciali per apparire più ariano,

capo del Ku Klux Klan, che quasi tutti ritengono essere ancora

non si fa nessuna illusione sui risultati di questa sua nuova campagna.

razzista, ha annunciato ieri mattina al National Press Building della

Il suo obiettivo è semplicemente quello di non essere dimenticato e

capitale la sua intenzione di concorrere per la nomination

rimanere un personaggio, in modo da poter ottenere nuovi fondi in

repubblicana e sfidare George Bush nelle presidenziali del ’92. La sua

futuro per essere eletto parlamentare. Lui stesso ha ammesso che non

conferenza-stampa è stata interrotta più volte da urla del tipo ′Nazista,

potrà gareggiare in più di ′una dozzina di Stati′, tutti nel Sud-Est, e

maledetto nazista′ oppure ′Un Hitler è stato abbastanza′. Duke è uscito

non potrà scendere in campo nelle prime elezioni, quelle del New

dalla sala protetto da guardie, mentre giù nella strada alcuni

Hampshire, ritenute decisive. Ma, nei limiti delle sue possibilità,

manifestanti inveivano contro di lui. ′Noi crediamo − ha commentato

agiterà le sue tematiche, che sono la lotta alla politica delle ′quote′ per

molto tempestivamente il portavoce della Casa Bianca Marlin

le minoranze, lo smantellamento di quel poco di Stato sociale che c’è

Fitzwater − che David Duke rappresenti il peggio della politica

negli Stati Uniti, la protezione delle proprietà nazionali contro

americana, bigotteria, razzismo e altre cose che non hanno alcun posto

l’invadenza dei capitali stranieri, soprattutto giapponesi. ′Se voi non

nella vita americana′. ′Gli abbiamo sbarrato la strada fino ad ora − ha

comprate il nostro riso, noi non compriamo le vostre macchine′, è lo

continuato Fitzwater − e lui dal comitato repubblicano non otterrà

slogan anti-Giappone di Duke. Domenica 10 dicembre è atteso

neppure un cono gelato′. Duke scende apertamente in campo contro

l’annuncio della candidatura di un altro concorrente di Bush da destra.

Bush come nemico principale, accusandolo di avere ′svenduto′ i valori

Si tratta dell’ex commentatore e attuale animatore di una trasmissione

tradizionali del Grand Old Party. Secondo lui, il presidente non si è

televisiva Patrick Buchanan. Non è un nazista come Duke e neppure

opposto con la necessaria determinazione alla legge sui diritti civili,

un razzista, ma semplicemente un nostalgico dell’epoca reaganiana e

che, a suo giudizio, ′umilia′ i bianchi, ′suscitando in essi sentimenti razzisti′. Durante la campagna elettorale per la nomina del governatore

431

portatore di una strategia isolazionista: l’America pensi più a se stessa e meno ai destini del mondo. Anche Buchanan, come Duke, non ha alcuna possibilità di bloccare la seconda nomination di Bush da parte

432


dei repubblicani. Anche lui, come Duke, desidera soprattutto

Bush fosse un presidente dimezzato, ma dimezzato da se stesso, dalle

prepararsi un futuro al Senato. Questi attacchi a Bush da destra

sue contraddizioni. Il primo era il famoso episodio delle carte di

possono anche favorire il presidente, facendolo apparire equilibrato

credito accaduto il 12 novembre che aveva fatto perdere alla Borsa

uomo di centro. Ma l’esistenza di uno come Duke tra i repubblicani

ben 120 punti in due giorni, il secondo episodio di comportamento

161

può guastare l’immagine del partito”.

contraddittorio era avvenuto il 21 novembre riguardo a una nuova

Furio Colombo in un articolo inserito nella pagina di Società &

legge per i diritti civili (ricordando anche che Bush era il presidente

Cultura de “La Stampa” prendeva in esame il presidente Bush

che in tre anni aveva opposto 23 veti a leggi approvate a grande

evidenziando che era nata in America una nuova ideologia: il

maggioranza dal Congresso, alcune delle quali molto popolari) e il

“Bushismo”. Il giornalista de “La Stampa” spiegava che il

terzo riguardava un “pacchetto” molto pesante di aiuti all’Urss

“Bushismo” era un fenomeno sorto con la presidenza Bush e che

presentato da Bush al Congresso che contraddiceva con tutte le linee

l’opinione pubblica americana aveva anche denominato “Bush contro

di austerità fiscale imposte alla politica economica del paese in quel

Bush”: era la strana storia di un presidente vincitore, ammirato,

momento così difficile per un’America che aveva sulle spalle un

simpatico, a cui nessuno ancora aveva ritirato la fiducia, ma che

debito federale da capogiro. Il giornalista de “La Stampa” continuava

appariva, agli occhi di molta gente, sdoppiato. Con un’immagine

sottolineando che il presidente repubblicano, con la brutta sequenza

imprecisa, un po’ sfocata. Colombo continuava evidenziando che era

delle sue iniziative e con le sue gravi contraddizioni, aveva ingenerato

un Bush cauto, di modi urbani, dal tratto gentile, come sempre, ma che

nella gente la sensazione che fosse un uomo colpito da una fase di

sembrava impegnato a fare dispetti a se stesso, a dire e a negare, a fare

debolezza e di incertezza decisionale, in cui le incoerenze erano

e a disfare. E quando la gente usava, con un senso di fastidio, che non

piuttosto segno di disattenzione che di contrasto politico. E,

era ancora distacco o disprezzo, la parola “Bushismo” si riferiva ad

concludeva Colombo, era per queste ragioni che, giorno dopo giorno,

una certa incoerente debolezza del presidente americano in carica.

calava il prestigio di Bush di fronte agli occhi dei suoi concittadini,

Secondo il giornalista de “La Stampa”, l’opinione pubblica americana

cioè a causa degli strani colpi che infliggeva a se stesso e a causa del

dialogava sempre con maggior disagio con il presidente Bush, uomo

senso di incertezza che, dopo tante vittorie, si sentiva venire dalla

che appariva solo sulla scena politica statunitense, chiedendosi chi

Casa Bianca.

fosse veramente e se fosse capace di spiegarsi meglio. A

Scriveva Colombo: “Il ′Bushismo′ è un’ideologia. ′Vuol farci

testimonianza dell’incoerenza mostrata da Bush, Colombo riportava

credere che diventando più morbidi e cedevoli diventeremo più

solamente gli ultimi tre episodi più recenti che evidenziavano quanto

democratici′, scrivono in una lettera al giornale “Crimson” due

161

studenti di Harvard. Non si tratta di avversari politici che contestano il

Paolo Passarini, Il Nazista all’assalto di Bush, “La Stampa”, 5 dicembre 1991, p. 8.

433

434


presidente repubblicano. Sono voci, che si sentono sempre più spesso,

sintonizzata con un governo liberista e favorevole al mercato si tratta

di una certa delusione, niente di drammatico, niente di rivoluzionario,

di una dichiarazione dirompente, come per Gorbaciov chiudere il Kgb.

la gente non ha affatto deciso di voltargli le spalle. Il fenomeno al

Nel giro di un’ora il Parlamento a maggioranza democratica, che

quale stiamo assistendo ha già avuto un nome dall’opinione pubblica

trattiene a stento le sue tendenze a interventi regolatori nella vita

americana. Si chiama ′Bush contro Bush′. È la strana storia di un

economica, ha preso la palla al balzo. Ha preparato una legge che

presidente vincitore, ammirato, simpatico, a cui nessuno ha ritirato la

impone il 14% come costo massimo di ogni debito contratto con le

fiducia, che appare, agli occhi di molta gente, sdoppiato. Con

carte di credito. E nel giro di due giorni la Borsa ha perso 120 punti.

un’immagine imprecisa, un po’ sfocata. È un Bush cauto, di modi

Le parole improvvisate del più cauto e studiato dei presidenti avevano

urbani, dal tratto gentile, come sempre. Ma sembra impegnato a fare

infatti toccato con curiosa inconsapevolezza la zona di rischio

dispetti a se stesso, a dire e negare, a fare e disfare. E quando la gente

dell’economia americana, le banche e il loro pauroso indebitamento,

usa, con un senso di fastidio (che non è ancora distacco o disprezzo),

dopo il crollo del mercato immobiliare. Multare le banche (questo era

la parola ′Bushismo′, questo intende dire: una certa incoerente

il senso, agli occhi del mercato, delle parole di Bush e della legge

debolezza, una botta (cauta) al cerchio e una botta (lievissima) alla

preparata dal Congresso) avrebbe potuto ′spezzare la schiena del

botte. Con questo personaggio che è ancora solo sulla scena politica

cammello′.

americana l’opinione pubblica dialoga con disagio, più che altro

Il secondo episodio di comportamento contraddittorio si è avuto

ripetendo due domande: ′Chi sei, veramente?′ e ′Non potresti spiegarti

il 21 novembre, che avrebbe dovuto essere un giorno di festa. Da mesi

meglio?′. Prenderò tre episodi recentissimi per illustrare questo

c’era tensione tra la Casa Bianca repubblicana e il Congresso

recente capitolo della storia di Bush, presidente dimezzato. Dimezzato

democratico sulla nuova legge per i diritti civili. L’espressione, nella

da se stesso, dalle sue contraddizioni. Il primo è il famoso episodio

politica americana, significa soprattutto, come si sa, diritti delle

delle carte di credito. Bush è l’uomo del liberismo, il politico che non

minoranze, dei neri. In un paese che non concede più spazio ad alcuna

crede se non negli interventi estremi della politica nella vita

forma di discriminazione visibile (i ristoranti, le scuole, le case), resta

economica, perché il mercato ha le sue regole e i suoi correttivi. Il 12

la discriminazione invisibile, il lavoro. Sarebbe lungo spiegare che

novembre l’uomo del mercato sta conversando in televisione e, alla

cosa divide esattamente George Bush dai deputati e senatori

fine di un discorso, aggiunge questa frase che − a quanto pare − non

democratici, visto che Bush non è certo un razzista. Posso fare un

appariva nel testo originale. ′Penso che le carte di credito costino

esempio. In caso di presunta ingiustizia basata sulla razza, come

troppo, che il 19% preteso dalle banche sia troppo esoso. Ci si

proteggere il discriminato da una lunga procedura costosa e, forse,

dovrebbe fermare più in basso, non so, al 14%′. Per un’economia

435

inutile? In passato i democratici avevano trovato una soluzione

436


chiamata ′quota′. Si diceva al datore di lavoro: dimostra di non essere

americana

è

sospettosa,

come

tutte

razzista assumendo non meno di tanti neri o membri di altre

democratiche. Ma in più ha buona memoria.

le

opinioni

pubbliche

minoranze. Idealmente fabbriche e concorsi statali avrebbero dovuto

Tutto questo è avvenuto mentre un altro contrasto stava creandosi

allinearsi più o meno con le percentuali statistiche, tanti neri nella vita,

fra presidente e Congresso (o meglio fra il presidente e il punto di

tanti in questa o quella impresa o impiego pubblico. Col tempo la

vista più diffuso nel paese). Lo stesso che ha fermamente posto il veto

′quota′ è apparsa uno strumento odioso. Contestato dai bianchi che si

a decine di leggi che a suo giudizio avrebbero aggravato sensibilmente

ritenevano ′pari merito′, imbarazzante per i neri che erano davvero

il debito federale all’improvviso ha presentato un ′pacchetto′ molto

qualificati. Una lunghissima trattativa aveva consentito un accordo.

pesante di aiuti all’Unione Sovietica. E qui i ′Bush Watchers′, coloro

Sono venuti alla Casa Bianca personalità nere dei diritti civili e

che seguono con attenzione coerenze e incongruenze del presidente,

senatori come Edward Kennedy, a elogiare il presidente il giorno della

sono stati colti da un doppio stupore. C’era infatti una vistosa

firma. Ma quello stesso giorno, nelle stesse ore della celebrazione,

contraddizione fra tutte le linee della politica economica imposte al

l’ufficio legale della Casa Bianca stava mettendo a punto e

paese e la portata del ′pacchetto di aiuti′. Ma, per quel pacchetto,

distribuendo una sua interpretazione della nuova legge. In tale

c’erano anche giustificazioni grandiose, c’era la possibilità di fare

interpretazione si negavano quasi tutti i punti di accordo raggiunti fra

appello non tanto al Congresso, che essendo avversario politico fa

il presidente e i membri democratici del Congresso. Si davano

volentieri orecchio da mercante, quanto al Paese, che si è sempre

istruzioni ai datori di lavoro e alla burocrazia statale di non prestare

dimostrato generoso in questioni di questa portata. L’Unione Sovietica

attenzione a certi articoli della legge appena firmata. Parlare di una

attraversa la sua ora più difficile. Possono gli Stati Uniti voltare le

brutta figura sarebbe improprio. L’immagine strana è quella di un

spalle a un simile pericolo umano ma anche politico e di equilibrio

presidente debole che da una parte cede al Congresso dall’altra ai

internazionale? Ma il Bush che ha improvvisamente presentato il

membri oltranzisti del suo ′staff′. La vicenda è resa più strana dal fatto

pacchetto, in contrasto col Bush delle redini strette, è anche in

che essa contraddice il carattere e il tratto umano del presidente, che

contrasto con il Bush leader e persuasore della politica internazionale.

da un lato è leale, o così è sempre apparso agli americani, e dall’altro è

Il presidente, infatti, non ha speso per questa iniziativa, dura ma

coraggioso anche a costo di essere impopolare. È il presidente che ha

importantissima, una sola parola. Avrebbe potuto rivolgersi al

opposto in tre anni 23 veti a leggi approvate a grande maggioranza dal

Congresso, imbarazzandolo. Alla stampa, offrendo un tema di grande

Congresso, alcune molto popolari. Certo il danno che Bush ha recato a

interesse. Alla gente, con un discorso. Invece c’è stato soltanto il gesto

Bush il giorno di quella firma, mentre circolava il documento che la

arrischiato e il silenzio. Infine è arrivata la sfortunata sequenza di

contraddiceva, resterà grande e visibile. L’opinione pubblica

Haiti, la povera isola nera martoriata dai colpi di Stato. Prima si è

437

438


visto un George Bush nobile, generoso: quando padre Aristide, il prete

strani colpi che infligge a se stesso. A causa del senso di incertezza

presidente di Haiti, viene estromesso da un colpo di Stato militare,

che, dopo tante vittorie, si sente venire dalla Casa Bianca”.162

Bush lo riceve in America, lo ascolta, denuncia il ′golpe′, minaccia i

Ennio Caretto annunciava che il presidente Bush, come da

generali. Quando i generali non rispondono, Bush chiede e ottiene

pronostico, aveva designato come capo di gabinetto l’ex ministro dei

sanzioni contro il governo ′illegale′. Haiti dipende dagli aiuti

Trasporti Sam Skinner al posto di John Sununu e, inoltre, aggiungeva

americani e dipende dal commercio americano. Con un gesto − che

che il presidente in carica aveva anche scelto la troika che avrebbe

era motivato dalla opposizione al colpo di forza militare − Bush ha

diretto la sua campagna elettorale nel ’92: il ministro del Commercio

tagliato Haiti fuori dal resto del mondo. L’intenzione, chiara e

Robert Mossbacher e i due strateghi Bob Teeter e Fred Malek.

apprezzata, almeno dagli esperti di politica internazionale, era di

Appariva quasi sicuro, inoltre, che Mario Cuomo sarebbe sceso in

spezzare la resistenza dei golpisti. Ma i despoti sanno come

lizza nel giro di qualche giorno, forse prima del 15 dicembre, data in

proteggersi, girando le conseguenze delle sanzioni alla gente. Un’isola

cui tutti i candidati democratici avrebbero partecipato ad un dibattito

povera è divenuta in pochi giorni un’isola di fame. La gente ha

in diretta alla Tv. Caretto evidenziava anche che, secondo il politologo

cominciato a fuggire. Migliaia sono morti in mare. Altre migliaia

Bob Beckel, il presidente americano avrebbe perso con molte

hanno raggiunto Miami. E sono stati mandati indietro. Ha detto il

probabilità le elezioni del ’92 se l’economia non fosse decollata in

deputato Charles Rangell: ′Come non pensare che se questi disperati arrivati a Miami fossero stati bianchi non li avremmo accettati?′. Non credo che si accuserà Bush di razzismo. Però lo si accuserà di grave contraddizione e pessimo calcolo nella sequenza delle sue iniziative. È una brutta sequenza. Potrebbe ricordare a un futuro avversario l’interruzione della guerra del Golfo in quei famosi ′due giorni′ così rimpianti dal generale Schwarzkopf. Potrebbe ricordare la strage dei curdi. Eppure nessuna di queste ragioni colpisce la gente quanto la sensazione di una ′pressione bassa′ (l’espressione è del columnist George Will) alla Casa Bianca, di una fase di debolezza e incertezza decisionale, in cui le incoerenze sono piuttosto segno di disattenzione che di contrasto politico. È per queste ragioni che cala, di fronte agli occhi americani, giorno per giorno, il prestigio di Bush. A causa degli

439

breve tempo. E, proprio in campo economico c’era il rischio di una nuova recessione e ciò, visto che il presidente repubblicano non poteva fare più perno sui suoi vecchi cavalli di battaglia come la difesa e il contenimento dell’Urss, avrebbe potuto spianare la strada ai democratici, con in testa Cuomo, alle presidenziali del ’92. Infine, Bush aveva asserito che avrebbe reso ufficiale la su candidatura alla Casa Bianca non prima di gennaio, anche se la rinuncia a candidarsi appariva remota e sotto la spinta di Duke e di Buchanan da un lato e di Cuomo dall’altro, aveva incominciato una rapida marcia dalla “destra” verso il “centro”. E ciò era ben testimoniato dallo scambio di consegne tra Sununu e Skinner, cioè tra un ideologo e un pragmatico, tra un “estremista” e un moderato, scambio che secondo Bush sarebbe 162

Furio Colombo, Bush contro Bush, “La Stampa”, 5 dicembre 1991, p. 15.

440


servito a migliorare la sua immagine e, così, a conquistare più voti nel

Parlamento sul deficit del bilancio dello Stato, si era scoperto,

novembre ’92.

rifiutando di escludere il suo ingresso in campo prima del 15 del mese,

Scriveva Caretto: “Ripresosi dal trauma dei quattro gravi ostacoli

data in cui tutti i candidati democratici partecipano ad un dibattito in

frappostisi alla sua ricandidatura per i repubblicani − il neonazista

diretta alla Tv. ′Dopo le dimissioni di Sununu l’altro ieri′, ha

Duke, il conservatore Buchanan, la recessione e la protesta popolare

sottolineato Beckel, ′il presidente non poteva più temporeggiare. Il suo

contro le sue ′fughe′ all’estero − ieri Bush ha finalmente sferrato il suo

indecisionismo rischiava di essere suicida. La sua caduta di popolarità

atteso contrattacco. Lo ha fatto mentre a New York l’entourage di

sarebbe diventata inarrestabile′. Il politologo ritiene che Bush sia in

Mario Cuomo, guidato dal locale segretario del Partito democratico

corsa contro il tempo: ′Se l’economia non decollerà, è possibile che

John Marino, annunciava la formazione di un Consiglio Elettorale,

egli perda le elezioni′.

indizio quasi certo che il governatore sta per candidarsi e che il voto

Super Bush è apparso sereno ai giornalisti, accorsi alla Casa

del ’92 sarà tra i più combattuti della storia americana. Da una Casa

Bianca per assistere a quello che tutti considerano l’avvio di un

Bianca in un disordine così profondo ′da fare sembrare il governo di

massiccio rimpasto di governo − si sa che Mosbacher, deus ex

Haiti un modello d’organizzazione′ - ha ironizzato il politologo Bob

machina elettorale verrà sostituito a giorni − e all’annuncio della

Beckel, - Bush ha ieri presentato al paese non solo il nuovo capo di

ricandidatura del presidente vincitore dell’Urss e di Saddam Hussein.

gabinetto, l’ex ministro dei Trasporti Sam Skinner subentrato a John

Ma a differenza che in passato Bush ha parlato con circospezione. Ha

Sununu, ma anche la troika che dirigerà le sue elezioni, il ministro del

detto di aver voluto al proprio fianco Skinner, 53 anni, grandi trascorsi

Commercio Robert Mossbacher e i due strateghi Bob Teeter e Fred

di avvocato e segretario del partito di Chicago, per le sue qualità di

Malek. ′E’ tempo′ ha proclamato il presidente ′di affrontare le

manager, di persuasore e di moderato. E della propria ricandidatura ha

difficoltà economiche e di prepararsi ad affrontare i democratici′.

asserito che la renderà ufficiale non prima di gennaio, dopo aver

Appena 24 ore prima, l’impudente Duke, venuto a lanciare la sua sfida

esaminato i rapporti della troika, lasciando un margine, sia pure

a Washington, aveva promesso di strappare lo Studio Ovale al

esiguo, alla possibilità di rinunciarvi all’ultimo minuto. L’impressione

presidente ′apostata′. Lo stesso Bush, rimangiandosi la sua valutazione

trattane è che Bush, sotto la spinta di Duke e di Buchanan da un lato e

dell’economia, aveva confessato che ′la congiuntura è avversa e la

di Cuomo dall’altro, abbia incominciato una rapida marcia dalla destra

gente soffre la disoccupazione′, anticipando un’importante iniziativa

verso il centro. Lo scambio di consegne tra Sununu e Skinner è

per gennaio al tradizionale discorso d’inizio d’anno sullo stato

significativo: Sununu era un ideologo, Skinner è un pragmatista, che

dell’Unione. E a New York Cuomo, ormai vicino a un accordo col

ha rilanciato le opere pubbliche anche nel tentativo di assistere i disoccupati. Nella sua nuova veste di centrista, il presidente non ha

441

442


comunque rinunciato alla polemica. Ha accusato i democratici di

primarie repubblicane quanto piuttosto lo spaventava la manifesta

ingenerare la psicosi della recessione, ′mentre l’economia può

intenzione di Duke di volersi presentare alle elezioni vere e proprie a

riprendersi abbastanza in fretta′. Ha attaccato Duke ma non Buchanan,

capo di una “terza forza”, di un partito fascista o neonazista, cioè di

che lavorò per lui alla Casa Bianca, e Cuomo, che gli sembra fare

estrema destra, che avrebbe potuto imprimere così una traumatica

della demagogia. Ha ammesso che l’elettorato ha perso parzialmente

svolta alla politica americana. Il giornalista de “la Repubblica”

la fiducia nelle sue politiche, ma ha poi insistito che si tratta di ′un

evidenziava che l’ex leader del Ku Klux Klan aveva accusato il

fenomeno transitorio′, e che egli verrà rieletto perché, tutto sommato,

presidente repubblicano di aver messo in vendita la società cristiana e,

è un buon presidente. Ha così indicato quale sarà la sua linea

inoltre, aggiungeva che Duke aveva anche proposto agli elettori il

elettorale: quella del leader che si preoccupa dell’uomo della strada,

piano America first, ossia la difesa ad oltranza dall’immigrazione

trascurando in caso di bisogno anche la politica estera. L’ottimismo di

latina e dall’invasione giapponese e una campagna per il recupero dei

Bush tuttavia è forzato: proprio ieri la Riserva Federale ha pubblicato

valori della destra. Tra le altre cose Caretto metteva in risalto sia che

un rapporto che ha acuito il timore del ′double dip′, la doccia calda e fredda, ossia di una seconda recessione. La Federal Reserve ha constatato che a ottobre e novembre c’è stata una flessione nella miniripresa della scorsa estate e che ′nel migliore dei casi l’economia tornerà a indebolirsi′. Non è soltanto il calo dei consumi che punta al brutto: rallenta altresì la produzione dei manufatti. Bush dovrà rassegnarsi ad aggravare il disavanzo pubblico tagliando le tasse, se vorrà rianimare l’industria e i commerci. Non è un panorama confortante tanto più che il presidente non può fare perno ulteriormente sui suoi vecchi cavalli di battaglia, la difesa e il contenimento dell’Urss”.163 Ennio Caretto, invece, sottolineava che il presidente Bush era in allarme per la candidatura di Duke nelle fila del Partito repubblicano, candidatura che non spaventava tanto il presidente in carica nelle 163

Ennio Caretto, Bush vira al Centro: un moderato al posto di Sununu. Cuomo si prepara alle elezioni, “la Repubblica”, 6 dicembre 1991, p. 14.

443

Bush non aveva esitato ad insultare Duke definendolo un abominevole ciarlatano sia che l’ex leader del Ku Klux Klan sperava di imitare ciò che aveva fatto Wallace nel ’68 come terzo candidato a capo di un movimento populista di estrema destra, cioè di conquistare il 13-14% dei voti nel novembre ’92 o di riuscire a fare quello che aveva fatto ancora Wallace nel ’72, quando cioè aveva dominato le primarie nel profondo Sud prima che fosse fermato da un pazzo che lo avrebbe reso invalido a vita. Infine, il giornalista de “la Repubblica” sottolineava

che

il

vicepresidente

Quayle,

esponente

della

conservazione nel governo Bush, aveva asserito che mentre il messaggero Duke era sbagliato parte del suo messaggio era giusto, in particolare quello che riguardava la riduzione della previdenza sociale, che era, invece, uno dei punti di forza dei programmi elettorali delle star democratiche Cuomo, Clinton e Kerrey. Scriveva Caretto: “Non è tanto la candidatura di Duke alle primarie repubblicane che preoccupa la Casa Bianca quanto la sua

444


manifesta intenzione di presentarsi alle elezioni vere e proprie a capo

democratico′. Phillips non esclude ′un certo successo del leader

di una ′terza forza′, cioè di un partito fascista o neonazista, così

neonazista′.

imprimendo una traumatica svolta alla politica americana. Parlando

La Casa Bianca ha reagito con furia alla prospettiva della nascita

l’altro ieri al Palazzo della Stampa a soli 500 metri dallo Studio Ovale

del partito neonazista. ′Nelle politica americana′ ha affermato il

di Bush, l’ex leader del Ku Klux Klan ha accusato il presidente di

portavoce Fitzwater ′non c’è posto per i razzisti né per i bigotti′.

avere ′messo in vendita la società cristiana′ e ha proposto agli elettori

Anche i media hanno protestato: ′Nella nostra nazione dove si tornano

il piano America first, prima l’America, ossia la difesa a oltranza

a bruciare croci nei giardini dei neri′ (avvertimento mafioso del Ku

′dall’immigrazione latina, dall’invasione giapponese′ e via di seguito,

Klux Klan) ′il fascismo fomenterà torbidi sociali′ ha scritto il “New

l’esponente

York Times”. Per esorcizzare il pericolo, Bush non ha esitato a

repubblicano Kevin Phillips. Dopo aver denunciato i democratici

insultare Duke: ′abominevole ciarlatano′ lo ha chiamato. Ma il

come ′deviazionisti tesi a distruggere la nostra nazione′, Duke ha

seguace di Hitler, che ritiene l’olocausto degli ebrei un falso storico,

promesso ′una campagna all’ultimo respiro per il recupero dei valori

spera di fare il bis di Wallace nel ’68. Quell’anno, il governatore

della destra′. Nel giudizio di Phillips, un repubblicano revisionista −

dell’Alabama, un democratico che fondò un movimento populista di

ma da sinistra − lo spettro della nascita del fascismo americano ′è

estrema destra, ottenne il 13-14% dei voti. E nel ’72 Wallace dominò

figlio delle nostre tensioni interne e della fine della guerra fredda′. A

le primarie del profondo Sud: fu fermato dalle pallottole di un pazzo,

suo parere, in passato le tentazioni neonaziste della frangia

che lo rese invalido a vita. Il vicepresidente Quayle, esponente della

conservatrice si sono confuse nell’anticomunismo e il relativo

conservazione nel governo Bush, ha tradito l’inquietudine e ambiguità

benessere economico ne ha prevenuto l’esplosione. Ma l’attuale

della sua corrente di fronte alla storica scelta a cui Duke obbligherà

scontento del paese e il crollo dell’incubo sovietico le hanno portate

l’elettorato americano l’anno prossimo. Memore del 40% dei voti

all’improvviso in superficie. ′David Duke non parteciperà alle

ottenuti dall’ex leader del Ku Klux Klan alle elezioni a governatore

primarie repubblicane del New Hampshire il 18 febbraio′, ha rilevato

della Louisiana il mese scorso, Quayle ha asserito che mentre il

Phillips ′perché quella è la riserva di caccia di Buchanan. Ma

messaggero va respinto parte del suo messaggio è accettabile −quella

attaccherà alle primarie del profondo Sud del 10 marzo che a

che riguarda la riduzione della previdenza sociale e delle salvaguardie

differenza delle altre saranno aperte a tutti gli elettori, non solo ai

contro l’abuso di potere. Senza dubbio Quayle spera che, ottenuti

tesserati del partito, e dove quindi potrà votare per lui anche qualche

buoni risultati alle primarie, Duke si ritiri e lasci il campo libero a

445

446

′un

programma

nazional-razzista′

ha

protestato


Bush per la battaglia contro le star democratiche: Cuomo, o Clinton, o Kerrey”.

164

pronti a sfidarlo, sebbene da due ottiche politiche diverse, sul terreno sociale, suo punto debole.

Paolo Passarini sottolineava, come già sostenuto da Ennio

Scriveva Passarini: “George Bush è partito, Mario Cuomo quasi.

Caretto de “la Repubblica” nell’articolo Bush vira al Centro: un

Il presidente, annunciando ieri che sarà Sam Skinner, attuale ministro

moderato al post di Sununu. Cuomo si prepara alle elezioni del 6

dei Trasporti, a sostituire John Sununu come capo dello ′staff′, ha

dicembre, sia che George Bush aveva annunciato che sarebbe stato il

anche indicato i nomi degli uomini prescelti per guidare il Comitato

ministro dei Trasporti Sam Skinner a sostituire John Sununu nella

per la rielezione. Così è sceso ufficialmente in lizza, come del resto

carica di capo di gabinetto e, inoltre, che il presidente in carica aveva

tutti si aspettavano facesse. Da New York il presidente del locale

indicato anche i nomi degli uomini prescelti per guidare il Comitato

partito democratico, John Marino, ha informato che Cuomo gli ha

per la rielezione, così che esso era ormai sceso ufficialmente in lizza,

chiesto di fornirgli una serie di proposte di uomini validi per la

come d’altronde era dato per scontato da tutti gli americani, sia che,

costituzione di un Comitato per la campagna presidenziale. Non è

secondo fonti democratiche, appariva probabile che Mario Cuomo

ancora un annuncio vero e proprio, ma un segno che il laborioso

avrebbe annunciato la sua candidatura entro il 15 dicembre, cioè in

processo di decisione dell’attuale governatore dello Stato di New

tempo per partecipare alle prime elezioni primarie che si sarebbero

York è forse arrivato alla fase finale. Per la verità, stando a quanto

svolte a febbraio nel New Hampshire. Il giornalista de “La Stampa”,

raccontato da Marino, Cuomo non è stato così esplicito. La sua frase

però, evidenziava che c’erano due ostacoli sulla strada della

esatta sarebbe: ′Sai, dovresti cominciare a pensare a quello che

candidatura di Cuomo: la sua indecisione e la sua presunzione

bisogna fare′. Marino ne ha dedotto che doveva mettersi a cercare gli

intellettuale che cozzava con i risultati, non proprio positivi, raggiunti

uomini adatti per coordinare una possibile campagna di Cuomo,

come governatore dello Stato di New York. Passarini, infine, si

soprattutto raccoglitori di fondi ed esperti legali. Tra loro figureranno

chiedeva se al presidente Bush sarebbe bastata la scelta di Skinner

quasi sicuramente Michel Del Giudice, uomo d’affari di Wall Street

come capo dello “staff” e del ministro del Commercio Robert

vicino a Cuomo, e Brad Johnson, che lavora nell’ufficio del

Mosbacher come presidente del Comitato per la rielezione a

governatore. L’ultima volta che qualcuno ha chiesto a Cuomo quali

garantirgli una rielezione che appariva più incerta che mai, visto che

intenzioni avesse, lui ha ripetuto: ′Sto raccogliendo i fatti, quando

gli ultimi sondaggi che lo riguardavano erano negativi e che i suoi due avversari di “destra” nelle fila del Partito repubblicano si dichiaravano

avrò tutti gli elementi deciderò′. Anche quella volta, nessuno ha capito − né Cuomo ha spiegato − quali siano questi ′fatti′, ma in compenso il governatore ha aggiunto: ′Quando avrò tutti i fatti, la decisione sarà

164

Ennio Caretto, Nazismo negli Usa: la minaccia di Duke, “la Repubblica”, 6 dicembre 1991, p. 14.

447

molto veloce, tre ore al massimo, quanto mi serve per buttare su un

448


foglio tre o quattro frasi intelligenti che sorreggano una dichiarazione′.

aveva affermato in modo esplicito che la mini ripresa economica

Ma finora le date per una decisione sono continuamente slittate e

avvenuta in estate si era arrestata a ottobre e a novembre e che la

adesso fonti democratiche dicono che se Cuomo − come appare

nuova crisi era destinata a prolungarsi anche nel ’92, per lo meno per

probabile − deciderà di candidarsi lo farà entro il 15 dicembre, in

alcuni mesi. Secondo Caretto, un’America che ormai alle soglie del

tempo per partecipare alle prime elezioni, quelle dello Stato del New

’92, l’anno elettorale, vedeva ergersi sul proprio cammino lo spettro

Hampshire. ′Ma ormai partiamo con un certo svantaggio′ ha

della recessione più lunga dalla fine della Seconda guerra mondiale

comunque messo le mani avanti Marino. Il principale avversario del

avrebbe potuto voltare le spalle al presidente Bush che, insieme all’ex

governatore è la sua indecisione, oltre che l’immagine di un uomo

Reagan, veniva accusato di aver causato il declino del paese nel

intellettualmente molto presuntuoso a dispetto dei risultati raggiunti

campo economico, cosa ben visibile, di contro, nell’ascesa del

nello Stato che governa. ′Mario Cuomo − scrive Richard Cohen sul “Washington Post” − ha un’ossessione dominante: Mario Cuomo′. Però, ammaccato da sondaggi declinanti e infastidito dalla presenza di avversari sulla sua destra, anche Bush ha i suoi problemi. Dicono tutti che Skinner sia una buona scelta come capo dello ′staff′. E Robert Mosbacher, ministro del Commercio, può essere un efficace presidente del Comitato per la rielezione. Può bastare?”165 Ennio Caretto in un articolo di economia annunciava che l’America era entrata nuovamente nella recessione da cui sembrava fosse uscita i mesi precedenti e, inoltre, evidenziava che sia la Casa Bianca che la Fed avevano ammesso chiaramente l’avvenuto “double dip”. Il giornalista de “la Repubblica”, infatti, sottolineava, a tal proposito, sia che il presidente Bush aveva dichiarato che nel migliore dei casi nei mesi futuri l’economia sarebbe stata molto debole sia che i suoi

ministri

economici

avevano

confermato

che

rafforzare

l’economia non sarebbe stato né facile né veloce sia, infine, che la Fed

165

Paolo Passarini, Mario dissotterra l’ascia, “La Stampa”, 6 dicembre 1991, p. 9.

449

Giappone, per colpa degli sperperi e degli scandali della Reaganomics. Il giornalista de “la Repubblica” così metteva in risalto che l’economia, nel momento in cui avrebbe dovuto decollare per salvare lo scranno al presidente in carica, si era accasciata a terra: la disoccupazione a novembre era rimasta alta, al 6,8%, seppur invariata rispetto a ottobre, ma l’industria aveva perso in un mese 241 mila posti di lavoro, il massimo da marzo. E, inoltre, il prodotto nazionale lordo, che era cresciuto dell’1,7% nel terzo trimestre del ’91, era in netto calo nel quarto trimestre tanto che l’economista Allen Sinai aveva commentato che il peggio per l’economia americana doveva ancora venire e che solo un’intesa di politica economica tra la Fed e la Casa Bianca avrebbe potuto migliorare lo stato di salute dell’economia, anche se difficilmente nel breve periodo. Caretto, infine, riportava che un giornalista aveva rivolto a Bush la stessa domanda rivolta da Reagan agli elettori nel 1980, cioè se stessero meglio in quel momento o 4 anni prima, e che il presidente Bush aveva risposto che nel novembre del ’92 sarebbe stato sicuro di poter affermare che i suoi elettori sarebbero stati meglio rispetto al 1988.

450


Sempre secondo il giornalista de “la Repubblica”, l’ottimismo del

industrie. E scopre di avere strutture finanziarie consunte a causa degli

presidente statunitense cozzava con una realtà economica e sociale

sperperi e degli scandali della Reaganomics.

che non dava segni di ripresa e che sembrava ormai alla maggioranza

Nel momento in cui avrebbe dovuto decollare, l’economia

degli americani averlo messo con le spalle al muro in vista delle

americana rischia d’accasciarsi a terra. La disoccupazione a

elezioni dell’anno seguente.

novembre, ha svelato l’amministrazione, è rimasta invariata rispetto a

Scriveva Caretto: “Il temuto ′double dip′ o seconda immersione

ottobre, il 6,8%, ma l’industria ha perso 241 mila posti di lavoro, il

dell’economia americana è arrivato: la superpotenza è rientrata nella

massimo da marzo. Sono inoltre aumentati gli inventari, mentre i

recessione da cui sembrava essere uscita i mesi scorsi. Lo hanno

consumi ristagnano. Il prodotto nazionale lordo, cresciuto dell’1,7%

ammesso, nei fatti oltre che nelle parole, sia il governo che la Fed. Per

nel terzo trimestre dell’anno, è in declino nel quarto. ′Il peggio deve

la prima volta, infatti, l’altro ieri Bush ha dichiarato che nel migliore

ancora venire′ ha commentato l’economista Allen Sinai. ′E da sola la

dei casi ′l’economia è molto debole′ e i suoi ministri economici hanno

Fed non riuscirà a rianimare l’economia moribonda. Dovrà muoversi

confessato che ′rafforzarla non sarà facile′. Ieri inoltre la Federal

il governo′. Secondo il noto economista di Boston, la manovra della

Reserve ha iniettato 3 miliardi di dollari nel sistema bancario, facendo

Fed ′è una goccia d’olio su un mare in tempesta′ come lo è la

scendere il suo funds rate interno o tasso di interesse a breve, dal 4,75

decisione annunciata l’altro ieri da Bush di erogare subito 10 miliardi

al 4,5%. È stata la quattordicesima volta che la Riserva Federale ha

di dollari per lavori pubblici originariamente stanziati per la seconda

compiuto la manovra dall’inizio della recessione nel luglio del ’90, nel

metà del ’92. Ma un grave ostacolo si frappone al varo di un massiccio

tentativo di allargare il credito e di rilanciare l’attività produttiva Usa.

pacchetto di misure anti recessive: il tremendo deficit del bilancio

La Banca Centrale aveva adombrato l’intervento tre giorni fa in un

dello Stato, calcolato sui 350 miliardi di dollari, un primato storico.

allarmante rapporto alla Casa Bianca, ammonendo che la mini ripresa

Sebbene l’inflazione sia bassa, un drastico taglio delle tasse o altre

economica dell’estate si era bloccata a ottobre e novembre e che la

misure riflazioniste avrebbe effetti collaterali nocivi: aggraverebbe il

nuova crisi ′è destinata a prolungarsi per qualche mese′. Alle soglie

disavanzo pubblico e farebbe salire i tassi d’interesse a medio e a

del ’92, anno elettorale, l’America vede ergersi sul proprio cammino

lungo termine. Ciò spiega le dichiarazioni contraddittorie fatte ieri al

lo spettro della recessione più lunga dalla fine della guerra. La

Senato dalla troika economica di Bush: il consigliere della Casa

superpotenza che domani commemorerà il cinquantenario del

Bianca Boskin, il ministro del Tesoro Brady e quello del Bilancio

bombardamento di Pearl Harbor incomincia a sentirsi stretta d’assedio

Darman. Boskin ha minimizzato il pericolo di un aggravio del deficit;

dall’amico-nemico Giappone, che ha reso obsolete molte sue

Brady invece ha insistito sulla necessità di mantenere un rigido equilibrio fiscale; Darman, da buon mediatore, ha detto di scegliere ′il

451

452


minore di due mali′. Un giornalista ha rivolto a Bush la domanda

conclusione era che la rielezione del presidente in carica Bush era, se

rivolta da Reagan agli elettori nel 1980: ′State meglio adesso o quattro

non impossibile, almeno improbabile.

anni fa?′. ′Risponderò il prossimo novembre, alle elezioni′ ha ribattuto

Scriveva Cingolani: “Samuel K. Skinner promette faville. Tra

Bush. ′E per allora potrò rispondere con coscienza tranquilla che

una settimana lascerà il suo incarico di segretario ai Trasporti per

stiamo meglio′. È un’espressione di ottimismo in contrasto con la strategia del temporeggiamento scelta dal presidente, che ha rinviato a

annuncia che sono finiti i tempi in cui George Bush era trascinato in giro per il mondo dai suoi consiglieri diplomatici. Adesso è il

gennaio il proprio intervento”.166 Stefano Cingolani in un articolo di economia, invece, sottolineava che il nuovo capo di gabinetto di Bush, Samuel Skinner, da una parte aveva promesso faville nella sua nuova veste ma dall’altra aveva detto anche che per riuscire a risollevare l’economia statunitense e l’immagine del presidente in carica bisognava iniziare col trascurare la politica estera e occuparsi a tempo pieno della politica interna e soprattutto di quella economica. Il giornalista del “Corriere della Sera”, però, evidenziava che “rianimare” l’economia americana appariva un’impresa in quanto in quel momento, sebbene le proposte e le idee non mancassero, nessuna di esse sembrava davvero convincente. Cingolani, infatti, metteva in risalto che varie proposte economiche erano state mosse sia dalla Casa Bianca sia dalla Fed sia da Mario Cuomo sia dai sei candidati democratici già scesi in lizza per le presidenziali del ’92 ma, nonostante tutte fossero fondate nei loro ragionamenti e nei loro intenti, nessuna appariva davvero capace di risollevare lo stato di salute dell’economia Usa in un breve periodo, ma eventualmente solo a medio-lungo termine. Secondo il giornalista del “Corriere della Sera”, ciò stava a significare che l’economia non si sarebbe ripresa in tempo per le elezioni del ’92 e, quindi, la logica 166

sostituire John Sununu come capo dello staff della Casa Bianca e già

Ennio Caretto, E sull’economia Usa torna la recessione, “la Repubblica”, 7 dicembre 1991, p. 46.

