Ultr'Azzurro Giugno 2010

Page 1



Direttore Editoriale e Responsabile: Gennaro Montuori Vice Direttore:

EDITORIALE 5 IL MATCH 8 DI GENNARO MONTUORI

Carmine Montuori Hanno collaborato: M. Carratelli

L’ITALIA NON E’ FAVORITA MA...

S. Caiazza A. Petrella R. Sambuca M. Barbaro S. Nicolò In redazione: Carmine Montuori

10

SUD AFRICA 2010 FABIO C’E’

24

IL PRESIDENTE... E L’ATTACCANTE

14

NAPOLI MONDIALE

28

CORRADO FERLAINO

Cinzia Montuori I servizi fotografici sono di: Agenzia Mosca Copertina e poster di: Pietro Mosca Redazione e Amministrazione: Via Cesare Pavese III Trav. 2/A int. 14 MUGNANO (NA)

17

Tel. 081.7451433

LA FOTO DEL MESE

Impaginazione e ideazione grafica: Michele Montuori Stampa: Grafiche San Benedetto

18

NAPOLI ATALANTA

Via Vicinale Latina Località Case Diana 03030 Castrocielo (FR) tel 0776 3741 fax 0776 374500

20

SAMPDORIA NAPOLI

Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. 4267/92 del 28/3/92.

32 36 40

Distribuzione

BRUSCOLOTTI, CI RACCONTA IL SUO NAPOLI

SETTORE GIOVANILE

RESPIRO AZZURRO A POSITANO

EVENT’S AGENCY

14 Per la pubblicità su questo mensile rivolgersi in redazione

Event’s Agency s.a.s. MUGNANO (NA) • Via Cesare Pavese, III trav. 2/A tel/fax 081 745 14 33 Gli articolisti forniscono la propria prestazione a titolo spontaneo,gratuito e assumendosi la responsabilità.

20

28

Per ricevere a casa UltrAzzurro basta pagare le spese di spedizione inviando un vaglia postale di € 30,00 intestato a: EVENT’S AGENCY s.a.s. Via Cesare Pavese, III Trav. n° 2/A - 80018 Mugnano (NA). Riceverai il mensile periodicamente a casa tua per un anno (escluso Luglio e Agosto). la spedizione in 24/48h lavorative è a cura del corriere espresso:

32



C

arissimi amici, bentornati. Con la fine del campionato e la conquista del sesto posto che schiude al Napoli le porte dell'Europa League dopo 16 lunghi anni senza passare per preliminari e spareggi vari, i fari sono puntati sugli imminenti Mondiali e sul mercato estivo. Un bel po' di azzurro-Napoli, vecchio e nuovo, parteciperà alla competizione calcistica più importante del pianeta: dai tre italiani convocati da Lippi (Quagliarella, De Sanctis e Maggio), passando per Hamsik e Gargano fino ad arrivare al Ct Maradona, proveranno a rendersi protagonisti in Sudafrica. A questi temi, la nostra redazione ha dedicato ampio spazio e sentito il parere di molti esperti. Per quanto riguarda il calciomercato, la situazione è ancora in stand-by. Si attende l'avvio ufficiale della campagna trasferimenti, con un occhio al Mondiale e l'altro al Brasile dove emissari del club azzurro sono in azione per piazzare qualche colpo. Tornando alla vicende della prestigiosa storia del nostro amato Napoli, vi proponiamo un capitolo dell'ultima fatica editoriale di Mimmo Carratelli, “Ferlaino sceicco di Napoli. Palazzi, amori e scudetti”, per gentile concessione dell'autore, che traccia un profilo del presidente più longevo della vita del club azzurro. Inoltre, spazio a una lunga intervista con Peppe Bruscolotti e alla foto-cronaca delle ultime due gare di campionato. Da non perdere, il solito approfondimento sul settore giovanile e la pagina riservata alla squadra delle Vecchie Glorie del Napoli che, insieme al Respiro Azzurro, ha iniziato un tour calcistico per varie località italiane. Nel salutarvi, vi ricordo, infine, l'appuntamento con “Tifosi Napoletani”, in onda il giovedì su Canale 21 (ore 20.50) e in replica il sabato (ore 20) su Napolimia fino alla fine del mese. Per tutti gli aggiornamenti potete sfogliare il nostro sito www.tifosinapoletani.it. Un bacio alle persone che soffrono. Buona lettura e Forza Napoli.




di SALVATORE CAIAZZA

M

eglio partire da sfavoriti che essere convinti di poter bissare la vittoria del campionato mondiale. L´Italia di Marcello Lippi sa che in Sudafrica ci sono alcune formazioni più forti che secondo i bookmakers possono arrivare fino in fondo. Ma si sa che le quote contano a poco quando si va in campo. Lo dimostra il fatto che quattro anni fa la nazionale azzurra riuscì ad alzare la Coppa contro ogni pronostico. Certo è che è non facile partire da campioni in carica, anche in virtù del fatto che tutti ci terranno a battere la squadra più invidiata del globo. Certo è che guardando le rose, quella di Lippi proprio non è delle migliori. Brasile, Inghilterra, Argentina e Olanda fanno paura sulla carta. Maradona ha un attacco stellare che può far male a chiunque. Capello, poi, ha costruito un gruppo bello compatto che vuole finalmente salire sul gradino più alto del Mondiale. Inutile dire che Dunga, con i suoi brasileri, vuole guardare tutti dall´alto. Ad analizzare i pronostici alla vigilia del torneo sudafricano tre grandi campioni che hanno fatto la storia dell´Italia. Due sono napoletani, l´altro non lo è ma ha vissuto degli anni bellissimi in maglia azzurra. Stiamo parlando di Antonio Juliano, Fabio Cannavaro e Dino Zoff. Gli ultimi due hanno alzato la Coppa da


