PERIODICO della FIDAart N. 3 - Marzo ANNO 2016
FIDAart
In copertina: PIETRO WEBER, SILENTI, 2007, rasante di calce, ferro e cera su tavola, 150x150 cm
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FIDAart sommario Marzo 2016, Anno 5 - N.3
Editoriale
Statue di marmo e facce di bronzo
pag. 4
Politiche culturali
Gianni Berengo Gardin
pag. 5
Intervista a un artista
Pietro Weber
Mercato dell’arte?
Edward Hopper
pag. 20-21
Arte nella Borsa
Stock Certificate Art
pag. 22-23
Storia dell’arte
Ferrari 335 S Scaglietti
pag. 24-25
pag. 6-19
News dal mondo EDWARD HOPPER
Automat, 1927
pag. 28
EDWARD HOPPER
Blackwell's Island, 1928
pag. 29
EDWARD HOPPER
Nighthawks, 1942
Omaggio a EDWARD HOPPER
The Cadillac and the White House, 2016
pag. 30-31 pag. 32
Copyright FIDAart Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare
EDITORIALE
STATUE DI MARMO E FACCE DI BRONZO L'Italia schizofrenica e autolesionista ha colpito ancora: da una parte si mettono i "braghettoni" di storica memoria alle statue che avrebbero potuto offendere gli occhi dell'imam Rohani in visita d'affari al Campidoglio e, dall'altra, si censurano mostre che denunciano la svendita di Venezia (e dei veneziani) per un tozzo di pane. Il governo ha minimizzato scaricando la colpa sulle spalle del solito tirapiedi disposto a sacrificarsi. Il problema, però, di aver rinunciato alla difesa dei principi della cultura del mondo occidentale, lascia quella sensazione spiacevole che si ha di fronte al servilismo ottuso che con-
tribuisce a farci fare la figura di un paese privo di dignità. Dal bacio della mano di Gheddafi di B, ora siamo passati al bacio del fondo schiena dei petrolieri di R.. Dopo un mese di indagini si è saputo che la storia di questa censura vergognosa è peggiore di quanto sospettato poiché è stata attuata su esplicita richiesta degli iraniani nel corso di un sopralluogo con i funzionari italiani. Carbone, il sottosegretario impomatato, ha così tentato di difendere la pessima figura: "Non è il caso di lamentarsi: abbiamo firmato contratti per 20 miliardi di euro" Come dire, se c'è da fare il business, tutto è accettabile. Domani, quando arriverà qualcun altro in visita d'affari, o anche solo di cortesia, copriremo tutto ciò che potrebbe infastidirlo: sculture, affreschi, bandiere, targhe, mappe, facce ecc. La cosa più divertente di questa pudicizia ridicola e anacronistica che ha fatto ridere mezzo mondo, si scopre guardando con attenzione una delle statue coperte dagli efficienti censori: non sono state inscatolate solo provocanti donnine seminude, ma anche uomini nudi (vedi fig.) i quali, evidentemente, avrebbero potuto turbare gli iraniani. A meno che l'intento non fosse quello di nascondere la cesta di uva sulla spalla, per non offendere la loro religione che proibisce gli alcolici. D'altronde, che per danaro gli italiani siano "proni a tutto", lo si desume anche dal dibattito (vedi a lato) sulle Grandi Navi a Venezia dove ormai abbiamo toccato il fondo.
POLITICHE CULTURALI Si è conclusa l'esposizione "Mostri a Venezia” organizzata alla Villa Necchi Campiglio dal Fondo Ambiente Italiano con le fotografie di Gianni Berengo Gardin. Le immagini, tutte rigorosamente in bianco e nero, sono impressionanti, drammatiche, e dicono più di mille parole. 85 anni, di famiglia veneziana, vissuto a Venezia per 30 anni, Gardin, è uno dei maestri della fotografia italiana più famosi all'estero. Da tre anni, ossessionato dalle grandi navi che da sempre entrano nel Canale della Giudecca, alle 4 del mattino si appostava per documentare questo fatto scandaloso che sarebbe diventato una questione scottante per Venezia. La denuncia nasce dall'impegno civile in difesa di un sito Patrimonio dell'umanità da questi "mostri" e perché il fotografo «turbato soprattutto dall'inquinamento visivo, vedeva Venezia distrutta nelle proporzioni e trasformata in un giocattolo». In laguna, spiega, gli edifici non possono superare i quattro piani, le navi da crociera sono il doppio di Palazzo Ducale. In effetti, queste navi possono arrivare a 67 metri di altezza, come un grattacielo da 22 piani, mentre le lunghezze, vanno dai 270 ai 330 metri (un campo da calcio è di 110 mt). Un colosso da 140mila tonnellate con a bordo 4.500 persone, che si sposta lungo canali costruiti per le imbarcazioni a vela, inquinando e provocando onde e correnti che degradano i fondali e le fondamenta delle case. Da una parte si spendono nel Mose 5,5 miliardi per tentare di salvare Venezia, dall'altra si pemette, per il sollazzo di turisti (e commercianti), di sconvolgere un ecosistema delicatissimo. Il sindaco di Venezia è intervenuto vietando di portare la mostra a Palazzo Ducale e accusando Berengo Gardin di aver usato dei "teleobiettivi per creare effetti artificiosi". Il fotografo, dopo averlo ringraziato per la pubblicità gratuita
poiché tutti i giornali italiani e stranieri hanno parlato diffusamente dell'evento censurato, ha scritto che, salvo alcuni casi in cui aveva usato un 90 millimetri (che non è teleobiettivo), di aver dovuto addirittura utilizzare dei grandangoli, perché le navi erano così grandi che non entravano nel mirino della macchina. Inoltre, ha voluto ricordare al sindaco l’art. 21 della Costituzione: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».
