L’ARCHEOLOGIA ITALIANA NEL MONDO
300 SCAVI NEI 5 CONTINENTI Timeline Publishing srl - POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – AUT. N° 0702 PERIODICO ROC
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ARCHEO MONOGRAFIE N°56 Agosto/Settembre 2023 Rivista Bimestrale
MONOGRAFIE IN EDICOLA IL 16 AGOSTO 2023
€ 7,90
L’ARCHEOLOGIA ITALIANA NEL MONDO
L’ARCHEOLOGIA ITALIANA NEL MONDO
300 SCAVI NEI 5 CONTINENTI 10. EUROPA / EUROPE
10. Albania • 18. Cipro • 20. Croazia • 21. Francia • 22. Grecia 32. Malta • 34. Montenegro • 36. Polonia • 37. Portogallo 38. Regno Unito e Romania • 39. Ungheria
40. ASIA
40. Afghanistan • 41. Arabia Saudita • 42. Armenia • 46. Azerbaigian 48. Bangladesh • 48. Emirati Arabi Uniti • 49. Federazione Russa 50. Georgia • 54. Gerusalemme e Palestina • 58. Giappone 60. Giordania • 67. India e Indonesia • 68. Iran • 74, Iraq • 86. Israele 88. Kazakistan e Kuwait • 89. Libano • 92. Mongolia • 94. Oman 98. Pakistan • 99. Repubblica Popolare Cinese • 100. Siria 104. Tagikistan e Thailandia • 105. Turchia 116. Turkmenistan e Uzbekistan • 119. Vietnam
120. AFRICA
120. Algeria • 122. Egitto • 128. Eritrea • 129. Etiopia • 131. Ghana 132. Libia • 136. Marocco • 138. Mozambico e Mauritius 139. Senegal e Sud Africa • 140. Sudan 143. Tanzania e Tunisia • 149. Uganda
150. AMERICA / OCEANIA
150. Argentina • 151. Brasile e Cile • 152. Colombia • 153. Cuba 154. Messico • 155. Perú • 156. Repubblica Dominicana 157. Venezuela e Nuova Zelanda
Missioni archeologiche, antropologiche, etnologiche italiane all’estero. Il contributo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale On. Antonio Tajani
S
ono particolarmente lieto che «Archeo», punto di riferimento per tutti gli appassionati di archeologia, abbia voluto dedicare questo numero speciale alle missioni di ricerca sostenute dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale nel biennio 2022-2023, illustrando in modo approfondito i numerosi progetti in corso. È questo un primo seguito concreto della «Giornata dell’archeologia italiana all’estero», voluta e coordinata dal Ministero degli Affari Esteri in collaborazione con il Comune di Roma (Campidoglio, 9 maggio 2023), alla quale «Archeo» ha già dedicato un inserto nel numero di luglio. Una Giornata che ha inteso offrire da parte delle Istituzioni un sincero tributo di apprezzamento e riconoscenza al ruolo chiave dei direttori delle nostre missioni, veri ambasciatori dell’Italia all’estero, spesso in località remote. L’iniziativa si inserisce nel solco delle numerose azioni e manifestazioni che la Farnesina promuove per valorizzare la professionalità e il ruolo degli studiosi italiani al di là dei confini nazionali. Numerosi sono i progetti realizzati, tra i più recenti vi è la pubblicazione del volume I Tesori dell’Iraq. Le Missioni Archeologiche Italiane nella Terra tra i due Fiumi, frutto del lavoro congiunto della nostra Ambasciata a Baghdad e dell’Istituto Treccani.
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Il contributo alla ricerca archeologica, alla tutela e alla promozione del Patrimonio storico e artistico mondiale trova spazio tra le eccellenze del nostro Paese, con fondamentali ricadute anche al di là dell’ambito scientifico. Le missioni archeologiche, antropologiche ed etnologiche concorrono infatti ad arricchire le dimensioni rilevanti del vivere dei Paesi in cui operano: società, cultura, economia, ambiente. Grazie alla favorevole accoglienza accordata da Istituzioni e comunità locali alle missioni e al loro operato, sono anch’esse uno straordinario strumento di politica estera, prezioso per rafforzare i rapporti bilaterali, contribuire alla conoscenza e alla fiducia reciproca e rinsaldare i legami tra le comunità scientifiche. Straordinari interpreti di lingue e culture antiche, promotori di dialogo e tessitori di reti sociali, gli archeologi sono l’espressione migliore della capacità dell’Italia di mettere a servizio di altri Paesi una conoscenza e un saper fare unico e – per ricorrere al lessico archeologico – stratificato. L’apporto culturale e civile di questa laboriosa e paziente tessitura merita la massima visibilità, anche a vantaggio delle giovani e dei giovani che ne raccoglieranno il testimone. L’auspicio è quindi che questo volume, pubblicato in italiano e in inglese, trovi la più ampia
Roma, 9 maggio 2023. Il saluto del Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, On. Antonio Tajani, in occasione della Giornata dell’Archeologia Italiana all’Estero.
diffusione, anche attraverso la rete di Ambasciate, Consolati e Istituti italiani di Cultura nel mondo. Come in un mosaico composto da piccole tessere – il cui sapiente posizionamento è determinante per assicurare un insieme armonico ed equilibrato – così Governi, Università, istituzioni e aziende impegnate nei campi dell’archeologia, del restauro e della conservazione lavorano in sinergia, per il perseguimento di obiettivi d’interesse comune. E i nostri ricercatori all’estero debbono potersi avvalere del sostegno del Sistema Italia, per raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi, a beneficio della comunità scientifica e soprattutto della collettività. Questa è la sfida che ho voluto porre al centro del mio mandato da Ministro degli Esteri per il futuro, nel quadro della più ampia strategia promossa dal Governo per
consacrare l’Italia come protagonista, soprattutto nel bacino del Mediterraneo, centro della civiltà occidentale e area in cui si definiscono interessi primari della nostra politica estera. Tra passato e presente, sospesi tra la scoperta delle radici di civiltà antiche e l’incontro con culture lontane, apprendiamo qualcosa di più su noi stessi, sulla nostra identità e sulle nostre origini, nella consapevolezza che ogni scoperta è una tessera di quel mosaico che va a beneficio di tutti gli italiani. Buona lettura! Antonio Tajani
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Missioni archeologiche italiane
I
l Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale sostiene Missioni archeologiche, antropologiche ed etnologiche italiane all’estero, che si estendono cronologicamente dalla preistoria all’epoca medioevale e geograficamente dal mondo greco-romano al Vicino, Medio ed Estremo Oriente, Africa e America Latina. Il supporto che storicamente la Farnesina offre alle Missioni italiane all’estero si fonda sulla convinzione che esse costituiscano non solo una lodevole espressione dell’Eccellenza italiana, ma anche un potente strumento di diplomazia pubblica, finalizzato alla valorizzazione del patrimonio storico e archeologico dei Paesi partner, al sostegno della cooperazione scientifica e socioculturale, nonché al mantenimento di relazioni basate sul dialogo e la salvaguardia della pace. Un impegno a favore del dialogo interculturale e delle politiche di sviluppo che si traduce in un’attività scientifica e di studio di grande rilievo, a cui si affianca la formazione di operatori locali e il trasferimento di tecnologie in alcuni settori, come il restauro e la tutela del patrimonio culturale, in cui l’eccellenza italiana è riconosciuta a livello internazionale. Tradizionalmente l’area con il maggiore numero di missioni italiane è quella del Mediterraneo e del Medio Oriente ed è proprio in questa area, più precisamente in Grecia, che è stata fondata, nel 1909, la Scuola Archeologica Italiana di Atene con lo scopo di condurre ricerche archeologiche in Grecia e nelle aree di civiltà ellenica, nonché di formare studiosi in diversi settori storico-archeologici.
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Il sostegno alle Missioni viene garantito dal MAECI tramite la Direzione Generale per la diplomazia pubblica e culturale (DGDP), guidata dal Direttore Generale Ministro Plenipotenziario Alessandro De Pedys, attraverso la pubblicazione di un bando annuale. Le procedure del bando, nonché tutti i passi amministrativi ad esso legati, sono gestititi dall’Ufficio VI, diretto dal Consigliere d’Ambasciata Paolo Andrea Bartorelli. In base al bando del 2022 sono state sostenute 246 Missioni. Dall’analisi dei dati delle Missioni sono emerse le forti potenzialità della presenza archeologica italiana in siti internazionali inseriti nella Lista del Patrimonio UNESCO (42 Missioni, per 37 siti UNESCO, distribuiti su 20 Paesi, senza contare l’elevato numero di Missioni operative in siti già iscritti della Lista Propositiva UNESCO). Questo anno i dati sono ulteriormente migliorati portando al sostegno di 279 Missioni in 71 Paesi, un numero mai raggiunto prima, promosse da 42 Istituzioni pubbliche e da 24 centri di ricerca privati e che coprono tutti gli ambiti disciplinari, dalla paleoantropologia alla preistoria, dalle civiltà palaziali all’archeologia classica, medievale, bizantina e islamica. Un risultato, questo, che testimonia il costante aumento di attività di ricerca all’estero frutto di un’esperienza italiana ormai consolidata e dell’ottimo rapporto che i nostri studiosi hanno con le controparti locali.
Ricerca, formazione e trasferimento di know-how Oltre a contribuire alla conoscenza e conservazione del Patrimonio storico e
I partecipanti alla Giornata dell’Archeologia Italiana all’Estero, svoltasi il 9 maggio 2023 a Roma, in Campidoglio.
culturale dei Paesi partner, le Missioni, in collaborazione con i diversi attori delle comunità locali, agiscono sul tessuto socioeconomico dei territori in cui operano. Attraverso il lavoro sul campo, le numerose opportunità di formazione e il trasferimento di know-how, i Paesi che ospitano le nostre Missioni si arricchiscono di personale altamente qualificato e beneficiano dell’expertise italiana nell’impiego delle nuove tecnologie e nelle tecniche più all’avanguardia per il restauro e la tutela del Patrimonio.
Tutela e salvaguardia del Patrimonio culturale e ambientale Nonostante il perdurare di conflitti e situazioni di instabilità, l’Italia ha continuato a garantire il proprio sostegno a Paesi interessati da queste criticità. Spesso, nell’impossibilità di operare in loco, i nostri ricercatori hanno continuato il lavoro di documentazione, catalogazione, archiviazione, studio e diffusione dei risultati raggiunti, contribuendo anche alla lotta al traffico illecito di reperti archeologici. Dal 2019, inoltre, è stata inserita nel bando la cosiddetta «clausola verde», con l’obiettivo di incoraggiare la compensazione delle emissioni di anidride carbonica attraverso i crediti ottenuti con attività di forestazione e riforestazione. Molte Missioni hanno intrapreso da tempo diverse iniziative per rendere più sostenibile l’attività di scavo e ricerca, salvaguardare il territorio e sensibilizzare le comunità locali sulla protezione dell’ambiente.
La Giornata dell’Archeologia italiana all’estero A celebrare il grande impegno italiano nella ricerca all’estero, lo scorso 9 maggio si è svolta, in collaborazione con il Comune di Roma, la prima «Giornata dell’archeologia italiana all’estero. Diplomazia culturale e archeologia, eccellenza della ricerca italiana nel mondo», iniziativa voluta per valorizzare e rendere maggiormente visibile il forte impegno
della ricerca italiana all’estero sostenuta dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Riuniti per la prima volta tutti assieme i 184 Direttori delle Missioni sostenute dal MAECI nel 2022. Oltre ai Direttori, sono stati coinvolti rappresentanti del mondo politico, Ambasciatori dei Paesi ospitanti le Missioni, il Centro Internazionale di Studi per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali (ICCROM), la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO (CNIU), Istituti afferenti al MIC, Accademie straniere a Roma, Comando Carabinieri TPC, studiosi di acclarata esperienza. La manifestazione è stata introdotta dalla lettura del saluto del Signor Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a seguire gli interventi del Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, On. Antonio Tajani, del Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e del Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Ai saluti istituzionali si sono aggiunti anche quelli, registrati in video, dei Ministri degli Esteri di Libia e Iraq e del Ministro delle Antichità egiziano come testimonianza della cooperazione archeologica assicurata dall’Italia nei rispettivi Paesi. Il filo conduttore della Giornata, articolata in momenti di riflessione condivisa e panel tematici afferenti i diversi campi di applicazione della ricerca italiana all’estero, è stato declinato attraverso un vero e proprio «modello italiano» della ricerca archeologica, grazie all’impegno corale di promozione integrata del Sistema Italia. La manifestazione, che ha avuto vasta eco sui media, ha visto la partecipazione dell’Onorevole Mollicone, Presidente della Commissione Cultura della Camera, a testimonianza della rinnovata attenzione da parte della politica nei confronti delle Missioni italiane all’estero e si è chiusa con l’intervento della Sottosegretaria di Stato Maria Tripodi.
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Macedonia del Nord 1 Romania 2
Regno Unito 1
Polonia 1
Ungheria 1 Montenegro 5
Francia 1 Croazia 4 Portogallo 2 Spagna 1
Messico 2
Albania 12
Malta 3
Tunisia 20 Cuba 2
Marocco 7 Rep. Dominicana 3 St. Kitts e Nevis 1
Colombia 3
Serbia 1 Grecia 16
Gerusalemme e Palestina 5 Algeria 3 Libia 10 Egitto 17
Senegal 2
Venezuela 1
Sudan 6 Ghana 1
Uganda 1
Perù 6 Brasile 3
Sud Africa 1
Cile 1 Argentina 1
| 8 | ARCHEOLOGIA ITALIANA ALL’ESTERO |
Federazione Russa 2 Kazakistan 1 Azerbaigian 3 Georgia 6 Armenia 5
Mongolia 2
Turkmenistan 2
Turchia 17 Cipro 4
Uzbekistan 3
Siria 9 Iraq 25 Libano 5 Israele 5
Tagikistan 1 Iran 12
Kuwait 1
Rep. Pop. Cinese 1
Giappone 5
Pakistan 3 Myanmar 1
Giordania 10
Afghanistan 1
Vietnam 2
India 1
Thailandia 1
Oman 10
Eritrea 3
Emirati Arabi Uniti 1 Arabia Saudita 2
Bangladesh 1
Etiopia 5 Yemen 1 Tanzania 2
Indonesia 1 Mauritius 1
Mozambico 1
LE MISSIONI NEL MONDO
Nuova Zelanda 1
| ARCHEOLOGIA ITALIANA ALL’ESTERO | 9 |
SORANO
EUROPA / EUROPE ALBANIA
«Progetto Durrës» - Missione Archeologica Italiana
I
l progetto di collaborazione italo-albanese è incentrato sullo studio delle trasformazioni dell’anfiteatro romano di una delle piú importanti città antiche d’Albania. Le indagini, attualmente dirette da Sonia Antonelli (Università di Chieti-Pescara) ed Elvana Metalla (Istituto di Archeologia di Tirana), hanno interessato una vasta area del settore meridionale dell’edificio per spettacoli, mettendo in luce una sequenza insediativa dall’età romana all’epoca contemporanea. È un progetto di archeologia urbana con un approccio fortemente multidisciplinare, a cui partecipano équipe di diversa provenienza e formazione, in una dimensione internazionale. I risultati confermano il ruolo strategico della città di Durrës nelle «connessioni» culturali, politiche e commerciali tra Oriente e Occidente nel corso del tempo. Istituto Università degli Studi «G. d’Annunzio» di Chieti-Pescara Direzione Sonia Antonelli
| 10 | ARCHEOLOGIA ITALIANA ALL’ESTERO |
I membri dell’équipe del Progetto Durrës. Nella pagina accanto, in alto e al centro vedute dei paesaggi interessati dalle ricognizioni condotte nell’ambito del Progetto F.L.E.A. dell’Università di Catania. Nella pagina accanto, in basso operazioni di descrizione dei suoli e paleosuoli a Istraishta.
ALBANIA
Progetto F.L.E.A.
I
l progetto F.L.E.A. si pone l’obiettivo di indagare il paesaggio fortificato dell’entroterra albanese attraverso prospezioni archeologiche dirette e indirette, al fine di comprendere il complesso rapporto tra la strutturazione dei processi insediativi e il contesto ambientale, in un’ottica di lunga durata. Si tratta infatti di un ambito territoriale in cui le peculiari caratteristiche geomorfologiche, caratterizzate dall’alternanza fra zone di altopiano e ripide valli scavate dai corsi d’acqua, hanno inevitabilmente finito per plasmare sia la strutturazione della viabilità antica, che lo sviluppo dei processi insediativi. Ciò ha determinato la pluristratificazione di numerosi elementi di natura
antropica, in un paesaggio naturale che nel tempo sembra aver variato di poco la sua fisionomia. Istituto Università di Catania Direzione Luigi Maria Caliò
ALBANIA
Neanderthals in Albania
I
l progetto mira ad acquisire nuove evidenze sul popolamento neandertaliano dell’Albania sudoccidentale e, piú in generale, sul Paleolitico di quella parte dell’Europa mediterranea che presenta tuttora un record archeologico cosí limitato per questi periodi. Il potenziale della regione è rilevato dalla sua posizione nell’ambito del bacino adriatico, noto per la presenza umana nel Paleolitico medio. Questa mancanza di dati
non può essere ascritta pertanto a un fattore geograficoecologico, bensí alla scarsità di survey, scavi e studi di siti e materiali già esistenti. Per colmare questa lacuna, il progetto si prefigge di individuare potenziali aree insediative, effettuare sondaggi in grotte, ripari, terrazzi fluviali e località all’aperto e analizzare industrie litiche. Istituto Università degli Studi di Ferrara Direzione Marco Peresani
EUROPA
ALBANIA
Missione Archeologica Italo-Albanese a Çuka e Ajtoit
L
a Missione Archeologica a Çuka e Ajtoit (Albania meridionale) inizia nel 2021 dalla collaborazione tra la Sapienza Università di Roma e l’Istituto Archeologico Albanese e opera con il riconoscimento e finanziamento del MAECI. Il sito ha restituito tracce sporadiche del Paleolitico, ma è nel Bronzo Finale che si ha la prima occupazione stabile. Le tracce piú monumentali sono quelle delle fortificazioni ellenistiche e poi medievali, di un grande edificio palaziale fortificato fuori dalle mura e dei tanti terrazzi residenziali e pubblici ellenistici, realizzati, come le mura, in opera poligonale e grandi blocchi. Il sito vive e si trasforma fino al periodo veneziano e ottomano e viene occupato in età socialista da una base militare. Oggi è un sito archeologico protetto dalla legge albanese. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Julian Bogdani
ALBANIA
Archeologia dei paesaggi nella media valle della Vjosa: ricerca storica e comunità di patrimonio
I
l progetto prevede la ricognizione sistematica del palinsesto insediativo che assume grande rilievo in riferimento al valore degli ambienti naturale, paesaggistico,
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antropico letti nelle loro relazioni coevolutive. Le attività focalizzano l’indagine sull’inedito sito di Qesarat-Horan, contesto di età romana dotato di grande suscettività archeologica, e coinvolgono iniziative di archeologia pubblica. Il quadro spazio-temporale si ricompone cosí tra passato e presente, sia per trasferire lo scenario polisemico della storia nella prospettiva delle comunità, compulsando il paniere delle fonti e stimolando le potenzialità delle ICT, sia per esaltare i legami tra tradizioni stratificate e sistemi contemporanei, agendo su una prospettiva locale aperta a contaminazioni di respiro euromediterraneo. Istituto Università degli Studi di Bari «Aldo Moro» Direzione C. Silvio Fioriello
In alto vista da nord della collina di Çuka e Ajtoit. In basso, a sinistra Albania, Distretto di Argirocastro. Parco Nazionale del Fiume Selvaggio Vjosa: veduta panoramica della media valle.
ALBANIA
Tecnologie multidisciplinari per lo studio e la conservazione di monasteri post bizantini in Albania meridionale
I
n collaborazione con l’Istituto Nazionale del Patrimonio Culturale (IKTK) del Ministero della Cultura albanese, il progetto si concentra sui monasteri post-bizantini nel sud dell’Albania, un patrimonio di grande valore a rischio di perdita. Questi complessi religiosi, costruiti durante il periodo ottomano seguendo la tradizione bizantina, custodiscono straordinari capolavori artistici di affreschi murali e icone. Le attività del progetto si focalizzano sulla
In alto, a destra la chiesa e il monastero del Prophet Ilias a Stegopull (1624). In basso il santuario di Asclepio a Butrinto.
ricerca storico-architettonica e sull’utilizzo di tecnologie innovative, come i sistemi 3D-HBIM, per lo studio, la salvaguardia e la valorizzazione dei siti. Grazie a modelli tridimensionali intelligenti, otteniamo una visione completa di questi complessi, evidenziando le problematiche strutturali, le stratigrafie murarie e la distribuzione spaziale degli edifici. Istituto ISPC-CNR Direzione Elena Gigliarelli
ALBANIA
Butrint Project
L
a Missione archeologica italo-albanese a Butrinto (https://site.unibo.it/butrint/en), sito UNESCO in Albania meridionale, è promossa dall’Università di Bologna e dall’Istituto di Archeologia di Tirana con il Parco Nazionale di Butrinto e con il supporto
del MAECI. Nell’ambito di un piú ampio progetto sull’archeologia del paesaggio dell’Epiro, nel 2015 sono stati avviati il rilievo laser scanner delle mura ellenistiche e del santuario di Asclepio, e dal 2019 lo scavo dell’Acropoli arcaica. Il campo scuola accoglie studenti delle università di Bologna e Tirana impegnati nello scavo e nelle ricognizioni sul territorio cosí come nello sviluppo di metodologie innovative per la documentazione e la tutela dei monumenti del sito, riportati in luce in gran parte da una Missione Archeologica Italiana nel secolo scorso. Nel 2024 ricorrerà il centenario dalla riscoperta del sito da parte dell’allora direttore degli scavi Luigi Maria Ugolini. Istituto Università di Bologna Direzione Enrico Giorgi
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EUROPA
ALBANIA
Missione Italo-Albanese a Phoinike
L
a Missione Italo-Albanese a Phoinike, città epirota oggi in Albania meridionale, è iniziata nel 1926 sotto la guida dell’archeologo Luigi Maria Ugolini e grazie al finanziamento del Ministero degli Affari esteri dell’epoca. Le ricerche, dopo l’interruzione dovuta alla Seconda Guerra Mondiale, sono state condotte dagli archeologi albanesi D. Budina, A. Nanaj e D. Çondi fino al 2000, anno in cui il Ministero degli Affari Esteri ha deciso di riprendere le attività, affidando la direzione all’Università di
Bologna. La nuova Missione, condotta fino al 2016 dal professor Sandro De Maria, è ora diretta dal professor Giuseppe Lepore per la parte italiana e dalla professoressa Belisa Muka per quella albanese. Gli scavi dell’area urbana hanno messo in luce diversi monumenti pubblici di grande importanza (il teatro, due agorai, una stoà), due residenze abitative e una grande necropoli. Istituto Università di Bologna Direzione Giuseppe Lepore
In alto, sulle due pagine il ponte ottomano di Kamara, localizzato nei pressi del Villaggio di Mirake (Elbsan). A sinistra il teatro di Phoinike in corso di scavo. Nella pagina accanto, in basso da sinistra Berat. La cisterna e la porta di accesso alla cittadella fortificata.
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ALBANIA
Studio dei paesaggi minerari dell’antica Albania
I
l progetto «Dati archeologici e telerilevati per lo studio dei paesaggi minerari dell’antica Albania» promuove, secondo un’impostazione multidisciplinare, lo studio della viabilità antica e dei contesti minerari antichi in Albania, per la conoscenza dei processi insediativi e produttivi nel quadro dell’evoluzione nella storia del paesaggio. La ricerca intende offrire elementi di riflessione sul patrimonio storico-topografico dell’Albania, focalizzando l’attenzione sulle trasformazioni del territorio, sulla conoscenza e valorizzazione dei beni di interesse culturale e sulla definizione delle vie di comunicazione fluviali e terrestri, con particolare riferimento alla via romana Egnatia, che consentivano il raccordo delle regioni interne con la costa Adriatica e con l’Oriente. Istituto ISPC-CNR Direzione Pasquale Merola
ALBANIA
Atlante dell’architettura fortificata
I
l Progetto che ha ricevuto il riconoscimento del MAECI vede coinvolti il Politecnico di Bari, l’Università degli Studi di Bari, e l’Istituto di Archeologia dell’Accademia di Studi Albanologici. La ricerca intende redigere un atlante dell’architettura fortificata in Albania evidenziando e valorizzando gli aspetti tipologici, le caratteristiche funzionali, le tecniche costruttive e le fasi cronologiche delle opere di difesa. Le indagini prenderanno avvio dalla cittadella fortificata di Berat, con la realizzazione di ortofotopiani delle strutture in elevato per evidenziarne le fasi e si avvieranno scavi mirati alla migliore definizione di alcune strutture architettoniche. A conclusione della campagna di studi e rilievi saranno proposti percorsi di visita virtuale dell’area e dei suoi principali edifici. Istituto Università degli Studi di Bari «Aldo Moro» Direzione Paolo Perfido
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EUROPA
ALBANIA
Progetto pilota Hadrianopolis
I
l Progetto avviato nel 2006 dall’Università di Macerata e dallo IAT (Istituto Archeologico di Tirana) interessa la valle del Drino, in Albania meridionale. Gli scavi si sono concentrati nelle città di Antigonea, polo di riferimento del territorio in età ellenistica, e Hadrianopolis/Ioustinianoupolis, che ne ereditò il ruolo a partire dall’età romana. Indagini remote sensing e saggi mirati sono stati condotti nei centri pseudourbani di Melan, Lekel, Selo, Labova, Selcka e Frashtan, consentendo, anche grazie all’individuazione e documentazione di piú di 130 siti nel territorio, di delinearne un quadro dell’evoluzione archeologica e storica, dall’età tardo-classica all’VIII secolo d.C.
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Tale approccio olistico è stato base di progetti di management territoriale realizzati in stretta collaborazione con le autorità locali. Istituto Università di Macerata Direzione Roberto Perna
In alto e in basso Hadrianopolis e valle del Drino. Vedute dei resti dell’agorà e dei quartieri centrali di Antigonea.
In basso et utem net laut facient et quam fugiae officae ruptatemqui conseque vite es sae quis deris rehenis aspiciur sincte seque con nusam fugit et qui bernate laborest, ut ut aliquam rentus magnim ullorepra serro dolum
ALBANIA
Scavi archeologici, ricerca e valorizzazione della fortezza di Paleokastër
I
l Progetto avviato nel 2018 dall’Università di Macerata e dallo IAT (Istituto Archeologico di Tirana) si concentra sul castrum di Paleokastër, nella valle del Drino, in località Kalaja e Palokastrës. Realizzato tra III e IV secolo d.C., si colloca in un’area già occupata in età ellenistico-romana. Il sito sfrutta una posizione favorevole a controllo della strada che proviene dai porti della costa adriatica e raggiunge la Grecia del Nord. Indagini geofisiche hanno consentito di delineare la planimetria dell’organizzazione interna indagata stratigraficamente in piú punti. Lo scavo ha documentato anche una fase di fine V-inizi VI secolo d.C. caratterizzata dall’istallazione al di sopra dell’antico pretorio di una chiesa dedicata a Cosma e Damiano.
Il castrum è stato inserito nel Piano integrato di valorizzazione della valle del Drino. Istituto Università di Macerata Direzione Roberto Perna
In alto, a destra laterizio inciso con dedica a Cosma e Damiano, da Paleokastër. Qui accanto veduta dei resti del castrum di Paleokastër.
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EUROPA
CIPRO / CYPRUS
Missione Archeologica Italiana a Erimi
I
l progetto di ricerca ha l’obiettivo di delineare il processo di formazione della società urbana a Cipro nel II millennio a.C. La collina sulla quale la comunità aveva deciso di organizzare il suo spazio condiviso per lavorare, riunirsi, seppellire e ricordare i propri defunti è stata estensivamente indagata dal team italiano con strumenti analitici a scala diversificata. Documentando l’intera catena operativa tessile (filatura, tessitura e tintura), l’atelier centrale
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costituisce l’edificio piú significativo, in cui allestire anche un ambiente sacro; un monumentale muro di cinta delimita il quartiere domestico e la necropoli. La produzione e il commercio di tessuti, oltre a garantire l’ascesa economica e la formazione di un’élite, assumono un significato ideologico legato alla coesione e all’identità di questa comunità. Istituto Università degli Studi di Siena Direzione Luca Bombardieri
I resti dell’atelier individuato nell’abitato di Erimi indagati dalla missione dell’Università di Siena.
In questa pagina, dall’alto in basso immagini delle prospezioni subacquee, speleologiche e geologiche condotte a Cipro nell’ambito dell’MPM Project.
CIPRO / CYPRUS
MPM Project
P
rogetto in collaborazione con il Department of Antiquities of Cyprus e il Museo Archeologico di Limassol con attività di survey, remote sensing, GIS, prospezioni geofisiche, ricognizioni subacquee e speleologiche, scavo, restauro, analisi archeometriche, paleobotaniche e archeozoologiche. L’area del progetto (distretto orientale di Limassol) è ricca di attestazioni: tra i rinvenimenti figurano diversi siti di natura mineraria, siti dediti allo sfruttamento agricolo e attracchi portuali. Sono da segnalare un sito neolitico ad Agia Marina di Pyrgos, con una spettacolare sezione stratigrafica di circa 115 m, e due siti subacquei ad Agios Georgios Alamanos pertinenti a un sito di lavorazione e stoccaggio di prodotti ittici e una cava romana di calcare con uno straordinario canale di alaggio. Istituto Università degli Studi «G. d’Annunzio» di Chieti-Pescara Direzione Oliva Menozzi
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EUROPA
CROAZIA / CROATIA
Missione Italiana a Rab
I
l progetto di ricerche dell’Università di Padova sull’isola di Rab (Croazia) è stato avviato nel 2005 in partnership con l’Università di Zagabria e il Conservation Department di Rijeka. Ha compreso ricerche sistematiche sui paesaggi storici, sulle architetture e numerose attività di scavo relative a siti tardo-antichi e medievali (chiese, castelli, ville e siti urbani). Sono anche state organizzate numerose attività didattiche che hanno coinvolto varie
università europee, nel 2015 è stata creata una applicazione mobile («Rab a walk into the past») e, da ultimo, un corso on line (Historic Landscape Archaeology) sulla piattaforma FutureLearn. L’obiettivo dei nostri progetti, infatti, non è solo scientifico, ma anche didattico e mirato a produrre materiali che possano far conoscere il patrimonio storico dell’isola. Istituto Università degli Studi di Padova Direzione Alexandra Chavarría Arnau
A sinistra uno degli scavi condotti nell’ambito del progetto di ricerca dell’Università di Padova nell’isola di Rab, in Croazia. Nella pagina accanto, in alto e in basso immagini dei territori interessati dalle ricognizioni condotte dal team del Blies Survey Project nella vallata della Blies, sul confine francotedesco. In basso l’area archeologica di Burnum, in Croazia.
CROAZIA / CROATIA
Burnum Project
L
a Missione Archeologica dell’Università di Bologna a Burnum in Croazia è nata sotto l’egida del Centro Studi per l’Archeologia dell’Adriatico di Ravenna (www.arcadria.eu/research/), in collaborazione con il Museo Archeologico di Drniš e grazie al sostegno del MAECI e del Parco Nazionale della Krka. La principale finalità del Burnum Project consiste nell’impiego di metodologie innovative, come la geofisica e il telerilevamento, per orientare l’indagine archeologica non solo per finalità di ricerca scientifica ma anche per elaborare ricostruzioni digitali utili per la valorizzazione turistica. Le ricerche sino a ora hanno riguardato alcuni dei principali monumenti del municipium romano, come
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la Basilica, la Porta Praetoria e l’Anfiteatro, costruiti in età medio-imperiale nel sito di un precedente accampamento militare. Il castrum di Burnum sorgeva la valle del Titius flumen, corrispondente all’odierna Krka, a difesa del limes tra Dalmazia e Illiria. Istituto Università di Bologna Direzione Enrico Giorgi
FRANCIA / FRANCE
Blies Survey Project
È
un progetto di ricerca internazionale che vede coinvolte diverse istituzioni, tra cui l’Università di Chieti-Pescara, il Département de la Moselle, il Saarpfalz Kreis, l’Université de Lorraine, il Service Régional de l’Archéologie du Grand Est e il Landesdenkmalamt-LDA Saarland. Le ricerche condotte su un’ampia area della vallata della Blies (sul confine franco-tedesco), con un approccio «globale» e diacronico, hanno l’obiettivo di ricostruire l’evoluzione del paesaggio storico del territorio circostante l’importante insediamento antico di Bliesbruck-Reinheim, attraverso ricognizioni sistematiche, indagini geofisiche e geoambientali e scavi. La riscoperta di una storia comune in un territorio transfrontaliero inserisce il progetto in una dimensione di
archeologia pubblica, attraverso azioni di condivisione e partecipazione delle comunità locali. Istituto Università degli Studi «G. d’Annunzio» di Chieti-Pescara Direzione Sonia Antonelli
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EUROPA
GRECIA / GREECE
Missione dell’Università di Foggia a Hephaistia
D
al 2018 l’Università di Foggia conduce ricerche a Hephaistia, sull’isola di Lemnos, in collaborazione con la Scuola Archeologica Italiana di Atene, concessionaria degli scavi dal 1926. La missione ha il fine di proseguire le esplorazioni italiane del secolo scorso completando e pubblicando gli scavi del santuario dell’acropoli arcaica (VII-VI secolo a.C.), dedicato a una Grande Dea dalle genti locali di cultura traco-anatolica, a cui si sovrappose, tra V e
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II secolo a.C., parte della città costruita, quando Lemnos divenne possedimento di Atene. Accanto alle attività sul campo lo studio dei reperti dei vecchi e nuovi scavi, tra cui statue di Sirene in terracotta, mira a ricomporre i contesti e a restituire un originale capitolo della cultura materiale e artistica dell’Egeo. Istituto Università degli Studi di Foggia Direzione Riccardo Di Cesare
GRECIA / GREECE
WeMALP-Western Megaris Archaeological Landscape Project
C
on un’ampia ottica cronologica e tematica, il progetto mira alla ricostruzione diacronica del paesaggio nell’area tra l’antica città di Megara e i monti Geraneia, coinvolgendo ricognizioni sul campo, nuove tecnologie e approcci etnoarcheologici. Il progetto è frutto della collaborazione tra la Soprintendenza Archeologica locale, la Scuola Archeologica Italiana di Atene e l’Università degli studi Roma Tre. Le domande di ricerca riguardano in particolare due dimensioni del paesaggio: i nuclei insediativi nella chora della città antica
e il paesaggio rurale, caratterizzato da fattorie fortificate e fattorie a conduzione familiare che punteggiano il territorio nel periodo classico-ellenistico, nonché da latifondi d’età romana e piccoli insediamenti in epoca bizantina-medievale. Istituto Università degli Studi Roma Tre Direzione Emeri Farinetti
A sinistra e al centro resti di fattorie individuati nel territorio oggetto delle ricerche del WeMALP. Nella pagina accanto, in alto l’area del santuario arcaico di Hephaistia e dei successivi edifici classico-ellenistici: ortofoto dopo le attività del 2022. Nella pagina accanto, in basso la penisola di Hephaistia. In primo piano, l’area del santuario arcaico e dei successivi edifici classicoellenistici. In basso Trapezà di Eghion. Offerte funerarie nella tomba 6.
GRECIA / GREECE
Archeologia in Acaia. Un paesaggio millenario tra Egeo e Adriatico
D
al 2010 l’Università di degli Studi Udine collabora allo scavo del Ministero greco della Cultura alla Trapezà di Eghion, Acaia, nell’area di una polis greca – forse Rhypes, madrepatria di Crotone – fondata intorno a un santuario con origini protogeometriche. Gli archeologi italiani si occupano della ricerca preistorica in due maggiori contesti: una necropoli micenea di tombe a camera (XV-XI secolo a.C.) con evidenze di rilevante portata storica – dai corredi di armati riferibili all’organizzazione militare dei palazzi micenei, ai complessi riti in onore dei defunti celebrati da nuovi gruppi alla riapertura delle tombe nel travagliato periodo che seguí il crollo dei palazzi – e un abitato piú antico: qui un edificio megaroide con focolare centrale databile all’iniziale Tardo Bronzo (XVII secolo a.C.) è testimone dell’origine dell’ideologia micenea del potere.
Istituto Università degli Studi di Udine Direzione Elisabetta Borgna
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EUROPA
GRECIA / GREECE
Missione Archeologica Italiana di Priniàs
P
riniàs, posto alle pendici del massiccio dell’Ida, su un plateau a 690 m slm, è uno dei siti piú importanti per lo studio della Creta dell’età del Ferro. Abitato stabilmente dalla fine dell’età del Bronzo fu abbandonato nel VI secolo a.C. Il progetto di ricerca della Missione congiunta CNR-Università di Catania prevede la pubblicazione sistematica degli scavi pregressi, dell’insediamento e della grande necropoli di Siderospilia, e l’avvio di nuove indagini archeologiche in aree non ancora indagate, secondo un approccio multidisciplinare (fotogrammetria, geofisica, archeozoologia, archeobotanica, antropologia, archeometria). Particolare attenzione è rivolta alla disseminazione dei risultati, attraverso social, video, esposizioni, e al coinvolgimento della comunità locale. Istituto CNR Direzione Antonella Pautasso
In alto frammento di cratere su alto piede, dalla necropoli di Siderospilia VIII sec. a.C. A destra foto zenitale dell’area centrale dell’insediamento di Priniàs. In basso strutture in corso di scavo da parte della missione dell’Università di Catania a Creta.
GRECIA / GREECE
Festos e Haghia Triada. Azioni per la fruizione e la valorizzazione
I
l progetto, finanziato dal MAECI, è portato avanti dalle Università di Catania e Venezia e dal CNR-ISPC, in convenzione con la Scuola archeologica Italiana di Atene. Il progetto ha un triplice scopo: quello di ricostruire la trasformazione dell’insediamento urbano durante il II millennio a.C. in rapporto alla
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nascita e alla scomparsa del palazzo, anche attraverso indagini di scavo; quello di mettere a sistema la massa di dati provenienti dagli scavi italiani del Novecento nei due siti attraverso una massiccia operazione di pubblicazione e digitalizzazione, mirati anche alla divulgazione e fruizione; la protezione delle aree di scavo soprattutto in relazione al controllo delle acque meteoriche. Istituto Università di Catania Direzione Pietro Militello
A sinistra gli scavi ad Haghia Triada della missione dell’Università di Catania.
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EUROPA
GRECIA / GREECE
Missione italiana a Gortina di Creta dell’Università di Padova: scavi e ricerche presso il santuario di Apollo Pythios
I
l Tempio di Apollo Pizio, immerso tra gli ulivi della pianura della Messarà, è il centro delle ventennali ricerche condotte dall’Università degli Studi di Padova a Gortina (Creta), sotto l’egida della Scuola Archeologica Italiana di Atene. L’edificio sacro risale alla metà del VII secolo a.C.; da subito esso assume una rilevanza religiosa, politica e sociale per la comunità, come testimonia il ricco corpus di iscrizioni di carattere sacro e giuridico, incise sui blocchi dell’edificio stesso. Attraverso le attività di scavo archeologico, rilievo architettonico e studio dei materiali ceramici, lo scopo del progetto è fare luce sulle fasi piú antiche del Santuario e, di conseguenza, comprendere le dinamiche storiche relative agli albori della polis di Gortina.
Istituto Università degli Studi di Padova Direzione Jacopo Bonetto In questa pagina, dall’alto iscrizioni di carattere sacro e giuridico incise sui blocchi del Tempio di Apollo Pizio e una fotografia zenitale da drone del santuario.
In alto, sulle due pagine Gortina. Foto panoramica zenitale dell’Edificio Sud e dell’Ampliamento Sud del Quartiere delle Case bizantine.
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GRECIA / GREECE
Evoluzione di Gortina di Creta: prosecuzione degli scavi del Quartiere protobizantino al Pretorio
L
e ricerche dell’Università di Macerata a Gortina di Creta sono affidate dal 2007 dalla SAIA in Convenzione all’Università di Macerata e riguardano l’Edificio Sud e l’Ampliamento Sud del Quartiere delle Case bizantine. L’Edificio è un’imponente struttura a carattere pubblico, ben conservata in alzato, realizzata dopo il 365 d.C. per ospitare il koinon dei Cretesi nell’ambito di un progetto di riorganizzazione urbana successivo al noto terremoto.
Alla fine del VII secolo esso venne trasformato per ospitare una macelleria e gli spazi a essa funzionali, prima dell’abbandono nell’VIII secolo. Piú a nord l’area meridionale dello stesso quartiere, diviso da una strada dall’Edificio, sembra sia stata occupata a partire del V secolo da un piccolo monastero. Istituto Università di Macerata Direzione Roberto Perna
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EUROPA
GRECIA / GREECE
Ricerche del Dipartimento ArCoD del Politecnico di Bari a Gortina di Creta
I
l progetto del Dipartimento ArCoD del Politecnico di Bari, iniziato nel 2021-22, porta avanti uno studio di restauro e valorizzazione del «Pretorio» di Gortina di Creta, in base a una convenzione con la Scuola Archeologica Italiana di Atene, che ha affidato all’ArCoD la parte dell’isolato comprendente un tempio di età imperiale, un altare monumentale, uno stadio tardo-ellenistico, un ginnasio, un edificio termale. L’attività è parte del «Progetto di messa in sicurezza e accessibilità» che la SAIA ha avviato con il Ministero della Cultura ellenico, per la valorizzazione di un’area molto significativa della città antica, ma distante dai consueti circuiti turistici. Lavorando sui bordi dello scavo e sulla configurazione dei percorsi, l’ArCoD vuole restituire organicità a un complesso ora percepito come frammentario per via delle molte soluzioni di continuità determinate dai tanti scavi succedutisi nel tempo. Istituto Politecnico di Bari Direzione Monica Livadiotti
A destra il grande circo alla periferia sud-est della città di Gortina, oggetto delle ricerche della missione dell’Università di Palermo. In basso ricostruzione del tempio al Pretorio di Gortina (elaborazione di V. Santoro, basata sullo studio di G. Rocco).
