PERIODICO della icsART N.7 - Luglio 2022
icsART
In copertina: BARBARA TAVELLA, SENZA TITOLO, 2019, olio su tela, 179 x 167 cm
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icsART
sommario Luglio 2022, Anno 11 - N.7
Editoriale
Occhei Boys!
pag. 4
Politica culturale
Il Sistema "Truman Show"
pag. 5
Intervista a un artista
Barbara Tavella
Mercato dell’arte?
Joan Mitchell
pag. 20-21
Waves of colors
Vetri luminescenti
pag. 22-23
Storia dell’arte
Mercedes-Benz 300 SLR Uhlenhaut Coupé
pag. 24-25
pag. 6-19
News dal mondo JOAN MITCHELL
BLUEBERRY, 1969
pag. 28
JOAN MITCHELL
LA GRANDE VALLÉE VII, 1983
pag. 29
JOAN MITCHELL
12 HAWKS AT 3 O'CLOCK, 1960
pag. 30
JOAN MITCHELL
UNTITLED, 1977
pag. 31
SWEET MEMORIES, 2019,
pag. 32
Omaggio a JOAN MITCHELL
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OCCEI BOYS! si capisce perché, dal '45 in poi i conflitti nel mondo siano stati migliaia. Si sa che la guerra va a colpire la vita della gente comune ma per chi agisce in una logica di potenza (russi, americani, cinesi, turchi, inglesi, francesi ecc.), essa è solo una delle tante opzioni per imporre la propria volontà. È una scelta moralmente ingiusta ma le nazioni - sono diventate e rimangono grandi potenze - grazie alla loro forza militare. È evidente che i punti di vista di un paese aggredito e quello delle altre potenze coinvolte sono diversi tra loro, se non antitetici: il primo si fonda sulla necessità di combattere per la propria libertà e la propria sopravvivenza, il secondo attiene alle logiche più o meno disinteressate di chi vede nel conflitto il modo per attaccare un nemico mirando alla sua sconfitta e ampliare lapropria area d'influenza. Costi quel che costi... ovviamente, al popolo che sta combattendo. Nel caso dell'Ucraina, l'ipotesi di una guerra lunga è tragica ma - se combattuta da altri e in un altro continente - è ricca di opportunità per gli Stati Uniti che vi vedono la possibilità di indebolire la Russia, uno dei loro nemici storici. Il Presidente Biden, crollato nei sondaggi dopo la fuga dall'Afghanistan (stato inerme invaso nel 2001), guida la politica della Ue tramite la Nato da sempre sotto il comando di Washington - imponendo crescenti forniture di armi e continue sanzioni sul petrolio e il gas. Il risultato dopo 4 mesi, è che in Ucraina i territori occupati e i morti continuano ad aumentare e che i membri della Ue - "alleati" ma anche concorrenti degli USA - devono acquistare il petrolio (più costoso e inquinante), armi e grano americani, pagando con una drammatica recessione economica, sociale e politica i costi di una strategia decisa da chi guadagna stando al sicuro oltreoceano. Hey boys, una vera figata!
