Ultr'azzurro gennaio 2015

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Sommario 4

maglia sulla pelle: Schwoch 34 LaStevan

l’Editoriale

di Gennaro Montuori

di Gennaro Montuori

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39 La foto del mese

Finale col botto di Mimmo Carratelli

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film di 42 IlNapoli­Slovan B.

Il film del Trionfo di Doha sfida alla 12 L’eterna “Vecchia Signora”

film di 44 IlMilan­Napoli

di Gennaro Montuori

16 Strinic & Gabbiadini

film di 48 IlNapoli­Parma

di Mauro Guerrera

Giordano: 22 Bruno la vedo così

film di 50 IlJuventus­Napoli

di Amelia Amodio

film di 54 IlCesena­Napoli

24 Idinumeri Rafa Benitez di Mauro Guerrera

LO SPAZIO DEI TIFOSI

28 Mamma li turchi

56 Lo spazio dei tifosi

di Cristiano Corrado

Manuel e la cuginet Alessandra in viaggio per il mon a gridare “Forza Nap

Ciro e Giuseppe insieme allo stadio a tifare Napoli

Gli amici del Bar del Corso tifano Napoli e... odiano la Juve

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l’

Editoriale

di GENNARO MONTUORI

C

arissimi lettori, eccoci tutti insieme ad affrontare un altro anno di amore sempre più forte per la nostra squadra e per la nostra città. Un anno da vivere tutti insieme ogni giovedì con la trasmissione “Tifosi Napoletani” in onda in contemporanea sulle reti del digitale terrestre TeleA 18, Julie Italia 19, Tele A+ 79, Telelibera 72, e sui canali Sky 819 e 920. Il 2015 inizia con la bacheca del Napoli arricchita dalla Supercoppa Italiana vinta dopo il trionfo di Doha contro la Juventus. Proprio la nemica di sempre, la Juventus, inaugurerà il 2015 dello stadio San Paolo. Una partita da vincere per non vanificare il piccolo passettino di crescita della squadra, fatto proprio quando con l’ultimo ruggito del 2014 gli azzurri hanno sollevato la coppa nel deserto asiatico. Vincere la Supercoppa ha dato ulteriore prestigio alla storia del Napoli, ma deve essere un punto di “ripartenza” del progetto di De Laurentiis non un punto di arrivo. Il 5 gennaio è partita ufficialmente la sessione invernale del calciomercato. Il Napoli ha messo subito a segno due colpi: il croato Ivan Strinic e l’italiano Manolo Gabbiadini. Due segnali lanciati da De Laurentiis, ma che ovviamente da soli non possono bastare. Vedremo cosà succederà fino al 31 gennaio. Considero Gabbiadini un ottimo acquisto, un giocatore valido dal futuro del campione di razza. Il nuovo attaccante azzurro, oltre ad essere un investimento dal punto di vista tecnico, è anche un acquisto importante in previsione dell’entrata in vigore della nuova norma sui tesseramenti. La nuova norma prevede che in una rosa di massimo 25 giocatori, almeno cinque dovranno provenire dal vivaio della società di appartenenza e altri cinque cresciuti nei vivai di squadre italiane. Al Napoli servono giocatori di qualità e Gabbiadini è una garanzia sotto questo punto di vista. Strinic l’ho visto troppo poco per dare un giudizio serio e obiettivo. Al contrario di tanti che lo giudicano per averlo visto in azione in tre-quattro filmati su You Tube, io aspetterò qualche partita con la maglia azzurra per esprimere la mia opinione, come al solito serena e senza pregiudizi. Ovviamente mi aspetto che il presidente De Laurentiis, tra la sessione di mercato di gennaio e quella del prossimo mese di giugno, si impegni per completare finalmente la rosa della squadra, oggi ancora troppo corta e dalle alternative non all’altezza dei titolarissimi. Provo a farmi portavoce di quella parte di tifosi, parte sempre più ampia, che non è soddisfatta al 100% dell’operato del presidente. Pur riconoscendole un lavoro eccellente dal punto di vista imprenditoriale, caro presidente, è arrivato il momento del coraggio, è arrivato il momento di consacrare definitivamente il Napoli tra le grandi del calcio italiano. IL 2015 deve essere l’anno per allestire una squadra completa, fatta sia nei numeri che nella qualità, con giocatori di un livello tale da puntare davvero allo scudetto, non solo a parole. A proposito delle parole. C’è un’altra cosa che in tanti speriamo il 2015 porti in dote al calcio napoletano: un maggiore rispetto quando lei, caro presidente, si rivolge a noi tifosi napoletani. Ci ritroviamo con una Supercoppa Italiana in più ma con un pezzo della nostra storia in meno. Troppo grande il vuoto che ha lasciato Pino Daniele, anche se lui è stato tanto altruista da regalare a questa città un repertorio di canzoni che hanno accompagnato diverse generazioni lungo il percorso della loro vita. Grazie Pino, oggi senza di te “Napule è” sicuramente più vuota.

ANNO XXIV - N. 1 - GENNAIO 2015

Direttore:

Gennaro Montuori Hanno collaborato:

Amelia Amodio Mimmo Carratelli Cristiano Corrado Mauro Guerrera Foto di studio “Tifosi Napoletani”:

Vittorio Cangiano Foto a bordo campo gare del Napoli:

Pietro Mosca Progettazione grafica, copertina e impaginazione:

G&Agraphic Per la pubblicità su questo mensile rivolgersi alla redazione di:

Tifosi Napoletani

MUGNANO (NA) - Via Cesare Pavese, III trav. 2/A tel/fax 081 745 14 33 - 392 558 71 24 Gli articolisti forniscono la propria prestazione a titolo spontaneo, assumendosi la responsabilità di quanto scritto.



Finale col botto La mano sinistra di Rafael sulla supercoppa italiana Ed ora i conti di Supercoppa con la Juventus ritornano a vantaggio del Napoli, due successi a uno. Vittoria della squadra di Maradona e Careca (5-1) nel 1990 al San Paolo, scippo bianconero a Pechino (4-2 dopo i supplementari) nel 2012, soluzione ai rigori nell’ultima sfida in Qatar a dicembre (6-5 per il Napoli). A Doha, se Buffon para i tiri dal dischetto di Jorginho, Mertens e Callejon, nella porta azzurra Rafael Cabral Barbosa, 24 anni, di tredici anni più giovane del portierone juventino, inscena sulla linea la danza della pioggia, saltellando come uno stregone di macumba, per confondere gli avversari. E, infatti, Tevez colpisce il palo, Chiellini si fa parare il tiro, Pereyra batte fuori bersaglio e, prodigio tutto personale del portiere brasiliano del Napoli, Rafael vola a deviare con una sola mano, la sinistra, il penalty decisivo di Padoin, una gran parata. Il portiere più discusso della storia del Napoli, che proprio sui rigori sfodera a Doha un coraggio imprevisto, è il piccolo eroe della serata straniante in Qatar, piccolo stadio, diecimila spettatori arabi incapaci di comprendere quello che succede in campo, 400 tifosi bianconeri, un centinaio di Napoli. Così Rafael Cabral Barbosa esce definitivamente dalla rottura del crociato anteriore del ginocchio destro, infortunandosi nella partita con lo Swansea in febbraio, e dieci mesi dopo mette la mano sinistra sulla Supercoppa italiana. La delusione della Juve è stata forte, e s’è vista sulle facce di Marotta, Agnelli e Nedved in tribuna a Doha, perché la squadra bianconera dei record ha perso ripetutamente il confronto col Napoli, facendosi rimontare due volte, chiamando Buffon agli straordinari (due grandi parate, poi altre due sui rigori), ritirandosi a controllare male il match lasciato al Napoli per 90 minuti, escludendo il primo quarto d’ora e il primo tempo supplementare in cui la Juve ha dato di più. Poi gli errori sui rigori quando non sono bastati due prodigi di Buffon a tenere a galla la Juventus perché, nel confronto fra gli “umili” delle due squadre, Gargano e Koulibaly hanno padroneggiato l’emozione del momento decisivo scaraventando in gol i loro pe-

