Ultr'azzurro febbraio 2014

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Gli sponsor di questo numero:

Direttore

Gennaro Montuori Vice Direttore

Nastasia Spina

II I LOVE YOU cop. NAPOLI

Hanno collaborato:

III TRASMISSIONE cop. TIFOSI NAPOLETANI

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F. Autiero M. Carratelli A. Corrado J. Salemme

EDITORIALE

6 I PORTIERI DEL NAPOLI

In redazione:

Cinzia Montuori I servizi fotografici sono di:

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Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. 4267/92 del 28/3/92.

12 IL GRANDE IMPRENDITORE 18

TATTICAMENTE PARLANDO...

20 L’ETERNA INCOMPIUTA MAGLIA SULLA PELLE 24 LAANTONIO JULIANO

28 LA FOTO DEL MESE CALCIATORE 30 IL DEL MESE:

34 NAPOLI-CHIEVO

ATALANTA-NAPOLI

46 ROMA-NAPOLI 50 NAPOLI-MILAN DEL SUD: 52 DERBY PER UN POSTO IN FINALE

57 LO SPAZIO DEI TIFOSI

J.L.F. JORGINHO

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24

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TIFOSI NAPOLETANI è la rivista letta da più di 50.000 persone

38 stampa:

retro EURONICS post. GRUPPO TUFANO retro FIERA DEL MOBILE post. RIARDO

38 NAPOLI-LAZIO 42

IV I LOVE YOU NAPOLI cop. “AL CENTRO”

52 Sede Legale:

V.le A. Gramsci, 21 NAPOLI info: labuonastampasrl@gmail.com pec: labuonastampa@legalmail.it

5 SECORTEX COLLEZIONI ARGENTO 10 JAMBO1 E. LECLERC 11 MINA SPORT AMORE 16 PIZZA E... CENTRO COMMERCIALE 17 ALCENTRO 22 KINESIOLAB HOTEL 23 GRAND IL SARACENO - RISTORANTE 26 HOTEL IL SANTUARIO SOLO 27 NON POMPEA 29 C A D 32 HOTEL MILLENIUM 33 DIVAN LETTO E 36 PIZZA PANUOZZO 37 SARTORIA PORFIDIA 40 RISTORANTE WHITE CHILL OUT 41 PIZZERIA ADD’ E GUAGLIUN PIZZERIA 44 RISTORANTE DALLE FIGLIE DI IORIO E 45 CARBOIL LA VIA EN ROSE VIAGGI 48 PIZZERIA DREAM VIEW CAMPI 49 ...AI FLEGREI 56 TIPOGRAFIA LA BUONA STAMPA


C

arissimi lettori, c’eravamo lasciati allo scadere della sessione di mercato di gennaio con la speranza che da questa finestra di mercato arrivassero i tanto sospirati top player di cui la squadra aveva bisogno. Purtroppo, al di là dell’acquisto del giovane Jorginho non sono arrivati calciatori di caratura internazionale come avremmo sperato. Gli ultimi colpi del mercato azzurro, che hanno visto l’arrivo all’ombra del Vesuvio di Ghoulam ed Henrique, hanno scatenato l’ira dei tifosi partenopei, stanchi delle solite promesse da marinaio del presidente De Laurentiis. Una città intera è in ansia. Molti si sono mobilitati con striscioni, altri hanno innalzato cori anti-societari, altri invece continuano a difendere il presidente, per l’amor di Dio grande imprenditore ma nulla di più. A quasi un mese di distanza le cose sono un po’ cambiate. Gli azzurri hanno registrato un’incredibile involuzione che ci ha costretti a patire qualche sconfitta di troppo. Vergognosa quella incassata a Bergamo, brucia ancora il pareggio interno contro il Chievo, altra occasione sprecata per ridurre il gap dalla Roma. Visto che la rincorsa al secondo posto sembra ormai compromessa (ma non impossibile) speriamo di arrivare almeno terzi. In compenso è arrivata la prorompente vittoria contro il Milan e quella di misura sulla Lazio in Coppa Italia al San Paolo. Il 3-2 dell’Olimpico contro la Roma di Garcia nella semifinale d’andata lascia aperti tutti i giochi per l’accesso alla finale. Agli azzurri adesso basterà battere la squadra capitolina con un gol di scarto, mentre solo in caso di uguale risultato dell’andata la partita potrebbe protrarsi ai supplementari. Sarà fondamentale l’apporto della tifoseria. A tal proposito, questo mese a seguito di alcune prestazioni poco convincenti della squadra, alcuni calciatori sono stati bersagliati dai fischi. Vorrei invitare i tifosi più scalpitanti ad evitare questo comportamento controproducente. Gli azzurri vanno sostenuti. Non è di certo colpa degli uomini che scendono in campo se la squadra spesso stenta a far risultato. Inutile anche puntare il dito su Benitez e sul suo modulo tattico votato all’attacco. Purtroppo quello è il materiale che ha disposizione e franca-

mente mi sembra che lo stia usando nel migliore dei modi. Poi, in fin dei conti, non esiste allenatore al mondo che non commetta errori. La cosa bella del calcio è che tutti ci crediamo allenatori esperti, ma chi meglio del mister può conoscere il termometro della squadra. Se c’è un colpevole in tutta questa situazione quello è sicuramente il presidente De Laurentiis. All’interno di questo numero troverete anche un mio articolo in cui motiverò in maniera dettagliata questa mia forte presa di posizione che è anche quella di tanti altri. In molti si sono accodati e hanno capito che il presidente pensa solo al suo bilancio e non a quello del Napoli. Ricordo ai lettori che in occasione di Napoli-Cittadella il San Paolo si tinse d’azzurro raggiungendo circa settantamila spettatori; inverosimilmente Napoli-Arsenal e Napoli-Milan gli spalti non hanno superato i quarantamila paganti. Io credo, che con un po’ di buon senso, questo dato debba indurre a riflessione. Vi auguro una buona lettura degli articoli che troverete in questo numero e vi rinnovo il consueto appuntamento televisivo tutti i giovedì, a partire dalle 20:45, in onda dagli studi di Tv Luna Napoli, canale 14 del digitale terrestre e canale SKY 920 Napoli Mia TV. La trasmissione più seguita dal tifo partenopeo, con un parterre ricco di illustri ospiti. La trasmissione sarà visibile su tutti i canali del bouquet Tv Luna (LunaSport, LunaMovie, LunaSat) e in streaming live sul sito www.tifosinapoletani.it. , e sul canale 680 per la regione Lazio. Tanti auguri a tutti e come sempre, dal profondo del cuore Forza Napoli!



I PORTIERI D J

osé Manuel Reina, detto affettuosamente

Pepe Reina, 32 anni, madrileno, figlio di Miguel Reina, a sua volta portiere dell’Atletico Madrid, una ruolo trasmesso da padre in figlio, è l’ultimo estremo guardiano della porta azzurra, un gigante buono, voluminoso (92 chili) ed entusiasta, di grande presenza scenica, un leader tra i pali, ultimo “discendente” della lunga e prestigiosa dinastia dei portieri azzurri che cominciò col milanese Vittorio Pelvi negli anni dal 1926 al 1929 in cui non c’era ancora la serie A a girone unico. Il glorioso curriculum di Pepe Reina conta più di seicento partite in carriera, con un passivo di 583 reti nelle sue annate al Barcellona, al Villarreal, al Liverpool e, oggi, al Napoli, portiere della nazionale spagnola, campione d’Europa e del mondo con le “furie rosse”. Tra i pali gli fa da scudiero il brasiliano dello Stato di San Paolo Rafael Cabral Barbosa, 24 anni, 1,86, giunto al Napoli dal Santos, già più di duecento partite in carriera, titolare l’anno prossimo che vedrà la scadenza del prestito di Reina. E, nella prossima stagione, completerà la “rosa” il gigante argentino Mariano Andujar, 31 anni, 1,94. Una porta tutta straniera quella del Napoli nella decadenza degli estremi difensori italiani, una volta assi assoluti sulla scena mondiale dal torinese Combi al friulano Zoff, a Gianluigi Buffon, ultimo grande erede di una dinastia di coraggio e fantasia.

l Napoli, nella sua storia, ha avuto sempre portieri di gran livello. Bruno Pesaola, parlando del calcio dei suoi tempi, ha sempre sostenuto che sia stato Ottavio Bugatti, il gatto volante, il portiere azzurro più forte.

