IcsART N.4 2017 Franco Albino

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PERIODICO della icsART N.4 - Aprile ANNO 2017

icsART


In copertina: FRANCO ALBINO, ATTACCO AL BARDO, 2015 acrilico su tela, 100x100 cm


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icsART

sommario Aprile 2017, Anno 6 - N.4

Editoriale

Idee, Immaginazione e Piombo

pag. 4

Politiche culturali

Pritzker Prize 2017

pag. 5

Intervista ad un artista

Franco Albino

Mercato dell’arte?

Enrico Castellani

pag. 20-21

Quilt Art

La vera arte povera

pag. 22-23

Storia dell’arte

Ornamento E/O delitto? - parte 2°

pag. 24-25

pag. 6-19

News dal mondo ENRICO CASTELLANI

Superficie bianca, 1967

pag. 28

ENRICO CASTELLANI

Superficie blu, 1963

pag. 29

ENRICO CASTELLANI

Superficie gialla N.2, 1964

pag. 30

ENRICO CASTELLANI

Superficie bianca, 1973

pag. 31

Oltre le Colonne d'Ercole, 2017

pag. 32

Omaggio a ENRICO CASTELLANI

Copyright icsART Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare


EDITORIALE IDEE, IMMAGINAZIONE E PIOMBO Nel suo arguto manuale, "Mamma, voglio fare l'artista", Francesco Bonami, critico e curatore di fama internazionale (oltre che ex artista), fornisce agli aspiranti artisti le "istruzioni per evitare le delusioni". Si tratta di un agile libretto organizzato in brevi capitoli di rapida lettura in cui il critico, basandosi sulla propria doppia esperienza, affronta alcuni temi fondamentali per chi voglia inziare questa "professione" (e anche per chi la pratichi già da tempo). Nel settimo capitolo Bonami spiega qual è, a suo avviso, la differenza fra avere un'idea e avere l'immaginazione: la lampadina, inventata da Edison, è frutto di un'idea, una lampadina con le ali, i baffi o con il cappello, invece, nasce dall'immaginazione. In passato l'idea non era determinante per fare l'artista perché l'iconografia tradizionale era a disposizione di chiunque. Dopo l'orinatoio rovesciato e firmato come una scultura astratta da Duchamp nel 1917, «l'artista ha avuto bisogno d'idee per sembrare più furbo e più bravo degli altri. E' cominciata una vera e propria gara a chi aveva l'idea migliore o più strana o più provocatoria». E' vero, la "Fontana" di Marcel Duchamp, mai esposta al pubblico e andata perduta (eviden-

temente poco apprezzata anche dall'autore), ha scatenato negli artisti la voglia di avere "un'idea" ancora più strana o provocatoria di quella di Duchamp. Il risultato è che (come ebbe a dire l'educatissimo Cuperlo), siamo bombardati da "idee" «che rievocano il giudizio del ragionier Fantozzi sulla corazzata Potemkin. E, per di più, premiate alle aste con prezzi altrettanto pazzeschi. Ad esempio, il "lavoro" di Richard Serra, scultore minimalista statunitense, per altri versi molto bravo in tante sue opere monumentali: si tratta di "Thirty-Five Feet of Lead Rolled Up", vale a dire: "Trentacinque piedi (circa 11 metri di lunghezza) di piombo arrotolato" (vedi in basso). Lavoro unico del 1968 battuto nel 2016 da Christie's New York a 293.000 dollari (271.000 euro). Ora, un rotolo di piombo di 10 mt, alto 60 cm e dello spessore di 1 mm - uguale al "lavoro unico" di Serra - si può acquistare su Ebay per 412 euro. Nel caso di questa opera d'arte si deve parlare di un'idea o di immaginazione? L'idea è quella di Duchamp: prendere un manufatto industriale e presentarlo come una scultura; l'immaginazione, invece, consiste nel mantenere l'oggetto esattamente così com'è, lasciando al pubblico l'onere e l'onore di capirlo.


POLITICA CULTURALE

PRITZKER PRIZE 2017 Quello che è considerato il Nobel dell'Architettura, il "Pritzker Prize", è stato assegnato quest'anno allo studio spagnolo RCR, che si autodefinisce: "Studio Creativo di Architettura nato nell'anno 1988 a Olot dalla mano di Rafael Aranda, Carme Pigem e Ramon Vilalta". I tre architetti, originari di Olot in Catalunya dove tuttora ha sede lo studio, collaborano insieme da quasi 30 anni. Dopo quello del 1996 di Rafael Moneo, questo è il secondo premio Pritzker assegnato ad architetti spagnoli (così come quelli agli italiani: Aldo Rossi nel 1990 e Renzo Piano nel 1998). Dopo tante "archistar", finalmente un premio anche a dei professionisti che operano in condizioni assolutamente normali senza dover essere obbligati a dimostrare di essere sempre alla ricerca di soluzioni all'avanguardia riservate a committenze eccezionali. Basta osservare i contesti urbani difficili in cui si inseriscono alcuni loro progetti, per comprendere come non sia facile fare della buona architettura in situazioni urbanistiche al limite del degrado e avendo a disposizione dei budget contenuti. La motivazione della Giuria recita: "Viviamo in un mondo globalizzato in cui dobbiamo fare affidamento sulle influenze internazionali, sul

commercio, sul dibattito, sulle transazioni, etc. Ma sempre più persone temono che a causa di questa influenza internazionale...perderemo i nostri valori e le arti locali...Rafael Aranda, Carme Pigem e Ramon Vilalta ci dicono che è possibile avere entrambi gli aspetti. Ci aiutano a vedere, nel modo più bello e poetico, che la risposta alla domanda non è 'o...o' e che possiamo, almeno in architettura, aspirare a far coesistere entrambi gli aspetti: le nostre radici saldamente ancorate al suolo e le nostre braccia aperte verso il resto del mondo". Le loro opere dimostrano una grande attenzione al genius loci in cui vanno ad operare e un impegno a inserire le nuove costruzioni nel paesaggio utilizzando materiali poveri e poco impattanti per creare un'architettura decisa e solida che, armonizzando materialità e trasparenza, cerchi sempre un rapporto continuo tra esterno e interno, tra artificio e natura. Il progetto più importante di RCR è senz'altro il "Musée Soulages" che si sono aggiudicati attraverso un concorso internazionale (vedi in alto), e costruito nel 2014 a Rodez nei Midi-Pyrénées in Francia: di dimensioni ridotte ma interessante nella complessa scomposizione volumetrica atta ad ospitare la collezione di opere dell'artista astratto francese Pierre Soulage.