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di Mimmo Carratelli

nalty, mentre Chiellini, Pereyra e Padoin fallivano la loro missione. Tutte le scelte di Benitez sono apparse azzeccate, dalla coppia di lottatori a centrocampo (super-partita di Gargano che da solo ha dissolto il centrocampo bianconero e ha servito l’assist sul secondo gol del Pipita), alla scelta di De Guzman a sinistra, più combattivo di Mertens e magnifico nella fase passiva e in quella attiva (sino al cross del primo gol di Higuain), ad Hamsik più avanzato e coperto proprio da De Guzman, al sacrificio in prima battuta di Callejon su Pogba. Allegri ha fatto affidamento passivo sulla superiorità della Juve (con tutte le “cifre” del campionato a favore, migliore attacco, migliore difesa, 12 punti più del Napoli), superiorità sulla carta ma pallida sul campo quando gli azzurri, per nulla scossi dal clamoroso errore iniziale col quale regalavano il fulmineo vantaggio ai bianconeri, prendevano il sopravvento. Benitez aveva dato alla squadra la sicurezza e la convinzione di poter giocare il match alla pari con i titolatissimi avversari. Il Napoli è riemerso “da squadra”, ha saputo cucire il gioco con pazienza, non ha avuto solo la reazione della formazione tutta cuore e slanci, ma ha gestito la gara con sapienza e precisa applicazione, un paio di volte offrendo campo alla Juve (le occasioni sprecate da Vidal e Tevez), ma tenendo alto il baricentro per costringere l’avversario sulla difensiva come mai è capitato alla Juventus, da Conte ad Allegri. Alla Juve sembrava di poter vincere per gloria e grazia ricevuta. Il Napoli l’ha riportata alla realtà di una partita tutta da giocare contro una squadra azzurra che ad alcuni errori difensivi non ha aggiunto la resa psicologica, lo stordimento, la perdita d’ogni equilibrio. Il Napoli ha reagito e rimontato con grande calma e determinazione facendo sembrare piccola una Juventus a disagio contro un Napoli saggio e convinto di farcela. Man mano sono scomparsi dal campo Evra, Pogba, Vidal, Llorente, Pirlo mentre salivano alla ribalta tutti gli azzurri, irriducibili nei contrasti, pronti a rimediare agli errori e ripartire, svelti a invadere la metà campo bianconera e a mettere palloni pericolosi nell’area di Buffon (due pali, un gol divorato da Callejon, i prodigi di Buffon su due conclusioni di Higuain). Il Napoli ha vinto ai rigori, ma già in partita era apparso superiore alla Juventus di Doha che ha giocato senza la tradizione grinta, senza una manovra convincente, senza la superiorità tecnica dei suoi giocatori migliori. Il Napoli, umile e bene organizzato, ha tenuto botta al doppio svantaggio e alla malasorte sui pali, tenendo la Juve sotto torchio sino alla rincorsa all’ultimo respiro dei supplementari col secondo gol di Higuain, il centravanti tornato guerriero. Con la Juventus, il match di campionato dell’11 gennaio al San Paolo già si arroventa. I bianconeri cercheranno la rivincita col sangue agli occhi. Intanto hanno mollato la Supercoppa che avevano conquistato nelle ultime due edizioni con la vittoria


del 2012 proprio sul Napoli carica di ombre e arroganza. A Doha, Benitez vince la decima coppa della sua carriera, la seconda col Napoli. Higuain, che non segnava da un mese, è esploso in Qatar con una doppietta rimontando due volte le reti di Tevez in un duello tutto argentino. Hamsik è stato il primo trascinatore della serata, più vicino alla porta, scattante, padrone del dribbling. Sono mancati Callejon (duro lavoro in copertura) e Mertens quando è entrato in scena (79’ per Hamsik). Dall’inizio ha giocato De Guzman anziché Mertens ed è stato preziosissimo il lavoro dell’olandese (cross sul primo gol). Hamsik giocava quasi in coppia con Higuain con De Guzman più impegnato a recuperare e a impostare l’azione. La partita, dopo un quarto d’ora, vedeva un Napoli superiore perché le incursioni di Maggio e Ghoulam sulle fasce erano più incisive di quelle di Lichtsteiner ed Evra. Ed era incessante il lavoro dei due centrocampisti. Il Napoli andava sotto con una topica colossale e collettiva della difesa. Sul rischioso tocco di testa all’indietro di David Lopez, si scontravano Koulibaly e Albiol nella marcatura di Tevez che aveva così via libera per il gol (4’). La Juve non cercava il raddoppio, sicura forse di avere già la partita in pugno, ma doveva assistere alla risalita del Napoli, per nulla schiacciato dal balordo svantaggio. Dal quarto d’ora del primo tempo sino a un’ora di gioco, il Napoli era superiore alla Juventus troppo compassata. La squadra bianconera lasciava il pallino del gioco agli azzurri tenendosi dietro la linea della palla e affollandosi in area. Un sinistro di Hamsik deviato da Chiellini mandava il pallone contro il palo (15’). Era un Napoli più vivace e più convinto che si rimetteva in partita, solo tardando ad andare a segno. Rafael parava due conclusioni di Tevez (22’ e 23’). Higuain costringeva Buffon ad una grande parata (42’), Callejon batteva fuori una