GRECIA / GREECE
Missione dell’Università di Bologna a Mitropolis
L
a basilica episcopale di Gortina, nel villaggio attuale di Mitropolis (Creta), è stata indagata tra il 1991 e il 2006 da una missione condotta dall’Università di Bologna e dalla Soprintendenza bizantina di Creta, con il coordinamento della SAIA. Recentemente, lo scavo è stato ripreso dall’Università di Bologna e dalla Soprintendenza alle Antichità di Iraklio secondo il programma stipulato tra la stessa SAIA e il Ministero greco della Cultura, grazie al sostegno del Ministero italiano per gli Affari Esteri. L’analisi del complesso, la cui
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GRECIA / GREECE
Missione Archeologica dell’Università di Palermo a Gortina di Creta
L
a missione archeologica dell’Università di Palermo a Gortina di Creta (Grecia), in collaborazione con la Scuola Archeologica Italiana di Atene e l’Eforia alle antichità di Heraklion, si è occupata fin dal suo avvio delle fasi piú antiche della città attraverso il caso studio dell’insediamento di Profitis Ilias (fine II millennio- inizi VI secolo a.C.), con pluriennali campagne di scavo e di studio dei materiali (1986-1987; 2005-2018) condotte da Nunzio Allegro, allora direttore della missione, che hanno portato alla luce un vasto settore dell’abitato di VIII-VII secolo sistemato a terrazze e attraversato da una strada est-ovest. Da quest’anno un nuovo tema di ricerca, da sviluppare nel prosieguo, si volge alla città romana e concerne il grande circo alla periferia sud-est della città, che costituisce un unicum in tutta Creta, sotto la direzione di Elisa Chiara Portale. Istituto Università degli Studi di Palermo Direzione Elisa Chiara Portale
storia costruttiva si sviluppa tra il V e l’VIII secolo, permette di ricostruire le vicende costruttive del quartiere occidentale della città, interessato da un’intensa
monumentalizzazione fino alle invasioni arabe dei primi decenni del IX secolo. Istituto Università di Bologna Direzione Isabella Baldini
In alto resti di case nell’insediamento di Profitis Ilias. A sinistra i resti della basilica di Mitropolis.
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EUROPA
GRECIA / GREECE
Gortina (Creta). Mausolei nel quartiere del Pretorio
G
li scavi archeologici condotti a Gortina dall’Università «Sapienza» su concessione della Scuola Archeologica Italiana di Atene hanno portato alla luce una serie di imponenti edifici funerari di età ellenistico-romana, localizzati nel quartiere del Pretorio. Emerge in particolare un eccezionale Mausoleo (14 x 14 m) a pianta quadrangolare, con crepidine perimetrale, podio e camera ipogea, al cui interno sono state rinvenute tre sepolture. A sud-est del monumento è stata individuata una seconda costruzione a pianta quadrangolare (4,4 x 4,4 m) dotata di ambiente sotterraneo, e, a nord-est, un grandioso edificio con profilo semicircolare (lungh. 18 m). La struttura presenta in facciata una scalinata, in origine sormontata da un colonnato, ed è provvista di camera ipogea. Infine, è stato altresí riconosciuto un ulteriore monumento (10 x 10 m) con due vani di deposizione. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Rita Sassu
GRECIA / GREECE
Archeologia urbana a Gortina: il Quartiere Bizantino del Pythion
I
l progetto congiunto dell’Università di Siena e della Scuola Archeologica Italiana di Atene è stato avviato nel 2001 ed è incentrato sull’area urbana compresa tra il tempio di Apollo Pizio e il complesso del Pretorio. Tre gli obiettivi principali: 1. riconnettere in un insieme unitario, comprensibile e visitabile, le due aree (Pythion e Pretorio) precedentemente scavate dagli Italiani; 2. scavare in estensione un campione del tessuto urbano non monumentale, per comprendere la trasformazione e la fine della città antica tra IV e IX secolo d.C.; 3. re-inserire il tempio di Apollo nel contesto spaziale, funzionale e simbolico della città tardoantica e bizantina, da cui era stato isolato alla fine dell’Ottocento dallo scavo di Federico Halbherr, condotto con i metodi e le strategie proprie di quell’epoca. Istituto Università degli Studi di Siena Direzione Enrico Zanini In alto, sulle due pagine Gortina. Il Quartiere Bizantino del Pythion nella zona a ridosso del tempio: al centro le tracce dei muri demoliti negli scavi ottocenteschi. A sinistra foto zenitale dell’area di scavo della missione a Gortina della «Sapienza» Università di Roma. Nella pagina accanto, in basso mausoleo circolare nel quartiere del Pretorio di Gortina.
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EUROPA
MALTA
Studio delle catacombe di Malta e della loro storia in prospettiva transnazionale
I
l progetto «Studio delle catacombe di Malta e della loro storia in prospettiva transnazionale» nasce nel 2018 a seguito di alcuni studi di stampo storiografico relativi alle catacombe di Malta. La ricerca si svolge sul fronte archeologico con il rilievo e lo studio della catacomba di Sant’Agata a Rabat, ma il suo focus è soprattutto storiografico. Il lavoro infatti si focalizza molto sul recupero e l’analisi delle fonti archivistiche e bibliografiche (tra XVI e XX secolo) inedite o poco note relative alle catacombe cristiane di Malta. Il progetto è diretto da Chiara Cecalupo e gestito dall’AIM in collaborazione con le istituzioni maltesi. È poi supportato da vari enti pubblici e privati di diverse nazioni europee e viene portato avanti da un team multidisciplinare di studiosi sotto i 40 anni. Istituto AIM, Associazione per l’Archeologia, l’Intercultura e la Multietnicità Direzione Chiara Cecalupo
MALTA
MAIM-Missione Archeologica Italiana a Malta
L
a Missione Archeologica Italiana a Malta (MAIM) nasce nel 1963 ed è oggi composta dalle Università «Sapienza» di Roma (responsabile Giulia Recchia, Direttore della MAIM), Salento (responsabile Grazia Semeraro), Cattolica di Milano (responsabile Francesca Bonzano). Le attività, sostenute dal MAECI, dal MUR, dagli atenei afferenti alla MAIM e condotte in collaborazione con la Superintendence of Cultural Heritage e Heritage Malta, si concentrano sul santuario di Tas-Silg, situato su un’altura che domina il porto naturale di Marsaxlokk. Le ricerche hanno messo in luce i resti di un luogo di culto unico nel Mediterraneo: un santuario megalitico del Tardo Neolitico, occupato per tutta l’età del Bronzo e la prima età del Ferro, viene trasformato in epoca fenicia nel santuario di «Astarte di Malta» e vive per tutto il periodo punico; quando l’arcipelago diventa provincia romana, è dedicato a Era-Giunone, per essere poi sede in epoca bizantina di una chiesa con battistero.
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Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Giulia Recchia
In alto reperti dalle catacombe di Malta, dalla Descrittione di Malta (1647) di Giovanni Francesco Abela. In basso le strutture archeologiche pluristratificate di Tas-Silg, dal Neolitico all’età bizantina, poste in luce dagli scavi della MAIM.
A destra il santuario di Ras il-Wardija (Gozo), con le strutture cultuali e la cisterna sulla terrazza superiore. In basso il Santuario di Ras il-Wardija, da sud-ovest. Sullo sfondo, il «Fungus Rock» e la baia di Dwejra.
MALTA
A guardia del Mediterraneo: Ras il-Wardija Project
I
l promontorio di Ras il-Wardija, sulla cuspide nord-occidentale di Gozo, ospita uno dei templi piú spettacolari del Mediterraneo antico, dedicato alla dea fenicia Astarte. Il santuario risale al IV secolo a.C. e ospita un importante culto di Hera/Juno anche nel periodo romano (III a.C.-II d.C.): la sua lunga vita è dovuta alla funzione strategica come punto di riferimento lungo le rotte commerciali. La Missione Archeologica a Gozo della «Sapienza» opera sul sito dal 2021 in accordo con Heritage Malta e la Soprintendenza CH, allo scopo di indagare alcuni aspetti del culto, come le numerose dediche ad Astarte e la ricostruzione dei rituali. Tuttavia, rimangono aperte ancora molte domande sul valore sociale, economico
e religioso del santuario all’interno dell’arcipelago maltese e del Mediterraneo. Una di queste è la relazione con il famoso Fungo di Malta. Le attività cultuali a Ras il-Wardija in epoca fenicia erano probabilmente legate a questa pianta «leggendaria» che nel XVI-XVII secolo veniva utilizzata come panacea nell’Ospedale dei Cavalieri a Valletta. Le sue proprietà medicinali erano note già nell’antichità e probabilmente spinsero i Fenici a fondare un santuario vicino all’unico luogo di Malta in cui il Fungo cresce. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Federica Spagnoli
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EUROPA
MONTENEGRO
Il futuro del passato: la città romana di Doclea in Montenegro
D
oclea era la seconda città della provincia romana di Dalmazia. Fondata nel I secolo d.C. alla confluenza di due grandi fiumi, è situata alla periferia della capitale del Montenegro Podgorica. Scavata a partire dalla fine dell’Ottocento, ha un’estensione di circa 24 ettari all’interno di mura imponenti e presenta un grande foro, una basilica, terme, templi, case private e i resti di tre chiese medievali datate a partire dal IX secolo. La missione archeologica dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR e dell’Istituto storico dell’Università del Montenegro opera a Doclea dal 2016 grazie a finanziamenti MAECI e CNR e ha lo scopo di ricostruire la storia del sito, valorizzarlo e rilanciarlo, per farne un parco archeologico che promuova la crescita culturale e turistica del Montenegro. Istituto CNR-ISPC Direzione Lucia Alberti In alto, sulle due pagine Municipium S. Lapidi adagiate lungo il pianoro della necropoli. In alto, a sinistra ricognizione archeologica sulla collina di Malo Brdo: in basso a sinistra la piana di Doclea. A sinistra prospezioni geofisiche a Doclea, con capre al pascolo. Nella pagina accanto, in alto Doclea. Ortofoto dell’area delle chiese paleocristiane. Nella pagina accanto, in basso diatreta da Municipium S (Pljevlja). IV sec. d.C.
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MONTENEGRO
Archeologia del Montenegro nella tarda antichità (IV-VII secolo d.C.)
I
MONTENEGRO
l progetto, avviato nel 2022, si propone di studiare con un approccio multidisciplinare le principali testimonianze di epoca tardoantica note nel territorio del Montenegro, raccogliendo i dati in una piattaforma GIS ed eseguendo un’analisi architettonica e archeologica dei monumenti di maggiore rilevanza, con una particolare attenzione per gli edifici di culto paleocristiani e protobizantini. Nel 2023 è prevista la raccolta e l’analisi di informazioni pertinenti al centro urbano e alle necropoli di Doclea (Podgorica), insieme a quelle relative all’area della città di Municipium S (Pljevlia). Istituto CNR-ISPC Direzione Carla Sfameni
Municipium S: studio e valorizzazione di una città romana nei Balcani interni
L’
abitato romano di Municipium S (Pljevlja, Montenegro), datato tra il I e il V secolo d.C., si estende su un pianoro circondato da montagne ai confini con la Serbia. Il sito, solo parzialmente indagato, è conosciuto soprattutto per gli scavi condotti dall’Università di Belgrado sulle sue necropoli, caratterizzate da circa 700 lapidi iscritte e decorate a bassorilievo che testimoniano il carattere multietnico dell’insediamento. Attraverso l’analisi multidisciplinare a diversi livelli di scala, il progetto si propone di studiare il centro abitato, progettare la visita turistica e presentare al pubblico internazionale gli straordinari ritrovamenti delle necropoli, contribuendo cosí alla valorizzazione di un territorio ancora poco conosciuto, ma ricco di bellezze naturali e culturali. Istituto CNR-ISPC Direzione Francesca Colosi
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EUROPA
POLONIA / POLAND
Il Paleolitico dell’altopiano di Krakow-Czestochowa
O
ltre ad aver portato a nuove scoperte su inattesi comportamenti degli ultimi ominini neandertaliani, il progetto «Il Paleolitico dell’altopiano di KrakowCzestochowa. Studio di Bisnik Cave e formazione di operatori locali del settore» ha fornito risultati che hanno convinto della necessità di estendere le ricerche a Niedzwiedzia Cave, nella convinzione che le indagini in corso, incentrate sulle ultime popolazioni di orso speleo, potrebbero fornire preziose informazioni circa l’evoluzione generale dei contesti climatico-ambientali di questa fondamentale area centro-europea. Le analisi tafonomiche, di micro- e macrowear dentario e palinologiche condotte per questo progetto sono state un’occasione unica di crescita professionale per giovani ricercatori polacchi impegnati nel progetto. Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Paul Mazza
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Qui sopra resti di faune rinvenuti nel corso delle ricerche del progetto sul Paleolitico dell’altopiano di Krakow-Czestochowa. In alto, sulle due pagine la miniera di S. Domingos. Nella pagina accanto un cane a bordo di un peschereccio portoghese.
PORTOGALLO / PORTUGAL
Indagini archeologiche nella regione dell’Alentejo e del Basso Rio Guadiana
I
l Progetto ha come focus l’importanza del Rio Guadiana come via di comunicazione, di trasbordo e commercio in età storica, il rapporto con la viabilità terrestre antica e con le aree minerarie individuate nel territorio. Lo studio si basa su strategie e soluzioni innovative per l’analisi e la comprensione delle trasformazioni del paesaggio finalizzate alla conoscenza, tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, storico e culturale, utilizzando tecniche interdisciplinari di indagine non invasive come le immagini da remoto (aeree storiche e recenti, cosmiche e satellitari), la cartografia (storica e moderna), la geofisica, la fotogrammetria e le ricognizioni di superficie nei luoghi storico-archeologici di interesse e dei beni monumentali presenti. Istituto CNR-ISPC Direzione Fiorella De Luca
PORTOGALLO / PORTUGAL
La tradizione del cane sui pescherecci in Portogallo
L
a tradizione dell’uso del cane sui pescherecci che è stata molto importante in Portogallo è stata tralasciata dalla letteratura scientifica, cosí come la problematica dell’uso del cane in contesti acquatici. A partire dal 2019 è stata promossa la missione dall’Associazione Italiana di Etnoarcheologia ed è stata cofinanziata dal MAECI dal 2021. La ricerca intende colmare la lacuna scientifica e documentale attraverso interviste, osservazioni e materiale d’archivio ponendo in evidenza il ruolo cruciale che il Portogallo ha avuto in tale ambito. Il 5 maggio 2023 si è svolto il 1° convegno «Dogs in Water Contexts. The Importance of Portuguese Tradition», organizzato dalla Università Lusófona di Lisbona in collaborazione con l’ AIE e il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Lisbona. Istituto AIE-Associazione Italiana di Etnoarcheologia Direzione Francesca Lugli
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EUROPA
REGNO UNITO / UNITED KINGDOM
Il Vallo di Adriano e la frontiera dell’impero romano
I
l progetto di collaborazione scientifica tra il Dipartimento di Scienze dell’Antichità della «Sapienza» Università di Roma e il Tullie House Museum & Art Gallery Trust di Carlisle (UK), in corso dal 2017, è inteso a promuovere la ricerca archeologica sulla frontiera romana in Britannia. Obiettivo principale è lo studio sistematico dei reperti archeologici inediti conservati nel Museo provenienti da scavi condotti lungo il Vallo di Adriano, per tentare di ricostruire i contesti di vita e di attività non solo nei forti piú importanti e nei vici – i villaggi civili che si svilupparono attorno ai forti – ma anche in alcuni fortini minori, come i milecastles. Ci si propone parimenti di implementare gli archivi digitali del Museo e di promuovere la musealizzazione di nuovi reperti significativi. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Emanuela Borgia In basso i resti del Milecastle 48 (Poltross Burn).
ROMANIA
Missione Archeologica Romeno-Italiana
L
a Missione Archeologica Romeno-Italiana dell’Istituto di Ricerche Eco-Museali (ICEM) di Tulcea (Romania) e del Dipartimento di Storia Scienze dell’Uomo e della Formazione dell’Università di Sassari, sostenuta dal MAECI, conduce ricerche archeologiche nel sito di Ibida dal 2013, con il coordinamento dei lavori affidato a Dorel Paraschiv dell’ICEM. La città romana di Ibida si trova in Dobrugia, la regione orientale della Romania compresa tra l’ultimo corso del Danubio e il Mar Nero. L’équipe italiana, diretta da Alessandro Teatini, lavora in collaborazione con i colleghi e gli studenti romeni nell’area di una basilica paleocristiana sorta extra muros, all’esterno della cinta muraria, in prossimità della necropoli della città. Nella basilica si riconoscono due fasi edilizie, la piú recente delle quali è databile nel VI secolo d.C. Istituto Università degli Studi di Sassari Direzione Alessandro Teatini
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ROMANIA
UNGHERIA / HUNGARY
Missione Archeologica Italiana a Tibiscum
La preistoria dell’Ungheria
L
l
a Missione archeologica italiana a Tibiscum, diretta dal professor Livio Zerbini, rientra nell’ambito delle attività scientifiche del Laboratorio di studi e ricerche sulle Antiche province Danubiane (LAD). Tibiscum (il cui toponimo deriva dal nome del fiume Tibiscus, l’attuale Timis) – che si trova presso il villaggio di Jupa, nelle vicinanze della cittadina di Caransebes – per la sua collocazione al centro della Dacia meridionale ebbe un ruolo nevralgico nell’avanzata dell’esercito dell’imperatore Traiano verso Sarmizegetusa Regia, la capitale del regno dacico di Decebalo, e qui sorse un grande accampamento ausiliario in grado di accogliere due coorti e due numeri. Gli scavi sinora compiuti hanno consentito di individuare nella parte destra del fiume Timis la necropoli del municipium di Tibiscum, denominata Necropoli I, con recinti funerari allineati lungo entrambi i lati della strada romana che conduceva a Ulpia Traiana Sarmizegetusa, la capitale della Dacia romana. Il progetto di ricerca riguarderà anche l’indagine archeologica dei principia, ovvero il quartier generale dell’accampamento militare. Istituto Università degli Studi di Ferrara Direzione Livio Zerbini
l progetto, basato su collaborazioni pluriennali e sul coinvolgimento degli enti territoriali ungheresi, si focalizza su indagini di campo e sulla rivisitazione e digitalizzazione delle collezioni paleontologiche conservate presso il Museo di Storia Naturale Ungherese e il Museo dell’ex Servizio Geologico Ungherese localizzati nella città di Budapest. Istituto Università degli Studi della Basilicata Direzione Luca Pandolfi
In alto digitalizzazione di esemplari fossili nella sala espositiva del Museo di Storia Naturale Ungherese. Nella pagina accanto, in alto la basilica paleocristiana di Ibida in corso di scavo da parte della Missione Archeologica Romeno-Italiana. A sinistra il vicus civile di Tibiscum.
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ASIA AFGHANISTAN
Ricerca, restauro e formazione in Afghanistan
N
ella difficile situazione del Paese, la Missione dell’ISMEO conduce attività in Italia e in sedi europee di progetti in collaborazione, lasciando aperta la possibilità di un ritorno sul campo (in presenza o attraverso la modalità già sperimentata del controllo remoto), con l’obiettivo del recupero, della salvaguardia, della valorizzazione e della diffusione della conoscenza del patrimonio culturale afghano. Sono attivi progetti di
informatica umanistica, analisi chimico-fisiche di materiali archeologici, studio di siti/ monumenti archeologici e numismatica, programmi di formazione a distanza, pubblicazioni multimediali in dari/inglese dedicate al vasto pubblico, in particolare ai bambini/ragazzi afghani. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Anna Filigenzi
In basso et utem net laut facient et quam fugiae officae ruptatemqui conseque vite es sae quis deris rehenis aspiciur sincte seque con nusam fugit et qui bernate laborest, ut ut aliquam rentus magnim ullorepra
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In basso Mes Aynak: scavo di una piccola cappella buddhista nel sito di Kafiriat Tepe. VI sec. circa. Nella pagina accanto, in basso consolidamento e messa in sicurezza della Trincea 10, area di scavo a ovest della moschea di ‘Umar ibn al-Khattab. In questo settore dell’abitato si conserva una stratigrafia che dall’epoca neoassira (VIII-VII sec. a.C.) senza soluzione di continuità prosegue sino al XIX sec.
ARABIA SAUDITA / SAUDI ARABIA
Missione Archeologica Italiana nel Regno dell’Arabia Saudita, Dumat al-Jandal (antica Adummatu)
L
a missione, nata nel 2009 con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, de l’Università di Napoli l’Orientale e il Saudi Ministry of Culture (MOC), svolge attività di ricerca e formazione multidisciplinari, coinvolgendo settori di ricerca scientifica sul campo e da remoto. Le attività, che coinvolgono sia esperti e studenti italiani sia il personale del MOC e delle università saudite, sono incentrate a Dumat al-Jandal, l’antica
capitale citata nei testi neoassiri dei re di Qedar e delle regine degli Arabi «Adummatu». Tali attività sono inquadrate, oggi, in un piú ampio progetto che ha messo in luce l’immenso patrimonio archeologico della regione nordarabica del Jawf relativo alle epoche preistoriche, dai primi ominidi all’epoca neolitica dell’Arabia verde e alle culture dell’età del Bronzo. Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Romolo Loreto
ARABIA SAUDITA / SAUDI ARABIA
Missione Italiana di Restauro in Arabia Saudita
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uesta Missione di restauro, nata nel 2013 con il patrocinio del MAECI, UNIOR e Saudi MOC, si affianca alle attività di scavo, prospezione e ricerca condotte dalla Missione Archeologica Italiana a Dumat al-Jandal, garantendo immediati interventi di consolidamento e progettazione per ogni esigenza legata alla gestione del parco archeologico. Particolare attenzione è rivolta ai materiali, alle strutture architettoniche e alla gestione del dissesto idrogeologico che caratterizza l’oasi, ovvero un’area depressa che ospita, nel suo punto piú vallivo, l’antica Adummatu di epoca neoassira e le successive fasi nabatea, romana, tardo-antica e antico islamica. La collaborazione con il locale Museo etnografico e archeologico, l’ausilio di maestranze locali specializzate in tecniche tradizionali e la formazione costantemente rivolta a studenti e collaboratori italiani e sauditi hanno
contribuito a iscrivere Dumat al-Jandal nella Tentative List UNESCO. Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Romolo Loreto
In alto l’abitato tardo-antico e antico islamico di Dumat al-Jandal, cuore del parco archeologico e sede di Adummatu, nota come capitale delle regine degli Arabi.
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ASIA
ARMENIA
ARMENIA
Il Patrimonio architettonico persiano nel territorio della Repubblica di Armenia. Inventario, documentazione, conservazione e valorizzazione
La Missione Archeologica nel Caucaso Meridionale
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a Persia ha lasciato ampie tracce nel patrimonio storicoarchitettonico dell’attuale Armenia e proprio gli architetti armeni furono impiegati spesso nelle costruzioni promosse dai dominatori persiani. L’impero persiano è sempre stato multietnico: per architettura «persiana» intendiamo qui l’insieme delle opere, civili e religiose promosse sotto il dominio persiano e direttamente ispirate dalla cultura islamica. La ricerca si occuperà della raccolta e verifica dei materiali bibliografici e archivistici già disponibili sul tema, della localizzazione degli edifici superstiti e della costruzione di un database. Successivamente si svolgerà una ricerca sul campo per verificare lo stato di conservazione di questi edifici e proporre gli interventi di restauro e valorizzazione di quelli piú significativi. Istituto Fondazione Ing. C.M. Lerici Direzione Maurizio Boriani
Yerevan in una veduta pubblicata da Jean Baptiste Tavernier nell’opera Les Six Voyages de Jean Baptiste Tavernier..., pubblicata per la prima volta nel 1675. A destra Aruch. Operazioni di scavo all’interno del fortilizio del IX-XII sec. Nella pagina accanto, in alto veduta dei resti del sito di Abuli, indagato nell’ambito dello Samtskhe-Javakheti Project. Nella pagina accanto, in basso il caravanserraglio di Aruch. XII-XIII sec.
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a Missione Archeologica nel Caucaso Meridionale-ISMEO, riunisce iniziative in Armenia (Kotayk Survey Project, 2013-in corso; Vayots Dzor Project, 2016-in corso) e Georgia (Samtskhe-Javakheti Project, 2017-in corso). Il progetto è diretto da Roberto Dan in collaborazione con archeologi delle istituzioni locali. Molteplici sono gli obiettivi della ricerca, che comprende ricognizioni (circa 500 siti investigati) e scavi/sondaggi: l’analisi delle dinamiche di formazione delle società complesse e dell’aumento della conflittualità nelle fasi protostoriche e l’impatto dello stato di Urartu e dell’impero achemenide sulle comunità locali, tra le altre. Nel 2019 le attività nel sito di Solak-1/Varsak sono state premiate con l’Europa Nostra Awards/European Heritage Awards nella categoria «ricerca». Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Roberto Dan
ARMENIA
Missione Archeologica di Aruch e dell’incastellamento della Via della Seta
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a Missione, operativa in Armenia a cura dell’ISMEO e dell’Institute of Archaeology and Etnography of the National Academy of Sciences, mira a studiare il sistema di incastellamento a difesa e controllo del tratto della Via della Seta che attraversa le regioni caucasiche, in epoca tardo-antica e medievale, sia sotto il profilo commerciale che militare, all’interno dei sistemi di connettività a lunga percorrenza dell’Eurasia. Alle attività di survey sul territorio armeno si affiancano quelle di scavo ad Aruch, sede operativa della Missione, e a Shamiram, città fondata secondo la tradizione dalla leggendaria regina Semiramide. Aruch, già rilevante centro militare e religioso
nel III-IV secolo d.C., assunse nella seconda metà del VII secolo il ruolo di capitale del Regno di Armenia, come attestano l’imponente complesso chiesastico e le fortificazioni edificate tra tardo-antico, Medioevo e tardo Medioevo, quando si conferma strategico snodo commerciale testimoniato dall’imponente caravanserraglio di epoca mongola. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Sergio Ferdinandi
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ASIA
ARMENIA
The Making of the Silk Road in Armenia: a Light Archaeology of Euro-Asian Connectivity in the Middle Ages
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a missione dell’Università di Firenze studia la formazione dei paesaggi rurali e urbani delle Vie della Seta nella regione del Vayots Dzor e nel sito di Dvin. Le ricerche, realizzate in collaborazione con la Yerevan State University e con l’istituto armeno di archeologia ed etnografia, sono iniziate nel 2013 con un progetto di archeologia leggera dell’area di Yeghegis, per concentarsi piú recentemente su Dvin. Il periodo di interesse copre i
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secoli IX-XIV e indaga le trasformazioni e le interconnessioni culturali tra la società armena medievale e i grandi imperi regionali e continentali dell’epoca, con particolare focus sul periodo selgiuchide e su quello mongolo e ilkhanide. Dal 2021 la missione coopera con il progetto di ricerca europeo ERC ArmEn. Istituto Università degli di Firenze Direzione Michele Nucciotti
A destra un esemplare di «Pietra dei Draghi». In basso tavola nella quale sono riassunte le tipologie di «Pietre dei Draghi» a oggi note. Nella pagina accanto documentazione fotografica con drone del sito archeologico di Dvin: area del quartiere centrale e della cittadella.
ARMENIA
Missione Archeologica in Armenia «Pietre dei Draghi»
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e «Pietre dei Draghi» sono stele preistoriche decorate a rilievi animali che si rinvengono nei pascoli d’alta quota del Caucaso meridionale. Esse sono il piú antico esempio di arte monumentale della regione e rivelano un universo simbolico finora sconosciuto. L’Università Ca’ Foscari di Venezia, in cooperazione con l’Accademia delle Scienze Armena e la Freie Universität di Berlino, ha coinvolto scienziati, studenti e soggetti locali nella scoperta, indagine e tutela dello straordinario sito di Karmir Sar, a 2850 m slm sul Monte Aragats, dove si trovano dodici «Pietre dei Draghi» nel loro contesto originale. Le ricerche sul campo hanno consentito di datarne la realizzazione al V millennio a.C., collegando l’istituzione di luoghi sacri e monumenti collettivi in alta montagna ai primi esperimenti di transumanza verticale del Vicino Oriente antico. Istituto Università Ca’ Foscari Direzione Alessandra Gilibert
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ASIA
AZERBAIGIAN / AZERBAIJAN
Archeologia, Insediamenti e Territorio nell’Azerbaigian sud-occidentale
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e attività italiane in Azerbaigian, grazie ai finanziamenti dell’UNO, del MAECI, e ora anche dall’ISMEO, sono cominciate con visite esplorative tra il 2017 e il 2019. Fu, quindi selezionata un’area a sud-ovest del Paese in prossimità del confine con la Repubblica Islamica d’Iran, nel distretto di Imisli, su cui indagare negli anni a venire. In quest’area sono state identificate tre distinte aree archeologiche. La prima, con al centro Qizil Tepe, un grande tepé, di circa 2 ettari di superficie e 5 ettari compresa una sorta di fossato che circonda tutti i lati. La seconda è
A destra il kurgan di Uzun Rama nella fase finale dei lavori. Nella pagina accanto, in alto la cosiddetta fortezza ellenistica, situata in una delle aree indagate dalla Missione archeologica congiunta ItaloAzerbaigiana. Nella pagina accanto, in basso, a sinistra gli archeologi durante la fase di scavo della capanna a Tava Tepe. Nella pagina accanto, in basso, a destra figure di animali incise su una parete rocciosa scoperte dalla missione dell’università di Ferrara che studia l’arte parietale del Gobustan.
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costituita da un vasto campo funerario con diversi tumuli/kurgan localizzati a poco meno di due km a est di Qizil Tepe. L’ultima importante evidenza archeologica è rappresentata da un insediamento di forma grosso modo rettangolare, che misura approssimativamente 400 × 800 m, per un totale di circa 45 ha. localizzato a circa 3,5 km. a sud-est del campo funerario, genericamente definito forte ellenistico. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Bruno Genito
AZERBAIGIAN / AZERBAIJAN
Origine, sviluppo e dispersione dell’arte preistorica in Asia occidentale: Gobustan
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AZERBAIGIAN / AZERBAIJAN
GaRKAP: sulle tracce delle comunità del Caucaso meridionale
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aRKAP è un progetto archeologico che ambisce allo studio delle società antiche dell’Azerbaigian occidentale tra le età del Bronzo e del Ferro (3600-700 a.C. circa) attraverso la collaborazione scientifica tra CAMNES, Accademia delle Scienze dell’Azerbaigian, l’Università degli Studi di Catania e il MAECI. In particolare, a partire dal 2018, gli sforzi dell’équipe si sono concentrati, in una prima fase, nell’analisi dei contesti funerari (kurgan) delle popolazioni nomadi risalente alla metà del IV millennio a.C. nella regione di Uzun Rama e, successivamente, nello scavo archeologico del sito di Tava Tepe (Agstafa), lungo il fiume Kura, la cui fase di occupazione principale risale all’età del Ferro (1000-700 a.C.) e presenta un contesto di capanne caratterizzate da una complessa organizzazione progetto centrata sulla lavorazione dei metalli e delle granaglie. Istituto Centro Studi CAMNES (Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies) Direzione Nicola Laneri
l progetto di ricerca, che coinvolge Istituzioni italiane ed estere (Azerbaigian, Spagna e Francia), si focalizza sullo studio delle incisioni rupestri e il relativo contesto archeologico del Gobustan (Azerbaigian), dove si trova uno dei siti di arte rupestre preistorica piú significativi al mondo, dal 2007 sito UNESCO. Obiettivi del progetto sono la determinazione della cronologia delle incisioni, il loro sviluppo stilistico e distribuzione verso l’area mediterranea, al fine di comprendere i processi culturali e diffusivi attraverso lo studio dell’arte preistorica. Dal 2019 le attività di ricerca interessano il riparo di Ana Zaga (grotta della madre), dove si è realizzato il rilievo completo dell’arte parietale, un saggio di scavo, e diversi campionamenti per datazioni e analisi geologiche. Istituto Università degli Studi di Ferrara Direzione Dario Sigari
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ASIA
BANGLADESH
Monitoraggio e mitigazione dell’impatto del cambiamento climatico
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l progetto si concentra sulle ricerche per il monitoraggio e la mitigazione dei danni del cambiamento climatico (innalzamento del livello del mare, maggior salinazione dei suoli...) sul Patrimonio Culturale del Bangladesh. Nel 2022 sono state condotte ricerche su 17 monumenti che risalgono al periodo del Sultanato del Bengala (1204-1576) nella città storica di Bagerhat. Nel 2023 le ricerche avviate proseguiranno per definire uno strumento di gestione del sito e verranno ampliate anche ad altri siti proposti da Enti
locali. Il progetto utilizza il sistema Site Manager Data Base-SMDB/GIS sviluppato dalla Fondazione Lerici per raccogliere i dati necessari a pianificare la gestione dei siti archeologici. Il sistema è un database relazionale che si interfaccia con tutti i GIS, ed è uno strumento per capire e studiare i siti archeologici nella loro complessità e per elaborare la valutazione del rischio sul patrimonio culturale. Istituto Fondazione Ing. C.M. Lerici Direzione Roberta Mastropirro
EMIRATI ARABI UNITI / UNITED ARAB EMIRATES
The Land of Lulu: missione geo-archeologica nella laguna di Umm al-Quwain
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a laguna di Umm al-Quwain è l’unica ancora intatta dal punto di vista ambientale e archeologico in tutti gli Emirati Arabi. Fin dal Neolitico le comunità ne hanno abitato le sponde e le isole, adottando strategie di sussistenza basate principalmente sulle risorse marine (compresa la pesca delle perle), sviluppando poi centri specializzati negli scambi commerciali via mare. Il progetto prevede di indagare in prospettiva diacronica e multidisciplinare la relazione tra uomo e
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ambiente, analizzando gli shell middens distribuiti lungo tutta l’area costiera e contribuendo allo studio degli insediamenti piú recenti, quali per esempio Tell Abraq (età del Bronzo e del ferro) e Siniyah (monastero cristiano dell’Est). Lo studio è condotto in collaborazione con le autorità locali, ed è mirato alla comprensione e conservazione del patrimonio culturale ed ambientale. Istituto Università degli Studi di Milano Direzione Andrea Zerboni
In alto, sulle due pagine foto panoramica della città storica di Bagerhat (Bangladesh), che permette di coglierne il patrimonio monumentale e paesaggistico. A sinistra ricognizioni nell’area della laguna di Umm al-Quwain (Emirati Arabi Uniti).
A destra nomadi siberiani con i loro cani nell’area dell’Altai.
FEDERAZIONE RUSSA / RUSSIAN FEDERATION
I nomadi della Siberia e i loro cani
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a missione è stata promossa da Associazione Italiana di Etnoarcheologia e cofinanziata dal MAECI (2013-2021), dal 2020 anche da ISMEO, riconoscimento istituzionale MAECI 2022-2023. La missione indaga il rapporto tra nomadi, cacciatori e pescatori e i loro cani in un’ottica etnoarcheologica, interdisciplinare e diacronica utile alla comprensione della storia del cane. La ricerca si è svolta in collaborazione con Galina B. Sychenko (2013-2017; Novosibirsk State Conservatory e Institute of Philology-SB RAS, Novosibirsk), con Andrei V. Novikov dal 2018 dell’Institute of Archaeology and Ethnography of the Russian Academy of Science SB RAS (Novosibirsk). Nel 2021 è stato organizzato il Convegno «Humans and Animals: Paradoxes
of Mutual Relationships» a San Pietroburgo, presso il Peter the Great Museum of Anthropology and Ethnography-Kunstkamera. Istituto Associazione Italiana di Etnoarcheologia Direzione Francesca Lugli
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ASIA
GEORGIA
All’origine delle fibre tessili colorate
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l progetto, in collaborazione con il Museo Nazionale della Georgia, ha permesso di individuare la presenza di granuli di amido e fibre (anche colorate) ancora presenti sui manufatti litici rinvenuti nella grotta di Dzudzuana (Imereti, Caucaso), che risalgono a 35 000 anni fa. Attraverso analisi di tracce d’uso e caratterizzazione chimico-fisica dei residui si sta indagando un eccezionale evento nella storia della tecnologia umana: la trasformazione intenzionale delle piante, sia per uso alimentare sia per altri usi quotidiani. Questo comportamento sposterebbe l’origine di una delle piú complesse catene operative agli albori della colonizzazione dell’Eurasia occidentale da parte di Homo sapiens, quindi ben prima della domesticazione di piante e animali. Istituto Università Ca’ Foscari di Venezia Direzione Elena Badetti
GEORGIA
Missione Archeologica Italo-Georgiana sull’Altipiano di Javakheti in Georgia
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o scopo della Missione, iniziata nel luglio del 2014, è di studiare l’importante patrimonio archeologico scoperto sull’Altipiano di Javakheti, nei pressi del Monte Chikiani (Koyun Dag), nella regione compresa fra la cittadina di Tsalka ed il Lago Paravani. Le prospezioni di superficie condotte nell’ultimo decennio hanno portato al rinvenimento di un importante patrimonio archeologico composto di villaggi e allineamenti megalitici, cave di basalto e scisto, kurgan e menhir, la cui presenza in alta quota è da attribuire allo sfruttamento delle importanti miniere di ossidiana che sono state aperte durante le età dei metalli lungo le pendici del vulcano di Chikiani. Centinaia di pozzi di estrazione dell’ossidiana sono stati rilevati, come pure officine di scheggiatura per la produzione di punte di freccia bifacciali. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Paolo Biagi
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A sinistra affioramenti di ossidiana del Monte Chikiani. Nella pagina accanto, in basso immagine SEM di fibre archeologiche rinvenute su una macina (in alto) e tracce d’uso osservate in microscopia.
GEORGIA
Il rapporto fra transumanza pastorale e rinvenimenti archeologici
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ransumanza e mobilità pastorale sono al centro di un progetto di ricerca che conta sul riconoscimento MAECI. La ricerca è relativa allo studio delle pratiche di transumanza pastorale in Georgia e prevede un approccio multidisciplinare che metta insieme etnografia e archeologia nel tentativo di ricostruire modalità e mobilità pastorali che hanno interessato l’ambiente georgiano caratterizzato da una vivace attività pastorale di probabile matrice seminomade sin dal Calcolitico. La ricerca in corso, alla sua fase preliminare, è incentrata su interviste etnografiche ai pastori attivi nella movimentazione delle mandrie ovo-caprine che dalla valle di Shirak, attraverso il passo di Abano (2700 m slm), raggiungono Tusheti e sulla partnership con il Museo Etnografico Giorgi Chitaia di Tbilisi per una mostra fotografica sulla vita dei pastori. Le pratiche di transumanza potrebbero risultare invariate cosí da giustificare la presenza di evidenze archeologiche, dell’età del Bronzo, rinvenute a valle. La missione vede la partecipazione sul territorio del dottor Massimo Mirabella (Società Geografica Siciliana) che è stato alloggiato presso la missione archeologica GILAP guidata dalla professoressa Elena Rova dell’Università Ca’ Foscari. Istituto Società Geografica Siciliana Direzione Massimo Mirabella
A sinistra strutture megalitiche di uno dei villaggi preistorici indagati dalla missione in Georgia dell’ISMEO. In alto un villaggio rurale nel Parco di Tusheti.
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ASIA
GEORGIA
Paleoecologia dei primi popolamenti europei: il record di Dmanisi in Georgia
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manisi è oggi uno dei siti piú importanti per la storia dell’umanità antica. La sua eccezionale documentazione offre enormi potenzialità per lo studio dell’umanità del Pleistocene inferiore (1,8 Milioni di anni fa). Il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, con il sostegno dal MAECI, partecipa al Progetto Dmanisi dal 2006 rappresentando una significativa presenza dell’Italia in un progetto internazionale di alto profilo.
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Gli scavi hanno restituito decine di fossili che dimostrano la presenza di almeno sette individui di Homo erectus. Sono presenti anche strumenti in pietra che erano utilizzati per tagliare pezzi di carne dalle carcasse di animali cacciati dai predatori parte della ricca fauna fossile a mammiferi presente nel sito in associazione con gli ominidi. Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Lorenzo Rook
A destra tomba della cultura Kura-Araxes (3000 a.C. circa) nella necropoli di Aradetis Orgora/Doghlaur. Nella pagina accanto il cranio D2700 della grotta di Dmanisi al momento del rinvenimento, nel 2001. In basso frammento di una statuetta in bronzo che raffigura probabilmente l’imperatore Traiano, da Tibiscum.
GEORGIA
La Missione archeologica di Ca’ Foscari in Georgia: i progetti GILAP e GISKAP
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a Missione dell’Università Ca’ Foscari in Georgia è attiva dal 2009 con due progetti, GISKAP nella provincia di Shida Karti in collaborazione con il Georgian National Museum e GILAP nel distretto di Lagodekhi in collaborazione con il Museo locale. Indaga le culture pre-classiche del Caucaso Meridionale, le relazioni con le culture contemporanee del Vicino Oriente e i rapporti con l’ambiente naturale e coinvolge studiosi e studenti di entrambi i Paesi e una vasta rete
di collaborazioni internazionali. Opera attraverso scavi e sondaggi su insediamenti e siti funerari, raccolta di campioni per analisi archeometriche e paleoambientali, pubblicazione di scavi inediti degli archeologi locali, ricognizioni e prospezioni di superficie. L’approccio multidisciplinare si avvale di tecniche di microarcheologia e «archaeological science». Istituto Università Ca’ Foscari di Venezia Direzione Elena Rova
GEORGIA
Missione archeologica italiana ad Apsaros
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a Missione archeologica italiana ad Apsaros, diretta dal professor Livio Zerbini, rientra nell’ambito delle attività scientifiche del Laboratorio di studi e ricerche sulle Antiche province Danubiane (LAD). L’accampamento militare di Apsaros – sulla costa orientale del Mar Nero, a dodici chilometri dalla città di Batumi – faceva parte insieme agli altri castra di Phasis, Sebastopolis (l’antica Dioscurias) e Pityus del sistema romano di difesa dei confini tra il Ponto e il Caucaso. Il forte di Apsaros, le cui dimensioni erano di 195 x 245 m, ospitava un contingente militare di tutto rispetto, piú di mille soldati, come del resto testimonia Flavio Arriano ne Il periplo del Ponto Eusino. Gli scavi sinora compiuti all’interno del forte romano hanno consentito di individuare e riportare alla luce gli alloggiamenti dei soldati, avvalorando alla luce dei dati raccolti la costruzione dell’accampamento nella seconda metà del I secolo d.C. e piú precisamente nell’età neroniana. Il progetto di ricerca risulta di particolare interesse scientifico in quanto consente di comprendere come i Romani controllassero il Mar Nero e il Caucaso attraverso castra come quello di Apsaros, che era il piú importante. Istituto Università degli Studi di Ferrara Direzione Livio Zerbini
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ASIA
GERUSALEMME E PALESTINA JERUSALEM AND PALESTINE
Tutela, studio e valorizzazione di un patrimonio museale
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l progetto «Tutela, studio e valorizzazione di un patrimonio museale», diretto dalla professoressa Fulvia Ciliberto, docente di archeologia classica al Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione dell’Università degli Studi del Molise e dal 2013 cofinanziato dal MAECI, ha lo scopo di censire, schedare e riprodurre digitalmente i Beni Archeologici della Custodia di Terra Santa, per documentarne e valorizzare in modo adeguato l’inestimabile patrimonio a cominciare da quello del Terra Sancta Museum di Gerusalemme (TSM). A dieci anni dall’inizio dei lavori, la catalogazione informatizzata è divenuta strumento imprescindibile per il rinnovo del TSM, e si è ampliata al materiale di scavo conservato presso i siti del Getsemani, del Dominus Flevit, di Betfage, Nazaret e Betania. Istituto Università degli Studi del Molise Direzione Fulvia Ciliberto
GERUSALEMME E PALESTINA / JERUSALEM AND PALESTINE
Progetto «Ptolemaica. Cirene e il Mediterraneo Orientale»
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e quattro Missioni Archeologiche dell’Università «Luigi Vanvitelli» (Dip. Lettere e Beni Culturali) all’estero, sostenute dal MAECI e dirette da Serenella Ensoli, operano a Cirene (Libia), a Cipro, in Palestina e in Israele. Esse rientrano nel piú ampio Progetto «Ptolemaica. Cirene e il Mediterraneo Orientale». A Cirene le ricerche sono incentrate nel Quartiere del Santuario di Apollo (Progetto Pilota: Teatro-Anfiteatro), nel Quartiere Centrale, nel Santuario di Iside e Serapide sull’Acropoli e nella «Fabbrica Officinale del Silfio». Esse riguardano anche le sculture del Museo e dei Magazzini nonché le oltre 150 opere cirenee trasferite nel British Museum (1860-61). Un progetto a parte è costituito dalle indagini sul cd. «Tesoro di Bengasi». A Cipro le ricerche si concentrano nel Santuario di Apollo Hylates (Kourion), nei Santuari di Afrodite (Palaipaphos/Kouklia, Nea Paphos/«Fabrika Hill») e nel Mausoleo (cd. «Tomba 8») della Necropoli di Kato Paphos. Nell’Antica Palestina le indagini in atto nella West Bank riguardano Nablus (Progetto Pilota: Teatro Romano e necropoli) e Sebastia (Necropoli e Basilica Giudiziaria); quelle in Israele sono incentrate a Beith Shean (Progetto Pilota: «Propilei» ai piedi dell’Acropoli) e a Cesarea Marittima (edifici per spettacoli). Gli studi in corso riguardano anche le sculture di età ellenistico-romana del Rockefeller Museum e dell’Israel Museum di Gerusalemme. Istituto Università degli Studi della Campania «Luigi Vanvitelli» Direzione Serenella Ensoli
GERUSALEMME E PALESTINA JERUSALEM AND PALESTINE
Missione Archeologica a Betlemme
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a missione archeologica della «Sapienza» Università di Roma a Betlemme è attiva dal 2015, finanziata dalla «Sapienza» e dal MAECI, e opera congiuntamente con il Department of Antiquities and Cultural Heritage – Ministry of Tourism and Antiquities della Palestina per la protezione e la tutela del patrimonio storico e archeologico, in un’area fortemente minacciata dagli scavi clandestini e dalla crescente attività edilizia. Gli scavi di emergenza e le ricerche hanno portato alla scoperta di una vasta rete di necropoli, nei siti
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Il Teatro Romano di Nablus. Nella pagina accanto Fulvia Ciliberto (prima a destra) con padre Eugenio Alliata, direttore della sezione archeologica e multimediale del Terra Sancta Museum, e altre componenti del team che conduce il progetto di ricerca dell’Università degli Studi del Molise. In basso un momento dello scavo della campagna 2023 a Khalet al-Jam’a (Betlemme).
di Khalet al-Jam’a, Jebel Dhaher, Hindaza e Bardhaa, lungo una fascia est-ovest a 2 km a sud della moderna città di Betlemme, in uso tra la fine del Bronzo Antico e la fine dell’Età del Ferro. La missione in questi anni ha scoperto
numerose tombe e recuperato centinaia di elementi di corredo, quali vasi, armi in metallo, scarabei e manufatti. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Daria Montanari
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ASIA
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Veduta generale di Tell es-Sultan con i principali monumenti scavati dalla missione del MoTA e dell’Università «Sapienza» di Roma. In basso veduta dell’Area B, con le mura del Bronzo Antico III (2500-2300 a.C.) e l’annesso Edificio B1 dopo il restauro del 2023.