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Intervista a FRANCO ALBINO L'arte astratta di Franco Albino è declinata con un tale garbo e delicatezza che permette a chiunque di accostarvisi senza il timore di sentirsi assalito da forme invadenti e incomprensibili o da una sovrabbondanza di colori dissonanti. Al contrario, all'interno delle sue atmosfere rarefatte, lattignose, quasi nebbiose, galleggiano pennellate dai colori sfumati e dotati di una geometria lasca che, dilatandosi nello spazio in un equilibrio di vuoti e di pieni, sembrano alludere a presenze indefinite. Caratteristica evidente dei suoi quadri, infatti, è il colore morbido, tranquillo, soffice, che anche se distribuito sulla tela in rapide campiture vagamente gestuali, possiede una struttura ordinatrice di fondo e comunica la passione dell'artista per il lavoro preciso eseguito con attenzione. Il fondo è quasi sempre chiaro, compreso nella gamma dai bianchi ai grigi, dai celeste trasparenti al giallo pastello: colori caldi e luminosi così com'è la luce gardesana. Le forme sono sospese e indefinite, lievi e cangianti come l'aria: la pittura di Albino è allo stesso tempo dinamica e quieta, sensibile ma regolata da strutture invisibili, analitica ed entusiasta, come il suo autore. Uniche eccezioni i piccoli dischi rotondi trattati a tinte forti, generalmente blu, dai quali egli estrae delle tracce simili a graffiti disegnati d'istinto e di cuore. Altre volte, segni grafici oscuri attraversano le superfici del dipinto, come antichi geroglifici tracciati su muri rovinati, una specie di scrittura automatica che sembra rimandare a racconti interiori nascosti tra le campiture del colore. In ultima analisi, è la leggerezza la cifra intima di Franco, sempre però accompagnata dalla costante tensione verso una chiarezza compositiva cui riportare il caos del mondo. Paolo Tomio A sinistra: L'ATTESA, 1998, acrilico su tela 120x100 cm

In basso: GRAFFITI, 2009, acrilico su cartoncino 30x40 cm


Quando e perché hai cominciato a interessarti alla pittura? Iniziò alla fine degli anni 60, un giorno incontrai Adriana, (mia moglie) che iniziai a frequentare assiduamente. Ogni tanto, quando la andavo a trovare a casa, vedevo dipingere suo fratello, il pittore Bepi Leoni: quei momenti d’incontro risvegliarono quella vecchia mia passione per il disegno e la pittura che coltivavo sin dagli anni della scuola. Ero così attratto dal disegno e dal colore che la mia insegnante di Artistica spesso mi diceva; “Franco, prendi colori e tavolozza e vai a dipingere fuori”. Data l’età, non gli davo retta ma in casa mi dilettavo con tavoloz-

za e colori. Da allora ho sempre continuato a dipingere e partecipare a concorsi di pittura e mostre assieme a colleghi e amici. La mia prima fu una collettiva al Casinò di Arco, con Bepi Leoni e Franco Chiarani nel 1973. L’anno successivo Aroldo Pignattari invitò gli amici di Arco ad esporre nella galleria della Rocca di Riva del Garda con una mostra dal titolo: “Collettiva Artisti Arcensi” (1974). In quell’occasione ho conosciuto lo scultore e prof. Aroldo Pignattari e Mario Matteotti e con lui iniziai un cordiale rapporto di collaborazione con gli Amici dell’Arte: era ed è stato il presidente, fino alla sua scomparsa nel 1999.

Quali sono state correnti artistiche o gli artisti IL SOLE, 2016, acrilico su cartoncino, D. 33 cm


AZZURRO DOMINANTE, 2007, acrilico su tavola 81,5x182 cm

che ti hanno influenzato agli inizi? A partire dai disegni delle Grotte di Altamira, in Spagna, e fino ai giorni nostri, apprezzo qualsiasi espressione e forma d’Arte, dal classico all’astratto. Credo sia doverosa la conoscenza di tutti i periodi storici per chi intende fare Arte a 360 gradi, perché è solamente attraverso la visione di tante e diverse forme d’arte che si costruisce il proprio bagaglio culturale per arrivare a una pittura personale, e se ne abbiamo la capacità. Non so se sono stato influenzato o meno da qualche grande maestro, credo di sì, inconsciamente, ma ho sempre osservato le opere di qualsiasi artista per comprendere ed imparare lo stile, la tecnica e soprattutto il colore e la forma, cercando poi di elaborare qualcosa di mio personale. Gli artisti miei preferiti sono: Michelangelo, Klee, Kandiskij, Picasso, Chagall, Mirò e Rothko.

tuariamente vedevo dialogare un gruppetto di persone che allora non conoscevo ma che sarei venuto a conoscere più avanti con gli anni. Erano i fondatori dello storico Gruppo Amici dell’Arte, di Riva del Garda. Il Gotha” dell’Arte rivana, vedi: Luigi e Carlo Pizzini, Aroldo Pignattari, Mario Matteotti, Umberto Maganzini, Arturo Paluselli, Giovanni Bonat, Achille Dal Lago, Giacomo Vittone, Mario Bettinazzi, Alberto Susat, per citarne alcuni. Di quel periodo, e lo posso dire con orgoglio, ho avuto l’onore e la fortuna di averli conosciuti di persona e di aver esposto assieme a loro in qualche occasione. Ora per me è impossibile dimenticare la loro amicizia perché con loro ci sarà sempre un dialogo virtuale attraverso le loro opere a testimonianza dei miei ricordi più belli. Inoltre, quando passo davanti alla Rocca o al Brolio, mi sembra di vederli ancora discutere e li ricordo con un pizzico di nostalgia. Nella mia lunga attività ho conosciuto anche pittori trentini, vedi Bruno Colorio, Marco Bertoldi, Carlo Sartori, Cirillo Grott, Sergio Bernardi, Franco Lancetti, Elena Fia Fozzer, Claudio Cavalieri, Alessandro Goio.