comoda palla-gol (53’), ancora Higuain con un pallonetto colpiva il palo (59’) e, dopo due pali, arrivava il pareggio strameritato. Fuga e cross di De Guzman, colpo di testa vincente del Pipita (68’). Alla Juve sfuggivano un paio di occasioni invitanti (86’ Vidal, 89’ Tevez) e il match si allungava ai supplementari con Inler al posto di David Lopez. La Juve aveva rinunciato inspiegabilmente a Pirlo (66’ Pereyra) e sostituito Lichtsteiner (79’ Padoin) perdendo due punti di forza. Quando il Napoli è andato sotto per la seconda volta, con la Juventus che aveva un inizio furente nella prima frazione supplementare, Koulibaly che sventava sulla linea il quasi-gol di Vidal (100’) e Tevez che riportava avanti la Juve (106’), si è temuto che gli azzurri non avessero più energie per replicare. Dava poco Mertens che aveva sostituito Hamsik al 79’, si appannava De Guzman stremato (106’ entrava Jorginho), ma la squadra ritornava nella metà campo bianconera e, sul cross di Gargano, Higuain infilava con una zampata fra due difensori della Juve allo spirare dei supplementari (118’). La Juve ci rimaneva di sale. Poco aveva fatto per vincere, ma aveva sperato di farcela senza il solito gioco veloce e aggressivo. Si andava ai calci di rigore e Rafael vinceva alla fine il confronto con Buffon. Il portiere juventino parava il primo penalty di Jorginho, Tevez colpiva il palo. Poi era tutta una rincorsa della Juve col Napoli sempre avanti fino a che, sul 5-5, Mertens falliva dagli undici metri (parato) e falliva anche Callejon (altra parata di Buffon). Ma poiché Rafael neutralizzava il tiro di Chiellini, il Napoli restava sul 5-5 quando Pereyra batteva fuori il suo penalty. Sul dischetto Koulibaly andava senza incertezze scaraventando in gol il pallone del sesto rigore e, poi, Rafael neutralizzava strepitosamente il rigore di Padoin (6-5 finale sui penalty).

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IL FILM DEL TRI

Questa vittoria per noi è storica perchÊ per la prima volta ci ritroviamo negli scontri

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IONFO DI DOHA diretti delle finali di supercoppa al di sopra della Juventus avendone vinte due su tre

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Napoli-Juventus:

di Gennaro Montuori

L’eterna sfida alla “VECCHIA SIGNORA” Per i tifosi napoletani la partita contro la Juventus non è mai stata (e mai lo sarà) una gara come le altre. E’ sempre stata vissuta (e sempre lo sarà) come una sfida allo strapotere prepotente del nord, non solo calcistico. Tante volte i napoletani hanno cullato il sogno scudetto, poi sfumato perché tra il Napoli e il tricolore si è sempre intromessa lei, la Juventus. Anche per questo l’antipatia sportiva verso i bianconeri di Torino, supera ogni normale rivalità. Probabilmente non è stato neanche un caso se per inaugurare lo stadio San Paolo, venne scelta la data del 6 dicembre del 1959, quando il campionato di Serie A proponeva Napoli-Juventus. La partita terminò 2-1 per il Napoli, grazie ai gol di Vitali e di Vinicio, che mandarono in visibilio i settantamila tifosi napoletani presenti, per aver sconfitto la Juventus ricca di grandi campioni come Sivori, Charles e Boniperti. Il portiere del Napoli Bugatti venne superato dallo juventino Cervato, che segnò solo su un rigore generoso (e ti pareva). Si giustifica così quell’intenso gioioso gusto, che solo un tifoso napoletano può capire e assaporare quando si strappa dalle mani della Vecchia Signora un trofeo. Il riferimento è quanto successo lo scorso 22 dicembre, quando a Doha il Napoli ha strappato dalle mani della Vecchia Signora la Supercoppa Italiana, che per ben quattro volte si era già incamminata verso Torino. Quella beffa finale ai rigori ha anche permesso di vendicare, in maniera pulita e onesta, lo scippo bianconero di Pechino, targato Mazzoleni. La prima volta che il Napoli ha ospitato la Juventus è stato nel lontano 1926, l’anno di nascita del Calcio Napoli. In quell’occasione la Juventus capitalizzò la maggiore esperienza calcistica, visto che già calcava i campi di gioco dal 1897. Per la squadra del presidente-fondatore Giorgio Ascarelli, fu una sonora sconfitta per 0-3. Da quel lontano 21 novembre 1926, i bianconeri hanno fatto visita al Napoli per ben 78 volte: 70 in Serie A, 1 in Serie B, 5 in Coppa Italia, 1 in Supercoppa Italiana, 1 in Coppa Uefa. Il Napoli ha vinto 27 volte, pareggiato 30 e perso in 21 occasioni. In queste 78 partite il Napoli ha segnato

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105 gol contro gli 89 messi a segno dalla Juventus. La storia di Napoli-Juventus non è stata scritta solo da grandi fuoriclasse come Maradona e Platini oppure come Baggio e Careca, ma anche dai tanti campioni che hanno indossato entrambe le casacche: Sivori, Altafini, Zoff, Fabio Cannavaro, Ciro Ferrara, solo per citarne alcuni. Napoli-Juventus è fatta anche di date che vengono custodite gelosamente nel cuore dei tifosi napoletani. Impossibile dimenticare la partita del 3 novembre 1985, quando il grande Diego calciò una punizione impossibile da segnare, accarezzando magicamente il pallone per infilarlo nel set alla sinistra del portiere bianconero Tacconi. Forse solo “Lui” poteva segnare un gol così che neanche il grande Pelè sarebbe stato capace di mettere in porta. Indelebile ricordo è anche quello legato alla partita di ritorno dei quarti di finale di Coppa Uefa del 16 marzo 1989. L’andata a Torino finì 2-0 per la Juventus. Nella partita di ritorno a Napoli, prima Maradona su rigore e poi Carnevale costrinsero le squadre a giocarsi la qualificazione ai tempi supplementari. Quando nell’aria si iniziava a diffondere il profumo dei calci di rigore, al 114° minuto con Maradona sostituito per infortunio, Alessandro Renica segnò il gol del 3-0 finale che lanciò il Napoli alla conquista della Coppa Uefa. Oltre ottantamila spettatori vennero investiti da un vero e proprio orgasmo sportivo. Altre due sono le date che hanno fatto la storia di Napoli-Juventus. La prima è quella dell’1 settembre 1990, quando al San Paolo il Napoli conquistò la sua prima Supercoppa Italiana battendo la Juventus con un netto 5-1. L’altra è il 25 maggio 2012, quando il Napoli di De Laurentiis ha conquistato sul neutro di Roma la Coppa Italia, vincendo contro i bianconeri per 2-0 grazie alle reti di Cavani su rigore e di Hamsik. La storia recente, quella legata al Napoli di De Laurentiis, ci racconta di dieci precedenti. La prima sfida venne giocata il 27 agosto 2006 in Coppa Italia, vinta ai rigori dal Napoli, con il portiere Iezzo grande protagonista dopo il 3-3 dei tempi regolamentari. La successiva sfida è anche l’unico precedente in Serie B tra le due squadre e terminò 1-1. Le altre otto partite sono state giocate tutte in Serie A, e hanno visto il Napoli vincere sei volte e pareggiare due. L’ultima sfida al San Paolo è terminata 2-0 per il Napoli grazie ai gol di Callejon e Mertens. La sfida continua. Dopo Doha, i tifosi napoletani vorrebbero fare un altro scherzetto alla Juventus. L’occasione è la diciassettesima giornata del campionato di Serie A 2014-2015, quando al San Paolo va in scena un altro episodio della saga di Napoli-Juventus. Riuscirà il presidente De Laurentiis a conservare la sua personale imbattibilità interna contro la Vecchia Signora?

