IcsART 2017 N.2 Carla Decarli

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PERIODICO della icsART N.2 - Febbraio ANNO 2017

icsART


In copertina: CARLA DECARLI, CODIROSSO, 2015, acrilico su tela, 40x40 cm


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icsART

sommario

Febbraio 2017, Anno 6 - N.2

Editoriale

Un popolo di analfabeti

pag. 4

Politiche culturali

Il nuovo sito www.icsart.it

pag. 5

Intervista ad un artista

Carla Decarli

Mercato dell’arte?

Constantin Brancusi

pag. 20-21

Kitschissima

Oltre il Gusto

pag. 22-23

Storia dell’arte

Buffalo Bill - parte 2°

pag. 24-25

pag. 6-19

News dal mondo CONSTANTIN BRANCUSI

Portrait de Mme LR, 1914-1917

pag. 28

CONSTANTIN BRANCUSI

Une Muse, 1912

pag. 29

CONSTANTIN BRANCUSI

Oiseau dans l'espace, 1922-1923

pag. 30

CONSTANTIN BRANCUSI

Le premier cri, 1917

pag. 31

La Forma del Tutto, 2017

pag. 32

Omaggio a CONSTANTIN BRANCUSI

Copyright icsART Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare


EDITORIALE UN POPOLO DI ANALFABETI

vere periodi semplici, arrivano al 37%. Appena nel periodo però, compare una subordinata o più subordinate, iniziano i problemi e uguale difficoltà mostrano quando le operazioni aritmetiche si fanno più complicate delle semplici addizioni e sottrazioni. Infine, gli italiani che hanno la padronanza di testi, parole e concetti, pari solo al 29%; di questi, il 3° livello definisce il minimo indispensabile per orientarsi nella vita privata e pubblica, fino a salire al 5° in cui esiste la padronanza della lingua italiana e anche di quella straniera. Purtroppo, con gli anni il processo di atrofizzazione del sapere è costante e crescente e questa ignoranza ci costa in termini civili, culturali e produttivi: considerando che un numero sempre maggiore di giovani laureati, le forze migliori e più preparate degli ultimi livelli, sono obbligati a emigrare per lavorare, il panorama futuro per il nostro Paese è ancora più nero.

A gennaio è scomparso Tullio De Mauro, uno dei più noti linguisti italiani, docente della materia, direttore di Dipartimento all'Università della Sapienza e Ministro della Pubblica Istruzione nel 2000-2001. Una persona di rara competenza e serietà la quale ha ricordato in una delle sue ultime interviste i dati sconvolgenti su un argomento fondamentale per il Paese. In Italia esiste un 33% di "analfabeti strumentali" (1° livello), cioè persone con una totale incapacità di decifrare uno scritto, in misura proporzionale per classi di età dai 16 anni in poi. Il 5% di questi non riesce a distinguere il valore e il senso di una lettera dall’altra; il restante 28% riesce a leggere, ma con qualche difficoltà, singole parole semplici e a metterle insieme. Al 2° livello, gli "analfabeti funzionali", coloro che riescono a comprendere, a leggere e a scri-

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Come annunciato, all'indirizzo www.icsart.it, finalmente è entrato a regime "icsART", il nuovo sito su cui sono caricati tutti i numeri della rivista mensile digitale icsART (ex FIDAart), progettato per poter navigare liberamente attraverso le immagini delle copertine oppure andare direttamente all'opera, all'autore, all'argomento desiderati, eseguendo una ricerca mediante parole chiave: nome, soggetto, luogo ecc.. Per ognuna delle pubblicazioni, infatti, è riportato un indice dei contenuti che consente ricerche più complesse riguardanti temi trattati nei vari articoli: il mercato dell'arte, gli artisti internazionali, problematiche di politica culturale, fatti e protagonisti dell'architettura, del design, della fotografia e dell'arte o della cultura popolare. In fondo a ogni schermata appaiono i "TAG" che consentono la selezione immediata per categorie di argomenti predeterminati: il tipo di linguaggio, lo stile, la tecnica ecc.. In particolare, l'applicazione permette di: 1. Sfogliare le rivista online, pagina per pagina; 2. Scaricare integralmente le riviste in pdf;

Nelle 55 riviste pubblicate a partire dal 2012 fino ad oggi sono riportate le interviste di altrettanti artisti trentini, una documentazione unica nel suo genere, sia come quantità che come qualità del materiale, indispensabile per approfondirne il lavoro e la storia. Importanti sia ciò che l'artista stesso ha scritto di sè, poiché i testi di tutte le risposte sono integrali e "autografi" per rispondere a una metodologia oggettiva in grado di restituire uno spaccato coerente e comparabile dello stato dell'arte in Trentino, sia le moltissime immagini digitali ad alta definizione che illustrano ogni numero, poiché possono essere ingrandite, copiate e incollate fornendo informazioni dettagliate delle opere, impensabili con il cartaceo. Con il tempo il sito raccoglierà anche tutte le pubblicazioni digitali e le opere d'arte del sottoscritto così da permettere di accedere ai libri digitali e fotografici di arte, architettura e satira politica, ai cataloghi delle mostre personali e collettive, alle opere di grafica e ai testi critici. Paolo Tomio