Occhei Boys! Quando papa Francesco ha parlato de «l’abbaiare della Nato alla porta della Russia» ha voluto ricordarci che, gonfiando di armi l'Ucraina, gli Stati Uniti non volevano tanto difenderla quanto porre sotto assedio la Russia, un paese considerato pericoloso. Siamo tutti d'accordo che invadendo l'Ucraina, l'autocrate Putin ha commesso un atto criminale che va condannato duramente ma anche che vada fatto di tutto per fermare questa azione per tentare di salvare le vite di tanti innocenti? Per quanto riguarda la prima parte del discorso c'è grande unanimità, un po' meno sulla seconda perché ciò che muove gli Stati "entrati in gioco", sono innanzitutto i loro interessi geopolitici, economici, strategici, spesso occulti e poco puliti. Si pensa, ingenuamente, che la guerra sia da tutti ritenuta un evento tragico per il suo carico di distruzioni, morti e dolori ma allora non
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POLITICA CULTURALE
IL SISTEMA "TRUMAN SHOW" «Buongiorno... e casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!» La frase rituale con la quale ogni mattina Truman Burbank salutava con un sorriso smagliante i suoi vicini di casa, dovrebbe ricordarci che l'ottimismo stereotipato non è "il profumo della vita" (come sentenziava Tonino Guerra), ma la tecnica di manipolazione che la pubblicità adotta quotidianamente per venderci qualsiasi puttanata. Noi sappiamo che sono tutte delle balle colossali, gonfiate e colorate da chi ci tratta come bambini che guardano i cartoni, condizionati ad aspettarsi sempre un lieto fine accompagnato dalla risata dei protagonisti. La Propaganda di Stato - che è la figlia impresentabile della pubblicità privata - fa la stessa cosa: ci racconta un mondo in cui esistono i buoni, noi, e i cattivi, gli altri. Naturalmente, il concetto di 'noi' è relativo dato che la Propaganda è la prassi normale di tutti gli Stati, democratici o autoritari, vale a dire che ognuno vuole convincere i cittadini della bontà dei pro-
pri comportamenti, qualunque essi siano. ll problema nasce quando, per ragioni non dette, un governo decide di fare delle cose gravi tipo entrare in una "quasi-guerra" contro una potenza straniera senza dichiararlo ufficialmente, cioè diventare co-belligerante insieme agli alleati per aiutare un altro Stato? Come far ingoiare il rospo indigeribile al popolo, nonostante la guerra sia proibita esplicitamente da una Costituzione che ammette solo quella di autodifesa, nonostante lo Stato aggredito non sia un alleato ma solo un vicino piuttosto bellicoso, nonostante la maggioranza degli elettori sia contraria a farsi trascinare in una avventura rischiosissima, nonostante sia evidente che il costo da pagare sarà terribile? Semplice, con il Sistema "Truman Show": Siamo i giusti! Siamo i migliori! Siamo i più forti! Va tutto bene! Vincere e vinceremo! E se i calcoli sbagliati ci riporteranno indietro di 50 anni perché c'è chi vuole lo scontro totale? «Buongiorno...- e casomai non ci rivedessimo più - buonanotte a tutti!» 5
Intervista a BARBARA TAVELLA Dopo aver esplorato le pratiche artistiche più avanzate, performances, installazioni, fotografia, video, ed essere stata a lungo indecisa se dedicarsi al teatro, Barbara Tavella è ritornata al primo amore, la pittura (appresa fin da bambina dal padre restauratore). Conclusa l'Accademia di Brema ha cercato un proprio linguaggio personale nella Storia: le avanguardie, il surrealismo, il dadaismo, approdando infine al collage, una tecnica cubista ricca ancor oggi di enormi potenzialità. Dopo aver praticato per anni e con successo una pittura raffinata ben connotata e riconoscibile, Tavella ha iniziato un processo di distanziamento dall'arte "colta" in un lento percorso di evoluzione-emancipazione che privilegiasse una creatività risultante dall’esperienza e il vissuto dell'artista, un’arte come autoanalisi coinvolgente e liberatoria per affrancarsi dal conformismo estetico dominante. La riduzione degli ambiti della pittura e una radicale semplificazione e rarefazione del linguaggio esprimono una ricerca dell'essenza come ritorno alle origini dell'arte stessa. I suoi dipinti hanno subìto una metamorfosi radicale che li ha man mano alleggeriti e svincolati dalla coerenza formale, stilistica e compositiva emancipandoli dai linguaggi codificati, passando a una rinuncia della pittura "colta" per abbandonarsi a una creatività che scaturisca dall'inconscio. Barbara dipinge su tele libere senza telaio lasciando i bordi sfrangiati, con colori a olio brillanti e luminosi, quasi fosforescenti, molto diluiti così che la texture delle pennellate irregolari e le inevitabili gocciolature entrano a far parte della composizione. Il soggetto non nasce più da un pensiero che lo precede e lo prefigura, ma "viene alla luce" in corso d'opera - quasi all’insaputa dell’autore - quando ricordi, figure, testi si palesano sulla tela in pura poetica surrealista. Le sue opere si popolano di strani esseri antropomorfi fluttuanti che emergono dal fondo, forme fantasmatiche sproporzionate, animali con sembianze umane, corpi femminili deformati che si muovono alla ricerca dei loro arti dispersi in uno spazio. onirico. L'aver rifiutato la bellezza convenzionale per avventurarsi in nuovi territori sconosciuti, è la scelta coraggiosa di un'artista libera interessata, innanzitutto, a scoprire se stessa tramite la pittura. Paolo Tomio a sinistra: SENZA TITOLO, 2022, olio su tela 164 x 108 cm
in basso: SENZA TITOLO, 2021, olio su tela 95 x 150 cm
Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla pittura?
