Ultr'azzurro novembre 2014

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Gli sponsor di questo numero:

Direttore

Gennaro Montuori

II TRASMISSIONE cop. TIFOSI NAPOLETANI

Vice Direttore

Antonio Corrado

Hanno collaborato:

Amelia Amodio

4 EDITORIALE 6 LORENZO INSIGNE

Mimmo Carratelli Antonio Corrado Cristiano Corrado Mauro Guerrera Gennaro Montuori Foto di:

Vittorio Cangiano Progettazione grafica, e impaginazione:

G&Agraphic Per la pubblicità su questo mensile rivolgersi alla redazione di:

Tifosi Napoletani

MUGNANO (NA) Via Cesare Pavese, III trav. 2/A tel/fax 081 745 14 33

Gli articolisti forniscono la propria prestazione a titolo spontaneo, assumendosi la responsabilità di quanto scritto.

Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. 4267/92 del 28/3/92.

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I CONFRONTI CON LE SQUADRE SVIZZERE

MAGLIA SULLA PELLE 34 LA COSTANZO CELESTINI

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LAFOTO DEL MESE

40 INTER - NAPOLI

III I LOVE YOU NAPOLI cop. AL CENTRO IV I LOVE YOU cop. NAPOLI retro EURONICS post. GRUPPO TUFANO retro GRAND HOTEL post. IL SARACENO

5 JAMBO1 E. LECLERC C’ERAVAMO 12 TANTO AMATI... 44 YOUNGS BOYS - NAPOLI 10 SECORTEX COLLEZIONI ARGENTO ABBIGLIAMENTO LAURENTIIS: 11 MARCO ANTONELLI 18 DELASCIA O RADDOPPIA 48 NAPOLI - VERONA CERAMICHE 16 PASCALE STORIA DELLE SFIDE 22 LACON LA ROMA 52 ATALANTA - NAPOLI 17 PIZZERIA DEL PRESIDENTE OTTICA 28 L’EUROPA 20 IN SALITA NATILLO LE TIFOSINE 54 RISTORANTE 21 FRANCO SELVAGGI: NONNAMA 30 LA VEDO COSI’ DI 57 LE FOTO DEI TIFOSI 26 SITO TIFOSI NAPOLETANI A 27 AUGIURI DIEGO MARADONA 32 PIZZERIA ADD’ E GUAGLIUN 33 RISTORANTE IL FANTINO 6 22 34 48 36 C A D 38 RIVISTA TIFOSI NAPOLETANI 39 ENOTECA DEL CORSO 42 RISTORANTE WHITE CHILL OUT PANINOTECA 43 PIZZERIA DREAM VIEW NAPOLETANI 46 TIFOSI CONSIGLIA NAPOLETANI 47 TIFOSI CONSIGLIA 50 HOTEL MILLENIUM 51 DIVAN LETTO 56 IYOULOVENAPOLI


C

arissimi lettori, ci ritroviamo con un pò di anticipo rispetto alla naturale uscita perché abbiamo ritenuto importante essere con voi alla vigilia di una delle gare più sentite della stagione, vale a dire Napoli-Roma. Un match che, non bastasse la rivalità che si era creata negli ultimi anni, si è acceso ulteriormente dopo i gravi incidenti accaduti prima della finale di Coppa Italia disputata all’Olimpico con la Fiorentina e che hanno portato alla tragica scomparsa del giovane tifoso azzurro, Ciro Esposito, per mano dell’ultrà romanista, Gastone De Santis. L’auspicio è che i protagonisti siano solo i giocatori in campo e non i teppisti per i quali le partite di calcio sono solo un pretesto per dare sfogo alla loro violenza. In questo numero abbiamo voluto, quindi, dare spazio a quello che una volta era il “derby del sole” e dell’amicizia. Abbiamo raccontato i retroscena di un gemellaggio e le causa che hanno portato alla sua rottura. Da questp mese ci presentiamo con una nuova e, ci auguriamo, più gradevole veste grafica con le solite rubriche, gli auguri al grande Maradona, e la copertina che abbiamo voluto dedicare all’unico napoletano presente in rosa e che si sta meritando sul campo i galloni da titolare. Una panoramica sul cammino in Europa degli azzurri e la solita frizzante rubrica sulle belle tifose partenopee a rendere il tutto

più piacevole da sfogliare. Il rendimento altalenante dei nostri beniamini non ci consente, al momento, di cullare sogni di gloria in attesa che De Laurentiis si decida a migliorare adeguatamente quest’organico magari fin dal prossimo mercato di gennaio. Vi ricordo, infine, l’appuntamento classico del giovedì con la trasmissione “Tifosi Napoletani” che verrà trasmessa sulle frequenze del digitale terrestre, in contemporanea, su Tele A, Tele A+, Julie Italia, Telelibera e sul canale Sky 890. Vi saluto con affetto e come sempre dal profondo del cuore, forza Napoli.



la nostra copertina di Antonio Corrado

Lorenzo

Insigne

I

malumori di Dimaro, i fischi del San Paolo ad agosto, qualche twitter evitabile ed un rapporto che sembrava essersi incrinato tra Insigne, i tifosi e la Società, ormai sono solo uno sbiadito ricordo con il giovane talento azzurro ritornato ad essere uno dei beniamini del San Paolo che, ormai, ne salutano le giocate solamente con scroscianti applausi. La nuova stagione non era certo partita sotto buoni auspici con il numero 24 azzurro che, alla presentazione della squadra a Dimaro, infastidito si era rifiutato di parlare ai tifosi. Da qui voci, infondate, di un malumore legato ad un fantomatico adeguamento del contratto. Premesse sicuramente non buone per iniziare la stagione e, puntuali, arrivano i fischi alla prima gara sotto tono di Insigne, la risposta polemica del giocatore all’uscita dal campo sotto una bordata di fischi non contribuisce a rasserenare il clima. Nei giorni seguenti anche il twitter della giovane moglie del calciatore, che sentenziava “non lo meritate” non faceva altro che incrementare le polemiche. E da qui l’ennesimo giro di illazioni sul futuro del giovane talento di Frattamaggiore. Ed eravamo appena ad agosto. Il momento più difficile, però, nella gara di campionato al San Paolo contro il Torino. Con i granata in vantaggio e due clamorosi occasioni da gol sciupate da Insigne, tutto lasciava presagire un brutto pomeriggio per il giocatore ma il gol del pareggio, nella ripresa, addirittura di testa, scioglievano le lacrime di gioia e di liberazione dello scugnizzo di Frattamaggiore che, poi, serviva a Callejon il pallone della vittoria e tornava ad essere il beniamino dei tifosi. Il rendimento del giocatore, al di là degli episodi, però, ha contribuito a spazzare via le nubi che si erano addensate all’orizzonte ed anche il nuovo selezionatore della Nazionale, Antonio Conte, ha riaperto la porta del Club Italia, al numero 24 partenopeo. L’unico napoletano in campo, spesso l’unico italiano dell’undici di Benitez, Insigne incarna il classico destino che accompagna i figli di Napoli con l’essere costretto, in ogni occasione, a dovere dare

