IcsART N.5 2017 Bepi Leoni

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PERIODICO della icsART N.5 - Maggio ANNO 2017

icsART


In copertina: BEPI LEONI, INSETTI, 2010, tecnica mista su alveolare, 95x95 cm


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icsART

sommario

Maggio 2017, Anno 6 - N.5

Editoriale

150° - Frank Lloyd Wright

pag. 4

Politiche culturali

Il telefono rosso

pag. 5

Intervista ad un artista

Bepi Leoni

Mercato dell’arte?

Rober Ryman

pag. 20-21

Gogotes non naturel

Arte dell'Oligocene

pag. 22-23

Storia dell’arte

Ornamento E/O delitto? - parte terza

pag. 24-25

pag. 6-19

News dal mondo ROBERT RYMAN

Bridge,1980

pag. 28

ROBERT RYMAN

Link, 2002

pag. 29

ROBERT RYMAN

Convention, 2002

pag. 30

ROBERT RYMAN

Mission, 1980

pag. 31

The reverse of a framed, 2017

pag. 32

Omaggio a ROBERT RYMAN

Copyright icsART Tutti i diritti sono riservati L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare


EDITORIALE vania, votato come l'edificio più significativo degli Stati Uniti e il suo ultimo lavoro, finito nel 1959 poco prima della sua morte, il Guggenhein Museum di New York (vedi in basso). La rivoluzionaria galleria del museo è costituita da una rampa unica che dal piano terra sale dolcemente in una lunga spirale continua lungo i bordi esterni del volume cilindrico fin sotto il grandioso lucernario centrale. Nonostante le dure critiche iniziali di carattere estetico, funzionale ed espositivo, il Guggenheim ha resistito e oggi è uno dei simboli principali della città. Molte delle sue architetture sono ormai dichiarate Monumento Storico Nazionale degli Stati Uniti ma solo recentemente è stato dato corso alla richiesta per inserire 10 edifici di Wright costruiti tra il 1906 e il 1969 nella lista del patrimonio Mondiale dell'Unesco. Scomparso da quasi sessant'anni Wright ha insegnato e, soprattutto, avrebbe ancora moltissimo da insegnare, agli architetti, agli urbanisti, agli artisti e anche ai responsabili delle decisioni politiche, per la sua fede assoluta nella Natura: «Lo studio della natura, l'amore della natura, stare vicino alla natura. Non farà mai fallire.» L'"Architettura Organica" da lui fondata e teorizzata, si propone di promuovere un'armonia tra genere umano e natura, la creazione di un nuovo sistema in equilibrio tra l'ambiente costruito e l'ambiente naturale attraverso l'integrazione dei vari elementi artificiali e naturali dell'intorno ambientale del sito. «Per Architettura Organica io intendo un'architettura che si sviluppi dall'interno all'esterno, in armonia con le condizioni del suo essere». Nella sua idea, tutto, costruzione, arredi interni ed esterni, decorazioni e opere d'arte (vedi le vetrate a pag. 25), diviene così parte di un unico organismo architettonico armonico.

FRANK LLOYD WRIGHT (1867-1959) Quest'anno ricorre il 150° della nascita di Frank Lloyd Wright (1867-1959), il più importante architetto americano e uno dei maestri del Movimento Moderno in Architettura. Una frase di Wright sintetizza perfettamente la sua visione del mondo e, di conseguenza, dell'architettura che ha realizzato: «Io credo in Dio, solo lo chiamo "Natura"». Autore di molti degli edifici più iconici del '900, tra cui "Fallingwater" - la Casa sulla cascata (vedi in alto) costruita nel 1936-39 in Pennsyl-

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POLITICA CULTURALE IL TELEFONO ROSSO Il "red telephone" più celebre del mondo è stato sicuramente quello che collegava direttamente Mosca e Washington. Inventato nel 1963 dopo la crisi di Cuba per far fronte in tempo reale a problemi cruciali per i due Paesi (e per l'Umanità) come il rischio di una Guerra Atomica, in realtà era costituito da due telescriventi installate una al Pentagono e l'altra al Cremlino. Un altro telefono rosso diventato recentemente famoso è quello appartenuto a un personaggio che odiava il "rosso": Adolf Hitler. Donato al Führer nel 1943 dagli ufficiali della Luftwaffe, il telefono di bachelite nera era stato personalizzato dipingendolo di rosso e facendo incidere sul retro dell'apparecchio il nome di Adolf Hitler a stampatello sotto un'aquila con la svastica. Questo dispositivo mobile era utilizzato da Hitler sui automobili e treni, al suo quartier generale di campo, alla Tana del Lupo e, negli ultimi giorni prima della sconfitta, nel Führerbunker di Berlino, di conseguenza dalla sua cornetta sono stati dati ordini che avrebbero bruciato il mondo e deciso la vita di milioni di persone. E' di proprietà del generale di brigata inglese Ralph Rayner, probabilmente il primo vincitore non-sovietico ad entrare a Berlino il 5 maggio 1945, il giorno dopo la resa dei tedeschi, dove era stato inviato dal Generale Montgomery a stabilire un contatto con i russi. Quando si era presentato alla Cancelleria tedesca, gli ufficiali russi l'avevano accompagnato negli alloggi privati di Hitler offrendogli come omaggio il telefono di Eva Braun, ma poichè Rayner aveva rifiutato dichiarando che il suo colore preferito era il rosso, gli era stato consegnato un telefono rosso che poi si è rivelato essere quello ha accompagnato costantemente il Führer nel corso