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&GABBIADINI

STRINIC

tra entusiasmo e scetticismo di Mauro Guerrera

Lo scorso 5 gennaio si è aperta ufficialmente la sessione invernale del calciomercato per la stagione 2014-2015. Ma il mercato, nel calcio moderno, può considerarsi aperto dodici mesi l’anno, fatto soprattutto di voci inventate. Notizie spesso infondate che servono a certi personaggi del mondo dell’informazione, solo per la propria notorietà ma che generano pericolose illusioni. Sono troppi i personaggi che non hanno rispetto per i tifosi, sbandierando conoscenze in società o amicizie con questo o quell’altro procuratore, affidandosi poi al dimenticatoio dove finiscono le tante bufale che hanno scritto sui loro siti o giornali. La verità è che le trattative, quelle vere, restano misteriose fino al momento della chiusura di un accordo tra le parti in causa. Intanto il Napoli ha già messo a segno due colpi: Ivan Strinic e Manolo Gabbiadini.

IVAN STRINIC

Nato a Spalato in Croazia il 17 luglio 1987, è alto 186 cm per 76 Kg di peso. Cresciuto nelle giovanili dell’Hajduk Spalato, è stato acquistato a parametro zero, perché il suo contratto con gli ucraini del Dnipro è scaduto il 31 dicembre 2014. Ha scelto la maglia numero 3, il numero per antonomasia dei terzini sinistri di una volta. “Finalmente è cominciata la mia avventura. Sono arrivato in una grande città” sono state queste le prime parole del croato appena arrivato all’ombra del Vesuvio. Su di lui è pronto a scommettere l’ex tecnico del Napoli Edy Reja, che ha allenato Strinic quando era alle dipendenze dell’Hajduk Spalato: “E’ un giocatore di caratura internazionale. Sarebbe stato il primo nome che avrei indicato nel caso mi avessero proposto una panchina. Avrei fatto le capriole per farmelo acquistare. Un ottimo calciatore, dotato di buona tecnica di base abbinata ad altrettanta fisicità, che però ha maggiore propensione alla fase offensiva piuttosto che a quella

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difensiva. Lo conoscevo e sapevo quanto potesse rendere in un centrocampo a 5 ma anche in una difesa a 4. E’ un esterno di ruolo capace di guadagnare il fondo e crossare, in possesso di buona progressione palla al piede nonché abile sulle palle inattive, punizioni e corner”. Non è invece dello stesso parere un altro ex del Napoli. Salvatore Bagni ha

avuto un ruolo importante nel passaggio del croato al Napoli, grazie ai rapporti professionali che intrattiene con l’agente del calciatore. Il guerriero del centrocampo azzurro ai tempi di Maradona, ha così descritto Strinic: “È un buon calciatore, forse appena sopra la media. Ma non bisogna credere che il croato sia un fuoriclasse: più o

meno siamo sugli stessi livelli di Ghoulam”. Strinic è stato scelto dal Napoli proprio per colmare il vuoto sulla fascia sinistra lasciato da Ghoulam impegnato in Coppa d’Africa fino a metà febbraio. Fascia sinistra che, ricordiamo, è già orfana dell’infortunato Zuniga. La speranza dei tifosi del Napoli è che la ragione sia dalla parte del tecnico Reja. E’ ancora vivo il ricordo non proprio entusiasta del francese Reveillere. Negli ultimi due mesi col Dnipro ha giocato poco per una botta al costato, ma Strinic è perfettamente recuperato al punto di essere convocato per la trasferta di Cesena. Strinic si sta ambientamdo rapidamente nella città partenopea, grazie anche all’aiuto del suo connazionale Radosevic. Vanta un precedente da avversario del Napoli, nella doppia sfida di Europa League 2012-2013, quando militava nelle fila del Dnipro. Strinic vinse 3-1 la partita in Ucraina, ma perse 4-2 quella al San Paolo quando Cavani decise di fare l’extra-terrestre segnando tutti e quattro i gol del Napoli.

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MANOLO GABBIADINI È un nazionale italiano nato a Calcinate (Bergamo) il 26 novembre 1991. Alto 186 cm per 81 Kg di peso, è stato acquistato dal Napoli per circa 13 milioni di euro, equamente divisi tra Juventus e Sampdoria che ne detenevano le due comproprietà. In questo campionato con la Sampdoria ha già segnato7 reti in 13 presenze, di cui una molto bella a Torino contro la Juventus. Attaccante cresciuto nelle giovanili dell’Atalanta, gioca da esterno destro

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alto, ed è bravo di testa, mentre sulle punizioni può rappresentare un’ arma in più per l’attacco del Napoli. Prima di approdare alla corte di Benitez, Gabbiadini ha giocato con l’Atalanta in Serie A, il Cittadella in Serie B, per poi tornare in Serie A prima con Atalanta e Bologna e poi con la Sampdoria. Finora nella massima serie ha collezionato 102 presenze segnando 22 gol. Gabbiadini indosserà la maglia numero 23, e dalle prime frasi pronunciate al suo arrivo a Napoli, sembra aver già capito

il punto debole dei tifosi azzurri: “Mi piacerebbe segnare alla Juventus, ma la cosa più importante è che comunque vinca la squadra. Ringrazio i tifosi per l’accoglienza e mi dispiace non averli potuti abbracciare. Lo farò facendo parlare il campo. Nazionale? Prima viene l’azzurro del Napoli, sarà tutta una conseguenza”. Su di lui i giudizi sono soprattutto positivi. Buffon lo giudica uno dei migliori giovani italiani che ha tutte le carte in regola per diventare un cam-


pione. L’ex centravanti del Napoli Beppe Savoldi, è convinto che l’attacco del Napoli con Gabbiadini sia diventato stellare: “Gabbiadini è un attaccante che nasce come prima punta, ma che ha fatto vedere le cose migliori quando ha giocato sui lati, nel tridente. È bravo ad accentrarsi sia da destra, che da sinistra. Può fare tutto e su quella fascia vola. Il suo sinistro è forte e preciso da vero cecchino sui calci piazzati. Gabbiadini a Napoli può fare bene da subito. È un ragazzo forte, non solo tecnicamente. Ha grandi qualità, a Napoli può crescere tanto. Ne sono sicuro, non deluderà le attese”. Anche il “barone” Franco Causio ha giudicato positivo l’arrivo di Gabbiadini al Napoli: “Acquisto indovinato, perché è un calciatore forte che però non ha bisogno di inutili tensioni intorno a sé. Magari altre squadre avessero elementi come Manolo. E’ un ragazzo interessante e di prospettiva, sia per il Napoli che per la nostra Nazionale. Ragazzo pratico, in possesso di numeri eccellenti. Napoli è stata la scelta giusta per migliorare e fare esperienza in campo internazionale”. I due nuovi acquisti, dal loro arrivo a Napoli, hanno già una cosa che li accomuna: l’accoglienza dei tifosi. Il croato è rimasto impressionato dalla presenza di oltre 25.000 tifosi per un allenamento allo stadio San Paolo. Il giovane italiano invece ha potuto