capitani, il primo, invece, ha partecipato a molte competizioni. Partiamo proprio da "Totonno" nella disamina del Mondiale. "Beh, sicuramente Lippi non avrà vita facile in questa competizione - ha raccontato - anche in virtù del fatto che dovrà partire con un handicap. L´infortunio di Pirlo non è da sottovalutare, è l´uomo che dà la luce a tutta la squadra e quindi senza di lui il mondiale sarebbe ancora più difficile. Devo, comunque, dire che si poteva convocare qualche altro calciatore più in forma, ma soprattutto dotato di un po´ di fantasia. Per amor del cielo, sono tutti bravi questi azzurri, ma il talento vero manca. Non è chi ti può inventare il colpo a sorpresa in un momento delicato della partita. Se si vedono le altre squadre ci si rende conto che ogni ct ha un pezzo pregiato. Lippi, però, può contare su un gruppo unito, ci sono tanti di quei calciatori che hanno vinto con lui lo scorso mondiale in Germania. Da italiano mi auguro che possa ripetersi, ma la vedo molto difficile. Alla fine è il campo che decide tutto". Anche Dino Zoff la pensa allo stesso modo. La sua Italia dell´82 proprio non aveva alcuna speranza di passare gli ottavi ed invece fece fuori tutti. Col Brasile sembrava spacciata ed invece tutto andò per il verso giusto. "Sarebbe straordinario poter ridiventare campioni per la quinta volta, la seconda consecutiva. Tutto dipende dall´approccio alla manifestazione. Di solito quando non si parte a bomba nelle qualificazioni, poi si riesce a fare bene negli scontri diretti. Io mi fido di questi

ragazzi. C´è un mix di esperti e giovani che si sono amalgamati bene. Non contano i risultati delle gare amichevoli, quando si va in campo in una competizione mondiale è tutto diverso. Esce fuori uno spirito patriottico che ti fa essere superiore ad un avversario molto più forte. Dunque, mi auguro che l´Italia possa passare il turno e poi vedrete che cosa succederà". Il nostro Fabione Cannavaro si fida dei suoi. Per lui sarà l´ultima in Nazionale, poi se ne andrà in Dubai a chiudere la carriera. Rappresenterà nuovamente Napoli con la maglia azzurra, solo che stavolta i concittadini saranno tanti. A partire da Quagliarella. "Fidatevi di noi - ha detto il difensore al suo manager Fedele - perché siamo convinti delle nostre forze. Questo è un gruppo compatto che ha voglia di ripetersi. Sarebbe straordinario per me poter rivivere le stesse emozioni di Berlino 2006. Andremo in campo con la consapevolezza di essere i campioni in carica ma non dimenticheremo a casa l´umiltà".



U

n napoletano in Sudafrica. Fabio Quagliarella è il primo attaccante partenopeo che andrà ai Mondiali. Una soddisfazione non da poco per un figlio di Napoli che ha fatto tanti sacrifici per sfondare nel calcio. E arrivare in Nazionale. Di bomber che hanno vestito l'azzurro ce ne sono stati in riva al Golfo. Da Sormani a Savoldi passando per Giordano. Tutti sono felici per questa bella possibilità che il puntero di Castellammare avrà per mettersi in mostra. Tutti e tre hanno vestito la maglia del Napoli e quindi sono felici. «Sono convinto che alla fine si ritaglierà un bel po' di spazio nell'Italia - ha raccontato mister 2 miliardi -. Sì perché ha il fiuto del gol e può giocare in qualsiasi posizione. Nella sfida contro la Svizzera ha dimostrato che ci sa fare veramente disputando un'ottima partita. Meno male che Lippi alla fine ha puntato su di lui. Sono convinto che riuscirà portare in alto il nome di Napoli e del Napoli in Sudafrica. Tornerà molto più carico e quindi ne potrà giovare pure Mazzarri. Anche in chiave europea. Fabio già conosce la vecchia Coppa Uefa ma dopo l'esperienza mondiale potrà veramente fare la differenza». Se si punta su Quagliarella, però, poi si dovrà fare a meno di altri puntero che erano già nello schema di Lippi: «Ai Mondiali non c'è mai la stessa squadra, si decide in corsa. Ed è per questo che dico che lo stabiese può tranquillamente ritagliarsi un posto in Nazionale». Angelo Benedicto Sormani fa il tifo per SuperQuaglia in questi mondiali. Avrà anche una formazione del cuore ma ai colori napoletani è rimasto legato e quindi ci tiene alla partecipazione dello stabiese alla competizione sudafricana. «È bello rivedere un napoletano con i colori azzurri dell'Italia - ha raccontato - e poi questo è un ragazzo che merita, un signor professionista che ha fatto tanto per arrivare in alto. Per quanto riguarda l'aspetto tecnico è una punta che può fare qualsiasi ruolo rispetto ai colleghi di reparto, addirittura il centrocampista. E poi, signori, è dotato di un tiro dalla distanza che fa paura. Senza dimenticare che segna pure di testa. Diciamo che è completo e soprattutto sa sacrificarsi