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Intervista a PIETRO WEBER Pietro Weber, si definisce così: disegnatore, scultore, scenografo e, soprattutto, ceramista. Stranamente, disegnatore e non pittore, nonostante i suoi quadri coloratissimi realizzati graffiando la cera o rasante di calce per far fuoriuscire stilizzate figure di uomini e animali da un fondo color cuoio antico, siano particolarmente connotati e personali. Gli spazi eseguiti a campiture piatte monocromatiche esprimono il bisogno di azzerare il linguaggio moderno per ritornare alle origini della Storia stessa, alla ricerca dello spirito dell'uomo non ancora contaminato dalla civiltà. La natura è sempre presente sia sotto forma di animali esistenti o mitologici che si stagliano contro paesaggi primordiali, sia nella materia stessa, grezza, minerale, che rimanda alla terra come Grande Madre. All'essenzialità dei dipinti, Weber contrappone l'esuberanza e la ricchezza delle forme delle sue ceramiche, statue totemiche, idoli ieratici, vasi antropomorfici e zoomorfici che recuperano un immaginario proveniente dalla notte dei tempi quando il Mito regnava nel mondo. Sculture che evocano mondi primitivi, esotici, mistici, dove l'Uomo è in rapporto diretto con il Naturale e con il Soprannaturale. Pietro, però, non esercita né l'imitazione né la citazione, bensì una "re-interpretazione" tramite l''assemblage' di antiche sacralità e ritualità tribali con la modernità di 'object trouvé', oggetti industriali recuperati e liberamente inseriti nelle opere. Simboli archetipici si compenetrano, così, con i linguaggi artistici contemporanei, filtrati sempre attraverso un forte senso di simmetria e armonia di pura matrice classica. In Pietro Weber la contaminazione diventa prassi artistica e di vita, una ricerca in cui passato e presente, occidente e oriente, nord e sud dialogano superando ogni confine culturale alla ricerca dell'innocenza perduta di quei popoli che mantengono ancora il legame con la terra e con il passato: popoli antichi e, quindi, modernissimi. Paolo Tomio A lato: IL MAGO, 2014, vetro, semirè e ossidi h 67 cm
In basso: SILENTI, 2006, rasante di calce
cera su tavola, 70x90 cm
Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte? Molto presto ho cominciato a nutrire il piacere e la curiosità verso tutte le forme espressive dell'uomo. Negli anni '70 vivevo a Torino dove frequentavo il liceo artistico, ciò mi permise un maggior contatto diretto del mondo dell'arte. Ero affascinato da tutto ciò, era l'inizio di un percorso che ancora oggi porto con me.
Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato? Inizialmente molti erano i movimenti artistici che influenzarono il mio approccio nella conoscenza delle varie tecniche espressive. L'Arte povera fu quella che catturò la mia attenzione per l'uso di materiali inusuali. La materia, che ancora oggi mi accompagna nel mio modo di lavorare e mi distingue per il suo linguaggio primordiale.
I primi anni hai lavorato solo come pittore? All'inizio lo studio si è concentrato nel disegno: il disegno, la figura umana erano al centro del mio interesse. Poi sono passato al paesaggio.
Prima di approdare al tuo linguaggio, hai sperimentato anche forme di espressione astratta? I primi anni '80 mi sono avvicinato alla materia, con il recupero di oggetti abbandonati con cui creavo lavori dal sapore astratto. Ispirato dalla natura e dai suoi cambiamenti delle stagioni,
IL SOLE, 2014, semirè e ossidi, h 60 cm
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seguivo le sue trasformazioni.
Nel corso della tua attività, quali altre tecniche artistiche hai sperimentato?
Cosa ti interessa e cosa non ti piace dell'arte contemporanea?
Sono svariate le materie che utilizzo nei miei lavori, molte mi trasmettono una curiosità viscerale, le devo conoscere per dare forma a ciò che non conosco. Devo trovare una perfetta sintonia per avere un dialogo alla pari. Legno, ferro, vetro, rasanti, cera, stoffe, terracotta e molto altro.
Mi interessa tutto ciò che succede nel mondo dell'arte oggi, anche se troppa informazione crea confusione. Le forma d'arte tecnologiche, le sento poco affini al mio sentire: mi attrae l'opera dove trovo manualità e sapienza e l'idea del messaggio che può lasciare.