assaggiare la passione dei napoletani appena atterrato all’aeroporto di Capodichino, dove l’entusiasmo di oltre 1.000 tifosi, ha praticamente bloccato le normali operazioni di arrivi e partenze dello scalo napoletano. Forse l’entusiasmo per la vittoria della Supercoppa Italiana ha fatto passare in secondo piano il fatto che i due nuovi acquisti non vanno ad ampliare e completare la rosa. Strinic e Gabbiadini, infatti, vanno a colmare i vuoti venutisi a creare per le assenze di Zuniga e Ghoulam in difesa, e di Lorenzo Insigne in attacco. Dalle righe di questo giornale, nonché durante le puntate televisive di “Tifosi Napoletani”, abbiamo sempre sostenuto che il ritardo del Napoli in classifica è dovuto soprattutto a una rosa troppo corta, che rimane tale anche dopo questi due nuovi acquisti. Per giudicare Strinic e Gabbiadini è giusto aspettare il mese di maggio, ma la nostra speranza è che la società sia cosciente che la squadra così com’è non è ancora completa, mancano sempre due leader e riserve di qualità. Il mercato chiuderà il 31 gennaio e

noi saremo alla finestra per vedere come si muoverà la società fino a quella data. Poi giudicheremo con la massima serenità, ma senza fare sconti a nessuno, come sempre d’altronde… .. al contrario di altri.

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Il principino della pizzeria PRINCIPE UMBERTO

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BRUNO GIORDANO: di Amelia Amodio

“la vedo così”

B

runo Giordano, nato a Roma nello storico quartiere di Trastevere dove, già da bambino tra i vicoli e le piazze dimostrava di avere la stoffa del campione. Nella metà degli anni ’80 è stato tra i protagonisti del grande Napoli targato Diego Armando Maradona con il quale ha vinto uno scudetto e una Coppa Italia: non a caso è stato tra i componenti dello storico tridente “MaGiCa”, prima con Maradona e Andrea Carnevale, poi con Maradona e Careca. Da allenatore ha girato l’Italia, da calciatore, a suon di gol, è stato una bandiera della Lazio, ma i ricordi vissuti nella bella Napoli sono assolutamente indelebili nella sua mente. L’ex attaccante romano ricorda così i suoi anni d’oro vissuti nel club azzurro, tracciando un parallelo tra il Napoli di ieri e il Napoli di oggi: “Di quel Napoli ho ricordi a dir poco fantastici poiché è stato sicuramente il periodo più florido della storia azzurra. Non lo ricordo solo con entusiasmo dal punto di vista sportivo, bensì anche dal punto di vista umano: ancora oggi torno volentieri a Napoli. Quella squadra ha sicuramente lasciato il segno, ma anche il Napoli di oggi ha tutte le potenzialità per farlo, con i dovuti accorgimenti. Non dimentichiamo che a Napoli c’è la migliore tifoseria del mondo: proprio per questo il Napoli dovrebbe dare sempre il massimo”. In qualità di tecnico, Giordano riconosce le difficoltà che

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un allenatore potrebbe incontrare in una piazza calda come quella napoletana: “Quando si ha a che fare con una tifoseria così appassionata, non è facile mantenere un certo equilibrio. La parola chiave, in questi casi, infatti, dovrebbe essere proprio equilibrio. A Benitez riconosco grandi doti tecniche : ha allenato squadre importanti in Inghilterra e in Spagna, il suo curriculum parla chiaro, è un tecnico di prima fascia anche se, come ogni essere umano, a volte può commettere, suo malgrado, qualche sbaglio”. Bruno Giordano, quarto bomber di sempre nella storia biancoceleste, da ex attaccante appassionato si sofferma poi sul reparto offensivo del club azzurro: “Il Napoli ha un giocatore di una certa caratura: Higuain, attaccante tra i primi cinque al mondo. Non è solo un bomber straordinario al culmine della maturità calcistica ma è anche un calciatore capace di creare gioco. Una pecca? Noto che è poco servito dai compagni, il resto della squadra non lo coinvolge abbastanza e, di conseguenza, riceve pochi palloni giocabili”. Giordano si sofferma anche sul tanto atteso match di domenica 11 gennaio contro la Juventus: “Mi auguro con tutto il cuore che il Napoli possa avere la meglio. Dopo la conquista della Supercoppa tutta la squadra ha acquisito più convinzione e determinazione. Per battere la Juventus serviranno una grande prestazione e un pizzico di buona fortuna. Il Napoli ha tutte le carte in regola per battere la capolista”. Infine, l’ex attaccante azzurro analizza la situazione dell’attuale Napoli, valutando pro e contro della squadra: “Questo Napoli ha certamente qualcosa da migliorare: le eventuali partenze di Mesto e Maggio inciderebbero sicuramente sulla difesa, che andrebbe riveduta, senza trascurare il reparto di centrocampo al quale manca un giocatore alla Pirlo, un regista capace di dettare le regole del gioco. In più, noto una certa discontinuità, dovuta probabilmente a cali di concentrazione. Ciò che mi stupisce è la difficoltà che il Napoli dimostra con le squadre piccole: non basta essere grande con le grandi, bisogna saper conquistare punti anche con le tanto sottovalutate squadre piccole poiché sono quei punti che consentono ad una squadra di raggiungere la vetta della classifica, cosa che auguro di fare al più presto al mio mai dimenticato Napoli”.

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di Mauro Guerrera

I numeri di Rafa Benitez

“R

afa” Benitez cinquantaquattrenne allenatore-manager madrileno, è stato ingaggiato dal presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis all’inizio della stagione 2013-14. La sua missione era sostituire Walter Mazzarri nei cuori dei tifosi napoletani. Un compito non facile neanche per un allenatore navigato come lo spagnolo, fresco vincitore dell’Europa League con il Chelsea. Dopo il trionfo di Doha contro la Juventus, il suo personale palmares ha raggiunto la riguardevole cifra di dodici trofei vinti con cinque squadre diverse di tre nazioni differenti. Tra le sue squadre Valencia e Napoli, squadre raramente partite favorite in una competizione e Club blasonati ma in momenti di difficoltà come Liverpool, Chelsea e l’Inter del post-triplete. Eppure anche in queste situazioni delicate è riuscito a vincere qualcosa di importante. Una bacheca di tutto rispetto con due Liga di Spagna, una Coppa d’Inghilterra, una Community Shield, una Coppa Italia, due Supercoppe Italiane, una Champions League, due Europa League, una Supercoppa Europea ed un Mondiale per Club. Successi che per il calcio italiano non sono ancora sufficiente. “Non è adatto al calcio italiano” dicono in tanti. “Troppo integralista nel modulo” dicono altri. Eppure in sei mesi all’Inter e in un anno e mezzo al Napoli ha vinto ben quattro trofei. La principale diffidenza di chi si lascia confondere dai numeretti, è sul modulo adottato dal Napoli di Benitez. Lo stato d’animo che gioco forza viene influenzato dai risultati fa considerare il 4-2-3-1 un modulo ottimo quando si vince, ma assolutamente da cambiare quando si perde o si pareggia.