degli ultimi due anni di guerra. Il telefono rosso le cui condizioni non sono ottimali a causa dei danni di guerra, ma l'interno e i suoi accessori elettrici sono originali, è stato messo all'asta dalla Alexander Historical Auctions nel Maryland a febbraio con un prezzo di partenza di 100mila dollari. L'apparecchio, definito dalla casa d'aste «"l'arma" più distruttiva di tutti i tempi» e, addirittura, «una reliquia», è stato battuto alla cifra record di 243.000 dollari (225.690 euro). E così, la "reliquia" ha compiuto il suo miracolo.

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Intervista a BEPI LEONI Bepi Leoni è sempre stato a contatto con i colori, sia per lavoro sia per passione artistica eppure, paradossalmente, afferma: «Arrivato ad un certo periodo, il colore mi faceva paura». Uomo schietto e diretto ma anche schivo e laconico, Leoni preferisce lasciare parlare i propri dipinti demandando a loro i concetti e le emozioni che vuole esprimere attraverso un linguaggio figurativo portato fino ai limiti dell'astrazione tramite la totale rinuncia alle forme e la riduzione della tavolozza a poche gamme cromatiche. I colori sono sempre delicati, morbidi, quasi trasparenti: a volte celeste, beige, azzurro, grigio, ma il bianco sporco è il colore che meglio rappresenta una vena malinconica sempre presente. Solo, di tanto in tanto, una pennellata rossa irrompe nella calma quieta della tela. La visione è come distante, la percezione delle cose non è chiara, forse perchè la vita non è chiara: l'uomo vive in un mondo illusorio dove la realtà inganna ed è impossibile rappresentarla. Le figure allucinate, caricature deformate di uomini e donne che popolano i suoi dipinti sono un'umanità sospesa in uno spazio e in un tempo indefiniti. La fissità dello sguardo, le bocche contratte, inquietanti individui persi nella nebbia paiono in attesa di qualcosa o quancuno che non arriverà. Anche le montagne che emergono lontane in un'atmosfera trasparente, sono ombre che si intuiscono: pura apparenza. La superficie delle tele, materica, compatta e stratificata come l'intonaco di un affresco consumato dal tempo, contribuisce a sottolineare la staticità del tutto. La solitudine ritorna sempre in Bepi Leoni il quale esprime un punto di vista inquieto, scettico e relativista sul mondo e un pessimismo sulla condizione umana che richiama alla mente i versi di Quasimodo: «Ognuno sta solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di Sole: ed è subito sera». Paolo Tomio A sinistra: EGON, 2010, tecnica mista su tavola 88x73 cm

In basso: BANDIERA ROSSA, 2014, tecnica mista su tela, 45x55 cm


Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte e dedicarti alla pittura? Il mio primo incontro con l'Arte penso sia dovuto al mio lavoro nel colorificio dello zio Aldo Moratti di Arco. Ero quotidianamente immerso in un mondo di colori, tele e pennelli e mi appassionava il dialogo con tutti gli artisti che frequentavano il negozio. Fu così che iniziai a dipingere. Ricordo sempre i fratelli Luigi e Carlo Pizzini, Arturo Paluselli, Sivio Clerico, Mario Squassina, Franco Baroni, Aroldo Pignattari, Franco Albino, Primo Ferrari, e Renato Ischia ai suoi rientri da Parigi. Si può benissimo comprendere che la frequentazione con questi personaggi per me è sempre stata una lezione continua.

che ti hanno influenzato? Di correnti artistiche non ne ho mai avute e nemmeno seguite, ma ho sempre guardato artisti che mi interessavano maggiormente a cominciare da Cy Twombly, Giorgio Morandi, Marc Chagall e Luigi Pizzini.

Nel corso della tua carriera, hai conosciuto artisti locali o nazionali? Nella mia lunga carriera ho avuto l'onore di conoscere di persona Il pittore Silvio Clerico, Mario Squassina, Carlo Sartori, Luigi e Carlo Pizzini, Aroldo Pignattari, Mario Matteotti, Franco Albino, Elena Fia Fozzer, Sergio Bernardi, Franco Lancetti e Claudio Cavalieri.

Quali sono state le correnti artistiche o gli artisti

COLODRI, 2010, tecnica mista su carta, 30x44 cm

Oggi, cosa ti interessa e cosa non ti piace dell’arte contemporanea?