ULTIMO VIAGGIO, 2015, semirè e ossid 30X40 cm
WAR GAME, UNCLE SAM (made in china), 2007, ky dancer, tessuto, ventole, 8x4x1 m
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SILENTI, 2006, rasante di calce, cera su tavola, 90x70 cm
tura in ceramica? Nel 2000 mi recai in Turchia ad Ankara, per un murales da realizzare nella sede dell'ONU. Quel viaggio mi portò a visitare il Museo della storia dell'Anatolia dove vi era una presenza in-
Ciò che non conosco mi suscita interesse.
Quando, e perchĂŠ, ti sei orientato verso la scul10
credibile di manufatti in terracotta di centinaia di anni, di sorprendente bellezza. Mi innamorai della terracotta, materia povera ma indispensabile alla vita. Ho un grande rispetto per essa.
Quali sono le tecniche che utilizzi per i tuoi lavori in terracotta? L'argilla e la materia base per creare la forma, I colori, poi, spaziano dagli ossidi agli smalti, con interventi successivi con polveri di vetro e ferro. La tecnica si basa sulla realizzazione di pezzi singoli sovrapposti e assemblati come potrebbe avvenire nella costruzione di una casa. Quindi la scultura viene decorata con colori ossidi a fresco e, una volta asciugata, viene infornata a 1200°. A volte l'oggetto viene completato con un ulteriore passaggio di cristallina trasparente e infornata una seconda volta a 960°. E' un sistema complesso e laborioso che richiede una buona conoscenza tecnologica dei materiali poiché il risultato finale è in parte imprevedibile. Ma questo è proprio il fascino della scoperta quando si lavora con la ceramica. Inoltre, io pratico l'assemblaggio con materiali di recupero, come elementi di acciaio, ottone, vetro, porcellana, che utilizzo durante l'esecuzione delle miei opere.
Quanto conta, secondo te, la conoscenza delle tecniche nell'espressione artistica? La conoscenza della materia sta alla base di ogni atto artistico per poter avere un buon risultato. E' fondamentale per poter dialogare tra me e ciò che realizzo, ogni materia è come un libro
LA RUOTA DELLA FORTUNA, 2014, metallo semirè e ossidi, h 53 cm
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infinito: c'è sempre qualcosa che ti sorprende.
Perché il tema che ti interessa maggiormente è il mondo esotico o primitivo? Li sento più vicini al mondo cui appartengo. Sono alla base di un linguaggio primordiale da noi tutto comprensibile.
Quali sono, secondo te, le diversità tra due discipline come la pittura e la scultura? La pittura nasce da una superficie piatta e bidimensionale, non consente di girarci intorno. La una scultura, invece, permette una visione più completa, almeno per ciò che mi interessa.
Come spieghi il fatto che i tuoi dipinti sono essenziali e quasi monocromatici e le sculture, invece, ricche e coloratissime? A volte, ho bisogno dell'essenziale e la pittura me lo permette, mentre nella scultura sono alla ricerca complessa di forme sempre più contorte e ricche di particolari. E' la materia stessa che mi conduce su questa strada.
Vedo che ti piace praticare anche le cosiddette arti applicate che, oggi, rientrano nella categoria del design? Trovo molto interessante fare ricerca nel monA sinistra: L'ACQUA RACCONTA, 2015 acrilico e cera graffita su carta, 32x22 cm
A destra: IL GIUDIZIO, 2004, metallo, semirè e ossidi, h 58 cm
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do del design: completa il mio lavoro.
Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile? L'uso della materia e la simbologia presente in tutto il mio lavoro. Segni arcaici che parlano di storia.
Cosa vuoi rappresentare nelle tue opere: idee, emozioni, un messaggio? Emozione-messaggio. Il piacere della poesia che tanto manca in questo momento storico.
Quando inizi un dipinto o una scultura, hai già in mente cosa vuoi ottenere, o ti fai guidare dall'ispirazione? Normalmente quando inizio un lavoro lascio andare l'inconscio, ed è ciò che mi interessa. Non mi piace anticipare ciò che può avvenire nelle fasi creative,non voglio sapere ma voglio conoscere ciò che non conosco di me. Solo la scelta della materia è decisa nel momento in cui creo.
Come ti sembra il panorama degli artisti trentini d’oggi? Alcuni artisti trentini hanno lasciato una loro traccia sui libri di storia: Segantini, Melotti, Garbari, Depero, e pochi altri. Sarà il tempo a decidere tra chi è ora presente nel mondo dell'arte trentina.
IL PAPA, 2014, semirè e ossidi, h 57 cm
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SILENTI, 2007, PARTICOLARE, rasante e cera su Cosa manca al Trentino per poter essere più presente sul mercato esterno?
pannello, 70x70cm
Mi sembra che manchi un coordinamento politico culturale, una seria attività sul territorio per promuovere e valorizzare realtà artistiche esistenti e poco conosciute. E' un meccanismo che non comprendo.
A mio avviso, la politica culturale trentina è troppo chiusa in sé stessa, non si guarda in lontananza, inoltre, manca un dialogo serio e aperto verso l'estero. Manca la cultura di tutto ciò.
Segui la “politica culturale” trentina? Pensi che si possa fare di più e meglio per il settore artistico?
Tu vivi solo del tuo lavoro di artista muovendoti molto in Italia; hai notato delle differenze rispetto ad altre regioni?