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sempre qualcosa in più rispetto agli altri per essere applaudito. Il suo rendimento, la sua abnegazione tattica, il sacrificio che gli chiede Benitez, in fase di non possesso palla, lo fanno risultare poco lucido in zona-gol ma utilissimo nell’economia della partita ed è per questo motivo che il tecnico spagnolo lo preferisce, nell’undici titolare, al belga Mertens. Un Insigne che vedi rincorrere gli avversari in difesa e poi ripartire e rifinire per i compagni. Un giocatore che in campo si vede e si sente nonostante non sia proprio un gigante sotto l’aspetto fisico, l’unico giocatore che in quel ruolo riesce, anche meglio di Callejon, a fare le due fasi con quella intensità. Ed è proprio da Insigne che i tifosi azzurri si aspettano un contributo decisivo per ritornare ad essere competitivi per lo scudetto ed in champion. Del resto anche per il giovane fantasista partenopeo vincere con questa maglia ha un sapore particolare e nei momenti

decisivi l’essere tifoso in campo riesce a farti avere una marcia in più come capitato nella finale di Coppa Italia con la Fiorentina quando il piccolo talento azzurro risultò decisivo sull’esito della sfida. Proprio per questo abbiamo voluto dedicare allo “scugnizzo” di Frattamaggiore la copertina di questo mese e, non a caso, in concomitanza di una gara che riveste un aspetto particolare dopo gli incidenti del pre-partita dell’Olimpico tra Napoli e Fiorentina nella finale di Coppa Italia decisa proprio da Insigne e dove rimase mortalmente ferito il giovane tifoso Ciro Esposito. Il giocatore napoletano in quest’occasione potrà vestire i panni del difensore del popolo azzurro, contro l’avversario giallorosso, e vendicare, sportivamente, il fango, le offese e le aggressioni perpetrate nei confronti dei partenopei che si aspettano quelle che riescono ad infiammare il San Paolo e che, spesso e volentieri, riescono a mandare in gol i compagni di squadra.

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I confronti con le squadre svizzere di Mimmo Carratelli

È

stata la Coppa delle Alpi, nel 1960, a inaugurare i confronti fra il Napoli e le squadre svizzere. A tutt’oggi, 13 partite (8 vittorie azzurre, 2 pareggi, 3 sconfitte). Altafini con 7 reti è il capocannoniere delle sfide con le formazioni elvetiche (29 gol del Napoli). La Coppa delle Alpi segnò la ripresa delle partecipazioni azzurre ai tornei internazionali. In realtà, non erano state granché in precedenza. Il Napoli di Garbutt partecipò a una sola edizione della Coppa Europa centrale scontrandosi tre volte con l’Admira Vienna, pesante eliminazione azzurra nello spareggio di Zurigo (0-5). Poi, più niente. Bienne, allora quarantamila abitanti nel nord-ovest della Svizzera, cantone di Berna, cittadina con un bel lago e famosa per le fabbriche di orologi più note al mondo, fu un impatto duro per il Napoli allenato da Amadei e con fior di giocatori (Bugatti in porta, Vinicio e Del Vecchio in attacco, Pesaola e due mediani, Beltrandi e Posio, di notevole rendimento). Il Bienne vinse 3-1, Beltrandi segnò il gol azzurro. Al ritorno, gli svizzeri pareggiarono al San Paolo (3-3), per il Napoli segnarono Di Mauro, Di Giacomo e Schiavone su rigore, e tutto finì. Gianfelice Schiavone, bresciano, sostituiva spesso in difesa Comaschi e Mistone. Nel 1966, la Coppa delle Alpi si disputò tutta in Svizzera con la partecipazione di quattro squadre italiane (Napoli, Juventus, Catania e Spal) e quattro elvetiche. Le squadre dello stesso paese non si incontravano fra di loro. Fu un confronto italo-elvetico. Il Napoli batté consecutivamente una Selezione Zurigo/Losanna (4-0), il Basilea (4-2), lo Young Boys (4-2) e il Servette (31). Altafini segnò sei gol. Bean, Montefusco e Canè (con un rigore) due a testa. Poi Orlando, Sivori e il terzino Gatti. E’ stato il primo trofeo internazionale vinto dal Napoli. Con una furbata di Pesaola, allenatore dalle mille trovate. All’ultima giornata del torneo, erano a pari punti il Napoli e la Juventus

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allenata da Heriberto, il “nemico” di Sivori che aveva costretto il cabezon a lasciare la squadra bianconera. Il Napoli incontrò a Ginevra il Servette, la Juve era impegnata a Losanna contro la Selezione Zurigo/Losanna. Il Napoli prese un gol nel primo tempo. La squadra batteva la fiacca. Nell’intervallo Pesaola si fece amico lo speaker dei comunicati pubblicitari e lo pregò di annunciare che la Juventus stava vincendo 2-0. Il petisso caricò Sivori nello spogliatoio: “Ma non ti vergogni, ti stai facendo sfilare da Heriberto questo trofeo”. Omar rientrò in campo e si scatenò. Con tre passaggi mandò in gol Canè, Bean e Montefusco. Alla fine della partita, Sivori corse da Pesaola: “Sai che cosa ha fatto la Juventus?”. E il petisso: “E io che ne so”. Sivori: “Come, non hai sentito l’annuncio dello speaker alla fine del primo tempo? Stava vincendo due a zero”. “Vi ho fregati” rispose il petisso con una risata delle sue. “Quel due a zero me lo sono inventato io per darvi una scossa facendomi amico lo speaker dello stadio”. Il Napoli vinse il trofeo perché, contemporaneamente, la Juventus a Losanna, irritata con l’arbitro che aveva concesso un rigore agli svizzeri, assediarono il direttore di gara che fu costretto a sospendere la gara dando partita persa ai bianconeri. Nella Coppa delle Fiere 1968, il Napoli affrontò due volte il Grasshopper, la squadra delle “cavallette” di Zurigo, spesso ai vertici del calcio elvetico. Con un gol di Altafini e due del piccolo Salvi, gli azzurri vinsero al San Paolo 3-1, poi persero a Zurigo 0-1. Il Napoli, allenato da Chiappella, contava ancora su Altafini, Zoff, Pogliana, Bianchi, Juliano. Montefusco. C’erano in squadra anche Hamrin, Barison, Improta, in attacco giocavano Canzi e Manservisi. Non c’era più Claudio Sala, ceduto al Torino