453

momento della politica interna e soprattutto di quella economica. Il presidente, pur rinviando a gennaio un pacchetto completo di misure, ha promesso che darà semaforo verde a 9,7 miliardi di dollari di spese federali per dare una spinta all’economia. Ma per muovere un corpaccione addormentato la cui stazza è di ben 5 mila miliardi di dollari ci vuole ben altro. Che cosa? Le risposte sono diverse e nessuna è convincente del tutto. Un tempo si diceva: stampa moneta, poi il resto viene da sé. Questa volta, invece, il principale degli strumenti usati per rimettere in moto la congiuntura non ha funzionato. Venerdì scorso la Federal Reserve ha portato i tassi che le banche pagano per approvvigionarsi di denaro al 4,5%, il punto più basso dai primi anni ’70. Ma non basta. E gli operatori di Wall Street si attendono che si arrivi tra il 3,5 e il 4%. Se il basso costo del denaro non ha messo in moto un ciclo del credito ciò è dovuto soprattutto all’alto livello di indebitamento e alla bassa capitalizzazione del sistema bancario. Mario Cuomo, anche se non ha ancora annunciato se correrà per la presidenza, ha lanciato una proposta per farsi le ossa: la Federal Reserve investa dai 20 ai 25 miliardi di dollari in titoli delle maggiori banche in cambio dell’impegno di queste a prestare denaro alle piccole e medie imprese. Alla Fed arricciano il naso. Chiusa ogni

454


scorciatoia, a questo punto non resta che la via principale, la politica

della difesa. Ciò non sarà facile politicamente e richiederà anni,

di bilancio, cioè più spese e meno tasse. Il rischio è di far impazzire il

mentre l’economia ha bisogno di una iniezione tonificante subito. E

deficit, che già è uno dei più grandi della storia.

allora? Allora il bastone torna in mano alla Federal Reserve e il

Si è fatta strada tra i democratici l’idea di un massiccio taglio alle

circolo si chiude, rischiando di diventare vizioso”.167

imposte sui ceti medi. I più fieri assertori sono Tom Harkin e Bob

Paolo Passarini sottolineava che era divenuta ufficiale la

Kerrey, candidati alla Casa Bianca. Per evitare un gigantesco effetto

candidatura di Pat Buchanan alle elezioni presidenziali del ’92 nelle

negativo sul disavanzo alcuni propongono di finanziarlo con una

fila del Partito repubblicano. Il giornalista de “La Stampa”

sovrattassa sui ricchi. L’impatto sulla congiuntura, ribattono molti

evidenziava che, così, dopo il neonazista David Duke, un altro

economisti, e non solo conservatori, rischia di essere minimo. Ma il

campione dell’estrema destra aveva lanciato la sfida al presidente in

vero problema è consumare di più o investire di più? I ′bostoniani′ del

carica Bush per la corsa alla Casa Bianca. E, inoltre, Passarini

Mit e di Harvard sostengono che gli USA da almeno vent’anni non

aggiungeva che il columnist e mezzobusto della “Cnn” da una parte

hanno investito abbastanza. Da loro viene la proposta di un credito

accusava Bush di aver tradito il reaganismo e dall’altra respingeva il

fiscale sul reddito investito, fatta propria da alcuni pretendenti

“nuovo ordine internazionale” del presidente promovendo, invece, una

democratici come Paul Tsongas e Bill Clinton e appoggiata anche da

posizione neoisolazionista dell’America per gli anni futuri. Scriveva

Harold Poling, presidente della General Motors. In passato ha

Passarini: “Dopo David Duke, il ′nazista anni ’90′, un altro campione

funzionato bene. Il rischio è che stimoli solo il breve e non il lungo

dell’estrema destra Usa − Pat Buchanan − ha lanciato ieri a Bush il

periodo. Ma Clinton prevede una riduzione del 50% della tassa sui

guanto di sfida per la corsa alla Casa Bianca, accusandolo di aver

capital gains a fronte di investimenti per oltre 5 anni. Un piccolo

′tradito il reaganismo′. Da posizioni isolazioniste, il columnist e

ponte verso l’amministrazione Bush che ha fatto della riduzione delle

mezzobusto della “Cnn” ha sostenuto che l’America non sa cosa

imposte sui guadagni di capitale il suo cavallo di battaglia, finora

farsene del ′nuovo ordine internazionale′ e che è sbagliato aprire le

perdente. La maggior parte degli economisti ritiene che, oltre a essere

porte agli immigrati di colore: ′Se dobbiamo prendere un milione di

socialmente iniqua, ha un impatto sul sistema produttivo molto

immigranti, è meglio che siano zulù o inglesi?′”.168

modesto, sostanzialmente perché negli USA la tassa è volontaria. Se lo spazio è ristretto sul versante fiscale, dal lato della spesa è ancora minore. Quasi tutti sostengono che bisogna rinnovare a fondo tutte le

Rodolfo Brancoli riportava che il presidente Bush e il segretario di Stato Baker, durante il cinquantesimo anniversario di Pearl Harbour, l’evento che aveva fatto uscire l’America dal suo guscio

infrastrutture: ma come finanziare questo sforzo che si preannuncia immane? I democratici hanno la risposta pronta: riducendo il bilancio

455

167

Stefano Cingolani, La depressione? Si cura così, “Corriere della Sera”, 10 dicembre 1991, p. 23.

168

Paolo Passarini, «Ci hai traditi». Il falco Buchanan sfida Bush, “La Stampa”, 11 dicembre 1991, p. 6.

456


proiettandola in una posizione di leadership mondiale da allora

invocavano a gran voce un maggior interesse per i problemi reali

mantenuta, avevano denunciato i rischi che un isolazionismo in

dell’America, cioè quelli economici e sociali, gli altri candidati alla

politica estera e un protezionismo in quella economica avrebbero

presidenza, sia repubblicani che democratici, avevano tutti scelto dei

potuto comportare per un paese a vocazione planetaria come gli Stati

programmi elettorali che, seppur diversi, accoglievano le richieste

Uniti. Il giornalista del “Corriere della Sera” evidenziava anche, però,

della maggioranza degli americani e cioè avevano un approccio

che mentre il presidente americano parlava ancora ai suoi concittadini

neoisolazionista in politica estera e protezionista in campo economico.

di un “nuovo ordine mondiale” a leadership statunitense, in base ai

Il presidente in carica, pertanto, appariva decisamente vulnerabile alle

sondaggi quest’ultimi, per la precisione il 75%, lo accusavano di

elezioni del ’92 tanto che anche la rivista di politica estera “Foreign

prestare troppa attenzione al resto del mondo e poca ai sempre più

Affairs” accusava Bush di non capire che il vero problema

pressanti problemi di casa. Brancoli ricordava che negli ultimi mesi in

dell’America consisteva nell’erosione sia delle sue basi socio-

America c’era stato un mutamento di stato d’animo provocato dalla

economiche che del conseguente consenso interno che, però, era

crisi economica e sociale che aveva portato una maggioranza sempre

necessario al paese per reggere un ruolo di leadership internazionale

più ampia di americani a nutrire meno interesse per la politica estera e

negli anni futuri.

a guardare, invece, con molta più attenzione alla politica interna. Il

Scriveva Brancoli: “Bush parla di ′nuovo ordine mondiale′ a

giornalista del “Corriere della Sera”, infatti, continuava evidenziando

leadership americana, ma in America molte trombe stanno suonando

che, con la fine della guerra fredda e con la gravità delle condizioni

la ritirata. Così, cinquanta anni dopo l’attacco a Pearl Harbour −

finanziarie, economiche e sociali in cui versava l’America in quel

l’evento traumatico che scosse la nazione dal suo isolamento

momento, il presidente Bush avrebbe dovuto prestare scarsa

proiettandola in quella posizione di leadership mondiale da allora

attenzione all’estero e, di contro, investire molte energie e risorse

mantenuta − il presidente e il suo segretario di Stato sono costretti a

all’interno. Ma il problema vero stava nel fatto che Bush da una parte

denunciare i rischi di un nuovo isolamento e del suo ′complice

non aveva ancora trovato una linea precisa di politica estera dopo il crollo dell’Unione Sovietica e dall’altro che egli soprattutto non aveva un programma di politica interna con cui affrontare i fattori strutturali che avevano provocato la perdita di competitività internazionale del Paese nei confronti del Giappone e dell’Europa. Il giornalista del “Corriere della Sera”, infine, metteva in risalto che mentre Bush continuava a rimanere miope dinanzi alle richieste dei suoi elettori che

457

economico′, il protezionismo. Bush ha usato parole forti contro ′il richiamo della sirena isolazionista′ per tre volte negli ultimi quattro giorni, cominciando sabato a Honolulu nelle solenni celebrazioni di quell’anniversario. E martedì alla borsa di Chicago ha detto che ′l’America è prima e resterà prima solo se restiamo impegnati sui mercati mondiali e nella sicurezza del mondo, e finché sono presidente è esattamente quello che intendo fare′. E pure Baker ha

458


parlato in due interviste di ′una posizione assai miope che può avere

candidati repubblicani scesi in campo per sfidare Bush nelle primarie

inizialmente qualche presa superficiale′, ma che avrebbe costi enormi

da posizioni dichiaratamente neoisolazioniste e protezionistiche, tutti

non solo in termini di sicurezza ma pure di capacità competitiva in

gli aspiranti democratici alla nomination sembrano orientati con

economia. In parte, si capisce, difendono se stessi da chi accusa loro e

sfumature diverse a proporre una versione presentabile dello stesso

l’amministrazione di occuparsi troppo del resto del mondo e troppo

approccio. A dar fiato alle trombe della ritirata stanno due fatti che

poco dei problemi di casa − giudizio condiviso da tre quarti degli

spingono a un drastico riordino di priorità, la fine della guerra fredda e

americani stando ai sondaggi − evocando una visione screditata che

l’innegabile serietà delle condizioni finanziarie, economiche e sociali

nell’ultimo mezzo secolo non ha più avuto cittadinanza nel dibattito

con cui l’America arriva a questo traguardo storico. Il primo fatto crea

politico americano. Però è un fatto che c’è oggi chi si candida per le

le condizioni e il secondo le ragioni di un impegno esterno più

presidenziali gridando ′America First′, prima di tutto l’America, come gli isolazionisti fra le due guerre. È un fatto, come riconosce Baker, che c’è stato nel paese ′un mutamento di stato d’animo′. È un fatto che gli aiuti all’estero sono estremamente impopolari e che la presa in

selettivo e di una concentrazione sul versante interno delle energie e risorse liberate. Ma a questa svolta Bush sta arrivando senza aver articolato una linea di politica estera che distingua, come ha scritto Kissinger, ′tra l’essenziale e il desiderabile, tra il possibile e ciò che va

considerazione da parte del Congresso del trattato di libero scambio

oltre le nostre capacità′. E, quel che più conta, senza avere un

con il Messico è stata rinviata al 1993 per evitare che venga affossato.

programma di politica interna che provi ad affrontare i fattori

Ancora, è un fatto che in una elezione suppletiva in novembre per il

strutturali che stanno a monte della perdita di competitività

Senato il candidato repubblicano è stato sconfitto a sorpresa da un

internazionale degli Stati Uniti. Di qui la sua improvvisa vulnerabilità

democratico sconosciuto il cui slogan era ′è tempo di tornare ad occuparci dell’America′. Ed è un fatto infine che in vasti strati della società americana l’ansietà per i problemi dell’economia si sposa ad umori xenofobici di cui fa le spese soprattutto il Giappone (ma c’è pure chi mette in guardia dal nuovo ′superstato europeo′). Il rischio insomma di un disimpegno, di un ripiegamento interno accompagnato da un aggressivo ′nazionalismo economico′ non è remoto, anche perché l’anno delle elezioni presidenziali offre una potente cassa di risonanza a questi sentimenti. Senza arrivare all’estremo di un paio di

459

all’accusa di perseguire un internazionalismo datato e velleitario in cui l’America con i suoi problemi sembra venire ′last′, cioè dopo tutto il resto. Accusa che comincia ad essere articolata anche da settori non certo isolazionisti, come il nucleo della rivista “Foreign Affairs”, organo del Council on Foreign Relations, i quali vedono con allarme l’erosione delle basi socio-economiche della potenza americana e del consenso interno necessario a reggere un ruolo di leadership internazionale in futuro”.169 169 Rodolfo Brancoli, I neo-isolazionisti americani sfidano il cosmopolita Bush, “Corriere della Sera”, 12 dicembre 1991, p. 10.

460


Ennio Caretto tornava a parlare di economia e metteva in risalto che un

fenomeno impressionante

e senza

problema vero per Bush era che essa non solo era in recessione ma

precedenti stava

anche che, secondo gli esperti, non si sarebbe ripresa in tempo per il

sconvolgendo l’America: dal mese di ottobre l’industria americana

novembre ’92, con la conseguenza che la sconfitta elettorale avrebbe

stava licenziando 2.600 dipendenti al giorno e le previsioni per i mesi

bussato sicuramente alla porta del presidente repubblicano in carica.

a seguire erano catastrofiche. Il giornalista de “la Repubblica”

Scriveva Caretto: “Il dato è impressionante. Dallo scorso ottobre,

evidenziava che, così, i sindacati e le famiglie americane erano

l’industria americana sta licenziando 2.600 dipendenti al giorno. E

sconvolti dall’ondata di licenziamenti che colpiva in modo

l’onda cresce. Ieri, la General Motors ha annunciato che nei prossimi

indiscriminato sia i colletti bianchi che quelli blu e che investiva tutte

mesi ′metterà in libertà′ − America, paradiso degli eufemismi! − circa

le imprese statunitensi: la General Motors, l’Ibm, la Twr, la Allied

20 mila impiegati o colletti bianchi e 5 mila operai o colletti blu. E la

Signal, la Tenneco, la McDonnell Douglas, la Xerox, la Lotus

Twr, la Allied Signal, la Tenneco, la McDonnell Douglas hanno reso

eccetera. Caretto sottolineava ancora che la disoccupazione in

noto che ′aboliranno′ rispettivamente 10 mila, 5 mila, 4 mila, 3 mila

America colpiva, ad essere ottimisti, non meno di 12 milioni di

posti di lavoro. Altre aziende minori, dalla Xerox alla Lotus, hanno

persone e, inoltre, aggiungeva che da una parte il presidente Bush

comunicato che attueranno tagli più modesti. I sindacati e le famiglie

lanciava assicurazioni sostenendo che la drammatica congiuntura era

ne sono rimasti sconvolti. Dan Lacey, il direttore di “Tendenze del

passeggera e sul viale del tramonto e dall’altra che gli industriali e il

lavoro”, uno dei massimi esperti Usa dell’impiego, ha notato di non

noto economista democratico John Kenneth Galbraith erano di parere

aver mai assistito a un fenomeno del genere. ′L’America è prigioniera

opposto tanto che erano convinti che “l’emorragia degli impieghi” si

di un circolo vizioso′ ha asserito. ′A causa della recessione, i profitti

sarebbe accentuata nel ’92, cioè nell’anno elettorale. Quindi, secondo il giornalista de “la Repubblica”, se le previsioni di Galbraith e dell’industria Usa si fossero rivelate veritiere, per il presidente Bush non ci sarebbe stato nulla da fare alle elezioni del ’92, cioè le avrebbe di certo perse, visto anche che, secondo un sondaggio del “Wall Street Journal”, l’anno precedente solo il 16% degli statunitensi considerava la disoccupazione il problema numero uno, mentre in quel momento lo considerava tale il 48% e appena il 23% approvava la politica economica della Casa Bianca. Secondo Caretto, infine, l’economia sarebbe stata il tema dominante alle elezioni dell’anno seguente e il

461

calano e le compagnie si ristrutturano. E la gente viene licenziata′. Nemmeno il Natale ferma la mannaia della disoccupazione. Ufficialmente, i disoccupati in America sono 9 milioni. Ma l’ufficio statistiche calcola soltanto le richieste dei sussidi che giungono alla previdenza. ′Pertanto i disoccupati sono almeno il 30%, forse il 50% in più, al minimo 12 milioni′ lamenta Lacey. Bush assicura che la drammatica congiuntura è passeggera, ma l’industria non gli presta fede. A suo parere ′l’emorragia degli impieghi′, come l’ha chiamata ieri il guru democratico John Kenneth Galbraith testimoniando al Congresso, è destinata ad accentuarsi. In modo indiretto lo conferma

462


l’Ibm, che dopo aver programmato 20 mila licenziamenti ha

una fase di disoccupazione: è un’idea a cui non ci si adatta facilmente′

ammonito che dovrà farne alcuni altri: ′Riesamineremo la situazione

[…] Analizzando lo scoppio della disoccupazione nel suo sondaggio,

nel primo trimestre del 1992′ ha dichiarato John Akers, il suo

il “Wall Street Journal” ha accertato che è un problema di sostanza.

presidente, ′e se non sarà migliorata dovremo adottare altri

Molte compagnie si erano ristrutturate già negli anni ’80, ′mettendo in

provvedimenti′. La stessa General Motors non sa a che punto della

libertà′ un numero crescente di persone. ′Ma allora′ ha scritto il

propria ristrutturazione riuscirà a fermarsi: contempla la chiusura di

quotidiano ′l’economia si espandeva ed era facile trovare un nuovo

sei stabilimenti, con gravi conseguenze sull’indotto. Norman

impiego′. Oggi non è solo in recessione: l’economia deve anche fare i

Robertson della nota Mellon Bank non ha nascosto la preoccupazione

conti con un settore industriale, quello militare, obbligato a ridursi in

della finanza americana: ′La gente è terrorizzata di perdere il lavoro e

modo permanente dopo il crollo dell’Urss. E ha di fronte a sé un

non spende più, risparmia quasi tutto per non trovarsi nei pasticci. E

Giappone e un’Europa sempre più competitivi”.170

così facendo accelera la crisi′.

Anche Stefano Cingolani sottolineava, come sostenuto da Ennio

Lo ha confermato il “Wall Street Journal” in un sondaggio: un

Caretto de “la Repubblica” nell’articolo Una falce sui colletti blu

anno fa, solo il 16% degli americani considerava la disoccupazione il

americani: oltre 2600 licenziamenti al giorno del 13 dicembre, che

problema number one, adesso lo considera tale il 48%. E appena il

negli

23% approva la politica economica di Bush. L’aspetto più inquietante

inesorabilmente tanto che tagliare era divenuta la parola d’ordine di

del fenomeno è che scompare la figura della ′azienda mamma′, come

tutte le imprese statunitensi. Il giornalista del “Corriere della Sera”, ad

solevano dire i sindacati, l’azienda in cui si entra per restare, che

esempio, evidenziava che la Ibm aveva già stabilito che nel ’92 si

garantisce l’impiego vita natural durante, e che in cambio della tua

sarebbe liberata di 20 mila dipendenti, la General Motors spiegava che

capacità e fedeltà ti concede una carriera più o meno fortunata. ′Sotto

avrebbe preso provvedimenti su larga scala per ridurre il personale e

questo profilo′ commenta Dan Lacey ′il voltafaccia dell’Ibm ha

chiudere impianti in tutto il Nord America, la Twr aveva deciso un

segnato una svolta psicologica cruciale. L’Ibm non licenziava mai, era

programma di dismissioni per 890 milioni di dollari e la fuoriuscita di

una famiglia, con le sue regole di comportamento, coi suoi vestiti

10 mila dipendenti (il 14% del totale), la Caterpillar voleva chiudere

austeri − agli uomini era proibito indossare uno spezzato − con le sue

gli impianti in Pennsylvania, la Xerox aveva intenzione di buttar fuori

tradizioni e con le sue certezze. Formava il modello dell’industria,

2500 addetti nei mesi a seguire, anche la Allied Signal, la McDonnell

come la General Motors prima della guerra. Ma anch’essa ci ha

Douglas, la General Dynamics, la Tenneco, la Goodyear avevano

tradito. Ci rendiamo conto che nella vita lavorativa di tutti noi ci sarà

463

Stati

Uniti

l’economia

continuava

a

perdere

colpi

170 Ennio Caretto, Una falce sui colletti blu americani: oltre 2600 licenziamenti al giorno, “la Repubblica”, 13 dicembre 1991, p. 45.

464


deciso di licenziare in maniera consistente e, inoltre, non bisognava

mila dipendenti l’anno prossimo. Adesso tocca anche alla General

dimenticare che già da svariati mesi l’emorragia era incominciata

Motors: il presidente Robert Stempel ha spiegato che prenderà

nelle banche e nei servizi finanziari. Cingolani, infine, metteva in

provvedimenti su larga scala per ridurre il personale e chiudere

risalto che, poiché il numero dei licenziamenti in America sembrava

impianti in tutto il Nord America. La prossima settimana, dopo la

un bollettino di guerra, la Casa Bianca aveva iniziato nuovamente a

riunione del consiglio d’amministrazione, i vertici dell’azienda

fare pressioni sulla Fed, che in quel momento appariva propensa a

saranno più precisi, ma è chiaro che il piano di tagli di 20 mila posti di

ridurre ancora il tasso di sconto, per la sesta volta in un anno, per

lavoro annunciato per gli inizi del 1993 verrà accelerato e alcune linee

cercare di migliorare lo stato di salute dell’economia statunitense che

produttive saranno abbandonate.

peggiorava sensibilmente di giorno in giorno a tutto danno degli

La crisi dell’auto e il ridimensionamento dei progetti del

americani e del presidente in carica Bush, la cui riconferma alla

Pentagono hanno colpito la Twr che ha deciso un programma di

presidenza non appariva più tanto sicura come qualche mese prima.

dismissioni per 890 milioni di dollari e la fuoriuscita di 10 mila

Scriveva Cingolani: “Ci risiamo: la prossima settimana la Federal

dipendenti (il 14% del totale). La Twr va ad aggiungersi ad altri

Reserve potrebbe ridurre il tasso di sconto per la sesta volta in un anno

grandi gruppi legati ai trasporti o alla difesa che si sono già avviati

[…] I dati di novembre giustificano economicamente la misura. I

sulla stessa strada: la Allied Signal, la McDonnell Douglas, la General

prezzi al consumo sono saliti dello 0,2%, nulla dopo la crescita dello

Dynamics, la Tenneco, la Goodyear. Ma l’ondata di licenziamenti non

0,7% del mese precedente. ′Adesso la Fed ha più spazio per

dipende solo dalle difficoltà di due settori chiave, bensì ha una portata

intervenire′, si è affrettato a commentare Michael Boskin, consigliere

molto più generale: la Caterpillar vuole chiudere gli impianti in

economico della Casa Bianca. Il basso livello della domanda spiega

Pennsylvania, la Xerox ha intenzione nei prossimi mesi di buttar fuori

l’andamento dell’inflazione. Le vendite al dettaglio, infatti, sono

2.500 addetti; senza contare che nelle banche e nei servizi finanziari

ancora giù di tono anche se a novembre sono cresciute dello 0,3%

l’emorragia è già incominciata […] Per cercare di rimettere in moto

dopo essere rimaste invariate ad ottobre. Il mercato del lavoro ha

gli investimenti, che sono il buco più nero della congiuntura USA,

mostrato qualche segnale migliore nell’ultima settimana di novembre

adesso la Casa Bianca sembra propensa a riproporre il credito

perché il numero degli americani che ha chiesto il sussidio di

d’imposta per gli investimenti, suggerito da numerosi economisti, tra i

disoccupazione si è leggermente ridotto, passando da 475 mila a 414

quali anche Martin Feldstein. Anche se vorrebbe limitarla a quelli

mila. Ma non c’è da farsi illusioni. La lista delle imprese che hanno annunciato tagli del personale si allunga ogni giorno. E proprio le più grandi hanno dato l’esempio. La Ibm ha già detto che si libererà di 20

465

466


′incrementali′, cioè che superano la media, per non aggravare il deficit 171

di bilancio e far risalire così i tassi di interesse a lungo termine”.

novembre ’92 era ancora lunga e se l’economia fosse migliorata sensibilmente, cosa, però, che appariva molto difficile secondo

Ennio Caretto sottolineava che mentre nell’Urss, orfana di

l’opinione della maggioranza degli economisti Usa, la popolarità di

Gorbaciov e del Pcus, si concludeva un capitolo della storia,

Bush sarebbe risalita subito. Inoltre era proprio questa incertezza

nell’America in spasmodica attesa di Cuomo se ne inaugurava uno

sull’esito elettorale ad esaltare l’interesse statunitense nei confronti

nuovo: con l’apertura del quartier generale per la campagna elettorale

della campagna elettorale del ’92: infatti, l’America era chiamata a

di Bush nel New Hampshire e con il voto dei delegati democratici in

scegliere tra un modello collaudato, quello neocapitalista di Bush, e il

Florida incominciava, infatti, a tutti gli effetti la campagna elettorale

New Deal, il Nuovo Patto Sociale che i democratici, innanzitutto

del ’92, che si configurava completamente diversa da come era

Cuomo e soprattutto Clinton, il giovane governatore dell’Arkansas

apparsa sei mesi prima, quando Super Bush, trionfatore di Saddam,

nonché astro nascente del partito, intendevano sottoporre agli elettori.

era all’apice del potere, l’economia dava segni di ripresa e il rapporto

Il Partito repubblicano e la Casa Bianca poi avevano capito che nel

con l’Urss condizionava ancora la psiche americana. Quindi, sepolto il

novembre ’92 alle urne gli americani avrebbero potuto compiere una

comunismo, l’America intera si buttava a capofitto nella campagna

svolta storica simile a quelle del 1932, quando avevano scacciato

elettorale che non appariva più una passeggiata per il presidente in

Hoover ed avevano eletto Roosevelt; o del 1960, quando avevano

carica. Caretto continuava ricordando che il senatore Lloyd Bentsen,

liquidato il vicepresidente Nixon a favore di Kennedy; o ancora del

candidato democratico alla vicepresidenza nel 1988, affermava che

1980, quando avevano voluto Reagan al posto dello sfortunato Carter.

negli ultimi sei mesi il panorama elettorale americano era stato

Caretto, infine, evidenziava che, secondo Lloyd Bentsen, ancor prima

sconvolto dagli eventi e che il mito della invincibilità di Super Bush

delle elezioni del ’92 si era già verificato un terremoto: la coalizione

era stato distrutto per sempre: da ′Master of the Universe′, Maestro

conservatrice reaganiana si era disciolta con due attacchi da destra al

dell’Universo come dicevano con orgoglio i repubblicani, Bush

presidente Bush, che per paura di perdere voti si era spostato al centro,

sembrava decaduto a ′lame duck′, anatra zoppa elettorale. Ma il

attacchi che sei mesi prima nessuno avrebbe potuto immaginare e che

giornalista de “la Repubblica”, di contro, evidenziava che, secondo

erano

John Sununu, anche nell’avversa congiuntura politico-economica la

dall’ultraconservatore Pat Buchanan e dal neonazista David Duke, che

sconfitta del presidente in carica alle urne era in quel momento

non aveva celato il suo desiderio di voler formare un terzo partito di

possibile ma non probabile, in quanto la strada verso il voto del 3

estrema destra. Insomma, secondo il giornalista de “la Repubblica”, in

stati

sferrati

in

vista

delle

primarie

repubblicane

quel momento la rielezione di Bush era minata non solo dagli 171

Stefano Cingolani, Licenziamenti, bollettino di guerra in USA, “Corriere della Sera”, 13 dicembre 1991, p. 28.

467

agguerriti sei candidati democratici scesi in lizza ed eventualmente

468


anche da Mario Cuomo, che era prossimo ad annunciare se si fosse

distrutto per sempre. Sei mesi fa, l’America pensava che il presidente

candidato o meno, ma anche da due repubblicani come Buchanan e

avrebbe sostituito il suo numero due, l’insipido Dan Quayle, con

Duke che con le loro idee isolazioniste in politica estera e

l’′orso′, cioè col generale Norman Schwarzkopf, architetto della

protezioniste in quella economica avevano l’appoggio di una

vittoria del Golfo. Essa continuava ad anteporre il ′nuovo ordine

sostanziosa fetta dell’elettorato americano di destra.

mondiale′ ai crescenti problemi nazionali e irrideva ai ′sette nani′, la

Scriveva Caretto: “Mentre nell’Urss, orfana di Gorbaciov e del Pcus, si conclude un capitolo della storia, nell’America in spasmodica attesa di Cuomo se ne inaugura uno nuovo. Con l’apertura del quartiere generale di Bush nel New Hampshire ieri e con il voto dei delegati democratici in Florida oggi incomincia infatti, a tutti gli effetti, la campagna elettorale del ’92. La campagna si configura completamente diversa da quanto appariva sei mesi fa, quando Super Bush, trionfatore di Saddam, era all’apice del potere, l’economia dava segni di ripresa, e il rapporto con l’Urss condizionava ancora la psiche americana: come ammonisce l’ex capo di gabinetto della Casa Bianca John Sununu, ′non sarà più una passeggiata per il presidente′. E il suo avvio, allora ritenuto privo di qualsiasi interesse, avviene per così dire col botto: domani sera, i sei candidati democratici ′ufficiali′ si affrontano per la prima volta in Tv e il principale avversario di Bush nelle primarie repubblicane, Pat Buchanan, annuncia un ′j’accuse′ al presidente per la settimana prossima. Sepolto il comunismo l’America si butta a capofitto nel ′serious business′, la questione della leadership. Il senatore Lloyd Bentsen, una delle lingue più taglienti del Congresso, candidato democratico alla vicepresidenza nel 1988, ha ribattezzato gli ultimi sei mesi ′Da qui all’eternità′. Tra la scorsa primavera e oggi, afferma Bentsen, il panorama elettorale Usa è stato sconvolto dagli eventi e il mito dell’invincibilità di Super Bush

469

pletora dei candidati democratici in pectore alla Casa Bianca che − pensava − Bush ′Biancaneve′ avrebbe messo in riga con facilità irrisoria. ′Oggi invece′ osserva il senatore ′l’America si ritrova senza Schwarzkopf e in procinto di essere sepolta dalla frana dell’economia; ed è talmente stanca dei viaggi del presidente all’estero che nei sondaggi dà spesso vincenti i democratici′. Da ′Master of Universe′, Maestro dell’Universo come dicevano con orgoglio i repubblicani, Bush sembra decaduto a ′lame duck′, anatra zoppa elettorale. In realtà, anche nell’avversa congiuntura politico economica, la sconfitta del presidente alle urne è per ora possibile ma non probabile. È vero che Schwarzkopf raccoglie milioni di dollari in diritti d’autore − scritti, interviste e conferenze − mentre Quayle fa il picchiatore per la Casa Bianca, insultando Cuomo che i prossimi giorni dovrebbe annunciare la sua candidatura; e che di fronte allo spettro della recessione più lunga dalla fine della Seconda guerra mondiale l’America invita bruscamente Super Bush a distribuire gli aiuti alimentari e finanziari in casa e non nell’Urss. ′Ma è altresì vero′ ricorda John Sununu ′che la strada di qui al voto del 3 novembre del’92 è ancora lunga e che se l’economia migliorasse la popolarità del presidente risalirebbe subito′. È proprio questa incertezza a esaltare l’incipiente processo elettorale. Al di là della congiuntura nel

470


primo voto dell’epoca postcomunista l’America è chiamata oggi a

democratico e tanto meglio se sarà Mario Cuomo′ ha dichiarato

scegliere tra un modello collaudato, quello neocapitalista di Bush, e il

Quayle. Nessuno dubita che il presidente vinca la contesa all’interno

New Deal, il Nuovo Patto Sociale che i democratici, innanzitutto

del partito. Ma il pericolo per lui è che il credo di Buchanan faccia

Cuomo e Bill Clinton, il giovane governatore dell’Arkansas, l’astro

proseliti e che alle elezioni vere e proprie molti di essi si schierino con

nascente del partito, intendono sottoporre agli elettori. I repubblicani

Duke. Il messaggio di Buchanan, noto columnist, cattolico irlandese

hanno

normale

liberista, si rifà a un motivo ricorrente nella politica degli Stati Uniti, il

amministrazione, ma che alle urne, l’anno prossimo, gli americani

motivo isolazionista e protezionista. Lo slogan di Buchanan è lo stesso

potrebbero compiere una svolta storica simile a quelle del 1932,

che impedì a Roosevelt di entrare subito in guerra contro il nazismo.

quando scacciarono Hoover ed elessero Roosevelt; o del 1960, quando

′America first′, prima l’America. Esso significa molti meno aiuti

liquidarono il vicepresidente Nixon a favore di Kennedy; o ancora del

all’estero; chiusura del mercato americano a parecchi prodotti

1980, quando vollero Reagan al posto dello sfortunato Carter. Lo

stranieri; ritiro politico e militare dall’Europa; e maniere forti nei

hanno capito così bene che si sono divisi: davanti alla prospettiva che

rapporti con la Cee e il Giappone. È il tipo di messaggio che una

per non perdere voti Bush si sposti al centro, come infatti sta facendo,

sostanziosa fetta dell’elettorato vuole sentire, e che Duke è pronto a

la destra ne ha preso le distanze, esprimendo un suo candidato,

raccogliere e strumentalizzare. Secondo Bentsen, se la settimana

appunto Pat Buchanan. ′In un certo senso′ ha osservato Lloyd Bentsen

prossima Cuomo ′lancerà il berretto sul quadrato′, ossia sfiderà Bush,

′prima delle elezioni si è già verificato un terremoto: la coalizione

vorrà dire che è convinto della voglia di cambiamento dell’America,

conservatrice reaganiana si è disciolta… sei mesi fa nessuno avrebbe

della sua ansia di ovviare alle tremende carenze economiche e sociali.

potuto immaginare un attacco da destra al presidente′. L’attacco è

′Mario è un uomo diffidente′ ha sottolineato Bentsen ′ma ha le

doppio: alle primarie repubblicane competerà contro Bush anche il

antenne. La sua candidatura sarebbe la conferma che l’America sta

neonazista David Duke, l’ex capo del Ku Klux Klan. Ma a differenza

ripensando al proprio modello. E che, finalmente libera dall’incubo

di Buchanan, che vuole solo recuperare il presidente alla

sovietico, desidera rinnovare in fretta le proprie strutture′”.172

capito

che

questa

volta

non

si

tratta

di

conservazione, Duke mira a formare un terzo partito, il partito degli ultras.

Ennio Caretto in un altro articolo, invece, sottolineava che alla vigilia del Natale ’91, Natale che ormai appariva chiaro a tutti che in

La Casa Bianca ha dichiarato che durante le primarie Bush non

America sarebbe stato il più triste e il più duro dalla fine della

parteciperà a nessun dibattito televisivo o giornalistico coi due rivali.

Seconda guerra mondiale, i bambini scrivevano a Babbo Natale

Se lo facesse, firmerebbe la sua condanna a morte elettorale: si

chiedendogli non regali per loro ma solo lavoro per i propri genitori,

alienerebbe o la destra o il centro. ′Dibatterà invece con il candidato

471

172

Ennio Caretto, Corsa alla Casa Bianca: Bush parte in salita, “la Repubblica”, 14 dicembre 1991, p. 15.

472


aiuti finanziari per andare avanti, cibo, abiti e prestiti. Il giornalista de

aiuti finanziariamente. Le lettere dei bambini americani, che a

“la Repubblica” evidenziava che le lettere dei bambini americani, che

centinaia di migliaia giungono a ogni ufficio postale, riflettono la

a centinaia di migliaia giungevano ad ogni ufficio postale, riflettevano

realtà della recessione. Con una media di 2.600 licenziamenti al

la realtà della recessione e, inoltre, metteva in risalto che, secondo

giorno a partire da ottobre, per moltissime famiglie questo Natale

Margaret King, una portavoce delle poste, le lettere a Babbo Natale da

minaccia di essere il più duro dalla fine della guerra. ′Caro Babbo

sempre erano indicative dei problemi più pressanti degli americani:

Natale′ ha scritto Anita, 11 anni, di Filadelfia, ′siamo senza papà, la

King sosteneva, infatti, che qualche anno addietro erano la droga e gli

mamma è disoccupata e non abbiamo nemmeno il cappotto per

omicidi, un anno prima era la guerra del Golfo Persico e in quel

l’inverno: puoi mandarci un po’ di soldi?′. E a New York Eddie, 7

Natale erano la disoccupazione, la sanità e la previdenza. Caretto,

anni, genitori anziani, ha promesso di rinunciare ai giocattoli ′in

infine, metteva in evidenza sia che anche persone adulte scrivevano

cambio di un impiego a mio fratello che ha perso il posto ed era

lettere a Babbo Natale sia che sarebbe stato impossibile soddisfare la maggioranza delle richieste visto che riguardavano “regali” che dipendevano dalla risoluzione dei pressanti problemi socio-economici che in quel momento attanagliavano l’America sia che i media statunitensi, che avevano incominciato a pubblicare alcune delle lettere, ritenevano quest’ultime contenenti un segnale chiaro, cioè che la stragrande maggioranza degli americani da una parte desiderava avere dallo Stato strutture assistenziali adeguate sull’esempio dell’Europa e dall’altro auspicava un cambiamento da parte di Bush nella condotta della politica interna. Cambiamento che se non fosse arrivato al più presto e con dei risultati più che soddisfacenti, secondo il giornalista de “la Repubblica”, avrebbe comportato la sconfitta di Bush alle elezioni del ’92. Scriveva Caretto: “Due anni fa, scrivevano a Babbo Natale che facesse smettere a papà o mamma di prendere la droga e un anno fa che li facesse tornare a casa dal Golfo Persico o che facesse finire la guerra. Adesso scrivono che Babbo Natale dia lavoro ai genitori o li

473

l’unico a lavorare e a mantenerci′. Margaret King, una portavoce delle poste, ha spiegato che le lettere a Babbo Natale ′sono sempre indicative dei problemi più pressanti degli americani′. ′Qualche anno fa erano appunto la droga e gli omicidi, ma adesso sono la disoccupazione,

la

sanità

e

la

previdenza…

Non

abbiamo

praticamente ricevuto richieste di regali, solo di cibo, abiti, prestiti′. Scrivono anche gli adulti. Sempre a Filadelfia una nonna, con una misera pensione, ha lamentato di non poter aiutare la figlia, disoccupata, e il nipotino. Le poste smistano le lettere alle associazioni, alle aziende e ai privati che hanno comunicato di essere pronti ad intervenire. ′Ma non riusciamo quasi mai a soddisfare tutti′ ha ammesso Margaret King. I media Usa, che hanno incominciato a pubblicare alcune delle lettere, le ritengono un segnale chiaro: gli americani chiedono allo Stato strutture assistenziali adeguate, sull’esempio dell’Europa, e al loro presidente di occuparsi con assiduità di politica interna e di lasciar perdere la politica estera, se

474


non vorrà avere un brutto ′regalo′ dai suoi elettori il 3 novembre 173

due locale del Partito democratico. Il guaio per Cuomo è che Miller si occupava delle trattative tra democratici e repubblicani per risolvere il

1992”.

Paolo Passarini sottolineava che la tanto attesa candidatura alla

problema del deficit del bilancio statale di New York. Il governatore

Casa Bianca del governatore di New York, Mario Cuomo, aveva

ha detto che non si impegnerà nella corsa presidenziale se prima non

subito una battuta d’arresto con la condanna per malversazione di un

risolverà con un accordo legislativo i problemi dello Stato. Adesso

suo

presidente

dovrà occuparsene in prima persona, perché Miller si è dimesso da

dell’Assemblea statale e numero due locale del Partito democratico. Il

tutti i suoi incarichi pubblici: ′Per ora lasciamo perdere la presidenza′

giornalista de “La Stampa” evidenziava sia che il guaio per Cuomo

ha commentato Cuomo, dopo la condanna che ha definito ′una

consisteva nel fatto che Miller si occupava delle trattative tra

tragedia per lo Stato′”.174

stretto

collaboratore

politico,

Mel

Miller,

democratici e repubblicani per risolvere il problema dell’enorme

Ennio Caretto riportava che nel primo weekend elettorale c’era

deficit del bilancio statale di New York sia che lo stesso governatore

stato il primo colpo di scena per l’America delusa da Super Bush: alla

aveva detto che non si sarebbe impegnato nella corsa presidenziale se

mini convention democratica della Florida i sei candidati democratici

prima non avesse risolto con un accordo legislativo i problemi del suo

alla Casa Bianca, soprannominati, forse erroneamente, i “sei nani” dai

Stato. Passarini, inoltre, concludeva ricordando che Cuomo aveva

repubblicani, che avrebbero dovuto sparare a zero sul presidente in

detto che quello non era più il momento di pensare alla presidenza

carica, però, avevano finito per colpire a morte Mario Cuomo, e il più

degli Stati Uniti visto che il condannato Miller si era dimesso da tutti i

accanito nei confronti di quest’ultimo si era rivelato Bill Clinton, il

suoi incarichi pubblici e, così, toccava a lui occuparsi in prima

governatore dell’Arkansas e astro nascente del partito. Il giornalista de

persona per trovare l’accordo legislativo all’Assemblea statale tra

“la Repubblica” evidenziava che alla mini convention democratica

democratici e repubblicani sul deficit del bilancio statale. Insomma,

proprio Clinton era risultato il vincitore con una maggioranza

secondo il giornalista de “La Stampa”, alla luce di quanto accaduto la

schiacciante, il 54% dei voti, rispetto a tutti gli altri; secondo era

candidatura di Cuomo appariva più incerta che mai: forse più no che

arrivato il senatore Tom Harkin dello Iowa con il 30% dei suffragi,

sì. Scriveva Passarini: “La candidatura alla Casa Bianca del

terzo il senatore Bob Kerrey del Nebraska con appena il 10% e poi gli

governatore dello Stato di New York, Mario Cuomo, ha subito una

altri con percentuali irrisorie. Caretto metteva in risalto che se da una

battuta d’arresto con la condanna per malversazione di un suo stretto

parte era vero che il giovane Clinton aveva giocato in casa in quanto

collaboratore, Mel Miller, presidente dell’Assemblea statale e numero

la Florida come l’Arkansas è uno Stato del profondo Sud dall’altra il suo netto successo aveva confermato che in assenza di Cuomo era lui

173

Ennio Caretto, “Carissimo Babbo Natale trovi un lavoro al mio papà?”, “la Repubblica”, 14 dicembre 1991, p. 15.

475

174

Paolo Passarini, Condannato il vice, per Cuomo un brutto colpo, “La Stampa”, 15 dicembre 1991, p. 6.

476


il numero uno del partito. Il giornalista de “la Repubblica”, inoltre,

criticato aspramente la mania dei viaggi e la politica estera e militare

sottolineava che dopo la mini convention democratica della Florida

del presidente repubblicano in carica tanto da esortarlo a rimanere

c’era stato a Washington un dibattito in diretta Tv che aveva visto

qualche volta in America per cercare di risolvere i pressanti problemi

ancora protagonisti i sei candidati democratici alla presidenza, i quali,

interni socio-economici.

però, non avevano lanciato un buon segnale all’elettorato in quanto

Scriveva Caretto: “Primo weekend elettorale e primo colpo di

avevano litigato, a tratti si erano insultati, ma, comunque, avevano

scena per l’America delusa da Super Bush. I candidati democratici

almeno promesso di riportare l’America agli antichi fasti. Caretto

alla Casa Bianca − i sei nani come li chiamano i repubblicani, che

riportava sia che, secondo il segretario dei repubblicani Yeutter,

peraltro potrebbero pentirsene − dovevano sparare a zero sul

Clinton e compagni non solo non rappresentavano un’alternativa seria

presidente, ma hanno colpito Cuomo. E intenzionalmente, almeno per

al presidente Bush, ma anzi facevano piangere, sia che, di contro,

quanto riguarda il vincitore, Bill Clinton, il governatore dell’Arkansas

secondo Cuomo, che aveva visto il dibattito alla Tv, due o tre di essi,

e astro nascente del partito. Bill Clinton si è portato la claque alla mini

dei quali, però, non aveva fatto i nomi, avevano mostrato di possedere

convention democratica della Florida e non ha soltanto schiacciato i

sia le idee per una riforma del paese che la stoffa del comando. Infine,

rivali, ottenendo il 54% dei voti, ma ha anche orchestrato dietro le

secondo il giornalista de “la Repubblica”, era facile intuire che i nomi

quinte le urla di protesta e i fischi che hanno accolto il nome di

dei due-tre candidati democratici capaci, per il governatore di New

Cuomo quando qualcuno l’ha pronunciato. Sebbene non in corsa,

York, di essere eletti alla presidenza degli Stati Uniti nel ’92 erano, in

Cuomo ha riscosso alcuni voti. Ma alla loro lettura, una parte della

primis, Clinton, che aveva attribuito il declino del ceto medio alla

platea è esplosa al grido di ′Mario enough′, smettila Mario.

politica economica di Reagan e di Bush e che, inoltre, da una parte

′L’indecisione rischia di costare cara a Cuomo − ha commentato il

aveva proposto una strategia di risparmi e sgravi fiscali per la ripresa degli investimenti e dall’altra aveva definito il presidente americano in carica uno sprecone con i ricchi e un maledetto avaro coi poveri; in seconda posizione Harkin, che da una parte aveva paragonato Bush a Giorgio III d’Inghilterra, cioè a un leader che aveva perso ogni contatto con la realtà, e dall’altra aveva suggerito un massiccio programma di opere pubbliche e aveva anche definito il piano di rilancio dell’economia di Bush una miseria per la famiglia americana; sul terzo gradino del podio democratico Bob Kerrey, che aveva

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segretario dei repubblicani Yeutter −. È meglio che sciolga le riserve sulla sua candidatura entro venerdì venturo′. Quel giorno scadrà il termine ultimo per l’iscrizione alle primarie di febbraio del New Hampshire, il primo vero test dei democratici. Il giovane Clinton − così Bush lo ribattezza per esorcizzarlo − giocava in casa: come la Florida, l’Arkansas è uno stato del profondo Sud e il governatore è uno dei protagonisti della politica delle regione da una decina di anni. Ma il suo successo ha confermato che, in assenza di Cuomo, è il numero uno del partito. Dietro Clinton si è piazzato non il senatore del

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remoto Nebraska Bob Kerrey, in potenza un nuovo John Kennedy, che

non rappresentano un’alternativa seria al presidente′, ha asserito il

è finito terzo, ricevendo appena il 10% dei voti, bensì il senatore Tom

segretario repubblicano, ′Anzi, fanno piangere. Il più bravo è stato

Harkin dello Iowa, altro stato della zona, un tipico liberal spalleggiato

Brokaw′. Ma Cuomo, che per seguire il dibattito alla Tv ha rinunciato

dai sindacati, che ha avuto il 30% dei suffragi. Cuomo tuttavia ha

ad assistere al super match di football americano tra i Giants e i

minimizzato la mini convention della Florida: ai giornalisti che gli

Redskins, i giganti e i pellerossa, si è dichiarato d’avviso contrario.

chiedevano se ne considerasse l’esito importante, ha risposto: ′No, era

′Due o tre − ha sostenuto senza precisare chi − hanno mostrato di

una riunione di campanile, chi veniva dal Nord o dall’Ovest non

possedere sia le idee per una riforma del paese sia la stoffa del

poteva vincerla′. Se il 20 prossimo il governatore italo-americano di

comando′. Senza dubbio uno è stato Clinton che, statistiche alla mano,

New York lancerà la sua sfida a Bush, le primarie democratiche

ha attribuito il declino del ceto medio alla politica economica di

diverranno perciò una corsa a quattro: Cuomo, Bill Clinton e, a

Reagan e di Bush e ha proposto una strategia di risparmi e sgravi

disputarsi il ruolo di terzo uomo, il tenacissimo Harkin e il carismatico

fiscali per la ripresa degli investimenti, definendo il presidente ′uno

Kerrey.

sprecone coi ricchi e un maledetto avaro coi poveri′. Un altro è stato

Il fantasma di Cuomo − significativamente nessuno ha voluto nominarlo − ha dominato anche il successivo dibattito dei ′sei nani′ in diretta alla Tv, svoltosi a Washington senza pubblico proprio per evitare claque, col celebre mezzobusto Tom Brokaw come moderatore. I nuovi democratici non si sono comportati in maniera diversa da quelli vecchi: hanno litigato, a tratti si sono insultati, e hanno promesso di riportare l’America agli antichi fasti. Kerrey, un eroe della guerra del Vietnam, si è ripreso dalla sconfitta in Florida dimostrandosi il più pronto alla polemica. Quando l’ex governatore della California Jimmy Brown ha accusato gli avversari di essere finanziati dalle lobbies è scattato: ′Vuoi dire che siamo tutti dei venduti?′ ha detto alzandosi minacciosamente in piedi. ′No, ma fate tutti parte del sistema′, ha ribattuto Brown compiendo mezza marcia

Harkin, che ha paragonato Bush a ′Giorgio III d’Inghilterra… un anacronismo, un leader che ha perso ogni contatto con la realtà′, suggerendo un massiccio programma di opere pubbliche: il senatore ha tirato fuori un dollaro dalla tasca, gridando: ′un dollaro in più al giorno, ecco che cosa frutterebbe il piano di rilancio di Bush, una miseria per la famiglia americana′. Kerrey, rivendicando il suo passato di marine, ha criticato la mania dei viaggi e la politica estera e militare del presidente. ′Bush non è un genio della diplomazia − ha asserito, cooptando le argomentazioni di Cuomo −. Ha squassato il Golfo Persico, ma senza eliminare Saddam Hussein. Non sa scegliere tra Eltsin e Gorbaciov. Sta diventando complice della repressione in Cina′. E con un’ultima battuta: ′Il mio stile di presidente sarebbe assai

indietro. Secondo Yeutter, l’uomo di Bush in questa prima fase elettorale, il dibattito, ′ha spaventato gli americani′. ′Clinton e soci

479

480


diverso: qualche volta rimarrei in America per cercare di risolverne i 175

primo posto Clinton con il 54% delle preferenze, seguito con molto distacco da Harkin con il 30% dei voti, poi da Kerrey con il 10% e,

problemi′”.