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In passato io ho avuto la possibilità di essere ospitato gratuitamente presso il Salzburger Kunstverein im Künstlerhaus, grazie al gemellaggio tra la Provincia di Trento e il Land locale che serviva a promuovere l'incontro fra artisti europei. Recentemente, l'Accademia di Brera mi ha invitato a lavorare per 15 giorni assieme ad altri artisti belgi nel suo progetto "In insula" sull'Isola Comacina. Lo stage prevedeva l'alloggio gratuito in una residenza per artisti, un rimborso spese e l'organizzazione dellai mostra finale negli spazi dell'Accademia. Queste sono un tipo di iniziative che potrebbero essere attuate anche in Trentino.
Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori? La bellezza è dentro di noi. Sta ad ognuno di noi coglierla ed esprimerla in qualsiasi forma.
Cosa è per te l’arte? E' un modo di vivere. Secondo me, non dovrebbe esistere una distinzione tra la vita e il lavoro di un'artista, deve essere un tutt'uno.
E, per finire, chi è l’artista? E' colui che vede la vita come poesia e trasmette valori profondi.
A sinistra: IL MATTO, 2013, semirè e ossidi h 82 cm
A destra: L'INNAMORATO, 2014 semirè e ossidi, h 72 cm
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Enzo Biffi Gentili, direttore del Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi di Torino. Nello stesso anno la sede OCSE di Trento ospita una sua vasta personale. Si moltiplicano le mostre in spazi artistici di rilievo, nel 2009 presso la Galleria ‘Incontro d’Arte’ di Roma e del 2013 presso il Castello di Agliè, residenza sabauda alle porte di Torino, con l’organizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Regione Piemonte. Le sue opere sono ospitate in collezioni pubbliche e private in molti Paesi. Mostre personali 2015 La torre e la luna, Palazzo Assessorile, Cles; 2014 Dialoghi di Terra, Municipio di Fai Paganella; 2013 Sentinelle, Castello Ducale di Agliè, Torino; Sentinelle, Museo Immaginario Domodossola; 2012 Anguane, installazioni nei canyon Val di Non, Trento; Dialogo con la natura, Sede Bauer, Trento; Dialoghi silenti, Palazzo Guglielmi-Craveggia; 2009 Tacita Materia, Galleria Incontro d’Arte, Roma; 2007 Viaggio attraverso la ceramica, Premio Nazionale Museo Cargaleio, Vietri Sul Mare; Presenze Silenziose, OCSE, Trento; 2006 Scultura, L’ecole des Italiens, Domodossola; Opere 2006, Nuovo Spazio Arte Contemporanea, Malè; 2005 Emozioni al dente, Hotel Zarera, Sfazu’, Svizzera; 2004 Vinart Azienda Redondeldi Paolo Zanini, Mezzolombardo; Terra, Palazzo Conti Martini, Mezzocorona; Città d’Oriente, Palazzo Assessorile, Cles; Installazione nella sede Parco Nazionale Stelvio, Cogolo di Peio; 2003 Uomini senza Voce, Installazione, Coredo; Conoscere per scegliere, litografie Istituto Comprensivo, Taio; Disperazione, Murale sede ONU di Ankara, Turchia; 2002 Sinapsi Stage di scenografia, Museo La Crumière, Villar Pellice; Ceramiche, Teatro Agnelli, Torino; Ceramiche, 59° Mostra del Cinema, Chiostro San Nicolò, Venezia; Ceramiche, Centro Cassa Rurale di Tuenno; 2001 Silenzioso Misticismo, Chiesa S.Agnese, Denno; Dieci anni di arte in cucina, Ristorante Conte Ramponi, Malé; 2000 Museo di Archeologia Industriale Crumire, Villar Pellice, Torino; I sapori del piacere, Nada Mas, Bolzano; 1997 Ceramiche, Casa del Barone, Pellizzano; 1996 Misticismo, Torino Festival Internazionale Arte, Ventimiglia; 1995 Materia, Castel Drena, Trento; 1994 Preghiere in legno, Galleria Arte Segno, Udine; 1993 Immagini dell’interno, Galleria En Plein Air, Pinerolo; 1992 Materia, Galleria Civica, Bolzano; Colore e Materia, Spazio Arte, Padova; Preghiere in legno, Galleria Falchi, Levico; 1989 Materia, municipio di Tione; 1987 Sculture in movimento, Palazzo Parisi, Denno; 1984 Bianco e Nero, Galleria Fedrizzi, Cles;