GUARDANDO LONTANO, 2013, tecnica mista su alveolare, 80x77 cm

L'arte contemporanea mi piace tutta, ma nel visitare le mostre evito di osservare opere che non mi dicono nulla. Vi sono installazioni o video arte che lasciano il tempo che trovano, senza alcun senso o delle altre forme d’Arte che “forse” non riesco a capire. Tutta questa nuova produzione d’Arte rispecchia tutto il baillamme del tempo in cui viviamo, inoltre, andiamo tutti di fretta e non ci si rende conto delle cose belle che ci circondano e che non riusciamo a vedere. Con l’Arte è la stessa cosa. Per questo motivo mi fermo e osservo le cose migliori e che meritano di essere esposte.

to anche esperienze astratte? Ho provato tutte le esperienze in pittura e a questa età mi accorgo che sono ancora nella nebbia più assoluta e non vedo alcun spiraglio di luce in quanto trovare la propria strada non è semplice e facile.

Nella tua esperienza pittorica hai attraversato periodi espressivi diversi? È proprio così, anch'io ho dovuto iniziare come tutti da un periodo figurativo per poi raggiun-

Prima di trovare il tuo linguaggio, hai affronta-

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PINOCOLO, 2012, tecnica mista su carta 100x80 cm

bilità si possono definire in tutte le sfumature, nei bianchi sporchi e nei miei grigi.

gere il massimo della mia libertà d'espressione. Qual è la tecnica che utilizzi principalmente nella tua attività?

Come definiresti il tuo stile? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile?

Lo possono essere tutti i prodotti.

Il mio stile, penso che devono essere gli altri a definirlo. Le caratteristiche per la mia riconosci-

Infatti, nei tuoi dipinti ritroviamo olio acrili-

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ANGELO, 2013, tecnica mista su laminato 100x90 cm

co, tempera e, soprattutto, la dizione "tecnica mista" che rimanda a un insieme di colori ed elementi materici. Ti interessa superare la bidimensionalità della tela?

colori. In tutti questi anni ho sperimentato ogni tipo di materiale e per me è indifferente l’uso di qualsiasi tipo di colore, dagli acrilici ai colori ad olio, tempera o matite acquerellabili. I miei lavori sono a tecnica mista proprio per questo motivo, uso indifferentemente sia la tecnica che supporti e colore per la riuscita del mio lavoro. Penso che la bidimensionalità nei

Avendo lavorato e gestito un negozio di colori va da sé che ero attratto dalle novità che mi venivano proposte e che poi sperimentavo nei miei lavori. Sono sempre stato rigoroso e meticoloso nella ricerca di nuovi prodotti per la pittura, vedi tele, pennelli e di tutte le gamme di 11


miei lavori sia già evidente.

Perché la figura umana è sempre presente nelle tue opere? Nei miei lavori la figura umana è presente e può essere anche assente e attualmente segnalano ed evidenziano tutto il degrado di un paese fiaccato e sfinito dalla crisi e da una parvenza di democrazia.

Come sei arrivato alla progressiva riduzione del colore caratteristica del tuo linguaggio? Arrivato ad un certo periodo, il colore mi faceva paura. INVERNO, 2013, tecnica mista su alveolare 50x70 cm

Hai abbandonato il colore perché ti faceva paura? Trovi più rassicuranti il bianco e tutta la gamma dei grigi? Di tanto in tanto, però, introduci anche il rosso Io credo che un pittore dopo tanti anni di attività arrivi ad un punto che il colore comincia a darti delle sensazioni, non dico negative, ma ti fa capire che forse è ora di cambiare verso e registro. Questo mio cambiamento è maturato nel tempo, piano piano, arrivando ai colori attuali. In questo momento li trovo interessanti e adatti perchè mi rilassano e mi rassicurano, eccetto quelle figure che rappresento e di quei pochi rossi che uso che per me sono importanti, fanno parte della costruzione d’insieme nei miei lavori.

Quando inizi un nuovo dipinto hai già in mente


TRIO, 2013, tecnica mista su laminato 80x80 cm

un tema, un soggetto o ti muovi senza vincoli predeterminati?

gnare con un pastello nero delle forme o delle figure che vorrei creare, è così che mi accingo alla costruzione del mio lavoro senza vincoli e con la libertà assoluta. Il tema dell’opera è specifico per la preparazione delle opere che poi dovrò esporre, e a dire il vero la cosa è molto appassionante e intrigante perché devi pensare al risultato finale in base alla tua tecnica e stile. Per il concetto di spaccatura, frattura, forre o di ponti che ogni tanto dipingo, non sono altro

Inizio il lavoro e andando avanti mi accorgo solo allora cosa posso ricavare.

Il concetto di spaccatura, frattura e, di riflesso, di "ponte", ritorna frequentemente nelle tue tele. Dopo avere preparato la mia tela inizio a dise-

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che il tormentato periodo di una societĂ in cui adesso viviamo, spaccata in tutti i sensi. Quel ponte mi piacerebbe tanto che si potesse unire su qualsiasi forra ma siamo distanti anni luce. Il miei segni dimostrano anche questo.

Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni?

FIGURA , 2013, tecnica mista su pannello 50x40 cm

PiĂš che emozioni cerco di ricavare concetti, sperando siano condivisi da chi guarda i miei lavori.

Ma, in dipinti come i tuoi che, spesso, si avvicinano all'astrazione pura, non risulta difficile comunicare concetti comprensibili? Cerco di rappresentare piĂš i concetti delle emozioni e cerco di dimostrarlo nelle mie inquietanti figure, e spero siano condivise da chi osserva


ROSSO, 2012, tecnica mista su carta, 75x90 cm

i miei lavori. Devo dire, inoltre, “che i concetti rimangono nel tempo e ti fanno pensare, le emozioni non durano più di tanto nel tempo”.

possa fare di più per il settore artistico?

Come ti sembra il panorama dei pittori trentini d’oggi?

No, non seguo la politica culturale trentina, ma partecipo a tutte le mostre del Cartello degli Artisti di Trento. Penso che aiutare i giovani sia la cosa la cosa migliore.

Ci sono dei bravi artisti in tutto il Trentino ma per il mercato dell'arte ci vogliono le occasioni e le capacità per poterlo affrontare.

Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?

Segui la politica culturale trentina? Pensi che si

La bellezza cerco di trovarla ovunque. Nei miei lavori ci provo, ma come sempre non ci riesco. 15


Chi è l’artista? Ognuno può essere un'artista, basta saper fare. Artista considero quella persona che sa fare bene e con passione qualsiasi cosa o lavoro. Ed è quello che cerco sempre di fare, ma sono ben consapevole che non raggiungerò mai quella perfezione che stò cercando nei miei quadri. La pittura è sempre stata la mia passione e ragione di vita, perché, avendo lavorato in mezzo ai colori, alla fine sono diventati i miei compagni di vita.

In basso: BLU, 2013, tecnica mista su carta 75x65 cm

E devo dire che non c’è nulla di più bello che fare le cose che ami in assoluta libertà proprio con pennelli e colori. Anche questo vuol dire “essere artista”.

E, per finire, cosa è per te l’arte? L'Arte è Bellezza. L’Arte è Cultura.

A destra: SILENZIO, 2012, tecnica mista su laminato, 90x75 cm


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1976 Coll. alla Galleria d'Arte "Città di Riva. 1977 Coll. "Artisti Lombardi, Trentini, Veneti", Galleria G.Segantini, Arco. 1979 Coll. IL CANESTRO D’ORO, Galleria della Rocca di Riva del Garda e Palazzo della Regione Trento 1980 Coll. “10 Artisti di Arco” espongono Pittura e Scultura, Galleria della Rocca di Riva del Garda. Tn. 1986 “Natale 86” Personale alla Pinacoteca Europa, Canale di Tenno, Tn. 1988 Coll. "11 Artisti dell'Alto Garda" Casinò Municipale di Arco. 1989 Coll."Assoarte 89" I venerdì dell’Arte, Arco Tn. 1990 “L'UOMO, L'ALBERO, E IL FIUME" Rassegna di Pittura e Scultura, Castel Ivano, Ivano Fracena. Tn. Coll. "12 Artisti dell'Alto Garda" Casinò Municipale di Arco. 1992 Il Gruppo Assoarte presenta" Omaggio a Cirillo Grott.” Guardia di Folgaria, Tn. - Coll. "10 Artisti dell'Alto Garda" Galleria Città di Riva, Riva del Garda. 1993 Coll. "11 Artisti dell'Alto Garda" Casinò Municipale di Arco. 1994 Coll. Natale d'Autore nell'ambito della manifestazione "CANALE A NATALE" Casa degli Artisti "G. Vittone" Canale di Tenno. 1995 Coll. "Canale a Natale" Casa degli Artisti "G. Vittone" Canale di Tenno. 1996 Coll. "Il Presepio" Casa degli Artisti "G. Vittone" Canale di Tenno. 1997 Coll. "Cartoncini d'Autore" Casa degli Artisti "G. Vittone" Canale di Tenno. 1998 ART EUROPA “La pittura s’incontra ad Arco” coll. d’Arte con sei città d’Europa gemellate con Arco, Casinò di Arco, Tn. - Coll. Internazionale con le città d’Europa gemellate con Arco. Schotten Germania. 1999 “Trent’anni del premio G. Segantini” Casinò Municipale di Arco. - Coll. "La Natività" Casa degli Artisti "G. Vittone". 2008 Riva del Garda, “LAGGIÙ ALL’ORIZZONTE”, personale in collaborazione con il Gruppo Amici dell’Arte, Comune di Riva del Garda e Museo Civico, Galleria Civica G. Craffonara - E’ invitato nel Cartello degli Artisti di Trento. - Con il Cartello degli Artisti, Gruppo Culturale U.C.T. è presente alla collettiva “Incontri /Confronti” - ITALIA – AUSTRIA – UNGHERIA SLOVENIA-CROAZIA nell’ambito di MANIFESTA 7 (eventi collaterali), Palazzo Trentini, Trento. - Riva del Garda, Collettiva “Omaggio a Giacomo Floriani” in occasione del 40° della morte del poeta rivano, Galleria Civica G. Craffonara.