per 470 milioni. Le casse azzurre facevano acqua. Il Napoli affrontò il Grasshopper la prima volta al San Paolo tre giorni dopo avere battuto la Juventus in campionato con un rigore di Altafini. Sullo slancio, la squadra trionfò sul Grasshopper per 3-1. “Doppietta” di Salvi dopo la rete di Altafini. Egidio Salvi era una minuscola ala bresciana che giocò appena sedici partite in due campionati col Napoli senza andare mai a segno. Trovò il gol in Europa, prima contro il Grasshopper e poi contro il Bienne, che il Napoli incontrò nuovamente nella Coppa delle Alpi 1969. Nel match di ritorno a Zurigo, il Napoli fu sconfitto 1-0 dalle “cavallette”. L’edizione 1969 della Coppa delle Alpi vide la partecipazione di dodici squadre fra svizzere, italiane, tedesche e belghe divise in due gironi. Il Basilea vinse il girone davanti al Napoli, il Bologna vinse l’altro girone. La finalissima registrò la vittoria del Basilea sul Bologna. Nel girone del Napoli giocarono oltre al Basilea, una seconda squadra svizzera, il Bienne, più la Sampdoria, i tedeschi dell’Eintracht Francoforte e i belgi del Waregem. Il Napoli vinse contro le due squadre elvetiche. Batté il Bienne 2-0 (gol di Sportiello e Barison) e il Basilea 3-2 (a segno Barison, Montefusco e Salvi). Gennaro Sportiello, vent’anni, di Cassino, era cresciuto nelle giovanili del Napoli. Non giocò ma in campionato, ma fu presente nella Coppa delle Alpi segnando il primo gol al Grasshopper. Poi fu ceduto al Sorrento. La sfida nella Coppa Uefa 1989-90 contro gli svizzeri del Wettingen, squadra di una cittadina nel nord della Svizzera sulle rive di un fiume, è legata ad un episodio clamoroso. Maradona era in piena crisi.

Diego giocò la partita di andata a Wettingen (0-0). Al ritorno, 1 novembre 1989, saltò il ritiro prima della gara con gli svizzeri. Si presentò direttamente al San Paolo per la partita. Allo stadio trovò questo comunicato della società: “Constatate le assenze dagli allenamenti e la mancata partecipazione al ritiro prepartita, si ritenga sospeso”. Bigon lo escluse dalla gara col Wettingen che il Napoli vinse 2-1 in rimonta con un gol di Baroni e un rigore di Mauro. Moggi era il direttore generale. Maradona accusò la società di avere resa pubblica la sua esclusione all’ultimo momento per salvare l’incasso della partita, mentre era stato deciso già dal martedì precedente di tenerlo fuori. Gli spettatori furono 47.334 e l’incasso di un milione e mezzo circa di lire. Il giorno dopo, Diego si presentò a Soccavo cantando: “Ferlaino è il mio padrone, quando vuole giocherò”. E ai giornalisti si presentò così: “Sono il nuovo raccattapalle del Napoli”. L’ultimo match del Napoli con gli svizzeri è stato con lo Young Boys del 23 ottobre a Berna (0-2).

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C’eravamo tanto amati, i rapporti tra romanisti e napoletani

di Mauro Guerrera

Intervista al nostro direttore Gennaro Montuori

G

ennaro Montuori, per decenni capo storico di una delle Curve più belle del mondo, ci racconta in questo faccia a faccia la storia di un rapporto, tra le tifoserie di Napoli e Roma, un tempo fondate su un gemellaggio sincero ed oggi minato da un odio profondo. Con “Palummella” cercheremo di chiarire il perché di questa rivalità che negli anni sessanta trovava sfogo in semplici scazzottate. A cavallo tra gli anni settanta e ottanta, le due squadre hanno provarono ad insidiare l’egemonia dei grandi Club del nord, Juventus, Inter e Milan e questo spinse le tifoserie a fare fronte comune e sostenersi l’uno con l’altro. Nacque, così, un gemellaggio tra il tifo organizzato della curva B (il CUCB) e quello della curva sud romanista (il CUCS). Sulla sponda giallorossa c’erano i capi ti-

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fosi Stefano Malfatti, Vittorio Trenta, Peppone e Mortadella. Su quella napoletana figure storiche del tifo partenopeo: Lino Spina (detto Lillone), il rimpianto Giorgio Ciccarelli, i fratelli Maurizio e Luciano Vivenzio (conosciuto con il soprannome Re Cecconi), Giuseppe D’Andrea (detto Hulk) e Ciro Toscano. Il gruppo dei tifosi napoletani era capitanato dai due presidenti: Antonio Colella (detto Sandokan) Gennaro Montuori, che quando varcava i cancelli della curva B, diventava per tutti l’amico “Palummella”. “Palummella” come nacque il gemellaggio tra le due tifoserie? “Fu una bella iniziativa che univa le due città più importanti del centro-sud italiano, nato per contrastare lo strapotere calcistico delle squadre del nord. Per noi del tifo


organizzato, giocare contro la Roma rappresentava un’occasione per condividere insieme i valori più belli dello sport. Loro venivano a dormire a casa nostra e noi eravamo accolti fraternamente in casa loro. Dopo il pernottamento nello stesso appartamento, il giorno dopo andavamo tutti insieme allo stadio. Ognuno con i proprio colori, cantavamo tutti insieme e in campo ci scambiavamo i vessilli. In quel periodo eravamo invidiati da tutte le tifoserie del mondo”. Poi cosa è successo? “Un primo segnale di inaffidabilità della tifoseria giallorossa coincise con l’arrivo di Bruno Giordano nel Napoli. Giordano era un laziale doc e i tifosi giallorossi lo presero un po’ come un affronto e lo prendevano puntualmente di mira, fischiandolo, durante le partite. Basti pensare che quando Manfredonia passò nelle file della Roma, nacquero gruppi di ultrà giallorossi per contestare l’ex-laziale. Però non fu il passaggio di Bruno nel Napoli a incrinare i rapporti tra le tifoserie di Napoli e Roma”. Quindi non fu quella la causa della rottura? “No, anche perché in seguito ci furono altri episodi che misero a dura prova la tenuta del gemellaggio, nonché il boicottaggio di alcuni elementi all’interno della tifoseria della Roma che avevano interesse a rompere quell’intesa con i Napoletani”.

cammo il nome della loro squadra. Alcuni di loro non fecero altrettanto quando i nostri andarono sotto la curva sud giallorossa. Per vendetta, nella partita di ritorno al San Paolo, alcuni tifosi napoletani riversarono sui tifosi giallorossi liquidi non proprio identificabili con l’acqua. Ma siccome in entrambi i casi si trattava di episodi di singoli “cani sciolti” riuscimmo, di comune accordo, con i capi della tifoseria romanista, di continuare ancora il gemellaggio”. Palummella, e allora quale fu la causa che portò alla rottura del gemellaggio? “Nel frattempo nelle curve si iniziavano a formare gruppi antagonisti ai gruppi storici delle tifoserie. In questi gruppi non c’erano sempre persone che condividevano i valori dello sport. Qualche anno prima, proprio uno di questi delinquenti, che si era infiltrato nei gruppi napoletani, aggredì violentemente un tifoso romanista. Quell’episodio rischiò di dar vita a una guerriglia urbana che fui proprio io a sventare”. Ti va di parlare di quanto accaduto? “Certamente, anche perché misi a repentaglio la mia incolumità fisica. Ricordo che durante un Roma-Napoli del 1980 migliaia di romanisti vennero davanti alla nostra curva per affrontarci, noi uscimmo in migliaia pronti a difenderci. Entrambi i gruppi erano armati di pietre e ogni tipo di corpo contundente rimediato fuori lo stadio Olimpico. In quel momento mi resi conto che circa quattromila persone erano pronte a darsele di santa ragione, e che quel pomeriggio avrebbe potuto trasformarsi in una delle pagine più nere del calcio italiano. Presi il coraggio a due mani e mi lanciai al centro tra i due gruppi che intendevano affrontarsi. Al mio fianco c’era Giuseppe D’Andrea detto Hulk per il suo fisico imponente e Lillone. Ci guardammo negli occhi con gli altri capi tifosi e spiegai loro che non poteva essere che per colpa di pochi imbecilli si