PIETRO WEBER Nato a Cles, 1959, è disegnatore, scultore, scenografo e soprattutto ceramista. Nel 1970 si trasferisce a Torino dove frequenta il liceo artistico. Nei primi anni Ottanta si avvicina alla scultura, frequentando lo studio di Bruno Martinazzi, ed al teatro, iniziando una collaborazione con la compagnia “Assemblea Teatro” in veste di scenografo e promotore della stessa. Nel decennio successivo la sua ricerca si avvicina alla materia ed alle forme tridimensionali, realizzando grandi strutture per esterni. Importanti per la sua formazione artistica i viaggi all’estero: Parigi, Madrid, Barcellona, Atene, Lisbona, Istanbul, Ankara (dove esegue un murale per la sede turca dell’ONU), Dakar e Salisburgo, città in cui si trattiene per un breve periodo presso la “Casa degli Artisti” nell’ambito del gemellaggio tra il land di tale città e la Provincia di Trento. Viene richiamato l’anno successivo per esporre al “Casino auf dem Monchberg”. Nel 2000 prende parte alla rassegna “Torinonondorme” presso il teatro Agnelli, esponendo una serie di ceramiche. Nel 2002 viene invitato a partecipare alla biennale d’Arte Contemporanea africana a Dakar, al Theatre National de Senegal. Su invito della regione Piemonte tiene uno stage di immagine lavorando su testi di Tonino Guerra presso il museo La Crumière. Contemporaneamente espone una nuova serie di ceramiche a Castel Thun (TN) per il progetto “Magiche Montagne”. E’ ospite con i suoi lavori al 59° Film Festival di Venezia presso il chiostro di San Nicolò a Venezia Lido. Nel 2005 realizza una serie di piatti dal sapore futurista per una rassegna di cene spettacolo che si tengono in varie città svizzere, dal titolo “Emozioni al dente” con la regia di Valerio Maffioletti. Nel 2007 viene insignito del prestigioso premio “Viaggio attraverso la ceramica” a Vietri sul Mare, entrando di diritto fra i massimi ceramisti contemporanei, come ha recentemente affermato
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1982 Il silenzio della materia, Palazzo Assessorile, Cles. Mostre collettive 2016 In Ars Insula, Accademia di Brera, Milano; 2015 Alice nel paese delle meraviglie, Galleria Il Vicolo, Cesena; Tacco Quindici, Palazzo Assessorile, Cles; La seconda vita, Casa de Gentili Sanzeno; 2014 Buratto, fili, bastoni, Palazzo Assessorile Cles; 2013 Scatto Fisso, P. Assessorile Cles; 2012 La ricchezza del sottosuolo, P. Assessorile Cles; 2011 La ricerca dell’Assoluto, Chiesa S. Agnese, Denno; Aquae, Molino Ruatti, Val di Rabbi; Enigma, Astoria Park Hotel, Riva del Garda; 2010 Ospitare gli angeli, Palazzo Brusarosco, Vicenza; Meridiana, scultura permanente, Monclassico; Guardiani Silenti, Fai della Paganella; Nel Cerchio del Sacro, Galleria incontro d’Arte, Roma; 2008 e 2007 Ex Voto, Castello di Rivalta; Via Crucis; Palazzo Libera, Villalagarina; Installazione, Meranflora 2007, Merano; 2006 Un uomo solo al comando, Museo Immaginario, Domodossola; Silenziosa Natura, Rocca di Benevento; Imputati alzatevi, Castiglia, Saluzzo; Il colore del sacro, Centro Tassullo; 2005 Clonazione, Vignart, Villa Lagarina; 2004 Da Eva al Microchip, Palazzo Moremberg, Sardonico; Via Crucis, Eremo di S.Romedio, Sanzeno; L’albero della vita, Cittadella del vino, Mezzocorona; 2003 Silenzi nel vento, Castel Noarna, Rovereto; Ceramiche, Galleria Terre Rare, Bologna; Sogni e progetti, Provincia di Trento; Tra un tempo che si sfalda e uno che nasce, Mart, Rovereto; Il bosco dei poeti, Poesia visiva, Verona; Situazione Arte, Mart, Rovereto; Natura in silenzio, Cles; Opere1985-2003, Openbare Bibliotheek, Harelbeche, Belgio; 2002 Conventi Aperti, Convento Francescano, Ala; Dak’Art Biennale Arte Contemporanea Africana, Dakar; Arte in giardino, Cles; Passaggi Danza e Musica, Teatro S.Chiara, Trento; Magiche Montagne, Castel Thun, Trento; 2001 Arte Contemporanea, ex Ospedale Psichiatrico, Pergine; Conventi Aperti, Convento S.Rocco, Rovereto; 2000 Di Terra e di Respiro, Pinacoteca Civica, Bondeno; Oasi dei Sette Polesini, Bondeno; Finestra sull’Arte, P. Assessorile, Cles; 1996; Figure, Patrizia Buonanno Arte Contemporanea, Mezzolombardo; Casino auf dem Monchberg, Salisburgo; Giovani Artisti Italiani, Palazzo dei Diamanti, Ferrara; Notizie, Galleria Civica di Arte Moderna, Trento; Notizie, Palazzo Eucherio, Parma; 1995 Artissima Fiera d’Arte, Lingotto, Torino; Ex voto, Studio d’Arts, Milano; Ex voto, Eremo san Romedio, Sanzeno; Simbolica, Pordenone; Libera interpretazione, Galleria en Plein Air, Pinerolo; 1992 Decorare il verde, Parco Ducale, Bolzano; Arte Fiera, Levico
Tutti i numeri della rivista FIDAart 2012-2013-2014-2015 e 2016 sono sfogliabili e scaricabili dal sito: http://issuu.com/tomio2013
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copertina del N.3 2016 Periodico di arte e cultura della FIDAart Curatore e responsabile Paolo Tomio
PERIODICO della FIDAart N. 3 - Marzo ANNO 2016
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MERCATO DELL’ARTE ?