GERUSALEMME E PALESTINA JERUSALEM AND PALESTINE
Gerico: archeologia, restauro e sviluppo sostenibile
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a missione italo-palestinese a Gerico in Palestina (1997-2023) è il primo e piú duraturo progetto archeologico in Palestina dalla creazione del Ministero del Turismo e delle Antichità (1994). La missione, Grande Scavo «Sapienza» cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri, è un modello di archeologia post coloniale su un sito-guida fondamentale per lo studio delle culture preistoriche e pre-classiche del Vicino Oriente. Le indagini archeologiche in 16 aree nell’arco di 26 anni (19 campagne di scavo) hanno fornito informazioni decisive dal Mesolitico/Natufiano,
Neolitico, età del Bronzo e del Ferro all’età ellenistica, romana e islamica (dal 12 500 a.C. al 1918 d.C.). La scoperta del palazzo reale e del sistema di fortificazione dell’età del Bronzo, l’estesa necropoli, hanno portato all’iscrizione del sito nella tentative list dell’UNESCO. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Lorenzo Nigro
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ASIA
GIAPPONE / JAPAN
GIAPPONE / JAPAN
Archeologia terrestre e subacquea in Giappone
Il Giardino storico dell’Ambasciata italiana a Tokyo
l progetto di ricostruzione dello sviluppo urbanistico dell’antica città di Edo (odierna Tokyo), nasce a seguito dell’identificazione di un relitto nelle acque di Hatsushima nel 2016. La nave da carico (Kaisen) trasportava elementi architettonici (tegole e colmi recanti lo stemma della famiglia Tokugawa) per il restauro del Castello di Edo distrutto dal grande incendio del 1657. Lo scopo della ricerca è analizzare le fasi di sviluppo dell’antica Edo dalla fondazione ad opera di Ieyasu Tokugawa (1605) e ricostruire l’aspetto del castello e della cittadella fortificata prima della restaurazione Meiji (1868). Il progetto è concepito come collaborazione scientifica tra istituzioni italiane e giapponesi ed è condotto dai ricercatori dell’IRIAE con il supporto tecnico degli architetti del CMMKM, e l’Università Hosei di Tokyo (Research Center EToS-EdoTokyo studies). Istituto IRIAE, International Research Institute for Archaeology and Ethnology Direzione Daniele Petrella
Ambasciata italiana a Tokyo (1929) occupa parte di una grandiosa residenza risalente al primo periodo Edo, appartenuta a Matsudaira Oki no Kami del clan Iyo Matsuyama. Il giardino fu teatro del seppuku (suicidio rituale) di dieci dei 47 samurai di Ako. Nel 1878 divenne la residenza di Matsukata Masayoshi, due volte Primo Ministro del Giappone, che commissionò nuovi edifici residenziali e strutture ornamentali per il giardino che venne lasciato inalterato. La finalità del progetto è la ricostruzione virtuale del giardino e delle sue fasi storiche attraverso le indagini archeologiche sulle strutture alterate e scomparse nel corso del tempo. Il Progetto di ricerca sul giardino storico dell’Ambasciata italiana a Tokyo nasce come collaborazione tra ricercatori italiani e giapponesi: archeologi dell’IRIAE, architetti e 3D designer del CMMKM, e ingegneri dell’Università Hosei di Tokyo (Research Center EToS-Edo-Tokyo studies). Istituto IRIAE, International Research Institute for Archaeology and Ethnology Direzione Daniele Petrella
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GIAPPONE / JAPAN
Il patrimonio archeologico dell’Isola di Tsushima: dalla preistoria alla flotta scomparsa di Kubilai Khan
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Isola di Tsushima si trova sulla rotta che collega Giappone e Corea. Questo l’ha resa protagonista degli eventi che hanno caratterizzato i due Paesi fin dalla preistoria. Infatti, giocò un ruolo fondamentale nello sviluppo dei primi scambi culturali nel Mar del Giappone durante il Neolitico. Le indagini terrestri e subacquee di IRIAE presso il sito di Ongasaki, stanno portando alla luce un insediamento costiero comprendente un’area di lavorazione e smistamento dell’ossidiana che assume un ruolo fondamentale nella comprensione dei suddetti rapporti e dell’utilizzo dei siti costieri in baia di Tsushima. Il progetto gode del supporto e della collaborazione della Prefettura di Nagasaki e del Board of Education dell’isola. Istituto IRIAE, International Research Institute for Archaeology and Ethnology Direzione Daniele Petrella
In alto il giardino storico dell’Ambasciata italiana a Tokyo. A sinistra il Castello di Edo.
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GIAPPONE / JAPAN
GIAPPONE / JAPAN
Il rapporto tra uomo e mare alle origini del Giappone. Prime navigazioni, popolamento e sfruttamento delle risorse
Soshoku Kofun Tale
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e ricerche sui primi periodi di sviluppo socio-culturale del Giappone, per quanto numerose, sono carenti di studi di sintesi che permettano di comprenderne le effettive dinamiche. I dati provenienti dalle ricerche condotte da IRIAE si pongono come collante tra tali studi, concentrandosi sull’analisi degli spostamenti interni ed esterni al Paese attraverso le vie d’acqua. La comprensione di tali connessioni umane permette di chiarire le dinamiche migratorie e di stanziamento alla base dello sviluppo culturale delle popolazioni che si affacciavano sul Mar del Giappone a seguito delle trasformazioni climatico-ambientali dell’Olocene. Il progetto gode della collaborazione della Tokyo University of Marine Science and Technology e dello Asian Research Institute of Underwater Archaeology. Istituto IRIAE, International Research Institute for Archaeology and Ethnology Direzione Daniele Petrella
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uesto progetto è volto ad avviare lo studio della simbologia e del significato di specifici dipinti riprodotti all’interno di tombe decorate (soshoku kofun) situate nella parte settentrionale dell’isola giapponese del Kyushu e risalenti al VI secolo d.C. L’isola del Kyushu ha da sempre costituito un punto di scambio e interazione con le popolazioni continentali, dando spesso origine a una cultura materiale ibrida. Pertanto, il progetto analizzerà le tombe di Takehara, Ozuka, Goroyama e Mezurashizuka, le quali presentano un repertorio decorativo che combina elementi iconografici e iconologici locali e di origine continentale. Mediante una ricerca d’archivio, la creazione e l’analisi di un database, e un approccio teorico volto all’analisi del simbolismo e del ruolo delle immagini nelle società protostoriche, l’obiettivo è comprendere la società sottesa e i codici culturali condivisi attraverso questi dipinti. Lo scopo principale è valutare l’ipotesi dell’origine e della natura «ibrida» di queste tombe decorate. Istituto IRIAE, International Research Institute for Archaeology and Ethnology Direzione Claudia Zancan
Qui sopra l’interno della tomba di Ozuka, VI sec. d.C. A sinistra attività di survey sul promontorio di Ongasaki (Isola di Tsushima, Prefettura di Nagasaki). In alto la baia di Meotoishi-mae nell’isola di Tsushima.
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ASIA
GIORDANIA / JORDAN
REMAP – Trame di mosaico, tracce nel paesaggio e narrazioni virtuali: ripensare la Carta di Madaba nel Terzo Millennio
I
l progetto è incentrato sul Mosaico della Carta di Madaba, dettagliata rappresentazione della Terra Santa, documento storico e geografico in cui confluiscono conoscenze e tecniche cartografiche sviluppate nei secoli. Premessa necessaria è la possibilità di utilizzare la cartografia storica, la comparazione di diverse fonti e l’analisi sul campo, per ricostruire l’identità frammentata di un luogo. Il progetto sottolinea la natura di promotore sociale in
continua trasformazione propria del paesaggio, riferendosi al territorio con approccio democratico e olistico, al fine di incrementare il senso di appartenenza, la memoria storica, la comprensione delle dinamiche storiche: condizioni indispensabili per l’attivazione di processi di sviluppo culturale e turistico sostenibile e durevole. Istituto Società Geografica Italiana Direzione Margherita Azzari
GIORDANIA / JORDAN
Missione Archeologica Italiana a Gerasa
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a missione archeologica Italiana a Gerasa (Giordania) è operativa dal 1978 e ha come obiettivo la conoscenza, la conservazione e la fruizione pubblica del patrimonio architettonico e archeologico del sito. Sono attualmente in corso i seguenti progetti: interventi conservativi nell’area del tempio di Artemide, dei propilei del santuario e nella chiesa «del Viadotto», volti a prevenire e mitigare il degrado di questi monumenti ed accrescere la loro comprensibilità con la realizzazione di percorsi di visita attrezzati; indagini geofisiche e scavi stratigrafici nella terrazza superiore del Santuario di Artemide per l’identificazione e la documentazione delle evidenze della città precedente la costruzione del santuario stesso; Participatory Brand Development: raccolta e
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pubblicazione di interviste alla comunità locale sulla propria esperienza del sito archeologico. Istituto Monumenta Orientalia Direzione Roberto Parapetti
GIORDANIA / JORDAN
Il patrimonio delle strutture nei siti archeologici giordani. Aspetti costruttivi, conservazione e valorizzazione
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siti archeologici giordani contengono uno straordinario patrimonio di strutture in muratura che, stratificate nei secoli, compongono un abaco complesso e variegato di tipologie strutturali costituendo, oggi, un singolare museo en plein air dell’ingegneria strutturale antica. Il valore culturale di queste strutture richiede l’impegno e la responsabilità della loro conservazione, strettamente correlata all’alta vulnerabilità delle stesse dovuta ai frequenti terremoti tipici di questa zona. Dal 2019, il progetto si concentra sulla conservazione e sulla valorizzazione delle strutture storiche e prevede indagini sul campo nei siti di Umm ar-Rasas, Umm Quais e Kerak al fine di sviluppare modelli strutturali e H-BIM per la conoscenza e la salvaguardia dei manufatti di maggior rilievo. Istituto ISPC-CNR Direzione Giovanni Caruso La Torre dello Stilita e, in alto, la sua ricostruzione tramite fotogrammetria: ortofoto delle facciate Est, Nord, Ovest e Sud. Nella pagina accanto, in alto i resti della chiesa di S. Giorgio a Muchayyat; in basso, un momento degli interventi di conservazione condotti dalla missione a Gerasa (Jerash) dell’Associazione Monumenta Orientalia.
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ASIA
GIORDANIA / JORDAN
Missione Archeologica a Khirbat Iskandar
L
a Missione Archeologica a Khirbat Iskandar è un progetto di lungo termine, iniziato nel 1981 e sostenuto, dal 2021, dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale grazie a una collaborazione istituzionale tra la Gannon University di Erie e la «Sapienza» Università di Roma. La ricerca della Missione si incentra sull’indagine archeologica sistematica di un importante tell nella regione di Madaba, in Giordania centrale, e del territorio circostante per lo studio e la comprensione dello sviluppo delle piú antiche forme di urbanizzazione in quest’area nel corso del IV e del III millennio a.C. Alla ricerca si accompagnano attività di monitoraggio del rischio archeologico e protezione del sito e di consolidamento delle architetture antiche, oltre che di divulgazione dei risultati delle campagne archeologiche. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Marta D’Andrea
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Una delle aree interessate dalle ricerche della missione della «Sapienza» Università di Roma a Khirbat Iskandar. In basso Umm Qais (Irbid). Panoramica della basilica e del lago di Tiberiade, vista da sud-ovest.
GIORDANIA / JORDAN
Metodi innovativi, attività di ricerca e formazione per la conservazione e la valorizzazione di Umm ar-Rasas e Umm Qais
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tudiare, documentare e progettare interventi volti alla tutela e alla valorizzazione delle aree archeologiche, questi sono gli obiettivi della ricerca svolta dal CNR ISPC in Giordania. Dal 2013 un multidisciplinare e multistituzionale gruppo di ricercatori, guidati da Roberto Gabrielli, opera nei siti di Umm ar-Rasas e Umm Qais. Le indagini condotte sul campo prevedono attività di: ricerca archeologica e topografica; rilievi fotogrammetrici e laser scanner; prospezioni geofisiche; progettazione di percorsi di visita e applicazioni di realtà aumentata. A partire dunque dall’elaborazione di dettagliate carte archeologiche e dal monitoraggio dello stato di conservazione, la missione ha come fine ultimo il miglioramento dell’accessibilità e della fruibilità anche a persone diversamente abili. Istituto ISPC-CNR Direzione Roberto Gabrielli
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ASIA
GIORDANIA / JORDAN
Uomo e ambiente del Vicino Oriente durante il Paleolitico: prospezioni archeologiche nella Giordania centro-meridionale
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vviata nel 2020, la missione mira a indagare su un lungo periodo le dinamiche storicoculturali che caratterizzarono il Paleolitico della regione in relazione alle trasformazioni climatiche e ambientali che si sono susseguite nel Pleistocene. Le ricognizioni condotte nel territorio di Ma’an in aree mai indagate in precedenza hanno permesso di individuare numerosi siti dall’alto potenziale archeologico; tra questi alcuni hanno restituito concentrazioni di manufatti litici che testimoniano una frequentazione dell’area da parte di gruppi di cacciatori-raccoglitori del Paleolitico inferiore e medio (tra 1 milione e 45 mila anni fa). Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Domenico Lo Vetro
GIORDANIA / JORDAN
Petra «medievale». Archeologia dell’insediamento crociato-ayyubide in Transgiordania
L
a missione dell’Università di Firenze a Petra inizia le sue attività nel 1986 (con Guido Vannini), per studiare le trasformazioni insediative della Giordania medievale nel XII-XIII secolo, durante il periodo di confronto tra i crociati e gli Ayyubidi (la dinastia di Saladino). Le indagini si concentrano dapprima sui castelli crociati di Petra (Al-Wu’ayra e Al-Habis), estendendosi dal 2002 al sito di Shobak, uno dei maggiori castelli crociato-islamici del Levante, per includere, piú recentemente, ricerche sui villaggi agricoli medievali non fortificati della regione (Al-Shbeikeh). La missione coopera attualmente con AICS e con il dipartimento delle antichità della Giordania per la musealizzazione e lo sviluppo turistico del sito di Shobak. Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Michele Nucciotti
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GIORDANIA / JORDAN
Khirbet al-Batrawy (Zarqa): le origini della civiltà urbana in Giordania
L
e origini della civiltà urbana nel Levante sono esemplificate dall’antica città di Batrawy, scoperta dalla «Sapienza» in Giordania nel 2005 e da allora oggetto di scavi e restauri per 19 campagne grazie al sostegno del MAECI. Batrawy è un caso eccezionale per antichità e conservazione di città in un’area in passato considerata marginale, che è invece risultata collegata con l’Egitto, la Siria e la Mesopotamia nel III millennio a.C. Le possenti fortificazioni, il «Palazzo delle asce di rame», il tempio mostrano un modello urbano alternativo sviluppatosi nella valle del fiume Zarqa. La scoperta di Batrawy ha consentito di aggiungere un intero capitolo alla storia preclassica della Giordania Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Lorenzo Nigro
In alto, sulle due pagine la rocca di Batrawy vista da nord, con le mura che circondano la città. A sinistra Shobak. Veduta panoramica del castello crociato-islamico. Nella pagina accanto, in basso manufatti litici rinvenuti nel corso delle attivita svolte dalla missione dell’Università di Firenze che indaga il Paleolitico della Giordania centromeridionale.
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ASIA
GIORDANIA / JORDAN
Missione Archeologica Italo-Spagnola a Jebel al-Mutawwaq
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ebel Mutawwaq (Giordania) è un sito della prima Età del Bronzo la cui vita si è estesa dal 3500 a.C. al 2900 a.C., composto da un insediamento circondato da una necropoli megalitica costituita da oltre mille dolmen. Il villaggio, nato intorno a una grande area sacra a cielo aperto, crebbe nel tempo fino a dotarsi di mura, che cingevano centinaia di case, un tempio e aree produttive. Il sito venne abbandonato proprio quando il modello urbano
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si diffuse in tutto il Levante. Per questo si tratta di un caso perfetto per studiare i rischi e le dinamiche sociali ed economiche, sottostanti al fenomeno dell’urbanizzazione. La missione è diretta dal 2012 da Andrea Polcaro (Università degli Studi di Perugia) e da Juan Ramon Muniz (Pontificia Facultad San Esteban); dal 2015 è sostenuta dal MAECI. Istituto Associazione Culturale Cesar Direzione Andrea Polcaro
Un momento degli scavi della missione italiana alla necropoli megalitica di Jebel Mutawwaq.
INDIA
Oltre Muziris. Traffici commerciali e relazioni culturali fra Occidente e India fra V e XVI sec. Il porto di Madayi
L
a ricerca insiste dal 2018 sulla collina di Madayipara, su cui si trova un fortilizio di epoca pre-coloniale, un rilievo dalla cima piatta che domina l’attuale agglomerato di Pazhayangadi sulla riva settentrionale del Kuppam, a nord di Kannur, sede amministrativa dell’omonimo Distretto in Kerala. L’evidenza archeologica sottolinea l’inserimento di Madayi nelle principali correnti commerciali del periodo, come dimostrato dalle
ceramiche di importazione, quali la smaltata color turchese (TGP), dalla Mesopotamia meridionale e dal vasellame cinese (celadon Yue IX-X e Longquan XII-XIII secc. d.C.). Anche le produzioni locali si muovevano lungo le medesime direttrici, indicando un profondo scambio di forme e modelli culturali. Istituto Università degli Studi «G. d’Annunzio» Chieti-Pescara Direzione Vasco La Salvia
INDONESIA
Progetto «Boatbuilding Endangered Knowledge Project»
I
l progetto congiunto italo-indonesiano «Boatbuilding Endangered Knowledge Project» è una ricerca multidisciplinare che mira a documentare i molteplici aspetti delle conoscenze costruttive navali nell’arcipelago indonesiano attraverso ricognizioni e scavi archeologici, ricerche iconografiche e storiche, interviste etnografiche, documentazione linguistica e studio di collezioni museali. Le attività di ricerca sul campo sono state finora condotte a Lamalera (Lembata, East Nusa Tenggara) e Tana Beru (South Sulawesi), dove è stata costruita una barca
secondo le pratiche tradizionali; presso il relitto di Punjulharjo (Rembang, Central Java) – la piú antica barca meglio conservata del Sud-Est asiatico –, e su collezioni di barche e modelli di barche in musei a Jakarta. Il progetto è stato finanziato dal Ministero degli Affari Esteri italiano, EMKP (British Museum, UK), ISMEO (Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente), Università L’Orientale e Universitas Indonesia. Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Chiara Zazzaro In alto il forte di Madayi (Madayipara, Payannur, Kerala, India) in un’immagine da drone e in un rilievo DTM elaborato. A sinistra una barca costruita secondo le pratiche tradizionali a Lamalera.
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ASIA
IRAN
Progetto Archeologico Multidisciplinare Internazionale a Shahr-i Sokhta
I
l progetto internazionale di studi multidisciplinari a Shahr-i Sokhta dell’Università del Salento, diretto da Enrico Ascalone e ospitato dalla missione archeologica iraniana diretta da Mansur Sajjadi, è nato, nel 2016, dalla convinzione che si dovessero aggiungere allo studio del sito nuove evidenze provenienti dalle piú recenti scoperte presso le aree attigue al Sistan, per creare un nuovo laboratorio di ricerca che fosse anche mirato
all’elaborazione di una piú ampia prospettiva storica che potesse coinvolgere le dinamiche storiche delle maggiori civiltà del Medio Oriente. Il progetto si avvale altresí degli studi del laboratorio di topografia antica e fotogrammetria (Giuseppe Ceraudo), archeobotanica (Girolamo Fiorentino), archeozoologia (Claudia Minniti) e antropologia fisica (Pier Francesco Fabbri), a cui si aggiungono le ricerche sviluppate da altri 18 enti universitari e istituti di ricerca internazionali. Istituto Università del Salento Direzione Enrico Ascalone In alto il sito di Shahr-i Sokhta e, a destra, il laboratorio della missione dell’Università del Salento. A destra acini d’uva rinvenuti nel sito di Shahr-i Sokhta. Nella pagina accanto, in basso un’altra veduta di Shahr-i Sokhta.
IRAN
Progetto bio-archeologico in Sistan e Baluchistan
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l progetto intende fornire un contributo alla ricostruzione dell’ambiente e del popolamento umano della regione del SistanBaluchistan, in Iran sud-orientale, dalla preistoria al periodo sasanide. Le attività condotte nell’ambito del progetto consentiranno di approfondire il rapporto tra le comunità umane stabilitesi in questa regione e il mondo vegetale circostante, tramite l’analisi e lo studio archeobotanico, chimico e genetico dei resti di piante rinvenuti nel sito di Shahr-i
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IRAN
Missione Archeologica Congiunta Irano-Italiana nel Fars
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issione Archeologica Congiunta Irano-Italiana nel Fars (Research Institute for Cultural Heritage and Tourism, Shiraz University, ISMEO, Università di Bologna). Co-direttori: Alireza Askari Chaverdi e Pierfrancesco Callieri. La Missione conduce ricerche in siti di età achemenide e sasanide (VI a.C.-VII d.C.) nonché del periodo ellenistico, con un costante impegno per la conservazione del patrimonio. Qui di seguito, i principali risultati a oggi conseguiti. 2005-2006. Tang-e Bolaghi, scavi in abitato rurale. 2006-2007. Pasargade, scavi sul Tol-e Takht.
Sokhta. Questa antica città è stata indagata dalla missione archeologica italiana dell’IsMEO, Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente, tra il 1968 e il 1979, e dalla Missione archeologica iraniana, in collaborazione con la
2008-2009. «From Palace to Town»: scavi a Persepolis West e indagini diagnostiche sulla Terrazza 2011. «From Palace to Town»: cantiere-pilota di conservazione sulla Terrazza. 2011-2022. «From Palace to Town»: a Tol-e Ajori, replica proto-achemenide della Porta di Ishtar di Babilonia 2019. «From Firuzabad to the Persian Gulf»: topografia e geofisica nella città di Gur. Istituto Università di Bologna Direzione Pierfrancesco Callieri
Missione dell’IsIAO, Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente, tra il 2001 e il 2011. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Matteo Delle Donne
In alto l’area centrale della città circolare di Gur, Ardashir Khwarrah sasanide. Qui sopra pannelli ricostruttivi del drago-serpente babilonese (mušhuššu) preparati inserendo mattoni da Tol-e Ajori nello schema grafico dei pannelli della Porta di Ishtar di Babilonia.
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ASIA
IRAN
Il Progetto Archeologico QaNaTES nella piana di Marivan (Kurdistan iraniano)
A
ttivo dal 2017 grazie a una cooperazione scientifica tra l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR (ISPC) e l’Università Bu-Ali Sina di Hamedan. Opera nella piana di Marivan nella regione centro-settentrionale degli Zagros (Kurdistan iraniano), un’area formata da almeno sette unità morfo-stratigrafiche, che delineano una storia molto complessa del sistema idrologico del Lago Zaribar e del bacino intermontano dove si trova Tappeh Qaleh Naneh (circa 1300 m slm). Qui gli scavi stanno rivelando un sito dalla lunga occupazione, specialmente durante il Calcolitico 1-2 (orizzonte di Pisdeli/Seh Gabi; seconda metà del V millennio a.C.) e il Calcolitico 3-4 (Bevelled Rim Bowls e Gray Ware; metà del IV millennio a.C.), una cronologia supportata dalle analisi al radiocarbonio e la cultura materiale. La determinazione attraverso XRF della provenienza delle ossidiane locali ha indicato come fonti di approvvigionamento le aree di Meydan Dag e Nemrut Dag (Anatolia orientale). Istituto ISPC-CNR Direzione Silvana Di Paolo
IRAN
Progetto «Archeologia e Tecnologie in Iran Orientale: Tepe Chalow e Kuh-e Khwajeh»
I
l progetto è condotto dal CNR e dell’Iranian Center for Archaeological Research. Cofinanziato dal MAECI, è diviso in due parti. 1. Studio dell’espansione del BMAC (Complesso archeologico battriano-margiano, 2200-1800 a.C. circa) che dalla zona ai confini fra Iran, Turkmenia e Afghanistan, si espanse con insediamenti e necropoli sulla zona piú orientale dell’Iran, soprattutto nel Sistan, e
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Missione Italo-Iraniana nella regione di Ziwiye(h)
I
Frammenti di ceramica dipinta ascrivibile al Calcolitico 1-2 (orizzonte di Pisdeli/Seh Gabi; seconda metà del V mill. a.C.). In alto, sulle due pagine la parte nord-occidentale della facciata settentrionale del cortile interno del monumento di Kuh-e Khwajeh. Nella pagina accanto, in alto, a destra Dahane-ye Gholaman e i suoi principali edifici, epoca achemenide (da Google Earth). Nella pagina accanto, in basso veduta della cittadella di Ziwiye.
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l progetto nella regione di Ziwiye, nel Kordestan iraniano, nasce dalla collaborazione dell’Università di Firenze (Marina Pucci e Sebastiano Soldi) con il Museo Nazionale di Teheran (Yousef Hassanzadeh) e gli enti di tutela dei beni archeologici iraniani (ICAR/RICHT). Lo scopo è una conoscenza approfondita dell’area del bacino del fiume Zarrineh e dei suoi numerosi siti archeologici,
IRAN
Processi Formativi dello Stato Achemenide
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con materiali di lusso dall’Iran sud-occidentale alla Valle dell’Indo. 2. Rilievo con tecnologie moderne (laser scanner, fotogrammetria) del santuario zoroastriano con scuola sacerdotale di Kuh-e Khwajeh nel Sistan (periodo partico-sasanide, circa 0-650 d.C.). Si otterranno al computer elaborati tradizionali (piante, assonometrie, sezioni), modelli navigabili 3D e ricostruzioni in realtà aumentata nelle quali saranno inserite le pitture murali staccate in passato. Istituto ISPC-CNR Direzione Roberto Gabrielli
ll’interno del piú ampio progetto generale, negli ultimi anni ci si è concentrati sulla rivalutazione e l’aggiornamento dei dati e i risultati della Missione Archeologica Italiana nel Sistan degli anni Sessanta del secolo scorso. In particolare attraverso i dati dell’archivio Scerrato si sta operando un aggiornamento con pubblicazioni, conferenze e monografie. Il progetto, intitolato Sistan Storico, ha coinvolto studiosi, PhD e studenti MA e colleghi iraniani, ed è finalizzato alla pubblicazione, nel minor tempo possibile, di tutti i dati e le informazioni lasciate da Umberto Scerrato e rimaste inedite, e a confrontarli con i risultati delle ricerche archeologiche svolte, nel frattempo, nel Sistan e nelle zone circostanti dai colleghi iraniani. In particolare le ricerche hanno interessato tre siti principali Dahane-ye Gholaman (UTM: 41 R 369367.65 m E 3407752.95 m N), Qala‘a-ye Sam (UTM: 41 R 349443 m E 3408077.20 m N) e Qal‘a-ye Tepe (UTM: 41 R 371024.28 m E 3435932.16 m N). Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Bruno Genito
comprensivi di necropoli ad alto rischio di scavi clandestini. La regione, che ha nella cittadella fortificata di Ziwiye il suo centro principale e in Qaplantu un sito di estremo interesse ma ancora poco noto, è sede della cultura storica dei Mannei, testimoniata da architettura, bronzi, vasellame e avori dell’età del Ferro (VIIIVII secolo a.C.) che mostrano contatti con l’area assira, anatolica e siriana. Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Marina Pucci
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ASIA
IRAN
Borj-e Kabotar: l’architettura delle torri dei colombi della regione di Isfahan
I
l Progetto, diretto da Danilo Rosati e Fariba Saiedi Anaraki, svolge ricerche architettoniche ed antropologiche sulle torri dei colombi della regione di Isfahan del periodo safavide (XVI-XVII secolo) il cui utilizzo si è protratto fino alla prima metà del Novecento. Le torri erano utilizzate per ospitare un grande numero di colombi e raccoglierne il guano per uso agricolo. Le torri sono costruzioni imponenti in terra cruda, di forma cilindrica, con un diametro che può raggiungere i
25 m ed un’altezza che sfiora i 20 m. Il progetto esamina la natura dinamica delle tradizioni vernacolari che cambiano in base alle sfide culturali ed ambientali di oggi; le torri sono una risorsa di know-how architettonico che può essere integrato con nuove risorse e tecnologie in vista di un’architettura sostenibile. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Danilo Rosati
IRAN
Sapienza Archaeological Mission in Iran (SAMIra)
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In alto e a sinistra, sulle due pagine torri per colombi nella regione di Isfahan. In questa pagina, dall’alto veduta del castello di Qaleh-ye Yazdgerd (provincia di Kermanshah); l’équipe del progetto SAMIra impegnata in attività di documentazione del sito di Kangavar.
l cuore dell’antica Media, fra Ecbatana (moderna Hamadan) e il massiccio di Bisotun, fu per secoli un centro di irradiamento della civiltà iranica. Attraversata dal ramo principale di quella rete connettiva nota come «Vie della seta», l’area preserva uno straordinario patrimonio archeologico e storico-culturale. In tale contesto si staglia, severo e imponente, il complesso monumentale di Kangavar (Provincia di Kermanshah), risalente al tardo periodo sasanide (VI-VII secolo circa) e dalla probabile destinazione palatina. In questo sito si incentrano le attività di ricerca della Sapienza Archaeological Mission in Iran (DiSA«Sapienza» Università di Roma), che, in sinergia con le istituzioni locali, ha avviato un ampio progetto di studio e valorizzazione del paesaggio sasanide (224-651 d.C.) della Provincia di Kermanshah. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Gianfilippo Terribili
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ASIA
IRAQ
Azioni di Capacity Building sul tema della conservazione delle archeologie in terra cruda
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a proposta si integra ad azioni già in essere nei territori interessati, e nella provincia di Babilonia in particolare, collaborando con le istituzioni locali e con associazioni internazionali che gestiscono progetti in fase di realizzazione. Saranno svolte azioni di educazione e di sensibilizzazione, di Capacity Building e di formazione professionale. Le due Università direttamente coinvolte, l’Università di Cagliari attraverso il DICAAR e la Nahrain University di Baghdad intendono sviluppare, proprio a partire da questa prima collaborazione, attività congiunte sui temi della conservazione del patrimonio storico tradizionale e archeologico costruiti prevalentemente in terra cruda. Si prevede che questo
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sia di stimolo per la formazione di tecnici qualificati, per la creazione di nuove maestranze specializzate nel settore, per la sensibilizzazione della popolazione locale verso la salvaguardia del patrimonio, e, in seconda battuta, per l’accompagnamento delle istituzioni locali nel rafforzamento del percorso di valorizzazione del patrimonio culturale nazionale. Il progetto è inoltre finalizzato al rafforzamento delle conoscenze relative alle costruzioni in terra cruda e allo sviluppo di competenze specifiche sul materiale, sulle tecniche costruttive locali che lo impiegano e sulle tecniche di conservazione e restauro sostenibili. Istituto Università degli Studi di Cagliari Direzione Maddalena Achenza
IRAQ
MAUGE - Missione Assiria Università di Genova
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l progetto riguarda lo scavo di 6 importanti siti archeologici dell’antica Assiria e il training di 12 archeologi locali appartenenti alle varie minoranze etnico-religiose. I siti di Tell Sumel, Tell Maltai, Shindokha e Tell Baliyuz, situati nella Regione del Kurdistan iracheno, spaziano dalla preistoria all’età neoassira e partico-sasanide. Shindokha, la mitannica Suduhi, presenta monumentali statue di sovrani mitannici e un
vasto cimitero partico con attestazione di culti zoroastriani. A Karamlesh, l’antica capitale assira di Kar-Mullissi, posta nella piana di Ninive a 30 km a sudest di Mosul, si indagheranno le acropoli principali di Tell Ghanim e Tell Barbara, con i resti della ziggurat e del monumentale palazzo e delle sculture di Sargon II. Istituto Università degli Studi di Genova Direzione Paolo Brusasco
IRAQ
Missione Archeologica Italiana nel Kurdistan iracheno (MAIKI)
A
ll’epoca in cui i grandi regni degli Arsacidi (247 a.C.-224 d.C.) e dei Sasanidi (224-651 d.C.) sfidarono la potenza romana in Oriente, le valli degli Zagros Occidentali (Regione autonoma del Kurdistan in Iraq) rappresentavano un nevralgico snodo fra mondo iranico e mesopotamico. Adagiato presso il passo di Paikuli, il monumento di Narseh (293-302 d.C.) con la sua iscrizione bilingue, in mediopersiano e partico, è un’importante testimonianza della presenza sasanide nell’area e della rappresentazione del potere regale. Quest’oggi il monumento è il fulcro delle attività della Missione Archeologica Italiana nel Kurdistan Iracheno («Sapienza» Università
di Roma) che, a seguito di un pluriennale impegno sul campo, ha recentemente allestito nel Museo di Sulaimaniyah due nuove sale dedicate all’iscrizione e alle sculture monumentali di Narseh. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Carlo G. Cereti
In alto statua di sovrano mitannico a Shindokha. A sinistra iscrizione nel palazzo assiro di Tell Sumel. Nella pagina accanto, dall’alto il tempio di Nabu Sa Hare a Babilonia; produzione di mattoni di terra cruda a Babilonia. In basso la Paikuli Gallery nel Museo di Sulaimaniyah.
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ASIA
IRAQ
MiSAK, Missione Storico-Archeologica Italiana nel Kurdistan
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a MiSAK nasce nel 2021 dal desiderio di ISMEO e Istituto Internazionale di Cultura Kurda di Roma di partecipare alla valorizzazione e salvaguardia del patrimonio culturale Kurdo e, in particolare, della Regione Autonoma del Kurdistan Iracheno. La MiSAK è attualmente impegnata nello studio, salvaguardia e valorizzazione del sito di Sarqala (KRG, Iraq). Il sito comprende alcune aree di grande interesse archeologico, tra cui una necropoli di periodo partico, dove è stata rinvenuta una tomba a camera con un ricco corredo, e il tell di Qalla Kon. Lo studio dei materiali di superficie raccolti a Qalla Kon suggerisce un’occupazione antropica almeno dal V millennio a.C. al periodo Islamico. La MiSAK collabora con il Direttorato delle Antichità di Garmian e le Università di Bologna e Roma Tre. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Luca Colliva In basso una componente dell’équipe della MiSAK impegnata in un intervento di pulitura.
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IRAQ
Missione Archeologica nel Jebel Zawa, regione del Kurdistan Iracheno
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l progetto di ricerca della Sapienza Università di Roma nel Jebel Zawa (governatorato di Dohuk, Kurdistan iracheno) nasce nel 2022. Questo massiccio montuoso, che ospita importanti testimonianze archeologiche, è stato frequentato da gruppi di neandertaliani fin dal Pleistocene. Il Jebel Zawa riveste un’importanza particolare per le miniere di selce risalenti al IV-III millennio a.C., costituendo un complesso archeologico unico nell’Asia sud-occidentale. Numerosi cunicoli scavati lungo le valli del Jebel, in origine sbocchi di antiche sorgenti, erano usati dai minatori per estrarre i blocchi di selce, che venivano successivamente trasformati in lame di grandi dimensioni. Queste lame venivano poi scambiate su lunghe distanze e impiegate in varie attività agricole, oltre che nell’artigianato. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Cecilia Conati Barbaro
IRAQ
Missione Italo-Irachena in Mesopotamia Centro-Meridionale
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l progetto ha come obiettivo l’indagine archeologica del sito di Tell as-Sadoum, identificato con l’antica città mesopotamica di Marad, e l’analisi dello sviluppo dell’insediamento sul lungo periodo. Lo scavo si è concentrato sull’area templare e sul quartiere residenziale, già indagati dai colleghi iracheni, e su un quartiere artigianale. Di grande importanza il ritrovamento di testi cuneiformi di periodo Isin-Larsa (inizio II mill. a.C.) tra tavolette intere, frammenti e buste in argilla, e di cretule in argilla con impronte di sigillo (seconda metà del III mill. a.C.). Marad, governata da una dinastia locale di sovrani nel corso del XIX secolo a.C. è menzionata nelle fonti cuneiformi a partire dal periodo protodinastico e sede dell’importante tempio Eigikalama «Occhio del Paese» oggetto di restauri fino ai sovrani caldei. Istituto Università di Pisa Direzione Anacleto D’Agostino In alto, sulle due pagine gruppo di cunicoli minerari nella valle di Shek Heder, Jebel Zawa. Nella pagina accanto, a destra nuclei in selce e prodotti della lavorazione di grandi lame. In questa pagina, dall’alto una veduta del sito di Tell as-Sadoum e il frammento di una cretula restituito dagli scavi condotti dalla missione dell’Università di Pisa.
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ASIA
IRAQ
Abu Tbeirah, un emporio portuale sumerico
A
bu Tbeirah, in antico forse Ga’esh, rappresenta un insediamento della Mesopotamia meridionale, nell’orbita politica ed economica della capitale Ur. Nelle 10 campagne di scavo che si sono succedute a partire dal 2011 sono stati messi in luce alcuni complessi abitativi e soprattutto un ampio bacino portuale che dimostra la vocazione di questo insediamento di medie dimensioni (45 ha) come mercato ed emporio per il centro maggiore di Ur. Indagini geo-morfologiche e geologiche
sull’ambiente naturale che circondava la città hanno rivelato inoltre come questa si trovasse al centro di una vasta zona paludosa a ridosso del mare, che gli abitanti sfruttavano economicamente e per commerci interni ed esterni alla Mesopotamia. Analisi antropologiche, archeozoologiche e paleobotaniche stanno rivelando importanti informazioni sulla dieta e condizioni di vita degli abitanti. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Franco D’Agostino
IRAQ
Eridu, la piú antica città dei Sumeri
I
l sito di Eridu (oggi Tell Abu Shahrain) è uno tra i piú grandi bacini archeologici dell’Iraq e del Medio Oiente: con i suoi oltre 1000 ha inclusa la buffer zone, le sette colline artificiali (tell) che formano la città arcaica descrivono una parabola storica che inizia alla metà del VI millennio e si conclude alla metà del I millennio a.C. Questa antichità è riconosciuta dalla stessa tradizione sumerica, che nella cosiddetta Lista Reale ricorda come la regalità, scesa dal cielo come dono per gli uomini, si insediasse proprio a Eridu. Dal 2016 è divenuta patrimonio UNESCO e scavi regolari sono iniziati nel 2019, 70 anni dopo quelli iracheni conclusisi nel 1949. Le prime 4 campagne di scavo hanno coinvolto il tell 1, con lo scavo della piú grande necropoli dell’epoca Ubaid nota in Mesopotamia (5000-4000 a.C.), e il tell 4, di epoca cassita (II metà del II millennio a.C.). Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Franco D’Agostino
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Una veduta del sito di Abu Tbeirah, forse l’antica Ga’esh. In basso una tomba di Eridu in corso di scavo. Nella pagina accanto, in alto alba a Tell Shemshara, ottobre 2022. Sullo sfondo, il lago Dokan e il passo di Darband attraverso le montagne degli Zagros. Nella pagina accanto, al centro un momento degli scavi dell’AEP ad Asingeran. Nella pagina accanto, in basso un settore dello scavo del sito di Tel Muhammad.
IRAQ
Pisa Archaeological Project on the Rania Plain (Kurdistan iracheno)
I
l progetto dell’Università di Pisa nel Kurdistan iracheno ha come oggetto l’impatto delle dighe artificiali sui siti archeologici al fine di elaborare strategie di conservazione e documentazione in questi contesti. Il principale obiettivo di tutela è il sito di Tell Shemshara, le cui rovine hanno rivelato nei primi scavi degli anni Cinquanta del Novecento un palazzo con al suo interno un archivio di tavolette cuneiformi, tra cui lettere inviate al suo governatore Kuwari che raccontano la vita politica e sociale di quasi 4000 anni fa e di come Shemshara fosse una fortezza parte dell’impero di Shamashi Adad, un rivale di Hammurabi di Babilonia. I recenti scavi stanno portando alla luce un palazzo piú antico, dove sono state rinvenute due tavolette cuneiformi probabilmente parte di un secondo archivio ancora inesplorato.