Ce li racconti? “Nell’anno del primo scudetto napoletano, all’Olimpico il Napoli vinse 1-0 con un gran gol di Diego proprio su assist di Giordano. Prima di quella partita, quando i tifosi giallorossi vennero sotto la curva nord occupata dai napoletani, ricevettero applausi e invo-

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mettesse in pericolo la vita di tanta gente. Così iniziammo a invocare ognuno il nome dell’altra squadra e dopo un fraterno abbraccio tornammo tutti alle proprie case. Fortunatamente posso dire che sono riuscito a evitare il peggio. Ancora oggi ringrazio Dio per avermi dato l’opportunità di evitare uno scontro dalle gravi conseguenze” Quindi neanche quell’episodio pose fine al gemellaggio? “No, però oramai qualcosa si era definitivamente incrinato. La goccia che fece traboccare il vaso fu in occasione di un leggendario pareggio del Napoli a Roma. Il

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Napoli, con lo scudetto cucito sulle maglie, in nove contro undici riuscì nell’imprersa di pareggiare con Francini ed il “guerriero” Salvatore Bagni fece il gesto dell’ombrello verso la curva romanista. Possiamo dire che fu proprio quello il gesto che portò alla definitiva rottura del nostro gemellaggio con i romanisti. In seguito a quell’episodio non ci fu poi nessun tentativo per rilanciare il sodalizio? “Negli anni novanta ci fu un’occasione. Mi contattò un tifoso napoletano, Mario Barba, colpito dal dolore in diretta televisiva della mamma di Antonio De Falchi, un tifoso romanista ucciso durante un Milan-Roma. La signora


non aveva i soldi per allestire una tomba per il figlio. Per aiutarla organizzammo una partita con il nostro gruppo ultrà la stampa e invitammo anche le due squadre. Della Roma aderirono solo Giannini e Carnevale, mentre la squadra del Napoli aderì al completo capitanata da Zola Careca e Fonseca. Partecipò anche una persona dalla sensibilità umana incredibile, l’ex azzurro Josè Dirceu. Fu quello il segnale definito di una rottura insanabile, anche perché nessuno da Roma ci ha mai mandato neanche un telegramma di ringraziamento per quanto fatto per un loro tifoso. Da parte nostra per dimostrare che c’era la disponibilità a riallacciare i rapporti con la tifoseria romanista, feci esporre uno striscione lungo quanto tutta la curva B che diceva. “Nel cielo azzurro un cuore giallorosso batte ancora: Antonio De Falchi”. Però la soddisfazione fu che riuscimmo a raccogliere ben 20 milioni di lire e permettemmo al povero Antonio di avere una degna sepoltura”. Pensi che ci sia qualche possibilità di ripristinare quel gemellaggio? “Mi piacerebbe, come sicuramente piacerebbe alla mamma di Ciro Esposito. Il calcio deve essere soprattutto un motivo di fratellanza, di unità, non un motivo di violenza stupida e ingiustificata. Ma penso che sia quasi impossibile, soprattutto dopo la finale di Coppa Italia del 3 maggio scorso. Non è possibile che un ragazzo va allo stadio per godersi una festa e invece non fa più ritorno a casa perché vittima di un vile agguato. Purtroppo oggi tra i ti-

fosi ci sono esseri ignobili come il famoso “Gastone” al secolo Daniele De Santis. Una persona con la pistola che si dirige verso altri tifosi, per di più in una partita che non lo riguarda, vuol dire che non ha certo propositi di gemellaggio e soprattutto non conosce il significato di sport. Soprattutto non conosce neanche il significato di “tifoso” o di “ultrà”. A questo aggiungiamo che la morte di Ciro Esposito avrebbe potuto quanto meno ridare un pò di serenità ai rapporti tra le due tifoserie. Però anche davanti la morte di un ragazzo dalla capitale non sono arrivati segnali di solidarietà nemmeno alla famiglia del povero Ciro. Per onorare Ciro Esposito si poteva dar vita almeno a un semplice patto di non belligeranza, per ridare a questa sfida i valori veri dello sport. Sarebbe stato già un positivo passo avanti. Ci tengo a sottolineare la sensibilità di due campioni del mondo come Totti e Bruno Conti (che più volte ha espresso il desiderio di giocare nel Napoli al fianco di Maradona) e lo scomparso Amedeo Amedei (doppio ex di Napoli e Roma),che più volte hanno lanciato appelli per il ritorno a un gemellaggio tra romanisti e napoletani. “Palummella” grazie per la piacevole chiacchierata. Una volta era il tanto atteso “derby del sole”, ma oggi quel sole che illuminava lo spirito sportivo di questa sfida, spesso spettacolare, è per il momento tramontato. Auguriamoci che ci sia presto una nuova alba di pace e di sport.

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De Laurentiis:

di Antonio Corrado

LASCIA o RADDOPPIA

I

l momento delicato ed incerto che sta vivendo il Napoli tra risultati altalenanti sul campo, voci che raccontano di un interessamento degli sceicchi del Qatar all’acquisto della Società ed il silenzio, sempre più assordante, di un insolitamente taciturno, De Laurentiis tengono in piedi vari scenari sul futuro del Club azzurro. La soluzione certamente più affascinante ma al momento più un miraggio che una realtà è quella che spalancherebbe le porte del sodalizio azzurro ai “Paperoni” del Qatar. Sarebbe di sicuro la svolta per la squadra partenopea e per i suoi tifosi che potrebbero, così, cullare quei sogni di gloria che con l’oculata ed imprenditoriale gestione di De Laurentiis sarebbero difficili, se non impossibile, raggiungere. Una soluzione che, tuttavia, tra indizi, voci non confermate e nessuna smentita, è ancora sulla bocca di tutti a circa un mese dalle prime indiscrezioni. Il perché De Laurentiis o la Società non abbia ancora fatto una smentita ufficiale a queste voci che hanno trovato spazio su tutti gli organi di informazione, è difficile da capire. E mentre i tifosi sperano che alle voci ed alle indiscrezioni faccia seguito un’uscita ufficiale da parte della famiglia Al Tani che possa mettere De Laurentiis davanti ad una concreta offerta e fare le valutazioni del caso, Benitez e la squadra sono alle