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Ottavio Bugatti


EL NAPOLI di Lanciato dalla Spal, Bugatti, milanese di Lentate sul Seveso, venne nel 1953 a prendere il posto di Casari per rimanere nel Napoli otto campionati: 256 partite, 70 volte imbattuto. Cominciò in maglia azzurra a 25 anni. Si presentò a Monzeglio in pantaloncini e camiciola nera aperta sul petto, su una spider color amaranto con qualche bottiglia di cognac a bordo, e il severo allenatore gli fece una sfuriata memorabile. Da Lauro fu accolto con una battuta crudele: “Sono sicuro che Jeppson segnerà tanti gol da rimediare a quelli che prenderà questo Bugatti”. Premio Combi quale miglior portiere italiano, ricevette il trofeo a Torino il 24 novembre 1957 prima della partita con la Juve in cui, pur febbricitante, fu protagonista assoluto (il Napoli vinse 3-1). A 33 anni si trasferì all’Inter, riserva prima di Buffon, poi di Sarti, campione d’Italia con la squadra milanese nel ’63 (dieci partite) e nel ’65 (sei presenze). Andiamo nella galleria dei ricordi. Cavanna e Sentimenti II sono stati i primi due grandi portieri del Napoli. Giuseppe Cavanna, vercellese del 1905, zio di Piola per parte materna, cresciuto nella Pro Vercelli, giocò tutta la sua carriera nel Napoli dal 1929 al 1935. Fu il primo “giaguaro”, nomignolo che gli dettero i tifosi napoletani. Spesso giocava con una coppola in testa. Arnaldo Sentimenti, modenese, secondo dei cinque fratelli calciatori di Bomporto, trascorse a Napoli tutta la sua vita. Abitava in una bella casa al Vomero, la collina dove visse per più di sessant’anni, dal 1934 al 1997. Cominciò a giocare nella Pro Calcio di Bomporto e, in una amichevole a Modena, lo notò Garbutt. Era il 1934 e Arnaldo aveva vent’anni. “Verresti a fare un provino a Napoli?” gli chiese Garbutt. “Ci vengo anche a piedi” fu la risposta. Arnaldo divenne il beniamino della squadra, coccolato da Garbutt che spesso gli offriva uno sfilatino con burro, prosciutto crudo e mozzarella. Fu un portiere pararigori. Ne parò a Bernardini e a Piola. Nel 1941-42 parò sei rigori di fila, serie interrotta da un memorabile episodio. Al Vomero arrivò il Modena, in porta Lucidio Sentimenti, il quarto dei fratelli. Il Napoli passò in vantaggio, poi l’arbitro assegnò un rigore ai modenesi. Nessuno voleva batterlo temendo le “magie” di Sentimenti II. Allora si presentò sul dischetto suo fratello Lucidio. “Che cosa sei venuto a fare, tanto te lo paro” gli urlò Arnaldo. E Lucidio, di sei anni più giovane: “Tiro

Mimmo Carratelli

forte, non metterci le mani che te le spezzo”. Tirò e fu gol. Sposò una napoletana ed ebbe due figlie, Maria Rosaria e Luciana. E’ stato uno dei giocatori più amati della storia del Napoli. In 12 campionato, dal 1934 al 1948, giocò 227 partite. Luciano Castellini, milanese, classe 1945, portiere del Torino di Pulici e Graziani, campione d’Italia 1976, sbolognato dal club granata a 33 anni dopo otto stagioni, visse a Napoli una seconda giovinezza giocando, in sette campionati, 202 partite. Alla vigilia delle partite indossava lo stesso pigiama. Teneva la porta sempre sgombra di ogni oggetto: non vi lasciava cadere mai né i guanti, né il cappellino. Portava le ginocchiere e i pantaloncini imbottiti di gommapiuma. Il suo hobby erano le passeggiate a cavallo in montagna. Diceva: “Napoli è straordinaria, dà una carica immensa, ci sono sempre settantamila persone allo stadio. E’ una città che fa più grandi i calLuciano Castellini ciatori che giocano in maglia azzurra. Proprio così, li ingrandisce, li trasforma, li esalta. Io, qui, giocherò fino a cinquant’anni”. Giocò sino ai quaranta nel Napoli, dal 1979 al 1985. Portiere d’azzardo, protagonista di parate volanti e spettacolari, di uscite fulminee e coraggiose sui piedi degli avversari. Nel Napoli non subì gol in 94 delle 202 partite di campionato. Nel primo anno, rimase imbattuto per 586 minuti. Nel 1981-82 segnò il record di imbattibilità casalinga dei portieri del Napoli: 763 minuti consecutivi senza prendere gol al “San Paolo”. Zoff si era fermato a 657’. Un portiere giramondo era Claudio Bandoni, lucchese di Ponte a Moiano, classe 1939. Giocò tre campionati nel Napoli, dal ’64 al ’67, senza saltare una partita. Vantò un ruolino magnifico: 106 gare, imbattuto 58 volte. Nella stagione ’64-’65 non subì gol in sette partite consecutive. continua a pagina seguente →

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Claudio Bandoni

Cresciuto nell’Inter, prima di arrivare al Napoli era stato nel Parma, nel Catanzaro, nel Venezia, nel Bari e nel Palermo. A Napoli ebbe finalmente il posto da titolare. Aveva 25 anni. Dopo le tre stagioni azzurre continuò il suo giro nel Mantova, nella Fiorentina, nella Lazio, ancora a Catanzaro, nella Sampdoria e concluse la carriera a 36 anni nella Fiorentina senza giocare. Il Napoli lo prese per 75 milioni dall’Inter. Fu il portiere della promozione in serie A nel 1965 e di due campionati nella massima serie. In serie B fu il portiere meno battuto. Dino Zoff venne a prenderne il posto nello scambio che portò Bandoni al Mantova. Goriziano di Mariano del Friuli, classe 1942, Zoff era costato al

grande personalità. Nel Napoli rimase cinque stagioni. Giocò 143 partite di seguito lasciando che, in panchina, lo guardassero incantati Cuman e poi Trevisan, i portieri di riserva. Si fermò a metà marzo del 1972 quando, in allenamento, mise il piede in una buca. Frattura del perone, 40 giorni di gesso. Saltò sette partite. Nel campionato 1970-71 rimase imbattuto dalla prima giornata per 590 minuti. Fu ceduto alla Juventus per 320 milioni più Carmignani. Lucchese di Altopascio, classe 1945, Pietro Carmignani detto Gedeone, giocò nel Napoli cinque campionati in serie A, 144 presenze. Lo chiamavano “mani di fata” per la presa difettosa. Dopo il Napoli andò alla Fiorentina. Vice di Sacchi in nazionale. Il portiere del primo scudetto è stato Claudio Garella, torinese, giunto al Napoli dal Verona nel 1985. Parava con tutte le parti del corpo incorrendo in qualche “garellata”. Rimasero famosi un suo intervento col sedere e uno in rovesciata per salvare la porta. Di stile scomposto, ma concreto, soprannominato Garellik. Fu liquidato con Bagni, Ferrario e Giordano dopo la “congiura” contro Ottavio Bianchi. Tre stagioni in azzurro, 88 partite. Giuliano Giuliani, romano, uno dei portieri italiani meno battuti, imitò Garella trasferendosi dal Verona al Napoli e, come era successo a Garella, col Napoli vinse lo scudetto alla sua seconda stagione (’89-’90). Vinse anche la Coppa Uefa 1989. Giocò solo due campionati: 64 partite. Saltò solo quattro gare nei due anni napoletani, sostituito da Di Fusco. Diplomato geometra, arrivò a Napoli nel 1988. Aveva trent’anni. Era un uomo elegante, appassionato di moda, sposato a un’avvenente ragazza, Raf-