Dal fascino iniziale (alla Scuola d’arte) per le avanguardie, negli anni di Accademia l’informale (anche i miei lavori erano astratti-informali), poi il dada, il teatro e la performance, il lavoro di Cindy Sherman, Kiki Smith fino agli ultimi anni dove mi affascina il lavoro di Rose Wylie, Miriam Cahn, Marlene Dumas... L´interesse ora è sempre più riferito al modo di rapportarsi alla vita dell’artista, ai contenuti, alla sua storia di vita. Outsider art, come espressione autentica e
Da piccola, quando stavo nel laboratorio di mio papà e lui mi insegnava a dipingere.
Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato? SENZA TITOLO, 2020, olio su tela, 165 x 148 cm
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SENZA TITOLO, 2019, olio su tela, 79 x 62 cm
modo indipendente di raccontarsi: arte, come pratica che nasce dalla necessità dell’esperienza.
Segui l’arte contemporanea: c'è qualcosa che ti interessa e, invece, cosa non ti piace?
Pochi di questi eventi parlano di contenuti, di arte. L’arte sembra avvicinarsi all'industria della cultura funzionando secondo il principio di una gamma in continua espansione: un paesaggio artistico di sovrabbondanza.
Succedono molte cose interessanti, ma trovo tutto il sistema “troppo“.
Quando e perché sei approdata al linguaggio
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figurativo?
sente. È una figura, un essere che si esplora, si costruisce, si crea. Spesso questo essere è ibrido, diventa animale. La domanda dell’animale comporta contemporaneamente la domanda dell’altro, dello sconosciuto.
Nel mio percorso creativo sono giunta a lavori informali che sono diventati degli oggetti, delle installazioni. Poi le elaborazioni di immagini con fotografia e collage, e immagini in movimento sono diventate video. Da lì in poi la necessità prima di disegnare e adesso di dipingere. Dal video in poi la figura è stata sempre pre-
Quali sono le tecniche artistiche che utilizzi abitualmente nella tua pittura? Negli ultimi 15 anni olio su tela.
SENZA TITOLO, 2020, olio su tela, 150 x 121 cm
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SENZA TITOLO, 2015, olio su tela, 190 x 166 cm
Com’è nato il tuo rapporto privilegiato con la tecnica del collage?
ma/spirito.
Tramite la casualità, il non-lineare analogico, e la dissoluzione delle regole della logica. La copresenza di più punti di vista, dividere e collegare. Decostruire e ricomporre sempre da capo. Mi affascina l’irritazione che si crea. Attraverso l’arte nasce ciò che ha già forma nell’ani-
Nei tuoi dipinti cosa privilegi: la forme, il colore, la composizione…? Non saprei, la concentrazione è la cosa più importante. Il quadro è rappresentare ciò che
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prende forma nell’atto del fare. Il mio obiettivo è l'immagine. Riguarda la pittura, il processo di pittura. Il modo di dipingere trasmette un atteggiamento. L'immagine non solo accetta il fallimento, ma lo permette, lo invita.
Dissolvere e riprendere. Un'esperienza ripetuta ancora e ancora. Una decisione dopo l'altra, sopra l'altra, all'infinito. Colore, materiale, composizione. E io lavoro con esso e lavoro contro di esso. Strato di colore su strato di colore. Non dipingo un corpo per guardare il corpo, ma
SENZA TITOLO, 2021, olio su tela, 60 x 50 cm
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SENZA TITOLO, 2019, olio su tela, 131 x 167 cm
per essere nel mio stesso corpo.
il tema o il soggetto ?
Perché sei molto interessata alla percezione del corpo e alla domanda: “Cos’è vero?”?
Il quadro è il pensare con il quadro, non pensare il quadro.
Non sono corpi fisici, sono la percezione di corpo che crea la possibilità. Il mio lavoro è motivato dall‘incontro con l’inaspettato o dalla scoperta dell’inaspettato, anche se è difficile da definire. Lo cerchi, però senza aspettative, lo sai quando lo vedi.