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Intervista a CARLA DECARLI Se la riconoscibilità è un valore, la pittura icastica di Carla Decarli possiede certamente questa qualità: la rappresentazione con dei tratti essenziali, in modo efficace e spesso asciutto dei soggetti più diversi, connotano il suo stile figurativo personale e immediatamente individuabile. Il linguaggio è grafico, come nei cartoons in cui la profondità è restituita dalle prospettive dilatate, i contorni definiti da una linea nera continua, netta e precisa che drammatizza e sbalza le figure; le ampie campiture piatte di colori decisi, forti e vivaci in cui anche il segno delle pennellate del fondo contribuisce al disegno generale; il sofisticato taglio delle immagini che, come uno scatto fotografico privilegia punti di vista imprevisti e dettagli nascosti. La Natura è la protagonista in tutte le sue opere in ogni forma in cui si manifesta: terra, aria, acqua, quest'ultima, quando mossa, agitata o minacciosa, contiene in sé anche l'astratto ed è uno degli elementi che sembrano affascinare maggiormente l'artista. Carla, infatti, è curiosa e proiettata sull'esterno, tende ad espandersi, a entrare e far entrare (sprofondare) l'osservatore nelle sue creazioni, ha bisogno di impossessarsi dello spazio con le sue forme e i suoi colori per conoscerlo. Ogni tela è un racconto personale su un momento vissuto, il tentativo di cogliere e fermare la bellezza reale e concreta di un "attimo fuggente". Nelle sue grandi tele, a volte monumentali (anche sette metri e mezzo di lunghezza!), possiede la capacità di far volare l'immaginazione dell'osservatore comunicando in modo diretto le proprie emozioni perché parla di sé come artista e come persona e non del "concetto" astratto di Arte. E, anche per questo, è credibile, convincente e coinvolgente. Paolo Tomio A sinistra: CACTUS MEXICO, 2007, acrilico su tela 220x150cm

In basso: LIGHTHOUSE PARK 2, 2008, acrilico su tela 150x225 cm


Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla pittura? Disegnare è sempre stata una passione, sin da piccola. Riconosciuta dalla maestra elementare la predisposizione al disegno e alla ricerca, me ne sono però occupata completamente solo quando ho iniziato a frequentare l’accademia di belle arti a Bologna…il perché?!…credo semplicemente perché non potevo farne a meno

Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato agli inizi? I miei Artisti prediletti a quel tempo erano Antonello da Messina, Giorgione, Gauguin, Matisse, Andy Wharol… ma anche, Hugo Pratt, Sergio

NEVE A PIETRALBA N.1, 2009, acrilico su tela 150 x225 cm

Toppi e Dino Battaglia (grandi artisti del Fumetto …anzi più artisti che fumettisti!)

Nel corso della tua carriera, hai conosciuto artisti locali o nazionali? Ho avuto la fortuna di vivere in un’ambiente familiare culturalmente ricco e i primi artisti che ho incontrato sono stati mio padre, musicista ..e il Maestro Archeologo di fama internazionale, e poliedrico artista conosciuto da pochi, Renato Perini: mio zio. Quando ero a Bologna in realtà, oltre agli amici dell’Accademia, frequentavo soprattutto musicisti; poi mi sono occupata più di quello che volevo vedere e ho passato un periodo in cui viaggiavo molto e dipingevo meno. A Vancouver ho conosciuto un’estrosa e modernissima, malgrado l’età, artista, Joy Zemel Long, divenuta una carissima amica. Nel


CEDAR TREE 2, 2007, acrilico su tela, 150x200 cm

corso degli anni, anche grazie a simposi internazionali, ho incontrato molte persone che si occupavano, si occupano, di arte e sono nate delle amicizie con alcune di loro, artisti locali e non, di Trento: Claudio Foradori a cui sono legata oltre che da stima sincera anche da profonda amicizia, Guido Omezzolli, che non vedo da un po’,… Alessandro Goio ...ma non è mai piacevole indicare dei nomi perchè si tralascia sempre involontariamente di citare altri!

