icsART 2022 N.8 Claus Vittur

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PERIODICO della icsART N.8 - Agosto 2022

icsART


In copertina: Claus Vittur, INTERNO, 2021, olio su tela, 70 x 60 cm


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icsART

sommario Agosto 2022, Anno 11 - N.8

Editoriale

I voltagabbana

pag. 4

Politica culturale

Noi siamo contro la vita comoda!

pag. 5

Intervista a un artista

Claus Vittur

pag. 6-19

Mercato dell’arte?

Sean Scully

pag. 20-21

Tra il bianco e il nero

Énergie Monochrome

pag. 22-23

Storia dell’arte

Christian Louboutin

pag. 24-25

News dal mondo SEAN SCULLY

SONG, 1985

pag. 28

SEAN SCULLY

LANDLINE RED VEINED, 2016

pag. 29

SEAN SCULLY

LANDLINE FIRE, 2014

pag. 30

SEAN SCULLY

WALL OF LIGHT RED BAR, 2013

pag. 31

CONVERGENZE PARALLELE, 2021

pag. 32

Omaggio a SEAN SCULLY

Copyright icsART Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare


EDITORIALE

I VOLTAGABBANA Il trucchetto l'hanno ormai imparato tutti. Mi candido in un partito, grande o medio e poi...tomo tomo, cacchio cacchio, mi sfilo. Perché stare sotto padrone? Meglio mettersi in proprio: comando Io, gestisco Io i finanziamenti pubblici, vado in televisione Io, tutti vogliono i "miei" voti e Io divento l'ago della bilancia! L'elenco dei furbetti è lunghissimo: Bersani e compagni escono dal Pd renziano e fondano il "loro" partito di sinistra, LeU. Renzi, eletto nel PD zingarettiano se ne va con 60 parlamentari fondando il "suo" partito di destra, Italia viva. Calenda eletto nel PD di Zingaretti, esce e crea il "suo" partito di destra, Azione. Un mese fa, Luigi Di Maio, eletto nel M5S, molla il movimento con altri 64 parlamentari creando il "suo" partito di centro, Insieme per il futuro. Nulla osta se, a uno o più parlamentari, non piacciono più il programma, il Segretario, il Presidente, le facce dei vicini di banco, la forma-

zione politica in cui sono stati eletti: è un loro sacrosanto diritto andarsene. Ma, andarsene definitivamente a casa, dando le dimissioni da parlamentare, rinunciando a paghetta e benefit e lasciando il loro seggio al primo dei non eletti. Tutti questi personaggi sono stati eletti sulla base di promesse che hanno ignorato cambiando casacca e tradendo chi, fidandosi, li ha votati. Altrimenti è più che legittimo il sospetto che queste 'conversioni' nascondano oltre al tanto declamato Amore per il proprio Paese, anche qualche calcolo degno più di un mercato delle vacche che di un "onorevole". Nel caso dell'esodo degli ex 5 stelle, le regole autolesionstiche dell'obbligo di restituire al partito parte dell'indennità mensile da parlamentare e il vincolo dei due mandati, hanno pesato sulla loro decisione? Certo molti avranno pensato che è meglio tenersi il 100% fino alla fine della legislatura e nel frattempo cercarsi qualche anima buona con cui tentare la terza candidatura. 4


POLITICA CULTURALE

NOI SIAMO CONTRO LA VITA COMODA! Godiamoci i caldi africani dell'estate 2022 senza condizionatori per aiutare l'Ucraina («Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?» pontificava Draghi) perché l'ex Governo dei Migliorissimi non ci garantirà né la pace né il riscaldamento in inverno grazie alle armi che continuiamo a inviare in quel Paese e alle decine di sanzioni che infliggiamo alla Russia sperando di metterla in ginocchio economicamente. Almeno, questa è la teoria degli intelligentoni, americani in primis, ed europei (tra cui Draghi) che da loro ricevono "consigli a cui non si può dire no". La loro pensata molto furba è questa: cara Russia, abbiamo deciso di non comperare più il tuo gas e il tuo petrolio - anche se ci sono indispensabili - così che il tuo export crollerà e sarai obbligata a ritirarti dai territori occupati. Bisogna pensare che nell'Unione europea c'è il fior fiore dei politici e degli economisti dei 27 stati che ne fanno parte: gente che gestisce stati, banche, industrie, finanza, non dei dilettanti allo sbaraglio. Però, anche la casalinga di Canicattì si sarebbe posta la domanda banale: ma