Istituto Università di Pisa Direzione Jesper Eidem
IRAQ
IRAQ
Asingeran Excavation Project
Baghdad Urban Archaeological Project (BUAP)
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EP studia la nascita delle società complesse durante l’età calcolitica (fine VI millennio a.C.-IV millennio a.C.) nella piana di Navkur (Kurdistan iracheno-Iraq), una regione finora poco conosciuta della Mesopotamia Settentrionale. Attraverso scavi archeologici aperti nel sito di Asingeran, AEP ricostruisce le dinamiche che, durante il Calcolitico (fine VI-IV millennio a.C. circa), hanno determinato la trasformazione della struttura sociale di una piccola comunità rurale da egalitaria a diseguale, con l’emergere di gerarchia e centralizzazione del potere, burocrazia, specializzazione nella produzione artigianale e diversificazione delle strategie economiche di sostentamento e sviluppo grazie all’espansione della rete di contatti sia a livello locale sia regionale con le altre società mesopotamiche. Istituto Università degli Studi di Udine Direzione Marco Iamoni
I
l Baghdad Urban Archaeological Project (BUAP) è un progetto di ricerca archeologico che ha l’obiettivo di rivitalizzare un quartiere periferico di Baghdad e di riprendere le attività di ricerca iniziate negli anni Settanta nel sito di Tel Muhammad lungo la sponda destra del Tigri. Gli scavi del monticolo hanno subito rilevato l’importanza strategica del sito durante la fase databile alla I Dinastia di Babilonia (1850-1600 a.C.) durante la quale Tell Muhammad è segnato dalla presenza di un monumentale muro in mattoni crudi, oltre a centinaia di tavolette databili al periodo finale della dinastia. Il BUAP rappresenta un progetto di ricerca che ambisce alla creazione di un parco archeologico che esporrà le evidenze archeologiche di una delle piú importanti fasi della storia dell’antica Mesopotamia a Baghdad. Istituto Università degli Studi di Catania Direzione Nicola Laneri
ASIA
IRAQ
Missione Archeologica Iracheno-Italiana a Ninive
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na strategia integrata di scavi, ricognizioni di superficie e prospezioni geofisiche (2019-2022) sta rivelando come questa gigantesca capitale imperiale (700 ettari) era stata pianificata dal re Sennacherib all’inizio del VII secolo a.C.: reti stradali, case, ville patrizie
IRAQ
Missione archeologica italiana a Seleucia al Tigri
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ondata dal generale macedone Seleuco I alla fine del IV secolo a.C., Seleucia al Tigri fu metropoli dinastica dell’Asia occidentale, paragonabile per grandezza e importanza solo a centri come Alessandria e Roma. Estesa su oltre 650 ha, la città divenne snodo vitale di antiche vie terrestri e fluviali, che la resero un pulsante crocevia di commerci e scambi interculturali, come attestano la sua arte e la sua architettura. L’indagine italiana del sito (UniTO, CRAST) è cominciata nel 1963 ed è ripresa nell’autunno 2022, dopo una lunga interruzione dovuta ai recenti conflitti. Nelle ultime due spedizioni, è stata prodotta un’aggiornata documentazione digitale dell’impianto urbano, ed è ora in programma l’apertura di nuove aree di scavo nella parte settentrionale della città. Istituto Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia (CRAST) Direzione Carlo Lippolis
e persino palazzi sono ora evidenti nella città bassa, che era circondata da 12 km di massicce mura di fortificazione con porte urbiche monumentali provviste di archi ancora intatti in mattoni crudi alti 10 m, nonché da canali per portare l’acqua alla città che sono una meraviglia dell’ingegneria idraulica. Dai livelli di distruzione del 612 a.C. sono stati recuperati reperti di vario tipo, tra cui strumenti amministrativi (sigilli e cretule, gettoni, tavolette economiche) e un lotto di testi letterari cuneiformi unico nel suo genere, proveniente da un palazzo dell’area C. Istituto Università di Bologna Direzione Nicolò Marchetti In alto l’area D di Ninive, in corso di scavo da parte della missione dell’Università di Bologna. In basso Seleucia al Tigri, immagine satellitare e impianto urbano.
IRAQ
Ricognizione archeologica nel Governatorato di Wasit
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l progetto di Ricognizione archeologica nel Governatorato di Wasit (Wasit Archaeological Survey), nell’Iraq centro-orientale, è stato avviato nel 2018 dall’Università Ca’ Foscari di Venezia in collaborazione con lo State Board for Antiquities and Heritage della Repubblica dell’Iraq ed è attualmente un progetto congiunto delle Università di Venezia e di Firenze con la direzione di Lucio Milano e la codirezione di Candida Felli. Alla base del progetto vi sono considerazioni di natura archeologica e di natura storica: l’insufficienza di dati sulla caratterizzazione e distribuzione degli insediamenti nella regione e la necessità di capire quale funzione e quale peso, soprattutto dal punto di
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IRAQ
IRAQ
Scavi e ricerche nell’antica Nigin
Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive (PARTeN)
a Missione Archeologica Italiana a Nigin opera in Iraq nel sito di Tell Zurghul, l’antica Nigin dal 2014. L’antica città fa parte della compagine politica dello Stato di Lagash che, nelle fasi centrali e finali del III millennio a.C., ha avuto un ruolo primario nella storia politica, sociale, culturale e religiosa del Paese di Sumer. Le ricerche italiane stanno contribuendo a riscrivere la storia della regione attraverso indagini archeologiche estensive, lo studio dei materiali da contesti stratificati e le analisi per la ricostruzione dell’antico ecosistema. Gli scavi italiani hanno mostrato come la storia dell’occupazione dell’area risalga al V millennio a.C. Per il III millennio a.C., le ricerche in corso si stanno concentrando sullo studio dell’insediamento e dello sviluppo urbano. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Davide Nadali
ARTeN è un progetto territoriale integrato che, attraverso un approccio multidisciplinare, mira a comprendere la formazione e trasformazione del paesaggio culturale e naturale di una vasta area della Mesopotamia settentrionale nella regione di Duhok (Kurdistan iracheno) dal Paleolitico all’epoca islamica e a consentire la sua valorizzazione e protezione attraverso strategie innovative. La ricerca è basata su di una survey archeologica regionale e su scavi congiunti italo-curdi nei siti di Gir-e Gomel e Faida. Grazie a un finanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, nel 2023 è stato lanciato un progetto triennale di restauro dei monumentali rilievi e iscrizioni cuneiformi rupestri dei siti di Khinis, Jerwan, Maltai e Faida e di creazione del primo parco archeologico del Kurdistan. Istituto Università degli Studi di Udine Direzione Daniele Morandi Bonacossi
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vista politico, abbia rivestito questo spazio geografico, al confine con l’Iran, in un arco di tempo che va all’incirca dal 3000 a.C. fino al periodo islamico. Nelle tre campagne finora effettuate sono stati identificati oltre 450 siti archeologici nella porzione del Wasit a ovest del Tigri: di questi, circa 350 attraverso immagini satellitari e 100 attraverso l’indagine sul terreno. Questi ultimi hanno fornito abbondante materiale ceramico, iscrizioni e monete. Uno studio particolare è dedicato all’area dell’antico regno di Malgum, molto importante al tempo di Hammurabi di Babilonia, la cui capitale (Tell Yassir) è stata da poco identificata e sta restituendo informazioni inedite. Istituto Università Ca’ Foscari di Venezia Direzione Lucio Milano
A sinistra, in alto Nigin. Dettaglio del materiale di Periodo Protodinastico (III mill. a.C.) in situ. In alto rilievo rupestre del re assiro Sennacherib a Khinis. VII sec. a.C. A sinistra Tell Yassir e le evidenze archeologiche rilevate dal drone.
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ASIA
IRAQ
Missione Archeologica Italiana nella Piana di Erbil
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IRAQ
Gird-i Matrab Archaeological Project (Kurdistan iracheno)
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ird-i Matrab (la collina di terra, in curdo) si trova nell’Iraq del Nord, circa 30 km a sud di Erbil, nella regione autonoma del Kurdistan iracheno. Il Progetto Archeologico di Gird-i Matrab (GMAP), diretto da Rocco Palermo (Università di Pisa), mira a esplorare l’impatto (se documentabile) dei grandi imperi dell’Asia sud-occidentale (Assiria, Seleucidi, Roma, Partia, ecc.) sulle comunità rurali della Mesopotamia del Nord. Nella prima campagna di scavo si è individuato, tramite analisi remota con magnetometro un grande edificio (Building A), a piú vani, costruiti in mattoni crudi, datato, grazie al radiocarbonio (C14), al periodo ellenistico (fine IV-inizi III secolo a.C). Nel 2022 lo scavo ne ha messo in luce la parte sud-orientale, con ambienti di servizio, una cucina, e una grande corte aperta con forni (tannur) per la cottura del cibo. Istituto Università di Pisa Direzione Rocco Palermo In alto lo scavo del sito di Gird-i Matrab, nel Kurdistan iracheno. Aliawa. La trincea stratigrafica con i livelli del Bronzo, del Ferro e della fortezza ellenisticoromana.
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a Missione Archeologica Italiana nella Piana di Erbil (MAIPE) diretta da Luca Peyronel dell’Università degli Studi di Milano indaga i siti di Helawa e Aliawa (Regione del Kurdistan iracheno). A Helawa sono state scavate diverse fasi sovrapposte di un villaggio di epoca preistorica e protostorica, che hanno permesso di ricostruire lo sviluppo delle prime forme di complessità socio-economica e di organizzazione centralizzata delle risorse. Di grande importanza è la scoperta all’interno di un edificio degli inizi del IV millennio a.C. di numerose impronte di sigilli a stampo con raffigurazioni di animali. Aliawa si sviluppa soprattutto nel III e II millennio a.C., quando ampi settori dell’insediamento di 25 ettari erano destinati ad attività artigianali su larga scala, in particolare rivolte alla produzione della ceramica. In epoca ellenistico-romana, il sito diviene un grande centro fortificato, a controllo della via carovaniera che dai monti Zagros a est portava fino alla fertile valle del fiume Tigri. Istituto Università degli Studi di Milano Direzione Luca Peyronel
IRAQ
IRAQ
Lagash Archaeological Project
Progetto Archeologico ReLand
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l sito archeologico di Al-Hiba, antica Lagash, è situato nell’attuale governatorato del Dhi Qar, a nord della città di Nassiria (Iraq). Assieme ai vicini centri urbani di Girsu e Nigin forma il regno di Lagash, una delle entità politiche piú importanti e potenti del mondo sumerico, e costituisce, con i suoi piú di 400 ha di estensione, uno dei principali centri della Mesopotamia del III millennio a.C. Il Lagash Archaeological Project, progetto congiunto fra il Penn Museum, l’Università di Pisa e lo State Board of Antiquities and Heritage, sotto la direzione di Holly Pittman e la direzione sul campo di Sara Pizzimenti, mira a esplorare il sito di Lagash adottando un approccio multi-scala, che comprende studi paleoambientali, l’utilizzo di tecniche di remote sensing e lo scavo archeologico; dal 2022 è sostenuta dal MAECI. Istituto Università di Pisa Direzione Sara Pizzimenti
eLand (Resurfacing Landscapes of the Mosul Dam Reservoir) nasce nel 2023 dalla cooperazione dell’Università di Palermo con la Direzione Generale delle Antichità di Duhok (Kurdistan iracheno) con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo di un protocollo di ricerca che permetta di valutare gli effetti delle oscillazioni del livello dell’acqua del bacino artificiale di Mosul sul patrimonio archeologico dell’alto Tigri iracheno, una regione che conta centinaia di siti di estremo interesse. Attraverso la combinazione di studi compilativi, analisi da remoto e interventi sul campo, il progetto si propone di identificare rapidamente i siti maggiormente a rischio, valutarne lo stato di conservazione, e procedere con mirati interventi di salvataggio. Già quest’anno si è intervenuti nella necropoli dell’Antico Bronzo di Cham Pashaya, riemersa durante l’inverno per poche settimane dalle acque del bacino artificiale. Istituto Università degli Studi di Palermo Direzione Paola Sconzo
In alto veduta dall’alto del sito di Lagash. A destra, in alto una delle tombe a camera della necropoli dell’Antico Bronzo di Cham Pashaya. Qui accanto il paesaggio della Diga di Mosul ripreso dal drone.
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ASIA IRAQ
IRAQ
Zeyd Archaeological Project
Progetto Archeologico Bazhera (PAB)
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eyd Archaeological Project (ZAP) promuove lo studio dell’entroterra produttivo di Mosul nel lungo periodo islamico (VII-XIX secolo) attraverso un programma di indagini archeologiche sul sito di Tell Zeyd. ZAP mira a ricomporre la storia dell’insediamento e della sua società andando a documentare i caratteri dell’abitato, dei luoghi di culto, delle installazioni produttive e di quelle preposte allo stoccaggio delle derrate, con un focus specifico su colture e pratiche alimentari. ZAP vuole contribuire al recupero del patrimonio culturale del mondo agricolo e alla ricostruzione di narrative identitarie in una regione segnata da recenti conflitti. Istituto Università Ca’ Foscari di Venezia Direzione Cristina Tonghini
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l Progetto Archeologico Bazhera (PAB) dell’Università degli Studi di Udine nel Kurdistan iracheno si propone di indagare un sito del periodo ottomano, occupato da una struttura quadrangolare parzialmente conservata, che funzionava probabilmente come luogo per il ristoro e la protezione per mercanti e viaggiatori. Il progetto intende comprendere il funzionamento di questa struttura in relazione ai suoi frequentatori e al territorio circostante e metterne in evidenza
Attività di documentazione delle strutture messe in luce nel sito di Tell Zeyd. Nella pagina accanto, in alto i resti della struttura a pianta quadrangolare nel sito ottomano di Bazhera. Nella pagina accanto, in basso i Grandi Iwans di Hatra, visti dai propilei.
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il ruolo nel sistema di comunicazione e di traffico commerciale della regione, soprattutto durante il periodo ottomano (tra gli inizi del XVI e gli inizi del XX secolo). Il programma di indagine interdisciplinare permetterà di ricostruire l’estensione del sito e comprenderne appieno la funzione, definire le tecniche costruttive e portare nuove informazioni sulla cultura materiale. Istituto Università degli Studi di Udine Direzione Valentina Vezzoli
IRAQ
Missione ALIPH-ISMEO per il recupero del sito archeologico di Hatra
I
l grande sito urbano di Hatra, nella Jazira irachena (I-III secolo d.C.), è stato recentemente colpito dagli effetti di drammatiche crisi economiche e gravi eventi bellici, finendo nella lista dei siti UNESCO in pericolo. Tra il 2014 e il 2017 l’abitato è stato occupato da bande del sedicente Stato Islamico di Iraq e Siria (ISIS) che ne hanno utilizzato i santuari e le antiche difese militari come campo per cecchini e per la costruzione di autobombe, vandalizzando una lunga serie di opere artistiche. Dopo la liberazione di
Hatra, una missione finanziata da ALIPH (Ginevra) ed eseguita dagli specialisti dell’ISMEO (Roma) ha ripristinato la casa della missione e gli impianti di illuminazione del sito, ripulito l’antica città da centinaia di tonnellate di rifiuti, restaurato importanti sculture, organizzando in loco un nuovo laboratorio di restauro ben attrezzato. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Massimo Vidale
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ASIA
ISRAELE / ISRAEL
Ubeidiya: i paleoambienti della dispersione di Homo fuori dall’Africa
I
l sito di Ubeidiya è stato scoperto alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso ed è conosciuto in ambito antropologico perché ha restituito resti umani appartenenti al genere Homo associati a industrie litiche e ricche faune risalenti a circa 1,4 milioni di anni fa. Ubeidiya conserva una delle piú antiche evidenze del genere Homo fuori dall’Africa ed è quindi una località chiave per conoscere le caratteristiche climatiche e ambientali associate alla dispersione umana. Questo progetto si prefigge di studiare i resti degli anfibi e dei rettili, conservati nelle collezioni storiche e provenienti dai nuovi scavi, con l’obiettivo di contribuire alla ricostruzione del paleoambiente di Ubeidiya grazie alla sensibilità di questi organismi ai parametri di temperatura e di umidità. Istituto Università di Torino Direzione Massimo Delfino
ISRAELE / ISRAEL
Progetto AskGate
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el sito identificato come S. Maria in Viridis ad Ashkelon, la missione AskGate (un progetto di ricerca internazionale che vede coinvolte Università di Firenze, Haifa Univrsity, AAC, IAA, INPA) ha riconosciuto una struttura romana (I-III secolo d.C.) caratterizzata da un ampio sistema idrico, sul quale Bizantini e
ISRAELE / ISRAEL
Progetto «Ptolemaica. Cirene e il Mediterraneo Orientale»
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e quattro Missioni Archeologiche dell’Università «Luigi Vanvitelli» (Dip. Lettere e Beni Culturali) all’estero, sostenute dal MAECI e dirette da Serenella Ensoli, operano a Cirene (Libia), a Cipro, in Palestina e in Israele. Esse rientrano nel piú ampio Progetto «Ptolemaica. Cirene e il Mediterraneo Orientale». Le indagini in Israele sono incentrate a Beit She’an (antica Scythopolis), dove è in corso il Progetto Pilota sui monumentali «Propilei» ai piedi dell’Acropoli, importante «snodo» del settore settentrionale della città romana e tardo-antica. La restituzione dell’assetto dell’edificio nelle sue successive fasi architettoniche è collegata al progetto di restauro/anastilosi del monumento. Ricerche specifiche sono in atto anche a Cesarea Marittima, con
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particolare riguardo agli edifici per spettacoli. Gli studi in corso riguardano inoltre le sculture di età ellenistico-romana del Rockefeller Museum e dell’Israel Museum di Gerusalemme, imperniati sia nella catalogazione e nell’analisi storico-artistica delle opere sia nella loro ricontestualizzazione nell’ambito dei siti dell’Antica Palestina. Istituto Università degli Studi della Campania «Luigi Vanvitelli» Direzione Serenella Ensoli
Crociati hanno riassettato un edificio di culto. Già definita come chiesa con battistero, AskGate ci restituisce una sorta di Viridarium quale origine di un percorso di riuso delle strutture protrattosi per almeno un millennio. L’aggiornamento del modello 3D tramite la riproduzione «virtuale» dello scavo in ogni sua
fase garantisce la possibilità di condividerne l’evoluzione con una platea scientifica anche in tempo e spazio differiti; permette inoltre lo sviluppo di progetti di valorizzazione e accessibilità del sito a scavo aperto. Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Cecilia Luschi
Le mura di Ashkelon del tratto di S. Maria in Viridis. Nella pagina accanto, in alto Massimo Delfino (a sinistra) e Hugues-Alexandre Blain durante l’organizzazione preliminare delle collezioni storiche dei resti di anfibi e rettili di Ubeidiya conservati presso The Hebrew University of Jerusalem. Ottobre 2022. Nella pagina accanto, in basso testa di Alessandro Magno, da Beith Sh’ean. Gerusalemme, Israel Museum. In basso panoramica dello scavo del sito Yarmuth 38 (Neolitico Pre-Ceramico).
ISRAELE / ISRAEL
Missione di ricerca presso i siti preistorici di Qesem Cave, Revadim, Jalijulia, Yarmuth 38 e Qumran 24
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a Missione è caratterizzata da oltre un decennio di collaborazione tra il Laboratorio LTFAPA della «Sapienza» e il Laboratorio di Preistoria dell’Università TAU di Tel Aviv. Il progetto si è sviluppato nell’ottica di studiare le caratteristiche cognitive e le modalità di adattamento all’ambiente di hominins vissuti nel Levante nel Paleolitico Inferiore finale, tra 500 mila e 200 mila anni fa, attraverso lo studio tecnologico e funzionale dei loro strumenti litici. A questo nucleo principale si è affiancato, dal 2021, un secondo nucleo di ricerche a integrazione del primo, allargandone la prospettiva cronologica a contesti olocenici per studiare e ricostruire attività di sussistenza e artigianali di società preistoriche piú complesse. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Cristina Lemorini
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ASIA KAZAKISTAN / KAZAKHSTAN
Missione Archeologica Italiana in Kazakistan (IAEK)
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l progetto, in collaborazione con l’Istituto di Archeologia «K.A. Akishev» e con l’Università Nazionale Euroasiatica «L.N. Gumilev» di Astana, studia le forme e l’evoluzione dell’insediamento umano nel Saryarka, regione centrale del Paese comprendente la capitale Astana, dalla preistoria sino alla fine del XX secolo, quando il Kazakistan ha raggiunto l’indipendenza. Finalità precipua della Missione è analizzare come nel corso dei secoli le comunità mobili di allevatori preistorici, storici e medievali hanno modificato il paesaggio delle steppe del Kazakistan centrale mediante la costruzione di cittadine, abitati, necropoli e santuari, vie di comunicazione e fortezze, moschee e minareti. Le attività della Missione prevedono scavo ed esplorazione, analisi dei reperti, formazione e diffusione. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Gian Luca Bonora Tomba tronco-conica in mattoni crudi lungo la valle del fiume Ishim. XV-XVI sec.
KUWAIT
Kadhima e la baia costiera del Kuwait
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adhima è uno dei siti archeologici piú interessanti sul territorio del Kuwait. Antica stazione carovaniera, solo in parte conosciuta grazie al lavoro di un’équipe inglese, quest’area rappresenta una delle evidenze piú interessanti dell’occupazione di prima età islamica del Kuwait, allora terra di passaggio attraversata dalla via carovaniera che da Bassora portava alla Mecca. Già in periodo omayyade, Kadhima rappresentava una tappa obbligata per mercanti e pellegrini che dal nord volevano raggiungere i luoghi sacri dell’Islam. Il progetto mira a completare una ricognizione dettagliata dell’area dell’insediamento per giungere a una campagna di scavo preliminare alla valorizzazione dell’area anche in chiave turistica permettendo cosí la fruizione da parte della popolazione. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Carlo G. Cereti
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LIBANO / LEBANON
Progetto Archeologico LibaneseItaliano nella Regione di Tiro
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Resti del vecchio insediamento di Kuwait City. A destra, in alto prima catalogazione dei reperti nell’ambito del progetto della «Sapienza» nella regione di Tiro (Libano). In basso i resti del tempio di Qalaat el-Hosn, uno dei siti oggetto delle indagini del progetto MeSAP.
l Progetto Archeologico Libanese-Italiano nella Regione di Tiro dal 2019 è una collaborazione tra la «Sapienza» Università di Roma, la Direzione Generale delle Antichità di Tiro e l’Università Libanese per la ricerca archeologica e la protezione e promozione del patrimonio culturale nelle regioni di Tell Mashouk, Shawakeer e Ras el-Ain, rispettivamente a pochi chilometri a est e a sud dell’attuale Città Vecchia di Tiro. Con una metodologia integrata (remote sensing analysis e historical landscape characterization, prospezione geofisica, ricognizione archeologica, sondaggi stratigrafici, documentazione fotogrammetrica) il progetto indaga tempi e forme dell’occupazione umana, uso del paesaggio terrestre e acquatico e gestione delle risorse idriche in uno straordinario paesaggio culturale marittimo. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Marta D’Andrea
LIBANO / LEBANON
Maasser el-Shouf Archaeological Project (MeSAP)
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l Progetto Archeologico Multidisciplinare ItaloLibanese a Maasser el-Shouf-Qalaat el-Hosn (MeSAP) diretto dalla professoressa Silvia Festuccia (Università degli Studi Suor Orsola Benincasa) e dalla dottoressa Myriam Ziadé (Ministero della CulturaDirezione Generale delle Antichità del Libano), si propone, con le ricognizioni territoriali nell’alto Shouf e le indagini archeologiche nel sito di Qalaat el-Hosn, di studiare, con una metodologia multidisciplinare, i cambiamenti climatici e paesaggistici, le fasi di passaggio e di occupazione dell’area posta tra la valle della Beqaa e la costa del Mediterraneo, prendendo in considerazione un arco cronologico che si estende dall’età del Bronzo al periodo ottomano. Sulla sommità del sito sono in corso lo scavo archeologico e le attività di pre-conservazione di un
tempio monumentale di periodo romano (I a.C.-II d.C.) precedentemente sconosciuto e ora vincolato dal Ministero della Cultura-Direzione Generale delle Antichità del Libano. Istituto Università degli Studi Suor Orsola Benincasa Direzione Silvia Festuccia
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ASIA
LIBANO / LEBANON
Progetto Archeologico Libano Settentrionale (PALiS)
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ALiS è una ricerca congiunta italo-libanese che indaga l’insediamento regionale nell’area di Koura, nell’entroterra di Tripoli, con lo scopo di ricostruire il popolamento della costa settentrionale libanese e del suo entroterra a partire dal Neolitico fino all’epoca ottomana (un orizzonte cronologico che spazia quindi
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dal 10 000 a.C. circa al 1800). L’obiettivo principale del progetto è lo studio dei primi centri urbani e rurali e il loro rapporto con i diversi ambienti (la costa mediterranea, la pianura centrale e l’area interna montuosa) che caratterizzano la regione di Koura. Ciò permetterà di ricostruire l’influenza del territorio e
LIBANO / LEBANON
Kharayeb Archaeological Project
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l Kharayeb Archaeological Project, diretto da Ida Oggiano del CNR e da Wissam Khalil (Università Libanese), opera, sotto l’egida della Direction générale des antiquités du Liban, nell’area del comune di Kharayeb, a nord della foce del Litani. Si tratta di un programma di ricerca multidisciplinare organizzato in diversi rami: lo studio del luogo di culto di Kharayeb noto come «mathaf» e delle figurine di terracotta dalla favissa del tempio, il progetto intitolato «Costal survey in Kharayeb-Adloun, Southern Lebanon», incentrato sullo studio della costa e delle acque antistanti i comuni di Kharayeb e Adloun. Tra le scoperte piú importanti vi sono il sito di Tell Qasmie alla foce del Litani datato tra il VII e il IV secolo a.C., Jemjim, con un’area produttiva attiva dal Bronzo Antico all’età persiana e una ricca tomba del Bronzo Medio, il ponte romano e la necropoli di Adloun. Istituto CNR Direzione Isa Oggiano In alto disegno ricostruttivo del tempio fenicio di Kharayeb. A sinistra, sulle due pagine Amioun (Libano). La chiesa di S. Giovanni, edificata su una rupe nei cui fianchi si aprono grotticelle scavate in diversi periodi storici. In basso tomba del Bronzo Medio scoperta a Jemjim.
delle risorse naturali in fenomeni chiave per il Levante e il Mediterraneo quali la genesi del mondo fenicio, la trasformazione del paesaggio in epoca classica e bizantina e l’impatto dell’impero ottomano nella regione. Istituto Università degli Studi di Udine Direzione Marco Iamoni
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ASIA
MONGOLIA
Gli accampamenti dei nomadi della Mongolia. Una prospettiva etnoarcheologica
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a missione è stata promossa dall’Associazione Italiana di Etnoarcheologia a partire dal 2002 grazie al cofinanziamento del MAECI e da ultimo dell’ISMEO ed è stata svolta da Francesca Lugli e Graziano Capitini in collaborazione con il professor Dulam Sendenjav (National University of Mongolia; University of Arts of Ulaanbaatar) e con la partecipazione di studenti della NUM. Il nomadismo mongolo dalla storia plurimillenaria è oggi una cultura minacciata. L’osservazione in una
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prospettiva diacronica permette di osservare il nomadismo attuale per comprenderne il passato e viceversa. Negli anni sono stati indagati numerosi «punti cruciali» del nomadismo in diverse regioni e dal 2009 gli accampamenti invernali sono divenuti il focus della missione (nelle regioni di Bulgan, Dundgovi e Arkhangai). Istituto AIE, Associazione Italiana di Etnoarcheologia Direzione Francesca Lugli
A sinistra e in basso immagini che documentano la vita quotidiana delle comunità nomadi della Mongolia. A destra veduta della valle di Bayangolyn.
MONGOLIA
Missione Archeologica Italiana a Kharkhorin
L
a missione opera nell’area di Kharkhorin (l’antica Karakorum, capitale dell’Impero mongolo) con l’obiettivo di valorizzarne lo straordinario patrimonio storico-archeologico attraverso interventi volti a supportare i musei locali, ad approfondire la conoscenza del territorio e a disseminare i risultati della ricerca archeologica. All’interno di questa cornice, dal 2018 a oggi sono stati realizzati corsi di formazione, materiali per la disseminazione, attività e strumenti educativi per bambini e ragazzi. Nell’anno in corso, in sinergia con la National University of Mongolia e il Karakorum Museum, verrà avviata una campagna di documentazione e ricognizione della valle di Bayangolyn, un’area ricca di evidenze archeologiche situata a 12 km circa da Kharkhorin. Istituto Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia (CRAST) Direzione Roberta Menegazzi
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ASIA
OMAN
Missione Italiana per il Patrimonio Culturale della Penisola Araba
D
iretta da Eugenio Bortolini e Stefano Benazzi (Università di Bologna), la Missione ha come obiettivo l’analisi e la valorizzazione con strumenti innovativi fisici e virtuali (3D) del patrimonio archeologico e antropologico della Penisola Araba. Attiva dal 2023 in Oman e UAE, è al momento concentrata sullo studio della necropoli dell’età del Bronzo (3100-2000 a.C. circa) di Halban, per indagarne l’architettura
monumentale, la cultura materiale, le pratiche funerarie e la struttura della popolazione attraverso una serie di metodi all’avanguardia. La musealizzazione virtuale e fisica delle tombe sarà fondamentale e permetterà la divulgazione dei risultati in Oman, in Italia e nel resto del mondo. Istituto Università di Bologna Direzione Eugenio Bortolini
OMAN
Missione Archeologica Italiana nel Sultanato di Oman
A
ttiva da piú di quarant’anni, la missione ha preso in esame le trasformazioni del popolamento nell’Arabia sud-orientale dall’antico Olocene all’età del Ferro. Le ultime indagini si sono concentrate a Ras al-Hadd, con lo scavo dell’abitato di fine IV-inizi del III millennio a.C. di HD-6 e della relativa necropoli di HD-7 e HD-10, la piú antica testimonianza dello sviluppo del popolamento delle oasi con architettura in mattoni crudi e dello sfruttamento minerario del rame. La Missione si occupa anche dello scavo della torre monumentale di al-Khutm della fine del III millennio a.C. che caratterizza il successivo popolamento nell’Oman interno e delle indagini sugli scambi con la Valle dell’Indo ben documentati dall’abbondante presenza di indicatori (ceramica, corniola, avorio) negli scavi dei siti costieri di HD-1 a Ras al-Hadd e RJ-2 a Ras al-Jins. Istituto Università di Bologna Direzione Maurizio Cattani
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In alto tombe monumentali dell’età del Bronzo a Halban (Batinah South Governorate, Sultanato dell’Oman). In basso Al-Khutm, Bat, Sultanato di Oman. Planimetria generale della torre. Nella pagina accanto, in alto piccolo incensiere in terracotta (4 cm per lato) con coperchio (mancante) recante la raffigurazione incisa di un orice su due facce dell’oggetto, dal complesso funerario di Daba. Nella pagina accanto, in basso l’area meridionale del sito archeologico di Al Baleed.
OMAN
Indagini Archeologiche e Analisi Antropologiche nella Necropoli dell’Età del Ferro di Daba, Penisola di Musandam
I
l complesso funerario di Daba (Musandam, Oman) è costituito da due grandi tombe collettive del tipo «a corridoio» (LCG1 e LCG2), e da diverse fosse rituali. Al loro interno sono stati deposti centinaia di individui (sepolture primarie e secondarie) accompagnati da migliaia di oggetti di corredo, tra cui spiccano le armi in bronzo, i contenitori in clorite e in ceramica, e gli ornamenti personali in conchiglia, pietra e oro. I due grandi monumenti funerari sono stati utilizzati e
riorganizzati a piú riprese in un arco cronologico che va dal Bronzo Tardo (1600- 1350 a.C.) fino alle prime fasi del periodo pre-Islamico (circa 300 d.C.). Le evidenze archeologiche suggeriscono che tutta l’area funeraria possa essere stata utilizzata come tributo monumentale ad alleanze tribali risalenti alla fine del II millennio a.C. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Francesco Genchi
OMAN
Missione Archeologica Italiana ad Al Baleed
L
a Missione Archeologica Italiana ad Al Baleed (antica Zafar; Oman), co-diretta da Roberta Giunta e Andrea D’Andrea, in collaborazione con Alexia Pavan, è stata istituita nel 2020 e beneficia di finanziamenti del MAECI, di ISMEO e dell’Università di Napoli L’Orientale. Il sito si estende per circa 1,5 km lungo la costa dell’Oceano Indiano e, malgrado sia già stato oggetto di prospezioni e indagini archeologiche, resta ancora in buona parte inesplorato. Oltre al recupero della documentazione pregressa e alla creazione di una banca dati informatizzata, la Missione conduce attività di scavo nell’area centrale del sito – dove è stata scoperta una moschea del XIII secolo – e ha avviato nuove indagini topografiche, volte alla migliore comprensione delle fasi di occupazione dell’insediamento. Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Roberta Giunta
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ASIA
OMAN
DHOMIAP Project
D
al 2016, il Progetto DHOMIAP si impegna attivamente in Dhofar, sia a livello locale che regionale, attraverso tre programmi di ricerca. «Inqitat Archaeological Programme» è dedicato all’analisi del palinsesto uomoambiente nell’area di Khor Rori con l’obiettivo di ricostruire le interazioni fra gli intrusivi Sudarabici e la locale Dhofar Coastal Culture nell’età del Ferro. «In the Hearth of the Land of Frankincense: Discovering Wadi Andhur» si
propone di indagare attraverso scavi archeologici e ricognizioni la dicotomia nomadi-sedentari sull’altopiano del Nejd. «DhofarMap» raccoglie i dati archeologici ottenuti tramite ricognizioni e remote sensing al fine di creare un GIS regionale. Questo strumento sarà fondamentale per ricostruire le dinamiche di insediamento in Dhofar. Istituto Università di Pisa Direzione Silvia Lischi
Il sito di Sumhuram, nel territorio di Khor Rori, indagato dalla missione dell’Università di Pisa nel quadro del Progetto DHOMIAP. In basso un esempio di abitato costiero stagionale degli ittiofagi di Bamah, basato su ripari e capanne adibite alle attività di pesca e produzione di monili in conchiglie. Nella pagina accanto, in alto il sito di Al-Tikha. Nella pagina accanto, in basso a sinistra, una delle aree in cui si svolgono le ricognizioni del Progetto MASPAG; a destra, una veduta della cittadella di Salut.
OMAN
Ichthyophagoi: panorami costieri e dinamiche socio-economiche dell’Età del Ferro omanita
L
a missione, nata in collaborazione con MAECI, UNIOR e Ministry of Heritage and Culture (Oman), dal 2014 al 2018 si è incentrata sullo studio del popolamento costiero dell’Oman settentrionale nell’Età del Ferro, ovvero nei luoghi degli ittiofagi di cui riferiscono le fonti greco-romane (in particolare le fasi del I millennio a.C.). I lavori della missione hanno dimostrato che questi villaggi stagionali sono, in realtà, parte di una complessa rete socio-economica che coinvolge la catena montuosa del al-Hajar. Dunque, l’economia degli ittiofagi, lungi dall’essere «barbarica» nell’accezione classica, è intimamente legata alle grandi oasi dell’interno, datate al I millennio a.C. e ancora molto scarsamente indagate. Pertanto, dal 2018 il progetto ha esteso l’area delle
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ricerche alla vallata montana del Wadi Bani Khalid, per la definizione del popolamento tra l’età del Ferro e l’avvento dell’Islam. Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Romolo Loreto
OMAN OMAN
Missione archeologica italo-omanita ad Al-Tikha, Rustaq
I
l sito archeologico di Al-Tikha è situato nell’attuale piana della Batinah, alla periferia della moderna città di Rustaq (Oman), in posizione strategica fra le principali vie di comunicazione fra la zona costiera e l’interno. Con i suoi 70 ha di estensione, il sito è un importante centro di insediamento risalente al periodo Umm an Nar (2500-2000 a.C. circa), costituito da un villaggio con quattro torri e un edificio rituale, un’area produttiva relazionata ad attività metallurgiche e una necropoli. La Missione archeologica italoomanita ad Al-Tikha, Rustaq nasce nel 2021 come progetto congiunto co-diretto da Sara Pizzimenti (Università di Pisa) e Khaled Douglas (Sultan Qaboos University) sotto la supervisione del Ministry of Heritage and Tourism; dal 2021 è sostenuta dal MAECI. Istituto Università di Pisa Direzione Sara Pizzimenti
OMAN
Progetto MASPAG
L
e ricognizioni della Missione Archeologica della «Sapienza» nella Penisola Arabica e nel Golfo (MASPAG) a sud-ovest di Muscat, all’interno del Wadi al Ma’awil, nel Sultanato di Oman, hanno rivelato un paesaggio antropico plurimillenario attraversato dal Tropico del Cancro. In questa vasta area sono state individuate oltre cinquecento tombe a tumulo, prevalentemente collettive e circolari raggruppate in necropoli. Le strutture funerarie piú antiche sono della fine del IV millennio a.C., ma i due cimiteri piú grandi (sud-ovest e ovest) sono associati a un insediamento arroccato, posto ai margini di un’antica oasi, fortificato nell’Età del Ferro e abitato fino all’Età Islamica. Questa eccezionale scoperta apre nuove possibilità d’analisi in quella frontiera sud-orientale del Vicino Oriente antico che nei testi mesopotamici è il Paese di Magan. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Marco Ramazzotti
Missione Geo-Archeologica nell’Oasi di Salut
L’
oasi di Salut, nel Sultanato dell’Oman, pur essendo una regione arida è frequentata sin dal Neolitico con strategie insediative mutate nel tempo, in risposta a cambiamenti climatico-ambientali. A partire dall’età del Bronzo, per tutta l’Età del Ferro e fino all’età islamica l’omonima cittadella è stata insediata, mentre vengono messe a punto tecniche innovative per lo sfruttamento agricolo intensivo dell’oasi e la gestione delle scarse risorse idriche. Le prime canalizzazioni e la monumentale torre-cisterna risalgono all’età del Bronzo, mentre nell’età del Ferro viene introdotto il sistema dei falaj. Il progetto di ricerca multidisciplinare prevede di investigare le strategie insediative dell’oasi e del circostante paesaggio culturale estremamente stratificato, fornendo inoltre supporto scientifico, didattico e divulgativo al locale parco archeologico. Istituto Università degli Studi di Milano Direzione Andrea Zerboni
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ASIA
PAKISTAN
Missione Archeologica nel Sindh Meridionale e a Las Bela
L
a costa settentrionale del Mare Arabico non è mai stata oggetto di prospezioni sistematiche. A partire dagli anni 2000, le ricerche sono state condotte sia nella provincia di Las Bela in Balochistan, sia nel Sindh meridionale. Queste hanno portato al ritrovamento di centinaia di siti archeologici, molti dei quali sono shell middens, la cui presenza è legata alla raccolta dei molluschi di mangroveto e marini, che sono stati datati col metodo radiometrico, risultando attribuibili
a un lungo periodo di tempo che va dall’inizio del Neolitico all’età del Bronzo. Le ricerche hanno contribuito anche allo studio delle variazioni della linea di costa e dell’avanzamento del delta dell’Indo, con tutte le implicazioni che questi fenomeni naturali comportano nel quadro dell’antropizzazione della zona costiera. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Paolo Biagi
PAKISTAN
Missione Italiana nello Swat
L
a Missione nella valle dello Swat, una delle piú longeve in Asia (1955), è coordinata da ISMEO, Università Ca’ Foscari di Venezia e MAECI, in collaborazione con le autorità pakistane (DOAM KP). Nel 2011 la Missione, nell’ambito del progetto ACT, nella fase di ricostruzione seguita all’insurrezione talebana, è stata la prima a pianificare con successo e su larga scala le proprie attività sui concetti oggi ampiamente diffusi di «community archaeology». Il principale scavo, Barikot, la Bazira di Alessandro Magno, ha rivelato tracce dell’antica città della fine del IV secolo a.e.c. e le mura delle fortificazioni indo-greche (metà del II secolo a.e.c.). La recente scoperta di un tempio absidato di periodo Maurya (metà del III secolo a.e.c.) testimonia la presenza antica del buddhismo nei contesti urbani della regione del Gandhara. Con gli scavi della città in corso, la Missione è attiva nel restauro dell’acropoli monumentale, le cui mura in varie fasi risalgono al III a.e.c. al X secolo e.c. (in collaborazione con ALIPH). Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Luca Maria Olivieri
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A sinistra il sito di Pir Shah Jurio presso il fiume Hab al confine fra Sindh e Balochistan. Nella pagina accanto, in alto cittadella di Banbhore. Veduta aerea della trincea 9 con il Gharo Creek (ramo oggi secondario del delta dell’Indo) sullo sfondo. Nella pagina accanto, in basso lavoro sul campo presso minoranza etnica Bulang (Xishuangbanna, Yunnan). In basso volto del Buddha in scisto grigio, da Gumbat/ Balo Khale, Swat. II sec. d.C.