decisamente è tutta l’enfasi riservata al termine “concettuale” in relazione ad un determinato genere di arte, come se fino a cinquant’anni fa l’arte fosse stata priva di concetti…?!? Ricordo l’ultima volta che ho visitato la Biennale di Venezia, e parlo veramente di diversi anni fa, in cui avevano riproposto gli atelier di alcuni artisti; purtroppo questi luoghi avevano più l’aspetto delle stanze di Serial Killer che di laboratori Artistici, dopo di allora ho sempre mantenuto una certa distanza da questo genere culturale. Credo che quando l’arte è concentrata principalmente sulla sfera soggettiva ed è priva un’espressione estetica oggettiva ha perso la sua ragione d’essere. Fortunatamente poi incontri artisti come Till Freiwald..e la speranza si riaccende, per non parlare di Banksy, credo unico vero genio dei nostri giorni, che oltre a lavorare con capacità

Oggi, cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’arte contemporanea? Direi che non ho più un grande interesse per l’arte contemporanea, tolto dare una sbirciatina ogni tanto sperando che l’orientamento sia cambiato, preferisco frequentare i “luoghi del passato” per me più ricchi a livello sia estetico sia concettuale. Quello che poi non approvo 9


tecniche, estetiche e poetiche ( e perché no… anche politiche/sociali) indiscutibili, sta intraprendendo un’operazione culturale geniale che mette a nudo l’incoerenza, la superficialità e l’ignoranza nel modo di produrre, commerciare, esporre e vedere...Arte.

mente nella tua attività? L’acrilico mi è più congeniale perché permette rapidità di esecuzione, lavorando principalmente in grandi dimensioni

II tipico contorno nero delle tue figure nasce da un interesse per il fumetto o dalla Pop Art, ad esempio di Lichtenstein?

Prima di approdare al tuo linguaggio hai frequentato anche forme più astratte di espressione?

Come nell’arte astratta c’erano dei segni che accennavano a dare dei punti di riferimento nell’indefinito, così la linea definisce la forma nel figurativo…Sinceramente della Pop Art Lichtenstein è quello che mi piace meno ( ripropone la tecnica del fumetto anni ‘60 che non mi attira molto), ho amato Andy Wahrol … e amo tuttora Duffy Duck e Willy il Coyote (Wile E. Coyote)…. sicuramente c’è l’influenza di Hugo

Quando ho cominciato ad occuparmi seriamente di arte, in realtà, ho iniziato sperimentando l’astrattismo ed è stata una ricerca fondamentale, come nel testo di Worringer “Astrazione e Empatia”, per ridefinire le forme

Qual è la tecnica artistica che utilizzi principal-

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NAKAGHU MAUI, 2008, 2 pezzi, acrilico su tela 150x420 cm

Pratt e i suoi infiniti e leggerissimi acquerelli… prediligo decisamente Michelangelo e l’arte classica più che Leonardo… o il barocco… pertanto più la linea che il tratteggio

sempre amato viaggiare …lontano e non. Rimango sempre incantata di fronte allo spettacolo della Natura che si rivela anche nelle sue creazioni più piccole e apparentemente semplici. Come scriveva San Bernardo da Chiaravalle: “Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce t’insegneranno le cose che nessun maestro ti dirà” La Natura è Maestra, e non solo di vita, non esiste forma o colore che sia inadeguato, privo di armonia o di intonazione. In ogni suo fenomeno, manifestazione, nulla è lasciato al caso, ogni minimo dettaglio è visibilmente parte integrante del complesso mondo naturale Cambiano le stagioni, le luci, la muta degli animali ma tutto sempre in perfetta armonia, i colori si adeguano alle nuove luci, e nessuna nota

Contemporaneamente alla pittura, hai affrontato anche altre tecniche artistiche? Ho giocato, divertendomi, con la scultura in legno ed è veramente interessante escogitare soluzioni estetiche nelle tre dimensioni, anche se non ho mai intrapreso seriamente una ricerca finalizzata a progetti più compiuti con questa tecnica

Come nascono i soggetti dei tuoi quadri? Sono curiosissima di ciò che ci circonda e ho

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è stonata. Tutto questo mi affascina ed a volte è semplicemente una forma o una luce o un colore che trasmette ed esalta la straordinarietà della creazione.

Gli animali e la natura che raffiguri deriva dalla tua esperienza personale o è pura invenzione? Come puoi immaginare dalla precedente risposta l’”occasione” nasce dalla mia esperienza, l’invenzione sta solo nella soluzione rappresentativa, nel linguaggio figurativo.

Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile? Le definizioni mi stanno decisamente strette,

INVERNO 2 CAPRIOLI, acrilico su tela, 250x300 cm

per natura sono in eterna ricerca…e questa non si può definire. Mi perdo e mi ritrovo nel colore e nella forma…ma non credo di essere la persona idonea a rispondere a questa domanda…

Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni? Sei interessata ad un “messaggio” nell’opera? Non farei arte se riuscissi a comunicare in altro modo e magari più efficacemente quello che penso e quello che sento.