EDWARD HOPPER (1882-1967), "East Wind Over Weehawken", 1934, olio su tela, 86x128 cm, Christie’s New York 2013, stimato $ 22-28 milioni e venduto a $ 40.485.000 Vedi a pag.21. L'artista è stato battuto a una cifra elevatissima, quasi il doppio del prezzo base, dipendente sia dalla rarità dei suoi dipinti ad olio, sia dall'importante rivalutazione di un "un maestro la cui poesia è il realismo". Nato a New York da famiglia benestante, Hopper studia per dieci anni illustrazione e pittura
al New York Institute of Art con Robert Henri, un pittore noto, soprattutto, per la sua partecipazione alla Ashcan School, il quale ha una forte influenza e lo spinge verso raffigurazioni realistiche di vita cittadina. Dopo gli studi Hopper fa diversi viaggi a Parigi e in Europa per approfondire la scena artistica ma, a differenza di molti suoi contemporanei, non è coinvolto dalle sperimentazioni astratte delle avanguardie ma è attratto dall'idealismo e dal senso del colore, delle forme e del dettaglio dei pittori realisti. Anche negli Stati Uniti si tiene a distanza da mode e tendenze moderniste, prefendo sviluppare con coerenza un proprio linguaggio personale scarno ed essenziale, a lungo incompreso dalla critica che lo definisce genericamente "realista americano". EDWARD HOPPER, Hotel window, 1955, olio su tela, 102x140 cm, Sotheby's New York 2006 venduto a $ 24.000.000 (€ 18.257.900)
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EDWARD HOPPER Hopper è alto, insicuro, timido e indolente, taciturno e riservato, e i suoi quadri, altrettanto laconici, carichi di vuoto, di silenzio, sono aperti a infinite interpretazioni e spesso descritti come immagini di solitudine, alienazione, malinconia. Oggi appare evidente che l'artista, raffigurando il suo senso di isolamento e di solitudine personale nella città americana tra le due guerre mondiali, abbia descritto quel senso di incomunicabilità, individualismo e alienazione, che sarebbero diventati condizione comune a tutte le società industrializzate occidentali in cui si era perso il senso di comunità. Hopper, a malincuore, deve lavorare per diversi anni come grafico commerciale proseguendo, contemporaneamente, con la pittura e l'incisione e vendendo con modesto successo piccole acqueforti e acquerelli ai turisti. Per il pittore, che è sempre stato attratto dalle vecchie architetture in stile vittoriano con le loro ombre proiettate da torri e torrette, portici, tetti mansardati e decorazioni, la svolta nella carriera avviene nel 1923 con un acquerello, "The Mansard Roof" (Il tetto a mansarda), presentato a una mostra e acquistato dal Brooklyn Museum per 100 dollari. Il dipinto sarà il primo di una serie di scene urbane, prima, e rurali, poi, in cui egli utilizza delle "inquadrature" dello spazio e una illuminazione inusuale quasi cinematografica, per catturare lo stato d'animo dei soggetti rappresentati. L'anno dopo ha luogo, presso la galleria Frank Rehn sulla Fifth Avenue, una mostra personale che riscuote un buon successo commerciale. Nel 1925, a quarantatre anni, esegue "House by the Railroad" (Casa lungo
le rotaie), considerato un classico che segna il raggiungimento della sua maturità artistica e da inizio a quei temi tratti da momenti di normale vita quotidiana che si ritroveranno costantemente nei suoi dipinti: strade vuote, case, camere d'albergo, bar, ristoranti, teatri, treni, spesso abitati da figure isolate in silenzi opprimenti. Scene realistiche ambigue impregnate di atmosfere inquietanti e surreali. Quando inizia a trascorrere le estati sulle coste del New England, con i suoi acquerelli pieni di luce riproduce paesaggi marini e naturali che evocano la bellezza austera della regione e, soprattutto, le pulite geometrie di architetture locali. Come dirà: «Quello che volevo fare era dipingere la luce del sole sul lato di una casa». "Nighthawks" (Nottambuli) è il dipinto realizzato nel 1942 (vedi pag.28-29) considerato una delle opere più iconiche dell'arte e della cultura americana per la sua capacità di raccontare una "misteriosa" scena di vita notturna newyorkese rappresentando l'interno illuminato a luci fluorescenti di un bar interamente vetrato posto sull'angolo di una via e pochi "personaggi" fermi ai loro posti come gli attori di un thriller. Edward Hopper muore nel 1967 e la moglie Josephine, pittrice e da sempre la modella in tutti i suoi dipinti, lo segue dopo dieci mesi.