PAKISTAN
Missione Storico-Archeologica Italiana in Pakistan (Sindh): il sito di Banbhore
A
nni di attività: 2010-in corso. Progetto di ricerca coordinata dall’Università Cattolica di Milano tramite il Centro di Ricerche CRiSSMA. Opera sulla base di un MoU firmato dalla UC (Magnifico Rettore) e dalla Direzione Generale per le Antichità e Archeologia del Sindh (Direttore Generale). È in atto una collaborazione con l’IsMEO. Tipo di sito: cittadella bastionata con 55 torri ancora in situ circondata da un parco archeologico di circa 80 acri, situata sulle ultime pendici del Kuhestan plateau, e lambita da un ramo secondario dell’Indo. Periodi attestati: seleucide, partico, Kushana, sasanide e primo-medio Islamico (IV secolo a.C.-XIII secolo d.C. circa). Fu importante centro religioso (buddhista, indú e quindi islamico), fulcro politico-economicomilitare dell’Oceano Indiano, di cui parlano le fonti testuali sin dall’epoca di Alessandro il Macedone. Oggi è identificabile con la preislamica Dib e la islamica Daybul. Le trincee profonde 7 e 9 hanno consentito una prima periodizzazione in stratigrafia del periodo pre-islamico, confermata da strutture architettoniche, evidenze archeologiche e dati da fonti testuali. Gli scavi nel settore centro-occidentale stanno mettendo in luce un’area di lavorazione di beni di lusso (avori, vetri, ceramiche, metallurgia, perline et alia), predisposta nell’ultimo periodo di popolamento del sito su imponenti edifici del passato. Ricadute sul territorio: mirate a sviluppo sostenibile, training teoretico e sul campo, turismo, artigianato locale, qualificazione manodopera, servizi. Disseminazione scientifica e divulgativa. Istituto Università Cattolica del Sacro Cuore Direzione Valeria Piacentini
REPUBBLICA POPOLARE CINESE PEOPLE’S REPUBLIC OF CHINA
Missione EtnoAntropologica nella Repubblica Popolare Cinese
L
a missione consolida ed elabora i risultati delle precedenti ricerche nella Repubblica Popolare Cinese, approfondendo le teoriche e le pratiche del pluralismo etnico, religioso e medico. Studia i rapporti fra i principali sistemi medici cinesi (biomedicina, medicina tradizionale cinese, medicine etniche) per analizzare le complesse relazioni fra Stato e minoranze etniche. L’indagine utilizza la specificità delle consolidate esperienze cinesi come strumenti comparativi per configurare politiche pubbliche adeguate alla realtà sempre piú culturalmente composita delle società italiana ed europee, segnate dall’intensificazione dei flussi migratori e dai processi di globalizzazione. Da queste prospettive intende riflettere sulla crisi dello StatoNazione che investe le società contemporanee. Istituto Università degli Studi di Milano-Bicocca Direzione Roberto Malighetti
ASIA
SIRIA / SYRIA
Progetto Archeologico Tell Mozan/Antica Urkesh
D
al 2017 il Tell Mozan/Urkesh Archaeological Project, attivo in Siria dal 1984, coinvolge attivamente gli studenti siriani delle scuole elementari, medie e superiori della regione di Tell Mozan organizzando delle sessioni di discussione sul patrimonio culturale e mettendoli in contatto con studenti di diverse nazionalità. Il progetto fa sí che i giovani presentino ai loro coetanei in Siria, in Europa e negli Stati Uniti il proprio patrimonio archeologico e spieghino il significato che ha per loro. Attraverso le parole degli studenti (i veri ambasciatori del progetto Urkesh!), in questi ultimi anni la storia di Urkesh ha superato i limiti della guerra e della pandemia, unendo oltre i confini. Nel futuro, il progetto prevede il coinvolgimento dell’orchestra locale, i cui giovani musicisti si cimenteranno in composizioni che si ispirano alla alla storia di Urkesh e all’antica musica urrita. Istituto AVASA, Associazione per la Valorizzazione dell’Archeologia e della Storia Antica Direzione Federico Buccellati
SIRIA / SYRIA
Ricerche, tutela e conservazione a Tell Afis e nel Jazr
I
l sito di Tell Afis nella Siria nord-orientale e la sua regione sono stati oggetto di un’investigazione sistematica da parte delle Università di Pisa/Firenze e Bologna dal 1986 al 2010, che ne ha ricostruito la lunga storia di occupazione dal Calcolitico all’età del Ferro, quando il centro diviene la capitale di un importante regno arameo. Con l’interruzione delle attività della missione sul campo nel 2011, dovuta allo scoppio della guerra, l’Università di Firenze ha avviato una serie di attività per il sito sia in Italia, con progetti di studio, pubblicazione e disseminazione dei risultati, sia, dal 2021, in Siria, con interventi di salvaguardia e valorizzazione di materiali dal sito, oggi conservati nel museo di Hama, in collaborazione con la Direzione Generale delle Antichità e dei Musei. Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Candida Felli
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SIRIA / SYRIA In alto il giardino del Museo Nazionale di Damasco. Nella pagina accanto, in alto la sequenza stratigrafica di Tell Afis. Nella pagina accanto, in basso Urkesh. I musicisti della locale orchestra sul sito. A destra alcuni dei sarcofagi collocati nel giardino del Museo Nazionale di Damasco.
La collezione archeologica di antichità siriane esposta nel giardino del Museo Nazionale di Damasco
I
naugurato nel 1919 e progressivamente ampliato nel corso del XX secolo il Museo Nazionale di Damasco costituisce l’istituzione museale piú importante della Siria. Tra le straordinarie collezioni conservate si deve annoverare anche quella esposta nel grande giardino antistante l’edificio che attualmente ospita numerosi e straordinari materiali archeologici. Si tratta soprattutto di elementi architettonici e scultorei, tra cui statue, stele e sarcofagi provenienti da contesti sacri e funerari, che offrono importanti testimonianze dei diversi siti archeologici e di diverse epoche antiche della Siria. In cooperazione con il The National Museum and The Directorate-General of Antiquities and Museums (DGAM), nella persona del dottor Houmam Saad, la missione italiana di «Sapienza» Università di Roma, diretta dal professor Marco Galli, è finalizzata allo studio, documentazione, valorizzazione di uno dei
nuclei collezionistici piú suggestivi del patrimonio culturale delle antichità siriane. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Marco Galli
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ASIA
Immagine satellitare di Ebla, marzo 2022. Nella pagina accanto, in alto, a sinistra Ugo Tonietti (ReStruere) con Ahmed Othman (DGAM) durante l’ispezione visiva post-terremoto nel Museo Nazionale di Aleppo. 2023. Nella pagina accanto, a destra, in alto e in basso due immagini del sito di Amrit. Nella pagina accanto, in basso, a sinistra Cristiana Biancalani (UNIFI) con Desbina Baslan (DGAM) in fase di documentazione 3d dei reperti del Museo Nazionale di Aleppo. 2023. In basso scavi di tunnel ed erosione dei versanti del sito di Tell Ferzat.
SIRIA / SYRIA
Archeologia del salvataggio: progetti a Tell Ferzat e a Ebla
A
partire dal 2020, i due progetti a Tell Ferzat (nell’Oasi di Damasco) e a Ebla, per i quali «Sapienza» Università di Roma ha ottenuto i permessi dalla Direzione Generale delle Antichità e dei Musei di Siria, stanno sviluppando ricerche e nuovi protocolli per il recupero e la messa in sicurezza di siti archeologi che sono stati fortemente danneggiati da scavi clandestini e occupazioni abusive a seguito della crisi politica siriana a partire dal 2011. In particolare, il progetto prevede di formalizzare un documento e un master plan per l’analisi dei danni subiti dai siti sia da remoto sia con verifiche sul campo e, conseguentemente, una strategia per il
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recupero delle aree danneggiate e il ripristino dell’architettura in mattoni crudi. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Davide Nadali
SIRIA / SYRIA
Missione Italiana al Museo Nazionale di Aleppo
L
a missione dell’Università di Firenze (iniziata nel 2021) ha l’obietto di documentare, restaurare e riallestire la piú grande collezione di statuaria preclassica, a oggi conservata nel Museo in collaborazione con la DGAM. Nel 2021 l’Università ha restaurato la statua monumentale di ‘Ain et-Tell ricollocandola nell’allestimento e restituendola alla comunità locale, nel 2022 con la startup ReStruere ha delineato il progetto di riallestimento architettonico e tematico, con il CNR-ISPC ha indagato le strategie di restauro lapideo, e con l’Università di Aleppo il coinvolgimento delle comunità locali. Nel 2023 il progetto ha portato a termine una valutazione dei danni in conseguenza del terremoto di febbraio ed è intervenuto con una prima messa in sicurezza, cosí da creare uno «spazio sicuro» per operatori e comunità locale. Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Marina Pucci
SIRIA / SYRIA
Amrit Project
I
l sito fenicio di Amrit (Siria), fiorito soprattutto nel I millennio a.C., rappresenta un unicum nel panorama della costa orientale del Mediterraneo, grazie al notevole stato di conservazione dei resti di un monumentale santuario fenicio di età persiana, con portico a pilastri e piscina sacra. Il progetto, patrocinato dal MAECI dal 2022, mira alla conservazione, documentazione e valorizzazione del sito, in un’ottica cooperativa, a vantaggio delle comunità locali, per la protezione del patrimonio siriano nella fase post conflitto. Le attività vengono svolte in collaborazione tra il CNR-ISPC, l’Università di Firenze (SAGAS) e la DGAM siriana. L’Università di Firenze (Marina Pucci) ha ottenuto dalle autorità locali la concessione per operare nel sito di Amrit. Il CNR-ISPC opera in regime di Convenzione con l’Università di Firenze per la progettazione e la realizzazione degli interventi sul sito. Istituto CNR-ISPC Direzione Tatiana Pedrazzi
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ASIA
TAGIKISTAN / TAJIKISTAN
Progetto di ricerca nel Tagikistan meridionale
I
l progetto nacque nel 1994 da un accordo culturale tra il Museo Nazionale d’Arte Orientale e le Accademie delle Scienze della Russia e del Tagikistan, rappresentati da Giovanna Lombardo, Nataliya M. Vinogradova e Saidmurod Bobomullaev. Dal 1994 al 2021 si effettuarono lo studio e la pubblicazione dei materiali degli scavi russi condotti negli anni Settanta-Novanta. Dal 2008 al 2014 furono indagate le necropoli di Gelot e Darnaichi (III millennio-
II iniziale a.C.); dal 2015 a oggi lo scavo di Farkhor (2800-2300 a.C.) ha restituito una necropoli con tombe nei cui corredi erano armi, oggetti da toletta e monili in pietre semipreziose che dimostrano come la regione fosse un crocevia del commercio delle pietre e dei metalli tra le aree di estrazione, Pakistan e Afghanistan, e il Vicino Oriente. Istituto Fondazione Ing. C.M. Lerici Direzione Giovanna Lombardo
THAILANDIA / THAILAND
Progetto Archeologico Regionale Italo-Thailandese di Lopburi - LoRAP
I
l progetto congiunto ISMEO-Dipartimento di Belle Arti della Thailandia opera dal 1988 nella valle del Fiume Lopburi (Thailandia centrale). Fra gli obiettivi primari del LoRAP citiamo: 1. comprendere tempi, modi e vie delle interazioni culturali e socioeconomiche occorse – tra III millennio a.C. e I millennio d.C. – fra le comunità pre-protostoriche del Sud-est asiatico continentale, e quelle della Cina meridionale e del Subcontinente indiano; 2. ricostruzione dei locali processi produttivi; 3. sensibilizzazione alla salvaguardia dei siti preistorici. Il progetto ha chiarito alcune «transizioni chiave» della pre-protostoria del Sud-est asiatico continentale fornendo anche cronologie relative e assolute dall’emersione dell’agricoltura neolitica (miglio e riso) alle prime città-stato del periodo Dvaravati. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Fiorella Rispoli
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Tha Kae (provincia di Lopburi): pianta di due sepolture della tarda età del Ferro (circa 0-300/400 d.C.). In alto veduta del sito di Kangurttut 2, nel Tagikistan meridionale. 2800-2400 a.C.
Cappadocia, valle di Kizilcukur. Il cono nel quale si cela la chiesa scavata dell’eremita Niceta e l’interno della struttura, con le pitture.
TURCHIA / TURKEY
Pittura rupestre in Cappadocia: conoscenza, conservazione, valorizzazione
I
l progetto si svolge dal 2006 nell’impareggiabile paesaggio del territorio di Nevsehir. Il campo della conoscenza abbraccia le pitture di 110 chiese nascoste nel grembo delle rocce, esplorate attraverso studi di carattere storico-artistico e tecnico-scientifico; il campo della conservazione si fonda su progetti di restauro fra i quali è in corso quello
dei dipinti della Nuova chiesa di Tokali (in collaborazione col Museo archeologico e il Laboratorio di restauro di Nevsehir).Della valorizzazione voce recente è la mostra Medea in Cappadocia con Pasolini e Maria Callas (2022) realizzata con l’IIC-Istanbul. Istituto Università degli Studi della Tuscia Direzione Maria Andaloro
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ASIA
TURCHIA / TURKEY
Arslantepe: archeologia, storia, conservazione e sviluppo sostenibile delle comunità locali in un sito UNESCO
L
a ricerca ha come obbiettivo primario la ricostruzione della storia della piana di Malatya, attraverso lo scavo del sito archeologico principale dell’area, Arslantepe, inserito nel suo contesto ambientale e regionale per un lungo arco di tempo che va dal Neolitico all’epoca bizantina. L’importanza storica del sito, scavato dall’Università «Sapienza» dal 1961 e diretto per piú di quarant’anni da Marcella Frangipane, ne ha motivato l’inserimento nelle liste UNSCO del Patrimonio dell’Umanità nel 2021. Nel sito è stato portato alla luce il piú antico palazzo conosciuto finora (fine IV millennio a.C), in uno stato di conservazione che ne ha permesso la musealizzazione e la fruizione collettiva. Si tratta di un monumento in mattone crudo, con intonaci e dipinti parietali originali, e mura conservate fino oltre 2 m di altezza, accanto alle quali si può ancora
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camminare. Le ricerche piú recenti si sono concentrate sulla ricostruzione dei livelli tardo calcolitici, immediatamente precedenti allo sviluppo del palazzo, sull’indagine delle fasi post-ittite dell’insediamento, all’inizio del I millennio a.C., quando l’antica Melid nelle fonti ittite e assire, diventa per la prima volta, un regno indipendente, e sullo scavo di una grande necropoli bizantina, le cui centinaia di resti osteologici in corso di studio, ha fornito importanti informazioni sulla popolazione dell’epoca. Il progetto è condotto in collaborazione con i ricercatori, le autorità e le comunità locali che sono coinvolte sia nella fase di scavo e ricerca, sia nella fase di conservazione e disseminazione dei risultati, nell’ambito di un progetto integrato di sviluppo sostenibile. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Francesca Balossi Restelli
Nella pagina accanto, in alto il teatro di Elaiussa Sebaste. Nella pagina accanto, in basso Pompeiopolis. Riquadro centrale con personificazione femminile nel pavimento musivo del vano E, età di Teodosio II. In basso il sito di Arslantepe visto dall’alto.
TURCHIA / TURKEY
Scavi e ricerche a Elaiussa Sebaste
S
ituata sulla costa sud-orientale dell’Anatolia (Cilicia Trachea), Elaiussa Sebaste è un’antica città portuale, crocevia tra Oriente e Occidente, che venne abitata ininterrottamente tra l’età ellenistica e la prima età bizantina. Tra il 1995 e il 2015 il sito è stato scavato e indagato dalla professoressa Eugenia Equini Schneider («Sapienza» Università di Roma). Le indagini condotte dal Dipartimento di Scienze dell’Antichità della «Sapienza» e proseguite sotto la direzione dei professori Annalisa Polosa (2015-2019) e
Marcello Barbanera (2019-2022), oltre a portare alla luce i principali monumenti della città (teatro, agorà, terme, tempio romano, «palazzo» bizantino), hanno permesso di delineare un quadro dei caratteri materiali, antropologici e paleoambientali di questo sito. I risultati degli scavi sono confluiti nei volumi Elaiussa Sebaste I-III; un quarto volume (Elaiussa Sebaste IV) è in corso di pubblicazione. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Francesco Camia
TURCHIA / TURKEY
Ricerche a Pompeiopolis di Paflagonia: scavo e materiali del complesso residenziale tardo-antico
L
a missione è diretta dal 2022 dal dottor Ögr. Üyesi Mevlüt Eliüsük, Karabük Üniversitesi, per conto del Ministero turco dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Il team coordinato da Luisa Musso, Università Roma Tre, e sostenuto dalla Fondazione MedA ETS, ha avviato nel 2008 lo scavo estensivo di una grande residenza tardo-antica, sita alle pendici dell’insediamento urbano esteso sullo Zimbıllı Tepe. Al progetto partecipa il gruppo di ricerca dell’Università di Firenze, coordinato da Laura Buccino e cofinanziato dal 2021 dal MAECI. L’indagine consente di approfondire il tema ancora poco indagato dello sviluppo dell’edilizia abitativa privata nella regione del Ponto in età imperiale e di seguirne le metamorfosi funzionali nei secoli successivi. Allo scavo, alla catalogazione e allo studio dei materiali si affianca un articolato programma di conservazione, connesso alla valorizzazione del sito archeologico.
Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Laura Buccino
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ASIA
TURCHIA / TURKEY
La Missione Italo-Turca in Anatolia Centrale: scavi e ricerche a Usaklı Höyük
L
e ricerche sul sito, intraprese a partire dal 2008, hanno rivelato consistenti tracce di una lunga occupazione iniziata alla fine del Bronzo Antico e protrattasi fino a età medievale. Il lavoro degli archeologi ha permesso di riportare alla luce resti di edifici monumentali che, insieme ai frammenti di tavolette con iscrizioni in cuneiforme e il vasto repertorio di ceramiche, identificano il II millennio a.C. come periodo della sua massima fioritura. L’edificio bruciato, il grande tempio in blocchi di granito e la struttura circolare in pietra, forse rituale, rafforzano l’identificazione del sito con l’importante città santa ittita di Zippalanda, centro di culto di un potente dio della tempesta, sede di un santuario e di una residenza reale e menzionata in diverse feste cui prendeva parte il re. Istituto Università di Pisa Direzione Anacleto D’Agostino
TURCHIA / TURKEY
Cultura materiale e metallurgia a Porsuk-Zeyve Höyük
L’
università di Pavia ha istituito un progetto di collaborazione internazionale con la missione archeologica francese a Porsuk-Zeyve Höyük in Cappadocia. Il sito archeologico domina la valle del Çekit Suyu, che costituisce quel passaggio attraverso il Tauro noto nelle fonti classiche come Porte Cilicie. Oltre alla posizione di controllo sul passaggio obbligato tra la costa mediterranea e l’Anatolia, il sito aveva anche un secondo ruolo fondamentale legato alla metallurgia, sia per la fase estrattiva sia per quella industriale delle ricche miniere d’oro, argento e stagno. Nel progetto il gruppo
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TURCHIA / TURKEY
Ricerche epigrafiche nella Valle del Lykos a Laodikeia e Tripolis al Meandro
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a missione studierà i paesaggi urbani ed extraurbani di due città antiche della valle del fiume Lykos, odierno Çürüksu (piana di Denizli, Turchia occidentale), attraverso il loro patrimonio epigrafico greco e latino. Le indagini dell’Università di Pamukkale (Denizli) a Laodikeia (III secolo a.C.-VII secolo d.C.) e a Tripolis (III secolo a.C.-XII secolo d.C.) hanno incrementato la documentazione epigrafica, offrendo una ricca base di dati per un confronto con quelli archeologico-topografici. La missione interagirà con gli archeologi in prospettiva della valorizzazione culturale e turistica di quel patrimonio, proponendo una lettura efficace del paesaggio urbano ed extraurbano, grazie all’apporto delle fonti scritte. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Francesco Guizzi
di Pavia diretto da Lorenzo d’Alfonso si concentra sull’occupazione del sito durante l’età del Ferro (1000-550 a.C. circa). Istituto Università degli Studi di Pavia Direzione Lorenzo d’Alfonso In alto una veduta panoramica della valle del Lykos. A sinistra e al centro, sulle due pagine strutture messe in luce grazie agli scavi nel sito di Porsuk-Zeyve Höyük. Nella pagina accanto, in alto veduta panoramica di Usaklı Höyük, sito che sembra potersi identificare con la città ittita di Zippalanda. Nella pagina accanto, in basso frammenti ceramici dipinti con silhouettes di cervi, nello stile Alishar IV (età del Ferro), da Usaklı Höyük.
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ASIA
TURCHIA / TURKEY
Il Ninfeo Monumentale di Tripolis ad Maeandrum: archeologia, architettura, restauro
I
l progetto, coordinato da Tommaso Ismaelli (CNR-ISPC), opera nella città di Tripolis (Turchia sud-occidentale) nell’ambito della Missione dell’Università di Pamukkale (diretta da Bahadır Duman). Una fontana monumentale abbelliva il centro urbano con i suoi 40 m di lunghezza, la grande vasca, la facciata colonnata su tre ordini, il ricchissimo arredo scultoreo. Il monumento, risalente al II secolo d.C. ma restaurato nel V secolo d.C. a
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seguito di un sisma, rappresenta un caso di studio eccezionale per indagare la cultura urbana e le pratiche del restauro architettonico in età bizantina. Le ricerche multidisciplinari sono finalizzate allo studio ricostruttivo del ninfeo e al progetto di conservazione e anastilosi, che ne consentirà una migliore fruizione da parte del grande pubblico. Istituto CNR Direzione Tommaso Ismaelli
Veduta aerea del Ninfeo Monumentale, ubicato su una grande strada lastricata tra le due agorai: la fontana dava ristoro a visitatori e cittadini di Tripolis.
TURCHIA / TURKEY Karkemish. Veduta aerea verso sud (sullo sfondo la città di Jerablus in Siria) dell’area palatina ittita, con le nuove aree BB e DD ai lati della via colonnata romana. 2023. In basso cretule impresse di epoca ittita imperiale provenienti dall’edificio amministrativo nell’area C di Karkemish. XIII sec. a.C.
Missione Archeologica Turco-Italiana a Karkemish
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elle ultime quattro campagne sono stati studiati un grande palazzo di epoca ittita imperiale (XIII secolo a.C.) sull’acropoli e un edificio amministrativo nella città bassa che ha restituito oltre 600 cretule impresse con impronte di sigillo. Particolarmente interessante è il fatto che queste pratiche amministrative continuarono anche durante il successivo periodo del Ferro I. Per il periodo del Ferro II/Neoittita, è stato esplorato un complesso pubblico nell’area palatina della città bassa, decorato da numerosi ortostati scolpiti recentemente rinvenuti e lasciati in
situ. L’occupazione neoassira ha fornito documenti storici molto interessanti per un insediamento che probabilmente era destinato a divenire una capitale amministrativa per l’occidente dell’impero prima dell’improvvisa e tragica morte di Sargon II. Dopo che il sito era tornato nel periodo achemenide alle dimensioni di un villaggio, la rifondazione della città ellenistica di Europos segnò una nuova fase nella storia plurimillenaria del sito. Istituto Università di Bologna Direzione Nicolò Marchetti
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ASIA
TURCHIA / TURKEY
Missione Archeologica A Kinik Höyük
N
el 2011 l’Università di Pavia ha avviato il progetto di scavo archeologico presso Kınık in Cappadocia meridionale con l’obiettivo di indagare l’occupazione preclassica in questa regione. Dal 2022 l’Università di Firenze dirige la missione mantenendo la fondamentale collaborazione con l’Università di Pavia che continua le indagini sull’acropoli, con la Dokuz Eylül University di Izmir che indaga i livelli ellenistici e romani e con ISAW di New York. Il sito ha restituito sull’acropoli un ampio santuario di età ellenistica, aree domestiche, difensive e di produzione dell’età del Ferro e un’ampia occupazione domestica nella città bassa fin dal medio bronzo. Durante l’età del Ferro
TURCHIA / TURKEY
Scavi a Mersin-Yumuktepe: dal villaggio al centro urbano
L’
antica collina di Yumuktepe, nella moderna città portuale di Mersin in Cilicia, racchiude nei suoi 25 m di altezza una stratificazione di oltre 8000 anni che si estende dal Neolitico al Medioevo. Gli scavi dei livelli preistorici hanno documentato sviluppi precoci e originali che saranno pilastri fondamentali della nostra storia. Oltre ad avere avuto un ruolo chiave durante il VII millennio nella trasmissione verso occidente di agricoltura, allevamento e tecniche ceramiche, nel V millennio l’insediamento testimonia la costruzione della piú antica cittadella fortificata del Mediterraneo, della prima metallurgia del rame nella regione e di pratiche di distribuzione e consumo collettivo di cibo in edifici monumentali. In relazione con questi risultati, è in corso di realizzazione un parco archeologico che mira a valorizzare l’avvicendamento di culture diverse, esito di scambi e interazioni con comunità levantine, siriane, anatoliche e del Mediterraneo Orientale, nel piú ampio quadro di evoluzioni ambientali e trasformazioni socio-economiche. Istituto CIRAAS-Centro Internazionale Ricerche Archeologiche, Antropologiche, Storiche Direzione Giulio Palumbi
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Kınık è un insediamento fortificato sia sull’acropoli che nella città bassa verosimilmente crocevia tra le rotte del
Mediterraneo orientale e l’altopiano anatolico. Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Marina Pucci
Nella pagina accanto, in alto veduta della collina di Yumuktepe con i diversi livelli di occupazione. In basso, a sinistra, i livelli neolitici; al centro, i livelli calcolitici; sulla sommità, la chiesa bizantina. A sinistra veduta da nord del monticolo di Kınık. In basso, sulle due pagine Kültepe. Veduta da drone dell’edificio monumentale in pietra scoperto nel settore meridionale della città.
TURCHIA / TURKEY
Progetto Archeologico Italiano a Kültepe (PAIK)
I
l Progetto Archeologico Italiano a Kültepe (PAIK) rientra in una collaborazione con la Missione turca dell’Università di Ankara, diretta da Fikri Kulakoglu. Il sito di Kültepe (Kayseri) è identificato con l’antica città di Kanesh/Nesha, capitale di un principato anatolico agli inizi del II millennio a.C. grazie al ritrovamento di decine di migliaia di tavolette cuneiformi che testimoniano fiorenti scambi di metalli e tessuti tra l’Assiria e l’Anatolia. Gli scavi italiani, iniziati nel 2019, si sono concentrati in un ampio settore della città, di grande importanza per la presenza di edifici sacri e strutture pubbliche. La scoperta piú rilevante è quella di una imponente struttura semi-sotterranea databile all’epoca dei commerci assiri in Cappadocia (1830-1700 a.C. circa), interpretata come un edificio cerimoniale collegato all’area templare. La parte riportata alla luce è composta da due ambienti magazzino, con muri in blocchi di pietra alti fino a 4 metri, con all’interno sui pavimenti e nei livelli di crollo, nove enormi dolii della capacità ognuno di oltre duemila litri, decine di vasi da mensa e da libagione, e due grandi giare con decorazione applicata di elementi simbolici figurativi, tra cui si distingue un fregio con animali, scene di musica e di danza. Istituto Università degli Studi di Milano Direzione Luca Peyronel
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ASIA
TURCHIA / TURKEY
Un segreto antico di 3500 anni a Bogazköy/Hattuša
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a missione di Hattuša condotta dal DiSTAR dell’Università di Napoli Federico II in accordo con il DAI di Istanbul e il Ministero della Cultura e del Turismo turco ha tra i suoi obiettivi la digitalizzazione 3D, la gestione e l’analisi dei dati geospaziali riferiti ad ampie porzioni del sito. In particolare, le attività di studio si focalizzano sui rilievi geroglifici su roccia e su numerosi contesti geoarcheologici
e architettonici, tra cui il Santuatio di Yazılıkaya, il Grande Tempio, le mura che attraversano la gola e la Piramide di Yerkapı. Proprio sui blocchi di pietra della posterula di Yerkapı lo scorso anno è stato effettuato il sensazionale ritrovamento delle tracce di almeno 249 segni in geroglifico anatolico. Tali segni, unici nel loro genere, sono stati digitalizzati in 3D e mappati sui modelli numerici della posterula e riferiti all’intera struttura architettonica in modo da definire inediti processi di interpretazione dei geroglifici all’interno dello spazio simbolico di questo straordinario monumento. Istituto Università degli Studi di Napoli Federico II Direzione Leopoldo Repola In alto Hattuša. Fasi di rilievo 3D della piramide di Yerkapı in prossimità della Porta delle Sfingi. Hattuša. Procedure di rilievo mediante scanner laser 3D della posterula di Yerkapı. A destra ripresa da drone del sito di Misis in Cilicia. Nella pagina accanto, in alto Hierapolis. Il Teatro dopo i recenti restauri.
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Nella pagina accanto, al centro disegni schematici di prospetti di case medievali presenti nel tessuto urbano piú antico del centro storico di Cesme. È molto evidente il modello compositivo genovese che ispira l’apparato decorativo di prospetto consentendo una probabile datazione all’epoca di maggior sviluppo economico guidato dalla Maona dei Giustiniani.
TURCHIA / TURKEY
Archeologia dei paesaggi liguri e repertori insediativi genovesi nei territori della provincia di Izmir
L
TURCHIA / TURKEY
Missione Archeologica Italiana a Hierapolis di Frigia
L
e rovine della città ellenistico-romana di Hierapolis, inserita dal 1988 nella lista World Heritage dell’UNESCO, si conservano in uno straordinario contesto naturalistico caratterizzato da bianche «cascate» di travertino che traggono origine da fenomeni geotermali. La Missione Archeologica Italiana opera nel sito dal 1957, su concessione del governo turco, con ricerche multidisciplinari affiancate all’opera di restauro e valorizzazione dei numerosi monumenti appartenenti alle varie fasi di occupazione, dall’età ellenistica al Medioevo. La Missione è costituita da vari atenei Italiani e Turchi. Opera in collaborazione con il Museo e gli Enti locali della provincia di Denizli (Turchia). Sponsor dei restauri: Tofas, Türk Otomobil Fabrikasi e Vehbi Koç Vakfı. Istituto Università del Salento Direzione Grazia Semeraro
a missione intende fornire un primo contributo scientifico, inizialmente limitato alle aree di gravitazione della provincia di Smirne, per censire, tutelare e promuovere il patrimonio archeologico, architettonico e ambientale della Turchia legato alle rotte commerciali genovesi tra XII e XVI secolo. Studiosi e ricercatori coinvolti nella missione sono impegnati nel localizzare, catalogare, rilevare e studiare le emergenze presenti lungo la linea costiera e nelle aree a essa direttamente limitrofe, nel Mar Egeo, in corrispondenza dei principali siti di gravitazione della regione egea. Una prima fase di lavoro comprenderà l’analisi del repertorio archeologico, architettonico e paesisticoambientale gravitante intorno alla provincia di Smirne, evidenziato nel confronto tra le emergenze continentali e quelle isolane che lo fronteggiano. Istituto Fondazione Alte Vie ONLUS Direzione Paolo Stringa
TURCHIA / TURKEY
Misis in Cilicia: uno scavo archeologico multifase
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ondotto dal 2012 dall’Università di Pisa e dal CNRISPC, in collaborazione con il Museo Archeologico di Adana e il Municipio di Yuregir, lo scavo dell’höyük di Misis in Turchia sud-orientale ha messo in luce un sito multifase che dal Neolitico all’età medievale ha svolto un ruolo centrale nelle dinamiche economiche e politiche della regione: porto commerciale sul fiume Ceyhan nell’età del Ferro e in età medievale; santuario in età romana; fortezza
ancora nell’età del Ferro e in età medievale. Il progetto integrato avviato nel 2018, che include anche restauro e valorizzazione, è finalizzato all’apertura del sito al pubblico, per divulgare la conoscenza del sistema ambientale e dei processi storici succedutisi nella bassa valle del Ceyan in un lunghissimo arco temporale. Istituto Università di Pisa Direzione Giovanni Salmeri
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ASIA
TURKMENISTAN
TURKMENISTAN
Togolok Archaeological Project (TAP)
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al 2014 la Missione congiunta, diretta da Barbara Cerasetti, studia il complesso archeologico dell’età del Bronzo di Togolok (III-II millennio a.C.), sito nel conoide alluvionale del fiume Murghab, culmine di una collaborazione trentennale tra Italia e Turkmenistan. L’ISMEO è partner e sponsor principale del TAP Project, assieme al Ministero della Cultura turkmeno e al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano. Tra i numerosi altri partner, ricordiamo la Freie Universität Berlin, l’Universität Bern e il Max-Planck-Institut für Geoanthropologie di Jena. Tra i numerosi sostenitori della ricerca, l’Ambasciata d’Italia in Turkmenistan. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Barbara Cerasetti
Missione Archeologica Italo-Turkmena a Nisa partica
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a missione archeologica italo-turkmena a Nisa (CRAST, Unito, MAECI) continua, dal 1990, l’indagine di quello che è uno dei primi e piú importanti centri di epoca arsacide/partica. L’architettura monumentale e la raffinata arte di questo sito giocano un ruolo essenziale nella nostra conoscenza della storia e della cultura arsacide. Fondata attorno alla metà del II secolo a.C., l’antica Mihrdatkert fu un grande centro cerimoniale dedicato alla gloria dei sovrani arsacidi, nuovi dominatori dell’Oriente,
UZBEKISTAN
Gli Imperi Iranici e l’Asia Centrale
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ll’interno del progetto piú generale, dal 2008 sono cominciate le attività archeologiche congiunte italo-uzbeke dell’Istituto di Archeologi dell’Accademia delle Scienze dell’Uzbekistan, sezione di Samarcanda (IAASU), e l’Università di Napoli «L’Orientale» (UNO). L’area indagata, la Sogdiana, è stata menzionata per la prima volta nell’iscrizione trilingue di Dario I il Grande (522-486 a.C.) a Bisutun. Le attività congiunte, sostenute finanziariamente dall’UNO, dal MAECI, e, piú recentemente anche dall’ISMEO, hanno fornito elementi e informazioni per delineare gli orizzonti archeologici nell’area di Samarcanda dalla tarda età del Ferro all’epoca altomedievale. Kojtepa, congiuntamente scelto nel 2008, è un importante insediamento fortificato costituito da un tepe centrale tronco-conico di
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dal Murghab all’Eufrate, per quasi cinque secoli. Dopo aver indagato il complesso centrale, gli scavi stanno riportando alla luce un edificio monumentale all’angolo nord della cittadella mentre, al vertice sud-ovest del sito,
è emerso un complesso sistema di approvvigionamento idrico. Istituto Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia (CRAST) Direzione Carlo Lippolis
9 m. di altezza, circondato da un terrapieno e da un fossato. Nelle fotografie aeree, quelle satellitari e ora in quelle da drone, si può chiaramente vedere che tutte le porzioni del terrapieno sono state costruite come una singola unità. Sulla base dei risultati topografici e archeologici raccolti, le mura
dell’insediamento corrispondono a un ben noto modello insediativo per i siti e gli insediamenti fortificati, databile dal IV secolo a.C. al IV secolo d.C. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Bruno Genito
Nisa, veduta del settore meridionale dalle mura. Nella pagina accanto, in alto, a sinistra, e in basso il TAP team durante il lavoro sul campo a Togolok 1. Nella pagina accanto, in alto, a destra testa in argilla cruda di guerriero, da Nisa. Ashgabat, Museo Statale. A sinistra Kojtepa, vista generale da drone da nord-est, con GPS differenziale cinematico del tepe effettuata dal comitato statale per le risorse del terreno, Geodesia Cartografia e Catasto della Repubblica dell’Uzbekistan.
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ASIA
UZBEKISTAN
Progetto Archeologico Italo-Uzbeko «Samarcanda e il Suo Territorio» - PAIU
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l PAIU nasce nel 2001 dalla collaborazione tra l’attuale Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna e l’Istituto di Archeologia di Samarcanda, Agenzia Nazionale per il Turismo e i Beni Culturali dell’Uzbekistan, con il contributo del MAECI e dell’ISMEO, Roma. Scopo del progetto è lo studio diacronico dell’antica oasi di Samarcanda dalle prime evidenze protostoriche del III millennio a.C. al presente. Le ricerche riguardano principalmente il paesaggio archeologico e le trasformazioni territoriali, con un’attenzione particolare alle dinamiche insediamentali
connesse allo sviluppo del sistema d’irrigazione, al pastoralismo semi-mobile, e ai collegamenti commerciali su scala regionale. Indagini stratigrafiche specifiche interessano siti strategici nel territorio. Le indagini nel complesso monumentale di Kafir Kala hanno portato al ritrovamento di un imponente centro amministrativo fortificato, collocato lungo le rotte locali della Via della Seta, che dopo la conquista islamica di inizio VIII secolo viene impiegato a scopo residenziale. Istituto Università di Bologna Direzione Simone Mantellini
UZBEKISTAN
Missione Archeologica Italo-Karakalpaka in Antica Corasmia
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azar-kala è un sito archeologico ubicato nell’odierno territorio del Karakalpakistan (Uzbekistan), in un’area già corrispondente a parte della Corasmia Antica. Si tratta di un centro fortificato fondato con tutta probabilità prima della fine del IV secolo a.C., e dunque uno dei piú antichi della Corasmia orientale. L’insediamento è caratterizzato da due massicce cinte murarie, l’una contenuta all’interno dell’altra, costruite interamente in argilla e mattone crudo e munite di torri
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perimetrali. Il sito, inesplorato, è oggi quasi interamente coperto da dune di sabbia. Lo studio archeologico di Bazar-kala, diretto da Michele Minardi (ISMEO, e «L’Orientale», Napoli) sarà condotto in collaborazione con l’Istituto di Ricerca per le Scienze Umane di Nukus (Accademia delle Scienze d’Uzbekistan). Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Michele Minardi
Veduta aerea del complesso archeologico di Kafir Kala. In basso uno scorcio della cittadella di Bazar-kala. Nella pagina accanto My Son (Vietnam). Il gruppo G del complesso monumentale dopo l’intervento di restauro conservativo.
VIETNAM
Indagini archeologiche e restauro conservativo nell’area monumentale di My Son
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el 1969, un B52 americano distrusse una delle aree monumentali piú importanti del Sud-Est asiatico: My Son, la terra santa della cultura Cham, i cui regnanti dal V al XIV secolo avevano eretto templi per le principali divinità induiste. Nel 1996, prese avvio un progetto multilaterale tra UNESCO, Fondazione Lerici e MOC, per la messa in sicurezza di resti ancora esistenti. 1996-2003 Rilievo topografico e architettonico dei resti, restauro dei reperti mobili (sculture, rilievi, iscrizioni), training al personale tecnico- scientifico vietnamita
2004-2014 Progetto di restauro conservativo del gruppo G, con la partecipazione del Politecnico di Milano, che ha messo a disposizione laboratori di diagnostica, ingegneri e architetti. . 2016-2019 Istituita una scuola di alta formazione per archeologi e conservatori vietnamiti, con il contributo dell’AIGS e del Politecnico di Milano, ed è stato aperto un nuovo cantiere nel gruppo L (ancora un corso). Istituto Fondazione Ing. C.M. Lerici Direzione Patrizia Zolese
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SORANO
AFRICA ALGERIA
Il recupero del «genius loci» del sito di Ghoufi, Valle dell’Aurès, Wilaya di Batna
L
a zona dell’Aurès possiede un rilevante patrimonio culturale e ambientale composto da siti archeologici, insediamenti antichi e oasi, lungo i corsi d’acqua, costituite da palmeti. Il Politecnico di Milano (DAStU) – sotto la direzione di Susanna Bortolotto – ha avviato dal 2017 collaborazioni con due università algerine (Annaba e Biskra) allo scopo di proporre piani di formazione, conservazione e tutela su un particolare territorio storico fragile, quello della valle del Uadi Abiod, che vede il sito archeologico di Ghoufi quale centro di questo complesso «sistema». Qui antichi nuclei insediativi, prima eneolitici e successivamente berberi (in falesia), si allineano lungo importanti vie carovaniere che collegavano il mare al deserto e che a Biskra vedeva l’ultimo limes dell’impero romano. Istituto Politecnico di Milano Direzione Susanna Bortolotto A sinistra Ghoufi. Moschea, Zouia Sidi Ahmed Ou Sadek. A destra canyon di Ghoufi, valle del Uadi Abiod, Aurès.
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ALGERIA
Scavo di un monumento cerimoniale nel Messak Settafet, Libia sudoccidentale. In basso Sanhedja. Stele figurata con testa di offerente femminile.
Missione Archeologica nel Sahara
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a «Missione Archeologica nel Sahara», Sapienza Università di Roma, ha le sue radici nella Missione nel Tadrart Acacus fondata da Fabrizio Mori nel 1955. Ha ampliato l’ambito territoriale dai massicci della Libia sud-occidentale alle regioni meridionali della Tunisia e, a partire dal 2023, al Tadrart algerino. Le ricerche, in collaborazione con le Istituzioni locali, indagano le relazioni tra cambiamenti ambientali e strategie culturali nella preistoria. I risultati delle ricerche sono di straordinario rilievo, gettando luce sulle dispersioni di Homo Sapiens, le correnti migratorie dei cacciatori dell’Olocene antico, l’introduzione dell’allevamento e delle pratiche pastorali, le
progressive forme di stratificazione sociale rilevate dalle pratiche funerarie e della bioarcheologia, fino alla straordinaria arte rupestre. La conservazione del patrimonio culturale, con UNESCO e ICCROM, è tra le principali priorità. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Savino di Lernia
ALGERIA
Rus Africum. L’antico paesaggio del Nord Africa
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al 2003 l’Università di Trento, in collaborazione con il Centre National de Recherche en Archéologie dell’Algeria, conduce survey archeologico sistematico nel Nord-Est dell’Algeria. Le ricognizioni sono co-finanziate dal MAECI e vi partecipano studenti e archeologi italiani e algerini. L’obiettivo è lo studio del paesaggio rurale antico, raggiunto finora con la documentazione di 397 siti estesi su un’area di 1340 km2. Si tratta di fattorie con torchi oleari e vinari: sono 237 tra la costa e Souk Ahras, e 40 intorno a Madauro. Questa città e i 49 siti vicini comprendono rispettivamente 32 e 30 torchi. Le indagini sono finalizzate all’elaborazione della Carta Archeologica dell’Est Algerino e alla ricostruzione 3D di complessi a carattere rusticoresidenziale di epoca romana della zona di Oum Teboul. Istituto Università di Trento Direzione Emanuele Vaccaro
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AFRICA
EGITTO / EGYPT
Tell el-Maskhuta e il Canale dei Faraoni
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ell el-Maskhuta è un sito archeologico localizzato non lontano dal Canale di Suez, nel Nord-Est dell’Egitto dove, da diversi anni, la missione archeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (CNR-ISPC) conduce le sue ricerche applicando tecnologie avanzate, grazie alla concessione del Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano. Il sito va rivelando l’antica Tjeku, ricca città di confine dal profilo internazionale e interculturale. Collocata lungo l’ampia valle dello Wadi Tumilat, era un punto di controllo di una delle maggiori vie di comunicazione tra la Valle del Nilo e il Levante. Inoltre, la città si trovava lungo il cosiddetto Canale dei Faraoni, via d’acqua navigabile scavata nell’antichità per connettere Mediterraneo e Mar Rosso, come oggi il Canale di Suez. Istituto CNR-ISPC Direzione Andrea Angelini
EGITTO / EGYPT
Metelis: scoperta, studio e valorizzazione di un sito antico del Delta occidentale del Nilo
M
etelis è l’unica capitale di nomos dell’antico Egitto non ancora identificata. Le indagini archeologiche condotte dall’équipe italo-egiziana diretta dall’Università di Padova presso i siti di Kom al-Ahmer e di Kom Wasit mirano a dimostrare che qui vada localizzato l’antico centro. La complessità urbanistica, la presenza di un imponente impianto termale romano e la continuità insediativa per lo meno dal VII secolo a.C. fino all’XI d.C. validano questa eventualità. Tra i risultati piú eclatanti vi è l’individuazione di un magazzino annesso a una struttura abitativa, risalente al IV-V secolo d.C.; qui si trovavano stipate piú di 200 anfore, per lo piú importate da varie regioni del Mediterraneo, a dimostrazione della centralità strategica e commerciale del sito di Kom al-Ahmer in queste fasi. Istituto Università degli Studi di Padova Direzione Michele Asolati
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EGITTO / EGYPT
Missione Italiana a Dra Abu el-Naga
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a missione opera nella necropoli dell’antica Tebe (Luxor, Egitto) a Dra Abu el-Naga, sulla riva ovest del Nilo. L’indagine archeologica, tuttora in corso, ha portato alla luce 5 tombe scavate nella roccia con piú camere, in precedenza ignote. Esse coprono piú di 1000 anni di storia dal 1550 a.C. fino all’età romana. Due di esse conservano ancora pregevoli pitture murali sulle pareti e i soffitti. Numerosi i materiali dei corredi funerari rinvenuti: statue frammentarie, rilievi, parti di sarcofagi, statuette funerarie (ushabti), amuleti e ornamenti, ceramica, mobilio e altro. Ancor piú ricca la massa di informazioni sulla vita, le credenze, le pratiche di coloro che agirono nell’area, dagli occupanti delle tombe ai sacerdoti, agli artigiani, fino agli immancabili ladri, antichi e moderni. Istituto Università di Pisa Direzione Marilina Betrò
EGITTO / EGYPT
Aswan-Kom Ombo Archaeological Project (AKAP) In alto, sulle due pagine lo scavo di Kom al-Ahmer, con, in primo piano, la struttura identificata come magazzino. In alto, a destra Dra Abu el-Naga. Ricostruzione di una statua doppia rinvenuta in pezzi nella loro tomba. Nella pagina accanto, in basso attività di survey nell’ambito della missione CNR-ISPC a Tell el-Maskhuta. A destra attività di documentazione condotte dall’équipe del Progetto AKAP:
L’
Aswan-Kom Ombo Archaeological Project (AKAP), missione congiunta delle università di Bologna e Yale, lavora dal 2005 in settori della valle del Nilo e del deserto orientale nella regione di Assuan (Egitto meridionale). Le attività di ricerca sul campo includono ricognizione geo-archeologica, scavi di salvataggio e documentazione dell’arte rupestre, attività supportate da un utilizzo sistematico di tecnologie digitali innovative.