Anche Paolo Passarini, come riportato da Ennio Caretto de “la

infine, dagli altri tre con percentuali bassissime. Ma per Passarini,

Repubblica” nell’articolo Clinton è l’astro nascente nella sfida

nonostante questo vantaggio d’immagine, Clinton nel corso del

democratica del 17 dicembre, evidenziava che i sei candidati

dibattito televisivo del giorno seguente tenutosi a Washington era

democratici scesi in campo per le presidenziali del ’92 si erano

apparso grigio, mentre, secondo quanto sostenuto da Caretto sempre

presentati al pubblico americano per il primo di sette dibattiti

nell’articolo del 17 dicembre, il governatore dell’Arkansas era stato

televisivi della “Nbc”, ma, a differenza del collega Caretto,

brillante. Anche riguardo all’economia l’opinione del giornalista de

sottolineava che nessuno dei “sei nani”, come li chiamavano i

“La Stampa” si diversificava da quella del collega de “la Repubblica”:

repubblicani, aveva veramente brillato, neanche la “nuova stella”

infatti, mentre quest’ultimo aveva parlato di proposte serie e

democratica Clinton, in quanto, sempre per Passarini, tutti avevano

interessanti presentate dai sei candidati democratici, capaci di

dimostrato di non avere alcuna idea, ma solo voglia di litigare l’uno

risollevare il Paese dalla crisi economica, Passarini sottolineava che le

con l’altro tirandosi colpi bassi. Così il giornalista de “La Stampa”

proposte dei “sei nani” democratici erano state ancora più vaghe di

metteva in risalto che il dibattito Tv svoltosi a Washington tra i “sei

quelle del presidente in carica Bush. Il giornalista de “La Stampa”,

nani” democratici si era rivelato un grande successo soprattutto per

infine, metteva in evidenza che, se da una parte i sei democratici scesi

George Bush, ma anche per Mario Cuomo, che se avesse deciso di

in lizza erano stati soprannominati i “sei nani” a paragone di Bush e

candidarsi sarebbe stato di sicuro accolto come un liberatore dagli

Cuomo dall’altra quest’ultimo, a causa della sua indecisione verso

elettori democratici: parere questo di Passarini che, anche in questo

l’entrata in campo o meno per la corsa alla Casa Bianca, benché non

caso, si differenziava da quanto espresso da Caretto nell’articolo del

fosse un “nano” come gli altri, assomigliava molto a “Dotto”.

17 dicembre, dove quest’ultimo riteneva che anche senza Cuomo

Scriveva Passarini: “I sei candidati democratici per le

almeno tre candidati democratici, tra cui di sicuro Clinton, avrebbero

presidenziali del ’92 si sono presentati al pubblico americano per il

potuto soffiare la presidenza a Bush nel ’92. Il giornalista de “La

primo di sette dibattiti televisivi della “Nbc”. È stato un grande

Stampa”, inoltre riportava che, secondo un sondaggio realizzato in

successo soprattutto per… George Bush. E anche, sul versante

Florida durante la mini convention democratica tenutasi il giorno

opposto, per Mario Cuomo, che, se decidesse di presentarsi, verrebbe

prima del dibattito Tv, tra i sei candidati democratici si era piazzato al

a questo punto accolto dagli elettori democratici come un liberatore. Infatti, domenica sera, nonostante la pacatezza del moderatore Tom

175

Ennio Caretto, Clinton è l’astro nascente nella sfida democratica, “la Repubblica”, 17 dicembre 1991, p.

15.

481

Brocaw, i ′sei nani′ hanno combinato un disastro, dimostrando di non

482


avere alcuna idea, tranne quella di litigare l’uno con l’altro tirandosi,

candidati sono apparsi freddi sull’idea di aiutare l’Urss. ′Non mi fido

per di più, colpi bassi. Un sondaggio diffuso in mattinata e realizzato

ancora′, ha detto Wilder. ′Aiutiamo l’America′, ha detto Brown.

in Florida aveva, tra i sei, collocato al primo posto il governatore

Harkin ha criticato Bush per l’accordo economico con Messico e

dell’Arkansas Bill Clinton che, con il 54% delle preferenze, aveva

Canada, che è l’unica cosa importante fatta dall’attuale presidenza per

sorpassato decisamente il senatore dello Iowa Tom Harkin, mentre gli

l’economia, dicendo che occorre difendere i posti di lavoro americani

altri seguivano molto distanziati: Bob Kerrey, senatore del Nebraska,

dai messicani. Poi ha suggerito una politica protezionistica verso il

al 10%, Paul Tsongas, ex-senatore del Massachusetts, al 2%, non

Giappone: ′Voglio il deficit commerciale uguale a zero′. Insomma:

classificati Douglas Wilder, governatore della Virginia, e Jerry

isolazionismo, protezionismo e interessi immediati degli americani.

Brown, ex-governatore della California. Ma, nonostante questo

Infine − e questo è stato il momento più infuocato − i sei si sono

vantaggio d’immagine, Clinton, nel corso del dibattito, è stato sorprendentemente grigio, distinguendosi dagli altri solo per un esplicito apprezzamento della condotta della guerra del Golfo da parte di Bush. ′Ha tenuto volontariamente un basso profilo, per avere un’immagine presidenziale′, hanno commentato gli uomini del suo comitato elettorale.

rinfacciati l’un l’altro dipendenza dai gruppi di pressione. ′Tu dici che sono un venduto, io sono offeso′, ha detto Kerrey a Brown. Cuomo, ′il gladiatore riluttante′ come lo chiamano alcuni giornali, continua a prendere tempo. Non riesce a risolvere i problemi del bilancio del suo Stato, New York. Se non si decide prima di venerdì, non potrà partecipare alle primarie nel New Hampshire e, a quel punto, sarà

Sull’economia, tema considerato il tallone d’Achille di Bush, tutti hanno ovviamente sostenuto che l’America deve uscire dalla crisi, ma le proposte, quando sono state presentate, sono apparse ancora più vaghe di quelle del presidente uscente. I sei si sono aspramente divisi sull’opportunità di un taglio fiscale per i ceti medi, che a Kerrey e a Clinton è apparso una buona idea, mentre Harkin ha detto che è come comprare la gente con ′un dollaro al giorno′ e ha sventolato la banconota. ′Non si rilancia l’economia tagliando le tasse − ha dichiarato Tsongas − ma creando posti di lavoro′. Invece che chiedergli in che modo aumentare l’occupazione, Wilder ha preferito

quasi tagliato fuori dalla corsa. Il “New York Times” lo ha chiamato per un’intervista. ′Come sta?′, è stata la prima domanda. ′Ontologicamente bene′, è stata la risposta. Lui non è un ′nano′, anche se assomiglia a ′Dotto′”.176 Paolo Passarini in un altro articolo, invece, sottolineava che il declino della popolarità di George Bush stava continuando in caduta libera e che per la prima volta la Casa Bianca lo aveva riconosciuto con toni preoccupanti. Infatti, il giornalista de “La Stampa” da una parte menzionava che, in base all’ultimo sondaggio del “Washington Post” e della “Abc”, il presidente aveva un indice di approvazione del

sostenere che ′il problema è convincere la gente a comprare di più′, senza però spiegare dove la gente può trovare i soldi. Tutti e sei i

483

176

Paolo Passarini, I sei nani anti-Bush naufragano in televisione, “La Stampa”, 17 dicembre 1991, p. 4.

484


47%, cioè per la prima volta sotto il 50%, e dall’altra ricordava che

dovuto decidere sul suo futuro, pena l’esclusione dalle primarie del

fino a sei settimane prima il suo indice di approvazione era del 59%.

New Hampshire, cioè dalle prime e basilari primarie per i democratici,

Passarini così metteva in risalto sia che a meno di un anno dalle

che di solito tagliavano fuori dalla corsa presidenziale chi non vi

presidenziali per Bush sembrava che fosse tutto da rifare sia che la

partecipava.

causa del declino della popolarità del presidente era una e sempre la

Scriveva Passarini: “Il declino della popolarità di Bush continua

stessa: il pessimo andamento dell’economia, la mancata ripresa che

in caduta libera e, per la prima volta, la Casa Bianca lo ha riconosciuto

sempre più assomigliava a una vera e propria recessione, come

ieri con toni preoccupanti. L’ultimo sondaggio “Washington Post”-

ammetteva il portavoce della Casa Bianca, Marlin Fitzwater. Il

“Abc” attribuisce al presidente un indice di approvazione del 47%. È

giornalista de “La Stampa”, inoltre, proseguiva evidenziando che dopo

la prima volta che Bush scende sotto il 50%. Sei settimane fa godeva

tre anni di presidenza Bush i più danneggiati risultavano essere gli

dell’appoggio del 59% degli elettori. Questo dato è confermato dal più

strati bassi e medio bassi della popolazione, ma che anche gli strati alti

alto indice di esplicita disapprovazione, che per la prima volta

e medio alti non avevano migliorato la loro posizione. Passarini poi

raggiunge il 50%. A meno di un anno dalle presidenziali, per Bush

sottolineava sia che due americani su tre non approvavano come Bush

sembra sia tutto da rifare. La causa del declino della popolarità del

gestiva i problemi interni sia che tre su quattro ritenevano che il

presidente è una e sempre la stessa: il cattivo andamento

presidente si dedicasse eccessivamente a questioni internazionali sia

dell’economia, la mancata ripresa che sempre più assomiglia a una

che il 63% degli statunitensi pensava che il paese doveva essere

vera e propria recessione, come ha ammesso ieri Marlin Fitzwater: ′Va

guidato in una nuova direzione. In ogni caso, il giornalista de “La

male, non ci si può nascondere dietro i giochi di parole′. I più

Stampa” metteva in risalto sia che il presidente americano in carica

danneggiati sono gli strati bassi e medio bassi della popolazione, ma

continuava a guidare la corsa per la rielezione contro un democratico

anche gli strati alti e medio alti non hanno migliorato la loro

qualsiasi con il 50% contro il 43% sia che nel momento in cui lo

posizione. Quasi la metà, quattro su dieci, delle persone intervistate

sfidante democratico fosse stato Cuomo Bush lo avrebbe battuto con il

con un reddito sotto i 20 mila dollari all’anno sostiene di stare peggio

48% contro il 43% tra tutti gli aventi diritto al voto e addirittura con il

oggi di tre anni fa e solo una ha riscontrato un miglioramento. Ma

52% contro il 42% tra gli elettori probabili. Infine, Passarini ricordava

anche nella fascia tra i 20 e i 50 mila dollari quelli che hanno detto di

che da una parte proprio il governatore di New York non aveva ancora

stare peggio superano la categoria dei soddisfatti. Sopra i 50 mila

deciso se candidarsi o meno per la presidenza e dall’altra aggiungeva

dollari le due categorie quasi si equivalgono. Due americani su tre non

che il tempo a disposizione di Cuomo per scegliere se entrare o meno

approvano ′come Bush gestisce i problemi interni′ e tre su quattro

in lizza era, però, agli sgoccioli: entro tre giorni al massimo avrebbe

ritengono che il presidente ′si dedichi eccessivamente a questioni

485

486


internazionali′. Il 63% degli americani ritiene che il paese dovrebbe

che quello della “Grande Delusione” per l’America. Infatti, il

essere guidato in una ′nuova direzione′, anche se la cifra scende al

giornalista de “la Repubblica” evidenziava che se da una parte in tale

51% quando la domanda viene posta a coloro che intendono votare.

inverno negli Stati Uniti si sarebbe dovuto festeggiare e celebrare

Questo, però, non significa che gli elettori siano pronti a rimpiazzare

contemporaneamente la caduta dell’Unione Sovietica e la pace

Bush con un democratico. Bush continua a guidare la corsa contro un

dall’altra esso, invece, si era rivelato per l’America la stagione dei

democratico ′senza nome′ 50% contro 43%. Infatti, nel momento in

disoccupati, dei rancori isolazionisti, delle città violente e schiacciate

cui lo sfidante democratico assumesse le sembianze di Mario Cuomo,

fra sempre meno soldi e sempre più bisogni, della paura del domani,

Bush al momento lo batterebbe 48% contro 43% tra tutti gli aventi

della politica del “si salvi chi può”, tutti contro un George Bush

diritto al voto e addirittura 52% contro 42% tra gli elettori probabili. E

sempre più piccolo e sempre più solo. Zucconi continuava sostenendo

Cuomo, non avendo ancora annunciato la sua candidatura, gode del

che l’inverno 1991-1992 era un periodo che sarebbe stato ricordato

vantaggio di non aver subito attacchi diretti. I collaboratori del

come uno dei più radicali e paradossali capovolgimenti di umore della

governatore di New York fanno capire che una decisione è vicina e

storia americana del XX secolo, la fine di un anno che se da una parte

sarebbe quella di correre. John Marino, capo dei democratici di New

era cominciato con la vittoria su Saddam Hussein e si era chiuso con

York, ha reso noto di avere pronti i moduli che Cuomo dovrebbe

la caduta dell’Urss, dall’altra aveva visto l’emergere di nuovi nemici:

riempire per partecipare alle primarie del New Hampshire del 18

in primis il Giappone, che stava demolendo le strutture industriali

febbraio. Cuomo, che non ha ancora deciso, ha tempo fino a venerdì.

americane tanto che era riuscito a mettere in ginocchio persino la

Se rimanesse escluso dalle primarie del New Hampshire, sarebbe per

General Motors, poi l’Europa che minacciava di ergere un

lui quasi impossibile recuperare in seguito. I repubblicani del suo

protezionismo commerciale a scapito dei prodotti made in Usa. Infine,

Stato si rifiutano di approvare il bilancio e Cuomo ha sempre

il nemico e pericolo maggiore per gli Stati Uniti era di natura interna,

sostenuto di voler risolvere questo problema prima di candidarsi, è in

cioè era rappresentato sia dalla frantumazione della società americana

difficoltà. Bob Kerrey, uno dei candidati democratici, ha avuto ieri

in una collezione di “lobbies” e di “leghe” razziali, regionali,

una prova di cosa voglia dire essere nel fuoco della battaglia. In una

industriali in lotta incrociata tra loro sia dalla lunga e vischiosa

catena di ristoranti da lui fondata, sono stati denunciati 116 casi di

recessione economica che rabbuiava l’umore collettivo e che era nata dalla inevitabile “purga” dopo l’abbuffata debitoria degli anni ’80. Il

177

sfruttamento di minori”.

Vittorio Zucconi faceva un’analisi accurata dell’inverno 1991-

giornalista de “la Repubblica”, inoltre, metteva in risalto che, a dire il

1992 sottolineando che esso era sia l’inverno della “Grande Vittoria”

vero, la vera e grande delusione dell’inverno 1991 era rappresentata

177

Paolo Passarini, Cuomo tallona Bush: 5 punti di distacco, “La Stampa”, 18 dicembre 1991, p. 4.

487

da George Bush, un presidente a carattere “mondiale” ma di

488


scarsissimo peso “interno”, che era stato un abilissimo stratega degli

130 mila caduti della Corea e del Vietnam, dagli ostaggi agli eroi del

americani nel difficile passaggio fra la guerra fredda e il “nuovo

Golfo, sarebbero dovuti tornare finalmente a casa e celebrare insieme

ordine mondiale” e che aveva anche aggiunto l’inaspettata vittoria

l’ammainare della bandiera rossa dalle torri del Cremlino e la pace. Ed

bellica nel Golfo Persico, ma che, proprio “per colpa” dei suoi

era invece la stagione dei disoccupati, dei rancori isolazionisti, delle

successi internazionali, aveva visto l’America cambiare sotto le sue

città violente e schiacciate fra sempre meno soldi e sempre più

mani, trasformandosi da una società preoccupata di pace e di guerra a

bisogni, della paura del domani, della politica del “si salvi chi può”,

una collezione di microgruppi tesi solo al proprio interesse particolare

tutti contro un Bush sempre più piccolo, sempre più solo. Era

e a cui egli era rimasto impigliato. Secondo Zucconi, Bush era tornato

l’inverno del 1991-1992, un periodo che sarà ricordato come uno dei

ad essere il wimp, il debole della campagna elettorale del 1988, e

più radicali e paradossali capovolgimenti di umore nella storia

aveva smesso i panni del “duro” nella campagna contro Saddam: era

americana del XX secolo, la fine di un anno che era cominciato con la

di nuovo per la maggioranza degli americani l’aristocratico yankee

marcia trionfale in Mesopotamia e si chiudeva con la caduta dell’Urss.

insensibile, impotente davanti a 30 milioni di concittadini che

Ma in quel mese di dicembre, quando il ′carissimo nemico′ sovietico

mangiavano solo grazie ai buoni pasto pagati dallo Stato e a 34

si suicidò, la Grande Lady scoprì con un brivido che il nemico non era

milioni senza assistenza sanitaria. Il giornalista de “la Repubblica”

più a Mosca o nel Pacifico o nel Golfo Persico ma il nemico era in

concludeva sostenendo che da una parte se era vero che fra la caduta

casa. E il nemico era il Giappone, che le aveva demolito

del mito di Bush e l’estenuante attesa di un leader e di un programma

sistematicamente le strutture industriali con la sua implacabile

da parte democratica gli americani sentivano il disagio di non avere un

competizione e aveva messo in ginocchio persino la General Motors.

timoniere, un punto di riferimento a cui affidare il loro futuro, che

Il nemico era l’Europa, che sembrava come sempre molto più forte

appariva nero visto che il Natale 1991 era il più grigio e malinconico

all’estero di quanto non apparisse all’interno, e minacciava di alzarsi

dalla fine della Seconda guerra mondiale, dall’altra era sicuro che

con i suoi 345 milioni di cittadini consumatori e produttori dietro le

nell’estate

correre

mura del protezionismo commerciale e delle sovvenzioni statali. Il

economicamente e avrebbe trovato il suo nuovo leader: o in un Bush

pericolo era la frantumazione della società americana in una

rinnovato nelle idee e negli intenti o in un democratico carismatico

collezione di ′lobbies′ e ′leghe′ razziali, regionali, industriali in lotta

come Cuomo, Clinton e Kerrey.

incrociata fra loro, anche a costo di ′strappare il tessuto della cultura

del

1992

l’America

avrebbe

ripreso

a

Scriveva Zucconi: “Era l’inverno della ′Grande Vittoria′ in

comune americana e della società unica′, come aveva detto lo storico

America. Era l’inverno della ′Grande Delusione′. Era l’inverno nel

Arthur Schlesinger. Certamente i ′blues′ dell’America fine ’91 erano

quale 50 anni di sacrifici e di ricordi, dai marinai di Pearl Harbor, ai

anche di natura psicologica, una sorta di ′malinconia del dopo parto′,

489

490


dopo la fatica storica di dare vita al ′nuovo ordine′. Essa ricordava

eletto per fare il consigliere d’amministrazione della ′America Inc.′,

bene che senza di lei né il Giappone né l’Europa sarebbero divenuti

ma per essere lo stratega del Paese nel difficile passaggio fra la guerra

grandi e l’Unione Sovietica non sarebbe uscita dall’incubo del

fredda e il ′nuovo ordine′ e lo aveva fatto benissimo, aggiungendo

′Socialismo Reale′, ma ora vedeva la sua ′famiglia′, il sistema di

anche l’inaspettata vittoria bellica in Mesopotamia. Ma l’America gli

sicurezza, di alleanze e di controlli collettivi costruito prima sulla

era cambiata sotto le mani, ironicamente ′per colpa′ del suo successo,

minaccia dell’Asse e poi della ′Falce′ e ′Martello′ sgretolarsi

trasformandosi da una società preoccupata di pace e guerra a una

inesorabilmente, in parallelo con lo sgretolamento dell’Urss. ′Noi

collezione di microgruppi preoccupati del proprio interesse particolare

abbiamo coltivato la pianta e ora altri raccolgono i frutti′, diceva uno

e in questa transizione repentina, di pochi mesi, Bush era rimasto

dei profeti dell’′America First′, l’America innanzitutto, il repubblicano

impigliato. Era tornato il wimp, il debole della campagna elettorale del

anti Bush, Patrick Buchanan.

1988 e non più il ′duro′ della campagna contro Saddam. Era di nuovo

La vischiosa, lunga recessione economica rabbuiava poi l’umore

l’aristocratico ′yankee′ insensibile, impotente davanti a 30 milioni di

collettivo. I dati, in realtà, non erano così disastrosi, in quella fine

concittadini che mangiano solo grazie ai coupon alimentari pagati

d’anno,

dallo Stato e a 36 milioni senza assistenza sanitaria.

certo

non

peggiori

di

quelli

europei.

Nonostante

l’impressionante, toccante aneddotica di crisi, di difficoltà umane, di

La destra del suo partito si era ribellata, presentando candidati

tragedie individuali che descrivevano un Natale dickensiano, il ciclo

estremisti, il neonazista David Duke e il neo-isolazionista Buchanan.

economico era meno grave di quello del 1981-82 e neppure

L’opposizione democratica si era ringalluzzita in vista del novembre

lontanamente paragonabile al disastro che stava travolgendo l’ex

elettorale del ’92 e si attendeva di ora in ora la parola dell’′Amleto′ di

Unione Sovietica o alla paralisi italiana. Anzi, la recessione nasceva

New York, di Mario Cuomo per dare vigore e credibilità alla sfida,

dall’inevitabile ′purga′ dopo l’abbuffata debitoria degli anni ’80 ed era

che comunque presentava già due ottimi candidati come Bill Clinton,

quindi la premessa logica per costruire la nuova ripresa non più

governatore dell’Arkansas, e Bob Kerrey, senatore del Nebraska. Ma

fondata sulle cambiali reaganiane (e sui prestiti-droga giapponesi) ma

fra la caduta del mito Bush e l’estenuante attesa di un leader − e di un

sulle risorse proprie e sulla produttività industriale. La vera, grande

programma − alternativi da parte democratica, a parte i casi di Cuomo,

delusione dell’inverno 1991 era George Bush. Naturalmente non era

di Clinton con il suo New Covenant e di Kerrey, gli americani

del tutto giusto scaricare su di lui le malinconie o rimproverargli,

sentivano il disagio, terribile per una nazione viziata dalla sua

come facevano in tanti, di essere divenuto il ′Presidente del Mondo′,

democrazia, di non avere un timoniere, un punto di riferimento.

dimenticandosi di fare il ′Presidente dell’America′. Bush non era stato

Questa era dunque la situazione nell’inverno della ′Grande Vittoria′

491

492


americana, nell’inverno della ′Grande Delusione′ americana. I

in quel momento, a pochi giorni dal Natale ’91, il governatore della

giornalisti raccontavano al resto del mondo un po’ stupito, un po’

Fed, persa la speranza suscitata dal boom della guerra del Golfo,

spiazzato dopo tanto trionfalismo a stelle e strisce, e dopo il collasso

aveva tracciato un quadro devastante e deprimente per il futuro

sovietico che sembrava dovesse garantire automaticamente il decollo

economico dell’America. Difatti, Caretto metteva in risalto che,

americano, come grigio e malinconico fosse invece il Natale ’91 negli

secondo Greenspan, le società statunitensi e i singoli individui

Usa. E il malessere continuò fino a quando, come ricordiamo tutti,

avevano sperperato durante tutti gli anni ’80 e, così, in quel momento

nell’estate del ’92 l’economia americana si scosse, la ′purga′ fece

dovevano ridurre i debiti e non potevano né comprare né investire: ciò

effetto, Bush fu svegliato dal suo torpore un po’ corrucciato, la

era un colpo durissimo non solo per l’economia americana ma anche

macchina della democrazia fece il suo ennesimo ′miracolo′

per il presidente in carica Bush in vista delle elezioni del ’92. Il

producendo scelte e confronti. E la ′Grande Signora′ del mondo si

giornalista de “la Repubblica” evidenziava che, proprio a causa della

scrollò di dosso i ′blues′ e disse, come aveva fatto tante volte prima:

faceva ogni giorno più preoccupante, la caduta di popolarità di Bush

andiamo, si riparte”.178 Ennio Caretto sottolineava sia che in America la stagione del trionfo su Saddam Hussein ormai era alle spalle sia che la Casa Bianca e la Federal Reserve avevano annunciato formalmente la crisi economica. Infatti, il giornalista de “la Repubblica” evidenziava sia che il governatore della Fed aveva dichiarato per la prima volta che la ripresa dell’economia era svanita sia che c’erano molte forze che lavoravano contro il recupero economico. Caretto aggiungeva che per risollevare lo stato di salute dell’economia statunitense Alan Greenspan aveva ipotizzato un’ulteriore diminuzione dei tassi di interesse, che erano già scesi a un livello basso, al 4,5%, ribasso che c’era già stato per ben 14 volte dall’inizio della recessione che risaliva ad un anno e mezzo prima. Il giornalista de “la Repubblica”, inoltre, riportava da una parte che ancora fino a novembre Greenspan aveva avanzato pronostici rosei sul rilancio dell’economia ma dall’altra che 178

crisi economica che investiva l’America da un anno e mezzo e che si

Vittorio Zucconi, La Grande Delusione, “la Repubblica”, 19 dicembre 1991, pp. 1-3.

493

era stata vertiginosa negli ultimi mesi tanto che non si poteva più escludere una sua sconfitta elettorale. Caretto sottolineava che, per lo storico Gary Wills, se in quel momento Gorbaciov piangeva Bush tuttavia non rideva in quanto non solo il clima politico, i dati economici, l’umore popolare avevano fatto scendere l’indice di gradimento del presidente per la prima volta durante la sua presidenza sotto il 50%, esattamente al 47%, ma essi avevano anche minato l’ottimismo storico dell’America mettendone in dubbio il modello e uccidendo il Sogno Americano. Il giornalista de “la Repubblica”, inoltre, ricordava che non solo la disoccupazione era elevata, intorno al 7%, ma anche che da ottobre i licenziamenti era aumentati a valanga, in media 2.600 al giorno, e che era stato demolito il mito della General Motors, la quale aveva perso fino a 15 milioni di dollari alla settimana da ottobre e aveva appena annunciato la chiusura di 21 impianti e la soppressione di 20 mila posti di lavoro entro il 1994.

494


Caretto, infine, metteva in risalto che da una parte nel giudizio dello

tutti gli anni ’80, e oggi devono ridurre i debiti, non possono comprare

storico Wills e di molti suoi colleghi la crisi dell’America era la più

né investire′. Elegante nel gessato grigio che piace tanto anche a Super

grave dalla grande depressione, almeno sul piano psicologico, e

Bush, spettinato come sempre, guardando cupamente i deputati al di

dall’altra che i media continuavano a trasmettere un’immagine di

sopra degli occhiali, Alan Greenspan li ha tuttavia invitati ad adottare

George Bush svagata e indecisionista tanto che in una delle ultime

una strategia antirecessionista equilibrata, per evitare nuovi danni

vignette sul presidente americano si vedeva quest’ultimo decapitato

all’economia nazionale. ′Stimoli economici eccessivi′, ha ammonito a

che guardava tre teste, dove sulla prima c’era scritto “conservatore”,

muso duro, ′aggraverebbero il disavanzo del bilancio dello Stato′, che

sulla seconda “moderato”, sulla terza “liberal”, e gridava al neo capo

quest’anno minaccia di superare i 350 miliardi di dollari, il doppio del

di gabinetto Skinner quale dovesse mettersi per cercare di recuperare

primato esistente, ′facendo esplodere di colpo l’inflazione′ che per

il consenso popolare perso e sceso sotto il 50%, in vista delle presidenziali dell’anno seguente. Scriveva Caretto: “Nella sua stagione più bella, la straordinaria stagione dei trionfi su Saddam Hussein e il comunismo, la prima stagione del dopo guerra fredda e del ′nuovo ordine mondiale′, all’improvviso l’America vacilla. Ieri Alan Greenspan, il solido governatore della Riserva Federale, l’ha scioccata ammettendo che ′la ripresa dell’economia ha inciampato… e ci sono molte forze al lavoro contro il suo recupero′. E ha annunciato un ulteriore ribasso dei tassi d’interesse − già a livello assai modesto, il 4,5% − il quindicesimo dall’inizio della recessione un anno e mezzo fa, ′non appena sia necessario′, un eufemismo per le prossime ore. È stata la prima volta che il grand commis della finanza Usa, il compagno prediletto di tennis del presidente Bush, ha tradito un profondo pessimismo. Ancora il mese scorso, Greenspan aveva avanzato rosei pronostici sul rilancio dell’economia. Ma ieri, persa la speranza suscitata dal boom del Golfo Persico, ne ha tracciato un quadro devastante: ′La sostanza′

adesso oscilla dal 3 al 4%. ′Forse un periodo di debolezza prolungato dell’economia non è inevitabile′ ha aggiunto il governatore della Fed, testimoniando alla Commissione Finanze della Camera. ′Nel prendere misure dovrete tenere conto che la congiuntura è molto anomala: come minimo, dovrete evitare che un forte stimolo a breve scadenza precluda una crescita costante a lungo termine′. Ed evitando con cura la parola ′recessione′, Greenspan ha suggerito uno sgravio fiscale moderato, diretto al rilancio degli investimenti, nella forma, ad esempio, di una riduzione delle imposte sui profitti da capitale, uno dei ′pallini′ di Bush. Fonti parlamentari si aspettano una riduzione delle tasse di 300-350 dollari per ogni contribuente. È stata la seconda volta in due giorni che, invertendo rotta in maniera

clamorosa,

l’amministrazione

lanciato

l’allarme

sull’economia. L’altro ieri, lo stesso Bush aveva confessato che ′troppi americani stanno male′ per restare a guardarli senza intervenire. Secondo indiscrezioni dell’entourage presidenziale, la svolta è iniziata lunedì mattina, nello studio ovale, mentre a Mosca Baker, seduto

ha detto ′è che le società e i singoli individui hanno sperperato durante

495

ha

496


davanti a Gorbaciov, ne ascoltava il testamento politico. Sordo alla

non hanno solo fatto scendere al 47% l’indice di gradimento del

tragedia dell’Urss e dell’′amico Mikhail′, Bush ha chiesto al nuovo

presidente, ma hanno altresì minato l’ottimismo storico della

capo di gabinetto Samuel Skinner ′un giudizio sincero′ sul proprio

superpotenza, mettendone in dubbio il modello − peraltro non ancora

governo e l’economia. Al di là dai vetri splendeva l’albero di Natale

screditato − e uccidendone il ′dream′, il sogno. Le statistiche non

inaugurato il venerdì prima. A disagio, Samuel Skinner si è mosso

paiono angoscianti: la disoccupazione è al 7% circa, meno che in

sulla sedia, guardando il consigliere della sicurezza Brent Scowcroft

Europa, e la produzione ristagna ma non crolla. Ma la realtà spicciola

ritto innanzi al caminetto a scaldarsi. ′Mister President′ gli ha risposto

demoralizza i cittadini. Da ottobre, i licenziamenti aumentano a

′è l’ora della perestrojka americana. Ci vogliono un piano di ripresa

valanga: l’industria Usa si libera in media di 2.600 lavoratori al

economica, un’intesa col Congresso, e per voi un’altra immagine′. Nel

giorno. Vengono demoliti i miti: la General Motors, di cui si diceva

giro di 24 ore, è scattata pertanto ′la rivoluzione Skinner′. La prima

che quando starnutisce prende il raffreddore tutta l’America, sembra

fase è consistita nella glasnost o trasparenza: dove si negava

perdere fino a 15 milioni di dollari alla settimana e ha appena

l’esistenza della recessione oggi la si ammette e si indicano i mezzi

annunciato la chiusura di ventuno impianti e la soppressione di

con cui combatterla. La seconda fase, della perestrojka vera e propria,

ventimila posti di lavoro entro il 1994. Nel giudizio di Wills, lo storico

sta incominciando adesso. Ieri nel Texas, il suo Stato adottivo, Super

di Reagan, e di molti suoi colleghi, l’attuale crisi dell’America è la più

Bush ha annunciato un programma pluriennale di lavori pubblici, 151

grave dalla grande depressione, almeno sul piano psicologico. ′E

miliardi di dollari, impiego per due milioni di persone, la ricetta del

Natale non la allevierà, anzi′ osserva Wills ′perché metterà ancora più

New Deal o nuovo corso di Roosevelt contro la depressione degli anni

in evidenza il divario crescente tra i ricchi e i poveri, aprendo la porta

’30. E potrebbe cadere la testa del ministro più sgradito a Skinner,

a futuri disordini civili, a meno che il governo e il Congresso non

quello del Bilancio Richard Darman, un picchiatore come il capo di

trovino un rimedio rapido ed efficace′. I media, i grandi condizionatori

gabinetto appena eliminato dal presidente, John Sununu. Ma la terza

della pubblica opinione, sono tuttavia scettici. Continuano a

fase, dell’accordo col Congresso e della nuova immagine di Bush, sarà

trasmettere un’immagine di George Bush svagata e indecisionista. In

più difficile da attuarsi. I democratici non vogliono concedergli favori

una delle ultime vignette si vede un presidente decapitato, che guarda

e la sua caduta di popolarità è così vertiginosa che non si può più

tre teste disposte come tre cappelli in un armadio. Su una c’è scritto

escludere una sua sconfitta elettorale che, a dire il vero, appare sempre

′conservatore′, sulla seconda ′moderato′, sulla terza ′liberal′. ′Skinner′,

più probabile.

grida Bush, ′quale devo mettermi?′”.179

′Se Gorbaciov piange′ ha commentato lo storico Gary Wills ′Bush non ride′. Il clima politico, i dati economici, l’umore popolare

179 Ennio Caretto, L’America in crisi vacilla. Sos di Greenspan: “La ripresa è svanita”, “la Repubblica”, 19 dicembre 1991, pp. 2-3.

497

498


Ennio Caretto riportava un’intervista da lui fatta al noto

il linguaggio degli automobilisti e parlano di fare ripartire di colpo la

economista americano John Kenneth Galbraith in cui era stata presa in

locomotiva Usa. Forse si intendono di batterie ma di sicuro non di

esame la “ricetta” per cercare di fare uscire l’America dalla crisi

economia. La ripresa non è vicina e sarà lunga e faticosa′. Alla

economica. Il giornalista de “la Repubblica” evidenziava che

domanda: ′Basteranno il ribasso dei tassi d’interesse e lo sgravio

Galbraith aveva sostenuto sia che l’America si trovava in una fase

fiscale di cui parla Bush a superare la recessione?′, Galbraith ha

recessiva non temporanea, cioè che la crisi era strutturale e non

risposto: ′Abbiamo ribassato tanto gli interessi che i capitali stranieri

congiunturale, così che la ripresa non era alle porte ma anzi sarebbe

se ne sono andati. Quanto alla riduzione delle imposte bisogna vedere.

stata lunga e faticosa, sia che comunque non ci sarebbe stata un’altra

I repubblicani vogliono ridurre quelle sui profitti da capitale per

“Grande

che

sgravare i ricchi: sostengono che così si rilanciano gli investimenti e

l’economista americano aveva spiegato che un ulteriore ribasso dei

che se ne avvantaggia anche il ceto medio. Ma è come dire che

tassi di interesse per opera della Fed e lo sgravio fiscale sui profitti di

bisogna rimpinzare il cavallo affinché i passeri possano nutrirsi delle

depressione”.

Caretto,

inoltre,

sottolineava

sia

capitale proposto da Bush non sarebbero serviti all’America per superare la recessione sia che proprio per la ripresa economica ci voleva un pacchetto massiccio di provvedimenti, come attuato a suo tempo da Roosevelt e da Kennedy, di cui Galbraith era stato consigliere, pacchetto che includeva opere pubbliche, sia che non ci si doveva preoccupare troppo dell’incidenza di quest’ultime sull’enorme deficit di bilancio dello Stato, in quanto esso lo si sarebbe poi ridotto non appena l’economia statunitense avesse ripreso a crescere. Scriveva

Caretto:

“Alla

domanda:

′Professor

Galbraith,

l’America è in fase recessiva o no?′, Galbraith ha risposto: ′Lo è, e non

temporaneamente.

Questa

è

una

crisi

strutturale,

non

congiunturale. Non penso però che avremo un’altra «Grande depressione». Oggi esistono molte più salvaguardie sociali e finanziarie che non allora′. Alla domanda: ′Lei fu consigliere di

sue feci′. Infine, alla domanda: ′Che cosa suggerisce allora per la ripresa dell’economia?′, l’economista Usa ha risposto: ′Ci vuole un pacchetto massiccio di provvedimenti come fecero Roosevelt e Kennedy che includa opere pubbliche e quindi un aumento delle uscite dello Stato. Non c’è motivo di spaventarsi per lo stratosferico deficit di bilancio. È un problema che si risolve quando l’economia è in crescita′”.180 Ennio Caretto in un altro articolo, invece, sottolineava che mancava un solo giorno alla scadenza del termine per candidarsi alle primarie del New Hampshire e che, così, una buona parte dell’America era in attesa e sperava che Mario Cuomo vi si iscrivesse in tempo per poter sfidare il presidente Bush nella corsa per la Casa Bianca dell’anno successivo. Il giornalista de “la Repubblica” evidenziava che i media americani erano convinti che il governatore di

Roosevelt e di Kennedy. Crede in una ripresa rapida e vigorosa?′, l’economista americano ha risposto: ′I repubblicani ci contano: usano

499

180

Ennio Caretto, La ricetta di Galbraith per far uscire il Paese dalla crisi: “Intervenga lo Stato”, “la Repubblica”, 19 dicembre 1991, p. 2.

500


New York avrebbe sciolto le sue ultime riserve in modo positivo, cioè

Infine, il giornalista de “la Repubblica” metteva in risalto ancora che,

che sarebbe sceso in campo contro il presidente repubblicano in

per lo storico Arthur Schlesinger, molti americani vedevano in Mario

carica, anche perché gli altri sei candidati democratici, già fattasi

Cuomo il loro salvatore e anche che molti repubblicani si erano

avanti, nelle prime uscite elettorali non avevano completamente

dichiarati disposti a votarlo se l’economia non fosse migliorata

brillato, ma comunque avevano avuto un indice di gradimento molto

sensibilmente nel ’92: ovviamente, sempre che Cuomo avesse deciso

diverso: su tutti si era imposto chiaramente Bill Clinton, il giovane

di candidarsi una volta per tutte.

governatore dell’Arkansas e astro nascente del partito, seguito a molta

Scriveva Caretto: “Ieri, la First Lady Barbara ha consegnato alla

distanza dai senatori Bob Kerrey del Nebraska, un aspirante Kennedy,

commissione elettorale del New Hampshire, nella nevosa città di

e Tom Harkin dello Iowa, il favorito dei “liberal” e dei sindacati. Con

Concord, il documento di iscrizione del presidente Bush alle primarie

un distacco abissale si erano poi piazzati il governatore nero della

repubblicane del prossimo febbraio. E lo ha fatto polemicamente,

Virginia, Douglas Wilder, l’ex governatore della California, Jerry

invitando il Congresso a ′smettere di incolpare George della

Brown, e l’ex senatore del Massachusetts, Paul Tsongas, che

recessione e prendere misure invece di continuare a lamentarsi′. Una

sembravano destinati a scomparire in fretta. Caretto continuava

buona parte dell’America prega che domani, prima della fatale

sottolineando che nessuno dei “sei nani” aveva veramente infiammato

scadenza delle diciassette, dopo cui non le sarebbe più consentito, la

gli elettori così che, sebbene tutti e sei avessero demolito la politica

First Lady di New York Matilda consegni alla stessa commissione il

economica di Bush, nessuno di loro era sembrato ancora

documento di iscrizione del governatore Cuomo alle primarie

un’alternativa molto credibile al presidente americano. Il giornalista

democratiche. E che lo faccia sulla scia dell’annuncio della

de “la Repubblica” riportava che addirittura, secondo l’ultimo

candidatura di Mario Cuomo alla Casa Bianca, lamentando ′lo

presidente democratico Jimmy Carter, Clinton e compagni si erano

squallore morale′ della Bushnomics come lo ha definito ieri il

dimostrati carenti di idee e di programmi: Harkin aveva invocato più

columnist Robert Samuelson. È una speranza nata dalle voci sempre

potere allo Stato e ai sindacati, Kerrey si era rifugiato negli appelli kennediani e Clinton si era presentato conservatore nel bilancio e riformatore sul piano sociale. Caretto, inoltre, tornando ad analizzare il “caso Cuomo”, evidenziava che il segretario del Partito democratico Brown aveva sparato a zero sul governatore di New York poiché, con le sue esitazioni sulla sua candidatura, non solo perdeva di credibilità ma finiva anche per danneggiare gli altri sei democratici scesi in lizza.

501

più insistenti, raccolte dai media americani − ma non confermate dall’interessato − ,che Mario Cuomo ha abbandonato le sue riserve e che sfiderà pubblicamente il presidente entro 48 ore. La speranza è alimentata dal mezzo fiasco dei sei nani, come vengono chiamati gli altri candidati democratici, alle prime uscite elettorali. I sondaggi d’opinione, due dibattiti in tv, la reazione popolare hanno stabilito un ordine di precedenza assai preciso. In testa c’è Bill Clinton, il giovane

502


governatore dell’Arkansas e astro nascente del partito, seguito dai

deficit del bilancio dello Stato spiegando che il governo ha revocato

senatori Bob Kerrey del Nebraska, eroe ed invalido di guerra del

molte sovvenzioni. ′C’è qualcosa di surreale nell’attesa nazionale di

Vietnam, un aspirante Kennedy, e Tom Harkin dello Iowa, il favorito

Cuomo′ ha rilevato lo storico Arthur Schlesinger ′come in quella di

dei ′liberal′ e dei sindacati. Gli altri tre, il governatore nero della

Godot nel celebre dramma di Beckett′. E infatti giornali del prestigio

Virginia Wilder, l’ex governatore della California Brown e l’ex

del “Washington Post” hanno creato sarcastiche rubriche intitolate il

senatore del Massachusetts Tsongas, sembrano destinati a scomparire

′Cuomo watch′, quasi che il governatore fosse un astro del firmamento

in fretta. Ma nessuno dei sei nani ha veramente infiammato gli

americano. E lo stesso segretario del Partito democratico Brown ha

elettori: sono parsi tutti un’alternativa abbastanza pallida al tormentato

sparato a zero sul governatore ammonendolo che le sue esitazioni gli

Bush. ′Col loro pessimismo′ ha scritto il “Washington Times”, un

tolgono ogni credibilità, oltre a danneggiare gli altri candidati. ′Ma

quotidiano spalleggiatore della Casa Bianca ′potrebbero formare la

molti americani′ ha aggiunto Schlesinger ′vedono in Mario il

brigata del giorno del giudizio. Qualcuno gli dica che imparino a

salvatore. Ci sono persino dei repubblicani, memori del rispetto che

sorridere′.