BEPI LEONI Nato ad Arco il 27/09/42, risiede in Via Frumento 9. Ha partecipato a numerosi premi e manifestazioni artistiche nazionali ed internazionali. Hanno espresso parere favorevole sulle sue opere: Renato Ischia, scultore, Arco (Tn), Aroldo Pignattari, scultore, Gastone Breddo, Maestro Pittore e Direttore Accademia di Belle Arti, Firenze, Mario Pistono, critico d’arte, Santhià, Mario Portalupi, scrittore e critico d’arte, Milano, Giancarlo Romiti, critico d’arte, Bologna, Luigi Servolini, scrittore, incisore, critico d’arte, Livorno, Bruno Saetti, maestro pittore, Venezia, Giuseppe Zigaina, maestro pittore, Friuli, Umberto Tessari, Direttore Accademia di Belle Arti Cignaroli, Verona, Carlo Rigoni, critico d’arte, Giornale Arena, Verona, Luciano Bertacchini, critico d’arte, Bologna, Fiorenzo Degasperi, critico d’arte, Franco Albino, pittore, Alessandro Franceschini, architetto e i critici Mario Cossali e Maurizio Scudiero. Mostre personali e Collettive 1970 Mostra Nazionale di Via Stranforio, Arco, Tn. 1971 Collettiva al Museo Civico Riva del Garda, Tn. Personale a Folgaria (Tn). 1972 Mostra sindacale tavolettisti, Rovereto, Tn. 1973 Coll. al Casinò Municipale di Arco. Tn 1974 Coll. "Artisti Arcensi" Galleria della Rocca, Riva del Garda.

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2008/09 Con il Cartello degli Artisti, Gruppo Culturale U.C.T. Federazione associazioni artistiche trentine, Associazione Europea per l’Arte e la Cultura è presente alla collettiva “EUROPÄISCHER DIALOG “ ITALIA – AUSTRIA – UNGHERIA SLOVENIA CROAZIA GERMANIA, Time galerie, Vienna. 2009/10 Canale di Tenno, L’AMBIENTE RITROVATO, collettiva a Casartisti. 2010 Trento, Il Cartello degli Artisti, Gruppo Culturale U.C.T. presenta ” EROS E THANATOS”, Palazzo Thun, Torre Mirana Tn. 2011 Cles, “Dürer e il paesaggio trentino”, Palazzo Assessorile, NO VIOLENCE, Collettiva con il Cartello degli Artisti, Sanzeno, Tn Collettiva con il Cartello degli Artisti,” EROS E THANATOS”, Forte superiore di Nago. - Ponti sul Mincio Mn, Collettiva Gruppo Amici dell'Arte, INSIDE ART, Sala Colonne. - Canale di Tenno, “Artisti per l’Unità d’Italia,” Casa degli Artisti Giacomo Vittone, - 150° dell’Unita’ d’ITALIA, “IL RACCONTO DELL’ARTE” mostra itinerante, Palazzo della Regione di Trento, Biblioteca Civica di Riva del Garda, Palazzo Libera, Villa Lagarina, Sala Baldessari, Rovereto. “Artisti Trentini per l’Unità d’Italia” nel 150° anniversario, Centro Studi Judicaria, Tione di Trento. 2012 “HUMANITAS – Ritratti e ritrattisti”, sala Polivalente “Franco Lavoratori”, Recco (ge). Trento, ” NO VIOLENCE” Collettiva del Cartello degli Artisti, Palazzo Thun, Torre Mirana - Canale di Tenno, “ERGO SUM ” Casa degli Artisti Giacomo Vittone. 2013 San Zeno.” NO VIOLENCE”, Cartello degli Artisti, Gruppo Culturale U. C. T. Casa De Gentili. - Trento - “Empatia NEURONI SPECCHIO”, Mostra d’Arte, collettiva Cartello degli Artisti, Palazzo Trentini, Tn. 2014 Riva del Garda. Tn, “UN VIAGGIO NELLA MEMORIA” Personale in collaborazione con il Gruppo Amici dell’Arte, Comune di Riva del Garda, Galleria Civica G. Craffonara - Collettiva Gruppo Amici dell'Arte, 30 “PITTORI PER UN POETA”, Galleria Craffonara. 2015 Collettiva “ARTE’RESISTENZA”, Torre Mirana, Trento. – RenArt 2015, Sala Thun, Torre Mirana, Tn. “YES PEACE – SI PACE”, coll. del Cartello degli Artisti, Castello di Drena. 2016 Canale di Tenno, “Natale con la neve”, coll. Casa degli Artisti “Giacomo Vittone”, Tn. - E’ presente nel libro di Maurizio Scudiero, “Arte Trentina del XX Secolo” Edizioni U.C.T. Trento. Email: bepi.leoni@gmail.com.