Esiste, secondo te, una “pittura femminile” oppure l’arte non ha sesso? L’arte non ha sesso! È una sciocchezza pensare il contrario….ci sono uomini più dolci e poetici di molte donne...e donne più dure e caparbie di molti uomini, e nell’arte trasmettiamo sempre, più o meno apertamente, la nostra personalità.


CAPRIOLO FEMMINA RITRATTO, 2013, acrilico su tela, 76x57 cm

Come ti sembra il panorama dei pittori trentini d’oggi?

in quello specifico dell’arte e della cultura, e quindi probabilmente non esistono neppure più i parametri, i termini, per arginare questo atteggiamento, che ha dato quindi origine ad un’infinità di proposte. Come sempre però la quantità va a scapito della qualità, ci sono artisti notevoli, ma la superficialità originata da

Non so se sia indirettamente colpa del jazz (una mia passione!) o dell’astrattismo, probabilmente di entrambe contemporaneamente, ma l’”improvvisazione” ha preso il sopravvento. Questo purtroppo in molti ambiti, non solo

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questo fenomeno, purtroppo, ha creato termini di valutazione, e opportunità di visibilità, che prediligono doti relazionali e capacità commerciali, pertanto risulta ormai sempre più difficile avere una visione reale del panorama artistico e culturale, non solo Trentino…

Cosa manca al Trentino per poter essere più presente sul mercato esterno?

Segui la “politica culturale” trentina? Pensi che si possa fare di più o meglio per il settore artistico?

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?

Non seguo la politica culturale Trentina , per una sorta di disinganno…Se sommiamo la situazione del panorama con enti istituzionali scontatamente influenzati dal fattore economico e politico, dove molto spesso le persone preposte hanno qualifiche per altri settori o pur avendola generalmente non si assumono la libertà di scelte che potrebbero essere originali e dare un’indirizzo culturale più reale …penso si potrebbe fare sicuramente di più.

Apertura…e libertà Istituzionalmente: un progetto e l’idea di continuità

La Bellezza è la massima aspirazione a cui tendere, chiaramente non intendo la bellezza fisica, ma un’ideale estetico che sublima e sottintende aspirazioni morali, etiche e spirituali. La Bellezza appaga, la Bellezza riappacifica…e riaccende gli ideali… Si potrebbe parlare a lungo di questo argomento ma cito solo una frase di Dostoevskij: “la Bellezza salverà il mondo” (da “L’idiota”). Purtroppo, “qualcuno” ha espresso e diffuso la formula “ brutto è bello“ ed è iniziato il lento,


ma sempre più incalzante, declino dell’umanità.

MATILDE, 2016, acrilico su tela, 80x100 cm ONDALUNGA NORTHSHORE, 2007, acrilico su tela 3 pezzi, 150x755 cm


CATE, 2015, acrilico su tela, 80x100 cm

siva che dovrebbe essere il più comprensibile possibile. L’Arte definisce il livello estetico e culturale di una civiltà e allo stesso tempo propone ideali e parametri estetici e concettuali alla civiltà stessa, per questo chi produce arte ha una responsabilità non indifferente, perché, anche se inconsapevolmente e anche se in minimissima parte, contribuisce sempre all’orientamento culturale e quindi all’”educazione” della società in cui vive.

Chi è l’artista? Artista è chi ha trovato un “linguaggio” personale, ed allo stesso tempo universale, per comunicare concetti ed emozioni coinvolgendo il maggior numero di individui, senza distinzione di sesso, età o cultura. Per questo motivo solo il tempo mette in luce e sancisce il vero artista.

E, per finire, cosa è per te l’arte? L’Arte è comunicazione diretta, come dicevo descrivendo l’artista, attraverso una forma espres-