in qualsiasi situazione». A Napoli è stato molto criticato e in tanti speravano che Lippi lo lasciasse a casa. Così non è stato, segno che chi semina bene deve per forza raccogliere successi. E poi è uno che non si monta la testa, è rimasto sempre quel ragazzo di Castellammare di Stabia legato alla famiglia, agli affetti e alla propria terra. Mi auguro, dunque, che possa fare veramente bene in modo tale da poter rendere al massimo con il Napoli». Bruno Giordano ha sempre avuto parole di elogio per Fabio Quagliarella. In certe movenze ma anche in alcuni gol gli somiglia molto. Proprio per questo ha sempre voluto sponsorizzare la sua convocazione per i Mondiali. E quando ha saputo che era nei 23 di Lippi è stato molto contento. D'altronde anche lui aveva assaporato la gioia della maglia azzurra, sarebbe dovuto partire anche per i Mondiali ma inspiegabilmente non rientrò nella lista. Un vero peccato perché avrebbe potuto dire tranquillamente la sua. Ma il passato è passato, il presente dice che in Sudafrica ci andrà un signor bomber che farà sicuramente una bella figura. «Ho sempre detto che questo ragazzo sarebbe andato ai Mondiali - ha spiegato - e sono felice che abbia potuto coronare un sogno di una vita. Per chi ha deciso di fare il calciatore, poter disputare una competizione del genere è il massimo. Se a qualsiasi ragazzino della scuola calcio gli si chiede a cosa ambisce, risponde “alla Nazionale”. Quindi capisco come si possa sentire Fabio in questo momento. Contro la Svizzera ha dimostrato di poter segnare in qualsiasi momento. E Lippi ha fatto bene ad accantonare gli altri per scegliere lui». Certo è che l'esperienza mondiale può solo fare bene ad un calciatore. Sì perché si torna col club più carichi e soprattutto con la consapevolezza di essere ancora più forti. «È vero - ha ammesso Giordano - il Napoli vedrà un altro Quagliarella nel prossimo campionato. E quindi, con un SuperFabio in più si potrà puntare a qualcosa di importante».

SALVATORE CAIAZZA




di ANDREA PETRELLA

U

n Mondiale nel segno del Napoli. Oltre al nostro Fabio Quagliarella, i tifosi azzurri potranno godersi altri giocatori partenopei nella kermesse internazionale che si giocherà in Sudafrica. Con l'Italia di Lippi ci saranno pure il portiere Morgan De Sanctis e l'esterno destro Christian Maggio. Ben tre, dunque, i calciatori alla corte del commissario tecnico viareggino. Una soddisfazione non da poco per il popolo partenopeo che da tempo aspettava un momento del genere. De Sanctis, essendo Buffon intoccabile, difficilmente lo vedremo in campo, ma Maggio avrà le sue belle possibilità con la Nazionale. Lippi si fida molto di lui e sulla fascia resta una pedina fondamentale per poter arrivare il più lontano possibile. Non solo Italia. Bisognerà fare il tifo anche per la Slovacchia e l'Uruguay. Se Maradona avesse convocato Lavezzi, anche l'Argentina sarebbe entrata nella lista. Impossibile, però, non seguire con affetto il nostro caro Pibe de Oro. Diventato commissario tecnico della Seleccion, l'ex stella del Napoli parte favorito avendo un attacco mondiale. Conoscendolo, sicuramente farà parlare di sè e non solo per la promessa fatta: «Se vinco il mondiale faccio il giro del campo nudo». Dieguito si rivede in Messi ma può contare su Higuain, Tevez, Aguero e soprattutto Milito. I fari saranno puntati su Hamsik e Gargano. Marekiaro addirittura lo vedremo all'opera contro Cannavaro e soci nell'ultima partita di qualificazione. Ci tiene tanto a far bene in questa competizione e naturalmente si augura di poter arrivare agli ottavi assieme all'Italia. Suo cognato El Mota dovrà esordire contro la Francia nella prima giornata, poi contro i padroni di casa del Sudafrica ed infine col Messico che la settimana scorsa ha battuto nettamente l'Italia. Inutile dire che sarebbe bello poter vedere tutti al massimo splendore e magari applaudirli in una eventuale finale. Naturalmente tutti a favore dell'Italia, ma se non dovesse farcela allora si potrebbe optare per le altre due nazionali. Anche se sarà molto difficile. Certo è che tutti quando torneranno dal Sudafrica daranno ancora più lustro al Napoli.






Orsato di Schio 6.5 De Sanctis 6.5 Rinaudo 6 Cannavaro 6.5 Aronica 6 Maggio 6.5 Gargano 6 2' st Pazienza 6.5 Hamsik 6 Dossena 6 28' st Rullo sv Lavezzi 6.5 Quagliarella 7 42’ 82’ Denis 6 18' st Bogliacino 6 A disp.: Iezzo, Santacroce, Cigarini e Hoffer All.: Mazzarri 6.5.

Consigli 6.5 Capelli 6 25' st Caserta sv Bianco 5.5 Manfredini 5.5 Bellini 6 Ferreira Pinto 5 13' st Garics 6 Guarente 6.5 Padoin 6 Valdes 5.5 13' st Ceravolo 5.5 Amoruso 5.5 Tiribocchi 5.5 A disp.: Coppola, Peluso, Radovanovic e De Ascentis. All.: Mutti 6.

Spettatori 50 mila circa. Angoli: 8-5 per il Napoli. Recupero: pt 2'; st 3'.

di MARIA BARBARO

Q

uagliarella batte l'Atalanta e porta il Napoli al sesto posto, conquistando l'accesso diretto all'Europa League, dopo 16 anni. Per il bomber azzurro, al rientro dopo la lunga squalifica, si tratta di due squilli a Marcello Lippi in vista dei mondiali. Ride il Napoli, piange l'Atalanta: il ko subito al San Paolo significa retrocessione nella serie cadetta. Finalmente si vede il tridente dal 1', con Hamsik arretrato sulla mediana, in avanti operano Lavezzi, Quagliarella e Denis. Anche l'Atalanta si presenta con tre punte (Valdes, Amoruso e Tiribocchi), ma alla fine non incideranno per niente. Alla lunga vengono fuori le migliori qualità del Napoli, anche se bisogna attendere quasi tutto il primo tempo per registrare il gol del vantaggio. Al 42' Denis serve Quagliarella sulla destra. L'attaccante stabiese entra in area e da posizione impossibile realizza un gol con un diagonale forte e preciso. Nella seconda frazione di gioco, il Napoli si limita a controllare. Mazzarri inserisce Pazienza e successivamente Rullo per dare più equilibrio alla squadra. Non mancano comunque le sortite offensive e, su una di queste, al 37', Quagliarella mette a segno il gol del raddoppio. Lavezzi mette in movimento Bogliacino che, dal fondo, fa partire un traversone pennellato per la testa di Quagliarella, che non deve fare altro che spingere il pallone in fondo al sacco. Napoli 2, Atalanta 0. Al triplice fischio di Orsato, gli azzurri e Mazzarri, sulle note di alcune canzoni napoletane diffuse dagli altoparlanti (“Quel ragazzo della Curva B” e “'O Surdato Nnammurato su tutte), effettuano il giro del campo per salutare e ringraziare il pubblico. Parigi val bene una messa, anzi un bel giro di campo dello stadio San Paolo.