Centinaia sono i siti individuati, databili dal Paleolitico al Medioevo. Tra le scoperte, un sito rupestre con la piú antica rappresentazione di potere regale e il primo caso di scorbuto in Egitto. AKAP collabora con le autorità egiziane per la salvaguardia e l’incremento della fruizione del patrimonio archeologico, e il coinvolgimento delle comunità locali. Istituto Università di Bologna Direzione Antonio Curci
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AFRICA
EGITTO / EGYPT
La Missione Archeologica in Egitto dell’Università del Salento
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l Soknopaiou Nesos Project è un progetto di ricerca dell’Università del Salento (Lecce, Italia) per lo studio della città greco-romana di Soknopaiou Nesos, l’attuale Dime es-Seba (Fayyum, Egitto). Il progetto (una concessione del Supreme Council of Antiquities) comprende lo scavo archeologico del sito, iniziato nel 2003, lo studio delle migliaia di documenti in greco e demotico trovati nei secoli passati e nel corso dei nuovi scavi, la creazione di un archivio di immagini, documenti e pubblicazioni relativi al sito. Il progetto è diretto da
Paola Davoli, professore ordinario di egittologia, è finanziato dall’Università del Salento e dal Ministero degli Affari Esteri Italiano. Con il supporto di sponsor privati è stato possibile restaurare numerosi oggetti ed effettuare un survey territoriale. Un importante contributo dell’Antiquities Endowment Fund dell’American Research Centre in Cairo ha consentito il restauro di alcune strutture dell’area templare. Istituto Università del Salento Direzione Paola Davoli
In alto una veduta del sito di Soknopaiou Nesos, l’attuale Dime es-Seba (Fayyum, Egitto). In basso oasi di Farafra. Panoramica di Wadi el Obeiyid.
EGITTO / EGYPT
Farafra Oasis Prehistoric Project
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biettivi principali del Farafra Oasis Prehistoric Project (FOPP), attualmente diretto da Giulio Lucarini e Barbara Barich, sono la ricostruzione delle dinamiche di popolamento nel Deserto Occidentale Egiziano durante l’Olocene e la migliore comprensione del ruolo svolto dalle oasi come mediatrici di scambi tra Sahara Orientale e Valle del Nilo. Tra il VII e il VI millennio a.C. Farafra ha visto emergere una cultura locale caratterizzata da insediamenti semi-sedentari,
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tecnologie litiche caratterizzate da alti standard di manifattura e una produzione artistica testimoniata da diversi siti di arte rupestre. I gruppi umani che si insediarono in questi proto-villaggi praticavano attività di caccia-raccolta insieme all’allevamento di capra e pecora a partire dal 6100 a.C. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Giulio Lucarini
EGITTO / EGYPT
Italian Archaeological Mission at Mersa/Wadi Gawasis
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EGITTO / EGYPT
Centro italo-egiziano per il restauro e l’archeologia
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l Centro Italo-Egiziano per il Restauro e l’Archeologia (CIERA) è stato istituito nel 1988 su protocollo Italia-Egitto, a merito del «cantiere-scuola» diretto da Giuseppe Fanfoni dal 1976 per l’Università del Cairo e per il recupero della Sama’khana (teatro) dei Dervisci Mevlevi. Il CIERA, in oltre 40 anni operativi con il MoTA egiziano, MAECI, CNR, varie Università e volontariato, ha restaurato, nella sua sede di 10 000 mq: mausoleo di Hasan Sadaqa, madrasa di Sunqur Sa’di, convento e museo Mevlevi. Nel 2008 è stato firmato il MoU Italia-Egitto per la continuità del protocollo 1988, come «Scuola di restauro dei monumenti». Il progetto, approvato con implementig agreement al CIERA nel 2016, è in attesa dell’applicazione degli accordi per l’intervento sul Palazzo Yashbak. www.cfpr.eu Istituto CFPR-CIERA, Centro di Formazione Professionale al Restauro-Centro ItaloEgiziano per il Restauro e l’Archeologia Direzione Giuseppe Fanfoni
In alto, a sinistra Il Cairo. Il mausoleo di Hasan Sadaqa. In alto, a destra Wadi Gawasis. La caverna 5 contenente gomene per uso navale. 1900-1815 a.C. circa. A destra necropoli dell’Aga Khan, riva ovest di Assuan (Egitto). Veduta di un settore dello scavo.
a Missione Archeologica a Wadi Gawasis dell’Università di Napoli L’Orientale e ISMEO studia una regione della costa egiziana del Mar Rosso. Il sito principale è Wadi Gawasis, il porto usato per le spedizioni marittime verso il paese di Punt nel Medio Regno (2040-1782 a.C. circa). La Missione ha messo in luce le strutture del porto, tra cui aree artigianali, di preparazione del cibo, strutture abitative, magazzini e sacelli, raccogliendo materiali connessi alla costruzione di navi e alla navigazione, al commercio, all’amministrazione e alle pratiche rituali. I materiali importati suggeriscono che, nel Medio Regno, Punt comprendesse sia la costa africana che quella arabica del Mar Rosso meridionale. La Missione contribuisce attivamente alla gestione del patrimonio culturale della regione. Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Andrea Manzo
EGITTO / EGYPT
EIMAWA - Egyptian-Italian Mission at West Aswan
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al 2019 EIMAWA, missione archeologica congiunta dell’Università degli Studi di Milano e del Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano, diretta da Patrizia Piacentini (Università degli Studi di Milano) e da Abelmoneim Said (SCA), indaga una vasta area sulla sponda occidentale del Nilo, intorno al Mausoleo dell’Aga Khan, di fronte alla città di Assuan. Circa 400 tombe, in parte scavate nella collina e disposte su terrazzamenti, in parte ipogee, sono state identificate, mappate e georeferenziate. I materiali e i resti antropologici rinvenuti nelle sepolture sono stati sottoposti ad analisi avanzate. Nella necropoli furono sepolti gli abitanti di Assuan dal periodo tardo-faraonico a quello tolemaico-romano (VI secolo a.C.-III secolo d.C.). Istituto Università degli Studi di Milano Direzione Patrizia Piacentini
AFRICA
EGITTO / EGYPT
Ricostruzione digitale mediante laser scanner 3D del tempio solare di Niuserra ad Abu Ghurab
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al 2010 una missione dell’Università di Napoli L’Orientale ha avviato ricerche archeologiche nel tempio solare di Niuserra ad Abu Ghurab (20 km a sud del Cairo) – uno dei primi monumenti dell’antico Egitto dedicati al culto solare – già indagato da Ludwig Borchardt nel 1898. Negli ultimi anni la missione, con cui collaborano anche l’Accademia delle Scienze di Varsavia e l’Università di Torino, ha portato alla luce, in aree non disturbate dalle precedenti
indagini, alcuni muri in mattoni crudi pertinenti a un unico edificio. La monumentalità della struttura, la cronologia della ceramica a essa associata e il confronto con altri edifici sacri della V dinastia portano a suggerire che questa sia da identificare con uno dei templi solari precedenti a quello di Niuserra, fino a oggi documentati solo dalle fonti storiche. Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Rosanna Pirelli
In alto, a sinistra pianta generale dello scavo del tempio solare di Niuserra ad Abu Ghurab.
EGITTO / EGYPT
Missione Archeologica Italiana ad Antinoupolis
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a Missione ad Antinoupolis, iniziata nel 1935, è proseguita sino a oggi sotto l’egida dell’Istituto Papirologico «G. Vitelli», Università di Firenze. Agli obiettivi iniziali, legati soprattutto allo studio dei papiri, si sono aggiunte ricerche volte a conoscere l’evoluzione della città che venne fondata da Adriano nel 130 d.C. nel luogo in cui morí Antinoo. Recenti scavi hanno interessato grandi complessi ecclesiastici del V-VII secolo d.C. ed è stato avviato lo studio della
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topografia della città. Le indagini nelle necropoli prevedono lo studio dei monumenti funerari, l’analisi dei reperti (tra i quali i noti tessuti) e lo studio antropologico delle mummie. Sono in corso ricerche sui materiali, soprattutto sulle produzioni locali, utilizzate non solo per il mercato regionale ma anche per commerci transmarini. Istituto Università degli studi Roma Tre Direzione Marcello Spanu
EGITTO / EGYPT
Tempio di Milioni di Anni di Amenhotep II
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a missione archeologica sull’area occupata dal Tempio di Milioni di Anni di Amenhotep II (XVIII Dinastia, Nuovo Regno, 1423-1398 a.C.) a Tebe Ovest è condotta dal Centro di Egittologia Francesco Ballerini di Como e diretta da Angelo Sesana. Lo scavo, giunto alla 23a stagione, ha permesso di definire la planimetria della struttura templare e di evidenziare l’utilizzo dell’area come necropoli a partire dal Medio Regno fino all’epoca tolemaica. Dall’inizio dei lavori è stato condotto in parallelo un importante progetto di protezione e restauro delle strutture. Il team del CEFB sta attualmente studiando i materiali rinvenuti durante gli scavi (ceramica, arenaria dipinta, ossa umane e animali) e lavorando al restauro e all’organizzazione del sito per renderlo disponibile ai futuri visitatori. Istituto Centro di Egittologia Francesco Ballerini (CEFB), Como Direzione Angelo Sesana
In alto, sulle due pagine veduta a volo d’uccello del Tempio di Milioni di Anni di Amenhotep II a Tebe Ovest. XVIII Dinastia, Nuovo Regno, 1423-1398 a.C. A sinistra Antinoupolis. Tratto della strada principale NO-SE.
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AFRICA
ERITREA
ERITREA
Adulis, Eritrea: scavo archeologico, valorizzazione e formazione
Il contesto paleoecologico delle origini dell’umanità: il caso di Buia
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a missione Adulis è attiva dal 2011 grazie a formale concessione del Ministero della Cultura e dello Sport dell’Eritrea al Centro Ricerche sul Deserto Orientale (CeRDO, Varese). È diretta da Serena Massa, in collaborazione con il Politecnico di Milano per il restauro dei monumenti e la realizzazione del parco archeologico. La posizione geografica, al centro di rotte marittime e carovaniere lungo le quali confluivano preziose merci dall’Africa, dall’Arabia e dall’Oceano Indiano, determinò la ricchezza di Adulis, il maggiore emporio del Corno d’Africa nell’antichità. Lo splendido centro urbano con le sue architetture in pietra, sorprendenti a tale latitudine, è uno dei complessi di evidenze materiali e cronologiche piú complete del Corno d’Africa. Istituto Università Cattolica del Sacro Cuore Direzione Serena Massa
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a scoperta di un cranio di Homo erectus nel 1994 a Buia, nella Dancalia eritrea, in sedimenti datati a 1 milione di anni fa, ha permesso la costituzione del primo progetto di ricerca esclusivamente italiano in ambito geo-paleontologico e paleoantropologico in Africa orientale. Nell’area di studio, sino ad allora inesplorata, le ricerche coordinate dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze con il sostegno dal MAECI sin dagli anni Novanta hanno consentito di verificare presenza di numerosi giacimenti con associazione di vertebrati fossili e manufatti litici. Tutti siti che possono aprire nuove possibilità di studio sulla evoluzione del genere Homo e della fauna a mammiferi associata, nonché dei cambiamenti climatici e ambientali avvenuti durante il Pleistocene nell’Africa orientale. Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Lorenzo Rook
Adulis. Ripresa aerea della basilica settentrionale.
ETIOPIA / ETHIOPIA
Missione Italiana in Etiopia (Università di Napoli L’Orientale)
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ETIOPIA / ETHIOPIA
Arte rupestre nella Borana Zone: ricerca, conservazione e sviluppo sostenibile
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a ricerca ha come obiettivo primario lo studio dell’arte rupestre nel suo contesto ambientale e archeologico in una regione cruciale per l’indagine delle prime evidenze di pastoralismo in Africa orientale. La Zona Borana, situata al margine dell’altopiano etiope verso le pianure del bacino del Turkana, è caratterizzata dalla presenza di siti archeologici con depositi conservati e pitture rupestri e dalla persistenza di uno dei sistemi pastorali piú importanti dell’Africa orientale, il sistema Gadaa dei Borana, recentemente inserito nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO. Il progetto è condotto in sinergia con i ricercatori, le autorità e le comunità locali e prevede la creazione di un piano di gestione dei siti di arte rupestre e un progetto di sviluppo sostenibile. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Marina Gallinaro
a Missione archeologica dell’Università di Napoli L’Orientale e ISMEO sta esplorando la regione di Aksum nel Nord dell’Etiopia. Il lavoro sul campo si concentra sulla collina di Bieta Giyorgis, dove sono stati indagati numerosi siti databili tra la metà del I millennio a.C. e la fine del I millennio d.C., e a Seglamen, un sito risalente al tardo II e I millennio a.C., dove sono stati scavati un insediamento e un cimitero. La Missione ha condotto studi non solo sull’origine e lo sviluppo del regno di Aksum e sulle sue relazioni esterne, ma anche sul paesaggio antico, con particolare attenzione ai sistemi agricoli e alla gestione di risorse come il suolo e l’acqua. La Missione contribuisce attivamente alla gestione del patrimonio culturale nella regione con un approccio di archeologia di comunità. Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Andrea Manzo In alto, a destra gemma romana intagliata con rappresentazione della personificazione di Roma da un palazzo aksumita a Ona Nagast sulla collina di Bieta Giyorgis. III sec. d.C.
Qui sopra scavo nella necropoli protoaksumita di Ona Enda Aboi Zagwe sulla collina di Bieta Giyorgis. III sec. a.C. In alto, sulle due pagine il sito di Buia (Eritrea). Al centro il sito d’arte rupestre di Dhaka-Tafi Medocho (DTM-1), Borana Zone (Etiopia).
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AFRICA
ETIOPIA / ETHIOPIA
Missione Archeologica Italo-Spagnola a Melka Kunture e Balchit
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elka Kunture è una vasta area archeologica con siti che documentano 2 milioni di anni di evoluzione umana. A 2000 m di quota sull’altopiano etiopico e con un clima relativamente fresco e umido, la vegetazione pleistocenica era di tipo afromontano, ben diversa da quella della savana. La Missione archeologica italo-spagnola indaga tutte le principali evidenze preistoriche, molto spesso con manufatti di ossidiana dall’Olduvaiano, all’Acheuleano, al Middle Stone Age e al Late Stone Age. Fossili di ominini sono stati trovati nel corso degli scavi (Homo erectus, H. cfr heidelbergensis, H. sapiens arcaico). Aree con impronte animali e umane permettono una vivida ricostruzione della vita nel Pleistocene. Oltre alle decine di siti già scavati e studiati, molti altri sono ancora da investigare. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Margherita Mussi
ETIOPIA / ETHIOPIA
Missione Archeologica Italiana a Gotera
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e origini della nostra specie, e la sua diffusione in tutto il mondo sono un tema cruciale nella ricerca archeologica di questi ultimi decenni. Per questo scopo, l’Africa orientale è un luogo di straordinaria importanza, sin dalla comparsa delle prime forme di Homo. Qui si trovano i primi Homo sapiens e da qui parte probabilmente l’espansione in tutta l’Africa prima, e in tutto il mondo poi. L’obiettivo della missione archeologica italiana a Gotera (GOTAM), in Etiopia meridionale, è quello di indagare le piú antiche fasi di
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occupazione umana dell’area, in un sito archeologico all’aria aperta, ricco in fauna e litica, attribuito alla Middle Stone Age. Quest’ultima costituisce la fase culturale del Paleolitico africano associata all’origine e alla diffusione di Homo sapiens e alla nascita del comportamento moderno. Questa ricerca ha il potenziale di arricchire in modo significativo la nostra conoscenza su questo lontano passato. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Enza Elena Spinapolice
ETIOPIA / ETHIOPIA
Missione Etnologica Italiana in Tigray-Etiopia (MEITE)
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a Missione Etnologica Italiana in TigrayEtiopia, fondata dal professor Pino Schirripa, è operativa dal 2007 e dal 2012 riceve il finanziamento del MAECI. Ha svolto 12 campagne di ricerca, una per anno, su temi di antropologia medica (come il sistema medico, i farmaci tradizionali e di sintesi, la disabilità) e antropologia sociale (bambini di strada, sex workers, movimenti religiosi, condizione giovanile). Accanto all’attività di
ricerca si svolge una collaborazione accademica con la Mekelle University nella forma di una Summer School in Anthropology and History, a cui partecipano studenti italiani e etiopici. La guerra civile che ha interessato l’aera di ricerca della Missione ha reso impossibile svolgere le attività negli ultimi due anni che riprenderanno nel corso del 2023. Istituto Università degli Studi di Messina Direzione Pino Schirripa
GHANA
Missione Etnologica Italiana in Ghana (MEIG) In alto, sulle due pagine ricostruzione dell’aspetto del paesaggio di Melka Kunture intorno ai 750 000 anni fa. In alto, a destra venditrice di erbe mediche al mercato di Mekelle. A destra guaritore islamico in Ghana. Nella pagina accanto, in basso un tipico paesaggio della regione di Gotera (Etiopia meridionale).
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a Missione Etnologica Italiana in Ghana, nata nel 1954 su iniziativa del professor Vinigi L. Grottanelli e finanziata dal MAECI dal 1989, è la piú longeva missione etnologica italiana. Attualmente è diretta dal prof. Pino Schirripa. Ha svolto principalmente ricerche in area nzema (Ghana costiero sud-occidentale), dove, tra le altre cose, ha realizzato il Fort Apollonia Museum of Nzema Culture and History. Nella sua lunga storia ha svolto ricerche su molti temi legati alle dinamiche culturali e sociali di quest’area, le piú recenti si incentrano principalmente su temi quali: il potere tradizionale, le politiche sanitarie e quelle del patrimonio culturale; la dimensione religiosa; le modificazioni del paesaggio; le questioni ambientali e sociali legate alle recenti attività estrattive petrolifere. Istituto Università degli Studi di Messina Direzione Pino Schirripa
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AFRICA
LIBIA / LIBYA
Ricerche nel deserto libico: l’oasi di Giarabub
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el 2002 il Dipartimento per le Antichità della Libia ha richiesto di condurre ricerche e scavi nell’area circostante l’oasi di Giarabub, in seguito a tale incarico è stato possibile condurre nel 2003 una breve esplorazione della zona e analizzare i reperti conservati nei depositi del Museo di Cirene. Grazie all’ecosistema di cui godeva l’intera area intorno alla depressione di Giarabub si era creato uno specifico modello insediamentale basato sulla disponibilità di acqua, l’estrazione e il commercio del sale lungo la Via delle Oasi, mettendo in comunicazione la valle del Nilo con la costa atlantica. Di tale modello culturale le mummie attestate nelle tombe a camera con loculi che caratterizzano il territorio costituiscono l’evidenza piú appariscente. Istituto Università degli Studi «G. d’Annunzio» Chieti-Pescara Direzione Vincenzo d’Ercole
LIBIA / LIBYA
Missione Archeologica congiunta Italo-Libica «Tempio Flavio»
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a Missione Tempio Flavio opera a Leptis Magna dal 1964. Il complesso di età flavia, oggetto della ricerca, venne edificato sulla banchina occidentale del Uadi Lebda, con il doppio ruolo di struttura funzionale e sacra, per volontà testamentaria di una domina negli anni 93-94 d.C. Al piano della banchina, portali coronati da archi affiancati da lesene davano accesso ai magazzini portuali. Su questa base si elevava il colonnato ionico che circoscriveva la platea
LIBIA / LIBYA
Progetto «Ptolemaica. Cirene e il Mediterraneo Orientale»
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Testa di mummia con bendaggio multistrato, dall’oasi di Giarabub. In alto, sulle due pagine ricostruzione virtuale del Tempio Flavio di Leptis Magna.
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e quattro Missioni Archeologiche dell’Università «Luigi Vanvitelli» all’estero, sostenute dal MAECI e dirette da Serenella Ensoli, operano a Cirene (Libia), a Cipro, in Palestina e in Israele. Esse rientrano nel piú ampio Progetto «Ptolemaica. Cirene e il Mediterraneo Orientale». A Cirene le ricerche sono incentrate nel Quartiere del Santuario di Apollo (Progetto Pilota: Teatro-Anfiteatro), nel Quartiere Centrale, nel Santuario di Iside e Serapide sull’Acropoli e nella «Fabbrica Officinale del Silfio». Esse riguardano anche le sculture del Museo e dei Magazzini nonché le oltre 150 opere cirenee trasferite nel British Museum (1860-61). Un progetto a parte è costituito dalle indagini sul cosiddetto «Tesoro di Bengasi». A Cipro le ricerche si concentrano nel Santuario di Apollo
inquadrando il tempio corinzio a due celle dedicato ai divi Vespasiano e Tito e a Domiziano vivente. La resilienza della struttura ha consentito al manufatto di sfidare il tempo, nonostante calamità naturali e vari riutilizzi, per quasi dieci secoli, fino all’ultima fase di vita di Leptis in epoca aghlabita (IX-X secolo d.C.). Istituto Centro Internazionale Ricerche Archeologiche Antropologiche e Storiche (CIRAAS Onlus) Direzione Anna Maria Dolciotti
LIBIA / LIBYA
Città e santuari di Cirene e Arco di Marco Aurelio e Lucio Vero a Tripoli Hylates (Kourion), nei Santuari di Afrodite (Palaipaphos/ Kouklia, Nea Paphos/«Fabrika Hill») e nel Mausoleo (cosiddetta «Tomba 8») della Necropoli di Kato Paphos. Istituto Università degli Studi della Campania «Luigi Vanvitelli» Direzione Serenella Ensoli
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a Missione Archeologica a Cirene dell’Università di Urbino è stata fondata da Sandro Stucchi nel 1957 ed è ora diretta da Oscar Mei. In stretta collaborazione con il locale Department of Antiquities si occupa di scavi e restauri all’interno della città (Quartiere dell’Agorà e Quartiere Orientale, in particolare nel Ginnasio ellenistico-Caesareum e nel Santuario dei Dioscuri) e nell’area extraurbana (santuario di Demetra, con tempio dorico esastilo, altare, propileo e teatro greco tagliato nella roccia, e Santuario di Apollo Apotropaios). La Missione indaga anche il santuario rupestre indigeno di Slonta, posto a circa 50 km da Cirene e, dal 2010, si occupa del progetto di restauro dell’Arco di Marco Aurelio e Lucio Vero di Tripoli, simbolo dell’archeologia romana dell’antica Oea. Istituto Università degli Studi di Urbino Carlo Bo Direzione Oscar Mei
In alto Cirene. Il colonnato della cella del Tempio di Demetra, restaurato dalla missione dell’Università di Urbino. A sinistra Cirene. Il Santuario di Apollo Pizio, uno dei monumenti studiati nell’ambito del Progetto «Ptolemaica».
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AFRICA
LIBIA / LIBYA
Necropoli rupestri a rischio: il caso di Cirene a confronto con il caso di Luxor
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a Missione di Chieti in Libia lavora in diversi siti della Cirenaica sin dal 1997 con GIS e scavi nella necropoli e nei santuari rupestri a Cirene, restauro, studio e allestimento di sculture e monete, mappatura di villaggi rurali e gsur nella chora di Cirene, scavo a Lamluda. Tra le aree di scavo il sito di Ain Hofra a Cirene presenta sia interessanti attestazioni funerarie ascrivibili alla necropoli est di Cirene, come due monumentali tombe tempio, ma anche un’ampia area cultuale con numerose nicchie rupestri iscritte. Lamluda è un villaggio rurale posto sul limes e all’incrocio tra la via costiera est-ovest e la via carovaniera che collegava il retroterra desertico con i porti di Ras el Ilal e Latroun. Il progetto prevede anche prospezioni geo-archeologiche, analisi archeometriche su marmi e ceramica e monitoraggio di aree a rischio. Istituto Università degli Studi «G. d’Annunzio» Chieti-Pescara Direzione Olivia Menozzi
LIBIA / LIBYA
Sabratha, Quartiere del Teatro: valorizzazione digitale e messa in rete della documentazione
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a missione dell’Università di Palermo, in collaborazione con il Department of Antiquities di Tripoli, si occupa di Sabratha dall’età punica a quella bizantina. I principali contesti d’intervento, sotto la direzione di Elisa Chiara Portale, sono il Serapeo, di cui è in progetto la ripresa dello studio architettonico e della documentazione con una preventivata campagna di rilievo fotogrammetrico 3D, e il settore est della città, dove si sta concentrando l’attenzione sulle domus della Piscina e dell’Attore Tragico. Un impegno consistente è volto alla digitalizzazione completa e alla catalogazione e messa in rete dell’archivio CeRAM, relativo alle attività di ricerca e scavo delle Missioni Archeologiche
LIBIA / LIBYA
Sabratha: interventi di restauro, studio e valorizzazione digitale
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a Missione di Macerata opera in Libia dal 1968, in piú campi: quello del restauro e anastilosi (a Leptis Magna e Sabratha), quello della formazione e aggiornamento del personale, quello delle pubblicazioni, quello della digitalizzazione dei dati d’archivio, quello della valorizzazione delle aree archeologiche. I lavori piú impegnativi hanno riguardato lo studio, il restauro e l’anastilosi di alcuni dei monumenti piú rappresentativi delle due città: l’arco quadrifronte dei Severi a Leptis, uno dei piú grandiosi del mondo romano, il Mausoleo punico ellenistico B a Sabratha. Inoltre, sono stati condotti interventi nell’area sacrofuneraria di Sidret el-Balik e sulle tombe
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dipinte del Defunto eroizzato, della Gorgone e di Tanit. È stato infine avviato un progetto di digitalizzazione e messa on line (già operante) dei documenti (foto d’epoca, disegni, relazioni di scavo) conservati presso il Centro di ricerca e documentazione sull’archeologia dell’Africa Romana «Antonino Di Vita» dell’Università di Macerata. Istituto Università di Macerata Direzione Giuseppe Mazzilli
In alto, a sinistra materiali provenienti dai repositoria di votivi nella Grotta W1 di Ain Hofra. Nella pagina accanto, in basso Sidi Mohamed Sherif (Gasr el-Chiar, territorio di Leptis Magna). A sinistra Sabratha. Particolare di una delle pitture della Tomba del Defunto eroizzato.
Sulle due pagine il Serapeo di Sabratha, oggetto di nuovi studi da parte della missione dell’Università di Palermo.
dell’Università di Palermo in Italia e all’estero, avviate da piú di un cinquantennio nei vari siti di Sicilia, Grecia, Egitto, Siria e in particolar modo della Libia. Istituto Università degli Studi di Palermo Direzione Elisa Chiara Portale Contrassegno anepigrafo. Ascia bipenne: 1. Màllia, Palazzo minoico (Creta); 2. Kef el Blida (Tunisia), tomba: restituzione grafica di un affresco raffigurante una nave, sulla cui prua si vede un guerriero con labrys; 3. Leptis Magna-Regio III/is. 16, Bottega.
LIBIA / LIBYA
La tecnica edilizia nella Tripolitania antica
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l progetto di ricerca, cofinanziato dal MAECI, sotto l’egida del Department of Archaeology di Tripoli (Libia) e la collaborazione dell’Institut National du Patrimoine di Tunisi, indaga la diacronica tradizione edilizia nel Mediterraneo antico. La ricognizione decennale avviata a Leptis Magna ha avuto come obiettivo la vexata quaestio della condivisione dei comportamenti tecnico-costruttivi tra le maestranze edilizie in alcune provincie, del condizionamento dei materiali locali e dell’impiego di contrassegni incisi. Le ricognizioni hanno finora interessato dalla Creta tardo-minoica alla Tripolitania preromana e imperiale, alla Tunisia punica e neopunica. Le ricerche sui contrassegni aprono, in particolare, una nuova prospettiva sulla dibattuta lunga correlazione tra area egeo-levantina e il Mediterraneo nord-africano nel lungo periodo. Istituto Università di Catania Direzione Francesco Tomasello
LIBIA / LIBYA
Missione Archeologica dell’Università Roma Tre
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a missione opera da piú di un trentennio in Tripolitania, a Leptis Magna e a Tripoli. Consolidati i filoni della ricerca: analisi del popolamento del suburbio di Leptis e dell’economia del suo territorio; studio delle infrastrutture produttive e dell’edilizia abitativa, in particolare delle numerose residenze marittime e dei loro apparati decorativi; ricostruzione del paesaggio funerario con contestualizzazione dei corredi tombali di Leptis e Oea; ricognizione della scultura architettonica e figurativa in Tripolitania. Nel 2023 è stato riavviato il progetto di cooperazione con il Dipartimento delle Antichità della Libia (DoA), articolato in due componenti: da una parte, contestualizzazione e catalogazione informatizzata dei manufatti archeologici ospitati nei depositi del Castello Rosso (Tripoli), dall’altra riordino e conservazione del materiale documentario raccolto nell’archivio storico del DoA, imprescindibile ai fini della tutela di una memoria che è patrimonio comune, che va difeso e fatto conoscere. Istituto Fondazione MedA-Mediterraneo Antico Direzione Luisa Musso
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AFRICA
MAROCCO / MOROCCO
Oued Beht Archaeological Project
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biettivo dell’OBAP è l’indagine di Oued Beht, un importante sito all’aperto localizzato nel Marocco nord-occidentale. OB ha il potenziale di rivoluzionare la nostra comprensione della tarda preistoria maghrebina in relazione all’emergere della complessità sociale in Nord Africa e nel Mediterraneo,
MAROCCO / MOROCCO
Tecniche di remote sensing per lo studio degli insediamenti umani in siti minerari sfruttati nell’antichità
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egli ultimi anni è cresciuta l’attenzione sull’interazione tra il paesaggio e beni archeologici. La salvaguardia dell’ambiente e l’utilizzazione razionale delle risorse naturali hanno lo scopo di tutelare e migliorare anche i beni culturali che ricadono su esso. La missione ha avuto come obiettivo lo studio dell’area mineraria di Aouam dove è ubicata la fortezza islamica di Ighram Aousser. Attraverso tecniche di remote sensing satellitare sono stati analizzati i depositi di scorie nel territorio circostante l’area mineraria. Lo studio è stato anche oggetto di una tesi di laurea, discussa all’Università degli Studi di Urbino «Carlo Bo», dal titolo «Analisi ambientale di un sito di estrazione polimetallurgico attraverso l’utilizzo di immagini satellitari». Istituto CNR Direzione Alessia Allegrini In alto l’area mineraria di Aouam e, in basso, depositi di scorie localizzati nel territorio circostante. A destra, dall’alto Oued Beht. Attività di scavo e un’accetta levigata rinvenuta nel corso delle indagini.
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nonché le interconnessioni tra queste regioni chiave. Il sito è datato tra la fine del IV e il III millennio a.C. e le prime indagini condotte indicano un’estensione di circa 20 ettari, con numerosi silos di stoccaggio e abbondantissimi elementi in pietra levigata e ceramica. Tali tratti non hanno eguali in tutto il Nord Africa al di fuori dell’Egitto. OB promette di restituire un quadro completamente nuovo degli sviluppi socio-culturali nel Maghreb occidentale. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Giulio Lucarini
MAROCCO / MOROCCO
Prospezioni archeologiche per la ricostruzione dei contesti archeometallurgici punici del Maghreb
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ella miniera (piombo, argento) di Aouam-Tighza (provincia di Khenifra), attiva dall’antichità ai nostri giorni, la missione si è concentrata sulla definizione diacronica del quadro storico delle tecniche estrattive pirometallurgiche con prospezioni geologiche, archeologiche, topografiche nel territorio e lo scavo in due settori della città fortificata di epoca almoravide (XI-XII secolo d.C.) di Ighrem Aoussar. Nel 2019 è stato inaugurato il Centre du patrimoine minier d’Ighrem Aoussar à Tighza. L’interesse della missione è volto anche al distretto poli-
metallurgico di Midelt, Mibladen e Aouli, con particolare attenzione alla miniera (piombo argentifero, rame) di Zaida, la necropoli di Tayardirt, con oggetti di tradizione fenicia e le strutture islamiche difensive e di controllo del territorio. Istituto CNR Direzione Lorenza Manfredi
In alto torre della cinta muraria della «cittadella» di Aouam (Tighza). In basso, a sinistra paesaggio del bacino di Tizi N’Tadderht nell’area di Ouarzazate.
MAROCCO / MOROCCO
MAROCCO / MOROCCO
I bacini mio-pliocenici del Marocco centrale: una collaborazione internazionale in cerca delle nostre radici
Missione Etnologica Italiana
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e attività di questa missione hanno come obiettivo la valorizzazione delle poco note successioni sedimentarie affioranti nella porzione centrale del Marocco, e in particolare nell’area di Ouarzazate. Le informazioni preliminari di letteratura integrate da missioni esplorative del gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze hanno rivelato buone potenzialità e con questi presupposti è iniziata l’esplorazione e lo studio dei depositi paleontologici che potrebbero fornire la documentazione piú occidentale, nel continente Africano, dei primi ominidi del Miocene terminale o del Pliocene inferiore (e degli ecosistemi a essi associati). Portate avanti con il sostegno del MAECI dal 2015, le attività di ricerca sono arricchite dalla partecipazione di giovani in formazione. Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Lorenzo Rook
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a ricerca antropologica della «Missione Etnologica Italiana in Marocco» ha come obiettivo primario, a partire dalle regioni di MarrakechSafi e Casablanca-Settat, in collaborazione con le Università Cadi Ayyad (Marrakech) e Hassan II (Casablanca), quello di analizzare le componenti culturali e sociali di corpo, malattia, processi di cura e pratiche alimentari, attraverso un’indagine etnografica sulle rappresentazioni culturali e sociali del diabete, svolta in contesti sanitari, ma non solo, con un focus su biomedicina e medicine tradizionali, quale specifica prospettiva da cui studiare vita culturale e sociale del Paese. Istituto Università degli Studi di Napoli Federico II Direzione Eugenio Zito Qui sopra guaritore tradizionale.
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AFRICA
MAROCCO / MOROCCO
MAURITIUS
Tabernae Project
Port Louis, Mauritius. An Archaeological History of a Tropical City
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l tema degli insediamenti militari nelle province settentrionali del Nord Africa durante l’impero romano ha recentemente acquisito un forte interesse negli studi storici, archeologici, epigrafici ed economici. In particolare, in Mauretania Tingitana (nell’area nord-orientale dell’odierno Marocco), è stata accertata la presenza di numerosi accampamenti militari nel primo e nel tardo impero romano. In questo quadro, a partire dal 2022 si inserisce la missione archeologica sul sito di Tabernae (Lalla Djilaliya) coordinata dall’Università degli Studi della Basilicata in cooperazione con l’Institut National des Sciences de l’Archéologie et du Patrimoine di Rabat (Marocco). Le indagini non distruttive (rilievo magnetico e da drone), hanno evidenziato l’organizzazione del campo e del piccolo vicus adiacente, confermando l’intensa attività edilizia nel corso dei secoli. Di particolare interesse è stato il rinvenimento di una dedica del procurator Augustorum C. Vallius Maximianus al genius loci. Istituto Università degli Studi della Basilicata Direzione Francesco Martorella
MOZAMBICO / MOZAMBIQUE
Missione etnologica in Mozambico, Malawi e Tanzania
L
e indagini archeologiche e topografiche a Port Louis-Mauritius ricostruiscono attraverso un innovativo GIS archeologico e storico le fasi edilizie della città. Ricostruzioni 3D e analisi archeologiche degli alzati descrivono lo sviluppo urbano. Lo studio dell’impianto cittadino coloniale (case di legno, in muratura, infrastrutture, ecc.) descrive le iterazioni tra i differenti gruppi sociali, politici e militari che hanno plasmato la città tropicale. L’archeologia aiuta a comprendere le interazioni e le negoziazioni dei differenti attori in uno spazio cosmopolita peculiare. Le mappe archeo-topografiche evidenziano gli spazi abitativi di schiavi, ex schiavi, persone libere, lavoratori a contratto, artigiani, marinai mercanti, militari e le loro influenze culturali portate da Africa, Asia, India, Europa e Cina. Istituto Università Ca’ Foscari, Venezia Direzione Diego Calaon
N
el corso di quindici anni la missione etnologica si è focalizzata su diverse tematiche: le danze tradizionali divenute patrimonio intangibile dell’umanità sancite dall’UNESCO, i retaggi della schiavitú nelle memorie attuali, il lavoro domestico servile e degli schiavi, il lavoro forzato imposto nel periodo coloniale, le dinamiche di dipendenza parentale che hanno portato a uno sfruttamento del lavoro e del lavoro minorile, le autorità tradizionali e il loro ruolo in continuo mutamento, la matrilinearità. Gli studi sul Mozambico sono visti in una prospettiva sistemica in relazione ai paesi circostanti e all’insieme degli scambi dell’Oceano Indiano, dunque le coste degli attuali Mozambico, Tanzania, Kenya e Somalia sono considerate come un insieme con caratteristiche culturali comuni. Istituto Università degli Studi di Urbino Carlo Bo Direzione Francesca Declich
Esempi di ricostruzioni 3D elaborate per documentare lo sviluppo storico degli edifici di Port Louis, Mauritius. A sinistra, in alto sito di Tabernae (Lalla Djilaliya), con estrapolazione da Google Earth Pro. Nella pagina accanto, in alto Mindelo (Mindel in creolo di São Vicente), città portuale di Capo Verde situata nel Nord dell’Isola di Sao Vicente, arcipelago di Barlavento. Qui accanto Francesca Declich, il maestro musicista Costantino Uarila (Ribaué, Mozambico, 2011) e un immancabile bambino curioso...
SENEGAL
Missione Etnologica in Senegal e Africa Occidentale (MESAO)
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ESAO è una rete di studiosi e ricercatori italiani e africani diretta da Alice Bellagamba e operativa su piú paesi dell’Africa Occidentale (Senegal, Capo Verde, Gambia, Guinea Conakry, Ghana, Togo, Bénin) con un focus principale sul Senegal, paese prioritario per l’Italia, rispetto al quale le relazioni di collaborazione fra la missione, le associazioni di società civile (tanto in Senegal quanto nella diaspora senegalese) e le istituzioni universitarie sono cresciute negli anni. Obiettivo della missione è la crescita e il rafforzamento della ricerca antropologica e storica italiana sull’Africa Occidentale, con un forte accento
sull’internazionalizzazione, la produzione di nuova conoscenza, la valorizzazione di fonti orali e d’archivio, la formazione di giovani generazioni di studiosi italiani e africani. Obiettivi correlati sono: 1. l’arricchimento della riflessione teorica ed etnografica alla luce del cambiamento socio-culturale sociale; 2. il rafforzamento dei partenariati nei Paesi interessati dalla missione; 3. la costruzione di nuove collaborazioni; 4. la disseminazione a livello scientifico e pubblico della ricerca sull’Africa Occidentale condotta in Italia. Istituto Università degli Studi di Milano-Bicocca Direzione Alice Bellagamba
SENEGAL
SUD AFRICA / SOUTH AFRICA
Missione Etnologica Italiana in Africa Subsahariana (MEIAS)
Il contesto paleoambientale dell’evoluzione umana nel Plio-Pleistocene del Sud Africa
A
vviata nel 2006, la Missione Etnologica Italiana in Africa Subsahariana prosegue la sua ricerca nei seguenti ambiti: a. i saperi locali e le terapie rituali nel trattamento dei disturbi mentali e le forme di collaborazione con la biomedicina, in un contesto connotato da forti tensioni politico-religiose; la missione ha realizzato anche attività di formazione del personale sanitario sui temi dell’antropologia medica; b. le conseguenze della crisi climatica (desertificazione, inondazioni, scomparsa di specie vegetali, conflitti fondiari), in Mali e in Mozambico; c. l’analisi delle dinamiche dell’attuale conflitto nel Sahel, in Mali in particolare, dove la proliferazione delle milizie di autodifesa (Dan Nan Ambassougou) e jihadiste ha determinato una grave crisi politico-istituzionale. Negli anni la missione ha potuto avvalersi dell’appoggio di diverse istituzioni locali: Mission Culturelle de Bandiagara; Université de Bamako; Musée de Bamako; Centre Régional de Médecine Traditionnelle de Bandiagara. Istituto Università di Torino Direzione Roberto Beneduce Cerimonia Ndoep, Mbour, Dakar.