se questi non ci vendono più il loro gas, come facciamo a mandare avanti fabbriche, uffici, negozi, case, scuole, ospedali, trasporti ecc...? Infatti, tutto il mondo ha bisogno degli idrocarburi e quindi c'è la fila degli stati disposti a comprarli dalla Russia e poi a rivenderli ad alto prezzo ai paesi che hanno deciso le sanzioni. Per di più, i furboni della Ue non hanno calcolato che, come vogliono le loro Leggi di Mercato, se una merce indispensabile diminuisce, automaticamente il suo prezzo aumenta, quindi, anche se Putin vende meno gas, ora guadagna più di prima. Inoltre, poiché i rubinetti del gas li ha in mano lui, può decidere in ogni momento - se, quanto e quando - fornircelo. Ergo, quest'inverno potremmo rischiare di stare in casa con il cappotto e girare a piedi. L'Eu poteva subire l'invasione russa senza reagire? Dato che le sanzioni europee dovrebbero distruggere l'economia russa - e non la nostra - quando tentano il "bluff" con Putin che ha poker in mano, i geni della Ue dovrebbe sapere che, non solo lui verrà a vederlo, ma che rilancerà. Altrimenti si chiama suicidio. 5



Intervista a CLAUS VITTUR Nei seducenti dipinti di Claus Vittur si possono trovare le suggestioni di una visione romantica in cui l’artista è assorto nella contemplazione della natura in tutte le sue manifestazioni. Essendo nato e vivendo in un luogo magico come la val Badia, si comprende bene come il suo rapporto con le montagne, le valli, i boschi, i pascoli, nasca da un 'imprinting' introiettato da piccolo. La natura che egli rappresenta nei suoi quadri, però, non appartiene a un luogo o a un tempo precisi, ma è una natura idealizzata e caricata di significati culturali e psicologici reinterpretati alla luce di un paradigma in cui l'artista non è attore ma spettatore. Ciò che muove Vittur non è l’idea del ‘sublime’ che tanto affascinava i pittori romantici, quanto la sensazione di mistero che egli coglie nel mondo che lo circonda: nei paesaggi naturali, artificiali, nelle persone che ritrae. Le sue immagini sono sfumate, fisse, distanti come flashback che riappaiono in sogno, dei fermi immagine illuminati da luci dalle tonalità artificiali, irreali, viste come attraverso un filtro. I paesaggi immaginari, le atmosfere rarefatte, i luoghi mentali od onirici che Claus Vittur crea, sono sempre vagamente inquietanti; così come i vecchi edifici e interni, vuoti o disabitati, illuminati da luce naturale soffusa e intimista che esprimono una solitudine esistenziale e l’incomunicabilità di una società introversa. Anche i ritratti (autoritratti?) emergono da una cortina di nebbia che dissolve la fisionomia e ci raccontano della crisi d’identità dell'uomo (e dell'artista) contemporaneo. La tenace passione di Claus per la "bella pittura", a lungo e duramente osteggiata dalle avanguardie e oggi riammessa a pieno titolo nell'alveo dell’arte contemporanea, gli consente di mettere in discussione le tante mode culturali succedutesi e seguire liberamente il proprio percorso personale. Sfocando e alterando cromaticamente le figure che dipinge, egli ne nega la presunta obiettività rendendo lo spettatore consapevole dell’ambiguità e inconoscibilità della realtà che, a suo avviso, solo l’inconscio può disvelare. Paolo Tomio a sinistra: RITRATTO, 2010, olio su tela, 80 x 60 cm

in basso: PAESAGGIO, 2012, olio su tela, 100 x 140 cm


Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla pittura?

Quali sono state le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato agli inizi?

Non è stata una scelta consapevole, sono sempre stato attratto dal lavoro manuale, artigianale, dall'intaglio, dal disegno. Così mi sono iscritto all'istituto d'arte, seguendo il corso di scultura. Dopo la maturità c'è stato un breve tentativo di frequentare architettura, non faceva per me, ho continuato la mia passione all'Accademia.