Rizzoli di Bologna 6 Storari 7 Zauri 6 Gastaldello 6 Lucchini 6 Ziegler 6 40' st Cacciatore sv Semioli 5.5 18' st Guberti 6 Tissone 6 Palombo 6.5 Mannini 6 Cassano 7 42' st Pozzi sv 51’ Pazzini 6.5 A disp.: M. Cassano, Rossi, Poli e Padalino All. Del Neri 6

De Sanctis 6 Santacroce 6 Cannavaro 6 Grava 5.5 Maggio 6 18' st Hoffer 6 Pazienza 6 Cigarini 6.5 39’ st Maiello sv Dossena 6.5 Zuniga 6.5 24' st Bogliacino sv Denis 5 Quagliarella 6 A disp.: Iezzo, Aronica, Rullo e Rinaudo. All. Mazzarri 6

Spettatori 32mila circa. Angoli: 9-5 per il Napoli. Recupero: pt 1'; st 4'

di MARIA BARBARO

S

confitta di misura nell'ultima di campionato per un buon Napoli che a Marassi lascia l'intera posta in palio alla Sampdoria. Finisce 10, decide Pazzini ad inizio ripresa. Il successo sul Napoli regala il quarto posto in classifica e la partecipazione alla Champions alla squadra blucerchiata, dopo 19 lunghi anni. E' stata una gara molto tesa e nervosa. Il Napoli non aveva più nulla da chiedere al campionato, la Samp doveva vincere per centrare l'obiettivo. E così è stato. A niente è servita la vittoria del Palermo a Bergamo. I rosanero parteciperanno all'Europa League insieme agli azzurri. Nella prima frazione di gioco, il Napoli sfiora il gol per ben tre volte: prima con Quagliarella al 26', il cui colpo di testa finisce alto, poi con Denis (27'), la cui conclusione viene deviata in angolo sulla linea da Zauri, al 35' ancora con Quagliarella che trova sulla sua strada un grande Storari. Dal gol sbagliato al gol subito. Al 6' della ripresa, infatti, Pazzini porta in vantaggio i suoi sugli sviluppi di un angolo di Ziegler con un colpo di testa nei pressi del secondo palo. Pur procurandosi qualche occasione degna di nota (Quagliarella all'11' e Dossena al 22'), il Napoli non riesce a pareggiare. A fine gara, è festa grande per l'importante traguardo conquistato, con Del Neri portato in trionfo. Un altro sano momento di festa che, però aveva riguardato il Napoli, si era registrato prima dell'inizio del match quando gli ex doriani Mazzarri Maggio e Quagliarella erano stati premiati dai tifosi genovesi con targhe e maglie ricordo. Se accadessero cose del genere ogni domenica, servirebbero a stemperare i toni e ad avvicinare le tifoserie, spesso in “guerra” tra loro per vere e proprie banalità.





N

apoli in stand by. Il mercato azzurro non decolla ancora. Tanti i nomi che si fanno ma di acquisti veri e proprio nemmeno l'ombra. Il popolo partenopeo aspetta con ansia il rinforzo in attacco. I tifosi sono desiderosi di sapere chi sarà l'attaccante da venti gol che De Laurentiis ha promesso alla fine del campionato. Al presidente piace molto Pazzini ma la Samp non lo cede, e se lo facesse, lo manderebbe alla Juve dove ci sono Delneri e Marotta. Maxi Lopez costa troppo per il suo valore, si era insistito con Toni ma, mentre tutti sognavano, il numero uno partenopeo ha subito sgombrato il campo. «Per il nostro attacco sono alla ricerca di una giovane punta non di un 34enne come lui - ha detto -. Non capisco chi parla di piazza troppo esigente e pressante: anche Hamsik e Gargano erano giovani ma sono riusciti ad imporsi sin dal primo momento». Toni non ha per niente gradito l'appellativo di “anziano” e ha risposto al produttore cinematografico che «ero vecchio anche quando un mese fa ha fatto di tutto per prendermi». De Laurentiis, naturalmente, ha replicato: «Quando mi è stato proposto - ha evidenziato - ho valutato la situazione con Mazzarri e Bigon. Lo consideriamo un campione, ma non è fondamentale per il nostro progetto. Se voleva arrivare in prestito come ha fatto con la Roma, si poteva fare, altrimenti no. Lo avrei preso in un discorso di complementarità considerando che dovevamo disputare

anche l'Europa League, ma deve arrivare anche un altro attaccante e non ho voluto investire tutto su Toni. Noi dobbiamo puntare sui giovani. Se vuole venire alle nostre condizioni bene, altrimenti accetti tranquillamente chi gli offre di più, non partecipo ad un'asta. Ingaggio troppo alto? Non è vero che non possiamo permettercelo come sostiene qualche amico mio di qualche altra società (chiaro il riferimento a Preziosi, ndr), ma è una scelta ben precisa. Abbiamo idee molto chiare sul mercato. C'è tempo, i colpi di solito si fanno a luglio». Il salto di qualità lo farebbe fare Gilardino della Fiorentina. Negli ultimi giorni il puntero viola è stato accostato più volte ai colori azzurri ma non sono mai arrivate le conferme. Il giocatore sarebbe ben lieto di accettare un trasferimento in riva al Golfo ma bisogna capire cosa ne pensa la famiglia Della Valle e soprattutto se c'è la voglia di sborsare venti milioni di euro per prenderlo. De Laurentiis preferisce dribblare l'argomento tirando nuovamente in ballo Pazzini. «Al giocatore della Fiorentina non penso - ha raccontato mentre per quanto riguarda quello blucerchiato il discorso è diverso: per me è attaccante fantastico ma di lui se ne sta parlando troppo ed il prezzo sta lievitando. Preferisco, quindi, non dire altro: vorrei evitare l'asta».