MARTINIQUE PALME, 2009, acrilico su tela, 230x150 cm

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MOSTRE COLLETTIVE 1985 Galleria Nuova Mutina, Modena 1987 Castel Bondeno (Ferrara) su iniziativa dell’ Accademia di Belle Arti di Bologna 1988 Pittura Estemporanea a Campogalliano, Modena 1990 Art Box Giovani a Carpi, Modena 2007 KunStart 07 Arte Fiera di Bolzano Maggio a Castel Santangelo Abbazia di Novacella, Bressanone Fra acqua e pensiero - Yachting Club di Punta Ala, Toscana S. Lorenzo in Banale, Trento, patrocinata dall’omonimo comune Arte 07 esposizione internazionale Binningen/ Basilea - Svizzera 2008 KunStart 08 Arte Fiera di Bolzano. Bolzano ArtVerona in collaborazione con la Galleria Il Castello di Trento - Verona 2008/2009 Auguri ad Arte MART di Rovereto 2010 …così in terra: il lavoro. Collettiva UCAI . Palazzo della Regione - Trento Couleurs de la Mediterranée 4 Simposio internazionale di Pittura. Tourves - France Petite Veritè - Galleria il Castello a Trento – catalogo di Alberto Zanchetta Sympat 2010 Simposio internazionale di Pittura. Patince – Slovacchia 2011 Il libro che non c’è – collettiva FIDA . Bookique Caffe - Trento 2012 Non si và mai così lontano – collettiva FIDA . Grand Hotel Trento- Trento Natura Libera - Palazzo Libera Comune di Villalagarina / Rovereto 2013 Couleurs de la Mediterranée 7° Simposio internazionale di Pittura – esposizione in Tourves & Six Four- France 37 Buonconsigli esposizione Hortus Artieri & Castello del Buonconsiglio – Trento 2014 Couleurs de la Mediterranée 8° Simposio internazionale di Pittura – esposizione in Tourves & Six Four- France La misura delle cose - esposizione Hortus Artieri / Trento & Museo Casa Andriollo/ Borgo Valsugana 2016 RenArt – Palazzo Trentini - Trento lalla@carladecarli.it www.carladecarli.it/

CARLA DECARLI Nasce a Rovereto (Trentino - Italia) il 24 marzo 1962. Dopo la maturità classica si diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Sempre a Bologna consegue il diploma di Illustratrice Grafica Visualizer. Dal 1985 espone in Italia e all’estero. Attualmente vive e lavora a Madrano di Trento. MOSTRE PERSONALI 1987 CRAL SIP di Bologna 1989 Osteria 83 a Bologna PRIMO PREMIO pittura estemporanea a Suzzara - Mantova 1991 Galleria Zona di Visibilità a Scandiano - Reggio Emilia 1993 Sintesi di animali Centro Culturale Santa Chiara – Trento patrocinato dalla 41.a edizione del Film Festival della Montagna 1997 Galleria di Architettura -Trento Allestimento Serigrafico in Piazza Cesare Battisti - Trento 1998 Sala Filanda Pergine -Trento 2001 Sala Maier Pergine - Trento 2002 Punta Ala, Toscana 2003 Show Room Ballarini a Rovereto (Trento) 2004/2005 Teck Gallery, Vancouver – Canada con il patrocinio della Simon Fraser University Gallery e l’ Italian Cultural Institute (18/11/2004 - 11/02/2005) 2005 Pellizzano, Val di Sole, Trentino 2006 Sala della Tromba con il patrocinio del comune di Trento 2007 Abbazia di Novacella Bressanone 2008 Sala Baldessarii a Rovereto (Trento) 2009 Galleria Il Castello a Trento - testo in catalogo di Alberto Zanchetta 2010 Galleria Penachiroga / galleria interna - a Lignano Pineta 2014 Les 2L in L’Eté Contemporain - Draguignan Francia

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ART E' possibile sfogliare o scaricare tutti i numeri degli anni 2012-2013-2014-2015-2016-2017 della rivista icsART (ex FIDAart) dal sito icsART all'indirizzo:

www.icsart.it icsART N.2 2017 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della icsART N.2 - Febbraio ANNO 2017

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CARLA DECARLI: PALMA 2 LUNE, 1998, acrilico su tela, 270x150 cm

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MERCATO DELL’ARTE ?

CONSTANTIN BRÂNCUSI (1876-1957), Portrait de Mme LR, 1914-1917, legno di quercia, altezza 117 cm, venduto da Christie's Parigi, 2009 a € 29.185.000 ($ 37.623.104) (vedi a pag. 28). Il prezzo battuto per questo piccolo "totem" in quercia che testimonia l'interesse di Brancusi per l'arte primitiva e per la tradizione popolare rumena di intaglio del legno, è il più alto mai raggiunto per una sua opera, anche perché la gran parte delle sue sculture sono conservate in importanti collezioni istituzionali per cui è molto difficile poter acquistare un pezzo stoLa Muse endormie I, 1912, versione in gesso lunghezza 27,8 cm, venduto da Christie New York 2015 a $ 9.125.000 (€ 840.000)

rico sul mercato. "Portrait de Mme LR" è il ritratto della signora Léonie Ricou collezionista di diverse sculture dell'artista tra cui anche dell'"Oiseau dans l'espace" in marmo, scomparso e poi ritrovato casualmente nella soffitta di un palazzo del Nord Europa e venduto da Christie's nel 2005 (vedi a pag.30). Brancusi, nato in un villaggio in Romania, dopo gli studi artistici arriva a piedi a Parigi nel 1904 dove lavora fino alla morte, il 16 Marzo 1957. Qui frequenta le grandi personalità del tempo, Modigliani, Picasso, Rousseau, Duchamp, ma non aderisce a nessuna delle correnti emergenti. Di temperamento mistico, egli rimane profondamente legato alle tradizioni arcaiche della sua terra; dopo gli inizi influenzati dal suo mentore Rodin improntati a un naturalismo descrittivo, l'artista diventerà in pochi anni lo scultore più rivoluzionario del XX secolo per lo stile radicalmente innovativo legato proprio alla sua capacità di coniugare con la massima libertà passato e presente. Brancusi è affascinato dal tema del sonno, a partire dal 1906 scolpisce numerose teste di donne e bambini in cui cattura l'espressione di serenità che si ha nel sonno; "La Muse endormie" (vedi in basso), è