I
l Sud Africa rappresenta un’area cruciale per l’evoluzione umana. La corretta ricostruzione paleoambientale durante il Plio-Pleistocene potrà rivelare nuovi dati sull’ambiente in cui si sono evoluti i primi ominidi e i primi rappresentanti del genere Homo. Questo progetto prevede lo studio della paleobiodiversità di uccelli e rettili e permetterà di delineare il quadro della loro evoluzione biologica e l’evoluzione ambientale testimoniata dai taxa indagati. I reperti studiati provengono dalla Cradle of Humankind (Gauteng), l’area con la piú alta concentrazione di siti paleoantropologici al mondo, e da Langebaanweg (Western Cape), una delle località fossilifere plioceniche piú ricche al mondo da cui provengono oltre un milione di resti appartenenti a oltre 280 specie di vertebrati fossili. Istituto Università di Torino Direzione Marco Pavia
Attività di scavo a Kromdraai (Cradle of Humankind, Gauteng, Sudafrica) con uno dei responsabili dello scavo, José Braga, (Università di Tolosa, Francia).
| ARCHEOLOGIA ITALIANA ALL’ESTERO | 139 |
AFRICA
SUDAN
Missione congiunta della «Sapienza» Università di Roma e del National Corporation for Antiquities and Museums a Hugair Gubli e Magal, IV cataratta
L
a missione archeologica attiva presso Hugair Gubli e Magal ha come obiettivo principale quello di indagare, scavare e documentare un grande tempio, la cui ultima fase risale all’età tardo-napatea e piú precisamente al regno del re Aktisanes (IV secolo a.C.). Si tratta di un edificio scavato in una cava di arenaria, di cui sono ancora ben leggibili il naos e parte del colonnato, cosí come le fondazioni megalitiche. Il tempio, però, non è un monumento isolato, essendo al centro di un’area ricca di altri resti archeologici. Lo scavo del tempio, quindi, è integrato in una ricerca piú ampia nella microregione di Hugair Gubli/Magal. In questo quadro, durante l’ultima campagna (novembre 2022) la missione «Sapienza» ha scoperto e documentato: 1. un sito appartenente alla Cultura di Kerma (2500-1500 a.C.); 2. diversi edifici e necropoli; 3. un vasto sito di arte rupestre con numerose incisioni rupestri e «rock gongs». I petroglifi sono costituiti principalmente da animali (soprattutto bovini e gazzelle), segni schematici, imbarcazioni e simboli che potrebbero essere interpretati come «marchi tribali». È stato inoltre individuato un gruppo di tumuli a pianta circolare e ovale, ancora da indagare. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Paola Buzi
SUDAN
Italian Archaeological Mission in Sudan-Jebel Barkal
L
a Missione opera da cinquant’ anni nel settore meroitico dell’antico centro cerimoniale di Napata (dal 2003 sito UNESCO), fiorito ai piedi del Jebel Barkal. L’area investigata è dominata dal grande palazzo del re Natakamani (I secolo d.C.), una struttura monumentale in cui si coniuga la tradizione locale con gli apporti faraonici ed ellenistici. Il palazzo monumentale è il nucleo di un sistema di edifici la cui funzione è eminentemente cerimoniale, e che rappresentano l’interpretazione meroitica della città regale ellenistica. Alcuni oggetti rappresentativi del corredo palaziale e alcuni elementi architettonici sono esposti nel Museo di Karima. Nel corso delle ultime campagne, lo scavo si è accompagnato a un programma di restauro delle strutture, mirato anche a una maggiore comprensione del settore. Istituto Università Ca’ Foscari Venezia Direzione Emanuele M. Ciampini In alto Jebel Barkal. Ripresa da drone del palazzo regale di Natakamani (B1500). A sinistra incisione raffigurante un bovino in un sito rupestre identificato nel plateau desertico fuori dal villaggio moderno di Magal durante la campagna 2022.
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Qui accanto Abu Erteila.Ipotesi ricostruttiva del tempio di Iside K1000. A destra il team italiano dell’Abu Erteila Project con gli operai locali. In basso visita di una scuola locale durante gli scavi della Missione archeologica italiana in Sudan ed Eritrea dell’Università di Napoli L’Orientale e dell’ISMEO.
SUDAN
Abu Erteila Project
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l sito sudanese di Abu Erteila, collocato lungo la sponda orientale del Nilo, dista 9 km dalla necropoli reale di Meroe. Le ricerche sin qui svolte hanno dimostrato che l’insediamento, il cui nome antico rimane sconosciuto, fu un rilevante centro satellite dell’antica capitale di Nubia nel quale si alternarono aspetti insediativi e rilevanti attività cultuali. Le attività di scavo condotte hanno rivelato infatti un complesso residenziale (K800) databile tra la fine del I secolo e gli inizi del III secolo dell’era cristiana nonché un quartiere religioso costituito da un tempio maggiore (K 1000) dedicato a Iside ed edificato dal re
Natakamani, una cappella laterale (K 1200), un tempio del Leone (K1100) e il suo chiosco (K1300). Provengono infine da K 1000 quattro altari in arenaria ferrosa recanti i nomi, redatti in geroglifico egiziano, del re Natakamani, della regina Amanitore e del principe ereditario Shorkror, il figlio piú giovane della coppia reale. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Eugenio Fantusati
SUDAN
Missione archeologica italiana in Sudan ed Eritrea dell’Università di Napoli L’Orientale e dell’ISMEO
L
a missione studia una regione in precedenza inesplorata tra valle del Nilo, altopiano etiopico, Mar Rosso e Deserto Orientale. Ha ricostruito una lunga tradizione culturale regionale che si estende tra il VI millennio a.C: e la metà del II millennio d. C. Inoltre, sono stati evidenziati i principali snodi della storia della regione, come l’adozione di animali e piante domesticate nel IV millennio a.C., l’avvento del pastoralismo nomade a partire dal II millennio a.C. e l’emergere della gerarchizzazione sociale almeno dall’inizio del III millennio a.C. La missione contribuisce attivamente alla gestione del patrimonio culturale della regione e promuove il coinvolgimento delle comunità locali.
Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Andrea Manzo
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AFRICA
SUDAN
Progetto di Conservazione del Tempio di Mut
I
l tempio di Mut risale al VII secolo a.C. ed è una delle piú importanti testimonianze archeologiche della XXV dinastia egizia; è situato nell’area archeologica di Jebel Barkal, nella Nubia sudanese, sito UNESCO dal 2003. Il monumento, parzialmente scavato nella roccia, è decorato con un ciclo pittorico di grande rilevanza storica e iconografica che presentava serie criticità conservative. L’Istituto Centrale per il Restauro, in accordo con la National Corporation of Antiquities and
Museums of Sudan, conduce dal 2014 missioni finalizzate al restauro dei dipinti murali e delle componenti architettoniche del tempio, effettuando anche sondaggi archeologici, indagini scientifiche e attività di formazione del personale tecnico sudanese. Le attività di completamento dell’intervento sono ancora in corso. Istituto Istituto Centrale per il Restauro Direzione Elisabetta Giani
SUDAN
Missione Archeologica Italiana a el-Salha/al-Khiday, Sudan Centrale
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ocus delle ricerche archeologiche ad al-Khiday sono il cimitero preistorico e l’abitato. Il cimitero, di cui sono stati investigati circa 2000 mq, ha restituito, finora, 245 sepolture. Di queste, le piú antiche (12 000 a.C.) sono particolari per il rituale di seppellimento, in posizione allungata e a faccia in giú. La necropoli è stata poi utilizzata nella fase neolitica (4500 a.C.) e in quella meroitica (100 a.C./100 d.C.). L’abitato (7000 e il 5800 a.C.) ha restituito evidenze di una popolazione dedita prevalentemente alla pesca, raccolta di piante selvatiche e, marginalmente, alla caccia. Queste popolazioni sono rinomate per la loro produzione ceramica, tra le piú antiche del mondo. L’analisi di questi contenitori ha dimostrato che erano stati usati per conservare pesce salato e cuocere cibi a base di piante.
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Istituto CSSeS, Centro Studi Sudanesi e Sub-Sahariani Direzione Donatella Usai In alto il Jebel Barkal con il tempio di Mut dopo le opere provvisionali eseguite dalla missione dell’Università Ca’ Foscari. Qui sopra vista del cimitero di al-Khiday da un aquilone.
TANZANIA
THOR (Tanzania Human Origin Research) project
L’
Africa orientale, e la Tanzania in particolare, sono una delle aree di maggiore interesse mondiale per lo studio e la ricostruzione di alcune fasi cruciali
dell’evoluzione umana. La missione italiana si inserisce nel quadro del progetto di ricerca internazionale THOR (Tanzania Human Origin Research), i cui obiettivi sono lo studio, la tutela e la valorizzazione di due fra i siti paleoantropologici piú importanti al mondo: Laetoli e Olduvai. Localizzati all’interno della Ngorongoro Conservation Area, riserva naturale riconosciuta come sito Patrimonio dell’Umanità UNESCO, Laetoli e Olduvai sono come finestre aperte sugli ultimi 4 milioni di anni di evoluzione climatica, geo-morfologica e bio-ecologica dell’Africa orientale, evoluzione umana inclusa. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Giorgio Manzi
TUNISIA
Il Santuario di Baal-Hammon/Saturno di Althiburos (El Kef)
I
l progetto, che vede coinvolti l’Institut National du Patrimoine (INP) di Tunisi e l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) del CNR, è volto al recupero del tofet di Althiburos individuato negli anni 2000 da Nabil Kallala, co-direttore delle indagini sul sito da parte tunisina. La colonia romana di Althiburos si trova nella Tunisia centrale, a circa 230 km a S-O di Cartagine, in un’area precedentemente controllata dalle popolazioni numidiche. Dallo scavo è emersa un’intensa attività edilizia che si sviluppa a partire dalla fine del II/inizio del I secolo a.C. e prosegue senza soluzione di continuità in epoca romana, anche quando, nella prima metà del I secolo d.C., il culto di Baal Hammon è sostituito da quello di Saturno, come attesta la documentazione epigrafica.
Istituto CNR Direzione Massimo Botto
Ricostruzione paleo-artistica dell’ambiente a Laetoli, circa 3,7 milioni di anni fa. Un gruppo di ominidi bipedi della specie Australopithecus afarensis e molti altri vertebrati hanno lasciato le loro impronte su una superficie di ceneri eruttate da un vicino vulcano. A sinistra dettaglio dello scavo di alcune delle impronte studiate a Laetoli dal gruppo italiano. Si notino le dimensioni ragguardevoli di alcune impronte, simili a quelle di un essere umano moderno. In basso Althiburos. l’area del santuariotofet in corso di scavo vista da Nord: sullo sfondo i resti dell’insediamento romano.
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AFRICA
TUNISIA
Rediscovering Hadrumetum
I
l progetto, codiretto da Hajer Krimi (Institut National du Patrimoine) e Antonella Coralini (Università di Bologna) si propone lo studio sistematico dell’evidenza superstite dell’Hadrumetum romana nella città moderna di Sousse L’obiettivo ultimo è quello della valorizzazione di quanto sino a oggi riportato alla luce, attraverso la sistematica revisione dei vecchi scavi. Nel 2022, le attività si sono concentrate sulla Casa delle Maschere. Riportato alla luce nel 1964, oggi parte di un’area archeologica, il complesso è stato oggetto di studio, e di una nuova documentazione, da parte di Salvatore Mancuso (Università di Bologna), che ha
realizzato anche il restauro virtuale dell’apparato decorativo pavimentale e dei volumi dell’edificio. Il suo lavoro, oltre a fornire nuovi dati utili a definire la natura del complesso (forse un centro per riunioni?) nel momento del suo massimo splendore, fra II e III secolo d.C., ha anche messo a punto un modello di intervento di grande efficacia, adottabile anche in altri siti. Istituto Università di Bologna Direzione Antonella Coralini
Sousse, Casa delle Maschere. Modello 3D che propone una ricostruzione ipotetica della struttura. In basso Thuburbo Maius, le Terme d’Inverno, da sud.
TUNISIA
Alibi Archaeologies. Rediscovering Roman Tunisia. Thuburbo Maius
I
l progetto Alibi archaeologies. Rediscovering Roman Tunisia cofinanziato dal MAECI e dall’Alma Mater, nel dicembre 2021 su proposta dell’Institut National du Patrimoine (INP) de Tunis, ha scelto come caso di studio il sito di Thuburbo Maius. È nato cosí il progetto tuniso-italiano «Thuburbo Maius: città e territorio. Ricerche e studi per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio archeologico
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e storico-culturale», condiviso dall’Institut National du Patrimoine, con l’Università di Bologna e l’Universitè de la Manouba. Il rilievo e la documentazione, in sito e nei depositi dei musei, lo studio degli alzati e l’analisi dei materiali sono le sue linee d’azione prioritarie, finalizzate anche all’elaborazione di dossier per la progettazione di interventi di manutenzione ordinaria e di restauro, a cura degli architetti e degli ingegneri che fanno parte dell’équipe (per l’ateneo di Bologna, Nicola Santopuoli; Stefano de Miranda, Giovanni Castellazzi; Antonio Maria D’Altri). Nel 2022 le attività si sono concentrate su tre complessi monumentali pubblici – Terme d’Inverno, le Terme d’Estate, la Palestra di Petronius –, in collaborazione con «Sapienza» Università di Roma (acquisizione ed elaborazione dati TLS e fotogrammetria da drone a cura di Tommaso Empler e Arianna Caldarone) e con l’Université de Carthage (per l’analisi dei materiali litici, a cura di Karima Zoghlami e Aida Zaddem). Istituto Università di Bologna Direzione Antonella Coralini
TUNISIA
Dinamiche insediative nella bassa valle dell’Oued Mejerda
I
l progetto è incentrato sul territorio della Bassa Valle della Mejerda (Tunisia, regione di Utica) e ha come finalità la ricostruzione del trend di popolamento e dei sistemi insediativi nel lungo periodo, con particolare riguardo alle età del Bronzo e del Ferro, poco documentate. La ricerca, che coinvolge un’équipe italo-tunisina, si caratterizza per la strategia d’indagine, poco adottata in ambito locale, e l’obiettivo teso a gettare luce sulla
Protostoria tunisina, anche in relazione al panorama mediterraneo. A partire dal 2019, i risultati delle prospezioni e dell’analisi preliminare dei materiali, prevalentemente ceramici, hanno per ora consentito di acquisire dati sull’occupazione del territorio a partire almeno dal III secolo a.C. sino alla tarda antichità. Istituto Università degli Studi di Sassari Direzione Anna Depalmas
In alto attività di ricognizione in prossimità dell’antica città di Utica. In basso i resti della città punica di Kerkouane.
TUNISIA
Missione Archeologica Tuniso-Italiana a Kerkouane (Capo Bon)
N
ell’ambito dell’accordo tra l’INP di Tunisi e il Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari sono in corso dal 2021 una serie di indagini stratigrafiche nella città punica di Kerkouane, inserita nella World Heritage List dell’UNESCO fin dal 1985. Fondata nel VI secolo a.C. nel Capo Bon, essa conserva in maniera eccezionale l’articolazione urbana che subí una violenta distruzione nel 255 a.C. durante il primo conflitto tra Cartagine e Roma. L’équipe diretta da Mounir Fantar e da Michele
Guirguis sta concentrando le ricerche nel settore centrale della città, al fine di studiarne lo sviluppo durante l’ultima fase di vita, collocabile tra il 300 e il 255 a.C. I nuovi scavi hanno riportato in luce un grande edificio pubblico, localizzato all’incrocio tra i due principali assi stradali, «Rue du Temple» e «Rue des Artisans», orientati secondo i punti cardinali. Istituto Università degli Studi di Sassari Direzione Michele Guirguis
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AFRICA
TUNISIA
Northern Tunisia Archaeological Project
O
biettivi principali del Northern Tunisia Archaeological Project (NoTAP), diretto da Nabiha Aouadi, Lotfi Belhouchet, Alfredo Coppa e Giulio Lucarini, sono la ricostruzione del processo di neolitizzazione nel Maghreb orientale e la migliore comprensione dei modelli economici e occupazionali dei gruppi umani insediati lungo le alture della dorsale tunisina nel VI millennio a.C. Altro importante obiettivo è la ricostruzione delle possibili relazioni genetiche fra questi gruppi e altre popolazioni nordafricane e mediterranee. Queste linee di ricerca saranno esplorate attraverso
l’indagine del sito neolitico di Doukanet el Khoutifa, Makthar, che può essere considerato il piú importante villaggio neolitico, associato a un’area cimiteriale, finora portato alla luce nel Maghreb orientale. Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Giulio Lucarini
TUNISIA
Missione italo-tunisina al teatro romano di Althiburos
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a missione dell’Università di Palermo, in collaborazione con l’INP di Tunisi (responsabile scientifico Nabil Kallala), cofinanziata dal MAECI, ha come oggetto lo scavo, il rilievo e lo studio del teatro romano di Althiburos (Governatorato di El Kef). Il teatro, di medie dimensioni e con una capienza di circa 3000 spettatori, è ben conservato. Costruito nella seconda metà del II secolo d.C., in età bizantina venne fortificato e in età islamica
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accolse un insediamento rurale. La ricerca, avviata nel 2006 su iniziativa di Antonino Di Vita (Università di Macerata), Nabil Kallala (INP) e Giorgio Rocco (Politecnico di Bari), si prefigge, avvalendosi della collaborazione di studiosi, dottorandi e studenti italiani e tunisini, di giungere a una proposta di restauro (virtuale) del monumento, per la valorizzazione del sito. Istituto Università degli Studi di Palermo Direzione Gilberto Montali
In alto Doukanet el Khoutifa, Tunisia. Panoramica del sito. Nella pagina accanto, in alto Cartagine. Collina dell’Odéon, area delle Ville Romane, la necropoli punica. IV-II sec. a.C. Nella pagina accanto, in basso l’ultimo dei sette ponti dell’acquedotto della città di Thugga. La sorgente dista 11 km ed eroga acqua ben filtrata dall’impluvio sinclinale di arenaria rossa numida tra Fedj Adoum e Djebel Khoubza. A sinistra veduta della parte orientale della cavea del teatro di Althiburos.
TUNISIA
Rus Africum – L’antico paesaggio del Nord Africa TUNISIA
Cartagine: la città e le sue necropoli
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ell’ambito dell’accordo di cooperazione scientifica tra l’Institut National du Patrimoine e l’Università di Roma «Sapienza», nel 2021 è stato avviato un nuovo progetto archeologico per studiare l’antica città di Cartagine e la sua necropoli. Due aree sono state selezionate per perseguire queste finalità: la collina di Borj-Jedid, nel Parco delle Terme di Antonino, dove è stata scavata una porzione della necropoli punica detta di Dermech (VII-VI secolo a.C.) e, a nord, la vasta necropoli sulla collina dell’Odéon, nell’area delle Ville Romane, dove si trovano almeno 12 tombe monumentali risalenti al IV-II secolo a.C. Qui, inoltre, è stata condotta un’intensa indagine geomagnetica che ha permesso l’individuazione di una cisterna punica. I risultati delle prime tre campagne (2021-2023) hanno fornito importanti informazioni sulla stratigrafia, la topografia e la storia del sito. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Lorenzo Nigro
T
ra il 1994 e il 2014 l’Università di Trento, in collaborazione con l’Institut National du Patrimoine della Tunisia, ha condotto scavi nella fattoria di Ain Wassel e ricognizioni sistematiche dell’intera superficie della carta 33 (Téboursouk, 640 km²) dell’Atlas Archéologique de la Tunisie. L’obiettivo è cartografare e datare le attività agricole della regione, situata a 100 km dalla costa. Studenti e archeologi, italiani e tunisini, hanno partecipato alle campagne di survey e di rilevamento dei resti architettonici tramite stazioni totali e GPS. Sono stati identificati 800 siti, di cui 150 appartengono all’acquedotto di Thugga e 224 riguardano fattorie provviste di presse di olio e vino. Nella zona coperta da survey intensivo (63 km²) la densità dei siti rurali è di 3 per km². Istituto Università di Trento Direzione Mariette Raaijmakers
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AFRICA
TUNISIA
Neapolis Africae
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TUNISIA
Missione archeologica italiana dell’Università di Sassari a Thignica
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a circa 30 anni il Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione dell’Università di Sassari, organizzatore dal 1983 dei Convegni Internazionali de L’Africa romana, è presente in Tunisia con una missione archeologica che ha portato centinaia di studenti italiani nella valle del fiume Medjerda (Governatorato di Béja), nel cuore dei territori agricoli al confine tra la Numidia e il territorio (pertica) di Cartagine, la capitale della provincia romana unificata da Augusto: dal 1995 si sono svolte le prime missioni presso Uchi Maius guidate da Mustapha Khanoussi e Attilio Mastino che continuano dal 2017 a Thignica, odierna Aïn Tounga, dirette da Samir Aounallah e Paola Ruggeri, cofinanziate dal MAECI e dalla Fondazione di Sardegna in collaborazione con la Scuola Archeologica Italiana di Cartagine, con l’Institut National du Patrimoine e con l’Agence de Mise en Valeur du Patrimoine et de Promotion Culturelle de Tunisie. Istituto Università degli Studi di Sassari Direzione Paola Ruggeri
In alto Thignica. Operazioni di rilievo della fortezza col drone. A destra ortofoto della Casa delle Ninfe a Neapolis (Nabeul). Nella pagina accanto, in alto, a sinistra il foro di Numluli con il Capitolium (a destra) e l’adiacente area di scavo della Missione Archeologica Tuniso-Italiana. Nella pagina accanto, in alto, a destra tracce di scavo clandestino in Tunisia Centrale. Nella pagina accanto, in basso Kampala (Uganda). Ssenga (donna esperta in questioni sentimentali e in educazione sessuale) nel suo negozio.
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e indagini a Neapolis (Nabeul) in Tunisia, principiate nel 2010, sono condotte nell’ambito di un accordo tra L’Università di Sassari (Pier Giorgio Spanu e Raimondo Zucca) e l’Institut National du Patrimoine di Tunisi (Mounir Fantar). Volte alla ricostruzione dell’assetto urbanistico della città antica e del suo porto (in parte sommersi), prevedono la rilettura della documentazione esistente, la ripresa di vecchi scavi e nuove indagini archeologiche di scavo e prospezione terrestre e subacquea. È stata cosí ricostruita la griglia regolare della colonia romana e localizzate alcune aree pubbliche, tra cui il foro. La parte sommersa del sito, con numerose vasche per la salagione del pesce, copre un’area di 16 ettari, oltre i 200 m dalla linea di costa. Come hanno rivelato le indagini condotte dall’équipe italo-tunisina, condotte in una prospettiva interdisciplinare, lo sprofondamento di una parte della città fu la conseguenza catastrofica di un terremoto che colpí Neapolis; questo causò, alla metà del IV secolo d.C, la scomparsa del suo porto e dell’area con le fabbriche di salagione. Istituto Università degli Studi di Sassari Direzione Pier Giorgio Spanu
TUNISIA
Ricognizione archeologica
I
TUNISIA
Ricerche archeologiche ed epigrafiche nel municipium di Numluli
L
e attività della Missione Archeologica Tuniso-Italiana a Numluli dell’Istitut National du Patrimoine (INP) di Tunisi e del Dipartimento di Storia Scienze dell’Uomo e della Formazione dell’Università di Sassari, finanziate dal MAECI, si svolgono con la direzione congiunta di Moheddine Chaouali (INP) e di Alessandro Teatini e con il patrocinio della Scuola Archeologica Italiana di Cartagine (SAIC). Il municipium romano di Numluli, ubicato nel settentrione della Tunisia, presso l’odierno villaggio di Al Matria, è un sito archeologico splendidamente conservato nel suo apparato monumentale e nel patrimonio delle sue iscrizioni, lo studio delle quali è affidato alla responsabilità scientifica di Antonio Ibba. Gli scavi si concentrano nell’area del foro, di fonte al Capitolium datato al 170 d.C. grazie all’iscrizione dedicatoria, e nella grande basilica paleocristiana individuata dall’équipe tunisoitaliana all’interno della necropoli a occidente della città, costruita a ridosso di un preesistente mausoleo. Istituto Università degli Studi di Sassari Direzione Alessandro Teatini
l progetto si propone di contribuire alla identificazione e alla documentazione di siti archeologici non ancora noti nel territorio della Tunisia (inclusi anche nuovi tratti dell’antica centuriazione romana) e contestualmente alla rilevazione di siti soggetti a scavo clandestino, al fine di valorizzare e preservare un territorio ricco di testimonianze archeologiche. L’indagine si concentrerà inizialmente sull’ampia area del governatorato di Beja e sarà svolta attraverso l’applicazione di metodi di prospezione archeologica non invasivi, a partire dall’analisi di immagini satellitari con l’ausilio di applicazioni di intelligenza artificiale. Successivamente verranno condotte campagne di ricognizione sul campo che includeranno indagini geofisiche e rilievi da drone supportate da robotica dedicata per confermare quanto individuato, con l’intenzione di definire anche la possibile apertura di aree di scavo. Istituto Istituto Italiano di Tecnologia Direzione Arianna Traviglia
UGANDA
Missione Etnologica Italiana in Africa Equatoriale
L
a Missione Etnologica Italiana in Africa Equatoriale è un gruppo di ricerca afferente al Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino; l’attuale Direttore è Alessandro Gusman. Il gruppo è stato fondato nel 1979 da Francesco Remotti con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri. Inizialmente, le ricerche si sono concentrate in Repubblica Democratica del Congo (allora Zaire). In seguito, il campo di ricerca si è ampliato a Burundi, Tanzania, Camerun e Uganda. Dall’inizio degli anni 2000, le attività della Missione si sono concentrate in particolare in Uganda, dove collabora con la Makerere University. Nell’area, l’équipe si dedica alla ricerca etnologica, etnostorica e etnomusicologica, a cui si aggiungono attività di insegnamento e divulgazione.
Istituto Università di Torino Direzione Alessandro Gusman
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AMERICA E OCEANIA
AMERICA / OCEANIA ARGENTINA
Missione Etnologica per il Sud America del Ministero degli Esteri (MEISAM)
L
a Missione nasce nel 2009 e ha svolto ricerche in Argentina, Brasile e Uruguay su migrazioni, indigenismo, educazione, movimenti sociali, cittadinanza, patrimonio culturale, e risorse. Campi di ricerca. Indigenismo (Wichi del Gran Chaco; Guaraní); migrazioni (Alto Paraíso, Goiàs; Pocos de Caldas, Itueta, Machado, Mariana, Ouro Preto, São João del Rei-Minas Gerais, BR; Buenos Aires); favelas (Paraisópolis, São Paulo); risorse (Comunità andine; Brasilia; Serra del Caraça; Movimento Lavoratori senza Terra; Pampas; Guichón, UY); patrimonio culturale (Chaco; Humauacha; Estrada Real; Rivera, UY); educazione popolare (Buenos Aires, Mbya-Guaraní). Istituto Tamerici SRL-Start Up «Sapienza» Università di Roma Direzione Alessandro Simonicca
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Campo nativo dei Wichi, Gran Chaco, Argentina. Nella pagina accanto, in alto il fiume Bacajá nella Terra Indigena TrincheiraBacajá: la foto evidenzia il cambiamento delle acque a causa della costruzione della diga di Belo Monte, che le ha rese fangose. Nella pagina accanto, al centro il fiume Itapicuru (Bahia-Brasile). Nella pagina accanto, in basso capanna sudatoria o «temazcal» costruita per l’uso durante seminari di visione olistica andina in Cile (Alto bio bio, Cile, 2018).
BRASILE / BRAZIL
Educazione interculturale e integrazioni di conoscenze nell’estuario del fiume Itapicuru (Bahia)
L
a ricerca è condotta, dal 2019 a oggi, congiuntamente dalle comunità di pescatori di Siribinha e Poças, situate alla foce del fiume Itapicuru (Bahia-Brasile) e ricercatori del Centro Studi Americanistici, della Masaryk University e della Universiade Federal da Bahia. L’obiettivo è integrare conoscenze locali e accademico-scientifiche sull’ecosistema e i suoi abitanti in una duplice direzione: favorire la partecipazione locale nella gestione di un’area di protezione ambientale e includere i saperi tradizionali nella didattica della scuola locale. I risultati finora ottenuti: riflessione sull’educazione interculturale, dialogo tra saperi ecologici complementari e rafforzamento dell’associazione degli abitanti delle comunità, mostrando l’efficacia di un approccio collaborativo e simmetrico. Istituto Centro Studi Americanistici «Circolo Amerindiano» Direzione Paride Bollettin
BRASILE / BRAZIL
Verso una scienza del proposito intrinseco: dialoghi inter-epistemologici con i Mebengokré sulle funzioni ecologiche
L
a ricerca ha origine in un dialogo tra il popolo Mebengokré della Terra Indigena Trincheira-Bacajá (Pará-Brasile) e ricercatori del Centro Studi Americanistici, della Masaryk University e della Universiade Federal da Bahia. Gli impatti della diga di Belo Monte hanno generato la necessità di integrare conoscenze accademicoscientifiche e conoscenze tradizionali amerindie sull’ecosistema, sia per valutare gli effetti ambientali che per la futura apertura della scuola superiore nella Terra Indigena. La tesi della ricerca è che una ecologia accademica basata sull’idea di proposito intrinseco e i componenti degli ecosistemi sia piú vicina alla soggettività diffusa presente nell’ecologia Mebengokré, promuovendo cosí un dialogo interculturale e decoloniale. Istituto Centro Studi Americanistici «Circolo Amerindiano» Direzione Paride Bollettin
CILE / CHILE
Laboratorio di Ricerca Antropologica in Cile
I
l Laboratorio di ricerca antropologica in Cile affronta il tema delle cure complementari e alternative praticate nella salute umana. Identità e differenze vengono studiate dalla prospettiva della intersezione tra modalità di cura «moderne», derivanti da quelle portate da missionari ed europei di varie nazionalità tra la metà e la fine del 1800, e modalità di cura dei popoli originari che si collegano strettamente alla gestione dell’ambiente, al legame con le foreste native e alle piante medicinali le cui proprietà sono utilizzate nell’ambito dei popoli originari. Le forme di cura e percezione della malattia rispecchiano identità che
vengono a contatto, interagiscono e mutano nel corso di questa interazione. Sempre di piú pratiche provenienti da diverse tradizioni amerindiane si mescolano e confluiscono nella ricerca del benessere odierna. Istituto Università degli Studi di Urbino Carlo Bo Direzione Francesca Declich
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AMERICA E OCEANIA
A sinistra addestramento all’uso del georadar da parte di un tecnico dell’ICANH. In basso Alta Guajira (Colombia). Un pozzo artigianale wayuu per ottenere acqua salubre. Nella pagina accanto, in alto studio del materiale archeologico dei siti piú antichi della valle del Magdalena medio (Colombia). Nella pagina accanto, in basso La Cañada, Cuba. Scavo di una Unità Stratigrafica in un’area domestica.
COLOMBIA
Prospezione geofisica su larga scala per la conoscenza del sito di Santa María de la Antigua
S
anta María de la Antigua fu fondata nel 1510, nel nord del Dipartimento di Chocó della Colombia, e rappresenta la prima città spagnola della terra continentale d’America. La missione intende arricchire le conoscenza del luogo attraverso indagini geofisiche a larga scala e, in base alle necessità di ricerca dell’Istituto Colombiano di Antropologia e Storia (ICANH), di estendere le attività ad altri siti di interesse archeologico sul territorio colombiano. Inoltre dal 2021, sono stati organizzati piani di formazione nel campo della geofisica e delle tecnologie applicate al patrimonio culturale rivolti ai tecnici dell’ICANH. Le attività sono state focalizzate verso l’apprendimento delle modalità pratiche di utilizzo dei sistemi geofisici e dei software di cui è dotato l’Istituto. Istituto Università degli Studi del Molise Direzione Paolo Mauriello
COLOMBIA
Pratiche alimentari dei Wayuu. Una analisi di percorsi e tensioni in zone di contatto culturale
I
l progetto (www.amerindiano.org/ricerche) nasce dal persistere di fame e denutrizione in tale cultura. Il suo obiettivo è stabilire una sovranità alimentare a partire dalla stessa cultura wayuu. Si ipotizza che la perdita di tale autonomia e la conseguente dipendenza dai sistemi alimentari colombiani possono causare tale fenomeno. Per confermare o meno questa ipotesi, abbiamo individuato, in prospettiva storico-sociale e interdisciplinare, 4 direttrici di ricerca basati su percorsi
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e tensioni nelle pratiche alimentari. Il progetto diretto dal CSA «Circolo Amerindiano» è in collaborazione con il Ministero de Cultura de Colombia, la Universidad Nacional de Colombia y la Universidad de la Guajira. Ha il riconoscimento istituzionale del MAECI. Direttori Karen López e Romolo Santoni. Istituto Centro Studi Americanistici «Circolo Amerindiano» Direzione Romolo Santoni
CUBA
Modelli bio-culturali per l’analisi delle dinamiche del popolamento arcaico di Cuba
R
COLOMBIA
La preistoria in Colombia
L
a missione archeologica italiana ha lo scopo di contribuire allo sviluppo delle conoscenze della preistoria nel territorio colombiano. La Colombia, con la sua posizione strategica, rappresenta la porta d’ingresso al Sudamerica, l’ultimo continente a essere colonizzato dalla nostra specie alla fine del Pleistocene. Dal 2013, in sinergia con alcune università colombiane, la missione apporta un contributo innovativo all’analisi della cultura materiale dei siti piú antichi e importanti del Paese. I risultati finora conseguiti, presentati in riviste e congressi nazionali e internazionali, risultano di interesse per l’avanzamento delle ricerche in tutto il Sudamerica. Istituto Università degli Studi di Siena Direzione Brunella Muttillo A destra raschiatoio, dal sito archeologico di Nare, Colombia.
ecenti ricerche sulla genomica delle popolazioni pre-colombiane dei Caraibi hanno definito un quadro di sostanziale omogeneità delle popolazioni ceramiste dell’area ipotizzando una sola grande ondata migratoria, senza una strutturazione al loro interno. Senza una risposta è restata, per contro, l’origine delle popolazioni arcaiche. Questo progetto con una fortissima connotazione interdisciplinare con l’applicazione delle piú avanzate tecnologie allo sviluppo della conoscenza storico archeologica, con una forte sinergia tra gli aspetti molecolari e morfologici è volto alla ricostruzione dei modelli di sviluppo delle popolazioni antiche, con il coinvolgimento di istituzioni di svariati paesi dell’area caraibica e di laboratori per lo studio del DNA antico tra i piú importanti del mondo. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Michaela Lucci
CUBA
Missione Archeo-Antropologica Italiana
I
l sito de La Cañada, a circa 20 chilometri da Matanzas, sul Rio San Juan è un sito ceramista che è stato
identificato alcuni anni fa, ma che per la prima volta è stato oggetto di scavi sistematici, con tre campagne di scavo: luglio 2022, dicembre 2022 e aprile 2023. Lo scavo, a cui hanno partecipato specialisti e studenti sia italiani che cubani, ha portato alla identificazione di un’area abitativa, con evidenze di buchi di palo, e aree di preparazione e cottura del cibo. I reperti archeologici non sono molto numerosi, ma un idolo in pietra di fattezze sconosciute a Cuba indica l’importanza di questo sito e le potenzialità che saranno sviluppate nelle prossime campagne di scavo. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Alfredo Coppa
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AMERICA E OCEANIA
MESSICO / MEXICO
Missione Etnologica Italiana in Messico (MEIM)
L
a Missione Etnologica Italiana in Messico, fondata nel 1973, ha svolto le proprie indagini in 11 Stati messicani, studiando 13 gruppi etno-linguistici (in specie Huave, Nahua, Maya e Otomí) e pubblicando circa 300 tra libri e articoli. Tra i principali temi indagati: l’organizzazione sociale e politica, la medicina, le conoscenze naturalistiche e cosmologiche, il rito e la religione, la lingua, la tradizione orale e le forme espressive. Attualmente svolge ricerche su «Il “lavoro”
nelle società indigene: concezioni, rappresentazioni e pratiche nella vita sociale e culturale delle comunità native messicane», collaborando con esse, mettendo a disposizione delle scuole bilingui i propri materiali d’archivio e attuando forme di museografia collaborativa con i musei italiani. Per approfondimenti: https://meim.digilab.uniroma1.it/ Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Alessandro Lupo
MESSICO / MEXICO
Ruta de la Obsidiana
«R
uta de la Obsidiana» (http://www. amerindiano.org/ricerche) è un progetto internazionale articolato in 5 sotto-progetti: etnostorico, antropologico, letterario, socio-antropologico e di cooperazione. Nata nel 1993, la RDO è diretta alla fase di transizione dal Olmeca a Post-Olmeca (VI-IV secolo a. C.), avendo nel sito di Cerro de las Mesas il centro dell’intervento archeologico. Il progetto prevede studi e interventi atti a salvaguardare il patrimonio archeologico e a renderlo disponibile per uno sviluppo integrale della popolazione ivi residente. La RDO è diretta dal CSA «Circolo Amerindiano» in collaborazione con l’Istituto de Investigación Antropológicas de la UNAM-México e con L’Università di Salerno. Istituto Centro Studi Americanistici «Circolo Amerindiano» Direzione Romolo Santoni
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Statuina in giada chiamata «Niño de Cerro de las Mesas».
In alto pescatori huave in una imbarcazione sulla Laguna inferior, nel municipio di San Mateo del Mar (Oaxaca). Nella pagina accanto, in alto Scavi a Huaca Toledo, sito indagato dalla missione in Perú del CNR-ISPC. Nella pagina accanto, al centro Cahuachi 2019. Vista panoramica della Zona A di Cahuachi attualmente conservata: è dominata dalla Gran Pirámide, uno dei principali esempi di architettura templare Nasca. Nella pagina accanto, in basso scavi in uno dei livelli del monticolo principale di Tumshukayko.
PERÚ
Intervento operativo per il complesso archeologico di Chan Chan: conoscenza, valorizzazione, promozione
C
han Chan, capitale del regno Chimor (IX-XV secolo d.C.), è il piú grande insediamento in terra cruda dell’America Latina ed è iscritta nella WHL dal 1986. La Missione Italiana del CNR-ISPC dal 2002 opera, in collaborazione con il Ministerio de Cultura e con alcune Università peruviane, per lo studio e la valorizzazione del complesso monumentale, per l’attuazione del programma di gestione richiesto dall’UNESCO e per la
redazione di un piano di prevenzione del rischio ambientale e antropico. Nel corso degli anni sono stati svolti lo studio delle tipologie architettoniche e urbane, corsi di formazione nel settore del patrimonio culturale ed è stato progettato il parco archeologico per la gestione del sito e la salvaguardia del paesaggio storico dall’incontrollata crescita della vicina Trujillo. Istituto CNR-ISPC Direzione Francesca Colosi
PERÚ
Crocevia di culture: la sierra di Ancash nella Missione A. Raimondi
I
PERÚ
Progetto di scavo, consolidazione e restauro del centro cerimoniale di Cahuachi (Nasca)
I
l Progetto Nasca opera dal 1982 nel territorio di Nasca (Perú meridionale), al fine di ricostruire la complessa configurazione culturale dell’omonima società precolombiana. Nel primo ventennio di scavi il Progetto ha ubicato e analizzato vari siti del bacino fluviale del Rio Grande di Nasca, includendo lo studio di geoglifi e stazioni di arte rupestre. Dal 2002 a tutt’oggi ogni sforzo è diretto a valorizzare il centro cerimoniale di Cahuachi, un sito monumentale caratterizzato da complessi templari a forma di piramide tronca, che occupa un’area di 24 km2. Gli attuali interventi, insieme agli scavi, sono rivolti specialmente alla conservazione e restauro delle strutture in mattone crudo. Istituto CISRAP-Centro Italiano Studi e Ricerche Archeologiche Precolombiane Direzione Giuseppe Orefici
niziato nel 2021, il progetto indaga la nascita dell’architettura monumentale nella zona della sierra peruviana. Dopo una prima campagna di prospezione, i lavori si sono concentrati nel sito di Tumshukayko (Caraz, Ancash), un complesso archeologico composto da diversi monticoli artificiali che risale al Formativo iniziale (3500-1700 a.C.). Il monticolo piú grande è composto da piattaforme sovrapposte per una altura di otre 50 m. Il progetto è condotto dal personale del Museo delle Culture di Milano in collaborazione con il Ministerio de Cultura del Perú e con l’Asociación Caraz Cultura, e in co-progettazione con le dodici famiglie che abitano all’interno dell’area archeologica. Istituto Comune di Milano Direzione Carolina Orsini
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AMERICA E OCEANIA
PERÚ PERÚ
Progetto HUACAS
H
UACAS è un progetto archeologico multidisciplinare non invasivo operante in Perú nelle regioni Lambayeque e Lima. L’obiettivo è la realizzazione di un sistema di monitoraggio periodico dei siti archeologici esposti a pericoli naturali e antropici. Il programma di ricerca prevede l’uso di dati archeologici delle aree di interesse, acquisizione ed elaborazione dei dati telerilevati (satellite PERUSAT-1, ortofotogrammetria da drone, LiDAR), archeomorfologia quantitativa e valutazione dell’esposizione ai rischi, anche tramite applicazioni di intelligenza artificiale (IA), documentazione storico-giuridica del periodo coloniale per lo studio della variabilità climatica nel tempo. Istituto Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Direzione Maria Ilaria Pannaccione Apa
Comunità, archivi, territori. Missione Storico-Antropologica nelle Ande Settentrionali: Ecuador, Perú
M
ediante la collaborazione con le comunità indigene, delle Ande e della selva ecuadoriana e peruviana, la missione intende mappare, indagare e patrimonializzare la memoria storica, culturale e territoriale delle comunità locali (scritta e orale), considerando come fonti i diversi «artefatti culturali» prodotti dalle comunità: documenti scritti, narrazioni orali, oggetti significativi. Obiettivi della missione sono il recupero, lo studio e la digitalizzazione di queste diverse fonti che contribuiscono alla costruzione della storia e delle identità delle comunità. Queste fonti sono spesso trascurate dalle politiche pubbliche e dalla «storia ufficiale», ma possiedono un valore che permette di conoscere le particolarità culturali, sociali e storiche delle popolazioni locali. Questi «archivi locali» possono diventare il fulcro simbolico e il fondamento dell’esistenza stessa della comunità, ne articolano la vita sociale e politica e contribuiscono a rafforzare la dimensione collettiva delle pratiche di vita locali. Istituto Università di Torino Direzione Sofia Venturoli
REPUBBLICA DOMINICANA / DOMINICAN REPUBLIC
Organizzazione degli Insediamenti presso i Taino nelle Aree Orientali e Settentrionali della Repubblica Dominicana
l
l complesso dei siti ceramici della penisola di Samanà è stato oggetto di campagne di scavo che hanno identificato abitati e sepolture, con datazioni dagli orizzonti ceramici antichi saladoidi – Cueva Cabrera (644-700 d.C. cal.), Cueva Juana (677-770 d.C. cal.), El Francés (765895 d.C. cal.) – e ceramici recenti melliacoidi (Taino/Ciguayo): La Guázuma (1300-1400 d.C.) e La Yunada (1200-1300 d.C.). I siti hanno restituito decine di sepolture e una grande quantità di materiale ceramico e in pietra, oltre a resti di pasto (gasteropodi, molluschi e pesci). L’analisi della ceramica e considerazioni di natura antropologica hanno evidenziato come quest’area della isola di Hispaniola possa essere stata la prima a essere colonizzata dai popoli ceramisti provenienti da Portorico. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Emanuela Cristiani
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In alto, a sinistra area di intervento e metodologie impiegate nell’ambito del Progetto HUACAS. In alto, a destra Título de la Tierra, Comunidad Campesina San Juan de Yaqya, Huari, Ancash, Perú. 1623. A sinistra El Francés, Repubblica Dominicana. Scavo della sepoltura 6.
REPUBBLICA DOMINICANA / DOMINICAN REPUBLIC
Il popolamento arcaico dell’arcipelago caraibico e il suo adattamento all’ecosistema marino
L
a missione si occupa dell’esplorazione di un insediamento arcaico appartenente a una comunità di tradizione preagricola. El Pozito si trova a circa due chilometri dal mare e si estende intorno a un’ampia risorgiva facilmente accessibile. L’area è destinata alla lavorazione di materie prime, come grandi gasteropodi marini, pesce e radici. Le installazioni comprendevano ripari leggeri, costituiti da allineamenti di buche tra ampie aree di cenere e carbone. Lo
strumentario è costituito da un centinaio di strumenti in pietra locale levigata (soprattutto pestelli) tra cui spicca l’ascia mariposoide (a forma di farfalla). Diffusa anche l’industria su conchiglia. La scoperta piú significativa riguarda l’identificazione di un pozzo rituale in cui sono stati depositati 12 pestelli. Le loro forme richiamano elementi zoomorfi e antropomorfi. Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Francesco Genchi
A sinistra un’ascia mariposoide, cioè a forma di farfalla (dallo spagnolo mariposa), dagli scavi di El Pozito (Repubblica Dominicana). Al centro veduta di Piedra la Tortuga (Venezuela). In basso Marae Taputapuatea, isola di Raiatea (Polinesia Francese).