Il tuo lavorare per stati successivi comporta un margine di casualità incontrollata? Certo, è ciò che cerco e che provoco. Quando succede che la mia pittura mi sorprende capisco di essere sulla giusta via.
Quando inizi un nuovo lavoro, hai già in mente
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SENZA TITOLO, 2020, olio su tela, 117 x 114cm
base del mio fare è la percezione sensibile. Nel creare ci apriamo ai nostri confini per costituirli attraverso questa apertura. Quindi non c'è niente da trasmettere? No, posso creare uno spazio per l'azione. Si tratta di scoprire chi siamo e di cosa siamo capaci nello spazio fisico reale in cui ci incontriamo, ci muoviamo e di cui siamo parte con la nostra esistenza fisica.
Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni? Sei interessata ad un “messaggio” nell’opera? La pittura è qualcosa che non ha la sua origine nelle parole e neanche nell’intelletto. Possiamo provare a “circondare il territorio“ con la lingua, non di più. Nel dipingere devo dubitare, diffidare delle mie parole. Posso provare a fidarmi di ciò che sento, di ciò che provo fisicamente. La
Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono ricono-
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scibile?
sti questo paradigma?
Cerco di evitare definizioni strette. Vedo le mie figure come “protagoniste“ che vestono costumi. Costumi che mostrano la nudità dell’essere, la sua forza e la sua fragilità. Vedo nell’uso di campiture di colore molto liquido, le sgocciolature che tracciano percorsi sulla tela dando la sensazione del tempo sospeso e di luoghi che non sono luoghi, ma che costituiscono sulla tela la mia caratteristica.
Credo che gli approcci al lavoro artistico possano essere diversi. Non per tutti il focus principale o la motivazione è l’artista stesso. Le motivazioni sono differenti.
Esiste, secondo te, una “pittura femminile” oppure l’arte non ha sesso? L’arte non ha sesso, l’arte racconta l’essere. Ma la donna nel mondo dell’arte, come nella
Tu hai detto: “nel mio lavoro riesco soltanto a partire da me stessa”. Non vale per tutti gli arti-
SENZA TITOLO, 2022, olio su tela, 65 x 78 cm
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società non ha la stessa posizione dell’uomo, c’é ancora molto da fare in questo senso.
L'artista è l'ardente distante che permette la vicinanza a distanza.
Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?
E, per finire, cosa è per te l’arte?
La bellezza ha a che fare con la cura, la consapevolezza, il rispetto, la verità e la sincerità.
È „possibilitá“. L’arte è quel mondo parallelo che rende possibile ciò che nel quotidiano non sempre è possibile.
Chi è l‘artista?
in basso: SENZA TITOLO, 2019, olio su tela 90 x 123 cm
a destra: SENZA TITOLO, 2020, olio su tela 165 x 103 cm
2021 "Giornata del contemporaneo" Barbara Tavella | Claus Vittur Open Atelier – Colloquio in studio con Karin Pernegger "Galleria Pinta Pichl" Brunico 2020 "Emphatisanten" SKB Galleria Civica Bressanone, a cura di Karin Pernegger "ohne euch geht gar nichts " SKB Galleria Civica Bressanone, a cura di Karin Pernegger "#artigathome bentornato" – SKB Galerie Prisma - Bolzano "RESSENTIMENT / RISENTIMENTO" - Arte Merano, a cura di Christiane Rekade "Sum ergo sum - Nuovo Femminismo" - Museo della Città di Brunico 2019 "RUN THE WORLD (GIRLS)" Galerie Doris Ghetta, a cura di A. Budak e S. Gamper "HIGH FIVE!" - Galleria Doris Ghetta "Dal'autra pert" - Lia Mostra d'Ert - Ortisei 2018 "Espresciuns Ladines" - Merano "val d'ert - SMACH" - San Martino in Badia 2017 "Wege zum Museum" Museo della Città di Brunico 2016 "Garten” SKB, Hofburg Bressanone 2015 "SMACH" 2014 One Night 4, SKB, Lago di Braies "Domino 2" Schloß Bruck - Lienz Galleria Gaudens Pedit - Lienz 2013 Circolo St.Ulrich "Uncutted". Art Forum Ora Museo Civico di Brunico "Fernsicht - lontananze". "La vie en rose" Ospedale Fojer Brunico 2012 "Innen/Aussen/sichten" Galleria Le Carceri Caldaro "Alles Recht" Galleria Civica Bressanone 2011 Galleria Prisma - Bolzano "Senza inizio né fine" Galleria Duetart - Varese “augen blick” artdepot - Innsbruck Ragenhaus - Brunico 2010 “Trienala Ladina” - San Martino in Badia Galleria Art Depot - Innsbruck 2009 “immaginario su tela” ZonaK - Milano 2006 Arte fotografica dell'Alto Adige, Parlamento di Vienna 2005 Galleria Prisma - Bolzano "Wenn sie hier ist möchte sie dort sein" Kunstraum Cafè Mitterhofer - San Candido Scena artistica altoatesina, Lanserhaus - Appiano 2003 Panorama 03 - Bolzano