COSTANTIN BRANCUSI il primo di una lunga serie di teste ovoidali raffinate nella loro purezza formale, che lo fanno definire scultore d'avanguardia e poeta del trascendente. La perfezione formale ed espressiva del ritratto idealizzato, "La Muse endormie", segna un cambiamento radicale nel lavoro dall'artista che inizia nel 1907 un processo di drastica semplificazione delle sue figure: "La semplicità è la complessità risolta". La maggior parte delle sue successive opere consisterà in continue variazioni su un numero limitato di temi: la ritrattistica, gli uccelli, i pesci, semplificati al limite dell'astrazione, continuamente approfonditi e rielaborati nel corso degli anni utilizzando materiali diversi come il marmo, il bronzo, il legno. Se in "Prométhée" del 1911 (vedi a lato) l'accento è posto sulla forma perfettamente astratta della testa ovoidale lucidata a specchio e con appena accennata la linea del naso, "Danaide" (vedi a lato in basso), rappresenta uno dei temi centrali della sua prima scultura: la ritrattistica. Il piccolo bronzo, una delle opere più delicate dell'artista, caratterizzato da bocca e naso altamente stilizzati e gli occhi definiti solo dalle curve delle palpebre, è il ritratto di Margit Pogany già rappresentata in marmo bianco nella celebre "Mademoiselle Pogany" del 1912. Ma è nella serie dedicata agli uccelli iniziata nel 1910 con "Maiastra" e proseguita con gli studi degli "Oiseau dans l'espace", che si riflette la ricerca dell'artista per catturare l'essenza della forma e si rivela l'aspirazione spirituale a liberarsi della pesantezza terrena attraverso creazioni dagli equilibri spaziali sempre più arditi. Brancusi ha concentrato in sé le qualità dell'artista puro e dell'artigiano di massimo livello e ciò rende particolarmente attuale il suo monito: "Le teorie sono modelli senza valore. Solo l'opera conta".

Prométhée, 1911, edizione di 4, bronzo dorato lunghezza 17,7 cm, venduto da Christie's New York 2012 a $ 12.682.500 (€ 9.612.000) Danaide, 1913, bronzo, foglia d'oro e patina scura, 27,6x17,8x21 cm (senza base) venduto da Christie's New York 2002 a $ 18.159.500 (€ 15.676.000)

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KITSCHISSIMA Era il 1968 quando Gillo Dorfles pubblicava il suo saggio, "Il Kitsch. Antologia del cattivo gusto", un tema talmente anomalo e marginale che pochi conoscevano questo termine tedesco oggi di uso comune. Perché indagare il "Kitsch", cioè lo stile di oggetti artistici di cattivo gusto, fenomeno da sempre snobbato e disprezzato da parte di intellettuali e artisti in quanto espressione di una cultura intrisa di valori piccolo borghesi portatrice di quello che Dorfles definiva il "cattivo gusto"? Vale a dire, un insieme di infima qualità e volgarità, a fronte del "buon gusto" delle élite le quali, per definizione, detengono le conoscenze e le competenze per individuare la Vera Arte. Anche se la contrapposizione di un presunto "buon gusto", concetto soggettivo assai vago e scivoloso, a un altrettanto opinabile "cattivo gusto", poteva sembrare viziata da un atteggiamento (inconsciamente) paternalistico e politically incorrect. Le prove portate a dimostrazione della cultura kitsch di produttori e possessori, erano infinite: i quadri del clown triste, i David a colori fosforescenti, i nanetti da giardino, le torri Eiffel macinapepe, le palle di vetro con la neve, ma anche i piatti di rame battuto o riproduzioni dozzinali di