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prese con i soliti problemi legati ad un organico incompleto e carente che, addirittura, risulta indebolito rispetto a quello della scorsa stagione. A questo scenario se ne contrappone un altro che vuole De Laurentiis già impegnato per rafforzare adeguatamente la squadra già dal prossimo mercato invernale. Si vocifera che il Presidente voglia stupire tutti con due grossi colpi e con uil ritorno, che farebbe felici tutti visto il rendimento di Rafael, di Pepe Reina che anche da Monaco segue costantemente le vicende dei suoi ex compagni di squadra. Anche questa, se vogliamo, potrebbe essere una chiave di lettura del silenzio di un Presidente punto nell’orgoglio che vuole rispondere con i fatti alle tante critiche subite per un mercato disastroso. Un De Laurentiis che vorrebbe riacquistare con i fatti quella credibilità che ha perso nei confronti dell’ambiente dopo i proclami di scudetto fatti a luglio e che non hanno trovato seguito negli investimenti che sarebbe stati necessari per potere competere realmente con Juventus e Roma. Delle dichiarazioni ed un mercato che hanno messo a nudo la scarsa conoscenza di un mondo, quello del calcio, che non ti perdona gli errori e nel quale non puoi affidarti ciecamente alla fortuna. In attesa di conoscere le reale intenzioni di De Laurentiis, degli sceicchi e del prossimo mercato di gennaio, adesso è il momento di stringersi intorno alla squadra ed arrivare alla sosta natalizia cercando di limitare al minimo i danni sia in Italia che in Europa. Poi a gennaio, silenzi o meno, arabi o meno, tutto sarà più chiaro attraverso i fatti.

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La storia delle sfide con la Roma

U

na lunga sfida ricca di episodi e di aneddoti che rappresenta una classica del calcio italiano. Una gara che per molti anni ha visto le due tifoserie legate da un solido gemellaggio ormai praticamente cancellato da scontri che hanno avuto il loro apice nella finale di Coppa Italia dell’Olimpico quando, nei pressi dello stadio, il giovane Ciro esposito fu ferito mortalmente dall’ultras giallorosso Daniele De Santis. Al San Paolo solo gioie per i colori azzurri nella scorsa stagione con la Roma battuta sia nella semifinale di ritorno di Coppa Italia sia nella gara di campionato. Senza dubbio il match di ritorno di Coppa Italia è stato esaltante con gli azzurri che erano chiamati a ribaltare il 2-3 subito all’Olimpico, un risultato maturato nel finale ad opera di Gervinho dopo che i partenopei erano riusciti ad annullare il doppio svantaggio, maturato per effetto delle reti proprio di Gervinho e di Strootman, grazie alle reti di Higuain al 47’, con la complicità di De Sanctis, ed alla rete di Mertens al 65’. Al ritorno San Paolo gremito per spingere gli azzurri alla seconda finale in tre anni,: partono bene i giallorossi che a più riprese insidiano la porta dei Reina ma al 33’ Callejon fa esplodere

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il San Paolo mettendo di testa in rete un cross di Maggio. In avvio di ripresa un boato saluto l’arrivo in tribuna di Diego Armando Maradona. Lo stadio si esalta davanti al suo campione ed in campo i giocatori vengono trasci-

nati dall’entusiasmo del pubblico e nel giro di due minuti prima Higuain e poi Jorginho affondano la Roma con un pesante 3-0. Giungere poco dopo anche l’espulsione di Strootman per

di Gennaro Montuori

proteste che di fatto decreta la fine delle ostilità. Da segnalare all’uscita dal campo il gestaccio del giocatore olandese che sputa all’indirizzo della Curva partenopea. Dopo meno di un mese le due squadre si ritrovano al San Paolo per la sfida di campionato. Partita meno avvincente ma dal finale esaltante per gli azzurri che con Callejon, a 10’ dalla fine, trovano la rete della vittoria. Il primo incontro tra Napoli e Roma si giocò nella stagione 1929-30 al Testaccio lo storico campo dei giallorossi, gara divertente e ricca di gol terminata con un pareggio per 2-2 con la doppietta del partenopeo Vojak. La prima vittoria in casa della Roma nella campionato 1933-34, risultato 1-2, con i gol di Rosetti e ancora una volta di Vojak. Con questa vittoria gli azzurri conquistarono il terzo posto in classifica che valse la qualificazione alla coppa europea. Nel campionato 56-57 il Napoli batte la Roma per tre reti a uno dopo ben ventitre anni dall’ ultima vittoria nella capitale, con la doppietta di Luis Vinicio il brasiliano soprannominato “o’ lione” e il gol di Vitali. Un’altra vittoria nella stagione successiva, 0-2, con i gol del “bersagliere”, nome con cui veniva soprannominato Di Giacomo e di Vinicio. In questa sta-


gione il Napoli con il trionfo sulla Roma e sulla Juventus si aggiudicò il quarto posto in classifica, tornando tra le grandi. Nel 1966-67, ai tempi del Napoli di Pesaola e Roberto Fiore, il Presidente che oltre a portare allo stadio 100.000 tifosi ogni domenica riuscì a strappare al Milan ed alla Juventus rispettivamente Altafini e Sivori, gli azzurri portarono a casa un ‘altra vittoria con due reti di Sivori e Braca. Nella stagione seguente 73-74, il Napoli si impone nuovamente all’Olimpico con il gol di Braglia, soprannominato Jonny Chitarra. Nella stagione 75-76 la squadra partenopea

campo azzurro nello storico campionato che portò al primo scudetto. In quella gara Giordano inventò l’assist per il gol della vittoria realizzato dal più grande calciatore della storia del Napoli e del calcio mondiale, il mitico Diego Armando Maradona. Altro trionfo a Roma nel 1993-94 per 3-2 con i gol di capitan Ferrara, Buso e Di Canio. Bisognerà attendere altri 17 anni per vedere il Napoli imporsi nuovamente all’Olimpico sui giallorossi: stagione 2010-11 e vittoria regalata da Cavani. Da ricordare anche un pirotecnico pareggio per 4-4, nella stagione 200708, quella del ritorno in serie A, con reti di Lavezzi, Totti, Perrotta, Hamsik, De Rossi, Gargano, Pizzarro e Zalayeta.

Dopo aver ripercorso le tappe che hanno scandito le trionfali trasferte degli azzurri a Roma, ripercorriamo insieme, in vista del big match del San Paolo i successi interni dei partenopei. Il primo Derby del Sole al San Paolo risale alla stagione 1926-27, quando la formazione partenopea perde la prima partita tra le mura amiche per 2-0 contro i giallorossi all’epoca denominati Alba Roma. Senza procedere troppo a ritroso nel tempo elencherò solo le vittorie che partono dagli anni Sessanta, annoverando come punto di partenza il primo successo del Napoli che risale alla stagione 1930-31: il perentorio 3-0 firmato da Mihalich e Sallustro II, fratello del grande Attila. Negli anni Sessanta il Napoli lotta per lo scudetto e

vince ancora con un netto 0-3 maturato grazie alla doppietta di Sperotto ed al gol dell’impeccabile rigorista Beppe Savoldi. Per vedere gli azzurri uscire vittoriosi dall’Olimpico bisogna attendere dieci anni ed andare al torneo 198687, quando, per l’occasione si girarono anceh le scene del film “i ragazzi della curva b”, che vedeva come protagonisti protagonisti, oltre al noto Nino D’Angelo ed al capo degli ultrà, Gennaro Montuori, alias “Palummella” anche il mitico Bruno Pesaola, Bruscolotti, Carnevale. In quel match fece il suo esordio Ciccio Romano che avrebbe preso per mano il centro-

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ottiene tre vittorie bellissime di fila, quella del 65-66 firmata Canè, 66-67 e 67-68 entrambe dalla doppietta di un implacabile Altafini. Gli anni ‘70 sono

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nettamente favorevoli al Napoli. Nel 71-72 ricordiamo un sonoro 4-0 con doppietta di Andrea Esposito, il solito Altafini e Pogliana. Nel 75’ bellissimo

scontro da vertice finito 2-1 con reti di Massa e Savoldi. Nel 77-78 per 2-0 con gol di Pin e del solito ‘‘Mister 2 miliardi’’ Beppe Savoldi.