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ART E' possibile sfogliare o scaricare tutti i numeri degli anni 2012-2013-2014-2015-2016-2017 della rivista icsART (ex FIDAart) dal sito icsART all'indirizzo:

www.icsart.it icsART N.5 2017 Periodico di arte e cultura della icsART Curatore e responsabile Paolo Tomio

PERIODICO della icsART N.3 - Marzo ANNO 2017

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MERCATO DELL’ARTE ? cemente incantevole, i tratti pittorici bianchi catturano delicatamente la luce, creando una luminescenza planare che rapisce l'occhio. Una raffica di colore intorno al bordo - un "confine" come tale - emerge da un supporto di fondo, la sua ricca colorazione crea un contrasto ottico caldo, mentre le cerniere a vista su cui è montato il dipinto annunciano la sua presenza come oggetto e processo di meditazione». Nel 1952 Ryman si trasferisce a New York per tentare la carriera di sassofonista jazz e trova lavoro come guardia presso il MoMa, il Museo d'arte Moderna, dove diventa amico degli artisti Sol LeWitt, Dan Flavin e Roy Lichtenstein. Affascinato dall'arte moderna, in particolare l'Espressionismo Astratto, continua a lavorare nel museo fino al 1960, iniziando nel frattempo a imparare a dipingere in un negozio di arte locale. Egli ricorda i suoi inizi da autodidatta: «Non avevo davvero nulla in mente da dipingere, stavo solo scoprendo come funzionava la pittura, i colori, i pennelli, spessi e sottili, le superfici». UNTITLED (Orange Painting), eseguito tra il 1955 e 1959 (vedi in basso) è considerato da Ryman il suo primo lavoro "professionale". A partire dagli anni sessanta la sua pittura diventa totalmente bianca e tale rimane fino ad oggi. Nel 1967, all'età di 36 anni inaugura la sua prima mostra personale in una galleria di New York, e solo cinque anni dopo, grazie a una carriera fulminea quanto inspiegabile, si celebra la sua mostra personale al Guggenheim Museum. L'artista non sceglie il bianco per ragioni simboliche ma per la sua idoneità nel rivelare le proprietà intrinseche del materiale: colore, consistenza, densità, luminosità e riflettanza; il suo

ROBERT RYMAN (1930), BRIDGE, 1980, olio su tela con quattro fissaggi in metallo e bulloni quadrati verniciati con vernice antiruggine, 192x183 cm, venduto da Christie's New York 2015 a $ 20.605.000 (€ 18.641.000) (vedi a pag. 28). Sotheby presenta così il monocromo: «Dol-

UNTITLED (Orange Painting), 1955-1959, olio su tela, 71,4x71,4 cm, Collezione MOMA New York

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ROBERT RYMAN interesse si estende solo alla pennellata in sé poiché la sua arte è totalmente autoreferenziale, cioè non si riferisce a nulla oltre la sua presenza letterale: «Non c'è mai nessuna domanda di 'cosa' dipingere, solo 'come' dipingere». Questa suaossessione per il bianco poi, si combina con la propensione di Ryman verso il supporto quadrato, rigorosamente senza cornice, visto come lo spazio perfetto entro cui agire. Anche se preferisce definirsi "realista" - perché non interessato a creare illusioni - l'ottantaseienne artista americano è considerato uno dei pionieri del Minimalismo: i colori e i materiali utilizzati non sono lavorati per suggerire qualcosa di diverso da quello che sono poiché l'arte minimalista non ha la pretesa di essere qualcosa di diverso da quello che è. Per questa ragione i dipinti di Ryman sono spesso lasciati con i bordi "non finiti", con i segni del nastro adesivo sulla tela oppure con i ganci metallici per fissarli alla parete ben in vista perché l'artista si è a lungo interessato al rapporto dei suoi monocromi con il muro retrostante. Il fatto che suoi quadri siano molto simili ai campioni realizzati in cantiere dai pittori è una scelta voluta dell'artista. Ovviamente, i monocromi bianchi realizzati in questi sei decenni, non sono tutti uguali ma si differenziano per delle piccole variazioni compositive o tecniche: anche se la sua la pittura primaria rimane l'olio, l'artista ha sperimentato materiali come tempera, caseina, smalti e supporti in tela, alluminio, vinile, fibra di vetro, carta da giornale, plexiglas, acciaio, carta da parati ecc.. Un'altra caratteristica di Ryman è che molte opere, o sono senza titolo oppure sono dotate di 'nomi' di fantasia che servono a identificare il dipinto e non hanno nulla a che fare con la pittura in sé ma sono solo un altro mezzo per destabilizzarne il significato.