SALVATORE CAIAZZA




S

tudiosi delle vite dei Cesari, rabdomanti degli almanacchi del calcio, professionisti delle biografie, biografi e agiografi, adulatori pochi e critici molti convengono che il lungo regno calcistico di Ferlaino si divide in otto storiche epoche. La prima, dal 1969 al 1973, è l'età della rivoluzione arancione. Comprende la presa della Bastiglia laurina, l'ingresso e l'assestamento nel mondo del calcio, lo smarrimento momentaneo per i debiti del Napoli, nessuna promessa di miracoli e scudetti, la comunione di intenti con Beppone Chiappella, allenatore brontolone ma mite. Un tentativo di scudetto sfuma a Milano. Un terzo posto è la prima margherita all'occhiello. L'Ingegnere è appena arrivato e, dopo quattro anni, molla. Dimissioni a dispetto. Per dodici mesi sull'Aventino, padrone in cagnesco. Affida la presidenza all'ingegnere Ettore Sacchi promettendogliela per tre anni, ma gliela riprende dopo otto mesi. Intanto, cede Zoff e Altafini alla Juventus. Montano le proteste e nasce il disamore. “Un momento - vuole precisare l'Ingegnere. - Non sono stato io a cedere Altafini alla Juventus. Lo cedette Sacchi che era pressato dal giocatore e dalla stampa. Perciò litigai con Sacchi e gli tolsi la presidenza”. La seconda epoca, dal 1973 al 1980, è l'età del ferro da battere finché è caldo. Si distingue per la rivoluzione copernicana del gioco del calcio operata dall'allenatore di temperamento e ombre Luis Vinicio con una apparizione di emergenza del “petisso” Pesaola e una apparizione fugace del ragazzo di Mergellina Gianni Di Marzio. Un altro miraggio di scudetto e la gardenia di un secondo posto all'occhiello. Sfuma il primo posto per colpa di Josè core 'ngrato. Sfuma anche l'acquisto epocale di Paolo Rossi. Si oppone vigorosamente al trasferimento miliardario del giocatore a Napoli il sindaco comunista Maurizio Valenzi. Si realizza l'acquisto sensazionale di Beppe-gol Savoldi alla cifra-record di due miliardi di lire che disturba il Nord benpensante dal quale giunge l'invito a togliere la munnezza da Piazza Municipio anziché sperperare soldi nel calcio. Ma Enzo Biagi scrive: “Napoli va male non perché compra Savoldi, ma perché non può vendere i Gava”. La terza epoca, dal 1980 al 1982, è l'età breve. E' un'epoca passeggera con la

terza illusione di un irraggiungibile scudetto, la presenza gentile dell'allenatore Rino Marchesi, il fascino del difensore olandese Ruud Krol che gioca col passo elegante di un indossatore dal “San Paolo” alla “Mela”, noto ritrovo notturno in via dei Mille. L'Ingegnere si assicura l'acquisto dei piedi più piccoli della serie A, quelli di Massimo Palanca che calza il 36 ed è perciò definito piedino di fata. La quarta epoca, dal 1982 al 1985, è l'età del bronzo e delle facce di bronzo. Scuotono il regno di Corradino le tempeste di due salvezze risicate, prima Pesaola e poi Marchesi al capezzale azzurro. Un Piper sorvola lo stadio invocando la cacciata dell'Ingegnere e il ritorno di Juliano dopo il divorzio fra i due per incompatibilità di carattere. Scoppiano bombe di minaccia davanti all'abitazione presidenziale. Corrado si lascia andare allo scoramento. Annuncia e attua le seconde dimissioni del suo lungo regno. Non si dimette mai veramente. Affida il Napoli a Marino Brancaccio, persona squisita e ingenua, che viene disarcionato dopo cinque mesi. L'Ingegnere torna in sella. Intanto, spunta all'orizzonte il fiammeggiante Diego Armando Maradona. Deliri e tammurriate dopo una prima stagione di ambientamento. L'ingaggio dell'asso argentino senza uguali riempie una intera estate di sì, forse, no, arriva, no, eccolo. Avanti e indietro fra Napoli e Barcellona. Juliano gran testardo vuole il fuoriclasse a tutti i costi. Il costo del supremo giocatore è pari a 14 miliardi di lire. Bonifici, telex, trucchi, trucchetti e poi il volo rapido dell'Ingegnere con aereo personale dall'Italia alla Spagna per concludere la trattativa. Nascono, a Napoli, figli che si chiamano Diego. Gran lavoro di barbieri e parrucchieri per acconciare le teste dei ragazzi napoletani a immagine e somiglianza della fronda di riccioli irresistibili del pibe. La quinta epoca, dal 1985 al 1991, è l'età dell'oro. Si eleva alla gloria delle vittorie storiche, due scudetti che fanno vibrare il “San Paolo”. Italo Allodi costruisce il Napoli campione d'Italia. Compare Moggi al completo di sigari e telefonini. A Ferlaino spunta una lacrima sul viso e gli si apre un immenso vuoto di bilancio perché gli scudetti costano quattro volte quello che si incassa (149 miliardi, però lordi, nei sette anni di Maradona, con gli ingaggi