Dino Zoff

Mantova 30 milioni nel 1963 dopo che aveva giocato due anni a Udine. Il Napoli, nel 1967, lo prese dal Mantova per 120 milioni più il portiere Bandoni. Diceva: “Le mie sono mani grandi di contadino. Sono un uomo dei campi, parlo poco. Da ragazzo mi sono già sentito un uomo di mezza età”. Il suo idolo era il portiere inglese Gordon Banks. La sua virtù era il piazzamento. Mai spettacolare, sempre essenziale,

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Giuliano Giuliani


faella Del Rosario. La sua partita più bella fu a Lipsia, in Coppa Uefa, contro il Locomotive (1-1). Quella sera parò l’imparabile. Contro la Fiorentina (2-0) fece un assist memorabile a Careca: con un rinvio lungo e preciso raggiunse il brasiliano che scattò sulla sinistra e andò a segnare il raddoppio azzurro. Usava un paio di guanti speciali che si faceva venire dalla Germania. Disegnava capi d’abbigliamento sportivo. Famose le maglie coloratissime che fece indossare ai portieri Pagliuca, Taffarel, Galli, Peruzzi. Per sé, a Napoli, disegnò una sgargiante maglia con un cerchio sul petto e, dentro, una stella gialla a cinque punte. Lasciato in calcio, ed entrato nel mondo della moda, fu arrestato per uso di cocaina e subito scagionato e rilasciato. Colpito dall’Aids, morì a 38 anni dopo il ricovero nel reparto malattie infettive dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna. Giovanni Galli, pisano, longilineo (1,87), portiere di lungo corso, con sublimi trascorsi alla Fiorentina e al Milan, arrivò a Napoli, dal club rossonero, nel 1990, a 32 anni. C’era ancora Maradona e Galli si tolse un tormento: averlo contro. Il pibe lo aveva beffato con due pallonetti memorabili sia da portiere della nazionale che del Milan. Faceva del piazzamento la sua arma migliore, freddo e paziente tra i pali. Rimase tre anni nel Napoli, giocando 98 partite. In panchina fremeva Tagliatatela che divenne titolare con la cessione di Galli al Torino nel 1993. Ischitano, cresciuto nel vivaio azzurro e ammaestrato da Luciano Castellini, Pino Taglialatela debuttò nel Napoli a 21 anni, tre partite nella stagione ’90-’91, lanciato da Bigon. Poi a Palermo e a Bari a “farsi le ossa”. Quindi, stagione 1993-94, portiere titolare azzurro, a 24 anni, con Marcello Lippi allenatore. Otto stagioni nel Napoli, 194 partite. Volava tra i pali e fu chiamato Batman. Giocò due stagioni esaltanti, poi, confuso nel declino della squadra, il suo rendimento calò. Giocò, nell’ultimo anno col Napoli, meno di mezzo campionato

Pino Taglialatela

in B lasciando il posto a Mondini. Finì alla Fiorentina con l’amarezza della conclusione infelice col Napoli. Un altro portiere di casa è stato Gennaro Iezzo, stabiese, con 104 presenze. Rinunciò alla serie A per giocare nel Napoli (in serie C). Nel 2005-06, protagonista della promozione in serie B con appena 18

Gennaro Iezzo

gol subìti in 32 partite. In B contribuì a fare della difesa azzurra la meno battuta. Portiere di sicuro rendimento, legatissimo al Napoli. Morgan De Sanctis, appena passato alla Roma, abruzzese di Guardiagrele, delizioso paese in collina della provincia di Chieti, 32 anni, 1,90 di altezza, arrivò dal Siviglia per 1,5 milioni di euro. Al debutto in serie B col Pescara, De Sanctis parò un rigore a Christian Vieri. La Juve lo comprò per 10 miliardi nel 1997. Protagonista nell’Udinese con 194 partite in otto campionati. Nel 2000 è stato campione d’Europa con la nazionale under 21. Portiere al Siviglia e al Galatasaray prima di rientrare in Italia per vestire la maglia del Napoli. Terzo portiere in nazionale con Marcello Lippi e con Donadoni. Nelle prime due stagioni azzurre Morgan non saltò neanche una partita. Nel primo anno, rimase imbattuto per 588 minuti. Nel campionato successivo segnò il record assoluto di imbattibilità casalinga fra i portieri del Napoli con 799 minuti, superando Castellini che al San Paolo era rimasto imbattuto per 763 minuti.

Morgan De Sanctis

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he c n a rai ne e o i v z o e Tr coll e 2014 a v o t la nu ra/Esta ave m i r P

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IL GRANDE IMP PR

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uesto mese come immagine di copertina ho scelto i tre folletti del Napoli Callejon, Insigne e Mertens, ma non penso che ci sia tanto da aggiungere su questi tre ragazzi. Anche se fisicamente non sono dei titani, sono comunque dei calciatori completi. Non posso far altro che invitare la città a stare vicino a questi calciatori. Ed è per questo che questo mese ho scelto di parlare del presidente De Laurentiis che meriterebbe una bella prima pagina per la massima competenza calcistica dimostrata. E adesso non ditemi che non vi avevo avvisati. La verità ormai è venuta a galla. Sono anni che mi batto per questa causa beccandomi anche le critiche ingenerose di qualcuno che ha visto del marcio nella mia crociata contro la dirigenza societaria. Adesso qualcuno me ne dovrebbe di scuse. Nella vita esistono persone che dispongono di una marcia in più, ed io, non per vantarmi sia ben chiaro, anche se non ho frequentato la scuola ad alti livelli, credo di essere ascritto a pieno titolo a questa stretta cerchia. La mia lungimiranza per tanti dovrebbe essere motivo di vanto, una consacrazione della mia competenza calcistica, ma per me non

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Il presidente è il numero uno a livello imprenditoriale ma le abilità manageriali non hanno nulla a che vedere con la passione calcistica

è così. Più che una vittoria professionale questa per me è una sconfitta. Fa male dover raccontare le vicende del Napoli con questa vena critica. Mi aspettavo un tracollo già da tempi non sospetti quando erano in tanti a salire sul carro dei vincitori e a celebrare il grande Napoli di De Laurentiis, gli stessi che adesso abbandonano il carro e vi scendono da traditori. Basta rivangare il passato, basta tirare in ballo la storia dei palloni rinfacciandoci il fatto che dieci anni fa eravamo in serie C. Napoli ha già ringraziato abbastanza. Il

presidente è il numero uno a livello imprenditoriale, su questo bisogna dargli atto, ma le abilità manageriali non hanno nulla a che vedere con la passione calcistica. Quella è nostra e va difesa e Palummella lo farà sempre. La città intera è depressa, questo Napoli ha deluso, anche se non è colpa degli azzurri che scendono in campo. Non escludo che dietro tutta questa situazione possa esserci qualcosa di più grosso. Non dico altro, perché non è mia intenzione mettermi contro qualcuno. Con Ferlaino c’era un unione di


RENDITORE di intenti tra Società, squadra, tifosi, e giornalisti in toto prerogativa che oggi manca purtroppo. La situazione per certi versi è ancora rimediabile, ma occorrerebbe l’apporto di uomini giusti e a dirla tutta non so se il Napoli dispone di certe personalità. Non ritengo né Bigon e né De Laurentiis uomini giusti al posto giusto. Su Bigon non voglio pronunciarmi più di tanto, lungi da me il desiderio di offendere qualcuno, anche se lui si è spesso fatto notare per la sua poca cordialità nelle pubbliche relazioni con gli addetti ai lavori, dimostrando in questo di non possedere quel marchio di classe che invece apparteneva a suo padre Albertino. Sono in tanti a puntare il dito su Benitez e sulle sue discutibili scelte tattiche. Credo che il mister abbia voluto palesare le grandissime lacune dell’organico. Se la squadra con un turnover mitigato va in notevole difficoltà, figuriamoci con uno stravolgimento totale della formazione titolare. La società ha ingaggiato calciatori mediocri. Al di là del giovane Jorginho, unico spiraglio di luce di un mercato dai toni grigi, sono stati acquistati calciatori come Henrique, Ghoulam e Reveillere alcuni mesi fa. A meno che non si tratti di calciatori di terza fascia, ma questa ipotesi la escludo apriori, questi calciatori sapranno fare meglio di altri. Sicuramente non sono dei top player questo ve l’assicuro. Il presidente non ha tenuto conto di quanto ho tentato invano di fargli capire attraverso l’invio di alcune lettere, ovvero che da quando è