Barbara Tavella, 1972, vive e lavora a La Valle BZ «Il soggetto femminile resta al centro dell’interesse dell’artista nel ritratto della fragilità e vulnerabilità del corpo e della psiche umana. I disegni e le tele di Tavella esplorano i paesaggi corporei della femminilità attraverso rappresentazioni teatrali di corpi femminili frammentati descritti come il (colorato) costume di un modello sociale, oppure ridotti ad un’immagine ornamentale, giustapposti alle rappresentazioni idealizzate del corpo femminile proposte dai media. L’artista utilizza il linguaggio femminile del collage e fa riferimento all’eredità dell’immaginario surreale e dadaista creando al tempo stesso i suoi personaggi (forse autoritratti) come ibridi fra uomo e animale, oppure come personaggi grotteschi del grand guignol del mondo carnevalesco. Quello della Tavella è un mondo dei sogni fatto di una fantasmagoria in cui corpi feriti e deformati da spasmi e gesti isterici costituiscono un’espressione radicale del rifugiarsi e rifuggire della psiche in mondi interiori fatti di sicurezza emotiva e conforto. Qui, ancora una volta, ci troviamo sul palcoscenico della condizione umana, fra pupazzi e marionette rotte, nel mezzo di una folla di femmes fatales ed eroine da vaudeville provinciale che mettono in scena il loro solito repertorio di appartenenza e alienazione: un altro specchio della società contemporanea fotografata nel precario istante del suo declino». Adam Budak MOSTRE 2022 „terrena spirituale“ Galleria Doris Ghetta a cura di Karin Pernegger
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2002 „Das absurde Bekannte“ Phoenix Art - Sammlung Falkenberg - Hamburg „Gemine muse“ - Trento 2000 Lavori fotografici e video "Radar" in Alto Adige – Galleria Civica Bolzano, curata da Letizia Ragaglia 1998 "Motive der Stille" St. Pölten - Austria Schloß Katzenzungen - Prissiano Galleria Museo - Bolzano
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ART E' possibile sfogliare tutti i numeri delle annate 2012-2022 della rivista icsART sul sito icsART all'indirizzo:
www.icsart.it icsART N.7 2022 Periodico di arte e c2ultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio
PERIODICO della icsART N.7 - Luglio 2022
icsART
SENZA TITOLO, 2021, olio su tela, 50 x 40 cm
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MERCATO DELL’ARTE ? York dove, colpita in particolare dai lavori di de Kooning e Kline, diventa membro attivo nella scena artistica d'avanguardia affermandosi con il suo stile distintivo di matrice gestuale composto da linee ritmiche contrapposte e campi di colore stratificati come figura centrale della cosiddetta seconda generazione di Espressionisti astratti. Sebbene apparentemente sfrenato, il suo processo creativo è strutturato: «La libertà nel mio lavoro è abbastanza controllata». Nel 1952 tiene la sua prima mostra personale a New York presso la New Gallery ricevendo il plauso dalla critica e dei colleghi. A partire dal 1955 inizia a viaggiare tra New York e la Francia dove inizia una lunga storia d'amore con l'artista francese di origine canadese Jean Paul Riopelle finché nel '59 si stabilisce definitivamente a Parigi. Non pianifica mai i suoi dipinti, non ci pensa prima, non fa mai schizzi preliminari: «la pittura è fatta con il sentimento». L'evoluzione dell'artista, che non dimentica i lavori di pittori come Cézanne, Claude Monet e Vincent van Gogh che ha studiato a lungo, cerca