alle stelle) e non ci sono ancora i diritti televisivi a fare polpa. La sesta epoca, dal 1991 al 1994, è l'età del salice piangente. Sopravviene lo smarrimento del pibe de oro. L'artista della “rabona” cade nella trappola del doping, non più protetto. Si registra l'addio del piede sinistro dei nostri cuori. Orgoglioso colpo di coda dell'Ingegnere per conquistare uno scudetto senza Maradona, ma con l'acquisto di Fonseca sconquassa definitivamente le casse sociali. “Per la verità io e Franco Ambrosio, l'imprenditore del grano, comprammo tutto il Cagliari - dice Ferlaino. - In incognito per la mia parte. Era vietato possedere due club di calcio. Aiutando il Cagliari, ebbi uno sconto sul prezzo di Fonseca, otto miliardi e 400 milioni anziché diciotto miliardi”. Bamboli non c'è più una lira e i debiti raggiungono altezze vertiginose. “L'economia era ferma - puntualizza Ferlaino. - Non avevo più disponibilità di danaro. Dopo l'intralcio con Tangentopoli, le banche mi chiedevano di rientrare nelle mie esposizioni”. Si esibisce il fine dicitore francese della difesa Laurent Blanc. Passa e se ne va Marcello Lippi che Napoli lancia verso una carriera meravigliosa. Passa la mano l'Ingegnere nei tempi sempre più cupi lasciando il Napoli al vecchio Ellenio Gallo. Invocato dal duce federale Matarrese e dal sindaco di tutti i napoletani Bassolino, mentre la piazza è incerta (il presidente dei trionfi e dell'antipatia programmata non l'ha mai conquistata), l'Ingegnere torna, ma siamo quasi al requiem. La settima epoca, dal 1994 al 1997, è l'età della pietra e di pietre scagliate da chi è con molti peccati. E' segnata dal principio della fine, dalla nostalgia per il pibe perduto, dalla confusione irrimediabile, da una salvezza, la terza, a sei giornate dalla fine del campionato, garantita in punta di piedi dal tranquillo Simoni, da addii e ripensamenti, dall'impareggiabile Vujadin Boskov che recita massime memorabili a Soccavo. L'ottava e ultima epoca, dal 1997 al 2002, è l'età dei crisantemi. Fissa il

dissolvimento del regno, l'abbandono di tutte le riscosse, la mancanza di tutte le risorse, il caos, la rumba di quattro allenatori, l'apparizione di Calimero Corbelli e la difficile convivenza con l'Ingegnere, il patimento della prima e della seconda retrocessione di Corradino. Passeggera riscossa con Walter Novellino, allenatore di Montemarano dove fioriscono i ciliegi, e con i gol di Stefan Schwoch, una specie di Buffalo Bill di Bolzano. Un nubifragio devasta il “San Paolo” ed esilia il Napoli a giocare lungamente in periferia. E' la fine, preceduta dall'apparizione di Zeman poi sostituito con Mondonico, uomo di fiume refrattario al mare che realizza la seconda discesa all'inferno. Viene ingaggiato Edmundo, re del Carnevale di Rio e calciatore occasionale, ultimo coriandolo del carnevale napoletano. L'Ingegnere precisa: “Edmundo lo volle Corbelli, consigliato non so da chi. Lui stava a sentire Moggi che gli proponeva autentici bidoni. Uno fu Sesa. Poi Pacheco che pare non avesse la milza o qualcosa del genere, insomma il fegato gli funzionava male”. Corrado se ne va il 14 febbraio 2002 ed entra Toto Naldi, cavaliere equestre che sarà disarcionato da un ciuccio con le orecchie ormai abbassate.

MIMMO CARRATELLI




di GENNARO MONTUORI

“I

l Napoli più bello nei miei sedici anni di avventura in azzurro? Senza dubbio quello di Vinicio che, pur non avendo vinto nulla, praticò per primo in Italia il calcio totale”. Sono le parole di Peppe Bruscolotti -giocatore con più presenze nella storia del Napoli (511), protagonista, dal 1972 al 1988, di tante battaglie al fianco di fior di campioni, sfiorando più volte la vittoria dello scudetto, prima di conquistarlo nel 1987- nel corso di una lunga intervista concessa al nostro mensile. Un professionista esemplare, sia in campo che fuori. Solitamente si dice che dietro un grande uomo ci sia una grande donna. Ed è vero anche nel caso di Peppe che aveva e ha nella moglie Mary un grande punto di riferimento e una preziosa consigliera nelle scelte più importanti da fare. “Con Clerici e Braglia a guidare l'attacco realizzammo 50 gol. Gringo, brasiliano di gran classe, dotato di forza e tenacia, segnava e faceva segnare. Arrivammo a un passo dallo scudetto. Quel 6 aprile 1975 perdemmo a Torino ma eravamo i più forti. Furono proprio gli ex azzurri Zoff e Altafini, appena passati alla Juve, a metterci i bastoni tra le ruote. Il nostro capitano era Totonno Juliano, centrocampista di classe, napoletano doc, vice-campione a Messico70. Poi

Orlandini, Esposito, a destra Massa e Rampanti e Tarcisio Burgnich. Quella squadra avrebbe meritato di mettere qualche trofeo in bacheca. Ricordo che all'epoca, quando andavamo in ritiro al Ciocco, un certo Arrigo Sacchi, allora un perfetto sconosciuto, veniva a seguire i nostri allenamenti”. Altri ricordi? “Ho giocato e legato con tutti quelli che hanno vestito la maglia del Napoli. Dal punto di vista umano nessuna differenza, ma da quello tecnico devo dire che sono rimasto legato a 4 squadre in particolare, la prima appunto quella di Vinicio. Prima ancora, con Chiappella in panchina, c'erano Vavassori, Zurlini e Canè. I fiori all'occhiello di quella formazione erano Clerici e Juliano, ma tutti gli altri non erano da meno”. Come non credergli. Prego, Bruscolotti. Proseguiamo con il racconto. La “mascella di Sassano” cita nel dettaglio alcuni episodi e da lì ricostruisce tutta la storia. “Ho vinto lo scudetto con la prima “Magica” (Maradona, Giordano e Careca), ma era tutta la squadra ad essere forte. Quello era il gruppo dei tanti campani che a vario titolo diedero il loro contributo, sia in campionato che in Coppa Italia, dove Muro e Caffarelli, giusto per citarne due, furono decisivi nella conquista del trofeo”.