opere d’arte tratte dai calendari. Prodotti popolari a buon mercato, decisamente ingenui, forse naive, certo pacchiani, ma in fondo più vitali culturalmente e più coerenti esteticamente con il contesto a cui erano destinati, di certo "fintomoderno" che la nuova borghesia attaccava in soggiorno su indicazione delle riviste di moda. Se il gusto è la capacità di cogliere, apprezzare la bellezza, e sentirsene soddisfatti, allora il kitsch corrispondeva al concetto di bello della maggioranza della gente per la quale l'Arte doveva essere ricca, espressiva e fare appello e ai buoni sentimenti, cosa che le plastiche bruciate di Burri e i monocromi pieghettati o tagliati di Manzoni e Fontana, certo non facevano. Il kitsch in passato era diventato sinonimo del gusto dei poveri di cultura e di spirito (e di soldi), caratteristico del popolino ingenuo e inconsapevole pronto a commuoversi di fronte a rappresentazioni falsamente leziose che facevano leva sul facile sentimentalismo. Oggi, con il ribaltamento dei paradigmi dell'arte moderna, la fenomenologia del "cattivo gusto" ha ottenuto piena cittadinanza nelle gallerie e nei musei (pensiamo al Dadaismo, alla Pop Art, Koons, Cattelan ecc.), e tutto ciò che era stato consi-


OLTRE IL GUSTO derato kitsch, trash o semplicemente brutto, rivisitato attraverso gli strumenti concettuali dell'ironia, della provocazione o dello scandalo, è annoverato nella vera Arte. Secondo Dorfles, "la vera arte non è mai “maliziosa”; il kitsch lo è, e questa è la sua essenza". Accertato che il concetto di gusto è quanto di più relativo e soggettivo, si è assistito alla "trasmutazione" attraverso l'atto demiurgico dell'artista di ciò che prima era vile in un'opera carica di nuovi significati sociali ed estetici (e commerciali). E' sulla base di questo assunto che operano i giovani artisti che partecipano alla mostra collettiva "Kitschissima - Oltre il Gusto", in preparazione a Salerno, (città del sindaco De Luca), in cui esporranno proprio il Kitsch stigmatizzato da Gillo Dorfles, oggetti ad alto quoziente di "pessimo" gusto scoperti sulle bancarelle dei mercatini delle pulci e dei rigattieri: gondole illuminate da centro tavola, madonnine incastonate nelle conchiglie, dolci gattini in ceramica (vedi immagini), recuperati tali e quali ma ricontestualizzati in ambiti ricreati dall'artista. La riabilitazione di questo immaginario collettivo si propone di recuperare il cattivo gusto rifiutato dal mercato artistico colto per dimostrare che l'unica forma di arte condivisa esistita nel nostro Paese, è proprio quella del Kitsch. Dagli anni '70 di Dorfles molte cose sono cambiate, la società si è evoluta culturalmente grazie a una scolarizzazione di massa ma, al contempo, si è involuta in un consumismo di massa fondato sulla perenne presenza di una pubblicità invasiva e di sistemi di persuasione "occulti" basati sulla creazione di una società artificiale e virtuale, strutturalmente Kitsch. Un mondo non troppo diverso da quello prefigurato nel film "The Truman show", in cui non esisteva più se-

parazione tra realtà, finzione e merchandising grazie a un controllo mediatico onnipotente. Se così sarà la società futura, e il presente non fa ben sperare, il problema non sarà più il cattivo o il buon gusto, ma semplicemente la sopravvivenza del "gusto individuale", così come l'abbiamo conosciuto finora.

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BUFFALO BILL - parte seconda Nel 1869 Cody incontra Ned Buntline, giornalista e scrittore autore di una serie di racconti a puntate delle sue avventure "romanzate" pubblicati sul New York Weekly e di un romanzo di grande successo,"Buffalo Bill, il Re degli Uomini di frontiera", determinanti per la fama dello scout. Nel 1972, concluso definitivamente il suo lavoro di scout per l'esercito, Bill Cody entra con i suoi amici, lo scout Jack Omohundro e lo sceriffo-pistolero "Wild Bill" Hickok, nella troupe di "The Scouts of the Prairie", uno degli originali "Wild West Show" prodotti da Ned Buntline con cui si esibirà per dieci anni. E' nel 1882 che fonda il suo "Buffalo Bill's Wild West", un circo itinerante che diventerà il più grande spettacolo del mondo viaggiando per trent'anni in tutti gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l'Europa. Recluta cowboys e cowgirls da vari ranch del West, chiama personaggi come Annie Oakley e Calamity Jane, tiratrici infallibili, Buck Taylor, detto "The King of the cowboys",

che interpretano sè stessi e si esibiscono con armi e cavalli in abilità da rodeo. Nelle performance appaiono anche guerrieri pellerossa guidati da grandi capi storici come Toro Seduto, Coda di ferro e Alce Nero. Il programma prevede attacchi indiani alle carovane, il ricordo del Pony Express, rapine alla diligenza e anche la rievocazione dell'ultimo atto del generale Custer. Dopo un tour di successo negli Stati Uniti nel 1887, la compagnia gira il mondo, raggiunge l’Inghilterra dove Londra si esalta ai suoi spettacoli ai quali presenzia anche la regina Vittoria, poi in tutte le capitali e grandi città del continente raggiungendo una fama internazionale. Il Buffalo Bill's Wild West è indubbiamente un circo nel vero senso della parola con giochi e numeri di acrobazie, animali, cavalli e bisonti, giocolieri e artisti, con un filo conduttore dato dalla storia della Frontiera e dei suoi protagonisti reinterpretati per un pubblico mondiale affamato di esotismo, avventure, sparatorie e pe-