Nel periodo di studio gli scultori come Giacometti, Brancusi, Melotti... quando ho iniziato a dipingere sono rimasto impressionato da Hopper, Hammershøi, Morandi, Friedrich... direi quelli con una vena poetica, simbolica, romantica.

Come mai hai studiato all’Accademia di Brera invece di altre linguisticamente più vicine? INTERNO, 2009, olio su tela, 60 x 60 cm

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PAESAGGIO, 2008, olio su tela, 160 x 240 cm

Io sono ladino, cresciuto tra un mondo culturale italiano ed uno tedesco, avrei potuto scegliere. Invece, come spesso nel mio lavoro, seguo intuizioni, sensazioni, a volte è pure il caso che gioca un ruolo importante … mi sono ritrovato a Milano.

diversa. Cerco qualcosa fuori dal tempo oppure ciò che nel tempo rimane costante.

Sei sempre stato figurativo o hai sperimentato anche il linguaggio astratto? Segui l’arte contemporanea? c'è qualcosa che ti interessa e, invece, cosa non ti piace?

Il mio non è un percorso così lineare, lavorando mi faccio trasportare dal momento, da ciò che accade e spesso si formano delle variazioni su un tema. Per cui, anche se i motivi a grandi linee rimangono uguali, il linguaggio varia a fasi tra il figurativo e l’astratto.

La seguo ma con molta distanza. Forse potrei dire che col tempo cerco sempre meno il confronto con »l'esterno« così anche con il mondo dell'arte, con quello storico ma anche col contemporaneo. Come se andassi in una direzione

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INTERNO, 2006, olio su tela, 160 x 240 cm

Nel tempo mi sono creato un archivio di immagini. A volte sono fotografie che faccio io in luoghi o situazioni con atmosfere o luci particolari. Più spesso sono immagini trovate anche per caso in rete. La scelta successiva, questa non più casuale, è motivata da ciò che l'immagine evoca, provoca. Penso che questo sia il nocciolo di ciò che cerco, non l'immagine stessa ma la sensazione che può provocare. Col tempo ho capito qual era il mio interesse fino a liberarmi da un'immagine da imitare.

Nei vari cicli che hai affrontato, che ruolo svolge la figura umana? La figura umana è la »grande assente«. Per anni ho dipinto paesaggi disabitati, interni vuoti, luoghi abbandonati, sconosciuti, solitari. Ho “vagato” per questi «non luoghi» a cercare «l'umano» finchè sono apparse delle figure. Ho inizato a seguirle, fare dei ritratti che lentamente mi hanno portato a me stesso / all'autoritratto.

Quanto i tuoi soggetti derivano dalla realtà e quanto sono immaginari?

Come scegli le immagini per i tuoi dipinti?

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Direi che sono ambivalenti, che stanno poprio in mezzo, che cercano un equilibro.

Quali sono le tecniche artistiche che utilizzi principalmente?

«asciutto» così da creare tramite un processo lungo nel tempo molti strati sovrapposti, una specie di atmosfera statica, che mostra e non mostra, fa intravvedere e ricopre. Negli ultimi lavori uso l'olio su carta, in questo caso è una pittura veloce, istantanea che con-

Principalmente olio su tela. L'olio usato in modo INTERNO, 2006, olio su tela, 160 x 140 cm


serva la freschezza della pennellata e della materia.

questa «classicità» diventa meno importante, lascia trasparire ciò che si nasconde.

Tu sei molto attento a una qualità tecnica e compositiva della tua pittura tanto che potrebbe apparire “classica”?

Anche i tuoi lavori si muovono nell’ambito dei tre principali generi classici: il ritratto, l'architettura d’interni e i paesaggi?

Guardando singoli quadri potrebbe essere così, sono “classici” nella forma, nella tecnica, anche il contenuto ha qualcosa di “storico”. Vista invece nel contesto intero, perché ormai è un lavoro di trent'anni dunque c'è anche uno sviluppo,

Si, i soggetti sono quelli. Il mondo che mi circonda e nel quale cerco di orientarmi. In ciò niente di nuovo, una “semplice ricerca esistenziale”.