Nel 79-80 il Napoli serve ancora il tris ai giallorossi con reti di Lucido e doppietta di Damiani, tutti su assist di Capone. L’inizio degli anni ’80 sorride ai partenopei che nella stagione 8081 travolgono letteralmente una Roma in notevole difficoltà al San Paolo per 4-0, con l’ autorete di Romano, gol di Pellegrini, autorete di Di Bartolomei e Nicolini. L’anno seguente, nella stagione 81-82, gli azzurri ripetono l’impresa battendo di misura i giallorossi per 1-0 con la rete di Citterio. È il Napoli d Marangon, del mitico olandese Rudy Kroll e del compianto talentuoso scugnizzo Nino Musella. Negli anni di Diego Armando Maradona poche le vittorie sui giallorossi. Ricordiamo con rammarico la sconfitta interna per 1-2 dei partenopei nell’87-88, passato agli annali della storia come uno dei più brutti precedenti del Derby del Sole per i partenopei che segnò l’inizio della perdita di uno scudetto che sembrava già conquistato. Nella stagione 1989-90 solo due vittorie, una esaltante per 3-1 con doppietta del Pibe de oro dal dischetto, e sigillo di Careca alla mezz’ora da posizione impossibile. Nella annata 91-92 dopo un primo tempo

deludente in cui i partenopei incassano il doppio vantaggio romanista, nella seconda frazione di gara gli azzurri in rimonta battono i giallorossi per 3 reti a 2 con marcature di Silenzi, Careca, Zola. Successo bissato l’anno seguente stavolta per 2-1 con reti di Fonseca e Careca. Nella stagione 9697 gli azzurri battono la Roma per 1-0 con rete di Caccia. Una menzione d’ordine merita anche il pareggio della stagione 2000-01 dove un rocambolesco 2-2 rimandò di una giornata la festa scudetto ai giallorossi, reti di Amoruso, Batistuta, Totti e Pecchia. La rete viziata da fallo di mano del capitano giallorosso si rivelò fatale e rispedì il Napoli nuovamente nella serie cadetta. Nell’era De Laurentiis solo due vittorie per i partenopei, nella stagione

2010-2011 con le reti di Marek Hamsik e l’autorete di Juan e nella stagione 2012-13 con il roboante 4-1 sancito dalla tripletta di Edinson Cavani e Christian Maggio, e marcatura di Osvaldo per i capitolini. La Roma si sta confermando organico di grande valore come testimoniano i risultati ed il secondo posto in classifica alle spalle della Juventus. Il Napoli, invece, insegue al terzo posto. Per il momento i giallorossi partono con i favori dei pronostici ma il campionato è ancora lungo e i giochi sono ancora aperti, la squadra partenopea sta affrontando un periodo particolare, ma dispone di giocatori di fama e esperienza internazionale che sono in grado di risollevare le sorti della squadra ed è quello che si augurano i tifosi.

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L’Europa in salita di Cristiano Corrado L’imprevista ed imbarazzante sconfitta patita a Berna per mano dello Young Boys ha complicato il cammino in Europa League degli azzurri costretti, adesso, a vincere la gara di ritorno con gli svizzeri ed a non perdere a Praga con lo Sparta. Il regolamento, infatti, prevede che in caso di arrivo a pari merito si terrà conto nell’ordine, della classifica avulsa

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relativa agli scontri diretti, della differenza reti relativa alla classifica avulsa, del maggiore numero di reti segnate negli scontri diretti, del maggiore numero di reti realizzate in trasferta negli scontri diretti, della differenza reti generale, del maggior numero di reti realizzate nel girone e, nella remota ipotesi di ulteriore parità, del ranking uefa al 31 luglio 2013.


Con l’attuale classifica, quindi, il Napoli sarebbe eliminato per una peggiore differenza reti nei confronti di Young Boys e Sparta Praga che chiuderebbero rispettivamente al primo e secondo posto. Come si vede, quindi, la sconfitta di Berna ha complicato non poco il cammino dei partenopei che per qualificarsi primo ed evitare, così, un avversario difficile fin dai sedicesimi di finale dovrà necessariamente battere con almeno due gol di scarto lo Young Boys e non perdere a Praga. La formula del torneo, infatti, prevede che nei sedicesimi di finale le prime classificate di ogni girone e le quattro terze provenienti dai gironi di champion con il miglior rankink uefa, saranno teste di serie e quindi non potranno affrontarsi tra di loro e, nei sedicesimi, tra l’altro, non potranno affrontarsi squadre della stessa Nazione. Alla luce degli ultimi risultati appare evidente come il cammino degli azzurri in Europa League si sia fatto più difficile e non ammette più passi falsi che non solo compro-

metterebbero definitivamente il primo posto ma metterebbero, addirittura, in discussione la qualificazione. Il problema è che la gara di ritorno con lo Young Boys arriverà a cavallo tra la partita casalinga con la Roma e la trasferta di Firenze, tutti match nei quali fare turn-over, con le seconde linee di cui dispone Benitez, equivarrebbe ad un vero e proprio suicidio come testimonia la rovinosa caduta di Berna. Altra trasferta delicata, più per l’ambiente e per le condizioni climatiche che ci saranno il 27 novembre, che non per lo spessore dell’avversario, sarà il match di Praga con lo Sparta. Elvetici e cechi, comunque, restano avversari di scarso profilo per l’undici titolare ma temibili “competitor” per le seconde linee azzurre che in più di un’occasione hanno dimostrato di non essere all’altezza nemmeno di una modesta squadra di centro classifica di un campionato anonimo come quello svizzero.