UNTITLED, 1980, olio su tela, 123,7x123,7 cm venduto da Christie's New York 2014 a $ 15.005.000 (€ 12.399.800) UNTITLED, 1962-63, olio su tela di lino tirata su telaio, 60x60 cm, venduto da Christie's New York 2011 a $ 3.442.500 (€ 2.387.700)

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GOGOTE NON NATUREL per delle cifre che variavano in funzione delle dimensioni e delle qualità formali che hanno raggiunto anche i trenta-quarantamila dollari. La caratteristica di queste sculture naturali che si sono "autocreate" nel corso di trenta milioni di anni è di presentare delle forme morbide e stranissime che spesso vengono sfruttate dai venditori per attribuire loro dei nomi di fantasia che richiamino situazioni riferite ad animali, vegetali, storia, mitologia ecc.. Una metamorfosi assolutamente casuale e caotica che testimonia fisicamente cambiamenti climatici durati milioni di anni. L'idea sviluppata da alcuni ceramisti di Fontainebleau nasce dall'intenzione di non perdere per sempre il pezzo originale una volta venduto ma di riprodurlo in più copie, uguali identiche ma differenziate dall'uso del colore per evidenziare l'intervento artistico. Ecco allora che è stato studiato il sistema migliore per ricavare lo stampo uguale all'originale e poi la ricerca è stata indirizzata sul tipo di materiale da utilizzare per ottenere un effetto più vicino

I "gogottes" - o "gogotes" - come sono chiamati localmente, sono rare concrezioni composte da sabbia solidificata formatesi nell'Oligocene - 30 milioni di anni fa - in particolare a Fontainebleau, località situata nella regione di Parigi, prendendo delle forme complesse e originali che li rendono simili a delle "sculture" reali, candide opere d'arte realizzate dalla natura. Sono formazioni composte da minuscoli granelli di quarzo cementati insieme con carbonato di calcio in grado di produrre forme particolari soventemente molto artistiche e moderne. I gogottes sono dei minerali, cioè arenaria, difficili da trovare e molto ricercati dai collezionisti privati se di grande formato e soprattutto per le loro forme, che possono raggiungere prezzi di vendita notevoli. E' accaduto che i pezzi recuperati più belli e opportunamente allestiti su basamenti, siano stati battuti dalle grandi case d'asta 22


ARTE DELL'OLIGOCENE a quello sabbioso delle superfici. Dopo molti esperimenti, è stata messa a punto una tecnica piuttosto laboriosa ma molto realistica ottenibile attraverso la colatura di un mistura di materiali sintetici e naturali che induriscono a freddo e necessitano di pochi interventi di finitura. Anche il peso e la durezza dell'oggetto ottenuto sono simili a quelli del gogote originale, il quale, essendo sostanzialmente un'arenaria, è di fatto una pietra molto compatta e pesante. Infine, sono stati sperimentati diversi tipi di trattamento cromatico sull'opera grezza per valutare i diversi risultati. I pezzi finali, pur essendo copie seriali, vengono poi dipinti a mano con colori che li rendono delle opere uniche: dei "multipli naturali" ognuno dei quali numerato e firmato dall'artista che ha eseguito l'intervento di personalizzazione. Le gamme dei colori che meglio si adattano alle morbide curve vanno da quelle più cariche come il rosso Ferrari o il Blu Klein fino a tinte rosa o celeste (vedi immagini). Grazie a questa tecnica è possibile avere in casa

delle copie perfette di oggetti creati nel corso di un processo creativo guidato dal caso e da condizioni fisico-chimiche durate milioni di anni e impossibili da riprodurre, a prezzi decisamente inferiori a quelli raggiunti dai gogote originali. Una vera e propria "solidificazione del tempo": materia agglomerata e consolidata in forme imprevedibili e irripetibili simili a organismi viventi vivacissimi. In seguito a questa invenzione, si è aperto un dibattito sull'opportunità di definire "gogote" le sculture artificiali perché il termine potrebbe prestarsi a dei possibili fraintendimenti o delle truffe se, invece di trattarlo con un colore "innaturale", il pezzo venisse venduto nel colore reale dell'arenaria. Si è optato per il nome "gogote non naturel" per sottolineare la loro origine artificiale ma anche il loro appartenere contemporaneamente sia all'ambito artistico che a quello naturale. 23