PAESAGGIO, 2019, olio su tela, 100 x 120 cm

Mi sembra che non ti sia mai confrontato con l'altro genere che fa parte della tradizione: il


PAESAGGIO, 2012, olio su tela, 60 x 60 cm

nudo? Pensi che potrebbe crearti dei problemi? re corrisponda alla mia sensazione di percepire il mondo. Essere davanti al mondo senza certezza.

Non lo so, semplicemente non entra nel mio interesse. Comunque anche se provo a immaginarlo sarebbe un approccio "trasformato“, "non realistico", per cui perderebbe proprio la specificità del nudo, del rapporto di vicinanza.

Qual è il tuo rapporto con il colore, come decidi la tonalità base dei tuoi dipinti? Pure i colori seguono delle fasi, dei periodi. Possono essere influenzati dalle stagioni oppure dai quadri già esistenti in studio. Poi nel singolo quadro il colore si «intona» dipingendo. A volte potrebbero essere dei «monocromi», in questo

Come e perché è nato il tuo interesse per le immagini sfocate ed evanescenti? Penso che questo modo di dipingere o di vede-

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PAESAGGIO, 2007, olio su tela, 160 x 140 cm

diventa «meditazione».

caso è la luce a diventare predominante, a rendere lo spazio. Gli accordi di colore, le armonie si riducono e diventano minime. Il motivo rimane legato al «reale» il colore invece si estranea, indica «qualcos'altro». In questo caso più che pittura

Quando inizi un nuovo dipinto, hai già in mente un tema compiuto o cambi in corso d'opera? Sulle tele, soprattutto quelle grandi, il tema è abbastanza definito, ciò che rimane aperto è il

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colore, la pennellata, l'atmosfera che si assesta lentamente. Invece sui lavori più piccoli su carta tutto succede nell'istante, in un momento di concentrazione.

Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni? Sei interessato ad un “messaggio” nell’opera? Ho avuto varie risposte, c’è chi vede nel mio lavoro il metodo, la riflessione, il concetto, altri la “poesia”… Se devo scegliere mi decido per

le emozioni, o meglio sensazioni, per il sentire. Per quanto riguarda un messaggio..., si, c'è, però solo evocato, mai afferrabile.

Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile? Stile è forse una parola un po' grossa, invece una mia caratteristica potrebbe essere una «certa sensibilità». PAESAGGIO, 2012, olio su tela, 120 x 120 cm


in alto: RITRATTO, 2011, olio su tela, 80 x 80 cm

a destra: RITRATTO, 2014, olio su tela, 80 x 60 cm

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?

Chi è l’artista? Uno spirito irrequieto?

No, non la cerco direttamente, anzi a volte mi viene da rivendicare il «non bello», la parte in ombra. Luce e ombra non sono separati, anzi, e visto che parliamo di pittura la luce ha bisogno del buio, del contrasto. Bellezza è vedere la realtà così com'è, con entrambi i lati.

E, per finire, cosa è per te l’arte? Quella finestra poetica, simbolica, tra reale e immaginario che a volte si apre su un mondo parallelo più reale del reale. 16