JOAN MITCHELL, (1925-1992), BLUEBERRY, 1969, olio su tela, 200 x 150 cm, venduto da Christie's New York 2018 a $ 16.625.000 (€ 15.827.000) (vedi a pag.28). Nella sua carriera la Mitchell, con la pittura gestuale e i suoi grandi oli astratti su tela, è stata un'artista prolifica che ha ottenuto un significativo successo di critica e commerciale, sia durante la vita che dopo la morte, consolidando il suo posto nel movimento prevalentemente maschile dell'Espressionismo astratto. Nata in una famiglia benestante di Chicago che ama la poesia e la musica, il nonno materno, ingegnere progettista dei primi grattacieli in acciaio, la madre poetessa e co-editore di Poetry, il padre dermatologo di successo, Joan, atleta e campionessa di pattinaggio artistico, sceglie la pittura. Dopo essersi diplomata nel 1947 alla School of the Art Institute di Chicago, ottiene una borsa di studio che la porta per un anno in Francia dove i suoi dipinti divengono sempre più astratti. Al ritorno nel '49 si stabilisce a New
NOON, 1969, olio su tela, 261,6 x 200,6 cm venduto da Christie's New York 2016 a $ 9.797.000 (€ 9.313.400)
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JOAN MITCHELL di unificare l'esperienza fisica con quella psicologica ed emotiva. Le sue grandi tele astratte nascono da ricordi di campi e giardini, persone che ama e con cui combatteva, poesie, musica, fiori e persino i suoi cani. La Mitchell si lancia nella sua pittura, usando il corpo e le emozioni piuttosto che la mente. Nel 1967 si trasferisce nella sua tenuta di Vétheuil dove può vivere nel ritmo della campagna in continuità con la grande tradizione della pittura di paesaggio francese. La pittrice non cerca di imitare pedissequamente la natura ma mira invece a catturare lo spirito emotivo dei paesaggi che erano stati evocati in lei: «Porto i miei paesaggi dentro di me...Di certo non potrei mai rispecchiare la natura. Mi piacerebbe di più dipingere ciò con cui mi lascia.» Nel corso della sua lunga e prolifica carriera, gli elementi distintivi del suo mondo, amori, acqua, alberi, cani, musica e poesia creano le immagini e i ricordi sui quali lavora. I suoi quadri sono astratti ma la Mitchell li considera paesaggi e sé stessa una pittrice di paesaggi. Si mette al lavoro nel suo studio quando è già buio lavorando fino a notte fonda: «Dipingo dai paesaggi ricordati che porto con me e dai sentimenti che li riguardano, che ovviamente si trasforma-
no». Nel 1983 intraprende la serie di enormi dipinti riccamente colorati chiamati "La Grande Vallée", da molti considerati il culmine del lavoro della sua vita, dittici e trittici caratterizzati da un'esplosione di colori e una composizione "allover" che riempie tutta la superficie della tela. Quadri in scala monumentale che le richiedono un'impressionante quantità di sforzo fisico per la forza gestuale delle pennellate e una vera e propria pioggia di pigmenti capace di evocare un'atmosfera di selvaggia improvvisazione. Joan Mitchell è stata descritta come l'americana tradizionale: anglosassone, repubblicana, episcopale, con una personalità ruvida, irascibile, disciplinata, volitiva e coraggiosa. Grande fumatrice e bevitrice, la sua vita amorosa è stata disordinata e spericolata anche se, come ha dichiarato in un'intervista, «Ci sono molte cose oggi che alle donne non è dato essere... Essere "savage", selvagge». Continua a dipingere con ferocia nell'ultimo decennio della sua vita, nonostante abbia dovuto combattere contro malattie, dolore e depressione. Muore di cancro nel 1992 a 67 anni. HANS, 1981, olio su tela, 1194,6 x 390,2 cm venduto da Christie's New York 2019 a $ 12.192.500 (€ 11.590.600)
WAVES OF COLORS Il vetro è uno dei materiali artistici più affascinanti per le sue proprietà intrinseche che gli consentono di essere modellato a caldo per ottenere forme fluide e trasparenti simili a liquido solidificato. Questa sua peculiarità è ulteriormente esaltata dalla potenza espressiva ed evocativa dei colori che, quando mescolati o sovrapposti tra di loro raggiungono uno spettro cromatico potenzialmente infinito conducendo in una dimensione della fantasia senza limiti. dato che nessun medium, né l'olio né tanto meno l'acrilico, è in grado di garantire tonalità di una tale ricchezza, purezza e profondità cromatica. Il vetro è una materia perfetta per ottenere opere belle sia da guardare sia da toccare per via delle sue superfici lisce e lucide che, quando opportunamente illuminate da luce naturale o artificiale, catturano mille riflessi esal-