Gennaro Montuori

nato il calcio esistono infortuni, squalifiche e cali di rendimento e una rosa corta a lungo an dare paga dazio. Vedi Zuniga, Hamisk, Reina, Behrami, Mesto e per un piccolo periodo Higuain. Addirittura Mesto è stato sostituito da Reveillere, un calciatore che pativa le pene di un infortunio grave che lo ha costretto lontano dai campi di calcio per quattro anni di seguito. Piuttosto non riesco a spiegarmi come mai il più talentuoso di tutti, Jorginho, non sia stato inserito nella lista dei convocati per l’ Europa League. Probabilmente una ripicca al presidente o realmente Benitez reputa Inler e Dzemaili superiori al brasiliano, la verità la sanno solo loro due. Visti i calciatori che ha portato a luglio Benitez a Napoli non credo che questi ultimi designati siano scelte volute dal tecnico. Ricordiamoci che il presiedete ci aveva promesso tre top player con 50 mln da investire sul mercato. Ecco, perché, sono convinto che l’unico responsabile di tutta questa situazione sia De Laurentiis, unitamente ai suoi interlocutori. Ormai il danno è stato fatto. Non ci resta che restare vi-

cini alla squadra e all’allenatore. Un presidente che sottrae 5 milioni di euro a titolo personale a fine anno da una società che proclama sua per me è insignificante. Detrae quella cifra dall’incasso annuo del calcio Napoli e la porta altrove. Come dicono gli esperti circa l’80% del ricavato finisce nelle casse della Filmauro. Non mi sembra giusto sfruttare la gente in questo modo. Napoli non merita questo trattamento. Il presidente ha acquistato il marchio per soli trenta milioni e ha costruito un business sulla nostra passione. Non abbiamo una sede di nostra proprietà, né tantomeno uno continua a pagina seguente →

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stadio e se un giorno il patron azzurro deciderà di abbandonare il Napoli ci arrecherà un danno ancora più grande. A noi tifosi non dovrebbe importare l’aspetto finanziario e tutti i movimenti economici effettuati dalla società in questione, ma il comportamento scorretto del presidente ci costringe ad entrare nei meriti e nei dettagli dell’economia. Io ho cinquant’anni di spogliatoio e di tifo alle spalle ed è per questo che ci vedo più lontano degli altri. Adesso, però, i calciatori vanno aiutati. Bisogna capire che nonostante i vari Fernandez, Britos, Revellier e Dzemaili il Napoli merita la nostra vicinanza e il nostro sostengo. Gli azzurri in campo non vanno discussi ma amati, eccetto il caso in cui qualche calciatore commetta qualcosa di strano, allora si che bisogna intervenire. Nessuno può permettersi di dire che non amiamo la squadra, perché noi l’abbiamo sostenuta, la sosteniamo e la sosterremo sempre.

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Sappiate che l’amore smisurato per il Napoli non ci preclude la possibilità di dire la verità sugli

fossimo già in possesso di un abbonamento pay tv, quando ha aumentato vertiginosamente i prezzi dei tagliandi, quando ha sottoposto a pagamento la possibilità di toccare la Coppa Italia, e tante altre cose ancora, per non parlare poi delle sue bravate e di tutte quelle uscite contraddittorie. In primis quella frase che ha osato rivolgerci ‘’Ma che c…o avete mai vinto? Chi siete? ’’. Adesso è una città che si è svegliata caro presidente e non la sottovaluti, anzi, il mio è un invito amichevole. Apra gli occhi, che guadagni anche tutti i soldi che vuole, ma almeno costruisca una squadra con parte dei soldi ricavati dai napoletani derivanti dagli abbonamenti alla pay tv, dal pagamento delle partite amichevoli, merchandising , i tagliandi delle partite e gli abbonamenti per non parlare degli introiti delle competizioni delle due federazioni, quella europea e quella italiana. Visto il bacino d’utenza che ha questo marchio non credo sia cosa da poco. E

La Coppa Italia non è lo scudetto, l’Europa League non è la Champions League errori commessi dal patron azzurro. Per quanto mi riguarda le mie somme le ho tirate quando il presidente ci ha fatto pagare le partite amichevoli nonostante


pensare che c’è stato un periodo in cui l’ho anche sostenuta. Ho una foto che mi ritrae in sua presenza a Bologna, se ne ricorda? Ammiro tanto sua moglie, sotto tutti i profili soprattutto quello cattolico. Io napoletano del Centro Storico, con una figlia di appena quarantacinque giorni da mamma diamantina, posso dire a voce alta che nelle loro vene scorre sangue azzurro. Se uno dentro di se ha la passione non ci vuole tanto a trasmetterla a chi si ama. Spero che questo paragone sia da esempio per lei che è un simpatizzante della Roma e della Lazio. Anche se vincesse la Coppa Italia, la stessa che lei qualche hanno fa ha definito una ‘’coppetta di poco conto’’ ma che nonostante tutto ha alzato all’Olimpico e l’Europa League che negli anni addietro ha tanto snobbato, sappia che non var-

ranno mai quanto la vittoria di uno scudetto o di una Champions League.. Viste le potenzialità di questo popolo sicuramente si può fare di più. Non dimenticheremo mai la presentazione in grande stile di Datolo con tanto di giro del campo mano a mano, ne tantomeno quella di Inler con la maschera da Leone e infine Napoli- Cittadella in serie C

con quasi 70 mila spettatori paganti. Questo ha un significato, la tifoseria non è stata mai in serie C. Si ricordi che in occasione di Napoli-Arsenal la partita della vita che valeva il passaggio del girone, allo stadio c’erano solo 40 mila presenze. Questi dati dovrebbero indurla a riflettere. Preside ca nisciun e fess. Poche parole a buon intenditore!

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TATTICAMENTE S

i era partiti bene in campionato, nuovo allenatore, nuovi giocatori, nuovo sistema di gioco, passando da un gioco di contropiede con lanci lunghi di Mazzarri a un calcio costruito palla a terra di Benitez, un Napoli quindi votato all’attacco. Il Napoli c’era e il gioco pure, anche se la rosa incompleta e limitata faceva sorgere dei dubbi sul proseguo delle varie competizioni, visti gli impegni ravvicinati i cali fisici, stanchezza, infortuni e squalifiche. La partecipazione in Champions è stata comunque onorata con 12 punti ma incredibilmente non sono bastati per raggiungere gli ottavi di finale. Poi gli infortuni di Zuniga, Hamsik, Mesto e Behrami e il calo fisico di alcuni giocatori fondamentali, hanno ridimensionato ancor di più la rosa dei giocatori, facendo emergere le prime lacune dovute alla mancanza di seconde linee all’altezza, inoltre in campionato gli avversari iniziano a capire il tipo di gioco del Napoli basato sui soliti schemi, iniziando cosi a trovare le giuste contromosse fatte di 9 giocatori dietro la linea della palla e contropiedi veloci, sfruttando gli spazi lasciati dalla difesa del Napoli quasi sempre scoperta. Con le squadre chiuse in difesa e aggressive sui portatori di palla, riesce difficile anche il fraseggio di inizio campionato, gli spazi si restringono e a Higuain non arrivano più palle giocabili. È adesso arriviamo al discorso tattica, voglio esprimere quali sono secondo il mio parere le difficoltà che sta incontrando il Napoli. Partiamo dal fatto che il 4-2-3-1 attuale modulo