Nel corso della tua carriera, hai conosciuto artisti locali o nazionali? Fin da ragazzino mentre pescavo sul molo del Brolio a Riva del Garda, dove allora abitavo, sal-

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Oggi, cosa ti interessa e c'è qualcosa che non ti piace dell’arte contemporanea? Direi che con l’Arte contemporanea ho un rapporto distaccato, pur avendo la mentalità molto aperta; vedo ed ho visto delle cose che avrei preferito magari non vedere (non mi piacevano). Stiamo andando avanti a fatica nel proporre cose buone, ma sono tante le cose effimere e senza senso, opere che mi lasciano perplesso, sempre a mio modesto giudizio. Preferisco la pittura, la vera pittura degli anni 50. Quello era un mondo di artisti spontaneo e sincero. Ora, tutto corre, va avanti velocemente ed il prodotto lo è di conseguenza. Preferisco visitare mostre e osservare gli artisti che mi interessano e

TRITTICO 3, 2007, acrilico su tela, 50x50 cm

che mi dicano qualche cosa di nuovo e concreto e sto alla larga da prodotti che lasciano il tempo che trovano. L’ Arte non consiste nel rappresentare cose nuove, bensì rappresentarle con novità.

Prima di approdare al linguaggio astratto hai frequentato anche forme più tradizionali di espressione? Non si può arrivare alla pittura astratta senza aver fatto un percorso figurativo: ci vuole tanta passione, disegnare e lavorare molto. La pittura astratta non nasce spargendo sulla tela del colore come spesso si sente dire. Non è così. Improvvisare lo potrai fare solamente quando avrai maturato la tecnica e la conoscenza del


ARMONIA E COLORI, 2002, acrilico su tela 140x70 cm

colore e del gesto e non è semplice cosa. Per poterlo fare devi essere come minimo un maestro, con un progetto in mente. Questo in poche righe il percorso. Non ci si può improvvisare astrattista. E’ un percorso che parte da lontano, e lo devi sentire dal cuore, dai tuoi sentimenti e dalla mente.

Definire il mio stile mi è difficile, come faccio a riconoscere me stesso. In tanti anni di pittura, ero, e sono sempre stato alla ricerca di materiali nuovi e inusuali, ma ho sempre mantenuto un timbro di sobrietà nell’uso del colore e nel segno ormai riconoscibile nei miei lavori. Lascio intravedere una piccola traccia attraverso chiari colori, mai esasperati. La traccia, ormai figurativa rimane nel subconscio e non è più leggibile sulle mie tele, sui vetri o sui sassi. Lascio allo spettatore di entrare in empatia con segni, forma e colore. L’occhio attento troverà sempre qualcosa di nuovo.

Nel corso della tua carriera hai attraversato periodi espressivi diversi? Negli anni 70 disegnavo a matita e carboncino e dipingevo ad olio, vedi paesaggi, nature morte ecc. Poi, con il tempo, lentamente cambiavo. Sentivo il bisogno di liberarmi da confini e costrizioni, dovute anche dal mio lavoro di disegnatore che svolgevo. Cominciai con una figurazione geometrica, che allora mi appassionava e presentai quelle opere nella mie prime due mostre nel 1973 e nel 1974. Continuando poi con altre tecniche e stile, fino ai giorni nostri.

Qual è la tecnica che utilizzi principalmente nella tua attività? Da tanti anni uso la pittura acrilica: è la mia preferita per la sua praticità, ed è soprattutto, inodore. I colori sono pratici all’uso e veloci nell’asciugare e alla fine ti lasciano una superficie vellutata e calda e inoltre sono resistenti all’usura del tempo. Contemporaneamente eseguo

Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile?

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velature e disegno con pastelli acquerellabili e con le prime cose che trovo attorno a me per incidere direttamente sul colore fresco i segni e dare al lavoro quel movimento che serve alla costruzione d’assieme.

Come sei arrivato a privilegiare sempre di più il bianco, il colore caratteristico del tuo linguaggio? Non è che ho usato sempre il colore bianco, ne è esempio un vecchio lavoro del 1984, dal titolo: Ritratto di un megalomane: lo sfondo è di colore scuro mentre la figura che si intravede è molto colorata. La mano che tiene la rete si vede per la velatura blu ed è appena accennata e chiara. A colori forti è la rete dipinta in primo piano e un po’ la vela sulla sinistra. Di questi lavori non ne ho fatti molti, sentivo il bisogno di cambiare verso, e più andavo avanti con il tem-

COSTRIZIONE, 2014, acrilico su cartoncino 50x60 cm

po più tendevo a schiarire i lavori, e chi li osserva non deve essere persona distratta, deve cercare, osservare, e capirà la sensibilità e la passione proprio per il colore e i segni. Per un pittore e che ama l’Arte, sono cose normali e questi passaggi prima o poi li devi fare se vuoi migliorare e crescere. Sta sempre nella sensibilità dell’autore. Quel prevalente uso del colore bianco, più che bianco, direi colori chiari, o colori pastello è espressione della mia serenità.