ORNAMENTO E/O DELITTO? - parte terza pletato "Casa Batllò" a Barcellona (vedi a lato) la cui ricchezza decorativa e ornamentale è talmente esuberante e immaginifica da risultare un’esperienza atipica e irripetibile. Se il calvinista nordico Loos propone il totale azzeramento dell'ornamento, il catalano Gaudì immagina un mondo dove arte, poesia, industria e artigianato convivono in sintesi sublimi ricoprendo con il "trencadís", il suo tipico mosaico composto con pezzi di ceramiche di recupero accostate in modo casuale, le sue architetture antropomorfe e zoomorfe in una perfetta simbiosi tra forma e decorazione. Uno scontro tra due visioni del mondo opposte: l'algido rigore repressivo loosiano e l'anarchico rifiuto di qualsiasi limite all'immaginazione di Gaudì. Come sappiamo, la posizione razionalista e modernista ha poi decisamente prevalso, complice anche un approccio sempre più legato alla logica produttiva ed economica, ma oggi ben sette opere di Gaudì sono considerate Patrimonio dell'Unesco. Ma che Loos si sbagliasse sulla vitalità dell'ornamento è dimostrato dalla storia, ad esempio quella dell'architetto, designer e pittore Charles Rennie Mackintosh (1868-1928), scozzese e fondatore del "Glasgow movement", la più importante corrente Liberty del Regno Unito. Contemporaneo di Frank Lloyd Wright e più vecchio di due anni di Loos, le sue opere coniugano a un design pratico e funzionale mutuato dalla semplicità delle forme giapponesi, una personalissima decorazione Art Nouveau rivisitata attraverso la sobrietà scozzese. Le sue sedie e le poltrone come la "312 Willow 1" del 1904 (vedi a sinistra), un seggio ricurvo il cui complesso schienale a graticcio in frassino nero è un pregevole esempio di decorazione geometrica, sono dei classici dal design sempre attuali. Oppure quella di Frank Lloyd Whrigt (1867-

Mentre, nel 1908 Adolf Loos sogna «le vie delle città risplendenti come bianche muraglie», tre anni prima, l'architetto-scultore visionario catalano Antoni Gaudì (1852-1926), aveva com-

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STORIA DELL’ARTE 1959), senza dubbio il più grande architetto americano e mondiale del '900, autore di edifici iconici come la Casa sulla cascata e il Guggenhein Museum di New York (vedi immagini a pag.4), il quale ha sempre pensato all'ornamento come parte integrante dei suoi edifici. Non decorazioni posticce ricavate da un repertorio stilistico codificato a cui attingere, ma veri e propri oggetti di design finalizzati ad accrescere la qualità dell'abitare e quella complessiva della sua architettura. Come, ad esempio, le oltre quattromila eleganti vetrate e i pannelli interni piombati, decorati con vetri colorati a motivi geometrici, disegnati per ognuno dei propri edifici (vedi immagini a destra) e venduti nelle case d'asta alla stegua di opere d'arte. Centodieci anni dopo l'uscita di "Ornamento e delitto" di Loos, l'ornamentazione esasperata imposta dall'Eclettismo in cui si mescolavano spunti stilistici e iconografici eterogenei con sovrabbondanza di citazioni e revival del passato, è definitivamente scomparsa nell'arte e nell'architettura, anche se non si può dire che la qualità estetica e sociale dell'ambiente urbano ne abbia particolarmente giovato. L'errore di Loos, però, è stato quello di non aver saputo comprendere la ricca esperienza secessionista viennese trattandola "snobisticamente" alla stregua di un evento minore e trascurabile e non volendone cogliere la grande forza creativa e d'innovazione che avrebbe portato a costruire dei capolavori in molti altri paesi europei. Inoltre, la sua teorizzazione dell'azzeramento di tutti gli stili, oltre che infondata storicamente, ha avuto il solo risultato di dare dignità culturale alla banalizzazione dell'architettura e incentivare la semplificazione e la standardizzazione del progetto in nome di una presunta purezza morale e ideologica. Ingenuamente portatore

di una mitologia modernista dogmatica, Adolf Loos vedeva la produzione industriale come il punto più alto della Civiltà Occidentale e, come tale, la base di una nuova estetica e, purtroppo, anche di una nuova etica. Fine

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Maggio 2017, Anno 6 - N.5

News dal mondo ROBERT RYMAN

Bridge,1980

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ROBERT RYMAN

Link, 2002

pag. 29

ROBERT RYMAN

Convention, 2002

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ROBERT RYMAN

Mission, 1980

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The reverse of a framed, 2017

pag. 32

Omaggio a ROBERT RYMAN

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ROBERT RYMAN, Bridge, 1980, olio e vernice antiruggine su tela con 4 fissaggi in metallo e bulloni, 192x183 cm, venduto da Christie's New York 2015 a $ 20.605.000 (â‚Ź 18.641.000)

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ROBERT RYMAN, Link, 2002, olio su tela con 4 fissaggi in acciaio e 4 bulloni esagonali 193x183 cm, venduto da Christie's New York 2014 a $ 11.365.000 (â‚Ź 9.392.000)


ROBERT RYMAN, Convention, 2002, olio su tela, 183x183 cm venduto da Sotheby's New York 2013 a $ 6.885.000 (€ 5.039.000)

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ROBERT RYMAN, Mission, 1980, olio e vernice antiruggine su tela con 4 dispositivi di fissaggio e bulloni, 98x91 cm, venduto da Christie's New York 2014 a $ 6.885.000 (â‚Ź 5.689.600)



PAOLO TOMIO, Omaggio a ROBERT RYMAN THE REVERSE OF A FRAMED, 2017 Fine art su carta, 60x42 cm


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