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tattico del Napoli, necessita di giocatori adatti per potere dare i suoi frutti. Questo sistema di gioco adottato moltissimo in Europa, permette di avere una grande spinta offensiva in fase di possesso palla ma gli attaccanti in fase di non possesso devono essere i primi a difendere, soprattutto i laterali d’attacco, cosa che nel Napoli fa solamente Callejon, Hamsik e Mertens, mentre da altri è difficile avere questo, vedi Insigne, Pandev e Zapata Questo modulo per funzionare al meglio, ha bisogno di due centrocampisti interdittori veloci e tecnici, che da soli devono ricoprire il posto di 3-4 centrocampisti ma al momento, a parte Berhami, non ci sono giocatori con queste caratteristiche (speriamo nell’adattamento di Jorghino). La difesa del 4-2-3-1 prevede dei difensori fortissimi, sia centrali che laterali, proprio perchè la difesa non essendo ben supportata dai pochi centrocampisti, dovrebbe essere di qualità assoluta ma anche in questo caso i calciatori a disposizione risultano poco adatti, soprattutto i due laterali, a partire da Maggio che non nasce difensore, arrivando a Réveillère che non sembra tanto idoneo in questo ruolo. Vista questa situazione, il mercato di gennaio doveva essere il mercato riparatore per corregere gli errori commessi in estate, ma anche in questa sessione oltre a fare tantissimi nomi (Agger, Skertl, NKoulou, Vermaelen, Rami, Montoya, Antonelli, Bastos, Naingollan, Gonalons, Mascherano, Xabi Alonso, Matuidi, Song, Banega, Javi Garcia, Iturbe, Muriel,


PARLANDO... di Negredo e potrei continuare ma non lo faccio) la rosa non è stata completata, e questo era l’unico modo per rendere funzionale il modulo di Benitez. Per non parlare di tutto il tempo perso dietro ai vari giocatori che sembravano praticamente acquistati e poi sfumati all’ultimo momento per vari motivi e per incompatibilità contrattuali come quelle dei diritti d’immagine Ormai il mercato è chiuso e di quei 50 milioni che De Laurentiis aveva detto di voler spendere, sono arrivati: il portiere Andujar che per questo finale di stagione resta in prestito al Catania; il difensore centrale Henrique; il centrocampista Jorginho e terzino sinistro Ghoulam, per una cifra nettamente inferiore a quella dichiarata. Non è stato preso un vice Higuain e non sono stati presi i top player tanto richiesti da Benitez. Sono arrivati solo calciatori per completare una rosa impegnata su tre competizioni, ma non calciatori per fare il salto di qualità. Non si è stati capaci neanche di comprare un altro attaccante che potesse far riposare Higuain, mentre la Juventus con LLoriente, Tevez, Quagliarella, Vucinic, Giovinco a disposizione ha preso Osvaldo. A questo punto nascono spontanee alcune domande: Perchè non sono stati comprati i calciatori idonei a questo modulo se si è preso Benitez? Perché De Laurentiis, non ha accontentato Beni-

Fortuna Autiero

tez, acquistando calciatori più funzionali per rendere la rosa più completa? Quali sono i veri obiettivi della società? Come mai Jorghino, unico centrocampista in rosa in grado di prendere per mano il centrocampo, non è stato inserito nella lista Uefa? Vedendo la rosa attuale e le cattive prestazioni, perchè Benitez non opta per un modulo di gioco più adatto ai calciatori che ha a disposizione? In Italia vince chi prende meno goals e Benitez a questo punto se non trova i giusti equilibri tra i reparti con i nuovi innesti, potrebbe provare ad utilizzare un diverso sistema di gioco, come ad esempio il 4-3-3 così da avere una difesa più coperta, un centrocampo più forte, e un attacco ugualmente valido, dove forse ritornerebbe a brillare il nostro capitano Hamsik. Premesso che ho grande fiducia e stima nei confronti di Benitez, anche perchè i trofei vinti parlano da soli, vorrei salutarlo chiedendogli di farci ritrovare la gioia e la grinta del Napoli visto a inizio campionato e in Champions. In ultimo saluto anche il presidente De Laurentiis, invogliandolo a sostenere la causa azzurra e a programmare sin da subito il mercato di giugno, per portare a Napoli i top player tanto richiesti da Benitez, con il fine di farlo lavorare con giocatori congeniali al proprio modulo e di far ritrovare il sorriso e la fiducia a tutti i tifosi napoletani.

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L’ E T E R N A I N C C

ome ormai abitudine consolidata, gli interventi del Napoli sul mercato di gennaio rivestono sempre scarsa rilevanza e si rivolgono a giocatori di seconda fascia o, come ama definirli De Laurentiis, prospettici. E così nonostante i problemi evidenziati da un organico chiaramente carente in alcuni ruoli, la Società azzurra non ha effettuato i dovuti interventi. Problemi noti già da luglio quando Benitez, dai monti del Trentino, invocava l’arrivo di un centrale difensivo. I problemi della difesa, già conclamati nella scorsa stagione non hanno trovato soluzione, anzi, la perdita di Campagnaro a parametro zero, di cui è stato responsabile Bigon, ha acuito ulteriormente le carenza della retroguardia partenopea dove il solo Albiol appare all’altezza della situazione. Imbarazzanti, infatti, le prestazioni dei vari Britos, Cannavaro e Fernandez: in questo trio difficile trovare un giocatore all’altezza di una squadra che ha ambizioni di vertice. Le cose non vanno meglio sugli esterni dove Maggio e Revelliere sembrano ormai in parabola più che discendente. In particolare risulta irriconoscibile Maggio che, già dall’anno scorso, ha avuto un vistoso calo di rendimento confermato anche in questa stagione. Peggio ancora Revelliere, giocatore che da la sensazione di essere ormai giunto al capolinea della sua carriera. In attesa del recupero di Zuniga, il

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Napoli ha acquistato Ghoulam ed Henrique, il primo, franco-algerino, proveniente dal Saint Etienne per il momento non ha dato l’impressione di essere un fulmine di guerra; il secondo, proveniente dalla serie B brasiliana, si riaffaccia sul calcio europeo dopo la doppia bocciatura con il Barcellona prima ed il Bayer poi. Giocatori che sicuramente non consentiranno al Napoli di fare quel salto di qualità che i tifosi si attendono e che, forse, anche Benitez si auspicava. Se in difesa si piange a centrocampo non si ride di certo: i tre svizzeri non assicurano quella qualità che le concorrenti allo scudetto vantano nel reparto centrale del campo. Un centrocampo fatto solo da manovali senza l’ombra di un ingegnere o di un geometra, laddove anche un semplice controllo di palla appare impresa ardua in particolare per Dzemaili ed Inler. Discorso diverso per Behrami che in questo Napoli è un giocatore di una grande utilità, un cagnaccio che ringhia su ogni avversario senza un attimo di sosta. Inler, invece, a dispetto dell’elevato esborso fatto dal Napoli per portarlo in azzurro, non ha mai dato quello che ci si aspettava alternando tante cose poco buone alle poche buone. Un inserimento di alto profilo andava obbligatoriamente fatto per il centrocampo ma Bigon ha preferito virare su Jorginho, giocatore che ha fatto intravedere discrete potenzialità ma che di certo non può essere la panacea dei


C O M P I U TA di

mali del reparto centrale azzurro. E non ci vengano a dire che di giocatori validi sul mercato non ce n’erano perche i Naingolan, gli Essien e gli Hernanes erano tutti giocatori di grande qualità che avrebbero fatto molto comodo al Napoli. In attacco Higuain lascia dormire sonni tranquilli, il problema, però, è che l’attaccante argentino non deve mai fermarsi perché le sue alternative sono da incubo: Pandev, giocatore di grande qualità, ormai ha, purtroppo, il passo da intersociale over 50 mentre Zapata risulta francamente imbarazzante ed inutile e non giustifica, nemmeno lontanamente, i tanti milioni spesi per acquistarlo. Con tutti questi problemi e con un gap tecnico e di classifica da colmare nei confronti di Juventus e Roma, il Napoli è rimasto colpevolmente inattivo dimostrando scarse capacità operative sul mercato dove, invece, Juventus e Roma si sono mosse in maniera incisiva inserendo in organici già forti gente del calibro di Osvaldo, Naingolan e Bastos. Benitez ha mascherato bene il mancato arrivo dei giocatori da lui richiesti con dichiarazioni di facciata e, gioco forza, si è in parte assunto responsabilità della Società. L’augurio è che nonostante tutto il Napoli riesca a mantenere il terzo posto in campionato e riuscire a portare a casa un trofeo nelle Coppe in cui è impegnato altrimenti la stagione diventerebbe un fallimento di cui l’unico responsabile sarebbe De Laurentiis.