Punto di partenza e di arrivo della sua riflessione artistica è la continua ricerca della possibilità di comunicare stati d’animo inconsci, che lo accompagnano nella quotidianità. Come posso comunicare qualcosa che io stesso non conosco? Tela dopo tela, Claus Vittur lavora per trovare la risposta a questa domanda. Questa continua ricerca di immagini capaci di evocare particolari stati d’animo, produce una serie in divenire di tele, che l’artista numera in modo progressivo. I quadri rappresentano soprattutto spazi vuoti, discreti, non-luoghi silenziosi, paesaggi innevati o immersi nella nebbia che evocano sensazioni di solitudine e di ricerca interiore. Questo gioco tra il velare e lo svelare collega Vittur alla tradizione del Romanticismo dai paesaggi imponenti, nei quali l’uomo è investigatore di universi interiori più che esploratore di realtà esteriori. Il fascino per il “continente oscuro” dell’inconscio freudiano cresce su questo terreno. Il mondo - quello autentico, interiore – non è direttamente esperibile, tuttavia lo si può esprimere attraverso la pittura e l’arte. Non è un caso che la luce rappresenti un elemento compositivo fondamentale nei lavori di Claus Vittur. Alla domanda se i suoi quadri siano scuri o chiari, non è possibile dare risposta univoca, poiché i colori utilizzati sono prevalentemente chiari, ma suggeriscono atmosfere malinconiche e impenetrabili. Anche la questione della profondità spaziale non è di facile definizione, in quanto disegno e colorazione sembrano contraddirsi a vicenda, cosicché lo spazio non è mai chiaramente individuabile, misurabile o tangibile. I quadri di Claus Vittur sembrano visioni oniriche, più l’osservatore si avvicina, più l’immagine si fa indistinta e si dissolve. I luoghi sono condizioni. I soggetti e le atmosfere divengono paesaggi sensibili, spazi simbolici, luoghi della memoria. Grazie all’ampiezza del formato, lo spettatore viene avvolto dalla situazione spaziale e spinto, attraverso l’intensificazione della percezione sensibile, a immergersi in questo misterioso mondo di stati d’animo». Sabine Gamper

CLAUS VITTUR 1967, vive e lavora a La Valle (BZ) Mostre 2021 „Positionen“ Pinta Pichl - Brunico 2020 „#artigathome willkommen zurück“ - Galleria Prisma - Bolzano 2018 „unterwegs“ Tublá da Nives - Selva Gardena 2017 „Bosch“ Variatio - Brunico 2016 „Garten“ Hofburg - Bressanone (SKB) 2015 HIER | JETZT - Circolo artistico - Ortisei 2013 Galleria Civica (SKB) - Bressanone 2012 Kunstforum Unterland - Egna Galleria Duetart - Varese 2011 “Romanzo privato” Galleria Duetart - Varese “augen blick” artdepot - Innsbruck 2010 Ex Chiesa di San Pietro in Atrio - Como Museum Ladin – S. Martino in Badia 2009 ZonaK - Milano 2008 Campus Point - Lecco 2007 Galleria Lietti - Como Museo Civico - Chiusa 2006 “Fortearte” - Fortezza 2005 Ragenhaus - Brunico 2004 “Räume” Schloß Katzenzungen – Prissiano (SKB) 1995 Circolo artistico - Ortisei

a destra in alto: PAESAGGIO, 2017, olio su carta 49 x 35 cm

«I soggetti preferiti di Claus Vittur sono paesaggi, ambienti esterni ed interni. L’artista ricorre a immagini tratte da internet, fotografie scelte in modo intuitivo che utilizza come soggetti per il suo lavoro.

a destra in basso: PAESAGGIO, 2017, olio su carta 49 x 35 cm

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ics

ART E' possibile sfogliare tutti i numeri delle annate 2012-2022 della rivista icsART sul sito icsART all'indirizzo:

www.icsart.it icsART N.8 2022 Periodico di arte e c2ultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della icsART N.8 - Agosto 2022

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MERCATO DELL’ARTE ? ispirano agli effetti visivi dell'Op Art e si presentano come meticolosi che definisce "supergrid" (supergriglia), strati intricati di motivi complessi sovrapposti l'uno sull'altro. Nel 1965, quando Scully ha 20 anni, la prima moglie dà alla luce il figlio Paul. Durante un viaggio nel '69 in Marocco è talmente affascinato dai motivi geometrici e dai colori ricchi e caldi dei loro tessuti, che prende in considerazione di non tornare più in Inghilterra. Dopo una iniziale esperienza nella figurazione, una mostra di Mark Rothko lo spinge ad avvicinarsi all'Espressionismo astratto. Si laurea nel '72 lavorando come assistente all'Università di Newcastle finché riceve una borsa di studio di due anni all'università di Harvard negli Stati Uniti. Nel 1975 si trasferisce definitivamente a New York con la nuova compagna e nell''83 ottiene la cittadinanza americana; lo stesso anno, Paul il figlio diciottenne, muore tragicamente in un incidente d'auto. Le strutture compositive di Scully, influenzate dal minimalismo diventano più semplici, basate su forme geometriche come strisce, blocchi,