Quando inizi un nuovo dipinto hai già in mente un tema, un soggetto o ti muovi senza vincoli predeterminati? L’inizio di un nuovo lavoro è sempre un dramma, la tela bianca, è lì davanti implacabile, tu cosa fai? Logicamente, prima di iniziare il tuo lavoro ed è cosa normale per tutti, avere in mente cosa fare, ma devi essere anche ben consapevole che ci arriverai solo vicino, e non sarà mai il risultato che volevi ottenere. Dipingere


DIPINGO COME ADDORMENTATO IN UN SOGNO.... 2011, acrilico su alveolare, 50x50 cm

senza sapere un tema lo trovo una cosa assurda, ho visto e conosciuto personaggi che credevano di fare pittura così, ma strada facendo si sono accorti della difficoltà e si sono dovuti ricredere. Inizio sempre con un piccolo bozzetto, o un disegno preparatorio, dipende anche dal tema della mostra per la preparazione dei lavori. Attenersi ad un tema non è poi cosa semplice perché devi pensare ed elaborare il progetto in base alla tecnica ed al tuo stile personale. Nulla nasce dal caso.

vecchio muro, dei comuni sassi, persone. Eseguo semplicemente una sintesi, una traccia essenziale. Il colore per me è gioia e penso di dimostrarlo attraverso i lavori che rispecchiano il mio carattere. A opera ultimata, e chi vedrà il mio lavoro non so se potrà piacergli o meno, e se avrà recepito il concetto e le mie emozioni. Almeno lo spero.

Come ti sembra il panorama dei pittori trentini d’oggi?

Ritieni di rappresentare nei tuoi dipinti concetti o emozioni?

Penso che in Trentino ci siano dei bravissimi pittori e di ottimo livello, dalla Valle di Non fino all’Alto Garda. Pittori e scultori che lavorano la

La mia è una ricerca sulle forme che quotidianamente osserviamo, vedi un paesaggio, un

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UNTITLED, 2007, acrilico su tela, 50x50 cm

settore dell’Arte trentina ce ne sarebbero parecchie da fare. Ricordo sempre le promesse fatte tanti anni fa dal Mart nella realizzazione di mostre per gli artisti trentini, ne ho viste molto poche e quelle poche erano per i soliti noti. Le associazioni culturali fanno quello che possono e si devono arrangiare con i pochi contributi che ricevono e qualche volta devono pagarsi anche le sale espositive. Credo che investire in cultura sia la cosa migliore, nell’aiutare i giovani e tutti gli artisti meritevoli. Da troppo tempo, e forse sbaglio, mi sembra manchi il senso della memoria e del ricordo. A quanti artisti scomparsi o viventi il proprio comune a mai dedicato una mostra? Cosa rara, si sente sempre parlare della conoscenza e della Cultura del territorio, ma non si cono-

maggior parte nel silenzio del loro studio e operano nel loro territorio, mentre altri riescono a superare i confini. Ma penso che la maggior parte di loro siano riuniti nelle varie e molteplici associazioni culturali del luogo. Il panorama è vasto e variegato.

Segui la “politica culturale” trentina? Pensi che si possa fare di più o meglio per il settore artistico? La politica culturale trentina la seguo in disparte, l’ho seguita per troppi anni. Per fare di meglio? Bella domanda, credo che di cose nel

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scono gli artisti di casa, ma nemmeno la storia ed il luogo dove viviamo. Salvo sporadici casi. Ne fa eccezione la bellissima mostra dedicata a Silvano Nebl, a Casa De Gentili a S. Zeno, per la quale va un plauso agli organizzatori. Il ricordo è doveroso, senza memoria non si va da nessuna parte, e se non la esercitiamo di continuo, smette di funzionare, dimentichiamo tutto. Se capita con ciò che attiene alla Storia, dovremmo saperlo bene, finiamo per commettere gli stessi errori del passato (che però non ricordiamo più). Se accade con l’Arte smarriamo spesso la smisurata grandezza di chi ci ha regalato genio e bellezza”.

Non manca nulla, in Trentino ci sono molti artisti di alto livello. Sono Artisti che attraverso la loro ricerca e preparazione si sono guadagnati uno spazio per poter competere e confrontarsi con i colleghi nel proprio territorio, in campo nazionale e oltre confine. Sta ad ogni singolo artista valutare il proprio lavoro e presentarsi al vasto e variegato mercato dell’Arte. La nostra storia lo insegna, il mercato è un’altra cosa. Non basta solo produrre opere che vuole il mercato. Devono essere personali e di alta qualità.

Cosa manca al Trentino per poter essere più presente sul mercato esterno?

Definire la bellezza di per sé è già un valore as-

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?

BARCA SOLARE, 2009, acrilico su alveolare, 50x50 cm


soluto, il bello sta nel guardare attorno a noi e osservando la natura; noteremo una grande quantità di cose belle, è molto importante la conoscenza di opere d’Arte di cui l’Italia è piena.

Chi è l’artista? Non mi sono mai reputato un artista, ma mi colloco in quella silenziosa categoria che preferisce lavorare in silenzio e mettere su tela emozioni e colore e soddisfare così quel nascosto desiderio di creare qualche cosa di bello e che mi piace fare. Inoltre, ritengo di essere una persona fortunata nel potermi arricchire interiormente nell’usare tavolozza e colori e di comunicare così con gli altri attraverso la mia pittura. E per dirla come Andy Warhol: ”Credo che sia un artista chiunque sappia fare bene una cosa, In basso: MONITOR, 2007, acrilico su vetro 49,5x56 cm

anche cucinare per esempio.”

E, per finire, cosa è per te l’arte? Pace, e libertà, con la possibilità di poter vivere la propria creatività ed esprimerla liberamente. L'arte è un'attività di creare, per dare vita a qualcosa attraverso i materiali che più ci piacciono. L'arte nasce dal bisogno di comunicare e di esprimersi. L'arte è il messaggio del nostro sentire. Mi viene da pensare che chi è artista non si dà una definizione dell'arte, ma la vive, la segue e la inventa. Per me un quadro, un brano musicale, una scultura, può essere "artistica", e può avere un certo valore, per un altro magari no. L'arte è conoscenza.