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Magari se Benitez avesse avuto a disposizione qualche calciatore di grande personalità e maggiore qualità si poteva avere una posizione in classifica migliore e gestire meglio alcune partite ma se la rosa è incompleta non è certo colpa del tecnico. Rafa Benitez ha subito messo a disposizione della piazza napoletana tutta la sua professionalità, tutto il suo impegno e la sua grande conoscenza del calcio internazionale. In diciotto mesi ha portato all’ombra del Vesuvio una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana. Nell’anno della rifondazione, grazie a lui il Napoli ha conquistato il terzo posto in campionato eguagliando il record dei punti in classifica (78), e migliorando quelli delle vittorie in trasferta (10) e dei gol segnati in una stagione (104). Tutto questo giocando un calcio piacevole che ha permesso al Napoli di conquistare anche 12 punti nel girone di Champions League centrando un poco fortunato primato ossia quello di conquistare dodici punti nel girone, arrivare primi ed essere eliminati solo per un gol nel computo della differenza reti. Se tanti giocatori hanno scelto il Napoli è stato proprio grazie all’autorevole presenza di Benitez sulla panchina partenopea. Proprio per questo motivo il tecnico spagnolo andava convinto a restare a Napoli accontentandolo nelle varie richieste da lui formulate, cosa non avvenuta e che, di fatto, ha portato ad un divorzio che appare ormai certo. Un allenatore portato più per le competizioniad eliminazione diretta che non per i tornei lunghi come i campionati. Forse è proprio questo l’unico limite che si può vedere in Rafa Benitez: i pochi campionati vinti a fronte dei dieci trionfi nelle coppe. Non a caso il tecnico spagnolo è chiamato il “Re di Coppe”. Va anche detto che per potersi imporre nelle compe-


tizioni lunghe occorrono organici adeguati sia qualitativamente che numericamente ed è questo che forse è mancato a Benitez nella sua lunga carriera in panchina. Mentalità manageriale a tratti maniacale, che lo spinge addirittura a organizzare personalmente le trasferte della squadra per scegliere l’albergo con la camera più adatta al suo lavoro. Possiede un database con ogni sorta di informazione sulle condizioni psico-fisiche dei giocatori che allena. Conosce le caratteristiche di ogni calciatore in attività. Sarà difficile che lui, di un giocatore, possa dire “Ma chi è? Non lo conosco”. In pratica c’è solo da fidarsi, se sceglie un giocatore piuttosto che un altro si può stare tranquilli. Il Napoli non ha mai avuto un allenatore di un livello tanto alto quanto quello di Benitez, compresi quelli che a Napoli hanno vinto scudetti e Coppe. Nella classifica degli allenatori ancora in attività, è al diciannovesimo posto per i trofei vinti. In questa speciale classifica supera di gran lunga allenatori tanto osannati come Spalletti, o Klopp oppure Pellegrini. In questa speciale classifica, tra chi lo precede ci sono allenatori prossimi al ritiro come ad esempio Capello, Trapattoni ed Eriksson, oppure allenatori che hanno vinto solo in campionati non proprio di primo livello come nel caso di Lucescu, Luxemburgo, Scolari e Carlos Bianchi. Escludendo questi nomi, Benitez entrerebbe di diritto nella top-ten degli allenatori ancora in attività. Se l’aspetto professionale di Benitez genera opinioni contrapposte, tutti concordano nell’apprezzare l’aspetto umano del tecnico azzurro. Uomo di grande cultura (parla correntemente ben quattro lingue, spagnolo, inglese, italiano e francese), ha saputo apprezzare tutte le bellezze naturali e

artistiche di Napoli, ha saputo godersi tutte le tradizioni gastronomiche e popolari di questa città. Al contrario di chi lo ha preceduto, si è anche preoccupato di integrarsi totalmente nella realtà sociale napoletana. Probabilmente non ha la stessa “abilità” di Mourinho di saper scegliere sempre la piazza dove ci sono le basi giuste per essere competitivi. Forse non avrà mai a disposizione una rosa stellare come Ancelotti o Guardiola, però il suo modo di vivere il calcio in maniera sempre serena e sorridente, ha fatto breccia nei cuori dei napoletani, e oggi è per tutti “Don Rafè”. La sensazione di chi ama il bel calcio, è che sulla storia sportiva napoletana di Benitez ci potrebbe ancora essere tanto da scrivere. Se in ambito cattolico si usa “Santo Subito”, nel caso di Benitez è giusto sostenere “Confermato subito”.

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MAMMA LI TURCHI

L’

urna di Nyon, questa volta, è stata benevola nei confronti degli azzurri. Si potevano pescare avversarie temibili come le inglesi Tottenham e Liverpool, oppure i gloriosi “lancieri” olandesi dell’Ajax, i teutonici del Wolfsburg o le spagnole Villareal e Siviglia, questi ultimi detentori del trofeo, invece al club azzurro sono toccati i modesti turchi del Trabzonspor, squadra di centro classifica di un campionato non certo di primo livello. Una squadra che ha raggiunto i sedicesimi di finale piazzandosi al secondo posto alle spalle del Legia di Varsaria a pari merito con i belgi del Lokeren sui quali l’ha spuntata solo grazie ad un migliore score negli scontri diretti. Il Club con sede a Trebisonda, città situata sul mar Nero e porto commerciale tra i più importanti del paese, pur essendo nato soltanto nel 1967 rappresenta una delle squadre

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più titolate del calcio turco insieme al Galatasaray, al Fenerbahçe ed al Beşiktaş. Tra l’altro vanta il primato di essere stata la prima squadra non di Istanbul a vincere il titolo nazionale, il primo dei quali addirittura da neopromossa.

di Cristiano Corrado

Presenti da sei stagioni consecutive in Europa, con cinque partecipazioni in Europa League ed una alla fase a gironi della Champion, quest’ultima a causa dell’esclusione del Fenerbahçe implicato in un illecito sportivo, il Trabzonspor non può van-


tare lo stesso palmares che vanta in terra turca: nelle sue partecipazioni alle competizioni europee, infatti, i turchi non sono mai andati al di là dei sedicesimi di finale. Discorso diverso sul fronte interno dove la compagine di Trebisonda può annoverare nella sua bacheca 6 titoli nazionali, l’ultimo vecchio di 30 anni, 8 Coppe di Turchia ed altrettante Supercoppe nazionali. Nell’attuale campionato, però, il Trabzonspor naviga in un anonimo centro classifica con una difesa che, in questa stagione, rappresenta il punto debole della squadra forse anche a causa del grave infortunio che ha colpito il portiere titolare il 26enne Kivrak che ha subito la rot-

tura del legamento crociato anteriore e che non sarà disponibile prima di aprile. L’estremo difensore turco, tra l’altro, è uno dei giocatori più rappresentativi e di maggior valore della squadra, con una quotazione intorno ai 12 milioni di euro, insieme all’attaccante portoghese Oscar Cardoso la cui valutazione si aggira intorno agli 8 milioni. Un organico non certo trascendentale che ha nell’ex milanista Constant, nell’ala camerunense Majeed, e nei difensori Bosingwa e Yusuf Erdogan i suoi uomini migliori. Per far capire meglio il valore di questo organico basti considerare che il suo valore complessivo ammonta ad 88 milioni di euro, un‘ inezia se rappor-

tato a quello del Napoli che supera i 252 milioni. Per gli azzurri, oltre ad una innegabile superiorità tecnica, anche il vantaggio, maturato attraverso il primo posto conquistato nel girone eliminatorio, di giocare la prima gara in trasferta: il 19 febbraio Hamsik e compagni saranno di scena, alle ore 19,05, nel piccolo ma caldo impianto di Trebisonda, il Hüseyin Avni Aker, stadio costruito nel 1951 con solo 2500 posti e successivamente ristrutturato nel 2011 con una capienza portata a 24169 posti. Il ritorno, invece, sette giorni più tardi, il 26 febbraio al San Paolo, con inizio alle ore 21,05.