EDWARD HOPPER, Chair car, 1965, olio su tela, 102x127 cm, Christie's New York 2005, venduto a $ 12.500.000 (€ 9.765.000)
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ARTE NELLA BORSA Ci siamo arrivati! Stanno preparandosi a fare l'ultimo passo per dare la giusta valorizzazione all'arte contemporanea. Come proclamava Georges Clemenceau: «La guerra è una cosa troppo seria per lasciarla in mano ai militari», così vale l'arte: è troppo importante per lasciarla in mano agli artisti. E' giusto che persone più capaci e "competenti" prendano in mano le redini di un mercato remunerativo ma complicato, per indirizzarlo, dirigerlo e svilupparlo secondo logiche più adeguate ai nostri tempi. E' noto che il settore dell'arte contemporanea è in forte crescita e che, nonostante le ripetute crisi economiche globali, i suoi bilanci aumentino di anno in anno. Nel 2015 si è imposta come la vera locomotiva del mercato dell'arte, un ruolo che storicamente era sempre stato appannaggio dell'arte moderna con 1,76 miliardi di dollari di opere contemporanee vendute all'asta, anche se si è registrato un calo del 12% rispetto all'esercizio 2014. La causa è riconducibile principalmente alla forte flessione del mercato dell'arte contemporanea nella Repubblica Popolare Cinese che ha subito un calo del 37% e perso il primato ritornato agli Stati Uniti con
aggiudicazioni in dodici mesi pari a 650 miliardi di dollari; seguono a ruota la Cina con 542 m$ e il Regno Unito con 410 m$. Queste tre potenze economiche detengono, da sole, il 91% del mercato dell'arte contemporanea mondiale. Molto distanziate la Francia con il 2% del fatturato (36 m$) e la Germania con l'1% (18 m$). Sono cifre impensabili 15 anni fa da quando si è registrata una crescita del 1.800%. Nel mercato europeo le opere di arte antica scarseggiano e iniziano a scarseggiare anche, in modo irreversibile, le opere d'arte moderna, pertanto, l'interesse dei collezionisti si è spostato verso l'arte contemporanea (13% del mercato mondiale) anche se i meccanismi sono profondamente diversi e perciò richiede un approccio molto diverso da quello riservato all'arte impressionista e moderna. Come dichiarò nel 1999 a una riunione di operatori della finanza Thierry Ehrmann, il fondatore di Artprice: «Il mercato dell'arte è come i mercati finanziari, ma dieci volte più crudele e dieci volte più intelligente». Preso atto di questa diversità di atteggiamento richiesta dal mondo del contemporano trasfor-
STOCK CERTIFICATE ART
mato in un ambito accessibile a tutti in cui l'80% dei lotti sono stati aggiudicati a meno di 15.000 $ (e, addirittura, il 64% per meno di 5.000 $), sta nascendo una organizzazione che cerca di adeguarsi alle nuove tendenze ormai acclarate e "razionalizzare" il mercato adeguandolo agli standard degli altri prodotti finanziari. E' in avanzato stato di esecuzione una nuova società per azioni, la SCART - Stock Certificate Art, la cui attività prevede la compravendita di titoli legati a singole opere d'arte. Non al mercato dell'arte in generale, quindi, ma a uno specifico quadro, scultura o installazione. Il compratore dell'azione, privato o istituzione che sia, acquisisce la proprietà virtuale dell'opera prescelta senza, però, doversi fare carico delle infinite problematiche legate alla stessa: carico, trasporto, allestimento, esposizione, assicurazione, manutenzione, tassazioni, rapporti con curatori ed esperti, valutazione, vendita ecc., e limitandosi a detenere l'azione che ne certifica la proprietà.
Inoltre, dato che le azioni sono personali, il furto del certificato è inutile perché l'opera è esigibile solo dal legale proprietario. La Compagnia provvede allo stoccaggio delle opere vere e proprie comprate, in depositi blindati di massima sicurezza e dotati di tutti i controllo ambientali cher garantiscano la conservazione eterna delle opere archiviate. Il compratore ha la possibilità di accedere alle sale e vedere le proprie opere d'arte in ogni momernto, esattamente come in un museo. Eeventualmente potrà essere adottata la soluzione di esporre in casa una copia oppure, addirittura, essere appesi alla parete e ammirati gli stessi 'Stock Certicate Art' con i titoli dell'opera per permettere ai proprietari di soddisfare il proprio ego. L'idea della SCART, in fondo, non fa altro che proseguire la filosofia del "ready made" il quale, spostando l'interesse dall'opera d'arte al solo concetto, l'ha staccata dalla sua fisicità, rendendola irrilevante e inutile. 23