tando ulteriormente colori e forma. Conscio delle potenzialità insite in questa materia magica, l'artista e maestro vetraio finlandese Mikko Salo, dopo aver lavorato per cinque anni come apprendista nelle maggiori vetrerie veneziane, è ritornato in patria per aprire un laboratorio e realizzare le proprie sculture astratte. Tra cui la serie di pezzi unici intitolata "Waves of color" (Onde di colore) che ha prodotto utilizzando un trattamento elaborato personalmente basato su una rivisitazione della tecnica dell'incalmo appresa in Italia. Si tratta di una tecnica antica che consiste nell’accoppiare a caldo due o più forme soffiate lungo le loro superfici esterne così da ottenere un unico pezzo caratterizzato dall’incontro suggestivo tra zone diverse e colori differenti. La fusione è resa possibile perché il vetro non passa diretta-
ASTRAZIONE LUMINESCENTE mente dallo stato solido allo stato liquido, ma con il crescere del calore diventa viscoso cioè pastoso e appiccicoso. Le sculture in vetro sono realizzate grazie alla all’esperienza, la bravura e la sensibilità del maestro vetraio, il solo in grado di controllare e garantire le complesse fasi del processo per arrivare a un risultato giocando con la traslucenza. Le sue opere raggiungono livelli di eccellenza proprio perché il talento tecnico dell'artigiano si coniuga alla creatività ricca di espressività ed estetica dell'artista che si pone l'obbiettivo di catturare lo stesso movimento che si vede nel vetro fuso a 1.500 gradi per creare l'aspetto di forme colorate liquide. Il processo che utilizza Mikko Salo per "costruire" le sue sculture si basa sulla stratificazione e fasciatura di un numero elevato di bolle di vetro colorate (fino a dieci) in una massa soli-
da: inizia creando i motivi colorati come bolle di vetro soffiato che poi unisce in uno stampo e raffredda per diversi giorni in un forno. Una volta riscaldati nuovamente alla loro temperatura massima, i pezzi si fondono lentamente l'uno nell'altro generando lavaggi di tonalità sensuali e pittoriche che si trasformano in masse di vetro pieno che vengono infine fuse in blocchi e lucidate nella forma finale. L'esito finale rimane comunque in gran parte imprevedibile poiché, anche per il più abile maestro vetraio è impossibile sapere in anticipo come durante la fusione in fornace, il colore delle bolle soffiate si diluirà in quelle vicine, quando si fermerà il movimento, come i campi si distorceranno e quando gli elementi si uniranno tra loro, creando quasi magicamente questi splendidi dipinti astratti luminescenti.
MERCEDES-BENZ 300 SLR Uhlenhaut Coupé
ed estetica si sposano in un unico oggetto che è stato capace di rappresentare l'immaginario collettivo di una società che vedeva in questo potente coupé da corsa la realizzazione di un sogno individuale di velocità, libertà e lusso. Anche se si dice che l'ingegnere Rudolf Uhlenhaut, capo del reparto corse Mercedes e progettista della 300 SLR, sia diventato ipoudente in età avanzata a causa del rombo prodotto dagli scarichi non silenziati del coupé che egli guidava regolarmente come "auto aziendale". La Uhlenhaut Coupé doveva essere il successore della Mercedes 300 SLR senza tetto con cui la casa aveva vinto la Mille Miglia e tutte le più importanti gare su strada del 1955. Furono costruiti solo due prototipi, uno dei quali è quello battuto da Sotheby's: questo aerodinamico ed elegantissimo coupé è un'auto da pista adattata per le gare su strada. Lunga mt 4,30, larga 174 e alta solo 110 cm, dato l'elevato consumo - 40 litri ogni 100 km - dispone di un bagagliaio ridotto incui trovano posto il serbatoio carburante da 265 litri e due ruote di scorta. Con il motore a otto cilindri in linea da 3.000 di cilindrata montato frontalmente che sviluppava 310 cavalli per un peso di soli 1117 chilogrammi, questa Freccia d'Argento era in grado di rag-