Reagan gli mostrava, pronti a votarlo se l’economia non migliorerà′. Il

Persino Jimmy Carter, l’ultimo presidente democratico, un

governatore lo sa e in privato dichiara di poter sconfiggere Bush,

Carneade quando si presentò alle elezioni − ′Jimmy who?′, ′Jimmy

sempre che la crisi economica non termini, lasciandolo disarmato

chi?′ lo deridevano i repubblicani − giudica carenti Clinton e

davanti all’avversario. Ma in pubblico si limita alle battute più

compagni. Bravi nel demolire la politica economica di Bush − ′toglie

taglienti: ′Bush è l’unico presidente′ ha detto un giorno ′che ha

ai poveri per dare ai ricchi′ ironizza Clinton − non lo sono altrettanto

distrutto insieme l’Urss e gli Usa′. Il Sogno Americano è che il 3

nel contrapporgli una strategia propria. Harkin invoca più potere allo

novembre del ’92 l’America si rechi alle urne nello stato d’animo di

Stato e ai sindacati. Kerrey si rifugia negli appelli kennediani: ′Non

60 anni prima, quando un altro governatore di New York, Franklin

chiedetevi che cosa il Paese può fare per voi, ma che cosa voi potete

Delano Roosevelt, sfidò un altro presidente repubblicano entrato alla

fare per il Paese′. Clinton vuole essere un uomo per tutte le stagioni:

Casa Bianca con grandi aspettative, Herbert Hoover. Che vi si rechi

conservatore nel bilancio, riformatore sul piano sociale. Il credo

cioè nella convinzione di non dover scegliere tra due partiti e due stili

politico di Cuomo è più chiaro. Come governatore di New York ha

di governo convergenti, ma tra due modelli economici e sociali

mantenuto le strutture previdenziali crollate nel resto del paese; è

divergenti; e che ′varchi il Rubicone′ dice Schlesinger invocando un

riuscito a contenere la disoccupazione causata dalla crisi economica

New Deal, un nuovo corso per il 2000. Il sogno repubblicano è che i

con un programma di lavori pubblici; e rifiuta la responsabilità del

′sei nani′ − e Cuomo se si candiderà oggi o domani − subiscano facili

503

504


incidenti di percorso: che cadano ad esempio nel neoisolazionismo e

dato alla stampa il colpo di grazia. La disoccupazione in novembre ha

nel protezionismo, loro vecchia pecca, o che prospettino un drastico

toccato il 10,2% (la più alta percentuale dal 1977), i grandi magazzini

aumento delle tasse o che invochino uno statalismo obsoleto e

come Macy’s e Bloomingdale hanno smesso di fare i loro costosissimi

181

anacronistico”.

annunci sui quotidiani. Secondo David Gorham, il direttore

Vittorio Zucconi, invece, analizzava la drammatica situazione

amministrativo del “New York Times” (che ha drenato la metà della

finanziaria in cui versavano i giornali di New York e sottolineava che,

pubblicità

cittadina

e

per

recuperare

lettori

ha

aumentato

a causa della recessione economica, la pubblicità, che rappresentava

l’informazione locale e aggiunto due pagine di sport) il 1991 è stato

dal 70 all’80% delle entrate di un giornale, era diminuita: con il primo

′uno degli anni più duri′. Il “New York Post” e il “Daily News”

declino registrato in 30 anni, nel 1991, le spese pubblicitarie erano

combattono una guerra fratricida a colpi di scoop, di scandali e di

scese dell’1,5%. Il giornalista de “la Repubblica” metteva in risalto sia

offese reciproche: ma il primo non esce dal suo deficit cronico che si

che la crisi economica aveva dato alla stampa il colpo di grazia, tanto

aggrava sempre di più, il secondo, dell’ex impero Maxwell, è ad un

che in questo settore la disoccupazione a novembre aveva toccato il

passo dal fallimento”.182

10,2% (la percentuale più alta dal 1977), sia che, secondo David

Ennio Caretto tornava a parlare del “caso Cuomo” evidenziando

Gorham, il direttore amministrativo del “New York Times”, il 1991

che era incominciato il conto alla rovescia per il governatore di New

era stato uno degli anni più duri sia che il “New York Post” e il “Daily

York, il quale aveva ormai poche ore per decidere se candidarsi o

News” combattevano una guerra fratricida per la sopravvivenza che

meno alle primarie democratiche di febbraio nel New Hampshire e,

vedeva da una parte il primo non riuscire ad uscire dal suo deficit

quindi, per sciogliere ogni suo dubbio sulla sua partecipazione alla

cronico che si aggravava sempre più e dall’altra il secondo essere ad

corsa presidenziale. Il giornalista de “la Repubblica” sottolineava sia

un passo dal fallimento. Scriveva Zucconi: “Colpiti dalla recessione

che, secondo i “sei nani”, cioè i candidati democratici già scesi in lizza

economica, messi in crisi dalla tv via cavo, qualche volta indeboliti

per la presidenza, in particolare per i tre più forti, Clinton, Harkin e

dagli investimenti azzardati dei loro proprietari, i giornali newyorkesi

Kerrey, Cuomo sarebbe entrato in corsa, cioè si sarebbe iscritto alle

attraversano enormi difficoltà finanziarie. La pubblicità, che

primarie del New Hampshire, visto anche che in questo Stato avrebbe

rappresenta dal 70 all’80% delle entrate di un giornale, è diminuita:

giocato in casa, sia che, secondo John Marino, il braccio destro del

con il primo declino registrato in 30 anni, nel 1991, le spese

governatore di New York, Cuomo aveva deciso di candidarsi ma non

pubblicitarie americane sono scese dell’1,5%. La crisi economica ha

al 100% e così avrebbe potuto ripensarci. Caretto, inoltre, metteva in

181

Ennio Caretto, I “liberal” americani aspettano con ansia che Cuomo dica sì, “la Repubblica”, 19 dicembre 1991, p. 3.

182 Vittorio Zucconi, La recessione incalza: in crisi i giornali di New York, “la Repubblica”, 20 dicembre 1991, p. 6.

505

506


risalto che la possibile candidatura di Mario Cuomo turbava non poco

preoccupato a risolvere i pressanti problemi interni del paese, quelli

la Casa Bianca, anche perché alcuni giornali avevano pubblicato delle

sociali ed economici, e meno incline alle vicende di politica estera.

vignette in cui si vedeva Cuomo che nelle vesti di Eltsin scacciava

Scriveva Caretto: “Per Mario Cuomo il temporeggiatore è

Bush nei panni di Gorbaciov dal suo studio ovale o che raffiguravano

incominciato il conto alla rovescia. L’amletico ′boss′ del Stato di New

il presidente americano in carica come un tacchino con su scritta la

York ha tempo fino alle 21 di oggi ora italiana per candidarsi alle

parola recessione mentre veniva messo nel forno dal supercuoco

primarie democratiche di febbraio nel New Hampshire. E nel giudizio

Mario. Il giornalista de “la Repubblica” riportava che, secondo l’ex

dei ′sei nani′, i suoi rivali di partito nella corsa alla Casa Bianca, lo

presidente Carter, il sarcasmo delle vignette, benché riflettesse con

farà: a sorpresa, all’ultimo minuto, da quel grande ′showman′ o

precisione l’umore popolare, era eccessivo poiché la vittoria di Cuomo

primattore della politica che egli è. ′Non ho mai dubitato che si

o di uno dei “sei nani”, con in testa Clinton, alle elezioni del ’92 non era ancora certa perché legata per intero all’andamento dell’economia: se questa si fosse ripresa in tempo per il 3 novembre ’92 sarebbe stato molto difficile sconfiggere Bush, mentre se essa fosse rimasta in recessione o fosse migliorata non sensibilmente era quasi sicura la sconfitta del presidente americano in carica. Caretto, così, sottolineava che Bush per correre ai ripari e scongiurare l’ipotesi della sconfitta elettorale nel ’92 aveva chiesto al suo nuovo capo di gabinetto, l’ex ministro dei Trasporti, Samuel Skinner, di cercare una soluzione anti

candidasse′ ha dichiarato ieri il governatore dell’Arkansas Bill Clinton, il primo dei ′sei nani′. ′Ho sempre ritenuto la sua attesa un espediente per attrarre più attenzione′. ′Con il trascorrere delle ore Cuomo si comporta sempre più da candidato′ ha aggiunto il senatore dello Iowa Tom Harkin, il numero due dei sondaggi. ′Rimarrei sorpreso se si tirasse indietro′. E il terzo uomo Bob Kerrey, il senatore del Nebraska, eroe e invalido della guerra del Vietnam, con un linguaggio da soldato: ′E’ il «D day» di Mario, il giorno dello sbarco

Cuomo e più in generale anti candidati democratici. Il giornalista de

elettorale e oggi in America non si parlerà d’altro′. Cuomo stesso ha

“la Repubblica” concludeva evidenziando che Skinner aveva

rafforzato l’impressione che la candidatura sia imminente, pur nella

consigliato al presidente americano tre fasi: la prima era una glasnost,

sua consueta ambiguità. In teoria, egli potrebbe rinunciare alle

cioè una maggiore trasparenza della strategia di quest’ultimo, la

primarie del New Hampshire, e prendere invece parte a quelle

seconda era una perestrojka americana, cioè una sollecita riforma

successive del profondo Sud. Ma il New Hampshire è un suo

dell’economia, e la terza, che era poi la più difficile da attuare,

territorio, mentre il profondo Sud lo è di Clinton, e Super Mario non

consisteva da parte della Casa Bianca nel cercare un accordo col

può permettersi una partenza falsa. ′Davvero, non posso procrastinare

Congresso e nel lanciare una nuova immagine del presidente

oltre′ ha ammesso ieri il governatore di New York. ′Potrei saltare il

repubblicano in carica, un’immagine in cui egli apparisse più attento e

New Hampshire. Ma se fossi un candidato, preferirei andarci′. Il suo

507

508


braccio destro John Marino, detto ′l’oracolo della Sibilla′ perché

emblemi elettorali di Cuomo, recano il suo ritratto e la scritta

costretto a interpretare il Cuomo pensiero quotidianamente, ha

′America needs you′, l’America ha bisogno di te, un sintomo che

tradotto così ai giornalisti: ′Il boss dice che probabilmente si candiderà

molti democratici − e non soltanto loro − guardano a lui come 60 anni

ma che non ha ancora deciso al 100% e quindi potrebbe ripensarci′. Il

fa guardarono ad un altro noto governatore di New York, Franklin

motivo principale per cui la ′grande speranza democratica′, come lo

Delano Roosevelt, che fu poi eletto presidente, e impresse al Paese

chiamano alla Casa Bianca, deve scegliere entro oggi è che un

una svolta storica, il New Deal, il nuovo corso. Bush lo ha avvertito e

ulteriore rinvio lo coprirebbe di ridicolo: in quasi ogni città americana

per correre ai ripari ha chiamato a dirigere il proprio gabinetto, al

c’è un quotidiano che pubblica la rubrica il ′Cuomo watch′, il toto

posto del picchiatore John Sununu, un politico sfumato, l’ex ministro

Cuomo.

dei Trasporti Samuel Skinner, una testa pensante come l’abile

In apparenza, la Casa Bianca ignora il conto alla rovescia del

segretario di Stato Baker. E Skinner si è subito investito della funzione

governatore di New York, ma in realtà il suo fantasma turba le notti

di anti Cuomo e più in generale di anti candidati democratici. Sua è

del presidente Bush. Un giornale ha pubblicato una vignetta in cui si

stata l’idea di una glasnost e di una perestrojka americana, di una

vede Cuomo che nelle vesti di Eltsin scaccia Bush-Gorbaciov dal suo

maggiore trasparenza della strategia di Bush e di una sollecita riforma

studio ovale. E un altro ha raffigurato il presidente come un tacchino

dell’economia. E suo è stato il progetto di ricostruzione della rete

con su scritto ′la parola vietata′ − recessione − mentre viene messo nel

stradale americana, ′l’highway bill′, che prevede 151 miliardi di

forno dal supercuoco Mario. ′Il sarcasmo è eccessivo′ ha ammonito

dollari d’investimenti pluriennali. Buon gestore dello Stato, ha detto

l’ex presidente Carter. ′La vittoria di Cuomo o di un altro democratico, ad esempio Clinton, alle elezioni non è ancora certa,

Carter, Skinner potrebbe anticipare alcune delle innovazioni del nuovo, potenziale Roosevelt”.183 Eugenio Occorsio, invece, in un articolo di Affari & Finanza, uno

perché è legata per intero all’andamento dell’economia. Se essa decollasse, sarebbe molto difficile sconfiggere Bush′. Ma il sarcasmo riflette l’umore popolare. La crisi spinge buona parte dell’America a rivoltarsi contro Bush. Non passa giorno senza che i media ne denuncino gli effetti sempre più nocivi: ieri per esempio hanno sottolineato che la Reaganomics e la Bushnomics hanno privato i meno abbienti della previdenza e che la recessione ha fatto salire da 34 a 37 milioni gli americani senza assistenza medica. I bottons, gli

degli inserti de “la Repubblica”, riportava che nell’America avvolta da una depressione e recessione senza precedenti dagli anni ’30 del XX secolo incominciava ad andare di moda una pubblicità dal titolo “Buy something”, “Comprate qualcosa”. Il giornalista de “la Repubblica” sottolineava che essa da una parte era una delle campagne di maggior successo dell’anno e certamente la più interessante per la molteplicità dei messaggi che conteneva e dall’altra che era stata lanciata all’inizio 183

509

Ennio Caretto, Cuomo a poche ore dal “sì”?, “la Repubblica”, 20 dicembre 1991, p. 6.

510


della stagione natalizia dalla Range Rover of North America dalle

per una volta coincidevano esattamente gli umori dell’americano

austere colonne del “Wall Street Journal” e da quelle molto meno

medio e dell’uomo d’affari. Occorsio aggiungeva che, secondo Allen

paludate del quotidiano popolare “Usa Today”, due media dalla

Sinai, il guru del gruppo American Express, in America c’era

tiratura complessiva di tre milioni e mezzo di copie al giorno e dalla

un’ondata tale di fallimenti, bancarotte, ristrutturazioni e anche

audience ben distinta e differenziata. Secondo Occorsio, da una parte

scorrettezze che la comunità degli affari non solo aveva perso del tutto

tale annuncio era destinato ad entrare nella storia del costume e

l’arroganza e la sicurezza degli anni ’80, quelli dell’indebitamento

dell’economia

l’impressione

folle e delle operazioni più spericolate, ma faticava ad avviarsi sul

inequivocabile che c’era in America in quel momento era che ci

degli

Stati

Uniti

ma

dall’altra

sentiero della moderazione, dei mezzi propri contrapposti ai debiti,

voleva ben altro per risollevare gli spiriti e gli umori degli americani.

della sobrietà che avrebbe dovuto caratterizzare gli anni ’90. Infine, il

Infatti, il giornalista de “la Repubblica” evidenziava sia che i negozi

giornalista de “la Repubblica” concludeva sottolineando che anche il

lanciavano l’allarme in quanto gli affari languivano nel cuore della

portavoce di Bush, Marlin Fitzwater, aveva abbassato le armi avendo

stagione natalizia del ’91 tanto che l’atmosfera in Usa non era certo

dichiarato pochi giorni prima che non era più tempo di giochi di

quella festosa degli anni migliori sia che i telegiornali della sera

parole, in quanto la recessione non era finita, anzi si stava aggravando

dedicavano ormai più di metà del loro tempo ad ampi reportage sul

sempre più e non si sapeva quanto sarebbe durata. La dichiarazione di

daily struggling, le difficoltà del tirar avanti dell’americano medio, sia

Fitzwater aveva avuto così l’effetto di far risaltare ancora di più una

che la “Cbs” dedicava ormai stabilmente alla recessione la rubrica Eye

situazione interna americana che vedeva il presidente Bush sia sul

on America sia che altrettanto faceva la “Cnn” con Special

banco degli imputati sia sempre più lontano da una rielezione che fino

Assignement. Occorsio, inoltre, metteva anche in risalto che dati

a pochi mesi prima appariva quasi scontata.

pesantissimi arrivavano dalle costruzioni di nuove case, dagli ordini di

Scriveva Occorsio: “′Buy something′. ′Comprate qualcosa′, dice

beni di investimento, dal disavanzo del bilancio federale e soprattutto

la paginona di pubblicità. È una delle campagne di maggior successo

dalla disoccupazione, in quanto dalla metà di ottobre i licenziamenti si

dell’anno e certamente la più interessante per la molteplicità dei

susseguivano al ritmo impressionante di 2.600 al giorno tanto che nel

messaggi che contiene. L’ha lanciata all’inizio della stagione natalizia

solo mese di novembre erano arrivati a 241 mila portando i

la Range Rover of North America dalle austere colonne del “Wall

disoccupati al 6,8% della forza-lavoro. Il giornalista de “la

Street Journal” e da quelle molto meno paludate del quotidiano

Repubblica” continuava sostenendo che il virus del pessimismo si era

popolare “Usa Today”, due media dalla tiratura complessiva di tre

innescato ormai senza speranze in America, cioè nella società

milioni e mezzo di copie al giorno e dall’audience ben distinta e

ottimista per eccellenza, e quel che era peggio consisteva nel fatto che

differente. ′Ovviamente noi preferiremmo che compraste una Range

511

512


Rover − si legge nell’annuncio − ma se non è nei vostri programmi

assicurazioni che penseranno qualcosa del genere per promuovere lo

comprate un forno a microonde, un cagnolino, i biglietti del teatro,

spirito positivo che da sempre è stato il motore di questo paese′.

una ciambella. Qualcosa. Perché se aspettiamo che la recessione

C’è molta della migliore America in iniziative come questa di

finisca ufficialmente prima di ricominciare a spendere, il problema

Hughes. Ma l’impressione inequivocabile è che ci vuole ben altro per

non fa altro che avvitarsi su se stesso. Noi abbiamo cominciato:

risollevare gli spiriti. I negozi lanciano l’allarme: gli affari languono

abbiamo comprato questo spazio′. È un annuncio destinato ad entrare

nel cuore della stagione natalizia, quando i commercianti realizzano la

nella storia del costume e dell’economia degli Stati Uniti, al centro

metà e in molti casi i due terzi del fatturato di tutto un anno, e

della più lunga recessione del dopoguerra: è iniziata nel luglio 1990 e

all’ombra del grande albero di natale nel Rockefeller Center di New

quindi ha ampiamente superato i 16 mesi di lunghezza delle crisi del

York (di proprietà dei giapponesi della Mitsubishi) l’atmosfera non è

1973-74 e 1981-82, che seguirono altrettanti shock petroliferi. ′Siamo

certo quella festosa degli anni migliori. I telegiornali della sera

stanchi di vedere gente rassegnata e desolata in questa stagione

dedicano ormai più di metà del loro tempo ad ampi reportage sul daily

natalizia che dovrebbe in teoria portare gioia e serenità e così

struggling, le difficoltà del tirar avanti dell’americano medio, la “Cbs”

crediamo che sia arrivato il momento anche per le grandi corporation

dedica ormai stabilmente alla recessione la rubrica Eye on America e

di scendere in campo′, dice appassionato Charles Hughes, il presidente

altrettanto fa la “Cnn” con Special Assignement. L’amministrazione

della filiazione americana dell’azienda inglese che abbiamo raggiunto

risponde sfornando a ripetizione statistiche negative, a partire da

per telefono nel suo ufficio alle porte di Washington. ′Abbiamo avuto

quelle sulle vendite sia all’ingrosso che al dettaglio, appunto: + 0,4%

una risposta eccezionale di pubblico − aggiunge − al punto che

per i negozianti in novembre, dopo un + 0,3% in ottobre, quando per

abbiamo deciso che questo non sarà che il primo passo di una

risollevare la consumer confidence è stato calcolato che servirebbe

campagna destinata al recupero di fiducia. Avevamo pensato a due

almeno un + 2-2,5%. Ma dati pesantissimi arrivano anche sulle

sole apparizioni sui giornali, il 10 e 12 dicembre, ma “Usa Today” ci

costruzioni di nuove case (− 17% nel ’91 fino a novembre, un record

ha proposto la ripubblicazione a prezzo scontato diverse altre volte′.

negativo assoluto), sugli ordini di beni d’investimento, sul disavanzo

Hughes ha personalmente firmato 500 lettere destinate ai presidenti

di bilancio federale, soprattutto sulla disoccupazione. È dalla metà di

delle altrettante più importanti compagnie americane secondo le

ottobre che i licenziamenti si susseguono al ritmo impressionante di

classifiche di “Fortune”, nonché altre 79 inviate ai concessionari

2.600 al giorno e nel solo mese di novembre sono stati 241 mila

Range Rover in tutto il Paese. Di quest’ultimi, in quattro giorni, già

portando i disoccupati al 6,8% della forza-lavoro. Ormai licenziano

una ventina hanno accettato di far pubblicare la stessa pubblicità sui

tutti e anche qui sembra di scorrere il “Fortune 500”: 20 mila

giornali locali ′e dalle 500 aziende cominciano a piovere le

dipendenti la General Motors, 2.600 la McDonnell Douglas, 1.500 la

513

514


Xerox, 13 mila l’Ibm (più 7 mila in Europa), 1.700 la ex ′azienda

responsabilità verso lo Stato di New York di cui era governatore. Il

miracolo′ Compaq. Il virus del pessimismo si è innescato ormai senza

giornalista del “Corriere della Sera” sottolineava che la rinuncia di

speranze in questa che è una società ottimista per antonomasia, e quel

Cuomo alla corsa per la Casa Bianca del ’92 aveva generato una

che è peggio è che per una volta coincidono esattamente gli umori

grande delusione sia negli elettori democratici, che nei loro sogni

dell’americano medio e dell’uomo d’affari. Il giorno del Thanksgiving

avevano affidato a “Mario” la speranza di riprendersi la presidenza

(il giorno del Ringraziamento che cade il quarto giovedì di novembre)

dopo un’astinenza che durava dal 1968, a parte la parentesi di Carter,

le associazioni benefiche che distribuiscono ai poveri le donazioni

sia nella stampa e nella Tv americana che, così, vedevano dileguarsi la

degli yuppies del Connecticut, la periferia ′bene′ di Manhattan, non

certezza di una campagna viva e combattuta ad armi pari, pensando

hanno avuto proprio nulla da distribuire, anzi c’è chi giura che qualche

anche a vendite e “audience” superiori a quelli degli ultimi mesi a

finanziere di Wall Street licenziato si sia messo a sua volta in fila per

causa della recessione, sia nella Casa Bianca che aveva considerato

avere un cappotto usato o anche una cioccolata calda. Allen Sinai, il

Cuomo un candidato facile da battere per i suoi “handicap”, come il

guru del gruppo American Express, ha dato la sua diagnosi: ′C’è

fatto che fosse un “paleoliberal”, governatore di uno Stato in cui il

un’ondata tale di fallimenti, bancarotte, ristrutturazioni e anche

resto dell’America amava specchiarsi inorridita, un italoamericano in

scorrettezze, che la comunità degli affari non solo ha perso del tutto

una società che viveva di pregiudizi, un “provinciale” che conosceva

l’arroganza e la sicurezza degli anni ’80, quelli dell’indebitamento

poco il resto dell’America per non parlare del resto del mondo, un

folle e delle operazioni più spericolate, ma fatica ad avviarsi sul

personaggio ombroso che incassava male ogni critica e a cui sarebbe

sentiero della moderazione, dei mezzi propri contrapposti ai debiti,

stato facile far saltare i nervi durante la campagna elettorale. In realtà,

della sobrietà che dovrebbe caratterizzare gli anni ’90′. Infine, martedì 17 dicembre, anche il portavoce di Bush, Marlin Fitzwater, ha abbassato le armi: ′Non è più tempo di giochi di parole, la recessione non è finita anzi si sta aggravando e chissà quanto durerà′”.184 Rodolfo Brancoli riportava la notizia che, dopo mesi di speculazioni, l’italo-americano Mario Cuomo aveva affermato di non volersi candidare alla presidenza, cioè aveva rinunciato al grande duello con George Bush, sostenendo che glielo imponevano le sue

184

Eugenio Occorsio, Anche lo yuppie si arrende al pessimismo, “la Repubblica”, 20 dicembre 1991, p. 3.

515

secondo Brancoli, alla rinuncia di Cuomo la Casa Bianca aveva tirato un sospiro di sollievo anche ricordando l’affermazione di quattro anni prima fatta da Nancy Reagan, in base alla quale se Cuomo nel 1988 si fosse candidato alla presidenza avrebbe fatto a pezzi Bush. Il giornalista de “la Repubblica” metteva ancora in risalto che pure i “sei nani” aspiranti alla nomination democratica avevano tirato un sospiro di sollievo con la non entrata in campo di Cuomo, visto che fino ad allora essi erano stati costretti a misurarsi con l’ombra di quest’ultimo mendicando sia un’attenzione che si era concentrata prevalentemente sul governatore di New York sia finanziamenti che erano rimasti

516


congelati in attesa della decisione di quest’ultimo. Infine, secondo

Casa Bianca, pretendendo di avere considerato Cuomo un candidato

Brancoli, anche se Mario Cuomo si era fatto da parte restava il fatto

facile da battere per i suoi ′handicap′, che la propaganda repubblicana

che in America i tempi erano maturi per una svolta a favore dei

avrebbe cercato di rendere ancora più pesanti. Un ′paleoliberal′,

democratici, anche perché solo in quel momento i sei democratici

governatore di uno Stato in cui il resto dell’America ama specchiarsi

entrati in campo, liberi dal “peso” Cuomo, avrebbero potuto

inorridita, un italoamericano in una società che vive di pregiudizi, un

dimostrare il loro vero valore, promuovere le loro idee e i loro

′provinciale′ che conosce poco il resto del paese per non parlare del

programmi facendo presa su un elettorato che non solo era pronto ad

resto del mondo, un personaggio ombroso che incassa male ogni

ascoltarli, ma che auspicava anche un cambiamento di rotta

critica e a cui sarebbe stato facile far saltare i nervi… ′Handicap′ reali,

nell’affrontare i problemi reali del paese, cioè quelli economici e

la campagna di Cuomo non sarebbe stata una passeggiata, anche a

sociali, che il presidente repubblicano in carica non sembrava in grado

prescindere dalla difficoltà di sloggiare dalla Casa Bianca un

di dare e perseguire.

presidente in carica. Ma privatamente i repubblicani hanno tirato un

Scriveva Brancoli: “Gran delusione, Mario Cuomo ha rinunciato

sospiro di sollievo. E Cuomo ha accusato in modo trasparente i

a candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti. ′Me lo impongono le mie

repubblicani, che hanno la maggioranza nel Senato del suo Stato, di

responsabilità verso lo Stato′, ha detto il governatore democratico di

aver boicottato i suoi sforzi di raggiungere un accordo per chiudere il

New York, 90 minuti prima che scadessero i termini per iscrivere il

deficit del bilancio di New York precisamente per creare un ostacolo

nome nella scheda della ′primaria′ di metà febbraio, che dal New

insormontabile alla candidatura, probabilmente anche ricordando

Hampshire avvia il processo di selezione. Gran delusione dei

l’affermazione di Nancy Reagan che se Cuomo si fosse candidato nel

democratici naturalmente, che nei sogni affidavano a Cuomo la

1988 avrebbe fatto a pezzi Bush.

speranza di riprendersi la Casa Bianca dopo un’astinenza che dura dal

Forse non sarebbe andata così nel novembre prossimo. Ma, in un

1968, con la sola parentesi non esaltante di Carter. La speranza resta,

passaggio difficile, la società americana avrebbe guadagnato almeno

perché Bush è vulnerabile e la crisi che ha investito l’America non è

la certezza di andare al voto dopo un confronto effettivo di ′filosofie′ e

solo congiunturale, ma con Cuomo sarebbe stata un’altra cosa. E

programmi e dopo un dibattito politico che avrebbe sicuramente

delusione pure di stampa e Tv, che vedono dileguarsi la certezza di

ritrovato quella autenticità e passione intellettuale da tempo sacrificate

una campagna viva e combattuta ad armi pari, e pensando a vendite e

alle manipolazioni dei maghi della pubblicità televisiva e alla retorica

′audience′ hanno atteso la tormentata decisione del governatore

dei discorsi scritti da professionisti, che in anni recenti hanno reso

facendo un tifo sfacciato, e con una crescente irritazione per le

artificioso il confronto e vuoto l’esercizio di governo. Sotto questo

esitazioni dell’′Amleto′ di New York. Dice di essere delusa anche la

profilo la decisione di Cuomo impoverisce non solo la contesa ma la

517

518


società che anche in questa artificiosità sta pagando il prezzo, mentre

di quanto forte sia stata la tentazione tanto che per ore un aereo

crescono la disaffezione verso la politica, le istituzioni e il malessere

noleggiato abbia atteso sulla pista di Albany, la capitale dello Stato,

per l’incapacità del personale politico di mettere a fuoco i problemi e

per portare Cuomo in New Hampshire”.185

prospettare approcci praticabili alla loro soluzione. Non delusi sono

Anche Ennio Caretto, come sostenuto dal collega Rodolfo

invece naturalmente i sei aspiranti alla nomination del Partito

Brancoli del “Corriere della Sera” nell’articolo Cuomo rinuncia al

democratico, costretti a misurarsi finora con l’ombra di Cuomo. È

gran duello del 21 dicembre, sottolineava che Mario Cuomo non si era

testimonianza della statura del governatore, ma anche dei possibili

candidato alla presidenza, cioè aveva gettato la spugna dopo un lungo,

limiti delle candidature che si sono fatte avanti, che finora i sei

penoso periodo di introspezione che aveva però portato i democratici a

abbiano girato a vuoto, anche se non del tutto nei casi di Clinton,

perdere quella che fino ad allora era apparsa, almeno potenzialmente,

Harkin e Kerrey, mendicando un’attenzione che invece seguitava a

la loro carta migliore da contrapporre al presidente Bush nel novembre

concentrarsi in prevalenza su Cuomo e mendicando finanziamenti che

’92. Il giornalista de “la Repubblica” evidenziava che era già la

restavano congelati in attesa della decisione annunciata ieri.

seconda volta che Cuomo rinunciava a correre per la presidenza:

′Teoricamente′, ha detto Cuomo ieri, una volta risolti i problemi del

infatti, già nel 1988, il governatore di New York aveva arrestato i suoi

bilancio dello Stato avrebbe potuto buttarsi nella mischia più avanti

sogni di gloria affermando che i tempi ancora non erano maturi per

nella stagione delle primarie. Ma il presidente del partito democratico

sfidare i repubblicani. Caretto continuava riportando che Mario

gli ha detto che tenere ancora aperta questa possibilità probabilmente

Cuomo aveva rinunciato alla corsa per la Casa Bianca con le lacrime

avrebbe finito per distruggere le altre candidature e per danneggiare il

agli occhi e con il volto teso da una settimana insonne a causa delle

partito. Sicuramente è stata una decisione tormentata perché è stata

pessime condizioni in cui versava il suo Stato, cioè in quanto non era

assai forte la tentazione di ′correre′ contro Bush, verso cui il

riuscito a trovare un accordo col Parlamento dello Stato di New York,

governatore non nasconde di nutrire scarsa stima. Lo considera infatti

che era a maggioranza repubblicana, sul risanamento dell’enorme

un cinico ed un opportunista, mentre ha sempre avuto un misto di

deficit del bilancio. Il giornalista de “la Repubblica”, così, metteva in

affetto e rispetto per Reagan. Cuomo rinunciò a candidarsi nel 1988

risalto che da una parte il governatore italoamericano aveva accusato

nella convinzione che i tempi non fossero ancora maturi per il

velatamente la Casa Bianca di averlo boicottato congiurando coi

cambiamento, che la coalizione reaganiana fosse ancora così forte da

repubblicani del Parlamento del suo Stato e dall’altra che esso si era

imporre la continuità, che i problemi pur accumulandosi non avessero

congedato ammonendo i sei candidati democratici, e in particolare il

ancora raggiunto la massa critica. Ora tutto sembra indicare invece

più forte tra loro, Bill Clinton, che, nonostante i tempi fossero maturi

che i tempi sono potenzialmente maturi per una svolta ed è un segno

519

185

Rodolfo Brancoli, Cuomo rinuncia al gran duello, “Corriere della Sera”, 21 dicembre 1991, p. 11.

520


in America per un ritorno dei democratici alla Casa Bianca, grazie

lungo, penoso periodo di introspezione. La grande speranza

soprattutto alla pressante crisi economica nonché al disinteresse e

democratica, il rivale più temuto da Super Bush, ha annunciato il

all’impreparazione sempre mostrata da Bush verso la politica

proprio ′no′ alle 15,30 di ieri, le 21,30 in Italia, quando ormai la sua

economica ed interna degli Stati Uniti, per sconfiggere il presidente

sfida ai repubblicani era data per certa. Con le lacrime agli occhi, il

repubblicano in carica avrebbero dovuto portare il Paese su un nuovo

volto teso da una settimana insonne, Cuomo ha detto di non potersi

corso attraverso delle idee e dei programmi innovativi e a favore

iscrivere alle primarie del New Hampshire e di non ritenere giusto di

dell’ormai sempre più deluso e dimenticato ceto medio. Caretto,

iscriversi ad altre successive. Di fronte a un’America traumatizzata,

inoltre, riportava che poche ore prima dell’annuncio del ritiro di

che ha visto tramontare di colpo le sue speranze di rinnovamento, ha

Cuomo dalla corsa per la presidenza, che aveva fatto giubilare il

auspicato il successo degli altri del partito, in particolare di quello che

presidente Bush e tutto il suo entourage, la Federal Reserve aveva

finora è apparso nettamente il più forte, Bill Clinton, il governatore

stabilito il più drammatico ribasso del tasso di sconto bancario degli

dell’Arkansas e astro nascente dei democratici, ′che così a lungo

ultimi 27 anni, dal 4,5 al 3,5%, nel fermo tentativo di bloccare la

hanno aspettato che io sciogliessi le mie riserve′. ′Vi confesso′, ha

recessione e di rilanciare l’economia. Infine, il giornalista de “la

dichiarato Cuomo con voce strozzata, ′che abbandono con dolore il

Repubblica” concludeva considerando che forse il governatore di New

sogno di guidare il paese… Sarebbe stato un enorme onore e uno

York aveva deciso di dire di no alla candidatura perché, da fine

stupendo compito… Ma la condizione del mio stato di New York non

animale politico quale era, riteneva possibile che l’economia si sarebbe potuta riprendere in tempo nel ’92 per salvare lo scranno al presidente Bush e perché, come sostenuto dal neo capo di gabinetto Samuel Skinner, egli aveva commesso l’errore di aver tergiversato troppo sulla sua candidatura, cioè di aver fatto per interi mesi uno striptease intellettuale che aveva finito per sollevare seri dubbi negli americani sulle sue capacità di governare il Paese più potente al mondo. Scriveva Caretto: “Mario Cuomo non si è candidato alla presidenza. Per la seconda volta − lo aveva già fatto nel 1988 − il governatore di New York, il primo italoamericano con serie probabilità di entrare alla Casa Bianca, vi ha rinunciato dopo un

521

mi lascia alternative′. Per molti, è stato il più drammatico colpo di scena politico dalle dimissioni di Nixon nel ’74. Non è escluso che Cuomo, che capeggia i sondaggi d’opinione, venga ripescato dai democratici nel caso che i candidati, soprannominati i ′sei nani′ per la loro apparente scarsa statura di statisti, siano eclissati da Bush. Ciò potrebbe avvenire sia nel corso delle primarie sia alla ′Convention′ del partito ad agosto. Ma ieri il governatore ha rifiutato di contemplare questa eventualità. In maniera velata Cuomo, 59 anni, cinque figli, un’eccezionale carriera alle spalle, ha accusato la Casa Bianca di averlo boicottato, congiurando coi repubblicani al Parlamento di New York per impedire un accordo sul risanamento del deficit del bilancio. ′Ho sempre sostenuto che il mio primo dovere era ed è di riequilibrare

522


il disavanzo pubblico del mio stato′, egli ha asserito. ′Ma ogni sforzo è

Italia, l’America aspettava ancora. Secondo un parlamentare di New

stato vanificato dall’opposizione′. ′Anche se l’accordo venisse

York, Cuomo aveva trascorso ′una notte di tormento, solo con la

raggiunto tra un mese, visto che mi sono ritirato dalla contesa per la

moglie Matilda e il primogenito Andrew, i suoi più fidati consiglieri′.

presidenza, sarebbe troppo tardi′, ha concluso il governatore. E ha

Dallo studio ovale della Casa Bianca, che più tardi non ha nascosto il

tracciato un quadro traumatico di New York, ′dei cui 18 milioni di

suo giubilo, affiancato dal nuovo capo di gabinetto Samuel Skinner,

abitanti sono e devo essere il fiduciario′. Cuomo si è congedato con un

l’anti Cuomo, e dal fidato consigliere della sicurezza Brent Scowcroft,

monito a Bill Clinton dell’Arkansas, il capofila democratico, e ai suoi

il presidente Bush ha atteso l’annuncio della candidatura del

compagni: ′Non pensate di sconfiggere Bush facilmente: ci riuscirete

governatore di New York in diretta alla Tv, tamburellando

solo portando il paese su un nuovo corso con idee e programmi

nervosamente la penna sulla scrivania. Alcune ore prima, la Riserva

innovativi e a favore della bistrattata classe media americana′. Il giorno più lungo di Cuomo è incominciato alle diciannove locali di giovedì, l’una dopo mezzanotte di ieri in Italia. Il governatore ha annullato all’ultimo minuto il suo incontro radiofonico settimanale

Federale aveva stabilito il più drammatico ribasso del tasso di sconto bancario degli ultimi 27 anni, dal 4,5 al 3,5%, nel fermo tentativo di bloccare la recessione e rilanciare l’economia. A quanto ci hanno riferito, Bush, fiducioso che il provvedimento faccia rapidamente

con gli elettori e si è rinchiuso nel suo palazzo di Albany, la capitale

effetto, si è voltato verso ′i Dioscuri′, come Scowcroft e Skinner

dello Stato di New York. Nella gelida e nevosa vigilia natalizia,

vengono chiamati, e prima ancora del grande rifiuto di Cuomo ha

decine di giornalisti sono rimasti a vegliare all’addiaccio, nel caso che

esclamato: Se si candiderà, ′we will leak him′, lo faremo a fette.

′l’Amleto del fiume Hudson′ − così lo ha ribattezzato il “New York

′Sure′, certo, gli hanno risposto i consiglieri. ′Più che un’espressione

Times” − prendesse la sua storica decisione nottetempo. L’alba di ieri,

di certezza′, ha tuttavia commentato desolato l’economista e guru

un’alba di suspense, li ha colti senza notizie, semiassiderati. ′Il

democratico John Kenneth Galbraith, ′lo è stata di scaramanzia′. Bush,

governatore′, ha riferito uno dei portavoce, ′sta preparando un discorso

che allora era vice presidente, non può aver scordato lo spietato

sull’economia in cui potrebbe forse candidarsi alla presidenza. Un

giudizio della First Lady Nancy Reagan dopo il suo incontro con

aereo è pronto a portarlo nel New Hampshire prima del limite

Cuomo: ′he is no match′, non regge proprio il confronto col

massimo per l’iscrizione alle primarie, le diciassette, e se volete ci

governatore.

sono posti disponibili′. Ma ha deciso? È il suo ultimo tango?, ha

Il Congresso, che si è divertito a giocare quotidianamente al

chiesto esasperato un giornalista. Il portavoce ha scosso le spalle: ′Il

′Cuomo watch′ o toto Cuomo un dollaro alla volta − si candida, non si

governatore non si confida con nessuno′. Alle quindici, le ventuno in

candida… − ritiene che Super Mario ′is star quality′, abbia la stoffa

523

524


delle stelle, e che un suo scontro con Bush sarebbe stato ′una guerra

non lo dicano apertamente, i repubblicani puntavano sulla ′Mafia

spaziale′. ′Sul piano del carisma′, ha ammesso il capogruppo

connection′, il sospetto di legami mafiosi che da sempre pesa non su

repubblicano al Senato, Robert Dole, ′il governatore è inarrivabile.

Mario Cuomo direttamente, ma su un membro della sua famiglia:

Dopo il ritiro di Reagan, egli è l’unico grande comunicatore che sia

nonostante le smentite, i media vi alludono scrivendo che ′gli scheletri

rimasto′. Si sa che gli scrive persino l’ex presidente Nixon, la nemesi

nel suo armadio gli sarebbero costati cari′. Per gli italo americani e il

dei democratici, e che James Baker, il segretario di Stato e testa

governatore stesso, a cui negli anni ’60 venne suggerito di cambiare

pensante del governo, lo considera ′the best campaigner′, il candidato

nome

più trascinante delle ultime elezioni. Non è solo questione di

in

′Mark

Conrad′,

questi

attacchi

sapevano

di

186

discriminazione”.

eloquenza. Cuomo ha dimostrato di appartenere ai ′real people′, la

Ennio Caretto in un altro articolo sottolineava che con la

gente vera, fin dal 1982, quando sconfisse il sindaco più popolare del

decisione di Mario Cuomo di non sfidare George Bush restavano in

dopo guerra di New York, Ed Koch, nella corsa a governatore. Baker,

lizza per la presidenza degli Stati Uniti i sei candidati democratici già

pur collocandolo agli antipodi politici, lo paragona a Reagan: ′Come

scesi in campo, soprannominati i “sei nani”, ma probabilmente a torto

Ronnie, è fisicamente inconfondibile, ha un calore umano

nel caso di Bill Clinton e di Bob Kerrey, e che in base ai sondaggi il

straordinario, convinzioni ferree, dice ciò che pensa. In più, possiede

più forte tra loro era risultato proprio Bill Clinton che, infatti, era dato

un’incredibile cultura′. Gli elettori e la Tv lo avvertono e gli vanno al

in netto vantaggio sugli altri cinque per la conquista della nomination

traino. Altre considerazioni possono avere spinto Mario Cuomo a dire

democratica. Il giornalista de “la Repubblica”, inoltre, da una parte

no alla candidatura. In primo luogo, se l’economia si riprendesse, essa

evidenziava che anche Bob Kerrey e Tom Harkin erano considerati

spunterebbe le sue armi. Inoltre il governatore non è al riparo da errori

molto forti e possibili candidati vincenti per la conquista della

clamorosi. Secondo Samuel Skinner, anzi, egli ne ha già commesso

nomination e dall’altra metteva in risalto che Douglas Wilder, Jerry

uno: ′Ha tergiversato troppo sulla sua candidatura. Per mesi ha fatto

Brown e Paul Tsongas avevano scarsissime possibilità di successo.

uno strip tease intellettuale sollevando seri dubbi sulle sue capacità di

Scriveva Caretto: “La decisione di Mario Cuomo di non sfidare

governare′. Il senatore Dole, pronto agli scatti d’ira, ritiene che Cuomo ′come me, non saprebbe controllarsi nelle crisi: è noto che litiga anche coi giornalisti′. Il columnist David Broder ha riscontrato un altro difetto nel governatore: ′Ama sentirsi parlare e alla verifica dei fatti il suo gran fascino rischia di risultare un miraggio′. E sebbene

525

George Bush lascia spazio agli altri sei candidati democratici, forse erroneamente definiti i ′sei nani′, per lo meno nel caso di Bill Clinton e di Bob Kerrey, visto il loro spessore intellettuale e il loro carisma, che nei giorni scorsi avevano annunciato la partecipazione alle 186 Ennio Caretto, Cuomo getta la spugna: “Non sfiderò Bush”. I democratici perdono la carta migliore, “la Repubblica”, 21 dicembre 1991, p. 4.