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La maglia sulla pelle

di Gennaro Montuori

Stefan Schwoch

Q

uesto mese abbiamo successivo in sole 21 partite. voluto ricordare un Nel 1994-‘95 il passaggio al Liattaccante che, a vorno, sempre in C2, dove L’ultimo vero bomber suon di gol, ha lasciato il suo mise a segno 19 gol in 33 inricordo nei cuori dei tifosi azcontri, guidando la squadra italiano della storia azzurra, zurri pur militando nel Napoli amaranto ai play-off, prima di fu protagonista appena un anno e mezzo. terminare la corsa promoStiamo parlando di Stefan zione contro il Castel di Sandella promozione in A Schwoch (nato a Bolzano il 19 gro. ottobre 1969), il bomber della Ceduto per problemi econel 2000 promozione in serie A con nomici al Ravenna, in serie C1, Novellino, in azzurro dal genguidò i giallorossi alla conquinaio 1999 al giugno 2000. sta della promozione tra i caGrande trascinatore, nel camdetti. L’anno successivo, nel pionato che vide il ritorno in massima serie degli azzurri 1996, il Ravenna, pur partendo con una penalizzazione di suggellato proprio da un suo gol a Pistoia. Per l’attaccante tre punti, ottenne un importante ottavo posto, grazie anche azzurro 22 reti in 35 partite con un’elevatissima media gol- alle sue reti. Passato al Venezia di Zamparini, ritrovò Novelpartita di 0,63, un vero record nella storia del Napoli. lino dopo averlo avuto a Ravenna: entrambi furono protaIniziò a segnare nel Merano nella stagione 1987-88 nel gonisti del grande salto in A dei lagunari, dopo 31 anni campionato interregionale per poi fare la prima esperienza grazie all’importante contributo di Schwoch che segnò 17 da professionista l’anno seguente con la Spal in C2. A se- reti in 36 partite. guire, il ritorno nei dilettanti e una nuova “visita” in C2 per Dopo un inizio di stagione non proprio brillante di tutto due stagioni, tra le fila del Pavia. Il suo rendimento di bom- il Venezia, nel 1998-’99, il bomber fu ceduto al Napoli con ber di razza però non venne mai meno e non tenne conto cui debuttò il 6 gennaio 1999 contro la Lucchese al San delle categorie: 7 gol il primo anno in 29 incontri e 12 l’anno Paolo. L’anno successivo, Schwoch ritrovò Walter Novellino e insieme riportarono Napoli in A dopo la vittoria nella fornace di Pistoia il 4 giugno 2000 proprio grazie ad un suo gol. Nonostante fosse diventato un beniamino indiscusso della tifoseria, Ferlaino lo cedette al Torino per far cassa negandogli, così, la gioia di giocare nella massima categoria. Anche in maglia granata l’attaccante altoatesino fu determinante e con 8 gol in 31 incontri diede un grande contributo alla promozione in A dei granata. Però, ancora una volta la gioia di giocare in massima serie A gli venne in qualche modo negata: passò infatti al Vicenza , in

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serie B, in un campionato che vide i veneti non andare oltre un piazzamento di centro classifica. Continuerà a segnare fino al 2006-2007, sempre con la casacca biancorossa, fino a diventare il quarto cannoniere di tutti i tempi della storia vicentina, superando il mitico Pablito Rossi. Il

1° giugno 2008, a quasi 39 anni, Stefan Schwoch giocò la sua ultima partita, in casa del Lecce, non riuscendo, però, a realizzare il classico gol di fine carriera. Un bomber purosangue, per noi tifosi del Napoli l’unico grande rammarico è il non averlo potuto vedere all’opera in serie A. I suoi gol avrebbero sicuramente evitato la balorda retrocessione in B. Nell’era De Laurentiis, prima che arrivasse Riccardo Bigon, si era anche proposto per ricoprire l’incarico di diesse del Napoli, a conferma di un feeling che dura tuttora con la città e la squadra.

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TERRA MIA

Come è triste e come e amaro per un Grande che ci ha lasciato La redazione di Tifosi Napoletani e il Direttore Gennaro Montuori, in questa pagina vogliono ricordare la scomparsa del mitico Pino Daniele. Gennaro Montuori è vicino al dolore della famiglia, nel ricordo di una grande amicizia con tutti i fratelli e in particolare con la mamma e il fratello Nello, mitico Ultrà del Napoli e cantautore. Pino voglio salutarti in questo modo. Quando scrivesti “Napule è mille culure” io ti dissi “è una brano straordinario però hai commesso un errore” e tu sorridendo mi dicesti “quale” e io ti dissi “Napule è un solo colore: Azzurro”, e abbracciandomi mi dicesti: “hai ragione palummé”. Nel concludere queste mie poche righe mi rivolgo al fratello Nello, mio amico fraterno da più di quarant’anni. Mi raccomando rendi onore a tuo fratello “Pinotto” continuando a tenere alto il valore della vostra musica.



LA FOTO DEL MESE

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EUROPA LEAGUE 2014/2015

6a giornata - 11 dicembre 2014

il film di

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NAPOLI 3 SLOVAN B. 0


IL TABELLINO: NAPOLI: Andujar, Maggio, Koulibaly, Britos, Ghoulam, Inler, Gargano, Mertens (dal 17ʼ De Guzman), Hamsik, Callejon (dal 29ʼ st Mesto), Duvan (dal 33ʼ st Higuain). A disp.: Rafael, Henrique, Lopez, Jorginho. All.: Benitez.

SLOVAN BRATISLAVA: Perniš, Čikoš, Hudák, Gorosito, Jablonský, Kolčák, Štefánik, Žofčák (dal 17ʼ st Ďuriš), Milinković (dal 27ʼ st Halenár), Kubík (dal 42ʼ st Gašparovic), Peltier. A disp.: Poláček, Sipľak, Vrablec, Fořt. All.: Chovanec.

MARCATORI: 6ʼ Mertens, 16ʼ Hamsik, 30ʼ st Zapata (N)- ARBITRO: Stravrev (Macedonia) - NOTE: ammoniti Hudák (S). Spettatori: 3.000 circa. Angoli: 7-1 per il Napoli. Recupero: 0' pt; 3' st.