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Franco Selvaggi: di Amelia Amodio

“la vedo così”

I

n questo numero a dirci la sua sull’attuale momento del Napoli sarà Franco Selvaggi, ex calciatore ed allenatore, campione del mondo ai mondiali spagnoli nel 1982. Bomber di razza, da atleta ha vestito la maglia della Roma, dell’Inter, del Torino e dell’Udinese ed è stato più volte in procinto di vestire la maglia azzurra del Napoli. L’ex attaccante materano ricorda così la magnifica esperienza dei Mondiali: “La vittoria dei Mondiali nel 1982 fu una vera e propria cavalcata trionfale: mi ritornano ancora alla mente immagini come quelle della gioia del presidente della Repubblica Pertini, della partita, della vittoria, dell’avvio stentato che ci fece chiudere nel silenzio stampa. Indubbiamente stiamo parlando di un trionfò che ha esaltato e innalzato l’Italia intera: la società allora era diversa, ed anche il calcio era diverso. Sicuramente c’era meno business attorno al mondo del pallone e certe vittorie assumevano un sapore differente”. Attaccante di valore, non a caso ha indossato casacche gloriose: “Da calciatore ho vestito diverse maglie, tra cui quella della Roma nella stagione 73/74, per non parlare dell’esperienza con l’Inter, con il Torino e con l’Udinese. È vero, fui ad un passo dal diventare un calciatore azzurro, e non ho mai saputo il motivo per il quale la trattativa non si chiuse positivamente. Ricordo che giocavo nel Torino, in lotta per lo scudetto, quando arrivò la chiamata di Juliano, che, ovviamente, mi lusingò. L’allora Direttore generale del Napoli stava gettando le basi per quella che sarebbe diventata una squadra memorabile, con Maradona trascinatore e tanti altri grandi calciatori. Forse il mancato arrivo a Napoli è il rammarico più grande della mia carriera da calciatore. Da allenatore, invece, ho avuto esperienze con il Catanzaro, il Taranto, il Matera, il Crotone. Stare in panchina posso dire che è un ruolo che ti mette addosso un carico di responsabilità più elevato anche perché tutto, poi, dipende dall’operato dei

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calciatori che, alla fine, sono quelli che fanno la differenza. Gli allenatori incidono per una minima parte, il loro compito deve essere quello, di saper scegliere gli uomini giusti e di creare armonia nel gruppo favorendo l’integrazione di ciascuno dei componenti”. Dalla panchina al ruolo di docente a Coverciano al corso per allenatori a quello di osservatore delle vicende calcistiche nazionali, Selvaggi commenta così l’attuale situazione del club partenopeo: “Il club azzurro deve ancora acquisire il giusto equilibrio tra fase offensiva e fase difensiva. Nella fase di attacco se la cava abbastanza bene ed ha un buon potenziale ma spesso la difesa non si dimostra all’altezza della situazione. In Italia vince chi subisce meno gol e la Juve ne è l’esempio. Un altro problema che vedo in questo Napoli è la fatica a riconquistare la palla. In organico non mancano calciatori di grande spessore come Callejon e Higuain anche se, a mio avviso, ciò che manca alla squadra sono un difensore ed un centrocampista di grande qualità e personalità ed una punta da affiancare ad Higuain. Dopo la vittoria conquistata contro il Verona, posso dire di aver visto finalmente un Napoli concentrato e motivato, che non si è abbattuto quando, nelle prime fasi del gioco, è andato sotto di un gol. Ha saputo rialzarsi dimostrando tutto il potenziale. Io dico che questo Napoli può conquistare sicuramente il terzo posto, non è inferiore alle altre pretendenti come Inter, Milan, Lazio e Fiorentina. L’unico limite, a mio modesto parere, potrebbe essere rappresentato dal tecnico Benitez: forse l’allenatore dovrebbe essere più “motivatore” e favorire un grado più alto di concentrazione. Non vedo Benitez un tipo alla Conte, tanto per intenderci ed è questo, forse, la cosa che manca alla squadra. Napoli, comunque, resta senza ombra di dubbio una delle mete più ambite da chi ama il calcio: oltre ad essere una città stupenda, quella partenopea ha anche un pubblico calorosissimo. Ed è per questo che il Napoli dovrebbe sempre lottare per i primi posti.

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La maglia sulla pelle Costanzo Celestini mediano di rottura

N

ato a Capri (Na) il 14 maggio 1961. Colleziona 145 presenze e due gol con la maglia azzurra del Napoli contro la Lazio e la Sampdoria. È l’unico caprese ad aver giocato in Serie A è l’orgoglio dell’isola azzurra. In campo era una trottola, non si fermava mai piccolo e mingherlino ma si dimostrò un guerriero autentico. Lo portò a provare con il Napoli il dottor Verga farmacista caprese. Diventò il pupillo del grande Mariolino Corso. Con la primavera azzurra vinse l’unico trofeo della storia del Napoli del Torneo di Viareggio e l’unico scudetto della storia della primavera azzurra.

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di Gennaro Montuori


Nei test fisici era sempre tra i primi, oltre ad essere celeste il caprese per via del naso generoso era anche soprannominato come “Pinocchiotto” . Per il suo modo di giocare e per la sua piccola presenza somigliava a Furino, mediano della Juventus e della Nazionale. Uno dei campioni che soffriva molto marcare nella mediana di centrocampo era Brady calciatore di Juve, Inter e Sampdoria. Vinicio, Marchesi e poi Bianchi gli affidavano sempre i campioni piu importanti e non sfigurò al cospetto di gente come Platini, Antognoni, Giannini, Mancini ecc. Debutta il 22 agosto 1979 in Cesena-Napoli 13. A buttarlo nella mischia fu Luis Vinicio che lo fece debuttare subito anche in Coppa Uefa contro lo Standard Liegi. Giocatore dotato di una grande capacità di corsa, straordinario agonismo e temperamento, nei tackle non si risparmiava mai. Il “furino del sud” (così soprannominato) ha giocato con la casacca azzurra fino al campionato 1986/87, anno in cui ha realizzato il sogno di tutti i ragazzini napoletani che giocano a calcio, vincere lo scudetto e la Coppa Italia con il Napoli . Giocò anche con Catanzaro, Ascoli, Pisa e Avellino. Celestini nel Napoli ha giocato con grandi campioni, tra questi Krol, Diaz, Dirceu e Maradona con il quale aveva uno splendido rapporto. Smise di giocare a 31 anni a Napoli lo ricordano tutti come atleta e guerriero esemplare. Grazie Costanzo per aver onorato la maglia azzurra.

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SERIE A 2014/2015

7a giornata - 19 ottobre 2014

il film di

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INTER NAPOLI

2 2


IL TABELLINO: INTER: Handanovic; Ranocchia, Vidic, Juan Jesus; Obi (12'st Mbaye), Hernanes, Medel (36'st Guarin), Kovacic, Dodò; Palacio (43'st M'Vila), Icardi. (Carrizo, Berni, Andreolli, Kuzmanovic, Krhin, Bonazzoli). All. Mazzarri.

NAPOLI: Rafael; Britos (30'st Ghoulam), Albiol, Koulibaly, Zuniga; Inler, Lopez; Callejon, Hamsik (17'st Jorginho), Insigne (24'st Mertens); Higuain. (Andujar, Colombo, Henrique, De Guzman, Maggio, Mesto, Michu, Zapata. All. Benitez.

MARCATORI: 34' e 45' st Callejon (N), 37' Guarin (I), 46' st Hernanes (I) - ARBITRO: Orsato di Schio NOTE: ammoniti Hernanes (I), Britos (N), Higuain (N), Jorginho (N), Juan Jesus (I). Espulso al 38'st Mazzarri per essere uscito dall'area tecnica. Angoli: 6-4 per l'Inter. Recupero: 1' pt; 4' st.