A destra: EQUILIBRIO, 2013, acrilico su tavola, 90x75 cm



Casinò Municipale di Arco. - 1989 Coll. "Immagini & Immagini" castello di Stenico, Tn. - 1989 Coll."Assoarte 89" I venerdì dell’Arte, Arco Tn. - 1990 Coll. "Assoarte 90" sala per esposizioni del comune di Ragoli, Madonna di Campiglio, Tn. - “L'uomo, l'albero, e il fiume" Rassegna di Pittura e Scultura, Castel Ivano, Ivano Fracena. Tn. - Coll. "12 Artisti dell'Alto Garda" Casinò Municipale di Arco. - 1992 Il Gruppo Assoarte presenta" Omaggio a Cirillo Grott.” Guardia di Folgaria, Tn. - Coll. "10 Artisti dell'Alto Garda" Galleria Città di Riva, Riva del Garda. - 1993 Coll. "11 Artisti dell'Alto Garda" Casinò Municipale di Arco – 1994 Coll. Natale d'Autore nell'ambito della manifestazione "CANALE A NATALE" Casa degli Artisti "G. Vittone" Canale di Tenno. - 1995 Coll. "Canale a Natale" Casa degli Artisti "G. Vittone" Canale di Tenno - 1996 Coll. "Il Presepio" Casa degli Artisti "G. Vittone" Canale di Tenno. - 1997 Coll. "Cartoncini d'Autore" Casa degli Artisti "G. Vittone" Canale di Tenno. Coll. "Il Presepio" Casa degli Artisti "G. Vittone" Canale di Tenno Tn. - 1998 ART EUROPA “La pittura s’incontra ad Arco” coll. d’Arte con sei città d’Europa gemellate con Arco. Casinò di Arco, Tn. - Coll. "La Natività" Casa degli Artisti "G. Vittone" Canale di Tenno; Coll. Internazionale con le città d’Europa gemellate con Arco. Schotten Germania. - 1999 “Trent’anni del premio G. Segantini” Casinò Municipale di Arco. - Coll. "La Natività" Casa degli Artisti "G. Vittone" Canale di Tenno. – 2000 “Donazioni” Galleria G. Craffonara, opere esposte, risalenti agli anni “40-70” – 2001 Personale alla Galleria Civica G. Craffonara di Riva del Garda - 2002 “4 Punti di vista” forte superiore di Nago. – 2003 In collaborazione con il Museo e il gruppo Amici dell’Arte organizza la 1a Retrospettiva di Achille Dal Lago, Galleria Civica G. Craffonara. - 2004 E’ presente nel volume “L’arte nel Trentino dall’Ottocento alla Contemporaneita’”, di Franco A. Lancetti. - 2005 In collaborazione con il Museo e il gruppo Amici dell’Arte organizza la 2a Retrospettiva dedicata a Achille Dal Lago, Museo di Riva del Garda. - 2006 Nel 60° anniversario di fondazione del Gruppo Amici dell'Arte organizza ed espone a Casartisti. Mostra in collaborazione con il comune di Tenno, Casartisti, Museo e comune di Riva del Garda, Canale di Tenno. - Mostra del 60° anniversario di fondazione del Gruppo Amici dell'Arte, Museo di Riva del Garda. - 2007 Collettiva di Pittura e Scultura del Gruppo Amici dell’Arte in occasione dell’inaugurazione della

FRANCO ALBINO Nato a Riva del Garda, il 04.10.1947, risiede ad Arco, Via S. Sisto 26. Autodidatta. Ha partecipato a numerose manifestazioni artistiche nazionali ed internazionali. Ha collaborato per molti anni con il maestro ed amico, lo scultore Aroldo Pignattari nella gestione del gruppo “Amici dell’Arte” di Riva del Garda, del quale è stato il Presidente dal 2001 al 2008. Ha coltivato sin dagli anni della scuola, per il disegno e la pittura, una particolare predisposizione tale, che la sua insegnante di educazione artistica lo spronava a seguire un percorso artistico. Di lui hanno scritto: Aroldo Pignattari, Renato Ischia, Franco Monti, F. Valentini, Angelo Siciliano, Pier Luigi Menapace, Mario Cossali, Ezio Maglia, Licinio Boarini, Graziano Riccadonna, Luciano Baroni, Franco A. Lancetti, Fiorenzo Degasperi, Alessandro Franceschini, Aldo Nardi, Pietro Marsilli, Maurizio Scudiero, Elena Fia Fozzer, Paolo Tomio. 1973 Coll. al Casinò Municipale di Arco. Tn - 1974 Coll. "Artisti Arcensi" Galleria della Rocca, Riva del Garda. 1976 Coll. alla Galleria d'Arte "Città di Riva. 1977 Coll. "Artisti Lombardi, Trentini, Veneti"; Coll.“Artisti del Basso Sarca” Galleria della Rocca. Riva del Garda. 1979 Coll. Il canestro d’oro, Galleria della Rocca di Riva del Garda e Palazzo della Regione Trento - 1980 Coll. “10 Artisti di Arco” espongono Pittura e Scultura, Galleria della Rocca di Riva del Garda. Tn 1984 Coll. "Artisti Locali", Casa degli Artisti G. Vittone, Canale di Tenno, Tn. - 1986 “Natale 86” Personale alla Pinacoteca Europa, Canale di Tenno, Tn. - 1988 Coll. "11 Artisti dell'Alto Garda"