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primarie del partito. I sondaggi e le prime apparizioni televisive dei

colpa dell’opposizione repubblicana, gli aveva impedito purtroppo di

′sei nani′ danno in netto vantaggio per la nomination democratica Bill

partecipare alla corsa presidenziale. Passarini, inoltre, metteva in

Clinton, il giovane governatore dell’Arkansas, considerato molto forte

risalto sia che ancora una volta “l’Amleto dell’Hudson” aveva tenuto

e soprattutto preparato in campo economico e sociale, tallone

tutti inutilmente con il fiato sospeso fino alla fine, con la conseguenza

d’Achille del presidente Bush, nonché astro nascente del Partito

di aver danneggiato, almeno in parte, anche gli altri candidati del suo

democratico. Altri possibili candidati vincenti sono considerati il

partito sia sottolineando che così, mentre tutti avevano incominciato a

senatore del Nebraska Bob Kerrey, − eroe e invalido del Vietnam,

dire che se fosse sceso in campo avrebbe sbaragliato i “sei nani”

definito un aspirante Kennedy − e il senatore dello Iowa Tom Harkin,

democratici che si erano candidati fino a quel momento, Cuomo aveva

sostenuto dai ′liberal′ e dai sindacati. Scarse possibilità di successo

di nuovo tradito le attese di chi lo attendeva come un liberatore.

vengono invece attribuite al governatore nero della Virginia Douglas

Infine, il giornalista de “La Stampa” da una parte ricordava che i

Wilder, all’ex governatore della California Jerry Brown e all’ex

repubblicani avevano aspettato con ansia la decisione di Cuomo,

senatore del Massachusetts Paul Tsongas”.187

considerata la vistosa debolezza del presidente Bush, tanto che

Anche Paolo Passarini, come sostenuto dai colleghi Rodolfo

avevano esultato quando avevano appreso della sua rinuncia e

Brancoli del “Corriere della Sera” e Ennio Caretto de “la Repubblica”

dall’altra metteva ben in evidenza che nella corsa per la presidenza

rispettivamente negli articoli Cuomo rinuncia al gran duello e Cuomo

restavano comunque i “sei lillipuziani”, uno dei quali, però, in primis

getta la spugna: “Non sfiderò Bush”. I democratici perdono la carta

Bill Clinton, il giovane e carismatico governatore dell’Arkansas

migliore entrambi del 21 dicembre, sottolineava che Mario Cuomo si

nonché nuova stella del Partito democratico, sarebbe potuto diventare

era arreso a George Bush con un annuncio in Tv dove aveva detto che

un gigante, viste le difficoltà che il presidente in carica aveva nel

sarebbe restato a New York e, quindi, che non si sarebbe candidato

campo economico e sociale, suo tallone d’Achille, così che egli

alla presidenza degli Stati Uniti. Il giornalista de “La Stampa”

avrebbe potuto vincere le elezioni del ’92, sebbene fosse un completo

evidenziava che il governatore italoamericano aveva preso il tipo di

outsider.

decisione che gli era più congeniale: invece di decidere lui stesso

Scriveva Passarini: “Mario Cuomo ha deciso. L’aveva detto che

aveva fatto sì che fossero gli altri a decidere per lui, in quanto aveva

′venerdì occorrerà annunciare qualcosa di ragionevolmente decisivo′.

sostenuto che avrebbe voluto tanto candidarsi ma la mancata

E così il governatore ha preso il tipo di decisione che gli è più

soluzione del problema del bilancio del suo Stato, New York, per

congeniale: si è lasciato decidere. Ha detto che avrebbe tanto voluto candidarsi, ma la mancata soluzione del problema del bilancio del suo

Ennio Caretto, Restano in lizza sei candidati democratici: i sondaggi indicano Clinton, “la Repubblica”, 21 dicembre 1991, p. 4.

Stato, New York, per colpa dell’opposizione repubblicana, gli

527

528

187


impediva, purtroppo, di partecipare alla corsa. Ancora una volta

del governatore, sempre per tenersi pronti ′in caso che′, avevano

′l’Amleto dell’Hudson′ ha tenuto tutti con il fiato inutilmente sospeso

affittato alcune ′suite′ in un albergo di New York per installarvi

fino alla fine, danneggiando, almeno in parte, anche gli altri candidati

l’eventuale quartier generale da cui coordinare la campagna. E Joseph

del suo partito. E così, mentre tutti cominciavano a dire che, se fosse

Grandmaison, predecessore di Marino, era stato spedito a Concorde

sceso in campo, avrebbe sbaragliato i ′sei nani′ democratici che si

con i mille dollari dell’iscrizione sempre ′in caso che′. Nei mesi

sono candidati finora, Cuomo, 59 anni e una passione per i

scorsi, Cuomo, secondo il suo stile, si era impegnato con cura a

ragionamenti intricati, ha ancora una volta tradito le attese di chi lo

confezionare uno schema di ragionamento aperto, appoggiato su

attendeva come un liberatore. Probabilmente è l’ultima, anche se non

passaggi comunque veri a prescindere dalla conclusione. ′Non posso

è escluso che Cuomo speri di essere ripescato in extremis dal suo

certo presentarmi se immagino che questo possa danneggiare lo Stato

partito alla ′Convention′ di New York della prossima estate. Dalla

di cui sono responsabile′, aveva detto una volta. ′Certamente, dovrò

mattina di ieri due ′charter′ rullavano all’aeroporto Fiorello La

risolvere il problema del bilancio dello Stato prima di prendere una

Guardia. Il primo era pronto ad accogliere Cuomo e portarlo a

decisione, anche se questo non è strettamente necessario′, aveva detto

Concorde,

di

un’altra. Venerdì, infine, il “New York Times” aveva pubblicato in

partecipazione alle primarie del 18 febbraio prima delle 17, ora nella

prima pagina una foto di Cuomo che, in sella a un cavallo a dondolo,

quale sarebbero state chiuse le iscrizioni alla corsa. L’altro era per i

guardava l’orologio con l’aria di pensare: ′Altri cinque minuti e poi

giornalisti, che avrebbero potuto assistere dal vivo all’avvenimento

scendo′. Quel giorno Cuomo ha dichiarato: ′Dal punto di vista

più annunciato e, nello stesso tempo, più incerto della politica

puramente teorico si potrebbe anche decidere di correre per la

americana del decennio. Sono sette anni che, prima di diventare una

presidenza senza partecipare alle primarie del New Hampshire, ma io

rubrica fissa del “Washington Post” nelle ultime settimane, il ′Cuomo-

mi presenterei in New Hampshire se decidessi di correre per la

Watch′, il toto-Cuomo, è uno degli argomenti di conversazione del

presidenza′. Forse.

New

Hampshire,

per

presentare

la

domanda

dopocena americani: ′Ma, secondo te, Cuomo finirà per candidarsi, oppure no?′. Sì, no, ma, forse.

Come credergli? A ottobre aveva dichiarato, a proposito della presidenza: ′Ci sto pensando su′. Poi aveva chiamato i giornalisti che

Il previdente John Marino, presidente dei democratici di New

avevano sentito, ammonendoli: ′Non crediate di avere una storia per le

York, si era procurato i moduli di iscrizione alla corsa del New

mani. Non ho detto assolutamente niente′. Tre giorni dopo, a Chicago,

Hampshire da due settimane: ′Nulla deve essere pregiudicato, nel caso

aveva assicurato che ′in un certo giorno del mese di novembre′

Cuomo decidesse′. Negli ultimissimi giorni, i collaboratori più stretti

avrebbe comunicato la sua decisione. Non l’ha fatto. Allora il

529

530


presidente del Partito democratico, Ronald Brown, ha fissato una

aveva fatto carriera in politica o in altri ambienti importanti, allora

scadenza, l’8 dicembre. Niente. A questo punto, la data limite del 20

veniva collegato automaticamente alla Mafia. Il giornalista de “La

dicembre è stata imposta dal calendario politico Usa, l’iscrizione,

Stampa” per risultare più chiaro riportava una battuta dello stesso

appunto, alle primarie del New Hampshire, decisive per prendere lo

governatore di New York che recitava: “Se i tuoi avi sono inglesi sono

slancio necessario ad ottenere la nomination. I repubblicani

gli altri a dover dimostrare che sei disonesto. Se i tuoi avi sono italiani

attendevano con ansia, vista la debolezza di Bush. Sempre venerdì

sei tu a dover dimostrare di essere onesto”. Pantarelli sottolineava da

sera, in un ristorante di Washington, c’è stata una cena di repubblicani

una parte che nel 1988, quando Cuomo aveva annunciato che non si

della destra reaganiana, più vicini a Pat Buchanan che a Bush. Ospite

sarebbe candidato alla Casa Bianca, il commento più sentito in

Jack Kemp, ministro per l’Edilizia. Preoccupati per il vistoso declino

America era stato che egli avesse degli scheletri nell’armadio, che i

di Bush e per la spaccatura del partito, si sono interrogati su Cuomo.

suoi avversari repubblicani avrebbero di sicuro trovato e tirato fuori

Kemp ha tagliato il nodo: ′Cuomo si presenterà e farà una campagna

nel corso della campagna elettorale e dall’altra che, però, anche nel

pro tutto e il contrario di tutto, cercando di occupare ogni spazio

1991 le “ricerche” di quegli scheletri erano state più che mai attive da

possibile. Sarà pericoloso′. Altri sostenevano: ′E’ il miglior avversario

parte degli uomini di Bush, ma come nel 1988 non era emerso niente

possibile, non perché è italiano, ma perché è un italiano di New York,

che accomunasse Cuomo alla Mafia. Il giornalista de “La Stampa”,

legato ad un’immagine etnico-culturale che gli americani non

inoltre, aggiungeva che se da una parte nel caso di Cuomo non era

capiscono′. Il dilemma è risolto. Contro Bush restano i ′sei

stato mai provato e trovato nulla che lo legasse alla Mafia, dall’altra

lillipuziani′, uno dei quali, però, in primis Bill Clinton, il giovane e

era indubbio che la vocale alla fine del suo cognome costituisse una

carismatico governatore dell’Arkansas nonché astro nascente del

sorta di handicap tanto che nel suo caso il problema era doppio, cioè

Partito democratico, viste le enormi difficoltà del presidente in campo

la vocale alla fine c’era persino nel nome. Così Pantarelli concludeva

economico e sociale, suo tallone d’Achille, potrebbe diventare un

evidenziando che con un elettorato volubile e attento soprattutto ai

gigante. E poi, chissà, c’è sempre ′l’Amleto dell’Hudson′. Forse”.188

simboli come quello americano la famosa frase “forse possono

Franco Pantarelli prendeva in esame l’origine italiana di Mario Cuomo sottolineando che in America c’erano molti pregiudizi al riguardo tanto che sosteneva che chi aveva un cognome terminante con una vocale che rimandava a legami etnici italiani, come Cuomo, e

perdonargli il Cuomo ma non il Mario” era più di una battuta. Secondo il giornalista de “La Stampa”, se Cuomo si fosse candidato alla presidenza degli Stati Uniti, con molta probabilità l’entourage di Bush e lo stesso presidente lo avrebbero fatto a pezzi nel corso della campagna elettorale o per lo meno ci avrebbero provato in tutti i modi

188

Paolo Passarini, L’ultimo «no» di Cuomo l’Amleto: “Non mi candido, resto a New York”, “La Stampa”, 21 dicembre 1991, p. 2.

531

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ricorrendo anche alle peggiori scorrettezze e alle più meschine falsità

rimane […] Nel caso di Cuomo, non solo non è mai stato provato

e insinuazioni sul suo conto.

nulla, ma addirittura nessuno ha mai fatto neppure delle insinuazioni,

Scriveva Pantarelli: “′Se hai un cognome che finisce con una

ed anzi c’è quella indicazione di cui si diceva sugli uomini di Bush

vocale, il collegamento con la Mafia è automatico′, dicono un po’ tutti

che hanno cercato senza trovare nulla. Ma che la vocale alla fine del

gli americani di origine italiana che hanno fatto carriera fino a

suo cognome costituisca una sorta di handicap è indubbio. Anzi, nel

diventare personalità pubbliche. Nel caso di Mario Cuomo la domanda

suo caso c’è perfino il problema del nome. Con un elettorato volubile

che prevedibilmente molti si saranno posti, mentre attendevano di

e attento soprattutto ai simboli come quello americano e con un Bush

sapere se si sarebbe candidato alla Casa Bianca, è: ′Si può essere

pronto ad utilizzare anche la peggiore tra le scorrettezze pur di

italoamericano e occupare il posto di governatore di New York senza

aggiudicarsi un secondo mandato presidenziale (a tal riguardo basterà

essere in qualche modo coinvolto con la Mafia?′ In teoria, per avere a

ricordare la campagna elettorale del 1988 dove ricorse ad ogni mezzo,

che fare con la Mafia un politico americano non ha bisogno di essere

lecito o meno, per fare a pezzi lo sconosciuto sfidante Dukakis), che

italoamericano, come dimostrano per esempio, le rivelazioni su John

appare già in netta salita, quasi insormontabile, la famosa frase ′forse

Kennedy e i rapporti con il boss Sam Giancana da lui a suo tempo

possono perdonargli il Cuomo ma non il Mario′ è più di una

coltivati con tanta cura. Ma i pregiudizi sono duri a morire. Lo stesso

battuta”.189

Cuomo ne ha parlato. ′Se i tuoi avi sono inglesi − è la sua frase

Paolo Passarini, come evidenziato dal collega Ennio Caretto de

preferita − sono gli altri a dover dimostrare che sei disonesto. Se i tuoi

“la Repubblica” nell’articolo Cuomo getta la spugna: “Non sfiderò

avi sono italiani sei tu a dover dimostrare di essere onesto′. Nel 1988,

Bush”. I democratici perdono la carta migliore del 21 dicembre,

quando annunciò che non si sarebbe candidato alla Casa Bianca, come

riportava la notizia che, poche ore prima della rinuncia del

già allora molti si aspettavano, il commento più sentito fu: vuol dire

governatore di New York a candidarsi per la corsa alla Casa Bianca,

che ha degli scheletri nell’armadio che i suoi avversari tirerebbero

nel disperato tentativo di vincere la guerra contro la recessione, la

fuori subito. Ora, da quando si parla della sua candidatura, le ′ricerche′ di quegli scheletri sono più che mai attive e qualcuno ha già creduto di poter rivelare che gli uomini di George Bush hanno lavorato a fondo per verificare la ′pulizia′ di Cuomo. Non hanno trovato nulla, dicono quelle rivelazioni, ma quella di saper nascondere gli scheletri è la cosa in cui i mafiosi sono notoriamente più abili, per cui il problema

533

Federal Reserve aveva abbassato di un intero punto il tasso di sconto, portandolo dal 4,5 al 3,5%. Il giornalista de “La Stampa” metteva in risalto sia che erano più di 27 anni, precisamente dal 24 novembre 1964, che il tasso di sconto non era così basso sia che erano più di 10 anni, cioè dal 4 dicembre 1981, che la Fed non abbassava il tasso di 189

Franco Pantarelli, La maledizione degli avi italiani. Si è scavato, ma non sono spuntati scheletri mafiosi, “La Stampa”, 21 dicembre 1991, p. 2.

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sconto di un intero punto. Passarini sottolineava chiaramente che la

misura inutile, dispendiosa e demagogica, poi precipitosamente

decisione della Federal Reserve aveva una valenza politica nel senso

ritirata, che prevedeva un taglio di 300 dollari di tasse per ogni

che aveva sia lo scopo di scuotere consumatori ed operatori economici

americano. Quindi, Passarini concludeva sostenendo che in quel

in modo da creare una mobilitazione psicologica senza la quale

momento Bush aveva puntato tutte le sue carte sugli effetti del calo

nessuna ripresa economica era possibile sia il fine di fermare il vistoso

dei tassi di interesse con la conseguenza che, se la cosa avesse dato i

declino di popolarità di cui la presidenza di George Bush stava

risultati auspicati, egli avrebbe potuto dare un’altra sterzata a gennaio

soffrendo fortemente proprio a causa della mancata ripresa. Il

nel discorso sullo stato dell’Unione, sennò per lui sarebbe finita

giornalista de “La Stampa” evidenziava da una parte che Bush aveva

l’avventura presidenziale con il voto del 3 novembre ’92. Gli elettori

salutato il provvedimento di Alan Greenspan facendo capire di esserne

americani, infatti, non gli avrebbero rinnovato la fiducia per altri

stato l’ispiratore e senza nascondere la speranza di diventarne il

quattro anni e avrebbero affidato il loro futuro nelle mani di uno dei

beneficiario politico e dall’altra che nessuno si sarebbe aspettato una

“sei lillipuziani”. E in pole position c’era il giovane e carismatico

decisione così netta della Fed, che testimoniava con quanta

governatore dell’Arkansas, Bill Clinton, nettamente in testa in tutti i

preoccupazione

sondaggi d’opinione rispetto agli altri “compagni di viaggio”

l’amministrazione

repubblicana

seguisse

lo

zoppicante andamento dell’economia. Passarini, inoltre, metteva in

democratici.

evidenza che da una parte, pochi giorni prima, due notizie avevano

Scriveva Passarini: “Nel disperato tentativo di vincere la guerra

sconvolto gli americani, cioè i 70 mila licenziamenti annunciati dalla

contro la recessione, la Federal Reserve ha abbassato ieri di un intero

General Motors e il balzo della lista di disoccupazione di 79 mila unità

punto il tasso di sconto, dal 4,5 al 3,5%. Erano più di 27 anni, dal 24

in un mese, e dall’altra che Bush aveva capito che la disperazione in

novembre del 1964, che non era così basso. Il denaro deve riprendere

America era ormai in agguato ed era una campana a morte per il

a circolare, l’espansione deve essere innescata, la spirale dei

futuro dell’economia e anche per il suo in chiave presidenziale. Così il

licenziamenti va fermata. A tutti i costi, giocando il tutto per tutto. Si è

giornalista de “La Stampa” metteva in risalto che il presidente

quindi trattato di una decisione politica in due sensi: scuotere con una

americano, per evitare il suo tracollo politico, aveva lasciato perdere la

decisione drammatica consumatori e operatori economici in modo da

filosofia del meno si faceva e meglio era, perché le cose si sarebbero

creare una mobilitazione psicologica senza la quale nessuna ripresa

aggiustate da sole e aveva annunciato i primi timidi correttivi che,

economica è possibile e fermare il vistoso declino di popolarità di cui

però, si erano rivelati dei gravi errori, come quello di invitare le

la presidenza di George Bush sta fortemente soffrendo proprio a causa

banche ad abbassare i tassi di interesse dei prestiti alle carte di credito,

della mancata ripresa. ′Questa azione, cumulata alle altre già assunte

che aveva provocato il crollo della Borsa tre settimane prima, o la

in passato, dovrebbe provvedere ad essere la base per una sostenuta

535

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espansione economica′, promette il documento con il quale la Fed ha

recessione in cui l’economia era precipitata dal luglio ’90. C’erano

annunciato la sua decisione. Più che una speranza è un voto e anche

stati, nella primavera scorsa, segnali incoraggianti. Ma la gente non ha

una scommessa. Erano più di dieci anni, dal 4 dicembre 1981, che la

creduto alla ripresa e ha preferito ridurre i debiti piuttosto che

Fed non abbassava il tasso di sconto di un intero punto. Si spera che,

spendere. E così i piccoli sussulti di qualche mese fa si sono rivelati

finalmente, visto il basso costo del denaro, la gente si decida a

quelli che gli economisti chiamano ′il salto del gatto morto′. Nella

comprare e ad investire. Si tengono le dita incrociate, augurandosi che

scorsa settimana, due notizie hanno sconvolto gli americani: i 70 mila

l’operazione non faccia lievitare il tasso di inflazione, che è al

licenziamenti annunciati dalla General Motors e il balzo della lista di

momento fermo su un tranquillo 2,1%, ma il mese scorso ha già

disoccupazione di 79 mila unità in un mese. Bush ha capito che la

cominciato a dare qualche segno di nervosismo. Bassa retribuzione del

disperazione era in agguato, una campana a morte per il futuro

denaro e alta inflazione sarebbe il disastro per i piccoli e medi

dell’economia e anche per lui. La situazione dell’economia in sé non è

risparmiatori. Bush, che nel corso di tutto l’ultimo anno ha premuto su

ancora tragica: l’ultimo quadrimestre c’è stata una crescita, per quanto

un riluttante Greenspan per spingerlo ad abbassare il costo del denaro,

modesta, dell’1,8% e le esportazioni tirano. Ma è proprio la sfiducia il

ha salutato ieri il provvedimento facendo capire di esserne stato

nemico vero e le cose potrebbero facilmente precipitare. Fino a poco

l’ispiratore e senza nascondere la speranza di diventarne il

tempo fa era prevalsa la filosofia del ′meno si fa meglio è, perché le

beneficiario

dichiarato

cose si aggiusteranno da sole′. Poi i primi timidi correttivi sono stati

immediatamente dopo l’annuncio − sono importanti per stimolare la

annunciati, ma, purtroppo, si è trattato di errori gravi − come l’invito

crescita economica e creare, nello stesso tempo, posti di lavoro e

alle banche ad abbassare i tassi di interesse dei prestiti alle carte di

investimenti′. Soltanto nell’arco dell’ultimo anno è la quinta volta che

credito, che ha provocato il crollo della Borsa di tre settimane fa −, o

Greenspan accontenta il suo presidente.

di pure improvvisazioni − come l’annuncio di un taglio di 300 dollari

politico.

′Più

bassi

interessi

ha

Che la Fed si accingesse a un altro ritocco al ribasso del tasso con

delle tasse per ogni americano, misura inutile, dispendiosa e

cui le banche periferiche vengono rifornite di dollari dalla banca

demagogica. E precipitosamente ritirata. Adesso Bush punta tutte le

centrale si era già capito tre giorni fa, durante l’ultima testimonianza

sue carte sugli effetti del calo dei tassi di interesse. Se andrà bene,

di Greenspan al congresso. ′Faremo tutto quello che potremo per

Bush potrà dare un’altra sterzata nel discorso sullo stato dell’Unione

stimolare la crescita′, aveva detto. Ma nessuno si aspettava una

in gennaio. Sennò per lui sarà finita in chiave presidenziale: uno dei

decisione così netta. Questo offre la misura della preoccupazione con

′sei lillipuziani′, forse il giovane e carismatico governatore

la quale l’amministrazione Bush segue lo zoppicante andamento

dell’Arkansas, Bill Clinton, che è nettamente in testa sugli altri cinque

dell’economia. C’erano state perentorie promesse di ripresa dalla

candidati democratici in base a tutti i sondaggi e che per ora si è

537

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dimostrato il più forte e il più preparato ad affrontare i pressanti

studente alla Saint John’s University col massimo dei voti. Non si

problemi di politica interna, lo sconfiggerà alle elezioni del novembre

lascia avvicinare molto, ma i pochi che gli sono davvero intimi lo

190

1992”.

adorano: basta non contrariarlo, altrimenti vi salta addosso′. Questa la

Gianni Riotta, a differenza di tutti gli altri giornalisti del

pagella redatta nel 1952 da Ed McCarrick, osservatore della squadra

“Corriere della Sera”, de “la Repubblica” e de “La Stampa”, tesseva le

di baseball dei Pirati di Pittsburgh, su un giovane giocatore, Mario

lodi del 59enne Mario Cuomo, che era stato tra le varie cose avvocato,

Matthew Cuomo. La promettente carriera sportiva di Cuomo finì

docente universitario, vicegovernatore, fino a raggiungere la carica, da

presto: una palla lo colse alla tempia e attaccò mazza e guantoni al

allora mantenuta, di governatore dello Stato di New York nel 1982

chiodo. Ma nella sua successiva vita di avvocato, docente

contro tutti i sondaggi. Il giornalista del “Corriere della Sera” elogiava

universitario, vicegovernatore, candidato sconfitto alla carica di

Mario Cuomo come uomo, come politico filosofo e per quello che

sindaco di New York (1977), governatore dello Stato eletto contro

rappresentava per un’America allo sbando, guidata da un non leader

tutti i sondaggi (1982) e coscienza critica del Partito democratico,

come George Bush, e sottolineava anche che andava rispettata la sua

Mario Matthew Cuomo, 59 anni, è rimasto identico alla pagella del

scelta di voler lasciare perdere i sogni di gloria rappresentati dalla

suo talent scout, bravissimo, serio, motivato, riservato e pronto ad

presidenza degli Stati Uniti e di volersi invece occupare dei gravi

infiammarsi. ′Una volta diedi un cazzotto a un compagno di squadra.

problemi del suo Stato. Insomma, Riotta da una parte cercava di

Aveva ancora l’elmetto addosso. Ero stupido, non appassionato′,

descrivere chi fosse l’uomo che aveva agonizzato per giorni prima di

ricorda ora il governatore col suo ghigno che fa innamorare e dannare.

decidere se correre o meno per la Casa Bianca, e che alla fine vi aveva

Era la grande speranza dei democratici per le elezioni presidenziali del

rinunciato, dall’altra tracciava un encomio, un panegirico del

1992 e l’uomo più quotato per strappare la Casa Bianca a George

governatore di New York evidenziando che se solo avesse voluto e

Bush. Ma Cuomo ha deciso di non mettersi in corsa per la massima

potuto avrebbe di sicuro strappato la presidenza a George Bush nel

carica del Paese. Vuole occuparsi dei problemi del suo Stato, ha

’92, dato che in quel momento negli Stati Uniti vi erano tutti i

spiegato venerdì in televisione.

presupposti economici e sociali per farlo, e così sarebbe potuto diventare il primo presidente americano di origini italiane.

Un’intervista con Cuomo è sempre un braccio di ferro emozionale tra la grinta culturale di Cuomo e il nervosismo del

Scriveva Riotta: “′Probabilmente la miglior promessa del club,

giornalista con le cento righe da scrivere. Cuomo non dichiara, Cuomo

con enormi possibilità di crescita. Aggressivo, gioca duro. Intelligente,

discute. Cuomo non si fa scrivere i discorsi da un giovane brillante, Cuomo si tira su dal letto alle cinque del mattino e compila i suoi diari

190

Paolo Passarini, Tassi, Bush va in guerra. Terapia d’urto anti-disoccupazione, “La Stampa”, 21 dicembre 1991, p. 3.

e interventi. Cuomo ha tre idoli. Il primo è il presidente Abraham

539

540


Lincoln, repubblicano, ′Un eroe della gente comune, un uomo di

ironizza: ′Ma dove vai Mario?′, il candidato repubblicano razzista

coscienza e di politica′. Il secondo, il cui ritratto pende negli uffici di

David Duke lo chiama ′Chiuomo′ con disprezzo. Sperano nelle rabbie

Cuomo, sia ad Albany che a New York, è Tommaso Moro, utopico

favolose di Mario Cuomo, sperano tiri un cazzotto mentre l’avversario

cancelliere cattolico di Enrico VIII. Il terzo è Andrea Cuomo, suo

ha l’elmetto. Le storie di mafia sono fole. I democratici sperano

padre, originario di Nocera Inferiore, professione droghiere. ′Mio

invece in Mario il mediatore, che costruisce dal nulla una carriera

padre − ricorda Cuomo − non piangeva mai, non ci portava mai in

politica, conciliando il quartiere di Forest Hills, nel 1972 diviso da una

vacanza, non ci incoraggiava mai, non litigava mai con la mamma.

battaglia razziale sulle case popolari. Il Mario Cuomo che esalta il

Papà lavorava, lavorava, lavorava. Il suo modo di dare affetto a mia

partito con il discorso alla Convenzione democratica dl 1984 e poi

madre, mia sorella, i miei fratelli e me era quello di sacrificare se

apostrofa gli studenti dell’università di Notre Dame sull’aborto:

stesso per la famiglia′. È lo stile di vita cui Cuomo si ispira, ′non per

′Possiamo essere cattolici fino in fondo, orgogliosi, a proprio agio,

nulla ho studiato all’università di Saint John, scuola di missionari′. ′Io

gente del mondo per trasformarlo, luce per la nazione. Facendo

sono un peccatore − scrive nei diari −, la nostra vita è un passaggio

appello al meglio della gente, non al peggio. Persuadendo, non

stretto verso l’eternità′. E più avanti, ′La terribile verità è che io dovrei

forzando. Guidando con amore e verità′. Mario Cuomo, il politico

essere diverso, una persona che dà solo per donare, che lavora solo per

filosofo con uno Stato in mezza bancarotta, con milioni spesi in nuove

gli altri, che parla solo per consolare o spronare al bene, totalmente

galere, che una volta catturò un ladruncolo, rincorrendolo di persona,

altruista. La triste realtà è che io sono del tutto al di sotto di quella

che tiene nel cassetto i sogni della Casa Bianca e del Paradiso”.191 Paolo Passarini, invece, sottolineava che il giorno dopo la

verità, che le mie emozioni sono in conflitto con il bene, troppo forti per arrendersi al bene′. Tranne il Dalai Lama tibetano e il presidente cecoslovacco Vaclav Havel, nessun leader contemporaneo parla così. Questo è l’uomo che ha agonizzato per giorni prima di decidere se correre per la Casa Bianca e che alla fine ha rinunciato. Un uomo che disprezza George Bush perché si ricorda i tempi in cui decine di studi legali, diretti dalla classe sociale cui Bush appartiene, bocciavano le sue domande di assunzione: ′Caro Mister Cuomo, con quel nome, Mario, come facciamo ad assumerla?′. I repubblicani dicono: ′In Texas non ci sono molti Mario′, il vicepresidente Quayle

541

rinuncia di Mario Cuomo a partecipare alla corsa presidenziale del ’92 l’America lo aveva già dimenticato e aveva iniziato a puntare tutta l’attenzione, per la prima volta con serio interessamento, sui “sei nani” democratici scesi in lizza, e in particolare su quello che fino a quel momento era apparso il più forte di essi, Bill Clinton, il giovane e carismatico governatore dell’Arkansas che, infatti, in base a tutti i sondaggi, era già considerato dalla maggioranza degli americani come il più accreditato a svolgere il ruolo di anti-Bush nella campagna 191

Gianni Riotta, Cuomo, la grande promessa che ha detto di nuovo «no», “Corriere della Sera”, 22 dicembre 1991, p. 11.

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elettorale del ’92 e, inoltre, con buone possibilità di farcela, a tagliare

americani, democratici o repubblicani si sono interrogati l’un l’altro su

il traguardo della presidenza, dato che il suo programma elettorale era

quale sarebbe stata la decisione finale di Mario Matthew Cuomo. Ora

incentrato sui temi sociali ed economici, cioè su quelli che, ancora in

che il governatore dello Stato di New York, per la seconda volta in

base a tutti i sondaggi, si prevedeva sarebbero stati il terreno su cui si

quattro anni, si è rifiutato di scendere in campo contro George Bush

sarebbe combattuta la campagna elettorale e, quindi, vinta l’elezione.

nella gara presidenziale non interessa più molto sapere quali siano

Temi che erano anche i più sentiti dalla maggioranza degli elettori

state le sue vere motivazioni: ha dei fantasmi nell’armadio? Si sente

americani, in particolare dal sempre più dimenticato e bistrattato ceto

davvero così responsabile per il futuro dello Stato di cui è

medio, e che in aggiunta rappresentavano il punto debole del

governatore? Non si ritiene adeguato per la presidenza? Aveva paura

presidente in carica Bush. Il giornalista de “La Stampa” evidenziava

di perdere? Interrogativi ormai poco appassionanti. Bush, invitato a

ancora che mentre prima, per 70 giorni, moltissimi americani si erano

commentare il ′gran ritiro′, è stato di poche parole: ′Se me lo avessero

chiesti se il governatore di New York si sarebbe candidato, in quel

chiesto ieri − ha dichiarato qualche ora dopo l’annuncio di Cuomo −

momento ormai pochissimi si chiedevano perché non fosse entrato in

avrei risposto come tutti che, secondo me, lui sarebbe sceso in campo.

campo. Agli americani, perciò, non interessava più molto sapere quali

Adesso non mi resta che rispettare la sua decisione′. Bush ha aggiunto

fossero state le vere motivazioni di Cuomo, in quanto il risultato era

che, ′a dispetto delle polemiche pubbliche′, lui e Cuomo hanno ′un

stato lo stesso di quattro anni prima, cioè la sua rinuncia a partecipare alla gara presidenziale. Infine, Passarini sottolineava da una parte che il governatore italoamericano nel rinunciare alla candidatura aveva fornito due motivazioni che erano in contraddizione l’una con l’altra e dall’altra che tali due motivazioni avevano un elemento in comune: erano sempre gli altri che forzavano le decisioni di Cuomo e in questo caso erano stati o i repubblicani del Senato di New York o il presidente del Partito democratico, Ron Brown, perché in fondo Cuomo adorava non decidere ma “farsi decidere”. E lo aveva fatto anche quella volta.

ottimo rapporto personale′. Ma, ammesso che sia vero, in una competizione politica così accesa e importante i rapporti personali non contano niente. La caratteristica di Cuomo è quella di essere uno che, nelle polemiche, attacca dritto. E Bush, grigio e spesso indeciso, quando è chiamato a lottare è un competitore duro, che non esita al fight back, a rispondere colpo su colpo, pronto a colpire anche sotto la cintura. Nella Casa Bianca era già stato predisposto un gruppo di lavoro su Cuomo, incaricato di preparare tutte le munizioni da scaricare sulla personalità e sulla storia del governatore di New York. Alcuni, tra i

Scriveva Passarini: “Moltissimi, prima, si chiedevano ′se′,

collaboratori di Bush, erano inclini a drammatizzare il pericolo, viste

pochissimi, adesso, si chiedono ′perché′. Il ′toto-Cuomo′ ha perso di

le particolari doti di eloquenza di Cuomo, altri sostenevano che quello

interesse, si è consumato irreparabilmente. Per 70 giorni, moltissimi

sarebbe stato il miglior avversario possibile, dati i suoi numerosissimi

543

544


punti deboli: il disastroso consuntivo dei suoi nove anni di

il più votato e con una maggioranza schiacciante sugli altri cinque

governatorato dello Stato di New York; la sua caratteristica di italo-

candidati democratici. Clinton, inoltre, si è dimostrato molto preparato

americano mai completamente integrato negli Stati Uniti dal punto di

nel campo economico e sociale, avendo presentato un programma

vista culturale; la sua, per quanto brillante, ambivalenza e indecisione.

elettorale contenente delle proposte interessanti che potrebbero far

Ma tutti si preparavano alla lotta e Dan Quayle era già stato mandato a

presa sulla dimenticata e bistrattata classe media americana e che, per

preparare il terreno in New Hampshire. Nel rinunciare, Cuomo ha,

ora, lo hanno proiettato ad essere il più accreditato a svolgere il ruolo

ancora una volta, fornito due motivazioni che, lette attentamente, sono

di anti-Bush nella campagna elettorale del ’92. E, forse, visto il calo di

in contraddizione l’una con l’altra. Ha detto, innanzitutto, che la colpa

popolarità senza precedenti nella storia presidenziale americana, e che

era dei repubblicani, che, rifiutandosi a un accordo sul nuovo bilancio

non sembra volersi arrestare, subito dal presidente Bush negli ultimi

del suo Stato (che ha un passivo di circa 850 milioni di dollari), gli

mesi, con buone probabilità di farcela a tagliare il traguardo della Casa

rendevano impossibile abbandonare la posizione di responsabilità. Ma

Bianca.192

poi ha aggiunto di avere ′accettato′ l’invito del presidente del Partito

Vittorio Zucconi analizzava il mistero di Cuomo sottolineando

democratico, Ron Brown, a farsi definitivamente da parte, rinunciando

che egli, rinunciando a candidarsi per la corsa alla Casa Bianca nel

all’idea di correre in seguito, anche senza partecipare alle primarie del

1992, aveva tradito di nuovo e per tre volte, come Pietro nel Vangelo,

New Hampshire. Come per far capire che, se fosse dipeso solo da lui,

prima che il gallo delle elezioni primarie americane cominciasse a

Mario Cuomo, il discorso sarebbe rimasto aperto. Scelta per

cantare: aveva tradito sia gli italiani che avevano incominciato ad

responsabilità o scelta obbligata? D’altra parte, queste due

assaporare la speranza di vedere finalmente un “compaesano” alla

motivazioni hanno anche un elemento in comune: ci sono sempre

Casa Bianca, e per di più nell’anno di Cristoforo Colombo, sia tutti gli

degli altri, dei ′loro′, che forzano le decisioni di Cuomo, in questo

spettatori di una campagna elettorale americana che egli avrebbe finito

caso o i repubblicani del Senato di New York o Ron Brown. Cuomo

sicuramente per incendiare e che, invece, in sua assenza si presentava

adora non decidere, ′farsi decidere′. Lo ha fatto anche questa volta,

apparentemente mediocre e dove avrebbe vinto necessariamente il

lasciando due aeroplani, costati 30 mila dollari, a rullare su una pista

“meno peggio” sia, infine, il Partito democratico che da una parte

fino a meno di 90 minuti dall’ora ′X′. Poi ha annunciato di non

vedeva il traguardo della presidenza a un passo, grazie a un avversario

correre. Perché? Perché è Cuomo. E, così, ora l’attenzione degli

repubblicano che si contorceva nelle strette di una recessione

elettori americani va completamente a riversarsi sui ′sei nani′ e in particolare su Bill Clinton, il giovane e carismatico governatore dell’Arkansas che in base a tutti i sondaggi è risultato il più forte, cioè

545

economica pesantissima, ma dall’altra sembrava essere rimasto in apparenza senza alternative “serie” di candidati da contrapporre a 192

Paolo Passarini, L’America ha già dimenticato Cuomo, “La Stampa”, 22 dicembre 1991, p. 4.

546


Bush. Il giornalista de “la Repubblica” evidenziava anche che da una

Natale, c’era sotto l’albero del presidente repubblicano in carica forse

parte nessuno dei “sei nani” democratici candidatosi alla presidenza

un probabile rinnovo del contratto d’affitto quadriennale per la Casa

poteva competere con Cuomo per carisma e per forza intellettuale e

Bianca.

dall’altra che il governatore italoamericano di New York aveva gettato

Scriveva Zucconi: “E così Mario Cuomo ha tradito di nuovo e ha

la “spugna presidenziale” perché non aveva nello stomaco quel morso

tradito tre volte, come Pietro nel Vangelo, prima che il gallo delle

di ambizione che gli americani chiamavano “the fire in the belly”, il

elezioni primarie americane cominciasse a cantare: ha tradito −

fuoco nel ventre, e che spingeva un uomo a commettere il più alto

confessiamolo subito − gli italiani, che cominciavano ad assaporare la

peccato di superbia possibile in America: quello di considerarsi

speranza ingenua, campanilista di vedere finalmente un ′Paisà′ alla

l’unico o il migliore fra 250 milioni di persone capace di assumersi la

Casa Bianca nell’anno di Cristoforo Colombo e così cancellare la

responsabilità e la guida del Paese più potente al mondo. Zucconi

maledizione criminal-folkloristica del ′Padrino′. Ha tradito poi tutti i

continuava ricordando che, come diceva Theodore White, il massimo

futuri spettatori di una campagna elettorale americana che lui avrebbe

storico delle elezioni americane, per volere essere presidenti, per

sicuramente incendiato e che invece si presenta anche in questo 1992

essere pronti a subire le umiliazioni, le torture fisiche, i compromessi

apparentemente come duelli di mediocri personaggi, battaglie di

di una campagna presidenziale, bisognava essere pazzi o per lo meno un po’ stupidi o comunque, se non proprio folli, certamente disumani: e Mario Cuomo era troppo uomo per essere presidente. Inoltre, l’unica virtù indispensabile che doveva possedere un presidente era quella di dover essere sempre deciso, qualità che però non apparteneva di sicuro a Mario Cuomo. Infine, in modo diametralmente opposto rispetto a quanto sostenuto dal collega Paolo Passarini de “La Stampa” nell’articolo L’America ha già dimenticato Cuomo del 22 dicembre, Zucconi concludeva sostenendo che con la non entrata in scena del governatore di New York nel “campo presidenziale”, cioè di quello che riteneva essere l’unico concorrente democratico che avrebbe potuto seriamente dare fastidio al presidente Bush, per quest’ultimo sarebbe stato veramente difficile perdere le elezioni del ’92 a meno di catastrofi economiche, così che grazie a Cuomo, a pochi giorni da

547

slogan precotti e di ideologie ′in scatola′ nei quali vince necessariamente il ′meno peggio′. E ha tradito infine un partito, il democratico, che deve guardare l’avversario repubblicano contorcersi nelle strette di una recessione economica decisamente seria, ma senza avere in apparenza gli strumenti umani per colpirlo e sostituirlo. Ma perché mai il grande atteso, l’eterno Godot, il messia sognato dall’oppresso popolo dei democratici, ha detto ancora ′no′? In una situazione politica ed economica più favorevole ai democratici di quanto sia stata da 15 anni a questa parte? Le spiegazioni pubbliche del rifiuto offerte da Mario, ribattezzato ormai sarcasticamente ′Cuo(mo) Vadis?′, sono tutte insoddisfacenti. Le cure del depresso Stato di New York, del quale egli è governatore, sono certo pesanti ed è giusto che se ne preoccupi, ma il ragionamento di fondo non regge: sarebbe come se un generale di divisione rifiutasse l’incarico di capo

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di Stato maggiore della difesa in piena guerra solo perché la sua

dentro, nello stomaco, quel morso di ambizione che gli americani

divisione

condurre

chiamano ′the fire in the belly′, il fuoco nel ventre, e che spinge un

contemporaneamente una faticosissima campagna presidenziale e

uomo a commettere il più alto peccato di superbia possibile n

occuparsi degli affari di New York non convince nessuno: in questo

America: quello di considerarsi l’unico o il migliore fra 250 milioni

secolo, ben due ′governatori′ di New York, Theodore e Franklin

capace di assumersi la guida degli Stati Uniti. Per voler essere

Delano Roosevelt, hanno condotto con successo la caccia alla

presidenti, per essere pronti a subire le umiliazioni, le torture fisiche, i

presidenza partendo dalla poltrona di governatore e sono divenuti

compromessi di una campagna presidenziale ′bisogna essere pazzi o

entrambi, soprattutto il secondo, magnifici Capi di Stato. Il ′nostro′

per lo meno un po’ stupidi′ diceva scherzando un poco Theodore

Mario diviene addirittura fastidioso, gesuiticamente ipocrita quando si

White, il massimo storico delle elezioni. Bisogna possedere, oltre che

appella al ′non sum dignus′ e sostiene che la sua presenza potrebbe

un colossale sentimento di se stessi, l’ottusa tenacia di saper ripetere

nuocere al Partito democratico. Cuomo sa benissimo, e non avrebbe

in mille e mille paesetti, in centinaia di palazzi dello sport, in decine di

giocato tanto a lungo la parte dell’′Amleto sull’Hudson′ se non lo

interviste, sempre le stesse parole, le stesse frasi fatte, senza mai

sapesse, che nessun altro esponente dell’opposizione a Bush, nessuno

arrossire o cambiarle. Occorre essere dunque, se non proprio folli,

dei ′sei nani′ democratici, gli arriva per carisma nazionale e per forza

certo disumani. E accecati da un’ambizione divorante, che Cuomo non

intellettuale neppure alle spalle.

ha: ′Mia madre e i francescani mi avevano insegnato che l’ambizione

è

malconcia.