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EUROPA LEAGUE 2014/2015

3a giornata - 23 ottobre 2014

il film di

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YOUNG BOYS 2 NAPOLI 0


IL TABELLINO: YOUNG BOYS: Mvogo, Sutter, Vilotic, Von Bergen, Lecjaks; Sanogo Junior, Gajic; Steffen (dal 48' s.t. Nikci), Kubo (dal 26' s.t. Bertone), Nuzzolo (dal 39' s.t. Rochat); Hoarau. A disp.: (Wolfli, Zarate, Costanzo, Afum). All. Forte.

NAPOLI: Rafael, Maggio, Henrique, Albiol, Ghoulam; Inler, Jorginho (dal 30' s.t. Callejon); Mertens, Michu (dal 16' s.t. Hamsik), De Guzman (dal 39' s.t. Higuain); Duvan. A disp.: (Andujar, David Lopez, Koulibaly, Mesto). All. Benitez.

MARCATORI: Hoarau al 7' s.t.; Bertone al 47' s.t. - ARBITRO: Buquet - NOTE: ammoniti: Vilotic, Sanogo, Lejcjaks (YB), Jorginho, Ghoulam (N) per gioco falloso. Angoli 8-3 per il Napoli. Recupero: 1'p.t.; 4' s.t.

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SERIE A 2014/2015

8a giornata - 25 ottobre 2014

il film di

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NAPOLI VERONA

6 2


IL TABELLINO: NAPOLI: Rafael; Maggio, Albiol, Koulibaly, Ghoulam; Jorginho (dal 26's.t. Inler), Lopez; Callejon, Hamsik (dal 40's.t. Henrique), Insigne (dal 32' s.t.Mertens); Higuain. (Andujar, Colombo, Mesto, Michu, Radosevic, De Guzman, Zapata). All. Benitez.

VERONA: Rafael; Martic, Sorensen (dal 18's.t. Nico Lopez), Moras, Marques (dal 27's.t. Saviola), Brivio; Ionita, Tachtsidis, Halffredsson; Gomez, Toni (dal 18's.t. Nenè). (Benussi, Gollini, Jankovic, Luna, Valoti, Campanharo, Agostini, Gonzalez). All. Mandorlini.

MARCATORI: Hallfredsson (V) 1', Hamsik 44' p.t. e 13' s.t., Nico Lopez 22' (V), Higuain 23', Callejon 30', Higuain 39' e 45' s.t. - ARBITRO: Gervasoni di Mantova - NOTE: Spettatori 23mila circa. Ammoniti: Jorginho (N), Ionita (V), Recupero 0 p.t., 3' s.t.

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SERIE A 2014/2015

9a giornata - 29 ottobre 2014

il film di

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ATALANTA 1 NAPOLI 1


IL TABELLINO: ATALANTA: Sportiello, Stendardo, Benalouane, Cherubin; Raimondi (dal 31' s.t. D'Alessandro), Baselli, Cigarini, Migliaccio, Del Grosso (dal 35' s.t. Dramè); Denis, Moralez (dal 42' s.t. Carmona). (Frezzolini, Scaloni, Bellini, Biava, Molina, Zappacosta, Spinazzola, Bianchi, Boakye). All.: Colantuono.

NAPOLI: Rafael, Maggio, Albiol, Koulibaly, Ghoulam (dal 44' s.t. Zapata); Inler, D. Lopez (dal 30' s.t. Jorginho); Callejon, Hamsik (dal 20' s.t. Insigne), Mertens; Higuain. (Andujar, Colombo, Henrique, Britos, Mesto, Radosevic, De Guzman). All.: Benitez.

MARCATORI: Denis (A) al 13' s.t., Higuain al 41' s.t. - ARBITRO: Damato di Barletta - NOTE: Espulso al 38' s.t. Cigarini (A)per doppia ammonizione. Al 47' s.t. Sportiello para un calcio di rigore a Higuain. Ammoniti: Benalouane, Ghoulam, Raimondi, Mertens, Stendardo. Angoli: 4-4. Recupero: 1'; 5'.

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L E

T I F

la bionda

NINA GENTILE v Secondo appuntamento con le Tifose doc. In questo mese sfida a colpi di curve tra Nina ed Ornella, due ragazze spumeggianti, non solo belle ma anche con cervello come potrete capire dalla loro presentazione.

C

lassica bellezza mediterranea, tratti medio-orientali, una sensualità innata, due perle nere dalle quali parte uno sguardo penetrante , così si presenta la “Tifosina” di questo mese, Nina Gentile. Diciannovenne studentessa universitaria in archeologia, la bella Nina si divide tra siti archeologici ed i suoi molteplici interessi e passioni come la moda, la televisione, la danza del ventre ed il canto. La sua innata predisposizione per il mondo dello spettacolo si evidenzia fin da piccola quando, a dodici anni, fa le prime apparizioni sulle passerelle delle sfilate. La passione per la danza del ventre, tramandata dalla nonna egiziana e coltivata fin da bambina, l’ha portata a diventare una vera e propria professionista. Fa la sua apparizione sul piccolo schermo facendo l’inviata “speciale” in giro per il mondo per Contatto Television e, poi, l’estate scorsa, come opinionista in una trasmissione condotta dalla voce dello stadio San Paolo, Decibel Bellini, sugli schermi di 7 Gold. Artista a tutto tondo l’affascinante futura archeologa ha nelle sue corde anche il canto che l’ha portata ad incidere due singoli di cui uno con il dj Gigi Soriani. Tra le tante passioni, il Napoli occupa un posto di primo piano: “Ogni partita è una nuova emozione, l’atmosfera che si vive sugli spalti è coinvolgente e ti trascina come ad ogni azione degli azzurri. Quando gioca il Napoli per me è sempre una giornata speciale e lo resta specialmente se i nostri beniamini ci fanno esultare al fischio finale”. Bella, sensuale e tifosa, cosa si può chiedere di più?

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F O S I N E la bruna

s ORNELLA BRANCACCIO A decretare la vittoria di una delle due sarete, come al solito, voi lettori attraverso i voti che esprimerete sul sito www.tifosinapoletani.it nell'apposita sezione “vota la tifosina�.

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a sfida tra le more vede la bella Ornella Brancaccio, napoletana DOC, degna aspirante alla vittoria. Ventottenne laureata in Economia del Turismo con la passione per il ballo e per il mondo dello spettacolo. Numerose esperienze sia televisive in Rai ed a Mediaset, sia teatrali che l'hanno portata a collaborare con tanti artisti come il simpaticissimo Alessandro Siani. L'anno scorso ha fatto parte della squadra delle Cheerleaders del Napoli che animavano il pre partita delle gare interne degli azzurri. Per il Napoli una grande passione come ci racconta: "passione ed amore quello che ho sempre provato per il Napoli e con le quali ho sostenuto la squadra del mio cuore. Anche prima dell'esperienza da cheerleaders sono sempre stata una grandissima tifosa dato che non perdevo una sola partita accanto al mio fratellone e mio padre! Auguro al Napoli di superare i momenti difficili sfoderando sul campo di gioco tutta la grinta e l'energia che da sempre alberga nei cuori dei tifosi azzurri".

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