STORIA DELL’ARTE ricoli in cui alla fine i buoni prevalgano. Al di là della spettacolarizzazione circense non sempre attenta alla verità storica (la Storia viene sempre scritta dai vincitori), Cody ha avuto il merito di inventare il mito del West, fondamento ancora oggi del sogno americano, portando sulla ribalta i protagonisti veri, ricordando la difficile vita dei primi pionieri, dei cowboy addetti al bestiame, rivalutando il ruolo delle donne, coraggiose e abili con le armi come e più degli uomini, e dando visibilità e pari dignità agli indiani nativi che lavoravano nello show, da lui definiti "indiani americani" (vedi poster in basso). I pellerossa alla fine del secolo, infatti, sono l'attrazione centrale dello spettacolo e Coda di ferro, l'ultimo dei Grandi Capi indiani, è raffigurato sui manifesti come una celebrità. Il rapporto di Buffalo Bill con gli indiani è controverso: li aveva combattuti come scout e per questo era stato premiato con i gradi di colonnello ma li conosce e li capisce meglio di altri e, forse, si rende conto che l'opera di "civilizzazione" dei bianchi compiuta in nome del Progresso, era stato un genocidio che annientando fisicamente e culturalmente i "selvaggi", distruggeva nel contempo anche la "sua" storia. Potrà sembrare non onorevole per un popolo fiero esibirsi davanti al pubblico (e perdere) in finte battaglie ma, se vogliamo, era il destino subìto dallo stesso Buffalo Bill il quale appariva nel suo caratteristico "costume di scena" (vedi a lato) attorniato da cowboy e pistoleri, eroi del passato ormai inutili per la nuova nazione che stava nascendo, i quali si preparavano ad entrare nella Leggenda che loro stessi contribuivano a scrivere. Nel 1890, il personale dello spettacolo arriva fino a 500 persone, di cui 25 cowboys, una dozzina di cowgirls e più di 100 nativi americani

Buffalo Bill, 1900 ca., fotografia colorata a mano

uomini, donne e bambini. Cinque anni dopo, il Barnum & Bailey Circus diventa partner nel Selvaggio West rivoluzionandone l'organizzazione: trasporta compagnia, animali e gradinate per 20.000 spettatori su due treni, gli attori dormono durante i viaggi e arrivando a dare nel 1899, 341 rappresentazioni in 132 città in tutta la federazione. All'inizio del XX° secolo, quando Buffalo Bill è ormai il simbolo del West per gli americani e gli europei, con l'avvento del cinema comincia il declino del "Wild West" che chiude nel 1913 per bancarotta segnando la fine di un'epoca che, con la morte a 70 anni di Buffalo Bill, nel 1917, si concluderà definitivamente.

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Febbraio 2017, Anno 6 - N.2

News dal mondo CONSTANTIN BRANCUSI

Portrait de Mme LR, 1914-1917

pag. 28

CONSTANTIN BRANCUSI

Une Muse, 1912

pag. 29

CONSTANTIN BRANCUSI

Oiseau dans l'espace, 1922-1923

pag. 30

CONSTANTIN BRANCUSI

Le premier cri, 1917

pag. 31

La Forma del Tutto, 2017

pag. 32

Omaggio a CONSTANTIN BRANCUSI

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CONSTANTIN BRANCUSI, Portrait de Mme LR, 1914-1917 legno di quercia, altezza 117 cm, venduto da Christie's Parigi, 2009 a $ 37.623.104 (€ 29.185.000)

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CONSTANTIN BRANCUSI, Une Muse, 1912 gesso, altezza 45,7 cm, venduto da Christie's New York, 2012 a $ 12.402.500 (€ 9.399.800)


CONSTANTIN BRANCUSI, Oiseau dans l'espace, 1922-1923 marmo e pietra, marmo 85,5 cm, base 13+23 cm, venduto da Christie's New York, 2005 a $ 27.456.000 (€ 21.190.000)

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CONSTANTIN BRANCUSI, Le premier cri (Il primo vagito), 1917, bronzo lucido, lunghezza 26 cm, venduto da Christie's New York, 2011 a $ 14.866.500 (€ 10.260.800)



PAOLO TOMIO, Omaggio a CONSTANTIN BRANCUSI

LA FORMA DEL TUTTO, 2017, bozzetto per fusione in bronzo, 38x72x38 cm


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