Anche

l’impossibilità

di

La verità segreta, quella che forse cerca disperatamente di dirci

è un peccato′.

senza dirci, è che il figlio di Andrea e Immacolata Cuomo non è

Ecco allora il segreto dell’autosconfitta. Cuomo è troppo uomo

intimamente convinto di essere all’altezza dell’incarico di presidente,

per essere presidente. È troppo cattolico − ma cattolico per

non è sicuro di volerlo diventare e preferisce la impenetrabile nobiltà

convenzione e non per comodo e per logica di clan come i Kennedy −

della rinuncia alla vergognosa conferma della sconfitta. Non è

per non crogiolarsi nella certezza del peccato, per non accarezzare le

questione di ′scheletri′ mafiosi negli armadi, che finora nessuno ha

delizie del dubbio e delle contraddizioni, piaceri proibiti nell’universo

mai trovato e che sarebbero stati certo agitati lo stesso da Bush e dai

piatto della politica americana nel quale il ′decisionismo′ vero o

repubblicani. Se Cuomo, che non è una verginella politica, ma un

apparente è l’unica virtù indispensabile. Se si ascoltano i suoi

italoamericano cresciuto nella giungla di New York, ha accarezzato

ragionamenti contorti e sofferti abbastanza a lungo, si vede emergere

l’idea della Casa Bianca è perché egli sa di avere la fedina pulita o,

il profilo di un uomo straordinario e dunque di un pessimo presidente.

almeno, ha i mezzi per difendersi dallo spettro della sua italianità e di

Non per niente l’uomo che Cuomo dice di ammirare di più nella storia

Cosa Nostra. La paura di Cuomo è un’altra ed è quella di non avere

americana è Abramo Lincoln, vale a dire un personaggio modesto, un

549

550


politico di modesta statura, un essere umano tormentato dalla

di candidati molto forte, Bill Clinton, Tom Harkin e Bob Kerrey, che

responsabilità storica che seppe, sotto la spinta di una tragedia

possedeva le carte in regola per sconfiggere George Bush alle

immane, superare i propri limiti e assurgere alla grandezza. Un

presidenziali del ’92. Il giornalista de “la Repubblica” metteva in

percorso con il quale Mario vorrebbe identificarsi. Nel giorno in cui

risalto che senza ombra di dubbio il capofila dei “sei nani”

assistiamo alla sconfitta di un politico applaudiamo − a malincuore −

democratici era William Clinton, 45 anni, sposato, con una figlia e da

alla vittoria di un uomo. E se, appunto, come osservatori italiani, ce ne

un decennio governatore dell’Arkansas, il suo Stato natio. Caretto

dobbiamo dolere, se come giornalisti ci prepariamo mesti a seguire

continuava elencando che Clinton era sia un bell’uomo che aveva la

una campagna elettorale che a questo punto sarà davvero difficile per

fama di essere un Casanova, cosa, però, che sarebbe potuta costargli

George Bush perdere a meno di catastrofi economiche nel 1992,

cara nel corso della campagna elettorale visto il precedente di Gary

dobbiamo inchinarci davanti al coraggio dell’′Amleto′ divenuto

Hart, il candidato democratico “trombato” nel 1988 per la sua

Celestino V. Non deve essere stato facile per il figlio di Andrea e

relazione extraconiugale con l’attricetta Donna Rice, sia che era in

Immacolata Cuomo da Napoli, che si sentì in paradiso quando vestì la

politica fin dall’adolescenza e che faceva perno sul voto del profondo

sua prima uniforme da baseball a 18 anni nel ′borgo′ newyorkese di

Sud sia che aveva vinto l’unica consultazione preelettorale

Queens, respingere la splendente armatura del candidato alla Casa

democratica, tenutasi in Florida, col 54% dei suffragi, sia che era un

Bianca che metà nazione gli offriva ora che ne ha 59. Ma lo ha fatto,

esperto organizzatore, gestore e conduttore di campagne elettorali

forse rimuovendo dal campo il solo concorrente che poteva dar

tanto che ne aveva condotte ben 17 in varie vesti, perdendone una sola

realmente fastidio a Bush. Sotto l’albero del presidente c’è adesso,

e di misura, sia che era il candidato che avrebbe tratto il maggior

grazie a Cuomo, il probabile rinnovo del contratto d’affitto

beneficio dal forfait di Mario Cuomo, del quale, infatti, ne

quadriennale per la Casa Bianca”.193

rappresentava la versione giovanile. Era altrettanto carismatico ed

Ennio Caretto, a differenza di quanto sostenuto dal collega de “la

intellettuale, visto che vantava due lauree, una in scienze politiche e

Repubblica” Vittorio Zucconi nell’articolo Il mistero di Cuomo:

una in giurisprudenza, conseguite con il massimo dei voti in

l’ultimo tradimento del 22-23 dicembre e, invece, sulla stessa

prestigiose università americane, rispettivamente alla Georgetown

frequenza d’onda di quanto riportato da Paolo Passarini de “La

University di Washington e a Yale, il tempio della cultura giuridica

Stampa” nell’articolo L’America ha già dimenticato Cuomo del 22

statunitense, più una mancata a Oxford, ed era altrettanto impegnato

dicembre, sottolineava che, nonostante i democratici fossero ormai

sul piano sociale ed economico e dotato del senso della storia. Il

orfani di Mario Cuomo, essi potevano comunque contare su una troika

giornalista de “la Repubblica” sempre riguardo a Clinton concludeva

193

Vittorio Zucconi, Il mistero di Cuomo: l’ultimo tradimento, “la Repubblica”, 22-23 dicembre 1991, p. 1.

551

sottolineando che da una parte, come Roosevelt nel 1932 aveva

552


proposto il New Deal così egli in quel momento proponeva un New

per soppiantare Clinton come number one sia che, secondo Cuomo, se

Covenant, un “Patto per il rinnovamento” del modello americano, non

egli avesse vinto le primarie di febbraio nel New Hampshire sarebbe

solo in campo economico e sociale, ma anche internazionale (con

divenuto l’astro nascente del partito con tutte le credenziali in regola

particolare riguardo ai rapporti con l’Unione Sovietica che stava

per sconfiggere George Bush nel novembre ’92. Infine, Caretto,

subendo una drammatica disgregazione), e dall’altra che egli aveva

analizzando la troika democratica di coda, sottolineava sia che essa,

due handicap: il primo era rappresentato dalle donne, cioè dalle sue

secondo il segretario di Stato James Baker, era destinata al

“avventure” extraconiugali, e il secondo era la sua tendenza a

dimenticatoio della storia sia che, in effetti, né il governatore nero

combinare affari e a prendere decisioni all’insaputa degli altri tanto

della Virginia, Douglas Wilder, né l’ex senatore del Massachusetts,

che nell’Arkansas era stato soprannominato Slick Bill, “Bill il furbo”.

Paul Tsongas, né l’ex governatore della California, Jerry Brown,

Caretto continuava evidenziando che nel poll della Florida Tom

avevano attirato l’attenzione dell’elettorato, anche perché erano dei

Harkin, il senatore dello Iowa, a sorpresa era giunto secondo col 31%

completi sconosciuti. Ma il giornalista de “la Repubblica” concludeva

dei voti, ma aggiungeva anche che il combattivo candidato, un

ricordando che nel 1975 anche Jimmy Carter era un Carneade che,

classico liberal con una grossa base sindacale, era schierato troppo a

però, avrebbe poi tagliato l’ambito traguardo della presidenza.

sinistra rispetto alla maggioranza silenziosa degli elettori americani

Scriveva Caretto: “Orfani di Cuomo i democratici puntano su una

che avrebbe deciso le elezioni del ’92. Secondo il giornalista de “la

troika di candidati. Il capofila è senza ombra di dubbio William

Repubblica”, tuttavia, il 53enne Tom Harkin, coi suoi toni da

Clinton, 45 anni, sposato, con una figlia, e da un decennio governatore

populista delle praterie, col suo gusto teatrale, con le sue origini

dell’Arkansas. Bell’uomo, ha fama di essere un secondo Gary Hart, il

operaie e con il suo passato di pilota nella guerra del Vietnam, sarebbe

candidato ′trombato′ nel 1988 per la sua relazione extraconiugale con

potuto diventare l’ago della bilancia del Partito democratico nel

l’attricetta Donna Rice. In politica fin dall’adolescenza, Clinton fa

momento in cui si fosse reso conto di non riuscire ad ottenere la

perno sul voto del profondo Sud. Ha vinto in maniera netta l’unica

nomination, indirizzando i suoi voti o a Clinton o a Kerrey. Riguardo

consultazione preelettorale democratica sinora tenuta, quella della

a Robert Kerrey, Caretto riportava che in quel momento il senatore del

Florida, col 54% dei suffragi. Esperto campaigner, ′gestore di

Nebraska era relegato all’ingrato ruolo del terzo uomo del partito, ma

campagne elettorali′ − ne ha condotte ben 17 in varie vesti,

evidenziava anche che Mario Cuomo lo considerava il più carismatico

perdendone una sola e di misura − è il candidato che trarrà più

tra i sei candidati democratici e che tanto lo avrebbe voluto avere

beneficio dal forfait di Cuomo. E infatti, sebbene le conquiste in

come vicepresidente. Il giornalista de “la Repubblica”, inoltre,

camera da letto lo distinguano dal monogamo governatore di New

metteva in risalto sia che Kerrey, secondo Nixon, aveva la capacità

York, ne rappresenta la versione giovanile: è altrettanto carismatico e

553

554


intellettuale − vanta due lauree, una in scienze politiche e una in legge,

sembra destinato a ereditare una parte dell’elettorato di Cuomo. Come

in prestigiose università americane, rispettivamente alla Georgetown

il governatore di New York, Harkin è un cattolico, un marito fedele e

University di Washington e a Yale, il tempio della cultura giuridica,

un buon padre di famiglia. ′Con lui′ − ha detto Brown − ′la classe

più una mancata a Oxford − e altrettanto impegnato sul piano sociale

operaia andrebbe in paradiso′. Per ora, il senatore del Nebraska Robert

ed economico e dotato del senso della storia. Come Franklin Delano

Kerrey, il Kennedy della costa occidentale, è relegato all’ingrato ruolo

Roosevelt nel 1932 propose il New Deal così Bill Clinton propone un

del terzo uomo. Ma si sa che Mario Cuomo lo considera il più

New Covenant, un ′Patto per il rinnovamento′ del modello americano

carismatico dei candidati democratici e che lo avrebbe tanto voluto

in tutti i campi, ma con maggior attenzione verso la politica sociale ed

come vicepresidente. Lo stesso Nixon lo rispetta: ′E’ un fondista′ - ha

economica, senza però tralasciare gli aspetti internazionali in questo

commentato riferendosi anche alle maratone a cui partecipa con un

difficile e delicato passaggio storico che vede l’Urss subire la più

arto artificiale - ′ed è capace di soppiantare Clinton come number

totale disgregazione. È stato il primo a lanciarsi alla caccia

one′. Bob Kerrey, un eroe della guerra del Vietnam, dove perse mezza

dell’elettorato di Cuomo: ′Mario mi ha commosso′ ha dichiarato ieri

gamba e ottenne la massima decorazione al valor militare Usa,

′col suo tormento e il suo rigore′. Il suo handicap, oltre alle donne, è il

infiammò la fantasia popolare all’inizio degli anni ’80 col suo amore

suo deal making, la sua tendenza a combinare affari e a prendere

per l’attrice Debra Winger. Allora quarantenne, governatore del

decisioni all’insaputa altrui, tanto che nell’Arkansas è soprannominato

Nebraska, divorziato e con due figli, Kerrey fece della sua compagna

Slick Bill, ′Bill il furbo′.

la First Lady dello Stato, pur senza sposarla. Dopo una lunga

Nel poll della Florida, Tom Harkin, il senatore dello Iowa, è

separazione, in cui Debra Winger si accasò con un collega ed ebbe un

giunto secondo a sorpresa col 31% dei voti. Ma il combattivo

figlio, il senatore e l’attrice sono tornati insieme. Stando a Cuomo, la

candidato, un classico liberal con una grossa base sindacale, rischia di

storia personale di Kerrey dimostra che egli ha un potenziale senza

trovarsi ben a sinistra della maggioranza silenziosa che deciderà le

limiti. Tornato a pezzi dal Vietnam, l’ex marine si creò un’enorme

elezioni del ’92. A 53 anni, coi suoi toni da populista delle praterie,

fortuna personale con un’impresa di costruzioni e una catena di

col suo gusto teatrale, le sue origini operaie − il padre era un minatore

ristoranti. E dal debutto in politica nel 1982 non ha perso un’elezione.

− e coi trascorsi di pilota nella guerra del Vietnam, Tom Harkin

Se vincesse le primarie di febbraio nel New Hampshire, diverrebbe

potrebbe tuttavia emergere come l’ago della bilancia del partito. La

l’astro nascente del partito. Rispetto a quella di testa, la troika

sua irruenza e il suo sarcasmo sono leggendari: in un dibattito al

democratica di coda pare destinata ′al dimenticatoio della storia′,

Senato ha interrotto i repubblicani paragonando George Bush davanti

come ama dire il segretario di Stato James Baker. Né il governatore

alla recessione a Maria Antonietta davanti alla rivoluzione. Anch’egli

nero della Virginia Douglas Wilder, famoso per la sua relazione con

555

556


una miliardaria bianca, né l’ex senatore del Massachusetts Paul

del presidente sono tutte serie e laboriose, mentre si arrovella per

Tsongas, che è scampato miracolosamente al cancro, né l’ex

creare nuovi impieghi, mentre discute il rilancio economico del Paese.

governatore della California Jerry Brown, il candidato più anti-

Da una settimana, inoltre, il vicepresidente Dan Quayle, uomo dalle

establishment di tutti, hanno attratto l’attenzione dell’elettorato. Per

uscite a volte imbarazzanti, è scomparso dalle cronache divenendo il

ora sono dei carneadi. Ma non si può mai dire. Nel’75 era un

grande innominato. E da ieri, infine, tutti i sabati della Casa Bianca

194

Carneade anche Jimmy Carter”.

sono lavorativi. È la ′Skinner recepy′, la ricetta di Samuel Skinner, il

Ennio Caretto in un altro articolo riportava che Samuel Skinner,

nuovo capo di gabinetto, per restituire la popolarità perduta a George

il neo capo di gabinetto di George Bush, aveva lanciato una campagna

Bush. Secondo Skinner, il presidente è rimasto in passato vittima di

televisiva che proponeva una nuova immagine del presidente

una campagna di relazioni pubbliche sbagliata”.195

americano in carica con lo scopo di restituire a quest’ultimo la

Ennio Caretto in un altro articolo sottolineava che, dopo il forfait

popolarità perduta in vista delle elezioni del ’92. Il giornalista de “la

di Mario Cuomo alla corsa per la Casa Bianca, gli elettori americani si

Repubblica”, così, sottolineava che da dieci giorni in Tv non si vedeva

domandavano se avrebbero fatto meglio a riporre la loro fiducia e,

più Bush mentre giocava a golf o a tennis o mentre pescava e andava a

quindi, nel novembre ’92 il loro voto su uno dei “sei nani”

caccia o mentre faceva jogging: in pratica le nuove immagini

democratici o se, invece, avrebbero dovuto rinnovarla al presidente

televisive del presidente erano tutte serie e laboriose, cioè lo

repubblicano in carica che, però, ogni giorno che passava appariva

riprendevano mentre si scervellava per creare nuovi posti di lavoro e

sempre meno credibile e più incerto sui temi di politica interna ed

mentre dibatteva il rilancio dell’economia. Caretto, inoltre, riportava

economica. Il giornalista de “la Repubblica” riportava al riguardo due

anche che da una settimana il vicepresidente Dan Quayle, politico

opinioni opposte: l’opinione dell’ex presidente repubblicano Nixon e

dalle uscite talora imbarazzanti e controproducenti per i repubblicani,

del segretario del Partito democratico Brown. Secondo Nixon, dopo la

era scomparso dalle cronache divenendo il grande innominato e che

rinuncia del governatore di New York a candidarsi, i democratici

ormai tutti i sabati della Casa Bianca erano divenuti lavorativi per

erano costretti a mandare in campo una squadra di riserve, la cui punta

cercare di prevenire una sempre più possibile sconfitta elettorale di

di diamante era rappresentata da Clinton, seguito da Harkin e da

George Bush alle presidenziali del ’92. Scriveva Caretto: “Da dieci

Kerrey, incapace di battere il presidente in carica Bush nel ’92.

giorni, non si vede più Bush alla tv mentre gioca a golf e a tennis o

Secondo Brown, invece, con l’uscita di scena di Cuomo i cosiddetti

mentre pesca e va a caccia o mentre fa jogging: le immagini televisive

“sei nani” si sarebbero rivelati leader di notevole statura, in primis Clinton, ma pure Harkin e Kerrey, che sarebbero stati anche aiutati

194

Ennio Caretto, La corsa dei “sei nani”. I democratici ora puntano su Clinton, “la Repubblica”, 22-23 dicembre 1991, p. 6.

557

195

Ennio Caretto, Per Bush un’immagine più seria, “la Repubblica”, 22-23 dicembre 1991, p. 6.

558


nell’anno elettorale dalla crisi economica tanto che egli era sicuro che

“sei nani” avrebbe svettato sugli altri divenendo un “gigante”, un

non ci sarebbe stato il bis di Bush nel ’92. Caretto evidenziava ancora

leader e, quindi, con notevoli probabilità il futuro presidente degli

che, secondo il senatore Patrick Moynihan, la rinuncia a candidarsi di

Stati Uniti, visto il crollo di popolarità del presidente in carica Bush

Mario Cuomo avrebbe potuto essere l’inizio della fine del Partito

evidenziato in tutti i sondaggi del momento, e perché con la sua

democratico e, infatti, non a caso, appena la Casa Bianca aveva

rinuncia Cuomo aveva perso definitivamente credibilità di fronte agli

appreso la notizia della rinuncia del governatore di New York aveva

elettori americani.

festeggiato con lo champagne certa di avere in tasca la rielezione di

Scriveva Caretto: “E adesso, pover’uomo? Adesso per chi voti?

Bush; ovviamente sempre che l’economia americana si fosse ripresa

Per un presidente repubblicano screditato e in picchiata in base a tutti i

in tempo per il giorno della elezione presidenziale. Il giornalista de “la

sondaggi d’opinione oppure per uno dei ′sei nani′ democratici? Queste

Repubblica”, inoltre, metteva in risalto che un altro democratico, il

domande, che assillano l’elettore americano orfano della grande

tribuno nero Jesse Jackson, che nel 1992, a differenza del 1984 e del

speranza Mario Cuomo, ricevano risposte opposte. Secondo l’ex

1988, non si sarebbe candidato alla Casa Bianca, era sicuro che né Bill

presidente Richard Nixon, antico mentore di George Bush, dopo la

Clinton né Tom Harkin né Bob Kerrey sarebbero riusciti a colmare il

rinuncia del governatore di New York a candidarsi, ′i democratici

vuoto lasciato da Mario Cuomo, che addirittura nel luglio del ’92 i

mandano in campo una squadra di riserve′. ′Penso che ieri Clinton e

delegati presenti alla Convenzione democratica di New York

compagni danzassero di gioia negli spogliatoi: se n’è andato l’unico

avrebbero votato tutti per il governatore di New York, sebbene

rivale in grado di schiacciarli′, ha detto Nixon dei candidati

quest’ultimo avesse deciso di non partecipare alle primarie del partito, perché si diceva convinto che tra i “sei nani” non sarebbe riuscito ad emergere nessuno con una maggioranza schiacciante di delegati alla Convenzione; con la conseguenza che il Partito democratico sarebbe risultato diviso e, così, per mettere d’accordo tutti i candidati scesi in campo, nonché i delegati statali presenti alla Convenzione di New York, che si sarebbe tenuta il 16 luglio del ’92, avrebbe optato per una figura di indiscusso spessore e prestigio, appunto Mario Cuomo, che sarebbe stata accettata all’unanimità. Per Caretto, infine, le probabilità che potesse accadere un colpo di scena del genere in campo democratico erano remote perché era certo che con le primarie uno dei

559

democratici rimasti. ′Ma è forse stato il loro ultimo tango′, noto ammiratore di ′Don Mario′, l’ex presidente ritiene che la sua uscita di scena lasci la strada libera a Bush: ′Non vedo chi altri possa batterlo′. Il segretario del Partito democratico Brown è d’avviso contrario. ′E non solo per dovere d’ufficio. Adesso che il fantasma di Cuomo non li perseguiterà più, i cosiddetti «sei nani», in primis Bill Clinton, ma anche Tom Harkin e Bob Kerrey, si riveleranno leader di notevole statura, diventeranno dei «giganti» a confronto del mediocre George Bush. E la «drammatica» crisi economica li aiuterà′. Brown promette, e ne è più che certo, che le elezioni de 1992 non faranno il bis del

560


1988. ′Disponiamo non di uno ma di tre anti Bush′. Sono il giovane e

del 1984, non si era candidato alla Casa Bianca per non intralciare il

carismatico governatore dell’Arkansas Clinton, il senatore dello Iowa

governatore. ′Per amore o per forza, Cuomo si candiderà′ ha

Harkin e quello del Nebraska Kerrey. Nel ′day after′ tuttavia, il giorno

dichiarato Jackson al “New York Times”. ′Il suo no ha sollevato gli

dopo di Cuomo, una parte della voce popolare, sebbene rappresenti

appetiti dei democratici. Né Clinton, né Harkin, né Kerrey riusciranno

solo una piccolissima minoranza dell’opinione pubblica americana,

a prendere il suo posto′. Stando a Jesse Jackson, il ′Mario scenario′

sembra dar ragione a Nixon e torto a Brown. Il fallimento del ′Mario

avrà una di queste due varianti. A primavera, i ′sei nani′ risulteranno

scenario′, il copione che vedeva il governatore di New York entrare in

talmente indietro a Bush che il partito dovrà cooptare Cuomo. Oppure

corsa all’ultimo minuto e vincerla agevolmente, ha spaventato, almeno

si troveranno in tale impasse che alla Convention di New York del

in parte, i democratici. Ha ammonito, forse eccessivamente, il

luglio prossimo i delegati si rivolgeranno a lui. Alla conferenza

senatore Patrick Moynihan che ′potrebbe essere l’inizio della fine del

stampa ad Albany l’altro ieri, Cuomo ha escluso di rientrare in lizza.

partito′. E infatti l’amministrazione giubila. Gentiluomo come sempre

Ma non ha detto che rifiuterebbe un appello del segretario Brown o

− e altresì memore del detto: al nemico che fugge ponti d’oro −Bush

della leadership al Congresso ad accettare una nomina unanime a

ha ieri reso omaggio ′all’alto senso di responsabilità del governatore

candidato. ′L’umiltà′, ha ammesso alla sua conferenza stampa ′non è il

di New York′. ′Ero persuaso che si candidasse′ ha affermato ′e

mio forte′. Le probabilità di un colpo di scena del genere sono

sarebbe stata una bella campagna elettorale. Siamo avversari politici

comunque remote. E lo sono non soltanto perché nei prossimi sei mesi

ma amici. La sua rinuncia merita il massimo rispetto′. Parole nobili.

uno dei ′sei nani′ svetterà inevitabilmente sugli altri, molto

Guastate però da quanto riferito da fonti del Congresso, che venerdì

probabilmente Clinton dell’Arkansas, che è già apparso il più forte e

sera alla Casa Bianca si è stappato lo champagne: ′E adesso un

preparato, nonché il più determinato tra i sei, ma altresì perché su

colpetto all’economia′, ha brindato il nuovo capo di gabinetto Skinner allegro e fiducioso ′e la rielezione del presidente è fatta′. Cuomo era lo spauracchio dell’amministrazione. Questo spiega perché, a meno di 24 ore dall’ultimo ′no′ di Cuomo alla presidenza, ieri ci fosse già chi lo esortava con veemenza a ritornare sulla sua decisione. Uno dei leaders del ristretto movimento ′Recupero di Mario′, come lo ha chiamato Moynihan, è Jesse Jackson, il tribuno nero che quest’anno, a differenza del 1988 e

561

Mario Cuomo continueranno a gravare grossi dubbi sulla sua capacità di prendere le decisioni: qualità basilare in America per chi vuole assurgere alla carica di presidente degli Stati Uniti. In diretta alla Tv, il governatore ha attribuito la sua drammatica rinuncia alla necessità di salvare lo stato di New York dalla bancarotta, nonché al divieto di Brown di saltare le primarie di febbraio nel New Hampshire − il tempo massimo dell’iscrizione scadeva venerdì − per partecipare ad altre successive. Esiste tuttavia

562


chi pensa che i motivi veri del ritiro di Cuomo siano altri: la serenità

infatti Cuomo ha tenuto in sospeso gli Stati Uniti per più di due mesi,

della famiglia, del primogenito Andrew che ha sposato una Kennedy, i

coprendosi a volte di ridicolo, per poi voltare loro le spalle all’ultimo

segreti coniugali, l’italianità. Da sempre, su suo suocero, Carmelo

minuto. Ha dichiarato il suo braccio destro John Marino: ′Quando ha

Charles Raffa, pesano sospetti di coinvolgimento con la Mafia: anni

incominciato la conferenza stampa, neppure noi sapevamo che cosa

fa, fu trovato con le mani legate alle gambe dietro la schiena, una

avrebbe detto′. Un giornalista ha chiesto al governatore se

corda al collo, semi scotennato, in procinto di soffocare. Picchiato a

abbandonare il sogno della presidenza fosse stato per lui un grosso

sangue, ha riferito il “New York Times”, l’anziano Raffa non si

sacrificio: ′Non sono ancora arrivato a quel grado di presunzione e di

riprese mai completamente e non poté o non volle mai parlare. Mario

egoismo′ ha ribattuto Cuomo ′ma ci sto provando′”.196

Cuomo è al di sopra di ogni sospetto. Ma lo era anche Geraldine

Rodolfo Brancoli sosteneva che il presidente Bush, in un Natale

Ferraro, candidata alla vicepresidenza nel 1984: fu egualmente

che si profilava come il più modesto, il più austero e il più triste dalla

distrutta dai repubblicani perché il marito, avvocato, aveva stipulato

fine della Seconda guerra mondiale, aveva ottenuto in anticipo due

alcuni contratti immobiliari per conto di mafiosi. Cuomo e il suo

regali enormi e di buon auspicio per il rinnovo del suo mandato alla

entourage smentiscono qualsiasi legame con gli ambienti anche solo

Casa Bianca nel novembre ’92. Nello stesso giorno, e per la precisione

vicini a ′Cosa Nostra′. Ma essere italoamericani nella politica Usa non

il 20 dicembre, da una parte la Federal Reserve aveva tagliato di un

è facile, non a livello di presidente degli Stati Uniti. Significa dover

intero punto il tasso di sconto portandolo al 3,5%, cioè al livello più

provare la propria innocenza. Uomo estremamente protettivo della

basso dal 1964, con l’obiettivo di far uscire l’economia dalla

propria famiglia, il governatore, che ieri si è rinchiuso in totale

recessione il più velocemente possibile e salvare così lo scranno al

isolamento, ha forse deciso che il gioco non vale la candela, che il

presidente repubblicano e dall’altra, poche ore più tardi, Mario

pubblico non può prevalere sempre e ovunque sul privato e che la sua

Cuomo, l’unico candidato democratico che forse, a torto o a ragione,

stupenda odissea politica è durata sufficientemente a lungo. Ma

sembrava avere una statura presidenziale e da ben sette anni, aveva

qualsiasi cosa lo abbia spinto al gran rifiuto la sensazione è che

deciso di non sfidare il presidente americano in carica, cioè di non

comunque il vuoto da lui lasciato sia colmabile dagli altri candidati

candidarsi per le presidenziali del ’92. Il giornalista del “Corriere del

democratici scesi in campo. Tre dei quali, Clinton, Harkin e Kerrey

Sera” evidenziava che, grazie a quei due regali, da una parte non c’era

sembrano avere tutte le carte in regola per condurre una efficace

dubbio che le azioni del Bush candidato al secondo mandato

campagna elettorale anti Bush. Il “New York Times”, che è legato a

presidenziale erano in leggera risalita, ma dall’altra era altrettanto vero

Cuomo da uno stranissimo rapporto di amore e odio, lo ha accusato di

che la sua rielezione appariva tutt’altro che scontata, vista la pressante

′aver avuto per 70 giorni un posto al sole e di non averlo usato′. E

563

196

Ennio Caretto, La rinuncia di Cuomo spiana la strada a Bush?, “la Repubblica”, 23 dicembre 1991, p. 7.

564


crisi economica e sociale che colpiva l’America, le cui cause venivano

contro il presidente Bush, cercando di consolidare il desiderio di

attribuite dalla maggioranza degli americani alla sua pessima gestione

cambiamento che, in base a tutti i sondaggi degli ultimi mesi, la

della presidenza, completamente rivolta alla cura della politica estera a

maggioranza degli statunitensi sosteneva di volere sia alla guida del

scapito di quella interna. Brancoli, infine, metteva in risalto che se era

paese più potente al mondo sia in politica interna, cioè in campo

vero che a partire da quel momento, e particolarmente nel corso delle

economico e sociale. Brancoli concludeva sottolineando che i sei

primarie, i democratici avrebbero dovuto trovare il loro leader da

candidati democratici, sebbene un po’ in ritardo sulla tabella di marcia

incoronare a luglio alla Convenzione di New York, cosa che non

per colpa dell’esitazione di Mario Cuomo a decidere se candidarsi o

appariva semplicissima visto che nessuno dei sei candidati scesi in

meno alla presidenza, avevano ancora tempo, in realtà non molto, una

lizza era conosciuto a livello nazionale ma solo nelle regioni di

manciata di mesi, per farsi conoscere del tutto e farsi apprezzare

appartenenza, anche se essi comunque avevano già avuto modo di

completamente dall’elettorato americano e, inoltre, per assumere una

mettersi in mostra nella Convenzione preelettorale della Florida e in

statura presidenziale prima dell’elezione di novembre da contrapporre

un dibattito televisivo tenutosi a Washington pochi giorni prima che

in modo credibile e vincente a quella del presidente in carica Bush.

aveva visto emergere il governatore dell’Arkansas Bill Clinton sugli

Scriveva Brancoli: “Il Presidente parla come uno che ha ricevuto

altri, era pure vero che in primavera i repubblicani avrebbero dovuto

due grossi regali di Natale, la rinuncia di Cuomo lo stesso giorno in

cercare in tutti i modi possibili e immaginabili di risollevare lo stato di

cui la Federal Reserve tagliava di un punto il tasso di sconto

salute dell’economia americana, dato che una manovra, come quella

portandolo al 3,5%, cioè al livello più basso dal 1964, e

attuata dalla Fed sui tassi, forse a metà anno avrebbe potuto dare

improvvisamente rinfrancato ha ritrovato lo spirito combattivo. ′Sarò

effetti positivi, anche se non miracolosi, secondo la stragrande

pronto′, ha mandato a dire Bush ai democratici che aspirano a

maggioranza degli economisti, così da salvare la presidenza a Bush. In

sloggiarlo dalla Casa Bianca, con il consiglio di non sottovalutarlo

ogni caso, secondo il giornalista del “Corriere della Sera”, le elezioni

come è avvenuto in passato perché ha ogni intenzione di vincere

del ’92 si sarebbero combattute sul campo economico e sociale, in

ancora ′facendo svoltare l’economia′. E non c’è dubbio che

quanto proprio sull’andamento negativo dell’economia, che era in

nell’immediato le azioni del Bush candidato al secondo mandato siano

recessione da ben 17 mesi e che aveva anche generato un profondo

in leggera risalita. Non che fosse stato dato completamente per

pessimismo nella maggioranza degli americani tanto da far pensare ad

spacciato o che all’opposto la rielezione appaia ora scontata. Malgrado

un declino di lungo periodo della capacità competitiva dell’America e

tutto era ancora il favorito prima che Cuomo e la Fed gli dessero una

del suo tenore di vita, i sei aspiranti democratici alla Casa Bianca

mano, in quanto resta pur sempre il presidente in carica e allo stesso

avevano dichiarato che avrebbero combattuto la loro “battaglia”

tempo l’anno elettorale presenta ancora diverse incognite. Ma la

565

566


sofferta decisione di Cuomo di tirarsi fuori dalla corsa rimuove l’unico

l’economia in ripresa già alla Convenzione repubblicana d’agosto. Il

personaggio democratico che forse, a torto o a ragione, in partenza si

credo di Greenspan è però smentito dalla stragrande maggioranza

sarebbe mosso sulla scena con una statura ′presidenziale′. Ora

degli economisti americani, i quali avvertono che il problema

occorreranno sei mesi − dal New Hampshire innevato dove con il voto

dell’attuale recessione non è tanto di tipo congiunturale quanto

a metà febbraio parte la stagione delle primarie, all’afoso luglio di

piuttosto di tipo strutturale […]

New York dove si terrà la Convenzione − prima che i democratici

Così, pur ringraziando per i regali, Bush deve ancora misurarsi

riescano a coronare uno sfidante tra i sei in gara e a farlo conoscere

con quel ′gap′ tra numeri e percezione di cui ha parlato la settimana

all’intero Paese, in quanto se è vero che tutti e sei sono molto

scorsa lo stesso Greenspan, tra un andamento dell’economia negativo

conosciuti a livello regionale è altrettanto vero che non lo sono a

ma non ancora del tutto drammatico e il profondo pessimismo

livello nazionale. Ma ciò non toglie comunque che almeno tre di essi

dell’opinione pubblica che viene alimentato certamente dalla

sembrano già avere la stoffa del comando e che con molta probabilità

congiuntura sfavorevole ma risponde soprattutto alla sensazione di un

sapranno farsi conoscere e apprezzare in fretta dall’elettorato

declino di lungo periodo della capacità competitiva del paese e del

americano: in primis il carismatico governatore dell’Arkansas Bill

tenore di vita. È probabilmente un segnale dell’irrequietezza e del

Clinton, seguito dal senatore dello Iowa Tom Harkin e dal senatore del

malessere diffusi che in New Hampshire, battendo ogni record, si

Nebraska Bob Kerrey. Sei mesi preziosi per Bush sotto un altro

siano iscritti per la primaria qualcosa come 63 candidati, 37

profilo, dal momento che mezzo anno è di solito il tempo che occorre

democratici e 26 repubblicani, anche se naturalmente il 90% riceverà

perché in una congiuntura negativa la manovra al ribasso sui tassi

solo il voto dei parenti. Ed è su questo ′gap′ che lavorano i sei

faccia sentire appieno i suoi effetti positivi sull’economia. Anche se,

aspiranti alla candidatura democratica, tentando di consolidare ancor

vista la gravità della recessione americana, la manovra sui tassi con

più il desiderio di un cambio di direzione che tutti i sondaggi rivelano

molta probabilità potrebbe o non sortire alcun effetto o comunque

assai diffuso, in pratica voluto già dalla maggioranza degli elettori

essere al massimo di lieve entità nel breve periodo e solo nel medio e

americani, ma comunque non per questo destinato automaticamente a

lungo periodo dare i risultati sperati, cioè dopo la data di novembre

sloggiare i repubblicani dalla Casa Bianca. Liberati finalmente

delle elezioni presidenziali. Greenspan e gli altri governatori si sono

dall’ombra ingombrante di Cuomo, la loro campagna elettorale

mossi in ritardo rispetto al corso della congiuntura, visto che la

comincia pienamente solo ora, anche se hanno già avuto modo di

recessione dura da 17 mesi. Ma il governatore della Fed ritiene ancora

mettersi in mostra e farsi conoscere dal grande pubblico nella

possibile che la manovra sui tassi crei le condizioni più favorevoli per

Convenzione preelettorale tenutasi in Florida e in un dibattito in Tv a

Bush candidato, il quale così dovrebbe potersi presentare con

Washington di qualche giorno fa che ha visto emergere chiaramente il

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568


governatore dell’Arkansas, Bill Clinton, sugli altri cinque. I sei

una realtà agghiacciante e terrificante dell’America del momento: su

candidati democratici partono così con un po’ di ritardo sulla tabella

240 milioni di abitanti circa c’erano oltre 3 milioni di senzatetto,

di marcia per chi deve farsi conoscere e apprezzare e in poco tempo

almeno mezzo milione dei quali bambini; c’erano quasi 12 milioni di

acquisire una statura presidenziale che lo renda alternativa credibile e,

disoccupati, 15 milioni che vivevano una disoccupazione occulta e

197

perché no, vincente a Bush”.

meno della metà aveva diritto ai sussidi, molti per soli sei mesi, altri

Ennio Caretto sottolineava che il 1991 si stava chiudendo nel

per un anno; c’erano 24 milioni di persone che si sfamavano solo coi

peggiore dei modi per l’America: infatti, era la prima volta dalla

“buoni cibo” dello Stato; c’erano 37 milioni di persone senza

depressione degli anni ’30 che il Babbo Natale americano riceveva più

assistenza medica di alcun tipo. Il giornalista de “la Repubblica”

lettere di adulti che di bambini. Il giornalista de “la Repubblica”

ricordava anche che la settimana prima di Natale i sindacati americani

evidenziava che erano lettere di genitori sconvolti e umiliati che non

avevano lanciato un traumatico grido d’allarme dichiarando che

avevano da dare da mangiare ai figli, lettere di nonni ai limiti della

durante la presidenza di George Bush il numero dei senzatetto era

povertà che non potevano permettersi il minimo regalo per i nipoti,

salito del 37% e quello della gente che mangiava alle mense gratuite

lettere di senzatetto e di ammalati gravi senza cure che temevano di

del 48%. Erano numeri che gettavano nuovamente discredito

non sopravvivere all’inverno. Caretto continuava sottolineando che le

sull’amministrazione

lettere arrivavano agli uffici postali Usa sia dalle metropoli che dalla

l’ennesima volta lo scarso interesse nutrito dal presidente Bush verso i

provincia più profonda a un ritmo di più di mille al giorno e

pressanti problemi interni del paese. Caretto, infine, metteva in

aggiungeva che la carità natalizia del ’91 era aumentata del 20%

evidenza sia che perfino le lettere di Natale dei bambini riflettevano la

rispetto agli anni precedenti. Gli americani in passato non avevano

nuova e drammatica realtà americana, cioè essi non chiedevano più

mai dato così tanto ai concittadini più sfortunati e il motivo era che

giocattoli o gite a Babbo Natale ma solamente soldi o posti di lavoro

l’America stava vivendo uno dei Natali più tristi e pessimisti della sua

per i genitori sia che parecchie cose negli Usa stavano cambiando in

storia. Il giornalista de “la Repubblica” riportava ancora che la

negativo e molto in fretta di fronte ai drammi causati dalla recessione

desolazione colpiva solo una minoranza, ma era una minoranza in

sia che in America si stava delineando un Natale alternativo, il primo

crescita così netta e rapida che la maggioranza avvertiva sia un

Natale anti-consumista dell’ultimo mezzo secolo tanto che le case

tremendo disagio sia la paura di entrare a far parte della minoranza

degli americani non erano così coperte di luci come negli anni

molto prima di quanto potesse immaginare. Caretto, inoltre, tracciava

precedenti, sia che si contavano meno Babbi Natale per le strade sia

repubblicana

e

che

sottolineavano

per

che si regalavano più cose utili e sia che si respirava il timore che il 197

Rodolfo Brancoli, Due doni per il candidato Bush basteranno?, “Corriere della Sera”, 24 dicembre 1991, p. 11.

569

570


Natale successivo sarebbe potuto essere, se non più triste di quello del

sfamano solo coi ′buoni cibo′ dello Stato; ci sono 37 milioni di

1991, comunque altrettanto grigio.

persone senza assistenza medica di alcun tipo. Sono numeri che

Scriveva Caretto: “E’ la prima volta dalla depressione degli anni

gettano ancor più discredito sull’amministrazione Bush e che

’30 che il Babbo Natale americano riceve più lettere di adulti che di

sottolineano per l’ennesima volta lo scarso interesse nutrito dal

bambini. Lettere di genitori sconvolti ed umiliati che non hanno da

presidente americano in carica verso i sempre più preoccupanti

dare da mangiare ai figli, lettere di nonni ai limiti della povertà che

problemi reali del paese.

non possono permettersi il minimo regalo per i nipoti, lettere di

Una settimana fa, i sindacati americani hanno lanciato un

senzatetto e di ammalati gravi senza cure che temono di non

traumatico grido d’allarme: ′In due anni − hanno dichiarato − il

sopravvivere all’inverno. Arrivano agli uffici postali di Zio Sam a un

numero dei senzatetto è salito del 37%, e quello della gente che

ritmo di più di mille al giorno, nelle metropoli come nella provincia

mangia alle mense gratuite del 48%. Dobbiamo decidere che America

più profonda: ′Sono un grido di disperazione′, ammette il ministro

vogliamo′. È anche per questo che la maggioranza ha ridotto i

dell’Edilizia Jack Kemp ′a cui non possiamo più restare insensibili′.

consumi: nei negozi medio alti le vendite natalizie sono scese in

Gli uffici postali dirottano subito le lettere alle associazioni benefiche,

media del 40%. Persino le lettere di Natale dei bambini riflettono la

alle chiese, alle corporations; e le risposte, dicono i portavoce, sono

nuova realtà. Essi non chiedono più giocattoli o gite a Babbo Natale,

più sollecite e più numerose che in passato. La carità natalizia in

ma soldi o posti di lavoro per i genitori. ′Alcune lettere sono strazianti′

questa stagione di crisi è aumentata del 20%, gli americani non hanno

− ha detto Kemp, il ministro «contro» del governo, un populista che

mai dato tanto ai concittadini più sfortunati. Ma non basta. L’America

contesta dall’interno la Bushnomics, la politica economica di Bush −

vive oggi uno dei Natali più tristi e pessimisti della sua storia. La desolazione colpisce solo una minoranza, la maggioranza degli americani gode sempre di un dispendioso benessere. Ma è una minoranza in crescita così rapida che la maggioranza avverte già un tremendo disagio e la paura di entrarvi a far parte prima di quanto possa immaginare. Su 240 milioni di abitanti circa, ci sono oltre 3 milioni di senzatetto, almeno mezzo milione dei quali bambini; ci sono quasi 12 milioni di disoccupati, 15 milioni che vivono una disoccupazione occulta. Meno della metà ha diritto ai sussidi, molti per soli sei mesi, altri per un anno; ci sono 24 milioni di persone che si

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′Soprattutto le nere divorziate o mai sposate ma con molti figli a carico si trovano in condizioni disperate′. Parecchie cose cambiano e così in fretta di fonte ai drammi causati dalla recessione che in America si delinea un Natale alternativo, il primo Natale anticonsumista dell’ultimo mezzo secolo. Un esempio. In alcune delle scuole più esclusive di New York si proietta un video sugli effetti della ristrutturazione industriale e della pubblicità sulle feste natalizie. Il video, realizzato dalla chiesa presbiteriana di Brick, ha rilevato il “New York Times”, condanna la commercializzazione del Natale, un insulto alle famiglie povere. Altri esempi del Natale alternativo. A

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Hollywood, i divi più celebri si sono uniti in un’associazione

Natale del ’91 era stato il Natale dello scontento e del ripensamento,

caritatevole e offrono cibo e tetto per una settimana a chi non lo ha. In

con le strade più buie di quelli precedenti, con i grandi centri

molte città le forze armate hanno aperto le loro mense e distribuito

commerciali poco frequentati, con la gente preoccupata del proprio

coperte e medicinali ai senzatetto, il gruppo più esposto alle malattie.

futuro al punto da temere che fossero finiti gli anni delle vacche grasse

E plotoni di volontari si organizzano per portare cibi agli indigenti. In

e fossero incominciati quelli delle vacche magre. Infine, Caretto

tutto il Paese domina la sobrietà. Le case non sono così coperte di luci

riportava che, secondo Mario Cuomo, vicende come quelle della

come negli anni scorsi, si contano meno Babbi Natale per strada, si

General Motors, il gigante dell’auto Usa che aveva annunciato la

regalano più cose utili. Si respira il timore che il prossimo Natale

chiusura di 21 impianti e 74 mila licenziamenti in 4 anni, avevano

198

possa essere, se non più triste dell’attuale, altrettanto grigio”.

indotto la gente a riflettere e avevano anche spaventato il ceto medio

Ennio Caretto in un altro articolo tornava a prendere in esame il

che, avendo visto scendere in termini reali il suo reddito negli ultimi

Natale del ’91 sottolineando che era stato un Natale da dimenticare

10 anni, cioè negli anni della Reaganomics e della Bushnomics, da una

per l’America sul piano degli acquisti, il peggiore dal 1989, che a sua

parte aveva incominciato a guardare con paura e pessimismo al

volta era stato tra i più grigi del dopoguerra. Il giornalista de “la

domani e dall’altra diceva di essere pronto a voltare pagina alle

Repubblica” evidenziava da una parte che i media sospettavano che il

presidenziali del ’92 con l’elezione a presidente degli Stati Uniti di un

Natale del ’91 avesse segnato un’inversione di tendenza nella storia

candidato diverso da Bush, cioè più attento al futuro del paese e ai

del consumismo americano, un’inversione che avrebbe potuto avere

sempre più pressanti problemi di casa. Quello che di fatto sarà il

effetti traumatici, cioè portare a migliaia di dissesti tra negozianti e

nuovo presidente americano, Bill Clinton.

produttori, ma dall’altra che era stato un Natale da ricordare sul piano

Scriveva Caretto: “E’ stato un Natale da dimenticare sul piano

della carità, un Natale in cui l’America in crisi si era stretta intorno ai

degli acquisti, il peggiore dal 1989, che a sua volta fu tra i più grigi

suoi poveri e ai suoi senzatetto, che erano milioni di persone. Caretto

del dopoguerra. E i media sospettano che esso segnali un’inversione di

riportava anche che, pur con molta retorica e demagogia, il presidente

tendenza nella storia del consumismo americano, un’inversione che

Bush, orfano di Gorbaciov, aveva assicurato in un discorso alla tv che

potrebbe avere effetti traumatici, portare cioè ′a migliaia di dissesti tra

l’America e la sua amministrazione si sarebbero battute contro la

negozianti e produttori′, come ha scritto il “New York Times”. Ma è

recessione con lo stesso impegno con cui si erano battute contro la

stato un Natale da ricordare sul piano della carità, un Natale in cui

guerra fredda. Il giornalista de “la Repubblica” ricordava ancora che il

l’America in crisi si è stretta ai suoi poveri e ai suoi senzatetto, milioni di persone. Raramente le cronache avevano registrato tanti fatti

Ennio Caretto, E nell’America della recessione s’impone la festa anti-consumista, “la Repubblica”, 24 dicembre 1991, p. 22.

edificanti, tante piccole opere di bene. Per questo, pur con eccessiva

573

574

198


retorica e demagogia, Bush, orfano di Gorbaciov, ha potuto assicurare

cui causa va ricercata nella spietata politica economica di Reagan e di

in un discorso alla Tv che ′l’America si batterà contro la recessione

Bush. Per esso la crisi della General Motors è foriera di tempesta. Una

con lo stesso impegno con cui si è battuta contro la guerra fredda′. I

tempesta che se arriverà colpirà ancora tante altre vittime innocenti,

retailers, i commercianti al minuto, avevano escogitato l’impossibile

ma probabilmente anche qualcuna illustre e non esente da gravi colpe:

per aumentare le vendite. Anticipato le aperture e posticipato le

su tutti il «distratto» e «disinteressato» presidente Bush′. Ma le

chiusure dei negozi. Ridotti drasticamente tutti i prezzi. Lanciati i

difficoltà non hanno piegato lo spirito dell’America. A Manhattan, un

saldi alla vigilia di Natale, anziché dopo come vuole la tradizione.

senzatetto che vive sotto il ponte di Queensboro, Leroy Lewis, ha

Fatte enormi campagne pubblicitarie. Facilitato i ratei. Indetto

eretto un albero di Natale di scatole di latta e di pezzi di carta, che i

concorsi a premi per ′il miglior consumatore′. Assunto persino il 20-

passanti hanno coperto di regali per lui e per i suoi compagni. Come in

30% in più di finti Babbo Natale per attrarre le mamme e i bambini. I

un film, a Brooklyn, qualche minuto prima dello sfratto, la Robin

loro sforzi sono serviti a poco o nulla. Secondo calcoli preliminari, le

Hood Foundation ha pagato l’affitto di un edificio adibito da alcune

vendite non sono salite del 5% come sperato, bensì scese del 3%. Gli

suore a ostello per i poveri. A Hollywood gli attori più di moda, da

americani hanno risparmiato su tutto. Non solo sui regali e sugli inviti,

Jody Foster a Billy Cristal, hanno organizzato e servito di persona un

ma anche sulle cartoline di auguri, sulle luci per addobbare le case, sul

pranzo di Natale per i barboni e i drogati”.199 Vittorio Zucconi tracciava un profilo del presidente americano in

tacchino per il pranzo, sull’albero di Natale. È stato il Natale dello scontento e del ripensamento, con le strade

carica sottolineandone il declino inesorabile che lo aveva colpito e che

più buie di quelli precedenti, con le ′malls′, i grandi centri

lo aveva portato nel giro di un anno, il 1991, a passare da un indice di

commerciali, poco frequentate, con la gente preoccupata del proprio

popolarità ai primi di marzo, appena conclusa la guerra del Golfo, del

futuro. Una festività dominata dal timore che siano finiti gli anni delle

91%, record storico per un presidente americano, a un indice di

vacche grasse e siano incominciati quelli delle vacche magre. Ha

approvazione a dicembre intorno al 46-47%, cioè la metà esatta: era

osservato il governatore di New York Mario Cuomo, fresco della

un tracollo senza precedenti nella storia dei presidenti statunitensi

rinuncia alla candidatura alla Casa Bianca per i democratici, che

quello che aveva colpito e rischiava di affondare con altissime

′vicende come quella della General Motors inducono la gente a

probabilità nel novembre ’92 la nave repubblicana presidenziale di

riflettere′. La General Motors è il gigante dell’auto americana che ha annunciato la chiusura di 21 impianti e 74 mila licenziamenti nei prossimi quattro anni. ′Il ceto medio si è spaventato′ ha detto Cuomo ′perché ha già un reddito inferiore a quello del 1980 in termini reali, la

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Bush. Il giornalista de “la Repubblica” rilevava ancora che poche volte, forse mai in precedenza, si era visto un capo di Stato precipitare in pochi mesi dal pinnacolo della popolarità al pozzo dei dubbi così in 199

Ennio Caretto, La festa “povera” degli americani, “la Repubblica”, 27 dicembre 1991, p. 8.