Antonio Corrado



Il sogno della tua vita


LA MAGLIA SUL Antonio

JULIANO U

n titolo azzeccato, per questo grande personaggio della storia calcistica partenopea, che tutti ricordano coi capelli neri, gli occhi vispi e tanta voglia di fare, mista ad una grande umiltà. E’ stato uno dei più bravi centrocampisti italiani e soprattutto con un ruolo importantissimo, quello di regista. Faceva tutto con semplicità e linearità, mettendo i compagni nelle migliori condizioni possibili. Totonno Juliano nacque a San Giovanni a Teduccio (Napoli) il 1 gennaio 1943. Una vera bandiera per la squadra napoletana, nella quale iniziò il suo percorso, dal 1962/63 fino al 1977/78, all’età della piena maturazione calcistica, con un totale di 505 presenze 38 reti e tanti assist. E’ il napoletano che detiene più presenze nel Napoli e credo che questo record sia difficilmente eguagliabile. La sua storia parte proprio dal suo quartiere, dove un osservatore azzurro, vedendolo giocare, lo tesserò con i “ragazzi”, in cambio di quattro palloni ed una fornitura di magliette. Il suo debutto in serie A (col Napoli), risale al 17/02/63, in occasione della partita Napoli-Inter 5-1; anche se col Napoli aveva precedentemente debuttato in Coppa Italia in Napoli-Mantova 2-1

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del 31/05/62, in serie B. Juliano realizzò il sogno di tanti ragazzini: diventare il leader della squadra della propria ciattà, ma la sua grinta e la sua classe lo spinsero oltre: la Nazionale. Disputò tre Mondiali, affiancando dei grandi campioni. La sua avventura in Nazionale cominciò nel 1966, anno in cui disputò la sua partita in nazionale più bella: Italia - Romania, giocata a Napoli, davanti al suo amato pubblico. In formazione ben 8 interisti e la scelta mi sembrava ovvia, visto il buon momento che stavano passando i nerazzurri.


LLA PELLE di

Gennaro Montuori

Coppa delle Alpi. Non dimentichiamo che allo “scugnizzo di San Giovanni a Teduccio” fu attribuito il titolo di Cavaliere della Repubblica per ben due volte, in seguito alla vittoria di un Campionato Europeo e per essere arrivato secondo ai mondiali di Messico ‘70 dietro al Brasile di Pelé. Concluse la sua carriera giocando l’ultimo anno nel Bologna, ma nonostante ciò, restò sempre la bandiera del Napoli. “Appese - come si suol dire - le scarpe al chiodo”, Juliano fu ingaggiato più volte dalla Società Calcio Napoli, in qualità di Direttore Generale. Queste sue nuove esperienze, coincisero con il terremoto del 1980, e con l’acquisto del grandissimo olandese Rudy Krol. A centrocampo oltre a Juliano, lo juventino De Paoli e l’altro calciatore del Napoli, Ottavio Bianchi. Juliano disputò una grande partita, con lanci alle punte e dominando il centrocampo, riuscì a vincere tutti i contrasti, e diede una vera dimostrazione della sua classe. Dall’anno del debutto in Nazionale in poi, con la maglia del Napoli, sfiorò lo scudetto diverse volte, la prima volta con il tridente sudamericano ‘‘Altafini, Sivori e Canè’’ nella metà degli anni ‘60 e negli anni ‘70 con gli allenatori Chiappella e Vinicio, soprattutto con quest’ultimo quando nel Napoli giocava il tridente d’attacco ‘‘Massa Clerici e Braglia’’ , il Napoli che dava spettacolo. Con la maglia azzurra da calciatore riuscì a vincere la Coppa Italia , il torneo anglo-italiano e la Successivamente portò a Napoli Bagni e Maradona; andò via per ritornare dopo tantissimi anni, portando a Napoli l’allenatore Renzo Ulivieri. Questo binomio fu deludente, perché non si centrò l’obiettivo “Serie A” , che fu conquistato l’anno seguente grazie a Stefan Schwoch, un giocatore che Totonno fece venire a Napoli. Tre grandi giocatori, tra i primi della storia partenopea sono passati per Juliano, (con Krol si sfiorò lo scudetto, con Maradona si vinse il primo scudetto e con Schwoch si ritornò in serie A). Riflettendoci bene dobbiamo dire “grazie Antonio”, ci hai dato tanto come calciatore e come dirigente.

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foto di RAFFAELE ESPOSITO

LA FOTO DEL MESE



IL CALCIATORE in collaborazione con

I

ncarna per certi versi il più classico dei centrocampisti moderni. Abbina qualità, tecnica e saggezza tattica. Di chi stiamo parlando? Ovviamente del neoacquisto Jorginho. Il Napoli con le sue qualità aggiunge al proprio sistema di gioco un calciatore capace nella gestione della palla e intuitivo nella fase di rifinitura. Classe 91, Jorge Luiz Frello Filho meglio conosciuto come Jorginho, può essere definito un centrocampista totale. Dotato di una visione di gioco straordinaria, nel Verona di Andrea Mandorlini è stato impiegato sia da interno di centrocampo che da play,

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come vertice basso davanti alla difesa. Nel Napoli di Benitez occuperà la cabina di regia. Calciatore di qualità, che sa dare alla manovra le giuste geometrie, Jorginho è sicuramente il calciatore che serviva a questa squadra. Nella partita di Coppa Italia contro la Lazio dimostra di essersi inserito in fretta negli schemi di gioco del tecnico azzurro. Vince strameritatamene il duello nella zona centrale del campo con Ledesma e elargisce assist a volontà ai compagni d’attacco. Tenta la conclusione dalla distanza colpendo in pieno l’incrocio dei pali dimostrando in questo di possedere una


DEL MESE di

Nastasia Spina

grande personalità. Il brasiliano a fine incontro si confermerà tra i migliori in campo. Gioca di prima, e si rivela abile anche nella fase passiva. È molto probabilmente il migliore acquisto della sessione di mercato di gennaio. Si dice orgoglioso di vestire la maglia azzurra, definendo il club partenopeo un’istituzione del calcio mondiale, ma dovrà superare a pieni meriti l’esame della pressione del vestire la maglia partenopea. Insomma, anche se Jorginho è stato impiegato poco finora dimostra di essere un calciatore da Napoli. Centrocampista vecchio stampo, riesce a verticalizzare con estrema facilità dimostrando personalità e lucidità in campo. Sa smarcarsi con risoluta naturalezza ed è bravo nell’impostare e nel dettare i tempi di gioco, ricorda in questo Ciccio Romano, come dicono gli esperti e il nostro direttore editoriale, con la variante della velocità che oggi la fa da padrona nel calcio moderno. Non gli mancano né tecnica e né visione di gioco. Il Napoli forse ha trovato la sua nuova ‘’Tota’’ . Prodotto del vivaio gialloblù, di nazionalità italo-brasiliana, inizia la sua carriera da calciatore nella Beretti scaligera. Milita nella Lega Pro Seconda Divisione nelle fila della Sambonifacese per poi esordire in Serie B nella stagione 2011-2012 . Dopo aver sfiorato la promozione nella massima serie attraverso i Play Off, l’agguanta l’annata seguente, rivelandosi tra l’altro un calciatore importante per lo scacchiere gialloblù. Nella sua carriera da calciatore c’è anche una breve parentesi con la maglia del Sassuolo con la partecipazione al Trofeo di Viareggio. Con addosso la maglia del Verona dimostra anche di essere un rigorista impeccabile. Sorprende tutti, però, la decisione del coach di lasciarlo fuori dalla lista Uefa. Lascio agli esperti e ai lettori i dovuti commenti.