FERRARI 335 S SCAGLIETTI E' tempo di record automobilistici, ma non nelle competizioni dove la Ferrari latita da tempo, ma nelle aste delle automobili storiche, dove un suo bolide di quasi sessanta anni. Una Ferrari 335 S Scaglietti del 1957, spider due posti, una delle vetture più iconiche della storia delle automobili da corsa, è stata venduta da Artcurial Motorcars al Salon Retromobile 2016 di Parigi, 32.075.200 euro, diventando l’automobile più cara nella storia delle aste. «Sia un’opera d’arte, sia la Regina della Velocità, quest’auto rappresenta la quintessenza della perfezione: bellezza, rarità, successi di gara, storia, autenticità e provenienza!» ha dichiarato, ovviamente soddisfatto, il Direttore Generale di Artcurial. Ecco, finalmente, una buona notizia perché è una vittoria della Ferrari ma, in fondo, anche degli iItaliani, della loro genialità, della loro ingegnosità, della loro classe, per le quali, nonostante tutto, all'estero ci ammirano ancora. Non è il solito ottimismo peloso e interessato che va oggi per la maggiore, ma è solo Storia di un passato ormai lontano visto che quella realtà, case automobilistiche e grandi carrozzieri nazionali stanno scomparendo. Per esempio, tra
le carrozzerie più famose, Scaglietti (assorbita dalla Ferrari nel 1975), Ghia (chiusa nel 2001), Bertone (insolvente, ceduta alla Fiat nel 2008), Pininfarina (insolvente, venduta agli indiani nel 2015), Italdesign Giugiaro (acquisita nel 2010 da Volkswagen), Zagato (venduta il 49% all'indiana Autoline Industries). Tutti 'stilisti' che hanno portato il gusto italiano nel mondo. Grazie a Sergio Marchionne, il manager italocanadese, che paga le tassa sui 60 milioni "guadagnati" in Svizzera, la Ferrari non é più italiana, incorporata da una società di diritto olandese è diventata Ferrari N.V. (naamloze vennootschap) e passando nel 2016 sotto il controllo diretto di Exor, controllata dalla famiglia Agnelli e azionista di maggioranza relativa di Fiat Chrysler Automobiles. La Ferrari N.V. è stata quotata in Borsa quest'anno nella speranza (finora infondata) di passare da una Storia d'oro a una gallina dalle uova d'oro. Neanche Fiat é più italiana: si è trasformata in FCA, Fiat Chrysler Automobiles, con sede operativa a Detroit, sede legale in Olanda e sede fiscale in Inghilterra. Il tutto con i complimenti di Renzi. La Ferrari '335 S' è un'autovettura da competizione prodotta dalla Ferrari dal 1957 al 1958
STORIA DELL’ARTE
in soli quattro esemplari e si tratta di uno degli ultimi modelli da gara con il motore anteriore. Si riconosce il classico stile arrotondato del tempo ritenuto quello a maggior coefficiente aerodinamico, a ruote carenate e abitacolo a "barchetta", in cui il pilota guidava senza la cintura di sicurezza e il caschetto con gli occhialoni infilati sopra. La filante carrozzeria di Scaglietti era caratterizzata da un design avveniristico che rispondeva alle esigenze di uno spider da gara dell'epoca. Questo compatto bolide del peso a vuoto di 880 kg, con un passo (la distanza tra gli assi delle ruote), di 235 cm, poco di più dei 215 cm di una Panda, e una carreggiata (la distanza frontale fra i centri delle due ruote), di 130 cm, 3 cm più della Panda, per mezzo di un motore 12 cilindri di 3.800 cc che sviluppava 365 CV, raggiungeva i 300 km orari. In quegli anni la Ferrari stava conquistandosi una fama mondiale ed entrando nel mito grazie alle vittorie delle sue vetture dal colore 'Rosso Ferrari' e il marchio del 'cavallino rampante'. Purtroppo, a questo modello è legato il terribile incidente accaduto a Guidizzolo nel
1957 durante il suo esordio alla 1000 Miglia (un percorso di 1.600 km senza alcuna sosta) quando, a causa del cedimento di uno pneumatico, l'auto condotta dal pilota de Portago era uscita di strada sulla Mantova-Brescia provocando la morte del pilota, del copilota Nelson e di undici spettatori. In seguito alla tragedia, le corse motoristiche di velocità sul territorio italiano furono drasticamente ridotte. Nello stesso anno, le Ferrari 335 rimaste hanno ottenuto ottimi risultati nelle poche gare effettuate ma è stato il punto culminate della breve carriera di queste potenti vetture perché, a partire dal 1958, la cilidrata delle auto sportive è stata portata a tre litri. Le macchine sopravvissute sono state vendute negli Stati Uniti dove, non esistendo questi limiti, potevano ancora gareggiare. E' da lì, infatti, che è ritornata in Europa questa 335 S, acquistata nel 1960 da un privato il quale, dieci anni dopo, l'aveva ceduta alla collezione di Pierre Bardinon dove è stata conservata e utilizzata regolarmente fino al 2016 quando ha festeggiato i suoi sessant'anni di vita diventando l'automobile più costosa del mondo. 25
Marzo 2016, Anno 5 - N.3
News dal mondo EDWARD HOPPER
Automat, 1927
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EDWARD HOPPER
Blackwell's Island, 1928
pag. 29
EDWARD HOPPER
Nighthawks, 1942
Omaggio a EDWARD HOPPER
The Cadillac and the White House, 2016
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pag. 30-31 pag. 32
EDWARD HOPPER, Automat, 1927, olio su tela 91,4x71,4 cm, Des Moines Art Center
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EDWARD HOPPER, Blackwell's Island, 1928, olio su tela 87,6x151 cm, venduto da Christie's New York 2013 a $ 19.163.750 (euro â‚Ź 14.840.600)
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EDWARD HOPPER, Nighthawks (Nottambuli), 1942 olio su tela, 84Ă—152 cm
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Art Institute of Chicago
PAOLO TOMIO, OMAGGIO A EDWARD HOPPER The Cadillac and the White House, 2016 stampa su tela, 90x63 cm