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fretta come aveva fatto nel 1991 George Bush. Zucconi evidenziava

sciita così da screditare la vittoria di Bush sull’Iraq; il fanatismo degli

che l’uomo che in gennaio non poteva sbagliare era lo stesso che non

ayatollah si era annacquato in una serie di chiarissimi segnali di

ne combinava più una giusta a dicembre, cioè il presidente era “gone

riconciliazione da Teheran, come la liberazione in massa degli ostaggi

cold”, era divenuto freddo, gelido, aveva perso il tocco e nulla di ciò

americani; infine, arabi ed israeliani si parlavano, in attesa di

che diceva o faceva sembrava più funzionare. In pratica, il “duro” di

negoziare davvero, in una maniera in cui non avevano mai fatto prima.

Bagdad era tornato ad essere il “wimp”, il fiacco di Washington. Il

Ma il giornalista de “la Repubblica” metteva in risalto che proprio

favorito sicuro, imbattibile per un secondo mandato alla Casa Bianca

perché Bush aveva risolto, o dato l’impressione di risolvere, le

era ormai un candidato che sentiva per la prima volta il brivido

questioni per le quali era stato eletto, quei problemi non esistevano

impossibile, impensabile fino a qualche mese prima, della sconfitta ed

più, non contavano più per gli elettori americani.

appariva un altro uomo, incerto, quasi sconvolto. In realtà, secondo il

Secondo Zucconi, il catalizzatore dell’opinione pubblica era

giornalista de “la Repubblica”, Bush era rimasto sempre lo stesso e,

ormai rappresentato dai pressanti problemi di politica interna, cioè da

infatti, il suo stile, la sua personalità, il suo modo insieme meticoloso

quelli sociali e in particolare dalla recessione economica che il

e disinvolto, freddino e apparentemente distratto di affrontare le cose e

presidente americano aveva sottovalutato nelle ore della gloria

i problemi non era cambiato di una virgola tanto che se lui appariva

guerriera, ma che da troppi mesi era refrattaria alle prediche e alle

diverso era solamente perché attorno alla Casa Bianca erano cambiati

esortazioni e che, inoltre, stava toccando gli elettori nel piccolo tempio

sia il mondo che l’America. Zucconi, inoltre, sosteneva che se era

dove le elezioni si vincono o si perdono: nel portafoglio. Quindi, per il

vero che il presidente Bush era stato scelto dai suoi concittadini, con il

giornalista de “la Repubblica” la guerra del Golfo, che sarebbe dovuta

voto del novembre del 1988, per interpretare il ruolo del condottiero in

anche essere una guerra per salvare i posti di lavoro americani, da una

politica estera, per essere la guida della nazione in un momento

parte era stata una mezza vittoria o una vittoria incompleta visto che il

internazionale critico, fra gli scricchiolii dell’Unione Sovietica e il

dittatore iracheno si era sì ritirato dal Kuwait ma era comunque

continuo tormento del fondamentalismo e del nazionalismo arabo, era

rimasto ben saldo al suo posto e dall’altra non aveva salvato né tanto

altresì vero che egli aveva adempiuto ai suoi “doveri” assunti verso

meno creato nuovi posti di lavoro per gli americani: anzi, la

l’America in modo quasi impeccabile e vincente: l’Urss non esisteva

disoccupazione era aumentata da marzo, cioè dalla fine della guerra, a

più, né come concorrente ideologica né come minaccia strategica

dicembre in maniera esponenziale e con un ritmo preoccupante per un

globale; il radicalismo arabo era stato umiliato nel suo pessimo

presidente in carica che cercava l’anno successivo una riconferma alla

dittatore iracheno, anche se solo in parte visto che Saddam Hussein

Casa Bianca. Zucconi così sottolineava che le armi della “Tempesta

era rimasto al potere continuando ad infierire sulla minoranza curda e

del Deserto” non servivano più a nulla, visto che non si potevano

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bombardare i grandi magazzini per convincere i consumatori

strappare nemmeno un applauso e dall’altra aggiungeva che se

americani a comprare, inoltre che l’ala destra del Partito repubblicano,

l’ingratitudine dell’America fosse sembrata al presidente in carica

che Bush aveva ereditato da Reagan pur senza essere lui stesso un

troppo dolorosa in quel Natale del ’91, egli avrebbe potuto sempre

uomo di destra in quanto ostaggio della strategia anti-comunista e

telefonare a Gorbaciov per consolarsi. Come a dire, secondo il

anti-sovietica, non aveva più ragioni per restare in linea e sfogava il

giornalista de “la Repubblica”, che l’era dei grandi leader della guerra

suo malumore “producendo” due candidati più reazionari di esso, il

fredda era ormai volta al termine: per Gorbaciov ciò era accaduto il

neo nazista David Duke e il superconservatore Patrick Buchanan, che

giorno di Natale, il 25 dicembre 1991, e per Bush credeva che, con

la classe media statunitense, che aveva tradito il proprio passato

altissime probabilità, forse con quasi certezza, sarebbe giunto alla fine

democratico per amore di Reagan, per patriottismo, per paura dei neri

il giorno delle successive elezioni presidenziali Usa, il 3 novembre

e dello statalismo, cominciava a capire che gli anni ’80 erano stati il

1992. E, in effetti, il giornalista Zucconi nella sua previsione non si

decennio della grande rapina ai propri danni. Insomma, secondo il

era sbagliato: 11 mesi dopo l’uscita di scena di Gorbaciov dal

giornalista de “la Repubblica”, era stato un brutto Natale quello del

Cremlino anche il suo amico americano Bush perderà lo scranno di

’91 per il presidente statunitense in carica, che all’estero sembrava “il

presidente e sarà costretto a fare le valigie e, così, a lasciare le chiavi

presidente del Mondo” e all’interno faticava e non poco a essere “il

della Casa Bianca (non proprio il 3 novembre ’92 ma il 20 gennaio del

presidente dell’America” e che, in aggiunta, aveva conosciuto

’93) al nuovo inquilino democratico Bill Clinton.

l’imbarazzo di avere due concorrenti in casa propria, dentro il Partito

Scriveva Zucconi: “Come tutti gli anni la sera del 10 dicembre,

repubblicano, che osavano sfidarlo per la “candidatura” elettorale del

sulla grande spianata verde che sta fra la Casa Bianca e l’obelisco di

1992, segno sicuro e inconfutabile della sua caduta di prestigio. E,

Washington, il ′National Park Service′, la Forestale americana aveva

dulcis in fundo, Bush vedeva alzarsi “l’incubo” dei sei candidati

eretto il gigantesco abete che ogni anno assurge a simbolo nazionale

democratici, soprannominati troppo prematuramente i “sei nani”, in

del Natale. E come tutti gli anni il presidente, accompagnato dalla

quanto già prima del forfait di Cuomo essi avevano dimostrato di

First Lady, da figli e nipoti e da un gruppo di ospiti d’onore nella

possedere sia carisma che armi e carte vincenti da giocare durante la

persona degli ostaggi appena liberati da Beirut, aveva il solenne

campagna elettorale, soprattutto Bill Clinton, ma anche Tom Harkin e

compito di premere un pulsante, accendere le lampadine sull’albero e

Bob Kerrey. Zucconi concludeva affermando da una parte che quello

proclamare ufficialmente aperta la stagione delle Feste. E dunque fra

del ’91 era stato un triste Natale per un Bush che doveva meditare

musiche, nenie e ′carole′ natalizie, George Bush sorridente, aveva

amaro sulla volubilità di un elettorato che fino a pochi mesi prima

parlato, aveva reso grazie alla Provvidenza, aveva avvicinato il dito al

portava al delirio e dal quale in quel momento non riusciva più a

pulsante, l’aveva premuto. E non era successo niente. Per la prima

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volta a memoria di Guardia Forestale e di elettricista c’era un guasto

giusta in dicembre. Il ′duro′ di Bagdad è tornato ad essere il wimp, il

nei contatti e nei fili e solo dopo istanti di frenetici controlli il

fiacco di Washington. Il favorito sicuro, imbattibile per un secondo

presidente era riuscito finalmente ad accendere le luci sull’albero. Non

turno di 4 anni alla Casa Bianca è un candidato che sente per la prima

è stata certo la fine del mondo e neppure una catastrofe come la fine

volta il brivido impossibile, impensabile, fino a pochi mesi fa, della

dell’Unione Sovietica. Non è stata una battaglia perduta, una

sconfitta. Ed appare, come appare oggi Bush, ′un altro uomo′, incerto,

′trombatura′ elettorale, uno scandalo, quel bottone dispettoso che

quasi sconvolto.

rifiutava di obbedire al dito presidenziale. Eppure quel minuscolo

In realtà, Bush è rimasto sempre lo stesso. Il suo stile, la sua

incidente non poteva essere per George Walker Bush, presidente degli

personalità, il suo modo insieme meticoloso e disinvolto, freddino e

Stati Uniti d’America, una più simbolica, più indicativa conclusione

apparentemente distratto di affrontare le cose e i problemi non è

per un anno (e forse di una presidenza, visto che manca meno di un

cambiato di una virgola. Se lui appare diverso è soltanto perché

anno alla data delle elezioni presidenziali del ’92) cominciato fra i

attorno alla Casa Bianca sono cambiati il mondo e l’America. Bush è

lampi trionfali dell’Irak sconfitto, anche se solo per metà poiché il suo

come un attore in costume shakesperiano al quale il regista abbia

′tiranno′ Saddam Hussein è rimasto ben saldo al suo posto tanto che

messo improvvisamente alle spalle un fondale da Cecov, è un

ha potuto continuare ad infierire indisturbato sulla minoranza curda e

Pavarotti truccato da Otello sposato sul palcoscenico della Bohéme.

sciita, e finito nel buio ostinato di un abete che non si vuole

Le note che egli canta sono le stesse che cantava prima, la voce è

illuminare. Poche volte, forse mai, pure in una storia americana che

bella, l’intonazione corretta, ma l’accompagnamento orchestrale e le

riserva spesso sbalorditivi capovolgimenti di fronte, si è visto un capo

scene sono completamente diversi. Il tenore Bush era stato ingaggiato

di stato precipitare in pochi mesi dal pinnacolo della popolarità, dal

dall’America, con il voto del novembre 1988, per interpretare il ruolo

91% di approvazione popolare dei primi di marzo appena conclusa la

del condottiero in politica estera, per essere la guida della nazione in

guerra del Golfo, al pozzo dei dubbi, cioè al 46-47% di consensi a

un momento internazionale critico, fra gli scricchiolii dell’Impero

dicembre, così in fretta come ha fatto quest’anno George Bush. Come

Sovietico e il continuo tormento del fondamentalismo e del

si dice per i giocatori d’azzardo, che dopo un’infilata di ′en plein′ non

nazionalismo arabo. Non potrebbe aver cantato meglio. L’Urss non

riescono più a vincere un centesimo, o per un giocatore di basket che

esiste più, né come concorrente ideologica né come minaccia

dopo grappoli di canestri non riesce improvvisamente più a far centro,

strategica globale. Il radicalismo arabo è stato umiliato nel suo ultimo

il presidente è ′gone cold′, è divenuto freddo, gelido, ha perso il tocco

e pessimo campione irakeno, sebbene, a dire il vero, Saddam Hussein

e nulla di ciò che dice o fa sembra più funzionare. L’uomo che in

sia rimasto ben saldo in sella così da far apparire la vittoria di Bush

gennaio non poteva sbagliare è lo stesso uomo che non ne fa più una

come un mezzo trionfo, una vittoria più di facciata che di sostanza. Il

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fanatismo degli ayatollah si è annacquato in una serie di chiarissimi

L’ala destra del Partito repubblicano, che egli aveva ereditato da

segnali di riconciliazione da Teheran, tradotti nella liberazione in

Reagan pur senza essere un uomo di destra lui stesso perché ostaggio

massa degli ostaggi americani. Arabi e israeliani si parlano, in attesa

della strategia anti comunista e anti sovietica, non ha più ragioni per

di negoziare davvero, come non avevano mai fatto prima. Ma al

restare in linea e sfoga il suo malumore producendo due candidati più

momento del ′do di petto′ finale l’orchestra del mondo ha cambiato

reazionari di Bush, il neonazista David Duke e il superconservatore

spartito. Proprio perché Bush aveva risolto, o dato l’impressione di

Patrick Buchanan. I ′colletti blu′, la classe media che lavora in

risolvere, le questioni per le quali era stato eletto, quei problemi non

fabbrica e che aveva tradito il proprio passato democratico per amore

esistono più, non contano più per gli elettori americani che, infatti,

di Reagan, per patriottismo, per paura dei neri e dello statalismo,

nella percentuale del 53-54% non sembrano per niente propensi a

comincia a capire che all’ombra della bandiera a stelle e strisce gli

rinnovargli la fiducia nel novembre ’92, per lo meno in base a tutti i

anni ’80 sono stati il decennio della grande rapina ai propri danni e più

sondaggi d’opinione degli ultimi mesi. Si dice che in questo fine

in generale per l’intero ceto medio americano. Brutto Natale, dunque,

d’anno Bush sia diventato un uomo amaro, che si lasci sfuggire

per il presidente che all’estero sembra ′il presidente del Mondo′ e qui

qualche commento in privato sull’ingratitudine popolare, sulla natura

fatica ad essere ′il presidente dell’America′. Ha dovuto liberarsi del

effimera dell’opinione pubblica, ma anche lui sa bene che in politica

proprio collaboratore più stretto, quel capo di gabinetto John Sununu

non è mai questione di gratitudine per quello che si è fatto, solo di

che aveva creduto di essere in Italia e adoperava l’Aeronautica

potere. E il Bush di oggi sembra un uomo impotente a muoversi e

Militare per farsi portare dal dentista personale e le macchine di

cantare in sintonia con il nuovo spartito. La recessione economica, che

servizio per fare i propri comodi. Conosce l’imbarazzo di avere due

lui aveva sottovalutato nelle ore della gloria guerriera, è refrattaria alle

concorrenti in casa propria, dentro il Partito repubblicano, che osano

prediche e alle esortazioni e sta toccando gli elettori Usa nel piccolo

sfidarlo per la ′candidatura′ elettorale 1992, segno sicuro e

tempio dove le elezioni si vincono e si perdono: nel portafoglio. ′La

inconfutabile della sua caduta di prestigio. E, inoltre, vede alzarsi

guerra contro l’Irak è una guerra per salvare i posti di lavoro

l’′incubo′ di sei candidati democratici, troppo prematuramente

americani′ aveva detto 11 mesi or sono, ma la guerra è stata vinta,

soprannominati i ′sei nani′, visto che, almeno tre, anche dopo il forfait

almeno in parte, e ci sono oggi decisamente molti meno posti di

di Mario Cuomo, sembrano tutt’altro che nani: molti sono già certi che

lavoro. Le armi della ′Tempesta nel Deserto′ non servono più a nulla,

tra di essi almeno uno diventerà un gigante a confronto di George

visto che non si possono bombardare i grandi magazzini per

Bush. Sono il carismatico governatore dell’Arkansas Bill Clinton, il

convincere i consumatori a comprare.

senatore dello Iowa Tom Harkin e il senatore del Nebraska Bob Kerrey. Clinton è apparso il più forte, il più preparato e il più

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convincente con il suo New Covenant, il suo programma elettorale,

particolari al fine di descrivere, tra le tante e varie cose, anche il

soprattutto sui temi di politica interna ed economica, cioè su quelli che

cambiamento d’umore avvenuto in America dai primi mesi del ’91

in base a tutti i sondaggi d’opinione stanno a cuore alla stragrande

alla fine di tale anno riguardo alla presidenza Bush e all’operato di

maggioranza degli americani − i quali sembrano aver perso la fiducia

quest’ultimo, descriveva una realtà agghiacciante per il presidente

nel domani e nel Sogno Americano a causa della sempre più pressante

repubblicano in carica in vista delle elezioni presidenziali del

recessione economica che attanaglia l’America dall’estate del ’90 − ed

novembre ’92. La crisi interna al Paese nel campo sociale e soprattutto

è dotato di un fascino e di un carisma tale da essere riuscito ad

economico non solo aveva minato e fatto dimenticare agli elettori

′ipnotizzare′ il pubblico americano nelle prime uscite preelettorali

americani i suoi successi all’estero, ma lo aveva fatto pure apparire

tenutesi fino ad ora. Brutte feste così per un Bush che deve meditare

come un leader dimezzato, con un inesorabile calo di immagine verso

amaro sulla volubilità di un pubblico che solo ieri portava al delirio e

i suoi concittadini e di fiducia di quest’ultimi nei suoi confronti tanto

dal quale oggi non riesce più a strappare neanche un applauso. Ma se

che egli appariva ogni giorno che passava sempre più incerto ed

l’ingratitudine dell’America gli dovesse sembrare troppo dolorosa, in

insicuro ai loro occhi, cioè agli occhi di coloro che lo avevano votato

questo Natale 1991, potrebbe sempre telefonare all’amico Gorbaciov

tre anni prima e che, in quel momento, almeno nella percentuale del

per consolarsi. Infatti è lecito pensare, e i fatti lo dimostrano o

53-54% in base a tutti i sondaggi d’opinione, non erano intenzionati a

sembrano prevederlo, che l’era dei grandi leader della guerra fredda

rinnovargli la fiducia 11 mesi più tardi. Il giornalista del “Corriere

sia ormai giunta a termine: per Gorbaciov è accaduto pochi giorni fa,

della Sera” sottolineava che era risultata davvero profetica una

il 25 dicembre 1991, per Bush potrebbe succedere con altissime

copertina di “Time” dedicata al presidente Bush alla fine del 1990 che

probabilità − secondo quanto sostiene la stragrande maggioranza degli

da una parte aveva mostrato un Bush bifronte, un fotomontaggio di

storici e politologi Usa − fra poco più di 10 mesi, il 3 novembre 1992, data delle prossime elezioni presidenziali americane”.200 Anche Rodolfo Brancoli, come sostenuto dal collega Vittorio Zucconi de “la Repubblica” nell’articolo Ma Super-Bush ha perso la stella. “L’inesorabile declino di un Presidente” del 28 dicembre, nell’ultimo articolo da me riportato a conclusione dell’anno preelettorale 1991, anno da me studiato e analizzato fin nei minimi

due profili, uno strano personaggio che era riuscito ad essere “uomo dell’anno” nel meglio e nel peggio, deciso e abile sul versante internazionale quanto esitante e smarrito sul piano della politica interna, e dall’altra che era stata così tanto profetica che il settimanale americano avrebbe potuto riproporla identica in quel momento, cioè un anno dopo esatto, mentre il presidente si avviava al traguardo del primo mandato presidenziale con la consapevolezza, o meglio con una quasi certezza, che esso sarebbe potuto essere anche l’ultimo tanto

200

Vittorio Zucconi, Ma Super-Bush ha perso la stella. “L’inesorabile declino di un Presidente”, 28 dicembre 1991, p. 3.

585

che, continuava Brancoli, c’era da scommettere che quella stessa

586


copertina la rivista “Time” l’avrebbe potuta riproporre uguale anche il

di programmi e di attenzione verso i problemi interni del Paese, che

3 novembre 1992, cioè nel giorno delle elezioni presidenziali. Il

erano enormi secondo ogni metro di misura, rischiava di perdere quasi

giornalista del “Corriere della Sera”, infatti, evidenziava che il

certamente le elezioni del ’92, anche perché con la vittoria storica

presidente americano in carica con molta probabilità non sarebbe stato

dell’America sull’Urss, che aveva trovato la sanzione ultima con

rieletto nel ’92 perché, dopo aver toccato le vette massime della

l’ufficiale uscita di scena di Gorbaciov nel giorno di Natale, il 25

popolarità con un 91% di approvazione in marzo, aveva poi chiuso il

dicembre 1991, venivano in primo piano i pressanti e gravi problemi

1991 scendendo sotto il 50%: era un tracollo spaventoso per un

interni agli Stati Uniti, messi ancor più in risalto e aggravati da una

presidente in carica e senza precedenti nella storia presidenziale degli

recessione che durava da 17 mesi e che erroneamente nei mesi

Stati Uniti che spiegava come il settimanale “Time” avesse potuto

precedenti era stata data per conclusa almeno un paio di volte

inventarsi l’anno precedente una copertina così inconsueta, perché fin

dall’amministrazione repubblicana. Il giornalista del “Corriere della

dal ’90 erano stati ben visibili e chiari i tratti distintivi della presidenza

Sera” continuava sulla stessa riga evidenziando che Bush, se era vero

Bush tanto che si erano riproposti con le stesse caratteristiche nel ’91 e

che mostrava di possedere la bussola sicura dei propri convincimenti

c’era da scommettere che sarebbero rimasti immutati nella sostanza

nella condotta della politica estera, era altrettanto vero che appariva

anche nel ’92, nonostante gli sforzi dell’amministrazione repubblicana

senza bussola ed incline ad ogni tatticismo e aspetto formale, cioè di

di voler dare un’immagine diversa del presidente, cioè più rivolta alla

sola facciata, ma privo di sostanza, nella condotta di quella interna.

cura dei problemi reali del paese: quelli economici e sociali.

Brancoli, inoltre, riportava che l’andamento dei sondaggi d’opinione

Così, secondo Brancoli, dopo tre anni di presidenza e ormai alla

nel corso di tutto il ’91 rifletteva la percezione pubblica di una

vigilia dell’anno elettorale, era ormai chiaro per la stragrande

presidenza dimezzata tanto che anche nei momenti di maggiore

maggioranza degli americani che Bush possedeva esperienza, talento

popolarità personale di Bush il livello di gradimento per la sua

ed inclinazione per condurre una politica estera sofisticata a tutto

condotta della politica interna, e in particolare per la sua gestione

campo ma, di contro, era altrettanto chiaro che non aveva idee e

dell’economia, era sempre stato molto basso, e tuttavia più che

neppure interesse, come del resto lui stesso aveva più volte ammesso

compensato dall’elevato livello di consenso per la sua condotta della

in precedenza, per la politica interna, cioè per il campo dove, secondo

politica estera. Ma il giornalista del “Corriere della Sera” continuava

il giornalista del “Corriere della Sera” e anche in base a tutti i

sottolineando che, dopo l’archiviazione dell’impresa irachena e in

sondaggi d’opinione, si sarebbe combattuta la campagna presidenziale

particolare a partire dalla metà del ’91, con l’aggravarsi della

e, quindi, vinta l’elezione di novembre. Quanto detto appariva come

congiuntura e il crescere di un pessimismo che si alimentava di

una sorta di “suicidio elettorale” da parte di Bush che con un’assenza

ragioni strutturali, l’equilibrio era saltato fino al punto di far diventare

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un fattore negativo l’attivismo internazionale di Bush, così che

“trainato” da Reagan affinché ne amministrasse la sua eredità. Difatti,

quest’ultimo, signore del “nuovo ordine mondiale” e “presidente del

Brancoli continuava sottolineando sia che del resto Bush non aveva

pianeta”, finiva l’anno annaspando e sulla difensiva, costretto a

mai preteso di essere un innovatore, tanto che nel 1988 era stato il

cancellare viaggi all’estero o a reinventarli con improbabili finalità

candidato della continuità, sia che la sua era stata fino a quel momento

interne, pregando che Dio e la Fed facessero il miracolo di una ripresa

una “status quo presidency”, con la conseguenza che da una parte fino

in tempo per riprendersi in mano una rielezione che solo pochi mesi

a che era durato lo status quo i suoi limiti erano apparsi qualità per i

prima appariva quasi scontata e che, invece, in quel momento, in base

suoi concittadini, così che i sondaggi avevano registrato il forte

a tutti i sondaggi, veniva data già per persa.

gradimento della maggioranza degli Usa nei suoi confronti, e dall’altra

Brancoli poi metteva in risalto che alcuni studiosi americani

che poi era mutato tutto sia in campo internazionale che all’interno

credevano di trovare la spiegazione della bifronte e singolare

dell’America. Il giornalista del “Corriere della Sera”, quindi

presidenza di Bush nella sua estrazione familiare privilegiata e nella

concludeva evidenziando che, mentre al mondo che cambiava Bush

sua formazione elitaria e soprattutto nella sua carriera pubblica ricca

aveva saputo rispondere alla grande, all’America che era cambiata e

di incarichi per nomina presidenziale (ad esempio ambasciatore in

stava cambiando, a causa della triste realtà sociale ed economica che

Cina, capo della Cia, due volte vicepresidente con Ronald Reagan) ma

la attanagliava in una condizione di pessimismo generale e sempre più

povera di esperienze politiche dirette, cioè di campagne elettorali e,

diffuso, Bush non sapeva come rispondere, non sapeva che fare, era

quindi, di elezioni, a differenza di quello che fino a quel momento era

un presidente in preda al panico, con il rischio, già molto probabile,

apparso agli occhi degli americani il suo maggiore e più forte

forse quasi certo, che uno dei “sei nani” democratici, su tutti Bill

antagonista democratico, ancor prima del forfait di Mario Cuomo, Bill

Clinton, che si era dimostrato il più preparato e il più pronto alla

Clinton, il governatore dell’Arkansas che, infatti, di campagne

“sfida elettorale” con il suo New Covenant, cioè con il suo programma

elettorali nella sua lunga carriera politica, benché egli fosse appena

elettorale incentrato sui temi sociali ed economici a difesa della

45enne, ne aveva condotte ben 17, perdendone una sola e di misura, o

“decaduta” classe media e a recupero della sempre più debole

di quel Bob Kerrey, senatore del Nebraska, anch’egli sfidante

America, sia in campo sociale, che in particolare a livello economico

democratico del presidente in carica, che dal 1982, anno in cui era

in campo internazionale a confronto del potente Giappone e

entrato in politica, non aveva perso nemmeno un’elezione. Il

dell’Europa che aveva in testa la “locomotiva tedesca”, avrebbe potuto

giornalista del “Corriere della Sera”, inoltre, sosteneva che Bush era

batterlo alle elezioni presidenziali del 3 novembre ’92. Elezioni, ormai

arrivato alla Casa Bianca non perché portatore come il suo

era chiaro a tutti, che si sarebbero vinte o perse sui temi di politica

predecessore di un messaggio mobilitante ma solamente perché

interna, cioè sul campo economico e sociale, che in aggiunta

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rappresentava il tallone d’Achille del presidente Bush. E sia il

i tratti distintivi di questa presidenza erano già ben visibili. Era già

“pronostico” fatto da Rodolfo Brancoli sul probabile esito delle

chiaro cioè che Bush è una sorta di super-segretario di Stato di se

presidenziali dell’anno successivo che l’indicazione, ritenuta quasi

stesso, il primo inquilino della Casa Bianca dopo Nixon ad avere

certa, data da Vittorio Zucconi de “la Repubblica” sempre sull’esito

esperienza, talento e inclinazione per condurre una politica estera

delle elezioni del ’92 nell’articolo Ma Super-Bush ha perso la stella.

sofisticata e a tutto campo. Era pure già chiaro però che non ha idee e

“L’inesorabile declino di un Presidente” del 28 dicembre, si

neppure interesse − come del resto ha finito per ammettere − per la

sarebbero rivelate esatte: il presidente George Bush sarebbe stato

politica interna, certo molto meno gratificante e con prospettive di

sconfitto alle elezioni presidenziali del 3 novembre 1992 dall’outsider

successo assai remote per le costrizioni finanziarie imposte dai

governatore dell’Arkansas Bill Clinton, che sarebbe così diventato il

pesantissimi deficit di bilancio e quelle istituzionali create dalla

42esimo presidente degli Stati Uniti.

diversa maggioranza partitica in controllo del ramo esecutivo e del

Scriveva Brancoli: “E’ risultata davvero profetica quella

ramo legislativo. Ma questa scissione di personalità già così evidente a

copertina di “Time” dedicata a Bush alla fine del 1990. Un Bush

metà mandato ha avuto nel 1991 riscontri clamorosi. Quale che sia il

bifronte, un fotomontaggio di due profili, uno strano personaggio che

giudizio sull’impresa anti-Saddam (un mezzo trionfo o una vittoria

riusciva ad essere ′uomo dell’anno′ nel meglio e nel peggio, deciso ed

incompleta sembra essere il giudizio più calzante), è difficile negare

abile sul versante internazionale quanto esitante e smarrito sul piano

che Bush e la sua équipe ′internazionale′ (Baker, Scowcroft, Cheney,

della politica interna. Copertina tanto profetica che il settimanale

Powell, Gates) abbiano mostrato nella condotta diplomatica e militare

potrebbe riproporla identica dodici mesi dopo, mentre il presidente si

della mobilitazione per liberare il Kuwait doti sicuramente non

avvia al traguardo del primo mandato con addosso l’enorme paura che

comuni di leadership, determinazione e sagacia. E se è vero che Bush

possa essere anche l’ultimo (e c’è da scommettere − non sembra un

è un presidente estremamente fortunato perché tutti i ′trend′ strategici

peccato di superbia pensarlo − che quella stessa copertina possa

sono andati in suo favore, avendo il solo merito di trovarsi al posto

andare bene anche tra 11 mesi circa, cioè nel giorno delle elezioni

giusto nel momento in cui hanno pagato munificamente 40 anni di

presidenziali), dopo aver toccato le vette massime della popolarità in

contenimento dell’Urss, non è meno vero che ha sempre giocato le

marzo, appena terminata la guerra del Golfo, con un 91% di

′mani′ che si presentavano con grande sapienza tattica, con accortezza

approvazione prima di chiudere il 1991 scendendo sotto il 50%: un

e misura.

tracollo avvenuto in così pochi mesi da non esserci traccia di un simile

Proprio per questo però finisce per risaltare ancora di più la totale

evento nella precedente bisecolare storia americana. Naturalmente se

assenza di idee, di programmi e di attenzione a problemi interni di

“Time” aveva potuto inventarsi una copertina così inconsueta è perché

natura sociale ed economica che non sono affatto marginali, anzi sono

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enormi secondo ogni metro di misura. Problemi che la vittoria di

punto di far diventare un fattore negativo l’attivismo internazionale di

portata storica che in questi giorni ha trovato la sanzione ultima nella

Bush, cosicché il ′trionfatore′ di marzo, signore del ′nuovo ordine

ufficiale e definitiva uscita di scena del leader sovietico Gorbaciov

mondiale′ e ′presidente del pianeta′, finisce l’anno annaspando, con

proietta con forza in primo piano, ora che la liquidazione della guerra

l’acqua alla gola e sulla difensiva, costretto a cancellare viaggi

fredda consente un riordino di priorità. E risalta ancor di più la

all’estero o a reinventarli con improbabili finalità interne, pregando

passività di fronte a una pesante recessione che dura da 17 mesi anche

che Dio e la Federal Reserve facciano il miracolo di una ripresa in

se erroneamente già data per conclusa un paio di volte. A questa

tempo per agevolare una rielezione che solo pochi mesi fa appariva

divaricazione fa riscontro pure una diversità di atteggiamento sul

quasi scontata e che ora, in base a tutti i sondaggi preelettorali, viene

piano dei principi. Tanto fermo appare Bush nei suoi convincimenti di

data già per persa dalla maggioranza degli americani. Il 53-54% degli

fronte ad una crisi internazionale, fino al punto di far scendere il Paese

elettori ha affermato che non intende rinnovare la fiducia a George

in guerra per punire un atto di aggressione, quanto opportunistico si

Bush e che è disposto a votare per un democratico qualsiasi che

mostra di fronte alle scelte che la politica interna propone, fino al

prometterà, in modo convincente, di risollevare la triste, penosa e

punto di apparire del tutto privo di convincimenti. Bush mostra cioè di

sempre più preoccupante ed angosciante situazione in cui versa

possedere la bussola sicura dei propri convincimenti nella condotta

l’America nel campo economico e sociale.

della politica estera mentre appare senza bussola e incline ad ogni

Nei primi tre anni Bush è sembrato muoversi come se fosse alla

tatticismo e aspetto formale, cioè di sola facciata, ma privo di

testa di un sistema di governo eguale a quello del suo amico

sostanza, nella condotta di quella interna. L’andamento dei sondaggi

Mitterrand, in cui il presidente si riserva la politica estera e della

d’opinione nel corso dell’anno riflette la percezione pubblica di una

sicurezza e un Primo ministro si prende cura del resto. Ma nel sistema

presidenza dimezzata. Anche nei momenti di maggiore popolarità

americano non è così, il presidente è il ′chief executive′, il capo del

personale il livello di gradimento per la politica interna e in particolare

ramo esecutivo, e una simile divisione del lavoro è improponibile. Il

la gestione dell’economia è sempre stato molto basso e tuttavia più

capo dello staff della Casa Bianca è un pallido sostituto del Primo

che compensato dall’elevato livello di consenso per la condotta della

ministro, al meglio è il coordinatore ed esecutore di una politica

politica estera. Di qui un indice complessivo di approvazione fra i più

interna definita nello Studio Ovale. L’opacità dell’équipe ′interna′

alti mai registrati, forse il più alto di sempre: il 91%. Ma a partire dalla metà dell’anno, con il notevole aggravarsi della congiuntura e il crescere in maniera esponenziale di un pessimismo che si alimenta di ragioni non contingenti bensì strutturali, l’equilibrio è saltato fino al

593

della Casa Bianca a confronto di quella ′internazionale′ è una buona indicazione di quali siano gli interessi di Bush, sebbene proprio le sue notevoli lacune su questo versante avrebbero richiesto collaboratori capaci di compensarle, se non del tutto per lo meno in buona misura.

594


Alcuni storici e politologi Usa credono di trovare la spiegazione di

amministrasse la sua eredità. Il presidente in carica del resto non ha

questa singolare presidenza bifronte nella estrazione familiare

mai preteso di essere un innovatore: fu nel 1988 il candidato della

privilegiata e nella formazione elitaria di Bush, nella sua carriera

continuità e la sua è stata finora sotto ogni aspetto una ′status quo

pubblica ricca di incarichi per nomina presidenziale (ad esempio

presidency′. E finché è durato lo status quo i suoi limiti sono apparsi

ambasciatore in Cina, capo della Cia, due volte vicepresidente con

qualità e i sondaggi hanno registrato il forte gradimento della

Ronald Reagan) ma povera di esperienze politiche dirette, cioè di

maggioranza. Ma poi è mutato tutto, sia la situazione socio-economica

campagne elettorali ed elezioni, a differenza, invece, di coloro che

interna all’America che gli scenari internazionali. E mentre al mondo

sono apparsi fino ad ora come i suoi più forti e preparati sfidanti in

che cambiava Bush ha saputo rispondere e ha sempre dato

campo

governatore

l’impressione di avere la situazione sotto controllo, all’America che è

dell’Arkansas Bill Clinton, che è nettamente in testa a tutti i sondaggi

cambiata e che sta cambiando fisionomia ogni giorno che passa in

d’opinione preelettorali, e il senatore del Nebraska Bob Kerrey.

maniera sempre più preoccupante il presidente repubblicano non sa

Clinton sembra avere una marcia in più rispetto a tutti gli altri

proprio cosa rispondere, non sa a quale santo appellarsi. Con il rischio

candidati democratici e ha un curriculum invidiabile che fa tremare i

e la sempre più prevedibile conseguenza, la quale sembra oggi una

polsi al presidente repubblicano: ha condotto ben 17 campagne

quasi certezza, che gli elettori americani − in primis il ceto medio −

elettorali in varie vesti perdendone una sola e di misura e ha scelto di

stanchi di essere trascurati, dimenticati e di essere relegati in un

condurre la sua campagna elettorale principalmente sul versante

angolo dal loro presidente a favore di una politica estera che, però,

economico e sociale, facendo appello col suo New Covenant alla

ormai sembra non aver molto altro da chiedere con l’appena avvenuta

disperata e dimenticata classe media americana, che rappresenta il

storica caduta dell’Urss, decidano di cambiare cavallo, di scaricare

gruppo elettorale più numeroso e anche il più compatto nelle

l’′anziano′ Bush con un cavallo molto più giovane, con un ′puledro′

democratico:

in

primis

il

carismatico

durissime critiche mosse fino ad oggi al presidente Bush. Anche Bob Kerrey potrebbe rivelarsi un osso duro per il presidente Usa in carica, oltre che ovviamente per Clinton, in quanto, sebbene sia apparso sulla scena politica solamente nel 1982, da allora non ha mai perso neanche un’elezione.

che sappia percorrere meglio e più rapidamente le ′praterie′ della politica interna e tralasciare gli spazi sconfinati della politica estera. E chissà che ad essere eletto prossimo presidente degli Stati Uniti non sia proprio uno tra quei due giovani leader democratici scesi in campo e distintisi dagli altri per temperamento, per idee e per aver già

George Bush, inoltre, è asceso alla Casa Bianca non perché portatore come il suo predecessore, Ronald Reagan, di un messaggio mobilitante ma solo perché ′trainato′ da quest’ultimo e affinché

595

trasmesso la sensazione alla maggioranza degli elettori sia di voler cambiare volto all’America a tutti i costi, riportandola cioè sulla ′retta via′, sulla via smarrita con Bush, sia di voler tagliare il traguardo della

596


presidenza a qualsiasi prezzo. I due giovani leoni democratici sono il carismatico governatore e astro nascente del Partito democratico Bill Clinton, che appare nettamente il più forte e il più preparato tra i due, nonché il più accreditato a ricoprire la carica di presidente, e il tenace senatore Bob Kerrey”.201

Numero di articoli pubblicati nel 1991 la Repubblica

ag os to se tte m br e ot to br e no ve m br e di ce m br e

lu gl io

ag gi o gi ug no

m

ap ril e

mesi

201

Rodolfo Brancoli, Bush leader dimezzato da 17 mesi di recessione, “Corriere della Sera”, 29 dicembre 1991, p. 8.