E nel 1988 cosa accadde? “L'anno dopo, con una squadra più forte, che aveva dominato il torneo, perdemmo il titolo a poche giornate dalla fine. Il Napoli, con la seconda “Magica”, era una perfetta macchina da gol, una formazione scintillante, ma nonostante tutto perdemmo lo scudetto, per vari motivi, perché probabilmente non c'era una panchina lunga in grado di assicurare i ricambi per i troppo infortuni”. Capitano di lungo corso, ma a due giocatori cedette volentieri la fascia. “Sì, me la tolsi per darla a Krol, al suo arrivo nel 1980, perché era un grande campione. Tutti sgomitavano per averla, ma l'olandese era l'unico in grado di poterla indossare. Anche quel Napoli fece bene, sfiorò lo scudetto che svanì a poche giornate dal termine. Con il giaguaro Castellini in porta, avevamo una difesa insuperabile, magistralmente guidata da Krol, accanto al quale c'eravamo io, Ferrario e Marangon, il quale con le sue sgroppate faceva entusiasmare i tifosi. Qualche volta giocava anche Raimondo Marino. Il centrocampo, con Vinazzani, Nicolini e Guidetti, quest'ultimo dotato di un bel tiro) non era di grossa qualità ma di grande cuore e grinta. In attacco Damiani, Pellegrini e Capone mettevano paura a chiunque, forti del fatto di poter anche sfruttare i lanci di 40 metri di Krol. Poi c'era Nino Musella che in molte occasioni ci regalò gioie e gol di classe. La seconda volta che mi tolsi la fascia fu per donarla definitivamente a Diego Armando Maradona:

gliela diedi in cambio di una promessa: lui mantenne la parola e ci condusse alla vittoria dello scudetto” Quali altri Napoli ti sono rimasti nel cuore? “Quello del giovane Di Marzio e della nostra linea verde, che nel 1977 perse la coppa Italia, in finale contro l'Inter, negli ultimi minuti, e centrò un inaspettato piazzamento Uefa. Tra i tanti giovani come non ricordarsi di un Antonio Capone, temuto da tutte le difese avversarie. E poi il Napoli di Savoldi e Vinicio che vinse la seconda coppa Italia con Rivellino e Del Frati in panchina, subentrati al tecnico di Belo Horizonte”. In conclusione, andando a rileggere il taccuino forse non abbiamo parlato di una cosa. “Quale?” Il gol all'Anderlecht in semifinale di coppa delle Coppe. “Un'altra pagina importante della mia carriera che stava per regalare la finale al Napoli. Tutto fu vanificato nella gara di ritorno: un arbitraggio a senso unico ci eliminò dalla manifestazione”. All'epoca, un amareggiato Pesaola disse: “E' stato il più grande scippo calcistico della mia carriera”. Grazie, grande Palefierro. Ora, dopo una vita passata a dirigere la difesa azzurra, guidi con la stessa precisione e puntualità la cucina del tuo rinomato locale, a Coroglio.




a cura della REDAZIONE

N

egli ultimi 15 anni, a Napoli si sono bruciati fior di giovani talenti azzurri che, volendo stilare un elenco, non ce la faremmo a inserirli tutti in un solo numero del nostro mensile. Per farvi comprendere cosa sia accaduto, vi diciamo solo che il settore giovanile del Napoli è passato dalla direzione tecnica di Giovanni Lambiase, Nicola D'Alessio, Rosario Rivellino, Mario Corso, Angelo Sormani, Sandro Abbondanza e tanti altri campioni a gente che non ha mai toccato un pallone se non a livelli amatoriali come Antonio Porta. Ovvio che per ragioni di spazio prenderemo in esame solo alcuni casi. Cominciamo da Pianese che, pur avendo collezionato una decina di presenze in serie B in prima squadra, si è ritirato dal calcio a soli 19 anni. Per aver perso questo talento dobbiamo ringraziare Antonio Porta, il quale escludeva puntualmente dalla sue formazioni anche due giovani del calibro di Ciotola e Noviello, ritenendoli piccoli fisicamente. Per sfondare, i due campioncini hanno dovuto lasciare Napoli. Il primo è esploso a Pisa, il secondo a Empoli. Immaginate che tipo di allenatore sia stato questo signore. Un altro esempio si chiama Platone. Superiore ad Aquilani, fu premiato come miglior giocatore al Mundialito ed aver avuto degli allenatori mediocri l'ha penalizzato tantissimo. Porta, dopo aver allenato a Napoli, non ha mai fatto bene. Con lui i giovani non riuscivano ad emergere. Per allevare i giovani ci vogliono tecnici esperti di settore giovanile, gente che ha giocato a calcio e che conosce Napoli. Tutti gli azzurrini di quella nidiata ora giocano solo per divertirsi, tranne Bova (arrivato a Cesena in B) e il centrocampista Gennaro Esposito (messosi in luce a Siena). Sulla stessa lunghezza d'onda di Porta ci sono anche Vito Tammaro, che guidava fior di campioncini, i quali, invece, di crescere e migliorarsi, non facevano altro che regredire. Per fortuna, qualcuno di loro, con un po' di tempo è riuscito a rimettersi in carreggiata. Ultimo “non-allenatore” di questa sorta di lista nera è Ivan Faustino. Il figlio del grande Canè ha fatto scappare da Napoli giocatori come Trotta e altri ragazzi che si sono “salvati” altrove, per non parlare del fatto che ha fallito tutti gli obiettivi. Nella sua militanza in azzurro, si è fatto influenzare da troppe raccomandazioni e ha operato con molta improvvisazione. Ci vogliono ex campioni che sappiano motivare e sappiano dare quello che è mancato negli ultimi anni. Con Muro e Caffarelli già si è visto qualcosa. Un allenatore che si rispetti deve saper anche educare i ragazzi, capire che quando un genitore gli affida il proprio figlio lo lascia a un secondo padre. Sotto questo punto di vista svolge un ruolo fondamentale. Un ragazzo deve andare via con un abbraccio. Negli ultimi anni non ho mai sentito giudizi positivi, anzi. Per i genitori, che fanno tanti sacrifici, è molto triste. Mancano le infrastrutture e la logistica. Ma uno come Caffarelli non può che fare bene: è cresciuto su tutti i fronti, da giocatore, da allenatore e da dirigente, ha tutte le carte in regola. Negli ultimi anni Pierpaolo Marino si è divertito a far del male a tanti giovani talenti napoletani, ingaggiando allenatori modesti. Auguriamoci che da quest'anno vengano chiamati tutti quegli ex che sanno insegnare calcio sul serio. Non è possibile che una scuola calcio come la Mariano Keller, nata solo pochi anni fa, “esporta” giocatori in tutta Italia e in Europa e il Napoli non è in grado di far emergere campioncini in casa propria. Il Napoli segua il modello Keller. Al patron De Laurentiis rivolgo un appello, affinché intervenga in prima persona insieme a Bigon, che è una persona perbene, per porre rimedio a tutti i guai fatti da Pierpaolo Marino.