SEAN SCULLY, (1945), SONG, 1985, olio su tela in tre parti, 228,6 x 279,4 x 28,6 cm, venduto da Sotheby's New York 2022 a $ 2.046.500 (€ 2.030.100) (vedi a pag.28). Nato a Dublino, quando Sean ha quattro anni la sua famiglia emigra a Londra vivendo nei quartieri della classe operaia un periodo segnato da povertà, rabbia e violenza domestica. Scully descrive la sua infanzia come «immensamente infelice... in cui ho conosciuto molte sofferenze, molto dolore...» All'età di 15 anni lascia la scuola facendo molti lavori per mantenersi, ritoccatore di fotografie, apprendista tipografo, intonacatore, gruista e diventando anche membro di una banda di strada. A 17 anni frequenta la scuola serale e poi i corsi serali presso la Central School of Art di Londra; nel 1965 dopo un corso triennale al Croydon College of Art di Londra continua a studiare arte all'Università di Newcastle: i primi lavori realizzati ancora studente, si A destra: LANDLINE SEA, 2015, olio su alluminio 215,6 x 190,5 cm, venduto da Sotheby's New York 2017 a $ 1.692.500 (€ 1.678.960)

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SEAN SCULLY griglie e sviluppate in varie scale e macchie di colore dipinte con tonalità ricche ed evocative. Crea una sorta di "geometria emotiva" che combina rigore formale e spontaneità, esplorando ciò che l'artista descrive come una "tensione tra sistema ed emozione" caratterizzata dalla dinamica dell'istintività e della riflessione intellettuale; esegue una serie di opere che utilizzano la "striscia" per stimolare nello spettatore una pura esperienza spirituale. Negli anni '80 si rivolge a tele "scultoree" che prendono il nome dal fatto che presentano pannelli giustapposti di varie profondità e pesanti tratti di colore. Nel corso di una carriera cinquantennale attraversa innumerevoli periodi espressivi, sempre rigorosamente geometrici, come i "dipinti fluttuanti" (floating painting), una via di mezzo tra quadri e sculture a sbalzo che presentano strisce verticali dipinte in modo irregolare. I titoli dei suoi dipinti sono spesso collegati alle sue esperienze, persone e luoghi; ad esempio, all'inizio degli anni '80, il pittore, affascinato dalle antiche mura Maya viste nello Yucatan, inizia a produr-

In alto: IF, 1986, olio su tela in due parti 244,5 x 315 cm, venduto da Sotheby's New York 2020 a $ 1.280.000 (€ 1.251.700)

re strutture simili a trame di linee orizzontali e verticali pitturate con impasto ricco per creare una superficie materica. Anche la serie "Landline", tele su larga scala con cui vuole evocare nello spettatore l'idea del 'sublime', racchiude il suo interesse ricorrente per i punti di incontro di terra, mare e aria, il ritmo del mare e l'orizzonte in continua evoluzione. I bordi morbidi e le applicazioni pittoriche irregolari conferiscono un senso di tattilità alle sue composizioni che si concentrano sull'interazione di materia, luce e forma in modo che «le pennellate siano piene di sentimento; sentimento materiale manifestato nella forma e nel colore». All'attività pittorica, Sean Scully affianca anche la realizzazione di numerose sculture, spesso giganti, influenzate dall'architettura contemporanea (vedi a fianco), che esprimono anche la coerente estensione delle sue ricerche visive. A sinistra: Stack , 2020, vetro di Murano 270 x 105 x 105 cm