597

La Stampa

35 30 25 20 15 10 5 0 ge nn ai o fe bb ra io m ar zo

numero

Corriere della Sera

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EPILOGO

alla presidenza degli Stati Uniti. In un’intervista alla “Fox News Sunday” l’attuale vicepresidente ha affermato: “Se sarò nominato dal

Attuale situazione preelettorale negli Stati Uniti

partito, non correrò alla carica di presidente; se sarò eletto, non

A conclusione del mio lavoro ho ritenuto opportuno dare

governerò”. Il motivo principale per cui Cheney non si candiderà alla

un’indicazione concisa di chi nel presente anno preelettorale 2007 ha

presidenza va ricercato nel pesante crollo di popolarità che ha

già presentato ufficialmente la propria candidatura per le elezioni

investito sia lui sia George W. Bush sia più in generale l’intera

presidenziali del 2008, dato che gli attuali principali candidati alla

amministrazione repubblicana a causa della prolungata e costosissima

presidenza, democratici e repubblicani (Hillary Clinton, Barack

guerra in Iraq, crollo di popolarità che ricorda quello subito da George

Obama e Rudolph Giuliani), hanno dei punti in comune sia con Bill

Bush nel corso del ’91, allora principalmente causato dalla pesante

Clinton, cioè con colui che, come descritto nel secondo capitolo, negli

crisi economica nonché dallo scarso interesse e dalla mancanza di idee

ultimi mesi del 1991 era divenuto il leader tra i sei candidati

del presidente verso i pesanti problemi socio-economici che

democratici scesi in lizza e anche il più serio rivale di George Bush

attanagliavano il paese. Un altro motivo della non candidatura del

per la conquista della presidenza, sia con Mario Cuomo, cioè con

vicepresidente Cheney è legato ai suoi problemi di salute, dato che

colui che per quasi l’intero anno preelettorale aveva rappresentato

egli ha già avuto ben quattro infarti, di cui il primo a 37 anni. Si

l’unica grande speranza democratica da contrapporre al presidente in

capisce così che con il forfait di quest’ultimo la corsa alla presidenza

carica ma che sul finire dell’anno, per la precisione il 20 dicembre,

degli Stati Uniti è molto aperta e quindi anche l’esito delle elezioni è

aveva poi deciso di non entrare in campo nella gara presidenziale

incerto poiché entrambi i partiti, il repubblicano e il democratico,

lasciando via libera al carismatico governatore dell’Arkansas che

devono scegliere i loro candidati ex novo, cioè in un broad field, a

avrebbe tagliato il traguardo della presidenza il 3 novembre 1992. Ci

campo aperto, senza che nessuno parta da una posizione di vantaggio

tengo a sottolineare, prima di passare all’analisi dei tre più forti

data dalla carica ricoperta alla Casa Bianca.

candidati ufficiali entrati già in lizza, che alle presidenziali del 2008

In realtà, la candidata democratica Hillary Clinton parte da una

nessun candidato godrà del vantaggio dell’incumbency, cioè del fatto

posizione di netto vantaggio, almeno apparentemente, rispetto a tutti

di essere presidente o vicepresidente uscente. Infatti, evento raro ed

gli altri candidati in quanto ha un’investitura ufficiale dovuta al fatto

eccezionale che non si verificava dal 1928, il presidente George W.

che è stata dal 1993 al 2001 per due mandati presidenziali la First

Bush è già al secondo mandato, pertanto in base alla Costituzione

Lady sotto la presidenza del marito Bill Clinton. Ma diversamente dal

americana non può essere rieletto, e il 66enne vicepresidente Dick

marito che nel ’91 era un completo outsider lei ha una notorietà

Cheney ha già espresso chiaramente l’intenzione di non candidarsi

nazionale e internazionale altissima e superiore di gran lunga a tutti gli

599

600


altri candidati tanto che dal 20 gennaio 2007, giorno in cui si è

I punti di forza della signora Clinton, che per ora sembrano

ufficialmente candidata alle presidenziali del 2008, fino ai primi di

renderla imbattibile nelle fila democratiche, sono molti: la sua

giugno è sempre stata nettamente in testa in tutti i sondaggi di

notorietà, il fatto di essere una donna stimata dai suoi elettori e

opinione seguita attualmente con uno scarto di 10 punti dal nero

considerata dalla stragrande maggioranza degli americani da una parte

Barack Obama, che rappresenta l’astro nascente del Partito

come una donna dotata di notevoli capacità sia di fermezza che di

democratico. La 59enne Hillary Rodham Clinton, avvocato laureato a

decisione in campo politico, cosa testimoniata chiaramente sia nella

Yale cum magna laude, è una donna dotata di una intelligenza

veste di First Lady prima che di senatrice poi, dall’altra dotata di tutte

torreggiante tanto che nel ’91, quando era sempre a fianco del marito

le credenziali in regola per ricoprire la carica di presidente degli Stati

Bill aspirante presidente, durante i vari comizi e le varie interviste

Uniti. Inoltre, può contare, grazie al marito, su potentissime lobby, su

veniva definita più intelligente del marito e altrettanto determinata. E’

un’organizzazione a livello nazionale ben finanziata, disciplinata ed

una donna ambiziosa, tetragona nelle proprie idee, con eccellenti

efficiente, su finanziamenti astronomici tanto che nel primo trimestre

capacità comunicative e oratorie; infatti nel ’91 aveva rappresentato

del 2007 ha già raccolto fondi per 19 milioni di euro, una cifra record

l’arma in più del governatore dell’Arkansas di cui era anche il

per i primi tre mesi dell’anno preelettorale. Infatti, la Clinton ha già

principale e più importante consigliere. Nel 1990 la signora Clinton

beneficiato delle somme versate da 50 mila donatori sparsi per i 50

era apparsa su varie riviste, tra cui “Time”, per essere stata inclusa tra

Stati dell’Unione. Infine, e non è poco, la stampa americana fino ad

i 100 avvocati più importanti e meglio pagati d’America ( guadagnava

ora le è stata “amica”, l’ha appoggiata e continua ad appoggiarla. I

il doppio del marito). Dal 2000 è entrata in politica in prima persona

punti deboli di Hillary Clinton sono: nell’ottobre 2002 ha votato a

essendo stata eletta al Senato Federale per lo Stato di New York e nel

favore della risoluzione del Senato che dava al presidente Bush

2003 ha scritto un libro, che ha avuto e sta avendo un notevole

l’autorizzazione ad intervenire in Iraq, risoluzione che ha poi portato

successo, dal titolo Living History (La mia vita, la mia storia). Dopo

al crollo di popolarità dell’amministrazione repubblicana; Obama, il

la sua candidatura ha rilasciato varie interviste in cui ha detto di essere

suo sfidante numero uno in campo democratico, come membro del

certa di riuscire a vincere sia la gara per la nomination democratica sia

Senato dell’Illinois oggi come allora si è espresso contro l’intervento

l’elezione vera e propria tanto che non è stata una casualità la sua

in Iraq; proprio Obama negli ultimi mesi ha sottratto finanziamenti e

scelta di candidarsi ufficialmente il 20 gennaio poiché proprio di lì in

finanziatori alla signora Clinton (su tutti il padrone di “News

capo a due anni nello stesso giorno il successore di George W. Bush

Corporation” e dell’influente rete Tv “Fox”, Rupert Murdoch, che a

presterà giuramento in Campidoglio assumendo in modo ufficiale la

febbraio ha sostenuto che sarebbero troppi altri otto anni di un

carica di presidente.

Clinton); da maggio alcuni analisti e alcuni media hanno messo in

601

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evidenza che Bill Clinton, colui che era considerato il vero asso per

ed è in possesso delle stesse potenzialità enormi che aveva Clinton già

Hillary, potrebbe rappresentare per lei un’eredità troppo pesante. Ad

a metà degli anni ’80 prima di diventare presidente. Infatti, come

esempio a maggio “Newsweek” ha pubblicato una foto dei due

Clinton durante gli anni ’80, quando era governatore dell’Arkansas, si

“piccioncini” con un titolo emblematico: “The Bill Factor”. In effetti,

era aperto la strada per la presidenza ricoprendo alcuni importanti

a maggio i repubblicani hanno deciso di attaccare i Clinton sia sulla

incarichi di partito e facendosi notare a livello nazionale (ad esempio

politica estera sia sulla sicurezza sia sulla guerra all’Iraq votata dalla

nel 1986, a 40 anni, Clinton veniva eletto presidente della Conferenza

Clinton sia sul fronte del terrorismo poiché è ormai da parecchio

dei governatori, l’Associazione nazionale che raccoglieva i leader dei

tempo che Bill Clinton sta subendo enormi attacchi proprio sulla sua

50 Stati; sempre nel 1986 il settimanale “Time” lo aveva inserito per

responsabilità nell’avere ignorato, quando era presidente, la minaccia

la prima volta tra i 50 politici più importanti del paese; la conferma

di Al Qaeda, aprendo le porte agli attacchi dell’11 settembre, ma

della sua statura politica era poi avvenuta alla Convenzione

anche nell’aver sottovalutato la minaccia irachena, vivendo in un

democratica di Atlanta nel 1988, quando il partito e Michael Dukakis,

periodo che è stato definito da più parti “una vacanza dalla storia”.

il candidato alla presidenza, gli avevano affidato il discorso ufficiale

Così i repubblicani sostengono che la stessa cosa potrebbe accadere

di presentazione e di incoronazione dello stesso Dukakis, discorso che

con Hillary alla Casa Bianca: “Sicurezza zero”. Infine, la stampa

è l’ultimo prima di quello finale del candidato e nella simbologia della

americana ha scritto che negli ultimi mesi Bill Clinton ha un po’

politica americana costituisce la ratifica di un nuovo leader o il

trascurato la campagna elettorale della moglie perché impegnato in

riconoscimento nei confronti di un leader storico del partito, come

giro per il mondo nella veste di “Super segretario di Stato” nella lotta

avvenuto successivamente nel ’92 quando Clinton aveva affidato quel

contro l’Aids, nei problemi contro l’obesità infantile o del

discorso al governatore di New York, Mario Cuomo; la stella di

surriscaldamento del pianeta e anche nei problemi mediorientali, con

Clinton aveva raggiunto il massimo splendore nel ’90 quando era stato

il risultato che egli sta rischiando di dimenticarsi delle politiche

eletto presidente del Democratic Leadership Council) così Barack

interne ed economiche, suo campo di azione preferito, nella quali

Obama ha iniziato e ha costruito la sua ascesa politica a partire dal

Hillary è impegnata per forza di cose.

’92, anno in cui, con un’aggressiva campagna elettorale, aveva aiutato

L’altro candidato democratico che aspira seriamente alla

proprio

il

candidato

Bill

Clinton nell’elezione

presidenziale

conquista della nomination democratica, e quindi alla presidenza, è il

portandogli circa 100 mila voti. Obama come Clinton è colpito da una

45enne senatore nero dell’Illinois, Barack Hussein Obama Jr.,

forte passione civile e come il governatore dell’Arkansas nel ’91 era

avvocato laureato ad Harvard cum magna laude. Egli è altrettanto

soprannominato il “Kennedy del Sud” così in un articolo di maggio

giovane nonché un outsider democratico come lo era Clinton nel ’91

del “Washington Post” il politologo neoconservatore Robert Kagan ha

603

604


paragonato Obama a John F. Kennedy. Inoltre, il senatore

The Audacity of Hope uscito il 17 ottobre 2006, libro che sta

afroamericano ha in comune con il Clinton candidato nel ’91 il

riscuotendo un buon successo, e in precedenza nel 1995 aveva

carisma, l’ambizione, la determinazione, l’ottima oratoria e il forte

pubblicato la sua autobiografia Dreams from My Father, di cui è stata

interesse per i temi economici e sociali. Obama nel 1993 aveva

pubblicata una nuova versione nel 2004.

favorito l’elezione al Senato di Carol Moseley Braun, prima donna

A differenza del 1991, quando ancora internet non era così

afroamericana a diventare senatrice, poi nel 1996 era stato eletto al

diffuso per le campagne elettorali, sia Hillary Clinton che Barack

Senato dell’Illinois e il 2 novembre 2004 al Senato di Washington con

Obama hanno già dimostrato di utilizzare la nuova via mediatica in

il 70% dei voti. Attualmente è l’unico senatore afroamericano. Piano

maniera efficace. Entrambi hanno un proprio sito personale aggiornato

piano, la sua notorietà a livello nazionale è cresciuta tanto che appena

su tutti i loro interventi, sui sondaggi d’opinione del momento e

quattro mesi dopo il suo arrivo al Senato di Washington la rivista

quant’altro possa loro servire per “accaparrarsi” il maggior numero di

“Time” lo ha dichiarato uno dei “cento personaggi più influenti del

elettori. A gennaio di quest’anno è uscito un video su “You Tube” dal

mondo” e lo ha definito “uno dei più ammirati politici in America”.

sapore “orwelliano” che raffigura Hillary Clinton come “la Grande

Inoltre, nell’ottobre 2005 la rivista britannica “New Statesman” ha

Sorella”, un video dal quale si sono dissociati i responsabili della

nominato Obama uno dei “dieci personaggi che possono cambiare il

campagna elettorale di Obama ma che ha visto proprio quest’ultimo

mondo”.

avuto

come beneficiario. Infatti, il video, della durata di 74 secondi, è un

un’accelerazione già nel luglio del 2004 quando aveva pronunciato il

clone di uno spot del 1984 per i computer Macintosh ed è diventato un

discorso di apertura alla Convenzione democratica di Boston tanto

best seller sul web con milioni di visitatori. Il video riprende quasi

che da quel momento giornali, radio e televisioni non hanno smesso di

integralmente una pubblicità storica della Apple, opera di Ridley

occuparsi di lui. Obama, infatti, interrogato su quella situazione

Scott, e mandata in onda per la prima volta durante il Superbowl del

mediatica, aveva risposto con una battuta: “Sono così sovraesposto da

1984. Ebbene il clip ha come protagonista un atleta che, in mezzo al

essere riuscito a far passare Paris Hilton per una reclusa”. Il 10

pubblico di androidi (o di elettori condizionati), finisce con il mandare

febbraio 2007 Obama insieme alla moglie e alle sue due figlie ha

in frantumi il mega schermo attraverso il quale Hillary canta stonata

annunciato ufficialmente la sua candidatura alle presidenziali del 2008

l’inno nazionale e si rivolge all’assemblea. Il filmato finisce con lo

a Springfield, capitale dell’Illinois, e in base ai sondaggi più recenti,

slogan seguente: “Il 14 gennaio inizieranno le prime elezioni primarie

cioè fino ai primi di giugno, egli è secondo nelle scelte degli elettori

tra i democratici. Vedrete, il 2008 non sarà come il 1984”. Segue,

con un distacco che si aggira intorno ai dieci punti da Hillary Clinton.

quindi, un logo alla Apple, solo che la mela è una sorta di ciambella

Obama ha delineato le sue convinzioni politiche in un libro intitolato

con il buco: la O di Obama prima che appaia l’indirizzo sul sito web

605

606

La

notorietà

di

Obama,

in

realtà,

aveva


che ospita la sua campagna elettorale. Ovviamente, il video non è

Cuomo nel ’91 aveva contestato la guerra del Golfo di George Bush

piaciuto alla ex First Lady che comunque in un’intervista è riuscita a

così Giuliani ha sempre contestato la guerra in Iraq di George W.

scherzarci sopra con una battuta autoironica: “Vi assicuro” − ha detto

Bush, dato che proprio tale guerra ha fatto crollare l’indice di

rivolgendosi ai giornalisti presenti e agli americani − “che non canterò

approvazione e di fiducia degli americani verso il GOP, Grand Old

l’inno nazionale, a meno che io non vinca le elezioni”. Ma sono certo

Party, a favore dei democratici. Giuliani, fin dal giorno della sua

che in quel caso eventuali stecche le sarebbero perdonate dai suoi

candidatura ufficiale, è sempre stato saldamente in testa in tutti i

elettori.

sondaggi condotti in campo repubblicano ed ai primi di giugno ha più

In campo repubblicano il più forte candidato sceso ufficialmente

di dieci punti di vantaggio sul 70enne senatore dell’Arizona, John

in lizza è per ora il 63enne italoamericano Rudolph Giuliani, sindaco

McCain. Giuliani così è attualmente il front runner del Partito

di New York dal 1 gennaio 1994 al 31 dicembre 2001 e divenuto noto

repubblicano per le prossime elezioni, ma va detto che la stampa

in tutta l’America, e non solo, per aver attuato durante il suo mandato

americana non ha mai nutrito e non nutre tuttora una grande simpatia

una politica di repressione del crimine definita “Tolleranza zero”, che

nei suoi confronti.

ha ridotto il numero di crimini commessi migliorando la situazione

In conclusione, credo sia veramente arduo pronosticare ora chi

newyorkese. Egli si è anche scagliato contro la mafia, in particolare

sarà eletto presidente degli Stati Uniti il 4 novembre 2008 in quanto

contro la famiglia mafiosa dei Gambino e degli Inzerillo, riuscendo ad

siamo ancora a metà 2007 e a differenza del 1991, quando appariva

avere la meglio e, forse, a liberarsi dell’etichetta di mafioso che viene

già chiaro a tutti i giornalisti italiani che George Bush non sarebbe

affibbiata in America a chiunque sia di origine italiana e riesca ad

stato quasi certamente rieletto per via della crisi economica e del suo

arrivare a cariche politiche importanti. Etichetta che aveva sempre

scarso interesse verso i pressanti problemi reali del paese, quelli socio-

accompagnato la carriera politica di Mario Cuomo, governatore dello

economici, attualmente George W. Bush non può ricandidarsi, il vice

Stato di New York, e che era stata tra le cause che lo avevano portato

Cheney ha detto che non si candiderà e così il campo rimane aperto a

a decidere di non candidarsi nel ’91. Ad accomunare Giuliani e

varie soluzioni. Certo, dato che la Clinton e Obama hanno un tale

Cuomo c’è, oltre all’origine etnica, anche il fatto che come l’ex

vantaggio di immagine e di fondi elettorali sugli altri candidati

governatore di New York era considerato nel ’91 l’unica grande

democratici già fattisi avanti come John Edwards, candidato alla

speranza democratica capace di sconfiggere Bush, per lo meno fino

vicepresidenza nelle elezioni del 2004 al fianco di John Kerry, o su

all’ascesa di Clinton e alla sua rinuncia a candidarsi, così l’ex sindaco

possibili candidati come Al Gore, vicepresidente con Clinton in

di New York è per ora l’unica grande speranza dei repubblicani

entrambi i mandati poi sconfitto alle elezioni del 2000 da G.W. Bush,

capace di contrastare efficacemente la Clinton e Obama. Inoltre, come

penso che con altissime probabilità uno dei due conquisterà la

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608


nomination democratica e, forse, potrebbero formare loro stessi il

conquistare dopo dodici anni la maggioranza al Congresso, è diventata

ticket democratico con la Clinton presidente e Obama vicepresidente.

lo speaker della Camera dei Rappresentanti (è stata anche la prima

In campo repubblicano la corsa alla nomination appare attualmente in

donna e il primo politico italoamericano a ricoprire tale carica nella

discesa per Giuliani, ma anche in questo caso bisognerà aspettare

storia americana, carica che è seconda nella linea di successione

ancora alcuni mesi per vedere se l’attuale suo più forte sfidante, il

presidenziale); e, infine, alla 53enne socialista Ségolène Royal, che il

senatore dell’Arizona John McCain, sarà in grado di gareggiare ad

22 aprile 2006 è stata la prima donna francese a superare il primo

armi pari con il nostro “compaesano” e se gli altri già scesi in campo

turno con il 25% dei voti per la carica di Presidente della Repubblica,

sapranno recuperare il gap che li separa da Giuliani. Ciò che posso

sconfitta però il 6 maggio 2007 nel ballottaggio dal candidato di destra

ancora dire è che forse il duro scontro che si sta profilando in campo

Nicolas Sarkozy con quasi sei punti di distacco: 53% - 47%. Termino

democratico tra la Clinton e Obama potrebbe sfiancarli nel corso delle

infine la mia tesi da una parte con la speranza, con l’augurio e anche

primarie e non decretare un vincitore netto così che alla Convenzione

con la convinzione che il 4 novembre 2008, nel giorno dell’election

democratica il partito si potrebbe trovare diviso a tutto vantaggio dei

day, si assista in America ad una svolta storica: o all’elezione della

repubblicani che potrebbero, fin dalla fine del 2007, puntare tutto su

prima donna presidente, Hillary Clinton, o a quella del primo

Giuliani, come successo nella fila democratiche con Clinton nel ’91, e

afroamericano presidente, Barack Obama, o a quella del primo

così arrivare prima alla Convenzione repubblicana e poi alle elezioni

italoamericano presidente, Rudolph Giuliani. E dall’altra, senza voler

di novembre molto più compatti, forti e con maggiori possibilità di

nulla togliere a Hillary Clinton che credo abbia tutte le carte in regola

tagliare il traguardo della presidenza rispetto ai democratici.

per ricoprire in maniera autorevole e con competenza la carica di

Comunque, se dovessi scommettere in questo momento su chi sarà il

presidente, con la considerazione che se ella dovesse venire eletta il

prossimo presidente degli Stati Uniti punterei su Hillary Clinton per

prossimo anno, cosa che appare molto probabile ora, (e essere poi

un semplice motivo legato ad un trend mondiale che ha visto negli

eventualmente riconfermata per un secondo mandato) agli storici e ai

ultimi due anni le donne assumere cariche politiche importanti in

politologi statunitensi spetterebbe il non facile compito di riuscire a

alcune Nazioni. Mi sto riferendo alla 52enne Angela Dorothea

spiegare compiutamente e in parte a “giustificare” agli occhi degli

Merkel, che il 22 novembre 2005 è stata la prima donna eletta

elettori americani come sia possibile che un sistema elettorale solido e

cancelliere della Repubblica Federale Tedesca; alla socialista Michelle

ben navigato come quello presidenziale americano possa permettere

Bachelet, che il 16 gennaio 2006 è stata la prima donna eletta Capo di

per quasi un trentennio, per ben sei (sette) presidenze consecutive, che

Stato in Cile; a Nancy d’Alesandro Pelosi, che alle elezioni americane

la Casa Bianca sia appannaggio di due sole famiglie americane su più

di Midterm del novembre 2006, che hanno visto i democratici

di 300 milioni di abitanti: la famiglia Bush e la famiglia Clinton.

609

610


BIBLIOGRAFIA E FONTI

Gianni Riotta, Bush, una tranquilla domenica di guerra, 25 febbraio 1991, p. 5;

Fonti primarie:

Gianni Riotta, L’America è sul lettino del dottor Bush, 26 febbraio 1991, p. 7;

Le fonti primarie di questa tesi sono gli articoli pubblicati sui tre principali quotidiani italiani: il “Corriere della Sera”, “la Repubblica” e “La Stampa” dal mese di gennaio a quello di dicembre del 1991 e qui di seguito elencati in ordine cronologico per ciascun quotidiano:

Articoli pubblicati sul “Corriere della Sera”:

Gianni Riotta, L’abbraccio americano a super-Bush, 7 marzo 1991, p. 4; Rodolfo

Brancoli,

Schwarzkopf

contro

Bush:

dovevamo

continuare a colpirli, 28 marzo 1991, p. 6; Stefano Cingolani, Disoccupazione è record in Usa: non andava così male dal 1986, 6 aprile 1991, p. 17;

Rocco Cotroneo, Anche Bush ammette: recessione, 3 gennaio

Gianni Riotta, Tragedia curda: le due strade di Bush, 14 aprile 1991, p. 8;

1991, p. 21; Stefano Cingolani, Le altre paure dell’America: deficit federale record, in aumento il numero dei poveri, 29 gennaio 1991, p. 23; Rodolfo Brancoli, Bush rassicura l’America sulla guerra, 30

Gianni Riotta, L’America retrocede Ronald Reagan: “Non era abbastanza intelligente per fare il presidente”, 16 aprile 1991, p. 8; Gianni Riotta, Il Tempestoso generale Schwarzkopf è tornato a casa carico di gloria, ma Washington si chiede se Saddam è davvero

gennaio 1991, p. 2; Stefano Cingolani, Deficit USA da primato: Polemiche sui tagli alle spese sanitarie, 5 febbraio 1991, p. 20; Gianni Riotta, I neri d’America, in divisa e contro la guerra, 11

fuori combattimento, 22 aprile 1991, p. 6; Stefano Cingolani, Colazione da Bush, non solo a base di tassi, 28 aprile 1991, p. 3; Stefano Cingolani, Sfida USA: cala il tasso di sconto, 1 maggio

febbraio 1991, p. 3; Franco Venturini, Battaglia nella fortezza Kuwait, 25 febbraio

1991, p. 3; Rodolfo Brancoli, Torna sulla Casa Bianca lo spettro degli

1991, p. 1; Rodolfo Brancoli, Una spallata al trono di Saddam Hussein, 25

ostaggi USA a Teheran e dell’Irangate: per il presidente è

′spazzatura′, il Congresso esita ma la stampa affila le armi, 5 maggio

febbraio 1991, p. 3;

1991, p. 6;

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612


Gianni Riotta, America col fiato sospeso per Bush, 6 maggio

Gianni Riotta, Dal summit dell’alleanza Bush guarda alla Casa Bianca del’92, 29 luglio 1991, p. 3;

1991, p. 7; Gianni Riotta, Washington scopre l’incubo Quayle, 7 maggio

Stefano Cingolani, Bush esce allo scoperto: “Se la salute tiene nel 1992 mi ricandido”, 4 agosto 1991, p. 7;

1991, p. 6; Rodolfo Brancoli, Il pianto dei democratici: non si trova l’antiBush, 11 maggio 1991, p. 7;

Rodolfo Brancoli, Ostaggi a Teheran: tornano le ombre su Bush e Reagan, 6 agosto 1991, p. 9;

Stefano Cingolani, Torna la fiducia nell’economia USA, ma tutti sono d’accordo: la ripresa sarà lenta e modesta, 3 giugno 1991, p.

Stefano Cingolani, Rockefeller lascia. Non sfiderà Bush, 8 agosto 1991, p. 9;

19;

Stefano Cingolani, E Bush promuove Greenspan, 11 agosto Stefano Cingolani, USA quasi fuori dal tunnel, 14 giugno 1991,

1991, p. 15;

p. 25;

Stefano Cingolani, Usa, misteri di una ripresa, 24 settembre

Rodolfo Brancoli, “Bush è debole, lo batteremo”, 15 giugno

1991, p. 19;

1991, p. 9;

Rodolfo Brancoli, Democratici all’attacco: Un “eroe” del

Rodolfo Brancoli, Corte Suprema diversa senza Marshall, il

Vietnam è pronto a sfidare Bush, 1 ottobre 1991, p. 8;

liberal, 29 giugno 1991, p. 9;

Rodolfo Brancoli, Bush suona l’allarme: “L’economia va male”,

Rodolfo Brancoli, Conservatore nero alla Corte Suprema, 2

8 ottobre 1991, p. 9;

luglio 1991, p. 7;

Rodolfo Brancoli, Alla Casa Bianca brividi da sondaggio, 24

Stefano Cingolani, USA, strana ripresa: cresce l’esercito dei

ottobre 1991, p. 6;

senza lavoro, 6 luglio 1991, p. 19; Rodolfo Brancoli, Bush, forte della vittoria nel Golfo ora deve raccoglierne i frutti, 15 luglio 1991, p. 3; Stefano Cingolani, Greenspan è sicuro ma avverte: “La recessione è davvero finita, adesso aiutiamo la ripresa”, 17 luglio 1991, p. 14;

Gianni Riotta, Usa: soli o custodi del mondo?, 30 ottobre 1991, p. 5; Rodolfo Brancoli, Perché dai tavoli delle trattative si guarderà alle elezioni in Usa, 31 ottobre 1991, p. 2; Rodolfo Brancoli, In casa Bush si scopre vulnerabile, 2 novembre 1991, p. 7;

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614


Gianni Riotta, La recessione batte Bush. Usa: il populismo sfida il potere, 7 novembre 1991, p. 9;

Stefano Cingolani, Licenziamenti, bollettino di guerra in USA, 13 dicembre 1991, p. 28;

Rodolfo Brancoli, Bush crolla nei sondaggi: è con lui solo il 41%, 13 novembre 1991, p. 6;

Rodolfo Brancoli, Cuomo rinuncia al gran duello, 21 dicembre 1991, p. 11;

Stefano Cingolani, Il virus Bush sull’economia USA, 21

Gianni Riotta, Cuomo, la grande promessa che ha detto di nuovo «no», 22 dicembre 1991, p. 11;

novembre 1991, p. 3; Stefano Cingolani, C’era una volta il sogno americano, 24 novembre 1991, p. 17;

Rodolfo Brancoli, Due doni per il candidato Bush basteranno?, 24 dicembre 1991, p. 11;

Rodolfo Brancoli, Il mito di Bush traballa sui problemi economici, 25 novembre 1991, p. 7;

Rodolfo Brancoli, Bush leader dimezzato da 17 mesi di recessione, 29 dicembre 1991, p. 8.

Massimo Gaggi, «Sarà grande depressione?», 1 dicembre 1991, p. 19; Rodolfo Brancoli, USA: democratici al palo, 2 dicembre 1991, p. 11; Stefano Cingolani, Poche spese natalizie, siamo americani, 4 dicembre 1991, p.1; Stefano Cingolani, Bush manda a dire: «Sununu ora vattene». E il capo dello staff presidenziale obbedisce, 4 dicembre 1991, p. 8; Rodolfo Brancoli, Bush cerca l’«uomo della riscossa», 5 dicembre 1991, p. 6; Stefano Cingolani, La depressione? Si cura così, 10 dicembre 1991, p. 23; Rodolfo Brancoli, I neo-isolazionisti americani sfidano il cosmopolita Bush, 12 dicembre 1991, p. 10;

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Vittorio Zucconi, Guardie e ladri in guerra nel Vietnam

Articoli pubblicati su “la Repubblica”:

domestico, 2 aprile 1991, p. 15; Vittorio Zucconi, L’America è una giungla: la prova è un

Arturo Zampaglione, ′Recessione in arrivo′, 3 gennaio 1991, p.

videotape, 3 aprile 1991, p. 15;

35;

Ennio Caretto, ′Orso′ Schwarzkopf torna a casa e giura: “Non

Arturo Zampaglione, Esploderà nel’91 il deficit Usa, 9 gennaio

farò politica”. Sondaggio Usa: “Contro l’Iraq mezza vittoria”, 23

1991, p. 5; Arturo Zampaglione, La recessione dilaga negli USA: il prodotto

aprile 1991, p. 11;

lordo frena del 2,1%, 26 gennaio 1991, p. 47; Vittorio Zucconi, Il conto salato della guerra di Bush: un giorno

Ennio Caretto, Monta lo scandalo dei “voli gratis” sui jet militari Usa, 24 aprile 1991, p. 20;

nel Golfo costa 600 milioni di dollari, 27−28 gennaio 1991, p. 7; Ennio Caretto, L’America vuole la ′testa′ di Saddam: La gente

Ennio Caretto, Il ritorno di Cuomo, l’arma dei democratici per sfidare SuperBush, 28-29 aprile 1991, p. 16;

sogna la vittoria totale, 26 febbraio 1991, p. 9; Vittorio Zucconi, La vittoria dell’Orso d’Arabia, 1 marzo 1991,

Arturo Zampaglione, Bush vince la guerra dei tassi, 1 maggio 1991, p. 41;

p. 3;

Ennio Caretto, Saddam e ostaggi: una doppia accusa si abbatte Ennio Caretto, Bush: più popolare di Truman nel’45. Powell è

su Bush, 4 maggio 1991, p. 13;

già mito: “si merita la Casa Bianca”, 2 marzo 1991, p. 5; Arturo Zampaglione, New York brinda alla ripresa, 8 marzo 1991, p. 3;

Ennio Caretto, La “nuova guerra” iraniana di Bush: si riapre lo scandalo degli ostaggi Usa, 5-6 maggio 1991, p. 13; Ennio Caretto, Ritorno trionfale per “Superbus”, 7 maggio 1991,

Arturo Zampaglione, Il pugno violento della legge, 19 marzo p. 4;

1991, p. 19; Ennio Caretto, Schwarzkopf contro Bush: “La guerra del Golfo è finita troppo presto”, 28 marzo 1991, p. 14; Ennio Caretto, Bush perdona Schwarzkopf ma “l’Orso” pensa sempre più alla Casa Bianca, 29 marzo 1991, p. 12; Alberto Ronchey, Ma Bush ora deve vincere in America, 29 marzo 1991, p. 12;

Ennio Caretto, Quayle, la caricatura di un leader, 7 maggio 1991, p. 4; Vittorio Zucconi, Il vicepresidente bello e impossibile, 7 maggio 1991, p. 5; Ennio Caretto, I medici dichiarano guarito Bush ma gli rimane l’«handicap» Quayle, 8 maggio 1991, p. 13;

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Ennio Caretto, “Bush fu l’uomo chiave dell’Irangate”, 8 maggio 1991, p. 14;

Arturo Zampaglione, Accordo Start, manca solo la firma, 16 luglio 1991, p. 5;

Ennio Caretto, Il presidente contestato da studenti neri, 14

Ennio Caretto, Ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, 26 luglio 1991, p. 15;

maggio 1991, p. 16; Arturo Zampaglione, Torna a correre la locomotiva Usa, 1 giugno 1991, p. 5;

Ennio Caretto, Ripresa moderata per l’economia Usa, 27 luglio 1991, p. 43;

Ennio Caretto, Bush in lacrime davanti alla tv: l’America dubita dei suoi nervi, 7 giugno 1991, p. 11; Ennio Caretto, Bush difende John Sununu nonostante lo scandalo delle auto blu, 20 giugno 1991, p. 16; Eugenio Occorsio, L’attacco di Panetta, l’anti-Brady: “Deficit alle stelle”, 26 giugno 1991, p. 47; Ennio Caretto, Un Rockefeller sfida Bush, 27 giugno 1991, p. 17; Roberto Petrini, “La ripresa inventata da Bush”, 28 giugno 1991, p. 15;

Ennio Caretto, Mezzo secolo di sospetti cancellati da una firma, 1 agosto 1991, p. 4; Ennio Caretto, Il calo dell’occupazione “gela” la ripresa negli Usa, 4-5 agosto 1991, p. 44; Ennio Caretto, Ostaggi in Iran, Bush offeso: ′Niente trame contro Carter′, 7 agosto 1991, p. 12; Ennio Caretto, E il sindacato Usa torna in piazza, 1-2 settembre 1991, p. 39; Ennio Caretto, Un “sex scandal” apre la corsa alla Casa

Ennio Caretto, La Corte Usa perde l’ultimo liberal, 29 giugno 1991, p. 21;

Bianca, 6 settembre 1991, p. 18; Ennio Caretto, I guai della politica interna: spina nel fianco per

Ennio Caretto, I figli dell’America minore orfani di un giudice giusto, 30 giugno-1 luglio 1991, p. 18; Ennio Caretto, Bush spinge a destra la Corte: ha scelto un nero conservatore, 2 luglio 1991, p. 18; Ennio Caretto, Si allarga sempre più il debito estero Usa, 3 luglio 1991, p. 53;

Bush, 11 settembre 1991, p. 17; Arturo Zampaglione, Bush dà fiato alla ripresa, 14 settembre 1991, p. 45; Ennio Caretto, Il governatore nero sfida SuperBush, 15-16 settembre 1991, p. 21; Ennio Caretto, Nell’Occidente della ricchezza aumentano i

Ennio Caretto, Alan Greenspan: la scelta di Bush ispirata alla

poveri e i disperati, 21 settembre 1991, p. 14;

stabilità, 12 luglio 1991, p. 47;

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Ennio Caretto, In Usa l’onda lunga della crisi, 27 settembre

Arturo Zampaglione, In Usa sempre più forti gli effetti negativi della recessione-bis, 6 novembre 1991, p. 46;

1991, p. 51; Ennio Caretto, Greenspan: “La recessione sta finendo”, 29-30

Arturo Zampaglione, Il presidente non seduce più gli americani: sconfitto in Pennsylvania SuperBush ora ha paura, 7 novembre 1991,

settembre 1991, p. 47; Arturo Zampaglione, L’eroe del Vietnam lancia la sfida al

p. 4;

presidente Bush, 1 ottobre 1991, p. 11; Arturo Zampaglione, Bush è ottimista: “Crisi alla fine”, 5

Ennio Caretto, Cuomo rinvia la sfida a Bush, 8 novembre 1991, p. 16; Arturo Zampaglione, “Aids dimenticato”: Bush è sotto tiro dopo

ottobre 1991, p. 51; Ennio Caretto, Uno “spot” contro Bush, 6-7 ottobre 1991, p. 18;

il caso Johnson, 10-11 novembre 1991, p. 21; Ennio Caretto, Crolla “SuperBush”: popolarità al minimo. Oggi

Ennio Caretto, Casa Bianca, il ritorno di McCarthy, 8 ottobre

gli Usa non voterebbero per lui, 13 novembre 1991, p. 15;

1991, p. 15;

Ennio Caretto, I democratici all’attacco, 14 novembre 1991, p.

Ennio Caretto, Cuomo forse ci ripensa, 11 ottobre 1991, p. 18; Arturo Zampaglione, Il nuovo record di Wall Street rilancia l’economia americana, 20-21 ottobre 1991, p. 53; Arturo Zampaglione, Corsa alla Casa Bianca sulle ali dei tassi in calo. La ripresa deciderà le elezioni, 23 ottobre 1991, p. 48; Ennio Caretto, Cuomo torna a farsi avanti: si candida alla Casa

15; Franco Marcoaldi, Inquieta America senza Nemico, 15 novembre 1991, p. 25; Romano Giachetti, L’America? È un disastro con un grande futuro, 24-25 novembre 1991, p. 26; Ennio Caretto, Alla conquista dell’America: ora per Bush il

Bianca?, 23 ottobre 1991, p. 15; Vittorio Zucconi, Cuomo come Amleto non riesce a decidersi alla sfida con Bush, 27-28 ottobre 1991, p. 16; Arturo Zampaglione, Superindice in calo: l’economia Usa va male e Bush perde consensi, 2 novembre 1991, p. 46; Arturo Zampaglione, In Usa la recessione fa il bis: forse un nuovo ribasso dei tassi, 3-4 novembre 1991, p. 45;

“fronte interno” è la sfida decisiva, 27 novembre 1991, p. 12; Ennio Caretto, Una ragazza frena Clinton sulla via della Casa Bianca, 30 novembre 1991, p. 16; Vittorio Zucconi, Bush precipita nei sondaggi: lo sfida il razzista Duke, 1-2 dicembre 1991, p. 13; Ennio Caretto, L’economia americana non riesce a decollare, 4 dicembre 1991, p. 46;

621

622


Ennio Caretto, C’è una donna fra i candidati all’incarico di Sununu, 5 dicembre 1991, p. 14;

Vittorio Zucconi, La recessione incalza: in crisi i giornali di New York, 20 dicembre 1991, p. 6;

Ennio Caretto, Bush vira al Centro: un moderato al posto di Sununu. Cuomo si prepara alle elezioni, 6 dicembre 1991, p. 14;

p. 6;

Ennio Caretto, Nazismo negli Usa: la minaccia di Duke, 6 dicembre 1991, p. 14;

Ennio Caretto, Cuomo getta la spugna: “Non sfiderò Bush”. I democratici perdono la carta migliore, 21 dicembre 1991, p. 4;

dicembre 1991, p. 46; Ennio Caretto, Una falce sui colletti blu americani: oltre 2600

Ennio Caretto, Restano in lizza sei candidati democratici: i sondaggi indicano Clinton, 21 dicembre 1991, p. 4;

licenziamenti al giorno, 13 dicembre 1991, p. 45; Ennio Caretto, Corsa alla Casa Bianca: Bush parte in salita, 14 dicembre 1991, p. 15;

Vittorio Zucconi, Il mistero di Cuomo: l’ultimo tradimento, 2223 dicembre 1991, p. 1; Ennio Caretto, La corsa dei “sei nani”. I democratici ora

Ennio Caretto, “Carissimo Babbo Natale trovi un lavoro al mio papà?”, 14 dicembre 1991, p. 15; Caretto,

Eugenio Occorsio, Anche lo yuppie si arrende al pessimismo, 20 dicembre 1991, p. 3;

Ennio Caretto, E sull’economia Usa torna la recessione, 7

Ennio

Ennio Caretto, Cuomo a poche ore dal “sì”?, 20 dicembre 1991,

Clinton

puntano su Clinton, 22-23 dicembre 1991, p. 6; Ennio Caretto, Per Bush un’immagine più seria, 22-23 dicembre

è

l’astro

nascente

nella

sfida

democratica, 17 dicembre 1991, p. 15; Vittorio Zucconi, La Grande Delusione, 19 dicembre 1991, pp.

1991, p. 6; Ennio Caretto, La rinuncia di Cuomo spiana la strada a Bush?, 23 dicembre 1991, p. 7; Ennio Caretto, E nell’America della recessione s’impone la festa

1-3; Ennio Caretto, L’America in crisi vacilla. Sos di Greenspan: “La ripresa è svanita”, 19 dicembre 1991, pp. 2-3; Ennio Caretto, La ricetta di Galbraith per far uscire il Paese dalla crisi: “Intervenga lo Stato”, 19 dicembre 1991, p. 2; Ennio Caretto, I “liberal” americani aspettano con ansia che

anti-consumista, 24 dicembre 1991, p. 22; Ennio Caretto, La festa “povera” degli americani, 27 dicembre 1991, p. 8; Vittorio

Zucconi,

Ma

Super-Bush

perso

la

stella.

“L’inesorabile declino di un Presidente”, 28 dicembre 1991, p. 3.

Cuomo dica sì, 19 dicembre 1991, p. 3;

623

ha

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Paolo Passarini, McCarthy si ricandida alla Presidenza Usa, 7

Articoli pubblicati su “La Stampa”:

ottobre 1991, p. 5; Paolo Passarini, “Schwarzkopf for president” per poter battere Bush, 19 marzo 1991, p. 1;

Franco Pantarelli, Ad un anno dalle presidenziali torna l’incubo Irangate per il presidente Bush, 31 ottobre 1991, p. 8;

Paolo Passarini, Schwarzkopf voleva finire l’Iraq, 28 marzo 1991, p. 7;

Franco Pantarelli, Buoni pasto per 1 americano su 10, 2 novembre 1991, p. 4;

Paolo Passarini, Addio al mito di super-Bush, 6 maggio 1991, p. 6;

Paolo Passarini, Contro Bush una T-shirt dei democratici, 5 novembre 1991, p. 5;

Paolo Passarini, “E’ fantastico essere di nuovo qui”, 7 maggio 1991, p. 2;

Franco Pantarelli, Urne amare per Bush: “Non vado in Asia”, 7 novembre 1991, p. 4;

Paolo Passarini, Una gaffe alla Casa Bianca, 7 maggio 1991, p. 2;

Franco Pantarelli, SuperBush è in crisi e Cuomo fa l’Amleto, 8 novembre 1991, p. 6;

Franco Pantarelli, Bush: il mio cuore fibrillante vi ringrazia, 8 maggio 1991, p. 4;

Paolo Passarini, Pollice verso a Bush in un sondaggio-choc, 13 novembre 1991, p. 6;

Franco Pantarelli, Bush, una lacrima fa discutere l’America, 7

Paolo Passarini, Anche i suoi fan lo criticano: deciditi. Cuomo The Ruminator sta seccando l’America, 15 novembre 1991, p. 8;

giugno 1991, p. 8; Paolo Passarini, Nuovo guaio per Bush, i fratelli, 28 luglio 1991, p. 5;

Paolo Passarini, Un nuovo tracollo per Bush, 27 novembre 1991, p. 9;

Paolo Passarini, Mio marito si ricandiderà, 1 agosto 1991, p. 3; Paolo Passarini, “Sono in forma e mi ricandido”, 3 agosto 1991,

Paolo Passarini, Cuomo contro Quayle: Non chiamarmi Mario. Quayle: “Mario non sarai Presidente”, 27 novembre 1991, p. 9; Paolo Passarini, “L’uomo del KKK si candiderà contro Bush”.

p. 8; Paolo Passarini, Rockefeller non si candida per la Casa Bianca,

Popolarità di Bush sotto il 50 per cento, 1-2 dicembre 1991, p. 7; Paolo Passarini, Il Nazista all’assalto di Bush, 5 dicembre 1991,

8 agosto 1991, p. 8; Franco Pantarelli, AAA concorrenti cercansi contro George Bush, 9 agosto 1991, p. 5;

p. 8; Furio Colombo, Bush contro Bush, 5 dicembre 1991, p. 15;

Paolo Passarini, In 250 mila contro Bush: ora pensa all’America,

Paolo Passarini, Mario dissotterra l’ascia, 6 dicembre 1991, p. 9;

1 settembre 1991, p. 5;

625

626


Paolo Passarini, «Ci hai traditi». Il falco Buchanan sfida Bush,

Fonti secondarie:

11 dicembre 1991, p. 6; Paolo Passarini, Condannato il vice, per Cuomo un brutto colpo,

Caretto, Ennio e Maglie, Maria Giovanna, Presidente Clinton. L’America volta pagina. Dall’Arkansas alla Casa Bianca: La

15 dicembre 1991, p. 6; Paolo Passarini, I sei nani anti-Bush naufragano in televisione, 17 dicembre 1991, p. 4;

generazione dei quarantenni al governo degli Stati Uniti, Venezia, Marsilio Editori, 1992.

Paolo Passarini, Cuomo tallona Bush: 5 punti di distacco, 18 Clinton, Bill e Gore, Al, Putting People First. How We Can All

dicembre 1991, p. 4; Paolo Passarini, L’ultimo «no» di Cuomo l’Amleto: “Non mi

Change America, New York, Times Books, 1992.

candido, resto a New York”, 21 dicembre 1991, p. 2; Franco Pantarelli, La maledizione degli avi italiani. Si è scavato, ma non sono spuntati scheletri mafiosi, 21 dicembre 1991, p. 2;

Dippel, Horst, Storia degli Stati Uniti, Roma, Carocci Editore, 2002.

Paolo Passarini, Tassi, Bush va in guerra. Terapia d’urto antidisoccupazione, 21 dicembre 1991, p. 3; Paolo Passarini, L’America ha già dimenticato Cuomo, 22

Fasce, Ferdinando, Da George Washington a Bill Clinton. Due secoli di presidenti USA, Roma, Carocci Editore, 2000.

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Giardina, Andrea, Sabbatucci, Giovanni e Vidotto, Vittorio, L’età contemporanea, Roma-Bari, Editori Laterza, 2000. Krugman, Paul, La deriva americana, Roma-Bari, Editori Laterza, 2004. Levin, Robert E., Bill Clinton: The Inside Story, New York, S. P. I. Books, 1992.

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Maffìa, Empedocle, Bill Clinton. Una Storia Americana, Torino, Nuova ERI, Edizioni Rai Radiotelevisione Italiana, 1993. Mammarella, Giuseppe, Storia degli Stati Uniti dal 1945 a oggi, Roma-Bari, Editori Laterza, 1993. Mammarella, Giuseppe, Liberal e conservatori. L’America da Nixon a Bush, Roma-Bari, Editori Laterza, 2004. Mammarella, Giuseppe, L’eccezione americana. La politica estera statunitense dall’Indipendenza alla guerra in Iraq, Roma, Carocci editore, 2005. Teodori, Massimo, Storia degli Stati Uniti e il sistema politico americano, Roma, Newton & Compton Editori, 2004. Teodori, Massimo, Raccontare l’America. Due secoli di orgogli e pregiudizi, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2005. Woodward, Bob, The Agenda: Inside the Clinton White House, New York, Simon & Schuster Paperbacks, 1994.

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