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SERIE A 2013/2014

21a giornata - 25 Gennaio 2014

NAPOLI CHIEVO

1

Rafael Maggio (dal 78’ Insigne) Albiol Britos Reveillere Inler, Dzemaili (dal 56’ Jorginho) Mertens Hamsik Callejon Higuain

1

88’

A disp.: Reina, Contini, Colombo, Uvini, Cannavaro, Radosevic, Bariti, Pandev, Zapata. All.: Benitez

18’

Puggioni Frey Dainelli Cesar Sardo Bentivoglio (dal 72’ Radovanovic) Rigoni Hetemaj Dramé Paloschi (dal 78’ Estigarribia) Thereau

A disp.: Silvestri, Squizzi, Pamic, Papp, Dos Santos, Kupisz, Lazarevic, Sestu, Pellissier. All.: Corini

arbitro: IRRATI (Pistoia) NOTE: 39.157 spettatori. Angoli: 11 a 1 per il Napoli - Recuperi: 1’ pt, 4’ st.

di Nastasia Spina

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COPPA ITALIA 2013/2014 - QUARTI DI FINALE

29 Gennaio 2014

NAPOLI LAZIO

1

Reina Maggio Fernandez Albiol Reveillere Inler Jorginho (dal 90’ Dzemaili) Insigne (dal 68’ Mertens) Hamsik (dal 75’ Pandev) Callejón 81’ Higuain A disp.: Rafael, Colombo, Cannavaro, Britos, Uvini, Radosevic, Mertens, Zapata. All.: Benitez

0

Berisha Ciani Novaretti Dias (dal 71’ Biava) Konko (dal 34’ Cavanda) Onazi (dal 46’ Gonzalez) Ledesma Lulic Anderson Keita Perea A disp.: Marchetti, Strakosha, Vinicius, Cana, Biglia, Candreva, Hernanes, Pereirinha. All.: Reina

arbitro: BANTI (Livorno) NOTE: 45.000 spettatori circa. Angoli: 10 a 3 per il Napoli - Recuperi: 3’ pt, 3’ st.

di N. S.

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SERIE A 2013/2014

22a giornata - 2 Febbraio 2014

ATALANTA NAPOLI

3

Consigli Benalouane Stendardo Yepes (dal 34’ Lucchini) Del Grosso Raimondi Migliaccio Baselli (dal 57’ Cigarini) Bonaventura 69’ Moralez 46’, 64’ Denis (dall’85 Cazzola) A disp.: Sportiello, Frezzolini, Giorgi, Brienza, Estigarribia, Kone, Nica, De Luca. All.: Colantuono

0

Reina Maggio Albiol Fernandez Reveillere Inler Dzemaili (dal 69’ Jorginho) Callejon Pandev Mertens Zapata (dal 58’ Higuain) A disp.: Rafael, Colombo, Uvini, Britos, Cannavaro, Ghoulam, Radosevic, Bariti, Hamsik, Insigne. All.: Benitez

arbitro: RIZZOLI (Bologna) NOTE: 12.500 spettatori circa. Angoli: 5 a 1 per il Napoli - Recuperi: 4’ pt, 4’ st.

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COPPA ITALIA 2013/2014 - SEMIFINALE ANDATA

5 Febbraio 2014

ROMA NAPOLI

3

De Sanctis Maicon Benatia Castan Torosidis 32’ Strootman De Rossi Nainggolan (dal 59′ Pjanic) 13’ - 88’ Gervinho Totti (dal 65′ Destro) Ljalic (dal 72′ Florenzi) A disp.: Skorupski, Lobont, Romagnoli, Jedvaj, Bastos, Taddei, Ricci, Mazzitelli. All.: Garcia

2

Reina Maggio Fernandez Albiol Reveillere (dal 24′ Ghoulam) Jorginho Inler Callejon Hamsik 70’ (dal 66′ Mertens) Insigne 47’ Higuain (dall’85' Behrami) A disp.: Rafael, Colombo, Britos, Uvini, Choular, Dzemaili, Pandev, Zapata. All.: Benitez

arbitro: BERGONZI (Genova) NOTE: 40.000 spettatori circa. Angoli: 7 a 2 per la Roma - Recuperi: 1’ pt, 3’ st.

di N. S.

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SERIE A 2013/2014

23a giornata - 8 Febbraio 2014

NAPOLI MILAN

3

Reina Maggio Fernandez Albiol Ghoulam 11’ Inler (dall’89 Dzemaili) Jorginho Mertens Hamsik (dall’83 Behrami) Insigne (dal 78’ Callejon) 56’ - 82’ Higuain A disp.: Rafael, Colombo, Uvini, Henrique, Britos, Bariti, Radosevic, Behrami, Pandev, Zapata All.: Benitez

1

Abbiati De Sciglio Rami Mexes Emanuelson (dal 70’ Montolivo) De Jong Essien Abate 8’ Taarabat Robinho (dal 46’ Kakà) Balotelli (dal 73’ Pazzini) A disp.: Amelia, Gabriel, Zaccardo, Silvestre, Constant, Poli, Muntari, Saponara, Petagna. All.: Seedorf

arbitro: MASSA (Imperia) NOTE: 40.000 spettatori circa. Angoli: 6 a 0 per il Napoli - Recuperi: 0’ pt, 3’ st.

di N. S.

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DERBY DEL SUD: PER UN R

accontare la sfida NapoliRoma è sempre un piacere per me, in quanto questo scontro rappresenta il derby più importante del sud. La storia delle partite tra le due squadre è molto ricca di episodi e, proprio mercoledì 5 febbraio, le due si sono affrontate allo stadio Olimpico di Roma per disputare la partita di andata delle semifinali di Coppa Italia. Questa partita è stata di certo tra le più interessanti, visto che a scontrarsi sono state la seconda e la terza squadra del campionato di serie A. Il Napoli, come i giallorossi, non ha rinunciato a schierare in campo le formazioni dei titolarissimi, per dimostrare quanto importante fosse questa gara. Per la squadra partenopea Hamsik, Callejon, Mertens, Albiol, il nazionale argentino Higuain autore del gol che ha regalato, nella partita dei quarti di finale contro la Lazio, l’accesso alle semifinali di Coppa Italia e il talento di Frattamaggiore Lorenzo Insigne; Tra i grandi della Roma in campo, oltre alle due bandiere Totti e De Rossi, Gervinho, Strootman e Ljajic. È stata una partita intensa e piena di emozioni. Dopo un doppio vantaggio della Roma con i gol di Gervinho e Strootman, gli azzurri trovano il pareggio

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al 2’ della ripresa con una palla calciata da Higuain che viene deviata da Benatià e scavalca De Sanctis e la rete di Mertens al 20’ , ma a pochi minuti dalla fine Gervinho si ripete mettendo a segno il gol della vittoria della Roma. Grande delusione per i partenopei che perdono l’incontro 3-2. Tornando indietro nel tempo,il primo incontro tra Napoli e Roma si giocò nel 1929-30 al campo Testaccio di Roma; risultato 2-2 con la doppietta di Vojak per il Napoli. La prima vittoria in casa della Roma nel 193334, risultato 1-2, con i gol di Rosetti e ancora una volta di Vojak. Con questa vittoria gli azzurri conquistarono il terzo posto in classifica che gli valse la qualificazione alla coppa europea. Nel campionato 56-57 il Napoli batte la Roma per tre reti a uno dopo ben ventitre anni dall’ ultima vittoria, con la doppietta di Luis Vinicio il brasiliano soprannominato “o’ lione” e il gol di Vitali. Un’altra vittoria nella stagione successiva, 0-2, con i gol del “bersagliere”, nome con cui veniva soprannominato Di Giacomo e Vinicio. In questa stagione il Napoli con il trionfo contro la Roma e la Juventus si aggiudicò il quarto posto in classifica, tornando tra le grandi. Nel 1966-67, ai