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TRA IL BIANCO E IL NERO Tristan Kermeur è un pittore francese recentemente scomparso che ha vissuto sempre nella vecchia casa di famiglia sulla costa bretone a Roscoff, un comune di 3700 anime noto per le suggestive costruzioni in granito nero. Dopo aver frequentato l'Accademia dove ha approfondito la pittura monocroma e gli outrenoirs di Pierre Soulages e aver avuto uno studio per dieci anni a Parigi, ha deciso di abbandonare l'astrazione e ritornare a casa per dipingere solo il "suo" mare. Da sempre il pittore è stato ossessionato dalla ricerca dell'essenza del mare, materia viva in eterno movimento, dalle alte costiere a strapiombo sull'acqua, le isolette rocciose, i promontori imponenti e gli stretti passaggi marittimi. Uno dei paesaggi più spettacolari e terrificanti più amati da Kermeur era quello di Raz de Sein, il temuto passaggio marittimo di fronte alla Pointe du Raz dove il tratto del mare d'Iroise è conosciuto come uno dei più pericolosi d'Europa per via delle onde impetuose, delle coste battute continuamente dalle forti correnti e delle rocce nascoste tra i flutti. RISACCA, 20195, olio su tela, dittico 200 x 420 cm

Un mare che fin da piccolo l'artista, nonostante le lunghe spiagge soleggiate e i cieli tersi, nelle sue fantasie ha sempre immaginato in bianco e nero forse per via delle storie di naufragi, corsari e contrabbandieri che giravano nelle famiglie di pescatori della zona. E forse non è un caso che anche la bandiera della Bretagna sia completamente bianca e nera. Kermeur aveva scelto di usare solo il monocromo per ragioni estetiche, emotive ed etiche, e concentrarsi solo sulle sfumature di nero, bianco e grigio poiché il quadro a colori rischiava di essere troppo realistico lasciando poco spazio all’immaginazione. Il monocromo, infatti, risulta più evocativo proprio perché sottrae un dato visivo e permette di polarizzare l’attenzione di chi osserva sul senso generale del soggetto rappresentato tralasciando i dettagli fuorvianti. Dipingere in bianco e nero è stato un effetto importante delle sue precedenti riflessioni sull'astrazione e sul colore di Soulages che gli avevano mostrato tutta la ricchezza, la dualità e la complessità della pittura monocromatica la quale mette a fuoco il soggetto senza la "distrazione" del colore e rivela le infinite relazio-


ÉNERGIE MONOCHROME

MAROSI, 2019, olio su tela, dittico 200 x 420 cm

ni che il bianco, il nero e il grigio intrattengono non solo con la luce, con le ombre e con l'oscurità, ma anche con gli altri colori, diventando essi stessi colore. Mettendo da parte lo spettro dei colori si è concentrato sul potere visivo del nero, del bianco e di tutto ciò che sta nel mezzo facendo apparire dettagli, trame e nuovi significati che altrimenti non si sarebbero notati prima, innovando le interpretazioni scontate. Rimasto sempre fedele alla pittura ad olio e alle tele dalle dimensioni monumentali, Kermeur era attirato dai paesaggi e dalle marine, rigorosamente neri-petrolio e da un taglio orizzontale "cinematografico" che gli consentivano di riflettere sul modo in cui la luce e l'ombra influenzano gli scenari. Le sue scene, sempre in bilico tra figurazione e astrazione, mettono in discussione il rapporto tra uomo e lo spazio grazie alla gamma infinita di chiaroscuri che costituiscono una straordinaria leva per suscitare emozioni dall'inconscio. Pittore d’atmosfere cupe, sospese, rese con pennellate dense a strati, il pittore

è stato definito dalla critica un 'tenebrista' dai toni inquietanti ispirati al cinema espressionista che parlano della solitudine dell’uomo contemporaneo. Mentre l'assenza totale della policromia è stata spesso rimproverata di trasferire all’osservatore un senso di angoscia, un pessimismo che affondava le sue radici nell'esistenzialismo ateo. L'artista spiegava che nel medioevo il colore era considerato il 'frutto proibito', così che i monaci cistercensi avevano creato nelle chiese francesi, come alternativa alle finestre colorate, le vetrate dipinte a "grisaille" in cui il rapporto tra bianchi, neri e grigi conferisce alle opere emozioni reali e senza veli che aiutano a raggiungere una profonda sensazione mistica. Archetipico e fisiologico, il nero costituisce un elemento strutturante della sua rappresentazione dell’infinito, dello spazio-tempo ma anche di quello della morte, evento da sempre presente in chi vive con il mare. 23