Q

uando il calcio si unisce alla beneficenza e diventa occasione per trascorrere insieme una giornata all'insegna del divertimento nell'incantevole scenario di Positano. Tante emozioni quelle vissute lo scorso 21 maggio sul campo sportivo “Vittorio De Sica” di Montepertuso. L'amministrazione comunale dello splendido paese della costiera amalfitana ha ospitato gli ex azzurri per una partita di calcio contro le vecchie glorie del San Vito Positano. La manifestazione è stata dedicata a don Raffaele Talamo, scomparso tempo fa. L'organizzazione, curata nei minimi dettagli, è stata affidata ad Antonio Rianna su indicazione del sindaco Michele De Lucia, del consigliere delegato allo sport Antonino Di Leva e dell'assessore Antonio Palumbo. Nella squadra degli ex azzurri c'erano i campioni che hanno scritto la storia del Napoli, da Bruno Giordano e Gianni Improta (capitani della squadra) a Massimo Filardi, Antonio Capone, Ciro Muro, Antonio Carannante, Marco De Simone, Sandro Abbondanza, Raffaele Ceriello, Roberto Amodio, Franco Ciccarelli, Pasquale

Casale, Pino Caruso, Guido Postiglione, Ugo Napolitano, Ernesto Apuzzo, Giuseppe Barrucci e Aldo Sambuca. Alla guida tecnica Gennaro Montuori, nella doppia veste di presidente del Movimento del “Respiro Azzurro” e di allenatore), a cui va il merito, insieme alla collaborazione del suo staff, di aver fondato questa rappresentativa che sta riscuotendo successi ovunque in giro per l'Italia. Presidente della squadra e presidente onorario del “Respiro Azzurro” è il leader dell'associazione avvocati europei, Enrico Tuccillo. Dirigente accompagnatore Maurizio Ercolano, addetto stampa Rossella Sambuca. Loredana Abbondanza e Salvatore Nicolò del Napoli club Bolzano curano l'organizzazione insieme a Gennaro Montuori. La giornata è stata caratterizzata da un vero e proprio ritiro della squadra, in cui gli storici campioni hanno potuto rivivere le stesse emozioni di una volta. La cerimonia è stata aperta dall'organizzatore Antonio Rianna, che ha ringraziato tutte le persone che hanno reso possibile la realizzazione di questo


evento. Prima del fischio d'inizio, entrambe le squadre, con tutti i giocatori che si tenevano per mano, si sono fermate al centro del campo per una preghiera in ricordo di don Talamo, insieme a don Raffaele Celentano e a don Giulio Caldiero, della chiesa locale. Tornando alla sfida sul campo, Gli ex campioni del Napoli hanno battuto le vecchie glorie del San Vito per 4-2. Ad aprire le danze un eurogol di sinistro di Ciro Muro, insaccatosi all'incrocio dei pali, che ha strappato applausi scroscianti ai presenti. Il raddoppio è arrivato grazie a un colpo di tacco di Capone: una vera beffa per il portiere avversario. Il gol Casale, con un tiro da fuori, ha fissato il punteggio sul 3-0. Prima del riposo, Di Leva ha accorciato le distanze. Nella ripresa, un gol di Caruso ha messo la vittoria in cassaforte, anche se i padroni di casa hanno firmato la seconda marcatura con Palumbo. Finale con una sorpresa: a pochi minuti dalla fine Gennaro Montuori ha svestito i panni dell'allenatore e si è portato sul dischetto del rigore per calciare un penalty assegnato alle

vecchie glorie azzurre. “Poiché non era fallo, ho preferito calciare fuori”, dirà Gennaro al termine della sfida. Al triplice fischio la classica premiazione di rito, con un omaggio a tutti i partecipanti. La serata si è conclusa al ristorante “Valle dei Mulini” con una cena all'insegna dei festeggiamenti accompagnata dai cori della curva B di Palummella. Ma il cammino degli ex azzurri non finisce qui: saranno tanti gli impegni per beneficenza dei vecchi campioni che hanno fatto gioire milioni di tifosi. La festa è proseguita il giorno seguente con l'arrivo a Positano, appositamente dal Brasile, di Sergio Clerici, venuto per abbracciare le vecchie glorie, Gennaro Montuori e la famiglia Rianna, in particolare Sergio Rianna, che i genitori chiamarono così in onore del Gringo, durante la sua militanza in azzurro. E' stata l'occasione per tagliare la torta dei 50 anni di Antonio Rianna.

ROSA SAMBUCA









Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.