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nuova Galleria G. Craffonara. - Personale dal titolo “CALEIDOSCOPI”, Galleria G. Craffonara, Riva del Garda. - 2008 E’ invitato nel Cartello degli Artisti di Trento. - Con il Cartello degli Artisti di Trento, Gruppo Culturale U.C.T. Federazione associazioni artistiche trentine, Associazione Europea per l’Arte e la Cultura è presente alla coll. “Incontri /Confronti” - Italia -Austria - Ungheria Slovenia - Croazia nell’ambito di Manifesta 7 (eventi collaterali). Collettiva “Omaggio a Giacomo Floriani” nel 40° della morte del poeta rivano, Galleria G. Craffonara. – 2008/09 Con il Cartello degli Artisti di Trento, Gruppo Culturale U.C.T. Federazione associazioni artistiche trentine, Associazione Europea per l’Arte e la Cultura è presente in “Europäischer Dialog “Italia - Austria - Ungheria - Sloveniacroazia Germania, Time galerie, Vienna, Austria – Personale ”Eros e Thanatos”, galleria Il Transito, Arco. - Hippo gallery Collezione di Giancarlo Lotti Galleria Incorniciarte, Verona. In collaborazione con il Museo di Riva del Garda e Fiorenzo Degasperi organizza la retrospettiva di “Aroldo Pignattari, 1913 – 1999”, Museo di Riva del Garda, - 2009/10 L’ambiente ritrovato, coll. a Casartisti, Canale di Tenno. - Con il Cartello degli Artisti di Trento presenta ”Eros e Thanatos” Palazzo Thun,Torre Mirana, Tn. - 2011 “Dürer e il paesaggio trentino”, coll. Palazzo Assessorile, Cles, Tn – Con il Cartello degli Artisti presenta ”Eros e Thanatos” Forte superiore di Nago. - Coll. “Artisti per l’Unità d’Italia” Casa degli Artisti Giacomo Vittone, Canale di Tenno. - “Il racconto dell’arte” nel 150° dell’Unita’ d’Italia, mostra itinerante. – Coll. “Artisti Trentini per l’Unità d’Italia” nel 150° anniversario, Centro Studi Judicaria, Tione Tn. - 2012 “Humanitas – Ritratti e ritrattisti” sala Polivalente “ Franco. Lavoratori”, Recco (ge) – ”No Violence” coll. Cartello degli Artisti di Trento, Palazzo Thun - Torre Mirana. – 2013 ”No Violence” coll. Cartello degli Artisti di Trento, - Casa De Gentili – San Zeno. - “Empatia Neuroni Specchio” Mostra d’Arte, coll. Cartello degli Artisti di Trento, Palazzo Trentini, Tn. - RenArt 2014, Torre Mirana, Sala Thun, Trento. 2015 - Arte’ Resistenza, Torre Mirana, Trento. - Yes Peace – Si Pace, coll. del Cartello degli Artisti, Castello di Drena. – 2016 RenArt 2016, Palazzo Trentini, Tn. “Natale con la neve”, coll. Casa degli Artisti “Giacomo Vittone” Canale di Tenno. Tn. E’ presente nel libro di Maurizio Scudiero, “Arte Trentina del XX Secolo” Edizioni U.C.T. Trento. Email: franco.albino@tin.it

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ART E' possibile sfogliare o scaricare tutti i numeri degli anni 2012-2013-2014-2015-2016-2017 della rivista icsART (ex FIDAart) dal sito icsART all'indirizzo:

www.icsart.it icsART N.4 2017 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della icsART N.4 - Aprile ANNO 2017

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MERCATO DELL’ARTE ? scelte...Casomai è il mercato che è cambiato. Ma in senso peggiorativo». Nato nel 1930 a Castelmassa (in provincia di Rovigo), Castellani si diploma nel 1952 all'Accademia di Belle Arti di Brera e si trasferisce a Bruxelles dove frequenta i corsi di pittura e scultura all'Academie Royale des Beaux-Arts e, nel 56, si diploma in architettura presso l’École Nationale Supérieure de la Cambre. Rientrato a Milano, dopo una breve esperienza pittorica tradizionale prende le distanze da questo tipo di espressività e, nel 1959, realizza la sua prima superficie a rilievo. Nello stesso anno, con Piero Manzoni fonda la rivista “Azimuth” (uscita in soli due numeri) e apre la Galleria Azimut dove, nel 1960, presenta alcuni lavori in rilievo monocromi nell'ambito della sua prima esposizione personale, “La nuova concezione artistica”. Castellani prosegue la sua originale ricerca che si avvale delle proprietà fisiche della tela, sottoponendola alle pressioni esercitate mediante griglie regolari di chiodi alternati con cui crea delle variazioni in positivo e negativo che chiama estroflessioni e introflessioni, così da ottenere composizioni geometriche caratterizzate da rilievi e avvallamenti con giochi di luci e ombre sempre cangianti. Questa invenzione gli permette di "ricavare" da tele piane, quasi sempre monocromatiche, immagini tridimensionali anche molto complesse simili a membrane organiche, dagli effetti morbidamente plastici resi dinamici dal continuo variare delle ombre portate. La tecnica costruttiva dei suoi quadri, anche se laboriosa e impegnativa per la precisione richiesta, si basa su un sistema concet-

ENRICO CASTELLANI (1930), Superficie bianca, 1967, acrilico su tela sagomata, 235x280 cm, venduto da Sotheby's Londra 2014 a GBP 3.778.500 ($ 4.683.000). In questi ultimi anni si è assistito a una forte rivalutazione di questo artista italiano vivente, definito da Donald Judd "padre del minimalismo". I risultati d'asta delle sue opere, molto ricercate dai collezionisti, superano ormai stabilmente il milione di dollari, con delle punte a cifre eccezionali come nel caso sopra. Questo, nonostante il giudizio di Castellani sul mercato dell'arte: «Il mercato? Non ha mai condizionato in nessun modo le mie

Untitled (Superficie bianca e rosa), 1962, acrilico su tela sagomata, 130x160 cm, venduto da Christie's Londra 2016 a GBP 1.415.000 ($ 1.797.050)