CHRISTIAN LOUBOUTIN tesi di fantasia, gusto, originalità unite ad una maniacale ricerca della perfezione dei dettagli, all’eccellenza dei materiali e a un imbattibile e artigianale savoir-faire». Chapeau! Il modello più iconico Louboutin sono da sempre le celeberrime décolleté "Pigalle", uno 'stiletto' color sangue il cui nome si ispira a uno dei quartieri a luci rosse più famosi di Parigi. Analizzando questo oscuro oggetto del desiderio femminile, potrà risultare inspiegabile questa passione esasperata per una scarpa seppur dalle forme perfette e dalla suola color rosso sangue (Pantone 18-1663 TPX) che si è rivelata un colpo di genio sia dal punto di vista estetico che, più banalmente, commerciale. È vero però che Louboutin ha ragionato come un vero artista, uno scultore il quale, di fronte alla propria forma plastica, intuisce che, oltre ai mille punti di vista da cui si può osservare la scarpa, ne esiste uno che è sempre stato ignorato o sottovalutato: quello dal basso. E' chiaro che la suola, quando la scarpa è piana, è poco o nulla percepibile ma, nel caso delle calzature a tacco alto, essa è sempre visibile, sia mentre la signora che le indossa sta camminando, sia quando è seduta con le gambe accavallate. Anzi, dal punto di vista cinetico e scenografico, il particolare della curvilinea suola rosso fuoco si carica di una piena autonomia formale e simbolica rispetto al piede configurandosi come la segreta promessa che dietro a quel colore ci sia un implicito riferimento al peccato e al diavolo. A questo punto c'è sempre chi osserva che chiunque è capace di colorare una suola di rosso. Sbagliato, perché un tribunale internazionale ha stabilito che nessun altro può produrre scarpe da donna con la suola rossa dato che la proprietà intellettuale di questa "idea" è solo di monsieur Christian Louboutin!

Christian Louboutin! Chi è costui? Probabilmente la maggioranza dei lettori maschi si porrà la domanda dimostrando ancora una volta di essere al di fuori delle arti magiche e occulte che affascinano le donne. Ma sì, Louboutin, lo stilista di calzature! Ancora niente? Dai, quello che ha inventato le suole rosse! Se ancora non lo avete inquadrato, uomo o donna, significa che l'haute couture non vi appartiene e che siete out dal jet set. Allora, Christian Louboutin, è il fashion designer francese che ha avuto il merito di conquistare le donne dell’intero pianeta con le sue iconiche scarpe che, incorporando suole lucide e laccate di rosso, sono diventate la sua firma. Fra le tante, le famose décolleté Pigalle con tacco 12 e la punta affilata a spillo, sono un accessorio super sexy divenute nel tempo un vero e proprio status symbol che non può mancare nel guardaroba della donna di classe. Cito: «Scarpe da sogno che si riveleranno nel tempo una perfetta sin-

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STORIA DELL’ARTE



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News dal mondo SEAN SCULLY

SONG, 1985

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SEAN SCULLY

LANDLINE RED VEINED, 2016

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SEAN SCULLY

LANDLINE FIRE, 2014

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SEAN SCULLY

WALL OF LIGHT RED BAR, 2013

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CONVERGENZE PARALLELE, 2021

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Omaggio a SEAN SCULLY

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SEAN SCULLY, SONG, 1985, olio su tela in tre parti, 228,6 x 279,4 x 28,6 cm, venduto da Sotheby's New York 2022 a $ 2.046.500 (€ 2.030.100)

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SEAN SCULLY, LANDLINE RED VEINED, 2016 olio su alluminio, 215,9 x 190,5 cm, venduto da Phillips New York 2018 a $ 1.515.000 (€ 1.490.800)


SEAN SCULLY, LANDLINE FIRE, 2014, olio su alluminio 215.9 x 190.5 cm, venduto da Sotheby's Hong Kong 2019 a $ 1.703.842 (€ 1.690.200).

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SEAN SCULLY, WALL OF LIGHT RED BAR, 2013 olio su tela, 216,5 x 190,5 cm, venduto da Christie's London 2020 a GBP 1.031.250 (€ 1.216.460)



PAOLO TOMIO: Omaggio a SEAN SCULLY CONVERGENZE PARALLELE, 2021, smalto su vetro 40 x 30 cm


ics

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