VENEZUELA
NUOVA ZELANDA / NEW ZEALAND
La Ciudadanía Construye Su Historia
Missione Etnologica per l’Oceania (MEO)
L
L
o studio è diretto all’area di Puerto Ayacucho, capitale dello Stato Indigeno di Amazonas, Venezuela. Questa area è situata in uno spazio non petrolifero, oggetto di forte immigrazione dalle zone vicine di vari membri di popolazioni indigene. Interazione fra antropologia e storia, il progetto mira a interpretare le varie forme di azione dei cittadini in spazi non petroliferi nel processo di integrazione e consolidamento della nazione contemporanea in Venezuela. Diretto dal CSA «Circolo Amerindiano» il progetto è in collaborazione con la Universidad del Zulia (Venezuela) e la Università di Perugia. Finanziamento del MAECI e del MIC. Direttori Dilian Ferrer e Romolo Santoni. Istituto Centro Studi Americanistici «Circolo Amerindiano» Direzione Romolo Santoni
a Missione Etnologica per l’Oceania del Ministero degli Esteri (MEO) nasce nel 2022. I programmi di ricerca riguardano le fondamenta storiche e culturali delle società tradizionali del Pacifico; i contatti dei «pasifika»; produzione del sapere occidentale e colonizzazione dell’immaginario polinesiano; i mutamenti, le risposte locali e le epistemologie indigene nell’Oceano Pacifico, i processi di patrimonializzazione, le strategie e le tattiche di rappresentazione della storia; le tradizioni e la «questione fondiaria»; lingue, letterature e pratiche artistiche nel Pacifico. Nel primo anno la ricerca si è svolta a Tahiti e in Nuova Zelanda. Istituto Tamerici SRL-Start Up «Sapienza» Università di Roma Direzione Alessandro Simonicca
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EUROPA
Direzione Enrico Giorgi
ALBANIA «Progetto Durrës» - Missione Archeologica Italiana Istituto Università degli Studi «G. d’Annunzio» di Chieti-Pescara Direzione Sonia Antonelli
Preistoria dell’isola di Hvar e della regione adriatica centrale Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Dusan Boric
Progetto F.L.E.A. Istituto Università di Catania Direzione Luigi Maria Caliò Neanderthals in Albania Istituto Università degli Studi di Ferrara Direzione Marco Peresani Missione Archeologica Italo-Albanese a Çuka e Ajtoit Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Julian Bogdani Archeologia dei paesaggi nella media valle della Vjosa: ricerca storica e comunità di patrimonio Istituto Università degli Studi di Bari «Aldo Moro» Direzione C. Silvio Fioriello Tecnologie multidisciplinari per lo studio e la conservazione di monasteri post bizantini in Albania meridionale Istituto ISPC-CNR Direzione Elena Gigliarelli Butrint Project Istituto Università di Bologna Direzione Enrico Giorgi Missione Italo-Albanese a Phoinike Istituto Università di Bologna Direzione Giuseppe Lepore Studio dei paesaggi minerari dell’antica Albania Istituto ISPC-CNR Direzione Pasquale Merola Atlante dell’architettura fortificata Istituto Università degli Studi di Bari «Aldo Moro» Direzione Paolo Perfido Progetto pilota Hadrianopolis Istituto Università di Macerata Direzione Roberto Perna Scavi archeologici, ricerca e valorizzazione della fortezza di Paleokastër Istituto Università di Macerata Direzione Roberto Perna CIPRO / CYPRUS Missione Archeologica Italiana a Erimi Istituto Università degli Studi di Siena Direzione Luca Bombardieri MPM Project Istituto Università degli Studi «G. d’Annunzio» di Chieti-Pescara Direzione Oliva Menozzi Archeologia, comunità e memoria: dai resti paleocristiani alla Sotira del XXI secolo Istituto Università Ca’ Foscari, Venezia Direzione Diego Calaon Pyrgos-Mavroraki: dal preNeolitico all’età del Bronzo Istituto Università degli Studi del Molise Direzione Antonella Minelli CROAZIA / CROATIA Missione Italiana a Rab Istituto Università degli Studi di Padova Direzione Alexandra Chavarría Arnau Burnum Project Istituto Università di Bologna
Strategie d’insediamento nella Dalmazia centrale del III millennio a.C. Istituto CNR Direzione Maja Gori FRANCIA / FRANCE Blies Survey Project Istituto Università degli Studi «G. d’Annunzio» di Chieti-Pescara Direzione Sonia Antonelli GRECIA / GREECE Missione dell’Università di Foggia a Hephaistia Istituto Università degli Studi di Foggia Direzione Riccardo Di Cesare WeMALP-Western Megaris Archaeological Landscape Project Istituto Università degli Studi Roma Tre Direzione Emeri Farinetti Archeologia in Acaia. Un paesaggio millenario tra Egeo e Adriatico Istituto Università degli Studi di Udine Direzione Elisabetta Borgna Missione Archeologica Italiana di Priniàs Istituto CNR Direzione Antonella Pautasso Festos e Haghia Triada. Azioni per la fruizione e la valorizzazione Istituto Università di Catania Direzione Pietro Militello Evoluzione di Gortina di Creta: prosecuzione degli scavi del Quartiere protobizantino al Pretorio Istituto Università di Macerata Direzione Roberto Perna Ricerche del Dipartimento ArCoD del Politecnico di Bari a Gortina di Creta Istituto Politecnico di Bari Direzione Monica Livadiotti Missione archeologica dell’Università di Palermo a Gortina di Creta Istituto Università degli Studi di Palermo Direzione Elisa Chiara Portale Missione dell’Università di Bologna a Mitropolis Istituto Università di Bologna Direzione Isabella Baldini Archeologia urbana a Gortina: il Quartiere Bizantino del Pythion Istituto Università degli Studi di Siena Direzione Enrico Zanini Gortina (Creta), Mausolei nel quartiere del Pretorio Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Rita Sassu Archaeology for People (ARPE). Dallo studio alla valorizzazione dell’Attica protostorica Istituto CNR Direzione Lucia Alberti Archeologia e intelligenza artificiale. Modelli innovativi di gestione della conoscenza Istituto CNR Direzione Francesca Buscemi
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Il Cabirio e la sua città di pertinenza, Efestia Istituto Università degli Studi della Basilicata Direzione Maria Chiara Monaco
Il Vallo di Adriano e la frontiera dell’impero romano Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Emanuela Borgia
Il Museo stratigrafico di Festos: tutela, valorizzazione e fruizione Istituto Università di Catania Direzione Simona Venera Todaro
ROMANIA Missione Archeologica Romeno-Italiana Istituto Università degli Studi di Sassari Direzione Alessandro Teatini
Scavi e ricerche presso il santuario di Apollo Pythios a Gortina di Creta Istituto Università degli Studi di Padova Direzione Jacopo Bonetto MACEDONIA DEL NORD Studio del paesaggio archeominerario e dei siti antichi della Macedonia lungo la via Egnatia Istituto CNR Direzione Alessia Allegrini MALTA Studio delle catacombe di Malta e della loro storia in prospettiva transnazionale Istituto AIM, Associazione per l’Archeologia, l’Intercultura e la Multietnicità Direzione Chiara Cecalupo MAIM-Missione Archeologica Italiana a Malta Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Giulia Recchia A guardia del Mediterraneo: Ras il-Wardija Project Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Federica Spagnoli MONTENEGRO Il futuro del passato: la città romana di Doclea in Montenegro Istituto CNR-ISPC Direzione Lucia Alberti Archeologia del Montenegro nella tarda antichità (IV-VII secolo d.C.) Istituto CNR-ISPC Direzione Carla Sfameni Municipium S: studio e valorizzazione di una città romana nei Balcani interni Istituto CNR-ISPC Direzione Francesca Colosi Adattamenti umani preistorici nell’entroterra delle Alpi Dinariche del Montenegro Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Dusan Boric Conoscenza, documentazione e valorizzazione delle Stecci, necropoli monumentali medievali in Montenegro Istituto Università degli Studi del Molise Direzione Paolo Mauriello POLONIA / POLAND Il Paleolitico dell’altopiano di Krakow-Czestochowa Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Paul Mazza PORTOGALLO / PORTUGAL Indagini archeologiche nella regione dell’Alentejo e del Basso Rio Guadiana Istituto CNR-ISPC Direzione Fiorella De Luca La tradizione del cane sui pescherecci in Portogallo Istituto AIE-Associazione Italiana di Etnoarcheologia Direzione Francesca Lugli REGNO UNITO / UNITED KINGDOM
Missione archeologica italiana a Tibiscum Istituto Università degli Studi di Ferrara Direzione Livio Zerbini SERBIA Cacciatori-raccoglitori del tardo Pleistocene e del primo Olocene lungo il corridoio del Danubio nei Balcani Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Dusan Boric SPAGNA Flavia Sabora Project. Indagini archeologiche a El Carrascal Istituto Università degli Studi di Napoli Federico II Direzione Bianca Ferrara UNGHERIA / HUNGARY La preistoria dell’Ungheria Istituto Università degli Studi della Basilicata Direzione Luca Pandolfi
ASIA AFGHANISTAN Ricerca, restauro e formazione in Afghanistan Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Anna Filigenzi ARABIA SAUDITA / SAUDI ARABIA Missione archeologica italiana nel Regno dell’Arabia Saudita, Dumat al-Jandal (antica Adummatu) Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Romolo Loreto Missione Italiana di Restauro in Arabia Saudita Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Romolo Loreto ARMENIA Il Patrimonio architettonico persiano nel territorio della Repubblica di Armenia. Inventario, documentazione, conservazione e valorizzazione Istituto Fondazione Ing. C.M. Lerici Direzione Maurizio Boriani La Missione Archeologica nel Caucaso Meridionale Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Roberto Dan Missione archeologica di Aruch e dell’incastellamento della Via della Seta Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Sergio Ferdinandi The making of the Silk Road in Armenia: a Light Archaeology of Euro-Asian Connectivity in the Middle Ages Istituto Università degli di Firenze Direzione Michele Nucciotti Missione Archeologica in Armenia «Pietre dei Draghi» Istituto Università Ca’ Foscari
Direzione Alessandra Gilibert AZERBAIGIAN / AZERBAIJAN Archeologia, Insediamenti e Territorio nell’Azerbaigian sudoccidentale Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Bruno Genito GaRKAP: sulle tracce delle comunità del Caucaso meridionale Istituto Centro Studi CAMNES (Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies) Direzione Nicola Laneri Origine, sviluppo e dispersione dell’arte preistorica in Asia occidentale: Gobustan Istituto Università degli Studi di Ferrara Direzione Dario Sigari BANGLADESH Monitoraggio e mitigazione dell’impatto del cambiamento climatico Istituto Fondazione Ing. C.M. Lerici Direzione Roberta Mastropirro EMIRATI ARABI UNITI UNITED ARAB EMIRATES The Land of Lulu: missione geoarcheologica nella laguna di Umm al-Quwain Istituto Università degli Studi di Milano Direzione Andrea Zerboni FEDERAZIONE RUSSA RUSSIAN FEDERATION I nomadi della Siberia e i loro cani Istituto Associazione Italiana di Etnoarcheologia Direzione Francesca Lugli Strategie alimentari tra Neandertal e uomo moderno: studio comparato in siti paleolitici della Russia Istituto Università Ca’ Foscari di Venezia Direzione Elena Badetti GEORGIA All’origine delle fibre tessili colorate Istituto Università Ca’ Foscari di Venezia Direzione Elena Badetti Missione Archeologica ItaloGeorgiana sull’Altipiano di Javakheti in Georgia Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Paolo Biagi Il rapporto fra transumanza pastorale e rinvenimenti archeologici. Istituto Società Geografica Siciliana Direzione Massimo Mirabella Paleoecologia dei primi popolamenti europei: il record di Dmanisi in Georgia Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Lorenzo Rook La Missione archeologica di Ca’ Foscari in Georgia: i progetti GILAP e GISKAP Istituto Università Ca’ Foscari di Venezia Direzione Elena Rova Missione archeologica italiana ad Apsaros Istituto Università degli Studi di Ferrara Direzione Livio Zerbini GERUSALEMME E PALESTINA
JERUSALEM AND PALESTINE Tutela, studio e valorizzazione di un patrimonio museale Istituto Università degli Studi del Molise Direzione Fulvia Ciliberto Progetto «Ptolemaica. Cirene e il Mediterraneo Orientale» Istituto Università degli Studi della Campania «Luigi Vanvitelli» Direzione Serenella Ensoli Missione archeologica a Betlemme Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Daria Montanari Gerico: archeologia, restauro e sviluppo sostenibile Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Lorenzo Nigro La megafauna preistorica di Israele: cooperazione a studi, ricerche e valorizzazione Istituto Università degli Studi della Basilicata Direzione Luca Pandolfi GIAPPONE / JAPAN Archeologia terrestre e subacquea in Giappone Istituto IRIAE, International Research Institute for Archaeology and Ethnology Direzione Daniele Petrella Il Giardino storico dell’Ambasciata italiana a Tokyo Istituto IRIAE, International Research Institute for Archaeology and Ethnology Direzione Daniele Petrella Il patrimonio archeologico dell’Isola di Tsushima: dalla preistoria alla flotta scomparsa di Kubilai Khan Istituto IRIAE, International Research Institute for Archaeology and Ethnology Direzione Daniele Petrella Il rapporto tra uomo e mare alle origini del Giappone. Prime navigazioni, popolamento e sfruttamento delle risorse Istituto IRIAE, International Research Institute for Archaeology and Ethnology Direzione Daniele Petrella Soshoku Kofun Tale Istituto IRIAE, International Research Institute for Archaeology and Ethnology Direzione Claudia Zancan GIORDANIA / JORDAN REMAP – Trame di mosaico, tracce nel paesaggio e narrazioni virtuali: ripensare la Carta di Madaba nel Terzo Millennio Istituto Società Geografica Italiana Direzione Margherita Azzari Missione Archeologica Italiana a Gerasa Istituto Monumenta Orientalia Direzione Roberto Parapetti Il patrimonio delle strutture nei siti archeologici giordani. Aspetti costruttivi, conservazione e valorizzazione Istituto ISPC-CNR Direzione Giovanni Caruso Missione Archeologica a Khirbat Iskandar Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Marta D’Andrea Metodi innovativi, attività di ricerca e formazione per la
conservazione e la valorizzazione di Umm ar-Rasas e Umm Qais Istituto ISPC-CNR Direzione Roberto Gabrielli Uomo e ambiente del Vicino Oriente durante il Paleolitico: prospezioni archeologiche nella Giordania centro-meridionale Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Domenico Lo Vetro Petra «medievale». Archeologia dell’insediamento crociatoayyubide in Transgiordania Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Michele Nucciotti Khirbet al-Batrawy (Zarqa): le origini della civiltà urbana in Giordania Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Lorenzo Nigro Missione Archeologica ItaloSpagnola a Jebel al-Mutawwaq Istituto Associazione Culturale Cesar Direzione Andrea Polcaro Madaba Regional Archaeological Museum Project Istituto Associazione Culturale Cesar Direzione Andrea Polcaro INDIA Oltre Muziris. Traffici commerciali e relazioni culturali fra Occidente e India fra V e XVI sec. Il porto di Madayi Istituto Università degli Studi «G. d’Annunzio» Chieti-Pescara Direzione Vasco La Salvia INDONESIA Progetto «Boatbuilding Endangered Knowledge Project» Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Chiara Zazzaro IRAN Progetto Archeologico Multidisciplinare Internazionale a Shahr-i Sokhta Istituto Università del Salento Direzione Enrico Ascalone Progetto bio-archeologico in Sistan e Baluchistan Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Matteo Delle Donne Missione Archeologica Congiunta Irano-Italiana nel Fars Istituto Università di Bologna Direzione Pierfrancesco Callieri Il Progetto archeologico QaNaTES nella piana di Marivan (Kurdistan iraniano) Istituto ISPC-CNR Direzione Silvana Di Paolo Progetto «Archeologia e Tecnologie in Iran Orientale: Tepe Chalow e Kuh-e Khwajeh» Istituto ISPC-CNR Direzione Roberto Gabrielli Missione Italo-Iraniana nella regione di Ziwiye(h) Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Marina Pucci Processi Formativi dello Stato Achemenide Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Bruno Genito Borj-e Kabotar: l’architettura delle
torri dei colombi della regione di Isfahan Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Danilo Rosati Sapienza Archaeological Mission in Iran (SAMIra) Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Gianfilippo Terribili Bronze Age Societies in North Western Iran Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Nicola Laneri Geofisica, geomatica e archeologia per la documentazione dei siti sasanidi in Iran Istituto Università degli Studi del Molise Direzione Paolo Mauriello Studio etnologico sulle piante spontanee tradizionalmente consumate dalle comunità curde nell’Ovest dell’Iran Istituto Università di Scienze Gastronomiche Direzione Andrea Pieroni IRAQ Azioni di Capacity Building sul tema della conservazione delle archeologie in terra cruda Istituto Università degli Studi di Cagliari Direzione Maddalena Achenza MAUGE - Missione Assiria Università di Genova Istituto Università degli Studi di Genova Direzione Paolo Brusasco Missione Archeologica Italiana nel Kurdistan iracheno (MAIKI) Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Carlo G. Cereti MiSAK, Missione Storico-Archeologica Italiana nel Kurdistan Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Luca Colliva Missione archeologica nel Jebel Zawa, regione del Kurdistan Iracheno Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Cecilia Conati Barbaro Missione Italo-Irachena in Mesopotamia Centro-Meridionale Istituto Università di Pisa Direzione Anacleto D’Agostino Abu Tbeirah, un emporio portuale sumerico Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Franco D’Agostino Eridu, la piú antica città dei Sumeri Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Franco D’Agostino Pisa Archaeological Project on the Rania Plain (Kurdistan iracheno) Istituto Università di Pisa Direzione Jesper Eidem Asingeran Excavation Project Istituto Università degli Studi di Udine Direzione Marco Iamoni Baghdad Urban Archaeological Project (BUAP)
Istituto Università degli Studi di Catania Direzione Nicola Laneri Missione Archeologica Iracheno-Italiana a Ninive Istituto Università di Bologna Direzione Nicolò Marchetti Missione archeologica italiana a Seleucia al Tigri Istituto Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia (CRAST) Direzione Carlo Lippolis Ricognizione archeologica nel Governatorato di Wasit Istituto Università Ca’ Foscari di Venezia Direzione Lucio Milano Scavi e ricerche nell’antica Nigin Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Davide Nadali Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive (PARTeN) Istituto Università degli Studi di Udine Direzione Daniele Morandi Bonacossi Gird-i Matrab Archaeological Project (Kurdistan iracheno) Istituto Università di Pisa Direzione Rocco Palermo Missione Archeologica Italiana nella Piana di Erbil Istituto Università degli Studi di Milano Direzione Luca Peyronel Lagash Archaeological Project Istituto Università di Pisa Direzione Sara Pizzimenti Progetto archeologico ReLand Istituto Università degli Studi di Palermo Direzione Paola Sconzo Zeyd Archaeological Project Istituto Università Ca’ Foscari di Venezia Direzione Cristina Tonghini Progetto Archeologico Bazhera (PAB) Istituto Università degli Studi di Udine Direzione Valentina Vezzoli Missione ALIPH-ISMEO per il recupero del sito archeologico di Hatra Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Massimo Vidale
Progetto AskGate Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Cecilia Luschi Missione di ricerca presso i siti preistorici di Qesem Cave, Revadim, Jalijulia, Yarmuth 38 e Qumran 24 Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Cristina Lemorini Dieta e strategie alimentari agli albori dell’agricoltura nel Levante meridionale Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Emanuela Cristiani KAZAKISTAN / KAZAKHSTAN Missione Archeologica Italiana in Kazakistan (IAEK) Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Gian Luca Bonora KUWAIT Kadhima e la baia costiera del Kuwait Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Carlo G. Cereti LIBANO / LEBANON Progetto Archeologico LibaneseItaliano nella Regione di Tiro Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Marta D’Andrea Maasser el-Shouf Archaeological Project (MeSAP) Istituto Università degli Studi Suor Orsola Benincasa Direzione Silvia Festuccia Progetto Archeologico Libano Settentrionale (PALiS) Istituto Università degli Studi di Udine Direzione Marco Iamoni Kharayeb Archaeological Project Istituto CNR Direzione Isa Oggiano Ricerche Archeologiche a Oum el-Amed Istituto Università degli Studi di Sassari Direzione Michele Guirguis MONGOLIA Gli accampamenti dei nomadi della Mongolia. Una prospettiva etnoarcheologica Istituto AIE, Associazione Italiana di Etnoarcheologia Direzione Francesca Lugli
Ricerca etnologica sulla raccolta tradizionale di verdure spontanee in Mesopotamia Istituto Università di Scienze Gastronomiche Direzione Andrea Pieroni
Missione Archeologica Italiana A Kharkhorin Istituto Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia (CRAST) Direzione Roberta Menegazzi
Missione Archeologica Italiana a Tulul al Baqarat Istituto Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia (CRAST) Direzione Carlo Lippolis
MYANMAR Le città Pyu, origine dell’urbanesimo nel Sud-Est asiatico Istituto Fondazione Ing. C.M. Lerici Direzione Patrizia Zolese
ISRAELE / ISRAEL Ubeidiya: i paleoambienti della dispersione di Homo fuori dall’Africa Istituto Università di Torino Direzione Massimo Delfino
OMAN Missione Italiana per il Patrimonio Culturale della Penisola Araba Istituto Università di Bologna Direzione Eugenio Bortolini
Progetto «Ptolemaica. Cirene e il Mediterraneo Orientale» Istituto Università degli Studi della Campania «Luigi Vanvitelli» Direzione Serenella Ensoli
Missione archeologica italiana nel Sultanato di Oman Istituto Università di Bologna Direzione Maurizio Cattani
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Indagini Archeologiche e Analisi Antropologiche nella Necropoli dell’Età del Ferro di Daba, Penisola di Musandam Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Francesco Genchi Missione Archeologica Italiana ad Al Baleed Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Roberta Giunta DHOMIAP Project Istituto Università di Pisa Direzione Silvia Lischi Ichthyophagoi: panorami costieri e dinamiche socio-economiche dell’Età del Ferro omanita Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Romolo Loreto Missione Archeologica Italo-Omanita ad Al-Tikha, Rustaq Istituto Università di Pisa Direzione Sara Pizzimenti Progetto MASPAG Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Marco Ramazzotti Missione Geo-Archeologica nell’Oasi di Salut Istituto Università degli Studi di Milano Direzione Andrea Zerboni DEXPO, Dolphin Exploitation in Prehistoric Oman Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Elena Maini PAKISTAN Missione Archeologica nel Sindh Meridionale e a Las Bela Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Paolo Biagi Missione Italiana nello Swat Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Luca Maria Olivieri Missione Storico-Archeologica Italiana in Pakistan (Sindh): il sito di Banbhore Istituto Università Cattolica del Sacro Cuore Direzione Valeria Piacentini REPUBBLICA POPOLARE CINESE / PEOPLE’S REPUBLIC OF CHINA Missione EtnoAntropologica nella Repubblica Popolare Cinese Istituto Università degli Studi di Milano-Bicocca Direzione Roberto Malighetti SIRIA / SYRIA Progetto archeologico Tell Mozan/Antica Urkesh Istituto AVASA, Associazione per la Valorizzazione dell’Archeologia e della Storia Antica Direzione Federico Buccellati Ricerche, tutela e conservazione a Tell Afis e nel Jazr Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Candida Felli La collezione archeologica di antichità siriane esposta nel giardino del Museo Nazionale di Damasco Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Marco Galli
Archeologia del salvataggio: progetti a Tell Ferzat e a Ebla Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Davide Nadali Missione italiana al Museo Nazionale di Aleppo Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Marina Pucci Amrit Project Istituto CNR-ISPC Direzione Tatiana Pedrazzi
Missione Archeologica TurcoItaliana a Karkemish Istituto Università di Bologna Direzione Nicolò Marchetti Scavi a Mersin-Yumuktepe: dal villaggio al centro urbano Istituto CIRAAS-Centro Internazionale Ricerche Archeologiche, Antropologiche, Storiche Direzione Giulio Palumbi
Qala’at Halwanji Istituto Università di Pisa Direzione Jesper Eidem
Missione Archeologica a Kinik Höyük Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Marina Pucci
Missione Archeologica Italiana a Damasco, Oasi (MAIDO) Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Davide Nadali
Progetto Archeologico Italiano a Kültepe (PAIK) Istituto Università degli Studi di Milano Direzione Luca Peyronel
Missione Archeologica Italiana a Tell Barri Istituto Monumenta Orientalia Direzione Raffaella Pierobon
Un segreto antico di 3500 anni a Bogazköy/Hattuša Istituto Università degli Studi di Napoli Federico II Direzione Leopoldo Repola
TAGIKISTAN / TAJIKISTAN Progetto di ricerca nel Tagikistan meridionale Istituto Fondazione Ing. C.M. Lerici Direzione Giovanna Lombardo THAILANDIA / THAILAND Progetto Archeologico Regionale italo-thailandese di Lopburi - LoRAP Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Fiorella Rispoli TURCHIA / TURKEY Pittura rupestre in Cappadocia: conoscenza, conservazione, valorizzazione Istituto Università degli Studi della Tuscia Direzione Maria Andaloro Arslantepe: archeologia, storia, conservazione e sviluppo sostenibile delle comunità locali in un sito UNESCO Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Francesca Balossi Restelli Scavi e ricerche a Elaiussa Sebaste Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Francesco Camia Ricerche a Pompeiopolis di Paflagonia: scavo e materiali del complesso residenziale tardo-antico Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Laura Buccino La Missione Italo-Turca in Anatolia Centrale: scavi e ricerche a Usaklı Höyük Istituto Università di Pisa Direzione Anacleto D’Agostino Cultura materiale e metallurgia a Porsuk-Zeyve Höyük Istituto Università degli Studi di Pavia Direzione Lorenzo d’Alfonso Ricerche epigrafiche nella Valle del Lykos a Laodikeia e Tripolis al Meandro Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Francesco Guizzi Il Ninfeo Monumentale di Tripolis ad Maeandrum: archeologia, architettura, restauro Istituto CNR Direzione Tommaso Ismaelli
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Misis in Cilicia: uno scavo archeologico multifase Istituto Università di Pisa Direzione Giovanni Salmeri Missione Archeologica Italiana a Hierapolis di Frigia Istituto Università del Salento Direzione Grazia Semeraro Archeologia dei paesaggi liguri e repertori insediativi genovesi nei territori della provincia di Izmir Istituto Fondazione Alte Vie ONLUS Direzione Paolo Stringa Il sito di Mersin-Yumuktepe nel quadro culturale del Mediterraneo orientale Istituto Università del Salento Direzione Isabella Caneva TURKMENISTAN Togolok Archaeological Project (TAP) Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Barbara Cerasetti Missione Archeologica ItaloTurkmena a Nisa partica Istituto Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia (CRAST) Direzione Carlo Lippolis UZBEKISTAN Gli imperi iranici e l’Asia Centrale Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Bruno Genito Progetto Archeologico ItaloUzbeko «Samarcanda e il Suo Territorio» - PAIU Istituto Università di Bologna Direzione Simone Mantellini Missione Archeologica ItaloKarakalpaka in Antica Corasmia Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Michele Minardi VIETNAM Indagini archeologiche e restauro conservativo nell’area monumentale di My Son Istituto Fondazione Ing. C.M. Lerici Direzione Patrizia Zolese Studio, conservazione e valorizzazione delle cittadelle
imperiali in Vietnam Istituto CNR Direzione Elena Gigliarelli YEMEN Alla ricerca delle prime comunità di pescatori dell’isola di Socotra e il loro adattamento costiero Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Francesco Genchi
AFRICA ALGERIA Il recupero del «genius loci» del sito di Ghoufi, Valle dell’Aurès, Wilaya di Batna Istituto Politecnico di Milano Direzione Susanna Bortolotto Missione Archeologica nel Sahara Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Savino di Lernia Rus Africum. L’antico paesaggio del Nord Africa Istituto Università di Trento Direzione Emanuele Vaccaro EGITTO / EGYPT Tell el-Maskhuta e il Canale dei Faraoni Istituto CNR-ISPC Direzione Andrea Angelini Metelis: scoperta, studio e valorizzazione di un sito antico del Delta occidentale del Nilo Istituto Università degli Studi di Padova Direzione Michele Asolati Missione italiana a Dra Abu el-Naga Istituto Università di Pisa Direzione Marilina Betrò Aswan-Kom Ombo Archaeological Project (AKAP) Istituto Università di Bologna Direzione Antonio Curci La Missione Archeologica in Egitto dell’Università del Salento Istituto Università del Salento Direzione Paola Davoli Farafra Oasis Prehistoric Project Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Giulio Lucarini Centro italo-egiziano per il restauro e l’archeologia Istituto CFPR-CIERA, Centro di Formazione Professionale al Restauro-Centro Italo-Egiziano per il Restauro e l’Archeologia Direzione Giuseppe Fanfoni Italian Archaeological Mission at Mersa/Wadi Gawasis Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Andrea Manzo EIMAWA - Egyptian-Italian Mission at West Aswan Istituto Università degli Studi di Milano Direzione Patrizia Piacentini Ricostruzione digitale mediante laser scanner 3D del tempio solare di Niuserra ad Abu Ghurab Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Rosanna Pirelli Missione Archeologica Italiana ad Antinoupolis Istituto Università degli Studi Roma Tre Direzione Marcello Spanu Tempio di Milioni di Anni di
Amenhotep II Istituto Centro di Egittologia Francesco Ballerini (CEFB) Direzione Angelo Sesana Western Delta Archaeological Museum. Valorizzazione e tutela del patrimonio archeologico e storico a Rosetta Istituto Università degli Studi di Padova Direzione Michele Asolati Archaeological Mission to Zawyet Sultan Istituto Università di Pisa Direzione Gianluca Miniaci Bakchias/Kom Umm el-Atl (Fayyum). Archeologia dei centri urbani del Fayyum Istituto Università di Bologna Direzione Enrico Giorgi Il Progetto Italo-Egiziano di studio e conservazione del monastero di Abba Nefer a Manqabad Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Rosanna Pirelli Progetto Ahhotep Istituto Università di Pisa Direzione Gianluca Miniaci ERITREA Adulis, Eritrea: scavo archeologico, valorizzazione e formazione Istituto Università Cattolica del Sacro Cuore Direzione Serena Massa Il contesto paleoecologico delle origini dell’umanità: il caso di Buia Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Lorenzo Rook A metà del cammino di Homo: evidenze dalla Dancalia Eritrea Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Enza Elena Spinapolice ETIOPIA / ETHIOPIA Arte rupestre nella Borana Zone: ricerca, conservazione e sviluppo sostenibile Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Marina Gallinaro Missione Italiana in Etiopia (Università di Napoli L’Orientale) Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Andrea Manzo Missione Archeologica Italo-Spagnola a Melka Kunture e Balchit Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Margherita Mussi Missione Archeologica Italiana a Gotera Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Enza Elena Spinapolice Missione Etnologica Italiana in Tigray-Etiopia (MEITE) Istituto Università degli Studi di Messina Direzione Pino Schirripa GHANA Missione Etnologica Italiana in Ghana (MEIG) Istituto Università degli Studi di Messina Direzione Pino Schirripa LIBIA / LIBYA Ricerche nel deserto libico: l’oasi di Giarabub
Istituto Università degli Studi «G. d’Annunzio» Chieti-Pescara Direzione Vincenzo d’Ercole Missione Archeologica Congiunta Italo-Libica «Tempio Flavio» Istituto Centro Internazionale Ricerche Archeologiche Antropologiche e Storiche (CIRAAS Onlus) Direzione Anna Maria Dolciotti Progetto «Ptolemaica. Cirene e il Mediterraneo Orientale» Istituto Università degli Studi della Campania «Luigi Vanvitelli» Direzione Serenella Ensoli Città e santuari di Cirene e Arco di Marco Aurelio e Lucio Vero a Tripoli Istituto Università degli Studi di Urbino Carlo Bo Direzione Oscar Mei Necropoli rupestri a rischio: il caso di Cirene a confronto con il caso di Luxor Istituto Università degli Studi «G. d’Annunzio» Chieti-Pescara Direzione Olivia Menozzi Sabratha: interventi di restauro, studio e valorizzazione digitale Istituto Università di Macerata Direzione Giuseppe Mazzilli Sabratha, Quartiere del Teatro: valorizzazione digitale e messa in rete della documentazione Istituto Università degli Studi di Palermo Direzione Elisa Chiara Portale La tecnica edilizia nella Tripolitania antica Istituto Università di Catania Direzione Francesco Tomasello Missione Archeologica dell’Università Roma Tre Istituto Fondazione MedA-Mediterraneo Antico Direzione Luisa Musso L’architettura delle vie carovaniere. Ipotesi di recupero delle città-oasi del Sud libico. Ghat, Murzuq, Sebha e Hun Istituto CISAM-Centro Internazionale Studi Architettura e Storia del Mediterraneo Direzione Khalil Abdel Hadi
Direzione Eugenio Zito Ricerche archeologiche a Sijilmasa Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Roberta Giunta MAURITIUS Port Louis, Mauritius. An Archaeological History of a Tropical City Istituto Università Ca’ Foscari, Venezia Direzione Diego Calaon MOZAMBICO / MOZAMBIQUE Missione Etnologica in Mozambico, Malawi e Tanzania Istituto Università degli Studi di Urbino Carlo Bo Direzione Francesca Declich SENEGAL Missione Etnologica Italiana in Africa Subsahariana (MEIAS) Istituto Università di Torino Direzione Roberto Beneduce Missione Etnologica in Senegal e Africa Occidentale (MESAO) Istituto Università degli Studi di Milano-Bicocca Direzione Alice Bellagamba SUD AFRICA / SOUTH AFRICA Il contesto paleoambientale dell’evoluzione umana nel Plio-Pleistocene del Sud Africa Istituto Università di Torino Direzione Marco Pavia SUDAN Missione congiunta della «Sapienza» Università di Roma e del National Corporation for Antiquities and Museums a Hugair Gubli e Magal, IV cataratta Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Paola Buzi Italian Archaeological Mission in Sudan-Jebel Barkalo Istituto Università Ca’ Foscari Venezia Direzione Emanuele M. Ciampini Abu Erteila Project Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Eugenio Fantusati
MAROCCO / MOROCCO Tecniche di Remote Sensing per lo studio degli insediamenti umani in siti minerari sfruttati nell’antichità Istituto CNR Direzione Alessia Allegrini
Missione archeologica italiana in Sudan ed Eritrea dell’Università di Napoli L’Orientale e dell’ISMEO Istituto Università di Napoli L’Orientale Direzione Andrea Manzo
Oued Beht Archaeological Project Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Giulio Lucarini
Progetto di Conservazione del Tempio di Mut Istituto Istituto Centrale per il Restauro Direzione Elisabetta Giani
Prospezioni archeologiche per la ricostruzione dei contesti archeometallurgici punici del Maghreb Istituto CNR Direzione Lorenza Manfredi
Missione Archeologica Italiana a el-Salha/al-Khiday, Sudan Centrale Istituto CSSeS, Centro Studi Sudanesi e Sub-Sahariani Direzione Donatella Usai
I bacini mio-pliocenici del Marocco centrale: una collaborazione internazionale in cerca delle nostre radici Istituto Università degli Studi di Firenze Direzione Lorenzo Rook
TANZANIA THOR (Tanzania Human Origin Research) Project Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Giorgio Manzi
Tabernae Project Istituto Università degli Studi della Basilicata Direzione Francesco Martorella
Arte rupestre e paesaggio archeologico in Tanzania centrale Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Marina Gallinaro
Missione Etnologica Italiana Istituto Università degli Studi di Napoli Federico II
TUNISIA Il Santuario di Baal-Hammon/ Saturno di Althiburos (El Kef)
Istituto CNR Direzione Massimo Botto Rediscovering Hadrumetum Istituto Università di Bologna Direzione Antonella Coralini Alibi Archaeologies. Rediscovering Roman Tunisia. Thuburbo Maius Istituto Università di Bologna Direzione Antonella Coralini Dinamiche insediative nella bassa valle dell’Oued Mejerda Istituto Università degli Studi di Sassari Direzione Anna Depalmas Missione Archeologica Tuniso-Italiana a Kerkouane (Capo Bon) Istituto Università degli Studi di Sassari Direzione Michele Guirguis Northern Tunisia Archaeological Project Istituto ISMEO-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente Direzione Giulio Lucarini Missione italo-tunisina al teatro romano di Althiburos Istituto Università degli Studi di Palermo Direzione Gilberto Montali Cartagine: la città e le sue necropoli Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Lorenzo Nigro Rus Africum – L’antico paesaggio del Nord Africa Istituto Università di Trento Direzione Mariette Raaijmakers Missione archeologica italiana dell’Università di Sassari a Thignica Istituto Università degli Studi di Sassari Direzione Paola Ruggeri Neapolis Africae Istituto Università degli Studi di Sassari Direzione Pier Giorgio Spanu Ricerche archeologiche ed epigrafiche nel municipium di Numluli Istituto Università degli Studi di Sassari Direzione Alessandro Teatini Ricognizione archeologica Istituto Istituto Italiano di Tecnologia Direzione Arianna Traviglia Dougga Project Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Tommaso Empler Missione Archeologica nel sito di Uchi Maius Istituto Università degli Studi di Sassari Direzione Marco Milanese Mactaris, dall’età numidica all’età islamica Istituto Università degli Studi di Roma Tor Vergata Direzione Alessandra Molinari Mobilità, cambiamenti genetici, sociali e culturali nelle popolazioni fenicio-puniche della penisola di Capo Bon Istituto Oltre Roma Tre Archeologia ONLUS Direzione Alfredo Coppa Gli ultimi cacciatori-raccoglitori olocenici e studio della
transizione neolitica in Tunisia Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Michaela Lucci SHORE (Sciences and Humanities on Ripuarian Environments) Project in Cape Bon Istituto Oltre Roma Tre Archeologia ONLUS Direzione Federico Nomi Missione Archeologica nel Sahara Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Savino di Lernia UGANDA Missione Etnologica Italiana in Africa Equatoriale Istituto Università di Torino Direzione Alessandro Gusman
AMERICA E OCEANIA ARGENTINA Missione Etnologica per il Sud America del Ministero degli Esteri (MEISAM) Istituto Tamerici SRL-Start Up «Sapienza» Università di Roma Direzione Alessandro Simonicca BRASILE / BRAZIL Educazione interculturale e integrazioni di conoscenze nell’estuario del fiume Itapicuru (Bahia) Istituto Centro Studi Americanistici «Circolo Amerindiano» Direzione Paride Bollettin Verso una scienza del proposito intrinseco: dialoghi inter-epistemologici con i Mebengokré sulle funzioni ecologiche Istituto Centro Studi Americanistici «Circolo Amerindiano» Direzione Paride Bollettin Profilo biogenetico, dieta e mobilità delle popolazioni preistoriche del Brasile meridionale. Ricerca e formazione Istituto Università di Bologna Direzione Stefano Benazzi CILE / CHILE Laboratorio di ricerca antropologica in Cile Istituto Università degli Studi di Urbino Carlo Bo Direzione Francesca Declich COLOMBIA Prospezione geofisica su larga scala per la conoscenza del sito di Santa María de la Antigua Istituto Università degli Studi del Molise Direzione Paolo Mauriello Pratiche alimentari dei Wayuu. Una analisi di percorsi e tensioni in zone di contatto culturale Istituto Centro Studi Americanistici «Circolo Amerindiano» Direzione Romolo Santoni La preistoria in Colombia Istituto Università degli Studi di Siena Direzione Brunella Muttillo CUBA Modelli bio-culturali per l’analisi delle dinamiche del popolamento arcaico di Cuba Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Michaela Lucci Missione Archeo-Antropologica Italiana Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Alfredo Coppa
MESSICO / MEXICO Missione Etnologica Italiana in Messico (MEIM) Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Alessandro Lupo Ruta de la Obsidiana Istituto Centro Studi Americanistici «Circolo Amerindiano» Direzione Romolo Santoni PERÚ Intervento operativo per il complesso archeologico di Chan Chan: conoscenza, valorizzazione, promozione Istituto CNR-ISPC Direzione Francesca Colosi Progetto di scavo, consolidazione e restauro del centro cerimoniale di Cahuachi (Nasca) Istituto CISRAP-Centro Italiano Studi e Ricerche Archeologiche Precolombiane Direzione Giuseppe Orefici Crocevia di culture: la sierra di Ancash nella Missione A. Raimondi Istituto Comune di Milano Direzione Carolina Orsini Progetto HUACAS Istituto Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Direzione Maria Ilaria Pannaccione Apa Comunità, archivi, territori. Missione storico-antropologica nelle Ande settentrionali: Ecuador, Perú Istituto Università di Torino Direzione Sofia Venturoli Missione scientifica internazionale ITACA Istituto ISPC-CNR Direzione Nicola Masini REPUBBLICA DOMINICANA DOMINICAN REPUBLIC Organizzazione degli Insediamenti presso i Taino nelle Aree Orientali e Settentrionali della Repubblica Dominicana Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Emanuela Cristiani Il popolamento arcaico dell’arcipelago caraibico e il suo adattamento all’ecosistema marino Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Francesco Genchi Popolazioni Taino dell’isola di Hispaniola. Struttura e ammontare della popolazione al momento della conquista europea Istituto «Sapienza» Università di Roma Direzione Michaela Lucci SAINT KITTS E NEVIS SAINT KITTS AND NEVIS SKANNER (Saint Kitts And Nevis New Exploration Research) Istituto Oltre Roma Tre Archeologia ONLUS Direzione Federico Nomi VENEZUELA La Ciudadanía Construye Su Historia Istituto Centro Studi Americanistici «Circolo Amerindiano» Direzione Romolo Santoni NUOVA ZELANDA NEW ZEALAND Missione Etnologica per l’Oceania (MEO) Istituto Tamerici SRL-Start Up «Sapienza» Università di Roma Direzione Alessandro Simonicca
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MONOGRAFIE
n. 56 agosto/settembre 2023 Registrazione al Tribunale di Milano n. 467 del 06/09/2007
Editore Timeline Publishing S.r.l. Via Angelo Poliziano, 76 – 00184 Roma tel. 06 86932068 – e-mail: info@timelinepublishing.it Direttore responsabile Andreas M. Steiner a.m.steiner@timelinepublishing.it Redazione Stefano Mammini s.mammini@timelinepublishing.it Lorella Cecilia (ricerca iconografica) l.cecilia@timelinepublishing.it Impaginazione Davide Tesei Amministrazione amministrazione@timelinepublishing.it
Collaboratori Ruth Taylor: traduzioni alle pp. 4-7.
Illustrazioni e immagini Le immagini che corredano la presente Monografia appaiono per gentile concessione delle Missioni Archeologiche Italiane che hanno contribuito alla realizzazione della pubblicazione.
Riguardo alle illustrazioni, la redazione si è curata della relativa autorizzazione degli aventi diritto. Nel caso che questi siano stati irreperibili, si resta comunque a disposizione per regolare eventuali spettanze.
In copertina: un momento di scavo della missione GaRKAP a Tava Tepe in Azerbaigian occidentale (foto di Aurora Borgesi per GaRKAP).
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