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ENRICO CASTELLANI tualmente semplice ma "aperto" che dà luogo a un processo creativo libero, potenzialmente infinito, poiché gli consente di operare, di volta in volta, su una o più delle variabili a disposizione: forma, superficie, volume, ritmo, colore. La modulazione sensibile di entità elementari, la superficie distinta in concavo e convesso, il ritmo per mezzo di intervalli regolari o in progressione, fissi o a quote variabili ripetibili per un tempo indeterminato, generano spazi indifferenziato senza inizio e fine. Egli compone le sue estroflessioni realizzando dei modelli planoaltimetrici leggerissimi ritmati da un sapiente gioco di vuoti e di pieni, delle vere e proprie tensostrutture le quali, situandosi in uno stadio intermedio tra l'opera pittorica e quella plastica, rivelano una nuova dimensione che va al di là delle categorie tradizionali. Dalle prime prove del 1959, Castellani prosegue fino ad oggi in una sperimentazione ininterrotta alla ricerca di un'arte elementare basata sulla riduzione e la ripetizione seriale perseguendo coerentemente un proprio linguaggio artistico essenziale, razionale e minimalista e una poetica assolutamente riconoscibile: «il possesso di un'entità elementare, linea, ritmo indefinitamente ripetibile e superficie monocroma è necessario al fine di dare alle opere concretezza di infinito e la possibilità di subire la coniugazione del tempo.» Nelle opere di questo artista, accanto alla forte tensione concettuale, è sempre presente insieme a un'indubbia attenzione nei confronti di un piacere sia tattile che decorativo, anche un assoluto rigore geometrico e formale che pro-

Superficie Circolare Bianca, 1968, Cirè, diam. 200 cm, venduto da Sotheby's Londra 2015 a GBP 893.000 ($ 1.106.900)

viene direttamente dall'architettura e dall'arte classica italiana. Non a caso, nel 2010, Castellani è il primo artista italiano a ricevere il "Praemium Imperiale" per la pittura della Japan Art Association, il più alto riconoscimento artistico a livello internazionale.

Superficie Bianca, 1962, acrilico su tela sagomata, 152x198 cm, venduto da Christie's Londra 2015 a GBP 1.538.500 ($.2.380.000)

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QUILT ART costituiti da una imbottitura racchiusa e tenuta in posizione da linee di trapuntatura (quilting) tra due strati di tessuto, uno formato di solito da un unico pezzo di stoffa monocolore e l'altro, esterno, decorato con un disegno eseguito in patchwork. La trapunta è antichissima e diffusa in tutto il mondo, ma la storia del quilt in America comincia nel periodo dei coloni quando non si potevano sprecare neanche i pezzetti di stoffa avanzati o usati di vestiario. Da sempre dominio esclusivo delle donne, sia appartenenti alla classe proletaria cha a quella media, i quilts sono sempre stati apprezzati oltre che per l'indubbia utilità anche per l'auto-espressione che offrivano alle loro creatrici, per il senso di famiglia, di comunità e identità culturale che rappresentano. Questi manufatti, prodotto di una cultura materiale secolare, formano un ricchissimo archivio di motivi e soluzioni progettuali che spaziano dal disegno geometrico a quello figurativo che fanno riferimento alla storia del gruppo. Il modello geometrico di base, ben riconoscibile, fornisce la struttura di partenza per la vasta gamma di variazioni personali che ogni quilter può decidere autonomamente: il tipo, i colori e le texture del tessuto, la scala del modello e dei singoli pezzi, l'orientamento ecc. E' solo dopo l'esposizione "Abstract Design in American Quilts " organizzata nel 1971 dal Whitney Museum of American Art di New York che l'approccio e l'atteggiamento nei confronti del secolare processo di creazione delle trapunte (quiltmaking) sono cambiati. A questo evento, infatti, risale l'inizio dello studio del quilt come una fondamentale forma d'arte autonoma da affrontare con collaborazioni internazionali tra storici dell'arte, esperti del settore tessile, collezionisti privati e istituzionali, artisti e artigiani

"Quilt", da non confondere con "kilt" (la gonnellina scozzese), significa semplicemente trapunta, mentre "patchwork" (lavoro con le pezze) è la stoffa ottenuta cucendo insieme piccoli pezzi di stoffa in diversi modelli, forme, colori o texture. I quilts da letto storici e moderni sono

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PATCHWORK, LA VERA ARTE POVERA produttori. Le trapunte storiche degli Amish, ad esempio, ancora oggi vendute dalle comunità e fonte di ispirazione per molte quiltmakers, rappresentano una delle più singolari collezioni di manufatti, in termini di arte e cultura, nella storia dei popoli emigrati in America. Grazie alla loro abilità nel cucire i quilts, due ragazze amish hanno iniziato a rivedere i modelli tradizionali della comunità, eccessivamente scuri e strutturati, e sviluppare temi e tecniche più legate alla sensibilità contemporanea orientandosi progressivamente verso forme più libere e colori vivaci. I disegni delle loro trapunte recuperano un'altra tradizione tedesca, ma più moderna: quella del design novecentesco elaborato nei laboratori tessili del Bauhaus. Questo loro nuovo approccio dona ai lavori delle qualità pittoriche e tridimensionali inaspettate con risultati di grande interesse che dimostrano come la integrazione tra i modelli del passato e quelli presenti, non sia solo possibile ma anche auspicabile. Tutti i loro quilts sono impostati su strutture geometriche, alcuni di questi si basano su un aspetto fondamentale del disegno bidimensionale (vedi immagini a sinistra), l'inversione del rapporto figura-sfondo in cui le aree di valori chiari e scuri interagiscono in un modo che è visivamente bilanciato creando una piacevole e interessante tensione dinamica che sconcerta a causa della capacità di creare l'illusione di spazio e profondità nel piano. In altri quilts, invece, (vedi immagini a destra) i moduli elementari di colore, forma, ritmo e orientamento, sono orchestrati simultaneamente come parti naturali della gestalt dell'oggetto. Le "patch" (pezze) a strisce rettangolari di dimensioni allungate, sono tinte con un'ampia gamma di delicate tonalità color pastello e ac-

costate in combinazioni di gradazioni simili per ottenere continue vibrazioni nella percezione della profondità. I quilt finora prodotti risultano eccezionalmente moderni sia per le eleganti e innovative variazioni cromatiche che per le ricche e vivaci texture proposte.