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SERIE A 2014/2015

15a giornata - 14 dicembre 2014

il film di

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MILAN NAPOLI

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IL TABELLINO: MILAN: Diego Lopez, Bonera, Rami (dal 21ʼ s.t. Zapata), Mexes, Armero, Poli (dal 32ʼ s.t. Muntari), De Jong, Montolivo (dal 41ʼ s.t. Essien), Honda, Menez, Bonaventura. A disp.: Abbiati, Agazzi, Zaccardo, Albertazzi, Saponara, Pazzini, El Shaarawy). All.: Inzaghi.

NAPOLI: Rafael, Mesto, Albiol, Koulibaly, Ghoulam, David Lopez, Jorginho (dal 16ʼ s.t. Hamsik), Callejon, Mertens (dal 27ʼ s.t. Zapata), De Guzman (dal 32ʼ s.t. Gargano), Higuain. A disp.: Andujar, Colombo, Henrique, Britos, Inler, Hamsik). All.: Benitez.

MARCATORI: Menez al 6ʼ p.t.; Bonaventura al 7ʼ s.t. (M) - ARBITRO: Damato (Barletta) - NOTE: Ammoniti Montolivo (M), Ghoulam (N), Albiol (N), Poli (M) per gioco scorretto. Angoli 5 a 3 per il Napoli. Spettatori 35.867. Recupero: 0' pt; 4' st.

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SERIE A 2014/2015

16a giornata - 18 dicembre 2014

il film di

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NAPOLI PARMA

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IL TABELLINO: NAPOLI: Rafael, Maggio, Henrique, Britos, Ghoulam, Gargano, David Lopez, Callejon (dal 78ʼ Jorginho), Hamsik, Mertens (dal 64ʼ De Guzman), Duvan (dal 70ʼ Higuain). All.: Benitez.

PARMA: Mirante, Santacroce (dal 76ʼ Mendes), Paletta, Lucarelli, De Ceglie, Mauri, Galloppa (58ʼ Lodi), Acquah, Gobbi, Cassano, Palladino. All.: Donadoni.

MARCATORI: 19ʼ Duvan, 30ʼ Mertens rig. (N) - ARBITRO: Di Bello (Brindisi) - NOTE: ammoniti Gobbi (P), Galloppa (P), Santacroce (P), Britos (N), Mendes (P). Spettatori: 20.799 circa. Angoli: 6-3 per il Napoli. Recupero: 0' pt; 3' st.

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FINALE SUPERCOPPA ITALIANA 2014

Doha - 22 dicembre 2014

il film di

JUVENTUS 7 NAPOLI 8

dopo calci di rigore

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IL TABELLINO: JUVENTUS: Buffon; Lichtsteiner (dal 79′ Padoin), Bonucci, Chiellini, Evra; Marchisio, Pirlo (dal 66′ Pereyra), Pogba; Vidal; Llorente (dal 106′ Morata), Tevez. A disposizione: Storari, Rubinho, Ogbonna, Romagna, Mattiello, Pepe, Coman, Giovinco, Morata. All.: Massimiliano Allegri.

NAPOLI: Rafael; Maggio, Koulibaly, Albiol, Ghoulam; Gargano, David Lopez (dal 91′ Inler); Callejon, Hamsik (dal 78′ Mertens), De Guzman (dal 106′ Jorginho); Higuain. A disposizione: Andujar, Colombo, Mesto, Henrique, Britos, Inler, Jorginho, Radosevic, Romano, Luperto, Zapata. All.: Rafa Benitez.

MARCATORI: Tevez al 5′ e al 106′, Higuain al 68′ e al 118′ - ARBITRO: Valeri di Roma - NOTE: Ammoniti: Higuain al 45′ Pereyra al 70′, Callejon al 76′, Albiol allʼ80ʼ, Mertens allʼ83ʼ, Ghoulam al 105′, Tevez al 108′. SERIE RIGORI: Jorginho (N) parato, Tevez (J) palo, Ghoulam (N) goal, Vidal (J) goal, Albiol (N) goal, Pogba (J) goal, Inler (N) goal, Marchisio (J) goal, Higuain (N) goal, Morata (J) goal, Gargano (N) goal, Bonucci (J) goal, Mertens (N) parato, Chiellini (J) parato, Callejon (N) parato, Pereyra (J) fuori, Koulibaly (N) goal, Padoin (J) parato.

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SERIE A 2014/2015

17a giornata - 6 gennaio 2015

il film di

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CESENA NAPOLI

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IL TABELLINO: CESENA: Leali, Capelli, Lucchini (1ʼ st Rodriguez), NAPOLI Rafael, Maggio, Albiol, Henrique, Britos, Lopez, Magnusson, Giorgi, Valzania (34ʼ st Volta), Ze Gargano (22ʼ st Jorginho), Callejon (39ʼ st Radosevic), Eduardo, Cascione (24ʼ st Carbonero), Mazzotta, Hamsik, De Guzman (18ʼ st Mertens), Higuain. (A disp.: Brienza, Hugo Almeida. (A disp.: Agliardi, Nica, Andujar, Colombo, Mesto, Koulibaly, Strinic, Inler, ZaKrajnc, Iglio, Garritano, Cazzola, Djuric, De Feudis, pata). All.: Benitez. Succi). All.: Di Carlo. MARCATORI: 29ʼ Callejon (N), 41ʼ Higuain (N), 19ʼ st Capelli, autogol (C), 27ʼ st Higuain (N), 30ʼ st Brienza (C) ARBITRO: Massa di Imperia - NOTE: Spettatori 23.00 circa. Angoli 6-2 per il Napoli. Ammoniti: Capelli (C), Gargano, Henrique (N). Recuperi: 1' pt, 2ʼ st.

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LO SPAZIO DEI TIFOSI

La rubrica è gentilmente offerta da

Ciro e Giuseppe insieme allo stadio a tifare Napoli

Manuel e la cuginetta Alessandra in viaggio per il mondo a gridare “Forza Napoli”

Gli amici del Bar del Corso tifano Napoli e... odiano la Juve

Giada e Rossella impazziscono di gioia quando sono allo stadio “San Paolo”

Giovani tifosi appasionati del Napoli e... della nostra rivista Tantissimi auguri al piccolo Christian Cuozzo tifoso Doc da tutta la redazione in particolare da zio Eduardo

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LO SPAZIO DEI TIFOSI

La rubrica è gentilmente offerta da

Costanza Montuori con la nipotina Serena per la gioia di Cinzia e Gaetano

Il nostro amico Mario Pesce insieme alla signora De Laurentiis e alla sua amica Cristina

Martina tifosissima del Napoli

Sandomartino Francesco Pio piccolo ma già tifosissimo del Napoli come papà Salvatore

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Il tifoso Ciro Solombrini nonostante sia in ospedale grida sempre “forza Napoli”

La piccola Miriam insieme a papà Gianni già sogna i prossimi trionfi del Napoli







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