N POSTO IN FINALE di

tempi del Napoli di Pesaola e Roberto Fiore, che oltre a portare allo stadio 100.000 tifosi ogni domenica riuscirono a strappare al Milan e alla Juventus rispettivamente Altafini e Sivori, gli azzurri portarono a casa un ‘altra vittoria con due reti a zero, su gol di Sivori e Braca. Dopo questo campionato il Napoli si impone nuovamente a Roma nella stagione 73-74 allo stadio Olimpico con il gol di Braglia, soprannominato Jonny Chitarra. Nella stagione 75-76 la squadra partenopea vince ancora con risultato di 0-3 con la doppietta di Sperotto e il gol dell’impeccabile rigorista Beppe Savoldi. Dopo quest’ultima vittoria gli azzurri si ripetono nel 1986-87 quando per l’occasione si girarono le scene del film “i ragazzi della curva b”, che vedeva come protagonisti protagonisti,oltre al noto Nino D’Angelo e al nostro direttore Gennaro Montuori, Bruno Pesaola, Bruscolotti, Carnevale, Ciccio Romano che esordiva con il Napoli e Giordano che inventò l’assist per il gol della vittoria realizzato dal più grande calciatore della storia del Napoli, il mitico Diego Armando Maradona. Risultato della partita infatti fu di 0-1. Questo campionato rappresentò per la squadra e i suoi tifosi uno degli anni migliori poiché dopo sessant’anni gli azzurri vinsero lo scudetto. Altro trionfo a Roma nel 1993-94 per 2 reti a 3 su gol

Jessica Salemme

di capitan Ferrara, Buso e Di Canto. Dopo 17 anni il Napoli si impone all’Olimpico nel 2010-11 con la vittoria regalata da Cavani,il Matador, e questa finora rappresenta l’ultimo trionfo ottenuto dai partenopei contro i giallorossi. Annoveriamo quasi fosse una vittoria lo spettacolare pareggio dei partenopei all’Olimpico nell’anno della risalita dagli inferi, nella stagione 2007-08 , gara conclusasi col risultato di 4-4 con reti di Lavezzi, Totti, Perrotta, Hamsik, De Rossi, Gargano, Pizzarro e Zalayeta. Dopo aver ripercorso le tappe che hanno scandito le trionfali trasferte degli azzurri a Roma, ripercorriamo insieme, in vista del big match del San Paolo i successi interni dei partenopei. Il primo Derby del Sole al San Paolo risale alla stagione 1926-27, quando continua a pagina seguente →

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la formazione partenopea perde la prima partita tra le mura amiche per 2-0 contro i giallorossi all’epoca denominati Alba Roma. Senza procedere troppo a ritroso nel tempo elencherò solo le vittorie che partono dagli anni Sessanta, annoverando come punto di partenza soltanto la prima vittoria del Napoli che risale alla stagione 1930-31 conclusasi con il perentorio 3-0 firmato Mihalich e Sallustro II, fratello del grande Attila. Negli anni Sessanta il Napoli lotta per lo scudetto e ottiene tre vittorie bellissime di fila, quella del 6566 firmata Canè, 6667 e 67-68 entrambe dalla doppietta di un implacabile Altafini. Gli anni ‘70 sono nettamente favorevoli al Napoli. Nel 71-72 ricordiamo un sonoro 40 con doppietta di Andrea Esposito, il solito Altafini e Pogliana. Nel 75’ bellissimo scontro da vertice finito 2-1 con reti di Massa e Savoldi. Nel 77-78 per 2-0 con gol di Pin e del solito ‘‘Mr 2 miliardi’’.

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Nel 79-80 il Napoli serve ancora il tris ai giallorossi con reti di Lucido e doppietta di Damiani, tutti su assist di Capone. L’inizio degli anni ’80 sorride ai partenopei che nella stagione 80-81 travolgono letteralmente una Roma in notevole difficoltà al San Paolo per 4-0, con l’ autorete di Romano, gol di Pellegrini, autorete di Di Bartolomei e Nicolini. L’anno seguente, nella stagione 81-82, gli azzurri ripetono l’impresa battendo di misura i giallorossi per 1-0 con la rete di Citterio. È il Napoli d Marangon, il mitico olandese Rudy Kroll e il talentuoso scugnizzo Nino Musella scomparso prematuramente alcuni mesi fa. Negli anni di Diego Armando Maradona poche le vittorie sui giallorossi. Ricordiamo con rammarico la sconfitta interna per 1-2 dei partenopei nell’87-88, passato agli annali della storia come uno dei più brutti precedenti del Derby del Sole per i partenopei che segnò l’inizio della perdita di uno scudetto che sembrava già conquistato. Nella stagione 1989-90 solo due vittorie, una esaltante per 3-1 con doppietta del Pibe de oro dal dischetto, e sigillo di Careca alla mezz’ora da posizione impossibile. Nella annata 91-92 dopo un primo tempo


deludente in cui i partenopei incassano il doppio vantaggio romanista, nella seconda frazione di gara gli azzurri in rimonta battono i giallorossi per 3 reti a 2 con marcature di Silenzi, Careca, Zola. Il protagonista di questa gara è Massimo Filardi entrato nella ripresa. Successo bissato l’anno seguente stavolta per 2-1 con reti di Fonseca e Careca. Nella stagione 96-97 gli azzurri battono la Roma per 1-0 con rete di Caccia. Una menzione d’ordine merita anche il pareggio della stagione 2000-01 dove un rocambolesco 2-2 rimandò di una giornata la festa scudetto ai giallorossi, reti di Amoruso, Batistuta, Totti e Pecchia. La rete viziata da fallo di mano del capitano giallorosso si rivelò fatale e rispedì il Napoli nuovamente nella serie cadetta. Nell’era De Laurentiis solo due vittorie per i partenopei, nella stagione 2010-2011 con le reti di Marek Hamsik e l’autorete di Juan e nella stagione 2012-13 con il roboante 4-1 sancito dalla tripletta di Edinson Cavani e Christian Maggio, e marcatura di Osvaldo per i capitolini. La Roma è una squadra molto forte e dalle grandi qualità, a testimoniare ciò il suo secondo posto in classifica nel campionato di serie A. Il Napoli, invece, insegue al terzo posto. Per ora vi è una prevalenza della Roma sia in campionato, dove dimostra di essere una grande, sia in Coppa Italia, ma non per questo il Napoli rinuncerà a far vedere il suo valore mettendo in gioco tutte le sue carte nella partita di ritorno il 12 febbraio. La Coppa Italia rimane un obbiettivo importante per gli azzurri ma l’obbiettivo principale per mister Benitez e i suoi resta la Champions League.

Il campionato è ancora lungo e i giochi sono ancora aperti, la squadra partenopea sta affrontando un periodo particolare, ma dispone di giocatori di fama e esperienza internazionale che saranno in grado di risollevare le sorti del Napoli. I precedenti in Coppa Italia tra Napoli e Roma sono pochissimi, mai un sussulto particolare e le statistiche propendono quasi tutte a favore della Roma. Ricordiamo una vittoria importante nel 62’ per 1-0 successo che apre le porte al Napoli per vincere la Coppa Italia e un brutto 5-0 a sfavore degli azzurri.

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Il piccolo Christian Di Lorenzo in vespa tifosissimo del Napoli

Gennaro un super tifoso azzurro

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