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ORNAMENTO E/O DELITTO? - parte seconda

Nel pamphlet "Ornamento e delitto" scritto nel 1908, Adolf Loos (in alto la tomba realizzata su suo progetto), prosegue con le sue argomentazioni contro l'ornamento equiparato a un delitto e, implicitamente, contro gli artisti della "Wiener Secession" i quali si riconoscevano nel motto: "A ogni tempo la sua arte, all’arte la sua libertà". Un principio oggi del tutto naturale ma al tempo considerato blasfemo dalla cultura storicista imperante la quale riteneva necessario che le opere moderne di architettura dovessero essere copie, quanto più possibile esatte, dei singoli indirizzi stilistici. Sia Loos che la Secession sono antiaccademici e rifiutano l'eclettismo storico, il primo teorizzando l'azzeramento di tutto l'apparato decora-

tivo passato, presente e futuro con l'obbiettivo utopistico di rifondare l'intera architettura; i secondi, cercando di creare un'arte nuova, il "Sezessionstil" (Art Nouveau, Jugendstil, Liberty, a seconda dei Paesi) che rappresentasse il loro tempo, quello che sarebbe poi stato chiamato la "Belle Epoque". Dopo aver tentato di fondare le sue teorie sulla presunta superiorità della Civiltà Occidentale rispetto alla cultura dei Papua a causa del loro uso del tatuaggio (non comprendendo che sono tatuati non perché selvaggi, ma proprio perché civili), Loos spiega che «un mobile liscio è più bello di qualsiasi pezzo da museo intarsiato e scolpito» e che «I piatti molto ornati sono anche molto costosi, mentre le stoviglie bianche, che usa l’uomo moderno, sono economiche»; partendo da questi "enunciati economici", tenta di dimostrare la necessità di eliminare l'ornamento: «L'ornamento è forza di lavoro sprecata e perciò è spreco di salute... Ma oggi esso significa anche spreco di materiale, e le due cose insieme significano spreco di capitale», preconizzando infine (pia illusione): «L'assenza di ornamento ha come conseguenza un minor tempo di lavoro e un aumento del salario».


STORIA DELL’ARTE Loos apprezza le teorie dell'architetto statunitense Louis Sullivan (1856-1924), padre del Funzionalismo e assertore del principio che "La forma segue la funzione" il quale, però, non era assolutamente contrario alle decorazioni che, anzi, amava applicare diffusamente sia alle facciate che all'interno dei propri edifici. Purtroppo, nel momento in cui l'architetto viennese, fino ad allora noto più per i suoi scritti che per i suoi edifici, mette in pratica il proprio credo estetico nella "Looshaus", ottiene una tale ondata di critiche per l'aspetto spoglio e disadorno dell'edificio, che dopo quell'esperienza gli sarà interdetto ogni progetto in centro città. Nel 1910, nel saggio "Architektur", Loos prosegue con un altro dei suoi giudizi paradossali e provocatori sull'architettura e le arti applicate: «Soltanto una piccolissima parte dell’architettura appartiene all’arte: il sepolcro e il monumento. Il resto, tutto ciò che è al servizio di uno scopo, deve essere escluso dal regno dell’arte.» Ancora una volta sarà la storia a dimostrare l'assoluta infondatezza dei suoi perentori proclami riconoscendo invece dignità artistica, non solo ad ogni tipo di architettura, ma anche a tutti quei manufatti, artigianali o industriali, dotati di valore estetico e funzionale. Il tema del rapporto tra arte, architettura e ornamento, era già stato affrontato in modo più serio da Otto Wagner (1841-1918), architetto, accademico e pioniere del Modernismo viennese il quale, nella prolusione al suo corso del 1894 scriveva agli studenti: «Arte e artisti debbono rappresentare il proprio tempo. II punto di partenza di qualsiasi creazione artistica debbono essere scopo, necessità, mezzi e caratteristiche del nostro tempo». Wagner, che in conflitto con l'Accademia, aveva aderito solo nel 1898 alla Secession, annovera tra le sue opere due

capolavori di quello stile: i due pavillon gemelli della metropolitana di Karlsplatz, eretti nel 1898 (vedi pagina a lato), e la Majolikahaus del 1899 (in alto) in cui rivestimento in piastrelle floreali e arredi diventano un tutt'uno con l'architettura. Ma il valore delle sue idee si può verificare in tutti i suoi progetti seguenti in cui la decorazione non scompare ma si evolve partecipando al nuovo gusto, come nell'elegantissima "Österreichische Postsparkasse" realizzata nel 1904 (in basso) la quale, dopo un secolo, non ha nulla da invidiare ai moderni palazzi per uffici. A dimostrazione che il problema dell'architettura non risieda nell'ornamento ma nelle qualità artistiche dell'autore. Continua

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Aprile 2017, Anno 6 - N.4

News dal mondo ENRICO CASTELLANI

Superficie bianca, 1967

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ENRICO CASTELLANI

Superficie blu, 1963

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ENRICO CASTELLANI

Superficie gialla N.2, 1964

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ENRICO CASTELLANI

Superficie bianca, 1973

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Oltre le Colonne d'Ercole, 2017

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Omaggio a ENRICO CASTELLANI

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ENRICO CASTELLANI, Superficie bianca, 1967, acrilico su tela sagomata, 235x280 cm, venduto da Sotheby's Londra 2014 a GBP 3.778.500 ($ 4.683.000)

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ENRICO CASTELLANI, Superficie blu, 1963 acrilico su tela sagomata,145x114 cm, venduto da Sotheby's Milano 2014 a € 985.500 ($ 853.800)


ENRICO CASTELLANI, Superficie gialla N.2, 1964, acrilico su tela sagomata, 140x100 cm, venduto da Sotheby's Londra 2014 a GBP 1.058500 ($ 1.312.000)

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ENRICO CASTELLANI, Superficie bianca, 1973, acrilico su tela sagomata, 180x180 cm venduto da Christie's Londra 2015 a GBP 1.762.500 (€ 2.726.580)



PAOLO TOMIO, Omaggio a ENRICO CASTELLANI OLTRE LE COLONNE D'ERCOLE, 2017, International Klein Blu su tela sagomata, 150x105 cm


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