É stata definita l'automobile da strada più veloce del mondo, una pietra miliare nella storia della cronologia Mercedes-Benz, un capolavoro di ingegneria e tecnologia innovativa per gli sport motoristici degli anni '50. Parliamo della Mercedes-Benz 300 SLR Uhlenhaut Coupé del 1955 - il secondo dei due soli prototipi mai realizzati - che è stata venduta nel maggio di quest'anno all'asta di RM Sotheby's alla cifra record di 135 milioni di euro, pari a 141.600.000 dollari, divenendo così sia l'automobile più costosa al mondo, sia la vettura nella lista dei dieci oggetti di maggior valore mai venduti all'asta. Le ragioni di questo prezzo stellare sono numerose, alcune oggettive come la bellezza e le prestazione del bolide, altre legate al mito che alcune creazioni di un passato glorioso continuano a far crescere. Perfezione tecnologica
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STORIA DELL’ARTE giungere una velocità massima di 290 km/h. La 300 SLR Coupé presenta una forte somiglianza visiva con gli altri progetti sportivi di Uhlenhaut dallo styling avveniristico ma allo stesso tempo sobriamente essenziale che nasce dall'aerodinamica. Le linee filanti e sinuose della carrozzeria realizzata in magnesio "Elektron", ultraleggero ma altamente infiammabile, è connotata da un cofano lunghissimo con fari carenati, un abitacolo arrotondato con il parabrezza e il lunotto posteriore avvolgenti, ruore con cerchi a raggi e una coppia di tubi di scarico che escono dalle prese d'aria laterali. L'accesso tutt'altro che agevole al posto di guida, seppur facilitato tramite le innovative e famose portiere con apertura ad "ala di gabbiano", costringe il pilota alle acrobazie per entrarvi e a rimuovere il volante a sgancio rapido per adattarsi all'abitacolo rivestito in pelle rossa. Queste caratteristiche hanno contribuito a rendere la due posti l'auto più veloce del suo tempo ad essere immatricolata per l'uso su strade pubbliche, una delle auto più iconiche che Mercedes-Benz abbia mai costruito. Tuttavia, la velocissima SLR Coupé non è mai entra-
ta in produzione in serie. Quando la Mercedes si ritirò dagli sport motoristici nel 1955 dopo il "Disastro di Le Mans" (in cui morirono un pilota della Mercedes e 83 spettatori e altri 120 rimasero feriti), il progetto SLR Coupé fu sospeso. La casa automobilistica ritenne che non fosse il momento giusto per far emergere una potente sport tourer di questo tipo e abbandonò l'idea di una versione stradale della SLR così che di questo capolavoro di potenza ed eleganza rimasero solo i due prototipi, che però hanno contribuito a far entrare questa meravigliosa vettura nella leggenda.
Luglio 2022, Anno 11 - N.7
News dal mondo JOAN MITCHELL
BLUEBERRY, 1969
pag. 28
JOAN MITCHELL
LA GRANDE VALLÉE VII, 1983
pag. 29
JOAN MITCHELL
12 HAWKS AT 3 O'CLOCK, 1960
pag. 30
JOAN MITCHELL
UNTITLED, 1977
pag. 31
SWEET MEMORIES, 2019,
pag. 32
Omaggio a JOAN MITCHELL
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JOAN MITCHELL, BLUEBERRY, 1969, olio su tela 200 x 150 cm, venduto da Christie's New York 2018 a $ 16.625.000 (€ 15.827.000)
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JOAN MITCHELL, LA GRANDE VALLÉE VII, 1983 olio su tela, dittico, 260 x 260 cm, venduto da Christie's New York 2020 a $ 14.462.500 (€ 13.761.000)
JOAN MITCHELL, 12 HAWKS AT 3 O'CLOCK, 1960 olio su tela, 295,6 x 200 cm, venduto da Christie's New York 2018 a $ 14.037.500 (€ 13.410.000).
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JOAN MITCHELL, UNTITLED, 1977, olio su tela dittico, 194,3 x 226,7 cm, venduto da Christie's 2021 New York a 12.382.500 (€ 11.782.600)
PAOLO TOMIO: Omaggio a JOAN MITCHELL "SWEET MEMORIES", 2019, acrilico su pannello legno dett. 20 x 20 cm
ics
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